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LI CRLDLNTI
NLL DIO UNICO
Collana BIBLICA
I volti di Giobbe.
Percorsi interdisciplinari, a cura di G. MARCONI - C. T ERtVJ.INI
ABRAMO
E I SUOI OSPITI
IL PATRIARCA
E I CREDENTI NEL DIO UNICO
© 2002 Centro ediLoriale dehoniano
via Nosadella, 6 - 40123 Bologna
EDB (marchio depositato)
ISBN 88-10-22119-2
dedica il primo capitolo della sua opera Mimesis. Il realismo nella letteratura occi-
dentale, Torino 9 1981, al confronto tra l'Odissea e la Genesi («La cicatrice di Ulis-
se»). Il capitolo descrive la scena in cui Ulisse è riconosciuto da Euriclea, sua vec-
chia nutrice (Odissea, libro XIX), e il racconto della prova di Abramo o sacrificio di
Isacco (Gen 22,1-19).
6 Abramo e i suoi o!>pitl
L'ETÀ DI ABRA_l\10
1
Secondo la cronologia sacerdotale, Esaù quando prende moglie ha qua-
rant'anni (Gen 26,34); Giacobbe, suo fratello gemello, aveva quindi la stessa età al
10 Abramo e i suoi ospiti
momento dell'episodio della «benedizione carpita», che fa seguito a!Ja menzione del
matrimonio. Egli lascia la casa paterna subito dopo questo episodio (Gen 28,10) e vi
ritorna dopo vent'anni (Gen 31,38.41 ). Quando ritorna aveva, di conseguenza, ses-
sanr'annì. Tuttavia i racconti (che provengono da diverse fonti) danno l'impressione
che Giacobbe sia più giovane.
2 Giuseppe, all'inizio della sua storia, ha diciassette anni (Gen 37,2) e t renta
quando diventa gran visir d'Egitto (41,46). Riceve i suoi fratelli e si riconcilia con lo-
ro dopo sette anni di abbondanza e circa due anni di carestia. Aveva, quindi, circa
trentanove o quarant'anni quando riceve suo padre e i suoi fratelli.
3 Questa cronologia è attribuita dagli esegeti all'autore sacerdotale che ha scrit-
to alla One dell'esilio o all'inizioqel ritorno nella terra promessa (dunque un po'
prima o subito dopo il 538 a.C). E più che probabile che lo scriba sacerdotale sia
stato influenzato dalla cultura mesopotamica, che aveva sviluppato la scienza mate-
matica ed era anch'essa avida di date e di cifre. Sull'età di Abramo e di Sara cf. an-
che Gen 18,11.
Abramo nella Genesi 11
4 Su questo punto, cf. L.R. HELYER, «The Separation of Abram and Lot», in
]SOT 26( 1983), 77-88.
Abramo nella Genesi· 13
5 Cf. Th. R6MER, «Qui est Abraham? Les différentes figures du patriarche dans
la Bible hébrai'que», in Abraham, nouvelle jeunesse d'un ancetre (éd. Th. Romer),
Ginevra 1997, 17. Il legame tra Gen 12,l e Geo 22,1-19 è sottolineato dal fatto che
nei due casi l'ordine divino contiene un certo numero di espressioni identiche: «Vat-
tene verso il paese che io ti indicherò» (Gen 12,1) e «Va' ... e offrilo in olocausto su
di un monte che io ti indicherò» (Gen 22,2).
6 Nel contesto, questo riso esprime l'incredulità (cf. il riso di Sara in circostan-
7 Gen 22,15-18 va nello stesso senso: Dio compirà le promesse perché Abramo
ha accettato di sacrificare suo figlio.
8 Cf. per esempio le prescrizioni sull'offerta degli uccelli in Lv 1,14-17: gli uc-
celli non devono essere divisi in due parti (Gen 15,10; Lv 1,17). Abramo offre ani-
mali normalmente prescritti per i sacrifici, eccetto la giovenca di cui però parla una
legge abbastanza particolare di Dr 21 (sacrificio di espiazione per un omicidio ano-
nimo).
9 Cf. le prescrizioni di Dt 7,3-4.
16 Abramo e i suoi ospiti
°Cf. J.L. SKA, Introduzione alla lettura del Pentateuco, EDB, Bologna 2000, 194.
1
Abramo nella Genesi 17
seppe. Un'altra eccezione è Daniele. Nel libro di Giobbe, Eliu contesta questo prin-
cipio affermando che la sapienza non è privilegio degli anziani (32,9), ma è una rea-
zione isolata e si spiega in gran parte con il contesto: Eliu critica l'arringa degli ami-
ci di Giobbe giudicata insufficiente. Del resto, l'opinione comune è affermata più
volte nel libro di Giobbe (8,8-10; 12,12; 15,10.18).
18 Abramo e i suoi ospiti
13 Su questo periodo, cf. P. SACCHl, Storia del secondo Tempio. Tsrae!e tra il VI
secolo a.C. e il I secolo d.C., Torino 1994.
Abramo nella Genesi 19
ché comporta il rischio di perdere tutto senza sapere quello che po-
trà essere «trovato» al termine dell'avventura. Ulisse torna a casa sua
e ritrova sua padre Laerte; Abramo abbandona suo padre, se ne al-
lontana e definitivamente. Ulisse ritrova suo figlio Telemaco; Abra-
mo è invitato a sacrificare suo figlio. Ulisse ritorna a liberare la fede-
le Penelope dai pretendenti che vogliono sposarla; Abramo se ne va
verso una destinazione sconosciuta con una sposa sterile, che non gli
ha assicurato una discendenza. Ali' «odissea» di Ulisse si contrappo-
ne l' «esodo» di Abramo: «lo sono il Signore che ti ho fatto uscire da
Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese» (Gen 15,7). 14 Ulis-
se trova la sua identità nel mondo del «proprio», mentre Abramo va
a cercarla «altrove», nell'universo dell' «altro».
Non bisogna però. spingere troppo oltre la contrapposizione. Da
una parte e dall'altra, in realtà, l'avventura umana è un lungo itinera-
rio. L'imporrante è mettersi in cammino. Ulisse e Abramo ne hanno
fatto esperienza ognuno a modo suo. Ma il fatto che Abramo parte
per non tornare più, permette anche di toccare con mano la singola-
rità della fede biblica, e non bisogna quindi stupirsi che tale singola-
rità appaia già come una delle caratteristiche principali del «padre
dei credenti». 15
lo di Israele: «lo sono il Signore che ti ha fatto uscire dall'Egitto» (cf. Es 20,2). Abra-
mo è ancora una volta un precursore, poiché il suo «esodo» precede quello del po-
polo di cui è l'antenato.
15 Per maggiori particolari, cf. fra gli altri R. MARTIN-ACHARD, Actualité d'A-
braham (Bibliothèque théologique) , Neuchatel-Parigi 1969; W. VOGELS, Abraham.
L'inizio della fede. Genesi 12, 1-25, 11 (Fame e sete della parola), Cinisello Balsamo
1999; per i problemi critici riguardanti il testo biblico di Gen 12-25, d. SKA, intro-
duzione, 231-232; Io., «Essai sur la nature et la signification du cycle d' Ahraham»,
in Studz"es in the Book of Genesis. Literature, Redaction and History (éd. A. Wénin)
(BETL 155), Lovanio 2001, 153-177; TH. ROMER, «Recherches actuelles sur le cycle
d' Ahraham», in Studies in the Book of Genesis, 179-211.
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1
RITRATTO DI ABRAMO NELL EBRAJSMO ANTICO
5 Vedi il testo biblico di Gen 22,15- 18, un oracolo di Dio dopo la prova di
Abramo o «Sacrificio di Isacco» (Gen 22, 1-14): «L'angelo del Signore chiamò Abra-
mo dal cielo una seconda volca e gli disse: Lo giuro per me stesso, oracolo del Si-
gnore. Perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato cuo figlio, il tuo unico figlio,
è certo che io ti benedirò e moltiplicherò la tua d iscendenza come le stelle del cielo
e la sabbia del mare. La tua discendenza si impadronirà della città dei nemici; sa-
ranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai ob-
bediro alla mia voce». Questo testo stabilisce un legame di causa ed effetto fra l'ob-
bedienza di Abramo e il compimento delle promesse: perché Abramo ha ob bedito,
Dio si impegna a benedire il patriarca e a dargli una discendenza numerosa.
6 Per ulteriori particolari, cf. fra gli altri M. GTLBERT, «Siracide», in Dictzònnai-
re de la Bible. Supplément XII, Parigi 1996, col. 1389-1437.
7 Cf. fra gli altri, KUSCHEL, Abraham, 31-33.
24 Abramo e i suoi ospiti
vero futuro del popolo, invitato, perciò, a non ascoltare le false pro-
messe degli ellenizzanti.
Anche l'immagine di Abramo offerta dal Siracide è più unifica-
ta e semplificata di quella della Genesi. L'Abramo del Siracide non
conosce né il dubbio né l'esitazione e non commette alcun errore. Le
zone d'ombra sono scomparse per lasciare spazio a una figura lumi-
nosa e univoca. Abramo non si pone più domande, non si trova più
davanti a situazioni inesplicabili, e non deve più cercare a tastoni il
senso delle promesse divine. Il suo itinerario è perfettamente lineare,
senza deviazioni né passi indietro. Il Siracide non parla neppure del-
la migrazione del patriarca. Il ritratto di Abramo è certamente più
limpido, ma forse ha perso in profondità.
Insomma, lo scopo del Siracide è del tutto evidente: dimostrare
che il patriarca è un vero precursore dell'ebraismo del suo tempo.
Come dice K.-J. Kuschel, sotto la penna del Siracide il patriarca di-
venta un autoritratto dell'ebraismo dell'epoca dei Seleucidi. Per que-
sta ragione il Siracide non «racconta» alcun episodio. Usa il raccon-
to, lo trasforma e lo riorganizza secondo i suoi propri fini, che sono
quelli di edificare una comunità tentata di adottare una cultura stra-
niera. Inoltre, bisogna notare che Abramo ottiene il compimento del-
le promesse a causa della sua fedeltà alla Legge e per la sua costanza
nella prova. L'espressione «per questo» del v. 21 è, a questo riguar-
do,8 profondamente significativa. Tale tendenza del Siracide si ritro-
va in un testo del primo libro dei Maccabei (2,52) dove Mattatia, pa-
dre dei Maccabei, sul letto di morte, portando come esempio Abra-
mo, esorta i suoi figli a rimanere fedeli alla fede dei loro antenati:
«Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò
Gen 22,2). 14 Il libro dei Giubilei, per interpretare Gen 22, si è ispi-
rato molto chiaramente all'inizio del libro di G iobbe.
Alla fine del libro dei Giubilei, Abramo raduna i figli e i nipoti
per dare loro le ultime raccomandazioni (Giubilei 20-22). Egli insi-
ste in modo particolare sul rifiuto dell'idolatria e la fedeltà nell' os-
servanza della Legge di Dio, e specialmente sulla celebrazione delle
feste liturgiche. Questi due punti rivestono, per l'autore del libro dei
Giubilei, un'importanza speciale. In realtà, in un mondo dominato
dalla cultura ellenistica, la tentazione del sincretismo era forte e il po-
polo ebraico doveva lottare per salvaguardare la propria identità.
L'insistenza sul calendario liturgico è un'altra caratteristica ben nota
del libro dei Giubilei.
L'autore dei Giubilei omette invece una serie di episodi meno
gloriosi o più compromettenti della storia del patriarca, come i due
episodi in cui Sara è portata via dal faraone o da Abimelech, re dei
filistei (Gen 12,10-20 e 20,1-18), l'intercessione di Abramo in favo-
re di Sodoma (Gen 18,22-23) e la storia di Lot e delle sue figlie
(Gen 19,30-38).
Riassumendo, lo scopo del libro dei Giubilei è duplice. Da una
parte, cerca di completare la «vita di Abramo» che la Bibbia ci pre-
senta con molte lacune. Aggiunge quindi un certo numero di episo-
di o di dettagli, che nell'insieme vogliono rendere il racconto più lo-
gico e più comprensibile, almeno secondo i canoni dell'epoca. Dal-
1' altra parte, fa di Abramo un portavoce privilegiato dei suoi ideali e
delle sue preoccupazioni. Abramo è il fondatore della religione
ebraica così come la concepisce I' autore del libro dei Giubilei, che si
serve della voce del patriarca per incoraggiare i propri contempora-
nei a rimanervi fedeli.
14 Si ritrova qui una tendenza presente già nella Bibbia. Se, per 2Sam 24,1 , è
Dio stesso che incita Davide a censire il popolo di Israele, cosa che procurerà al re
un castigo, il libro delle Cronache, che riprende il medesimo racconto, dice invece
che è Satana a prendere l'iniziativa e non Dio: «Satana insorse contro Israele. Egli
spinse Davide a censire gli israeliti» (lCr 21,1).
30 Abramo e i suoi ospiti
IL MIDRASH15
15 Per il testo del Midrash Rabba, il grande commento midrashico dcl Penta-
teuco, cf. per esempio, Midrash Rabba, I: Cenèse Rabba, tradotto dall'ebraico da B.
Maruani e A. Cohen-Arazi. Annotato e imrodocro da B. Maruani, (Les dix Paroles),
Lagrasse 1987; Midrash Rabbah. Genesis I-II. Translated by II. F reedman, Londra
31961. Per le altre tradizioni midrashiche, cf. soprattutto L. GrNZBERG, Legends o/
the Bible, Philadelphie, PA, 1975, 86-147 (trad. it. in più voli., Adelphi, Milano
1995ss). Per un riassunto, cf. MARTIN-ACHARD, Actualité, 122-125.
16 La Haggada è la tradizione ebraica che si interessa in modo particolare ai rac-
18 Abramo è presentato come modello a tutti gli ebrei che vivono nella diaspo-
ra e sono chiamati a convertirsi o a ritornare al culto del vero Dio. Cf. KuSCHEL,
Abraham, 58-60.
19
Cf. GINZl:lERG, Legends, 95.
20 GenRabba 48,1-20.
32 Abramo e i suoi ospiti
21 Questo passo di Isaia ha molti punti in comune con i Salmi 15 e 23,3-6 (cf.
34,13-15) che elencano le condizioni di ingresso nel santuario. Talvolta, gli speciali-
sti parlano di «liturgia di ingresso».
22
Il midrash confronta fra l'altro le parole di Is 33,16: «gli sarà dato il pane,
avrà l'acqua assicurata» col gesto di Abramo che offrì acqua e pane ai suoi visitato-
ri (Gen 18,4-5). Si tratta di un semplice accostamento verbale? Oppure bisogna in-
tendere che Dio ha assicurato pane e acqua ad Abramo perché egli possa offrirne
agli ospiti? O, infine, Abramo partecipa alla generosità divina, dando a sua volta di
quello che ha ricevuto? Il midrash non dà dementi per decidere. Ma probabilmen-
te voleva, prima di tutto, mettere in evidenza i punti di contatto tra i due testi la-
sciando la porta aperta alle interpretazioni.
Abramo nella tradizione ebraica 33
23 In ebraico 'aqeda dal verbo 'aqad «legare» che d'altronde ricorre soltanto in
questo passo della Bibbia (Gen 22,9). Su Gen 22 nella tradizione ebraica, cf. F.
MANNS (éd.), The Sacri/ice o/ Isaac in the Three Monotheistic Religions (Analecta -
Studio Biblico Francescano 41), Gerusalemme 1995, 185-202, con i testi del Tm·gum
di Jonathan, di Genesi Rabba e Pi'rqe di Rabbi Eliezer (c. 31). Vedi anche A. WÉN1N,
Isaac ou l'épreuve d'Abraham. Approche narrative de Genèse 22 (Le livre et le rouleau
8), Bruxelles 1999.
34 Abramo e i suoi ospiti
24 Cf. GnR 56,3 testo secondo il quale Isacco portava la legna dcl suo sacrificio
«come uno porta la propria forca»; cf. il patibolo o forca preparato per Mardocheo
e sul quale verrà appeso Aman (Est 5,14; 7,9-10) o l'«albero» che serve per l'impìc-
cagione dei condannati a morte (Dc 21,22-23; cf. Gs 10,26-27 e Gal 3,13). La paro-
la aramaica tradotta qui con «forca» (tsalub) significa «palo», «gogna», «patibolo»,
«forca» e può anche essere tradotta con la parola «croce». L'allusione alla c rocifis-
sione è possibile, ma non è evidente. Su questi resti, cf. M. REMAUD, À ct1tm: qes Pè-
res. Le «Mérite des Pères» dans la tradition juive (Collection de la Revue des Ecudcs
Juives 22), Parigi-Lovanio 1997, 149-172.
Abramo nella tradizione ebraica 35
di Paolo che considera il patriarca il padre di tutti coloro che sono giustificati per la
fede e non per le opere deUa legge (Rm 4,1-25; Gal 3,6-14). Per Paolo, Abramo rap-
presenta il regime della fede che precede quello della legge (Gal 3,12.17}.
36 Abramo e i suoi ospiti
IL GIUDAISMO ELLENISTIC028
Nel giudaismo ellenistico, Abramo, più che un «rabbino» ante
litteram, è un saggio, un erudito e un filosofo secondo l'ideale greco.
Giuseppe Flavio e Filone di Alessandria sono i principali rappresen-
tanti di questa «ellenizza:tione» della figura del patriarca.
Ma già prima di questi due autori, gli ebrei del mondo ellenisti-
co, probabilmente per rispondere alle sfide di una cultura dominan-
te largamente superiore, hanno fatto di Abramo un precursore sia nel
campo delle scienze che nel campo della virtù.
Abramo è a volte presentato come il creatore dell'astrologia cal-
dea e il maestro che ha formato i sacerdoti di Eliopoli. Il quarto li-
bro dei Maccabei insiste soprattutto sulla virtù di Abramo, che ha
27 Su questo puma, vedi la teologia di san Paolo che attribuisce questo ruolo a
Cristo (Rm 5) e la dottrina rabbinica deJ «merito dei Padri»; su quest'ultimo punto,
cf. REMAUD, À cause des Pères (cf. nota 24).
28 Per un riassumo, cf. MARTIN-ACHARD, Actualité, 130-137; KUSCHEL,
Abraham, 40-49.
Abramo nella tradizione ebraica 37
1. Giuseppe Flavio
29 Per la traduzione francese, cf. E. NODET, Les Antiquités juives. Texte, tra-
duction et notes, con la collaborazione di G. Berceville e altri, Parigi 1990.
30 Si ricorderà sopratturto l'astronomo Claudio Tolomeo, vissuto in Egitto
(90-168 circa d.C.) che fece le sue osservazioni ad Alessandria dal 127 al 141 d.C.
31 Abramo è quindi, come Giuseppe o Daniele, un «saggio» che insegna agli
stranieri i segreti a loro sconosciuti.
32 Traduzione di E. NODET, Flavius ]osèphe. Antiquités juives I-III. Texte, tra-
duction et notes, Parigi 1990, 46.
38 Abramo e i suoi ospiti
(196) Dopo che Dio ebbe pronunciato questo giudizio contro i sodo-
miti,33 Abramo vide tre angeli, 34 mentre era seduto presso la quercia di
Mamre, davanti alla porta del suo cortile;35 credendo fossero stranieri,
si alzò, li salutò e li invitò a entrare in casa per offrire loro ospitalità.
(197) Questi accettarono; ordinò subito che si preparasse pane con fior
di farina. Immolò un vitello, lo fece arrostire e lo portò ai suoi ospiti,
seduti a tavola sotto la quercia. Questi gli fecero credere che mangia-
vano davvero. 36 Chiesero anche di sua moglie, doman dando dove fos-
se Sara. Egli rispose che era all'interno, ed essi dissero che sarebbe tor-
nati (l'anno) seguente e che l'avrebbero trovata diventata madre. (198)
La donna sorrise di ciò e disse che non poteva più avere figli, perché
aveva novant'anni e suo marito ne aveva cento. Essi allora non potero-
no più nascondersi e rivelarono che erano angeli di Dio: uno era man-
dato per annunciare il bambino, gli altri due a distruggere i sodomiti.
2. Filone di Alessandria
41 Filone parla di Abramo in diverse sue opere, innanzitutto nei due trattati in-
teramente dedicati al patriarca, De Abrahamo e De migratione Abrahami, poi in Que-
stiones in Genesim, in De mutatzòne Nominum, in Quis divinarum heres sit; infine
riassume il suo punto di vista sull'antenato di Israele in De Virtutibus. Per la tradu-
zione francese, cf. R. ARNALDEZ - J. POUILLOUX - C. MONDÉSERT, Les O?uvres de Phi-
lon d'Alexandrie, Parigi 1961-1988.
42 Per il testo, cf. De Abrahamo. Introduction, tradttction et notes di J. GOREZ,
(Les oeuvres de PhLJon d' Alexandrie 20), Parigi l 966.
43 Il modello è quello che Platone descrive, ad esempio, in Fedone. L'anima esi-
liata nel corpo conserva il «ricordo» del mondo delle idee e questo ricordo la guida
nel viaggio che la fa ritornare nella sua patria originaria (Fedone, in particolare i ca-
pitoli 18-21). Si noti che Filone reinterpreta interamente l'esperienza di Abramo se-
condo le categorie greche del «ritorno», mentre la Bibbia parla piuttosto di una
«partenza senza ritorno» (Gen 12, 1-3 ).
42 Abramo e i suoi ospiti
44 De Abrahamo, 68-70. Nel francese l'autore usa, introducendo alcune sue mo-
difiche, la traduzione di J. Gorez citata sopra.
Abramo nella tradizione ebraica 43
scita di un figlio legittimo, e questo per bocca di uno solo, il più iin-
portante dei tre. Perché parlare tutti insieme e allo stesso tempo sareb-
be stato una mancanza di sapienza. (111) Che parlasse uno solo con il
consenso di tutti gli altri, era ciò che conveniva. Ma Abramo e Sara non
si soffermarono seriamente sulle promesse a motivo del carattere in-
credibile della cosa stessa. Non erano più giovani, e, a causa della loro
età avanzata, avevano rinunciato ad avere figli. ( 112) La donna, dun-
que, nel sentire [questa promessa], si mise subito a ridere, dice la Scrit-
tura; poi, siccome loro le chiesero; «C'è nulla che sia impossibile a
Dio?», ella si vergognò e disse che non aveva riso. Ella sapeva che tut-
to è possibile a Dio e aveva acquistato questa convinzione quasi fin dal-
la culla. (113) È allora, credo, che, per la prima volta, quelli che vede-
va non avevano più per lei lo stesso. aspetto, ma [le apparivanol più ve-·
ncrabili, [come] profeti o angeli che avrebbero cambiato la loro natu-
ra spirituale, la ]oro forma di anima, con un'apparenza umana. 45
45 Letteralmente «antropomorfo».
46 «rl De Abrahamo ha qualità narrative
che generalmente, a questo livello, non
si trovano in Filone» (GOREZ, De Abrahamo, 14).
47 De Abrahamo, 14.
44 Abramo e i suoi ospiti
CONCLUSIONE
49 La traduzione delle ultime frasi non è semplice. Non esiste in greco una so-
la parola che possa permettere di sapere con certezza per chi i viaggiatori cambiano
aspetto. Secondo il contesto, tuttavia, bisognerebbe pensare a Sara, perché è il solo
personaggio menzionato fin dall'inizio dcl §112.
3
Anche la Lettera agli Ebrei offre una lettura più «etica» che
«teologica» della figura di Abramo. 4 Per questo scritto, il «padre dei
credenti» è, durante la sua vita, un perfetto esempio della vita di fe-
de. Al capitolo 11, la lettera riprende il testo della Gene~i per dimo-
strare come Abramo e Sara hanno dato prova di una fede esemplare.
Ciò si è soprattutto verificato in quattro momenti: in primo luogo,
nella vocazione di Abramo (Gen 12,1), quando il patriarca, su ordi-
ne di Dio, lascia la sua patria per andare a stabilirsi nella terra pro-
messa; poi, quando vive come ospite in mezzo a popolazioni stranie-
re in attesa della realizzazione delle promesse; terzo, quando Sara
crede che avrà un figlio nonostante la sua età avanzata; infine, quan -
do Dio chiede ad Abramo di sacrificare il proprio figlio.
Appare chiaramente, dopo questo breve percorso, che la Lette-
ra agli Ebrei non parla molto del contenuto della fede come tale, ma
insiste soprattutto sul comportamento che essa implica e che è fatto
soprattutto di obbedienza, di perseveranza e di fiduda. L'etica cri-
stiana prende il sopravvento sulla teologia, evoluzione, peraltro, mol-
to normale.
La tendenza a privilegiare l'etica appare, d 'altra parte, in un ul-
timo riferimento ad Abramo nella Lettera agli Ebrei, nel contesto
delle esortazioni conclusive sulla sopportazione e Ja vita comunitaria
(Eb 12-1.3). L'autore dell'epistola parla dell'ospitalità e, in sostanza,
dice: «Non dimenticate l'ospitalità perché, grazie ad essa, alcuni han-
no accolto angeli a loro insaputa» (1.3 ,2). Il testo fa riferimento, evi-
dentemente, al celebre brano di Gen 18,1-15.
6 È probabile, secondo me, che si tratti delle popolazioni rimaste nel paese du-
rante l'esilio e che si sono opposte a quelli che ritornavano da Babilonia dopo il 530
a.C. Quest'ultimo gruppo era culturalmente ed economicamente superiore, e finì
per imporsi. Cf. SKA, Introduzione, 180-181, 255. Sul problema dei patriarchi in que-
sLi testi, cf. RbMER, lsraels Viiter (OBO 99), Friburgo (Svizzera)-Gottingen 1990,
513-517, 537 .
Abramo nel Nuovo Testamento 51
7 La stessa cosa è detta da Osea 12 che oppone Giacobbe a Mosè. Per Osea,
Mosè e l'esodo sono più importanti di Giacobbe. Israele non esiste soltanto come
popolo in virtù dei legami di sangue, ma prima di tutto a motivo di una esperienza
di liberazione. Cf. A. DE PuRY, «Osée 12 et ses implications pour le débat actuel sur
le Pentateuque», in Le Pentateuque: Débats et recherches. XIV Congrès de l'ACFEB,
Angers 1991 (éd. P. Haudebert) (LD 151). Parigi 1992, 175-207.
8 Vedi in particolare le benedizioni e le maledizioni di Dt 28. Si sa come il libro
della Genesi e la tradizione ebraica hanno risposto a questa sfida: hanno fatto di
Abramo un «ebreo modello», un fedele osservante della Legge (cf. Gen 26,5).
52 Abramo e i suoi ospiti
9 MARGUERAT, Fils et fil/es, 69-79, cita anche il testo di Esdra 7,102-105 che
insiste Slilla responsabilità personale al momento del giudizio: «Quel giorno, ognu-
no porterà personalmente le sue azioni di giustizia e di ingiustizia>>. Il testo, tuttavia,
non fa direttamente allusione ad Abramo.
io Cf. KUSCIIEL, Abraham, 9.3 -97.
Abramo nel Nuovo Testamento 53
Nel capitolo 7,1-7 (cf. 5,10), la Lettera agli Ebrei ~ole dimo-
strare che il sacerdozio di Gesù Cristo è superiore a quello del tem-
pio di Gerusalemme. 11 Per questa ragione, propone un'esegesi mol-
to acuta e allegorizzante del testo di Gen 14,18-20. Gen 14 racconta
una campagna militare, nel corso della quale il patriarca libera suoni-
pote Lot, che era stato fatto prigioniero da quattro re venuti dall'o-
riente. Al ritorno, Abramo si reca a Salem (Gerusalemme) dove vie-
ne ricevuto dal re e sacerdote Melchisedek, che benedice il patriarca;
questi in cambio, offre al re la decima dei suoi beni.
Per la Lettera agli Ebrei, Abramo riconosce con questo gesto la
sua inferiorità rispetto a Melchisedek. La persona che benedice è su-
periore alla persona che viene benedetta, e pagare la decima signifi-
ca anche riconoscere una certa dipendenza. Melchisedek è dunque
superiore ad Abramo.
In un secondo momento, la Lettera agli Ebrei suggerisce che
Melchisedek, «sacerdote per sempre» (Sal 110,4), è figura di Gesù
Cristo sommo sacerdote. Il punto di paragone, che a uno spirito mo-
derno può apparire alquanto forzato, è il fatto che Melchisedek è
presentato senza genealogia (7,3). Egli non ha, dunque, né padre né
madre. Non si parla, poi, né della sua nascita né della sua morte.
Sembra, quindi, che sia «eterno», come il Figlio di Dio, Gesù Cristo.
È appunto questo il motivo per cui, sempre secondo Ebrei, egli è «Sa-
cerdote per sempre» (7 ,3; cf. Sal 110,4).
Avendo così, in qualche modo assimilato Melchisedek a Gesù,
per l'autore della Lettera agli Ebrei rimane da fare ancora un passo.
Riconoscendo la superiorità di Melchisedek, Abramo non solo ha ri-
conosciuto la propria inferiorità ma anche quella di tutti i suoi di-
scendenti, in particolare quella di Levi, suo pronipote e antenato di
tutti i sacerdoti levitici. È, dunque, il futuro sacerdozio levitico che,
nella persona di Abramo, si inchina davanti a Melchisedek, figura di
Cristo (7,10).
14 Cf. anche Gal 3,16, testo per il quale la «discendenza» di Abramo è Cristo.
15 li nome Isacco significa infatti «ha riso», «Si è rallegrato».
t6 Cf. SKA, Introduzione, 236-243 .
Abramo nel Nuovo Testamento 57
21
Cf.]. MAGONET, Abraham - jesus - Mohammed. Interreligioser Dialog aus ju-
dlscher Pmpektive, Gutersloh 2000.
4
1 Per una breve bibliografia sulla figura di Abramo nel Corano, si potrà con-
sultare Y MOUBARAC, Abraham dans le Coran. L:histoire d'Abraham dans le Coran et
la naissance de l'islam, Parigi 1958; D. MASSON, Monothéisme coranique et mo-
nothéisme biblique. Doctrines comparées, Parigi 1976 (su Abramo: pp. 350-371);
MARTIN-ACHARD, Actuolité, 161-175; KusCHEL, Abraham, 130-170; J.-L. D tCLAIS,
«La Bible racomée par !es premiers musulmans», in Nouvelle Revue Théologique
120(1998), 216-232; M. SFAR, Le Coran, la Bible et l'Orient ancien, Parigi 2 1998; J.
KALTNER, lshmaeL lnstructs Isaac. An lntroduction to the Qur'an /or Bible Readers (A
«Connections» Book), Collegeville, MN 1999, 87-131; E. PLATTI, Islam... étrange?,
Parigi 2000. Per un primo approccio, si potrà consultare R. PARET, «Ibrahim», in
Encyclopédie de l'Islam, nouvelle édition, IV, Lcida-Parigi 1971, 1004-1006; «Le Co-
ran et la Bible», in Le monde de la Bible, 115, novembre-dicembre 1998.
62 Abramo e i suoi ospiti
3 Su Agar, cf. fra gli altri A. W ÉNIN, «Sarai, Hagar et Abram», in RTL 32(2001),
24-54.
64 A bramo e i suoi ospiti
6 Su questo punto, cf. fra gli altri, TH. ROMER, «Isaac et ~smael, concurrents ou
cohéritiers de la promesse? Une lecture de Genèse 16», in Etudes Théologiques et
Religieuses 74(1999), 161-172.
66 Abramo e i suoi ospiti
7 È a questo periodo che risalgono anche diversi testi che cercano di stabilire
relazioni pacifiche tra i popoli vicini a Israele. È il caso, in particolare, di alcuni te-
sti su Esaù, che eliminano tutre le osLiliLà tra lui e Giacobbe. Cf. Gcn 28,1-9; 36,6-7.
Gen t6,10; 21 ,13 sono probabilmente tardivi. Gen 17 è un testo sacerdotale, quin-
di postesilico. Cf. anche A. DE PURY, «Abraham: the Pristly Wriler's "Ecumenical"
Ancestor», in Rethinking the Foundation. Historiography in the Ancient World and
the Bible. Essay in Honour o/ fohn van Seters (ed. S.L. MacKenzìe - Th. Romer)
(BZAW 294), Berlino-New York 2000, 163-294.
8 Su questo punto vedi gli auLOri citati alla nota 1. Cf. anche ].-C. BASSET,
«Ibrahim à la Mecque, prophète de l'islam», in Abraham, nouvelle jeunesse d'un
ancetre (éd. Th. Romer), Ginevra 1997, 79-92. Per la traduzione del Corano, cf. fra
gli altri R. BLACHÈRE, Le Coran. Traduction selon un essai de reclassement des soura-
tes (Islam d'hier et d'aujourd'hui 3-5), Parigi 1947-1949-1951; Le Coran, prefazione
di J. Grosjean; introduzione, traduzione e note di D. Masson (Bibliothèque de la
Pléiadc 124), Parigi 1967; The Holy Quran. Arc1bic Text and English Translation, Ro-
ma 1984 (pubblicazione d~ll'Tslamic European Cultura! Centre dì Roma); H. BOBZIN
(ed.), Der Koran in der Ubersetzung von friedrich Ruckert. Mit erkliirenden An-
merkungen von Wol/dietrich Fischer, Wiirzburg 1995; S.WTLD, The Qur'an as Text,
Tslamic philosophy, theology and science (Texts and Studies 27 ), Leida 1996.
9 Abramo è presente in 245 sure e Mosè in 502 sure (un po' più del doppio).
Cf. MOUBARAC, Abraham, 27-29.
Abramo nel Corano 67
ABRAMO E IL MONOTEISMO
(21,52-72; cf. 37,87-96). Dopo, il patriarca parte con Lot verso la ter-
ra santa (21,52-75; cf. 37,97). Nel Corano, questo viaggio prefigura
l'egira di Maometto, che dovrà lasciare la Mecca per Medina per le
stesse ragioni di Abramo: sono ambedue perseguitati dalla propria
gente a causa della loro fede monoteista.
dre alla volontà divina e, diversamente dal testo biblico, non si inte-
ressa alla discendenza «carnale» del patriarca. L'atteggiamento di
sottomissione è più importante del nome del «figlio della promessa»,
perché i veri figli di Abramo sono esclusivamente coloro che segui-
ranno il suo esempio e quello del figlio anonimo.U Nel Corano, d'al-
tronde, Ismaele e Isacco sono sempre sullo stesso piano ed è inutile
cercarvi un parallelo con i racconti di Genesi 16, 17 e 21, dove Isa-
mele è chiaramente escluso a beneficio di Isacco.
Per la religione musulmana .l'episodio del «sacrificio» è fonda-
mentale. È commemorato con i sacrifici offerti dai fedeli durante il
pellegrinaggio a La Mecca, più esattamente a Mina, a circa otto chi-
lometri dalla città santa. 14 Questo «sacrificio» è il punto culminante
del pellegrinaggio e si tratta anche della più grande celebrazione del
calendario musulmano, 'id al-Adha, «giorno della festa», quando una
folla immensa invade questi luoghi per offrirvi il sacrificio promes-
so.15 Nella stessa data, un po' dappertutto nel mondo musulmano
vengono sacrificati numerosi montoni. 16 ·
La festa viene celebrata in tutto l'Islam nella stessa data con di-
verse cerimonie e molto spesso con un sacrificio. Presso i drusi, in-
vece, questo sacrificio commemora quello di Caino e di Abele (cf.
Gen 4,3-4).
20 Abbiamo visto che i testi sacerdotali della Genesi avevano, anch'essi, sop-
p resso tutti i riferimenti all'antagonismo tra il figlio di Sara e il figlio di Agar. Nel-
l'universo pacifico dello scrittore sacerdotale, i due figli possono stare vicini senza
suscitare gelosia. Cf. l'articolo di A. de Pu ry citato alla nota 7.
21 Cf. MJ KlSTER, «makam Ibrahim», in Encyclopédie de l'Islam, VI, 102-105.
72 Abramo e i suoi ospiti
26 Secondo questa sura, sembra che Giacobbe sia un fratello minore di Isacco.
Si tratta delle sure del periodo de La Mecca. Cf. 19,49; 21,72; 29,27; 6,84; 11,71; cf.
38,45-47; 12,6.38. Giacobbe diventa il nipote di Abramo, come nella genealogia bi-
blica, nelle sure del periodo di Medina (2,132-133; 2,136 =3,84; 2,140; 6,163). Cf.
PARET, «Ibrahim», 1005.
27
Cf. l'intercessione di Abramo in favore di Sodoma in Geo 18,16-33.
28 Volevano abusare degli ospiti di Lot. Cf. Geo 19 ,4-5, in cui gli abitanti di So-
doma sono più espliciti: «Dove sono gli uomini che sono entrati da te questa notte?
Falli uscire perché possiamo conoscerli». Il verbo «conoscere» in questo contesto ha
una evidente connotazione sessuale.
74 Abramo e i suoi ospiti
29L'ambiguità rutta via ritorna in Gen 19 nei vv. 17-22 dove sembra che im-
provvisamente Lot abbia a che fare con un solo personaggio, se si fa eccezione per
Abramo nel Corano 75
l'inizio del v. 18 («Lot disse loro ... »). La ragione di questa particolarità del testo non
è chiara e gli specialisti hanno dato diverse soluzioni discordanti. La storia del testo
è certamente complessa e il passo potrebbe conservare il ricordo di una particolare
tradizione legata alJa città di Zoar di cui spiega l'origine del nome (l 9,22b). Tutta-
via, allo stato attuale delle cose sembra che la ragione sia di ordine teologico. Infat-
ti, in questi versetti si tratta, chiaramente, del «giudizio)): Lot viene salvato assieme
a suoi {v. 18) e il personaggio con il quale parla promette di non distruggere la città
dove Lor vuole rifugiarsi. Al v. 24, YHWH è di nuovo il soggetto della frase: è lui
che distrugge Sodoma e Gomorra. Il testo, molto probabilmente, suppone che il po-
tere di distruggere e di far vivere appartenga soltanto a Dio e questo potrebbe spie-
gare il ritorno al singolare nei vv. 17 -22.
76 Abramo e i suoi ospiti
34 Il contrasto tra Gen 18,1 -15 che ha per cornice Lemporale il mezzogiorno
(18,1) e Gen 19,1-29 che inizia con la sera (19,1), continua durante la notte e termi-
na di mattino (19,15.23), è stato spesso sottolineato dai commentari. Si vedano inol-
tre ].B. GOITLIEB, «Lighr and Darkness in Perpetua} Round: Genesis 18 and 19», in
On the Path to Knowledge. Essay in Jewish Culture, Fesrschrift Abraham Mirsky,
Lod 1986, 181-198; P. LETELLIER, Day in Mamre, Night in Sodom. Abraham and Lot
in Genesis 18 and 19 (Biblical Tnterpretation Series 10), Leida 1995.
80 Abramo e i suoi ospiti
ABRAMO E MAOMETTO
IL CAMMINO
DELL'IMPOSSIBILE?
LA SFERA E LA FORESTA
Per molti di noi la Bibbia è una sfera o dovrebbe essere come
una sfera. La sfera è una immagine della perfezione, perché tutti i
punti della superficie sono identici. È possibile girare la sfera in tut-
ti i sensi e il suo aspetto non cambia. Ogni punto può prendere il po-
sto di qualsiasi altro punto. Non vi è alcuna differenza fra ]e diverse
parti, tra il dietro e il davanti, tra il sopra e il sotto, tra la sinistra e la
destra. La sfera è «uniforme» nel senso letterale della parola. Per noi
- forse è un nostro desiderio inconscio - la Bibbia dovrebbe essere
come la sfera, perché dovrebbe essere possibile aprirla a una qual-
siasi pagina per trovarvi, in ogni versetto, la rivelazione divina nella
sua pienezza e nella sua perfezione.
Ma la Bibbia non è una sfera, perché la perfezione che vi cer-
chiamo raramente si fa trovare all'appuntamento. A che cosa si può
paragonare la Bibbia se essa non è una sfera? Penso che assomigli
piuttosto a una foresta. Come una foresta, la Bibbia è un mondo dai
mille volti, dai mille sentieri e dai mille angoli nascosti. Fatta di sot-
tobosco, di alberi di alto fusto e bosco ceduo, di querceti e di fagge-
ti, di abetaie e di matricina. Le radure si aprono laddove la foresta
decide di alzare lo sguardo verso il cielo e di scaldarsi un istante al
sole. La foresta è cangiante, diversa ali' alba o al crepuscolo, in pieno
giorno o nel cuore della notte. Rinnova il suo vestito a ogni stagione ·
e di anno in anno. E la foresta parla. Chi sa ascoltare riconoscerà l' o-
rigine dei suoi rumori soffocati che giungono fino al limitare: il ri-
chiamo degli uccelli, il rumore di una corsa silenziosa, il mormorio
degli alberi sotto il gelo o la loro canzone quando li accarezza il ven-
to o la pioggia. Una macchia di fango sulla corteccia di un albero,
1 Conquesto nome gli esegeti indicano l'insieme dei racconti di Gen 12-25,
che hanno Abramo come personaggio principale.
86 Abramo e i suoi ospiti
mo come per il lettore, questo «senso» dei testi non può essere che il
risultato di numerosi tentativi e di numerosi errori, ma in primo luo-
go di un desidero instancabile di continuare il cammino malgrado le
delusioni, gli ostacoli e le deviazioni. Anche in questo Abramo pre-
cede i nostri passi e ci dà indicazioni sul modo di procedere. Il letto-
re è in partenza verso una terra sconosciuta e un'avventura il cui ri-
sultato non può essere conosciuto sin dall'inizio. La Bibbia lancia i
suoi inviti agli spiriti liberi che non hanno paura di avventurarsi oltre
le loro certez~e e non cercano, anche inconsciamente, di trovare la
conferma di ciò che già sapevano (o credevano di sapere). Chiunque
si inoltri nella foresta dopo aver sentito lo stesso richiamo di Abramo
non cercherà più di tornare verso il limitare del bosco, dove ha la-
sciato cadere dalle sue spalle le proprie sicurezze troppo ingombran-
ti. TI «senso» si nasconde sempre davanti, e chi guarda indietro ri-
schia di essere colpito di immobilismo come la moglie di Lot (Gen
19,26). 2 Il Dio di Abramo, è un Dio che «cammina davanti».3
4
Dante Alighieri, Firenze 1265 - Ravenna 1.321. Scrive la Divina Commedia tra
il 1307 e il 1321.
Il cammino dell'impossibile? 89
1° Cf. ad esempio, l'iniziativa del villaggio Neve Shalom - Wahat al.Salam («Oa-
si della pace»), non lontano da Tel Aviv, un villaggio in cui abitano insieme ebrei, cri-
stiani e musulmani uniti dal desiderio di dimostrare la possibilità della coesistenza.
Esistono numerose istituzioni che cercano il dialogo fra mondo cristiano e mondo
ebraico. Il dialogo fra mondo cristiano e mondo musulmano è probabilmente più re-
cente, ma esistono ugualmente tentativi in questo senso. Basterà citare i nomi dei
grandi orientalisti e arabisti, come lo svedese T. ANDRAE («Die Person Muham-
meds», in Lehre und Glauben seiner Gemeinde, Stoccolma 1918), il professore di
92 Abramo e i suoi ospiti
turelle», in Politique étrangère, giugno 1952, 13-28; DAR EL MAAREF (ed.), Opera
Il cammino dell'impossibile? 93
«Il carattere sacro del diritto di asilo e quello del rispetto dello
straniero» sono valori fondamentali che L. Massignon ha scoperto a
contatto con l'islam e di cui vede una esemplare descrizione nella sto-
ria di Abramo. A partire dalla scoperta di L. Massignon, è possibile,
mi pare, l'elaborazione di una riflessione più approfondita su un pos-
sibile dialogo tra ebrei, musulmani e cristiani e, in modo più partico-
lare, tra il mondo occidentale e il mondo musulmano, poiché è là, più
che altrove, il punto sensibile di oggi.
Perché non partire dai valori umani fondamentali sviluppati da
queste singole tre religioni? Come tutti sanno, è difficile parlare di al-
cuni temi senza provocare forti reazioni negative. Ma esiste un pun-
to di intesa, ali' ombra delle querce di Mamre, dove la conversazione
può svolgersi senza scossoni ed è quello della cultura più che quello
della religione. Per essere più precisi, parlo della cultura maturata al-
l'interno di ognuna delle tre religioni monoteiste, di cui Abramo è il
comune antenato. 12 Ognuna di queste culture ha potuto, in partico-
lari momenti della sua storia, offrire il meglio di sé all'umanità e
ognuna ha ancora molto da offrire al mondo di domani. Il dialogo,
secondo me, sarà fruttuoso se le tre religioni riusciranno a «dimenti-
carsi» per farsi carico insieme delle sorti dell'umanità intera. Non bi-
sogna forse farsi illusioni sui risultati immediati di tale impresa. Ma è
sicuro che è uno dei modi più efficaci di uscire poco per volta dal vi-
colo cieco in cui sono andate a finire molte lodevoli iniziative.
Come abbiamo appena detto, la religione musulmana ha un sen-
so innato dell'ospitalità e del diritto di asilo. Il mondo di oggi avreb-
be torto a non trarre profitto da questa secolare saggezza. Per quali
ragioni questi valori sono così importanti? Quali sono le loro basi re-
ligiose? È possibile allargare quest'idea dell'ospitalità di Abramo e a
minora, I , Il Cairo 1963, 2 18, citato in esergo in L. MASSIGNON, Les trois prières d'A-
braham (Patrimoines), Parigi 1977, 7 . Le tre preghiere di Abramo, di cui parla Mas-
signon, sono la preghiera per Sodoma (cf. Gen 18,23-33}, la preghiera per Ismaele
(cf. Gen 21,8-21) e il sacrificio di Isacco (Gen 22,1-19).
12 A questo riguardo, cf. il tentativo di dialogo religioso del giornalista ebreo
Yossi Klein HALEVl nel suo libro At the Entrance to the Garden of Eden. A Jew's
Search fot" God with Christians and Muslims in the Holy Land, New York 2001.
94 Abramo e i suoi ospiti
1. lbn Ezra
Abraham ben Meir lbn Ezra25 (Tudela 1092 - Calahorra 1167)26
era amico di Giuda Ha-Levi (Tudela 1075 - Egitto 1141), di cui
avrebbe sposato la figlia. 27 Dopo la morte di tre figli e la conversio-
ne di un altro figlio alla religione musulmana, Ibn Ezra intraprese un
lungo viaggio attraverso l'Europa che lo portò in Italia, in Francia e
in Inghilterra.28
29
Si conosce poco di questo autore che arrivò a Cérdoba verso il 960. Scris-
se le sue opere di grammatica in una lingua araba di grande raffinatezza letteraria.
Cf. A. MAMAN, «Judah Hayyuj», in Hebrew Bible (ed. M. Sreb0), Gottingen 2000,
263-267 .
;io Occorre ricordare che lo zero e i numeri «arabi» (in realtà, sono «numeri
indù») ci vengono, come dice il nome, dai matematici arabi. Cf. MANTRAN, I..:expan-
sion musulmane, 170.
n Rashi: acrostico di Rabbi Shlomo ben Isaac.
32 Amsterdam, 1632 - I.;Aia, 1677. Su questo autore, cf. SKA, Introduzione,
118; S. ZAC, Spinoza et L'interprétation des Écritures, Parigi 1965; J.S. PREUS, Spino-
za and the Irrelevance o/ Biblica! Authority, Cambridge 2001.
100 Abramo e i suoi ospiti
2. Averroè33
Averroè (Cordova 1126 - Marrakech 1198) 34 è conosciuto so-
prattutto per la sua influenza sulla filosofia scolastica. Era anche
esperto in discipline islamiche e in scienze, oltre che medicina e filo-
sofia. Fu cadi (magistrato) 35 di Siviglia (1169-1171), poi di C6rdoba,
medico di diversi califfi e viaggiò molto tra il Marocco e la Spagna.
Era acuto conoscitore di Aristotele - da cui il nome di «commenta-
to.re» - ed è grazie a lui che il pensiero dello Stagirita fece il suo in-
gresso nelle università dell'Europa occidentale ed ebbe l'importanza
che sappiamo negli studi di filosofia e di teologia. Nel 1195, i suoi
correligionari l'accusarono di eterodossia, fra l'altro perché aveva in-
trodotto l'idea di una «doppia verità», una razionale e l'altra rivelata;
le due verità potevano essere distinte e anche, in alcuni casi, con-
traddittorie. L'accusa era seria. Averroè cadde in disgrazia insieme a
numerosi suoi discepoli, una parte della sua opera venne bruciata e
solo l'intervento del califfo Abu Yusuf Ya'aqub al Man~ur salvò il fi-
losofo dalla morte. Dovette però esiliarsi a Lucena, vicino a C6rdo-
ba, poi in Marocco, a Marrakech (1197), dove morì un anno dopo
(1198). Le sue opere, scritte in arabo, furono rapidamente tradotte in
ebraico e in latino. Esse influenzarono, dunque, il mondo ebraico e
il mondo cristiano.
Secondo alcuni interpreti, lo sforzo principale di Averroè era
quello di conciliare fede e ragione, o almeno di poter definire il cam-
po proprio della ragione di fronte alla fede. L'impresa non era sem-
33 Il suo vero nome fu Abu al-Wal1d Muhammad ibn Ahmad ibn Muhammad
in Rushd. Averroè è soltanto la deformazione di Abu [ibn] Rushd.
34 Su Averroè, cf. R. ARNALDEZ, Averroès, un rationaliste en islam (Le Nadir),
Parigi 2 1998; D. URVOY, Averroès - !es ambitions d'un intellectuel musulman, Parigi
1998.
35 Il cadi aveva funzioni civili, giudiziarie e religiose. Da questa parola araba de-
riva la parola spagnola alcade o alcalde («sindaco»).
ll cammino dell'impossibile? 101
36 Cf. per esempio O. LEAMAN, Averroes and bis Philosophy, Oxford 1988.
37 Canonico di Saint-Paul a Liegi e professore di teologia a Parigi (1235-1281).
Dante lo colloca nel Paradiso vicino a Tommaso d'Aquino che però l'aveva critica-
to. Gli dedica questi versi: Essa è la luce eterna di Sigieri I Che, legendo nel vico de-
gli stramz~ I Sillogizzò individiosi veri (Canto X,136).
38 Roccasecca (vicino a Napoli), 1227 - fossanova (a sud di Roma) 1274.
102 Abramo e i suoi ospiti
39 Cf., per esempio, la sua opera De unitale intellectus contra Averroistas. Se-
condo Averroè, esisterebbe una sola anima intellettuale alla quale partecipano tutti
gli individui.
40 i;,a prima volra furono condannate 13 tesi di Sigieri, la seconda volta 219.
41 E almeno ciò che risulta dalla cronaca dell'epoca redatta da Martin de Trop-
pau (Oppaviensis), chiamato anche impropriamente Martin il Polacco: «a clerico suo
quasi dementi per/ossus periit>>. Questa cronaca mescola con facilità leggenda e storia.
42 Lichester, Somerset 1214 - Oxford 1294.
Il cammino dell'impossibile? 103
4. Maimonide
Mosè Maimonide (Rabbi Mosè ben Maimonide, da cui l'acrosti-
°
co Rambam;5 C6rdoba 1135 - Il Cairo 1204), celebre teologo, filo-
sofo e medico ebreo, appartiene all'epoca immediatamente posterio-
re.51 È il testimone privilegiato di una brillante cultura, ma ha anche
conosciuto l'intolleranza dal momento che è stato obbligato, in gio-
48
Nato a Bivar vicino a Burgos nel 1043 e morto a Valencia nel 1099. È sepol-
to nella cattedrale di Burgos. Caduto in disgrazia, il Cid offrì i suoi servigi a princi-
pi cristiani e anche musulmani.
49 Anche i pellegrinaggi a Santiago de Compostela hanno contribuito a mante-
nere uno spirito di resistenza fra i cristiani perché i pellegrini percorrevano la parte
settentrionale della Spagna, che non era sotto la dominazione musulmana. San Gia-
como è spesso chiamato in spagnolo Matomoros («ammazzamori», «uccisore dei
Mori») perché sarebbe apparso durante la battaglia di Navas di Tolosa (1212) dove
Alfonso VIII vinse gli almohàdi. La battaglia segna una tappa importante della «ri-
conquista». Ciò dimostra in modo chiaro, d'ahronde, che la religione serviva a uni-
re i cristiani contro i musulmani.
50 In arabo, Abu Imram Musa ibn Maymun ibn Abd-Allah.
51 Su questo autore, cf. fra gli aJtri, M. lDEL, Maimonide et La mystique juive,
Parigi 1991; R. LERNER, Maimonides' Empire o/ Light. Popular Enlightenment in an
Il cammino dell'impossibile/ 105
57 G regorio IX, Anagni, verso il 1145 -Roma 1241; papa dal 1127 al 1241. Or-
ganizzò l'Inquisizione. Luigi IX, Poissy 1214 - Tunisi 1270. Secondo la tradizione,
ventiquattro carretti di manoscritti furono bruciati pubblicamente il 6 giugno 1242.
58 Chiamato anche Giacomo il Conquistatore; Montpellier 1208 - Valentia 1276.
;;9 La haggada è in gran parte costituita da racconti edificanti o da sviluppi di
tipo omiletico. Deve essere distinta dalla halaka, che è un commentario giuridico al-
la 1orah.
108 Abramo e i suoi ospiti
Per citare un altro esempio del difficile dialogo fra cultura e poli-
tica, è opportuno dire alcune parole a proposito di Fray Luis Le6n
(Belmonte, Cuenca 1528- Madrigal, Avila 1591), di origine ebrea, mo-
naco agostiniano, poeta, mistico e biblista insigne, considerato uno dei
«prìncipi» della poesia castigliana. Le sue opere poetiche, teologiche e
morali, come i suoi commentari biblici sono una testimonianza della
vitalità tutta particolare dell'umanesimo spagnolo dovuta, in buona
parte, al contributo di diverse culture che, nella penisola iberica, si so-
no incrociate per diversi secoli. Oltre il greco e il latino, Pray Luis de
Le6n aveva studiato l'ebraico e quindi, quando insegnava all'univer-
sità di Salamanca, leggeva la Bibbia nella sua versione originale.
61
Cf. J. PÉREZ, Isabelle et Ferdinand, Rois Catholiques d'Espagne, Parigi 1988.
62 Sempre nel 1492 Cristoforo Colombo compì la sua traversara dell'Atlantico
e sbarcò in America.
63 Un certo numero di ebrei e di musulmani si convertì. Gli ebrei convertiti fu-
rono chiamati conversos o maranes; i musulmani, moriscos. Fray Luis de Le6n era
quindi discendente di maranes.
64 Cf. L. CARDAILLAC, Morisques et chrétiens. Un af/rontement polémique
(1492-1609), Parigi 1974.
110 Abramo e i suoi ospiti
lare ragione. Gli almoràvidi, che erano una dinastia berbera, preferi-
vano, in realtà, associare al potere degli ebrei competenti piuttosto
che degli andalusi, di cui non erano per nulla sicuri. Gli ebrei erano
spesso incaricati della riscossione delle tasse, compito da sempre im-
popolare. E per questo si attirarono più di una volta l'ostilità della
popolazione oppure provocarono la gelosia. Alcuni giunsero ad ac-
cusarli di essere la causa delle sofferenze che colpivano i musulmani,
sofferenze provocate degli attacchi vittoriosi dei cristiani.7° In circo-
stanze simili, la tentazione di trovare un «Capro espiatorio» era sem-
pre grande ed è ciò che awenne nel 1066 a Granada. Gli ebrei della
città ne fecero le spese.
Gli almohàdi (1147-1269) che successero agli almoràvidi non
ebbero maggiore simpatia nei confronti degli ebrei, come abbiamo
visto parlando di Maimonide. Sotto il loro regno, i figli di Israele eb-
bero a subire numerose misure vessatorie che li obbligarono a paga-
re grosse somme per recuperare la loro libertà di movimento.
I cristiani ebbero particolarmente a soffrire soprattutto a partire
dal momento in cui la reconquista minacciava il potere dei califfi mu-
sulmani. Quando i cristiani di rito mozarabico decisero nel 1125 di
sostenere il re di Aragona Alfonso il Battagliero, la reazione non si fe-
ce attendere.7 1 Il nonno di Averroè, il cadi Ibn Rushd afferma che i
cristiani hanno «rotto il patto di protezione», in virtù del quale si
erano legati al potere musulmano e chiede la loro espulsione. Il sul-
tano ordina, quindi, la loro deportazione nell'Africa del nord, dove
le loro conoscenze in campo agricolo sono molto apprezzate. Nel
corso del dodicesimo secolo, gli almoràvidi e gli almohàdi, loro suc-
cessori, deportano, per sei volte, i cristiani verso il Magreb. Questi
cristiani di rito mozarabico finirono, nel XIV secolo, per assimilarsi
alla popo.lazione locale, secondo le previsioni dei califfi. Bastano que-
sti esempi a dimostrare che la coesistenza tra le comunità ebraica cri-
stiana e musulmana non fu certamente semplice.
70 Toledo fu conquistata da Alfonso VI nel 1085 e Valencia dal Cid nel 1094.
71 Alfonso I, re di Aragona, (verso il 1073-1134), detto il Battagliero per le sue
battaglie contro i mori.
112 Abramo e i suoi ospiti
CONCLUSIONE
L'ALBERO E LA TENDA.
LA FUNZIONE DEL QUADRO IN GEN 18,1 -15"'
3 Si tratta di una delle scene bibliche in cui i riti dell'ospitalità sono meglio de-
scritti. Cf. R. DE VAUX, Le istituzioni dell'Antico Testamento, Casale Monferrato
31977, 25.
4
Sugli otto versetti, il dialogo occupa tre versetti e mezzo, e la narrazione quat-
tro e mezzo.
120 Abramo e i suoi ospiti
mento del quadro che si trova in primo piano: l'albero nella prima e
la tenda nella seconda.
Ora, è giunto il momento di analizzare più accuratamente il ruo-
lo dello scenario nel corso delle diverse tappe del racconto. A che co-
sa può servire questa messa in scena? La prima parte del racconto
mette in gioco gli elementi. È nella seconda che la loro funzione
emerge con più chiarezza.
L'inizio della prima scena contiene già molteplici punti interes-
sami. In Gen 18,1, il narratore comunica al lettore una serie di infor-
mazioni che lo pongono immediatamente in una posizione privile-
giata. YHWH appare ad Abramo. Ma si presume che questi non Io
sappia.5 Nel racconto il fatto è sottolineato in due modi. Il primo è
abbastanza chiaro: la frase caratterizza i protagonisti in modo diame-
tralmente opposto. Usa un wayyiqtol per descrivere l'apparizione di
Dio e un participio per farci vedere Abramo: mentre YHWH è atti-
vo, Abramo è statico; si può dire, fisso nella sua posizione seduta, e
la costruzione della frase mostra che scopriamo Abramo nel momen-
to dell'apparizione. In altre parole, il lettore sorprende Abramo pri-
ma che lo stesso Abramo abbia percepito Dio. 6 Il secondo segnale, in
questo stadio della lettura, è soltanto un indizio muto. Si tratta di uno
di quei particolari che un lettore attento deve imprimersi nella men-
te, perché al momento opportuno avrà un ruolo fondamentale.
YHWH appare «alle querce di Mamre» quando Abramo «era sedu-
to all'ingresso della tenda». I due elementi della scena sono già pre-
senti. Perché? È probabilmente troppo presto per dirlo. È, però, op-
portuno notare che il narratore ha voluto segnalare questi particola-
ri del quadro della scena, così come ha notato l'ora («nell'ora più cal-
da della giorno», kebom hayyom, v. lb).
Gen 18,2 rovescia la prospettiva e ci fa procedere di un passo
nella trama. Questa volta, il narratore ci mostra quello che vede
Abramo: tre uomini sono davanti a lui. Il cambiamento del punto di
5 Il fauo è stato notato da J. MAGONET, «The Bush That Never Bumr (Narrati-
ve Techniqucs in Exodus 3 and 6)», in Hey] 16(1975), 304-.3 11, soprartutto .305 -.306.
6 Su questo ruolo delle proposizioni circostanziali, cf. BERLIN, Poetics and ln-
terp,-etation o/Biblica! Narrative (Bible and Litcrature Series, Sheffields 1983, 63-64.
L'albero e la tenda 121
7 Per altrì esempi, cf. J.P FOKKELMAN, Narrative Art in Genesis Assen-Amster-
dam 1975, 50-51; R. ALTER, The Art of Biblica/ Narrative, New York 1981, 54; BER·
UN, Poetics, 62-64, 92-95; S. KOGUT, «On the Meaning and Syntactical Status of hin·
neh in Biblica! Hebrew», in Studies in Bible (Scripta Hierosolymirana XXXI) (ed. S.
Japhet), Gerusalemme 1986, 133-154. Anche qui abbiamo un esempio di «discorso
indireuo libero»; cf. M. WEISS, «Einiges uber die Bauformen dcs Erziihlens in der
Bibel», in VT 13(1963), 458-475, soprattutto 460-462.
122 Abramo e i suoi ospiti
8 Da parte dei visitatori sembra che la domanda sia inopportuna. Presso i be-
Ses origine.1'. Sa piace dans l'ceuvre de ]ames Joyce, Parigi 1931. Per quanto riguarda
la Bibbia, cf. N.P. BARSIOTIS, «Der Monolog im Alten Testament», in ZAW73(1961),
30-70; R. LAPOINTE, Dialogues bibliques et dialectique interpersonnelle, Parigi-Tour-
nai-Montréal 1971; CH. CONROY, Absalom! Absalom.1 (AnBib 81), Roma 1978, 130-
131; STERNBERG, Poetics, 451 ·-455 e passim.
12 Per questo, cf. BOOTH, Rhetoric, 75, 169-210; STERNBERG, Poetics, 59-85 e
passim.
124 Abramo e i suoi ospiti
13
U concetto di onniscienza è stato costruico da LUBBOCK, The Cra/t o/ Fiction.
Per la Bibbia, cf. fra gli altri STERNBERG, Poetics, soprattutto 84-99.
14
L'ironia dipende, in generale, da una differenza di livello di conoscenza. Cf.
BOOTH, Rhetorz'c, 175.
15
Cf. l'eccellente analisi di questo punto in STERNBERG, Poetics, 91-92.
16 Su questa ambivalenza, cf. STERNBERG, Poetics, 100.
'[;albero e la tenda 125
17 Sulla «parabola aperta», cf. R.M. EASTMAN, «The Open Parable: Demonstra-
tion and Definition», in College E'nglish 22(1960), 15-18; Boom, Rhetoric, 286-287.
l8 Queste brevi riflessioni propongono una lettura del testo nel suo stato at-
tuale. Io non nego in alcun modo il fatto che questo testo possa essere composito (cf.
lo studio di R. KILIAN, Die vorpriesterlichen Abrahamsìiberlieferungen literarkritisch
und traditionsgeschichtlich untersucht (BBB 24), Bonn 1966, 96-189; tavola sinottica,
167-169; e anche C. WESTERMANN, Genesis 12-36 (BK I,2), Neukirchen- Vluyn 1981,
331-332 che parla della combinazione dei due racconti. Il mio intento era semplice-
mente di mostrare che la redazione finale di questo testo composito può rivelare una
composizione coerente.
BREVE BIBLIOGRAFIA
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de l'Andalousie, in Le Monde de la Bible, ottobre-novembre
(2000), 19-24.
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2000. .
WEISS M., «Einiges i.iber die Bauformen des Erzahlens in der Bibel»,
in Vetus Testamentum 13(1963), 458-475.
Bibbia
ANTICO T ESTAMENTO
2 Cronache Ezechiele
3,1 70 (n. 19) 33,23 -29 51
1 Maccabei Giobbe
Isaia Siracide
25,4-6 16
33,14-17 32 44,1 23
41,8 81,88 44,19-21 23-26
63,11-16 50 44,20 14
Nuovo TESTAMENTO
Matteo
4,3 58
1-2 30 4,9 58
3,9 52 4,11 6
8,10-11 52
Calati
Luca
3,6 58
3,8 52 3,8 58
3,17 58
Giovanni 3,27-29 59
8,56 13 (n. 6), 55-57 Ebrei
8,58 54-57
9,29 55 7,1-17 53 -54
14,6 86 11,8-12 49
13,2 49
Romani
Giacomo
4,1-25 58-59
4,1 50 2,21-23 48
Indice dei testi biblici e dei testi antichi (scelti) 143
Letteratura ebraica
e testi rabbinici
Platone
Pedone Repubblica
Corano
Omero
Odissea
XIX 5
INDICE DEI NOMI
(università) 115
Nasridi 96-97 (n. 20)
Navas de
Tolosa 104 (n. 49)
Odyssea 5-6, 17-19
Omayyadi 96-97
Parabola
aperta 125
Prospettiva 120-121
Pumbedita 114
Qaraiti 114
Re cattolici 109
Reconquista 95, 111
Salamanca 108
Santiago de
Compostela 104, 110
Scrittore
sacerdotale (P) 1O (n. 3)
Showing 38 (n. 37), 123 (n.
10)
Sicilia 114-115
Sura 114
Telling 38 (n. 37), 123 (n.
10)
Terapeuti 42
Terra
promessa 11-12
Trento
(concilio) 109
Ulisse 5-6
Vulgata 109
INDICE
A guisa di epilogo
IL CAMMINO DELL'IMPOSSIBILE?.......................... » 83
APPENDICE
L'ALBERO E LA TENDA.
LA FUNZIONE DEL QUADRO IN GEN 18,1-15 ..... . » 117
E POlllOQIESE 11m1oouzD1E
AllA LE11llrA I& PBlr.tBm
OHI 19 LW1BINUA2fONE
DEI 1'111111 CllOllE Lm DEllA
BIBBIA (8oux'.HA 52002),
TRADOnO IN FRANCESE POllOCllESt.
SPIQIOlO ECOREANO.
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