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collana diretta da
Claudio Moreschini
In copertina:
Gregorio di N issa.
Tempera su tavola
di tiglio, gessata,
XIX sec., cm. 41 x 31
(collezione privata)
GREGORIO DI NrssA
M. D'ADRIA EDITORE
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Gregorius Nyssenus,
De tricltli inter mO/tem et restlrrectionem
Domini nostri Jestl Christi spatio
(GNO IX, pp. 277, 21-278,1)
AMDG
ISBN 9788870923018
servir à ['histoire ecclésiastique des six premiers siècles, IX, Venise 17321, pp. 561-616; Gré-
goire de Nysse, Traité de la Virginité, par M. Aubineau (SC 119), Paris 1966, pp. 29-82; G.
May, Gregor von Nyssa in del' Kirchenpolitik seiner Zeit,JOBG 15 (1966), pp. 105-132; Idem,
Die Chronologie des Lebens und del' Werke des Gregol' von Nyssa, in «Écriture et Culture Phi-
losophique dans la pensée de Grégoire de Nysse». Actes du Colloque de Chevetogne
(22-29 septembre 1969), édit. par M. Rari, Leiden 1971, pp. 51-62; H. Dorrie, Gregol'von
Nyssa, in RAC 12 (1983), pp. 863-895; P. Maraval, Biografia di Gregorio di Nissa, in
«Gregorio di Nissa, Dizionario» (= GN Diz) (edd. L. F. Mateo-Seco - G. Maspero), Roma
2007, pp. 117-129.
8 Introduzione Vita e opere di Gregorio di N issa . 9
Imerio e il cristiano Proeresio, gli fu maestro «per poco tempo»2 su tale Nel 370 (dopo la morte della madre Emmelia) Basilio fu eletto ve-
disciplina. Da questo molteplice percorso formativo Gregorio acquisì scovo di Cesarea, con il voto contrario di uno zio materno vescovo, pure
una buona preparazione letteraria, filosofica e retorica. di nome Gregorio. Tra quest'ultimo e Basilio il Nisseno tentò una con-
Egli intraprese poi vie e professioni diverse. Probabilmente nello ciliazione, mediante due lettere da lui falsamente attribuite allo stesso
stesso periodo in cui il fratello Basilio ricevette il battesimo (358), Gre- zio, con conseguente dura reazione del fratello maggiore che, scoperto
gorio fu promosso lettore nella Chiesa di Cesarea. Frattanto il fratello l'inganno, rimproverò il minore di «ingenuità e di semplicità», qualifican-
maggiore, conosciute con viaggi le istituzioni monastiche di Egitto, Siria, dolo anche come un «ÒtOKOvOç indegno di fiducia 4• Il termine ÒtOKOVOç
Mesopotamia, attratto dall'esempio dei famigliari (Macrinajunior, la ma- viene inteso abitualmente come «servitore», «ministro», ma non è da
dre e la servitù si erano ritirate in una loro proprietà ad Annisa nel Ponto escludere un suo significato specifico, il quale, quindi, rivelerebbe che
per condurvi vita «filosofica e immateriale») ed entusiasmato dall'attività Gregorio aveva già raggiunto il grado superiore di diacono nell'organizza-
monastica di Eustazio di Sebaste, capo riconosciuto del monachesimo zione ecclesiastica. Questo «incidente fraterno» non impedì successiva-
dell'Asia, si ritirò anche lui nella proprietà di Annisa per condurvi vita mente la stima e la collaborazione tra i due: Gregorio, infatti, su richiesta
ascetica, cercando di coinvolgervi anche l'amico Gregorio di Nazianzo e del suo «piissimo vescovo e padre»5 compose il trattato De virginitate,
il fratello Gregorio che, però, non lo seguirono in questa scelta di vita se che dai più si considera il primo scritto del Nisseno, da collocarsi, secon-
non per breve tempo. Tuttavia i contatti con tale ambiente certamente do l'ipotesi prevalente, nel 371.
non cessarono. È da supporre che le frequenti visite o anche dei soggiorni La seconda fase (372-381) della vita del Nisseno si può circoscrivere
abbiano consentito al fratello minore di conoscere aspetti della vita mo- tra la sua elezione a vescovo di Nissa e il Concilio di Costantinopoli I.
nastica (come risulta dalla sua prima opera Devirginitate) e di approfondire Infatti, nel 372, sui quarant'anni, Gregorio fu eletto vescovo della nuova
(in un luogo dove Basilio studiava la Bibbia per trarne le Regole Morali e sede episcopale della «cittadina» (noÀtxvll) Nissa, eretta ex novo da
compilava, negli anni 358-359, insieme a Gregorio di N azianzo 1'antologia Basilio (insieme a quella di Sasima a cui fu promosso Gregorio di Nazian-
origeniana Pilocalia) la conoscenza della Scrittura e degli scritti di Filone, zo), per non essere privato di suffraganei ortodossi e sicuri, in seguito
di Origene e di altri teologi di cui si avverte larga traccia nelle sue opere. alla avvenuta divisione amministrativa della Cappadocia nelle due pro-
Così la formazione di Gregorio fu completa sia in campo profano sia in vincie (Cappadocia I e II). Probabilmente fu una ordinazione irregolare,
quello teologico. perché decisa dal solo Basilio senza il concorso del popolo, come pre-
Nel 362 Basilio fu ordinato presbitero a Cesarea e Gregorio, secondo vedeva la norma. Il primo biennio dell'episcopato non fu né facile né
un amichevole rimprovero di Gregorio di Nazianz03, sembrò lasciare il troppo positivo e suscitò le lamentele di Basili0 6 • Gregorio con sinodi
lettorato per la professione di retore. Ma si potrebbe anche intendere la convocati in Ancira avrebbe cercato di accordarsi con i sostenitori di
frase del Nazianzeno nel senso che egli pospose (ma non dismise) la carica Marcello di Ancira sospetto di eresia e più volte deposto, e avrebbe osta-
di lettore a quella di retore: in realtà illettorato non era incompatibile con colato tra l'altro gli sforzi di conciliazione di Basilio con Eustazio di Se-
la professione di retore. Si sposò con Teosebeia da cui sembra aver avuto baste. Inoltre, a Nissa c'erano discordie (in campo dottrinale con gli aria-
il figlio Cinegio, il cui nome, peraltro, potrebbe essere quello di un figlio ni o nell'amministrazione episcopale, non è dato bene sapere) per cui
spirituale: anche su questo punto c'è incertezza tra gli studiosi. Basilio, metropolita, dovette inviarvi per ristabilire la concordia e l'ordine
4 Ep 58 (Saint Basile, Lettl'es, par Y Courtonne, Paris 1957, II, pp. 145-147).
2 Ep 13, 4 GNO VIII, 2, p. 45,26. 5 Vi'rg pro12 GNO VIII, 1, p. 249,4.
3 Ep 11, 4 (Grégoire de Nazianze, Lettl'es, par P. Gallay, Paris 1964, I, p. 17). 6 Ep 100 (Courtonne, II, p. 219).
10 Introduzione Vita e opere di Gregorio di N issa 11
Anfìlochio di Iconio, il quale riferì su di una situazione un po' migliorata, forse, anche da parte degli omei che l'avevano deposto nel 376. Chiamato
ma anche di un ricorso in atto presso la corte imperiale contro Gregorio a Ibora (villaggio vicino ad Annisa, sede delle comunità monastiche di
da parte di alcuni elementi (presumibilmente ariani), che, poi, prese for- Macrina e di Basilio), riuscì a fare eleggere il vescovo neoniceno Pan-
ma di un vero e proprio complotto. Negli anni 375-76 la situazione pre- sono ll. Richiesto di intervenire a Sebaste (metropoli della provincia del-
cipitò. Il vicario del Ponto Demostene nloariano riunì (375) un sinodo di l'Armenia I), per la nomina di un vescovo neoniceno (dopo la morte dei
vescovi omei ad Ancira per mettere sotto accusa Gregorio con l'imputa- due precedenti ariani), fu inaspettatamente eletto lui stesso vescovo da
zione di irregolare ordinazione e di cattiva amministrazione dei beni un partito a lui favorevole (già creato, forse, dallo stesso Basilio). Vi restò
ecclesiastici. Gregorio fu arrestato, ma riuscì a fuggire e a nascondersi in un trimestre, circa, con difficoltà varie, quali l'opposizione del partito
un luogo sicuro, indicato genericamente da Basili07 come sito «fuori avversario, la doppiezza degli abitanti, le accuse di eterodossia, il disagio
delle frontiere» (Sebaste? Armenia?). Nella primavera del 376 un sino do per il clima delluogo 12 • Dopo alcuni mesi fu sostituito da un nuovo ve-
di «galati e pontici» riunito a Nissa depose Gregorio che fu sostituito da scovo seguace di Eustazio di Sebaste.
un successore ariano. Demostene lo condannò all'esilio. Solo due anni Nel Concilio di Costantinopoli (maggio-luglio 381) i cappadoci
dopo, nel 378 Gregorio potè tornare a Nissa (in seguito alla decadenza Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa ebbero un ruolo importante
dei decreti o alla morte dell'imperatore Valente nloariano) accolto festo- nella dennizione della dottrina trinitaria. Il Nisseno in particolare vi
samente come lui stesso riferisce in una lettera8 • Dopo la morte di Basilio pronunciò il discorso De deitate adversus Evagrium, in cui sostenne la
(settembre 378 o 1 gennaio 379?) cercò di continuare l'opera del fratello divinità del Figlio e dello Spirito Santo. Forse contribuì direttamente
con scritti dottrinali, spirituali e con l'azione pastorale ed ecclesiastica. alla stesura dello stesso simbolo. Tenne, inoltre, l'elogio funebre del ve-
Partecipò al concilio di Antiochia del 379 che riunì i vescovi antiariani scovo Melezio morto durante la presidenza del Concilio. In seguito al-
esiliati da Valente, e che, tra l'altro, tentò un riavvicinamento tra i l'autorità acquisita con questi interventi un editto di Teodosio 13 nominò
veteroniceni e i neoniceni, per la quale opera sembra che fosse incaricato Gregorio (insieme a Elladio di Cesarea e a Otreio di Melitene) garante
lo stesso Gregori0 9 • Nella città strinse amicizie con monaci e incontrò il dell'ortodossia per la diocesi (civile) del Ponto, che ebbe anche l'incarico
famoso retore Libanio. Di ritorno, passò ad Annisa presso la sorella di ristabilire l'ordine in una Chiesa d'Arabia (verosimilmente di Bostra).
gravemente malata, di cui, dopo la morte seguita a breve distanza di tem- Questo periodo decennale, oltre che nella molteplice attività eccle-
po (19 luglio 379), celebrò il funerale, curandone la sepoltura nel marty- siastica, lo vide impegnato nella composizione di numerosi scritti di va-
rium dei XL martiri dove erano stati sepolti i genitori. rio argomento (dottrinale, esegetico, morale), di cui si dà un elenco se-
Nel restante anno 379 e nel seguente 380 incontrò altre difficoltà condo un probabile ordine cronologico ricostruito, talvolta, in modo
ed ebbe nuovi impegni ecclesiastici. A Nissa trovò opposizione dai vicini approssimativo e incerto (come si vedrà dalle doppie o triplici date pro-
galati per essere riuscito ad ottenere la riconciliazione - dietro mandato poste), dai più recenti studj14:
del concilio di Antiochia - dei marcelliani di Ancira lO; e fu ostacolato,
11 Ep 19, 12 GNO VIII, 2, p. 66,3-9.
7 Ep 231 (Courtonne, III, p. 37) [2 Ep 19,13-18 GNO VIII, 2, pp. 66,11-67,24.
8 Ep 6, 8-11 GNO VIII, 2, pp. 35,8-36,9. [J Cod Theod XVI, 1, 3, par Th. Mommsen - J. Rougé (SC 497), Paris 2005, pp. 116-
9 Macr 5,2 GNO VIII, 1, p. 386, 22-24; Ep 5,2, GNO VIII, 2), pp. 31-32; P. Mara- 117.
val, Grégoire de Nysse, Lettres, par P. Maraval (SC 363), Paris 1990, pp. 23-25; M. [4 J. Daniélou, La chronologie des sermons de Gl'égoire de Nysse, RevSR 4 (1955), pp.
Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma 1975, pp. 445-447. 346-372; Idem, La chronologie des oeuvres de Grégoire de Nysse, StPatr 7 (TU 92), pp. 346-
lO Ep 5,1-2 GNO VIII, 2, pp. 31,11-32,8. 372; P. Maraval, Cronologia delle opere, in GN Diz, pp. 180-190, che presenta una crono-
12 Introduzione Vita e opere di Gregorio di Nissa 13
Ad Eustathium de S. Trinitate (375-380); De beatitudinibus (376-379); a causa della sua ordinazione episcopale ricevuta dal vescovo omeo Aca-
Adversus eos qui castigationes aegreferunt(ante 376 o 382);In Ecclesia- cio di Cesarea, o perché la sua dottrina era ritenuta poco ortodossa. Ma
sten homiliae (378-379); Contra tlsurarios oratio (379); In inscriptiones ne ripartì rattristato, poiché il suo intervento non ottenne successo e lui
Psalmorum; e In sextum Psalmum» (376-381); De oratione dominica si meritò per di più le accuse di apollinarista in cristologia, forse perché
(374-76; o 376-378; o post 381); De hominis opi/icio (378-379); De
in questa dottrina egli seguiva la linea del À6yoç/av8pc.moç e non del
mortuis (ante 379; o 380); Apologia in Hexaemeron (378; o 378-381);
À6yoç/CJ6p~ dei veteroniceni, compromettendo, secondo gli avversari
In XL Martyres II (379); De vita Gregorii Thaumaturgi (379-380); De
di/lerentia ousiae et hypostaseos (epistola 38 di Basilio a cui fu un l'immutabilità del Verbo 16 • Ai presbiteri di Nicomedia in Bitinia (facent~
tempo attribuita; anni 379-380); In sanctum Pascha (379; o 382); De parte della diocesi civile del Ponto) inviò una lettera per la nomina di un
anima et resurrectione (380; o 386); Contra Eunomium I e II (380); In ~uovo vescovo, dopo la morte del titolare Patrizio. Tracciando la figura
Basilium fratrem (gennaio 381); Adversus Macedonianos, de Spiritu ldeale del pastore 17, cercava di sconsigliare, implicitamente, un preten-
Sancto (380; o 381); Ad Ablabium, Quod non sint tres dei (ante 381; o dente poco conforme al modello da lui indicato, cioè un certo Geronzio
post 381; o 386-394); AdSimplicium, Defide(381); In Meletium (381); già allontanato, mentre era diacono, da Ambrogio di Milano e che i~
Ad Graecos, Ex communibus notionibus» (ante 381; o post 381); De Oriente aveva riscosso favori anche per la sua arte medica e che fu eletto
sancto Theodoro (381); Adversus eos qui baptismum di/lerunt (381); nonostante le controindicazioni del Nisseno, vescovo di Nicomedia d;
Gratio catechetica (381; o post 381; o 386-387); Contra Eunomium III
Elladio di Cesarea, metropolita del Nisseno. I rapporti di Gregorio con
(381-383); Contra fatum (379-384; o 381-383; o 386-387); De
quest'ultimo vescovo, suo diretto superiore, non furono molto cortesi: in
Pythonissa (post 380).
una lettera egli racconta di un incontro umiliante avuto con lui e di mol-
teplici offese da lui ricevute 18• Numerosi in quest'ultimo periodo furono
La terza fase della sua vita (382-395) fu contrassegnata ancora da
i suoi viaggi a Costantinopoli. Se è incerta la sua partecipazione al con-
viaggi e da incarichi ufficiali fuori della sua sede di Nissa. Innanzitutto
cilio del 382 (che radunò la maggior parte dei partecipanti a quello del
intraprese il viaggio in Arabia (Bostra) su commissione del Concilio di
381), è sicuro che egli prese parte al concilio del 383 (<<colloquio religio-
Costantinopoli del 381, missione intrapresa o per motivi di ordine disci-
so»), pronunciandovi il discorso De deitate Filii et Spiritus Sancti. Nel 385
plinare (contenzioso tra due aspiranti vescovi) o dottrinale. Di seguito
nella città imperiale tenne le due orazioni funebri per la morte della
passò a Gerusalemme «su invito dei santi capi delle chiese», perché la
principessa Pulcheria, figlia di Teodosio, e di Flacilla, sposa dello stesso
confusione che vi regnava esigeva l'opera di un mediatore 15 • Poiché si
imperatore. In un'altra visita incontrò un filosofo, con cui discusse sul
parla di richiesta dei «capi» e non del «capo» (il vescovo Cirillo), si può
destino, e la diaconessa Olimpiade, sorella di Anfilochio d'Iconio cui
supporre che proprio questi era motivo di confusione e di sospetto, forse
indirizzò le omelie sul Cantico dei Cantici. Nel 394 partecipò, sem;re a
Costantinopoli, a un sinodo che affrontò, tra l'altro, la situazione non
logia critica. Gli scritti di Gregorio sono qui citati secondo l'edizione Gregorii Nysseni
pacificata di Bostra a causa dei vescovi pretendenti a quella sede. Dopo
Opera, auxilio aliorum virorum doctorum edenda curaverunt W. Jaegert; H. Langerbeckt; H.
Dorriet, volI. I-X, 2, Leiden 1960-1996. In particolare per le omelie pasquali cfr. E. questo viaggio non si hanno più notizie di lui: si ritiene come probabile
Gebhardt, val. IX, pp. 243-311; 321-327 (inAscensionem); D. Teske, val. X, 2, pp. 271-292 data della sua morte l'anno 395.
(In sanctam Pentecosten). Per le abbreviazioni dei titoli latini delle opere cfr. F. Mann (ed.),
Lexicon Gregorial1um. Worterbuch ZU den Schri/tel1 Gregors VOI1 Nyssa, I-VI (a-o) Leiden
1999-2007. 16 Ep 3, 8-25 GNO VIII, 2, pp. 22,1-27,11.
15 Ep 2,12 GNO VIII, 2, p. 17,2-10; cfr. E. Pietl'ella, I pellegril1aggi ai luoghisal1ti e 17 Ep 17, 1-29 GNO VIII, 2, pp. 51,1-58,4.
il culto dei martiri il1 Gregorio di Nissa, Aug 21,1 (1981), pp. 135-145; 149-151. 18 Ep 1 GNO VIII, 2, pp. 3,1-12,23.
Vita e opere di Gregorio di Nissa 15
Introduzione
14
scopali è da ricordare la catechesi mistagogica contenuta nella prima
Accanto a questa molteplice attività ad extra della sua sede vescovile, parte dell'omelia sull'Ascensione. Si può anche legittimamente supporre
non fu meno intensa la sua opera pastorale nella comunità di Nissa, co- che le omelie De beatitudinibus e la De oratione dominica fossero state pre-
me dimostra anche la numerosa produzione letteraria del Nisseno, la dicate nell'ambito della preparazione al battesim020 . Da segnalare, inol-
quale se in parte riguarda la Chiesa in generale (soprattutto anc~ra in tre, l' Epistula canonica ad Letoium sulla dottrina e la prassi della penitenza,
campo teologico e nella dottrina spirituale), pre:ale?t~m~nte essa e frut- dove egli seppe coniugare severità, precisione nei principi teorici, e com-
to del suo impegno liturgico e catechetico per 1 Ctls:iam .della. sua sede prensione e indulgenza nei riguardi del peccatore 21 . Sempre per quanto
vescovile. Un elenco cronologico verosimile ce ne da testimomanza: riguarda il culto si prodigò, teoricamente e materialmente, nel far costrui-
re un martyrium a Nissa 22 . La sua predicazione affrontò anche argomenti
Epistula canonica ad Letoium (381; o 383); Vita Macrinae (381-383); di ordine morale e sociale strettamente collegati con le situazioni della
De beneficentia (de pauperibus amandis I) (382); In illud :Quatenu~ uni sua comunità e ciò dimostra la sua attenta e sollecita preoccupazione,
ex his fecistis'= de pauperibus amandis II) (382-384); In dtem Lummum propria di un pastore d'anime. Si ricordano a questo proposito i due ser-
=In baptismum Christi (6 gennaio 383); De tridui spatio e In sanctum.
moni De beneficentia (De pauperibus amandis I) e In Illud 'Quatenus uni ex
salutare Pascha (382; o 386-394); De deitate Filii et Spirittls Sanctt
(383); Refutatio Confessionis Eunomii (383); In X~ Martyres la e Ib his fecistis' (De pauperibus amandis II); inoltre, quelli Contra usurarios; Contra
(383); In illud 'Ttmc et ipse filitls'(383); In Pulcherta~ (385); In Fla- fornicarios; Adversus eos qui castigationes aegre/erunt; ed, infine, la dura con-
cillam (386); In diem natalem (386); Ad Theophtlum (post 385); danna della schiavitù contenuta In Ecclesiasten, homo IV2\ sulla cui proble-
Antirrheticus adversus Apolinarium (382-383; o 387); In sanctum matica si ha un'allusione anche nell'omelia sulla santa Pasqua (c. 5).
Stephantlm I e II (386); De infantibus praemature abrep:is (post 386); Alcune lettere lo mostrano attento e vicino a persone interessate a
De Spirittl Sancto, sive in In Pentecosten (388); In Asce:1Stonem (:88; o problemi di ordine religioso e ascetico (per le comunità monastiche pre-
39l); De vita Moysis (390-392; o metà 380); In canttc~m cantt~o~um senti nella sua città scrisse opere ascetiche e svolse attività di guida), ma
(390-394); De Instituto Christiano (post 390); De professIOne Chnsttana anche angustiate da difficoltà gravi, comprese quelle di ordine materiale 24 .
(ultimi anni); De pel/ectione (ultimi anni; May: 370-378). In definitiva, si deve riconoscere che il Nisseno realizzò la figura «ideale»
del vescovo da lui tratteggiata nei tre discorsi di lode In Basilium fratrem,
Gregorio di Nissa fu ed è considerato filosofo, teologo, mist~co, in- In Meletium episcopum, in De vita Gregorii T haumaturgi e nella lettera 17
cline per natura più alla riflessione che all'azione, come anche ~e ~:cende indirizzata al clero di Nicomedia per la scelta del nuovo vescovo, dove
della sua vita su esposte dimostrano chiaramente. Ma la sua att:vita,. oltr~
che di teologo e di maestro di spirito, anche di vescovo della ~itta.dma ~i der Kirchenvater, B. VIII), Frankfurt am Main, pp. 88-122. Sul culto dei martiri cfr. E.
Nissa fu diligente e molteplice pure nel campo della. p:e~ic~zione li- Pietrella, I pellegrinaggi ai Luoghi Santi e il culto dei martiri, pp. 145-149. Cfr: J. Daniélou,
turgica - compito fondamentale di un pastore - a cui s~ rifetls~~no le Le IV'''''siécle. Grègoirede Nysseetson miliell, II (Notes prises au cours par les élèves), Paris
omelie qui presentate. Esse si rivelano ricche di contenuti teologici,. mo- 1965, pp. 135-139.
20 P. Maraval, Grégoire de Nysse évèque et pastellr, in «Vescovi e Pastori iII Epoca Teodo-
rali, biblici e di dottrina sacramentaria, come anche le altre tre dedicate. sia/la». XXV Incontro di studiosi dell'antichità cristiana (Roma 8-11 maggio 1996), voI II,
al tempo di natale (In diem natalem, In diem luminum, Adversus eos qUI Roma 1997, p. 387.
baptismum differunt). Le omelie sui martiri (le due su S. Stefano, su S. Teo- 21 PG 45, 221A-236C. Cfr. J. Daniélou, Le IV''''' siècle, II, Paris 1965, pp. 135-139.
doro e sui Quaranta martiri) testimoniano il suo impegno nel promuover~ 22 Ep 25 GNO VIII, 2, pp. 79,8-83,14.
19 J. Rexer, Die Festtheologie Gregor von Nyssa (<<Patrologia», Beitrage zum Studium
16 Introduzione Numero delle omelie 17
mediante confronti con personaggi biblici, per lo più con riferimenti a Le omelie sulla pasqua nella Chiesa greca datano (almeno tra quelle
Mosé, lo qualifica fondamentalmente come «maestro e guida»25. Gregorio, che ci sono pervenute) dalla seconda metà del II secolo, a cominciare
annota giustamente Maraval, alla cui ricostruzione ci siamo attenuti so- dalla più antica a noi conservata di Melitone di Sardi (160-170 d.C.).
prattutto per questa sintesi finale, fu un vescovo dell'epoca teodosiana, Drobner, fino a quelle del Nisseno, ne ha individuate e descritte sinteti-
di buona formazione profana e sacra, autorevole e stimato. Un pastore camente venti sei, comprese anche quelle tenute nella settimana santa e
che mise a profitto i suoi talenti a favore della sua comunità, che guidò nella settimana di pasqua 29 . L'omelia pasquale, nella sua forma più antica
adempiendo tutti i doveri prescritti, nella predicazione, nella catechesi, (secc. II -III) si qualificava per due caratteristiche essenziali. Si differenziava
nella liturgia, nell'assistenza materiale e morale. Ma fu anche un vescovo da altre forme di predicazione (missionaria, o di prima evangelizzazione
che svolse un ruolo di grande rilievo nel campo della dottrina, nell'organiz- rivolta ai pagani; catechesi prebattesimale dei catecumeni; omelia stretta-
zazione ecclesiastica del suo tempo, per la sua scienza teologica e spirituale mente esegetica indicata per lo più con il termine tractatus, volta soprat-
26 tutto all'insegnamento). Inoltre essa era il discorso tenuto dal vescovo
e per i suoi interventi, purtroppo non sempre tutti coronati da success0 .
nella celebrazione liturgica della notte o del giorno di pasqua che spie-
gava tipologicamente il testo biblico di Esodo 12 relativo alla pasqua
Le omelie del tempo pasquale ebraica come «figura» della pasqua cristiana che compie e attualizza la
redenzione operata da Cristo. Ovviamente essa includeva elementi scrit-
Numero turistici connessi con il mistero pasquale e con i riti dell'iniziazione cri-
stiana. Ma la natura specifica di essa consisteva nel far parte integrante
Le omelie per il tempo pasquale attribuite dalla critica a Gregorio della liturgia, anzi essa stessa era azione liturgica. Presentava anche una
di Nissa sono cinque. Tre sulla festa di pasqua, e cioè sulla santa Pasqua, certa analogia con la catechesi mistagogica post-battesimale, ma se ne
sul Triduo tra la morte e la risurrezione di Cristo, sulla Pasqua santa e salvatrice. allontanava in quanto, a differenza di questa, non spiegava minutamente
Le altre due sono rispettivamente sull'Ascensione e sulla santa Pentecoste. i vari riti; e, infine, non era riservata ai soli neofiti, ma a tuttpo. Nel IV
L'omelia pasquale, In luctferam sanctam Domini resurrectionem, riportata secolo, in seguito allo sviluppo del calendario liturgico e al dibattito teo-
dal Migne e pubblicata anche nell'edizione critica leidense 27, è giudicata logico trinitario e cristologico, essa mutò nella forma e nel contenut0 31 •
dalla quasi totalità degli studiosi non autentica. E un' altra omelia pa- Bardenhewer la definisce thematische Rede3 2 •
squale, un tempo considerata del Nisseno, è stata attribuita a Severo Le omelie pasquali di Gregorio di Nissa sono giunte a noi con il
d'Antiochia 28 . titolo di Àoyol, corrispondenti nella lingua latina a orationes: così si tro-
29 Meliton de Sardes, SUI' la Paque, par O. PerIer (SC 123), Paris 1966; H. Drobner,
25 J. Daniélou, L'éveque d'après une [ettre de Grégoire de Nysse, ED 20 (1967), pp. 85- Gregor von Nyssa, Die drei Tage zwischen Tod tll1dAlIjersteht/J1g lInseres Rerm Jesus Christus,
97; M. Rari, Morse figure de leveque dans teloge de Basile de Grégoire de Nysse (381), in «The Leiden 1982, pp. 179-189.
biographical works oE Gregory oE Nyssa». Proceedings oE the Fifth International Co11o- 30 S. Czerwik, Romilia paschalis apud patres usque ad saemlum quintum, Romae 1961,
quium on Gregory oE Nyssa (Mainz, 6-10, September 1982), (<<Patristic Monograph Se- pp. 71-73; G. Visonà, Omelie pasquali patristiche, in «Dizionario di Omiletica» (a c. di M.
ries», No. 12 ), edito by A. Spira, Cambridge (USA) 1984, pp. 71-119. Sodi - A. M. Triacca), Leumann (Torino) 1998, pp. 1023-1030.
26 Maraval, Grégoire de Nysse éveque, p. 393. 31 Czerwik, Romilia paschalis, pp. 71-73; Visonà, Omelie pasquali, pp. 1029-1030; A.
27 PG 46,684-689; GNO IX, pp. 315-319. Olivar, La predicacion cristiana antigua, Barcelona 1991, p. 490.
28 M. M. Geerard, Clavis Patrum Gmecorum (= CPG) II (1974), nn. 3174-3178; n. 32 O. Bardenhewer, Geschichte del' altkirchlichel1 Litemtllr, III, Freiburg 1923, p. 22.
3191 (De Spiritu Sancto, sive in Pentecosten); PG 46, n. 25, pp. 5-6, Chevetogne 1959. Ulteriori spiegazioni inJ. Leclercq, Le sermO/1 acte liturgique, MD 8 (1946), pp. 27-37.
18 Introduzione
Numero delle omelie 19
vano indicate nell'edizione del Migne, mentre l'edizione critica leidense un'omelia), o di qualsiasi Scrittura in una celebrazione liturgica»36. Pur
dà ai due volumi che le contengono il titolo di sermones33 • Il Lexicon Gre-
usandosi omelia abitualmente lato sensu, si deve tener presente la diffe-
gorianum nei due casi in cui ricorre il termine Àoyoç nel titolo, lo traduce renza che intercorrre, nel contenuto e nella forma, tra la prima (secc. II-
con Rede34• Non è certamente quello linguistico-etimologico l'ultimo cri-
III) e la seconda fase (secc. IV-V), di questa produzione legata sempre e
terio per definire con precisione questa particolare produzione oratoria. imprescindibilmente alla liturgia pasquale.
I vari termini sono usati confusamente o indifferentemente per indicare Ricerche recenti sulla struttura e sull'aspetto retorico e stilistico
gli stessi testi. Si può dire che stricto senstl l'omelia pasquale era l'omelia
delle omelie pasquali di Gregorio di Nissa 37 hanno portato, da una parte,
dei primi tre secoli caratterizzata da alcune particolarità specifiche sopra
a evidenziare la ripresa dell'arte retorica nel quarto secolo anche in cam-
richiamate. Per estensione e per confusione si è continuato (e si continua) po cristiano, soprattutto, a motivo delle dispute dottrinali; e dall'altra a
a chiamare «omelia» un simile ma, in parte diverso, scritto oratorio sa- definire meglio la sua natura e la sua utilizzazione anche nella predicazione
cr035 . Nella lingua italiana «con la riforma liturgica del Concilio Vaticano liturgica. Le esigenze della catechesi per l'accresciuto numero dei fedeli
II è stato ripreso l'uso comune e indifferenziato di omelia e «ora è sempre e le conseguenze dello sviluppo dell'anno liturgico mutarono e condizio-
più diffuso nel senso di spiegazione del vangelo nella messa (tenere, fare narono profondamente in questo periodo la predicazione liturgica. Que-
33 PG 46, 599-600: ÀOyOl/oratiol1es; GNO IX e X, 2: serl17Ol1es. Nel testo greco
sta, come genere letterario, non ebbe un immediato e preciso modello
curato da Gebhardt (GNO IX, pp. 243-327) e da Teske (GNO X, 2, pp. 285-292) il preesistente, ma fu il prodotto di un amalgama che accolse elementi di
termine greco Àoyoç nel titolo figura una volta per la sal1ta Pasqua (ivi, p. 245), mentre è contenuto e di forma di varia provenienza. Essa ebbe origine e crebbe da
respinto dalle altre tre omelie, sebbene ricorra anche in alcuni codici (pp. 273. 311. 323, una tradizione diffusa e attiva della primitiva predicazione cristiana; mu-
apparatus); e sulla santa Pentecoste (X, 2, p. 285).
34 F. Mann (Lexicon Gregorianum. Worterbuch zu den Schriftel1 Gregors VOI1 Nyssa,
tuò e sviluppò forme dell'ambiente giudaico-cristiano, della diatriba filo-
Leiden 1999-2007 (a-o), VI, S.V., p. 142 D 7 e, E) nei due casi traduce con Redel1. La tradu- sofica, dei misteri pagani, come inni e discorsi di lode in onore delle di-
zione di Àoyoç - relativamente a queste omelie- negli studi che vengono citati in questa vinità, che hanno avuto lontani precedenti già in Platone, ripresi e teo-
pubblicazione - è varia. Tra gli studiosi francesi: Le Tillemont (Mémoires... , ~p. 612-613) rizzati nel II-III sec. d. C. soprattutto dai retori Aristide e Menandro38 .
oscilla tra oraison e sermol1; altri traducono homélie (Chr. Bouchet - M. Canevet - A. G. Questo genere di predicazione in campo cristiano contiene elementi bi-
Hamman, Le Christ Pascal [«Les Pères dans la Foi» n. 55, N.S.], Paris 1994, pp. 21; 44; 72;
101); sel'I17OI1 (A. Puech, Histoire de la littérature grecque, voI. 3, Paris 1928-30, p. 433; M. blici, liturgici, profetici e anche parenetico-morali, non facilmente sepa-
Harl, in «Easter Sermons», p. 81). Nella lingua inglese: R. L. Wilken intende easter homilies rabili gli uni dagli altri, che non permettono di accogliere troppo libe-
(in «Écriture et culture philosophique», Leiden 1971, p. 127). Gli «Atti del IV Colloquio ramente metodi e forme di provenienza pagana. Perciò non sempre è
Internazionale sulle omelie pasquali di Gregorio di Nissa», Cambridge, England 1978, agevole far coincidere le varie parti della struttura del testo agli schemi
portano il titolo di Baster Sel'l17ons (ma S. G. Hall traduce Àoyoç con discou/'Se, ivi, p. 5).
L'area tedesca (Spira, Drobner, Klock, Rexer, autori citati spesso in questa pubblicazione)
36 D. Pieraccioni, apud M. Cortelazzo - P. Zolli, Omelia, in Diziol1ario etimologico
preferisce Ostelpredigten. Pure i patrologi alii alia sentiul1t. Reden (Bardenhewer, Geschich-
della lil1gua italiana, Bologna 1983, IV, p. 830; cfr. S. Battaglia, Omelia, in Gral1de Dizionario
te, p. 205; J. Fisch, Gregor's VOI1 Nyssa, Ausgewiilte Sclmften, (<<Bibliothek del' Kirchenvater» della lingua italiana, XI, Torino 1981, pp. 925-926.
70 Zw. B.), Kempten 1880, pp. 297; 344; 380); oraziol1i omiletiche (B. Altaner, Patl'Ologia, ed.
37 A. Spira, Volkstiùnlichkeit und KUl1st il1 del' griechischen Viitelpredigt des 4. Jahrhul1-
it., Casale Monferrato 19771, p. 314); sermoni (J. Quasten, Patrologia II, ed. it., Casale Mon-
derts, JOB 35 (1985), pp. 55-73; Idem, The impact ofChristial1ity 011 Rhetoric, StPatr 18,2
ferrato 1980, pp. 280-281); discorsi liturgici (M. Simonetti - E. Prinzivalli, Storia della lette-
(1989), pp. 137-153; C. Klock, Ul1terstlchul1gell ZU Stil und Rbytmus bei Gregor VOli Nyssa,
ratura cristiana antica, Casale Monferrato 1999, p. 306); prediche pasquali (F. Dunzl, Gre-
Frankfurt am Main 1987; Rexer, Die Festtbeologie, pp. 131-192; Scot Douglass, Retorica, in
gorio di Nissa, in «Dizionario di Letteratura Cristiana Antica», ed. it. a c. di C. Noce, Roma GN Diz, pp. 491-492.
2006, p. 475).
38 C. Klock, Gregors Ostelpredigtel1 il1 ihrer literarhistorischell Tradition, in «Easter Ser-
35 Cfr. Olivar, La predicaciol1, pp. 487-492; 510-511.
mons», pp. 320-325.
Data di composizione 21
20 Introduzione
Data di composizione
e alle norme della retorica classica ed ellenistica relative alle partitiones
interne. E questo si avverte soprattutto nella definizione dei limiti del
In mancanza di dati esterni, gli studiosi nella datazione di questi
prologo e dell'epilogo su cui gli studiosi, riguardo soprattutto ai primi
discorsi liturgici (come in genere anche per altri scritti gregoriani) si
due discorsi pasquali più ampi del Nisseno, discordan0 39 •
affidano a dati interni e formulano indicazioni probabili e verosimili,
Le omelie pasquali del Nisseno qui presentate sotto l'aspetto reto-
senza poterne assicurare una certezza assoluta. In genere si tiene conto
rico sono riconducibili al genus demomtrativum la cui struttura, secondo
dell'identità di temi trattati in queste predicazioni con simili argomenti
l'arte retorica, comprende il prologo ( che nel caso nostro è per lo più
affrontati in scritti di cui si ritiene di avere dei riferimenti cronologici
cherigmatico-liturgico-biblico), il C01pUS (che è la parte centrale, in genere
più sicuri. Nel nostro caso per il discorso sulla santa Pasqua si tiene conto
di contenuto dottrinale: risurrezione dei morti; il triduum mortis, pasqua
degli scritti di argomento antropologico ed escatologico; p~r il discorso
cristiana e significato della croce; l'ascensione di Cristo; l'effusione e la
sul Triduo dei trattati teologici antiariani e antiapollinaristi. E un criterio
divinità dello Spirito Santo) ed epilogo (che riassume quanto è stato
da seguire con po' di cautela, come avverte Canévet42, perché oltre l'ana-
esposto ed esorta alla lode, alla gioia spirituale e a vivere secondo il
logia con temi trattati in altre opere, c'è da tenere presente anche il ge-
mistero celebrato). Quanto allo stile, si segnalano vari Tonol raccomandati
nere degli scritti: altro è il trattato teologico, altro è il dialogo filosofico e
dall'arte retorica (captatio benevolentiae, con/essio humilitatis), ma anche
altro è un sermone liturgico. Le forme letterarie degli scritti, le occasioni
ripresi dalla bibbia: KOTel~a(J'tç, Ènelv080ç, q>tÀ.av8pc.mia descensus ad
e le circostanze possono far variare il modo di affrontare gli argomenti e
in/eros ecc.); TpOTTOt dell' ornatus, dell'elocutio; vari TunOl (metafora, alle-
cambiare anche la datazione. Maraval43 osserva giustamente che, oltre ad
goria, similitudine) che verranno segnalati nelle note del commen:040.
un alto grado d'incertezza riguardo a molti scritti gregoriani, per cui pro-
Infine, questa predicazione liturgica sul tempo pasquale del Nlsseno
babilmente non si arriverà mai ad una cronologia assoluta (e per certe
è costituita da discorsi fondamentalmente dottrinali, essendo prevalente
opere neppure relativa), è poco verosimile l'accumulazione di scritti per
in essi il contenuto teologico. Quindi lo scopo di essa non è tanto il de-
certi anni (ad es. dal 378 al 383) che hanno impegnato il Nisseno in viag-
lectare ma soprattutto il docere. Però una sapiente applicazione del me-
gi e nella partecipazione a vari concili. «Ci si può domandare - conclude
todo pedagogico fa utilizzare al Nisseno tutti gli accorgimenti per coin-
lo studioso francese - se in nome degli argomenti trattati o delle somi-
volgere gli ascoltatori, richiamandoli, ad esempio, alle letture effet:uate
glianze di contenuto e di stile - non si attribuiscano troppi scritti a certi
e rivolgendosi direttamente a loro per suscitare interesse e attenzlOne.
periodi della sua vita».
Anche l'impiego delle norme retoriche e stilistiche rendono, in genere,
I tentativi e le ipotesi avanzate da alcuni critici collocano general-
chiara e viva l'esposizione 41 •
mente il discorso sulla santa Pasqua tra il 379 e il 382 in connessione con
temi simili (antropologici ed escatologici) trattati in altre opere. Mentre
quello sulTriduo sarebbe da datarsi nell'ultima fase della attività dottrinale
e pastorale del Nissen0 44 •
An l'es Autunno post 380 383-385 380 In queste omelie del tempo pasquale sono presenti, in misura mag-
380 giore o minore, molti degli argomenti teologici trattati dal Nisseno in
scritti specifici, qui inseriti in una celebrazione liturgica, dove peraltro
Drcat 385-386 post 381 386-387
non sono assenti finalità apologetiche e toni polemici, soprattutto in
relazione alla divinità del Figlio (contro pagani ed ariani), alla sua com-
pleta umanità costituita di anima e di corpo (contro ariani e apollinaristi),
Daniélou Lebourlier Drobner Maraval alla risurrezione dei morti, all'incarnazione e all'ascensione di Cristo; al-
la divinità dello Spirito Santo contro i pneumatomachi. Queste omelie,
SulT/'Iduo Pasqua 382 Pasqua 282 386-390 post 385 inoltre, testimoniano l'avvenuta formazione del tempo liturgico pasquale
(fine 382) (390?) (a cui si riferiscono le tre omelie pasquali e quelle sull'Ascensione e sulla
Pentecoste). L'omelia sul Tnduo, che contiene più numerosi riferimenti
Epistt/la III fine 381 381 liturgici, «concentra» in se stessa, spiegandoli e commentandoli, eventi
legati al giovedì santo (istituzione dell'Eucaristia), al venerdì santo (la
Antil'rh 381-382 Inverno 387 post 385
crocifissione, la sepoltura), al sabato santo (descensus ad in/eros), alcuni dei
Inverno 382-383 (387)
382-383 quali da altri autori (Anfilochio di !conio, Giovanni Crisostomo) furono
trattati separatamente per l'avvenuta «storicizzazione» nella celebrazione
RefEun post 383 post 383 di questi eventi sacri.
Sintetizzando i contenuti delle omelie qui pubblicate, c'è da rilevare
c. Et/n III 381-382 381-383 383 che nell'omelia sulla santa Pasqua, dopo l'annuncio e l'esposizione biblica
della risurrezione di Cristo con le necessarie conseguenze morali nella
Ad Theoph 385 vita dei fedeli, la parte principale è dedicata alla risurrezione dei morti e
quindi in essa prevalgono temi escatologici e antropologici. L'aspetto
cherigmatico della festa di pasqua (la risurrezione di Cristo e i suoi effetti
salutari sull'intera umanità) e i riferimenti liturgici (le letture bibliche; i
sacramenti pasquali dei neofiti, la stessa parenesi sull'etica pasquale)
risultano più vicine per argomenti analoghi) e di nomi dei critici che hanno affrontato sono limitati: tutto questo occupa circa sei pagine dell'edizione critica
esplicitamente il problema della datazione. del Gebhardt, rispetto alle quindici pagine dedicate alla risurrezione dei
24 Introduzione Dottrina trinitaria 25
morti 45 • Giustamente è stato affermato che in questa omelia si affronta Dottrina trinitaria
un argomento filosofico: l'oratore ha in mente questo tema e questa strut-
tura, ma egli sta tenendo un sermone e non scrive un trattat0 46 • Le omelie sulla santa Pasqua e sul Triduo terminano con la dossologia
Nell'omelia sul Triduo, molto più ampia 47, sono presenti molteplici trinitaria, mentre in quelle sulla Pasqua santa e salvatrice, sull'Ascensione e
temi teologici: la risurrezione di Cristo «prefigurata» nell'A.T., avvenuta sulla santa Pentecoste la dossologia è riservata solo al Figlio. Altri riferimenti
nel tempo e attualizzata nella liturgia pasquale; la divinità di Cristo, la alla Trinità nel suo complesso non ci sono nelle omelie qui presentate,
sua completa umanità, il suo descensus ad in/eros; contenuti soteriologici; mentre essi sono vari relativamente alle Persone divine singolarmente
aspetti liturgici, esegesi biblica tipologica e spirituale, il mysterium crucis considerate.
e la conseguente morale pasquale esposta soprattutto nella seconda par- Del Padre nella santa Pasqua si sottolinea soprattutto l'opera di crea-
te (pasqua giudaica e pasqua cristiana, cc. 22-25 e nell'epilogo, cc. 33-34). tore, con i termini tipici degli apologisti: «demiurgo» (cc. 8. 9; cfr. epilogo
Alcuni di questi argomenti (trinitario, cristologico) erano oggetto vivo di c. 26); «artefice» (cc. 9; 11), «creatore» (c. 12); egli è dotato di «potenza»,
disputa e di ricerca (ç~nllla). di «sapienza» (c. 11), di «grandezza onnipotente» (c. 9); è «onnipotente»
Il breve sermone conclusivo sulla Pasqua santa esalvatrice, pronunciato (c. 11); «l'intera creazione molteplice e varia [... ] grida più chiaramente di
al termine della celebrazione dell'intera veglia pasquale (a cui si riferisce ogni araldo che l'autore di tutte le cose visibili è il grande e sapiente
l'omelia sul Triduo e alla quale seguì l'eucaristia nella mattina di pasqua) artefice» (c. 11). La sua «filantropia» e onnipotenza compiranno la risur-
riassume l'esperienza liturgica vissuta, richiama sinteticamente i beni rezione come all'inizio portarono all'esistenza tutta la creazione: «Mede-
spirituali della risurrezione di Cristo e invita con la citazione di salmi simo è l'artefice e della prima creazione e della seconda riorganizzazione.
alla gioia pasquale. Le due omelie sull'Ascensione e sulla santa Pentecoste Egli sa come mettere insieme di nuovo secondo la prima costituzione la
sono dedicate rispettivamente ad una catechesi mistagogica battesimale, propria opera che subì la corruzione. Se è necessaria la sapienza, presso
all'incarnazione e all' ascensione di Cristo, la prima; alla discesa dello di lui è la fonte della sapienza; se occorre la potenza, egli non abbisogna
Spirito Santo e alla difesa della sua divinità la seconda48 • di collaboratori né di aiutanti. Questi è colui che secondo la parola del
più sapiente dei profeti misurò l'acqua con la mano, il cielo grande e im-
menso con un palmo» (c. 11). Anche nell' omelia sul Triduo, del Padre
nell'opera della creazione si affermano la potenza e la sapienza divine (c.
14). La descrizione della sua onnipotenza occupa tutta la seconda parte
dell'omelia sulla santa Pasqua: essa risulta operante efficacemente nei fatti
del passato (creazione; risurrezioni di morti operate da Cristo) e nei feno-
meni straordinari umani e naturali attuali (cc. 13-20; epilogo, cc. 25-26):
45 GNO IX, pp. 247,26-253,18: cc. 3-7 della nostra traduzione (parte kelygmatica e
liturgica); ivi, pp. 253,19-268,21: cc. 8-24 della nostra traduzione (risurrezione dei morti).
ciò è prova e premessa della realizzazione della futura risurrezione.
46 Cfr. R.L. Wilken, Liturgy, bib/e and tbeology in tbe easter bomilies ojGregOly ojNyssa, Dio è all'origine anche del piano di salvezza dell'uomo caduto in
in «Écriture et culture philosophique», p. 132; J. C. M. Van Winden, In dejence oj tbe peccato: «La sorgente della bontà, traboccando di sovrabbondante
Resurrection (In Sanctum Pascba p. 253.19-270.7), in «Easter Sermons», p. 103. amore per l'umanità e piegandosi sull'opera delle sue mani che ornò di
47 GNO IX, pp. 273,1-306,10 (= cc. 1-36 della nostra traduzione).
sapienza e di scienza, volle rinnovarci secondo la prima condizione»
48 GNO IX, pp. 309,1-311,20 = cc. 1-4 della nostra traduzione (sulla Pasqua santa e
salvatrice); ivi, pp. 323,1-327,12 = cc. 2-4 della nostra traduzione (sull'Ascensione di Cristo); (sulla santa Pasqua, c. 8). La fase preparatoria di questa oixovoflia è stata
GNO X, 2, pp. 287,1-292,11 = cc. 3-4 della nostra traduzione (sulla santa Pentecoste). oggetto delle letture veterotestamentarie proclamate nella veglia nottur-
26 Introduzione Cristologia 27
na, spiegate «tipologicamente» (sul Trt'duo, prologo cc.1-6); la sua realiz- il Nisseno spiega: «Non raffigurarti più ancora nella tua fede la forma
zazione è esposta liricamente nella seconda sezione del prologo della corporea e servile, ma adora colui che si trova nella gloria del Padre ed
stessa omelia (cc. 7-10: vittoria sulla morte, nuova nascita dell'uomo, esiste nella fotma di Dio e che è il Vetbo di Dio: questo adora e non la
nuova creazione, liberazione dei giusti dagli infeti). forma del servo» (sul Triduo, epilogo c. 34). Cristo è definito anche «Sa-
Nell'omelia sulla santa Pasqua si trova anche la cosiddetta teologia pienza onnipotente» (c. 11) ; «Sapienza vera» (c. 12).
apofatica, tipica soprattutto dei padri cappadoci, relativa all'inconoscibilità Più rari i riferimenti allo Spirito Santo nelle tre omelie pasquali.
dell' essenza di Dio e delle sue operazioni. Il Nisseno nell'omelia parla più Nell'omelia sul Triduo a proposito dell'esegesi tipologica dell'episodio di
volte dell' «ineffabile potenza» (c. 11); della «sapienza di Colui che è Isacco si legge: «Così lo Spirito Santo ha distribuito in figura il grande
«irragiungibile» (c. 12); della sua «arte ineffabile» (c. 13). «Non è possibile, mistero ...nel figlio prediletto e nell'agnello, mostrato insieme con lui: nel-
no, indagare curiosamente con i ragionamenti umani le operazioni di Dio, l'agnello il mistero della morte e nel figlio unigenito la vita non troncata
poiché se fossimo in grado di comprendere tutto, colui che ci è superiore dalla motte» (prologo, c. 4). Nel c. 19 la potenza dello Spitito Santo è
non sarebbe superiore. Che cosa potrei dire di Dio?» (c. 11). nominata a proposito dell'Incarnazione. Ovviamente l'omelia sulla santa
Del Figlio è ampiamente affermata la divinità in tutte le omelie. So- Pentecoste è tutta dedicata allo Spirito Santo, ptesentato come «Signore»
no sufficienti alcuni riferimenti principali. Nell'omelia sulla santa Pasqua sulla base del Sal. 94, 1 collegato a 2 Coro 3, 17; e del Sal. 94, 7-9 unitamente
si legge: «Cristo è risorto, il Dio, l'impassibile, l'immortale», di cui si evi- a Eb. 3, 7-9.
denziano la prescienza e la libera volontà (c. 3); è «Dio e salvatore» (c.
12). Nell'omelia sul Trt'duo Cristo è detto «Figlio prediletto e unico ... che
sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza ... ed è Dio ... Dio Cristologia
fotte, potente» (prologo, cc. 4. 5); è Dio nel quale tutte le cose sussistono
(c. 20); è dotato «di straotdinaria potenza» nel vincere il male (c. 13); è La cristologia occupa la posizione centrale nella teologia e nella
fornito di «potenza divina» (c. 18); è «colui che ha in sé il dominio dell'u- spiritualità gregoriana, anche per le dispute cristologiche in atto contro
niverso [... ]; per un potere sovrano e non pet necessità separa l'anima dal ariani e apollinaristi. Nelle omelie pet le feste del Signore (comprese
corpo» (c. 15); è «colui che dispone tutte le cose secondo il potere asso- quelle pasquali) il Nisseno contempla i misteri della vita di Cristo, la loro
luto e sovrano (c. 16). Il Nisseno cita (nei capitoli 15. 17) Gv. 10, 18: tealtà storica e la loro dimensione salvifica e non si sottrae a precisazioni
«Nessuno toglie a me la vita, ma io la offro da me stesso: io ho il potere di darla dottrinali in materia. Citca la tetminologia dell'incarnazione, nell'omelia
e di riprenderla», testo fondamentale che ricorre in molti altri testi gre- sulla santa Pasqua essa è indicata con parole, frequentemente usate dai
goriani in polemica con Eunomio e Apollinate. « Egli fissava a se stesso, padri greci che esprimono la «discesa» del Verbo dal cielo nella vita ter-
secondo il suo potere la passione» (c. 26). Tutta la terza parte dell'omelia, rena (c. 3); altrove Gregorio ricorre anche ad altre espressioni legate a
dedicata al significato della croce (cc. 26-32) giunge a questa conclusione: OiKovof!ta49 •
«Per questo (Cristo) dice che 'è necessario', non semplicemente che il La descrizione più completa - a mio parere - dell'Incarnazione si
Figlio dell'uomo muoia, ma che 'sia crocifisso', affinché la croce, procla- trova nell'omelia sul Triduo nel contesto della problematica della triplice
mando con la sua fotma l'onnipotenza di Colui che apparve su di essa e
che è 'tutto in tutti', a coloro che sono maggiormente dotati di discerni- 49 Cfr. KaTà av0pwTToV oiKovof!la (Or ca! GNO III, 4, p. 15,18-19; p. 55,1-2; Wt
mento patli di Dio (8EOÀ6YOç)>>, cioè lo riveli, manifesti come Dio (c. 32). Moys II GNO VII, l, p. 85,4; Ep 3,13 GNO VII, 2, p. 23,15-16; Inscr II, C. VIII GNO V p.
Inoltre, commentando le parole di Cristo risorto rivolte alla Maddalena, 100,19-20; Ka0' ~f!aç oiKovof!la (Or ca! GNO III, 4, pp. 62, 25-63,1; t'vi, p. 64,1-2) ecc.'
28 Introduzione
Soteriologia 29
presenza simultanea di Crist? durante il triduun; ~o~tis: «Quan~o lo
volte il linguaggio del Nisseno sembra accostarsi al monofisismo proprio
Spirito Santo scese sulla Vergme e la potenza dell'AltIssImo la CO~t1 co~
nell'uso frequente di «mescolanza» (cfr. il capitolo 19, dell'omelia sul Tri-
la sua ombra per formare in lei l'uomo nuovo [... ], quando la SapIenza SI
duo, dove ricorrono frequentemente questi termini) e nelle espressioni
edificò la casa e all'interno fu modellata la figura mediante l'adombramento
secondo cui la natura umana di Cristo assunta dal Verbo è stata diviniz-
della potenza come per mezzo di un'impronta di sigillo, in quel momento
zata e nella similitudine della «goccia d'aceto» assorbita dal mare 50 • In
la potenza divina si mescolò alle due parti, di cui è formata la natura
questi tentativi di spiegare la dottrina su Cristo, il Nisseno utilizza un
umana, cioè all'anima e al corpo, mescolandosi ugualmente all'una e al-
linguaggio ancora imperfetto e non giunge alla dottrina dell'unione delle
l'altro» (c. 19). In questo testo sono presenti l'affermazione della pien.a
due nature, umana e divina, nell'unica persona.
umanità di Cristo (nella sua completezza di anima e di corpo) e la termI-
nologia di «mescolanza», concezioni ripetute e sviluppate nel capitolo
20 della stessa omelia. Il Nisseno, infatti, sostiene che con l'incarnazione,
Soteriologia
essendosi unita la divinità al corpo e all'anima (cfr. Le. 1,35; El 2, 15; Pr.
9, 1), le due parti del composto umano a cui era mescolata. la divinità,
All'origine della salvezza dell'uomo si trovano la bontà e l'amore
nella vita terrena operavano gesti salvifici di guarigioni (<<l' amma vuole e
del Padre per l'umanità (sulla santa Pasqua c. 8: aya8oTr]ç; <ptÀav8pumia).
il corpo tocca e la malattia fugge per mezzo di tutti e due»: c. 19); cosÌ
Questo attributo divino è causa pure della risurrezione finale dei morti,
anche nella morte di Cristo (che comportò la separazione dell'anima dal
concepita come una promessa divina «benevola e amorevole verso gli
corpo), la divinità non si separò né dall' anima né dal corpo, che eseguirono
uomini» (sulla santa Pasqua, c. 21). Dio è «artefice e salvatore» dell'uomo
simultaneamente gesti salvifici, introducendo, la prima, il buon ladrone
(sulla santa Pasqua, epilogo, c. 25). Anche di Cristo è affermata la <ptÀav-
in paradiso; e il corpo incorruttibile, vincendo la morte (c. 20). ;~lle ~rgo
8pc.mia (sul Triduo, c. 12). Le omelie descrivono a lungo gli atti redentivi
mentazioni bibliche e soteriologiche il Nisseno aggiunge una splegazlOne
di Cristo. In una sintesi di Heilsgesehiehte, di Cristo si enumerano l'incar-
filosofica: ciò che è semplice (e non composto), com'è la natura divina,
nazione, l'ostilità degli uomini, la passione, la risurrezione, tutte situazioni
non si divide; pertanto: «Poiché duplice è il composto umano, mentre
previste dalla sua prescienza divina, liberamente accettate per realizzare
semplice e unica è la natura della divinità, nel momento della separazione
il «piano di salvezza» dell'uomo, perduto a causa di un inganno. Volonta-
del corpo dall'anima, l'indivisibile non si separa insieme al com~~sto
riamente, il nostro «salvatore pieno d'amore per gli uomini», non differì
umano, ma avviene il contrario. Infatti, per l'unità della natura dlvma,
la «grazia», ma provando compassione per l'uomo, accettò oltraggi e
che si trova ugualmente in ambedue, gli elementi separati si uniscono di
umiliazioni; consentì di morire come uomo, perché prevedeva anche la
nuovo l'uno con l'altro. E cosÌ la morte si produce con la separazione
sua risurrezione, Lui, in quanto Dio, l'impassibile, l'immortale» (sulla
delle parti unite insieme, invece la risurrezione con l'unione delle parti
santa Pasqua, c. 3). In breve spazio si concentrano vari termini relativi alla
divise» (c. 20). Il Nisseno, come si vede, in cristologia segue chiaramente
salvezza: OiKovoflia, }:;CùT~p, (JwçEtV, Xaptç, opposti ai quali è descritta la
lo schema cristologico del À.6yoç/av8pumoç (di fronte a quello di À.6yoç/
triste condizione dell'uomo, «perduto», immerso nel «fango» del male
(Jap~ precedentemente sostenuto dalla scuola alessandrina, da ~rio e
(~op~opoç), a causa di un inganno (arraTf]).
anche dagli apollinaristi) e intende l'incarnazione come una <<umanaZlOne»
completa spiegandola con un linguaggio particolarmente «diofisita». In 50 Antirrh GNO III, 1, p. 170,7-11; TheophGNO III, 1, p.126,7-21. Oltre la biblio-
questa decisa difesa della perfetta umanità di Cristo, Gregorio usa tal- grafia sulla cristologia del Nisseno riportata nelle note 174-181 del commento sul Triduo,
volta espressioni che sembrano vicine al futuro nestorianesimo; altre si rinvia alle sintesi di Mateo-Seco, Cristologia, in GN Diz pp. 165-171; Cl. Moreschini, I
Padri CappadoCl; Roma 2008, pp. 298-304.
30 Introduzione Soteriologia 31
Più dettagliati e ampi nell'omelia sul Tnduo sono i riferimenti salvi- sù anticipò fisicamente il sacrificio della croce, donando se stesso come
fici dovuti agli atti redentivi di Cristo. Innanzitutto la sua risurrezione offerta e sacrificio (TTpoa<popàv Kaì 8uaiav). Cristo è insieme sacerdote
comporta anche la risurrezione di «tutto ciò che giaceva prostrato», di- (iEpEVç) e «agnello che toglie il peccato del mondo» che offre il sacrificio
ventando Egli vita e risurrezione, aurora, mattino e giorno per coloro e si offre in sacrificio (c. 16). «Pertanto, se qualcuno conta il tempo della
che erano nella tenebra e nell'ombra della morte (prologo, c. 3). Anche permanenza nel cuore della [terra] da allora, cioè da quando fu offerto a
nell'omelia sulla santa Pasqua torna un concetto simile: la festa della risur- Dio il sacrificio da parte del grande sommo sacerdote, che in maniera
rezione di Cristo è «liberazione» (a<pwlç), «apportatrice di guarigione», ineffabile e invisibile sacrificò se stesso come agnello per il peccato di
«nutrimento» sul piano sociale (per le leggi umanitarie introdotte dai tutti, non sarà lontano dalla verità» (c. 17). Ricorrono in questo capitolo
decreti imperiali) e spirituale (c. 6). I beni spirituali conseguiti dall'opera termini sacrificali (già presenti nell' esegesi tipologica dell' episodio di Isac-
di Cristo sono elencati liricamente nella seconda sezione del prologo co (cfr: pr?lo?o,. c. ~, dove si incontrano le parole «offerta e vittima»); e
dell'omelia «sul Triduo»: vittoria sulla morte, nuova nascita e nuova vita; nelle cltazlOlll dI ISaia 53, 7; e di Geremia 11, 19 (prologo, c. 5). Fondamen-
nuova creazione; liberazione dei giusti (prologo, cc. 7; 9; 10). Alcuni degli tale è anche il riferimento all' eucaristia e al suo carattere sacrificale.
stessi effetti (sconfitta del demonio, del male, della morte) sono trattati La sezione sulla triplice presenza simultanea di Cristo durante il
in maniera più riflessiva e con riferimenti biblici nei capitoli 11-13 relativi m.
:rid~um. 0rtls (cc. 18-21) contiene altri aspetti soteriologici: in particolare
al descensus ad in/eros dove sono presenti anche temi sviluppati più ampia- 11 p1'1nClplO quod non absumptum non sanatum esposto con chiarezza anche
mente altrove dal Nisseno, come la «teoria dell'inganno del demonio» (o da S. Gregorio Nazianzen052 . Per salvare tutto l'uomo, il Cristo che è
dell' «ingannatore ingannato»). Il demonio assale Cristo credendo che Dio, assunse l'anima e il corpo, che in virtù della natura divina, erano a
sia solo uomo, ma resta sconfitto dalla sua divinità: lui, che con un ingan- loro volta salvifici nella vita terrena e nel tnduum mortis. Infine è la divi-
no aveva sconfitto l'uomo all'origine dell'umanità, viene vinto con un nità di Cristo che ricongiunge l'anima e il corpo separati per l~ morte e
altro inganno (c. 12)51. Inoltre, è presente il tema del «colmo del male», produce così la sua risurrezione.
qui citato in contrapposizione con la sovrabbondante potenza di Cristo Altre affermazioni sul potere salvifico di Cristo si trovano diffuse
capace di eliminarlo in breve tempo (c. 13). Infine, la soluzione dell'obie- ancora in vari passi. Circa la sua morte, si legge che «l'economia della
zione del «ritardo della grazia» è provata con la dimostrazione della morte fu a nostro favore» e «per la salvezza del mondo» (sul Triduo, c. 26;
sovrabbondante potenza e con la semplice e incomprensibile presenza sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 1). La risurrezione di Cristo fece scomparire
di Cristo in grado di distruggere un così grande accumulo di male che si la condanna divina degli uomini (sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 2); ricon-
era accresciuto fino all'infinito (c. 13). La trattazione della causa dei «tre dusse l'intera umanità al Padre, per farle ricevere l'eredità (sul Tnduo, c.
giorni» della morte del Cristo propone la «successione» (ènwÀou8ia) del 35~ sulla s~nta Pasqua, c. 7); cambiò in dolcezza l'amarezza della vita (sul
bene a quella del male (c. 14). Tnduo, epIlogo, c. 36). L'Ascensione di Cristo portò virtualmente a com-
Il computo dei tre giorni della morte (sul Triduo, cc. 15-17) è basato pleta salvezza tutta l'umanità con l'esaltazione in cielo dell'umanità di
sul testo di Cv. 10, 18: «Nessuno toglie a me la vita, ma io la offro da me stesso; Cris~o (il titolo della ste~sa festa chiamata in Cappadocia «Èmacpç o I1 Évrp>,
io ho il potere di darla e di riprenderla da solo (cfr. cc. 15. 17). Con esso Gre- contIene molto probabIlmente questo significato, cioè «salvante in modo
gorio prova la signoria di Cristo sul tempo e il suo potere divino. Egli completo e definitivo»); inoltre, la discesa del Verbo sulla terra ebbe lo
calcola i tre giorni a partire dal giovedì sera quando nell'Ultima Cena Ge- scopo di liberare gli uomini dal baratro del peccato e di ricondurlo al
53 Cfr. J. Daniélou, Orientations actuelles de la recherche sur Grégoire de Nysse, in 55 Su questo argomento cfr. bibliografia in nota 67 «sulla santa Pasqua»; Grégoire de
«Ecriture et culture philosophique», p. 11; E. Pietrella, L'antiorigenismo di Gregorio di Nis- Nysse, La création de 17Jomme, par J. Laplace - J. Daniélou (Se 6), Paris 1944, pp. 39-48; J.
sa, Aug 1-2 (1986), pp. 143-176. Daniélou, Platonisme et Théologie mystique, Paris 19542 , pp. 48-60. Ulteriore bibliografia in
54 Sull'antropologia gregoriana cfr. M. Altenburger - F. Mann, Anthropologie, in Altenburger - Mann, Bildtheologie, Bibliographie cit., p. 323.
Bibliographie zu Gregor von Nyssa, Leiden 1988, pp. 320-321; Cl. Moreschini, Opere di 56 Su questo argomento cfr. la bibliografia in nota n. 58 dell'omelia sulla santa Pa-
Gregorio di Nissa, pp. 43-48; Idem, Storia della filosofia patristica, Brescia 2004, pp. 595-600; squa.
Idem, I Padri cappadoct; pp. 211-219; G. Maspero, Antropologia, in GN Diz, pp. 79-88. 57 Hom op 27, PG 44, 225B-C.
34 Introduzione
Risurrezione dei morti 35
segno dello stesso Eiboç, il quale lascia contemporaneamente la sua im-
pronta sull'anima58 • - il compaginarsi e il riunirsi delle ossa, carne, nervi, vene, arterie
Questa stessa dottrina della duplice composizione dell'uomo nell'o- (c. 7);
melia sulla santa Pasqua è sostenuta più ancora nella prova della risurre- - il passaggio dell'uomo dal sonno al risveglio (c. 19);
zione dedotta dall'argomento morale del giudizio finale. L'uomo è com- - i mutamenti dell'uomo nelle varie età (c. 18);
posto essenzialmente di anima e di corpo e perciò l'uno e l'altro (uuva- -!'inferiorità dell'uomo rispetto ad alcuni animali (c. 11);
Il<pOTEpOV) devono essere sottoposti al giudizio necessariamente antici- - la trasmissione dei caratteri ereditari dell'uomo (epilogo, cc. 25-
pato dalla risurrezione. «Che cosa diciamo che sia l'uomo? Ambedue gli 26);
elementi o solo uno dei due? È chiaro che l'unione delle due parti con- - la morte «non è altro che la separazione (bH1ÀuuLç) dell' anima dal
trassegna l'essere vivente» (c. 24). Pertanto le azioni nel male e nel bene corpo» (sulla santa Pasqua, c. 20; sul Triduo, c. 16). La morte non è
sono attribuibili ad ambedue, che, perciò, sono da sottoporsi al giudizio annientamento o sparizione (à<pavtGlloç). Quindi né l'anima né
finale. Il corpo è «collaboratore» dell'anima nell'agire (iVI). Nell'omelia il corpo ritorna nel nulla 61 •
sulla santa Pasqua si precisa che il corpo umano, sebbene sia operatore di
bene e di virtù, è giudicato più responsabile nel compiere il male: «
Forse [... ] uno troverà che in primo luogo il corpo è colpevole di disordine Risurrezione dei morti
[... ]; trovo responsabile della maggior parte dei peccati il piccolo corpo»
(c. 24). Il termine UWIl(htov (lett. corpicino, corpuscolo) usato da Gre- La risurrezione di Cristo è l'oggetto proprio delle prime tre omelie
gorio potrebbe avere a prima vista una connotazione negativa e quindi qui presentate, dove essa è trattata più o meno ampiamente a seconda
contenere una concezione pessimistica del corpo, dettata forse dallo dello scopo propostosi dall'oratore e quindi dello sviluppo degli argo-
scopo di dimostrare la necessità del giudizio e, prima ancora, della risfft- menti da lui svolti. Il fatto storico della risurrezione di Cristo è evocato
rezione. Anche in Atenagora 59 - autore cui soprattutto il Nostro sembra nel Triduo (cc. 19-20). Con l'incarnazione - argomenta Gregorio - la di-
maggiormente ispirarsi in questa omelia - appare essere messo sotto vinità del Verbo si unÌ alle due parti di cui è composto l'uomo, cioè al-
accusa soprattutto il corpo. Tuttavia per dissipare ogni dubbio circa l'e- l'anima e al corpo, che la morte divise, ma alle quali restò sempre unita
ventuale dualismo «platonico» di Gregorio, basta ricordare che per il la divinità, che, non separatasi da nessuna di esse, le riunÌ di nuovo, ope-
Nisseno origine del male non è il corpo, bensì la libera volontà del- rando così la risurrezione dalla morte: «Poiché duplice è il composto
l'uomo 60• umano, mentre semplice ed unica è la natura della divinità, nel momento
I riferimenti vari all'antropologia fisica, attinenti, cioè, alla biologia della separazione del corpo dall'anima, l'indivisibile non si separa insie-
e alla fisiologia umana, rinvenibili sulla santa Pasqua sono i seguenti: me al composto umano, ma avviene il contrario. Infatti, per l'unità della
-la generazione dell'uomo dallo sperma umano (c. 13); natura divina, che si trova ugualmente in ambedue (le parti), gli elementi
separati si uniscono di nuovo l'uno con l'altro. E così la morte si produce
58 Hom op 27, PG 44, 228B. Per l'interpretazione di questi testi: cfr. Grégoire de
con la separazione delle parti che erano unite insieme, invece la risurre-
Nysse, La création de l'homme, par Laplace - Daniélou cit., pp. 212-213; Daniélou, zione con l'unione delle parti divise» (Triduo, c. 20). Il fatto storico della
Apocatastase, in L'efre et le temps chez Grégoire de Nysse, Leiden 1970, pp. 215-221. risurrezione di Cristo è attualizzato, mediante i riti, le letture bibliche, i
59 Res. 21,2. 4.
60 Daniélou, L'origine du mal chez Grégoire de Nysse, in «Diakonia pisteos» (Biblioteca 61 Per la morte in Gregorio di Nissa cfr. Mateo-Seco, Morte, in GN Diz, pp. 403-
Teologica Granadina, 13), Granata 1969, pp. 31-44. 406; per la conoscenza della medicina cfr. Altenburger - Mann, Medizil1, in Bibliographie
cit. p. 336.
Risurrezione dei mOlti 37
36 Introduzione
poli tutti») con la parola tutti - secondo Gregorio - richiama la risurrezione
s.acra~enti dell'inizia zio ne cristiana (battesimo, unzione, eucaristia) nella
dei morti (prologo, c. I), che nella sezione finale della prima parte (o
hturgla della Pasqua: «Dunque, oggi Cristo è risorto» (sulla santa Pasqua
«cherigmatica» che celebra e attualizza nella liturgia la risurrezione di
c. 3); è un'acclam~z~one p~squale o citazione biblica, cui segue il K~PVYfl;
Cristo) viene esplicitamente definita «questione continuamente dibattuta
dell evento prodlgloso (wt). La pasqua è definita nell'omelia sulla santa
e tema appropriato e connaturale alla festa» (c. 7).
Pas~ua genericame~te con «festa» (ÈOpT~: cfr. lCor. 5, 8: ÈOPT<lçCùflEV, ri-
L'espressione «questione continuamente dibattuta» (da lui usata a
fento alla celebrazlOne della Pasqua) e «giorno», termini ripetuti più vol-
proposito della risurrezione dei morti) si può riferire agli scritti dello
te e sufficienti per indicare la pasqua che è la festa per eccellenza (sulla
stesso Gregorio dedicati al medesimo argomento (in particolare De mor-
santa Pasqu~, prologo, c~. 2; 7 = festa; cc. 6; 5 = giorno). Il termine «(questo,
tuis, De hominis opificio, De anima et resurrectione, vicini nel contenuto e
presente) glOrno» contiene un triplice significato: è relativo al fatto della
verosimilmente nella composizione all'omelia sulla santa Pasqua). Ma può
risurrezione di Cristo, alla festa di pasqua che la celebra annualmente al
futuro ~io~n~ esca~ologico del giudizio finale (ivt~ prologo, cc. 1. 5. 6.'7).
far pensare anche a tutta la trattazione sostenuta dalla tradizione della
Chiesa a partire dai testi paolini (lCol'. 15; 2 COl'. 4, 14; 5,1-4); At. 17,31-
Anche 11 bibhco «giorno che ha fatto il Signore» (Sal 117, 24) citato nelle
32), continuata dai padri apostolici, e soprattutto dagli apologisti (Giusti-
tre omelie pasquali (santa Pasqua c. 4; Trtduo, prologo, c. 9: Pasqua santa e
no, Atenagora, Taziano, Teofilo), dagli stessi scrittori cristiani della lette-
salvatrice, c. 2) denota insieme la risurrezione storica di Cristo e la sua
ratura controversistica esistente all'interno della Chiesa (Ireneo, Origene,
celebrazione liturgica. Analogamente nel Triduo il fatto storico della ri-
Tertulliano) e riaccesasi ancor più vivacemente con la «questione» orige-
surrezione di Cristo e l'attualizzazione liturgica sono compresi nella ri-
niana per opera di Metodio d'Olimpo (morto nel 311), dell'autore del
petuta e~pressione «grazia presente» che ritorna ben nove volte nel pro-
Dialogo di Adamanzio, e, in tempi più vicini a Gregorio, di Epifanio di
logo, ~ll1tam~~te ad altri termini (giorno, realtà presenti, splendore), che
Salamina (Ancoratus, del 374; Panarion scritto entro il 377). Tutti questi
da solt o un1t1 ad aggettivi dimostrativi indicano presenza attuale di
scritti, compresa anche la Catechesi 18, 1-20, di Cirillo di Gerusalemme
eventi e di benefici spirituali da loro prodotti. Oltre gli effetti salvifici
pronunciata intorno al 350, possono aver influito in vario modo sul pen-
causati dalla risurrezione di Cristo richiamati sopra in campo soteriolo-
siero del Nisseno. Egli, oltre che «apologista» della resurrezione nei con-
gico, le due omelie più ampie sulla pasqua riportano anche quello fon-
fronti dei pagani, prevalentemente neoplatonici (Celso, Porfirio, la cui
damentale in campo escatologico: la risurrezione di Cristo è speranza e
opera contra Christianos alcuni studiosi64 sostengono che Gregorio avreb-
fondamento della :isurrezione finale degli uomini (sulla santa Pasqua,
be conosciuto e le cui obiezioni sarebbero confutate proprio in questa
prologo, cc. 1. 7; Tnduo, prologo, cc. 7. lO. 12; epilogo, c. 34).
omelia), è da considerare anche un «controversista» intra ecclesiam, che
Il tema della risurrezione dei morti è trattato ampiamente nell'omelia
in questa omelia ci appare in una una posizione più vicina a Metodio
sulla santa Pasqua, la cui parte principale è dedicata totalmente a questo
che a Origene. Il Nisseno potrebbe affrontare il tema della risurrezione
argomento, come indica anche il titolo riportato da una parte della tradi-
non solo per confutare le obiezioni dei pagani, ma anche per definire la
zione manoscritta62 • Per cui sembra che la pasqua non sia tanto l'oggetto
sua posizione su tale argomento nella controversia origeniana65• Infine,
dell'omelia, quanto l'occasione per esporre questa dottrina che l'autore
afferma più volte essere «appropriata» e «congeniale» alla festa liturgica 63 • 64 A. Misago, La résurreetion des morts selon Grégoire de Nysse. Thèse, Pontificia Uni-
Già nel prologo è presente il richiamo alla risurrezione finale: il Salmo vel'sitas Lateranensis, Institutum Patristicum Augustinianum, Rome 1979, p. 10; E. Peroli, Il
116, 1 citato dall'autore (<<Lodate il Signore, genti tutte; inneggiate a Lut; po- Platonismo e l'antropologia filosofica di Gregorio di Nissa, Milano 1993, p. 156, secondo il
quale il Nisseno in questa omelia confuterebbe le obiezioni del filosofo neoplatonico.
62 Gebhardt GNO IX, p. 245, apparatus.
65 Misago, La résurl'eetioll des morts, pp. 10-11.
63 Van Winden, In dejenee ojtbe resurreetion, in «E aster Sermons», p. 101.
38 Introduzione
Resurrezione dei morti 39
ci si può chiedere anche se il dibattito continuo sulla risurrezione dei
mente in casi di corpi divorati da animali, fuoco, vermi (c. 7);
morti fosse presente tra gli stessi cristiani di Nissa, dove si ritiene pronun-
- incapacità della potenza divina (c. 9 e l'intera seconda prova, cc.
ciata l'omelia. In realtà Gregorio chiama più volte in causa con tono
9-20) a operare la risurrezione;
aggressivo i nega tori della risurrezione, definendoli di volta in volta «av-
- il verificarsi di continui mutamenti cui è sottoposto l'uomo nelle
versari», «contraddittori», «oppositori», «ricercatoriinquieti», «dubbiosi»,
varie età e nelle malattie (cc. 18-19), per cui è impossibile stabilire
«amanti della discussione, delle controversie», «increduli», «scettici»,
quale corpo potrebbe risorgere;
«empi», «privi di senno». Ma lamenta pure che sono «i più», i sim~liciores:
- l'annullamento (à<pav1O'floç) del corpo con la morte e la corru-
a essere indotti nell'incredulità dall'incapacità di risolvere le dlffìcolta
zione (c. 20);
connesse con la risurrezione. Misago ritiene che Gregorio in questa as-
- l'inesistenza del giudizio finale e la negazione della connaturalità
semblea liturgica di Nissa si rivolga proprio a dei cristiani che, benché
essenziale dell'anima e del corpo nella costituzione dell'uomo
battezzati condividerebbero le idee dei filosofi pagani contrari alla risur-
rezione e ~ello stesso tempo confermi la fede dei simpliciores rafforzando li
(cc. 21-24).
I punti maggiormente sviluppati nell'omelia, per dimostrare la pos-
contro gli attacchi di spiriti cavillosi e sofisti. Peroli precisa che l'omelia
sibilità della risurrezione dei morti, quasi tutti presenti anche in Rom op
indirizza la sua critica tagliente anche contro la vulgata di una dottrina
e An res, sono i seguenti:
materialistica, cioè contro quella sorta di epicureismo popolare, a~pia
- La risurrezione di Cristo è garanzia e principio della risurrezione
mente diffuso nella tarda antichità, il cui principio fondamentale e pre-
finale (c. 7).
sente nella lCor. 15, 32 (<<Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo,
- La dignità dell'uomo: creato (Gen. 1,26) come il più onorevole di
perché domani moriremo») citato dallo stesso Gregorio (cc. 6. 21). Bernardi,
tutti gli esseri, re del cosmo, intelligente e «simile a Dio», ornato
invece, non ritiene che a Nissa tra i cristiani ci fosse un' aria di contestazione
di bellezza e di grazia, «rinnovato», dopo il peccato, secondo la
della risurrezione e, piuttosto, ha l'impressione che il vescovo, intellettuale,
prima condizione e pertanto costante oggetto di cura e di custo-
qual era Gregorio, abbia voluto mettere a parte gli uditori delle sue re-
dia da parte di Dio che nella creazione non ha perseguito lo sco-
centi letture. Le ricerche e i dibattiti (ç'lT~flam) religiosi, continua lo
po vano di abbandonarlo alla corruzione e alla distruzione totale
studioso, erano frequenti tra i cristiani del tempo. Anche se è impossibile
(c. 8).
stabilire quanto fosse vivo questo interesse a Nissa, lo studioso esclude
- L'onnipotenza divina è in grado di compiere la risurrezione dei
che Gregorio sia un «erudito distratto e dimentico» della realtà che lo
morti come nel passato è stata capace di:
circonda 66 •
1 - creare l'uomo e la donna (Gen. 2, 7; 2, 21-22) (c. 10);
Le obiezioni contro la risurrezione dei morti che il Nisseno confuta
2 - di compiere risurrezioni dai morti per mezzo di Cristo (risurre-
in questa omelia rientrano tra quelle che da tempo ricorrevano sullo
zione di Lazzaro: Gv. 11, 43-44; del figlio della vedova di Nain:
stesso argoment0 67 e che Gregorio respinge anche in Rom op e An res:
Lc. 7, 11-15), potere concesso da Cristo anche agli apostoli (Mt.
- impossibilità di ricongiunzione dell' anima e del corpo, special-
10,8; At. 9,37-42) (c. 12).
66 Misago, La résurrection des morts, pp. 10-11; Peroli, Il Platonismo e l'antropologia, p.
E nel presente è in grado di:
134; J. Bernardi, La prédication des Pères Cappadociens. Le prédicateur et SOI1 auditoire, Paris 1 - formare l'uomo dal piccolo e informe seme umano (c. 13);
1968, p. 286. 2 - produrre vari «fenomeni naturali»:
67 Cfr. A. Michel, Résurrectiol1, in DThC 13/2 (1937), 2521-2538; Brian E. Daley,
a - nel mondo vegetale: sviluppo della spiga dal chicco di grano (cfr.
The hope olthe early chm'ch, Cambridge-New York 1991, pp. 20-91, passim.
lCor. 15, 36-38) (c. 13); passaggio dalla morte invernale degli
40 Introduzione Risurrezione dei morti 41
alberi alloro risveglio primaverile (c. 16); del chicco digrano che sviluppa la spiga); lCor. 15,52 «<Squillerà la trom-
b - nel mondo animale: passaggio dal letargo invernale al risveglio ba e i morti risorgeranno; in un batterd'oeehio» sarà compiuta la risurrezione);
primaverile dei serpenti (c. 17); Rm. 9,21 (<<Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare con la medesima
c - nel campo umano: mutamenti e rinnovamenti nelle varie età pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?»).
dell'uomo (c. 16); il suo passaggio dal sonno al risveglio (c. 19); il Un confronto con gli altri scritti gregoriani sulla risurrezione per-
tra smetter si dei caratteri degli antenati e dei genitori ai discen- mette di cogliere analogie e differenze e perciò di individuare la colloca-
denti ( epilogo, cc. 25-26); zione della omelia nello sviluppo del pensiero del Nisseno e la sua
d-nel campo cosmologico: esclusione dell'annullamento del corpo visione complessiva sulla risurrezione. Nel De mortuis, della S. Scrittura,
con la morte e il suo dissolvimento nei elementi primari che per relativi alla risurrezione si citano solo i testi di 2Cor. 5, 1 e lTs. 4, 1769,
l'onnipotenza divina si ricompongono insieme (c. 20). ambedue assenti negli altri scritti del medesimo argomento. Nell'ultima
L'esempio biblico (Ger. 18,2-6) del vasaio che «rimodella» un vaso rotto parte 70, il sermone (o trattato) filosofico-teologico (di genere consolatorio),
si addice a Dio che ha il potere di richiamare in vita con la risurrezione affrontando il tema del corpo risorto, in una sorta di una sua rivalutazione,
chi era morto (c. 14). in base alla Bibbia, rispetto alla sua svalutazione platonica della prima
Infine, la risurrezione dei morti è richiesta dal giudizio finale parte7!, l'autore lo presenta come «trasformato», rispetto a quello terreno.
(argomento morale: cc. 21-22) cui sarà sottoposto tutto l'uomo, composto Esso «si riduce a un EtÒoç di carattere etico anziché fisico, al punto che
di anima e di corpo (argomento antropologico) (c. 24). l'uno e l'altro corpo finiscono per diventare due stadi diversi del mede-
Quindi, triplice è la serie di prove con cui l'autore confuta le simo essere umano»72. Su questo punto è da rilevare un vero «conflitto»
obiezioni e dimostra la possibilità della risurrezione, riconducili alla rispetto a Rom op e An l'es nei quali il corpo risorto è quello terreno, sia
provvidenza di Dio che crea e ha cura dell'uomo, alla sua onnipotenzae pure trasformato. Il De mortuis espone una concezione radicale, non rin-
al suo giudizio finalé 8• venibile neanche in Origene 73 • La distanza del De mortuis dall'omelia
Il dossier biblico che accompagna le prove razionali della risurrezione sulla santa Pasqua, come risulta dalla spiegazione della parabola del ricco
comprende citazioni: gaudente e del mendico Lazzaro (Le. 16, 19-31: c. 20) e dal riferimento
- dall'AT.: Gen. 1, 26-27 (creazione dell'uomo); Gen. 2, 7. 21-22 alle pene materiali minacciate dalla Bibbia riguardanti il corpo (c. 24), è
(creazione dell'uomo e della donna); Gel: 18,2-6 (cfr. Is. 29, 16; 30,14; 45, più che evidente.
9; 64, 7; Sir. 33, 13) (esempio del vasaio); Ez. 37, 1-14 (visione delle ossa In Rom op nel dossier biblico relativo alla risurrezione, oltre quanto
aride); Sir. 7, 19; Is. 66,24 (pene materiali riguardanti il corpo). riportato sulla santa Pasqua, si citano: il Sal. 103, 29-3074; le profezie di
- dal N.T. sono desunti testi di: Mt. lO, 8; At. 9, 36-40 (potere di ri-
suscitare i morti conferito agli apostoli); Le. 7, 11-15 (risurrezione del
69 GNO IX, p. 62,6-8; p. 62,23-24 (Gregorio di Nissa, Discorso sui defunti, a c. di G.
figlio della vedova di Nain); Le. 16, 19-31 (parabola del ricco epulone e Lozza, «Corona Pattum», Torino 1991, pp. 139. 157).
del mendico Lazzaro); Gv. 5, 28-29 (quelli ehefeeero il male [andranno nella] 70 GNO IX, pp. 62,4-66,16.
risurrezione del giudizio); Gv. 11, 43-44 (risurrezione di Lazzaro); 1Cor. 15, 71 GNO IX, pp. 31,20-48,25.
32 (se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo); 1Cor. 15, 36-38 (esempio 72 G. Lozza, Gregorio di Nissa, Discorso sui defunti, p. 7.
73 T. J. Dennis, Gl'ego!'y on tbe resurrection oftbe body, in« Easter Sermons», pp. 67-
68.
74 PG 44, 224A-B; cfr. commento di Laplace - Daniélou, Grégoire de Nysse, La
68 Van Winden, In defence oftbe Resurrection, in «Easter Sermons», p. 113. création de l'homme cit, pp. 30-31; 197-215.
Risurrezione dei morti 43
42 Introduzione
Gesù sulla distruzione di Gerusalemme (Mc. 13, 1-2; Le. 23, 28-29)15 p~esente pure nelle altre due opere suddette. Del N.T. sono le ci-t azioni
realmente avverate; i miracoli di guarigioni compiuti da Gesù riferiti con dI 1~~r. .15,. 52 (as~ente in Rom op, presente sulla santa Pasqua); di
ampia descrizione (guarigione della suocera di Simone: Le. 4,38-39; del guanglOlll dI. malattie mortali compiute da Cristo, nominate generica-
figlio dell'ufficiale regio: Cv. 4, 46-54; dell'emorroissa: Mc. 5, 25-34)76; la ~ente e specificatamente in Rom op, assenti sulla santa Pasqua (suocera di
risurrezione di Cristo apparso a Tommaso (Cv. 20,26-29)77. Simone: Le. 4, ?8-39; .figlio dell'ufficiale regio: Cv. 4, 46-54.; emorroissa:
Nei cc. 26-27 78, confutando l'obiezione dell'impossibilità della risur- Mc. 5, 25-34; rlsurrezlOni operate da Cristo: della figlia di Giairo (Mc. 5,
rezione in quanto con la morte si avrebbe l'annullamento del corpo, si 35-~2; Le. 8, 49-55), ~rese?te in Rom op, assente sulla santa Pasqua; del
distingue, come sulla santa Pasqua (c. 20) l'àq>avtO'll<Sç (annullamento, spa- figho della vedov~ dI Nam (~e. 7, 11-15) e di Lazzaro (Cv. 11, 43-44)
rizione) dalla btaÀvmç (dissolvimento): il corpo con la morte si dissolve ambedue presentI anche negh altri due scritti; di Gesù Cristo risorto
nei primi elementi dai quali ritorna a ciò che gli è proprio. A causa del- apparso a To~maso (Cv. 20, 26-29) presente anche in Rom op.
l'unione tra il corpo e l'anima - argomenta Gregorio - in questa rimane S~c~esslVamente Gregorio risponde «in modo congetturale» ad
nascosta una disposizione che permette ad essa di riconoscere il corpo, una tn~hce serie di, obiezioni che vertono sulla identità e qualità del
che è suo compagno, come se la natura vi imprimesse dei «segni», grazie corpo .nsorto: 1. Sara lo stesso dei vecchi, deformi, malati e dei neonati
ai quali essa può distinguere ciò che le appartiene. Tra gli altri esempi espostI, soffocati, morti accidentalmente? Data la mutabilità della natura
Gregorio cita la parabola del ricco gaudente e di Lazzaro nel 101'0 dialogo umana, di quale individuo sarà il corpo che risorge: del neonato, del
dopo la morte: il corpo è stato sepolto nella tomba, ma resta nell' anima bambino, ragazz?, ado.lescente, u~mo mat,uro, padre, vecchio? 2. Inoltre,
un segno distintivo del corpo per cui si riconoscono Lazzaro e il ricco quale corpo sara pUlllto o premIato, se e passato successivamente nel
(Le. 16,23-31). Pur ne~ vari mutamenti del corpo, continua Gregorio, di peccato e nella virtù? 3. E, infine, quali funzioni avranno le membra del
esso rimane stabile l'Eiboç (la forma) come un'impronta impressa nelf'a- corpo terreno non più necessarie per la vita futura (matrimonio, mangiare
bere)? '
nima che lo riconosce naturalmente. Anche se sulla santa Pasqua non si
r~nvengono tali spiegazioni e non ricorrono gli stessi termini (<<segni»,
Le varie risposte si possono cosÌ sintetizzare:
Eiboç del corpo impressi nell'anima), pure in essa è affermato questo 1 - La risurrezi~n.e c~nsiste nello «ristabilimento (èmOKaTaUwmç)
facile ricongiungimento dell' anima e del corpo (prologo, cc. 1. 7). allo stato ongmano della nostra natura»81. «Dio tramite la risur-
Nel dialogo De Anima et resurreetione alla risurrezione è dedicata r~zione riconduce la natura umana al suo stato primitivo»82. «La
un'ampia sezione nella seconda parte dell'opera 79 . Al riguardo, Gregorio nsurrezione ~lt~~ non è che il ristabilimento (àTToKaTC1UTamç)
adduce innanzitutto un ampio elenco dei testimonia biblici80. Dell'AT. si al nostro pnmltivo stato naturale»83. «Il discorso sulla risur-
riportano il Sal 103, 29-30 (presente anche in Rom op, assente invece r~zio?e vuole una cosa sola: che l'uomo nasca, o piuttosto, come
«sulla santa Pasqua»); il Sal 117, 27 (festa dei tabernacoli), assente negli dIce 11 Vangelo (cfr. Cv. 16,21) che l'uomo venga al mond0 84 .
altri due scritti sopra esaminati; Ez. 37, 1-14 (profezia sulle ossa aride) 2 - Il corpo risorto è un corpo reale, lo stesso che si possedeva ~ri
ma di morireB 5,•
75 PG 44, 216A-B. 81 PG 46, 148A.
76 PG 44, 217A-B. 82 PG 46, 149D.
77 PG 44, 221D-223A.
83 PG 46, 156C.
78 PG 44, 224B-229A.
84 PG 46, 149B.
79 PG 46, 129A-160C.
85 PG 46, 77B.
80PG 46, 129C-136A.
44 Introduzione 45
Risurrezione dei morti
3 - Il corpo risorto, però, non avrà più una «consistenza spessa e terreno, si sostiene in vario modo una sua trasformazione: esso sarà più
pesante: il tessuto sarà più sottile ed etereo»86; . . etereo e sottile, assumerà un aspetto basato sulle qualità morali, sarà
4 - nell'altra vita non ci saranno più le cose prodotte 1n nOl dalle incorruttibile (come era allo stato originario, prima del peccato) secondo
passioni significate dalle «tuniche di pelle» che costituiscono la quanto si legge in lCor. 15, 42-44, testo biblico assente altrove. Mentre
«vita irrazionale» (matrimonio, nascita dell'uomo, suo sviluppo, sulla santa Pasqua, senza tante precisazioni e spiegazioni ci sembra affer-
suoi mutamenti nelle varie età e per malattie)87; mata una identità assoluta, fisica tra il corpo risorto e quello terreno. Vi
5 - non importano il «come» e il »quando» il corpo si dissolve, per- si incontra, peraltro, un'analogia nell'EK<ppaO'1ç che descrive i vari mu-
ché il giudice divino terrà conto del modo con cui esso ha tra- tamenti che si verificano nell'uomo a seconda della sua età 92.
scorso il tempo: il proposito di Dio è, infatti, ammettere l'uomo Altri scritti gregoriani dove ricorre il tema della risurrezione 93 non
alla partecipazione di quei beni che nessuno mai vide né udì aggiungono molto di più a quanto detto sopra. Da segnalare due simili
(cfr. lCor. 2, 9)88; . . definizioni di risurrezione: «riplasmazione (ricostituzione) [dell'uomo de-
6 -le affermazioni di lCor. 15,35-38 spiegano come gh elementl del composto e tornato alla terra] nella sua forma originaria»94; «ritorno, dopo
corpo, una volta separatisi, si incontrino di nuovo per la pot.enza la dissociazione, degli elementi già congiunti ad una inscindibile unione,
divina che agisce efficacemente anche nel resto della creaZlOne: strettamente legati fra loro, sicché la grazia originaria che rivestiva l'umanità
nascita di piante da semi morti, della spiga dal chicc~ ~iss~l:o potesse essere ripristinata e che noi potessimo ritornare alla vita eterna»95.
nella terra. Con la risurrezione in aggiunta la potenza d1V1na e 1n Inoltre, si legge che la risurrezione di Cristo è principio della risurrezione
grado di dare qualcosa di più: l'incorruttibilità (lCor. 15,42-44), universale 96• Si incontra ancora l'esempio del vaso di argilla 97.
per cui la natura abbandona le imperfezioni, ma ~on se s~e~sa~9. In conclusione, pur contenendo analogie con Rom op e An res, l'o-
Il testo paolino ci insegna che «la natura umana Sl trasfensce 1n melia sulla santa Pasqua non riporta, se non raramente, argomentazioni,
una condizione più elevata e che l'oggetto della nostra speranza dimostrazioni (ad es., il termine-concetto EtÒOç, i CJ'lflEia impressi nell'a-
altro non è che la condizione primitiva»90; nima o negli elementi dissolti del corpo), quanto, eventualmente, i ri-
7 - le differenti condizioni non sono basate sull'aspetto del corpo, sultati di questi processi o meccanismi, senza sviluppi dimostrativi. Ov-
ma suIle qua1lta· , mora1'191 . viamente questo è dovuto anche al genere dell'omelia liturgica, che non
Da questa sintesi risultano delle analogie con quanto si legge nell'o- poteva soffermarsi tanto su dimostrazioni, diversa com'era da un trattato
melia sulla santa Pasqua: ad es., la soluzione, per intervento del.la potenz~ filosofico-teologico (De mortuis, Rom op) e da un dialogo di stile platonico
divina dell'obiezione dell'impossibilità della riunione degh elementl (An res). In definitiva, in questa omelia pasquale il Nisseno, come altrove
prima;i in cui si dissolve il corpo con la morte (c. 20). Ma si notano altre- respinge la visione antropologica origeniana circa il dualismo anima-cor-
sì varie differenze: pur affermata l'identità del corpo risorto con quello po, così, per quanto riguarda la dottrina della risurrezione, si allontana
dall'Alessandrino e si allinea sulla posizione «realistica» di Metodio e di
86 PG 46, lOSA.
87 PG 46, 148B-149C. 92 PG 46, 137C; sulla santa Pasqua, c. 16.
88 PG 46, 149C-152B. 93 OrcatGNO III, 4, pp. 29,1-36,16; Tuncet ipse GNO III, 2, pp. 10,7-18,6.
89 PG 46, 152B-156B. 94 GNO III, 4, p. 31,20-21.
90 PG 46, 156C. 95 GNO III, 4, p. 48,14-17.
91 PG 46, 160A-B; cfr. A. Le Boulluec, CO/poreité ou individualité? La condition finale
96 GNO III, 4, p. 48,23-24; p. 78,14-17; cfr. Antirrh 17 GNO III, 1, p. 154,11.
des ressuscités selon Grégoirede Nysse, Aug 35 (1995), pp. 307-326. 97 OrcatGNO III, 4, p. 31,14-16.
Liturgia 47
46 Introduzione
Gregotio altrove afferma che le anime dei non battezzati «sono sollevate
Epifani0 98 • Inoltre, con essa non fornisce un contributo originale alla nell' atia, erranti e vaganti, in un'inutile ricerca di riposo e di dimora»101;
dottrina della risurrezione, in quanto ripete fondamentalmente argomen- quelle dei peccatoti, in preda al pianto e al gemito sono gettate in un
ti già utilizzati dalla letteratura precedente99 • I riferimenti segnalati nelle «luogo tetro, come in un angolo» 102. Ma secondo un'altra affermazione
note del commento comprovano questa affermazione. del Nisseno, questi «luoghi» non vanno intesi in senso materiale, ma figu-
Infine, un altro aspetto dell'escatologia è quello dello «stato interme- rato 103 • Si tratterebbe di un periodo di attesa, di provvisorietà di situazio-
dio» riservato all'anima separata dal corpo dopo la morte di cui si fa ni per giusti ed empi fino alla risurrezione. Lui per le anime dei giusti
cenno in due passaggi nella santa Pasqua (prologo, cc. 1.7): « (Dio) ricon- parla di «paradiso», «seno dei patriarchi», «luogo di refrigerio»104. Su qu-
dusse alla proptia casa, come da un lungo esilio, l'anima che aveva la- sta idea dello 'stato intermedio' confluiscono insieme tradizioni bibliche
sciato il cotpo migliaia di anni prima, senza che questa sia diventata e pagane 105. La Chiesa cattolica solo. nel 1336, con il papa Benedetto XII,
affatto esttanea al proprio organo, né a causa del tempo, né a causa della definì la dottrina secondo cui le anime dei giusti, dopo la morte, espiata
dimenticanza: essa, al contrario, corre verso di esso più velocemente di l'eventuale pena per le colpe commesse, godono la beatitudine eterna,
quanto un uccello non voli al proprio nido» (ptologo, c. 1): «Tu (immagini) ancor prima della risurrezione finale; mentre le anime di coloro che
che un'indicibile e innumerevole moltitudine di anime si muova da abi- muoiono in peccato mortale discendono all'inferno tra supplizi e tormenti
tazioni segrete e che ciascuna riconosca il proprio corpo come una veste e nel giorno del giudizio compariranno con i 101'0 corpi davanti al ttibunale
particolare e che torni subito ad abitare in esso ed operi un'infallibile divino per essere giudicate e ricevere quanto hanno meritato 106.
distinzione di fronte ad una moltitudine così grande di spiriti di uguale
natura» (c. 7). Nei ptimi secoli ctistiani era diffusa l'idea di uno «stato
intermedio» riservato alle anime separate dai 101'0 corpi: esse si tr!ove- Liturgia
l'ebbero fino al giorno della risurrezione in luoghi variamente definiti 100.
Le omelie liturgiche di Gregorio di Nissa documentano, per la Cap-
98 Per Metodio cfr. A. Michel, Résurreetion, inDThC 13/2,2531-25% per Epifanio padocia, l'avvenuta formazione dell' anno liturgico con i due cicli: quello
cfr. Brian E. Daley, The hope, p. 89-90; per Origene: E. Prinzivalli, Resurrezione, in Grigene. pasquale (di cui fanno fede queste tre omelie autentiche del Nisseno sulla
Dizionario (a c. di A. Monaci Castagno), Roma 2000, pp. 401-405, dove tra l'altro afferma:
«I:aver affidato al concetto di eidos e al paragone tra il seme di grano e la spiga la salva-
pasqua, l'omelia sull'Ascensione e sulla Pentecoste); quello natalizio 107•
guardia dell'identità fra corpo risorto e corpo terrestre non fu considerato dalla maggio-
ranza degli scrittori ortodossi successivi contropartita sufficiente per bilanciare l'abban- 101Baptdi/fGNO X, 2, p. 364,5-8.
dono da parte di Origene dell'impostazione naturalistica del dogma della resurrezione e 102Cast GNO X, 2, p. 328,15-16.
i successivi seguaci moderati (panfilo, Didimo, Gregorio di Nissa) dell'impostazione ori- 103 An l'es PG 46, 68A-69B.
geniana dovettero proporre vari correttivi» (ivi, p. 404). 104 Macr GNO VIII, 1, pp. 397,21-398,2; cfr. Grégoire de Nysse, Vie de sainte Macrine
99 Wilken, Liturgy, bible and theology, in «Écriture et culture philosophique», p. 132; par P. Maraval (SC 178), Paris 1971, pp. 220-223.
Dennis, Gregory on the resurreetion, in «E aster Sermons», p. 74. Le analogie più numerose 105 Cfr. Epifanio, Ancor 86,6-8.
degli scritti gregoriani sulla risurrezione sono state rinvenute con il De resurreetione di 106 H. Denzinger - P. Hiinermann, El1ehiridioll Symbolorum (ed. it.), Bologna 1995,
Atenagora (Van Winden, In defence, in «E aster Sermons» pp. 104-105; 116-121) e con l'o- 1000-1002. Per Gregorio di Nissa su questo argomento cfr. Misago, La résurrectiol1, pp.
melia anatoliana sulla data di pasqua dell'anno 347 (Homélies Pasca/es III, par Floeri- 244-247.
Nautin, SC 48, Paris 1957, pp. 84-105). 107 Cui si riferiscono le omelie 111 diem l1atalem: GNO X, 2 pp. 235,1-23,15; 111 diem
100 «Stanze o ricettacoli»: Clemente R, lCor 50,3-4; «luogo determinato da Dio»: luminum GNO IX, pp. 221,1-241,3; Advel'SUs eos qui baptismum di/ferul1t GNO X, 2, pp.
Ireneo, Haer V;31,2; «inferi»: Tertulliano, An 55,3,5; 58,1-2; habitacula: Ambrogio, De bOllO 357,1-370,27.
mortis 10,45; Agostino De Civ Dei 12,9,2.
48 Introduzione Liturgia 49
Altre sei omelie gregoriane riguardano il culto dei martiri 108 • Alla for- dalla veste luminosa dell'angelo»; ivi, c. 36): l'invito ad «alzarsi dall'ascolto
mazione del calendario liturgico cristiano contribuì essenzialmente an- della parola e a portarsi verso l'altare per l'eucaristia 110.
che la legislazione imperiale 109• Il tempo della veglia notturna è trascorso nell'ascolto della «parola,
I riferimenti liturgici relativi alla celebrazione della pasqua sono (che) risuonando per tutta la notte nelle nostre orecchie con 'salmi e inni
più numerosi nell'omelia sul Triduo, esaminando la quale, dallo svolgi- e cantici spirituali~ fluendo nell' anima come una corrente di gioia ci riem-
mento del culto e dalla successione dei riti, si può ricavare anche il con- pì delle belle speranze» (sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 1). Le letture bi-
tenuto biblico, dottrinale e spirituale di essa. La celebrazione si svolge bliche dell'A.T. si possono individuare attraverso due procedimenti. Te-
nella notte tra il sabato e la domenica: «Riconosci attraverso quel sabato nendo presenti i dati interni dell'omelia sul Tnduo, cioè la citazione gene-
questo sabato» (sul Triduo» prologo, c. 3); «lI vero riposo del sabato ... du- rale (fatta nel prologo, c. 1 e spiegata nei cc. 2-5) di fatti e testi dell'A.T.: la
rante il quale il Signore si riposò con l'inattività della morte ... ora ha benedizione di Abramo, la legislazione sul sabato, il sacrificio di !sacco,
termine» (sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 1); la veglia dura tutta la notte: la vittoria sugli Amaleciti, le profezie di Isaia, Geremia e Giona; i frequenti
«La parola risuonando per tutta la notte» (sulla Pasqua santa e salvatrice, c. richiami degli ascoltatori alle letture (<< Tu cerchila benedizione di Abramo»:
1), illuminata dalle fiaccole: «E come nello spettacolo che si presenta ai prologo c. 2; «Tu ammiri il sublime Mosé», ivi, c. 3; «Anche la storia è per
nostri occhi un'unica luce formata da innumerevoli fiaccole risplende al te piena della benedizione simile»: ivi, c. 4; «Se poi vuoi considerare lo
nostro sguardo» (sul Triduo, c. 1); «Poiché sotto l'aspetto cronologico è stesso Mosé»: ivi, c. 4; «Hai pure Isaia che ti porta un'utilità non trascurabile
notte e a motivo della luce è invece giorno» (ivi, prologo, c. 8); «quello per la grazia presente»: prologo, c. 5; «Questi e simili significati è neces-
che accade nel 14° giorno alla luce sensibile, cioè che essa per tutta una sario che tu ricerchi e scelga da ciascun passo delle Scritture» (ivt~ c. 6). In
notte e un giorno non subisce la mescolanza delle tenebre [... ] ... noi in secondo luogo si devono esaminare le fonti sulla liturgia antica della ve-
apparenza cerchiamo la luna piena che ci offre ininterrottament<: per glia pasquale. Da tutto ciò risulta questo probabile elenco:
tutta la notte la luce» (c. 25); «ciò che era visto dai nostri occhi era la luce 1 - Gen. 1, 1-3, 24 (creazione, benedizione del sabato, caduta del-
da noi portata nella notte con fiaccole in una nube di fuoco» (sulla Pasqua l'uomo);
santa e salvatrice, c. 1); «questa notte luminosa mescolando le luci delle 2 - Gen. 22, 1-19 (sacrificio di Isacco e benedizione di Abramo; si
lampade ai raggi mattutini del sole» (ivi, c. 2). La o<{-oovXia di cui si parla proclama anche attualmente nella chiesa bizantina);
era dovuta alle fiaccole portate dai neofiti, mentre la luce del plenilunio 3 - Es. 12, 1-20 (norme per la pasqua ebraica, presente anche attual-
risplendeva per tutta la notte illuminando anch'essa la celebrazione che mente nella liturgia bizantina);
verosimilmente si svolgeva, almeno in parte (come avviene ora sia in 4 - Es. 17, 8-14 (vittoria sugli Amaleciti);
oriente sia in occidente) all'aperto, di cui è possibile cogliere vari indizi: 5 - Is. 7, 14; 9, 5; 52, 13-53, 12 (attestati i primi due nella tradizione
l'invito a guardare le stelle del cielo (sul Triduo, prologo, c. 2: «Vedi le omiletica pasquale; l'altro nei lezionari antichi. Nell'attuale li-
stelle del cielo?»); epilogo, c. 34: «Provo la sensazione di essere abbagliato turgia bizantina Isaia 52, 13-54, 1 si legge nell'ora sesta e nel
grande vespro del venerdì santo);
6 - Gel'. 11, 18-20 (persecuzione di Geremia; nell'attuale liturgia bi-
108 In sanctum Stephanum I e II: GNO X, 1, pp. 75,1-105,29; de Sancto Theodoro, iVl;
zantina all'ora nona del venerdì santo ricorre il brano di Gel'. 11,
pp. 61,1-71,17; in XL Martyres I a; Ib; II, ivi, pp. 137,1-169,26.
18-12,5.9-11. 14-15);
109 Cfr. Codex Theodosianus 16,1,2, par Th. Mommsen - J. Rougé, SC 497, Paris 2005,
pp. 114-115; ivi, 16,10,12, pp. 442-448: Cfr. A. Barzanò, Il Cristianesimo nelle leggi imperiali
di Roma (LCPM 24), Milano 1996, pp. 228-229; iVI; p. 76. 110 Cfr. Drobner, DiedreiTage, p. 10.
50 Introduzione
Liturgia 51
7 - Gn. 1-2, o tutto il libro. Nell'attuale liturgia bizantina della ve-
santa e salvatrice (c. 2, parte a+b); sulla santa Pentecoste (epilogo, c. 5). Il sal-
glia pasquale è oggetto di lettura Gn. 1,1-4,11ll1 .
mo 117 era come il Leit-motiv di tutta la celebrazione pasquale: esso
Per quanto riguarda le letture del N.T. si possono formulare solo
molto probabilmente fu cantato in questa veglia pasquale, come è detto
delle ipotesi. Nell'omelia sulla santa Pasqua del capitolo 15 della lCor. ri-
esplicitamente nell'omelia In diem natalem 114 • Il salmo 116, 1 (<<Lodate il
corrono 7 citazioni esplicite e 4 riferimenti. Ciò è dovuto solo al tema
principale dell'omelia (risurrezione dei morti) che obbligava l'oratore a
Signore, genti tutte; inneggiate a Luipopoli tutti»), che è stato oggetto di can-
to, ricorre due volte nell'omelia sulla santa Pasqua (prologo, c. 1). L'omelia
richiamare quel capitolo fondamentale sulla materia, o anche alla lettura
precedentemente proclamata? Tutte e due le ipotesi sono probabili, e
sull'Ascensione riporta e commenta i salmi 22 e 23 che erano propri della
festa. Il primo aveva una parte importante nella liturgia del battesimo e
anzi una comporta l'altra: dato il tema, potrebbe essere stato scelto appo-
simboleggiava nella interpretazione tradizionale le tappe dell'iniziazione
sitamente tutto il brano di lCor. 15,1-52 (fino a questo versetto ricorrono
cristiana: battesimo (valle oscura); l'eucaristia (mensa preparata), la con-
le citazioni nell'omelia) e viceversa. Klock112 ammette una sua lettura ef-
fettiva. D'altra parte illezionario armeno di Gerusalemme riporta tra le fermazione (olio dell'unzione), il vino eucaristico (il calice traboccante)115.
letture di una messa notturna lCor. 15,1-11 e Mt. 28, 1-20. Quest'ultimo Il salmo 23 contiene un insegnamento «più alto del vangelo» relativo
all'Ascensione proclamato nella liturgia: esso, infatti, esprime la discesa
brano, che racconta la risurrezione di Gesù, riecheggia nell' epilogo (c.
(con l'incarnazione) e l'ascesa (con la risalita gloriosa) di Cristo. Nell'omelia
34) dell'omelia sul Tnduo ed è il testo evangelico della veglia del sabato
santo nell'attuale liturgia bizantina l13 •
sulla santa Pentecoste è presente il salmo 94 citato nei vari versetti (quattro
volte 94, 1: Venite, applaudiamo al Signore, che appoggiandosi su 2Cor. 3,
Circa i salmi, il 117, 24 che nel IV secolo apparteneva alla liturgia
17, l'oratore attribuisce allo Spirito Santo; 94, 7-9; 94, 8-9 che, in unione
pasquale, ricorre due volte nell'omelia sul Triduo (prologo, c. 9); una volta
con Eh. 3, 7-9, dimostrano la sua divinità. Il Salmo 77,56, citato tre volte,
sulla santa Pasqua (c. 4, con la prima e seconda parte a+b); sulla Pa~qua
descrive l'atteggiamento ostinato dei pneumatomachi che negano la divi-
111 Cfr. Drobner, Die dl'ei Tage., p. 11, dove aggiunge in più Gen. 15, 1-21, che lui nità dello Spirito Santo, alzando la testa contro il cielo e scagliando in-
stesso, però, dichiara non attestata nei lezionari antichi: iVl; pp. 50. 201. 203; Stuatt G.
sulti a Dio, come è detto nel Sal 74, 6.
Hall (The intel'pretation of the Old Testament in the opening sectio/1 of Gregory of Nyssa 'de
Tridui Spatio' [De Tridui spatio, 273,5-277,9], in «Easter Sermons», p. 140) riconosce che Quanto agli «inni e cantici spirituali» (sulla Pasqua santa e salvatrice,
non si può essere certi sul numero preciso delle letture bibliche dell'AT., sul loro conte- c. 1), si può citare la frase «Oggi Cristo è risorto» presente nell'omelia
nuto e lunghezza; ma poi individua le stesse sette letture da noi elencate dicendo però sulla santa Pasqua (c. 3), che alcuni'16 considerano «un'acclamazione pa-
che non si può ammettere con sicurezza che Gregorio menzioni tutte q~elle real~ent~ squale», ma che potrebbe essere anche la citazione di lCor. 15,20.
proclamate, né si può essere sicuri che vi fosse già una tradizione stabilita tale che il
vescovo e i presbiteri non potessero variare (ivI; p. 142). Per i Lezionari antichi: cfr. F. C.
Conybeare, RitualeAl'me/1omm, Oxford 1905, pp. 507-527; A. Rahlfs, Diealttestamentliche/1
Lektiol1e/1 der griechischen Kirche. Mitteilul1gel1 des Septuagùlta-Ul1te1'l1ehme/1s del' kOl1igliche/1 114 GNO X, 2, p. 238,13-14.
Gesellschaft del' Wisse/1schaftel1 in Berli/11909-15, pp. 122-230 (= Nachrichten del' Gesel- 115 J. Daniélou, Le mystère du cult da/1s les sermO/1S de Grégoire de Nysse, in « Von Chri-
lschafr del' Wiss. Zu GO,ttingen, Phil.-hist. Klasse, 1915, pp. 28-136); M. Tarchnischvili, Le stlichen Mysterium». Gesammelte Arbeiten zum Gedachtnis von Odo Casel, Diisseldorf
Gra/1d Lectiol1/1aire de l'Eglise de Jémsalem, CSCO, Louvain 1959, pp. 188-189. Cfr. Egérie, 1951, pp. 81-83; Idem, Bibbia e Liturgia (ed. it.), Milano 1965, pp. 235-253; Idem, Grégoire
Journal de voyage par P. Maraval (SC 296), Paris 1982, p. 290,12-16, n. 1 (Gel1. 1, 1-3,24; 22, de Nysse et l'origine de la fite de l'Asce/1sio/1, in «Kyriakon». Festschrift Johannes Quasten,
1-18; Es. 12,1-24; G/1. 1,1-4,11; Es. 14,24-15,21; Ez. 37, 1-14; Dan. 3, 1-35 a). hrsg. P. Granfìeld - J. A. Jungmann, II, Miinster Westf. 1970, pp. 664-666; J. Bernardi, La
112 Klock, Ul1tel'suchul1ge/1, p. 197.
prédicatiol1 cit., pp. 285-289; E. Moutsoulas, Les sermO/1S pascaux de Gl'égoire de Nysse,
113 C. Andronikof, Il senso della pasqua /1ella liturgia bizal1tina, I, Leumann (Torino),
Theologhia 51 (1980), pp. 333-347.
116 M. HarI, L'éloge de la fite de pdques da/1s le prologue du sermO/1 1'/1 Sa/1ctum Pascha' de
1986, pp. 295. 321.
Grégoirede Nysse, in «E aster Sermons», p. 84; Klock, U/1tersllchulIgen, p. 197.
52 Introduzione Liturgia 53
Nella veglia di pasqua si amministravano i sacramenti dell'iniziazione mentre la sua trattazione dottrinale è presente nella sezione che spiega il
cristiana: il battesimo, l'unzione e l'eucaristia. Anche su questi riti i ri- computo del trtduum mortis di Cristo ed è presentata nel suo duplice
ferimenti più espliciti si trovano nell'omelia sul Triduo. I neobattezzati aspetto di convito e di sacrificio (ivi, cc. 16; 17). Una vaga allusione
che hanno in mano le fiaccole accese sono descritti, con un' immagine all'eucaristia si avrebbe anche nell'omelia sulla santa Pasqua dove si parla
tradizionale (di Cirillo di Gerusalemme, Crisostomo, Ps. Epifanio), come del giorno della risurrezione di Cristo «che nutre» i p overi 118.
«le stelle che sono sorte or ora a noi dallo Spirito e che hanno reso all'i- Dunque, i riti della celebrazione pasquale elencati in ordine sono i
stante la chiesa un cielo: la bellezza sfavillante della loro anima è indicata seguenti: liturgia della Parola con letture bibliche dell'AT. (e N.T.);
dai raggi delle fiaccole» (prologo, c. 2). Essi sono «realmente i figli di omelia; amministrazione del battesimo (e dell'unzione); eucaristia (all'al-
Abramo, nati a lui secondo la promessa, simili alle stelle del cielo» (ivz). ba). Il breve sermone sulla Pasqua e santa e salvatrice, per i riferimenti li-
La teologia del battesimo percorre abbondantemente l'omelia. Tra gli turgici e la ripetizione di alcuni temi già trattati nell'omelia sul Trtduo, è
effetti salvifici della risurrezione di Cristo si citano: la nuova nascita che da considerare un breve discorso di chiusura della stessa celebrazione,
non deriva dal sangue, né da volontà d'uomo, né da volere di carne (pro- che richiama l'esperienza spirituale vissuta.
logo, c. 7); la <muova creazione (<<in questo giorno è creato anche l'uomo Nell'omelia sul Triduo si concentrano vari temi ed eventi. L'argo-
vero, fatto a immagine e somiglianza di Dio»: prologo, c. 9) che comprende mento del trtduum mortis di Cristo è la parte principale e quindi più
tutte le fasi della vita dei credenti fino al conseguimento dell'eredità estesa dell'omelia. La passione di Cristo è contenuta nella terza parte che
eterna (prologo, cc. 7. 20: ritorno in paradiso), essendo essi diventati «fra- espone il significato della croce (cc. 26-32). La sua risurrezione è trattata
telli del Signore» (epilogo, c. 35). Nell'omelia sulla santa Pasqua si parla ampiamente nella prefigurazione e negli effetti della «grazia presente»
della Chiesa che è madre in quanto genera nuovi figli (c. 6). Sono ~utti (prologo, cc. 1-10) e sotto l'aspetto morale per i credenti nella seconda
aspetti che riguardano il battesimo. La notte di pasqua è la notte del bat- parte (cc. 22-25) e nell'epilogo (cc. 33-34). Motivi teologici spingevano
tesimo, tanto i due fatti sono collegati tra loro negli effetti salvifici e nella l'oratore a sviluppare più ampiamente questi vari temi: le dispute dottri-
celebrazione liturgica 117• La prima parte (vv. 1-6) del salmo 22 nell'omelia nali sulla divinità e la natura umana di Cristo; il tema del descensus ad
«sull'Ascensione» (c. 2) è utilizzata per una catechesi mistagogica sul in/eros introdotto nel simbolo di fede nel 359 d. c.119 affrontato nell'omelia
battesimo. sotto l'aspetto soteriologico e cristologico (cc. 11-21) in funzione antiaria-
L'epilogo dell'omelia sul Trtduo invita gli uditori alla celebrazione na e antiapollinarista. Per quanto riguarda la liturgia, c'è da notare che
dell'eucaristia: «Alzandoci dalla pesca delle parole corriamo ormai verso nella seconda metà del IV secolo nella progressiva formazione dell' anno
quel pane che il favo di miele della buona speranza ci addolcisce in liturgico, il mistero pasquale di Cristo finora celebrato unitariamente
Gesù Cristo nostro Signore» (epilogo, c. 30) con evidente allusione alla (dalla passione alla risurrezione) in una sola festa (di pasqua), si suddivise
prassi antica di offrire ai neofiti insieme al latte anche il miele: «Tu vedi nella celebrazione dei singoli eventi di Cristo: si formarono la settimana.
nelle mani del Signore, quando Pietro è intento alla pesca, un pane e un santa e il triduo pasquale. Già Origene parlò di un triduo pasquale 120•
favo di miele» (ivi, c. 36). L'eucaristia, come «il pane disceso dal cielo» è
richiamata tra i beni spirituali della «nuova nascita (ivz~ prologo, c. 7),
118 Cfr. Fisch, Gregor's von Nyssa, AtlsgewdlteSchrijten, p. 350, n. 3.
119 J. Kelly, I simboli difede della chiesa antica (ed. it.), Napoli 1987, p. 373.
120 Origene, Hom in exod 5,2 (par M. Bon'et, SC 226, Paris 1976: «lI primo giorno è
117 Auf de Maur, Die Osterhomilien des Asterios Sophistes, Trier 1967, pp. 37-38; Drob-
ner, Die drei Tage cito p. 11; Ch. Bouchet - M. Canévet - A.-G. Hamman, Le Christ Pascal per noi la passione del Salvatore; il secondo quello della discesa agI inferi; il terzo è il
Paris 1996, pp. 133-134. ' giorno della risurrezione»). .
54 Introduzione
Liturgia 55
Sulla passione e la croce si trovano singole omelie anche in Atanasio. Fu
Questi, secondo l'obiezione giudaica, rispetterebbero solo parzialmente le
soprattutto la chiesa di Gerusalemme con le varie celebrazioni distinte,
norme dell'Esodo riguardanti questa festa, perché, pur osservando il quat-
che si svolgevano nei luoghi dove si erano compiuti gli eventi salvifici
tordicesimo giorno della luna come prescritto, non praticherebbero l'uso
del Signore, a dare impulso anche altrove a questa suddivisione di cele-
del pane azzimo per sette giorni e delle erbe amare. Dunque, potrebbe
brazioni del triduo sacro. Sui fatti della settimana precedente la pasqua
sorgere il dubbio che a Nissa si celebrasse una pasqua «quartodecimana»,
nella seconda metà del IV secolo ci restano le cinque omelie conservateci
cioè nel 14 di Nisan 123. Gli argomenti contro questa possibile interpretazione
in georgiano di Melezio di Antiochia (vescovo dal 360 al 381), che
sono, a mio avviso, molteplici e decisivi. Innanzitutto dall'omelia sul Triduo
commentano giorno per giorno i vari avvenimenti: dal progetto dei sacer-
risulta che la veglia pasquale si celebra nella notte tra il sabato e la dome-
doti per catturare Gesù, dal tradimento di Giuda fino alla risurrezione.
nica: «Ecco a te il sabato benedetto della prima creazione. Riconosci attra-
Di Anfilochio di Iconio (la cui morte si pone alla fine del IV secolo) ci
verso quel sabato questo sabato come il giorno del riposo, che Dio be-
resta l'omelia In diem sabbati sancti. Il Crisostomo ci ha lasciato due omelie
nedisse al di sopra degli altri giorni» (prologo, c. 3). Così pure dal breve
sul tradimento di Giuda tenute il giovedì e due sulla croce e il buon
discorso finale sulla Pasqua santa e salvatrice: «Il vero riposo del sabato, che
ladrone il venerdì. Dello Ps. Epifanio è pure l'omelia Sul santo e grande
ricevette la benedizione di Dio, durante il quale il Signore si riposò dalle
sabato. L'omelia dello Ps. Crisostomo (del 387) distingue i tre giorni: della
sue opere, avendo rispettato il sabato con l'inattività della morte per la
passione nel venerdì, del riposo e permanenza nel cuore della terra, della
salvezza del mondo, ora ha termine. Esso mostrò la propria grazia e agli
risurrezione nel primo giorno della settimana. In Occidente furono Am-
occhi e agli orecchi e al cuore per mezzo di tutti questi riti della festa» (c.
brogio e Agostino a parlare e a definire chiaramente il triduum sacrum in
1). È stato dimostrato che l'espressione «rispettare il 140 giorno» era tecnica
cui Cristo «et passus est et quievit et resurrexit», o di Cristo crucifixus, sepultus,
per indicare la festa di pasqua nella domenica successiva al 140 giorno del
suscitatus»12l. Nelle omelie per la pasqua del Nisseno questa «storicizzazio-
plenilunio 124 • Inoltre, il tema principale dell'omelia è il triduo pasquale,
ne» del triduo non è presente e si ha una celebrazione unitaria di tutto
considerato dal giovedì santo fino alla notte di pasqua, mentre per i quarto-
il mistero di Cristo dall'Ultima Cena, alla crocifissione, alla sepoltura,
decimani la pasqua era limitata all'unica celebrazione della notte del 14 di
alla discesa agli inferi fino alla risurrezione 122 •
Nisan. Ancor più decisivo è il fatto che Gregorio di Nissa celebrava la pa-
Nella parte seconda dell'omelia sul Triduo (cc. 22-25) è respinta un'ac-
squa secondo il calcolo alessandrino, cioè la domenica successiva al ple-
cusa dei Giudei contro la celebrazione della pasqua da parte dei cristiani.
nilunio di primavera 125. Infine, nel concilio di Costantinopoli del 381 il
Nisseno fu nominato garante dell'ortodossia delle Chiese del Ponto: sareb-
be inverosimile che Gregorio fosse ortodosso nella dottrina trinitaria e in
121 Atanasio, De passione et cruce Domini (pG 28, 185-250). Per la Chiesa di Gerusa-
lemme: cfr. Egeria, Pellegrinaggio in terra santa (a c. di P. Siniscalco - L. Scarampi, CTP 48, cristologia e non nella prassi pasquale. In definitiva, poi, è lo stesso Grego-
pp. 157-177); per Melezio di Antiochia: cfr. W. Ruber, Passa und Dstem, Berlin 1969, pp. rio che dà una interpretazione «simbolica» del rispetto (TIapaT~pf]CJtç) da
203-205; Anfilochio di !conio, In diem sabbati sancii, PG 39, 89B-94C; Ps. Epifanio, In parte dei cristiani del 14 di Nisan: «Chi lungo l'intera settimana di questa
sabbato magllo, PG 43, 444C-464B; Giovanni Crisostomo, Rom I e II ill prodi/ione Judae vita conduce puro e libero dalla vecchia malizia il giorno presente, usando
(PG 49,373-392); Rom I e II decruceetlatrone (pG 49,399-418); Ps. Crisostomo, Pasch VII,
come cibo della vita la temperanza, si allontana da ogni mescolanza di te-
35-36 (Rom Pasc III, SC 48, pp. 145,6-147,11). Ambrogio, Ep 23,12-13 (SAEMO 19,I);
Agostino, Ep 55,24 (NBA XXI)).
123 Cfr. nota 233 del commento al testo del Triduo.
122 Per questa situazione di «passaggio» tra una celebrazione <<unitaria» e «storiciz-
124 Ruber, Passa un Dstem, pp. 75-84; Drobner, Die drei Tage, p. 146.
zata» quale si riscontra nell'omelia sul Triduo: cfr. Spira, Der Descensus ad in/eros, in «E aster
125 Grégoire de Nysse, Ep 4,9, Lettres, par P. Maraval (SC 363), Paris 1990, p. 153,
Sermons», pp. 197-200; Drobner, DiedreiTage, p. 9.
nota 4.
56 Introduzione Liturgia 57
nebra. Ciò significa il 14° giorno del corso della luna» (c. 25). Ed ancora: di una tendenza crescente e diffusa tra i cristiani a «giudaizzare»; ed in-
«Quello che accade nel 14° giorno della luce sensibile, cioè che essa per fine di influenza attiva e propagandistica dei Giudei ( tutti aspetti contro
tutta una notte e un giorno non subisce la mescolanza con le tenebre, que- cui vescovi, scrittori, sino di intervengono frequentemente) non è affatto
sto la legge spirituale vuole che sia simbolo per coloro che celebrano spiri- improbabile che anche nella comunità cristiana di Nissa si sentisse effet-
tualmente la festa, in modo che durante l'intera settimana della vita essi tivo il pericolo di proselitismo giudaico nei confronti dei cristiani, anche
rendano tutto il tempo della loro esistenza un'unica pasqua luminosa ed per una celebrazione pasquale identica, di modo e di tempo, contro la
esente da tenebre» (ivz). L'osservanza del 14° giorno è, dunque, intesa in quale Gregorio mette in guardia e polemizza.
senso «simbolico», come un'esistenza moralmente luminosa, cioè esente Le due omelie sull'Ascensione e sulla santa Pentecoste testimoniano
dal male. l'istituzione di queste due feste autonome e distinte introdotte verso la
Quanto alle accuse dei Giudei contro i cristiani (sul Triduo, c. 22), fine del sec. IV che vennero a «frazionare» il laetissimum spatium dei 50
che sono nuove, in quanto non riscontrabili nella letteratura giudaico- giorni della pasqua considerati come formanti un'unica festa. A Gerusa-
cristiana, è del tutto improbabile che siano un'invenzione o un espediente lemme, secondo la testimonianza di Egeria 128, il 50° giorno della Pasqua
del Nisseno escogitati per presentare un' esegesi spirituale di Esodo 12. al mattino si celebrava l'effusione dello Spirito Santo; al pomeriggio
Le accuse circostanziate e precise riferite da Gregorio sembrano supporre sull'Imbonom (altura da cui Cristo sarebbe salito in cielo) l'Ascensione.
negli ascoltatori una vera conoscenza ed esperienza di un problema rea- Il Crisostomo elenca tra le altre feste anche quella dell'Ascensione in tre
le 126 • Questa opinione è tanto più ragionevole se si tengono presenti altre omelie tenute tra il 381 e il 398. La sua omelia sull'Ascensione 129 forse fu
testimonianze della seconda metà del IV secolo e inizio del V secolo de- la prima predicazione su questa festa celebrata il 40° giorno dalla pasqua,
sumibili dalle situazioni di Alessandria, Gerusalemme, Antiochia e dal- o di poco posteriore a quella del Nisseno qui riportata 130. Il titolo e la
l'Oriente in genere, relative ai rapporti cristiani-giudei. Si accentuava la· natura dell'omelia gregoriana sull'Ascensione suscitano incertezze e diver-
tendenza tra i cristiani a un certo ritorno a pratiche giudaiche, specialmen- sità di interpretazione. Il titolo: sulla festa detta comunemente Èmacp-
te al rispetto del sabato a motivo della forza di attrazione sui cristiani SOIlÉvll che è l'Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo potrebbe non de-
delle feste ebraiche ed anche in seguito alla propaganda degli stessi rivare dal Nisseno. Però anche in un'omelia di Giovanni Crisostomo
giudei 127• In questo contesto di «recrudescenza» del sabbatismo legale e ricorre la designazione di ÈmacpSollÉvll. Il Lex Greg registra una sola
volta il termine greco Èmac}>sw in riferimento all'acqua nel significato di
126 Drobner, DiedreiTage, pp. 144-145. «conservare» il nutrimento in tutto il corpo e nelle vene l3l . Le traduzioni
127 Cfr. C. S. Mosna, Storia della domenica dalle originifino agli inizi del VO secolo (<<An del titolo dell'omelia gregoriana sono state sempre incerte e insoddisfa-
Gr» 170), Roma 1969, pp. 281-282; 253-254. W. Rordorf, Sabato e domenica nella chiesa
antica (<<Traditio Christiana» II), Torino 1979, pp. XII-XIV Atanasio (Ep fest 14,5, PG 26,
1421D) esorta i cristiani a non ritornare alle «ombre antiche» e insiste sulla scomparsa si leggono nelle omelie (del 386-387) di Giovanni Crisostomo (PG 48, 843-942): cfr.
dell'antica Legge e quindi della circoncisione; Cirillo di Gerusalemme (Cat 4,36) mette in Schreckenberg, Die christl;'chen Adversus Judaeos Texte, pp. 320-329.
guardia i catecumeni a non cadere nel giudaismo (osservanza del sabato, classificazione 128 Egeria, Pellegrinaggio il1 Terra Sal1ta, 43,1-9, a c. di Siniscalco - Scarampi, CTP 48,
dei cibi); Basilio (Ep 264,4, PG 32, 979; Ep 265,2, ivi, 988) prende posizione contro i giu- pp. 178-182.
daizzanti che esigono l'osservanza legalistica del sabato a scapito della domenica. Anche 129 PG 50,441.
i Padri siriaci (Afraate, Efrem) scongiurano i cristiani dal proselitismo giudaico e dalle 130 R. Cabié, La pentecote, Tournai 1965, pp. 185-187; P. Jounel, Il tempo pasquale, in
tendenze giudaizzanti (cfr. H. Schreckenberg, Die christlichen Advel'sus Judaeos Texte und A. G. Martimort, La Chiesa in preghiera IV (ed. it. ), Brescia 1984, pp. 79-80.
ihl' literalisches und historisches Umfeld (1-11 Jh.), Frankfurt am Main 1990, pp. 271-275; lJl Lex Gr III, s. V., p. 454; Giovanni Crisostomo, Ad populum Antiochenl/m hom 19
286-292). I più violenti attacchi contro i Giudei e i rimproveri più duri contro i cristiani (pG 49, 187).
Liturgia 59
58 Introduzione
inclusa, secondo El 2, 6, (<<Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere
centi132• Circa il contenuto di questo breve sermone Gessel ha sostenuto
nei cielt; in Cristo Gesù»)134. Ritenendo molto probabile questo contenuto
che esso non sia stato pronunciato per l'Ascensione, ma per i neofiti, al
fondamentale, si potrebbe dare ad Èma<{)çoflÉv'l il significato di «(festa)
termine della veglia pasquale. La sua tesi è stata respinta con prove
salvatrice», «della salvezza universale portata pienamente a termine».
convincenti da Drobner che ha ricondotto l'origine e la natura dell'omelia
La Pentecoste originariamente era il periodo festivo di cinquanta
alla communis opinio dei patrologi e dei liturgisti che l'hanno intesa e giorni dopo la pasqua la quale veniva così prolungata e conclusa nel cin-
considerano un'omelia per l'Ascensione 133 • Questa interpretazione gene- quantesimo giorno: di ciò esistono varie testimonianze 135. L'omelia del
rale degli studiosi è da condividere, anche se il termine preciso di Nisseno su questo argomento, oltre alla progressiva rivelazione divina
ascensione clvaÀ.nllltç, non ricorre mai nel testo omiletico del Nisseno. sulla Trinità, è tutta rivolta a dimostrare la divinità dello Spirito Santo
, 'IT l'ff .
Circa il significato di ÈTrta<{)çoflÉv'l, occorre tenere presente a ermaZlOne contro la negazione dei pneumatomachi.
di Giovanni Crisostomo contenuta in una sua omelia sulla Pentecoste «Pneumatomachi» o Macedoniani (seguaci di Macedonio, vescovo
(<<La nostra natura umana dieci giorni fa [festa dell'ascensione] è salita
di Costantinopoli, deposto nel 360) furono chiamati diversi gruppi (com-
fino al trono regale») e un' altra simile di Croma zio di Aquileia, vescovo presi gli ariani) che negavano la divinità dello Spirito Santo, considerato
tra il 388 e il 408 ('Caro naturae nostrae in corpore Christi hac die ascendit in da loro o come creatura o anche come intermediario tra Dio e gli uomini.
caelum). Inoltre non è fuor di luogo il richiamo di Fisch ad un testo delle A lui negavano la partecipazione all'opera creatrice di Dio, limitandola
Costituzioni Apostoliche (<<A partire dal primo giorno del Signore [= all' azione santificatrice degli uomini, all'intercessione per loro, sempre
Pasqua] al quinto giorno dopo la domenica [della quinta s~ttimana] ce- in obbedienza al volere di Cristo. Furono combattuti prima da Atanasio
lebrate la festa dell'Ascensione del Signore, quando Egh, completata
(359-360), che pur chiamando lo Spirito Santo 8EOÀ.0yovflEVOV (e non
ogni economia e disposizione, risalì al Dio e Padre. che l'ave:a i?viato»), 8EOç) gli attribuiva tutte le caratteristiche che la Scrittura applica al Padre
in base al quale il traduttore tedesco spiega il termllle come llldlcante la e al Figlio e ne sosteneva l'origine dal (ÈK) Padre, pur non specificando la
definitiva salvezza dell'umanità compiuta con l'esaltazione alla destra
modalità di questa «processione». La dottrina pneumatologica si trova
del Padre di Cristo Dio e Uomo, in cui tutta l'umanità è stata virtualmente
approfondita in Epifanio (Ancoratus, del 374), Basilio «<Sullo Spirito Santo»,
134 Giovanni Crisostomo, De sac/'{/ Pentecoste hom 1 (PG 50, 456); Cromazio d'Aqui-
132 «La sauvée» (Lenain De Tillemont, Mémoires pour servir à l1Jlstoire ecclésiastique leia I sermol1i 4 vo13/1 a c. di G. Banterle, «Scrittori dell'Area Santambrosiana», Roma-
des six premiers siècles, t. 9, Venise 1732, p. 613); « del' erettete»~. Fis:h, ~KV !I,. 70, 1880, Mil~no 1989: ~p. 5'6-67; Costituzioni dei Sa/1ti Apostoli per mano di Clemente, a c. di D.
p. 380, spiegando in nota 1 che il termine indica .la s~lvezz~ dl tuttl gh uomtn~ portat~ a Spada - D. Salachas, Città del Vaticano, 2001, p. 124.
termine con l'esaltazione alla destra del Padre dl Cnsto DlO e uomo, con CUl t~tta u-. ! 135 Epistula Apostolol'tlm, 17,1 (Apocrifi del N. T., III, a c. di L. Moraldi, Casale Mon-
manità è virtualmente compresa, giustificandolo con El 2, 6 e il testo d~lle Co~tttUZ!O~I. ferrato 1994, p. 40); Tertulliano, De baptismo 19,2; decorol1a 3,4; Origene, C. Ce/sum VIII,22.
Apostoliche, V, 20); «consacrata» (A. Aureli - G. Brunner, La voce dei ~adl't. Bram ~atn.stici Il Concilio di Elvira (del 300, circa) prescrive che tutti celebrino il giorno [inteso, in
scelti di dottrina e d'eloquenza sacra quali fonti per la predicazione cronologlcamel1te ordll1atl con genere, come 50° giorno) di Pentecoste. Eusebio di Cesa1~ea, poco dopo il 332, alla
proemi storia; tradotti e al1l/otati, Milano 1916, p. 28, nota 1); il termine alluderebbe al Pentecoste del 50° giorno unisce la festa dell'Ascensione. E del 379 l'Orazione 41 di
?,
completamento della salvezza umana anche per F. Ca~rol (in DACL ~, 1924, 29;4 n.6~; Gregorio di Nazianzo sulla Pentecoste (cfr. Gregorio di Nazianzo, Tutte le orazioni, a c. di
«del' beibehaltel1em \W. Gessel, Gregor VOI1 Nyssa u/1d seme Psalmenhomtlle'Os glyku:. !febe,.- Cl. Moreschini, Milano 2000, pp. 980-999), di qualche anno posteriore allo scritto di
lugu/1ge/1 zur sog. Himmelfahrtspredigt des Nysseners, hrsg. H. Becker - R. Kaczynslu, tn «Ll- Basilio sullo stesso argomento (374-376). Del Crisostomo sono conservate due omelie
turgie und Dichtung», Bd 2, Sto Ottilien 1983, p. 679). . sulla Pentecoste (PG 50, 433-470) pressoché contemporanee a quella del Nisseno (del
m Gessel, ivi, pp. 669-690; H. Drobner, Die HÙJ1Il1elfahrtspredlgt Gregor~ von Nyssa, 388 o 391): cfr. O. Casel, La fete de Pdques dans leglise des Pùes, Paris 1963, pp. 131-145;
in «Festschrift fiir Hadwig Horner zum sechzisten Geburstag», hrsg. von H. Elsenberger, Cabié, La Pentecote, pp. 185-187; 199-200; P. Jounel, Il tempo pasquale, pp. 79-80.
Heidelberg 1990, pp. 95-115.
60 Introduzione Bibbia ed esegesi 61
anni 374-376), Didimo il Cieco (<<Lo Spirito Santo», prima del 381)136 e tazione di carattere dottrinale e ascetico»140.· In particolare nell'omelia
soprattutto in Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa che, introducendo sulla santa Pasqua, che per contenuto e struttura è molto vicina ad un trat-
la distinzione tra o m'Jaia e urro<JTQCJlç, fino allora considerati termini tato filosofico, le citazioni bibliche costituiscono un appoggio e un raffor-
sinonimi che creavano difficoltà di interpretazione e di esposizione, die- zamento di quanto Gregorio Nisseno cerca di spiegare con la ragione 141 •
dero il maggior contributo in questo senso nella definizione del Conci- I salmi, oltre quanto già detto, sono frequentemente utilizzati nelle
lio di Costantinopoli del 381, dove secondo qualche studioso, Gregorio omelie del ciclo pasquale o per iniziare l'omelia (sulla santa Pasqua, prolo-
di Nissa, oltre che a pronunciare il discorso «De deitate adversus Evagrium», go c. 1: «Lodate il Signore, genti tuttej inneggiate a lui, popoli tutti»: Sal 116,
fu l'autore della formula di fede 137• La Pentecoste da festa di chiusura e 1), o per definirne e svilupparne il tema (sull'Ascensione: Salmi 22 e 23;
sigillo del periodo dei 50 giorni pasquali divenne, come ci testimoniano sulla santa Pentecoste: Salmi 94; 74). Il Sal 138, 7-9 è utilizzato nell'omelia
Gregorio di Nissa in quest'omelia e Giovanni Crisostomo 138, una festa tra sul Triduo per spiegare il simbolismo della croce (cfr. c. 29). Tra le citazioni
le altre, incentrata sull'effusione e la divinità dello Spirito Santo. di un rilevante valore dottrinale è Gv. lO, 18 che ricorre nei capitoli 15 e
17 nel contesto del computo dei tre giorni del triduum mortis per dimo-
strare il potere sovrano di Cristo e la sua signoria sul tempo. Il testo gio-
Bibbia ed esegesi vanneo ricorre nei trattati teologici del Nisseno ed è spiegato per confu-
tare le tesi eretiche di Eunomio e di Apollinare 142• Altro testo di Gv. 20,
Una statistica numerica delle citazioni bibliche nelle cinque omelie 17 (<<Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio Dio vostro»), oggetto di con-
dà questo quadro. Nell'omelia sulla santa Pasqua ricorrono n. 12 citazioni tesa con Eunomio, si trova nell'epilogo (c. 35) della medesima omelia ed
dell'AT. e n. 17 del N.T.; in quella sul Tnduo n. 44 dell'AT. e n. 69 del N.T.; è risolto con lo stesso procedimento dei trattati dommatici del contra
in quella sulla Pasqua santa e salvatrice n. 10 dell'AT. e n. 2 del N.T. L'omelia Eunomium e della Refutatio Eunomii: in quanto Cristo ha assunto la no-
sull'Ascensione riporta tre citazioni dell'AT. (compresi i salmi 22 e 23 che stra umanità, egli è la «primizia», il primogenito che ha attratto a sé tutta
sono utilizzati quasi per intero, anche se non sempre citati letteralmente); l'umanità 143 •
sulla santa Pentecoste n. 4 citazioni (anche ripetute) dell'AT. e n. 3 del Nell'esegesi il Nisseno subì profondamente l'influsso di Origene,
N.T.139. «La citazione scritturistica è fondamento e prova di ogni argomen- preferendo l'esegesi di tipo spirituale e impiegando ampiamente l'alle-
goria nell'interpretazione di testi veterotestamentari, evitandola per lo
136 Atanasio, Lettres à Sérapion, par J. Lebon (SC 15), Paris 1947; Epifanio, Ancor più in quella di testi neo testamentari, dai quali cercò di ricavare una le-
67-73 (a c. di C. Riggi, CTP 9, Roma 1977); Basilio di Cesarea, SUI' le Saint-Esprit, par B. zione di contenuto morale e ascetico. Coinvolto nella disputa tra lette-
Pruche, SC 17 bis), Paris 19682; Didimo il Cieco, Traité du Saint-Esprit, par L. Doutreleau
ralisti antiocheni e allegoristi alessandrini, il Nisseno fu molto cauto an-
(SC 386), Paris 1996. Per la storia della dottrina pneumatologica: J. N. D. Kelly, Il pensiero
cristiano delle origini (ed. it.), Bologna 19842, pp. 313-329; M. Simonetti, La crisi ariana nel che nell'uso della terminologia: cosÌ evitò il termine àÀÀ'lyopia, prefe-
IVa secolo, Roma 1975, pp. 480-501; C. Granado, Spirito Santo, in «Letteratura Patristica» rendo àvaywy~, 8Ewpia, 6tavota 144 •
(Dizionario diretto da A. Di Berardino - G. Fedalto - M. Simonetti), Milano 2007, pp.
1122-1134.
lJ7 CosÌ sostiene E. Moutsoulas, secondo G. Maspero, La Trinità e l'uomo, Roma
140 M. Simonetti, Esegesi, in GN Diz, pp. 263-264.
2004, p. 271 e n. 13. 141 Misago, La résurrectiol1 des morts, pp. 402-403.
l38 Giovanni Crisostomo, Senno in Ascensione 1 (PG 50, 441).
142 Cfr. nota 143 del commento sul Triduo.
l39 Cfr. E. D. Moutsoulas, Les sermol1s pascaux de Grégoire de Nysse, «Theologhia» 51
143 Cfr. nota 284 del commento sul Trtduo.
(1980), pp. 344-347. 144 Cfr. Simonetti, Esegesi, in GN Diz, pp. 205-206.
Bibbia ed esegesi 63
62 Introduzione
Le altre citazioni bibliche sono addotte per provare dottrine, docu-
Scendendo nel dettaglio, troviamo un'esegesi letterale nell'omelia
mentare eventi ed effetti salvifici. Così i beni spirituali della risurrezione
sulla santa Pasqua (c. 22) a proposito della parabola di Le. 16, 19-31 (del
di Cristo rievocati liricamente nei capitoli 7-10 del prologo dell'omelia sul
ricco e del povero Lazzaro), che egli interpreta e spiega come una storia
Triduo sono espressi con frequenti riferimenti ai testi biblici riportati nelle
vera, considerandola una prova dell' esistenza della risurrezione dei morti
note del nostro commento. Nel capitolo 19 si presenta l'Incarnazione con
e della retribuzione finale accordata al composto umano ricostituito con
una serie di testi biblici (Le. 1,35; Pr. 9, 1; El 4,24) riferiti genericamente.
la risurrezione. La retribuzione è descritta in modo particolarmente rea-
Ugualmente l'istituzione dell'eucaristia come cibo e sacrificio è raccontata
listico, per quanto riguarda le pene 145 • Sulla stessa linea letteralista è
sulla trama di testi neotestamentari, pur non citati esplicitamente (cc. 16.
l'esegesi di Ez. 37, 1-14 (ivi, c. 20). Nell'omelia sul Triduo l'oratore sviluppa
17). Così anche la risurrezione di Cristo (epilogo, cc. 34-35).
un'esegesi «tipologica» di fatti, disposizioni e profezie dell'A.T. che ebbe-
Nell'omelia sulla santa Pasqua, l'Heilsgeschichte del capitolo tre è tutta
ro la loro realizzazione nella «grazia» della risurrezione di Cristo (prologo,
modulata su testi biblici prevalentemente neo testamentari. Le prove del-
cc. 2-6). Ricorrono frequentemente termini tecnici di tale procedimento
l'onnipotenza divina (a cui l'oratore ricorre per dimostrare la possibilità
ermeneutico: nJrroç, TUTT1KWç (aggettivo e avverbio), rrp08tanJrrCùO'tç,
della risurrezione dei morti) si fondano su Ceno 2, 7. 21-22 relativamente
OtVtYflo, urr08EtYflmo, ai quali fa riscontro l'àMBEto (prologo, c. 4),
alla creazione dell'uomo e della donna (c. 10); su Cv. 11, 43-44; Le. 7, 11-
cioè la realizzazione.
15 in riferimento alle risurrezioni operate da Cristo (c. 12); su 2Cor. 2, 10;
Nella stessa omelia (capitoli 22-25, nei quali si respingono le accuse
Sir. 7, 17; Mc. 9,48; Mt. 8, 12 relativi al giudizio finale e alle pene (cc. 21.
dei Giudei relative alla osservanza delle norme per la pasqua) si dà un'in-
22). Per la risurrezione dei morti si cita (passim) lCor. 15, 12-56.
terpretazione «spirituale» della legge mosaica (Esodo 12), sulla base di
L'omelia sull'Ascensione contiene un commento allegorico spirituale
Rom. 7, 14 (<<La Legge conteneva l'ombra dei benifuturi»). Si incontra una fre-
dei salmi 22 e 23, presumibilmente proclamati nella celebrazione.
quente citazione di termini specifici (O'Kta, OtVtYflo e avverbio relativo,
Il discorso sulla santa Pentecoste cita il Sal 94, 1 ripetuto tre volte nel
O'vfl~oÀov) tra cui prevale rrvEufl0TtKOç; e la contrapposizione tra 80KE'ì~
corso dell'omelia che invita ad applaudire al Signore il quale l'oratore
e àMBEta (c. 25)146. L'epilogo dell'omelia sul Triduo presenta un'esegeSi
dimostra che è lo Spirito Santo con l'appoggio di 2Cor. 3, 17 (Il Signore è
di natura mistica: il gesto di Giuseppe d'Arimatea che avvolge il corpo
«lo Spirito) e con Eb. 3, 7-9 che spiegherebbe il Sal 94,7-9 attestante l'at-
immacolato e santo del Cristo in un lenzuolo mondo per la sepoltura
tuale tentazione di Dio da parte dei nega tori della divinità dello Spirito
deve costituire per i cristiani la legge di non ricevere nell'Eucaristia quel
Santo, i pneumatomachi, verso i quali l'oratore non risparmia dure parole
dono del Corpo con la sindone di una coscienza impura e diventare nor-
di condanna e forti epiteti (nemici della gloria dello Spirito Santo, eretici).
ma di esaminarci precedentemente per non ricevere una condanna (c.
Essi sono come degli «otri vecchi» che non possono contenere il vino
33). Inoltre, come le donne nel mattino della risurrezioni portarono gli
nuovo dello Spirito di cui parla Mt. 9, 17, con allusione all'accusa rivolta
«aromi», così i fedeli debbono portare simili doni, cioè la fede e la co-
agli apostoli il giorno della Pentecoste riportata nel racconto di At. 2,
scienza pura, che sono il buon odore di Cristo (epilogo, c. 34).
1-11 (verosimilmente letto nella liturgia). Per ricevere il dono dello Spi-
rito è necessario essere illuminati dalla lingua di fuoco della Scrittura da
145 Tale spiegazione sarebbe stata giudicata da Origene come destinata ai simplicio-
l'es. In Ali l'es (pG 46, 80B-C) del testo biblico si ha una esegesi allegorica: la scena rap- cui i pneumatomachi non sono in grado di lasciarsi pervadere. È un' ese-
presenta un dialogo tra esseri incorporei nell'Ade: cfr. Misago, La réstlrrectiol1 des morts, gesi dottrinale (con toni apologetici e polemici) e insieme spirituale, sulla
pp. 416-417. . base di un centone di citazioni bibliche.
146 Sulla terminologia esegetica del Nisseno cfr. M. Simonetti, Lettera e/o Allegona Del capitolo 15 della 1Cor. dedicato alla risurrezione dei morti,
(SEA, 23), Roma 1985, p. 154, nota 177.
64 Introduzione Struttura delle omelie 65
nell'omelia sulla santa Pasqua si citano versetti molteplici, sia pure non in 11. Limitatezza umana di fronte all'agire onnipotente di Dio
forma continua: lCor. 15,19 (c. 7); 15,20 (c. 1); 15,32 (cc. 6. 21); 15,36-38 12. Risurrezioni dei morti compiute da Cristo
(c. 15); 15,52 (c. 17; epilogo, c. 25).
b. 2- dimostrata con «i fenomeni presenti» naturali e umani (cc. 13-20):
13. L'origine dell'uomo;
Struttura 14. Esempio biblico del vasaio: Cero 18, 2-6
15. Esempio paolino del chicco di grano: lCor. 15,6-38
Per una più facile lettura del testo e per un più rapido rimando ai 16. Morte invernale e rinascita primaverile degli alberi
riferimenti, si introducono la divisione in capitoli, indicati in cifra araba, 17. Letargo invernale e risveglio dei serpenti
e titoli essenziali relativi alle partitiones interne, assenti nell'edizione cri- 18. Mutamenti e rinnovamenti dell'uomo nelle sue varie età
tica di E. Gebhardt (GNO IX, pp. 243-311; 321-327), di D. Teske (GNO 19. Passaggio dell'uomo dal sonno al risveglio
X, 2, pp. 285-292) e del Migne (PG 46, 600C-628B; 652D-701B). 20. La morte non è annullamento ma solo dissolvimento dei corpi
II - LA RISURREZIONE DEI MORTI E SUE PROVE (cc. 8-24): SUL TRIDUO TRA LA MORTE E LA RISURREZIONE DI CRISTO
A - 8. Bontà divina ed eccelsa dignità dell'uomo
B - L'onnipotenza divina: Prologo: «La grazia presente» (cc. 1-10):
b.1 - dimostrata con « i fatti del passato» (cc. 9-12): 1. compie le «figure» divinamente ispirate dell'A.T.:
9. Gli avversari della risurrezione negano l'onnipotenza di Dio 2. la benedizione di Abramo: Ceno 12,2.22, 17;
lO. Creazione dell'uomo e della donna 3. la legislazione spirituale del sabato: Ceno 2, 3;
66 Introduzione Struttura delle omelie 67
4. il sacrificio di Isacco (Gen. 22,1-14) e la vittoria su Amalek (Es. 17,8-14); II- PASQUA CRISTIANA E PASQUA GIUDAICA (cc. 22-25):
5. Le profezie di Isaia, Geremia, Giona.
6. La «grazia presente» ricapitola tutta la legge e i profeti; 22. Le accuse dei giudei contro i cristiani sull'osservanza della
7. segna la vittoria sulla morte e una nuova nascita; pasqua
8. fu prevista dal profeta Zaccaria come «né giorno né notte» (Zc. 14, 7); 23. La Legge conteneva «l'ombra dei benifuturi» (Eb. lO, 1)
9. è «il giorno che ha fatto il Signore» (Sal. 117, 24) che causa una nuova 24. Il significato degli azzimi e delle erbe amare
creazione; 25. Il simbolo del 14° giorno della luna
10. produce l'evento più notevole: la risurrezione di Cristo e i molteplici
fatti salvifici. III- IL SIGNIFICATO DELLA CROCE (cc. 26-32):
I - IL TRIDUO TRA LA MORTE E LA RISURREZIONE DI CRISTO (cc. 11-21): 26. Perché era necessario che il Figlio dell'uomo fosse crocifisso
27. L'esegesi di El 3, 18-19 espone la divinità del crocifisso
A - L'opera compiuta da Cristo nel triduo passato nel cuore della terra 28. Una conferma desunta dall'esperienza
(cc. 11-12) 29. Il Sal 138, 7-9 canta la figura della croce
11. La discesa di Cristo nel cuore della terra e la sconfitta del 30. Fil. 2, lO e la futura adorazione universale
demonio 31. Il significato della croce raffigurata dal tau e dall'antenna
12. Le trame e la sconfitta del demonio descritte dal profeta Isaia della nave
B- Spiegazione del periodo dei tre giorni (cc. 13-14) 32. La croce è «teologa», cioè rivela Dio
13. La potenza straordinaria del Signore nell'eliminare il male
14. La causa dei tre giorni Epilogo (cc. 33-36):
C- Il computo dei tre giorni (cc. 15-17) 33. Il gesto di Giuseppe d'Arimatea e il suo significato mistico
15. La soluzione generale: il potere sovrano di Cristo 34. La risurrezione di Cristo e i nostri aromi: la fede e la coscien-
16. Nell'ultima Cena Cristo anticipò fisicamente il sacrificio za pura
della croce 35. L'annunzio del risorto: «Salgo al Padre mio e Padre vostro»:
17. Il calcolo dei tre giorni. (Gv. 20, 17)
D- La triplice presenza simultanea di Cristo durante il triduo (cc. 18-21) 36. Dalla liturgia della parola alla liturgia eucaristica
18. Cristo è presente dovunque per la sua onnipresenza
19. Con l'incarnazione la divinità del Verbo si unì all'anima e al
corpo DI GREGORIO VESCOVO DI NISSA
20. Nella sua morte la divinità non si separò né dall'anima né SULLA PASQUA SANTA E SALVATRICE
dal corpo
21. Il paradiso e le «mani del Padre» si identificano 1. Fine della liturgia: l'esperienza spirituale vissuta
2. «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci» (Sal. 117, 24)
3. I beni spirituali della «grazia»
4. Invito alla gioia per la vittoria di Cristo
68 Introduzione
Prologo 1
[245 G.] 1. Gli uomini poveri che amano le feste 2 e accolgono con
animo pieno di fervore e fogge eleganti le solennità3, anche se non sono
in gl'ado di fornire a se stessi con i propri mezzi l'eleganza da loro ricer-
cata, si adornano senza mancare di nulla per la necessità presente con il
prendere in prestito dai parenti e dagli amici ogni oggetto di luss0 4• Pro-
* Nota alla traduzione
Per questa traduzione in lingua italiana (che per l'omelia sul Trtduo tra la J Le norme della retorica greca relative alla parlitio di un testo nelle omelie non
morte e la risurrezione di Cristo risulta, per quanto è dato sapere, la prima), mi sono sempre rispettate per ragioni liturgiche e dottrinali (A. Spira, Der Descensus ad inferos
sono basato sull'edizione critica curata da E. Gebhardt, Gregorii Nysseni Opera in del' Ostelpredigt Gregors von Nyssa «de Tridlli spatio» [de Tridui spatio, pp. 280,14-286,12,
GNO IX, E. Gebhardt], in «Easter Sermons», pp. 201-202). Per il prologo seguo questa
(= GNO), voI. IX, Leiden 1967, pp. 245- 327, con alcune varianti proposte da E.
divisione ed estensione segnate da E. Miihlenberg (Die Gottheit des inkal'l1ierten Christus
Pietrella, Note al testo delle omelie pasquali di Gregorio di Nissa, in «Annali della erwiesen durch seine Selbstmachtigkeit-Freiheit del' Selbstbestùnl11l1l1g [In S. Pascha, 247, 26-
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata» XVI (1983), pp. 523- 248,27], in «Easter Sermons», p. 174) e da l Rexer (Die Festtheologie Gregors von Nyssa,
540. Per l'omelia sulla santa Pentecoste ho seguito il testo di D. Teske, Gregodi [«Patl'Ologia». Beitrage zum Studium del' Kirchenvater, B. VIII], Frankfurt am Main,
NysseniOpera (= GNO), voI. X, 2 Leiden 1996, pp. 287-292. La nostra è la prima 2002, pp. 49-50), diversamente da quanto indicato da alcuni studiosi (Synopsis ofin San-
traduzione italiana complessiva delle cinque omelie sul tempo pasquale condotta ctllm Pascha, in «Easter Sermons», p. 1; el c. M. Van Winden, In defenceoftbe Resurrection,
sulla più recente edizione critica. ivi, p. 101) che limitano il prologo alle prime quindici righe; e di altri che lo prolungano
Nella traduzione è segnato il riferimento al testo greco dell'edizione lei- fino a comprendere quella che qui si considera la fine della prima parte dell'omelia, cioè
fino al capitolo 7 compreso della nostra divisione (M. RarI, Leloge de la ;ete de Pdques dans
dense con l'indicazione della pagina corrispondente accompagnata dalla lettera
le pl'Ologue dll Sel'mon in sanctum Pascha de Gl'égoire de Nysse, in «Easter Sermons», p. 101;
G., iniziale del cognome dell'editore (Gebhardt) per le 3 omelie pasquali e per
C. Klock, Untersllchungel1 Ztl Stil IInd Rhytmtls bei Gregor VOli Nyssa. Ein Beitrag zum
l'omelia sull'Ascensione; dalla lettera T., iniziale del cognome dell'editore (Teske) Rhetorikver-stiindnis del' griechiscben Vater, Frankfurt am Main, 1987, pp. 187-203).
dell'omelia sulla santa Pentecoste. Le abbreviazioni dei titoli latini delle opere di 2 «Che amano le feste (ljllÀÉOPT01)>>: l'aggettivo è raro nel greco classico; per i Padri
Gregorio di Nissa sono desunte dal Lexicon Gregorianum. WOl'tel'buch zu den cappadoci cfr. Lampe, s.v.
Schl'iften Gregors von Nyssa, I-VI, hrsg. Von Fr. Mann, IVI, Leiden 1999-2007. 3 «Le solennità (rrovfJyvpElç): originariamente rrov~yvplç indicava per i greci l'as-
semblea di tutto il popolo, la riunione nazionale, solenne, per feste, giochi, sacrifici; per
Il mio più vivo ringraziamento va al prof. Claudio Moreschini per i preziosi gli ebrei la festa del sabato; per i cristiani la solenne assemblea liturgica: commemorazione
consigli forniti e per l'accoglienza di questo mio lavoro nella collana «Storie e dei martiri (cfr. Gregorio di Nissa, Mart II, 9 (GNO X, 1, p. 167, 11), le feste più grandi
Testi» da lui diretta. Un grazie sincero per la gentile disponibiltà anche al dotto (pasqua, trasfigurazione) e la festa in genere: cfr. F. Zorell, Lexicon Graecum Novi Testa-
menti, Pa1'Ìsiis 19613, s.v.; Lampe, s.v. Sembra non esserci differenza tra rrovllyvplç ed
Gianni Macchiavelli, Direttore editoriale della casa editrice M. D'Auria di Na-
ÈOpT~ (anch'essa usata per indicare le grandi feste, specialmente quella di pasqua: M.
poli. Sentita riconoscenza ai professori E. Corsini (Università degli Studi di RarI, Lelogede lafetede Pdques, in «Easter Sermons», p. 98, n. 24; Lampe, S.V.; Lex Gr III,
Torino) e R. Cantalamessa (Università Cattolica del S. Cuore, Milano) che mi s.v. p. 329, 4, c, d). Nel prologo la festa di pasqua è indicata tout COtll'l «festa», «presente
hanno guidato negli studi di Letteratura Cristiana Antica e di Storia delle Ori- festa»; «questo giorno», «giorno presente».
gini Cristiane. 4 L'esempio usato dal Nisseno potrebbe essere stato desunto da Aristide (Or 34,10):
72 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 73
prio questo sembta che accada a me per il giorno presente: poiché, infat- prostrati faranno salire senza resistenza l'adorazione e mirabile sarà il
ti, non posso tributare da parte mia qualcosa di magnifico nelle presenti canto unanime di ringraziamento elevato dai santi che inneggiano secon-
acclamazioni di lode5, ricorrerò all'inno sacro appena cantato. Partendo do la loro abitudine e dagli empi che forzatamente supplicheranno; e
da esso, pagherò il mio debito con l'intrecciare a quelle parole bibliche allora veramente sarà cantato concordemente da tutti, e dai vinti e dai
anche le mie, ammesso che nel povero servo si trovino qualche elogio e vincitori, l'inno della vittoria 12 . Allora anche il responsabile del turba-
rendimento di grazie verso il Signore. Diceva, dunque, un istante fa David mento, il servo indegno che pretese la dignità del signore 13, sarà visto da
e noi con lui: «Lodate il Signore, genti tutte; inneggiate a lut; popoli tutti»6. Egli tutti essere trascinato al supplizio da parte degli angeli e tutti i ministri e
invita al canto ogni uomo nato da Adamo, senza lasciare nessuno fuori i collaboratori della sua malvagità saranno sottoposti ai dovuti e giusti
dell' appello [246 G.], ma raduna tutti insieme con il salmo: quelli che sono castighi; allora apparirà un solo giudice e re, riconosciuto da tutti come
in occidente, quelli che abitano in oriente, quelli che si trovano nell'una signore comune, sarà stabilita una quiete assoluta, come quando, postosi
e nell'altra parte, abitanti del settentrione e del mezzogiorno 7• Altrove il magistrato sulla tribuna, l'araldo impone il silenzio e i popoli con gli
(David) si rivolge ad una parte degli uomini, chiamando i santi8, o destando occhi e con gli orecchi attenti aspettano la lettura della sentenza 14 •
i servi9 all'inno. Ora, invece, con la cetra raduna genti e popoli. [247 G.] Per questo: «Lodate il Signore, genti tutte; inneggiate a Lut; popoli
Quando, infatti, secondo l'apostolo, sarà passata la scena di questo tutti»15. Lodatelo perché è potente, celebratelo perché è benevolo verso
mondo lO, quando sarà apparso Cristo come re e Dio, convincendo ogni gli uomini. Egli fece tornare nuovamente in vita coloro che erano caduti
anima infedele e ponendo freno a ogni lingua blasfema e avrà fermato la e morti e costruì di nuovo il vaso rotto 16 e nella sua bontà rimodellò i
vanità dei Greci e l'errore dei Giudei e l'indomabile loquacità degli ere-
tici ll, allora tutte le genti e tutti i popoli vissuti fin dall'inizio del mondo, 1,21; E/. 4,17): LexGreg VI, p. 258,4,c; l'errore (rrÀ-av'l) dei Giudei; «l'indomabile loquacità
(yÀ-waaoÀ-yia, termine greco che tra i testi gregoriani ricorre solo qui) degli eretici.
cfr. Klock, Untersuchungen zu Stilund Rhytmus, p. 189. Notare l'accumulo di termini rela- [2 Testi paralleli circa il «concorde» ringraziamento o riconoscimento della signoria
tivi allo splendore, alla magnificenza della festa (<<fogge eleganti», «sontuosità», «lusso»). di Cristo si incontrano in Orcat (GNO III, 4, p. 67, 9-13 ); An l'es (PG 46, 72B).
5 <<Acclamazioni di lode (Etl<j>'lf1tat): cfr. Lex Gr III, s. V., C 4,b; Gregorio N., Diem nat 13 «Il responsabile del turbamento» è da identificarsi con il biblico anticristo (cfr. lGv.
(GNO X, 2, p. 266,3). Il Nisseno segue la regola indicata da Menandro (Rhet Gr III, 363- 2,18; 4, 3; 2Ts. 2, 3-12;Ap. 13,4-18).
367; 424-425, Spengel), secondo cui il prologo di un discorso epidittico deve svolgere 14 L'interpretazione gregoriana di Sal. 116, 1 si allarga a comprendere tutti gli uomi-
l'elogio della festa. Qui, per esprimere la lode l'autore usa anche il termine ÈyKWf1lO ni considerati nel tempo (a cominciare da Adamo) e nello spazio (dai quattro punti car-
(Rari, L'éloge de la lite, p. 81); pure la difficultas dicendi confessata dall'oratore rientra nel dinali), per proiettarsi al futuro, al giorno della parusia di Cristo. Ispirandosi a testi
Torroç retorico ricordato da Quintiliano (Inst 01' IV, 1,8-10). apocalittici dell'A.T. e N.T. (Ml 3, 1-21; Am. 5, 18; Mt. 25,31-46; lTs. 5,2-4; lCot: 15,24-
6 Sal 116, 1. Frequente è il ricorso di Gregorio ai salmi per illustrare nelle omelie il 28; Ap. cc. 19-20), il Nisseno sviluppa il tema biblico del «gran giorno del Signore». La
mistero celebrato, convinto che David offra spunti appropriati per ogni festa: cfr. sulla prospettiva escatologica qui enunciata, oltre che dal collegamento pasqua-escatologia di
Ascensione, prologo, c. 1 e c. 3, dove ricorre il Sal 22, 1 ss.; sulla santa Pentecoste, prologo c. 1, testi giudaici sulla pasqua ripreso da alcuni autori cristiani r:w. Ruber, Passa tlnd Ostel'l1.
dove si cita il Sal 94, 1. Nel nostro caso il Nisseno dice che il salmo è stato oggetto di canto. Untersuchungen Ztlr Osterfeier del' alten Kirche, Berlin 1969, pp. 209-228), è motivata dal
7 Cfr. Sal 106,3. fatto che l'oratore, intendendo parlare nella parte principale dell'omelia della risurrezione
8 Cfr. Sal 149, 1. finale, orienta progressivamente gli ascoltatori verso questo argomento (cfr. inlm, cc. 5. 7).
9 Cfr. Sal 112, 1. L'intera de-scrizione del trionfo di Cristo è una sorta di Christushymnus modellato in
lO Cfr. lCor. 7,31. parte su Mt. 25,31-46 (Klock, Gregors Ostelpredigten, in «Easter Sermons», pp. 330-331;
11 Anche in Or cat (GNO III, 4, pp. 5-8) i principali interlocutori-avversari di cui si Idem, Untersllchungen Zt/ Stil tlnd Rbytmus, pp. 190-195).
deve tenere conto nell'esposizione della dottrina cristiana sono i Greci (pagani), i Giudei, gli [5 Sal 116, 1.
eretici (ariani, gnostici, manichei). Nel testo presente le tre categorie sono indicate me- [6 Cfr. Gel: 18,2-6; Is. 29, 16; 30, 14; 45, 9; 64, 7; Sir. 33, 13; Sap. 15, 7; Rm. 9,20-21.
diante le caratteristiche delle loro posizioni dottrinali: vanità (f1aTatoT1W) dei Greci (cfr. Rm. L'immagine del vaso rovinato e ricostruito ha una lunga tradizione, sia nel contesto della
74 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 75
resti ripugnanti giacenti nei sepolcri in esseri incorruttibili e ricondusse LA RISURREZIONE DI CRISTO
alla propria casa, come da un lungo esilio, l'anima che aveva lasciato il
corpo migliaia di anni prima, senza che questa sia diventata affatto estra- 3. Oggi, dunque, «Cristo è risorto»2o, il Dio, l'impassibile, l'immortale
nea al proprio organo, né a causa del tempo, né a motivo della dimen- (e aspetta un poco, o pagano, [248 G.] trattenendo il riso facile 21, finché tu
ticanza. Essa, al contrario, corre verso di esso più velocemente di quanto non abbia ascoltato tutto): egli ha patito non per necessità, né è stato
un uccello voli al proprio nido 17. costretto a discendere dai cieli22, né ha ottenuto insperatamente la risur-
rezione come un beneficio inaspettato, ma conosceva già l'esito di tutti
2. Cerchiamo di trattare argomenti appropriati alla festa, per cele- gli eventi e così ha dato inizio ad essF3.
brarla in modo conforme 18 e conveniente per natura al suo oggetto. Poi- Aveva negli occhi della divinità 24 la conoscenza dei fatti progettati e
ché, ciò che è improprio ed estraneo, oltre che inutile, è disordinato e già prima di scendere dal cielo vedeva e il tumulto dei popoli25 e la du-
strano, non solo nei discorsi attinenti alla religione e alla pietà, ma anche rezza d'Israele 26; Pilato assiso in tribunale 27, Carta nell' atto di stracciarsi le
in quelli riguardanti gli argomenti profani e la sapienza del mondo. vesti28, il popolo in rivolta acceso d'ira29 e Giuda tradirl0 30 e Pietro combat-
Quale oratore, infatti, è così sciocco e oltremodo ridicolo che, chia- tere per difenderl03\ vedeva dopo un po' se stesso essere trasformato con
mato a una festa di nozze, si astiene da parole piacevoli e gentili che si la risurrezione nella gloria dell'incorruttibilità. Sebbene avesse scritto tut-
accordano alla gioia e alla letizia dell'assemblea e intona, invece, canti to il futuro nella sua conoscenza, non differì la grazia a favore dell'uomo,
lamentosi e piangendo recita vicende tristi di nozze che si trovano nelle né rinviò il piano di salvezza32, ma come quelli che vedono un uomo de-
tragedie? 0, al contrario, essendo stato richiesto a un oratore di rendere
a un morto gli onori prescritti, questi si dimentica del dolore e si mostra 20 Cfr. lCol'. 15,20. Forse l'intero cap. 15 di lCO/: aveva fatto parte, con i Salmi 116
festoso all'assemblea piena di tristezza? Se, dunque, nelle cose del mondo e 117, della veglia precedente l'omelia (Klock, Ul1tersuchungel1, p. 197). Considerata un'ac-
clamazione liturgica (Rari, Leloge de la fète, pp. 83.84.92; Klock, Ul1tersllchungel1, p. 197),
è buona cosa (rispettare) l'ordine e la scienza 19, certamente questo è mol- la frase «oggi Cristo è risorto» annuncia il mistero della festa, cioè la risurrezione di Cristo
to più conveniente in quelle grandi e celesti. che è il fondamento storico della festa di pasqua e della sua celebrazione liturgica.
21 «Riso facile»: cfr. sllpra prologo c. 3 (vanità dei Greci, nota 11); Gregorio di Nazian-
zo (Or 38, 2: cfr. C!. Moreschini, Gregorio di Nazianzo, Tutte le oraziom; Milano 2000, p.
ricomposizione del corpo con la risurrezione, sia nella concezione provvidenziale della 880).
morte; sarà ripresa dal Nisseno nell'omelia (cfr. infra, c. 14) e in altri testi (cfr. nota 92). 22 «Discesa (Ka9oùoç) daicielù>: l'incarnazione è indicata frequentemente presso i pa-
17 L'immagine dell'anima che mediante la risurrezione si riunisce al proprio corpo dri greci e nel Nisseno con i termini Ka9oùoç, KaTa~aatç, KaTa~aivElv KaTÉpXEu9m:
come l'uccello che torna al suo nido sarà ripresa più avanti (cfr. c. 7 e nota 58). cfr. Lampe, s. vv. Per Gregorio Niss. cfr. Lex Gr V, s. vv, pp. 40,4; 170,3; p. 173,1; p. 288,2, b.
18 «In modo conforme (àKOÀov9wç)>>: il termine greco, qui usato avverbialmente, è 23 Sono indicati chiaramente la libertà e la prescienza divina di Cristo.
fondamentale e caratteristico del pensiero gregoriano. Nel campo della logica, in cosmo- 24 Evidente metafora della prescienza divina.
logia, nella storia, nell'esegesi àKoÀou9ia indica un legame necessario tra fatti o idee: cfr. 25 Cfr. Sal. 2, 1-2; At. 4, 25-28.
soprattutto, Daniélou, Enchainement, in I.:ètre et le lemps chez Grégoire de Nysse, Leiden 26 Cfr. Mt. 19,8; Mc. 16, 14.
1970, pp. 18-50; J. A. Gil-Tamayo, Akolouthia, in GN Diz, pp. 49-55. Il Nisseno si attiene 27 Cfr. Mt. 27, 11-14 (parai!.); Gv. 18,33-38.
alle regole della retorica qui come altrove (Diem lum GNO IX, p. 223, 5-11; sulla santa 28 Cfr. MI. 26, 65.
Pentecoste, prologo, c. 1) nella ricerca del rrpÉrrov (conveniente, adatto, idoneo, come 29 Cfr. MI. 27, 20-25 (parall.).
qualità del discorso) per questa omelia festiva: essa è espressa dal Nisseno con una 30 Cfr. MI. 26, 14-16 (parall.).
19 «Ordine e scienza (nlçtç Kaì ÈmuT~f!rV»: per gli stoici cfr. SVF II, 293-294 (von 32 «Piano di salvezza (oiKovof!ia): questo termine biblico, in base a tutto il capitolo,
bole essere trascinato da un torrente, che, pur sapendo che essi stessi anche la risalita gloriosa; accettò di morire nella sua condizione umana 36,
possono essere avviluppati dal fango 33 ed essere colpiti dalle pietre trasci- poiché prevedeva pure la risurrezione. Infatti, non osava sconsiderata-
nate dall' acqua, tuttavia per la compassione che provano per colui che è in mente come un uomo, ma in quanto Dio disponeva ciò che era progettato
pericolo non esitano a gettarsi nella corrente, così anche il nostro Salva- verso il termine stabilito e conosciuto37•
tore, pieno d'amore per gli uomini, accettò volontariamente oltraggi e
umiliazionP4 per salvare colui che si era perduto a causa di un inganno35 • 4. [249 G.] Dunque «questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci
Discese nella vita terrena, perché egli conosceva anticipatamente ed esultiamo in esso»38; «non con ubriachezze e gozzoviglie, non con danze e
sjrenatezze»39, ma con pensieri divini. Oggi si può vedere tutta la terra riu-
Bouchet, Remarques SUI' le sens du mot oikonomfa dans la langue de Grégoire de Nysse, in nita insieme come una sola famiglia, in un accordo per una sola azione 40
«Écriture et culture philosophique», pp. 194-196. Il Nisseno usa raramente da solo il
termine olxovollla; più spesso in unione con altre espressioni che specificano i vari atti 36 «Nella sua condizione umana (lett. «Alla sua umanità»: TÒ àv8pcimtvov ÈauT01J )>>:
r
redentivi: l'incarnazione "
è indicata con OtKovoflta KaTa, av"pwrrov
" " ( he Ka"
o anc ""llflaç;
N
àv8pcimtvov è aggettivo neutro sostantivato equivalente a <<umanità», usato per il Cristo
KaTà oapKa); la passione di Cristo è detta KaTà rra80ç olKOV?fl1a; la morte KaT~ in tal senso anche altrove dal Nisseno (Or cat GNO III, 4, p. 39,11-12); Eun III t. 4, 15
8avaTOv oiKovoflla; la risurrezione KaTà àvaoTaOtV olKoVoflta. Inoltre essa negh (GNO II, p. 139,19); cfr. Antirrb (GNO III, 1, p. 230,8. 24).
scritti gregoriani può indicare anche altri prevalenti significati religiosi: provvidenza 37 La risurrezione di Cristo (oggetto fondamentale della Pasqua) permette al Nis-
divina nel mondo; ministero sacro; grazia o azione divina mediante i sacramenti ecc. Per seno di tracciare una sintetica Heilsgescbicbte con i suoi momenti fondamentali. Il fatto
altri studi sull'argomento cfr. G. Maspero, oiKovoflla, in GN Diz, pp. 418-423. che Cristo (che è Dio, impassibile, immortale) possa patire, morire, risorgere non è dimo-
33 «Fango (~6p~opoç)>>: il termine greco (lat. camul1) dall'ambiente platonico e neo- strato dall'oratore attraverso la distinzione delle due nature - umana e divina - secondo
platonico con significato metaforico è passato (sia pure con modificazioni) in autori cri- una tradizione apologetica cristiana precedente - ma attraverso l'affermazione della li-
stiani: cfr. M. Aubineau, Le tbèmedu bourbierdans la littérature grecque propbane et cbrétienne, bera volontà e la prescienza di Cristo: cfr. Miihlenberg, Die Gottbeit, pp. 129-131.
RSR 47 (1959), pp. 185-214. Esso può indicare il luogo dell'Ade dove si trovano i non 38 Sal 117, 24. Già cantato nella pasqua giudaica come anticipazione liturgica della
iniziati, gli empi; il corpo umano nella sua materialità, per quegli autori che lo svalutano parusia del Messia (J.]eremias, Abendmablsworte lesu, Giittingen 19603, p. 30; pp. 247 ss.),
(Platone, PIo tino, Gnostici), mentre per i cristiani ortodossi indica non il corpo, ma vizi: ripreso dai cristiani in relazione alla risurrezione di Cristo, il salmo assunse una grande
i piaceri del corpo; e anche il peccato specifico di lussuria e di eresia. Infine, in al~un~ importanza nella liturgia pasquale, soprattutto dal sec. IV r:w. Huber, Passa und Ostem
autori indica anche la terra su cui il Verbo conserva la sua trascendenza senza macchIarsi Untersucbungen zur Ostelfeier del' altm Kircbe, Berlin 1969, pp. 5-8; M. Aubineau, Homélies
con essa; cfr. anche Daniélou, Platonisme et tbéologie mystique, Paris 19542, pp. 211-213; Pascbales (SC 187), Paris 1972, pp. 442-443). Il Nisseno cita questo versetto anche
Lex Gr, II S.v., p. 77. nell'omelia sul TI'iduo (cfr. prologo c. 9); sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 2; sulla santa
34 Cfr.Is. 53, 1-8. In parte o integralmente il capitolo era un testo pasquale (cfr. sul Pentecoste, epilogo, c. 5); in Diem nat(GNO X, 2, p. 238,13-14, dove risulta cantato). L'uso
Triduo, prologo c. 5). Si può supporre che il testo biblico fosse stato proclamato tra le liturgico di esso inizialmente fu limitato alla domenica, poi esteso alla pasqua e infine al
letture antecedenti a questa omelia. natale: Daniélou, Le mystère du culte dam les sermons de Saint Grégoirede Nysse, p. 83. Per le
35 <<A causa di un inganno (àrraTll)>>: sulla base di Gen. 3, 13, ripreso da lTm. 2, 14, i citazioni del salmo negli scritti gregoriani cfr. H. Drobner, Bibelindex zu den Werken
padri hanno spesso inteso il peccato d'origine come dovuto ad inganno del demonio. Gregors von Nyssa, Paderborn 1988, p. 50.
Anche dal Nisseno: VÙ;g 12 GNO, VIII, 1, p. 298,17; p. 302,16; p. 302,21; 13, iVl; p. 303,20; 39 Rm. 13,13, con la trasposizione di flÉ8atç (ubriacbezze) rispetto a KWflOtç (gozzo-
Mort GNO IX, p. 53,2; p. 57,21; Hom op 20 (PG 44, 200B-C); Or cat GNO III, 4, p. 26, 3; viglie) e con l'uso di rrapotvlatç invece del paolino àOEÀYElatç. I.:invito a darsi ad una
iVl; p. 65, 6. 21-22, dove il demonio è definito ingannatore ecc. Gregorio espone anche la gioia non sfrenata, oltre che da testi biblici, era suggerito anche dal motivo che queste
teoria soteriologica dell'ingannatore ingannato: cfr. sul Triduo, c. 11 n. 104. Bibliografia: E. feste cristiane degeneravano in manifestazioni e pratiche viziose: cfr. allusioni in Basilio,
V. Mc Clear, Tbe/all o/man al1d originalsin in tbe tbeology o/GregOly o/Nyssa, TS 119 (1948), Hom in ebl'iosos 1. 8 (pG 31, 445B; 461B); Giovanni Crisostomo, In resurrectionem Cbristi
pp. 172-212; Daniélou, L'origine du mal cbez Grégoire de Nysse, in «Diaconia Pisteos» (PG 50, 433); Ps. Crisostomo,II1 resurrectiol1em Domini 2, 8-11 (SC 187, par M. Aubineau),
(<<Bibliotheca Teologica Granadina», 13), Granata 1969, pp. 31-44; M. Canévet, Naturedtl p.320 e n. 27; p. 333; e le osservazioni di Harl, I.:éloge, p. 89 e n. 23.
mal et économie du salut cbez Grégoire de Nysse, RSR 56 (1968), pp. 87-95; Lex Gr I, S.v. p. 40 Si conserva la lezione rrpaYfloTOç dei codici che è considerata dall'editore
442,6 c. Gebhardt (GNO IX, p. 249, 5 e apparatus) vix sal1um, e quindi fatta precedere da C/'ux e
78 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 79
e, disinteressandosi di ogni occupazione abituale, essere rivolta per un attende con il pentimento la correzione e ogni tristezza oggi si placa e
segno convenuto al fervore della preghiera. nessuno è tanto oppresso dal dolore da non trovarne un sollievo a motivo
Le strade non sono percorse dai viandanti; oggi il mare è privo di della magnificenza della festa 42 •
marinai e di naviganti; il contadino, abbandonati la zappa e l'aratro, si è Ora il prigioniero recupera la libertà, al debitore è condonato il
abbigliato secondo la foggia di chi è in festa; nei negozi non si esercita il debito, lo schiavo è affrancato per mezzo della nobile e umana procla-
commercio; gli affanni ebbero fine, come l'inverno al sopraggiungere mazione della Chiesa, senza essere colpito vergognosamente sulla guan-
della primavera. I turbamenti, le inquietudini, le agitazioni della vita cia e senza essere liberato dalle percosse con un colpo ed essere presen-
hanno fatto spazio alla pace della festa. Il povero si adorna come un ric- tato al popolo su di un'alta tribuna come in uno spettacolo, subendo
co; il ricco si presenta più elegante del solito; il vecchio corre come un violenza e vergogna all'inizio della sua libertà, ma cosÌ decorosamente è
giovane a prendere parte alla gioia; il malato vince anche la sua malattia; lasciato libero come è risaput0 43 •
il bambino celebra la festa esternamente con il cambiamento dell'abito, Pure chi rimane ancora in schiavitù riceve dei benefici. Poiché, an-
dato che non lo può fare spiritualmente; la ragazza prova un'immensa
42 Ancora un collegamento (cfr. supra prologo, c. 1 e n. 14) tra il «giorno presente»
gioia nell' animo, poiché vede chiaro e tanto onorato il ricordo della
di pasqua e il «giorno del Signore» escatologico, che questo giorno «imita» (c. 5), a cui
propria speranza; la donna sposata gode nel celebrare la festa con d.ltta «somiglia» (c. 5). Oltre l'analogia, l'oratore sottolinea la differenza espressa da antitetici
la sua famiglia al completo: ora infatti con lei si rallegrano e il marito e i pronomi dimostrativi e avverbi di tempo: «questo»/ «quello»; «ora»/ «allora», che defini-
figli e i servi e tutti i famigliari. Come lo sciame d'api nuovo e da poco scono la superiorità (per la gioia e la letizia) di questo giorno su quello futuro.
43 Le conseguenze benefiche sociali della pasqua sono indicate con una serie di
formato, volando via ad un tratto dal nascondiglio o dagli alveari verso
provvedimenti umanitari introdotti dalle leggi imperiali. Il Nisseno sembra qui riferirsi
l'aria e la luce, si attacca raccolto e unito insieme ad un unico ramo ad un'amnistia pasquale di recente promulgazione (Rarl, L'éloge, pp. 91.93). P. P. Joannou
d'albero, cosÌ in questa festa [250 G.] le famiglie al completo accorrono (La legislation imperiale et la chrfstianisation de l'empire romain, 311-476, «OrChrAn» 192,
insieme ai propri focolari 41 • Roma 1972, pp. 76-84) individua amnistie negli anni 380; 381; 384; 385; 386 (cfr. anche
A. Barzanò, Il cristianesùno nelle leggi imperiali di Roma, LCPM 24, Milano 1996, pp. 231-
5. In verità il giorno presente per imitazione ha un giusto riferimento 232), date comprese tra quelle ritenute probabili per la cronologia di questa omelia col-
locata dagli studiosi tra il 379 e il 382. Con maggior sicurezza appare menzionata in
a quello futuro. L'uno e l'altro, infatti, riuniscono gli uomini: quello li occasione della pasqua la manumissio in ecclesia degli schiavi (legalmente riconosciuta da
raduna tutti, questo in parte. Ma per dire ciò che è più vero, per quanto Costantino nel 316 e nel 323: R. Teja, Organizacion economica y social de Capadocia en et
riguarda lo splendore e la letizia, questo giorno è più piacevole di quello siglo N segul1 los padres capadocios, «Acta Salmanticensia», Filosofia y Letras, 78, Salamanca
atteso, perché allora si dovranno vedere anche gli uomini che si lamentano 1974, pp. 130-131). Essa nel testo è messa a confronto con la manumissio vindicta praticata
nel mondo pagano con forme di violenza e di dileggio. Per la situazione degli schiavi e la
dato che i loro peccati saranno svelati, mentre ora la gioia non ammette posizione della Chiesa: Teja, ivi, pp. 124-136; Joannou, La legislatiol1 ùnperiale, pp. 30;
tristezze. Poiché il giusto si rallegra e chi non gode di una coscienza pura 64-87. I testi in cui Gregorio condanna la schiavitù sono: EcclIV (GNO V, pp. 334,8-338,
22); Ordom V (GNO VII, 2, pp. 70,21-71,8). Bibliografia: Teja, Organizacion, pp. 132-133;
da correggere con ~CJI-'0TOç: cfr. E. Pietrella, Note al testo delle omelie pasquali di Gregorio
T. J. Dennis, The relatiol1ship betwen Gregory ofNyssa's attack 011 Slave"y in his fOl/rth Homily
di Nissa, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata» 16
on Ecclesiastes al1d his treatise De hominis opificio, StPatr 17, 3, Oxford-New York, 1982, pp.
(1983), pp. 524-525; cfr. A. Spira, Del' Descensus ad in/eros, in «Easter Sermons», p. 261.
1065-1072; M. Mercedes Bergada, La cOl1daml1atiol1 de l'esclavage dal1s l'homélie IV in Gre-
41 Si ha qui una EK<ppOCJlç sulla festa di pasqua. Si notano anche altre figure reto-
gory of Nyssa, Homilies 011 Ecclesiastes. Proceedings of the seventh international Collo-
riche, quali similitudini, enllmeratio, ampli/icatio. Per la retorica nel Nisseno cfr. L. Méri-
quium on Gregory of Nyssa, St. Andrews 5-10 sept. 1990, ed. by Stuart G. Hall, Berlin-
dier, L'influence de la seconde sophistique SUl' l'oeuvre de Grégoire de Nysse, Paris 1906, pp.
New Jork, 1993, pp. 185-196. Per una sintesi cfr. G. Maspero, Schiavitù, in GN Diz, pp.
139-151; G. Downey, Ekphrasis, in RAC 4 (1959), 935-936; per una sintesi cfr. Scot Dou-
495-497.
glass, Retorica, in GN Diz, pp. 491-492.
80 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 81
che se numerose e gravi fossero le sue colpe da oltrepassare il perdono viene praticata con zelo la virtù e odiato il vizio, poiché se viene tolta la
e la clemenza, tuttavia il padrone, rispettando la serenità e la benevolenza risurrezione, avrà piena forza presso tutti la sola affermazione: «Mangiamo
di questo giorno, accoglie colui che è stato scacciato e considerato tra gli e beviamo, poiché domani moriremo»47.
infami come il Faraone che trasse fuori dal carcere il coppiere44, poiché
sa che nel giorno stabilito della risurrezione, per la cui somiglianza ono- 7. Considerando questo giorno, l'apostolo disprezza la vita tempora-
riamo il giorno presente, ha bisogno anche lui del perdono e della bontà le, desidera invece quella futura e sottovalutando le cose visibili dice: « Se
del Signore, e dando ora in prestito la sua pietà, ne attende la restituzione abbiamo posto speranza su questa vita, siamo i più infelici di tutti gli uomini»48.
nel tempo opportuno. A causa di questo giorno gli uomini (sono) «eredidiDio e coeredi di Cristo»49.
A causa di questo giorn0 50 la parte del (nostro) corpo che gli uccelli rapaci
6. [251 G.] Voi, o padroni, avete udito: rispettate le mie parole come mangiarono mille anni prima sarà ritrovata intera; e quella che divorarono
giuste. Non mi screditate presso gli schiavi come se falsamente io facessi i mostri marini e i cani e i pesci risorgerà insieme all'uomo che risusciterà.
l'elogio di questo giorno: togliete via il dolore dagli animi afflitti, come il E quella che il fuoco bruciò e che i vermi consumarono nei sepolcri e, in
Signore la morte dai corpi, restituite all'onore coloro che sono disprezzati, una parola, tutti i corpi quanti dall'origine dei tempi la corruzione fece
alla gioia coloro che sono afflitti, alla libertà di parola 45 coloro che non scomparire51, saranno restituiti dalla terra integri e intattP2 e, come insegna
possono parlare con franchezza; tirate fuori dai loro angoli come da tanti
poveri e malati, in senso spirituale e materiale per effetto degli interventi umanitari e
sepolcri coloro che vi sono stati gettati: per tutti sbocci, come un fiore la salvifici legati alla festa.
bellezza della festa. 47 1COI: 15,32; cfr. Is. 22, 13. In questo c. 6, al genere «descrittivo» della festa dei
Poiché se il giorno anniversario della nascita di un re che è un uo- capitoli 4-5 precedenti, subentra la «parenesi», espressa con una serie di imperativi
mo, o la festa per una vittoria apre le carceri, la risurrezione di Cristo rivolti ai padroni, ma anche ai poveri e ai malati.
48. 1Cor. 15, 19. Di proposito, a mio avviso, Gregorio cita il testo paolino omettendo
non libererà coloro che sono afflitti? Voi, o poveri, salutate (il giorno) che Èv XptUTc}> Ilovov: ciò gli permette di passare direttamente alla risurrezione finale, in
vi nutre; voi che avete il corpo malato e mutilato salutate il (giorno) che vista della quale non si deve «fare affidamento su questa vita».
guarisce le vostre infermità 46 • Infatti, per la speranza della risurrezione e 49 Rm. 8, 17. L'idea preminente di questo capitolo, a partire soprattutto dalla propo-
sizione che segue, è la risurrezione finale alla cui base c'è la risurrezione di Cristo. Per la
44 Cfr. Gen. 40, 21. connessione risurrezione di Cristo/risurrezione finale dei morti: cfr. L. F. Mateo-Seco,
45 «La libertà di parola (rroppfjuta)>>: in campo politico rroppfjuio indicava il diritto Estudios sobre la cristologia de San Gregorio de Nisa, Pamplona 1978, pp. 309-382; A. Misago,
democratico del cittadino - negato allo schiavo e allo straniero - di esprimere aper- La résurrection des morts se/on Grégoirede Nysse, Thèse, Institutum Patristicum Augustinia-
tamente la propria opinione nell'assemblea popolare della m5Àtç. Nello sviluppo, atte- num, Rome 1979, pp. 419-427.
nuatosi pl'Ogressivamente il significato politico, venne prevalendo il valore etico (in con- 50 Notare l'uso dell'anafora di «questo giorno» ripetuto tre volte, che testimonia la
nessione con ÈÀEUeEpio), specialmente nella filosofia cinica. Cfr. H. Schlier, rroppfjuta, viva partecipazione dell'oratore e il suo tentativo di coinvolgere gli ascoltatori.
in GLNT 9 (ed. it.), Brescia 1974, pp. 877-932; H. Jager, Parrhesia et fiducia. Étude spirituelle 51 «Fece scomparire (~<paVtaEv)>>: la prima famiglia dei codd. - non accolta dall'e-
des mots, StPatr (TU, 63), Berlin 1957, pp. 221-239; G. Scarpat, Parrhesia. Storia del termine ditore Gebhardt - riporta KOTEOorravfjuEV (consumò) (GNO IX, p. 251, apparatus), forse
e delle sue traduzioni in latino, Brescia 1964. Frequentemente il Nisseno usa il termine perché nel c. 18 il Nisseno nega che al momento della morte si verifichi un à<po-VtUflOç
parrhesia nell'antropologia teologica per esprimere il rapporto di familiarità dell'uomo (sparizione) del corpo, ma solo una sua otaÀvatç (dissoluzione). In un medesimo contesto
con Dio: cfr. Daniélou, Platonisme et théologie mystique, pp. 103-113; L. Mateo-Seco, à<poVtalloç ricorre in Tunc et ipse (GNO III, 2, p. 10,12.
Parrhesia, in GN Diz, pp. 446-448. 52 Anche in Hom op 26 (PG 44, 224C-D) e in limc et ipse (GNO III, 2, p. 10, 11-14)
46 «Il (giorno) cbe vi nutre... (il giorno) cbe guarisce le vostre infermità»: così interpreto, il Nisseno cita casi di corpi umani distrutti e divorati in vario modo da animali. Tali situa-
sottintendendo DIlÉpO, ricavabile logicamente dal «giorno anniversario della nascita del zioni sollevavano le obiezioni di quanti negavano la possibilità della risurrezione dei
re» nominato poco sopra: il «giorno» della risurrezione di Cristo «nutre e guarisce» morti come riferiscono gli apologeti greci: Taziano, Or 6; Atenagora, Res 4,3; e inoltre,
82 Gregorio di Nissa
Omelia stilla santa Pasqua 83
Paolo [252 G.] «in un battere d'occhio»53 si compirà la risurrezione (il battere
sua veste particolare e torni subito ad abitare in esso ed operi un'infallibile
d'occhio è la chiusura delle palpebre): non ci potrebbe essere una velo-
distinzione di fronte ad una moltitudine cosÌ grande di spiriti di uguale
cità più rapida di questa.
natura. Pensa, infatti, alle anime esistite a partire da Adamo e ai corpi
Tu, invece, quando rifletti su questo in modo umano e secondo la
venuti dopo di lui come ad una moltitudine di tanto numerose case di-
tua capacità, quanti intervalli di temp054 ti raffiguri nella tua mente? Pri-
strutte e di padroni di casa che ritornano da un lungo esilio e che tutto
mo, perché le ossa putrefatte e ridotte in polvere si compaginino insieme
si compie in maniera straordinaria 57, poiché né la casa tarda a ricostruirsi,
nella loro durezza e levigatezza e perché unendosi da disperse com'erano
né il suo abitante vaga qua e là, cercando dove si trovi ciò che gli è pro-
nuovamente si congiungano insieme in una disposizione armoniosa e
prio e particolare, ma subito corre verso di essa, come una colomba al
nella connessione naturale. E poi immagini il disporsi attorno ad esse
suo nido, anche se ce ne sono molte vicine nel medesimo luogo che si
delle carni e il collegarsi dei nervi nella loro distensione e il ramificarsi presentano con forme ugualPs. .
sotto la pelle dei piccoli canali delle vene e delle arterie 55 . E poi (immagi-
Da dove (vengono) nuovamente il ricordo e la riflessione sulla pri-
ni) che un'indicibile e innumerevole moltitudine di anime si muova da
ma vita e la consapevolezza di ciascuna azione completamente ristabilita
abitazioni segrete56 e che ciascuna riconosca il proprio corpo come una
insieme all'essere vivente [253 G.] decomposto tanti secoli prima? In verità
Tertulliano, Res 4; Origene, apud Metodio, Res I, 20,4 (GCS 27 Bonwetsch); Porfirio apud anche un uomo, svegliato si da un sonno molto profondo, per un po' di
Macario di Magnesia, 4, 24 (T.u., 37,4, p. 92), Leipzig 1911; Cirillo di Gerusalemme, Cat t~mpo non rkonosce chi egli sia né dove sia e si dimentica delle cose a
18,2. Secondo E. Peroli (Il Platonismo e l'antropologiajilosofiea di Gregorio di Nissa, Milano lui abituali, finché, svegliatosi completamente e scacciato il torpore, non
1933, pp. 142-156) le obiezioni contro la risurrezione riferite da Gregorio N~sseno
abbia rianimato di nuovo la memoria e l'attività.
sarebbero desunte dal Contra Christicll10s di Porfirio a cui il nostro intenderebbe rlspon-
dere.
53 lCO/: 15,52.
57 «In maniera straordinaria (rrapaooçCùç)>>: nel Nisseno il termine greco, oltre l'idea
54 «Intervalli di tempo (lett. spazi temporali: ota(JT~~am XpovCùv)>>: cfr. Lex Gr II,
di straordinarietà, contiene anche il significato di «trascendente ogni esperienza possibile
S.V., III,b; p. 368. Per il termine OtaanllJa negli scritti di Gregorio di Nissa cfr. T. Paul
e che attiene all'ordine soprannaturale»: Daniélou, Platollisme et théologie mystique, pp.
Verghese, Diastema al1d diastasis ti, Gregory ojNyssa. Il1troduetioll to a eoneept and posing o!a
282. 302; Grégoire de Nysse, Traité de la Virgillité, par M. Aubineau (SC 119), Paris 1966,
problem, in «Gregor von Nyssa und die Philosophie», pp. 243-260; Scot Douglass, Dw-
p. 262 n. 4.
stema, in GN Diz, pp. 224-225.
58 Questo passo riprende ed amplia quanto già detto al termine del prologo (e. 1).
55 Si legge qui una descrizione particolareggiata e molto «realistica» della risurre-
L'immagine del corpo come i~aTtov è platonica (Collvivio, 216 D; Pedone 97 B-E; Gorgia
zione, come in altri passi dell'omelia (cfr. injra c. 22). Per questa concezione «materialistic~»
513 C). Da queste affermazioni gregoriane risulta chiara la concezione dell'uomo come
della risurrezione, contrariamente a quanto si legge in Ali l'es e in Rom op cfr. T. J. Denms,
un essere essenzialmente composto di corpo e di anima. Altrove si spiega la forte attra-
Gregory on the rest/rreetion ojthe body, in «Easter Sermons», pp. 61-62.
zione tra l'anima e il corpo come dovuta a una «relazione e un affetto naturali che si
56 «Da abitazioni segrete»: questa espressione richiama l'idea diffusa nei primi secoli
stabiliscono tra loro durante la loro convivenza»; il riconoscimento sarebbe dovuto da
cristiani della «stato intermedio» riservato alle anime separate dai loro corpi a causa
particolari «segni» impressi sul corpo che permetterebbero di distingu~rlo dalla massa
della morte, le quali si troverebbero fino al giorno della risurrezione in luoghi divers~
comune; l'anima, d'altra parte, riceverebbe come un'impronta dall'EtOoç (forma im-
mente indicati: «stanze» o «ricettacoli». Per gli studi generali sull' argomento cfr. A. StUl-
mutabile) del corpo (cfr. Rom op 27, PG 44, 225B-C; 228B): cfr. Grégoire de Nysse, La
ber, Refrigerium interim. Die Vorstellungen VOli Zwisehenztlstalld tmd die friihehristliche Gra-
benskt/llSt (<<Theophaneia» 11), Bonn 1957; H. Finé, Die Termillologie del' Jenseitsvorstel- eréatioll de 11Jolltme, par Laplace - Daniélou (SC 6), Paris 1944, pp. 212-221; Daniélou,
lungel1 bei Tertl/llian. Bill semasiologiseher Beitrag zur Dogmel1gesehiehte des Zwischellztlstandes Apocatastase, in Letre et le temps, pp. 215-221. Su questi aspetti dell'antropologia naturale
del Nisseno cfr. L. Rebecchi, L'antropologia naturale di Gregorio di Nissa, «Divt/s Thomas»
(<<Theophaneia» 12), Bonn 1958. Idee simili si trovano anche in altri scritti gregoriani: cfr.
46 (1943), pp. 176-195; 309-341; G. B. Ladner, ThephilosophicalanthropologyojSt. GregO/y
introduzione, nota 100; Daniélou, Apocatastase, in Vetre et le temps chez Grégoire de Nysse,
Leiden 1970, pp. 208-211; Misago, La réstlrrection des morts, pp. 244-247. oj Nyssa, DOP 12 (1958), pp. 59-94; J. p. Cavarnos, The relation oj body and sotll i/1 the
thougth ojGregO/y ojNyssa, in «Gregor von Nyssa und die Philosophie», pp. 60-77.
Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 85
84
Questi e simili pensieri59, insinuandosi nei ragionamenti della gente turaI e alla festa presente, riconducendo l'argomento proposto a un inizio
comunéo, riempiono la mente di grandissima meraviglia e con essa indu- convenienté4, cerchiamo di infondere certezza in coloro che per malizia
dubitano delle realtà evidenti.
cono l'incredulità. Poiché la mente non trova la soluzione delle difficoltà
e dei problemi indagati né può appagare la sua irrequieta ricerca 61 con
una scoperta e comprensioné2, si porta poi nell'incredulità per la debo-
LA RISURREZIONE DEI MORTI. SUE PROVE
una simile intenzione, cioè perché una volta fatto nascere perisse e sot- 9. Stando così le cose ed essendo stato dimostrato dalle affermazioni
tostasse ad una completa distruzione? Ma è uno scopo vano ed è certa- da noi fatte or ora che è molto conveniente per il creatore e artefice della
mente improprio attribuire a Dio una simile intenzione: così egli viene nostra specie riplasmare la (sua) opera andata in rovina, è chiaro che
assimilato a dei fanciullini [254 G.] che costruiscono con cura e subito di- quelli che non credono a ciò che ne consegue si oppongono per nessun
struggono la loro costruzione, perché la loro mente non tende a nes- altro motivo se non perché reputano che è impossibile 72 a Dio risuscitare
suno scopo utilé8• un essere che è morto e che si è dissolto.
Ma noi abbiamo appreso tutto il contrario, cioè, che Dio creò im- È da uomini veramente morti e insensati ammettere in Dio l'impos-
mortale il primo uomo e poiché sopravvennero la disobbedienza e il sibilità e l'incapacità: essi trasferiscono alla grandezza onnipotente di
peccato, lo privò dell'immortalità come castigo della colpa69• Poi, la sor- Dio la propria debolezza. Per colpire la loro stoltezza con argomenti che
gente della bontà, traboccando di sovrabbondante amore per l'umanità li confutano [255 G.] dimostriamo con i fatti passati e con quelli presenti
e piegandosi sull'opera delle sue mani che ornò di sapienza e di scienza, il futuro cui non si crede73 •
volle rinnovarci secondo la prima condizione70 •
Queste idee sono vere e degne del concetto di Dio: esse ascrivono a 10. Tu hai sentit0 74 che la polvere fu modellata e divenne un uom0 75 •
lui insieme alla bontà anche la potenza. Il comportarsi con indifferenza e Insegnami, pertanto, ti prego, tu che pretendi afferrare tutto con la tua
durezza verso gli esseri soggetti e posti sotto la propria custodia non è pro- sapienza, come la polvere leggera, che era dispersa, si raccolse insieme;
prio neanche di uomini degni ed eccellenti. Così il pastore vuole che il suo come la terra divenne carne e come la medesima materia produsse e os-
gregge sia per lui vigoroso e quasi immortale; il mandriano fa crescere le
mucche con ogni genere di cure; il capraio desidera che le capre partorisca- 72 La prova della risurrezione finale desunta dall'onnipotenza di Dio dimostrata
no figli gemelli e, in breve, ogni guardiano di greggi, mirando a qualche dai fatti del passato e del presente esposta in queste due sezioni (cc. 9-11; 12-19), è
fine utile, vuole che l'armento gli si conservi e sia in condizione fiorente 71 • prevalente rispetto alle altre due prove addotte (dignità dell'uomo: c. 8; giudizio finale:
cc. 21-24) e anche in confronto agli altri scritti gregoriani esaminati nell'introduzione (
cfr. sapra, risurrezione dei morti). La prova dell'onnipotenza di Dio in difesa della
risurrezione dei morti è tradizionale negli antichi autori cristiani (Clemente R, 1Cor 27,
323), in Bibliographie; G. Maspero, Antropologia, Immagine, in GN Diz, pp. 82; 320-324. 2; Giustino, lApo118,6; 19,5-8; Ps. Giustino, Res 5-6; Atenagora, Res 2-3; 9; Teofilo, Autol
68 Idee ed espressioni molto vicine a questo paragrafo si trovano in HOIll op 2-5
I 8' Ireneo Haer V 3 2-3' Tertulliano, Res 11-13; 57; Metodio, Res, II,19-22, 8; Cirillo di
(PG 44, 132D-137C); altri testi analoghi sulla dignità dell'uomo: Mort (GNO IX, pp. Ge:usalem:ne, Cat 18: 3; Èpifanio, Ancor 88, 1-6), ma rifiutata da Celso al quale dovette
53,13-54,10); In/ant (GNO III, 2, p. 77,12-80,10); Or eat (GNO III, 4, p. 18,5-11). Gli cedere in parte anche Origene (c. Celsum,V, 23), che pose fuori dei «limiti» della potenza
apologisti già portano come prova della risurrezione la dignità e il valore dell'uomo: Ps. divina la risurrezione: così intende Misago (La résurreetiolt des 1I10rts, p. 439) contro H.
Giustino, Res 7; Atenagora, Res, 11-17, a cui il testo gregoriano si avvicina molto, anche Chadwick (Origenes, Celsus and the resurreetion o/the body, HThR 41, 1948, p. 84).
nella terminologia: cfr. Schoedel, Athenagoras. Legatio and de resurreetione, p. XXVIII; 73 Anche altrove l'autore riferisce di alcuni che negano all'onnipotenza divina la
Wilken, Liturgy, p. 132, n. 2. capacità di compiere la risurrezione dei morti: Ali l'es (PG, 46, 152C); Hom op 26 (PG 44,
69 Cfr. Gm 3, 1-24. L'àeavaata pure appartiene alle qualità dell'uomo creato re
224 B-C). Per altri scrittori cristiani cfr. nota 72. Per l'invito a non misurare la potenza di
del mondo: Hom op 4 (PG 44, 136D); altri riferimenti in Lex Gr I, S.v., p. 84, 4. Dio sul metro della debolezza umana negli scritti gregoriani: cfr: Hom op 25 (pG 44, 26,
70 Diversamente dall'editore Gebhardt (GNO IX, p. 254, 6-9), che corregge oç di 224B-C); Alt l'es (PG 46, 152C); Ttmeet ipse (GNO III, 2, p. lO, 15-16). Nello stesso contesto
quasi tutti i codd. con ouç ed espunge poi ~f-laç, si restituisce il neutro o, riferito ad Epy~V della risurrezione cfr. Atenagora, Res 9,1; Cirillo di Gerusalemme, Cat 18, 3.
(del cod. Vaticaltus Graeeus 1907, saec. XII) e si mantiene ~f-laç di tutti i codd., con la con- 74 Forse l'espressione (<<Tu hai sentito») allude alla lettura veterotestamentaria di
seguente traduzione quale è riportata nel testo: cfr. E. Pietrella, Note al testo, pp. 525-527. Gen. l, 1-3, 24 effettuata nella veglia precedente l'omelia, come si può dedurre anche
71 Simile esempio delle cure apprestate dall'uomo agli animali si ha pure in Ate-
dall'omelia sul Triduo (cfr. prologo, c. 9 e nota n. 18).
nagora, Res 12, 2 . 75 Cfr. Geli. 2, 7.
88 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 89
sa e pelle e adipe e capelli; come, pur essendo unica la carne, diverse dire di Dio? Neppure rispetto agli animali [256 G.] reggiamo un confronto
furono le membra per forma, qualità e durezza: come il polmone è molle in alcune capacità, ma siamo inferiori ad essi. CosÌ nella corsa ci superano
al tatto e livido di colore; il fegato duro e rosso; il cuore compresso e cavalli e cani e molti altri animali; nella forza ci sono superiori cammelli
muscolo di carne durissima; la milza sottile e nera; il peritoneo bianco e e muli; nel riconoscere le strade gli asini e i nostri occhi non hanno la
intrecciato dalla natura come una rete di pescatori76. vista acuta della gazzella 79.
Consideriamo anche quegli altri fatti: cioè come la prima donna di- Perciò è da uomini ragionevoli e saggi credere alle parole dette da
venne essere vivente completo, simile al perfetto e primo essere, da una Dio senza ricercare i modi e le cause, perché sono a noi superiori, delle
piccola parte del suo fianco 77• E come la parte fu sufficiente per l'intero (sue) operazioni, perché si potrà dire ad uno dei curiosi indaga tori: «Di-
e il poco formò il tutto: la costola divenne testa, mani e piedi, intestino mostrami con il tuo ragionamento il portare all'esistenza le realtà vi-
dalla formazione sinuosa e varia, carne, capelli, occhio e naso e bocca e, sibili; (dimmi) con quale arte egli Creò questa opera molteplice. Poiché,
in una parola per non tirare per le lunghe il discorso, tutte le parti me- se tu scoprissi questo, giustamente ti tormenteresti e ti irriteresti, perché
ravigliose e straordinarie per noi, data la nostra piccolezza, ma per Dio tu che conosci la spiegazione della creazione non comprendi il riordi-
facili e del tutto indiscutibili sono le spiegazioni della loro costituzione. namento della nuova creazione»80.
Come, dunque, sembrerà che siano sani di mente coloro che, sÌ, Se poi quelle cose sono per te un sogno e un' immaginazione e la
ammettono che una sola costola sia diventata un essere umano, ma non loro conoscenza irrangiungibile da ogni parte, non irritarti se tu, non
credono poi che il medesimo uomo possa essere ricostituito dalla sua comprendendo la spiegazione della creazione, non vedi la restaurazione
intera materia? di ciò che si era corrotto. Medesimo è l'artefice e della prima creazione
e della seconda riorganizzazioné 1• Egli sa come mettere insieme di nuo-
11. Non è possibile, no, indagare curiosamente con i ragionamenti
alessandrina. Fu riproposta fortemente da Gregorio soprattutto contro il pensiero di
umani le operazioni di Dio: poiché se fossimo in grado di comprendere Eunomio che pretendeva di avere la conoscenza di Dio perché definita, secondo lui, con
tutto, colui che ci è superiore non sarebbe superiore78 . Che cosa potrei esattezza dal termine àyÉvvllTOç. Per questa teologia «apofatica»: cfr. Daniélou, Pla!o-
nismeetthéologiemystique, pp. 190-199; Cl. Moreschini, Opel'edi Gregorio di Nissa, Torino
76 Cfr. HO!J1 op 30 (pG 44, 240C-256C ). Per l'interesse e le fonti sulla medicina del 1992, pp. 15-27; Idem, Storia della filosofia patristica, Brescia 2004, p. 581; Idem, I Padri
Nisseno: cfr. Altenburger - Mann, MedizÌll, in Bibliographie, p. 336. CappadoCl; Roma 2008, pp. 168-171; A. Ojell, Teologia apofotica, in GN Diz, pp. 515-520.
77 Cfr. Gen. 2,21-22. G. Maspero, La Trinità e l'uomo. AdAb!abio: non ci sono tredèi, Roma 2004, pp. 71-75; 201;
78 L'idea fondamentale di questa frase con i due termini specifici contiene la teo- 265.
logia «apofatica»: cfr. KOTaÀIlTTT<l (compl'ensibilt) che ci rimanda al più frequente àKOTO- 79 L'inferiorità dell'uomo rispetto ad alcuni animali è qui richiamata per significare
ÀIlTTta (incomprensibilt); e apPIlTOç (indicibile, ineffobile): Lex Gr I, S.VV. àKOToÀIlTTTOç, p. la nostra «piccolezza» nei confronti di Dio. In Hom op 7 (pG 44, 140D-144A: cfr. Ori-
133, B, 2; apPIlToç, p. 544,1, ~. La dottrina della incomprensibilità di Dio, sostenuta dal gene, c. Celsum IV;76) tale inferiorità è presentata positivamente: essa, oltre che escludere
Nisseno soprattutto nel c. Et/n e negli scritti ascetici, è ritenuta da lui presente in Gen. 12, nell'uomo ogni aspetto ferino, è concepita come «occasione» e sprone per dominare
4 ss. (migrazione d'Abramo, interpretata in tal senso sulla scia di Filone Alessandrino, De quanto ci circonda.
migratiolte Abra!Ja!J1 177 ss.: cfr. E/1I1 II, 22, 85-89, GNO I, pp. 251,22-253,17) e in Es. 19, 80 Il «riordinamento della nuova creazione ( TTaÀt yyEvEala)>> indica evidentemente la
9 (teofania del Sinai con Mosè avvolto dalla densa nube: vl't Moys II, GNO VII, 1, pp. risurrezione finale; cfr. Ps. Giustino, Res 6; 8; 10; Metodio, Res II, 18,10. Sulla terminologia
86,11-87,20; cfr. ancora Filone Alessandrino, De posteritate Caim; 13-16); in affermazioni gregoriana della risurrezione cfr. in/ra, c. 23 e nota n. 117.
del N.T. (Gv. 1, 18: Vit Moys II, GNO VII, 1, pp. 87, 9-13; in 2COI: 12, 4: Cant III, GNO 81 La creazione è qui indicata indifferentemente con KTlatç e KaTaaKEv~. Altrove
VII, pp. 85,20-86,2). Inoltre è da lui giustificata razionalmente sulla base della distinzione i due termini contengono sfumature diverse: KTlatç (come TTotllatç) significa creazione
radicale tra l'essere increato infinito e l'essere creato finito (Eult II, 69-70, GNO I, p. in senso generico; KaTaaKEv~ è, invece, la creazione che si svolge nel tempo, concre-
246,14-27) e affermata con l'apporto del platonismo e neoplatonismo e della teologia tamente (ordinamento, organizzazione): cfr. Hex (PG 44, 65C-D; 73B); Hom op 16 (PG 44,
90 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 91
vo, secondo la prima costituzione, la propria opera che subì la corruzione. erano morti. Per questo Lazzaro, morto da quattro giorni, uscì fuori dal
Se è necessaria la sapienza, presso di lui è la fonte della sapienza; se oc- sepolcro e il figlio unico della vedova fu restituito alla madre, liberato
corre la potenza, egli non abbisogna di collaboratori e di aiutanti. Questi dal giaciglio e dal corteo funebre; e infiniti altri che ora sarebbe inopportu-
è colui che, secondo la parola del più sapiente dei ptofeti, misurò l'acqua no enumeraré5• Perché dovrei parlare di Dio e del Salvatore, quando
con la mano, il cielo grande e immenso con un palmo e la terra con una anche ai suoi servi, cioè agli apostoli, diede il potere di risuscitare i morti,
mano 82 • per meglio confondere gli scettici?86. La prova, dunque, è chiara.
Considera delle immagini che presentano chiari segni della (sua) Per quale motivo voi amanti delle contese ci tormentate come se
ineffabile potenza, che inducono nei nostri ragionamenti la disperazione esponessimo discorsi indimostrabili? Come risuscitò uno, così risuscite-
di non poter immaginare niente che sia degno della natura di Dio. Egli ranno anche dieci; come dieci, così anche trecento, come trecento anche
è detto ed è onnipotente (infatti, forse non discuterai con me su questo; una moltitudine. Infatti, l'artefice di una sola statua sarà facilmente au-
concederai che ciò valga come un dato ammesso da tutti): [257 G.] per chi tore anche di altre migliaia. Non avete visto gli architetti come prima
può tutto, niente è difficile e impossibile. Hai molte garanzie della fede modellano in poca cera gli schizzi e le figure delle grandi ed enormi co-
che ti spingono necessariamente a convenire con le nostre affermazioni: struzioni e come il calcolo nel piccolo modello ha il medesimo valore
innanzitutto !'intera creazione molteplice e varia, la quale grida più chia- nelle molte e grandi costruzioni? Grande è il cielo, capolavoro dell'arte
ramente di ogni araldo 83 che l'autore di tutte le cose visibili è il grande e divina. Ma poiché Dio fece l'uomo un essere dotato di ragione, affinché
sapiente artefice. con la comprensione delle opere dia gloria al sapiente ed abile creatore,
osserva la sfera dell' astronomo, che è certamente piccola, ma è mossa
12. Poi Dio, essendo previdente nei riguardi di queste creature e dalla mano dell'esperto così come il cielo da Dio. La più piccola costru-
scorgendo da lontano la piccolezza delle anime degli increduli, confermò zione diventa immagine della grande opera e con i piccoli oggetti la
con i fatti 84 la risurrezione, richiamando in vita molti corpi di coloro che ragione spiega le cose che sono grandissime e che superano la nostra
comprensioné7•
181A). Per questa distinzione cfr. E. Carsini, Plér6me humain et plér6me cosmique chez Ma per quale scopo ho esposto questi esempi? Perché tu sappia
Gl'égoil'e de Nysse, in «Écriture et culture philosophique», p. 115, n. 2; Lex Gr V, S.v. A 2, (qualora tu mi domandi come avverrà la risurrezione dei morti esistiti fin
pp. 258-259. dall'inizio del tempo) che tu sentirai subito: «Come risuscitò Lazzaro da
82 Cfr. Is. 40, 12. A proposito della òvval-uç e della aoq>ia di Dio qui ricordate, in
85 In questo testo si citano solo le risurrezioni di Lazzaro (Gv. 11,43-44) e del figlio
Hex (PG 44, 69A), parlando della natura di Dio, il Nisseno afferma che essa consiste in
un avvÒpopoç di ~ovÀ.fJCJtç, 8ÉÀ.fJ1-1a, aoq>ia divine. della vedova di Nain (Le. 7, 11-15): le stesse sono riferite, con maggiore ampiezza, in Hom
83 Cfr. Sap. 13, 1. Per l'espressione della creazione che «grida» la potenza di Dio,
op 25 (pG 44, 217D-224A), alle quali precede quella della figlia del capo della sinagoga
cfr. Ali l'es (PG 46, 25A); per l'esaltazione della potenza divina nel «resto della creazione»: (cfr. Me. 5,22 ss.) e segue quella di Cristo (PG 44, 217C; 221C-224A). In An l'es ricorrono
cfr. ivi (153 A). Sulla creazione come pegno della risurrezione cfr. Giustino, lApol10,3; tutte e quattro (PG 46, 137A).
86 Solo qui, tra i testi analoghi sopra citati, Gregorio adduce anche il potere di risu-
Ps. Giustino, Res 5j Teofilo, Autol I, 8; Atenagora, Res 2.3.9j Ireneo, Hael' V, 3,2; V,15,2 ;
Tertulliano, Res 11, 9-10; Metodio, Res II, 19; 20; Cirillo di Gerusalemme, Cat 18, 6.13. scitare i morti accordato da Cristo agli apostoli: cfr. Mt. lO, 8: At. 9, 36-40. Cirillo di Geru-
84 Qui, come in Hom op 25 (PG 44, 217A), Ali l'es (PG 46, 136C) il Nisseno insiste
salemme (Cat 18, 17) cita anche le risurrezioni operate da Pietro e Paolo.
87 Vivo è l'interesse di Gregorio Nisseno per le arti e le scienze: cfr. i paragoni a cui
sui fatti, sulle «azioni» (Epya) compiute da Cristo, che non solo annuncia, ma che realizza,
compie con le opere le risurrezioni. In Hom op 25 (pG 44, 217 A-B) l'autore parla della ricorre, oltre a questi citati (relativi all' architettura, astronomia): quello del vasaio: cfr.
«gradualità» della pedagogia divina: essa passerebbe progressivamente dai miracoli più in/m c. 14; Ali l'es (pG 46, 77B-D); del pittore: An l'es (PG 46, 76A); del mercurio: Hom op
piccoli (guarigione della suocera di Simone: Le. 4, 38-39) a quelli più grandi, abituando 27 (pG 44, 228C), del terremoto: An l'es (PG 46, 97B-C) ecc. Cfr: Daniélou, Le IVè"" siècle.
lentamente l'uomo a questo fatto straordinario. Gl'égoire de Nysse et son milieu, I, pp. 34-39.
92 Gregorio di Nissa
Omelia stilla santa Pasqua 93
quattro giorni?». È chiaro, infatti, che colui che è saggio, convinto di un
Come, dunque, il seme umano che all'inizio è amorfo, si modella in
solo fatto, sarà ugualmente convinto di molti altri. Una volta che tu sup-
una forma e si sviluppa in masse, perché è lavorato dall'arte ineffabile di
poni che Dio è l'autore, non dire che qualcosa gli è impossibile, né rite-
Dio, cosÌ neppure è inverosimile, [259 G] ma anzi del tutto conseguente-
nere che con il tuo pensiero tu possa raggiungere la sapienza di colui che
mente logico che la materia esistente nei sepolcri, la quale un tempo
è irrangiungibile: [258 G] niente, infatti, è infinito per lui, mentre per te è aveva una forma, venga ancora rinnovata nella struttura primitiva e di
imperscrutabile ciò che è infinit088 •
nuovo la polvere diventi uomo, come questo all'inizio da quella ebbe
origine.
13. Capiremo bene questo argomento se, oltre alle cose già dette,
esaminiamo anche il modo della nostra origine89, non quello primo e an-
14. Concediamo a Dio tanta capacità quanta ne ha il vasaio. Esa-
tichissimo derivante da Dio, di cui precedentemente si è parlat090, ma
miniamo cosa egli fa: presa dell' argilla informe, ne modella un vaso ed
quello attuato in maniera fino ad ora dalla natura. Questo, infatti, è dif-
espostolo ai raggi del sole, lo fa seccare per renderlo duro, sia l'oggetto
ficile e inaccessibile al ragionamento degli uomini. Come, infatti, il seme
modellato una piccola anfora, un piatto, un orcio. Ma se gli cade sopra
umano che è una sostanza umida, grezza e informe, si indurisce, diventan-
accidentalmente qualcosa e lo rovescia, esso nel cadere si frantuma e di-
do testa e si solidifica, dando origine a tibie e costole; e forma il cervello
venta un mucchio di terra informe. Volendo, l'artista ripara prontamente
tenero e molle e l'osso del cranio che lo avvolge così duro e resistente e
il danno e, modellata nuovamente con arte l'argilla, completa il vaso, fa-
la varia struttura dell'organismo vivente, per dirla in poche parole senza
cendolo non peggiore di quello che era prima. Il vasaio è una così piccola
tirare a lungo il discorso nei minimi particolari, soffermandomi sulle
creatura della potenza di Dio e non si crede a Dio che promette di ri-
singole parti?91
chiamare in vita chi è morto! Ma questo è frutto di grande follia!92
88 Il tradizionale dossier biblico prodotto dal Nisseno per dimostrare la possibilità
della risurrezione dei morti è inserito nell'argomento centrale dell'onnipotenza divina. 15. Consideriamo anche l'esempio del grano, con il quale il sapien-
Altri richiami biblici in questa omelia - già riportati da altri autori - si trovano nel c. 15 tissimo Paolo ammaestra gli stolti dicendo: «Stolto! Quello che tu semini
(esempio paolino del chicco di grano: lCOI: 15, 36-38); nel c. 22 (parabola di Lazzaro e
non è il corpo che dovrà nascere, ma un semplice chicco, ad esempio, di frumento
del ricco gaudente: Lc. 16,19-31; visione del profeta Ezechiele: Ez. 37, 1-14, che è l'unico
testo dell'A.T. citato in quest'omelia a questo scopo). Brevi riferimenti si leggono ancora o di qualche altro seme. Dio poi dà ad esso un corpo secondo il suo volere»93.
nel c. 17 (lCOI: 15, 52;Mt. 24,31); altri, infine, nell' epilogo, c. 25 (lCOI: 15,52; Gv. 5,28-
denti: Giustino, lApol, 19, 1-3; Ps. Giustino, Res 5j Atenagora, Res 17, 2; Teofilo, AlitaI I,
29). Il capitolo 3 dell'omelia è tutto dedicato alla risurrezione di Cristo. In conclusione,
8; Metodio, Res n,20, 1-8; Cirillo di Gerusalemme, Ca! 18,9.
un confronto con le citazioni bibliche delle altre opere in cui il Nisseno tratta ex professo
92 llimmagine del vasaio è biblica: cfr. Gel: 18,2-6; Is. 29, 16; 30, 14; 45, 9; 64, 7; SÌ/:
della risurrezione dei morti, fa concludere che in questa omelia l'oratore abbrevia ti-
33, 13; Sap. 15, 7; Rm. 9, 20-21. Sempre nel contesto dell'onnipotenza divina capace di
ducendole all'essenziale: il motivo sarebbe che lui sta tenendo un'omelia di fronte ad
operare la risurrezione, la si incontra in Ps. Giustino, Res 6; Atenagora, Res 9,1j Tertulliano,
un'assemblea numerosa e varia (Dennis, GregOlyon the resllrrection, pp. 61-62; 74; Misago,
Res 7,4; Metodio, Res n,20,8. Origene (In Jer 18,4) in Gel: 18, 2-6 vede significata non la
La résllrrectiol1 des morfs, p. 37, che parla di un «caractère mdimentairede la pensée» avvertibile
risurrezione, ma la restaurazione di Israele e del popolo cristiano.
nell'omelia).
93 Cfr. 1COI: 15, 36-38, che il Nisseno cita in maniera libera, per cui non sembra
89 Dopo le prove dell'onnipotenza divina desunte dai «fatti accaduti», seguono le
opportuna l'integrazione con lCor. 15, 36b di Gebhardt (GNO IX, p. 259,19) per le
prove di ragione o semplici analogie, ricavate da fenomeni umani e naturali «presenti» .
ragioni esposte da Pietrella (Note al testo, p. 527) e in accordo con tutti i codici e il testo
Anche questo materiale è per lo più tradizionale, con qualche piccola novità.
vlllgattis (PG 46, 669A). La descrizione analitica delle varie fasi della nascita e crescita del
90 Cfr. Gen. 2, 7. La prima origine dell'uomo è stata descritta sllpra: cc. 8. 10.
grano è una EK<J>paatç, arricchita anche da similitudini: cfr. L. Méridier, L'injlllence de la
9l La descrizione dell'origine dell'uomo dallo sperma è trattato dal Nisseno anche
seconde sophistiqlle SUl' l'oellvre de Grégoire de Nysse, Paris 1906, p. 935.; Klock, Untersu-
in Hom op 27 (PG 44, 228D-229A). Essa si trova frequentemente anche in autori prece-
chungen, p. 122 (sulla prosa d'arte in genere); p. 202 (per il nostro testo). Da notare ancora
Omelia sulla santa Pasqua 95
94 Gregorio di Nissa
16. Di qui passa alla considerazione degli alberi, cioè come l'inverno
Rivolgiamo attentamente la nostra attenzione alla nascita del grano e su-
ogni anno per essi sia pari alla morte: si staccano, infatti, i frutti, cadono
bito saremo ammaestrati sull'argomento che ci riguarda. Il chicco di gra-
le foglie e gli alberi rimangono secchi e privi di ogni bellezza. Ma quando
no viene gettato nella terra; marcito nell'umidità e, per così dire " morto
sopraggiunge il tempo della primavera, spuntano su di essi fiori bellissimi
esso finisce per diventare una sostanza lattiginosa, che, induritasi un
e dopo i fiori si forma il manto delle foglie; e allora essi, come uno spet-
poco, diviene una punta aguzza e bianca. [260 G.] E questa, cresciuta tanto
tacolo piacevole, [261 G.] attirano gli sguardi degli uomini e diventano
da venir fuori dalla terra, da bianca si trasforma lievemente in verde, poi
come un cantiere di uccelli canori che si posano tra le foglie e una incan-
diventa erba e chioma delle zolle; si stende su di esse e si sviluppa gra-
tevole bellezza si irradia intorno ad essi, sicché molti lasciano anche la
dualmente e nutre le radici sotterranee che ha molte ramificazioni,
loro casa adornata d'oro e di marmi della Tessaglia e della Laconia e
preparando il sostegno al peso futuro. E come gli alberi delle navi sono
piuttosto giudicano piacevole per loro vivere sotto gli alberi. Per questo
sostenuti da ogni parte con moltissime funi, perché rimangano fermi con
anche il patriarca Abramo piantò la tenda sotto una quercia 94, non perché
l'essere tirati in direzione opposta con uguale forza traente, così le rami-
era del tutto sprovvisto di una casa, ma perché egli godeva del riparo dei
ficazioni della radice, simili a funi, sono gli appigli e i sostegni delle spi-
rami 95•
ghe. Quando il grano si innalza in spiga e si sviluppa verso l'alto, Dio lo
sostiene con nodi e giunture, fortificandolo come si rafforza una casa
17. Mi conduce all'approvazione 96 del presente argomento anche la
con ganci, in previsione della pesantezza della cima. Poi, acquisita forza
vita dei serpenti: infatti, nella stagione invernale la loro forza vitale muore
e avendo il grano aperto l'involucro mette fuori la spiga. E nuovamente
ed essi per il periodo di sei mesi giacciono completamente immobili nei
allora si verificano prodigi più grandi: infatti, attorno alla spiga, in file
loro covi. Ma quando giunge il momento stabilito e il tuono rimbomba
spuntano i chicchi di grano e ciascuno dei granelli ha il proprio posto ed
sul mondo, essi, quasi accogliessero il fragore come segnale della vita,
ultime spuntano le ariste aguzze e leggere, come (tante) armi, io penso,
balzano su e dopo un lungo periodo eseguono le attività consuete97• Cosa
contro gli uccelli che rubano i semi, affinché i volatili, colpiti dalle loro
significa questo? Mi dica colui che esamina e giudica le azioni di Dio e
punte, non danneggino il frutto. Tu vedi quanto grande portento contiene
mi insegni come ammetta che con il tuono i serpenti che erano morti si
un solo chicco marcito e che, sebbene sia caduto in terra solo, con quanti
altri chicchi risorge! L'uomo non acquista nulla di più, ma riceve ciò che 94 Cfr. Gen. 13, 18; 18, 1.
aveva e perciò il nostro rinnovamento si presenta più facile della colti- 95 G~usta~ente Van Winden (In delence 01 the resl/l'l'ection, in «E aster Sermons», p.
vazione del grano. 109) defimsce J! quadretto naturale una shol't bl/colic ekphrasis. Il richiamo a questo
fenomeno naturale nel contesto della risurrezione dei morti si legge in Teofilo Autol I
13; Tertulliano, Res 12,4; Cirillo di Gerusalemme, Ca! 18,7. "
• • 96, «Approvazion~ (auyK~T<leEatç)>>: il.termine, gl'eco è proprio della logica stoica ed
lndica I assenso del Àoyoç (<<Impronta laSCIata nellorgano centrale dell'anima dalle per-
l'accuratezza tutta gregoriana nella descrizione di fenomeni naturali: cfr. supra, cc. 10; 13; cezioni sensibili»: cfr. Pohlenz, La S!oa, I, pp. 100; 174; 176-182).
sul Iriduo, c. 25. Una descrizione poetica e ammirata anche in Hom op 1 (pG 44, 132, 97 Il Nisseno soltanto, a quanto sembra, adduce questo strano esempio della vita
A-C). Su questo argomento cfr: A. Reiche, Die kiinstlerischen Elemente in del' Welt und dei serpenti. In altri autori (Clemente R., 1Col' 25; Tertulliano, Res 13; Cirillo di Geru-
Lebel1Schauul1g des Gregor von Nyssa, diss., Jena 1897, pp. 260-61; per il chicco di grano e salemme, Ca! 18,8) si riporta l'esempio dell'araba fenice, riferito anche da Epifanio (Ancol'
l'albero (cfr. infi'tl, cc. 15;16). L'utilizzazione di questo esempio in altri autori precedenti 84,3-6) che inoltre allunga l'elenco di altri animali (locusta, colombo, scarabeo). Non è
si incontra in Clemente R., 1Col' 24, 4; Tertulliano, Res 52; Marc V, 10,4-6; Metodio, Res I, improbabile l'ipotesi di Misago (La résurrection des morts, p. 443), secondo cui il nostro
53,4; III, 10 (dove l'autore confuta l'idea di Origene secondo cui il corpo risorto sarebbe avrebbe. ab~andonato il tradizionale riferimento al mitico uccello (araba fenice), perché
diverso da quello precedente, come la spiga dal chicco seminato); Cirillo di Gerusalemme, non «SCIentIfico» e avrebbe preferito un altro fatto reale degli animali.
Cat 18, 6; Epifanio, Ancor 83, 4.
96 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 97
risveglino, mentre non concede che gli uomini siano vivificati quando 19. Il nostro sonno, poi, e il risveglio come non potrebbero essere
risuonerà dai cieli la tromba di Dio, come dice la parola divina: «Suonerà, per il saggio un insegnamento su questo problema? Quello, infatti, è im-
infattt; la tromba e i morti risorgeranno»98; ed altrove più chiaramente: «Ed magine della morte, il secondo, invece, è imitazione della risurrezione.
invierà i suoi angeli con potente suono di tromba e radunerà i suoi eletti»99. Per questo anche alcuni filosofi «di fuori» [263 G.} definiscono il sonno
fratello della morte lOl per la somiglianza dei fenomeni che si verificano
18. Inoltre, non rifiutiamo di credere ai cambiamenti e ai rinnova- da parte dell'uno e dell'altra. In ambedue ugualmente si hanno dimenti-
menti: infatti, la vita delle piante e degli animali diversi e degli stessi canza e ignoranza del passato e del futuro e il corpo giace insensibile:
uomini [262 G.} ci insegna che niente di dò che muore e nasce rimane non conosce l'amico, non riconosce il nemico, non vede coloro che gli
nello stesso stato, ma è soggetto a mutazione e cambiamento. Ed innanzi- stanno attorno e l'osservano. È un cadavere inerte, privo di ogni attività,
tutto - almeno se sembra opportuno - osserviamo il mutamento che si senza nessuna differenza con quelli che giacciono nei sepolcri e nelle
verifica nelle fasi della nostra età. Conosciamo come è il bambino lattante. tombe. CosÌ, se vuoi, tu puoi derubare un uomo che dorme come se fos-
Passato un po' di tempo, egli acquista la capacità di strisciare per terra e se morto, puoi vuotargli la casa, puoi legarlo e lui non sente assolutamente
non differisce in nulla dai cagnolini, dal momento che si appoggia su nulla di quanto si compie. Poco dopo, però, quando si verificano una
quattro gambe. Verso il terzo anno si erge dritto e proferisce parole bal- sospensione e una cessazione di questa condizione, l'uomo come ripor-
bettando e farfugliando; poi articola il discorso e si sviluppa in un gra- tato ora in vita, si alza, tornando in poco tempo alla coscienza di sé e
zioso ragazzo. Da quell' età passa all' adolescenza e alla giovinezza: una delle cose e riprendendo le sue forze come se fosse vivificato dal risveglio
lanugine ricopre le sue guance e dopo un po' di tempo una barba folta che lo ha rianimato. Se, mentre l'individuo ancora esiste e rimane in vita,
ed egli diventa diverso da come egli era: si fa uomo maturo, forte e vi- tanto numerose mutazioni, alterazioni, cambiamenti, dimenticanze e
goroso. Ma passati i quaranti anni, inizia il declino: a poco a poco la ca- ricordi di notte e di giorno sono legati alla sua vita, è grande stoltezza e
nizie gli imbianca il càpo e la forza declina verso la debolezza ed, infine, voglia di contesa non credere a Dio che promette l'ultimo rinnovamento 102,
sopraggiunge la vecchiaia che toglie definitivamente le forze. Il corpo si dal momento che Lui ha prodotto la prima formazione.
piega e si curva verso terra, come le spighe troppo secche e la pelle pri-
ma liscia finisce per essere rugosa. Colui che una volta era giovane e forte 20. Ma ciò che soprattutto rende forti e conduce all'incredulità gli
finisce per diventare di nuovo bambino, balbuziente, privo di senno e si oppositori, prima di tutto, come penso, è questo: il ritenere che con la
trascina con le mani e con i piedi come un tempo. Che cosa ti sembrano morte avvenga una completa scomparsa dei corpi. Però non è cosÌ: i cor-
tutti questi fatti? Non sono dei mutamenti? Non cambiamenti molteplici? pi non scompaiono completamente, ma si dissolvono 103 nei loro elementi
Forse non sono novità diverse che trasformano l'essere mortale anche
101 «Filosofi di filo l'i»: sono così chiamati tradizionalmente gli autori pagani che sono
prima della moHe?lOO.
«fuori del cristianesimo». Il paragone sonno-morte si incontra in Omero (Il 14, 231; 16,
672; Od 13, 79): Platone, Apol SOCI' 40 C-D; Senofonte, Cyl' 8,7,19 ecc. Tra i cristiani cfr.
98 1 Cor. 15, 52. Atenagora, Res 16,5; Metodio, Res 1,53,2-3.
99 Mt. 24, 31. 102 «L'ultimo rinnovamento (àvaKatVWfloç)>>: indica ovviamente la risurrezione.
100 Un'ampia descrizione dei mutamenti nei vari stati e funzioni fisiologiche lO) Gregorio distingue nettamente l'à<pavwfloç (scomparsa totale, distruzione, an-
dell'uomo si legge in Hom op 13 (PG 44, 165B-175C); in Ps. Gregorio, Creat hom I (GNO nientamento) da ÒH1ÀVatç (dissoluzione, dispersione). Il corpo con la morte non si di-
supplementum, pp. 22,9-25,3, sulla cui discussa attribuzione cfr. E. Pietrella, Rivista di strugge completamente, ma si dissolve nei quattro elementi primordiali: acqua, aria, ter-
Storia e Letteratura Religiosa 11/2,1975, pp. 291-294); in Mort(GNO IX, p. 64, 9-10) e ra, fuoco. Anche in Hom op 26 (pG 44, 224C-D) l'oratore risolve con espressioni simili
in An l'es (PG 46, 141A-C). questa stessa obiezione. Per la differenza tra à<pavtafloç e òH1Àvatç riguardo al corpo
98 Gregorio di Nissa Omelia sulla salita Pasqua 99
costitutivi e sono nell'acqua, nell'aria, nella terra e nel fuOC0 104 . Ma poi- ben consapevoli delle loro opere vergognosIss1me, degne di molti
ché gli elementi primordiali permangono in essere e poiché le parti che castighi, essi per odio del giudizio sopprimono anche la tisurrezione,
da essi derivano, dopo il dissolvimento si riuniscono con quelli, nel tutto come i servi malvagi che, avendo dilapidato le sostanze del loro signore 107,
si conservano anche le parti. A Dio è sommamente facile [264 G.] creare si immaginano la morte e la rovina del padrone e inventano ragionamenti
dal nulla le cose (e, infatti, cosÌ all'inizio tutto ebbe origine); e gli è cer- vani secondo il loro desiderio. Ma nessuno che sia saggio ragionerà cosÌ.
tamente molto più facile ed agevole portare all'esistenza le cose dai primi Infatti, qual è il guadagno della giustizia, della verità, della rettitudine e
principi che [già] esistono. di ogni specie di virtù? Per quale motivo gli uomini sopportano fatiche 108
e vivono filosoficamente10 9, dominando i piaceri del ventre e amando la
21. Pertanto non eliminiamo la bella speranza degli uomini, la temperanza llO e concedendo poco tempo al sonno, resistendo al freddo
correzione della nostra debolezza e, per cosÌ dire, la seconda nascita non e al caldo? Se non c'è la risurrezione, diciamo con le stesse parole di
soggetta alla morte, né disprezziamo con l'eccessivo desiderio dei piaceri Paolo: <<Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo» 111. [265 G.] Se non c'è
la benevola e amorevole promessa di Dio. Infatti, coloro che sono avver- risurrezione, ma la morte è il termine della vita, abolisci le accuse e i
sari della tesi proposta mi sembra che siano amici del vizio e nemici rimproveri, concedi assoluta libertà all'omicida, lascia che l'adultero in-
della virtù, lussuriosi, avari e intemperanti che accolgono con gli occhi, sidi liberamente il matrimonio, l'avaro viva lussuosamente a danno dei
orecchi, con l'olfatto e con tutti i sensi i piaceri che si riversano su di essi. beni altrui, nessuno biasimi chi reca ingiuria; lo spergiuro faccia continui
Poiché l'idea della risurrezione comporta fissato il giudizio 105 e poiché giuramenti, perché tanto la morte attende anche colui che giura il vero;
sentono i libti sacri dire chiaramente che la nostra vita non sarà senza un altro inganni quanto vuole, poiché la verità non porta alcun frutto;
rendiconto (ma qualora noi saremo rinnovati per la seconda vita tutti ci
presenteremo davanti al tribunale di Cristo per ricevere sotto quel
giudice la degna ricompensa delle azioni compiute in vita 106), essendo negli apologeti greci: Taziano, Or 6; Teofilo, AutolII, 37; Atenagora, Res 18-23; in Ireneo,
Haer II, 29,1-2; e in Tertulliano, Res 14,8; Cirillo di Gerusalemme, Cat 18,4.
107 Cfr. Mt. 24, 48-49; Lc. 12, 45-46.
cfr. Or cat (GNO III, 4, p. 30,20-23). Il termine OtoÀvcnç indica nel Nisseno anche la
108 Pl'Obabile eco di 2COI: 11,27; lTs. 2, 9.
separazione dell'anima dal corpo con la morte: Orcat (GNO III, 4, p. 88,15); An res (PG,
109 «Vivono filosoficamente»: i termini tptÀoaotpto, tptÀoaotpd v in ambiente cristiano
46, 17A): cfr. Lex Gr I S.v. 1,1.3 (àtpovwfloç); II S.v., 2 (OtoÀvcnç) ecc.
assumono significati nuovi: cfr. Lampe, s.vv.; G. Bardy, Philosopbie et pbilosopbe dans le
104 Per la teoria dei quattro elementi primordiali cfr. Hom op 1 (pG 44, 128C-132
vocabulaire cbrétien des premiers siècles, RAM 25 (1949), pp. 97-108; A. M. Malingrey, «Pbi-
C); An l'es (PG 46, 16B); Diem lum (GNO IX, p. 228,9-12); Hex (PG 44, 80D). Per la
losopbia». Étude d'un group de mots dans la litterature grecque, des Présocratiques au IV siècle
cosmologia gregoriana: cfr. Daniélou, Eléments, in Letre et le temps, pp. 79-81; E. Corsini,
après J c., Paris 1961, pp. 207-261: i padri cappadoci indicano con tali termini un insieme
I.:bal7nonie du monde et l'bomme microcosme, in «Epektasis». Mélanges patristiques offerts
di valori morali, un metodo di formazione: «filosofare» è vincere la propria ira, i piaceri
au Cardinal Jean Daniélou, éd. par J. Fontaine - Ch. Kannengiesser, Paris 1972, pp. 455-
dei sensi, distaccarsi dalle ricchezze e dai beni, resistenza alla sofferenza. Nel Nisseno, in
456; Altenburger - Mann, Cosmologie, in Bibliograpbie, pp. 334-335; Torstein Tollefsen,
un contesto più pratico, inerente alla condotta morale, i termini possono significare
Cosmologia, in GN Diz, pp. 153-157.
appunto vita morale perfetta d'ogni cristiano, vita virtuosa, anche ascetica, monastica: cfr.
105 La terza. prova della risurrezione è incentrata sul giudizio finale, in vista del qua-
Grégoire de Nysse, Vie de sainte Macrine (par P. Maraval, SC 178) Paris 1971, pp. 90-103;
le si compiono necessariamente la risurrezione dei corpi e la loro ricongiunzione con le
A. Heck, Gregorii Nysseni de pau-peribus amandis, Orationes, Leiden 1964, pp. 62-66.
proprie anime. Anche in questa sezione si notano stretti parallelismi con Atenag01'a, Res
110 «Temperanza (ÈyKpOTEtO)>>: per questo termine negli scritti gregoriani: cfr. Danié-
18-23 (cfr. Wilken, Liturgy, Bible, p. 132, n. 2; Van Winden, In defence oftbe resurrection, in
lou, Platonisme et tbéologie mystique, pp. 93-99.
«Easter Sermons», pp. 119-121).
111 «Con le stesse parole»: tale lezione mi sembra più conforme al ragionamento del
106 Cfr 2COI: 5, 10. Che la risurrezione sia richiesta dal giudizio finale è un'idea
Nisseno che si allinea a S. Paolo di cui cita immediatamente lCOI: 15,32: Pietrella, Note
diffusa tra i Padri apostolici: Barnaba, Ep 21,1; Policarpo, Fil 7,1; Clemente R., lCor 9; e
al testo, p. 528.
Omelia sulla santa Pasqua 101
100 Gregorio di Nissa
nessuno provi compassione del povero, perché la pietà è senza ricom- ma [reputi] che esso sia una predizione del futuro: si realizzerà quando
pensa 112. Questi ragionamenti creano una confusione peggiore del diluvio il riordinamento, restituita la vita ai morti, condurrà ciascun uomo al
ed eliminano ogni saggia considerazione, stimolano maggiormente ogni rendiconto della vita passata nella sua composizione precedente, cioè
disegno folle e brigantesco. Poiché se non c'è risurrezione, non c'è nean- nella sua costituzione di anima e di corpo. E verso quale idea veniva con-
che giudizio; se poi si elimina il giudizio, è tolto anche il timore di Dio; dotto Ezechiele [266 G] divinamente ispirato e testimone di grandi visioni,
laddove il timore [di Dio] non ispiri la saggezza, il demonio danza festo- quando vedeva quella pianura grande ed estesa ricoperta di ossa umane,
samente con il peccato. E molto opportunamente David scrisse il salmo su cui aveva ordine di profetare? E le carni aderivano subito ad esse,
contro simili individui: «Lo stolto disse nel suo cuore: 'Dio non ce: Si corrup- mentre i resti sparsi e dispersi disordinatamente si univano insieme gli
pero e si resero abominevoli nei loro pensieri» 113. uni agli altri con ordine e armonia 116• Non è vero che attraverso tali paro-
le (Ezechiele) ci indica chiaramente il ritorno in vita di questa carne?
22. Se non c'è risurrezione, è un mito Lazzaro e il ricco e l'abisso
spaventoso e l'ardore insopportabile del fuoco e la lingua bruciante e la
23. A me sembra che coloro che contendono litigiosamente contro
questo argomento sono non solo empi, ma anche privi di senno: infatti,
goccia d'acqua ardentemente desiderata e il dito del povero 114 • È chiaro,
risurrezione e ritorno alla vita e rimodellamento e tutti i termini simili l17
infatti, che tutto questo rappresenta la risurrezione futura, poiché la lin-
gua e il dito non si concepiscono come membra dell' anima, che è senza (PG 46, 80B-C), dove l'autore vi vede la sopravvivenza dell'anima. In altri autori la
corpo, ma parti del corp0115. Nessuno pensi che questo sia già avvenuto, parabola di Luca viene interpretata per lo più in rapporto all'anima separata dal corpo
(Ireneo, HaerII, 34,1; Tertulliano,Res 17,2; MarcIV, 34,14). Origene (aptldMetodio, l'es
III, 17,2-3) contrapporrebbe un'interpretazione per «i più semplici» (Lazzaro e il ricco
112 Alla base dell'argomentazione sembra esserci 1Cor. 15,29-32, dove l'apostolo,
ricevono con i loro corpi la giusta ricompensa di quanto hanno compiuto) e «per i più
per rafforzare il suo discorso sulla risurrezione, dalla eventuale negazione di essa fa de-
sagaci» (il testo lucano si riferirebbe non alla risurrezione, ma all' anima separata dal
rivare delle deduzioni per absurdum.
corpo che ha uguale forma» del corpo). Per Metodio (Res l,52, 1) nUTopia del ricco e
1lJ Sal 13, 1. Connessione tra vita morale e risurrezione anche in Ps. Giustino, Res
di Lazzaro è prova dell'immortalità dell'anima.
10; Cirillo di Gerusalemme, Cat 18, 1; Epifanio, Ancor 89, 2. In An l'es (pG 46, 17B) il
116 Cfr. Ez. 37,1-14. Cfr. An res(pG 46, 136A-B). Il testo profetico era stato già con-
Nisseno afferma la stessa cosa riguardo alla mortalità dell'anima, ammettere la quale si-
siderato come profezia della risurrezione futura da: Ireneo, Haer V, 15,1; V, 34, 1; Tertul-
gnifica «estraniarsi dalla virtù, guardare solo ai piaceri presenti e perdere ogni speranza
Hano, Res 29-31; Metodio, Res III, 9; mentre ivi in I, 23,6-7 si riporta l'interpretazione di
nella vita eterna».
Origene che non vi vedrebbe la risurrezione dei morti, ma la restaurazione del popolo
114 Cfr. Lc. 16, 19-31.
ebreo dalla schiavitù. Inoltre l'Alessandrino (in Joh. X, 36) intende la profezia di Ezechiele
115 Per l'esegesi gregoriana di Lc. 16, 19-31 cfr. M. Alexandre, L'intelpretation de Lllc
come figura della risurrezione del corpo vero e più perfetto del Cristo, cioè della Chiesa:
16,19-31 chez Grégoire de Nysse, in «Epektasis», pp. 425-441. Il Nisseno ricorre circa 20
risurrezione, quindi, in senso spirituale e non letterale (H. Crouzel, Les pl'Opheties de la
volte (Drobner, Bibelindex ZII den "Werken Gregors von Nyssa, Paderborn 1988, pp. 82-83)
réstlrrectiol1 selon Origène, «Forma futuri», Studi in onore del Card. M. Pellegrino, Torino
alla parabola di Luca in una serie di testi (più numerosi) in relazione al tema della ric-
1975, pp. 985-986.
chezza e della povertà e ai conseguenti atteggiamenti morali-spirituali dell'uomo; e in
117 Seguono due «logical arguments» (Van Winden, In defence, in «E aster Sermons»,
un'altra serie di testi - meno numerosi dei precedenti - in rapporto al tema dell'al di là,
p. 112), uno desunto dall'esame linguistico dei termini relativi alla risurrezione (c. 23) e
sia a proposito dell'anima separata dal corpo (Hom op 27, PG 44, 225C); An l'es (PG 46,
l'altro dalla natura dell'uomo composto di anima e di corpo (c. 24). Il ricorso alla prova
80A-88C), sia in un contesto escatologico inerente alla risurrezione, al giudizio e alla re-
etimologico-linguistica di «risurrezione» già si trova negli autori precedenti: Ps. Giustino,
tribuzione, come in questo caso, dove è raffigurata la risurrezione futura, in quanto la
Res 10; Ireneo, Haer V, 12,3; Tertulliano, Res 18, 5-12; Marc V, 9, 3-4; Metodio, Res I,
lingua e il dito sono parti del corpo. Nel nostro caso letterali sono l'interpretazione e la
51,5-6; Epifanio, Ancor 86,2-3. Misago (La résllrrection des morts, pp. 254-318) fornisce un
concezione della risurrezione e della retribuzione finale, intese in maniera realistica e
«inventaire des mots» gregoriani riguardanti la risurrezione. Oltre il termine generico
materiale (Alexandre, L'il1telpretatiol1, pp. 439-450; Misago, La l'ésurrectiol1 des morts, p.
àvauTaatç (che ricorre 27 volte nella presente omelia, 36 volte in Hom op, 48 in An l'es,
451; Dennis, Gregory 011 the l'estlrrection ofthe body, pp. 61-62) diversamente che in An l'es
102 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 103
portano il pensiero dell'ascoltatore al corpo che è soggetto a corruzione. furti e ogni altra azione simile a questi; o, al contrario, la moderazione, la
Poiché almeno l'anima considerata in se stessa mai risorgerà, perché temperanza e ogni azione opposta al male, affermiamo che sono il risul-
neanche muore, ma è incorruttibile e indistruttibile; però, essa, pur es- tato dei due elementi o limitiamo le azioni alla sola anima? [267 G.] Ma
sendo immortale, ha mortale il compagno delle sue azioni e per questo anche in questo è evidente la verità. Poiché in nessun modo l'anima, tro-
presso il giusto giudice al momento del rendiconto di nuovo abiterà nel vandosi separata dal corpo o commette un furto o compie un' effrazione;
suo collaboratore per ricevere con esso i castighi o i premi. né al contrario da sola offre il pane all'affamato, da bere all'assetato, o si
24. Piuttosto, perché il ragionamento ci risulti molto più logico, affretta prontamente verso il carcere per prendersi cura di chi vi langue 1l9,
facciamo questa riflessione: che cosa diciamo che sia l'uomo? Ambedue ma in ogni azione ambedue [l'anima e il corpo] sono reciprocamente
gli elementi o solo uno dei due? Ma è chiaro che l'unione delle due parti uniti e insieme portano a termine le azioni. Pertanto, se le cose stanno
costituisce l'essere vivente. Non è, infatti, conveniente dilungarsi su ve- così e se concedi che ci sarà un giudizio su quanto fu compiuto in vita,
rità indubbie e risapute l18 • Stando così le cose, consideriamo anche quel- come separi l'uno dall'altro? E poiché le azioni compiute sono comuni,
l'altro punto: le azioni compiute dagli uomini, come adultèri, omicidi, come riservi il giudizio alla sola anima? Se uno fosse giudice attento de-
gli errori umani ed esaminasse accuratamente da dove nascono le prime
6 nel de Mort, 22 in Or cat) che significa di volta in volta la risurrezione dei morti alla fine cause del peccato, forse troverebbe che in primo luogo il corpo è imputa-
dei tempi; la risurrezione di Cristo; la risurrezione spirituale operata dal battesimo, nelle
opere del Nisseno si incontrano altri venti termini che Misago raggruppa sotto cinque bile di disordine. Infatti, spesso quando l'anima è in pace e gode di una
concetti fondamentali: serena tranquillità, l'occhio vede con passione cose che era meglio non
1- «ritorno alla vita»; 2- <muova creazione»; 3- <muova nascita»; 4- «trasformazione» es- vedere e, comunicato all'anima il suo male, trasforma la pace in tempesta
pressa da un gruppo di termini per lo più con il prefisso -flETa, in relazione soprattutto e in agitazione. Ugualmente le orecchie, ascoltando alcune parole inde-
alla qualità del corpo risorto; 5- ànOKaTa(JTacnç = ristabilimento, reintegrazione, restau-
centi e provocanti, introducono nei pensieri, come attraverso dei propri
razione allo stato originario. Prescindendo dall'aspetto più propriamente teologico di
questo termine, cioè dal senso di salvezza universale (su cui cfr. Maspero, Apocatastasi, in canali, il fango del turbamento 120 e della sregolatezza. Talvolta anche il
GN Diz, pp. 91-100; 1. Ramelli, Gregorio di Nissa, Sull'anima e la resurrezione, Milano naso attraverso l'odorato e l'esalazione di odori provoca grandi e irrepara-
2007, pp. 483-652; S. Taranto, Gregorio di Nissa. Un contributo alla storia dell'intelpretazione, bili mali nel più profondo dell'uomo. Anche le mani, per mezzo del tat-
Brescia 2009, pp. 651-652; 658-659), il termine apocatastasi nel contesto della risur- to, possono indebolire la solidità di un'anima forte. E se io passo un po'
rezione significa: restituire alla vita i corpi umani tali quali erano quando morirono; re-
stituire all'uomo ciò che gli è proprio; ristabilire la nostra natura nell'antico stato; ripor- in rassegna e considero le cose, trovo responsabile della maggior parte
tare allo stato primitivo, cioè alla somiglianza con il divino.
118 <,Ambedue gli elementi (auvaflq>oTEpOV)>>: il termine greco auva~lq>oTEpOV è spes-
119 Cfr. Mt. 25, 35-45. Dall'unità del composto umano derivano l'unità delle sue
so usato per indicare l'uomo composto di anima e di corpo: Lampe, s.v. Esempi in: Ate- operazioni e la conseguente responsabilità e dell'anima e del corpo, che debbono perciò
nagora, Res 18, 4-5; 21,5; 25,2; Metodio, Res 1,54,3; I, 55,4. Che l'unione di anima-corpo essere sottoposti al giudizio. In questo senso nel contesto della risurrezione, cfr. rife-
costituica essenzialmente l'uomo (diversamente dalla concezione platonica e neo-pla- rimenti in Ps. Giustino, Res 8; Atenagora, Res 20, 3; Tertulliano, Res 15-16; Cirillo di
tonica) è un'affermazione più volte ripetuta dal Nisseno: Hom op 2 (PG 44, 133B); An l'es Gerusalemme, Cat 18, 19; Epifanio Ancor 87, 4-6. Bibliografia sull'antropologia di Gre-
(PG 46, 128B) ecc. La medesima concezione in autori che trattano ex professo la risur- gorio Nisseno più specificatamente su questo argomento cfr. supra n. 58.
rezione si trova in: Ps. Giustino, Res 8; h'eneo, Haer II, 28,4; II, 29, 3; V, 8,2; Tertulliano, 120 «Turbamento» traduce il termine greco Tapax~, che significa agitazione, disor-
Res 14, 9-11; 32, 8; 34, 10; Metodio, Res 1,34,4; I, 50, 3. Nel nostro autore l'unità del com- dine, anche in senso morale. In campo ascetico con termini della stessa radice Tapaxw81lç,
posto umano risulta certamente accentuata dalla teoria della simultaneità dell'origine TapaaaEl v il Nisseno indica i «turbamenti» derivanti dalla vita del mondo, specialmente
dell'anima e del corpo sostenuta in Hom op 28-29 (pG 44, 229B-236D); An l'es (PG 46, del matrimonio: cfr. Grégoire de Nysse, Traité de la Virginité, par M. Aubineau, SC 119,
125A-128B). Sull'argomento cfr. E. Stephanou, La coexistence initiale du COlpS et de l'ame prol. 1,8-9, p. 248 e n. 1. Per l'effetto negativo dei sensi sulla purezza interiore cfr. Ep 2, 7
d'après Grégoire de N ysse et Saint Maxùne l 'Homologète, EOr 31 (1932), pp. 304-315. (GNO VIII, 2, p. 15,14-20).
104 Gregorio di Nissa Omelia sulla santa Pasqua 105
dei peccati il piccolo corpol21. Ma esso sopporta anche le fatiche per la della vista. E che cosa potrebbe fare ad essa anche il verme, dal momento
virtù e soffre per il bene: [268 G.] è mutilato dal ferro, bruciato dal fuoco, che esso corrode i corpi e non gli spiriti?127.
percosso dalla sferza, gravato da pesanti catene e sottoposto ad ogni mal- Dunque, con questi ragionamenti logici, noi siamo indotti da ogni
trattamento per non tradire la santa «filosofia» 122, simile ad una città parte ad ammettere la risurrezione dei morti, che Dio porterà a compi-
fortificata assediata dagli assalti del male. Se, pertanto, il corpo nelle mento nei tempi opportuni, confermando con i fatti le sue promesse.
azioni giuste 123 si affatica insieme all'anima e nei peccati non resta indie-
tro, da quali principi parti per condurre al giudizio soltanto la parte pri- EPILOGO
va del corpo? Ma il ragionamento non è né giusto né degno di uomini
saggi: se da sola e priva del corpo l'anima ha peccato, puniscila anche da 25. Crediamo 128, perciò, a chi dice: «Squillerà, infattt~ (la tromba) e i
sola; ma se essa ha chiaramente un complice, il giudice se è giusto non morti risorgeranno»129; [269 G.] ed ancora: «Viene l'ora in cui tutti quelli che
assolverà quest'ultimo. lo sento che la Scrittura dichiara anche questo, sono nei sepolcri udranno la sua voce e se ne andranno, coloro che fecero il bene
cioè che saranno imposti ai colpevoli come giuste pene fuoco 124 e tene- verso la risurrezione della vita; mentre quelli chefecero il male nella risurrezione
bre 125 e verme 126 e tutti questi (mali) sono punizioni dei corpi composti e digiudizio»130. Poiché egli non solo promette, ma anche con le opere che
materiali, mentre il fuoco mai potrebbe toccare l'anima in se stessa né porta a termine ogni giorno insegna che è onnipotente: né, infatti, all'ini-
l'oscurità la potrebbe tormentare, poiché essa è priva di occhi e di organi zio ebbe difficoltà nel creare né mancherà di sapienza nel trasformare.
Consideriamo i fatti presenti 13l e non saremo increduli riguardo al futuro.
121 Per il corpo «responsabile» della maggior parte del male, ma che opera anche il
bene e in tutto collaboratore dell'anima: cfr. Cavarnos, The relation 01 body and SOli! cit., 127 Anche in questo capitolo il Nisseno espone un'interpretazione molto realistica
pp. 68-70. Testimonianze analoghe in autori precedenti: Atenagora, Res 21-23; Ireneo, della risurrezione (cfr. supra cc. 7. 22) contrariamente a quanto afferma in AI1 l'es (PG 46,
Haer II, 29,2; Tertulliano, Res 16 (la carne non è solo strumento dell'anima, ma è essa 80B-85B) dove egli dà una spiegazione «più alta». C. Andronikof (Il senso della pasqua l1e!la
stessa «responsabile»; senza di essa l'anima non può agire). Le affermazioni gregoriane liturgia bizantil1a, I ed. it., Torino 1986, pp. 44-45, n. 65) giustifica questa spiegazione con
circa il corpo (definito oltretutto uWllonov, con probabile connotazione negativa) tra- l'intento dell'oratore di dimostrare nella parte principale dell'omelia la risurrezione dei
discono una visione piuttosto pessimistica, dettata, forse dalla volontà di dimostrare la corpi e polemizzare tanto con i nega tori della risurrezione, quanto contro i sostenitori di
necessità del giudizio e prima ancora della sua risurrezione. Anche in Atenagora, Res uno «spiritualismo» disincarnato, o contro coloro che riservano alla sola anima ogni re-
21,2.4 sembra essere messo sotto accusa soprattutto il corpo. Per dissipare dal Nisseno sponsabilità. A questa conclusione condurrebbe anche l'eccessiva responsabilità attri-
ogni eventuale dualismo platonico basta ricordare che per lui origine del peccato non è buita al corpo nel commettere il male (cfr. supra, c. 24). Origene interpreta per lo più alle-
il cmpo, ma la libera volontà dell'uomo: Daniélou, L'origine du mal ehez Grégoire de Nysse, goricamente le pene qui richiamate: Pril1e II, 10,4-5; II, 10,8; e. Cels V, 15. Circa la durata
in «Diakonia pisteos», in onore di Rev. P. José Antonio de Aldama (<<Biblioteca Teologica delle pene, il Nisseno la negherebbe, secondo alcuni studiosi (P. Godet, Grégoire de Nysse,
Granadina» 139), Granada 1969, pp. 31-44; Cavarnos, The relation olbodyand sou!, p. 62. in DThC VI, 2 [1920], 1852; O. Bardenhewer, Gesehichtedera!tkireh!ichen Literattlr, III, pp.
122 Per <<sal1tafilosolia» è da intendere la fede cristiana: cfr. Malingrey, Philosophia, 217-219; J. Quasten, Patrologia, II, ed. it., Torino 1980, pp. 293-294); altri (Winling, Danié-
p.240. lou) esprimono dubbio e cautela: cfr. Maspero, Escatologia, in GN Diz, pp. 256-257.
123 Con «aziol1i giuste» traduciamo KOTop9WIl0at, che è termine dell'etica stoica e 128 Se tra gli studiosi c'è disaccordo nella determinazione del prologo, si riscontra
significa letto «azione diritta», cioè perfetta: Pohlenz, La Stoa, I, pp. 260-264; II, p. 301. invece concordanza nel vedere in questa parte l'epilogo che è «la breve parte finale corri-
Oltre questo significato, negli autori cristiani, specialmente nel contesto della vita spondente alla conc!tlsio, che accetta come certo il dato provato nell'argllmel1tatio» (H.
ascetica, KOT<:lp9WIlO indica perfezione, successo: cfr. Grégoire de Nysse, Traité de la Wr- Lausberg, Elementi di retorica, ed. it., Bologna 1969, p. 32).
gil1ité, par M. Aubineau, SC 119, p. 257, n. 3; cfr. Lampe, s.v. 1291CO/: 15,52.
124 Cfr. Sii: 7, 19; Is. 66, 24; Mc. 9, 48. 130 Gv. 5, 28-29.
125 Cfr. Mt. 8, 12. BI Questo epilogo contiene, oltre la parenesi (cfr. il modo esortativo) a credere
126 Is. 66, 24; Sii: 7, 17; Mc. 9,48. nella risurrezione, un ulteriore riferimento all'onnipotenza divina che, come si è visto,
106 Gregorio di Nissa
Poiché ogni azione di Dio produce come conseguenza stupore, meraviglia Di Gregorio vescovo di Nissa
grande e indicibile quando noi vediamo che le somiglianze dei lineamenti
sul triduo 1 tra la morte e la risurrezione
dei padri e dei bisnonni passano esattamente nelle sembianze dei discen-
denti e che i figli sono copie degli antenati. Allora sono colto da meraviglia di nostro Signore Gesù Cristo
per l'arte di Dio artefice e salvatore, considerando come i tratti che imi-
tano i modelli originali, che né esistono né appaiono visibilmente, ven-
Prolog0 2
gono creati e riprodotti, in un ineffabile mistero, risuscitando per l'azione
delle riproduzioni altri che sono già morti. Spesso anche le qualità parti-
[273 G.] 1. Se qualche benedizione sui patriarchP riceve la conferma
colari di più persone insieme sono del tutto riprodotte in un solo corpo:
il naso del padre, l'occhio del nonno, il modo di incedere dello zio, la ?allo Spir~to divino; se qualche bene della legislazione spirituale 4 è sperato
voce della madre. Un solo uomo può essere considerato come una pianta m forza dl una promessa fatta a coloro che vivono rettamente 5; se si crede
che ha ricevuto su di sé i rami di molti alberi e produce per coloro che
le raccolgono infinite specie di frutti 132. . l Tridt:o: l.ett: <<?eriodo.di tre giorni (TPt'lIlÉpov rrpoewlliaç)>>: rrpoewpia (~IlÉpa)
nellmgu~ggl.o glUl'ldlcO era ti «tempo stabilito» per intentare processi, pagare debiti, te-
26. Tutte queste cose sono meravigliose e Cl e sconosciuto come nere eleZlOnt; genericamente significava «tempo fissato»: cfr. Liddell-Scott-Jones, s.v.; è
presente nel N.T. solo in Gal. 4, 2 (<<tempo stabilito» in cui il figlio sarebbe stato maggio-
avvengano, ma esse sono facili per il creatore e da lui sono portate a ter- renne: cfr. F. Zorell, Lexicon Graeeum Novi TestamentiParisiis 196P, s.v.). Tpt~IlEpOç rara-
mine molto agevolmente, come sappiamo. È molto assurdo e insensato mente usato nel greco classico, negli autori cristiani come aggettivo ricorre in riferimento
ammettere che le caratteristiche dei corpi putrefatti e corrotti risorgano alla ris~rrezione di Cristo, avvenuta «dopo tre giorni» (o «al terzo giorno», nella forma
in coloro che nascono ogni giorno e che le fattezze di estranei passino in avverbiale); cfr. negli scritti gregoriani: Or eat (GNO III, 4, p. 88,11-12); Diem lum (GNO
IX, p. 228,21); o alla sua permanenza nella tomba «durata tre giorni»: sul Triduo, c. 11; c.
altri e poi non convenire che le caratteristiche proprie e particolari [270 G.]
13; Or eat (GNO III, 4, p. 87,15) ecc. Nell'omiletica pasquale: Ps. Crisostomo (Hom Pase I,
si rinnovino e tornino a vivere in quelli che un tempo le hanno possedute, 7; 58,1, par P. Nautin, SC 27, Paris 1950), riferito ai tre giorni passati nella tomba- in 58
ma al contrario vanificare e combattere e considerare una favola e non 2 ricorre come neologismo il verbo TPt'lIlEPEUCù (<<passo tre giorni nella tomb~»); cft~
un' affermazione vera la promessa di Colui che costituì e adornò come anche .Gregorio Naz. (Christuspatiens 1401, par A. Tuilier, SC 149, Paris 1969). Invece per
volle tutto questo mondo visibile. Ma noi, in verità, abbiamo fede nella Ps. ~rtsost~m~ (~om.Pase III, 4; 8; 10; 11, par F. Floeri - P. Nautin, SC 48, Paris 1957)
TpttWEpOç mdlca ti t1'1duo: «venerdi, sabato, domenica».
risurrezione e rendiamo gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo ora 2 Il ~rologo, eccezionalmente lungo rispetto alle norme di retorica, svolge il tema
e sempre e per tutti i secoli dei secoli. Amen l3J • della «grazia presente», espressione che vi ricorre per ben nove volte. Essa nel suo signi-
ficato comprende insieme la sua preparazione-prefigurazione nell'A.T., il suo adempimento
co~ il fatto st~rico della passione-morte-risurrezione di Cristo e l'attualizzazione di quest'
costituisce la parte principale e la prova centrale della risurrezione: cfr. cc. 9-20. A rigore ultima (sottoltneata dai ripetuti aggettivi o parole che indicano l'oggi: «presente» «questo»
di logica questa ulteriore argomentazione era più propria nella sezione riguardante i «fat- «odierna festività», «realtà presenti» ecc.) nella liturgia mediante letture, riti sacr:mentali ~
ti presenti» (cfr. c. 9) elencati nei cc. 13-20. Per una maggiore comprensione e scorrevolezza con la partecipazione ai credenti dei suoi effetti spirituali.
della traduzione, si pone il punto fermo dopo «meraviglia grande e indicibile (a<ppauTOv, J Cfr. Gen. 12, 2; 27, 12 ecc. La benedizione sui patriarchi (accordata, cioè da Dio
GNO IX, p. 269, 9). ai patriarchi) comporta sempre aliquid muneris his qui ab eo benedicentur» (Orige~e, eomm
132 Da notare l'interesse del Nisseno per l'anatomia umana, come supra nei cc. 10; Rom 9,14 PG 14, 1221A).
13; 18; cfr. Hom op 30 (pG 44, 240C-256C). Per la bibliografia su questo argomento cfr. 4 Cfr. Rm. 7, 14.
Altenburger - Mann, Medizin, in Bibliographie, p. 336. 5 «Vivono rettamente» (KaTOpeOVUtv): il verbo greco è specifico dell'etica stoica e
133 L'omelia termina con la dossologia all'intera Trinità. significa «vivete, agire rettamente» (cfr. SVF III, VIII §§. 2-3, 500-543, von Arnim).
108 Gregorio di Nissa
Sul tnduo tra la morte e la risurrezione 109
7
che per mezzo delle figure storiché si ha una prefigurazione della real-
tà 8; se qualche voce profetica reca il lieto annunzio di cose che vanno che si presenta davanti ai nostri occhi un'unica luce formata da innume-
oltre la natura: tutto questo è la presente grazia9• E come nello spettacolo revoli fiaccole lO risplende davanti al nostro sguardo ll , così ogni benedi-
zione relativa a Cristo 12, brillando di per se stessa a guisa di fiamma,
(, «Figure storiche» (iaTOptKWV ai Vt ypénCùv): atvt ypa (cfr.. 1COI'. l?, ~2" dove ricorre produce per noi questo grande splendore risultante dai molti e vari raggi
l'unica volta nel N.T.) indica genericamente «immagine non chiara»; gh atVtypaTa sono della Scrittura. [274 G] È possibile, infatti, cogliere da ciascuna delle fi-
«figure»: cfr. G. Kittel, in GLNT 1 (ed. it.), Brescia 1965, pp. 4.77-484; L~m~e, s.v. 2; Lex gure divinamente ispirate 13 ciò che corrisponde alla presente solennità 14 •
Gr, s.v. II, 2 d, pp. 99,55; iUTOpla designa frequentemente l.n. Grego~lO l~ testo de!la
Bibbia considerato in senso letterale come una semplice esposlzlOne del fatt1. Il complto
dell'esegesi è di esporne la 8ECùpia, mostrandone l'à%oÀou81a: cfr. Daniélou, Enchai- non ha valore condizionale, ma reale, ed esprime una constatazione in maniera enfatica
nement, in Letre et le temps, p. 3 9 . , . . e solenne: «Come è vero che ... »: cfr. Liddell-Scott-Jones, s.v. VI. Probabile fonte gregoriana
7 «Prefigurazione»: il termine greco TIpOÙtaTVTICùatç, assente nel greco class~co: SI
di tutto il periodo è Fil. 2, 1-2. Nel caso nostro l'AT. è riassunto dall'oratore in quattro
incontra come sostantivo e verbo negli scrittori cristiani (cfr. Lampe, s.v.) e nell'omtletlca parti (benedizione divina sui patriarchi; legislazione spirituale; figure storiche; profezie),
pasquale: Melitone (nelle forme TIpOT\JTICùULç, TIpOTvmlCù) Stll·la Pdque(par O. Perler SC mentre Melitone lo compendia in due parti o aspetti: TUTIot e profezie: cfr. S. G. Hall,
123) Paris 1966,35; 39; 57; 58; Ps. Crisostomo, Hom PascalI, 9,2, SC 27; HO/~I PascalII, I, The intelpretation of the Old Testament in the opening section of Gregol'y ofNyssa «de Tridui
13; 16; II, 19, SC 36; in Gregorio Nisseno: CantVII (GNO VI, p. 2~2, 2); VÌl~ 19 (GNO spatio 273,5-277,9, in «Easter Sermons», p. 140.
lO «Un'unica luce.. jormata da innumerevoli fiaccole»: l'uso delle fiaccole era legato al
VIII, 1, p. 323, 2-3); Diem nat(GNO X, 2, p. 247,17). L'esegesi tipologlca come concetto e
metodo ermeneutico appare stricto sensu in 1Cor. 10,6.11; Rm. 5, 14; ~fr. Gal. 4; 24 (dove, rito del battesimo, amministrato, come risulta da questa omelia, durante la veglia pasqua-
però invece del verbo TUTIOCù è usato l'equivalente, in questo caso, aÀÀl]yo~ECù); 1Pt. 3: le. Per l'uso delle fiaccole (ùq.ùouxla) nella veglia pasquale nella Cappadocia del IV
21. Strettamente parlando TUTIOt sono qualificati «non testi veterotestamentatl, ~a eve~tl secolo cfr. H. Auf Der Maur, Die Osterhomilien des Asterios Sophistes,Trier 1967, p. 69.
storici, presentati in un rapporto piuttosto tenue con il ~.T.» (L..Goppe~t, TUTIOç, 1ll Sull'argomento ch·. F. Cabrol, Cierges, DACL III/2 (1914), 1613-1622;J. Gagé, Fackel (Ker-
ze), in RAC 7 (1969), pp. 189-217.
GLNT 13 (ed. it.), Brescia 1981, 1478-79) e si distingue dalI allegoresl che splega parol~ e
li «Risplende (TIEptauTpaTITEL) ai nostri sguardi»: il verbo composto non è usato nei
h'asi in senso metaforico, allontanandosi dal significato letterale e dal contenuto storlco
(Idem, ivi, n. 23). L'omiletica pasquale fa spesso uso dell'eseges.i tipolo?ica (non sempre classici; lo si incontra nei LXX (4Mac. 4, 10) e in At. 9, 3; 22,6, dove è costruito con l'ac-
conformemente al metodo biblico originario), specialmente 1ll relazlOne a Esodo 12. cusativo con e senza la preposizione -TIEpi. Negli autori cristiani si incontra con una certa
Ulteriore bibliografia: Fr. Biichsel, àÀÀl]yopÉCù, in GLNT 1 (ed. it.), Brescia 1965, pp. frequenza, anche nei cappadoci: cfr. Lampe, s.v.; cfr. in Gregorio VitMoys I (GNO VII, 1,
p. 9,10, ecc.).
695-706' H. Crouzel La distinction de la «typologie» et de l'«allegorie», BLE 65 (1964), pp.
12 «Ogni benedizione relativa a Cristo»: con l'omissione dell' articolo ~ davanti a TIaua
161-174;'J. Daniélou,'Sacramentum futuri. Études SUl' les origines de la typologie b~'bliqu~, Par~s
1950. Per i Padri della Chiesa: J. Woollcombe, Le sens du «type» chez les Peres, Vle Spl- (ogni) per il chiaro significato distributivo dell'espressione e per il contesto in cui è pre-
rituelle, suppl. V (1951), pp. 84-100. J. N. G~inot, La :ypologie .cOl~me te~hl:ique hermé- valente il senso distributivo (<<da se stessa»: Ka8'ÉavT~v; «da ciascuna»: à<p'ÉKauTOv). Inol-
neutique. Figures de l'Ancien Testament chez les Peres (<<Cahlers de Blbha Patl'1stlc~». 2), Stra- tre ~ TOV Xptuov EÙÀoyla è un evidente genitivo oggettivo: cfr. E. Pietrella, Note al testo
sbourg 1989, pp. 1-34. Daniélou, La typologie biblique de Grégoire de N)'sse, Studllll onore delle Omelie Pasquali di Gregorio di N issa, «Annali Facoltà di Lettere e Filosofia Università
di A Pincherle in «Studi e materiali di storia delle religioni» 38/1 (1967), pp. 185-196. di Macerata» 16 (1983), pp. 535-536; A Spira, Der Descensus ad inferos;n del' Ostelpredigt
8 «Realtà>: (àÀT]BElaç): il termine greco è tecnico nell'esegesi tipologica per indicare
Gregors von Nyssa (De triduispatio' (De tridui Spatio, p. 280,14-286,12), in «Easter Sermons»,
pp. 259-260.
ciò che corrisponde al TUTIOç e lo realizza, praticamente sostituendolo: cfr. Lampe, s.v. Lo
13 «Da ciascuna delle figure (UTIOÙEL HlaTCùv) divinamente ispirate (8EOTIVEUUTCùV)>>: gli
schema «figura della realtà/realtà della figura» (cioè, come nel nostro c~~o, .«?refigura-
zione/compimento») è tradizionale nell'omiletica pasquale dove ~er lo plU Sllllterpreta uTIoÙEiypOTa sono qui, come in Eb. 9, 23; 8, 5 (in unione con UKta) «prefigurazioni»,
«tipologicamente» il testo di Esodo 12, vedendo nella pasqua e~ralca la <~prefigurazlOne» «immagini» «figure», TUTIot (cfr. Zorell, s.v., 3) riconducibili anch'essi al senso tipico.
di quella cristiana (cfr. R. Cantalamessa, I pùì antichi testi pasqualt della Ch~esa, Ro~a 1972, L'aggettivo 8EOTIVEUUTOç (<<ispirato da Dio»), assente nei LXX, ricorre nel N.T. una sola
p. 93 n. 21). Per l'esegesi delle omelie pasquali fino al IV secolo cfr. M. Slmonettl, Lettera volta in 2Tm. 3, 16, riferito alla Scrittura e frequentemente nei Padri sempre in relazione
e/o allegoria. Un contributo alla storia dell'esegesi patristica, Roma 1985, pp. 49-53. . alla Scrittura, di cui rappresenta l'epiteto vero e proprio: cfr. Lampe, S.V., con numerose
9 La congiunzione greca Et (se) ripetuta anaforicamente quattro volte nel capltolo 1
citazioni anche di Gregorio di Nissa; Lex Gr, IV; S.v., 1, pp. 227-228.
14 Gli UTIOÙElypaTa divinamente ispirati, corrispondenti alla presente solennità ri-
110 Gregorio di Nissa Sul tndtlo tra la morte e la risurrezione 111
2. Tu cerchi la benedizione di Abramo 15: hai quanto cerchi, se guardi da tutte le sue opere l9, osservando il sabato nella carne per mezzo del-
le realtà presenti. Vedi le stelle del cielo? Queste stelle, dico, che sono l'economia della morte 20 e, ritornando nuovamente con la risurrezione
sorte or ora per noi dallo Spirito e che hanno reso all'istante la chiesa un a~lo stato iniziale, fece risorgere con lui tutto ciò che giaceva prostrato,
cielo l6 , la cui bellezza sfavillante dell' anima è indicata dai raggi delle dIventando egli vita e risurrezione 2l e aurora e mattino e giorno «per co-
fiaccole. E se qualcuno dice che questi sono realmente i figli di Abramo, loro che erano nella tenebra e nell'ombra della morte»22.
nati a lui secondo la promessa l7, simili alle stelle del cielo, non si allon-
tanerà dal vero. 4. Anche la storia è per te piena della benedizione simile23 • [275 G.]
Il padre d'Isacco non risparmiò 24 quel figlio predilett025 e il figlio uni-
3. Tu ammiri il sublime Mosé che ha abbracciato con la forza della
•• 19 Cfr. Geli. 2, 3. La benedizione e il riposo del sabato intesi come «legislazione
sua conoscenza l'intera creazione di Dio l8• Ecco a te il sabato benedetto sp1l'1tuale» sono interpretati tipologicamente: quel sabato era «tipo» di questo sabato nel
della prima creazione del mondo. Riconosci attraverso quel sabato que- quale l'<<Unigenito Dio» (cfr. Gv. 1, 18) «realmente» (àÀ'lBwç) si riposò da tutte le' sue
sto sabato come il giorno del riposo, che Dio benedisse al di sopra degli ope~'e a c~usa dell'economia della morte e quindi dell'inattività del sepolcro. CosÌ anche
altri giorni. In questo giorno, infatti, l'Unigenito Dio realmente si riposò nell omelia sulla Pasqua santa e salvatrice (c. 1). Ciò è in contrasto con quanto sarà affermato
~nfra (c. 20): dove è detto che nel tempo della morte erano attivi di Cristo sia l'anima (che
chiamati genericamente nel c. 1, saranno esaminati singolarmente nei cc. 2-6 e nei cc. ~ntro~uce ~l buon la~rone in Paradiso) sia il corpo (che distrugge la morte). Una simile
24-25. È da supporre che le letture bibliche dell'A.T. che contengono tali prefigurazioni IdentificaZIOne del l'lpOSO sabbatico con !'inattività della morte di Cristo si rinviene
siano state proclamate precedentemente durante la veglia pasquale. Le letture bibliche a~che in Ps. Crisostomo, (Hom Pasc III, 35, SC 48) dove prevale l'aspetto soteriologico a
dell'A.T. oggetto di proclamazione liturgica possono essere individuate nel numero di dIfferenza di quello cristologico presente nel nostro testo, come qui denota anche
sette, senza escluderne altre, perché è da pensare che Gregorio non le menzioni tutte ~'appell~tivo attr.ib~ito a Cristo di 6 f!0VOYEV~ç eEOç usato di preferenza dai cappadoci
(cfr. Introduzione: Liturgia, pp. 49-50). In funZIOne antiarlana e antimacedoniana (cfr. K. Holl, Amphilochius von Ikonium iII
15 Cfr. Gen. 12, 2; 22, 17, che fa parte del brano di Gen. 22, 1-19 letto durante la seillem Verhtiltnis ZII den gl'Ossell Kappadozie1'l1, Tiibingen-Leipzig, 1904, pp. 128; 165; 212-
veglia pasquale (cfr. Introduzione: Liturgia, p. 49). Il rivolgersi direttamente in seconda 213; ~40); J. Le~z, J~sus Christus lIach del' Lehre des hl Gregol' VOli Nyssa. Eine dogmen-
persona agli uditori mira a coinvolgerli all'ascolto e a richiamare la lettura biblica effet- geschlchtllche Studle, Tner 1925; Drobner, Die dI'et' Tage, p. 51 e n. 73.
tuata. Nell'omelia si incontrano molti di questi interventi. 20 «Per mezzo dell'economia della morte»: il Nisseno usa raramente da solo il termine
16 «Queste stelle sorte 01' ora a 1I0i dallo Spirito» sono i neofiti, cosÌ definiti anche da OìK.ovo~lio; per lo più lo accompagna con aggettivi o con altre espressioni che indicano i
altri autori cristiani: Cirillo di Gerusalemme, Procat 15 (CTP 103, a c. di C. Riggi); Gio- val'l momenti o azioni dell'opera salvifica di Cristo: cfr. l'omelia sulla santa Pasqua n. 32.
vanni Crisostomo, Huit catéchèses baptismales illédites. 3, 1 (SC 50, par A. Wenger); Ps. Epi- 21 Cfr. Gv. 11,25 «dosollo la nsurreziollee la vita»); Gv. 14,6 «dosollo la via, la verità
figura di Abramo nell' antica tradizione cristiana cfr. H. J. Sieben, Exegesis patmm. Saggio pasquale l'immagine della risurrezione di Cristo come il sorgere della luce per chi dimora
bibliografico sull'esegesi biblica dei Padri della Chiesa (<< Sussidi Patristici» 2, Istituto Patristico nelle t~nebre e nell'ombra' di morte. Per l'origine e la storia del tema pasquale Cristo/
Augustinianum), Roma 1983, p. 19, nn. 183-191. luce/VIta cfr. Cantalamessa, L'omelia 'III S. Pascha' dello pseudo Ippolito di Roma, Milano
18 Cfr. Gen. 1, 1-2,3 oggetto di lettura biblica della veglia. Il racconto genesiaco
1967, pp. 96-108.
della creazione nella omiletica pasquale era la base per spiegare la pasqua come <<nuova • 23 ~egl~ iUTOflKà ~ìviypo~~ Gregorio spiega il sacrificio di Isacco (Gen. 22,1-14)
creazione», tanto più che esisteva una tradizione giudaica, accettata da alcuni omelisti e la vI~tor~a dI Mose. suglI Am~l~clt1 (Es. 17, 8-16) letti precedentemente durante la veglia,
cristiani (Ps. Crisostomo, Hom Pasc I, 17, 2-3, SC 27), secondo cui Dio iniziò a creare il come IndIca anche 11 modo dI Introdurre l'argomento che è insieme un mezzo di coin-
mondo nel mese di Nisan e perciò in corrispondenza con la pasqua. Gregorio riprenderà volgimento e di richiamo per gli ascoltatori (<<La storia è per te»' «vedi come colui»' «Se
questo argomento nel prologo (c. 7). Per la pasqua come «nuova creazione» cfr. R. Can- poi vuoi considerare»; «ti è possibile»). ' ,
24 Cfr. Rm. 8, 32.
talamessa, La pasqua nella Chiesa antica (<<Traditio Christiana» 3), Torino 1978, pp. 9~ 53.
103. 109. 125. 183. ' 25 «Il figlio prediletto (àYOTT'lTOç): l'aggettivo biblico significa «lll1ice carus»; specialis
112 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 113
C0 26 diventò offerta e sacrifici0 27 e l'agnell0 28 fu sgozzato in sua vece 29 . nell'agnello il mistero della morte e nel figlio unigenito la vita non tron-
Nella storia è possibile scorgere tutto «il mistero della fede»Jo. L'agnello cata dalla morte 36.
è attaccato allegn031, trattenuto dalle cornaJ2, mentre il figlio unico porta Se poi vuoi considerare anche lo stesso Mosé che traccia la croce
su di sé la legna per l'olocaust03J . Vedi come colui che sostiene tutte le con l'apertura delle braccia e che volge in fuga con questa figura gli Ama-
cose con la parola della sua potenza34 è il medesimo che porta il carico leciti, ti è possibile vedere nella realtà la figura ed Amalec soccombente
della nostra legna ed è innalzato in alto dal legno, portandolo come Dio sotto la croce37.
ed essendovi portato sopra come agnello. Così lo Spirito Santo ha distri-
buito in figura il grande mistero J5 nell'uno e nell'altro, cioè nel figlio 5. Hai pure Isaia che ti porta insieme un contributo non piccolo
prediletto e nell'agnello apparso insieme con lui: cosÌ venivano indicati alla grazia presente. In realtà da lui tu fosti precedentemente istruito
sulla madre non sposataJ8, [276 G.} sulla carne senza padre 39, sulla doglia
appellatio filii unici, pene unicus (Zorell, s.v., 2); S. Stauffer, àyomxCù, in GLNT 1 (ed. it.),
Brescia 1965, pp. 126-129j Lex Gr I, S.v., p. 35,lb. 36 L'episodio genesiaco del sacrificio di Isacco ricorre con frequenza negli scritti
26 Cfr. Gv. 1, 14; 3,16; 1Gv. 4, 9; Eb. 11, 17. Questo aggettivo (àyorr'lT<5ç) nell'omelia dei Padri, omelie pasquali comprese: Melitone, SUI' la Pdque 69;/rg. IX-XII, par O. Perler
riguarda Isacco e insieme Gesù Cristo, rispettivamente Turroç e àÀ~SEtO. Per l'uso di questo (SC 123), Paris 1966, pp. 234-236; Ps. Crisostomo, In Pascha 4 (PG 59, 731); Ps. Epifanio,
termine negli scritti di Gregorio Nisseno cfr. Holl, Amphilochius von Ikonium, pp. 212 ss. In die resurrectionis Christi (PG 43, 469D). Per l'esegesi dei Padri su Gen. 22, 1-19 cfr.:
27 Cfr. El 5, 2; Eb. lO, 5. Daniélou, La typologie d'Isaac dans le christianisme prùniti/, Biblica 28 (1947), pp. 363-393;
28 Cfr. Gv. l, 29 (e 37); 1Pt. 1, 19. In Gen. 22, 13 (LXX) si parla di ariete (Kptoç). Idem, Sacramentum futuri. Études SUI' les origines de la typologie biblique, Paris 1950, pp. 97-
Anche questo cambiamento del vocabolo rientra nella tendenza generale a spiegare 393; Sieben, Exegesis Patrum, pp. 20-21, nn. 217-225; M. Mees, Isaaks Opferung in /riih-
l'episodio dell'A.T. con termini e realtà del N.T: il KptOç diventa àflvoç di Gv. 1,29; 1Pt. christlichen Sicht von Clemens Romanus bis Clemens Alexal1drinus, Aug 28 (1988), pp. 259-
l, 19, cioè Gesù Cristo. 272; Drobner, DiedreiTage, pp. 51-57.
29 Cfr. Gen. 22,1-14. 37 Rientra negli taTOptKà oivtYflOTO anche il fatto narrato in Es. 17,8-16: l'apertura
30 <<Mistero della [vera} fede (EùaÉ~Eto)>>: cfr. 1Tm. 3, 16. Il termine EùaÉ~Eta va inteso delle braccia di Mosé orante durante la battaglia contro gli Amaleciti è «figura» della croce
come «vera fede», significato frequente negli scritti gregoriani in opposizione agli errori di Cristo. Tale interpretazione, tradizionale nei Padri (Barnaba, Ep 12, 2-3; Giustino, Dial
dogmatici degli eretici: cfr. J. Ibanez - F. Mendoza, Naturaleza de la «eusébeia» en Gregorio de 90, 4; 91, 3; 131, 4, ; Ireneo, DemOlistI' 46; Tertulliano, Marc III, 18; Origene, Hom in Ex. 3,3,
Nisa, in «Gregor von Nyssa und die Philosophie», pp. 261-277; Lex Gl', III, S.V., 4 c B, p. 601. (par M. Borret, SC 321, Paris 1985), è assente nei lezionari antichi e nell'omiletica pasquale,
3! Cfr. At. 5, 30; lO, 39. fatta eccezione per Gregorio Naz. (01'45,21: Cl. Moreschini, Gregorio di Nazianzo, Tutte le
32 «Trattenuto (KOTExoflEVOç) dalle coma» con tutti i codd. della classe B, il cod. Pa- o/'(lzioni, Milano 2000, p. 1158). Per il modo di introdurre il riferimento (<<se poi vuoi
risinus Coislinianus 107 della classe A, il testo greco del Migne (PG 46, 601C), forse più considerare lo stesso Mosé»), si può presumere che il testo sia stato oggetto di lettura della
corrispondente all'uso linguistico, diversamente da Gebhardt, che sceglie ÈXOflEVOç veglia (Drobner, Die drei Tage, p. 57). Bibliografia per la figura della croce: G. Q. Reijners,
(GNO IX, p. 275, 5): cfr. Pietrella, Note al testo, p. 535. The terminolgy ofthe Holy Cross in early christianliterature as based UpOIl Old Testament Typology
33 Cfr. Gen. 22, 6; Gv. 19, 17. La spiegazione continua sul duplice piano: quello della (<<Graecitas Christianorum Prùl1aeva», 2), Nijmegen 1965, pp. 33-34; 45; 84; B. Leoni, La croce
«figura» (tipo) che è Isacco; quello della «realtà»: Cristo. Oltre i termini riferiti ad Isacco e il suo segno. Venerazione del segno e culto della reliquia nell'antichità cristiana, Verona 1968, pp.
(<<prediletto», <<unigenito») che sono applicati a Cristo, si aggiungono altre parole: agnello; 40-42j G.T. Armstrong, The Cross in Old Testament according to Athanasius, CyrilofJerusalem
legno = croce; corna = bracci della croce; legna dell'olocausto = i peccati degli uomini, alld the Cappadocian Fathers, «Theologia Crucis. Signum Crucis» (Festschrift E. Dinlder),
immagini tutte relative al sacrificio redentore di Cristo. hrsg. C. Andresen - G. Klein, Tiibingen 1979, pp. 17-38.
34 Eb. 1,3. 38 <<.Madre non sposata (àvufllf>EUTOç)>>. L'aggettivo greco di uso piuttosto raro negli
35 «Il grande mistero»: Cfr. 1 Tm. 3, 16 e supra n. 30. «In figura» (TUrrtKwç) è il termine autori classici e per lo più nel senso negativo di «mal maritata», «dalle nozze infelici»
tecnico esplicitamente usato per questa esegesi tipologica: il «figlio prediletto unicamente (Sofocle, Antigone 980), è più frequente negli autori cristiani nel senso di vergine (Lampe,
amato» è Isacco Turroç di Cristo nella sua divinità; l'agnello è Turroç di Cristo per la sua s.v.). Nel Nisseno: cfr. Lex Gr I, S.v., p. 409.
umanità. 39 «Senza padre»: detto di Cristo in relazione alla sua natura umana: cfr. Lampe, s.v.,
114 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 115
indolore 40, sul parto immacolat04 1, avendo così detto il profeta: «Ecco la E ancor più, come dice Geremia [277 G.l, questo è «l'agnello mansueto
vergine concepirà nel grembo e partorirà un figlio e chiameranno il suo nome condotto a essere sacrificato» 48; questo è «il pane in cui mettono il legno» 49 i
Emmanuele, cioè Dio con noi»42. Che la doglia fu senza dolore te lo insegni nemici del pane e del legno.
innanzitutto anche ciò che è ragionevole. Poiché, infatti, ogni piacere ha Ma soprattutto prendiamo dalla profezia l'esempio più chiaro e ma-
unito a sé il dolore, è del tutto necessario che nelle cose con-siderate nifesto di tutti, attraverso il quale viene chiaramente descritto in ante-
inscindibili se non c'è una non ci sia neanche l'altra. Dove, per-tanto, cedenza il mistero: parlo di Giona, che entrò illeso nel pesce e ne uscì di
non precedette il piacere del concepimento non seguì neanche il dolore 43 . nuovo incolume e che con i tre giorni e altrettante notti passati nel ventre
Inoltre, anche la parola del profeta conferma questo discorso, del pesce50 descrisse antecedentemente la permanenza del Signore nelle
esprimendosi così: «Prima che giungesse il dolore del parto, lei lo sfuggì e par- viscere dell'Ade 51 •
torì un maschio»44; o, come dice un altro traduttore: «Prima che avesse le
doglie del parto, lei partorì» 45. Da questa madre vergine, dice il profeta «fu 6. Questi e simili significati è necessario che tu ricerchi e scelga da
generato per noi un bambino e un figlio fu dato a no~ il cui dominio fu posto ciascun passo della Scrittura52 • Poiché tu vedi per mezzo delle realtà
sulle sue spalle ed è chiamato messaggero di grande consiglio, consigliere ammi- presenti tutte quelle singole realtà e nell'odierna letizia «si fondano tutta
revole, Dio forte, potente, principe di pace, padre del secolo futuro»46. Questo la legge e iprofeti», come dice in qualche luogo il vangelo 53; ed «ogniparola
bambino, questo figlio «come una pecora fu condotto all'uccisione e come un
agnello muto davanti al suo tosato re» 47. va anche in Ps. Crisostomo, Hom Pase I, 18 (SC 27); Hom Pase II, I, 21; II, 20 (SC 36); Hom
Pase III, 42 (SC 48); in Paseha V; 1, PG 59, 734; cfr. Origene, SUI' la Pdque II, 41 (par O.
1, d; Lex GI' I, S.v., p. 444. Cfr. Eh. 7, 3 a proposito di Melchisedech, che per questo è spes- Guéraud - P. Nautin, Paris 1979). Nei lezionari delle chiese orientali (armena, greca,
so considerato «figura» di Cristo. siriana, palestinese) il brano di Is. 52, 13-53, 12 è attestato nel venerdì santo (Drobner, Die
40 «Doglia indolol'e» (àveDouvoç): cfr. Cant 13 (GNO VI, p. 388, 9. 388, 13-389, 1); dl'ei Tage, p. 202).
Lex GI' I, S.v., p. 414. 48 Gel'. 11, 19.
41 «Pal'toimmaeolato»: cfr. Cant 13 (GNO VI, p. 388, 9); cfr. Lampe, s.v.;Lex Gl'I, S.v., 49 Gel'. 11, 19 (LXX).
p.241. 50 Cfr. Gn. 2, 1-11. Il libro di Giona (intero o anche limitato ai soli due primi
42 Is. 7,14 (cfr.Mt. 1,23). capitoli) è attestato nei lezionari antichi tra le letture liturgiche o del sabato o della veglia
43 Cfr. Platone, Pedone 60 b. di pasqua (Hall, Intelpl'etation, p. 148j Drobner, Die dl'ei Tage, p. 203). È da pensare che
44 Is. 66, 7. esso sia stato letto anche nella veglia pasquale precedente l'omelia sul Ti·iduo. Il ricorso a
45 Is. 66, 7 secondo la traduzione di Simmaco. Anche altrove (Hex PG 44, 69D-72 questo «tipo» era stato praticato da Cristo stesso (Mt. 12,40-41; 16, 4; Le. 11,29-30) e forse
A; Insel' II, cc. II; IV; GNO V; pp. 72,20-21; 82,3s.) il Nisseno ricorre ad altre traduzioni. per questo Gregorio lo definisce «esempio più chiaro e manifesto di tutti». La vicenda di
Sul testo della Bibbia nell'omelia cfr. Hall, The interpretation, pp. 149-150. Della verginità Giona era largamente spiegata dai Padri della Chiesa, come «prefigurazione» della
di Maria Gregorio adduce una prova filosofica di origine platonica (il dolore e il piacere morte-risurrezione di Cristo, simbolo della nostra risurrezione, esempio di conversione
sono inscindibili: dove non c'è l'uno non c'è neanche l'altro); l'altra è biblica (Is. 66, 7, (cfr. Sieben, Exegesis patrum, pp.48-49; G. Pani - D. Mazzoleni, Giona, in DPAC II, Casale
se-condo la traduzione di Simmaco). Numerosa bibliografia sulla mariologia di Gregorio: Monferrato 1984, 1518-1524; J. Ronaldus, Usages variés de Jonas pal' les pl'emiel's Pèl'es,
cfr. G. Soell, in HDG III,4 (1978), pp. 51-73; Altenburger - Mann, Mal'iologie, in Bi- «Cahiers de Biblia Patristica» 2, Strasbourg 1989, pp. 159-188). Nell'omiletica pasquale
bliographie, pp. 36; Mateo-Seco, Mal'iologia, in GN Diz, pp. 374-378. l'utilizzazione dell'episodio di Giona risulta scarsa (oltre il nostro testo, cfr. Ps. Epifanio,
46 Is. 9, 5 (LXX, Rahlfs): cfr. l'utilizzazione di questo testo anche in opere polemiche In die l'esurreetionis Chl'isti, PG 43, 469D).
e dottrinali: Etili III, t. 9 (GNO II, pp. 273,18-274,2); Antil'l'h (GNO III, 1 pp. 149,10; 51 Cfr. Mt. 12,40; Le. 11,29-30
189,25). 52 Questo breve capitolo riassume in maniera conclusiva quanto è stato spiegato
47 Is. 53, 7. Questo era un testo pasquale, unita mente a Gel'. 11, 19 (che nel nostro analiticamente nei cc. 2-5: termina, dunque, la prima parte del prologo.
caso segue immediatamente): cfr. Melitone, SU/-la Pdque63. 64 (SC 123). Isaia 53, 7 si tro- \ 53 Mt. 22, 40.
Sul triduo tra la morte e la risurrezione 117
116 Gregorio di Nissa
riva « non dal sangue né da volontà d'uomo né da volere di carne, ma da Dio»62.
divinamente ispirata» ed ogni legge si ricapitola in questa grazia, come di-
Come avviene questo? Ti mostrerò chiaramente con il mio discorso que-
ce Paolo54 •
sta grazia.
7. Questo 55 è il termine dei mali e l'inizio dei benp6. Ad esempio:
Questa prole è concepita per mezzo della fedé 3;
«Regnò la morte da Adamo»57, avendo essa dato inizio al suo dominio di
è data alla lucé 4 mediante la rinascita del battesimo65•
corruzione (ma anche fino a Mosé rimase la sua forza nefasta, dal mo-
Ha per nutrice la Chiesa,
mento che la legge non indeboliva affatto 58 il potere maligno della morte).
gli insegnamenti di questa come seno materno 66;
Giunse il regno della vita e venne meno la forza della morte 59 e apparve
un' altra nascita [278 G.], un' altra esistenza, un altro modo di viveréo, una 62 Gv. 1, 13. Il prologo del vangelo di Giovanni è letto nell'attuale liturgia bizantina il
trasformazioné l di questa nostra natura. Quale nascita? Quella che de- mattutino di pasqua (Alexandre, Ptiqtles, la' vie nouvelle, in «E aster Sermons», p. 183, n. 16).
63 «Per mezzo della fede»: la necessità della fede per essere rigenerati nel battesimo
54 «Ogni parola divinamente ispirata e ogni legge si ricapitola in questa grazia». La frase
è sostenuta spesso dal Nisseno (Orcat GNO 111,4, p. 82, 16-17; VitMoys II GNO VII, I,
risulta composta di citazioni paoline: 21m. 3, 16; Rm. 13, 9.
p. 71,23; Diem ltlm GNO IX, p. 288, 24-25; Baptdiff GNO X, 2, p. 363,4-5) ecc, Gregorio
55 Questa seconda sezione del prologo (cc. 7-10) illustra gli effetti spirituali della
e Basilio, in relazione all' attività personale e il fatto sacramentale, in genere, si oppongono
«grazia presente», indicati genericamente all'inizio come «termine dei mali e inizio dei be-
ad una efficacia troppo oggettiva del sacramento (B. Neunheuser, Taufe und Firmung, in
ni» (c. 7). Mentre la prima parte del prologo (cc. 1-6) è essenzialmente biblica e liturgica,
HDG IV, 2, p. 79).
questa seconda parte illustra gli aspetti sacramentali, morali, ecclesiologici, soteriologici,
64 «È data alla luce (EÌç ljlwç 0YETaI)>>: frase simile in Deitfil (GNO X, 2, p. 141, 10-
escatologici prodotti dalla «grazia ptesente».
11). Indicazioni e analisi del battesimo come «illuminazione» negli scritti gregoriani in F.
56 L'idea del «passaggio» dal male al bene può sottintendere il significato biblico
Hilt, Des heiligen Gregor von Nyssa Lehre vom Menschen systematisch dargestellt, (Dissert.),
della pasqua come «passaggio». Per le testimonianze patristiche su questo concetto cfr.
Tiibingen 1890, pp. 193-199. Il battesimo come «illuminazione»- che ha la base biblica
R. Cantalamessa, La pasqua nella Chiesa antica (<<Traditio Christiana» 3), Torino 1978, index
in Eh. 6, 4; 10,32; El 5, 8-9.14 - cfr. H. Conzelmann, ljlwç, in GLNT 15 (ed. it.), Brescia
s.v. Pascha-Transitus.
1988, pp. 489-492 - è corrente nell'antica letteratura cristiana: cfr. J. Ysebaert, Greek
57 Rm. 5, 14. Seguo la punteggiatura segnata in PG 46, 603-604C, accettata dal
baptismal terminology. Its origin and earfy development (<<Graecitas Christiana Primaeva», 1),
Fisch (BKV 70, II, Kempten 1880, p. 301), da Alexandre (Ptiqtles, la vie notlvelle, in «E aster
Nijmegen 1962, pp. 173-175; G. Celada, La catequesis sacramentaI y batlptismal de Gregorio
Sermons», pp. 155.182 n. 5) con il punto fermo dopo apx~ (cfr. Gebhardt GNO IX, p.
de Nisa, Ciencia Tomista 101, Roma 1974, pp. 626-630.
277,16).
65 Cfr. Gv. 3, 5; lPt. 1,3.23. Per il battesimo come nuova, «altra nascita» in Gregorio
58 «Indeboliva (afl~ÀvvoVTOç)>>: letteralmente «spuntava»; probabile allusione a
Nisseno: Hilt, Des heiligen Gregor von Nyssa Lehl'e, pp. 193-199; J. B. Aufhauser, Die
lCol'. 15,55-56.
Reilslehre des heiligen Gregor von Nyssa, Miinchen 1910, pp. 184-187; Celada, La catequesis
59 Cfr. Eb. 2, 14.
sacramentaI, pp. 628-632; Alexandre, Ptiqtles, la vie nouvelle, in «Easter Sermons», pp. 158-
60 Il regno della vita è descritto dai quattro termini yÉvvllUtç, ~loç, çCù~, flETOU-
160. Il tema del battesimo come nuova nascita è frequente nell'omiletica pasquale: cfr. S.
TotXE1Cùatç che abbracciano tutta la nuova vita dell'uomo, dal battesimo.(nuov~ na~cita),
Czerwik, Romilia paschalis apud Patres tlsque ad saectllul11 quintum, Romae 1961, pp. 147-
alla vita eterna, alla totale trasformazione della nostra natura. Per la termmologla e 1 con-
154; Alexandre, Ptiques, la vie notlvelle, in «Easter Sermons», pp. 164-166; Drobner, Die
cetti: cfr. T. Spidlik, L'eternità e il tempo, la zoé e il bios, problema dei Padri cappadoci, Aug 16
dl'ei Tage, p. 67.
(1976), p. 107; G. Maspero, Vita (~loç, çCù~), in GN Diz, pp. 573-580.
66 A partire dalla rigenerazione, il Nisseno traccia tutta un' allegoria della vita nuova
61 «Trasformazione (flETOUTotXE1CùUtç)>>: il termine greco in Gregorio contraddistin-
del battezzato, seguendolo nelle sue varie tappe fino alla fase escatologica. Pur essendo
gue vari «mutamenti» (nella natura umana di Cristo divenuta impassibile dopo la risurre-
le immagini tradizionali, la novità gregoriana consiste nel descrivere nella sua totalità la
zione; nel corpo umano «trasformato» con la risurrezione; nell'ordine morale-s.pirituale
nuova vita del battezzato, elencando gli aspetti sacramentali, ecclesiali, ascetico-morali,
mediante il battesimo come in questo caso: cfr. Lex Gr, VI, S.v., pp. 363 n. 3; Mlsago, La
escatologici (Alexandre, Ptiqtles, la vie notlvelle, in «E aster Sermons», p. 160). Alle metafore
résurrection des morts, pp. 263-268; J. H. Srawley, The catechetical Oration, Cambridge 1956,
del battesimo come concepimento tramite la fede, venuta alla luce mediante la generazio-
p. 152, n. 7; Per l'analisi retorico-stilistica di questo brano: cfr. Alexandre, Ptiques, la vie
ne, seguono le immagini relative alla Chiesa che è madre e nutrice. La concezione della
notlvelle, in «Easter Sermons» p. 177 n. 7.
118 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 119
per cibo il pane disceso dall'alt0 67. riguardanti la passione 74, il profeta fa la seguente affermazione riguardo
Età matura è il suo alto stile di vita, a questo momento: «Né giorno né notte»75. E con queste parole dimostra
nozze la convivenza con la sapienza, che da una parte esso non si può chiamare giorno, poiché non c'è il sole;
figli la speranza68; casa il regn0 69; d'altra parte non è notte, perché non vi sono le tenebre. Dio, infatti, chia-
eredità70 e ricchezza le gioie del paradiso; mò notte le tenebre, come dice Mosé 76 • Poiché sotto l'aspetto cronologico
fine non la morte, ma la vita eterna71 è notte e a motivo della luce, invece [279 G.] è giorno, per questo il profeta
nella beatitudine preparata per quanti ne sono degni72 • dice: «E né giorno e né notte»77. Se, pertanto, questo periodo, secon-do la
parola del profeta, non è né giorno né notte, la grazia presente è e viene
8. Questo inizio del cambiamento verso il bene73 lo vede anche il chiamata come qualcosa di completamente diverso da questF8.
profeta Zaccaria ed è in dubbio sulla designazione del nome, cioè su co-
me definire la grazia presente. Poiché, dopo aver descritto gli altri prodigi 9. Volete che vi dica ciò che sento nell'animo? «Questo è ilgiorno che
ha fatto iISignore»79, un altro giorno, diverso dai giorni stabiliti all'inizio
chiesa-madre, fondata su Gal. 4, 26, è diffusa tra i Padri (cfr. J. Plumbe, Mater ecclesia,
Washington 1943; H. Rahner, Mater ecclesia, Einsiedeln 1944). Per l'ecclesiologia di Gre- 74 Cfr. Zc. 11, 12-13 (già utilizzato da Mt. 27, 9 in relazione al tradimento di Giuda
gorio di Nissa cfr. H. R. Drobner, Ecclesiologia, in GN Diz, pp. 231-238. per 30 talenti), o Zc. 12, 10 (ripreso da Gv. 19,37 per il Cristo crocifisso e trafitto dalla
67 Cfr. Gv. 6, 31-33. Oltre che con gli insegnamenti, la Chiesa nutre il battezzato
lancia): ambedue i passi si riferiscono alla passione di Cristo. Il testo di Zc. 11, 10-14 at-
con l'eucaristia, pane che viene dall'alto. I nuovi battezzati, durante la veglia pasquale, tualmente è letto nella liturgia bizantina nell'ora prima del venerdì santo.
ricevevano l'eucaristia, alla quale si fa riferimento nell'epilogo dell'omelia. 75 Zc. 14, 7, che nella tradizione patristica ebbe una duplice interpretazione: servì
68 La fase della maturità nella vita dell'uomo è descritta con tre immagini relative
per spiegare le tenebre sopraggiunte dall'ora sesta all'ora nona del venerdì santo (Origene,
alla vita ascetico-morale: «alto stile di vita (rroÀtTEta): il termine greco negli scrittori cristia- frg. In Mt 28,1, GCS 12, p. 232, Klostermann); Cirillo di Gerusalemme, Cat 13, 24; Ps. Cri-
ni indica il modo di vita e la condotta cristiana in genere, vissuta secondo il vangelo; sostomo, Hom Pasc III, 45, SC 48; e per darne una spiegazione escatologica, relativa alla
accompagnato da aggettivi (vljlf]À~, rrvEvf1aTtK~, aEf1v~ ecc.) allude alla vita ascetica e seconda venuta del Signore duce eterna» (cfr. testimonianze in Alexandre, Priqlles, la vie
monastica, frequentemente anche in scritti gregoriani (Lampe, s.v. F, 3, I-II; Alexandre, nouvelle, p. 167). Il Nisseno facendo riferimento alla passione di Cristo, segue la prima
Priqlles, la vie notlvelle, in «Easter Sermons», p. 162); l'immagine delle «nozze cbe sono la linea di interpretazione, ma allude anche al giorno del Signore (cfr. Sal. 117, 24 ), come
convivenza con la sapienza»: sulla scia di Origene e Metodio, Gregorio sviluppa qui l'imma- appare dal c. 9 successivo. Non si hanno elementi interni per sostenere che il brano di
gine delle nozze spirituali dell'anima con la sapienza: cfr. Alexandre, Priques, la vie nOllvelle, Zaccaria sia stato proclamato nelle letture della veglia. Nel grande lezionario di
in «Easter Sermons», p. 162 e n. 35; Drobner, Die drei Tage, p. 70 nn. 197-198). Infine i Gerusalemme Zc. 14, 5-9 figura come quindicesima lettura del venerdì santo; mentre
<figli sono la speranza» che indica certamente i beni futuri. nell'attuale liturgia bizantina Zc. 11, 10-14 (riferito al tradimento di Giuda) è letto nell'ora
69 Cfr. Gv. 14,2.3.5. Le ultime tre metafore riguardano l'escatologia e sono di ori-
prima del venerdì santo (C. Andronikof, Il senso della pasqua nella liturgia bizantina,
gine biblica. Leumann (Torino), 1986, pp. 264; 321).
70 Cfr. ElI, 18; Lc. 23, 43; Ap. 2, 7. 76 Cfr. Gen. 1, 5.
71 Cfr. Gv. 6, 51. 58; 11, 25-26. 77 Zc. 14, 7.
72 Cfr. Mt. 20, 23; Mc. lO, 40; Gv. 14, 2-3; 2Tm. 4,8. La struttura anche di questo
78 La frase del profeta Zaccaria è spiegata da Gregorio tenendo presenti e il mo-
capitolo è elaborata e costruita con molti procedimenti retorico-stilistici (Alexandre, mento cronologico e la celebrazione liturgica: sotto il primo aspetto questo tempo si
Priques, la vie notlvelle, in «Easter Sermons» pp. 177-179; Drobner, Die drei Tage, p. 68, lo dovrebbe chiamare notte (è la notte tra il sabato e la domenica); ma non è tale a motivo
definisce «als Hymntls aufdas neue Leben»). della mancanza delle tenebre che sono eliminate dalla luce delle fiaccole (cfr. prologo,
73 «Cambiamento verso il bene»: c'è forse un'allusione al concetto di pasqua come
cc. 1. 2; slilia Pasqua santa e salvatrice, c. 1).
«passaggio»: cfr. supra n. 56. Di esso la testimonianza più esplicita in ambiente cappadoce 79 Sal. 117, 24; cfr. anche sulla salita Pasqua, c. 4; sulla Pasqua santa e salvatrice, c. 2; sulla
è quella di Gregorio Nazianzeno, Or 45, lO (Moreschini, Gregorio di Nazianzo, Tutte le santa Pentecoste, epilogo, c. 5. L'uso liturgico di esso è testimoniato dai lezionari antichi
orazioni, pp. 1146-47). della chiesa di Gerusalemme (antecedentemente alla prima lettura di Gen. 1 nella veglia;
120 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 121
della creazione, mediante i quali si misura il tempo. Questo è l'inizio di alberi che producono frutto G.] il compimento
[280
un'altra creazionéo: in questo giorno, infatti, Dio crea «ttn cielo nuovo e [dei comandamenti83 •
una terra nuova», come dice il profeta81 • In questo giorno è creato anche l'uomo vero,
fatto ad immagine e somiglianza di Dio 84 •
Quale cielo? Il firmamento della fede in Cristo.
Quale terra? Voglio dire il cuore buono, Tu vedi di quale mondo è inizio «questo giorno che ha fatto ilSignore»85,
come afferma il Signore, la terra che beve la pioggia del quale il profeta afferma che non è «né giorno», come gli altri giorni;
che cade su di essa e che fa spuntare spighe «né notte», come le altre notti86•
[abbondanti82 •
In questa creazione sole è la vita pura; 10. E il mio discorso non ha ancora annunciato il fatto più notevole
stelle sono le virtù; della grazia presenté7•
aria la condotta limpida;
mare è la profondità della ricchezza della sapienza Questa sciolse i dolori della morté8,
[e della conoscenza;
83 Queste tre corrispondenze agli elementi biblici della Genesi sono create dal
erba e frutti !'insegnamento buono e le dottrine divine Nisseno: sole (Gen. 1, 16) = vita pura; stelle (Geli. 1, 16) = virtù; aria = condotta limpida.
di cui il popolo del pascolo, cioè il gregge di Dio, Poi ritornano immagini bibliche: mare (Geli. 1, 10) = la profondità della ricchezza della
[si ciba; sapienza e conoscenza (cfr. Rm. 11,33; El 3, 19 ); erba e frutti (Gen. 1, 11-12) = il buon
insegnamento e le dottrine divine per il gregge di Dio (Sal. 94, 7); alberi producenti frutto
successivamente al mattino di pasqua). È molto probabile che esso sia stato cantato (Gen. 1, 12) = il compimento dei comandamenti (Mt. 7, 16-21 parall.). Questa esegesi-
anche nella veglia pasquale della presente omelia. Per altri riferimenti del salmo nell'o- applicazione si inserirebbe in una tradizione origeniana (Alexandre, Paques, la vie nouvelle,
miletica pasquale cfr. M. Aubineau, Homélies Pascales. Cinq homélies inédites (SC 187), pp. 172-174; per un'analisi retorico-stilistica, ivi p. 178).
84 Cfr. Gen. 1,26-27. La dottrina genesiaca dell'uomo fatto «a immagine e somiglianza
Paris 1972, pp. 442-443.
80 Gregorio sviluppa il tema (molto frequente nella tradizione cristiana) della pa- di Dio» è stata molto sviluppata nella patristica greca e occupa un ampio spazio nelle opere
squa come <muova creazione»: cfr. Ep Can ad Letoium, PG 45, 222B. Il tema del rinno- gregoriane. Per l'ampia bibliografia sull'argomento cfr. sulla santa Pasqua, n. 67; Altenburger-
vamento cosmico qui trattato può essere considerato una ripresa della «vita nuova» de- Mann, Bildtheologie, Ebenbidlichkeit e Anthl'opologie, in Bibliogl'aphie pp. 323; 320-321; G.
scritta nel prologo c. 7. La pasqua come nuova creazione era già nella interpretazione Maspero, Immagine, in GN Diz, pp. 320-324. Cfr. l'omelia sulla santa Pasqua, n. 67.
ebraica (R. Le Déaut, La nuitpascale, Rome 1963, pp.l50-152). Pure i testi neotestamentari 85 Sal. 117,24.
suggeriscono l'immagine di <muova creazione (e dell'«uomo nuovo»): 2Col'. 5,17; Gal. 6, 86 Zc. 14, 7.
15 parlano di KatV~ KTlatç; Col. 3, 10 contrappone l'uomo nuovo all'uomo vecchio; cfr. 87 In realtà qui vengono richiamati più fatti che, secondo l'antica catechesi pasquale,
El 4, 24. Per l'omiletica pasquale cfr. Czerwik, Homilia paschalis, pp. 83-89; Daniélou, sono considerati strettamente collegati tra loro: risurrezione di Cristo, vittoria sulla
Bibbia e Liturgia (ed. it.), Milano 1965, pp. 387-395; Cantalamessa, La pasqua nella Chiesa morte, descensus ad in/eros, proclamazione e inaugurazione della salvezza universale.
antica, index, p. 230; testi n. 9; 53; 95; 103; 109; 119; 125; 183. Strutturalmente questo capitolo è costituito da otto brevi frasi, raggruppate in distici,
81 Cfr. Is. 65, 17; 66, 22; Cfr. 2Pt. 3, 13; Ap. 21, 1. ciascuno dei quali illustra uno specifico aspetto. Dal punto di vista del genere letterario
82 La descrizione gregoriana della <muova creazione» è biblica e segue da vicino la esso costituisce un inno vero e proprio, come per questo argomento si trovano dei pre-
stessa narrazione di Gen. 1, cui corrispondono di volta in volta per ogni elemento della cedenti nell'omiletica pasquale (Melitone, SUI' la Paque, 101-105; Ps. Crisostomo, Hom
natura menzionato citazioni dell'A.T. e N.T. : «Il cielo» (Gen. 1, 1.6-8) = firmamento della Pasc I, 63, SC 27). Il testo è un centone di citazioni bibliche riportate liberamente. Fedele
fede in Cristo (Col. 2, 5); «la terra» (Gen. 1, 1.9-10) = «il cuore buono» (Le. 8, 15) = la «terra alle norme della retorica, il Nisseno illustra per ultimo l'aspetto più importante (cfr. supra
che beve la pioggia che cade su di essa (Eb. 6, 7, dove si ha l'immagine della Parola di prologo, c. 5: episodio di Giona).
88 Cfr. At. 2, 24.
Dio), che fa spuntare spighe abbondanti» (Is. 61, 11; Ml. 13, 8 paraI!.).
122 Gregorio di Nissa Sul tr!duo tra la morte e la risurrezione 123
questa trasse alla luce il primogenito dei morti89 . giorni?95. Tanto basta dire che in così breve spazio di tempo la Sapienza
In essa furono infrante le porte ferree della morte, Onnipotente96, trovandosi «nel cuore della terra»97, fu capace di «rendere
in essa vennero spezzate le sbarre bronzee dell'Ade 90 . stalta»98 quella «mente grande» dimorante in esso: così, infatti, la definisce
Ora si apre il carcere della morte, il profeta, chiamandola «mente grande» e «assiria» 99.
ora ai prigionieri è annunciata la liberazione; Poiché, pertanto, {28l G,] il cuore è in qualche modo sede della men-
ora i ciechi acquistano la vista 91 , te (in e.sso: infatti, si crede essere la facoltà direttrice dell' animo), per
ora l'aurora che sorge dall'alto viene a visitare questo 11 SIgnore si trova nel cuore della terra (il quale è la sede di quella
coloro che giacciono nelle tenebre e nell'ombra . 100), ClOe
men t e ma lvagla . , per ren dere sto1'1
to 1 proposito di essa, come dice
[di morte 92 •
nella ~econda metà del IVO secolo, la liturgia tendeva già a celebrare in giotni distinti gli
IL TRIDUO TRA LA MORTE E LA RISURREZIONE DI CRIST0 93
eventi della salvezza secondo quello che sarebbe stato il tn'duum sael'tlm nel quale Cristo
«et~asStls est et quievit et rest/rrexi!» (Ambrogio, Ep 23, 12-13; Agostino, Ep 55,24), qui 1'0-
11. Volete apprendere 94 qualcosa anche intorno al periodo dei tre meha concentra ancora tutti gli eventi del triduo.
• 94 Gregorio riprende. qui a trattare in maniera più riflessiva, rispetto a quella cele-
89 Cfr. Col. 1, 18; Ap. 1, 5. Questo primo distico si riferisce alla risurrezione di Cri- brativa del prologo (c. 10),11 deseel1stls ad il1feros sotto l'aspetto soteriologico.
sto. Da notare il contenuto realistico del verbo È~atEvaaTO (<<trasse alla luce»), «metafora 95 I.:oratore si rivolge direttamente agli ascoltatori per sollecitare la loro attenzione.
de l'enfantement» (Alexandre, Pdques, la vie lIouvelle, p. 175). Più volte si nota questo procedimento per coinvolgere l'uditorio: cfr. prologo, cc. 2. 4.
90 Cfr. Sal. 106, 16; Is. 45, 2. Queste altre sei frasi raggruppate due a due illustrano 96 Cfr. lCor. 1,24. Per ao<pia come epiteto di Cristo nei Padri: cfr. Lampe, s.v. C 3
con terminologia biblica la discesa agli inferi di Cristo con i suoi atti vittoriosi: l'abbatti- a. ITavTOovvapoç (onnipotente) è usato da Gregorio per il Figlio (Oreat GNO III, 4, p.
mento delle porte delEAde, l'apertura del carcere della morte, l'annuncio e il conferimento 12,26) e per la sua natura divina (Oreat GNO III, 4, p. 61,5; EZII1III, t. 3, 3,65 GNO II,
della liberazione ai prigionieri. Si ripetono anche qui versetti biblici liberamente citati e p. 131,3; Et/Il III, t. 10, 39, p. 304,23-24).
si nota la metafora delle «porte infrante», secondo una forma drammatica e fantastico- 97 Cfr. Mt. 12, 40. I.:espressione è usata anche da P. Crisostomo HomPase III 35
popolare (Alexandre, Peiques, la vie lIouvel1e, pp. 175; 192 n. 74; Spira, Deseensus, pp. 226- (SC 48) in relazione al tridutlm. "
229; Drobner, Die drei Tage, p. 177, n. 231). 98 Cfr. Rm. 1, 22; lCor. 1, 19-20; 3, 19.
91 Cfr. Le. 4, 18; Is. 61, 1; 42, 7. Su questa base biblica Gregorio costruisce la metafora !s:
• ,99 Cfr. 10, 12, do.ve il profeta così definisce il re d'Assiria, il cui orgoglio il Signore
della «liberazione» di connotazione battesimale: il termine a<pEatç qui usato dal Nisseno fin pumra. Posslblle fonte di questa metafora per Gregorio è Metodio,/rg. Hiob, GCS, 31,1-3
dagli Atti 2,38 indica anche il battesimo: cfr. Diemlul11 (GNO IX, pp. 222,23; 224,4.16-17). (Drobner, Die drei Tage, p. 86 n. 277). Un elenco di titoli attribuiti da Gregorio al demonio
92 Cfr. Is. 9,1; Le. 1, 78-79;Mt. 4,16. Con la metafora della «illuminazione» (anch'essa s~ t~'ova in ~ilt (Des hl Gregor von Nyssa Lehre vom Mensehen, pp. 308-311): è definito
battesimale) termina questo inno del trionfo di Cristo. Per l'analisi retorico-stilistica cfr. «Istigatore e mventore del male» o con nomi biblici: «diavolo, Beelzebub Mammona
Alexandre, Pdques, la vie nouvette, p. 179; Drobner, Die drei Tage, pp. 76-79. Nella costitu- principe del mondo, omicida, padre della menzogna» ecc. La scelta di te~mini biblici
zione del testo, alla lezione adottata da Gebhardt (GNO IX, p. 280,12-13 e apparatus) o~erata da Gregorio per i?dicare la vittoria di Cristo sul demonio (cfr. il verbo 1<aTa~W
forse è preferibile TOVç ... 1<ae'l~Évovç ... Èma1<ÉTITETat dei codd. della classe B: cfr. pav~l nella fO~'ma semphce: lCor. 1,20; Is. 19, 11; 44, 25)) e i vari personaggi (Cristo =
Pietrella, Note al testo, p. 531. Per il deseensus ad in/eros cfr. in/ra, cc. 11-17. «Sapienza o.n~lpo:ente»; ~emonio =.<<ll~ente grand~», «assirio»; Ade = «cuore della terra»)
93 Dopo il prologo, l'omelia affronta in questa prima parte quattro «questioni» tende a «~pmtuahzzare» l evento, ehmmando ogm elemento o aspetto troppo materiale,
(ç'lT~~aTa) dottrinali, legate al triduull1 ll10rtis di Cristo: il deseensus ad in/eros con kvit- drammatico di certe descrizioni del deseel1sus ad inferos tipiche soprattuttutto di alcuni
toria sul demonio e sul male (cc. 11-12); la spiegazione del numero dei tre giotni (cc. 13- apocrifi (Spira, Der Deseensus, pp. 231-232).
14); il computo dei tre giotni (cc. 15-17); la triplice presenza simultanea di Cristo (cc. • 100 Dopo la risposta immediata, essenziale, Gregorio ricorre a una spiegazione di
18-21). Questa del triduul11 mortis è la parte più lunga: motivi teologici (cfr. la recente o.rdl~e .filosofico, che però, alla fine, si risolve in un nuovo ricorso alla Bibbia (cfr. cita-
introduzione nel credo del deseensus ad inferos nell' anno 359: Kelly, I simboli della fede, p. zlom di note 101, 102). Seguendo gli Stoici Zenone e Crisippo (SVF II 885) Gregorio qui
373) e liturgici spinsero l'oratore a sviluppare maggiormente questa tematica. Mentre pone la sede dell' ~yE~OVl1<OV nel cuore; ma in qualche altro testo adere~do allo stesso
124 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 125
la profezia 1Oi e sorprendere il sapiente nella sua astuzia e rivolgere in Ascoltiamo ancora dalla voce di Isaia quali piani prima di questi
. ' tentatlvl
contrario i suoi saplentl . '102. . ' esponesse a se stessa la mente grande, il malvagio assirio: «Disse: (Con la
Poiché era impossibile che il signore delle tenebre venlsse alle manl forza della mia mano opererò e con la saggezza della mia mente rinnoverò i
con la presenza pura della luce 103, se non av~sse visto i~ ~ss.a ,una qualch~ confini dei popoli e devasterò la loro potenza e sconvolgerò le città abitate e
parte di carne, come vide la carne portatr:ce della d,lvmlta ed anche 1 prenderò il mondo intero come un mdo e lo solleverò come uova abbandonate e
prodigi compiuti dalla divinità per mezzo di essa, spero che se per mezzo non ci sarà nessuno che mi sfugga e mi contraddica' »107.
della morte avesse vinto la carne, avrebbe sopraffatto anche tutta la po- Con questa speranza accoglie in sé Colui che per l'amore verso gli
tenza in essa esistente. Per questo il drago, afferrando con la bocca l'esca uomini108 viveva con quelli di quaggiù. Ma la profezia spiega chiaramente,
della carne fu trafitto dall'amo della divinità e così fu trascinato dall'a- parlando della sciagura abbattutasi su di lui, che cosa gli sia successo,
mo104, com~ dice a Giobbe colui che preannunziò ciò che sarebbe avve- contrariamente alla speranza: «Come cadde dal cielo luczfero?». Come «fu
nuto per suo mezzo:« Pren deraz. z'ldrago con l'amo» 105 . abbattuto sulla terra» 109 colui nel quale penetrò la putrefazione, la cui veste
è la coltre dei vermi ?l1O. E tutte le altre cose che espone la profezia ri-
12. Ascoltiamo dalla voce del profeta quali fossero le trame di que- guardo alla sua distruzione [283 G.] che è possibile apprendere con esat-
sto cuore della terra contro l'universo quando aprì la bocca contro la tezza, per chi vuole, dalle stesse Scritture.
carne del Signore. Che cosa dice contro di lui [282 G.] Isaia rimproverando Ma io debbo ricondurre il discorso allo scopo propostomi. Per que-
i suoi pensieri?: «Salirò fino al cielo; porrò il mio trono al di sopra delle stelle sto motivo la Sapienza vera si trova in questo arrogante cuore della terra:
del cielo; siederò su di un alto monte e sarò simile all'Altissimo» 106. Questi pro- per far scomparire da esso la mente grande nella malizia e perché la te-
getti deliberava in se stesso il cuore malvagio. nebra sia illuminata 111 e perché «ciò che è mortale sia assorbito dalla vita»1l2
e il male scompaia nel nulla, distrutto l'ultimo nemico, cioè la morte 1l3 .
Zenone e a Cleante (cfr. Pohlenz, La Stoa, p. 171) lo fa risiedere nel capo, seguendo, in
modo «eclettico» fonti diverse: cfr. Pietrella, Note al testo, p. 531. Questo per te è il risultato ottenuto nei tre giorni 114 •
101 Cfr. Is. 19, 11; 44,25.
102 Cfr. Gb. 5, 13; Is. 29, 14; lCor. 3, 19. 13. Forse la grazia è stata tarda?115 Un così grande bene forse è stato
103 Cfr. Gv. 1, 9; 3, 19; 8, 12; 9, 5; 12, 35. 46 ecc.
104 Gregorio illustra in modo «concreto» e non simbolicam~nte .come metaf~ra 107 Is. 10, 13-14.
(Spira, Der Deseensus, p. 232) la maniera con cui Cristo ottenne la vlttona sul de~onio; 108 «Per l'amore verso gli uominI» (età <j>tÀav0pCùTTlav): con questo significato <j>tÀav-
Qui è esposta sinteticamente (rispetto a O,: eat GNO III, 4,. pp. ~4,13-6.6,1) la te?,na dell 0pCùTTla si trova in Tit. 3, 4. Il termine non differisce contenutisticamente da àyaTT'l, ma
«inganno del demonio» (o dell'ingannatore Ingannato, che Viene ncam~iato c~n l ~~g~nno è preferito nell' ambito alessandrino (W, Volker, Gregorio di N issa filosofo e mistico, ed. it.,
mediante il quale esso trascinò l'uomo al male) cui è collegata la dottt1~a de~ «dmtt1 del Milano 1993, pp. 56-58). Per un suo elenco nei testi gregoriani cfr. Grégoire de Nysse, Vie
demonio» e del conseguente «riscatto» pagato a lui da Cristo. Per una SIntesi cfr. Mateo- deSainteMaerine, par P. Maraval SC 78, Paris 1971, p. 206 n. 1; Grégoire de Nysse, Traitéde
Seco, Diavolo, in GN Diz, S.v., pp. 226-228. Ampia bibliografia in Altenburger - Mann, la virginité, par M. Aubineau, SC 119, Paris 1966, p. 266, n. 2; Altenburger - Mann, <ptÀav-
Soteriologie, in Bibliographie, pp. 346-347. . ' 0pCùTTla, in Bibliographie, p. 363; Maspero, Philanthropia, in GN Diz, S.v., pp. 457-460.
105 Gb. 40, 25. Il demonio è spesso indicato dai Pa~t1 come opaKCùv: .cfr. Lampe, S.v., 2, 109 Is. 14, 12; cfr. Le. 10, 18.
a-d; per Gregorio Nisseno cfr. Lex Gr II, S.v., p. 490, 3-4. Diversame~te da Sprra (Der ?eseenstls, 110 Cfr. Is. 14, 11.
pp. 233.260) e da Drobner (Die drei Tage, p. 87, n. 291), che non ntengo,n~ probabile la con- 111 Cfr. lCor. 4, 5.
gettura di Langerbeck-Gebhardt (GNO IX, 281,15) e ~he considerano lCù~, come soggetto, 112 2Cor. 5, 4; lCor. 15,54 (citazione di Is. 25,8).
mantengo il testo proposto per le ragioni esposte da Pietre!la, Note ~l testo, pp. 536-537. Per 113 Cfr. lCor. 15,26.
l'uso di epaKCùv nella Bibbia: W. Foerster, in GLNT 2 (ed.1t.), BreSCia 1966, pp. 1465-1472. 114 Quest'ultima frase è la sintesi di quanto esposto nei cc. 11-12.
106 Is. 14, 13-14. 115 Mentre la sezione precedente (cc. 11-12) ha risposto alla domanda «cosa» ha
126 Gregorio di Nissa Sul trtduo tra la morte e la risurrezione 127
portato a termine in un lungo periodo di tempo? Vuoi conoscere la so- sesso dell'intera natura umana. [284 G.] Ciò aveva dichiarato in maniera
vrabbondante potenza 116 in ciò che è stato compiuto in un così breve generale il profeta dicendo che «tutti hanno traviato, sono tutti corrotti» 120
tempo?117 Conta tutte le generazioni degli uomini, le une dopo le altre, a e non c'era tra gli esseri niente che non fosse strumento di male.
partire dal primo ingresso dei mali sino alla fine della loro scomparsa. Pertanto, colui che ha eliminato in tre giorni questo grande cumulo
121
Quanti uomini per ciascuna generazione, calcolati in molte migliaia di del male ammassatosi a partire dalla creazione del mondo 122 fino all'e-
persone! È forse possibile contare la moltitudine di coloro con la suc- conomia della passione del Signore 123, ti ha dato una piccola prova della
cessione dei quali la malizia si accresceva e la malvagia ricchezza della sua straordinaria potenza, o non ha piuttosto compiuto la più forte di
cattiveria, ripartendosi tra i singoli uomini, con l'apporto di ciascuno di- tutte le imprese meravigliose della storia? Infatti come il prodigio di San-
veniva più grande?118 E così la malvagità, prolificando abbondantemente, sone è straordinario non solo per il fatto che egli prevalse sul leone, ma
passava attraverso le generazioni che si succedevano diffondendosi in perché lo trattenne senza sforzo tra le mani e stritolò con le nude e iner-
quantità sino all'infinito, finchè, raggiunta la misura più altal19, prese pos- mi mani, come se giocasse, la fiera così grossa 124, così il fatto che il Signore
compiuto Cristo nel descensus ad in/eros, questa (cc. 13- 14) illustra «come» lo ha compiuto, senza alcuna difficoltà abbia eliminato un così grande male è la prova
confutando l'obiezione del «ritardo» dell'intervento salvifico di Cristo e spiegando il più grande della sua potenza superiore. Non correnti di acque infinite
motivo dei tre giorni. riversante si dalle cateratte superiori sulla terra sottostante, né abissi 01-
116 Cfr. ElI, 19.
117 Il problema del ritardo o dilazione della salvezza ricorre anche in Or cat (GNO
III, 4, pp. 72,16-74,4), Diem nat (GNO X, 2, pp. 239,5-245,2) dove è giustificato con il fatto termine-concetto che ritorna spesso in Gregorio ed è stato studiato da molti critici: Da-
che Cristo poteva cosÌ eliminare «tutto» il male, come il medico che aspetta l'esplosione niélou, Comble, in L'etre et le temps, pp. 186-204; Canévet, Naturedu mal et économiedu salut
massima della malattia per guarirla completamente. Nel nostro caso il contesto è diverso: chez Grégoire de Nysse, RSR 56 (1968), pp. 87-96; J. R. Bouchet, La vision de l'économie du
il «ritardo» o «lentezza nell'intervento divino di Cristo si riferisce ai tre giorni del triduum saltlt se/on St. Grégoire de Nysse, RScPhTh 52/4 (1968), pp. 613-644; Zemp, Die Grundlagen,
mortis. Per una breve storia di questo argomento cfr. Barbel, Die grosse katechetische Rede, pp. 190-191. Nel nostro caso il «colmo del male» è messo in relazione alla «economia
pp. 166-168; Daniélou, CambIe, in L'etre et le temps, pp. 186-204. della passione di Cristo» che nei tre giorni della sua permanenza nel cuore della terra lo
118 Gregorio per fare maggiormente risaltare la «sovrabbondante potenza» di Cristo distrugge completamente. Altrove il concetto è utilizzato per spiegare la finitezza meta-
accentua, con il procedimento retorico dell'ouç'latç, il numero incalcolabile degli uomi- fisica del male, di fronte al carattere infinito del bene: Rom op 21 (PG 44, 20lB-204A);
ni in cui il male si è introdotto, e moltiplicato, la progressiva dilatazione di esso con le Inscript II, 8 (GNO V, p. 101,2-4); cfr. Canévet, Naturedu mal, pp. 92-96.
generazioni fino ad arrivare «all'infinito», al «colmo», al suo «dominio su tutta l'umanità», 120 Sal. 13, 3; 52, 4; Rm. 3, 12 (citazione di Is. 14, 3).
e formare un grande «cumulo» (awpElo): cfr. Drobner, Die drei Tage, p. 93. I.:espressione 121 «Grande cumulo (awpElo) del male»: awpEia così in senso metaforico anche in
«primo ingresso dei mali» allude al peccato originale e alle sue conseguenze (perdita o Crisostomo (Rom 44, 5 Ùl Mt, PG 57, 474A). Il termine ricorre negli scritti gregoriani va-
oscuramento dell'immagine divina, mortalità, passioni, sessualità, identificate con le «tu- rie volte sia in senso proprio che figurato: cfr. Lampe, s.v. I.:uso biblico è limitato aPI'. 25,
niche pellicee» di Ge/1. 3, 21: cfr. Daniélou, Mortalité, in L'etre et le temps, pp. 154-164; 22;
, il verbo, aopEuw ricorre in Rm. 12, 20 e al passivo in 2Tm. 3, 6 seguito dal dativo
Grégoire de Nysse, Traité de la Virginité, par M. Aubineau (SC 119), Paris 1966, pp. 155- apapTtatç.
161; M. Canévet, Grégoire de Nysse, in DSp 6 (1967), 986-991); e forse anche alla sua 122 «Dalla creazione (KaTo~oÀ~) del mondo)>>: KaTa~oÀ~ è usato in questo senso in
trasmissione nei discendenti, sebbene su questo punto Gregorio faccia registrare incer- altri scritti gregoriani: Rex (pG 44, 69C; 72A-B); Già rinvenibile in Mt. 13,35; Lc. 11,50;
tezze, ammettendola in alcuni scritti negandola in altri. La teoria del peccato originale è Gv. 17,24; ElI, 4; Eb. 4, 3; 9, 26; 1Pt 1, 20; Ap. 13, 8. In Origene e negli gnostici è intesa
da considerare ancora in via di elaborazione (Bar bel, Die grosse katechetische Rede, pp. in senso negativo per indicare il mondo materiale: cfr. Lampe, S.v., 2; cfr. E. COl' sini, Ori-
162-163, n. 226). Bibliografia: J. Vives, El pecado originai en San Gregorio de Nisa, Estudios gene, Commento al vangelo di Giovanili; Torino 1968, p. 30; p. 598; M. Simonetti, Origene,
Eclesiasticos 173 (1970), pp. 228-235; J. N. D. Kelly, Il pensiero cristiano delle origini (ed. it.), I PrincipI; Torino 1968, pp. 454 e n. 19; 456 e n. 25.
Bologna 1984 2, pp. 426-431; M. Hauke, Peccato originale, in GN Diz, pp. 448-451. Per la 123 «Economia della passione»: per olKovopia in Gregorio di Nissa cfr. stilla santa
bibliografia generale cfr. Altenburger - Mann, Sundenfall, in Bibliographie, p. 348. Pasqua n. 32; Maspero, OlKovopla, in GN Diz, pp. 418-423.
119 «La misura più alta» o «il colmo del male» (à%POTOTOV pÉTpov TOV KOKOV) è un 124 Cfr. Gdc. 14, 6.
128 Gregorio di Nissa Sul tnduo tra la mOlte e la risurrezione 129
trepassanti i propri limiti e sommergenti il suolo con i flutti; né tutto questo conseguentemente la malattia viene eliminata in tre giorni, essen-
l'orbe, a guisa di nave, con tutto l'equipaggio sommerso dall'abisso, né do assegnato a ciascuna specie di quelli che sono colpiti dal male un
monti finiti sotto le acque e cime dei monti sommerse 125; né [285 G.] a giorno per la guarigione: in un giorno gli uomini sono liberati dalla ma-
somiglianza di Sodoma, la pioggia delle fiamme, purificante con il fuoco lattia; nel secondo è curato il genere delle donne 132; nell'ultimo giorno,
ciò che era corrotto 126, né alcunché di simile, ma una semplice ed incom- come ultimo nemico, viene distrutta la morte 133 e i principati e le potestà
prensibile visita, una sola presenza di vita e di luce arrecò a coloro che del suo seguito e le potenze delle forze avverse 134 spariscono insieme al
giacevano nella tenebra e nell'ombra di morte 127 una completa sparizione loro capo.
e scomparsa e della tenebra e della morte 128 • [286 G.] Non ti meravigliare, poi, se la creazione del bene è distribuita
in spazi cronologici: infatti, anche nella prima origine del mondo la po-
14. Dovrei aggiungere qualcos'altro a quanto detto? Il male ebbe tenza divina non era incapace a condurre a termine in un istante tutti gli
origine nel serpente; la donna fu vinta dalla tentazione del drago; poi esseri, ma nondimen0 1J5 prendeva in aiuto insieme alla creazione degli
anche l'uomo fu sopraffatto dalla donna 129 • Il male ebbe origine per mez- esseri anche gli spazi temporali, così che questa determinata parte della
zo di questi tre esseri. A cosa mira il ricordo di questi fatti? È possibile creazione venne portata a termine nel primo giorno; nel secondo, invece,
scorgere un ordine del bene attraverso l'ordine esistente nel male 130. lo l'altra e così ugualmente di seguito, finché non furono compiuti gli esseri,
vedo questi tre ricetta coli del male l3l : primo, quello in cui in primo luogo avendo Dio nei giorni stabiliti costituito tutta la creazione 136 • Così anche
esso si formò; secondo, quello a cui passò; terzo, quello a cui sopraggiunse qui: secondo la ragione ineffabile della sua sapienza, in tre giorni allontana
dopo questi. Poiché, pertanto, il male traboccò in questi tre, cioè nella il male degli esseri viventi: cioè dagli uomini, dalle donne e dalla stirpe
natura diabolica e nel genere femminile e nell'insieme degli uomini, per
132 Tre volte ricorrono i termini relativi alla «malattia» morale (peccato) e cinque
125 Cfr. Gen. 7,10-12.17-20; 2Pt. 3, 6. volte quelli della «guarigione», «cura». Il male morale inteso come malattia è un concetto
126 Cfr. Gen. 19, 24. già platonico (Drobner, Die drei Tage, p. 100 n. 369), ma si incontra anche nel N.T. (Lc. 5,
127 Cfr. Is. 9, 1; Mt. 4, 16; Lc. 1, 79. 31-32) ed è ampiamente attestato nei Padri: cfr. Lampe, s.v., 2. Per la redenzione come
128 Anche in questa citazione di esempi biblici Gregorio usa un'accurata scelta di ta<Jtç, eEpaITEia in Gregorio di N. cfr: Or cat (GNO III, 4, p. 74, 2-4); Diem nat (GNO X.
vocaboli con accumulo di termini relativi alle acque, al fuoco, per mettere in contrap- 2, p. 240, 11-16).
posizione la grandezza dell'impresa e la facilità della vittoria riportata da Cristo (Drobner, m Cfr. lCor. 15,26.
Die drei Tage, p. 93). 134 Cfr. lCor. 15,24; Col. 2, 15.
129 Cfr. Gen. 3, 1-6. 135 «Ma nondimeno (oflwç) secondo tutta la tradizione manoscritta e vulgata, con-
130 «Ordine (TC1~tç) del bene... attraverso l'ordine del male»: il termine TCl~tç, talvolta, trariamente alla correzione di Langerbeck (GNO IX, p. 286, 4 e apparatus): cfr. Pietrella,
come qui, è sinonimo di è1?wÀovBia o è usato in unione con essa (in una sorta di Note al testo, pp. 531-532.
endiadi) nel campo della logica, cosmologia, storia, esegesi, ambiti nei quali il Nisseno 136 «...prendeva insieme alla creazione degli esseri anche gli spazi temporali»: questo modo
usa frequentemente Cx%oÀovBia (cfr. Daniélou, Enchafnement, in Letre et le temps, pp. 18- di spiegare la creazione da parte di Dio avvenuta nel tempo è molto diverso da quanto
42, passùJ1). Nella contrapposizione Cx%oÀovBia del bene/Cx%oÀouBia del male per il si legge in Hex (pG 44, 69D-72C; 77D-80C; 113B-C) dove si sostiene una creazione
Nisseno valgono due principi fondamentali: «essendo il male limitato, ad esso succede globale e istantanea, senza successione di tempo, spiegazione provata con la traduzione
conseguentemente (Cx%oÀovewç) il bene» (Homop 21, PG 44, 201C); e, in secondo luogo, di Aquila. La stessa idea della creazione divina del pleroma umano con un atto unico e
«l'incremento del bene è diminuzione del male» (Ep 4,6-7 GNO VIII, 2, p. 29,18-30,7). globale, posto fuori del tempo, e del suo compimento nel tempo si legge in Hom op 16.
Per questa tematica: cfr. Daniélou, Enchafnement, in L'etre et le temps, pp. 34-35; Zemp, Die 17. 22 (pG 44, 185C; 189C; 204C-205C): cfr. E. COl'sini, NOl(Velles perspectives SUl' le
Grundlagen, pp. 221-223. pl'Oblème des sources de l'Hexaemeron de Grégoire de N)'sse, StPatr 1 (TU 63), Berlin 1957, pp.
131 «Ricettacoli (8oXEta)>>, detto dell'uomo, il termine è usato negli autori cristiani a 94-10; Idem, Plél'Ome humain etplérome cosmique chez Grégoire de N)'sse, in «Écriture et cul-
partire dal III secolo: Lampe, s.v., 7 a-b. ture philosophique», pp. 111-126.
130 Gregorio di Nissa Sul !nduo tra la morte e la risurrezione 131
dei serpenti, nei quali in primo luogo ebbe origine l'essenza del male. attaccato a sé il dominio dell'universo 142, come per un potere sovrano e
Ma queste spiegazioni sulla causa dei giorni abbiamo elaborato co- non per una necessità di natura separa l'anima dal corpo, quando dice
me congettura; però lasceremo al giudizio degli ascoltatori se giusta- che «nessuno toglie a me la vita, ma io la offro da me stesso: io ho il potere di
mente o no. Il nostro discorso non è una dimostrazione, ma uno studio darla e il potere di riprenderla di nuovo» 143. Questo per me sia fermamente
e una ricerca 137• stabilito e la questione è stata chiarita!44.
15. Se poi nella passione 138 desideri scorgere con esattezza il periodo 16. Colui che dispone tutte le cose secondo il potere assoluto e so-
di questi giorni 139 (al numero, infatti, manca non poco, se tu calcoli il vrano non aspetta la necessità derivante dal tradimento!45 né l'assalto
tempo dopo l'ora nona della parasceve, da quando [Gesù Cristo] ricon- brigantesco dei Giudep46 né il giudizio illegale di Pilato!47, così che la
segnò il suo spirito nelle mani del Padre 140), aspetta un poco e la mia loro malvagità sia origine e causa della salvezza comune degli uomini;
spiegazione ti fornirà chiarezza su questo argomento l41 • ma con la sua disposizione precede l'assalto nel modo ineffabile del sa-
Qual è, dunque, la mia spiegazione? Volgi lo sguardo alla grandezza crifìcio. E il sacerdote insieme e «l'agnello di Dio che toglie il peccato del
della potenza divina e non ignorerai quello che tu cerchi. Ricorda la di- mondo»148 offre invisibilmente agli uomini «se stesso come ablazione e sacri-
chiarazione del Signore [287 G.l, che cosa afferma di se stesso colui che ha ficio per noi»!49.
Quando avvenne questo? Quando rese per i suoi discepoli il suo
137 La spiegazione sulla «causa del numero dei tre giorni» è presentata da Gregorio
come una «congettura» e non un'affermazione definitiva e categorica; è un'esercitazione
intellettuale e una ricerca. Affermazioni simili non mancano nel nostro autore: Hex (PG H2 Cfr. in/ra, sull'Ascensione, c. 4.
44, 68C; 81C; 85A); Hoin op 16 (PG 44, 180C; 185A); An l'es (PG 46, 57C). È un'imposta- w Gv. lO, 18, testo biblico che ricorre altre cinque volte negli scritti dottrinali gre-
zione di metodo usato da Origene (cfr. Alexandre, La théorie de l'exégès, p. 99, note 1 e 2; goriani per controbattere le idee eretiche di Eunomio e di Apollinare, in difesa della
H. Crouzel, Origene (ed. it.), Roma 1986, pp. 224-232; E. Pietrella, L'antiorigenismo di Gre- divinità e dell'umanità (compresa l'anima) di Cristo: cfr. Drobner, Bibelindex, p. 88; M.
goriodiNissa (De homop 28), Aug 26/1-2 (1986), pp. 161 n. 65; 162 n. 66. Nella spiegazione Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma 1975, p. 476. Per l'uso di Gv. lO, 18 negli
della «causa dei tre giorni» Gregorio si distacca dalle varie soluzioni prospettate anterior- autori orientali e occidentali: cfr. M. Aubineau, Homélies Pascales (SC 187), Paris 1972, pp.
mente, contemporaneamente e successivamente nell'omiletica pasquale e negli altri au- 414. 464; Dl'Obner, Die drei Tage, p. 111.
tori cristiani: cfr. Ps. Crisostomo, Hom Pasc I, 58, (SC 27); Idem, Hom Pasc III, 35-36, (SC l"" Notare nella seconda parte del c. 15 e nei successivi cc. 16-17 l'accumulo dei
48); Metodio, Res 2,25,8-9 (GCS 27, Bonwetsch, pp. 382,1-10). termini indicanti la potenza divina attribuita a Cristo. Su questo argomento cfr. J. Ga'ith,
138 «Nella passione»: altri traducono diversamente: Zinus (PG 46, 611A = re ipsa»); La conception de la libertéchez Grégoire de Nysse, Paris 1953, pp. 17-39; 72-76; 287 n. 7.
Fisch (BKV 70, II, p. 307 = in del' \virklichkeit»). H5 Cfr.Mt. 26,14-16.47-50 (parall.).
139 In questa sezione (cc. 15-17) Gregorio affronta e risolve il computo dei tre gior- 1"6 Cfr. Mt. 26, 47-56 (parai!.); Gv. 18,2-11.
ni. Era uno ç~T'lf1a attuale per la liturgia «storicizzata» dei fatti (crocifissione, morte, 147 Cfr. Mt. 27, 11-25 (parai!.); Gv. 18,28-19, l. Un elenco simile di eventi dolorosi
descensus ad in/eros) del triduum sacro che si stava diffondendo. Gregorio ne dà una solu- previsti e volontariamente affrontati da Cristo per la salvezza degli uomini si ha nell'omelia
zione diversa da quelle correnti e con una prospettiva teologica che sostiene il «potere Sulla santa Pasqua (c. 3), dove, accanto alla prescienza e alla libera volontà di Cristo, si
sovrano di Cristo» di dare la vita e di riprenderla di nuovo» secondo il testo biblico di mette in rilievo la «filantropia» divina; qui, invece, in rilievo sono poste l'onnipotenza che
Gv. 10,18, che è basilare in questa sezione (cc. 15. 17) ed è commentato con la medesima «dispone sovranamente ogni cosa» e la libera volontà della sua morte (M. Canévet, La
finalità negli scritti dommatici di Gregorio (Eun, Re/Eun, Antirrh, cfr. Drobner, Bibelindex mort du Christ... , Les Quatte Fleuves 15-16, 1982, p. 85).
zu V(1érken Gregors von Nyssa, p. 88). Per l'analisi di questa sezione cfr. Mateo-Seco, Estudios Hg Cfr. Gv. 1, 29. Per il sacerdozio di Cristo negli scritti gregoriani: J. Betz, Die Eu-
sobre la Cristologia, pp. 322-341. charistie in del' Zeit de/' griechischen Vater, in HDG IV, 4 a, Freiburg 1955, pp. 127-128;
1"0 Cfr. Lc. 23, 46; Sal. 30, 6. Mateo-Seco, Estudios sobre la Cristologia, pp. 261-269; Idem, Sacerdozio, in GN Diz, p.
w Si noti la tecnica «pedagogica» per coinvolgere gli ascoltatori: «Se desideri... aspet- 493.
ta un po'». H9 El 5,2; cfr.1Tm. 2, 6.
132 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 133
corpo cibo e il suo sangue bevanda 150. [288 G.] Ad ognuno, infatti, risulta attraverso quel luogo nel cuore [della terra] insieme alla potenza divina
chiaro che non potrebbe essere mangiato un agnello se il suo sgozzamento ad essa unita.
non precedesse il pasto. Pertanto colui che dà ai discepoli il suo corpo
come cibo dimostra chiaramente che il sacrificio dell'agnello è già stato 17. Pertanto, se qualcuno conta il tempo della permanenza nel cuore
compiuto, poiché il corpo della vittima non sarebbe pronto per il pasto [della terra] da allora, cioè da quando fu offerto a Dio il sacrificio da
se fosse vivo. parte del grande sommo sacerdote, che in maniera ineffabile e invisibile
Perciò, quando offrì ai suoi discepoli da mangiare il corpo e da bere sacrificò se stesso come agnello 153 per il peccato di tutti, non sarà lontano
il sangue, mentre egli già in segreto realizzava con il suo potere il mistero, dalla verità. Infatti, era sera quando fu mangiato quel sacro e santo corpo
arcanamente e invisibilmente il suo corpo fu sacrificato e l'anima era tra e poi a quella sera fece seguito la notte precedente la parasceve. Poi, il
quelli fra i quali la potenza di chi governa la collocò l5l , aggirandosi1 52 giorno della parasceve, poiché fu diviso dalla notte nuovamente aggiunta,
va contato in una notte e due giorni: se, infatti, Dio chiamò notte la te-
150 Cfr. Mt. 26, 26-29 (parai!.); 1COI'. 11, 23-25. nebra 154 e ci fu tenebra per tre ore su tutta la terra 155, questa è la notte
151 Il c. 16 contiene due idee fondamentali relative all'Eucaristia e all'Ultima Cena:
1- Il carattere sacrificale; 2- l'anticipazione reale nell'Ultima Cena della morte di Cristo.
istituita di nuovo nel mezzo del giorno, avendo essa delimitato per suo
Quest'ultima idea è propria degli autori siriaci, e in particolare di Afraate da cui dipen- mezzo le due parti dei giorni: la prima, dall'aurora fino all'ora sesta; l'altra,
derebbe il Nisseno (cfr. Drobner, Die drei Tage, pp. 109-111; Barbel, Die grasse katechetische dall'ora nona alla sera. CosÌ che fino a questo momento ci sono due notti
Rede, p. 200; meno convinto è W Huber (Passa und Ostern, Berlin 1969, p. 131, n. 134). Per e due giorni [289 G.]. Poi ci fu la notte antecedente il sabato e dopo di essa
gli scrittori siriaci: Huber, Passa und Ostern, pp.l30-132; Betz, Die Eucharistie, in HDG IV, il giorno del sabato: hai i tre giorni e le tre notti 156•
4 a, pp. 97-100. La scelta gregoriana della soluzione di Afraate andrebbe spiegata nell' am-
bito delle dispute dottrinali contro Eunomio e Apollinare per affermare in Cristo la Quanto al resto, ricerca l'ora della risurrezione e troverai la verità
piena divinità (volontarietà della morte) e la piena umanità (morte): cfr. Drobner, Die drei nelle affermazioni fatte. Quando, dunque, questo avvenne? «Passato il
Tage, pp. 110-111. Bibliografia sulla dottrina eucaristica gregoriana (oltre quella citata): cfr. sabato», dichiara Matteo 157• Questa è per te l'ora della risurrezione, se-
Altenburger - Mann, Eucharistie, in Bibliographie, p. 329; J. Bielsa, El vocabolario eucaristico
eli la «Oratio Catechetica» de Sali Gregorio de Nisa, in «Studien zu Gregor von Nyssa und 153 «s:aCriifi"co se stesso come agneHo»:
Tl su questa scelta cfr. Pietrella, Note al testo, pp.
del' christlichen Spiitantike», hrsg. Von H. Drobner - Chr. Klock, Leiden 1990, pp. 233-
532-533.
244; Mateo-Seco, Eucarestia, in GN Diz, pp. 270-274.
154 Cfr. Gen. 1, 5.
152 <<Aggirandosi» (TIEpmoÀovaa): cfr. Platone, Fedra 246 b, dove il verbo è usato a
155 Cfr. Mt. 27, 45 (parall.)
proposito dell'anima, come nel nostro caso. La presente affermazione gregoriana (la qua-
156 Gregorio esegue un conto logico-matematico, individuando così tre giorni (due
le sembra risentire di una concezione origeniana secondo cui l'anima di Cristo dopo la
periodi del venerdì e tutto il sabato) e tre notti (quella tra il giovedì e il venerdi, il tempo
morte, terminato un breve soggiorno nel paradiso, passerebbe agli inferi = «cuore della
dall'ora sesta alla nona del venerdì, la notte del venerdì). Sulla storia e la soluzione del
terra»: cfr. Daniélou, Letat du Christ dans la mort d'après Grégoire de Nysse, HJ 77, 1958, pp.
problema negli autori cristiani si rinvia soprattutto a Huber, Passa und Ostern, pp. 130-
65-67), sarà superata nel c. 20 (dove si afferma che l'anima di Cristo, separata dal corpo
13 3; Barbel, Die grasse katechetische Rede, pp. 200; R. L. Wilken, Litury, Bible and theology
con la morte, si porta subito in paradiso (con il buon ladro ne) o nelle mani del Padre. W
in the easter homilies oj Grego!'y oj Nyssa, in «Écriture et culture philosophique», pp 106-
Maas (Gott tll1d die Holle, Einsiedeln, 1979, pp. 154-155) facendo notare questa incon-
113; Drobner, Three days alld three nights iII the heart ojthe earth. The ca!culation ojtriduum
gruenza rispetto alla soluzione data nel cap. 20, la giustifica quale mezzo per risolvere il
problema dei tre giorni. La dottrina della discesa dell'anima agli inferi si mantenne a
mortis according to Grego!'y ojNyssa (de tridui spatio p. 286, 13- 290, 17, in «Easter Sermons»
pp. 263-278); Idem, Die drei Tage, pp. 106-113.
lungo nei documenti ufficiali della Chiesa: cfr. Concilio senonense (1140-1141), Denzinger-
157 Mt. 28, l. A proposito di Cl\VÈ aa~~é(TCùv Girolamo (Ep ad Hedibiam, 120, 4)
Hiinermann, n. 738; Concilio Lateranense IV (1215), Denzinger - Hiinermann n. 801.
precisa: <<M.ihi videttl!· evallgelista, qui ebraico sermone cOllscripsit, nOI1 tam «vespere» dixisse
Nel c. 20 Gregorio non farà più menzione di «luoghi» dove si troverebbero l'anima e il
quam «sera» et eum qui inte/pretatus est verbi ambiguitate deceptum 110/1 «sera» inte/pretal1dum
corpo Cristo dopo la morte, ma di «stati», superando così ogni concezione mitologica
esse, sed «vespere». Traduciamo perciò «dopo il sabato» o «passato il sabato».
(cfr. Daniélou, L'é/at du Christ, pp. 65-67; Drobner, Die drei Tage, p. 123).
134 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 135
condo la chiara affermazione del vangelo; questo è il termine della per- dita nella rapidità della sua azione. Colui che ha «il potere di dare e di ri-
manenza del Signore nel cuore [della terra], poiché essendo già sera prendere la vita da se stesso» 163 come voleva, in quanto creatore dei secoli
inoltrata (la sera era l'inizio di quella notte cui seguÌ il primo giorno aveva potere di non essere schiavo del tempo per le sue opere, ma di di-
dopo il sabato 158), allora avviene il terremoto; allora l'angelo sfolgorante sporre il tempo secondo le sue opere 164 .
nelle vesti fa rotolare la pietrà dal sepolcro 159• Le donne alzatesi di buon
mattino, diffondendo ormai il giorno la luce, tanto da apparire qualche 18. Però il mio discorso non ha toccato ancora l'argomento più
raggio del sole nel suo sorgere, vedono che la risurrezione è già avve- importante 165. È opportuno che gli studiosP66 ricerchino come il Signore
nuta 160. Compresero, benSÌ, il prodigio, ma non ne appresero l'ora. Infatti nel medesimo tempo sia presente in tre [situazioni]167, cioè nel cuore
che [il Signore] fosse risorto lo disse loro l'angelo 161, ma «quando» non della terra, nel paradiso con illadrone e nelle mani del Padre 168. Infatti,
lo aggiunse alla sua parola. Però il grande Matteo solo tra gli evangelisti
annotò con cura il momento, dicendo che l'ora della risurrezione fu la
Gv. 10, 18.
sera del sabato 162.
163
164 Ricottono vari titoli relativi a Cristo «dominatore», «creatore» del tempo; «si-
Ora se le cose stanno cosÌ, noi abbiamo stabilito il periodo [dei gnoria», «potenza divina», «potere». Per questi significati di:. Zemp, DieGrundlagen, p. 74
giorni], qualora si misuri il tempo a partire dalla sera dopo il quinto gior- n. 69. Molti e frequenti i termini relativi al tempo: cfr. Zemp, ivi, pp. 63-97; Altenburger-
no fino alla sera del sabato [290 G.l, avendo la notte che si interpose, come Mann, Zeit, in Bibliographie, p. 353.
165 «L'argomento più important!?»: un'espressione simile ricorre più volte nella nostra
detto, diviso la parasceve in due giorni e in una notte. Era, infatti, neces-
omelia (cfr. prologo, cc. 5. 10. Gregorio segue le regole della retorica secondo cui l'argo-
sario che sotto Colui che domina il tempo con il suo potere sovrano, le mento più importante doveva essere trattato alla fine (cfr. Quintiliano, Imt or VII, 1,10).
opere non fossero necessariamente co estensive alle misurazioni cronolo- 166 «Studiosi» (lett. più desiderosi di sapere): così traduco il termine greco (j>lÀolla-
giche stabilite, ma che le misure del tempo fossero istituite di nuovo in e~aTEpol; non molto frequente in Gregorio, esso indica, quasi sempre nei suoi scritti, i
funzione dell'utilità delle opere e che, portando a termine la potenza di- teologi, in contrapposizione a «quelli che pensano piamente» (cfr. Drobner, Die drei Tage,
pp. 114-115).
vina la realizzazione dei beni in modo più rapido, più brevi fossero 167 Introducendo il tema della triplice presenza simultanea di Cristo, Gregorio usa
costituite le misurazioni del tempo, cosÌ che questo non fosse computato un linguaggio vago e sfumato, in quanto non parla di «luoghi», ma genericamente di
in un numero inferiore ai tre giorni e ad altrettante notti (poiché la ra- «tre» (realtà? stati? condizioni? situazioni?), mentre l'espressione (letteralmente intesa)
gione arcana e ineffabile esigeva questo numero) e la potenza divina, con «si dà» (EauTòv oioCùat) riferita a Cristo sottolinea una volta in più il suo potere sovrano
l'aspettare le normali estensioni dei giorni e delle notti, non fosse impe- di disporre di se stesso (cfr. supra c. 15).
168 In questa sezione Gregorio affronta e risolve «l'argomento più importante» con-
nesso con il tridllulJ1 mortis: la triplice presenza simultanea di Cristo. Il tema è presente
158 Cfr. Mt. 28, 1 (paraI!.); Gv. 20, 1. nella tradizione cristiana anteriore e posteriore a Gregorio, sia nei padri orientali che
159 Cfr. Mt. 28, 2 (paraI!.); Gv. 20, 12-13. occidentali. Nella seconda metà del IV secolo la questione divenne più attuale e urgente
160 Cfr. Mt. 28, 6-7 (parai!.).
per le dispute cristologiche, soprattutto in relazione al pensiero Apollinare di Laodicea,
161 Cfr. Mt. 28, 2-7 (parai!.).
riguardo alla completa natura umana di Cristo. Bibliografia sulla cristologia del IV secolo
162 Cfr. Mt. 28, 1. Dicendo «l'ora della risurrezione/t,la sera del sabato» anche Gregorio
e più specificatamente del Nisseno: J. Liébaert, L'incal'l1ation des 0/1gines ali conCile de Chal-
cadrebbe nell'equivoco denunciato da S. Girolamo (cfr. supra n. 157), intendendo ò\jIÉ cedoine, Paris 1966, pp. 158-162 A. Grillmeier, Gestì Cristo nella/ededella Chiesa, vo!. I, t. I
per «sera», invece che «tardi». Sulla risurrezione di Cristo in Gregorio di Nissa cfr. so- e t. II (ed. it.), Brescia, 1982, pp. 365-629; in particolare pp. 694-708; E. Bellini, Su Cristo.
prattutto: Mateo-Seco, Resuscit6 al tercer dia (Analisis de la doctrina de san Gregorio de Nisa Il grande dibattito nel quarto secolo (Apollinare, Epifanio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di
sobre la resurrection de Jesu Cristo, Scripta Theologica 5 (1973), pp. 7-89; Idem, Estudios sobre Nissa e altn), Milano 1977: per il Nisseno pp. 323-483; 543-546; J. N. Kelly, Il pensiero
la Cristologia, pp. 309-382 (soprattutto in relazione alla nostra omelia pp. 325-327); Idem, cristiano delle origini (ed. it.), Bologna 19842, pp. 343-377; Altenburger - Mann, Christologie,
Resurrezione, in GN Diz, p. 489; Cristologia, ivi, pp. 173-174. in Bibliographie, pp. 325-326; Mateo-Seco, Cristologia, in GN Diz, pp. 165-177.
136 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 137
da una parte [291 G.] dice: «Come Giona fu nel ventre del pesce, così anche il la sua ombra»175 per formare in lei l'uomo nuovo 176 (quello definito nuovo,
Figlio dell'uomo sarà nel cuore della terra»169 per il periodo di tre giorni. Al in quanto fu creato secondo Dio 177, non secondo il modo abituale degli
lad1'One poi dice: « Oggi sarai con me nel paradiso» 170. E al Padre: «Nelle tue uomini, così che fosse tempio di Dio non fatto dagli uomini: infatti, l'Al-
mani affido il mio spirito» 171. Poiché uno né potrebbe dire che il paradiso tissimo non abita in templi manufatti, cioè costruiti dagli uomini1 78), al-
sia negli inferi, né che gli inferi siano nel paradiso, con la conseguenza lora quando la Sapienza si edificò la casa 179 e all'interno fu modellata la
che Egli si trovi nel medesimo tempo in ambedue o che questi siano det- figura mediante l'adombramento della potenza come per meZzo di una
ti mano del Padre. impronta di sigillo, in quel momento [292 G.] la potenza divina si mescolò
Ma, forse, questo non è oggetto degno di ricerca per le persone che alle due parti, di cui è formata la natura umana, cioè all'anima e al corpo,
ragionano secondo la retta dottrina 172, poiché colui che è dovunque per mescolandosi ugualmente all'una e all'altro 18o•
la potenza divina è presente in ogni luogo e non è escluso da nessuno di Dal momento che queste due parti erano morte per la disobbedienza
essi 173 • (poiché la morte dell'anima è l'allontanamento dalla vita vera, mentre
quella del corpo è la corruzione e la dissoluzione), era necessario che la
19. Ma io so di aver appreso anche un'altra spiegazione 174 riguardo morte fosse scacciata da tutte e due con il mescolarsi ad esse della vita 181 •
a questo argomento, che, se voi volete, esporrò brevemente. Quando lo
175 Cfr. Le. 1,35.
Spirito Santo scese sulla Vergine e la <potenza dell'Altissimo» la coprì con
176 Cfr. E/. 2, 15; 4, 24; cfr. 2Cor. 5, 17.
177 Cfr. E/. 4, 24.
178 Cfr. At. 17,24.
169 Mt. 12, 40, citato (prologo, c. 5) a proposito di Giona, dove, però, si parla di 179 Cfr. Pr. 9, 1, citato in contesti simili al nostro passo: Eun III, t. 1, 44 (GNO II, p.
«Ade», mentre qui di «cuore della terra», che, come appare in questo stesso paragrafo, è 19,4-5)j Antirrh (GNO III, 1, p. 144,9-10 ; Ep 3, 19 (GNO VIII, 2, p. 25, 3).
sinonimo di uTToX96vla. Sull'uso di Mt. 12, 40 nell'omelia sul Triduo e in Antirrh cfr. 180 In questo e nel successivo capitolo 20 ricorrono i verbi KaTaKEpavvuj.ll, KaTa-
Mateo-Seco, Estudios, pp. 315-332. ptyVUPl e i sostantivi avaxpaO"lç, Èmpt~ta, tutti nella forma composta, relativi al con-
170 Lc. 23, 43. cetto di «mescolanza» che sono abituali nel vocabolario gregoriano per indicare l'unione
171 Lc. 23, 46. delle due nature divina e umana in Cristo: cfr. J. R. Bouchet, Le vocabt/laire de l'ul1iol1 et du
172 «Coloro che pensal10 secondo la retta dottrina (EÙO"E~Wç)>>: coloro che pensano pia- rapport des natt/res chez Grégoire de Nysse, RThom 68 (1968): pp. 541-549. Per le fonti
mente seguono la «retta fede». Per EÙO"É~Ela come «ortodossia»: cfr. supra, prologo, c. 4 gregoriane, Idem, ivi, pp. 551-565. Gregorio, con l'uso del termine «mescolanza» della na-
e n. 30. tura umana e divina, non giunge alla dottrina dell'unione delle due nature nella persona
173 Circa l'onnipresenza di Cristo cfr. in questa omelia cfr. infnl cc. 27-30; 01' cat (unione ipostatica): cfr. Liébaert, L'incal'l1ation, pp. 158- 162. Sugli aspetti della cristologia
GNO III, 4, pp. 63,9-64,3. gregoriana cfr. ancora: K. Holl, Amphilochitls von Ikonitlm, pp. 220-235 (specialmente pp.
174 Dopo una soluzione generale, il Nisseno espone una spiegazione più profonda 226-228); J. Lenz, Jesus Christt/s nach del' Lehre Gregors von Nyssa, pp. 90-91; Barbel, Die
che dice desumere da una «fonte» (<<so di aver appreso un'altra spiegazione»). In realtà la grosse katechetische Rede, pp. 130-133; Mateo-Seco, Estudios, pp. 107-110.
problematica della triplice presenza di Cristo nel triduum mortis si trova affrontata da vari 181 Dopo il «fatto» dell'incarnazione richiamato con linguaggio esclusivamente bi-
autori: Clemente Al., EXce/pta ex Theod 62,3 (GCS 3,128, 6 s., Stiihlin - Friichtel); Origene, blico, Gregorio ne spiega il «perché», esponendo un argomento prettamente soteriologico:
111 Jo. XXXII 32); frg in Lc 248 (GCS 9, 332, Rauer); in Mt 12,3 (GCS 10,72, 33-73, 2, poiché l'anima e il corpo erano morte a causa della disobbedienza, era necessario che la
Klostermann); dial Eracl, 6-8 ( SC 67, Scherer); Ps. Crisostomo, Hom Pasc I, 7.56 (SC 27); morte fosse scacciata da entrambi, con la mescolanza della vita, per effetto della divinità.
Ps. Atanasio, de Incal'l1 c. Apol (pG 26, 1117B). Per la storia del problema e l'analisi degli È questo il motivo teologico del «quod non assumptum non sanattlln», già presente in Ori-
autori: cfr. A. Grillmeier, Del' Gottessohn ùn Totenreich, ZKTh 71 (1949), pp. 29-53; 184- gene (Dial Eracl6; cfr. Liébaert, L'incarnation, p. 97; Grillmeier, Gestì il Cristo, vol. I t. I, p.
203; Daniélou, Mortalité, in L'etre et le temps, pp. 177-179; L. R. Wickam, Soul and body: 360), formulato anche da Gregorio N azianzeno (Ep 101 Cled, PG 37, 181 C-184A), ribadito
Christ's Omnipresence (de Tridui Spatio, pp. 290, 18-294,13), in «Easter Sermons», pp. 279- dal Nisseno (RefEunI73-175, GNO II, pp. 385,2-386,11; Antirrh (GNO III, 1, p. 152,4-14).
292; Drobner, Diedrei Tage, pp. 117-119. Per il principio soteriologico ricordato sopra cfr. M. F. Wiles, Soteriological argt/ments in the
138 Gregorio di Nissa Sul trMuo tra la morte e la risurrezione 139
Pertanto, mescolatasi la divinità corrispondentemente all'una e all'altra tutte le cose sussistono»186, niente è inaccessibile. L'altra soluzione poi, a
parte dell'uomo, per mezzo di ambedue apparvero chiaramente i segni cui mira ora il mio discorso, è che avendo Dio trasformato l'uomo tutto
della natura superiore: poiché il corpo manifestava la divinità presente intero nella natura divina l87 per averlo mescolato a sé, nel tempo dell'eco-
in esso operando le guarigioni con il tatto, mentre l'anima mostrava la nomia della passione l88 ciò che una volta era stato mescolato non si al-
potenza divina con quella sua volontà potente. Infatti come il senso del lontanò né dall'una né dall'altra delle parti (<<i doni di Dio, infatti, sono
tatto è proprio del corpo, così all'anima appartiene il moto della libera irrevocabili»189), ma la divinità separò volontariamente l'anima dal cor-
volontà. pOl90i dimostrò, però, che essa stessa era rimasta in tutti e due. Infatti,
Si avvicina illebbroso già disfatto e finito nel corpo. Come avviene mediante il corpo, nel quale non accolse la corruzione derivante dalla
la guarigione? L'anima vuole e il corpo tocca e la malattia fugge per mez- morte l9l, distrusse «colui che aveva il potere della morte»192i con l'anima aprì
zo di tutti e due: «Se ne andò, infatti dice, immediatamente la lebbra» 182. al ladro !'ingresso nel paradiso. E le due azioni sono compiute nel mede-
Ancora: non vuole lasciare andare via digiuni coloro che in molte migliaia simo tempo, realizzando la divinità il bene mediante le due parti: cioè, la
sono accalcati accanto a lui nel deserto e con le mani spezza i panP83. dissoluzione della morte per mezzo dell'in corruttibilità del corpoi il ri-
Vedi come la divinità che è presente nei due elementi, si manifesta me- torno degli uomini al paradiso per mezzo dell' anima che si affrettava
diante ambedue le parti, e con il corpo che agisce e con l'impulso della verso la propria dimora 193 .
volontà presente nell'anima. E quale necessità c'è che io descriva tutti i 186 Cfr. Col. 1, 17.
miracoli compiuti alla stessa maniera, [293 G.] spendendo il discorso in 187 «Avendo tras/onnato l'uomo tutto intero nella divinità»: è una delle espressioni
cose note?184 Ma io tornerò piuttosto all'argomento per il quale ricordai cristologiche giudicate «ambigue» per le quali Gregorio è stato accusato di nestorianismo
quanto detto.
e di monofisismo a.Tixeront, Histoire des dogmes, II. De Saint Athanase à Saint Augustin,
Paris 1909, p. 128); cfr. anche infi'a epilogo, c. 35: <,Colui che per noi si è fatto come noi ...
conduce il proprio uomo [= umanità] (TÒV ÉauTOv aVepc.mov) al vero Padre».
20. Come il Signore si trova nel medesimo tempo e nell'Ade e nel 188 «Nel tempo dell'economia della passione», cioè nel tempo della morte di Cristo,
paradiso?185 Una soluzione di questo problema è che a Dio, «nel quale durante la quale la divinità separò volontariamente l'anima dal corpo: per oiKovoflla in
Gregorio cfr. sulla santa Pasqua n. 32.
189 Rm. 11, 29. Sull'uso gregoriano di questo testo scritturistico cfr. Mateo-Seco,
Fathers, StPatr 9 (TU 94), Berlin 1966, pp. 322-325; A. Grillmeier, Quod non assumptum non
sanatum, «Lexikon fiir Theologie und Kirche 2» 8 (1963), pp. 954-956. Studi su Apollinare Estudios, pp. 315-322; Drobner, Bibelindex, p. 96.
190 La morte come separazione dell'anima dal corpo, tradizionale nella filosofia
di Laodicea: Bellini, Su Cristo (per Apollinare: pp. 17-189; per Gregorio: pp. 323-483; 543-
greca (Platone, Stoici) è ricorrente negli scritti gregoriani: Antirrh (GNO III, 1, pp. 153,5;
546); Ch. Kannengiesser, Apollinare di Laodicea (apollinarismo), in DPAC I (1983), pp. 281-
285; Mateo-Seco, Apollinare di Laodicea, in GN Diz, pp. 100-101; E. Cattaneo, Apollinare di
224,27-225,1; Eun III, t. 3, 68 (GNO II, p. 132,11); Re/Etln180 (GNO II, p. 388,14-15);
Laodicea, in «Letteratura Patristica», a c. di A. Di Berardino - G. Fedalto - M. Simonetti (<<I Or cat (GNO III, 4, p. 48,1-2): cfr. Mateo-Seco, La teologia de la muerte el1 la «Oratio
Catechetica magna» de san Gregorio de Nisa, Scripta Theol 1,2 (1969), pp. 453-473; Idem,
Dizionari San Paolo»), Cinisello Balsamo 2007, pp. 118-121.
Morte, in GN Diz, pp. 403-406.
182 Mt. 8, 3 (paraI!.).
191 Cfr. Sal. 15, 10; At. 2, 27.31; 13,35.37.
183 Cfr. Mt. 14, 13-21 (paraI!.); Gv. 6, 1-13.
192 Eb. 2, 14.
184 Concetti ed espressioni simili per guarigioni di malattie opel'ate da Cristo con
193 La maggior parte degli scrittori del IVO secolo (Atanasio, Epifanio, Ilario, Am-
la semplice parola e il solo movimento della volontà, anche in Re/Eun 179 (GNO II, p.
brogio), pur riconoscendo la permanenza della divinità nell'anima di Cristo durante la sua
388,6-9); Orcat (GNO III, 4, pp. 58, 21-59,1).
morte, la escludeva dal suo corpo, in cui, invece la sostenevano il Nisseno e lo Ps. Atanasio
185 L'interrogativo rientra nel metodo di coinvolgimento degli uditori. Notare che
(De Inc. contra Apolinal'istas, I, 18; II, 14-17, PG 26, 1125B; 1156B-1161C ): cfr. la sintesi in
invece delle «tre» (realtà): «cuore della terra, paradiso, «mani del Padre» alle quali Cristo
Daniélou, Mortalité, in L'e/re et le temps, pp. 180-184; M. Canévet, La mOli du Christ et le my-
è presente (<<si dà», c. 18), qui ne sono nominate solo due: Ade e paradiso. La risposta
stère de sa personne humano-divil1e dans la théologie dII IVe sièc!e, Les Quatre Fleuves, 15-16
immediata e generale è che niente è inaccessibile a Dio.
140 Gregorio di Nissa
Sul trzduo tra la morte e la risurrezione 141
Poiché, pertanto, duplice è il composto umano, mentre semplice ed
PASQUA GIUDAICA E PASQUA CRISTIANA 199
unica la natura della divinità, nel momento della separazione del corpo
dall'anima, l'indivisibile non si separa insieme al composto umano, ma
22. Ma sarebbe giusto aggiungere brevemente200 al mio discorso tutti
avviene il contrario. Infatti, per l'unità della natura divina, [294 G.] che si
quei rimproveri che noi ascoltiamo da parte dei Giudei che inveiscono
trova ugualmente in ambedue, gli elementi separati si uniscono di nuovo
con accuse violente contro la nostra norma. Dicono, infatti, che nella
l'uno con l'altro. E così la morte si produce con la separazione delle parti
legge sulla pasqua ai Giudei sono stati prescritti da Mosè il quattordi-
unite insieme, invece la risurrezione con la unione delle parti divise 194 .
cesimo giorno della luna 201 , il mangiare pani azzimi per sette giorni202 e
che siano preparate come companatico dei pani azzimi le erbe amare 203 •
21. Se, poi, chiedi come colui che è nel paradiso si consegni nelle
Pertanto, se voi avete a cuore [295 G.] l'osservanza 20 4 del 14° giorno,
mani del Padre 195, il sublime Isaia ti spiegherà l'oggetto di questa ricerca.
siano rispettate 205 - dicono i Giudei - anche le erbe amare e gli azzimi.
Infatti, egli ispirato da Dio parlando della Gerusalemme celeste 196, che
crediamo non essere nient'altro che il paradiso, dice: «Sulle mie mani
demitizzazione di elementi cosmologico-mitologici; e riduzione della tricotomia: rrvEuf-1a,
disegnai le tue mura»197. Se, pertanto, sulle mani del Padre è stata tracciata
lf'uX~, aWf-1a (sostenuta anche da Apollinare) ad una dicotomia: corpo, anima. Il problema
la Gerusaleme che è il paradiso, è chiaro che colui che è nel paradiso si della molteplice presenza contemporanea di Cristo nel triduum mortis era stato affrontato
trova completamente nelle mani del Padre, sulle quali la città divina ha o in vista di una concordanza biblica, o nel contesto del descensus ad in/eros e quindi sotto
il suo disegno 198 • E questo argomento sia trattato fin qui. l'aspetto prevalentemente soteriologico. Invece, la chiave di interpretazione del Nisseno
è prevalentemente cristologica, dove peraltro egli risulta impreciso nella terminologia:
uso prevalente di «mescolanza» a proposito delle due nature in Cristo; applicazione di
(1982), pp. 71-91; R. Winling, La résurrection du Christ dans l'Antirrheticus advel'sus Apollina-
ùrroamatç (Antt'rrh GNO III, 1, p. 223,31) e di rrpoac.mov (ivi, p. 148,29) all'umanità di
rem de Gl'égoire de Nysse, Rev Études August 35 (1989), pp. 16- 23; H. Chadwick, Les deux
Cristo. Infine, è più attenta all'unità delle due nature che all'unità della persona. Sulla
traités contre Apollinaire attribués à Athanase, in «Alexandrina, J udalsme et Christianisme à
cristologia del IV secolo cfr. supra nota 168; inoltre: Cl. Moreschini, Opere di Gregorio di
Alexandrie», Mélanges offerts à Claude Mondésert, Paris 1987, pp. 247-260). In q~e~to
Nissa, Torino 1992, pp. 71-75; Idem, I Padri Cappadoci, Roma 2008, pp. 298-304.
capitolo il Nisseno adduce tre prove a dimostrazione del suo assunto: una p~'ova ~Ibhca
199 Il Nisseno affronta in questa seconda parte un problema che riguarda insieme
basata su Rm. 11,29 (cfr. Mateo-Seco, Estudios, pp. 315-349); una prova sotenologlca: es-
il culto (celebrazione della pasqua), la Bibbia (su cui e sulla cui interpretazione si fonda
sendo la divinità rimasta unita al corpo e all'anima, il primo non subì corruzione, ma di-
la festa), la vita morale-spirituale dei cristiani. Il tutto, però, è esposto in occasione di una
strusse la morte per mezzo dell'incorruttibilità, mentre l'anima aprì al buon ladrone
reale polemica con i Giudei che accusano i cristiani di una celebrazione pasquale «dimez-
l'ingresso nel paradiso. Una simile soteriologia «binaria» è esposta da Ps. Atanasio, De Inc
zata» o incompleta.
c. ApotI, 14-17; II, 15 (pG 26, 1117B-1125A, passù,,; 1156B-1157A; 1160C). .,
200 «Brevemente»: espressione che si incontra in maniera simile nell'omelia (cfr. cc.
194 La terza prova della permanenza della divinità nell'anima e nel corpo dI Cnsto
19.23).
nel triduum mortis è filosofica, basata sulla «semplicità» e quindi indivisibilità della natura
201 Cfr. Es. 12, 6; Lev. 23, 5; Num. 28, 16.
divina, che, inoltre, è in grado di riunire in Cristo le due parti (anima e corpo) separate
202 Cfr. Es. 12, 15.18-20; Lev. 23, 6; Dt. 16, 3-4.
per la morte e causare la stessa risurrezione di Cristo, la quale è principio e fonte della
203 Cfr. Es. 12, 8.
risurrezione degli uomini.
204 «Osservanza (rrapaT~P'latç)>>: T'lpEtV è il verbo tecnico usato da Eusebio (Storia
195 Cfr. Lc. 23, 46; Sal 30, 6.
ecclesiastica V, 24, 14-17) nel riferire la controversia tra orientali «quartodecimani» e
196 Cfr. Gal. 4, 26; Eb. 12, 22; Ap. 3, 12; 21, 2.
occidentali nella celebrazione della pasqua (Ruber, Passa und Ostem, pp. 55-61; Cantala-
197Is. 49, 16.
messa, La pasqua della nostra salvezza, pp. 121-124; Idem, La pasqua nella Chiesa antica, pp.
198 Per la frase conclusiva cfr. anche Antirrb (GNO III, 1, p. 153,20-27). Il Nisseno
XIX-XX.
compie una duplice riduzione rispetto alla tradizione precedente: riduzione di luoghi da
205 «Siano insieme rispettate (auf-1rrapmpuÀaTTÉa9w)>>: i lessici non riportano tale
tre (<<cuore della terra», «paradiso», «mani del Padre») a due (cuore della terra = sepolcro;
verbo con doppia composizione. E. C. E. Owen (St. Gregory o/Nyssa. Grammar, Vocabulary
paradiso = «mani del Padre»), intesi non più come luoghi, ma come «stati», con una
and Sty!e, JThSt 26, 1925), pur limitando la sua indagine al c. EUI1, riconosce nel Nisseno
142 Gregorio di Nissa Sul trzduo tra la morte e la risurrezione 143
Ma se queste ultime prescrizioni possono essere trascurate, quale preoc- che l'uomo per mezzo dei molteplici precetti possa essere purificato dal-
cupazione avete per quel giorno? Infatti, delle disposizioni stabilite dallo la malizia che si è mescolata alla sua natura. Questo si ottiene perfettamente
stesso legislatore non va giudicata giusta ed utile all'anima una parte ed nella circoncisione21O, questo si consegue nel (rispetto) del sabato 211, que-
un'altra, invece, inutile e da rigettarsi. Cosicché è necessario o che da voi sto nell'osservanza dei cibF12, questo nei vari sacrifici degli animaIF13;
siano rispettate tutte le norme prescritte per la pasqua o che voi non os- questo si ottiene nelle singole prescrizioni della legge. E sarebbe lungo
serviate nessuna di esse206 . esporre con accuratezza tutto ciò che a noi è stato rivelato in figura 214
dalla legge su ciascun punto per la purificazione della nostra vita.
23. Che cosa rispondiamo noi? Ricordiamo colui che ha esortato a Come, pertanto, per mezzo della circoncisione compiuta spiritual-
non temere l'oltraggio degli uomini e a non sottostare alloro disprezz0 207. mente 215 la natura umana depone ciò che è passionale216, [296 G.] togliendo
Infatti, conosciamo l'osservanza degli azzimi utile all'anima e il vantaggio via da sé la vita carnale, con il riposo del sabato essa impara l'interruzione
delle erbe amare e l'utilità del 14°giorno. del male 217; il sacrificio di animali uccide le passionF18 e la distinzione
La ragione è questa che noi esamineremo brevemente. «La legge,
avendo l'ombra dei benifuturi»208, mira principalmente ad un solo SCOp0209:
Le gtletteur et la cible: les detlx sens de «skop6s» dans la langue religieuse des chrétiens, REG 74
una frequente tendenza a coniare termini o usare neologismi, già introdotti da altri (1961), pp. 450-468; Daniélou, Thé6ria, in L'i/reet le temps, pp. 1-17, passim; B. De Margerie,
autori: tali parole sono abitualmente composte. Nel c. Et/n, ad es., egli segnala 50 parole Introdtlzionealla storia dell'esegesi (ed. it.), voI. I, Roma 1983, pp. 217-242; Simonetti, Lettera
composte con -avv, molte delle quali create o da Gregorio stesso o da altri teologi. e/o allegoria, pp. 145-156.
206 L'accusa dei Giudei contro i cristiani riferita dal Nisseno (osservanza del 14° 210 Cfr. Gen. 17, lO; Lv. 12,3.
giorno e non rispetto degli azzimi e delle erbe amare) non ha alcun riscontro nella lette- 211 Cfr. Gen. 2, 3; Es. 20, 8; Lv. 23, 3; Dt. 5, 12.
ratura giudaica e cristiana relativa ai rapporti tra i due gruppi religiosi (A. Meredith, The 212 Cfr. Lv. 11, 1-46; Dt. 14,3-21.
answerto Jewishobjections, [Detridtlispatio, p. 294,14-298,18], in «Easter Sermons», p. 293). 213 Cfr. Lv. 1, 1-17; 3, 1-17; 4, 1-35.
Ma l'elenco di accuse precise e circostanziate (c. 22) sembra riferirsi ad una conoscenza 214 «In figura» (oivtYIlOTWùwç)>>: ci riporta allo stesso significato di aKtO (cfr. supra
ed esperienza degli uditori e fa concludere per l'esistenza di accuse reali contro la comu- nota 208).
nità cristiana a cui si rivolge il Nisseno (cfr. Drobner, Die drei Tage, pp. 144-145). Tale 215 Cfr. Rm. 2, 29; Col. 2, 11. In Gal. 5, 2-12. Paolo combatte la necessità della
ipotesi è tanto più ragionevole se si considerano altre testimonianze della seconda metà circoncisione materiale, per affermare contro i cristiani giudaizzanti il primato della fe-
del IV secolo e inizio del V secolo desunte dalla situazione di Alessandria, Gerusalemme, de e dello spirito. In Gregorio la circoncisione spirituale è spiegata ancora in Cant 5
Antiochia e dall'oriente in genere relative ai rapporti Cristiani-Giudei, come si è detto (GNO VI, p. 162,11-19); Sextps(GNO V, pp. 187,16-188,12).
nell'Introduzione (Liturgia, pp. 54-57). 216 «Passionale (ÈpTIOeÉç)>>: l'aggettivo (sostantivato, come in questo caso) è usato
207 Cfr. Is. 51, 7. frequentemente dal Nisseno, soprattutto nelle opere ascetiche: cfr. Lex Gr, s.v. VI, p. 180.
208 Eb. lO, 1. I Padri spesso ricorrono a questo principio esegetico paolino per spie- La rimozione dei TIOef] rappresenta nell'ascetica gregoriana il primo passo per salire a
gare il rapporto tra la pasqua giudaica e quella cristiana (o tra i singoli eventi dell' A.T. e Dio: Daniélou, Platonisme et théologie mystiqtle, pp. 46-83; Volker, Gregorio di N issa filosofo
del N.T. relativi alla pasqua). Per i riferimenti cfr. Czerwik, Homilia paschalis, pp. 78-80. I e mistico, pp. 111-122; 228-232; Canévet, Grégoirede NJ1sse, in DSp 42-43 (1967),991-992.
termini usati nei cc. 23-25 dell'omelia per indicare il concetto di «ombra» (cui corri- 217 Che il riposo del sabato indichi l'inattività nel male è detto dal Nisseno anche
sponde la «realtà») sono: OiVtnlOTwÙwç (c. 23), OtVtypo (c. 24); TIVEUpOTtKWç (c. 23), in CanI 5 (GNO VI, pp. 162,19-20 ). Questa stessa spiritualizzazione del riposo sabbatico
TIVEUpOTtKOç vopoç (c. 25), avp~oÀov (c. 25); più esplicita è la contrapposizione tra il TÒ si incontra in molti Padri della Chiesa (Giustino, Ireneo, Tertulliano; Clemente Aless.,
ÙOKEtV e ~ àÀ~SEto (c. 25). Ori-gene ecc.): cfr. Daniélou, Bibbia e liturgia (ed. it.), Milano 1965, pp. 297-324,passùn; W.
209 «Solo scopo (aKOTIOç')>>: Gregorio, che è molto attento a cogliere e a spiegare, per Rordorf, Sabato e domenica nella Chiesa antica, (<<Traditio Christian a» II), Torino 1979, p.
esigenza di logica, lo aKOTIOç' nei suoi scritti e nelle sue argomentazioni (esegetiche, teo- XII; testi: pp. 46-48; 114-116.
logiche), riconosce ora quello della Legge, che consiste nel purificare l'uomo dal male 218 Per il Nisseno (e solo per lui, a quanto sembra) il sacrificio degli animali significa
che si è mescolato alla natura umana. Per lo aKOTIOç' nell'esegesi del Nisseno: M. Rari, l'uccisione delle passioni: cfr. CanI 9 (GNO VI, pp. 267, 16-268,1).
144 Gregorio di Nissa Sul triduo tra la morte e la risurrezione 145
stabilita dalla legge dei cibF19 impuri ti insegna ad allontanarti da una la festa «non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma
vita sordida220 ed impura. con azzimi di sincerità e di verità»225.
Quello che sappiamo riguardo a un solo aspetto del male, in modo
24. Questa festa ti indica quella festa alla quale l'anima si prepara analogo questo apprendiamo anche relativamente alle altre specie della
per mezzo degli azzimF21, purificandosi per sette giorni dal cibo fermen- malvagità. Le erbe amare eliminano la negligenza226 e la rilassatezza 227
tato 222, il cui significato nascosto è il seguente. Il numero dei sette giorni nella vita e introducono alloro posto il modo di vivere temperante e
indica questo tempo transitorio che si svolge attraverso delle settimane223, aspr0 228 e difficilmente accettabile da parte dei nostri sensi, perché «ogni
nel quale è necessario che con cura non sia conservato per il giorno pre- correzione sul momento non sembra causa di gioia, ma di tristezza»229.
sente alcun resto della malizia di ieri, perché la mescolanza della vecchia
malvagità non produca qualche acerbità e acidità alla pasta di oggi. «Il 25. [297 G.] Pertanto chi lungo l'intera settimana di questa vita con-
sole non tramonti sulla vostra ira»224, dice l'apostolo che afferma di celebrare duce puro e libero dalla vecchia malizia il giorno presente, usando come
cibo della vita la temperanza, si allontana da ogni mescolanza di tenebra.
219 «Cibi (~pwllaTa)>>: il termine greco negli autori cristiani specialmente al plurale Ciò, infatti, significa il 140 giorno del corso della luna 230.
significa esplicitamente i cibi proibiti dalla legge ebraica: Lampe, s.v., 1; nella Bibbia: cfr. Poiché ventinove e mezzo sono in tutto i giorni del ciclo della luna
J. Behm, ~pwlla, in GLNT 2 (ed. it:), Brescia 1966, pp. 335-338.
220 «Sordida (pVITWVTOç)>>: il sostantivo e l'aggettivo corrispondente pUITOç-V hanno
(nei quali essa a partire dal primo giorno del mese, dopo essere divenuta
una certa frequenza nelle opere ascetiche di Gregorio nisseno: cfr. Grégoire de Nysse, piena con il suo accrescimento, diminuendo ritorna nuovamente alla
Traitéde la Virgùlité (par M. Aubineau, SC 119, XI, 4,39.46; XII, 3,2; 4,3); VitMoys II (GNO
VII, 1, p. 83,13.19); Sext ps (GNO V, p. 188,10) ecc. morale ed è sulla linea di lCor. 5, 6-8 di cui si cita espressamente il v. 8. Nel passo
221 La festa della pasqua terrena è preludio (figura, speranza) di quella eterna, posta
gregoriano <pupalla è usato metaforicamente, in senso etico-morale. Il termine greco
fuori del tempo transitorio. Si allude a quello che il Nisseno e altri Padri chiamano «ot- ò!;loa si incontra raramente nel greco e forse questa sola volta nel Nisseno.
tavo giorno» (o ogdoade), che, oltre quella di eone futuro, ha varie altre connotazioni 225 lCO/: 5, 8.
come risulterà in/ra, n. 223. 226 «Negligenza (KaTa~E~ÀaKEvIlÉvov)>>: il termine è rarissimamente attestato nella
222 Es. 12, 15; 13, 6. forma composta, in quella semplice significa «essere indolente», infingardo», «molle» ed
223 Il tempo terreno è significato dall'ebdomada, cui seguirà l'eternità, o eone fu- anche «perduto». Meredith (The answer, in «E aster Sermons», p. 297) cita il passo di Gre-
turo, chiamato anche ottavo giorno o ogdoade. Questo tema è esplicitamente presente in gorio Naz. (Or 2,4) che Cl. Moreschini (Gregorio Nazianzeno, I cinque discorsi teologici,
Inscr II, 5, 11 (GNO V, pp. 83, 22-84; 121, 4-6 ). L'ottavo giorno è visto anche come «vera» Roma 1986, p. 61) traduce con «di spirito insonnolito».
circoncisione e purificazione (che secondo la legge ebraica doveva avvenire nell'ottavo 227 «Rilassatezza» (EKÀVTOV)>>: il vocabolo greco può avere due significati: 1- com-
giorno dalla nascita): Sextps (GNO V, pp. 188,14-189,22); è riferito anche alla risurrezione pletamente sciolto, libero e perciò sfrenato, incontrollato, lascivo; 2- rilassato, languido, snervato,
(Beat VIII GNO VII, 2, pp. 161,9-162,3). In ambiente cappadoce (Asterio Sofista, Basilio, infiacchito.
Gregorio Nazianzeno) il tema dell'ebdomada (simbolo del tempo terreno) e dell'ogdoade 228 <<Aspro» (KaTEO'KÀf]KoTa), con valore intransitivo: mi dissecco, sono disseccato,
(simbolo del secolo futuro, circoncisione, risurrezione) è ampiamente documentato (cfr. arido. Altri usi in Gregorio: Inscr I, 2 (GNO V, p. 29,10 = arido); Vit Moys II (GNO VII, 1,
Daniélou, Bibbia e liturgia, pp. 353-386. Queste interpretazioni dell'ottavo giorno erano p. 65,19 = «austero»; «rude»): Cfr. Lex Gr, V, s. v., p. 250. Meredith (Theanswer, in «Easter
tradizionali (cfr. Giustino, Barnaba, Clemente Aless., Origene, Eusebio): cfr. Rordorf, Sermons», p. 302, n. 1), notando l'uso poco frequente dei tre termini sopra indicati (nn.
Sabato e domenica, p. 28 m. 15, 25 ss.; p. 140, m. 81; pp. 186-188 m. 118; pp. 188-190, m. 226. 227. 228), si interroga giustamente sul linguaggio gregoriano, sul suo metodo e sul
120; p. 192, m. 122. Bibliografia generale sull'ottavo giorno (e l'ebdomada): H. Dumaine, tipo di assemblea a cui si rivolge con la sua omelia (ivi, p. 297).
Dimanche, in DACL 4 (1920), 879-884; K. Schneider, Achtzahl, in RAC 1 (1950), 79-81; 229 Eb. 12, 11.
Daniélou, Le dimanche camme huitiéme joUl; «Le Dimanche» «,Lex orandi» 39), Paris 1965, 230 All'interpretazione «spirituale» degli azzimi e delle erbe amare segue la spiega-
pp. 81-89; Czerwik, Romilia paschalis, pp. 97-99. zione simbolica del 14° giorno della luna, la cui luminosità ininterrotta, di notte e di
224 El 4, 26 La spiegazione gregoriana del precetto pasquale sugli azzimi è ascetico-
giorno, è simbolo di una vita vissuta lontana dalle tenebre del peccato.
146 Gregorio di Nissa Sul tnduo tra la morte e la risurrezione 147
completa sparizione della luce), è chiaro che la metà del numero ricordato zo di questa luce sensibile e materiale !'immagine della luce immateriale
è il giorno 14 0 e poco più. La luna si trova in questa fase, poiché avanzando e spirituale, così che noi in apparenza cerchiamo la luna piena che ci
nel proprio corso durante il tempo notturno completa ciò che rimane al offre ininterrottamente per tutta la notte la luce che essa stessa emana,
suo disco, cosicché essa diventata piena mescola ai raggi della luce del mentre nella realtà per noi la prescrizione è legge che tutto il tempo,
giorno il suo proprio splendore, in modo che né alla sera né al mattino misurato dal giorno e dalla notte, sia per noi ininterrottamente luminoso
nessun inserimento di tenebre interrompe il perdurare continuo della ed esente dalle opere delle tenebre 234 .
luce, poiché rimane indivisa la luminosità nella successione dei corpi Riguardo a questi argomenti bastino tutte queste spiegazioni.
celesti (infatti, esattamente prima che i raggi del sole tramontino, la luna
appare in posizione diametralmente opposta al sole e con la propria luce IL SIGNIFICATO DELLA CROCE
235
illumina il mondo; e di nuovo, prima che l'intero suo disco scompaia
sotto l'orizzonte, la luce del giorno si mescola con gli ultimi raggi della 26. Ma chi potrebbe spiegare facilmente con un discorso quanti si-
luna). [298 G.] Così l'oscurità scompare da quel giorno del plenilunio, poi- gnificati racchiude anche la croce, per mezzo della quale si compie il mi-
ché essa è rischiarata e al mattino e alla sera dalla successione degli astri stero della passione?236. Infatti, forse non esistevano innumerevoli modi
luminosi231 • per morire, attraverso i quali fosse possibile che venisse compiuta [299 G.]
Pertanto, quello che accade nel 140 giorno alla luce sensibile, cioè a nostro favore l'economia della morte? Eppure fra tutti i modi fu stabilito
che essa per tutta una notte e un giorno non subisce la mescolanza delle
tenebre, questo la legge spirituale232 vuole che sia simbolo per coloro che 234 Frequentemente riconono in questi due paragrafi termini che indicano il
celebrano spiritualmente la festa, in modo che durante l'intera settimana carattere «spirituale» (cfr. Rm. 7, 14) della Legge e della celebrazione della pasqua che
della vita essi rendano tutto il tempo della loro esistenza un'unica pasqua contrappongono realtà «materiali» e realtà «spirituali». In conclusione, come le altre pre-
scrizioni della Legge sulla celebrazione della pasqua, anche l'osservanza del 14° giorno è
luminosa ed esente da tenebre.
interpretata in senso «spirituale-morale».
Questo è per i cristiani l'ordinamento delle prescrizioni riguardanti 235 In questa terza parte del discorso Gregorio espone, tra le tante possibili, una
la pasqua. Per questo noi osserviamo il 140 giorno 233, cogliendo per meZ- spiegazione della croce, rifacendosi quasi completamente ad una simbologia tradizionale,
aggiungendo di suo il riferimento biblico del Sal. 138, 7-9 (cfr. c. 29), ma soprattutto una
231 Come altre volte, quando descrive fenomeni naturali e scientifici (cfr. sulla santa più marcata sottolinea tura cristologica volta ad affermare la divinità di Cristo, desumibile
Pasqua: creazione dell'uomo, c. 8; descrizione della formazione del corpo umano, c. 11; dalla sua morte in croce di cui si vuoI indagare ed esprimere la ratio più profonda.
nascita e crescita del chicco di grano, c. 13), anche qui il Nisseno usa un periodare lungo 236 Oltre la retorica difficultas dicendi sulla incapacità di espone tutti i significati
e difficoltoso, facendo ricorso ad uno stile che esprime già nella forma le difficoltà del della croce, esisteva per l'oratore anche una difficoltà reale, dato l'ampio quadro di inter-
contenuto e di argomentazione, cercando di persuadere attraverso la descrizione del pretazioni della tradizione, alcuni elementi della quale il Nisseno ha già ripreso nel suo
fenomeno (Drobner, Die drei Tage, p.137). Per l'interesse e la conoscenza dei fenomeni discorso (cfr. supra, prologo c. 4 con bibliografia nella nota 37, cui si aggiunga: E. Dinlder,
scientifici da parte di Gregorio di Nissa, cfr. Daniélou, Le IVèm, siècle, I, pp. 34-49. Ulterio- SignulJl crucis. Au/satze zum Neuen Testament und zu!' christlichen Archaologie, Tiibingen
re bibliografia in Altenburger - Mann, Kosmologie, in Bibliographie, pp. 334-335. 1967, pp. 1-98; 134-178; H. Rahner, L'ecclesiologia dei Padri (ed. it.), Roma 1971, pp. 571-
232 Cfr. Rm. 7,14. 736; V. Grossi, Croce, Crocifisso, in DPAC I (1983), 866-867). Per il pensiero di Gregorio:
233 Circa l'eventualità di una celebrazione quartodecimana della pasqua a Nissa, cfr. Altenbutger - Mann, Kreuz, in Bibliographie, pp. 335. Per la presente sezione: cfr. D.
per Meredith (The answer, p. 294) non ci sarebbero ragioni inconfutabili per escludere la L. Balas, The meaning oj tbe «cross» (De tridui spado, pp. 298,19-303,12, GNO IX), in
possibilità che i cristiani di Cappadocia osservassero il «14°» giorno, diversamente do- «E aster Sermons», pp. 305-316; Drobner, Die drei Tage, pp. 232-234. Nel nostro testo il
vremmo intendere il «14° giorno» come equivalente al giorno di pasqua. Ma come espo- Nisseno si riallaccia alla spiegazione che si basava sulla «forma» della croce e non sulla
sto nell'Introduzione (Liturgia, pp. 55-56), a noi sembra che esistano argomenti decisivi «materia» con cui essa era fatta (Daniélou, La teologia del Giudeo-cristianesimo, ed. it., Bo-
per non ammettere una celebrazione «quartodecimana» della pasqua a Nissa. logna 1964, pp. 378-382).
Sul tnduo tra la morte e la risurrezione 149
148 Gregorio di Nissa
bracci a partire dalla giuntura centrale, significa la potenza e la provvi-
questo da parte di Colui che fissava a se stesso, secondo il suo potere, la
denza che pervadono tutte le cose di Colui che appare su di essa; e per
passione237• Infatti dice: «È necessario che il Figlio dell 'uomo»238 e non: «Que-
questo chiama ciascun braccio con nomi appropriati, definendo profon-
sti e questi tormenti patirà il Figlio dell'uomo», come direbbe semplice-
dità quello che scende dal mezzo verso il basso e altezza quello sovrastan-
mente uno nel predire il futuro; ma così enuncia con la parola quello che
te; larghezza, poi, e lunghezza i bracci che si estendono trasversalmente
deve assolutamente avvenire, secondo necessità per una ragione ineffa-
dall'una e dall'altra parte oltre la giuntura, così da definire larghezza
bile, con il dire: «È necessario che il Figlio dell'uomo soffra molto e sia disprez-
quello che va dal mezzo e lunghezza quello che si estende dall'altra parte
zato e sia crocifisso e il terzo giorno risorga»239. Infatti, comprendi bene il si-
del centro.
gnificato dell'espressione« è necessario», per mezzo della quale appare che
Questo mi sembra che egli voglia indicare con le sue parole median-
la passione stabilita doveva del tutto avvenire non diversamente se non
te queste direzioni: cioè, che non c'è niente n:ll'::niver~o che ~o~ sia
mediante la croce. Pertanto, qua l e' la raglOne . d'l questo.;>240.
completamente sostenuto dalla natura divina, ne CIO che e sopra I~ CIelo,
né ciò che è sotto terra, né ciò che si estende lateralmente da oglll parte
27. Spetta solamente al grande Paolo in seguito a quelle parole inef-
fino alle estremità dell'universo. Infatti, indica con l'altezza ciò che si
fabili che egli da iniziato udì negli arcani penetra li del paradis024 1, rivelare
trova in alto, con la profondità ciò che è sotto terra, con la lunghezza e
anche il mistero relativo a questo argomento, come con le parole rivolte
la larghezza gli spazi passanti per il mezzo tenuti insieme dalla potenza
agli Efesini ne svelò il significato segreto, [300 G] dicendo: <<Affinché siate
che sostiene tutto l'univers0 244 •
in grado di comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza e la lunghezza e
la profondità e l'altezza e conoscere la carità di Cristo che sorpassa la conoscenza,
28. [301 G] La dimostrazione di quanto detto sia ottenuta attraverso
perché siate riempiti di tutta la pienezza di Dio»242.
ciò che avviene nella tua anima quando pensi a Dio. Infatti, guarda in
Infatti, quell'occhio divino dell'apostolo non invano contemplò la
alto verso il cielo e osserva con il pensiero le profondità inferiori; protendi
figura della croce, ma dimostrò sapientemente per mezzo di questa che,
la tua mente verso gli estremi confini della struttura dell'universo e pensa
gettate via dagli occhi tutte le squame dell'ignoranza 243, vide la stessa ve-
quale sia la potenza che sostiene queste cose come un legame del tutto e
rità delle cose. Vide, infatti, che questa figura, dividendosi in quattro
vedrai come automaticamente nella tua mente con il pensare alla potenza
di Dio viene impressa la forma della croce che scende dall'alto verso il
237 Cfr. Cv. lO, 18. basso e che si estende orizzontalmente verso le parti estreme245•
238 Cfr. M!. 16, 21; Mc. 8, 31; Lc. 9, 22; 24, 7.
239 Cfr. Lc. 24, 7 (cfr. 9,22; Mc. 8, 31; M!. 16, 21).
2;0 La domanda non vette sul ct/I' Chl'istt/s mOl'tut/s, ma su CtlI' Christt/s cmcifixt/s. Testi
29. Questa forma della croce anche il grande David nel passo che
gregoriani paralleli: Eun III, t. 3, 34-40 (GNO II, pp. 119-122); 01' cat (GNO III, 4, pp. riguardava lui stesso cantò dicendo: «Dove andrò lontano dal tuo Spirito e
77,6-81,24). Il problema era stato affrontato e risolto in varia maniera da: Ireneo (Hael' V, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo (questa è l'altezza), se scendo
17 3-4' Demonstl' 34) su cui cfr Daniélou, La teologia del Ciudeo-cl'is!ianesùno, pp. 382-
387); Origene (c. Cels II, 56), At~nasio (De Inc. Verbi 25).
24; «Tenuti insieme (avvExoIlEva)>>, invece di 1<aTExollEva della prim.a classe ~ei co:
241 Cfr.2Col'. 12, 4. Da notare il frequente linguaggio «misterico»: «parole ineffabili»,
dici seguita da Gebhardt (GNO IX, p. 301,1 e apparatus): .il p:imo terml~e seg.Ulto ~al
«penetrali», «iniziato», «rivelare», «mistero». Sul vocabolario misterico gregoriano cfr.
codici della seconda classe è preferibile perché più propno dl una termlllologla stOIca
Daniélou, Platonisme et théologie m)'stiqt/e, Paris 19542, pp. 178-190. .
prevalente in questo e nel successivo paragrafo: cfr. Pietrella: Note al testo, p. 535.
2;2 Ef. 3, 18-19. Questo testo paolino e la relativa spiegazione ricorrono anche III
245 Questa prova psicologica si trova abbozzata anche III Ol'cat (GNO III, 4, p. 80,
EZII1 III, 3,40 (GNO II, pp. 121,21-122,5); Ol'cat(GNO III, 4, pp. 80,19-81,1).
2;3 Cfr. At. 9, 18.
2-8 ).
150 Gregorio di Nissa Sul trt'duo tra la morte e la risurrezione 151
negli inferi (questa è la profondità), se prendo le ali verso l'aurora (e questo è insieme all'apice 251 , il quale è più stabile anche dei cieli e più immutabile
il sorgere del sole, cioè la larghezza), se pongo la mia tenda all'estremità del della terra e più durevole di tutta la struttura dell'universo. «Cielo e terra
mare» (cosÌ infatti chiama il tramonto; questa è la lunghezza)246. passeranno»252 e «passa la scena» di tutto il mondo 253 , ma «lo iota e l'apice»
Vedi come descrive la figura della croce con queste parole? «Tu sei, non passeranno dalla Legge»254.
dice, colui che penetra tutte le cose e il vincolo di tutti gli esseri e contieni in te La lettera dritta che scende dall' alto verso il basso si chiama iota,
stesso i confini. [302 G.] Tu sei in alto) tu sei presente in basso; in questa estremità mentre quella tracciata trasversalmente in modo orizzontale si chiama
è la tua mano e nell'altra la tua destra miguida»247. apice [keraia ]255, come si può apprendere anche dai marinai: infatti, [303 G.]
il legno che è collocato trasversalmente alla vela sul quale spiegano la
30. Per questo anche il grande apostolo dice che quando tutto l'uni- stessa vela, essi chiamano braccio [keraia] derivandone il nome dalla sua
verso sarà riempito dalla fede e dalla conoscenza, Colui che è «al di sopra stessa forma 256 .
di ogni nome» sarà adorato «nel nome di Gesù Cristo e dalle creature celesti e
da quelle terrestri e da quelle sotterranee»248. 32. Perciò a me sembra che 1a voce dlvma ·· d I I o257 mm
e vange .. a
Nuovamente anche con queste parole l'apostolo divide l'adorazione questo: che quello è ciò in cui «tutte le cose sussistono»258, più stabile degli
di Cristo secondo la forma della croce: la regione celeste compie l'adora-
zione verso il Signore249 nella parte superiore della croce; quella terrestre
nelle parti mediane; quella sotterranea, infine, è connessa con il braccio 251 Cfr. MI. 5, 18 dove «apice» (KEpaia) sta ad indicare la parte più piccola della
più bass0 25o . Scrittura che non verrà mai meno. In EUII III, t. 3, 40 (GNO II, p. 121,25. 29 ) indica i
bracci della croce.
252 MI. 24, 35 (cfr. MI. 5, 18; Mc. 13, 31; Lc. 16, 17; 21, 33).
31. Questo, secondo il mio parere, significa anche lo iota considerato 253 lCor. 7, 31.
esseri da esso retti, il quale manifesta attraverso la forma della croce, co- immacolato e santo, lo avvolge in un lenzuolo mondo e lo depone in un
me per mezzo di un' immagine e di uno specchi0 259 la propria potenza sepolcro nuov0 267. Il gesto di quel dignitoso consigliere sia per noi legge
che conserva tutti gli esserF60. di consigliare ugualmente anche noi quando prendiamo quel dono del
Per questo dice che «è necessario»261 non semplicemente che il Figlio corpo a non avvolgerlo [304 G.] con la sindone della coscienza immonda,
dell'uomo muoia, ma «che sia crocifisso»262, affinché la croce, proclamando né a deporlo nel sepolcro del cuore che odora di ossa di morti e di ogni
con la sua forma l'onnipotenza di colui che apparve su di essa e che è impurità268, ma, come dice l'apostolo, a esaminare ciascuno se stesso,
«tutto in tutti»263, a coloro che sono maggiormente dotati di discernimen- perché la grazia non diventi giudizio di condanna per chi la riceve in-
t0 264 parli di Di0265 . degnamente 269.
EPILOG0 266 34. Mentre però sto parlandò provo la sensazione di essere abba-
gliato dalla veste luminosa 27o dell'angelo 271 e fa sobbalzare di gioia il mio
33. Ma non passiamo sotto silenzio neanche quel nobile membro cuore quel dolce terremoto 272 che fece rotolare la pesante pietra 273 del
del consiglio Giuseppe d'Arimatea, che preso come un dono quel corpo sepolcro dell'uomo: per mezzo di questo sisma è aperta a tutti la porta
della risurrezione 274 . Corriamo anche noi a vedere l'inatteso spettacolo (è
Cfr. lCor. 13, 12.
259
trascorso, infatti, il sabat0275 ) per non giungere dopo le donne. Siano an-
260 Il testo greco non è chiaro grammaticalmente né spedito stilisticamente, tanto
che gli studiosi (Fisch, BKV, 70, II, p. 318; Hall, in «Easter Sermons», p. 48; Drobner, Die
drei Tage, p. 35) traducono in maniera diversa. Anche la tradizione manoscritta (GNO IX, Cfr. MI. 27,57-60 (e parall.).
267
p. 303,4 e apparatus) non è concorde: quasi tutti i codd. della prima famiglia sostituisce il Cfr. MI. 23, 27. Notare la «figura etimologica» composta da ~OVÀEVT~ç e ~ov
268
neutro con il maschile negli aggettivi e nei pronomi (ÈKElVOç, oç) intendendo la frase ÀEVEU9at: «il gesto di quel dignitoso consigliere sia per noi legge di consigliare anche noi»;
come riferita a uTavpoç o a Cristo. cfr.Lex Gr, II, S.V. ~OVÀEVCù.
26t Cfr. Lc. 9,22, Mc. 8, 31. 269 Cfr. lCor. 11,27-29: cfr. anche in Peli (GNO VIII, 1, p. 192, 3-15 con la stessa
262 Lc. 24, 7. citazione di lCor. 11,27-29, e un linguaggio molto vicino a questo e la medesima costru-
263 Col. 3, 11. zione): cfr. Barbel, Die grosse katechelische Rede, pp. 197-198. Drobner (Die drei Tage, pp.
264 «Più dotati di discernimento»; in un simile contesto un termine analogo ricorre in 160-161), ritrovando questa stessa interpretazione eucaristica dell' episodio della sepoltura
Or cat (GNO, III, 4, p. 79, 2). in Efrem (Cmc 4, 16, CSCO 249, 7-10), sostiene ancora una volta stretti rapporti tra la
265 E>EOÀOyOç: letto «che parla di Dio», «che proclama, annuncia Dio» (cfr. Lex Gr, teologia del Nisseno e quella dei padri siriaci. Il tema della sepoltura è svolto il sabato
IV; S.V., 2, p. 226). Sul significato di 9EOÀOyOç cfr. K. B. Scouteris, The meaning ofthe terms santo da Ps. Epifanio (Hom in sabb magno, PG 43, 444C-452A); mentre Melezio di Antio-
«theology», «to theologize» and «theologian» in the /heaching ofthe greekfathers and ecclesiastical chia tratta la sepoltura al termine dell'omelia del venerdì santo e in quella del sabato
writers up to and including thecappadocians, Athens 1972, pp. 155-163; G. Maspero, Note sul santo parla della sigillazione del sepolcro e del descensus ad in/eros (Huber, Passa und
concetto di theologia in Gregorio di Nissa: la croce e il mistero della filiazione, Aug 48,1 (2008), Ostern, pp. 204 e n. 108).
pp. 141-147. Questo breve capitolo è la sintesi-conclusione di tutta la spiegazione (Cc. 270 Cfr. Mt. 28, 3; Lc. 24, 4.
riassumere gli argomenti trattati e infervorare gli animi degli ascoltatori (Aristotele, Rhet si legge nella veglia del sabato santo è Mt. 28, 1-20 (Andronikof, Il senso della pasqua nella
3,19). In realtà questa parte finale svolge anche temi non ancora trattati e legati al tnduum: liturgia bizantina, I, pp. 295. 321).
la sepoltura e la risurrezione di Cristo. La natura di epilogo, di questa parte risulta chiara 274 Cfr. lCor. 15, 12-22. Per la risurrezione di Cristo quale causa e principio della
dal modo esortativo (e imperativo) dei verbi (in 56 righe del testo greco per ben nove risurrezione universale secondo Gregorio di Nissa cfr. sulla santa Pasqua, cc. 3. 6.
volte ricorre l'esortativo, cfr. Spira, Der Descensus, p. 249, n. 41). 275 Cfr. Mc. 16, 1.
Gregorio di Nissa Sul tl'lduo tra la morte e la risurrezione 155
154
che nelle nostre mani gli aromF76, cioè la fede e la coscienza pura277: que- dice (la donna) quello che il Signore ci ha ordinato di dire a voi, che chia-
ma anche suoi fratelli: «Salgo al Padre mio e Padre vostro) Dio mio e Dio
sto, infatti, è il buon odore di Crist0278 • Non cerchiamo più tra i morti il
vostro»284. Belli e buoni annunzi! Colui che per noi si è fatto come noi per
vivente 279, poiché il Signore allontana chi lo cerca così, dicendo: «No~ mi
toccare»280, ma quando sarò salito al cielo, allora tu puoi toccarmi. Cioè, renderci suoi fratelli con l'essere diventato egli della nostra stessa specie,
non raffigurarti ancora nella tua fede la (mia) forma corporea e servile, conduce la propria umanità 285 al Padre vero, affinché per mezzo di essa
ma adora Colui che si trova nella gloria del Padre ed esiste nella forma egli trascini con sé tutto ciò che è della medesima stirpe, così che non c'è
più biasimo per coloro che servirono «quelli che per natura non sono dei»286.
di Dio e che è il Verbo di Dio: questo adora e non la forma del serv0 281 •
Coloro che seguirono il Figlio, mediante l'adozione a fìg1F 87 sono stati
35. Ascoltiamo quale lieto annunzio ci reca anche la donna [305 G] nuovamente condotti al Dio vivo e vero e non sono stati esclusi e allon-
che con la fede anticipa l'uomo, questo ben facendo per difendersi dal- tanati dall'eredità paterna288 • Colui che mediante la carne rese se stesso
« il primogenito fra molti fratelli»289 della buona creazione290 ha attratto a sé
l'accusa del male con il dare inizio al bene 282 • Pertanto, qual è il lieto
annunzio della donna? Propriamente esso [proviene] non da uomini né tutta la natura della quale fece parte [306G] per aver unito a sé la carne291 •
per mezzo di uomini, ma per mezzo di Gesù Crist0283 • «Ascolta, infatti
284 Gv. 20, 17. È uno dei versetti-chiave nella polemica gregoriana contro l'anomeo
Eunomio che si fondava su questo testo per dimostrare la ti'ascendenza di Dio ingenerato
sul Figlio Unigenito (cfr. Eunomio, Apol 21, PG 30,857, apud Gregorio Nisseno, Eun III,
276 Cfr. Mc. 16, 1; Le. 24, 1.
t. 10,8 (GNO, II, pp. 291,26-292,7): cfr. M. Van Parys, Exégèse et théologie dans les livres
277 Cfr. lTm. 1, 19. Qui gli «aromi» recati dalle donne sono simbolo della fede e
~ontJ:e ~unome de Grégoire de Nysse: Textes scripturaires controversés et élaboratiol1 théologique,
della coscienza pura, che costituiscono il «buon odore di Cristo» (cfr. El 5,2; 2Cor. 2, 15).
m «Ecl'lture et culture philosophique», pp. 172-179; R. M. Hiibner, Die Einheit des Leibes
Altrove gli aromi indicano le «virtù» (Cant 1 GNO VI, p. 35,16-17). Seguace di Origene
Christi bei Gregor von Nyssa, Leiden 1974, pp. 114-117; 198-201; Drobner (Die bibUsehe
che parla in diversi luoghi (Prine I, 1,9; in Joh. XX, 43, 405-412; Cant I, 3-4; c. Cels VII, 34)
Argllmel1tation Gregorsvon Nyssa im ersten Bueh 'Contra Eunomium; «El 'contra Eunomium'
dei «sensi spirituali», il Nisseno ammette l'analogia e la corrispondenza tra i sensi del
I, en la producion literaria de Gregorio de Nisa», VI Coloquio internacional sobre Gre-
corpo e quelli dello spirito (cfr. Daniélou, Platonisme et théologie mystique, pp. 222-252;
gorio de Nisa, Pamplona1-5 septiembre 1986, ed. a c. di L. Mateo-Seco - J. L. Bastero,
VCilker, Gregorio di Nissa filosofo e mistico, pp. 150-151).
Pamplona 1988, pp. 293-294.
278 Cfr. El 5,2; 2Cor. 2,15.
285 «La propria umanità» (lett. «il proprio uomo (av8pwlTov)>>: è una di quelle espres-
279 Cfr. Lc. 24, 5.
sioni ambigue che potrebbero far accusare Gregorio di nestorianesimo. Per av8pwlToç
" 280 ~v.?O, 17 a. La '.'ul?ata traduce lIoli me tallgere. Ma l'espressione greca fl~ floV
qui (come in Or eat, GNO III, 4, p. 49, 4-5; Peti (GNO VIII, 1, p. 204, 20): cfr. Bouchet
OlTTOV pIU gIUstamente slgmfica «non mi trattenere»: cfr. E. Nestle - K. Aland, Nuovo
(Le voeabulaire de 1'lInion, p. 581 n. 2). Il linguaggio è ancora impreciso, ma la dottrina
Testamento (a c. di B. Corsani - C. Buzzetti), Roma 19961, p. 315.
corrisponde a quanto sarà chiarito successivamente soprattutto dal concilio di Calcedonia
281. Cfr. Fil. 2, 6. Tre volte in poche righe ritorna il termine greco floPq>~, che si tra-
(451). Nel nostro caso (come in quelli indicati) av8pwlToç è il concreto invece dell'astratto
duce abitualmente con «forma», nel senso di «fere ,: q. natura: est il/a persollae velrei qua tali
av8pwlTtv'l <pUatç: VCilker, Gregorio di Nissafilosofo e mistico, p. 62 e note 254. 255. 256
propria nee mutari potest (eum schema sil transitol'Ìllm et mutabile): Fil 2, 6: 'iII forma Dei
(pp. 301-302).
exsistens' indicat naturam divinam realiter atque inseparabiliter iII Christo exsistentem': Zorell, 286 Gal. 4, 8.
Lexicon, p. 855.
287 Cfr. Gal. 4, 5; El 1,5; Rm. 8, 15.
282 Il Nisseno ha ricordato (c. 14) che la donna è stata uno dei tre «ricettacoli» del
288 Cfr. Rm. 8, 17; Gal. 4, 7; Eb. 9, 15: Per l'adozione a figli negli scritti gregoriani
male originatosi a danno della natura umana; qui la redime da quella responsabilità,
cfr. Aufhauser, Die Reil-slehre, pp. 187-191.
sostenendo che avendo anticipato l'uomo nella fede e nell'annuncio della risurrezione di
28~ Rm. 8, 29.
Cristo, ha dato inizio al bene. Cfr. lo stesso elogio in EUII III, t. 10,16-17 (GNO II, p.
290 Cfr. Col. 1, 15.
295,7-20). Medesimo tema in Ps. Crisostomo, (Rom Pasc I, 59,1-2, SC 27); Ippolito, in Cant
291 Passi paralleli a questo in altri scritti gregoriani sono: Eun III, t. 10, 13 (GNO II,
15 (GCS 1, pp. 350,14-355,30, Bonwetsch).
p. 294,4-16; Ref81- 83 (GNO II, 81-83, pp. 345,17-346,4; Cant 13 (GNO VI, pp. 381,16-
28} Cfr. Gal. 1, 1.
156 Gregorio di Nissa
riempì delle belle speranzé. Il cuore, allietato da quanto detto e visto, infatti, del tutto ogni ricordo della condanna (comminata) contro di noi 17•
riceveva l'impronta della beatitudine ineffabile, condotto verso l'invisibile
attraverso le cose visibili, sì che i beni di questo (giorno) di riposo, garan- 3. Allora il parto (avveniva) nei dolorps,
tendo in se stessi la speranza indicibile di quelli posti in serb0 9, erano ora la nascita è senza le doglie.
immagine di quei beni «che né occhio vide né orecchio udì né penetrarono nel Allora da carne nascemmo esseri carnali!9,
cuore dell'uomo»lO. ora ciò che è generato è spirito [che proviene] da spirit020.
Allora nascemmo figli di uomini,
2. Poiché, pertanto, questa notte luminosa, mescolando le luci delle ora (nasciamo) figli di Di02!.
lampade ai raggi mattutini del sole, formò un unico giorno continuo non Allora dai cieli fummo allontanati sulla terra,
interrotto dal sopraggiungere delle tenebre!!, [310 G] consideriamo, fratel- ora il Celeste rese celesti anche noF2.
li, la profezia che dice: «Questo è il giorno che ha fatto iISignore»!2, nel quale Allora a causa del peccato regnava la morte,
c'è un' azione né gravosa né difficile da compiere, ma festa e letizia ed ora grazie alla vita la giustizia riprende il potere23 .
esultanza, poiché così dice la parola: «Rallegriamoci ed esultiamo in esso»13. Allora un solo uomo aprì l'ingresso della morte,
O belle occupazioni! O piacevole comando! Chi ritarda a obbedire ora per mezzo di un solo uomo è introdotta
a tali comandi? Chi non reputa un danno anche una breve dilazione di [in suo luogo la vita 24 .
queste azioni?!4. La letizia è l'opera, l'esultanza è l'ordine, attraverso cui è
abolita la condanna per il peccato e il dolore si muta in gioia. Questo è il alla sparizione dei mali: cfr. sul Triduo (prologo, c. 7: «Questo è il termine dei mali e l'ini-
detto della sapienza che in un giorno di letizia (si ha) dimenticanza dei zio dei beni»; prologo, c. 8: « Questo inizio del cambiamento verso il bene lo vede anche
maJi15. Questo giorno produsse la dimenticanza della prima sentenza il grande Zaccaria»).
17 L'aspetto soteriologico della pasqua (su cui insiste quasi esclusivamente questo
contro di noi. Anzi, piuttosto, scomparsa, non dimenticanza!6. Annullò, breve discorso (E. Moutsoulas, Les selmons pascaux de Gl'égoil'e de Nysse, Theologia 51,
1980, pp. 338-339) è esposto a modo di inno, con nove brevi frasi antitetiche (<<allora ...
8 Cfr. sul Triduo, epilogo, c. 36 (il favo di miele). ora») rese incisive dall'uso insistito dell' anafora, mediante le quali si rilegge spiritualmente
9 Cfr. sul Triduo, prologo, c. 7. Gen. 2-3, sulla base di testi neotestamentari (prevalentemente di Gv. 1, 13; 3, 6; Rm. 5,
lO lCol'. 2, 9. 12-19; lCol'. 15,47-49) in relazione agli effetti prodotti dalla redenzione. Per una visione
11 La luce continua e ininterrotta durante la notte e il giorno, che qui viene spiegata sintetica della soteriologia gregoriana in relazione a questi temi cfr. J. B. Aufhauser, Die
come risultante dalla luce delle lampade e dai raggi del sole, nell'omelia sul Triduo (c. 25) Heilslehl'e des hl. Gregol' von Nyssa, Miinchen 1910, pp. 178-199. Per un' analisi stilistica del
è detta derivare dalla luce notturna del plenilunio e da quella del sole. testo cfr. L. Méridier, U'n/luence de la seconde sophistique SUI' l'amvre de Gl'égoil'e de Nysse,
12 Sal. 117,24 a. Paris 1906, p. 173.
13 Sal. 117,24 b. La citazione del Sal. 117,24 che nell'omelia sul Triduo (prologo, c. 18 Cfr. Gen. 3, 16.
9) si limitava alla prima parte del versetto (per indicare un giorno straordinario, diverso 19 «Esseri camali (uapKEç)>>: Il medesimo termine uapKEç con lo stesso concetto in
dagli altri), qui viene estesa a tutto il versetto con l'evidente intenzione di rivolgere Sill1pl (GNO III, 1, p. 67,16).
l'invito-comando alla gioia e all' esultanza per gli effetti salutari della pasqua. 20 Cfr. Gv. 3, 6. Per la «nascita spirituale e la <muova creazione» cfr. sul Triduo (pro-
14 <<Azioni», come supra: «O belle occupazioni» con il cod. Pal'isil1us Coislinianus 107 logo, c. 7; ivi, c. 9).
e con il textus vulgatus del Migne (PG 46, 681C), senza correggere (GNO IX, p. 310,5.8, e 21 Per la filiazione divina dell'uomo cfr. sul Triduo (epilogo, c. 35).
appal'atus, Langerbeck - Gebhardt) mediante npouTOYf1aTCilv: cfr. Pietrella, Note al testo, 22 Cfr. lCor. 15,47-49.
pp. 538-539. 23 Cfr. Gen. 3, 19; RII1. 5, 14. 21. Il tema della vittoria sulla morte è largamente
15 Cfr. SiI'. 11, 25. trattato sul Triduo (prologo, c. 7; cc. 10. 12. 13. 19. 20).
16 Il motivo della gioia è dovuto alla «eliminazione» dell'antica condanna e quindi 24 Cfr. RII1. 5, 12.
160 Gregorio di Nissa Sulla Pasqua santa e salvatrice 161
Allora a causa della morte decademmo dalla vita, cos'altro se non imitare i monti profetici e i colli nei (loro) salti? «I monti,
ora la morte è eliminata dalla vita. dice infatti [il profeta], balzarono come arieti e le colline come agnelli di
Allora per vergogna ci nascondemmo sotto il fic0 25, gregge»32. Pertanto, «Orsù, esultiamo nelsignore»33, che ha abbattuto la po-
ora con onore ci avviciniamo all' albero della vita. tenza del nemico e che nella caduta dell'avversario ha innalzato per noi
Allora per la disubbidienza fummo cacciati il grande trofeo della croce34 •
[dal paradis026, Leviamo un grido di gioia. Il grido di gioia è l'acclamazione intonata
ora per la fede entriamo in paradiso. dai vincitori sui vinti. Poiché, dunque, è caduto lo schieramento del ne-
Di nuovo a noi in abbondanza è offerto mico e quello stesso che aveva il comando della schiera malvagia dei
[il frutto della vita 27, demoni se n'è andato ed è scomparso e sparito nel nulla 35, diciamo: «Dio
{311 G,] di nuovo la quadruplice sorgente del paradis0 28, (è) signore grande» e «un re grande su tutta la terra»36, lui che benedisse l'anno
[divisa nei quattro corsi con la corona della sua benevolenza37 e ci ha riuniti in questo coro spi-
dei fiumi evangelici, disseta l'intera faccia della Chiesa, rituale, in Cristo Gesù, nostro Signore, cui (sia) la gloria per tutti i secoli.
sì che essa inebria 29 anche i solchi delle nostre anime, Amen38 •
aperti dal Seminatore della parola30 con l'aratro
[dell'insegnamento
e abbondano i frutti della virtù.
4. Che cosa, dunque, conviene fare per 31 eventi così grandi? Che
25 Gen. 3, 7.
26 Cfr. Gel1. 3, 23. Il ritorno in paradiso è svolto sulTl'lduo, prologo, cc. 7. 20.
27 Cfr. Gen. 2, 9; 3, 22.
ni antichi per indicare la «(sobria) ebbrezza» dello spirito, l'esperienza mistica, cioè «la
gioia dell'uomo immerso nell'amore di Dio» (P. Meloni, Ebrietà, in DPCA I, 1983, 1048).
Variamente presente nell'A.T. (Pr. 9, 1-6) e nel N.T. (El 5, 18; lTs. 5, 6; lPt. 4, 7), !'idea è 32 Sal. 113, 4.
sviluppata dagli Gnostici, Filone, Origene (cfr. C!. Moreschini, Gregorio di Nissa, Omelie 33 Sal. 94, 1.
34 L'immagine e il concetto della croce come «trofeo di vittoria» sono una delle
sul Cantico dei CanticI; CTP 72, p. 140, n. 64). Nel Nisseno il concetto ricorre soprattutto
nelle omelie sul Cantico dei Cantici: Cant 5 (GNO VI, pp. 156,14-20); ivi, 10, pp. 308, 5- altre interpretazioni frequenti nella tradizione cristiana. Talvolta tale simbologia è
311,7; ivi, 12, p. 362,12); sllll'AscensioJ1e, c. 2. Cfr. H. Lewy, Sobria ebrietas. UnterstlchuJ1gel1 collegata con l'antenna e l'albero della nave; altre volte questa spiegazione deriva
zur Geschichte del' al1tiken Mystik, Giessen 1929; per Gregorio N. pp. 132-136; Daniélou, direttamente dai trofei e dai vessilli militari: cfr. E. Dinkler, Signum crucis, Tiibingen 1967,
Platol1isme et Théologie mystique, Paris 1944, pp. 270-284; Meloni, Ebrietà, in DPAC, 1048- pp. 55-57; H. Rahner, L'ecclesiologia dei Padri, Roma 1971, pp. 640-658; G. Q. Reijners, The
1049; Mateo-Seco, Sobria Ebbrezza, in GN Diz, pp. 498-499. terminology 0/ the holy cross, pp. 190-193.
35 Notare l'accumulo di termini appartenenti a tre campi semantici relativi alla
30 Cfr. Mc. 4, 1-20 (paraI!.). Per lo splendore della parola divina cfr. sul Triduo, pro-
logo, c. 1. gioia, alla guerra, alla vittoria, desunti per lo più dai salmi citati.
36 Cfr. Sal. 46, 3; 94, 3; 96, 4.
31 «Per (Erri) eventÌ»: conservo la lezione del cod. Parisinlls Coisliniantls 107 e del
37 Cfr. Sal. 64, 12.
vulgattls del Migne (PG 46, 684B) contrariamente all'editore Gebhardt (GNO IX, p. 311
38 La dossologia finale è limitata al Figlio.
e apparatlls) che sostituisce (con dubbio) Erri con ETl: cfr. Pietrella, Note al testo, p. 539.
Di Gregorio vescovo di Nissa
sulla (festa) detta comunemente nella regione dei Cappadod
ÈmacpçofLÉvrl che è l'Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo
Prologo
1 «Grazia»: termine che ricorre più volte anche nel discorso sul Tridtlo: prologo,
cc. 1. 6. 8.
2 Sal. 94, 1. La citazione di salmi per l' incipit e lo svolgimento di discorsi liturgici
è frequente in Gregorio di Nissa: cfr. sulla santa Pasqua (prologo, c. 1), sull'Ascensione
(prologo, c. 1).
3 Torroç retorico di captatio benevolentiae.
4 Nel prologo si notano termini e richiami a vari procedimenti retorici ricordati
e usati anche altrove dal Nisseno: ricerca dell'argomento appropriato alla festa, conve-
niente, connaturale, proprio, conseguente, rispettando ordine e scienza. Cfr. sulla santa
bile dalla venuta di Cristo sulla terra e della sua opera salvifica. Quindi insieme a Gessel Pasqua cc. 2. 7. Le norme retoriche prescrivevano una precisa disposi/io, la cui virtus è
non segue la communis opinio degli studiosi antichi (a cominciare da Le Tillemont) e mo- 1'aptum, (rrpÉrrov), il conveniente: cfr. H. Lausberg, Elementi di retorica (ed. it.), Bologna
derni che ritengono questa una omelia per la festa autonoma dell'Ascensione. 1969, pp. 37-39. Cfr. sulla santa Pasqua note 18. 19. 64.
36 La dossologia è riservata al solo Figlio. 5 Cfr. Gal. 4, 3.
170 Gregorio di Nissa Sulla Pentecoste 171
mente ritenuti tali 6• Pertanto il Signore della natura vide con sguardo di coreuti dello Spirito, obbediamo al corifeo di questo nostro coro, cioè a
benevolenza la corruzione dell'umanità e con tappe successive ricondusse David che dice: «Venite, applaudiamo al Signore 12 • Il Signore è lo Spirito»,
la vita umana dall'errore alla conoscenza della verità 7• come afferma l'apostolo 13 •
Come quelli che, secondo la scienza medica guariscono quanti sono
sfiniti per una lunga fame, [288 T]. tenendo conto della loro debolezza 3. Oggi, infatti, passato secondo il corso dell'anno il periodo di cin-
non somministrano subito cibo a sazietà, ma una volta che hanno recu- quanta giorni [dalla pasqua], in quest'ora (siamo, intorno all'ora terza del
perato le forze con nutrimento misurato, concedono (loro) di saziarsi a giorno) fu donata l'ineffabile grazia 14 • [289 T] E fu mescolato di nuovo ne-
piacere8; allo stesso modo, dopo che la natura umana fu consumata dalla gli uomini lo Spirito che prima, per il fatto che l'uomo divenne carne 15,
terribile inedia, fu dispensata per mezzo del piano divino della salvezza 9 si allontanò dalla nostra natura. Con !'impeto di quel soffio, scacciate
la partecipazione dei misteri (divini), in modo che avanzando con un or- dall'etere con la discesa dello Spirito le forze spirituali del male e tutti i
dine progressivo verso la perfezione, il genere umano raggiungesse il demoni immondi, furono riempiti della potenza divina in forma di fuoco
termine della sua pienezza. Infatti, ciò che ci salva è la forza vitale creduta coloro che erano riuniti nel piano superiore 16• Poiché non è possibile che
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo lO • uno diventi partecipe dello Spirito Santo se non vive nell'alto grado di
Poiché (gli uomini) erano del tutto incapaci di comprendere (il mi- questa vita. Quanti in verità pensano le cose di lassù 17, trasportata dalla
stero di Dio) a causa della debolezza delle loro anime provocata dall'ine- la divinità dello Spirito Santo. Ora lo Spirito vive tra noi e ci offre una manifestazione
dia, trasferiti essi in primo luogo dal politeismo per mezzo dei profeti e più chiara di se stesso» (Gregorio di Nazianzo, Tutte le orazioni, a c. di Cl. Moreschini,
della legge, furono abituati a conoscere un'unica divinità e nell'unica Milano 2000, p. 771). Lo Spirito Santo qui viene definito come Vita: cfr. Re! 11 (GNO
divinità riconobbero la sola potenza del Padre, essendo incapaci, come II, p. 317,6); Maced (GNO III, 1, p. 105,28) : è lo stesso titolo del simbolo niceno-costan-
tinopolitano (çworrotov), alla cui stesura E. Moutsoulas ritiene che il Nisseno abbia
ho detto, di un cibo sostanzioso. Poi per mezzo del vangelo anche il Fi-
contribuito direttamente e ne sia stato addirittura l'autore (cfr. G. Maspero, La Trinità e
glio Unigenito fu rivelato agli uomini preparati dalla legge. Dopo ciò fu l'uomo, Roma 2004, p. 271 e n. 13). Per un elenco di titoli attribuiti allo Spirito Santo cfr.
dato il cibo perfetto della nostra natura, cioè lo Spirito Santo che è la Gregorio di Nazianzo (Tutte le ol'aziol1l; a c. di Cl. Moreschini, 0r31,29, pp. 772-775; Or
vita ll • Questo è l'argomento della festa. Perciò è bene che noi, divenuti 41,6-7, pp. 986-989).
12 Sal. 94, 1.
6 In questa descrizione del vano errare dell'umanità si sente l'eco di Sap. 13, 1-2; 13 2Col'. 3, 17. È la prima prova della divinità dello Spirito Santo qui fornita dal
Rm. 1,21-23. Nisseno dedotta dalla fusione del Sal. 94, 1 e 2Col'. 3, 7.
7 «Con sguardo di benevolenza (<ptÀav8pumiaç): per la <ptÀav8pwrria divina cfr. sul 14 «Oggi... fu donata la grazia»: l'espressione si riferisce alla festa del 50° giorno dalla
Tl'iduo nota 108. pasqua dedicata esclusivamente allo Spirito Santo. La festa ora non è più «conclusione»
8 Questo esempio desunto dall'arte medica rivela ancora una volta l'interesse (e la «sigillo» del periodo di cinquanta giorni che chiude il tempo pasquale. Essa, dedicat~
conoscenza) del Nisseno per la medicina e la scienza: cfr. J. Janini Cuesta, La antropologia direttamente allo Spirito Santo, fa rivivere spiritualmente il fatto storico della sua discesa
y la medicina pastol'al de san Gregorio de Nisa, Madrid 1946; J. Daniélou, Le IVi"" siècle. Gl'é- narrata negli Atti 2, 1-11, letta verosimilmente nella celebrazione e che l'oratore commen-
goire de Nysseet san milieu I, pp. 37-38. ta nelle righe successive. Per la pentecoste nella Bibbia e nella Chiesa antica: E. Lohse,
9 «Piano divino di salvezza (OiKovoflia): cfr. sulla santa Pasqua, nota 32. TTEVTEKO(JT~, in GLNT 9 (ed. it.), Brescia 1974, pp. 1494-1496 e nota 62.
lO Cfr. Mt. 28, 19. La frase conclusiva relativa alla salvezza dell'uomo che si ottiene 15 Cfr. Gen. 3, 1-24: a causa della caduta nel peccato del primo uomo lo Spirito
con la professione di fede nella forza vitale delle tre Persone divine contiene una breve di Dio si allontanò da lui che, quindi, non fu più spirituale, ma carnale: cfr. Rm. 8, 5-8;
formula trinitaria del credo niceno-costantinopolitano. Gal. 5, 16-23.
11 Una simile concezione della gradualità nella rivelazione della Trinità si legge 16 Cfr. At. 1, 13. Una descrizione simile della discesa dello Spirito Santo e dei suoi
nell'Or 31,13 di Gregorio di Nazianzo: «L'A.T. annunziò chiaramente il Padre, il Figlio effetti si trova in Steph I (GNO X, 1, pp. 77,8-78,6).
più oscuramente. Il N.T. annunziò chiaramente il Figlio, fece solo intravvedere, però, 17 Cfr. Col. 3, 2.
172 Gregorio di Nissa
Stilla Pentecoste 173
18
terra al cielo la (loro) condotta di vita e abitando nel piano superiore
del sublime modo di vivere, diventano partecipi dello Spirito Santo. Co- Santo, ma molto di più perché nei versetti successivi siamo istruiti sulla
sÌ narra la storia degli Atti (degli apostoli) che, essendo essi riuniti nel sua divinità 23 • Vi leggerò le stesse parole del profeta con le quali concorda
piano superiore, quel fuoco puro e immateriale si divise in forme di lin- anche il grande apostolo. Il passo (del profeta) è questo: «Oggi se ascoltate
gue secondo il numero dei discepoli 19 • Essi pertanto predicavano ai Parti la sua voc~ non indurite i vostri cuori come nella provocazione nel giorno della
e ai Medi e agli Elamiti e ai restanti popoli adattando secondo il loro prova nel deserto dove mi tentarono i vostripadri»24. Ricordandosi di queste
potere ad ogni linguaggio dei popoli le loro parole. cose, il divino apostolo cosÌ si esprime: «Per questo come dice lo Spirito San-
«Ma io - come dice l'apostolo - preferisco dire nell' assemblea cinque tO»25. E avendo premesso questo, cita quelle parole del profeta attribuen-
dole alla persona dello Spirito Santo.
parole con la mia intelligenza per essere utile anche agli altn; piuttosto che die-
cimila parole con il dono delle lingue»2o. Allora fu utile esprimersi con lo Chi è, dunque, colui che i vostri padri tentarono nel deserto?26. Chi
stesso linguaggio a coloro che parlavano lingue diverse, perché non fosse è colui che irritarono? Apprendilo dal medesimo profeta che afferma:
vano l'annuncio, se fosse impedito a coloro che non lo conoscevano dal- <Misero alla prova Dio l'Altissimo»27. Ma l'apostolo, menzionando la perso-
la voce degli annunciatori. Ora, però, essendo uguale il linguaggio, è na dello Spirito Santo, a lui attribuisce queste parole dicendo: «Per questo
necessario cercare la lingua infuocata dello Spirito per illuminare coloro come dice lo Spirito Santo: il giorno della tentazione nel deserto dove mi misero
che sono ottenebrati dall'errore 21 . alla prova i vostripadri»28. Perciò colui che il profeta chiamò Dio l'Altissimo
il divino apostolo dice che questi è lo Spirito Santo. Se tu, poi non lo
4. Anche su questo argomento ci guidi David, prendendosi come credi, esamina ciò che è detto: «Per questo, come dice lo Spirito Santo: Non
suo compagno l'apostolo. Infatti, in questo salmo [290 I] il cui inizio ci fa indurite i vostri cuon; come nella provocazione nel giorno della prova nel de-
dono di esultare nel Signore dicendo «Venit~ applaudiamo al Signore»22, serto, dove mi tentarono i vostri padri»29. [291 Il Se pertanto lo Spirito Santo
non per questo soltanto, cioè per essere condotti alla lode dello Spirito
• 23 Gli scri~t~ principali di Gregorio di Nissa dedicati (in parte o in tutto) alla
18 Cfr. Fil. 3, 20. dottnn~ sullo .SPltlto, spesso in polemica con Eunomio e i pneumatomachi, sono (in un
19 «Pianosupel'iore» (A!. 1, 13) è interpretato allegoricamente (come \Jlflf]À~ TToÀtTEla) probabIle Ol'dme cronologico ricostruito, sulla base agli studi di vari studiosi, da P. Ma-
dal Nisseno, per il quale esso significa l'alto grado di condotta morale, che condiziona raval (Cronologia, in GN Diz, pp. 180-190, passim) i seguenti: Eust (GNO III, 1, pp. 3-16);
e assicura la flETOuala dello Spirito Santo. Sulla necessità degli sforzi morali dell'uomo Maced (GNO III, 1, pp. 89-115); EUII I, 378 (GNO I, pp. 108,3-11,9 ss.: cfr. l'analisi di E.
per partecipare dei doni dello Spirito: cfr. 1m! (GNO VIII 1, pp. 58,24-63,19), dove si Moutsoulas, La pl1eumatologie du «col1tra EUl10mium L in « El 'Contra Eunomium l' en la
incontrano gli stessi termini; e iV!; 87,3-6, si indica una sinergia tra l'azione dello Spirito prod~cci6n literaria de Gregorio De Nisa». VI Coloquio Internacional sobre Gregorio
e quella dell'uomo. Per il posto dello Spirito nella vita dell'uomo, cfr. W. Jager, Gregors de Nlsa, 1-5 settembre 1986 Pamplona, edd. F. Mateo-Seco - J. L. Bastero, Pamplona
von Nyssas Lehre von Heiligen Geist, Leiden 1966, pp. 101-121. Per ùlflf]À~ TToÀtTEla cfr. 1988, pp. 381-390); Et:11 II, 218 (GNO I, p. 289,1-9); SÙl1pl (GNO III 1, pp. 65,10-67, 23);
VttMoys II (GNO VII, 1, p. 143,5-6). Ab! (GNO II.I, 1, speCIalmente pp. 47,21-52,12); Dei! Evagr (GNO IX, pp. 332,10-11; 341,
20 lCol'. 14, 19. La glossolalia - ragiona il Nisseno - allora fu utile per non rendere
3-4, ?ronunclato nel concilio di Costantinopoli del 381); Dei/fil (GNO X, 2, pp. 115-144,
vano il K~puYfla del vangelo. Ma nell'assemblea liturgica ora in svolgimento è necessario paJJlm); Re/Etili (GNO II, 131-132, pp. 368,21-369,11; 182-232, pp. 389-410; Ol'cat(GNO
parlare con una sola lingua per illuminare coloro che sono nell'errore circa la natura dello III, 4, pp. 12,4-13,12); Il1st (GNO VIII, 1, pp. 41,21-47,22).
24 Sa!. 94, 7-9.
Spirito Santo. Con questa frase Gregorio introduce la polemica contro i pneumatomachi
25 Eb. 3, 7.
che egli svolgerà in maniera più ampia nel capitolo successivo.
26 Cfr. Sa!. 94, 9.
21 È una frase di «transizione» all'argomento dottrinale e polemico sulla divinità
27 Sa!. 77, 56.
dello Spirito Santo.
28 Eb. 3, 7-9.
22 Sal. 94, 1.
29 Eb. 3, 7-9.
174 Gregorio di Nissa Sulla Pentecoste 175
dice che «mi tentarono i vostri padri nel deserto»30 e il profeta attesta che mosto perché portano ancora l'otre vecchia, la quale, essendo incapace
colui che nel deserto fu messo alla prova è Dio Altissimo31, furono chiuse di sopportare tale vino, si rompe con la spaccatura dell'eresia39.
le bocche dei pneumatomachi che pronunciano contro Dio insultP2,
poiché chiaramente e l'apostolo e il profeta in ciò che abbiamo riferito Epilogo
proclamano la divinità dello Spirito Santo. Il profeta, infatti, dice: «Ten-
tarono Dio l'Altissimo»33 e riferisce agli Israeliti come da parte di Dio quel 5. Ma noi, come dice il profeta «Venite, applaudiamo al Signore» 40, be-
passo: «Nel deserto mi tentarono i vostri padri»34; mentre il grande Paolo vendo anche la dolcezza della pietà, come ordina Esdra 41 e godendo tra i
attribuisce le parole allo Spirito Santo perché con queste sia chiaramente cori degli apostoli e dei profeti, esultiamo per il dono dello Spirito Santo:
dimostrato che lo Spirito Santo è Dio Altissimo. «Esultiamo e rallegriamoci in questo giorno che ha fatto il Signore»42 in Cristo
I nemici della gloria dello Spirito Santo non vedono la lingua di Gesù nostro Signore a cui sia gloria per i secoli dei secoli. Amen43 .
fuoco delle Sacre Scritture che illumina i punti oscuri? O irrideranno
noi come se fossimo pieni di mosto?35 Anche se queste accuse rivolgono
contro di noi, io vi esorto a non temere le ingiurie di tali uomini e a non
essere vinti dal loro disprezz0 36 . Volesse il cielo che anche per loro una
buona volta fosse questo mosto, questo vino spillato da poco, spremuto
dal tino che il Signore calcò per mezzo del vangel0 37 per rendere per te
il (suo) sangue bevanda della propria uva 38 . Che anche quelli fossero ri-
pieni di questo vino nuovo che chiamarono mosto, il quale non subì da
parte degli osti la mescolanza dell'acqua eretica! Fossero completamente
pieni anche dello Spirito per mezzo del quale coloro che ribollono di
esso fanno espellere dai loro animi la pesante feccia dell'incredulità!
[292 Tl Ma non possono uomini di tale natura accogliere in se stessi il
30 Eb. 3, 7. 9.
31 Cfr. Sal. 77, 56.
32 Cfr. Sal. 74, 6. Bibliografia sulla pneumatologia gregoriana: W. Jager, Gregor von
Nyssa's Lehre von Reiligen Geist. Aus dem Nachlass herausgegeben von Rermann Dorries,
Leiden 1966; J. N. D. Kelly, Il pensiero cristiano delle origini (ed. it.), Bologna 19842, pp.
317-329; Cl. Moreschini, Opere di Gregorio di Nissa, Torino 1992, pp. 69-71; G. Maspero,
Pneumatologia, in GN Diz, pp. 551-554; C. Granado, Spirito Santo, in «Letteratura Patri-
stica» (<<Dizionari S. Paolo»), Milano 2007, pp. 1129-1130.
33 Sal. 77, 56. 39 Cfr. Mt. 9, 17. Stesso riferimento biblico e stessa spiegazione degli «otri vecchi»
36 Cfr. Is. 51, 7. 41 lEsd 9, 51, considerato canonico dai LXX e dalla Chiesa greca.
37 Cfr. Is. 63, 2-3. 42 Sal. 117, 24.
38 Cfr. Ap. 14, 19; 19, 15. 43 La dossologia è riservata solo al Figlio.
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tima ristampa: Turnholti (Belgium) 1959: voli. 44. 45. 46, cui si ricorre
sempre per i seguenti scritti:
In Hexaemeron. Explicatio apologetica, ad Petrum /ratrem, PG 44, 61A-124C.
De Hominis opificio, PG 44, 124D-256C.
De Anima et Resurrectione (Macrinia), PG 46, 12A-160C.
Traduzioni nelle lingue moderne delle cinque omelie del tempo pasquale:
In lingua italiana:
In lingua tedesca: homéliespascales, homélie SUI' l'Ascension (<<Les Pères dans la foi» 55), Pal'is
1994, pp. 21-44.
- Dritte Rede aufdas heilige Osteifest lmd iiber die Auferstehungforgetragen am grofien - Grégoire de Nysse, Les trois jours entre mort et resurrection (= De tl'ldui Spatio),
Sonntag (= In Sanctum Pascha), in «Gregor's von Nyssa, Ausgewiilte Schri/ten» tl'ad. de Ch. Bouchet - M. Canévet, iVl~ pp. 45-71.
II, (BKV 70, Zweher Band), iibersetz von ]. Fisch, Kempten 18802, pp. - Grégoire de Nysse, Homélfe SUI' la sainte et salutaire Pdque (= In sanctum salutare
344-369. Pascha), trad. de Ch. Bouchet - M Canèvet, ivi, pp. 72-74.
- Rede auf das heilige Osteifest und die dreitatige Peier del' Auferstehung Christi (=De - Grégoire de Nysse, Homélie pour la ;ete de l'Ascension de notre Seigneur Jésus
TnduiSpatio), iibersetz vonJ. Fisch, ivt~ pp. 297-321. Christ (= In Ascensionem Christt), trad. de Ch. Bouchet - M. Canévet, fvi, pp.
- Rede auf del' Himmellfahrt Chris# welcher bei den Kappadoziern landesiiblich «del' 101-106.
errettet» heifit (= In Ascensionem Christt), iibersetz von]. Fisch, ivt~ pp. 380-
384.
- Gregor von Nyssa, Die drei Tage zwischen Tod und Auferstehung unseres Hernn II - Studi
Jesus Christus, (= De trlduispatio) hrsg. von H R. Drobner, Leiden 1982, pp.
17-37. Aland K, Synopsis quattuor evangeliorum, Stuttgart 1976 9 •
- Gregor Bischof von Nyssa, zum heiligen und heilbringenden Pascha (= In sanc- Alexandre M., I.:interpretation de Luc 16)9-31 chez Grégoirede Nysse, in «Epektasis».
tum salutare Pascha), hrsg. von Drobner, ivt~ pp. 38-40. Mélanges patristiques offerts au Cardinal]. Daniélou. PubI. par J. Fontaine
et Ch. Kannengiesser, Paris 1972,425-441.
In lingua inglese: Alexandl'e M., Pdques, la vie nouvelle (de Tridui Spatio, 277,10-280,13), in «The
Easter Sermons of Gregory of Nyssa. Translation and Commentary». Pro-
- Gregory Bishop of Nyssa, Discourse on the Holy Pascha (In Sanctum Pascha), trans- ceedings of the fourth International Colloquium on Gregory of Nyssa,
lated by S. G Hall, in «The Easter Sermons of Gregory Of Nyssa». Trans- Cambridge, England, 11-15 september 1978, ed. by A Spira - Chr. Klock
lation and Commentary. Proceedings of the Fourth International Collo- (The Phila-de1phia Patristic Foundation, «Patristic Monograph Series»,
quium on Gregory ofNyssa. Cambridge, England, 11-15 September 1978, No.9), Ca m-bridge, Massachusetts 1981, pp. 153-194.
edhed by A Spira and Chr. Klock with an Introduction by G Chr. Stead, Altaner M. - Stuiber A, Patrologia (ed. h.), Torino 19817• ..
(<<The Philade1phia Patl'istic Foundation»), Cambridge, Massachusetts Altenburger M. - Mann Fr., Bibliographie zu Gregor von Nyssa. Editionen-Uberset-
1981, pp. 5-23. zungen- Literatur, Leiden 1988.
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Indice tematico
Ebrei: 167 giudizio finale: 40, 98-100, 103-105 nestorianesimo : 28-29, 139 Rede: 17-18
elementi primordiali: 97-98 gnostici: 72, 76, 160 nisan : 55-56, 146 retorica (arte) : 7, 19-20, 71, 72, 74, 78,
eretici: 72 grazia: 29, 32, 36, 85, 107, 108, 116, 107, 126, 169
esegesi biblica : 61-64; esegesi lette- 117, 118, 119, 121, 125, 153, 157, ogdoade : 144 risurrezione dei morti : in scritti gre-
rale: 62, 105, 110-111; tipologi- 163, 168, 169, 171 omei : lO, 11, 13 goriani: 38-46; inventario dei
ca 62, 108, 110-116; allegorico- Greci: 72, 75 omelia pasquale: 17-20; omelie pa- nomi: 101-102; realistica: 45, 62,
spirituale: 142-145, 147, 163-165, Heilsgeschichte: 29, 63, 77 squali di Gregorio di Nissa: nu- 82, 105; non origeniana: 45-46
172, 175; mistica: 153-154 iniziazione cristiana: 51, 52, 164 mero, aspetto retorico-stilistico, ritardo della grazia: 30, 126
eucaristia: 52-53, 118, 132, 165 data di composizione, temi prin-
letture bibliche: 49-50 (= A.T. ); 50 cipali: 16, 20-41, 44-68 sabato : benedizione del sabato: 63,
fenomeni naturali: 39-40, 65, 82, 93- (= N.T.) onnipotenza divina: 25, 26, 39-41, 64-' 110; «vero riposo» del sabato:
94, 145-146 lezionari antichi: 50, 115, 119 65,86-98 110-111, 143, 157; inattività di
figura etimologica: 153 liturgia: 47- 60, 77 orazione (logos) : 17-19 Cristo nel sabato per la morte:
0
filosofia: 99 luna (14 giorno) : 145-146 origenismo : 32, 37, 41, 45, 130 157
filosofia cinica: 80 salmi: 50-51, 61, 63
macedoniani : v. pneumatomachi pagani: 23 schiavitù: 79-80
Galati: 10 male (peccato) : origine: 26, 29, 30, 34, paradiso: 118, 139, 160 scienze (e arti) : 91
Gesù Cristo: divinità: 26-27; 131; 137, 76, 104; «colmo del male»: 126- pasqua: liturgia: 16, 47-53; pasqua = Seconda Sofistica: 78, 93
138, 139, 140; «figlio prediletto»: 127; vittoria sul male: 30, 116, «nuova creazione»: 52, 110; pa- sensi spirituali: 154
111-113; predicati divini: 75; po- 126-130, 158-160, 165 squa = «passaggio»: 116, 118; pa- simboli di fede: 53, 122
tente-onnipotente: 127, DO, 151- Manichei : 72 squa cristiana/giudaica: 54-57; similitudini: 78, 93, 110
156; dominatore dell'universo, Marcelliani : 10 pasqua quartodecimana: 54-56, soteriologia: 29-32; 116, DO, 157, 158-
dal potere assoluto: 131; 138-139, mariologia : maternità divina, vergini- 146; celebrazione unitaria e «sto- 160
148, 167 salvatore: 29-32; «Ùw- tà: 113-114, 136-137 ricizzata»: 53-54, 130 Spirito Santo: 23, 27, 59, 60, 106, 110,
rronlç»: 150; flovoyEV~ç 8EOç: medicina: 88, 129, 170 peccato originale: 126 112,136,156,170,171,172,173-
111; incarnazione: 27-29, 75-76, metafora: 75, 76, 117-118, 122, 123, pellegrinaggi in Terra Santa: 12, 57 175
113-114, 136-139, 154-155; sa- 124, 127 pene materiali (eterne) : 105 «stato intermedio» : 46, 82
cerdote: 131, 135; offerta e sacri- mistagogia: 15,24,52, 164-165 Pentecoste: 16, 24, 27, 32, 47,57, 59, stoicismo : 74, 84, 95, 104, 107, 123,
ficio: 112, 131-132; agnello: 112- monachesimo : 8, 15, 99 63,68, 169, 171 124,139
113,114-115,131-132,133; buon monofisismo : 29, 139 platonismo : 32, 33, 34, 41, 45, 76, 85,
pastore: 163-164; morte: 77, 110- morte: fisica: 35, 39, 42,111, 131, 137, 89, 129, 132, 139 triduo sacro: 53-54; 122, 130
111, 113-115, 122-124, 132, 139, 139; spirituale: 137 pneumatologia : 59-60, 173 Trinità: 25-27
140, 147-148, 152; risurrezione: pneumatomachi: 23, 51, 59, 63,173
35-36, 75, 77, 133-134, 153-155; nascita: fisica: 34, 92-93; spirituale: polemica antigiudaica : 54-57, 141-147 unzione sacra: 52, 53, 165
e risurrezione degli uomini: 36, 116-117 uomo: v. antropologia
81; opera salvifica: 116-130 neofiti: 17, 23, 48, 52, 54, 58 quartodecimani: 141 vaso rotto: 40, 63, 73, 93
Giudei: 54, 56, 57, 62, 72, 73, 141, neoniceni : lO, 11 Quod non assumptum : 31, 137-138 vescovo ideale: 14-16
142, 143 neoplatonismo : 37, 76, 89 veteroniceni : 10
Indice onomastico
(degli autori antichi, moderni e dei luoghi)
Cabrol F. : 58, 109 127, 128, 129 132, 133, 136, 139, Evagrio: 11 6~ 7~ 10~ 113, 11~ 13~ 13~
Canévet M. : 18, 21 76, 126, 127, 131, 143, 144, 146, 147, 148, 150, 154, 144, 145, 166, 170, 171
139,143 156, 160, 164, 165, 170 Fedalto G. : 60, 138 Gregorio di Nissa : biografia : 7-16;
Cantalamessa R : 108, 110, 111, 116, Delanne H. : 182 Filone Aless. : 8, 85, 88, 160 scritti e cronologia: 9 12 14 181'
120, 126, 166 De Margerie B. : 143 Finé H.: 82 bibliografia: 181-195' , , ,
Cappadocia: 7, 9, 31, 146, 165 Demostene (vicario d. Ponto) : 10 Fisch J. : 18, 53, 116, 130, 152, 182 Gregorio vescovo: 9
Casel O. : 51, 59 Dennis T. J. : 41, 46, 79, 82, 85, 92, Fischer B. : 156 Gregorio Taumaturgo : 7
Cattaneo E. : 138 100 Flacilla : 13 Grillmeier A. : 135, 136, 137, 138
Cavarnos J. P. : 83, 104 Denzinger H. - Iliinermann P. : 47, 132 Floeri F. : 46, 107 Gl'ossi V: 147
Celada G. : 117 Descourtieux P. : 85 Foerster W : 85, 124 Guéraud D.: 115
Celso: 87 Di Berardino A : 60, 138 Fontaine J. : 90 Guinot J. N. : 108
Cesarea di Cappadocia: 7, 8 Didimo il Cieco: 46, 60 Gy P. M.: 156
Chadwick H.: 87,140 Dinkler E. : 113, 146, 161 GagéJ.: 109
Cinegio : 8 Dorrie H. : 12 Gai'th B.: 131 Ilall S. G. : 18, 50, 79, 109, 114, 115,
Cirillo di Gerusalemme: 12,37,52,56, Dolger F. J. : 151 Gallay P. : 8 152
82, 87, 90, 91, 94, 95, 99, 100, 103, Douglass S. : 19, 78, 79, 82 Gebhardt E. : 12, 18, 23, 36, 64, 71, Ilamman A-G. : 18, 22
110,119 Downey G. : 78 77, 81, 86, 93, 112, 116, 122, 124, Ilarl M. : 7, 16, 18, 51, 71 , 75, 77, 79,
Cleante : 124 Drobner H. : 17, 18,22,49,50,54,55, 149, 158, 161 142
Clemente Al. : 84, 85, 136, 143, 144 56,58, 77, 100, 111, 113, 115, 117, Geerard M. M. : 16 Ilauke M. : 126
Clemente R. : 46, 87, 94, 95, 99 118, 122, 123, 124, 126, 128, 130, Geronzio vescovo: 13 IleckA: 99
Conybeare F. C. : 50 131, 132, 133, 136, 139, 142, 146, Gerusalemme: 12, 42, 54, 56, 57, 119, Ililt Fr. : 117, 123
Conzelmann H. : 117 147, 150, 152, 155, 157, 164, 165, 142 Ilorner H. : 157
Corsani B.- Buzzetti C. : 154 166 Gessel W : 58, 168 Iloll K. : 111, 112, 13 7, 150
Corsini E. : 84, 90, 98, 127, 129 Dumaine H. : 144 Gil-Tamayo J. A : 74 Iluber W : 54, 55, 73, 77, 132, 133,
Cortelazzo M. - Zolli P. : 19 Diinzl F.: 18 Giovanni Crisostomo'• 23 , 52> 54, 57, 141, 153
Costantinopoli: 7, 9, 11, 12, 13,55, 60, 59, 60, 77, 110, 127, 163 Iliibner R. M. : 155
173 Efrem : 56, 153 Ps. Giovanni Crisostomo: 54, 107, 108, Iliinermann P. : 47, 132
Courtonne Y : 9, lO Egeria : 50, 54, 57 111, 113, 115, 119, 121, 123, 130,
Crisippo : 123 Egitto: 8 136, 154, 166 Ibanez J. - Mendoza F. : 112
Cromazio d'Aquileia: 163 Ehrenberg V : 84 Girolamo: 133, 134 Ibora : 11
Crouzelll.: 101, 108, 130 Elladio di Cesarea: 11, 13 Giustino: 37, 87, 89, 90, 93, 113, 143, Ilario: 139
Courtonne Y : 9, 10 Emmelia : 7, 9 144, 166 Imerio: 8
Czerwik S. : 17, 117, 120, 142, 144 Epifanio: 37, 46, 47, 59, 60, 87, 95,100, Ps. Giustino: 86, 87, 89, 90, 93, 100, Ippolito : 154
101, 103, 135, 139 101, 102, 103 Ireneo : 37, 46, 87, 90, 99, 101, 102,
Daley B. E. : 36, 46, 85 Ps. Epifanio : 52, 54, 110, 113, 115, 153 Godet P. : 105 104, 113, 143, 148, 166, 167
Daniélou J. : 11, 15, 16, 22, 32, 33, 34, Eunomio : 26,61,89, 131, 132, 155, 173 Goppelt L. : 108
41, 51, 74, 76, 80, 82, 83, 84, 89, Eusebio di Cesarea: 59, 141, 144 Granado C. : 174 Jager H.: 80
91,98,99,104,105,108,113,126, Eustazio di Sebaste : 8, 9, 11 Gregorio di Nazianzo : 8, 9, 11,31,59, Jager W: 12, 172, 174, 178, 181, 189
204 Indice onomastico
Indice onomastico 205
Janini CuestaJ.: 170 Maas W. : 132
Macario di Magnesia: 82 Moreschini CL : 29, 32, 75, 89, 113, Plotino : 76, 85
J eremias J. : 77
Mc Clear R. V. : 76 118, 141, 145, 160, 166, 171, 174 Plumbe J. : 118
Joannou P. P. : 79
Macrinajunior : 7, 8, 11 Mosna C. S. : 56 Pohlenz M. : 84, 95, 104, 123
J oune1 P. : 57, 59
Macrina senior : 7 Moutsoulas E. : 60,159,171,173 Policarpo : 99
JungmannJ. A. : 51
Malingrey A. M. : 99 Miihlenberg E. : 71, 77 Ponto: 7, 8, 10,55
Kannengiesser Ch. : 98, 138 Mann Fr. : 12, 18, 32, 33, 35, 86, 88, Porfirio : 37, 82
98, 106, 114, 121, 124, 125, 126, Nautin P. : 46, 107, 115 Prinzivalli E. : 18, 46
Kelly J. : 53, 60, 122, 126, 135, 174
132, 135, 146, 147 Neocesarea : 7 Proeresio : 8
Kitte1 G. : 108
Maraval P. : 7, 10, 11, 15, 16,21,22,47, Nestle E. : 154 Pruche H. : 60
Klein G. : 113
50, 99, 125, 173 Neunheuser B.: 117 Puech A.: 18
Klock C. : 18, 19,20,50,51, 73, 74, 75,
Marcello d'Ancira : 9 Nicomedia (Bitinia) : 13, 15 Pulcheria : 13
93,132,157
Martimort A. G. : 57 Nissa : 7, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 19,
Klostermann E. : 119, 136
Maspero G. : 7, 79, 86, 89, 102, 105, 38,55,57, 146, 153, 173 Quasten J. : 18, 51, 105
116, 121, 125, 127, 152, 171, 174 Ojell A.: 89 Quintiliano : 72, 135
Ladner G. B. : 83, 150
Mateo-Seco L. : 7, 35, 80, 81, 85, 114, Olimpiade: 13
Lampe G. W. H. : 71, 75, 84, 102, 108,
124, 130, 131, 132, 134, 135, 136, Olivar A. : 17, 18 Rahlfs A. : 50, 114
109, 113, 114, 118, 123, 124, 12~
13~ 138, 139, 140, 155, 160
Omero: 97 Rahner H. : 118, 147, 151, 161
144
May G.: 7, 22 Origene : 7, 37, 41, 46, 61, 62, 82, 84, Ramelli 1. : 102
LaplaceJ.: 33, 34, 41, 83
Langerbeck H. : 12, 124, 129, 158 Mees M.: 113 87, 89, 93, 94, 101, 105, 107, 113, Rauer M. : 136
Lausberg H. : 105, 169 Me1ezio di Antiochia: 11, 54, 153 115, 118, 119, 127, 130, 136, 143, Ravasi G. : 167
Melitone di Sardi: 17, 108, 113, 114, 144, 148, 154, 160, 167 Rebecchi L. : 83
Lebon J.: 60
121, 167 Otreio di Melitene : 11 Reiche A. : 94
Le Boulluec A. : 44
Meloni P. : 160 Owen E. C. : 141 Reijners G. Q. : 113, 151, 161
Lebourlier J. : 22
Leclercq J. : 17 Menandl'O retore: 19, 72 RexerJ.: 14, 18,20,71,165
Meredith L. : 142, 145, 146 Padri apostolici: 99 Riggi C. : 110
Le Déaut R. : 120
Méridier L. : 78, 93, 159 Panfilo: 46 Ronaldus J. : 115
Le Nain De Tillemont M. : 7, 18, 58,
Mesopotamia : 8 Pani G. - Mazzoleni D. : 115 RordorfW.: 143, 144
168
Metodio d'Olimpio: 37, 45, 46, 85, 87, Pansofio : 11 Rose R.: 166
Lenz J. : 111, 137
89, 90, 93, 94, 97, 101, 102, 118, Parys M. J. : 155 Rousseau A. : 166
Leoni B. : 113, 151
123,130 Patrizio vescovo Nicomedia : 13 Salachas D. : 59
Lewy H.: 160
Miche1 A. : 38, 46 Perler O. : 17, 108, 113 Sasima : 9
Leys R.: 33
Migne J.-P. : 16, 18,64, 112, 157 Peroli E. : 82, 84 Scarampi L. : 54
Libanio : 7, 10
Misago A. : 22, 37, 38, 47, 61, 62, 81, Pieraccioni D. : 19 Scarpat G. : 80
Liddell-Scott-Jones: 107, 109
83, 8~ 92, 95, 100, 101, 102, 116 Pietrella E. : 12, 15,32, 78, 86, 93, 96, Scheffczyk L. : 85
LiébaertJ.: 135, 137
Lohse E. : 171 Mommsen Th. - Rougé J. : 11, 48 99, 109, 112, 123, 124, 129, 130, Scherer J. : 136
Lozza G. : 22, 41 Monaci Castagno A. : 46, 84 133, 149, 157, 158, 161 Schlier H. : 80
Moraldi L. : 59, 166 Platone: 19, 76, 83, 85, 97, 114, 132, Schneider K. : 144
139 SchoedelW.R.:85,86
206 Indice onomastico
Tuilier A. : 107
Indice scritturistico
Schreckenberg H. : 56
Scouteris K. B. : 152 Valente imperatore: 10
Antico Testamento 17,10 : 143
Sebaste : 10, 11 Verghese P. : 82
Visonà G. : 17 18,1 : 95
Seconda Sofistica: 8, 93
Vives J. : 126
Genesi 19,24: 128
Senofonte : 97
VCilker W. : 125, 143, 154, 155 1,1.6-8 : 120 22,1-14: 65, 111, 112
Severo d'Antiochia: 16
1,1.9-10 : 120 22,1-18 : 110
Sieben H. 1. : 110, 113, 115
1,5: 119, 133 22,1-19: 49
Simonetti M. : lO, 18, 60, 61, 62, 84, Wagner J. : 156
Wenger A. : 110 1,10: 121 22,6: 112
108, 127, 131, 138, 143
Wickam L. R. : 136 1,11-12: 121 22,13 : 112
Simmaco: 114
1,12: 121 22,17 : 65, 110
Siniscalco P. : 54 Wiles H. F. : 13 7
Wilken R. L. : 18, 24, 46, 85, 133 1,15-21: 50 27,12: 107
Siria: 8
Winden (van) J. c. M. : 24, 36, 40, 46, 1,16: 121 40,21: 80
Sodi M.: 17
1,26: 39, 85
Soell G. : 114 71, 85, 95, 101
Winling R. : 105, 140
1,26-27 : 40, 85, 121 Esodo
Sofocle : 113
1,1-2,3 : 110 12,1-20: 49, 108
Spada D.: 59 Woollcombe J. : 108
1,1-3,24: 49, 87 12,5.18-20: 141, 156
Spidlik T. : 116
1,1-4,11 : 50 12,6: 141
Spira A. : 16, 18, 19,20,54, 71, 78, 109, YsebaertJ. : 117
2,3 : 65, 111, 143, 157 12,8: 141
122, 123, 124, 152, 157
2,7: 39, 88, 92 12,8.15.18-20 : 156
Srawley J. H. : 116 Zemp P.: 127, 128, 135
2,7.21-22: 40, 63 12,15: 144
Stahlin O. - Fruchtel L. : 136 Zenone: 123, 124
2,9: 160 12,15.18-20: 141
Stauffer S. : 112 Zinus: 130
2,10: 160 13,6: 144
Stephanou E. : 102 Zolli P. : 19
2,21-22 : 39, 88 13,21: 157
Stuiber A. : 82 Zorell F. : 71, 107, 109, 112, 154
3,1-6: 128 14,24: 157
3,1-24: 86, 171 17,8-16 : 49, 65, 113
Taranto S. : 102
3,7: 160 19,9: 88
Tarchnishvili M. : 50
3,13: 76 20,8: 143
Taziano : 37, 82, 99
3,16: 159
Teja R.: 79
3,19: 159 Levitico
Teodosio : 11, 13
3,21: 126 1,1-17: 143
Teofilo : 37, 87, 90, 95, 99
3,22: 160 3,1-17: 143
Teosebeia : 8
3,23: 160 4,1-35: 143
Tertulliano : 37, 46, 59, 87, 90, 94, 95,
7,10-12.17 -20 : 127 11,1-46: 143
99, 101, 102, 103, 104, 143, 166
12,2 : 65, 107, 110 12,3 : 143
Teske D. : 12, 18, 64
12,4 ss. : 88 23,3 : 143
Tixeront T. : 139
13,18: 95 23,5: 141
Tollefsen T. : 98
15,1-21 : 50 23,6: 141
Triacca M. : 17
208 Indice scritturistico Indice scritturistico 209
Introduzione
Vita e opere di Gregorio di Nissa oooooooooooooooooooooooo pago 7
Le omelie del tempo pasquale:
Numero oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 16
Data di composizione oooooooooooooooooooooooooooooo » 21
Temi principali: oooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 23
Dottrina trinitaria ooooooooooooooooooooooooooooooo » 25
Cristologia oooooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 27
Soteriologia ooooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 29
Antropologia oooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 32
Risurrezione dei morti ooooooooooooooooooooooooooo » 35
Liturgia oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 47
Bibbia ed esegesi oooooooooooooooooooooooooooooooo » 60
Struttura oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo » 64
DATE DUE
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FINITO DI STAMPARE -
NEL MESE DI OTTOBRE
DELL'ANNO MMIX
NELL'OFFICINA TIPOGRAFICA
- -
M. D'ADRIA EDITORE - -
PALAZZO PIGNATELLl - NAPOLI
-
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- -
- GAYLORO I
PRiNTED IN U-:;'.
GREGORIO DI NISSA
a cura di
EGIDIO PIETRELLA
00
M. D'ADRIA EDITORE
GREGORIO DI NISSA
TTTr
9 788870 923018
M. D'ADRIA EDITORE