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54 A. C. THISEL TON, The First Epistle to Corintbians, 16, ritiene di vedervi un "ethos po:
moderno",
55 lCor 5,9 ci parla di una lettera precedente del tutto sconosciuta.
Per lasua collocazione Corinto erauna citt ricca, trafficata esi
culturalmente cheeticamente variegata", Paolo secondo A t 18,1
vi rimase un anno e mezzo, dal 50 al 52. In questo periodo ebb
modo di vedere coronata da un discreto successo la sua opera (
evangelizzazione, ma anche di constatare lacomplessit di quell
comunit, molto probabilmente costituita per la quasi totalit d
cristiani gentili (l.Cor 12,2), e di scontrarsi con difficolt di vari
genere che quellasituazione si tiravadietro. Per questi motivi Pac
lo deve aver seguito con attenzione lo svolgersi della vitadei corir
ti dopo lasua partenza, scrivendo varielettere". L a successione d(
temi di l Cor non deve essere letta come indice di frammenti su:
cessivamente composti, ma come l'espressione del fatto cheiness
3. L a riflessione sulla risurrezione dei morti di l Cor 15
4. Sembra quasi, per, che per rispondere aun interrogativo ur
gente proveniente dalla comunit di Tessalonica Paolo, pur inte
grandola, non elabori pi di tanto latradizione acui si rif, cos che
ci restano alcune domande inevaseche riguardano: a) il tipo di vi
ta acui apre larisurrezione; b) ilcomedellarisurrezione, visto che
Paolo, sulla sciadella semplicit linguisticaveterotestamentaria, s
limita aparlare di risvegliarsi; c) ilchi della risurrezione perch an
che se 1Ts esplicitasuquesto punto: sono i cristiani morti, i giu
sti che risorgeranno, la domanda sul destino dell'uomo ingenerak
si nasconde dietro ogni discorso sullarisurrezione, tant' cheanch:
nell' apocalittica quaeltroviamo timidi tentativi di risposta. Que
stetre domande checi sorgono davanti a1Tsallo stesso modo mol
to probabilmente dovevano sorgere in dei cristiani provenienti pe
la maggior parte dal paganesimo, iquali avevano ben poca dirne
stichezza con laletteratura ela sensibilit apocalittiche. Paolo nOI
poteva non rendersene conto e cos molto probabilmente, ripen
sando aquanto detto ai tessalonicesi, avrcominciato adelaborar.
un' ermeneutica ellenistica dell' affermazione della risurrezione de
morti. Questo ripensamento sfociain 1Coro
NITROLA, A., Trattato di escatologia, Cinisello Balsamo (MI) 2010. T II. Pp. 209-246
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67 Cfr. p.e. J . H. WILSON, "The Corinthians who say there isno Resurrection of the dead":
J . BECKER,L a risurrezione dei morti nel cristia nesimo primitivo, 97-100; A. C. TlIISELTHON,
"Realized Eschatology at Corinth"; A. J . M. WEDDERBURN,"TheProblem of the Denial of
the Resurrection in I Corinthians XV"; A. T. LINCOLN, Pa ra disoora e non a ncora , 63-97; J .
N. ALETTI, "L'Argumentation de Paul et la position des Corinthiens. ICo 15,12-34"; G.
BARTH,"Zur Frage nach 1. Korinther 15 bekarnpfte Auferstehungsleugnung"; C. M. Tuc-
KEIT, "TheCorinthians who sav 'There is no resurrection of the dead' (1Cor 15,12)"; J . DE-
LOBEL,"TheCorinthians' (un-)Belief in the Resurrection", 343-355.
68 A. C. THISELTHON,"Realized Eschatology at Corinth", 512: Un'escatologia pienamen-
te realizzata conduce ad una visione" entusiatica" dello Spirito.
69 Cfr. J . BECKER,La risurrezione dei morti nel cristia nesimo primitivo, 98-99.
70 Cfr. J . N. ALEITI, "L'Argumentation de Paul et la position des Corinthiens. ICo 15,12-
34", 81, secondo il quale impossibile precisare con certezza ilbackground ideologico del
rifiuto dei corinti: o A. J . M. WEDDERBURN,"The Problem of the Oenial of the Resurrec-
tion in I Corinthians XV",233, che ritiene che nessuna soluzione dei problemi di I Cor 15
sembra pienamente soddisfacente.
2. Bisogna riconoscere che la delusione che traspare in alcune
esegesi intorno allanostra questione", sorge perch si convinti
che "dietro" alla domanda di l Cor 15,12 ci deve essere una ben
La seconda ipotesi quella dell' esca tologia rea lizza ta . Nonostan-
teleinevitabili sfumature", di questa posizionesi pu individuare
una struttura condivisa: i corinti credevano che, grazieal battesimo
acui si attribuiva un'efficaciaquasi magica, potevano partecipare
gi allarisurrezione eall'esaltazione di Cristo eche perci gi era-
no in possesso dei doni dello Spirito"evivevanouna sorta di esi-
stenza celeste, da 7tVEUIlO:ttKOt (cfr. p.e. 1Cor 3,1). Questo sentirsi
ginel "mondo di l", vistocheapparentemente lavita continuava
come prima, era possibilesoloallontanandosi dall'apocalittica esi-
tuandosi nella prospettiva di un' antropologia dualista che portava
a collocare ogni cambiamento nell' elemento spirituale e perci a
svalutare il corpo conleconseguenze pi volterimarcate". In que-
sto quadro si spiega la prassi di farsi battezzare per i morti (cfr.
1Cor 15,29): si sperava cheerano cos trasformati anche quelli che
durante lavita non avevano potuto ricevere ilsacramento, ma si
spiegaanche lo scetticismo nei riguardi dellafutura risurrezione, se
con essasi voleva indicare ilricevere un giorno una nuova ediver-
savita, perch in fondo quel futuro eragiavvenuto. Cos laparu-
sia, chesi aspettava come imminente (cfr. lCor 15,52), non avreb-
be fatto altro che rendere manifesto quanto eragiaccaduto per i
vivi ea nche per i morti.
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71 Cfr. R. BUL TMA NN, Teologia del Nuovo Testamento, 167; ipotesi corretta da H. CONZEL -
MA NN, Der Erste Brie/ an die Korinther, 310-311, che parla di un "certo" fraintendimento.
72 Non si capiscein base aquale argomentazione K. BA RTH, La resurrezione dei morti, 76,
ricava laconvinzione che costoro rappresentano gli elementi pi invistadella comunit.
precisa posizione teologica dei corinti. Riprendendo e al tempo
stesso correggendo Bultmann, secondo il quale Paolo ha erronea-
mente creduto che i suoi avversari gnostici negassero non solo lari-
surrezione ma anche la vita oltre la morte", possiamo ipotizzare
che all'origine dal 1Cor 15 ci siada parte di Paolo non un frain-
tendimento' ma ugualmente una deformazione dellarealt. Paolo
scrive 1Cor intorno al 55, circa cinque anni dopo 1Ts: in questo
tempo da unaparte ildifferimento della parusia deveaverlo porta-
to amitigare l'entusiasmo per l'attesa earitenere che ci che pri-
maera lanorma (icristiani vivi allaparusia) stavadiventando l'ec-
cezione; daun'altra parte poi, come abbiamo ipotizzato sopra, egli
deveanche aver cercato di pensare la questione inun modo meno
contingente, per venire incontro adomande sempre pi probabili
cheforse anch'egli si andava facendo.
Tenendo presente questo sfondo biografico possiamo passare al
testo di 1Cor 15,12 per sottolineare due cose. Innanzitutto i corin-
ti, chePaolo vuole sconfessare, affermano che non c'risurrezione
dei morti enon che larisurrezione giavvenuta, per cui l'escato-
logia realizzata in qualche modo forza iltesto; in secondo luogo i
negatori dellarisurrezione dei morti sono nVE . Questa osservazio-
nedi fondamentale importanza perch bisogna ricordare chen,
di cui 'ttVE ilnominativo plurale, un pronome indefinito con
forma enclitica e significa "qualcuno", ma non nell'accezione nu-
merica di uno di tanti, quanto inquella indeterminata di "un tale",
tant' che la stessa parola non enclitica 'tt (pl. 'ttVE ) vale come
pronome interrogativo "chi?". Dunque i nVE chenegano larisur-
rezione non sono alcuni nel senso di pochi, ma personaggi molto
vaghi, non ben conosciuti, tanto che potremmo tranquillamente
rendere ilversetto in questo modo: sento dire in giro che non c'
risurrezione dei morti. Da chi? E chi lo sa! Da nessuno in partico-
lare, sono rumors, voci riferite eforse, come tutte levoci, da sem-
pre, ingigantite". Queste idee non potevano non circolare nella co-
munit di Corinto: all'interno di convinzioni definite e articolate,
ma anche diffuse enon filosofiche. Siaperch in un ambiente sin-
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 212
cretistico si era abituati a tenere vicine affermazioni logicamente
discutibili; siaperch, come abbiamo visto dalla letteratura apoca-
littica, la risurrezione si poteva intendere anche riferita all' anima
soltanto; siaperch per alcuni, forse per i pi semplici, lafede nel-
la risurrezione di Ges (la tomba vuota) era probabilmente suffi-
dente per superare (o dimenticare) laprospettiva dualistica greca,
fatto sta che, per un motivo oper altro o per tutti insieme, molti si
adattavano all'idea grossolana e apocalittica, quella di 1Ts, e non
negavano la risurrezione dei morti, restando pi o (forse) meno
convinti.
Per alcuni altri (rtve) non riuscivanoacapirebene ilnuovo lin-
guaggio, cos,mentre conlarisurrezionedi Ges non dovevano es-
serci molti problemi, perch questaeccezione non poteva far pro-
blemaadei cristiani, nei riguardi dellarisurrezionedei morti emer-
geva, qui elenon certo inundiscorso sistematico, una certa resi-
stenza. Paolo, vedendo in ogni caso nella cosa un pericolo per la
rettafede, si pone di fronte aquesti 'tlVE con molto equilibrio: da
unaparte considera laquestione come una delletante cheaffronta
nellalettera, enon usa toni dascomunica come p.e. nel caso del-
l'incestuoso (cfr. lCor 5,3-5) -ilchesarebbe stranoseci trovassimo
davanti aunanetta negazione di un punto decisivodella fede-, dal-
l'altra, "fraintendendo" volutamente lecose, neapprofitta per pre-
sentare in un linguaggio comprensibile a un pubblico ellenistico
(quello e qualsiasi altro) una riflessione approfondita, come rica-
viamodal fatto che non si rivolgedirettamente ai negatori, ma al-
l'intera comunit (1Cor 15,14). 1Cor 15rappresenta cos ilprimo
seriotentativo di pensare l'annuncio apocalittico dellarisurrezione
dei morti, argomentando all'interno di un contesto molto diverso
comequello ellenistico. Il complesso discorso si snoda in tretappe:
nellaprima (1Cor 15,21-34) Paolo spiega ilfatto dellarisurrezione
dei morti; nellaseconda (1Cor 15,35-49) affronta la spinosa que-
stionedel modo; nella terza (1Cor 15,50-58), infine, compiendo una
sterzata, narra ilquando, e cioiltempo finale, mostrando la pro-
spettivaapocalittica come lo sfondo di tutta lasuaargomentazione.
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]}L egame che ha trovato espressione nell'idea di "personalit corporativa" proposta da
H. W. Robinson con "The Hebrew Conception of Corporate Personality" , eCorporate Per-
sonality in Ancient lsrael: ripresa inseguito da diversi autori (p.e. J . DEFRA INE, Adam et son
lignage), mamessa in questione da]. W. ROGERSON, "The Hebrew Conception of Corpora-
tePersonality: A Reexamination", eS. E. Porter con "The L egal A spects of the Concept of
'Corporate Personality' in the Old Testament" e "Two Myths: Corporate Personality and
L anguage/Mentality Determinism".
Chiave ermeneutica di tutta laspiegazione dellarisurrezione dei
morti lacontrapposizione tra A damo eCristo, acui Paolo torne-
ranche inRm5,12-21. Per poterla pienamente comprendere, pe-
r, necessario tener conto di due presupposti. Il primo, seguen-
do latradizione rabbinica, afferma chec' unasorta di legametra
ilprimo uomo egli altri, omeglio chel'umanit concepita stabi-
lendo questo legame", per cui il peccato di A damo non sempli-
cemente quello di ogni uomo, ma il peccato del primo uomo che
produce conseguenze sull'umanit intera che "inlui". Il secondo
presupposto, invece, distingue due tipi ('t\mot) di uomini: uno in-
feriore, l'altro superiore. Seil primo presupposto si pu presume-
refacesseparte del bagaglio biblico dei corinti, il secondo lo pos-
siamo (dobbiamo) far risalire alla lettura che Filone fadella crea-
zione dell'uomo, secondo laquale, comeabbiamo visto preceden-
temente, c' l'uomo creato aimmagine di Dio, cio l'uomo celeste,
el'uomo plasmato dallaterra, cio l'uomo terrestre.
Dunque gli uomini non sono monadi, masono fra loro legati eil
legame decisivo quello con colui chepossiamo chiamare ilcapo-
stipite. Per Paolo, riprendendo l'idea dei due generi di uomini, l'u-
manit non ha un solocapostipite, madue: A damo eCristo. Non
nel senso che una parte dell'umanit ha A damo e un' altra Cristo,
quasi si trattasse di unascelta (o di un caso). A damo eCristo sono
capostipiti della stessaumanit, ma inmodi diversi. A damo lonel
modo della fattualit: ogni uomo, in quanto tale, nasce "dopo",
cio nel segno di A damo, determinato da lui; Cristo, invece, lo
nel modo dell' opportunit della fede: ogni uomo, grazie allafede,
pu riconoscere in Cristo ilsuo capo eperci lasciarsi determinare
(soprattutto) da lui.
3.2.1L acontrapposizione A damo-Cristo
3.2 Il fatto della risurrezione
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 214
2. Nell'idea dei duecapostipiti (Adamo eCristo) riecheggial'idea
dei due 'tU1tOl di Filone, ma attraverso una radicale trasformazione
perch i due capostipiti sono duepersone concrete (intendendo in
questo modo Adamo), cronologicamente succedentisi, cos che la
comprensione dellacomplessa econtraddittoria realtumana af-
fidatanon al rimando tipologico, ma aquello storico. Cristo si con-
1.Leggiamo 1Cor 15,21-22 secondo unatraduzione letterale che
rispetta lasuccessione delle parole: A causadi unuomo lamorte,
sempre a causa di un uomo la risurrezione dei morti; e come in
Adamo tutti (1tavn:) muoiono, cos anche in Cristo tutti (lt(XVtE)
riceveranno lavita. La morte, secondo la visione teologica pro-
fondamente radicata nell' Antico Testamento, collegataal pecca-
to: per questo entrata nel mondo a causa del peccato di un uomo,
cio di Adamo. Maper ilcredente non c' solo ildato umano uni-
versale della morte: c' anche larisposta di Dio, ossialarisurrezio-
ne. Anch' essa entrata nel mondo a causa di un uomo, Cristo.
Adamo eCristo sono perci dei capostipiti che trasmettono la lo-
ro situazione, lamorte l'uno larisurrezione l'altro, atutti, 1taVtE.
A una prima impressione, cos, sembra proprio chela risurrezione
ha un' estensione vasta tanto quanto lamorte, come ricaviamo da
una traduzione diffusa: E cometutti muoiono inAdamo, cos tut-
ti riceveranno lavitain Cristo. Setutti muoiono, tutti risorgeran-
no, credenti enon credenti, tant' che poco oltre 1Cor 15,26 ri-
porta l'annuncio chelamorte nei tempi finali sarannientata. Que-
sta lettura nascedalla convinzione erronea che l'elemento centrale
del parallelismo sia1ta.V'tE, di modo cheinevitabilmente ilsecondo
1ta.V'tE si trova ad avere la stessaestensione universale del primo.
Ma aparte ilfatto chemorire in Adamo non significaniente - in?
dove? dentro Adamo? dentro "metaforicamente"? echevuol dire?
- vale che aben guardare ilparallelismo ha un altro centro, esatta-
mente la contrapposizione Adamo-Cristo: come in Adamo, cio
quelli che sono in Adamo, legati ad Adamo, ossia gli uomini in
quanto tali, tutti (nessuno escluso: il fatto!) muoiono, cos anche
- c' qui un K <X t chelevarie traduzioni tralasciano - con Cristo av-
viene lastessacosa: quelli chesono in Cristo, legati aCristo, i cri-
stiani, tutti (nessuno escluso: lasperanza!) risorgeranno.
3.2.2 Si muore "in Adamo", si risorge"inCristo"
215 LA PARUSIACOME VITA
74 Cfr. R. BULTMANN, "wo1touiro":sequesto verbo, che significa rendere vivo, vivificare,
nel greco classico era usato soprattutto in riferimento alla generazione animaleo di piante,
i LXX vi vedono quasi sempre Dio come soggetto, cos che nel Nuovo Testamento sar uno
dei verbi per indicare larisurrezione (cfr., oltre al passoin esame, Rm4,17; 8,11, ma anche
Gv 5,21).
'Aa, ma: cos inizia il v. 35, comesequanto detto fino a quel
punto, eciolarisurrezione dei morti come conseguenza della ri-
surrezione di Cristo, non fosse tutto. In verit Paolo eraegregia-
mente riuscito asmontare levoci dei "negatori", per, come ab-
biamo visto, vuole approfittare dell'occasione per fare una vera e
propria catechesi sullarisurrezione. Perci cerca di prevenire ogni
altra obiezione: Ma qualcuno dir: "Come risuscitano i morti?
Con quale corpo giungono?" (lCor 15,35). 'Epe nc;, qualcuno di-
ro, meglio, potrebbe dire: dunque nondice, nel senso chenon ci
sono domande simili tra i corinti, o forse, pi precisamente, Paolo
3.3.1 Le due domande
3.3 Il modo della risurrezione
trappone ad Adamo non perch lo vuole sostituire ma perch lo
vuole salvare, dando inizio (lastoria!) adun'umanit nuovache non
altra cosarispetto aquella adamitica, ma lastessarinnovata, cos
che il nuovo prende forma proprio ldove si trovava il segno pi
tangibile del vecchio: dalla morte conlarisurrezione dei morti.
Per questo tra i due 1ttlvtcc; c' unadifferenza storica, ciotem-
porale: tutti muoiono (1t08VnaKOU(nV, presente) inAdamo, matut-
ti riceveranno lavita(cpo1tOt1l9i1aov'tat, futuro)" inCristo. E questo
avverr allaparusia (l Cor 15,23: v 't11nupouoio; a'tou): nonal pre-
sente, non nel sacramento, semmai aqualcuno tra i pientusiasti
dei corinti fossepassataper latesta questatentazione. No, larisur-
rezione da attendere ancora. E apocalitticamente vengono rac-
contati questi eventi finali (lCor 15,24-28). Conlarisurrezione dei
morti annientata lamorte che, in quanto non semplicemente una
manifestazione, mala stessa incarnazione del peccato, l'Eaxa'to
x9po, l'ultimo nemico che si oppone aDio eal suo piano salvifi-
co. Cos tutti gli avversari di Dio saranno vinti, ogni cosasar rica-
pitolata inCristo (cfr. Ef 1,10) eDio sarnelv'ta v 1tucrtv.
TRATIATO DI ESCATOLOGIA 216
7' La formula . .. . pEl uera tipica della diatriba cinico-stoica proprio come artificio
retorico per introdurre la questione che interessava: cfr. R. BULTMANN, Der Stil der paulini-
scben Predigt und die leyniscb-stoiscbe Diatribe, 10-11, ma anche W. SCHMITHALS, Die Gno-
sis in Korinth, 147. Invece R. MORISSETTE, "Lacondition de ressuscit. 1Corinthiens 15,35-
39: structure littraire de la pricope", 218, ritiene reale la domanda perch pur ammetten-
do che difficile dire se la domanda posta dall'apostolo puramente fittizia o seesprime
ledifficolt proprie dei corinti, sostiene chelamessa in rilievo da parte di Paolo della con-
dizione del O'ro~J.(lnell'aldil L..] s'accorda perfettamente con uno scrupolo che avrebbero
potuto manifestargli dei cristiani che vivevano in ambiente ellenistico.
76J.JEREMIAS,'''Flesh and Blood cannot inherit the Kingdom of God' (lCor XV,50)", 304.
77 Cos anche A. T. LINCOLN,Paradiso ora e non ancora, 71-72.
non leconosce. Ma, chiss, qualcuno, un'altra voce (di nuovo iln
di 1Cor 15, 12), un giorno... Cos Paolo si "inventa" queste do-
mandeper poter dare unaspiegazionecompleta dellarisurrezione
dei morti",
Ledomandesono due: Come[niO] risuscitano imorti?; Con
quale corpo [1t01q> mUJ lan] giungono?. Contrariamente all'idea
diffusacheledue domande hanno un valore sinonimico, J . J ere-
miasconvintochesiamodi fronte adue domande diverseperch
abenguardarechiedono cosediverse: Laprima domanda chiede:
Comepossiamo immaginarci ci che accade quando i morti usci-
ranno dalletombe? Laseconda domanda chiede: Come possiamo
immaginarci ilcorpo dei risortio-". Allaprima domanda Paolo ri-
sponde in 1Cor 15,50-58, allaseconda in l Cor 15,36-4977Jeremias
ha ragioneche le domande sono due e non identiche, perch in
fondo non fanno altro che esprimere tutti i possibili interrogativi
sullarisurrezione, proprio comesi conviene ad un artificio lettera-
rio. E questo confermato dal tempo presente dei verbi usati:
"fEipovtat, risuscitano, eEPXOvtat, giungono, ben strano dopo tut-
to quanto detto per sottolineare lafuturit della risurrezione, spie-
gabile non come dei presenti con valore di futuro, forme abba-
stanzararenellalingua greca, macon ilfatto che qui Paolo stapo-
nendo degli interrogativi astratti, dunque senza tempo. Se le do-
mande non chiedono la stessa cosa, bisogna per riconoscere che
la prima non chiede ci che crede Jeremias. Infatti dietro la sua
traduzione, come dietro l'illusione della sinonimia, sta l'idea che
l'avverbio 1tro significhi "come", cio "in che modo". Certo signi-
fica anche questo, ma perch l'avverbio che chiede spiegazioni
davanti a ci che non si comprende. Un esempio ne Mc 12,35:
Ges continuava aparlare, insegnando nel tempio: nmdicono gli
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78 Cfr. R. MORISSEITE, "L a condition de ressuscit. 1Corinthiens 15,35-39: structure lit-
traire delapricope", 211.
79 Cfr. ancheH. MOL L ER, "Der rabbinische Qal-Wachomer-Schluss in paulinischer Typo-
logie. Zur A dam-Christus-Typologiein Rm5".
80 Cfr. R. PENNA, "Cristologiaadamica eottimismo antropologico in lCor 15,45-49".
1. Il complesso,einveritanchepiuttosto confuso, discorso por-
tato avanti daPaoloin 1Cor 15,36-49secondo R. Morissette" rical-
ca lo schemadi insegnamento rabbinico chiamato qal iobomer",
con cui si cercavadi confutare un'obiezione attraverso un' argo-
mentazione di ragionechesi sviluppavaintre tempi: ladomanda
(lCor 15,35),ilriferimentoad esperienzecomuni (ICor 15,36-41),
la conclusione cheegli chiama a fortiori (lCor 15,42-49). Poich,
per, 1Cor 15,45riporta una citazione scritturistica, o meglio un
midrash di Gn 2,7, giustamente R. Penna, pur concordando so-
stanzialmenteconMorissette, harisuddivisoilpasso, individuando
sia un argomento di ragione (lCor 15,36-44), sia un argomento
scritturistico (15,45-49)80.
3.3.2Il corpo dei risorti
scribi che il Messiafigliodi Davide?. Ora abbastanza chiaro
che qui impossibiletradurre 1tro: in chemodo gli scribi dico-
no..., perch nessuno dubita chenon si stachiedendo selo dico-
no in piedi o seduti, attraverso undiscorsooun canto eviadicen-
do. In questo casonro non significa"in chemodo", maesprime
semplicemente l'interrogazioneegiustamente stato tradotto con
"comemai", elosi potrebbe anchetradurre "in chesenso". Nel no-
stro caso,mentrequalcunodicechei morti nonrisorgono, Paolodi-
cecherisorgeranno:chevuol direquestacosaqui? In chesensori-
sorgeranno? Comeriempire questa parola- "risorgeranno" - che
chi lanegaritieneinfondovuota? Questalaprima edecisivado-
manda chepossibili negatori possono rivolgereaPaolo dopo aver
ascoltato ilsuo annuncio della risurrezione. Ma per rispondere a
questa domanda necessarioprima rispondere all'altrasul corpo,
perch il "senso" dellarisurrezioneper essereafferrato habisogno
dellacategoriadi corpo. Dunque, conJ eremias,leduedomandenon
dicono lastessacosa,ma, adifferenzadi ]eremias, sono strettamen-
telegateetrovanolaloro rispostanellostessotesto (1Cor 15,36-49).
TRATTATO DI ESCATOLOGIA
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81 Cfr. H.RIESENFELD, "Das Bildwort vom Weizenkorn bei Paulus (Zu l Kor 15)"; H.
BRAUN, "Das 'Stirb und Werde' in der Antike und imNeuen Testarnenr".
82 Cos anche sel'espressione la stessa (v Iln 1to9avn) c' una sostanziale differenza
tra questo passo eGv 12,24, dove, invece, Ges, attraverso ilconfronto con ilchicco di gra-
no, vuoleannunciare la sua morte e risurrezione.
8~Pi di un esegeta (p.e. R. MORISSETTE, "La condition deressuscit", 220;). BECKER, La
risurrezione dei morti nel cristianesimo primitivo, 116-117) haindividuato un parallelismo tra
questaserie di corpi ela serie dellecreature di Gn 1: semi o piante (cfr. Gn 1,11-12), uomi-
ni, animali, uccelli, pesci (Gn 1,20-28); sole, luna, stelle(Gn 1,14-18),
2. L'argomento di ragione racchiuso nell' analogia del seme ben
conosciuta nell'ambiente rabbinico": Ci che tu semini non pren-
de vita, se prima non muore equello che semini non ilcorpo che
nascer, mauno spoglio chicco, per esempio di grano o di qualco-
s'altro (1Cor 15,36-37). Il centro dell'analogia, per, non sta tan-
to nella necessit dellamorte per la risurrezione", - anche perch
inquesto modo non si capirebbe quanto detto poco sotto, in 1Cor
15,51:Ecco iovi annunzio unmistero: non tutti, certo, moriremo,
matutti saremo trasformati -, quanto nel crOOJ ..lU che chiamato in
causada questa storia. Il seme sembra l'esempio pi calzante per
l'argomentazione che si sta sviluppando, siaperch come l'uomo
"muore", siaperch mostra che, pur seall'interno di una continui-
t (lastoria della pianta), ilcrroJ lU che c' prima dellamorte (il gra-
nello) eilcrOOJ ..lU che c'dopo lamorte (lapianta) sono molto diver-
si. E Paolo si rende conto che c' innanzitutto bisogno di sottoli-
neare questa diversit sesi vuole capire qualcosa del corpo dei ri-
sorti, perch parlando di crOOJ ..lU viene naturale pensare aquello che
si hacomunemente, quasi ritenendo che c' un solo tipo di crOOJ ..lU,
appunto quello "terreno". Per superare l'idea dell'univocit del
crro~u esottolinearne lapluralit ela diversitvengono elencati una
seriedi crroJ lU'tU83: dei semi, degli uomini, degli animali, celesti, ter-
restri, i quali per sono tenuti insieme dal filo rosso di esseretutti
creati da Dio (ICor 15,38).
A questo punto ilterreno preparato per fare il passo decisivo:
Cos anche per quel che riguarda la risurrezione dei morti
(lCor 15,42). Ou'tro Kui introduce la conclusione della prima ar-
gomentazione, quella basata sullaragione cheparte dall' esperienza,
ciodalla prima creazione: certamente non ha laforza di un sillo-
gismo aristotelico, eppure ugualmente presenta qualcosa di strin-
gente. Il fatto che ci sono diversi crcOJ ..lfl'tU corrispondenti allavo-
lontcreatrice di Dio conduce ad ammettere lapossibilit di un ul-
219 L A PA RUSIA COME VITA
84 Cfr. F. A L TERMA TH, Du corpspsycbique au corps spirituel. lnterprtation de lCor. 15)35-
49 par les auteurs cbrtiens dcs quatre premiers sicles.
8' Cfr. R. PENNA, "Cristologiaadamicaeottimismo antropologico in 1Cor 15,45-49",244.
86 M. TEA NI, Corporeite nsurreuone, 234.
!fl Una "parafrasi in stiletargumico" lachiamaJ . ]EREMIA S, "'A &t~", 380-381.
3. A nche seper Paoloera chiara, in s laconclusione non strin-
gente: bisognava perci rafforzarla con un ulteriore argomento,
quello scritturistico: Oto; K cx "(ypa1t'tat (1Cor 15,45), che non
va tradotto Poich stascritto, ma Sta anche scritto cos , per-
ch ora si vuoleaggiungere ( K a O qualcosa al ragionamento che si
sta portando avanti, anche sedi natura diversa. E ilfatto che ci
che segue non proponelastessaterminologia usata fino ad allora -
non compare picrOOJ lCX eiltermine di raccordo tra ilprima eilpoi
sembra diventare aV epO }1tO - testimonia non tanto di uno "slitta-
mento tematico?", quanto di un ampliamento e un approfondi-
mento di quanto affermato nellesezioni precedentb-". Ecco cosa
viene presentato comeScrittura: E divenne il primo [1tpro'to] uo-
mo A damo una 'V UX~ vivente, l'ultimo [eox u'to] A damo uno
1tV EUJ lU datore di vita(1Cor 15,45). In verit laScrittura chiamata
in causa soltanto laprima parte del versetto paolina che ripren-
de, aggiungendovi 1tprow e'A clJ l, Gn 2,787 che cos traduciamo dai
teriore crro~<X semprefrutto dell'opera di Dio. L a conclusione
abilmente costruitaattraversoquattro antitesi, inuncrescendo che
arriva a ci chesoprattutto interessa: seminato [cr1tEtPE't(U] nel-
la corruzione, risuscitatonell'incorruttibilit; seminato nel dis-
onore, risuscitato nellagloria; seminato nella debolezza, risu-
scitato nella forza; seminato un crrolla \jIUXt1(O V , risuscitato un
aooJ ..lanveuuntucv, Sec' un crroJ .HX 'l'uXtK6v c' anche un crW J .l<X
1tV EU~.HlttK6v (lCor 15,42b-44). Osservando che chiaro che nel-
le prime tre antitesi crroJ la ilsoggetto sottinteso ( seminato un
aooJ .la... risuscitatouncrroJ la ... ) che diventa esplicito con un col-
po retorico solo nell'ultima, lasciamo per ora non tradotte e spie-
gate le espressioni c r w J l a \jIUXl1CO V e aO)J .la 1tV EUJ la't11(ov84 Paolo per
spiegare il comedellarisurrezionedei morti si servecos di una me-
tafora: non tanto del seme, madel seme e della pianta, per eviden-
ziare che lo stesso puavereduecorpi diversi, prima e dopo quel-
la cesura che la morte (metaforicamente per ilseme, propria-
mente per l'uomo).
TRAITATO DI ESCATOLOGIA
220
88 Cfr. p.e. A. T. LINCOLN, Paradisoora e non ancora, 78.
8\1 La diversit di Paolo rispetto aFilone era stata sottolineata gi da B. A. STEGMANN,
Christ the "Manfrom Heauen", Ha perci ragione R. SCROGGS, The Last Adam, 87, quando
osserva cheFilone non paragona mai l'uomo celeste ad Adamo, poich il primo non una
figura mitica, ma un'idea platonica. Per un approfondimento della questione cfr. A. J . M.
WEDDERBURN, "Philo's 'Heavenly Man"'.
90 J . ]EREMIAS, ", AaJ . l", 385-386. Cfr. H. RIESENFELD, "Das Bildwort vomWeizenkorn bei
Paulus (Zu 1Kor 15)"; H. BRAUN, "Das 'Stirb und Werde' inder Antike und imNeuen Te-
stament",
LXX: Allora Dio plasm l'uomo terreno dalla terra e soffi sul
suo volto un soffio di vita, el'uomo divenne una 'l'UXn vivente. La
seconda parte del versetto, fatta passare per citazione poich
strettamente unitaallaprimadaformare un'unit, lapossiamo con-
siderare un midrash di Gn 2,7, anzi un midrasb pesber" che attua-
lizzail testo di Gn nelladecisiva situazione chesi venuta acrea-
recon Cristo.
Ma perch questo midrash? Perch Paolo ritiene che proprio la
citazionedi Gn 2,7 possaservireal suo scopocome passo avanti ri-
spetto all'argomentazione di ragione? Per rispondere andiamo un
po' avanti nella lettura di 1Cor 15: E allora[a] non c' prima
t 1tVEU~<ltt1(av, mar \jIUXtKOV, dopo r 1tVEUJ l<lttKav. Il primo uo-
mo dallaterra terreno, il secondo uomo dal cielo. Quale il [uo-
mo] terreno, tali anche i [uomini] terreni, equale il [uomo] cele-
ste, tali anche i [uomini] celesti. E come abbiamo indossato l'im-
magine del [uomo] terreno, indosseremo anche l'immagine del
[uomo] celeste (lCor 15,46-49). Dunque, Paolo, come abbiamo
vistoin lCor 15,20-22, convinto chel'umanit ha due capostipi-
ti, Adamo e Cristo. Dietro questa contrapposizione c'era l'inter-
pretazione della duplice creazione dell'uomo che abbiamo trovato
inFilone" echeegli, guardando aCristo, cioallastoria, trasforma
invertendone i termini: il primo Adamo, cioil primo capostipite,
non quello celeste a immagine di Dio, maquello terreno che
una "semplice" 'l'UX1lvivente; l'uomo aimmagine, l'uomo perfetto,
invece, ilsecondo Adamo, cioil secondo capostipite, quello che
venuto (storicamente, nel tempo) dopo: egli l'uomo celeste,
1tVEUJ ladatore di vita, el'ultimo (EO'Xato) Adamo, l'Adamo esca-
tologico che inaugura apocalitticamente i tempi finali: Cristo il
primogenito dellanuova creazione. Come Adamo, il primo uomo,
sta all'inizio dell'{liroV o-bto, cos Cristo risorto l'iniziatore del-
l'airov J l. ov, ossiadellacreazione redenta eperfetta?",
221 LA PARUSIA COME VITA
91 G. D. FEE, The First Epistle to the Corintbians, 788, vedeinAdamoeCristoi porta-
tori originari dei duetipi di corpi.
92 TantocheW.SCHMITHALS, Die Gnosisin Korinth, 136-137,arrivaaritenerlo unaglos-
sadi undiscepolo.
9} R. MORISSEITE, "L'antithseentrele'psychique' et le'pneumatique' en 1Corinthiens
XV,44 46", H8.
La conclusione dell'argomento scritturistico di 1Cor 15,49 ri-
prende attraverso il linguaggio dei due tipi di uomini quella del-
l'argomento di ragione: al aoo,"ux 'l'UXU(OV di 1Cor 15,44 corrispon-
deoral'uomo terreno, al aroJ .Hl1tVEU~anK ov corrisponde l'uomo ce-
leste: i due uomini si caratterizzano per i due affi~<x'tu. E cos si
chiarisce anche la conclusione dell' argomento di ragione di 1Cor
15,44b (<<Sec' un crOOJ .1<X \jIUXn:ov c' anche un crro~<x nveuucctucv):
c' un croo~(l 'VuXt1(av euno 1tVEuJ .HltlK aV perch c'un primo Ada-
mo e un ultimo Adamo. Il aroJ l<X 'VuXtK 6v ci proviene dal primo
Adamo che \VUXT, vivente, mapoich egli, in quanto "Adamo"
anche colui che ha portato nel mondo lamorte, il aroJ lu \VuxtK aV
purtroppo mortale equindi bisognoso di salvezza. Ecco dunque il
crmJ l<X nveuuurucv che, invece, ci proviene dal secondo Adamo, da
Cristo, che1tVEUJ l<X datore di vita e perci l'Adamo escatologico
cheinaugura i tempi finali in cui lamorte sar vinta".
Maquesto non tutto, perch si deve ancora chiarire l'enigmati-
cov. 46 in cui si dice che c' prima r 'VUXtK OV edopo r 1tVEU~<X-
rucv. Il fatto che questo versetto sembri spezzare ildiscorso" ha
portato adomandarsi segli aggettivi 'VUXtK OV e1tVEUJ l<X'ttK OV si rife-
riscono agli av9pol1tot dei vv. 45 e47 oppure ai oroJ l<Xtu del v. 44.
Domanda purtroppo sbagliata, perch nel testo paolina non tro-
viamo i semplici aggettivi 'VUXtK OV e1tVEUJ .1<X'tlK OV, mar 'VuXtK aV e
r 1tVEUJ .1<X'ttK aV, ossia degli aggettivi sostantivati. Questo l'ha fatto
correttamente notare Morissette, ilquale, per, poi lo dimentica
immediatamente deducendone che i due aggettivi sostantivati
valgono insieme per aro~a eper &'v9pro1tO93. Mailpunto cheun
aggettivo sostantivato non un aggettivo chehalaforma di un so-
stantivo, bens ilcontrario: un sostantivo chehalaforma di un ag-
gettivo, per cui un aggettivo sostantivato non si riferisce aniente.
Se allora 't \jIUX1K aV e r 1tVEUJ lanK av non si riferiscono n agli
aV9pOO1tOl nai aro~ata, cosavogliono significare? N pi nmeno
di quanto lalettera dice: "Ci che (t) 'l'UX1K aV", "ci che (t)
TRAITATO DI ESCATOLOGIA 222
94 Cfr. T. LINCOLN, Paradiso ora e non ancora, 80: Ci che inizi come paragone tra due
forme di esistenza somatica, si evolvette in un confronto tra i due rappresentanti di quelle
forme ed ora passa acomprendere i due ordini di mondo esemplificati dal primo edall'ul-
timo Adamo. In altre parole, nel v.46 r 'VuXUCOV E t 1tVEulUX'ttlCOV non dovrebbero limitarsi
soltanto ad un riferimento al corpo, ma essere descrittivi di due ordini di esistenzacontrap-
posti, che trovano espressione nel corpo.
1tVEu~a:ttK OV", "l'ambito, il mondo, 1'eone 'VuXtK aV", "l'ambito, il
mondo, l'eone 7tVEUJ .HX'ttK OV"94.
Paolo vuole dunque far capire chequando si tira inballoil aroJ .Hx
'VuXtK aV eilaroJ la 7tVEUJ lCX'ttK OV, non si statrattando solodi aooJ lcxt<X,
ma di r 'tIUXtK OV e r 7tVEUJ lanK av, del mondo dello \VuXt1cav edi
quello dello 7tVEUllutt1COV. E in questi mondi c' ilaroJ la 'VUXtK OV e
il crro~u 7tVEUJ l<XttK OV perch ci sono due avepO>7tOt, il primo Adamo
eil secondo, l'ultimo Adamo, i quali, in quanto capostipiti non so-
no solo sestessi, maaprono un mondo perch nient'altro che que-
sto vuole qui dire capostipite. E questi due mondi sono successivi
perch il secondo rappresenta la salvezza del primo, cos che r
'VuXtK aV, in quanto del primo Adamo, o semplicemente di Adamo,
presente, mentre r nveuuurucv, inquanto dell' Adamo escatolo-
gico gi presente solo per Cristo ed futuro per i suoi. Questo
npi n meno quanto si trova in 1Cor 15,21-23 ein 1Cor 15,48-
49 dove si dicechel'immagine dell'uomo terreno l'abbiamo indos-
sata (q>opaUJ lEv) - un aoristo che indica un'azione puntuale: per
unverso ilmomento del peccato di Adamo che ha fatto indossare
all'umanit interalasuaimmagine terrena, per un altro versoilmo-
mento della nascita-, mentre quella dell'uomo celeste l'indossere-
mo (eopoouev).
Allora larisposta alladomanda sul corpo dei risorti, non pu che
essere questa: il corpo dei risorti, cioilcrroll<X 1tVEUJ lCXtucav sar il
corpo che corrisponder al tempo finale, ilcorpo di quel tempo, e
si caratterizzer per ilriferimento a una persona, a Cristo che
1tVEUJ l<X q>07tOtOUv. questo il tipo di aroJ la che Paolo vuole an-
nunciare enon qualcosa che riguarda lasuacomposizione, perch
suquesta ben poco si pu dire, visto cheildiscorso, senon lo si
ancora capito sardetto subito dopo, sta dirigendosi verso il mi-
stero. In questo modo il v. 46, lungi dal rappresentare unaglossa,
una transizione letteraria, una punta polemica, o in ogni caso un
problema, non altro che ilpassaggio decisivo per far capire il
nuovo corpo dei risorti, perch trasporta (metafora) il discorso, di
223 L A PA RUSIA COME VITA
9 ' J . BECKER, La risurrezione dei morti nel cristianesimo primitivo, 123-124: L 'antica atte-
sadella parusia contavasul riscatto della comunit come evento globale; Cristo eravenuto
per la comunit e conci ogni singolo membro della stessa partecipava al processo di re-
denzione. In 15,35ss.lasituazione anche in questo caso si spostata: qui laredenzione nel-
lasuastruttura tendenzialmente individuale. Nellamisura in cui il singolopartecipa allaper-
sona salvificasovra-individuale del secondo A damo, egli appartiene al versante dell'immor-
talit. Si pu anche direcos: in 15,35ss. ilpassaggio dalla corruttibilit alla incorruttibilit
presuppone lamortedel singolo, manon eventi finali di tipo apocalittico. A pparentemente
Paolo riconosce questamancanza ecerca di compensarla in 15,50ss.
1. Col passaggio dal vecchio al nuovo eone la conclusione del
lungo discorso di Paolo sulla risurrezione si rivolgeal futuro, con-
centrandosi nell'annuncio apocalittico dei tempi finali. lCor 15,50:
Questo vi dico, ofratelli, chelacarneeilsangue nonpossono ere-
ditare ilregno, nla corruzione eredita l'incorruttibilit. L 'intro-
duzione di questaultima sezionedel capitolo fissail passo inavan-
ti: parlare dellaparusia, del regno (~aalEia) come ci acui essain-
troduce, significaparlare dell'incorruttibilit (q>8apaia). Se1Ts si
era accontentata di annunciare cheimorti sarebbero risorti e in-
sieme con i vivi avrebbero partecipato allaparusia, ora questo non
basta pi. L arisurrezione non pi semplicemente iltornare avi-
vere, ma, in seguito alladomanda sul arolla, diventata ilricevere
daDio un arollanvauurrnxv, dunque nuovo, cos chelaparusia de-
ve essere pensata non pi ingenuamente come il solo tornare di
Ges, ma anchecome iltempo del passaggio da t '1UX1Kav a r
1tVEU}la'tlKOV, dallacarne edal sangue (crp~ Kal atlla), dallasitua-
zione terrena, all'incorruttibilit chelacaratteristica decisivadel-
lasituazione celeste. Tenendo conto di questo guadagno, Paolo ri-
pensa eriannuncialaparusia per riportare sul binario apocalittico,
ediciamo ancheveterotestamentario, un discorso cherischiava di
lasciarlo impantanato in disquisizioni troppo ellenistiche".
Mailcontesto apocalittico ben diverso da quello logico: Ecco
vi annunzio un mistero (1Cor 15,51). E un IlUcr1:1lPlOV, qualcosa
che appartiene allaconoscenza di Dio riguardo lastoria eche ne-
cessita perci di rivelazione, di un' apocalisse, l'ultimo quadro di
3.4 Il quando della risurrezione
lCor e della teologia di ogni tempo, da una mera teoria euna cu-
riosit auna storiaeauna speranza.
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 224
96Inverit, inseritanell'intero versetto enell'immediato contesto, lacitazione di Osea non
indicaun momento di salvezza, bens di condanna (cfr. Os 13,12-14), perci ha ben ragio-
ne R. MORISSEITE, "Un midrasb sur la mort (ICor 15,54c 57)",171, quando osserva che
il testo di Osea contiene la promessa della risurrezione inuna forma molto indiretta: que-
st'ultima implicata nell'affermazione, in un certo qual modo intemporale, della sovranit
divinasulla morte.
97 Per un approfondimento di questo passo sulla vittoria escatologia della morte, cfr. an-
che M. C. DE BOER, The Defeat 01Death. Apocalyptic Eschatology in 1Corintbians 15and
Romans 5; W. HARRELsoN, "Death and Victory in 1Corinthians 15,51-57: The Transforma-
tion of aProphetic Theme".
98 Cfr. F. W. HORN, "1 Korinther 15,56 - einexegetischer Stachel", 88-105.
2. Cos dopo avere tanto parlato della risurrezione edel corpo ri-
sorto, cercando di dissipare ogni pi piccolo dubbio, anche filoso-
fico, dei corinti, Paolo mostra larisurrezione comeun caso del pi
generale trionfo della vita sullamorte che avverr allasvolta degli
eoni. Allora, riprendendo, interpretando per ilsuo scopo efonden-
do, Is 25,8a (<<[IlSignore Dio] inghiottir lamorte per sernpre) e
Os 13,14b (<<Dov'omorte latuapeste? Dov', osheol, iltuo ster-
rninio?)", si annuncia la sconfitta della morte (lCor 15,54-55).
Conuna sorta di midrash, comediceMorissette, Paolo si accingea
chiudere ilcerchio del complesso capitolo 1597 ICor 15,56-57: TI
pungiglionedellamorte ilpeccato elaforzadel peccato lalegge.
SianoresegrazieaDiocheci dlavittoria per mezzodel Signoreno-
stroGes Cristo. Il legametramorte-peccato-legge, fondamentale
inRm5,12-21, sembra tutto sommato estraneo aICor 15, tanto che
si ipotizzato che si tratti di unaglossaal testo paolino". L'architet-
1Cor 15: Non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un
istante, in un batter cl'occhio, al suono dell'ultima tromba; suone-
r infatti latromba ei morti risorgeranno incorruttibili enoi sare-
mo trasformati. necessario infatti che questa realt corruttibile
['t <p9ap'tvroiito] si vestadi incorruttibilit equesta realt morta-
le ['t Ovntv toiito] si vesta di immortalit (ICor 15,51-53). La
scena una raccolta di elementi apocalittici chepermettono di in-
serirelarisurrezione dei morti nel pi ampio contesto degli eventi
finali. Cos si capisce chelarisurrezione avverr, diversamente che
secondo 1Ts, per corrispondere allanuovasituazione escatologica.
Tutti, morti evivi, saranno chiamati apassare da r \fIUXucov a t
1tVEUJ lU'ttKOV, eperci saranno trasformati, edovviochequestatra-
sformazioneper quelli chesonomorti significherlarisurrezione.
225 LA PARUSIA COME VITA
99 Di questa opinione T. SODING, '''Die Kraft der Siindeist das Gesetz' (l Kor 15,56). An-
merkungen zum Hintergrund und zur Pointe einer gesetzeskritischen Sentenz des Apostels
Paulus" , 74-84; H. W. HOLLANDER,]. HOLLEMAN, "The Relationshipof Death, SinandLaw
in lCor 15,56", 270-291.
100 Sull'antropologia paolina trai tanti testi, cfr. W. D. STACEY,The Pauline View 01Man
in Relation to Its Judaic and Hellenistic Background; J . A. T. ROBINSON, Il corpo;R.J EWElT,
Paul's Anthropological Terms; E . KAsEMANN, "Antropologia paolina"; S. LYONNET, "L'an-
tropologia di San Paolo"; R. BULTMANN, Teologia del Nuovo Testamento, 181-336; D. B.
MARTIN, The Corintbian Body; J . D. G. DUNN, La teologiadell'apostolo Paolo, 74-100.
101 Cfr. J . D. G. DUNN, La teologiadell'apostolo Paolo, 74: Chi cerca di cogliere ildialo-
go teologico di Paolo con i destinatari delle suelettere, nonpotr cominciare mai avaluta-
re adeguatamente lateologia di Paolo senon saringradodi comprenderne l'antropologia.
Perch ilcuore della suateologia, come della religione paolinanel suo complesso, ful'inci-
denza della rivelazione e della graziadi Dio sull'essere umano. Cfr. la radicalizzazione di
R. BULTMANN, Teologia del Nuovo Testamento, 185.
102 Per R. BULTMANN, Teologiadel Nuovo Testamento, 186,quello di aro~a. il concetto
pi ampioecomprensivo che caratterizza inPaolo l'essereumano, atal punto chePaolo
non riesceaimmaginare senza crro~a.neppure l'essere umanofuturo nella sua realizzazione
piena dopo lamorte, adifferenzadi coloro cheaCorinto negano larisurrezione. A. T. Ro-
BINSON, Il corpo, 23-24, arrivaaddirittura aritenere ilaroll<Xlachiavedi voltadi tutta lateo-
logia paolina. L'osservazione per quanto un po' esageratanon sbagliata se consideriamo
che Paoloparla di crwJ lu riferendolo oltre cheal corpo fisico,al corpo del peccato (Rm6,6),
al corpo risorto (1Cor 15), al corpo eucaristico (1Cor 10,16),alla chiesa corpo di Cristo
(l Cor 12,12-27), senza tener conto di Col, cheseppure deuteropaolina rispecchia lateolo-
giadell'apostolo, dove si parla del corpo finaledi Cristo (Col 2,17).
1. Finora abbiamo parlato di crwJ lU, di 'l'UXtKaV, di 1tVEUJ lUnKOV,
lasciando queste tre parole nella loro bruta letteralit greca; ora
dobbiamo avvicinarlemeglio eper far questoentriamo nel punto
in cui l'escatologia si salda con l'antropologia'", aspetto insieme
decisivoe complicato dellateologia paolina'",
Elemento centrale di questa antropologiailconcetto di crWJ lU102
Paolo usa questa parola per tradurre latradizioneveterotestamen-
tariadella risurrezione dei morti, ilchenonsenzadifficolt, visto
chenel vocabolario ebraico non c'era unterminecorrispondente a
3. 5 :r.ro~a., 'J !UX,tKOV, 7tVEU~HX;nKOV
tura del capitolo, per, fa propendere per l'autenticit del passo",
costringendo cos a retrodatare rispetto aRmlaconsapevolezzadi
Paolo di questo rapporto. La conclusionedi tutta lariflessionedi
Paolo ritorna cos al suocentro: tutto questoaccadr grazieaCri-
sto che morendo ha vinto la morte e allasuaparusia parteciper
questa vittoria al mondo rendendolo 1tVEUJ lU'ttKOV.
TRATTATO DI ESCATOLOGIA
226
I O} Cfr. H. W. WOLFF, Antropologia dell'Antico Testamento, 40-47; G. GERLEMAN, ",~~ bsr
carne", D. LY s, La cbair dans l'Ancien Testament "bsr".
104 Da ricordare che i LXX traducono bdidr soprattutto con crups (145 volte) epi rara-
mente con crro~Hl(23volte): cfr. F . BAUMGRTEL, "aup ... ", B, 1289.
105 Tanto che lasottolineatura del corpo comeunit, come organismo, porta a)~J .(l ad in-
dicare anche ilcosmo: cfr. p.e. PLATONE,Timeo 31b; 32a.c.
106 Cfr. E. SCHWEI ZER, F . BAUMGRTEL, "c rro fL<X . ... ", B-E, 659-790; C. F. D. MOULE,"St.
Paul and Dualism: the Pauline Conception of Resurrection", 106-123; R. MORI SSEI TE,
"L'expression l:OMA en lCor 15et dans lalittrature paulinienne"; p. MOLLER, Der Sma-
Begriff bei Paulus; E. E. ELus, "Soma in First Corinthians".
107 Leeccezioni sono poche. I n Rm 6,6 si parladel corpo del peccato, in Rm7,24 del cor-
po di morte, mentre in1Cor 10,18 della carnesenza alcunaaccezione negativa; inRm8,13
e lCor 6,16, infine, idue termini sono intercambiabili.
108 R. PENNA,"Corpo estoria. Luoghi della rivelazionebiblica", 223; che continua in un
modo accattivante ma tutto sommato abbastanza misterioso: Pi cheessere partestatica di
crroJ lU. Quello che pi gli si avvicinava era bdsdr che ha vari signifi-
cati consequenziali 103: a) la carne del corpo degli uomini (Lv 26,29)
edegli animali (I s 22,13), anche come parte, p.e. diversa dalle ossa
(Gb 2,5); b) ilcorpo intero, dell'uomo (Nm 8,7), raramente dell' a-
nimale (Gb 41,15), in ogni caso vivente; c) ilcorpo "comunitario",
cio la parentela (Gn 37,27); d) l'aspetto debole e caduco dell'uo-
mo (Gn 6,3) in quanto ci che lo differenzia da Dio (Gb 10,4) elo
porta al peccato (Sal 65,3). L'impossibilit di una sovrapposizione
fas che la traduzione di bdsar Paolo la affidi non a uno ma a due
termini: aroJ .Hx e crap104. I n greco entrambi i termini dicono la ma-
terialit dell'uomo, ma con una differenza: mentre O"ap di questa
materialit dice precisamente la materia, la carne, aroJ l<X evidenzia
che essa c isi presenta come unitaria, come un organismo, appunto
come un corpo, e questo anche quando viene fatta la distinzione
con ilcapo'". Paolo riprende la differenza e la traduce nel modo
seguente: O"<lp esprime la linea di significati che colgono l'aspetto
pi negativo della materialit dell'uomo, crffi~.Hl, invece, dice la ma-
terialit al di fuori di particolari connotazioni teologiche o morali e
perci significa ilcorpo come fatto, come caratteristica dell'uomo
(e non solo dell'uomo, riprendendo l'ampiezza del termine gre-
co)106: dire uomo significa dire un corpo, non c' uomo senza un
corpo, dove c' un uomo c' un corpo evia dicendo!", senza per
arrivare ad inserire questo in schemi filosofici, che spesso rischiano
di semplificare e banalizzare un po', come avviene con lo slogan:
l'uomo non ha un corpo ma un corpo, oppure con la convinzio-
ne che il corpo appartiene meno al cosmo che alla storia!".
227 LA PARUSIA COME VITA
un Tutto, esso [il corpo] contribuiscesemmai amovimentare iltutto! inquanto corpo che
l'uomo si rivelacomeunavitainespansione.
109 Cfr. F. C. BAUR, Vorlesungen berneutestamentliche Theologie, 143: "mit identischen
Sinn".
110 Cfr. C. HOLSTEN, Das Evangelium des Paulus; H. LUOEMANN, Die Anthropologie des
Apostels Paulus und ibre Stellung innerbalb seiner Heilslehre.
IIICfr.J . WEISS, Der erste Korintberbrie], 160-161.
112 M. E. DAHL, The Resurrection 01 tbe Body, 55: impossibile trovare qualcosa di ana-
logo atermini aristotelici comeformaemateria in S. Paolo, sebbene essi svolgano una par-
tevitalenella pi tarda esposizionedelladottrina tradizionale. Suquesta linea, cos, si op-
pone l'antropologia dualisticagrecaaunanozione unitaria della personalit umana, che
sembra essere semiticainmodopeculiare. Che questa idea abbia fatto parte del pensiero di
S. Paolo molto chiaro epubeneesserelachiaveper iproblemi del capitolo [15] di I Cor
(Ibidem, 59).
113 Cfr. R. BULTMANN, "Il significatodella'teologia dialettica' per lascienza neotestamen-
taria" , 142.
2. Sulla base del significato fondamentale indicato, per, ilaroj.la.
paolina deve essereulteriormente precisato, riprendendo i termini di
un dibattito che solonel secolo scorso si allontanato dalla ristretta
questione del crroj.la Xpicro, della chiesa come corpo mistico di Cri-
sto, per toccare quellapi ampia del corpo umano in generale. Co-
me ilvia di una lenta precisazione possiamo considerare l'idea di F.
C. Baur che (j(xp earo~a sono sostanzialmente sinonimi'?'. Larea-
zione a questa posizione and a ricercare la differenza nella pro-
spettiva greca, cos che si ritenne, in vario modo, di vedere nel
crroj.lala forma del corpo umano enella <HXp lasostanza, distinzio-
ne che permise di considerare la risurrezione come un evento non
meramente fisicoIlO. J . Weiss, per raggiungere lo stesso risultato di
una visione non materialista della risurrezione, sugger di tradurre
crroJ la con Personlicbleeit (personalit), arrivando addirittura apar-
lare dell'immaterialit del crooJ lalll. Ci si cominci cos ad allontana-
re dalla visione greca dell'uomo per riprendere la prospettiva bibli-
ca: in quanto traduzione di b a s a r , crroj.la, generalmente, non indica
un elemento del composto uomo, ma ilcosiddetto "uomo intero"!",
anche senon si pu fareameno di notare alcune eccezioni che por-
tano ad avere l'impressione di un cedimento aun' antropologia bi- o
addirittura tripartita (lTs 5,23; lCor 5,3; 7,34). Tappe decisive di
questo indirizzo "unitario" sono stati R. Bultmann eE. Kasemann,
Secondo Bultmann, contrariamente aquanto affermano coloro che
si rifanno aun'impostazione filosofica greca eleggono non al modo
di un' eccezione 1Cor 15,38-41incui si parla di tanti crroj.lo:ta 113, Pao-
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 228
114 I D., Teologia del Nuovo Testamento, 189-190.
m I bidem, 188, commentato daH. CONZELMANN, Teologiadel Nuovo Testamento, 235.
116 R. BULTMANN, Teologia del Nuovo Testamento, 189.
117 I bidem, 191.
L'uomo dunque unesserescisso, potendosi considerare siacome
soggetto, in quanto colui che si decide, siacome oggetto, in quan-
to devedecidere di sestesso: questo oggetto da elaborare il crroJ .la.
Cos l'uomo non ha un crooJ .la , maun crO O J .la m, eil crooJ lCX non
unacomponente dell'uomo comeper il mondo greco, mapu de-
signare l'uomo, la persona nella sua globalit!", La decisione
perci il modo con cui egli superalascissione, riconciliandosi edi-
ventando autentico, veramente ci che. Mal'uomo pu ritrovarsi
anche" dato a", ciogidato aqualcuno, sottomesso aun "potere"
chepu strapparlo asestesso rendendolo inautentico, o pu inve-
cerestituirlo asestessorendendolo autentico. Paolo, chenon ave-
vasviluppato 1'attitudineal pensieroastratto!", nondistinguetra
il crroJ .l<X "esistenziale" eil(j O O J .lo "fisico", eper parlare del passaggio
riO~a l'uomo quando losi consideri comecolui nei cui confronti egli
stesso prende distanzanella sua soggettivit, come colui che egli pu
considerare e trattare come oggetto del proprio comportamento, ma
chepu anche sentirecome una realtsottomessa a vicende estranee,
non dipendenti dallapropria volont. Se l'"avere un rapporto con se
stessi" appartiene all'esseredell'uomo, quest'essere si trova di fronte a
un bivio: allapossibilitdi trovare lapropria identit o di alienarsi, di
essereintimamente scisso;questa possibilit, di disporre di so di per-
derequesta disponibilitsu sestessoedi essereconsegnato a unpote-
reestraneo, pertieneall'essereumano cometale. Ma asuavolta ilpote-
reestraneo pu esserevissuto comeostile, alienante l'uomo da sestes-
so, oviceversacomeunpotere soccorrevole, che riconsegna asestesso
l'uomo alienato daS114.
lo non considera l'uomo come "un' entit fenomenica intramonda-
na", "una cosa della natura", ma come un' esistenza chenon pu es-
serecompresa nellesuevarie dimensioni indipendentemente dalla
suaconcretezza, ecioda quel "mondo" inteso come ci in cui si
trovae a cui si rapporta, per cui ilsignificato di crroJ .HX e crap di-
pende dagli altri elementi dell'esistenza (credente): ilpeccato, la
morte, lo spirito, larisurrezione.
229 LA PARUSIA COME VITA
118 Ibidem, 196.
119 Ibidem, 198.
120 Ibidem, 192.
121 Cfr. E. KAsEMANN, "Antropologia paolina", 12.
122 Ibidem, 16.
123 ID., "La nozione di 'corpo' nellateologia di Paolo", 8.
124 Cfr. due esempi recenti: J . D. G. DUNN, La teologia dell'apostolo Paolo, 79; H. HOBNER,
Teologia biblica del Nuovo Testamento, II, 168-169.
dell'uomo sotto ilpotere di Dio, non potendo pensarlo che come
O"roJ .Hl, deveservirsi dell'ideamitologica dellarisurrezione.
Secon 'VUX 1l intendiamo come il veterotestamentario nefei [... ]
anzitutto laforzadellavita(naturale) o questastessavita!", oan-
che, esistenzialmente, l'uomo in quanto terreno, in quanto conun
orientamento circoscritto alla realt terrena!", allora ilcrOOJ .Hl del-
l'uomo terreno, di quellocio che vivesullaterra ed chiamato a
decidersi al modo terreno, un crffi~a \j1UX LKOV che ovviamente
soggetto alla morte. Ora questo crw~a \j1UX LK6v nella comunione
con Dio oltre lamorte non potr che essereun crro~a nveuuutucv,
cio un crffi~a che si lasciadeterminare daDio, dal suo 1tVEUJ .W , e
perci restituito asestesso, salvato. Infatti crro~a nveuucetucovso-
stanzialmente non significaun corpo costituito di materia eterea
mailfatto chel'iodeterminato edefinito dallapotenza di Dioche
rimargina la spaccatura, dentro l'uomo, tra l'io e se stesso, e
presuppone quindi unrapporto dell'uomo con sestesso!".
Secondo il discepolo E. Kasernann Bultmann ha ragione di ri-
chiamare l'attenzione sul peso che Paolo assegna al singolo!",
perch l'uomo si trovasempre sotto un appello al quale deveri-
spondere, pensando, parlando, agendo, soffrendo!", ma dimenti-
cailcontesto rappresentato dal mondo anchematerialmente inte-
so. Ed solo in questo rapporto con il mondo che si chiarisce l'i-
dea di corpo, per cui lCor 15,38-41 tutt'altro che un'eccezione
comecredeva Bultmann, macon l'elenco di tutta una serie di cor-
pi esprimelaconvinzionechele creature non "hanno" un corpo,
"" 123
sono corporee .
Traledue impostazioni delineate quella chestata maggiormen-
teseguitaed elaborata decisamente laseconda, generando un'in-
discussa chiave ermeneutica della teologia paolina: ilcrro~a non
tanto ilcorpo fisico, mala corporeit, l'ambito della vita dell'uo-
mo124, lo strumento dellasua relazione con ilmondo e gli altri, il
luogo della socialit o anche della comunione, fino ad indicare
TRAlTATO DI ESCATOLOGIA 230
mCfr. E. KASEMANN, "Antropologia paolina", 42-43.
126 ID., "Sul tema dell'apocalittica cristiana primitiva", 131.
127 Ibidem, 130.
Per Paolo larisurrezione non anzitutto unaspecie di rianimazione
dei morti, ma [...] essaorientata al regnum Christi. PoichCristo de-
veregnare, egli non pu abbandonare i suoi allamorte. D'altro canto,
assoggettando giora al Cristo, nell'obbedienza corporale, laparte del
mondo che costituita daloro stessi, i cristiani attestano lasuasovrani-
tcomequelladel Cosmokrator eallostessotempo anticipano, amo' di
segno, ilfuturo ultimo, dovela risurrezione saruna realteilregnum
Christi senza irniti!".
Perci la risurrezione non pu essere concepita come un affare
riguardante ilsingolo, macome un momento della pivastavitto-
riadi Dio su tutte leforzedel mondo vecchioedell'inizio del mon-
do nuovo:
I concetti di spirito ecarne, usati tecnicamente, non caratterizzanoaf-
fatto, come ilconcetto di "corpo", l'aspetto individuale diciascunuo-
mo, ma anzitutto quellarealt chelo definiscedall'esterno comeessere
celesteo terrestre, chesi impossessa di lui edecide cos del suo inseri-
mentonell'uno onell'altrodei dueambiti chesi contrappongono inma-
nieradualistica. Per Paolo l'uomo non mai soltanto sestesso. Egli
sempre una parte concreta del mondo e allostesso tempo diventaci
che, in ultima analisi, apartire dall'esterno, valeadire grazieallapo-
tenzache lo coglieeallasovranit allaqualesi rimette. Sindall'iniziola
suavita oggetto del contrasto fra Dio elepotenze di questomondo.
Inaltri termini, essariflettequesta lottacosmicaper ildominiosul mon-
do, ene l'aspetto concreto!".
quell' organismo, quel corpo sovraindividuale che ilcrOOJ lu della
chiesa(Rm12,5; 1Cor 12,12). Questa ideaormai comune del crOOJ lu
comel'uomo-nel-mondo passa per sotto silenzio qualcosadi de-
cisivo, ecio che per Kasemann essaprende forma inun contesto
moltopreciso, quello dell'apocalittica. Infatti Kascmann convinto
chel'apocalittica lo sfondo in cui Paolo si collocameche perci
soloapartire da essapossibile comprendere l'uomo: egli quel-
laparte del mondo cheripropone ins, al modo di un microcosmo,
labattaglia tra ledue forzeche caratterizza lastoria:
231 L A PA RUSI A COME VI TA
128 R. H. GUNDRY, Soma in Biblical Theology with Empbasis on Pauline Anthropology.
129 I bidem, 5:L adefinizioneolistica[di (J ro~.w] diventatacos ampiamente accettata che
praticamente tutti i recenti manuali.dizionari e studi dellateologia paolina la danno per
scontata sentendopocooper nienteilbisogno di unaargomentata giustificazione.
130 I bidem, 79-80.
l3l Cfr. J . A. T . ROBI :'.J SON, ree.Journal 01 Tbeological Studies; J . GILLMAN, "Transforma-
tion in lCor 15,50:53";M.TEA NI , Corporeit e risurrezione, 212-213.
L a novit dellaposizionedi Gundry haprestato ilfianco avarie
critiche, lequali insostanzaruotano intorno aquesto nodo: non si
tratta di negarechecrrojlainPaolo significhi ilcorpo fisico, ma di
riconoscere chepuavereanche un significato pi ampio'". Ora se
N nellelettere paoline, n nella letteratura del Nuovo Testamento
fuori di questelettere, nnei L XX, n nell'antica letteratura extra-bi-
blica grecaladefinizionedi persona intera [whole person] trova un sup-
porto convincente. Questo non significa negare che (fuori della tradi-
zione platonica) l'enfasi possacadere sull'unit dell'essere umano. Ma
questa un'unit di parti, una interna e l'altra esterna, piuttosto che
un'unit monadica. Gli antichi scrittori non trattano del soma da solo.
I nvece, eccetto ilsuousoper indicare un cadavere, soma si riferisce al
corpo fisiconellasuaparticolaree destinata unione con l'anima/lo spi-
rito. I l corpoeilsuocomplemento sono descritti come uniti ma distin-
ti e separabili, sebbene non naturalmente e volutamente separati. I l
soma pu rappresentarelapersona intera semplicemente perch ilSoma
vivein unioneconl'anima/lospirito. Masoma non significa lapersona
intera, perchilsuousovuolerichiamare l'attenzione all' oggetto fisico
che ilcorpo dellapersonapiuttosto che all'intera persona. Dove vie-
ne usato per indicaregli uomini interi, soma dirige l'attenzione alloro
corpo enonall'interezzadel loro essere!",
3. Ma Kasemann, adifferenza di Bultmann che in questo era sta-
to pi corretto, dimenticachePaolo non parla di corpo, o di Leib,
ma di O'rol-H I . Questa semplicissima constatazione alla base della
critica rivoltaallaletturaunitaria dell' antropologia paolina da par-
te di R. H . Gundry conunlavoro del 1976 molto importante, ma
purtroppo raramentepreso in considerazionew, Egli vuole oppor-
si sia ai tentativi di dematerializzare la risurrezione quasi per sfug-
gire lo scandalo, siaaquei luoghi comuni che danno per scontato
che con a roIl<X Paolo intendal'uomo intero'", Soprattutto sulla ba-
se dell'analisi di 1Cor6,12-20arriva aquesta conclusione:
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 232
mCos estremamente discutibile la convinzione di H. CONZELMANN, Teologia del Nuo-
vo Testamento, 234-235, che nel Nuovo Testamento il senso [di crro~a] non determinato
dalla storia del terminegreco (tronco, corpo, persona: formavisibile; antitesi anima-corpo).
4. La parola crro~a, come abbiamo avuto gi modo di notare, in
seguito all'evoluzione del mondo omerico, indica l'unit o anche
l'organicit dell'''elemento'' materiale dell'uomo. Questo significa
che ilaooJ lu erapensato sempre inrelazione, cio distinto eavolte
addirittura incontrapposizione, conla'V uX ll, l'''elemento'' non ma-
teriale. Ora per per il greco, sempredebitore allasuaorigine ome-
rica, che l'uomo costituito di crm~u e wuxil significache aro~a e
'l'UX ll sono certamente espressione di un dualismo, piomeno mar-
cato, ma al tempo stesso rappresentano lo stesso, ciosono, anche
questa critica coglie nel segno, perch indubbio chearo~HxinPao-
lo ha un significato pi ampio dellasemplice fisicit, ha anche ra-
gione Gundry se riconosciamo lasostanza della suaosservazione
nel notare checroo~a un significato cel'ha gi, prima (di Paolo, di
ICor edel parlare contemporaneo). Lacompresenza di questi due
assunti comporta che Paolo parla s del corpo allaluce della sua
tradizione veterotestamen taria ed apocalittica, ma lofa con lapa-
rola (J oo~a, cheproveniva da un mondo diverso, di modo chelano-
vit della sua antropologia lasi devepensare a partire dal significa-
to del termine greco. Abbiamo cos cheseastrattamente Paolo li-
bero di avere lavisione dell'uomo che pi gli piace, equindi quel-
la biblica pur trovandosi in ambiente ellenistico, di fatto nel mo-
mento in cui vuole presentarla ai destinatari delle suelettere tra-
ducendola perci (einnanzitutto nellasuatesta) nellalinguagreca,
vede limitata lasualibert, perch egli non pu dareai termini che
usa i significati che ritiene pi adatti, pena l'incomprensione, ma
legato al significato codificato, omegliocondiviso, ossiacompreso.
Cos si parla, da sempre, anche senza accorgersene. Alla luce di
questa impostazione ermeneutica la questione del aro~a paolino
deve partire dal significato greco della parola greca crro~a, ossiada
ci che aPaolo veniva innanzitutto in mente quando usavaquesta
parola qui e, insieme, daci chei suoi ascoltatori olettori capivano
quando sentivano o leggevano questa parola qui: croo~a132. Tutta la
novit del crro~a paolino viene dopo (interpretazione) questa "im-
mediata" comprensione.
233 L A PA RUSIA COME VITA
qui in modo pi o meno accentuato, dei doppi. L 'uomo pu essere
detto conla parola crmJ la elo stesso uomo pu esseredetto con la
parola 'Vux", perch crroj .H l e'l''UX ~, i due" elementi" chelo costitui-
scono, rappresentano ancheduemodi diversi incui egli si ritrova,
due diversi livelli della suarealt. Mapoich l'uomo vivente, con-
creto, detto dall'insieme delledueparole, l"'io" pu essere logi-
camente, ciogrammaticalmente, pensato "trascendente", nel sen-
so di avente un crm~ul (il miocorpo) eavente una'l/'UX 1l (lamia ani-
ma). Dall'intreccio dei verbi essereeavereprendecos forma lavi-
sione greca e in fondo occidentaledell'uomo, non avendo finora
trovato nientedi meglio: perunversocicheiosonolodevo espri-
mere attraverso ci cheho ("iohoun aroJ lu" e"ioho una 'VUX 1l"),
per un altroverso ci chehoparadossalmente esprime ci che so-
no ("io sono un essere materialee spirituale"), elofasecondo una
gerarchia di realt edi verit(p.e. la\VUX 1l l'io vero in quanto li-
bero, il croolla l'io meno veroinquanto limiteper l'io vero) che in-
dividua anchei criteri etici. Si trattadunque di undoppio che non
schizofrenia, rispecchiando, secondodiversetappe, un profondo
cammino filosofico. Questo livellodi analisi eramolto lontano dal
mondo biblico chesi ritrovavaadavereuna concezione dell'uomo
non tanto unitaria, comespessoingenuamentesi dice, che sarebbe
gil'espressione di una precisaopzionedel pensiero, quanto pre-
cedente, al di fuori di ogni riflessionefilosofica.
Bene, Paolo per dire cheallaparusiai morti torneranno in vita
aveva adisposizione laparolacrwJ la. Infatti essaindicava precisa-
mente, nonostante ledifferenzedi sfumature, l'uomo concreto che
vivevaemoriva, ed era moltosimileall'ebraico b a s a r che egli ave-
va come punto di riferimento veterotestamentario. Indifferente-
mente, perci, egli pu parlaredaunaparte del crooll<l con cui l'uo-
mo risorger (1Cor 15,35) edall'altradella risurrezione del arolla
(1Cor 15,44), cos chelatrasformazionedell'uomo (1Cor 15,51)
la stessa cosache la trasformazionedel crroj .H l (1Cor 15,53). Ecco
perci ilpunto fondamentale: ci chePaolo vuole dire parlando di
risurrezione del crmllU non larisurrezionedi qualcosa del morto,
madel morto stesso. Nel momento,per, incui Paolo questo lo de-
vedire ingreco lecose si complicano,per lui eper noi, in quanto
non c'era un greco (un abitantedi Corinto) cheriteneva il aroJ .l<l il
"tutto" dell'uomo, perch ilaooJ lcx erasempre, di per s, rimando a
qualcos' altrochepossiamo chiamare'l'Uxft, oelemento non soma-
TRATTATO DI ESCATOLOGIA
234
1H Cfr. H. CLAVIER, "Brves remarques sur lanotion de aro~a 1tVE\)~(X't11(6v",345-346; C.
F . D. MOULE, "St. Paul and Dualism: the Pauline Conception of Resurrection", 108.
134 Cfr. M. KEHL, E cosaviene dopo la/ine?, 164, checonsidera ilcorpo risorto come pro-
dotto dallo Spirito Santo.
mE. KAsEMANN, "Antropologia paolina", 21.
tico o elemento spirituale che dir si voglia, e solo cos poteva esse-
re pensato. Perci ilcrroJ .1a., mentre pu tranquillamente dire (signi-
ficare) tutto l'uomo, non pu non esserepensato in relazione aun
elemento non somatico. Allora la differenza del crro~a risorto da
quello terreno (lCor 15,35) deve essereindicata, precisata, da due
diversi elementi non somatici: la\VUX T telo 1tVEUJ .1a..
stato fatto notare giustamente che, mentre gli aggettivi in -tvo
indicano composizione, quelli in -uco dicono di un orientamento,
una direzione, una relazione'": 'J 1'\)X t1~6v ercvauuccrucv non potran-
no, infatti, mai significare la "materia" del cri}J .1a., perch ilcrOOJ .1a.
non fatto di vuxi) n di 1tVEU~a, marapportato alla'VUX T , o allo
1tVEuJ la, cio pensabile, concepibile, come in rapporto con la
\VUX T , o con lo 1tVEu~a. Senza ricorrere ad azzardate ipotesi, allora,
con crroJ la 'l'UX tKOV Paolo non sta istituendo nessuna nuova antro-
pologia, ma sta semplicemente parlando di ciche tutti gi sanno,
in un modo popolare e confuso oppure scientifico e preciso: del
crO)J la. comunemente inteso, dell'uomo concreto, nella fattispecie
dell'uomo terreno che , seppure con diverse sfumature, concepi-
to come costituito di crwJ .1a e't'uxi), eperci relazionato alla"'UX T t.
Coloro che risorgeranno, invece, inquanto avranno per capostipi-
te l'ultimo Adamo che 1tVEUlla cp01totoUV, spirito datore di vita,
non potranno cheavere/essere un arolla corrispondente, cio rela-
zionato non pi alla't'UX T t, maallo1tVEUJ .la., anzi allo nVEu~a134, dun-
que un crro~a. nveuucetucv, non soggetto alla corruzione come lo
't'uxtKav. Matra i due corpi non c' una pacifica continuit, quasi
che il croo~a 't'UX tKav si trasformi "dinamicamente" in quello 1tVEU-
J .lan xv. Il paragone tra ilsemeeilfrutto chePaolo porta eviden-
ziala cesura tra il prima eildopo: cos ilrapporto tra i due corpi
non nel segno dello sviluppo dello stesso, madel miracolo, pre-
cisamente dell'opera di Dio creatore. La continuit creata uni-
camente da quel Dio che, quale creatore, non abbandona la pro-
pria creatura neppure dopo lacaduta!".
Grazie aquesta operazione ermeneutica i corinti cheascoltavano
capivano la straordinariet del vangelo che Paolo stavaloro an-
235 L A PA RUSI A COME VI TA
1J 6 Cfr.]. GNI L KA , La lettera ai Filippesi, 45-54;]. BECKER, Paolo l'apostolo dei popoli, 295-305.
1J 7 Oltre ivari commenti cfr.D. W. PALMER, "To Die is Gain"; C. J . DE VOGEL, "Reflec-
tions on Phill,23s"; A A .VV.,Per me il vivere Cristo.
1. L aL etteraai filippesi, sullacui unit cisono molti dubbi'",
stata scrittaprobabilmente intorno al 56 durante la prigionia di
Efeso (Fil1,7.13.17)13. Nellecatene Paolo sembra sentire lamorte
vicina, maugualmenteritienechecome sempre, anche ora Cristo
Poich lariflessionedi Paolo sulla risurrezione dei morti il ri-
sultato di unafaticosaelaborazione, ha senso porsi la domanda se
leideeespressein 1Tse1Cor sono rimaste tali o sono andate cam-
biando conilprocedere dell'apostolato. Questa domanda sul pos-
sibilesviluppodell'escatologiapaolina trova unaconferma in alcu-
ni passi, soprattutto Fil 1,20-24e2Cor 5,1-10, che sembrano indi-
care un cambiamentodall'iniziale posizione apocalittica auna pi
vicinaallasensibilitellenistica.
4. Evoluzionedell'escatologia paolina?
nunciando attraverso categorie familiari composte in modo nuovo:
ci che aspettava i cristiani alla venuta del Signore sarebbe stata
una vita nuova e soprattutto piena, perch risultante dal compi-
mento di tutta la presente realt storica (orolla) enon solo di una
sua parte. Essipotevano essereo meno d'accordo, potevano ugual-
mente insisterenellosvalutarel'elemento terreno con 1'ascesi oil li-
bertinismo, addirittura qualcuno (ri) poteva negare una simile
stravaganza: fatto stache per nessuno poteva sfuggire per igno-
ranza al confrontoconquesto dato chearrivavaadarricchire il pa-
trimonio dellafede. E anche al di fuori dellafede l'annuncio di
Paolo risultavacomprensibile: chi ascoltava, sebbene stentava a
credere aci chesentiva, capivaquello che gli si stava dicendo, ri-
tenendolo magari unacosadecisamente bizzarrao addirittura ridi-
cola (cfr.laderisionedegli ateniesi inA t 17,32), ma inquei termini
possibile, casomai il mondo si rovesciasse intal modo!
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 236
os Lo stesso sostantivo K'poo, guadagno, riferito allamorte lo troviamo anche inPLATO-
NE, Apologia di Sacra/e, 40c-d, dove si dice che seil moriresignificanon avere pinessuna
sensazione, ma come unsonno quando uno dormendo nonvedepi niente neanche un so-
gno, allora lamorte deve essereun meraviglioso guadagno [9a.1.lI .uxC nO\i KpOo]. E eviden-
teper che ledue visioni sono nettamente diverse elacoincidenza della parola nonpu mi-
nimamente essere un indizio del fatto che Paolo sta riprendendo lateoria platonica dell'im-
mortalit dell'anima.
139 C fr. p.e. lTs 5,13; lC or 3,13.15.
140 C fr. la curiosa ipotesi del suicidio in A. ]. DROGE, "Mori lucrum. Paul and Ancient
Theories of Suicide" .
141 Solo in questa accezione derivata V C X A:Ocrat pu significarepartire: della navechescio-
gliegli ormeggi, del pellegrino che smonta la tenda ecc.
sar glorificato nel mio corpo [v 'tC f>aro~a'ti J .lOU ] , siacheiovivasia
cheio muoia (Fil l,20). C erca quindi di spiegareil perch di una
simileindifferenza. Fill,21-24: I nfatti per meil vivere C risto e
il morire un guadagno [KpOO]. Per sesi tratta di viverenellacar-
ne [v oooxi], questo lo vedo come conseguenza dell'opera [di
evangelizzazione]: enon socosasiadapreferire. Sono combattuto
dalle due possibilit, poich desidero essereliberato [ava(1<lt]
[dallacarne] ed essereconC risto, comesarebbemolto meglio, pe-
r rimanere nella carne pi necessarioper voi.
C risto sar glorificato sianella vita chenellamorte perch sela
vitadi Paolo unita aC risto lamanifestazionedi C risto morto eri-
sorto, tanto pi losarlamorte, cos darappresentare non lafine
di tutto, ma il passaggio alla vita piena con lui, dunque non una
perdita, ma un veroguadagno'". Ora, per, aquesta situazione ot-
timale si oppone lasituazione reale, cio chelasuavita aapKt.
Si sbaglia a tradurre "nel corpo", quasi chePaolo stia ripetendo
quanto detto poco sopra inFil l,20: infatti cichequi si vuolesot-
tolineare una vitasegnata dalla fragilitedallacaducit comele
sofferenze eil pericolo di morte confermano, anche sepoi questo
non del tutto negativoperch laconseguenza, il frutto (lCap1t6),
dell'pvov, dell' operadi evangelizzazione'". Ecco allorail dilemma:
che posizione assumere? Non tanto cosafare, perch Paolo non
pu fare proprio niente, visto che non sensato darsi lamorte140,
quanto: cosa pensare, cosa preferire? Latragicitsta nel fatto che
entrambe lesituazioni hanno i loro lati positivi. Da una parte c' il
morire come guadagno: 1'essere liberato (vau<HXt), cio l'essere
sciolto (uro) per andare (va), per superare una costrizione che
impediva di muoversi!", ed essere (pienamente) conC risto. Seque-
237 LA PARUSIA COME VITA
142 Ma anche lTs 4,14; 5,10: oiiv atrti).
143 Cfr.]. DUPONT. l:YN XPI:ETnl. L'union auecle Cbrist suioant saint Paul;J . GNILKA, La
lettera ai Filippesi, 151-176; W. GRUNDMANN, "auv -IlEto", D.E.
144 Cos]. DUroNT, I,YN XPI:ETnI, 177-181, vedequi l'utilizzo di un termine di ascenden-
zeplatoniche, ma p. HOFF~1ANN,Die Toten in Cbristus, 296-301, giustamente gli ribatte che
riprendere un linguaggionon significa riprendere anche iconcetti, per cui aPaolo estra-
neal'intenzione, sottesaallagreca immortalit dell'anima, di squalificare lavita terrena o di
considerarla una semplicepreparazione alla morte.
2. abbastanza chiaro che rispetto a1Cor 15, etanto pi alTs4,
lo scenario di Fil 1 radicalmente cambiato. L laquestione ri-
guardava apocalitticamente lafinedellastoria del mondo elasvol-
ta degli eoni di cui larisurrezione eralapinetta concretizzazione,
qui invece si tratta esistenzialmentc dellafine della storiapersona-
le, dellamorte considerata come liberazioneepienezzadi vita. Ele-
mento in comunetrai due scenari l'essere con Cristo. 1Ts4,17: i
morti risuscitati ei viventi allaparusiasaranno semprecv Kupiql142;
Fil 1,23: essereliberato dalla carnesignificaov XplO''t[l EtVUl143. Il
tema dell'essereconCristo, nelle suevarieforme lessicali,rende ra-
gionevole domandarsi setra 1Cor eFil non vi siastato un cambia-
mento dell'escatologiapaolina, ovveroil passaggiodaunaescatologia
pi giudaico-apocalitticaauna piellenistica,per tradurre nel muta-
to contesto l'unionedel cristiano conCristo. Il fatto chesi parli di es-
serenellacarneedi essereliberato dallacarnepermette ad alcuni di
precisare megliolasecondaprospettiva, quellaellenistica, nelladire-
zione dell'immortalit dell'anima, lasciando quasi intravedere una
maturazione dellapiuttosto grossolanavisioneapocalitticainiziale!".
Le cose per non sono cos semplici, perch nella stessaFil tro-
viamo anche chePaolo attende laparusia econ essalarisurrezio-
ne. Fil 3,20-21: Lanostra patria invecenei cieli, dacui aspettia-
mo anche il SignoreGes Cristo come salvatore, lui che trasfor-
mer [J lc'tuaxrUla.ttOEt] il nostro corpo [aroJ lu] misero per renderlo
conforme al corpo [aoJ lun] dellasua gloria, per virt del potere
cheha di sottomettere asogni cosa. Qui si parla di due aroflu'tu,
quello misero equelloglorioso, ossiadi risurrezione proprio come
sto molto meglio, quindi da preferire sullacarta, dall'altra parte
c' il non morire, il restare in vitache necessario allacomunit.
Paolo si rende conto della difficolt della decisione e sembra ri-
mettersi al servizio.
TRATTATO DI ESCATOLOGIA ~38
145 Gi nel 1937commentava E. B. ALLO,Seconde pitre aux Corintbiens, 134: Nessun
?asso dellelettere di Paolo, crediamo, stato tanto mal compreso quanto questo brano [...].
~vero che molti versetti qui sono oscuri in sestessi, ma i critici, con leloro interpretazioni
1ivergenti, nehanno ispessito ancor pi l'oscurit. Cfr. A. FEUILLET, "La demeure cleste
~tla destine des chrtiens. Exgse de II CoroV,l-lO et contribution l'tude des fonda-
nents del'eschatologie paulienne"; P. HOFFMANN, Die Toten in Cbristus, 253-285; N. BAU-
viERT, Tiiglich sterben und aufersteben. Der Literalsinn von 2Kor 4,12-5)0; R. PENNA,"Sof-
erenze apostoliche, antropologia ed escatologia in 2Cor 4,7-5,10"; ID., "Vivere con Cristo
lopo lamorte (2Cor 5,1-10; Fil 1,23)"; F. J . MATERA, "Apostolic Suffering and Resurrection
~aith: Distinguishing between Appearance and Reality (2Cor4,7-5,10)".
146 Cfr. O. MICHEL,"O1CO ... ".
1. 2Cor 5,1-10 un testo molto complicato!". A partire da 2Cor
4,7 Paolo parla delle grandi difficolt del ministero le quali, se da
una parte lo mettono aconfronto con lamorte, dall' altra non lo fre-
nano nel suo slancio apostolico, perch egli riesce aindividuare un
parallelismo tra la sua situazione e quella di Ges (2Cor 4,10), co-
s da ricavare laconvinzione che colui che ha risuscitato il Signo-
re Ges risusciter anche noi con Ges e ci porr accanto a lui in-
sieme con voi (2Cor 4,14). Per questo egli va avanti lo stesso, co-
me deve andare, nonostante tutto: fissa lo sguardo non sulle cose
che si vedono, le tribolazioni presenti, ma su quelle che non si ve-
dono, la gloria futura che eterna. Sulla base del parallelismo con
Ges l'elemento di passaggio non pu che essere lamorte.
2Cor 5,1: Infatti sappiamo che se [av] viene distrutta [Ka'ta-
uan] lanostra abitazione [oixi] terrena [1 lEw] del corpo ['tou
crKllvou], noi riceviamo [EX OJ lEV] una costruzione [OiKOOJ lTtV] che
viene da Dio, un'abitazione [oixiuv] eterna [airovwv] nei cieli, non
costruita da mani di uomo. Ci che in questo inizio si impone la
contrapposizione tra due oixim. Oixio significa casa, abitazionc'",
e in Filone, riprendendo un uso diffuso, anche corpo in quanto
4.2 2Cor 5,1-10
in 1Cor 15, cos che non ci possibile affermare una semplice tra-
duzione dell' originaria impostazione apocalittica, quanto una (so-
praggiunta?) coesistenza di due convinzioni che inevitabilmente
portano alla domanda sul "tra": tra l'essere con Cristo alla morte e
la risurrezione alla parusia ci deve essere una situazione intermedia,
appunto il cosiddetto stato intermedio, il quale resta comunque, in
quanto non spiegato, avvolto nel mistero.
239 LA PARUSIA COME VITA
147 Cfr. FILONE, I premi e l e pene, 120:oixio '4'\)xll.
1018 Cfr. W. MICHAELIS, "01(llv1l ... ".
149 Da qui ilvasto usodei LXX (435volte), visto chesembra molto giusto notare che si
potrebbe dare un panormadellastoriadi Israele con l'ausilio dei passi che contengono la
parola (J ICllV1l (W. MICHAELIS,"(J 1(l1v1l ... ", 455). Da parte sua il NT usa la parola 20 volte
di cui 10 inEb.
150 Cfr. M. E. THRALL, Seconda l ettera ai Corinti. 1,379.
151 Ibidem, 382-386, elencabennoveinterpretazioni dellacasa nei cieli: 1) ilcorpo indivi-
duale risorto; 2) una genericaabitazioneceleste; 3) un corpo celeste temporaneo ricevuto
immediatamente dopo lamortenell'attesadella risurrezione; 4) l'uomo interiore di 2Cor
4,16; 5) ilcorpo di Cristo; 6) iltempioceleste; 7) ilcorpo risorto di Cristo; 8) un'immagine
dellagloriaescatologica; 9) ladimensionecelestedell'esistenza presente. In questa marea di
significati laThrall propendeper ilprimo, secondo lalineadell'esegesi tradizionale.
152 Cfr. M. E. THRALL, Seconda l ettera ai Corinti, I,389.
153 Cfr.J . OSEI-Bo;\lsu, "Does 2Corinthians5,1-10 TeachtheReception of the Resurrection
abitazione dell' anima!". Per quanto riguarda O'K livo, poi, dobbia-
mo dire che in grecoabbiamo due termini molto vicini 148: seilfem-
minile O'K llVTt indica la tenda in senso proprio, anche nella forma
usata nel teatro (lascena, il palcoscenicol'", ilpi recente neutro
mCllvo indica quasi esclusivamente ilcorpo, lasciandoci supporre
che sia sorto per fissareuna possibile interpretazione di O'K llVTt. Di
contro allacasa del corpo neabbiamo un' altra, quella che viene da
Dio e che esattamente il contrario della prima: cddrvtov, eterna, e
non temporanea; nei cieli enon sulla terra. In genere, leggendo il
genitivo come soggettivo, si ritiene sulla sciadi Sap 9,15 (<<Uncor-
po corruttibile [<p9ap'tv crro~(l] appesantisce l'anima ['VUX1lv] e la
tenda d'argilla ["(EmE crK llvo] grava lamente dai molti pensieri)
che 1tt"(Eto oxio 100 oxnvou; significhi ilcorpo terreno 150, e poi-
ch si dice che sardistrutto ma che ugualmente noi riceviamo
un' altra abitazione, eccochesembrerebbe abbastanza chiaramente
affermata l'anima comeilcontenuto dellatenda che sopravvive al-
lamorte ela risurrezione comela perdita di un crro}lU e l'acquisto
di un altro, che pio meno quanto leggevamo in 1Cor 151'51. A
questo punto poi, aseconda di come si interpreta il verbo EX OJ lEV,
abbiamo due prospettive molto diverse. Se lo si prende letteral-
mente in quanto presentediceuna contemporaneit con laperdita
dell'abitazione terrena, dunque che la risurrezione avverrebbe su-
bito dopo la morte'"; seinvecelo si considera come presente con
valore di futuro, larisurrezionesi sposterebbe alla parusia esi apri-
rebbe la situazione intermedia incui l'anima continuerebbe avive-
renell' attesa di congiungersi con ilcorpo'".
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 240
Bodyat the Moment of Death?", e poi anche "The Intermediate State in the New Testa-
rnent", che vuolereagire a M. J . HARRlS, The lnterpretation 012Corinthians, 5,1-10 and Its
P Iac e in P auline Esc batology, ead altri studi seguenti, secondo i quali Paolo riteneva chei
credenti sarebbero risuscitati al momento della morte.
lHCfr. M. RISSI, Studien zum zuieiten Korintberbrie], 74; J . L. RUIZ DE LA PENA, Llaltra di-
mensione, 365.
2. 2Cor 5,2-3: E infatti inquesto nostro stato noi gemiamo per-
ch desideriamoindossare [:1tEvuaacr8at] l'abitazione [OlKll'ttlPtov]
nostra, quellaceleste, anche sesaremo trovati vestiti [voucraJ .u:vm],
non nudi [,,(uJ .! voi], Cosciente che sullaterra si pellegrini, in una
tenda, Paolo confessa lasuasofferenza per non stare ancora conil
Signore, per indossare ancora l'abitazione terrena, edi conseguen-
zailsuo desiderio di indossare la suavera abitazione che quella
celeste. Il verbo usato qui V Uffi, formato daV , in, eouoo, entra-
re, evuol direletteralmente entrare dentro einsenso lato indossa-
recomel'entrare dentro ilvestito; di conseguenza 1tEV bUro vuol di-
reentrare" ancora" (1tt) dentro, entrare dentro epoi ancora den-
tro, insomma indossare sopra. Paolo sta cos dicendo che ci che
desidera chel'abitazione celeste, laveraabitazione, non tanto so-
stituisca quellaterrena, che accadrebbe sequesta con lamorte fos-
Questo quadro, tutto sommato lineare, viene per complicato da
due osservazioni: a) alivello terminologico: se oxio un sinonimo
di corpo, non si capisce perch Paolo non usa iltermine crffi~.Hx,che
icorinti giconoscevano e che sar ripreso poco dopo in 2Cor
5,6.8; b) alivellogrammaticale: oixi 't013crKllV OU potrebbe anche
essere un genitivo oggettivo, per cui non indicherebbe inmodo ri-
dondante 1'abitazione che ilcorpo, maun' abitazione per ilcorpo.
Alla luce di queste osservazioni possiamo ipotizzare che oixio non
un sinonimo di corpo terreno, ma una metafora che evocalavita
sulla terra (cheun po' comeilcontenitore del corpo, dei corpi dei
vari uomini)!" e quella nel cielo: allafine dellavita sulla terra c'
quella nel cielo, cos che, di nuovo, la morte del cristiano, come
partecipazione aquella di Cristo, vienevistacomeun passaggio. In
questo quadro metaforico ilcorpo non presente e se viene in
qualche modo richiamato soloperch in 1Cor 15 Paolo ha lega-
to i due oro~a'ta alle situazioni della terra e del cielo. Partendo da
qui possiamo leggere il seguito del brano, che forseperder alcune
delle sueclassiche difficolt.
241 L A PA RUSIA COME VITA
155 Ilparticipio tvu(J a~Evotriportato dal Merk edal Nestle secondo le maggiori testi-
monianze, mentre l'A land haKU(J 6.~EVOt che significa svestire.
U6 PLATONE, Cratilo, 403b parla della \jfUx1 'Yu~v1toii (J oo~(l'to, dell'anima nuda del cor-
po; eGorgia 523e dell'anima che sar giudicata nuda, cio senza tutti quegli ostacoli rap-
presentati dal corpo.
se distrutta, quanto che le si sovrapponga, vale adire che la si in-
dossi senza aver dismesso 1'altra, insomma ancora da vivi. Questo
significa che, anche sesa che la morte un passaggio nell' abitazio-
ne celeste, come ha detto all'inizio, egli (comprensibilmente!) non
desidera morire, anche perch, ce lo aveva detto in Fil, si rende
conto di essere necessario alle comunit. Perci, coerente con la
sua attesa apocalittica della parusia (lTs 4; 1Cor 15), desidera che
venga presto ilSignore e cos apocalitticamente finisca questo mon-
do e inizi ilmondo nuovo. Presto, cio quando si ancora vivi e
perci non si nudi ma vestiti (VUQ'(lJ lEV01)15\ cos che lacasa ce-
leste pu essere sopraindossata. Perci l'essere nudi non sta ad in-
dicare l'anima senza ilcorpo che da qualche parte attende laparu-
sia'", testimoniando in tal modo ]'avvicinamento di Paolo all' an-
tropologia ellenistica. Infatti non si pu dimenticare il quadro me-
taforico del discorso: poich Paolo ha deciso di servirsi delle meta-
fore del vestito dopo quelle dell'abitazione e poich ha visto l'arri-
vare vivo alla parusia come un sopravestirsi, deve parlare dell' arri-
varci morto (possibile perch gi in 1Ts4aveva rassicurato su que-
sto punto) come un essere nudo. Punto. L a metafora si ferma qui,
non si domanda ulteriormente n accetta ulteriori domande. Pao-
lo non vuole fissare un tassello di una teoria, ma semplicemente
presentare un'immagine per dare una qualche idea di quello che,
come aveva detto in 1Cor 15,51, resta un mistero.
E cos ilnostro passo va con chiarezza verso laconclusione (2Cor
5,4-10). Paolo ei cristiani che sono ancora nel corpo terreno (v"Cql
crKllVt) , gemono come sotto un peso (~apOUJ lEVot) evogliono non
semplicemente svestirsi (Kuaacr9at), cio morire, perch la mor-
te in snon ha niente di desiderabile come credeva Platone, ma ri-
vestirsi (di nuovo 1tEvuao.cr8a.t), cio partecipare alla parusia vivi,
perch si spera che questa arrivi prima possibile. I cristiani sono al-
lora coraggiosi (9appoi)v"CE) perch preferiscono abitare lontano
(KllJ llloat) dal corpo e cio preferiscono lasciare questa vita che
si conosce, per qualcosa che non si conosce ancora e che perci si
crede. Il verbo 9appro anche in Platone dice l'atteggiamento di
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 242
157 Cfr. PLATONE, Fedone, 63e-64a.
158 Cfr. p.e. P. BENOIT, "L'volution du langageapocalyptique dans lecorpus paulien".
159 Cfr. P. HOFFMANN, Die Toten in Christus, 323-329.
160 Cfr. M. E. BOISMARD, La nostra vittoria sulla morte: "risurrezione"], 101-102.
161 Cfr. O. CULLMANN, Immortalit dell'anima o risurrezione dei morti?, lO; 55.
162 Cfr. J . RATZINGER (BENEDETTO XVI), Escatologia, 134:Se in passato si era creduto di
poter spiegare questo testo [Fil l,23] soltanto conla "ellenizzazione" del pensiero paolina,
oggi dimostrato ilcontrario, che iltesto non contraddice affatto alleprecedenti afferma-
zioni dell'Apostolo [...]. Qui non subentra il"dualismo" greco al "rnonismo" ebraico, ma il
retaggio giudaico vienecristianizzato con lamassima naturalezza.
1. Abbiamo analizzato alcuni testi paolini: qual ilrapporto tra
di loro? Tra 1Ts4 e l Cor 15 da una parte eFili e2Cor 5 dall'al-
tra? Si pu cogliere un'evoluzione, nel senso che Paolo ha capito
chela posizione apocalittica iniziale, la risurrezione alla parusia,
eratutto sommato ingenua e perci doveva essere integrata con
una riflessione sulla sorte del singolo, attingendo all'antropologia
grecache distingueva tra corpo mortale e anima immortale? 158. E
questo fino al punto di riuscire aconciliare due antropologie cos
diversecome quellabiblica equellagreca? Seescludiamo inquan-
to indimostrabile l'idea di p. Hoffmann che il silenzio di 1Ts4 e
1Cor 15su uno stato intermedio non significache Paolo non loco-
noscesse'", sono state presentate tre possibili risposte. La prima
vuoleche Paolo abbia assunto l'antropologia dualistica greca inte-
grandola criticamente allaluce dellatradizione biblica'<. Lasecon-
da risposta, invece, sostiene esattamente l'opposto, e cio che in
Paolo non troviamo niente di greco ma sololabiblica risurrezione
dei morti e quei passi che sembrano parlare di immortalit dell'a-
nima devono essere interpretati, p.e. con l'idea di un essere con
Cristo subito dopo lamorte da considerare come unsonno nell'at-
tesadella risurrezione!". La terza risposta, infine, pi irenicamente
sostiene l'armonizzazione della tradizione biblica edi quella greca
inqualcosa di nuovo, ossianella riflessionecristiana incui l'anima
originariamente grecasi cristianizza'".
5. Paolo, la risurrezione ela teologia
fronteallamorte'", l'atteggiamento del saggio in ogni caso, maqui
si capisce molto bene che la saggezza di Platone non quella di
Paolo.
243 LA PARUSIA COME V IT A
16) J . L. RUIZ DE L A PENA, L a l t r a dimensione 358: L a conseguenza immediata di questo
rapido esame della terminologiaantropologicadi Paolo, ilcarattere" corporeo" del suo
concetto di salvezza e il primato dellaresurrezione nelle sue rappresentazioni della vita
ultraterrena; a malapenasi trovaunapaginapaolina in cui non si menzioni la speranza di re-
suscitare corporalmente. L aresurrezionedi Cristo ha influito in modo decisivo perch la sal-
vezza cristiana vengaconcepitasottoformadi resurrezione. A tal punto che Hoffmann non
dubita ad attribuire aPaoloquestaalternativa: "L a salvezza, o resurrezione dai morti, o
non nulla; ilrifiuto dellaresurrezioneimplica la perdita della salvezza". (C'comunque
da notare che iltesto di p. Hoffmann [DieTot en in Cbr t us, 243] citato non tradotto del-
tutto precisamente; infatti dicecos:Paolodunque conosce qui [lCor 15,29J questa unica
alternativa: la salvezzasignificarisurrezionedei morti e nient'altro - la negazione di questa
risurrezione significa laperditadellasalvezza),
164 Di contro R . H. GUNDR Y , S oma in B ibl ic a l Tbeol ogy, 154, su 2Cor 5e Fil I: Paolo pu
non usare psyc h per parlaredello statointermedio disincarnato o riguardo la psyc b come
di molto superiore al corpo,maegli inquesti passaggi parla di uno stato intermedio tra mor-
te e risurrezione.
2. Senza prenderedirettamenteposizione di fronte a queste tre
soluzioni, proviamoadelaborarneuna quarta. Partiamo dalla que-
stione dell'immortalitdell'anima. Al riguardo si tratta di ricono-
scere tre cose.
a ) In Paolo nontroviamolat eor ia fil osofic a dell'immortalit del-
l'anima, che comportavanonlaingenua affermazione di un' anima
che non muore, matuttaunavisioneantropologica di svalutazione
del sensibile che,organizzatasi con Platone, trover una sua pro-
paggine nello gnosticismo. Paolo non pu aderire a questa antro-
pologia: perch pensavaallamanieraebraica in cui non c'era posto
per le distinzioni greche,masoprattutto perch ha davanti a s
l'uomo Ges elasuarisurrezione,un evento pi forte di tutte le fi-
losofie che metteincrisi erendestoltezza163.
b) In Paolo nontroviamoneppurelateoria filosofica dell' immor -
t a l it dell' anima.Siaperchsappiamo che la creazione stata sot-
tomessa alla vanit(~w:'tat6'tlltt) e perci per essa non c' nessuna
immortalit (R m 8,20), siaperch, quasi come un ritornello, sen-
tiamo che l'uomononsolomuore, ma continuamente (in quanto
uomo!) sotto il segno,laforzadella morte (la prospettiva generale
in Rm5,12 equellapipersonalenei passi analizzati di Fil e 2Cor).
c) In Paolo, infine,nontroviamola teoria filosofica dell'immor-
talit dell' a nima . Separlaredi qualcosa comporta ilnominarla, al-
lora dobbiamo direchenei passi in questione egli non parla di
\ V UX -r, 164 N ellesuelettere,infatti,egli usa questo termine poche vol-
te e in un sensomoltogenerico(R m 2,9; ICor 15,45; 2Cor 12,15;
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 244
165 Cos J . L.RUIZ DE LA PENA, L'altra dimensione, 360 pu dire chePaoloconsidera l'essere
con Cristo comestadio terminale dell'esistenzacristiana sia nella parusia, siaprima di essa.
166 K . RAHNER, "Principi teologici dell'ermeneutica di asserzioni escatologiche", 431: L'e-
scatologia non pu fare altrimenti che portare in slo stesso dualismo chenon eliminabi-
le nelle asserzioni antropologiche sul singolo uomo: essa deve essere escatologia generale e
individuale, perch l'uomo sempre individuo ed essere sociale.
167J . L.RUIZ DE LA PENA, L'altra dimensione, 369-370.
A Paolo non potuto sfuggire che, attribuendo indistintamente l'esse-
re-con-Cristo alla parusia e allamorte, dava origine aun paradosso che
rasenta lacontraddizione: un medesimo e unico stadio terminale si rap-
porta immediatamente a due momenti storici incommensurabilmente
distinti tra loro [... ]. Paolo deve conoscere, come uomo colto, la teoria
dell' anima immortale. Colpisce molto ilsuo sistematico silenzio riguar-
do aquesta teoria che gli avrebbe potuto offrire una facile via d'uscita
allo scomodo vicolo cieco. Di fatto, questa stata lasoluzione favorita
dai suoi commentatori, dalla patristica ai nostri giorni. Ma certamente
non lasua, omeglio, egli non propone una soluzione, ma pone un pro-
blema: essere-con-Cristo nella morte/essere-con-Cristo nella parusia.
Come sePaolo sollecitasse il lettore ad assumere egli stesso ilrischio di
trovare una soluzione non data, appena suggerita dal comune denomi-
natore cristocentrico delle due situazioni, morte e parusia. La morte
personale ela resurrezione generale conducono allo stesso, vale a dire
alla comunione escatologica con ilSignore. Le domande intorno aque-
sta equazione (domande di ordine spazio-temporale, domande di ordi-
ne antropologico) rimangono insospeso!".
Fil 1,27): una sola volta sembrerebbe assumere un significato pi
tecnico, in 1Ts5,23, quando parladi 1tV EuJ la, 'VU Xll ecrroJ l<X, ma, es-
sendo assente in lui ogni ulteriore indizio di un' antropologia tri-
partita, dobbiamo leggere ilversetto come l'indicazione della tota-
lit della persona.
Il centro di tutta al riflessioneescatologica paolina l'essere con
Cristo: dal OV xupiro di 1Ts4,17 al o 1 >V Xptcr-rq> di Fil 1,23. A Pao-
lo, dunque, interessa annunciare che la fine non una pura fine,
ma anche un confine eper questo un fine, e cheper i cristiani e
lacreazione intera Dio rappresenta lapienezza'". Questo compor-
ta il dare luogoadue discorsi chePaolo, adifferenza dell' escatolo-
giaseguente edi quello cheinfondo ciavevasuggerito anche Rah-
ner'", non cercadi conciliare, magiustappone. Ruiz de laPena in
questa situazione leggeun compito affidato al lettore, equindi alla
chiesa eallasuateologia:
245 L A PA RUSIA COME VITA
168 Cfr. K . RA HNER, "Principi teologicidell'ermeneutica di asserzioni escatologiche", 437.
3. Riprendendo quanto abbiamo sottolineato aproposito dei va-
ri passi analizzati, possiamoaffermare che il discorso apocalittico
di 1Ts 4 e l Cor 15 in Fil l e2Cor 5 vienetradotto aun livello esi-
stenziale. Maquestononvuoldire cheilprimo non eravero, ocor-
retto, eche finalmentesi capito come stavano le cose, demitiz-
zando l'impostazione apocalittica. A llabase c' la fondamentale
presa di coscienzacheseCristoil Signoredellastoria del mondo
elasuaparusia nerappresenteril compimento, egli anche ilSi-
gnore dellapiccolastoriadi ciascuno che vuoletrasformare. Em-
blematico 1Ts 4: quandosi legge questo capitolo, tutti concen-
trati sullarisurrezione, sirischiadi dimenticarecheladomanda che
stava all'origine non riguardavatanto la parusia, ma il destino di
ciascuno. In 1TsaquestadomandaPaolo avevarisposto apocalitti-
camente con larisurrezione,in2Cor risponde esistenzialmente con
ildiscorso delle dueabitazioni.L a visioneapocalittica viene dun-
que tradotta, al mododi unametafora che si duplica in un'altra
metafora, senza chenessunadelle duerappresenti ilnucleo ogget-
tivo dell'irnrnagine'": E leduemetafore Paolo non cerca di armo-
nizzarle, perci egli non parladi uno stato intermedio, masempli-
cemente del destinodel singolooltrelamorte e della risurrezione
dei morti allaparusia.L ostatointermedio paolina cos una nostra
deduzione a partire dai duediscorsi (metafore!) che troviamo in
Paolo uno afiancoall'altro.
Poco sopra abbiamocercatodi spiegare perch in Paolo non c'
lateoria filosoficadell'immortalitdell'anima: perch non c' n
teoria filosofica, nimmortalit,n anima. Mailcuore di questa
spiegazionenon l'avevamoancoracoltoestainun' assenza ben pi
decisiva: in Paolo non c'nessunateoria. Perch egli non sta pre-
sentando teorie (sull'anima,sul corpo, sull'aldil, sullaparusia, sul-
lo stato intermedio, e chi pine ha pi ne metta), ma semplice-
mente annunciandoilvangelo.E lo fanallabiblica, n allagreca,
eneppure alla"paolina";ncon un'antropologia unitaria, n dua-
lista, n "nuova". Questesonotutte parole e"cose" nostre, delle
nostre (successive)teoriechepretendiamo essereda sempre, eter-
ne. Paolo intutte lesueletterecerca di parlare con le parole che
avevaechesperavafacessero"effetto" sugli ascoltatori: quelle del-
TRATTATO DI ESCATOLOGIA 246
l'apocalittica e poi le altre, quando si rese conto sia che le parole
originarie non bastavano afar fronte allemutate situazioni, siache
parolenuove riuscivanoaveicolare ugualmenteilvangelo. Non ec-
cessivamentepreoccupato dellacoerenza dellateoria, madi quella
dellafedechevuolecheinGes risorto lanostra vitariposainDio,
nonostante tutto. Ciononostante lafine, ladistruzione. Dio, come
Gesci hamostrato, anchesenon sembrasullacroce. Lui l. L,
quando finisce tutto, egli c'. L, quando rimaniamo soli, egli ci
aspetta: nulla potr mai separarci dal suo amore (Rm8,35-39) e
dall'esserecon lui perch inCristo lavitaha per sempre trionfato
sullamorte.
chiaro che da questo (nucleo di) annuncio possono nascere le
piricche, straordinarie evere teorie teologiche, ed ciche per
graziadi Dio accaduto lungo la provvidenziale storia dellachie-
sa.Teologiediverse, complementari, contrastanti, lequali tutte cer-
canodi attingere aPaolo comeloro fonte. E Paolo resta adisposi-
zione' malibero, cioal di l. Perch queste teologie cos articola-
tesono affarenostro, ilnostro lavoro elanostra fatica. Il suo lavo-
ro e la sua fatica sono per stati altro. Riconoscenti dobbiamo
prenderne atto.

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