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Alexander Schmemann

Per gentile concessione di LIpa


tutti i diritti riservati

Per la vita del mondo


Il mondo come sacramento

“È il tempo quando fiorisce il tiglio”

Lipa
Indice

© 1988 St Vladimir’s Seminary Press


© Serge Schmemann
Prefazione........................................................ 7
© 2012 Lipa Srl, Roma

prima edizione: luglio 2012 Introduzione.................................................. 11

Lipa Edizioni 1. La vita del mondo ................................... 17


via Paolina, 25
00184 Roma 2. L’Eucaristia............................................... 32
& 06 4747770
fax 06 485876
3. Il tempo della missione .......................... 62
e-mail: info.lipa@lipaonline.org 4. Dall’acqua e dallo Spirito........................ 87
http: //www.lipaonline.org
5. Il mistero dell’amore................................ 104
Autore: Alexander Schmemann
6. Con la morte ha calpestato la morte........ 122
Titolo: Per la vita del mondo
(titolo originale: For the Life of the World) 7. Di questo voi siete testimoni .................. 138
Sottotitolo: Il mondo come sacramento Appendice I:
Traduzione: Maria Campatelli
Il culto in un’epoca secolarizzata ............. 147
Collana: Pubblicazioni del Centro Aletti
Formato: 130x210 mm Appendice II:
Pagine: 192 Sacramento e simbolo................................ 170
In copertina: “La pesca miracolosa”, mosaico nella cappella della Conferenza
Episcopale Spagnola, Madrid, eseguito dall’Atelier del Centro Aletti
Stampato nel luglio 2012
Impianti e stampa: Graficapuntoprint, Roma
Proprietà letteraria riservata Printed in Italy
codice ISBN 978-88-89667-45-3
5. Il mistero dell’amore
5. IL MISTERO DELL’AMORE
Il semplice fatto di sollevare tali questioni sembra im-
possibile nel contesto di tutto l’approccio “moderno” al
matrimonio, e abbastanza spesso, purtroppo, anche dell’ap-
proccio “cristiano”. Nella varietà degli innumerevoli “ma-
“Questo mistero è grande: nuali di felicità coniugale”, nell’allarmante tendenza a fa-
lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,32) re del sacerdote uno specialista di patologia sessuale, in tut-
te le definizioni sdolcinate di famiglia cristiana che ap-
Nella Chiesa ortodossa, il matrimonio è un sacra- provano un uso morigerato del sesso (che può essere una
mento. Ci si può domandare perché, fra tanti “stati” del- “esperienza arricchente”) e pongono l’accento sulla re-
la vita umana, nella grande varietà delle vocazioni dell’uo- sponsabilità, il risparmio e il catechismo domenicale – in
mo, solo questo “stato” sia stato prescelto e considerato un tutto questo, effettivamente, non c’è posto per il sacra-
sacramento. In effetti, se si trattasse semplicemente di una mento. Oggi non ci ricordiamo nemmeno che il matri-
sanzione divina del matrimonio, della concessione di un monio, come ogni altra cosa in “questo mondo”, è un ma-
aiuto spirituale alla coppia sposata, di una benedizione per trimonio decaduto e distorto, e che ha bisogno non di es-
la procreazione dei figli, non ci sarebbe nessuna differen- sere benedetto e “solennizzato” – dopo una “prova” del-
za radicale da ogni altro atto per il quale abbiamo bisogno la cerimonia e con l’aiuto del fotografo – ma di essere ri-
di aiuto e di guida, di sanzione e di benedizione. Ma un pristinato. Questa restaurazione si compie in Cristo, e que-
“sacramento”, come abbiamo visto, implica necessaria- sto significa nella sua vita, nella sua morte, risurrezione e
mente l’idea della trasformazione, rimanda all’evento ul- ascensione al cielo, nella inaugurazione pentecostale del
timo della morte e risurrezione di Cristo, è sempre un sa- “nuovo eone”, nella Chiesa come sacramento di tutto
cramento del regno. In un certo senso, tutta la vita della questo. Inutile dire che questa restaurazione trascende in-
Chiesa si può esprimere in termini di sacramento, perché finitamente l’idea di “famiglia cristiana” e dà al matrimo-
è sempre la manifestazione nel tempo del “tempo nuovo”. nio dimensioni cosmiche e universali.
E tuttavia, in un senso piú preciso, la Chiesa chiama sa- Qui sta il punto cruciale. Fino a quando consideriamo
cramenti quegli atti decisivi della sua vita nei quali essa cer- il matrimonio come una questione solo di quelli che si
tifica di dare questa grazia trasformante, attraverso un atto sposano, come un evento che riguarda solo loro e non tut-
liturgico nel quale essa si identifica con la forma stessa di ta la Chiesa – e quindi il mondo –, non potremo mai com-
quel dono e lo diventa... Ma in che modo il matrimonio prendere il senso veramente sacramentale del matrimonio,
si rapporta al regno che deve venire? In che modo è col- il grande mistero a cui si riferisce san Paolo quando af-
legato alla croce, alla morte e alla risurrezione di Cristo? ferma: “Lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef
Che cosa, in altre parole, fa di esso un sacramento? 5,32).

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Per la vita del mondo / A. Schmemann 5. Il mistero dell’amore

Dobbiamo comprendere che il tema reale, il “conte- sente, se vogliamo comprendere l’esperienza della vene-
nuto” e l’oggetto di questo sacramento non è la “famiglia”, razione di Maria che è sempre stata tipica della Chiesa or-
ma l’amore. La famiglia come tale, la famiglia in sé, può todossa. Speriamo di mostrare che non si tratta tanto di un
anche essere una distorsione demoniaca dell’amore. A “culto di Maria” in sé, quanto di una luce, di una gioia che
questo riguardo nel vangelo ci sono molte parole dure: “I appartengono all’intera vita della Chiesa. Di lei, dice un
nemici di un uomo saranno quelli della sua casa” (Mt inno ortodosso, “tutta la creazione si rallegra”.
10,36). In questo senso, il sacramento del matrimonio è Ma gioia perché? Perché, per dirla con le sue stesse pa-
piú ampio della famiglia. È il sacramento dell’amore di- role, “tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc
vino, il mistero stesso dell’essere che abbraccia ogni cosa, 1,48)? Perché, nel suo amore e nella sua obbedienza, nel-
ed è per questa ragione che interessa tutta la Chiesa e, at- la sua fede e nella sua umiltà, Maria ha accettato di essere
traverso la Chiesa, il mondo intero. ciò che era lo scopo e la ragion d’essere della creazione: il
tempio dello Spirito Santo, l’umanità di Dio. Maria ha ac-
cettato di dare il suo corpo e il suo sangue – cioè, tutta la
2 sua vita – perché fossero il corpo e il sangue del Figlio di
Dio. Maria ha accettato di essere madre nel senso piú pie-
Ma forse si può capire meglio la concezione ortodos- no e piú profondo della parola: dando la sua vita all’Altro,
sa di questo sacramento se cominciamo non dal matri- ed avendo realizzato la sua vita in Lui. Maria ha accettato
monio in quanto tale, né da un’astratta “teologia dell’amo- la sola verità di ogni creatura e di tutto il creato: porre il
re”, ma da colei che è sempre stata al cuore stesso della vi- senso e, quindi, il compimento della sua vita in Dio.
ta della Chiesa come la piú pura espressione dell’amore e E, accettando questa verità, Maria ha realizzato la fem-
della risposta dell’uomo a Dio: Maria, la Madre di Gesú. minilità della creazione. Questa parola sembrerà strana a
È significativo che, mentre in occidente Maria è in pri- molti. Nella nostra epoca, la Chiesa, seguendo in questo
mo luogo la Vergine, un essere quasi totalmente diverso da la tendenza moderna alla “eguaglianza dei sessi”, usa so-
noi nella sua purezza assoluta e celeste e nella sua libertà lo una metà della rivelazione cristiana sull’uomo e sulla
da ogni contaminazione carnale, in oriente ci si riferisce donna, quella metà che afferma che in Cristo non c’è “uo-
a lei e si glorifica sempre come Theotókos, Madre di Dio; mo né donna” (Gal 3,28). L’altra metà si etichetta come
e praticamente tutte le icone la dipingono col Bambino una concezione antiquata del mondo. Ma tutti questi
fra le braccia. In altre parole, esistono nella mariologia due tentativi di trovare il “posto della donna” nella società (o
accentuazioni che, pur non escludendosi necessariamen- nella Chiesa), invece di esaltarla, sminuiscono la donna,
te a vicenda, conducono a due diverse visioni del ruolo perché implicano troppo spesso una negazione della sua
di Maria nella Chiesa. E questa differenza va tenuta pre- vocazione specifica di donna.

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Per la vita del mondo / A. Schmemann 5. Il mistero dell’amore

Eppure, non è significativo che la relazione tra Dio e il La vera obbedienza è quindi vero amore per Dio, vera
mondo, tra Dio e Israele, suo popolo eletto, e infine tra Dio risposta della creazione al Creatore. L’umanità diviene pie-
e il cosmo restaurato nella Chiesa, sia espressa nella Bibbia namente umanità quando è questa risposta a Dio, quando
in termini di unione coniugale e di amore? Si tratta di una diventa movimento di donazione totale e di obbedienza a
duplice analogia. Da una parte, noi comprendiamo l’amo- Lui. Ma nel mondo “naturale” la portatrice di questo amo-
re di Dio per il mondo e l’amore di Cristo per la Chiesa re obbediente, dell’amore come risposta è la donna. L’uo-
perché abbiamo l’esperienza dell’amore coniugale; d’altra mo propone, la donna accetta. Questa accettazione non è
parte, l’amore coniugale ha le sue radici, la sua profondità passività, sottomissione cieca, perché è amore, e l’amore è
e la sua pienezza nel grande mistero di Cristo e della sua sempre attivo. La donna dà vita alla proposta dell’uomo, la
Chiesa: “lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef realizza come vita, e tuttavia diventa pienamente amore e
5,32). La Chiesa è la sposa di Cristo (“... vi ho promessi ad pienamente vita solo quando è pienamente accettazione e ri-
un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a sposta. Ecco perché tutta la creazione, tutta la Chiesa – e non
Cristo” – 2Cor 11,2). Questo significa che il mondo – che solo le donne – trovano l’espressione della loro risposta ed
trova la sua restaurazione e il suo compimento nella Chiesa obbedienza a Dio in Maria, la Donna, e si rallegrano in lei.
– è la sposa di Dio e che nel peccato questa relazione fon- Maria rappresenta tutti noi, perché solo quando accettiamo,
damentale è stata infranta, snaturata. Ed è in Maria – la quando rispondiamo con amore ed obbedienza – solo
quando accettiamo la femminilità essenziale della creazio-
Donna, la Vergine, la Madre –, nella sua risposta a Dio, che
ne – noi diventiamo noi stessi, veri uomini e vere donne;
la Chiesa trova il suo inizio vivo e personale.
solo allora possiamo effettivamente trascendere i nostri limi-
Questa risposta è obbedienza totale nell’amore; non ob- ti in quanto “maschi” e “femmine”. Perché l’uomo può es-
bedienza e amore, ma pienezza dell’una come totalità sere veramente uomo – cioè, re della creazione, sacerdote
dell’altro. L’obbedienza, presa in sé, non è una “virtú”: è e ministro della creatività e dell’iniziativa di Dio – solo quan-
sottomissione cieca, e non c’è luce nella cecità. Soltanto do non si pone come “padrone” della creazione ed accet-
l’amore per Dio, oggetto assoluto di ogni amore, libera ta di sottomettersi – nell’obbedienza e nell’amore – alla sua
l’obbedienza dalla cecità e la trasforma in accettazione natura di sposa di Dio, risposta e accettazione. E la donna ces-
gioiosa di ciò che solo merita di essere accettato. Ma sa di essere soltanto una “femmina” quando, accettando to-
l’amore senza obbedienza a Dio non è che “la concupi- talmente ed incondizionatamente la vita dell’Altro come sua
scenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la su- propria vita, dandosi totalmente all’Altro, diventa l’espressione
perbia della vita” (1Gv 2,16), è l’amore proclamato da Don stessa, il frutto, la gioia, la bellezza, il dono della nostra ri-
Giovanni e che da ultimo lo distrugge. Solo l’obbedien- sposta a Dio, colei che, con le parole del Cantico, il re por-
za a Dio, unico Signore della creazione, dà all’amore la sua terà nelle sue stanze, dicendo: “Tutta bella tu sei, amica mia,
vera direzione, lo rende pienamente amore. in te nessuna macchia” (Ct 4,7).

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Per la vita del mondo / A. Schmemann 5. Il mistero dell’amore

La tradizione chiama Maria nuova Eva. Maria fece quel ne e la negazione paradossale e tragica. La Chiesa ortodossa,
che la prima Eva non riuscí a fare. Eva non riuscí ad esse- celebrando le feste apparentemente “non-scritturistiche”
re una donna. Eva prese l’iniziativa, “propose”, e divenne della natività di Maria e della sua presentazione al tempio,
“femmina”, lo strumento della procreazione, “governata” rivela in realtà una vera fedeltà alla Bibbia, perché il signi-
dall’uomo. Fece di sé e dell’uomo gli schiavi della sua ficato di queste feste sta precisamente nel loro riconosci-
“femminilità” e di tutta la vita un’oscura guerra dei sessi, in mento di Maria Vergine come la mèta e il compimento di tut-
cui il “possesso” è di fatto il tentativo violento e disperato ta la storia della salvezza, di quella storia di amore e di ob-
di uccidere la sensualità vergognosa che non muore mai. Ma bedienza, di risposta e di attesa. Maria è la vera figlia
Maria “non prese l’iniziativa”. Con amore e obbedienza at- dell’Antico Testamento, il suo ultimo fiore, il piú bello. La
tese l’iniziativa dell’Altro. E, quando venne, l’accettò, non Chiesa ortodossa respinge il dogma dell’Immacolata
ciecamente – domandò “come è possibile?” (Lc 1,34) –, ma Concezione precisamente perché fa di Maria una “rottu-
con tutta la lucidità, la semplicità e la gioia dell’amore. La ra” miracolosa in quella lunga e paziente crescita di amo-
luce di un’eterna primavera arriva a noi quando nel gior- re e di attesa, in quella “fame del Dio vivente” che riem-
no dell’Annunciazione ascoltiamo quella parola decisiva: pie l’Antico Testamento. Maria è il dono del mondo a Dio,
“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello come dice in modo cosí bello un inno della Natività:
che hai detto” (Lc 1,38). Qui, in verità, tutta la creazione,
Ciascuna delle creature da Te fatte ti offre
tutta l’umanità e ciascuno di noi riconosce le parole che il rendimento di grazie:
esprimono la nostra natura e il nostro essere piú profondi, gli angeli l’inno,
la nostra accettazione di essere la sposa di Dio, il nostro fi- i cieli la stella,
danzamento a Colui che ci ha amati da tutta l’eternità. i magi i doni,
i pastori lo stupore...
Maria è la Vergine. Ma questa verginità non è una ne- e noi ti offriamo la Madre Vergine.
gazione, una semplice assenza: è pienezza e totalità dell’a-
more. È la totalità del dono di sé a Dio e, quindi, l’espres- Eppure è Dio solo che compie e corona questa obbe-
sione stessa, la qualità stessa del suo amore. Perché l’amo- dienza, questa accettazione e questo amore. “Lo Spirito
re è sete e fame di pienezza, di totalità, di compimento: del- Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la po-
la verginità, nel senso ultimo di questa parola. Alla fine la tenza dell’Altissimo... nulla è impossibile a Dio” (Lc
Chiesa sarà presentata a Cristo come una “vergine casta” 1,35.37). Egli solo rivela come Vergine colei che gli ha
(2Cor 11,2). Perché la verginità è la mèta di ogni amore portato la totalità dell’amore umano...
autentico, non come assenza di “sesso”, ma come suo Maria è la Madre. La maternità è il compimento della
compimento totale nell’amore; di questo compimento in femminilità perché è il compimento dell’amore come
“questo mondo” il sesso è allo stesso tempo l’affermazio- obbedienza e risposta. È donandosi che l’amore dona la vi-

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ta, diviene fonte di vita. Non si ama per avere figli. L’amo- do entrare il matrimonio “naturale” nel “grande mistero di
re non ha bisogno di giustificazione; non perché dà la vi- Cristo e della Chiesa”, il sacramento del matrimonio dà al
ta l’amore è buono; è perché è buono che dà la vita. Il mi- matrimonio un significato nuovo, trasforma in realtà non so-
stero gioioso della maternità di Maria non si oppone af- lo il matrimonio in quanto tale, ma tutto l’amore umano.
fatto al mistero della sua verginità. È lo stesso mistero. È degno di nota che la Chiesa primitiva apparente-
Maria non è madre “nonostante” la sua verginità. Anzi, ri- mente non abbia conosciuto una celebrazione religiosa
vela la pienezza della maternità perché la sua verginità è particolare del matrimonio. La “celebrazione” del matri-
la pienezza dell’amore. monio di due cristiani consisteva nel prendere parte in-
Maria è la Madre di Cristo. È la pienezza dell’amore che sieme all’Eucaristia. Come ogni aspetto della vita si rac-
accetta la venuta di Dio presso di noi, dando vita a Lui, che coglieva nell’Eucaristia, cosí anche il matrimonio riceve-
è la vita del mondo. E l’intera creazione si rallegra di lei, per- va il suo sigillo dall’inclusione in questo atto centrale del-
ché in lei riconosce che il fine e il compimento di ogni vi- la comunità. E questo significa che, poiché il matrimonio
ta, di ogni amore è accettare Cristo, dargli vita in noi. E non ha sempre avuto delle dimensioni sociologiche e legali, es-
si deve temere che questa gioia per Maria tolga qualcosa a se erano semplicemente accettate dalla Chiesa. E tuttavia,
Cristo, diminuisca la gloria dovuta a Lui solo. Perché ciò come tutta la vita “naturale” dell’uomo, anche il matri-
che noi troviamo in lei e che costituisce la gioia della monio doveva essere assunto nella Chiesa, cioè giudicato,
Chiesa è precisamente la pienezza di questa adorazione di redento e trasformato nel sacramento del regno. Solo piú
Cristo, di questa accettazione e di questo amore per Lui. tardi la Chiesa ricevette anche l’autorità “civile” per com-
In realtà, qui non c’è il “culto di Maria”, ma in Maria il piere un rito matrimoniale. Ciò significò, comunque, in-
“culto” della Chiesa diventa un movimento di gioia e di sieme al riconoscimento della Chiesa come “celebrante”
ringraziamento, di accettazione e di obbedienza: lo sposa- del matrimonio, un primo passo verso una “desacramen-
lizio con lo Spirito Santo, sola gioia piena sulla terra. talizzazione” progressiva. Un segno evidente di questo fu
la separazione del matrimonio dall’Eucaristia.
Tutto ciò spiega perché ancora oggi il rito ortodosso
3 del matrimonio comprenda due celebrazioni distinte: il fi-
danzamento e l’incoronazione. Il fidanzamento si svolge
Possiamo ora ritornare al sacramento del matrimonio. non all’interno della chiesa, ma nel vestibolo. È la forma
Possiamo ora comprendere che il suo vero significato non cristiana del matrimonio “naturale”. È la benedizione
è solo apportare una “sanzione” religiosa al matrimonio e degli anelli da parte del sacerdote e il loro scambio tra la
alla vita familiare, rafforzare con la grazia soprannaturale le coppia degli sposi. E tuttavia, fin dall’inizio, questo ma-
virtú naturali della famiglia. Il suo significato è che, facen- trimonio naturale riceve la sua prospettiva e il suo orien-

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Per la vita del mondo / A. Schmemann 5. Il mistero dell’amore

tamento vero: “Signore Dio nostro”, dice il sacerdote, dente tutto questo quando si viaggia in treno di notte e si
“che tra le nazioni hai preso come fidanzata la vergine pura che passa davanti a tante finestre illuminate! Dietro a ciascuna
è la Chiesa, benedici questo fidanzamento; unisci e cu- di loro, la pienezza della vita è una “possibilità data”, una
stodisci questi tuoi servi nella pace e nella concordia”. promessa, una visione. Ecco che cosa esprimono le coro-
Per il cristiano, naturale non significa né autosufficien- ne nuziali: che questo è l’inizio di un piccolo regno che può
te – una “bella famigliola” – né semplicemente insuffi- essere qualcosa di simile al regno vero. La possibilità andrà
ciente e perciò da rafforzare e completare con l’aggiunta perduta, forse anche in una sola notte; ma in questo mo-
del soprannaturale. L’uomo naturale ha sete e fame di com- mento è ancora una possibilità aperta. E tuttavia, anche
pimento e di redenzione. Questa sete e fame è il vestibo- quando questa possibilità è andata perduta, e riperduta
lo del regno: allo stesso tempo inizio ed esilio. ancora per un migliaio di volte, se i due restano insieme,
Poi, dopo aver benedetto il matrimonio naturale, il sa- sono in un senso del tutto reale il re e la regina l’uno per
cerdote conduce gli sposi in chiesa, con una solenne pro- l’altra. E dopo quarant’anni e piú, Adamo può ancora
cessione. Si tratta della vera forma del sacramento, perché voltarsi e vedere Eva al suo fianco, in una unità con lui che,
non si limita a simboleggiare, ma è veramente l’ingresso del almeno in piccolo, proclama l’amore del regno di Dio. Al
matrimonio nella Chiesa, cioè l’entrata del mondo nel cinema e nelle riviste l’“icona” del matrimonio è sempre
“mondo futuro”, la processione del popolo di Dio – in una coppia giovane. Ma una volta, nella luce e nel tepore
Cristo – verso il regno. Il rito dell’incoronazione non è che di un pomeriggio d’autunno, chi scrive vide sulla panchi-
un’espressione ulteriore – bella e ricca di significati straor- na di una pubblica piazza, in un povero sobborgo parigi-
dinari – della realtà di questo ingresso. no, una coppia vecchia e povera. Sedevano tenendosi per
“Signore nostro Dio, coronali di gloria e di onore!”, di- mano, in silenzio, godendo la luce pallida, l’ultimo calore
ce il sacerdote dopo aver imposto le corone sul capo de- della stagione. In silenzio: tutte le parole erano state det-
gli sposi. Si tratta, in primo luogo, della gloria e dell’ono- te, tutta la passione esaurita, tutte le tempeste placate. La
re dell’uomo come re della creazione: “Siate fecondi, e vita intera era dietro le spalle: eppure tutto di essa era pre-
moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate...” sente in quel silenzio, in quella luce, in quel calore, in
(Gen 1,28). Ogni famiglia è effettivamente un regno, una quella unione silenziosa delle mani. Presente, e pronto
piccola chiesa e, dunque, un sacramento del regno e una per l’eternità, maturo per la gioia. Questa è rimasta per me
via che vi conduce. Da qualche parte, anche se è solo in la visione del matrimonio, della sua bellezza celeste.
una piccola stanza, ogni uomo, a un certo momento del- Poi, in secondo luogo, la gloria e l’onore sono quelli del-
la sua vita, ha il suo piccolo regno. Può essere l’inferno e la corona del martire. Perché la strada verso il regno è la
un luogo di tradimento, oppure no. Dietro ad ogni fine- martyría, la testimonianza resa a Cristo. E questo significa
stra c’è un piccolo mondo che vive la sua vita. Come è evi- crocifissione e sofferenza. Un matrimonio che non croci-

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figga continuamente il proprio egoismo e la propria auto- le loro corone per il tuo regno”, dice il sacerdote, quan-
sufficienza, che non “muore a se stesso”, cosí da poter ad- do le toglie dal capo dei novelli sposi, e questo significa:
ditare al di là di sé, non è un matrimonio cristiano. Il ve- cresca questo matrimonio in quel perfetto amore di cui
ro peccato del matrimonio oggi non è l’adulterio, la man- Dio solo è il termine e la pienezza.
canza di “adattamento” o la “crudeltà mentale”: è l’idola- Il calice comune dato alla coppia dopo l’incoronazio-
tria della famiglia stessa, il rifiuto di capire il matrimonio ne è spiegato oggi come un simbolo della “vita comune”,
come orientato verso il regno di Dio. Questo si esprime e niente mostra meglio la “desacramentalizzazione” del
nel sentimento che si farebbe “qualunque cosa” per la matrimonio, la sua riduzione ad una “felicità naturale”. In
propria famiglia, persino rubare. La famiglia allora cessa di passato, era la comunione, la partecipazione all’Eucaristia,
esistere per la gloria di Dio; cessa di essere l’ingresso sa- il sigillo definitivo del compimento del matrimonio in
cramentale alla sua presenza. Non è la mancanza di rispetto Cristo. Cristo è l’essenza stessa della vita in comune. Egli
per la famiglia, è l’idolatria della famiglia a distruggere co- è il vino della vita nuova dei figli di Dio, e la comunione
sí facilmente la famiglia moderna, e a fare del divorzio qua- a quel vino proclamerà che, man mano che diventiamo
si la sua ombra naturale. È l’identificazione del matrimo- vecchi in questo mondo, diventiamo sempre piú giovani
nio con la felicità e il rifiuto di accettare che la croce vi ab- nella vita che non ha tramonto.
bia il suo posto. In un matrimonio cristiano, infatti, sono Quando la liturgia del matrimonio è compiuta, la spo-
in tre a sposarsi, e la fedeltà comune dei due verso il ter- sa e lo sposo congiungono le mani e seguono il sacerdo-
zo, cioè Dio, mantiene la coppia in una unione attiva te in una processione attorno all’altare. Come nel batte-
l’uno con l’altro e con Dio. Eppure è la presenza di Dio a simo, questa processione in circolo rappresenta il viaggio
costituire la morte del matrimonio come qualcosa di solo eterno che è cominciato; il matrimonio sarà una proces-
“naturale”. È la croce di Cristo che mette fine all’auto- sione mano nella mano, la continuazione di quella che qui
sufficienza della natura. Ma “mediante la croce, la gioia (e è cominciata, non sempre gioiosa, ma sempre capace di es-
non la “felicità”!) è entrata nel mondo intero”. La sua pre- sere legata alla gioia e riempita di gioia.
senza è quindi la gioia reale del matrimonio. È la gioiosa
certezza che il giuramento nuziale, nella prospettiva del re-
gno eterno, non è pronunciato “finché morte non ci se- 4
pari”, ma finché la morte non ci unisca completamente.
Di qui il terzo e ultimo significato delle corone: sono Niente esprime il significato veramente universale e co-
le corone del regno, di quella realtà ultima di cui ogni co- smico del sacramento del matrimonio come sacramento
sa in “questo mondo” – la cui figura passa – è diventata or- dell’amore meglio della sua somiglianza liturgica con la li-
mai un segno e un’anticipazione sacramentale. “Custodisci turgia dell’ordinazione, il sacramento del sacerdozio.

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Questa somiglianza rivela l’identità della realtà a cui en- Ma sia il clericalismo che il secolarismo – dal momento
trambi i sacramenti si riferiscono, di cui entrambi sono la che il primo è in effetti il padre naturale del secondo – ci
manifestazione. hanno fatto dimenticare che essere sacerdote costituisce da
Secoli di “clericalismo” (e non si deve pensare che il cle- un punto di vista profondo la cosa piú naturale del mon-
ricalismo sia il monopolio delle chiese “gerarchiche” e “li- do. L’uomo è stato creato sacerdote del mondo, colui
turgiche”) hanno fatto del prete un essere a parte, una vo- che offre il mondo a Dio in un sacrificio di amore e di lo-
cazione unica e specificamente “sacra” nella Chiesa. Questa de e che, attraverso questa Eucaristia eterna, spande l’amo-
vocazione non solo è differente da tutte le vocazioni “pro- re divino sul mondo. In questo senso, il sacerdozio è l’es-
fane”, ma è di fatto opposta ad esse. Tale è stata, ed è an- senza stessa della virilità, il rapporto creativo dell’uomo con
cora, la segreta origine della psicologia e della formazio- la “femminilità” del mondo creato. E Cristo è l’unico ve-
ne sacerdotale. Non è quindi un caso che le parole “laica- ro Sacerdote, perché è l’unico vero e perfetto uomo. Egli
to”, “laico” siano diventate a poco a poco sinonimo della è il nuovo Adamo, la restaurazione di quello che Adamo
mancanza di qualcosa in un uomo, o della sua non-appar- non fu capace di essere. Adamo non fu capace di essere il
tenenza. Eppure originariamente le parole “laicato”, “lai- sacerdote del mondo e, a causa di questo fallimento, il
co” si riferivano al laós – il popolo di Dio – e non soltan- mondo smise di essere il sacramento dell’amore divino e
to avevano un significato positivo, ma includevano il “cle- della divina presenza, e divenne “natura”. E in questo
ro”. Ma oggi uno che dice di essere un “laico” in fisica, ri- mondo “naturale” la religione divenne una “transazione”
conosce la propria ignoranza in questa scienza, la sua non organizzata col soprannaturale, e il sacerdote fu messo a
appartenenza al circolo chiuso degli specialisti. parte come il “negoziatore”, il mediatore tra il naturale e
Per secoli lo stato clericale è stato esaltato come uno sta- il soprannaturale. E, dopo tutto, non ha troppa importanza
to praticamente “soprannaturale”, e c’è una leggera sfuma- se questa mediazione veniva intesa in termini di magia –
tura di mistica reverenza quando qualcuno dice: “Si deve ri- come poteri soprannaturali – o in termini di legge – co-
spettare il clero”. E se un giorno si insegnerà nei seminari me diritti soprannaturali.
una scienza che è già da tempo in ritardo – la patologia pa- Ma Cristo ha rivelato che l’essenza del sacerdozio è
storale –, la sua prima scoperta potrebbe essere che certe “vo- l’amore e, di conseguenza, il sacerdozio è l’essenza della vi-
cazioni clericali” sono di fatto radicate in un morboso de- ta. Egli è morto come ultima vittima della religione sa-
siderio di questo “rispetto soprannaturale”, specialmente cerdotale, e nella sua morte la religione sacerdotale è mor-
quando le probabilità di ottenere un rispetto “naturale” so- ta e la vita sacerdotale è stata inaugurata. Egli è stato ucci-
no scarse. Il nostro mondo secolare “rispetta” il clero come so dai sacerdoti, dal “clero”, ma il suo sacrificio ha aboli-
rispetta i cimiteri: entrambe le cose sono necessarie, en- to la loro esistenza, come ha abolito la “religione”. Ed ha
trambe sono sacre, entrambe sono fuori della vita. abolito la religione perché ha distrutto quel muro di sepa-

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Per la vita del mondo / A. Schmemann 5. Il mistero dell’amore

razione tra il “naturale” e il “soprannaturale”, tra il “pro- dall’amore di Cristo, cioè dal suo sacerdozio unico e per-
fano” e il “sacro”, tra ciò che è di “questo mondo” e ciò fetto. Il sacerdote non riceve il “sacerdozio” nella sua or-
che è dell’“altro mondo”, che era la sola giustificazione e dinazione, ma riceve il dono dell’amore di Cristo, quell’a-
ragione d’essere della religione. Egli ha rivelato che tutta more che ha fatto di Cristo l’unico Sacerdote e che riem-
la natura, tutte le cose hanno il loro fine, la loro pienezza pie di quest’unico sacerdozio il ministero di coloro che Egli
nel regno, che l’amore deve fare nuove tutte le cose. invia al suo popolo.
E, se ci sono sacerdoti nella Chiesa, se c’è in essa la vo- Ecco perché il sacramento dell’ordine è, in un certo
cazione sacerdotale, è proprio per rivelare ad ogni vocazione senso, identico al sacramento del matrimonio. Entrambi
la sua essenza sacerdotale, per fare della vita intera di tutti sono la manifestazione dell’amore. Il sacerdote è effetti-
gli uomini la liturgia del regno, per rivelare la Chiesa co- vamente sposato alla Chiesa. Ma, proprio come il matri-
me il sacerdozio regale del mondo redento. Si tratta, in al- monio umano è assunto nel mistero di Cristo e della
tri termini, non di una vocazione “a parte”, ma dell’espres- Chiesa e diventa sacramento del regno, è il matrimonio del
sione dell’amore per la vocazione dell’uomo come figlio di sacerdote con la Chiesa a farlo realmente sacerdote, vero mi-
Dio e per il mondo come sacramento del regno. Ci devono nistro di quell’Amore che solo trasforma il mondo e rivela
essere sacerdoti perché noi viviamo in questo mondo, e in es- la Chiesa come sposa immacolata di Cristo.
so niente è regno e, in quanto “questo mondo”, non di- La questione centrale è questa: alcuni di noi sono spo-
venterà mai regno. La Chiesa è nel mondo, ma non del sati, altri non lo sono. Alcuni di noi sono chiamati al sa-
mondo, perché solo non essendo del mondo può rivelare cerdozio e al ministero ed altri non lo sono. Ma i sacra-
e manifestare il “mondo futuro”, l’aldilà, che solo rivela che menti del matrimonio e del sacerdozio riguardano tutti noi,
tutto è vecchio, eppure nuovo ed eterno nell’amore di Dio. perché riguardano la nostra vita come vocazione. Il signifi-
Perciò, nessuna vocazione in questo mondo può compiersi cato, l’essenza e lo scopo di ogni vocazione è il mistero di
come sacerdozio. E perciò ci deve essere colui la cui vo- Cristo e della Chiesa. È attraverso la Chiesa che ciascuno di
cazione specifica è di non avere vocazione, di essere tutto a tut- noi scopre che la vocazione di tutte le vocazioni è segui-
ti gli uomini, e di rivelare in tal modo che il fine e il signi- re Cristo nella pienezza del suo sacerdozio, nel suo amo-
ficato di tutte le cose è in Cristo. re per l’uomo e per il mondo, nel suo amore per la loro
Nessuno può decidere da solo di diventare prete, de- realizzazione ultima nella vita sovrabbondante del regno.
ciderlo sulla base delle proprie qualifiche, della propria pre-
parazione e delle proprie predisposizioni. La vocazione vie-
ne sempre dall’alto: dall’ordine e dall’ordinazione di Dio.
Il sacerdozio rivela l’umiltà – non l’orgoglio – della Chiesa,
perché rivela la completa dipendenza della Chiesa

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