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PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB.

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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

QUARTO TEMA

DOCUMENTI A CARATTERE LITURGICO

I Documenti a carattere liturgico sono così disposti:


 Lettera del diacono Giovanni a Senario.
 Liber Ordinum della liturgia ispanica (non c’è in questa dispensa).
 Sacramentario Gelasiano.
 Rituale egizio edito da Baumstark (non c’è in questa dispensa).
 Il Sacramentario Gregoriano.
 Il supplemento al Gregoriano.
 Il Sacramentario Gelasiano dell’VIII secolo: il Gellonense.

1. La lettera del Diacono Giovanni a Senario

Bibliografia: vedere fogli; V. SAXER, Les rites, 589 ss.

Edizione critica del testo: A. WILMART, Jean Diacre: Epistola ad Senarium,


Analecta Reginensia: Extraits des manuscrits latins de la reine Christine conservés au
Vatican”, Studi e Testi 59, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1933, pp.
170-179.

Tra la Traditio Apostolica del secolo III e il Sacramentario Gelasiano troviamo una
lacuna abbastanza grande riguardo allo sviluppo del rito dell’iniziazione cristiana. In
questo tempo invece conosciamo tante catechesi, che ci manifestano l’importanza e la
realtà dell’iniziazione cristiana nella vita della Chiesa.

Saxer denomina la Lettera di Giovanni a Senario un monument insigne dell’ancienne


liturgie romaine. Per Wilmart il documento appartiene al secolo VI, mentre per Andrieu la
data sarebbe invece il 500, data accettata anche da Antoine Chavasse. Saxer aggiunge: Il
n’y a pas de raison de changer cette date (p. 589). La Lettera costituisce la più preziosa
fonte di informazione sul catecumenato e sui riti, cosi com’era praticato a Roma all’inizio
del VI secolo.
Se, da una parte, si sa che il contenuto del Sacramentario Gelasiano risale a
un’epoca anteriore al secolo VII, tanto che i riti del Battesimo, si possono collocare nel
secolo VI, dall’altra, però rimane ancora un vuoto di quasi tre secoli e per riempirla
abbiamo un importante documento, la lettera di un certo Giovanni Diacono. Si tratta di un
documento della Chiesa di Roma del 500.

L’autore.
Si tratta probabilmente dell’arcidiacono di Roma che, poi, diventò Papa Giovanni I
(523-526). Nella lettera leggiamo che un certo Senario, funzionario di Ravenna, che i
contemporanei riveriscono come vir illustris era un dignitario della corte di Teodorico che
interpella il diacono Giovanni affinché questi spieghi alcune cose riguardo al battesimo. In
quell’epoca Ravenna era città imperiale, per cui sembra un’ipotesi logica che un ufficiale
imperiale si sia rivolto a Roma per una riposta ad una domanda liturgica.
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Preso da dubbi sul significato di alcune osservanze liturgiche, Senario mandò una
lettera a Giovanni, andata smarrita; fortunatamente la risposta è stata conservata.
Inoltre, quando Giovanni I fu eletto papa, si dice che era diacono da lungo tempo, e
ormai anziano e infermo1. Il primo paragrafo della lettera parla di questa debolezza fisica
dell’autore.

Genere letterario.
Non si tratta di un trattato sistematico sul battesimo, ma di una risposta ad una serie
di domande specifiche. La risposta va al di là delle questioni proposte.

Il primo paragrafo è un’introduzione un po’ stilizzata, nella quale Giovanni dice


che la complessità del tema, l’infermità fisica e la mancanza di tempo a causa di altri
impegni (ecclesiastico iugiter adstringor officio, v. riga 15 a p. 171 della Dispensa citata)
impediscono una risposta sviluppata. Invece Giovanni propone questo trattato.

Il secondo paragrafo latino corrisponde al numero 446 del testo italiano. Qui
l’autore riformula alcune delle domande di Senario (Requiro vobis…p. 171, paragrafo II,
riga 1 e ss.) . Potrebbero esse 7:

I. Perché prima di ricevere il battesimo si diventa catecumeno?

2. Che cosa significano le parole catecumeno o catechesi?

3. Con quale regola nell’Antico Testamento è stata preparata la catechesi?

4. Forse si tratta di una regola nuova che ha le sue origini nel Nuovo Testamento?

5. Che cos’è uno scrutinio?

6. Perché tre volte prima di Pasqua sono scrutinati i bambini?

7. Perché questa premura per gli scrutini?

Il terzo paragrafo del latino (v. Disp. cit. alle pp. Num. 171-172) corrisponde alla
seconda parte del 446 italiano e comincia con le parole: Ad haec ita rispondeo. (A questo
riguardo ti rispondo).

Dalle risposte all’alto funzionario Senario, si è in grado di individuare la prassi


catecumenale, dove si trovano le frequenti imposizioni delle mani, la signazione,
l’insufflazione sul viso, l’imposizione del sale, la consegna del simbolo, gli scrutini, la
rinuncia a Satana, la redditio Symboli, il tocco delle orecchie e del petto, la triplice
immersione, la consacrazione del crisma, l’unzione con il sacro crisma, l’offerta del latte e
e del miele. Giovanni, rivolgendosi a Senario, parla anche dei primi rudimenti della fede
(v. Disp. cit. alla p. num. 171: fidei rudimenta…, riga 8. Tale elemento lo ritroveremo nel
Gelasiano). Nei riti pre battesimali si nota un elemento rituale molto eloquente, ma poco
conosciuto alla tradizione liturgica occidentale. Giovanni Senario presentando alcuni
elementi nuovi aggiunge:
1
J. KELLY, Giovanni I, in Grande dizionario illustrato dei Papi, Casale Monferrato 1989, 153. Cfr.
Dispenda dei testi, già citata alla pagina numerata 171, paragrafo 1 (Domino merito inlustri…). Questo primo
paragrafo è un’introduzione un po’ stilizzata. L’infermità fisica e la mancanza di tempo sono la causa
primaria del suo malessere.
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«Si ordina inoltre di camminare a piedi nudi, perché riconoscano


che, dopo essere stati spogliati delle vesti mortali della carne, si
impegnano in un cammino senza asperità in cui non si incontra nulla
di nocivo».

Ciò induce ad alcune domande.

1. Perché il catecumenato? L’uomo dal primo peccato, è precipitato nella morte e


non può essere riscattato se non dalla grazia del Salvatore (nisi affuerit gratia
salvatoris…, p. 171, riga 4). Dunque, l’insegnamento sul peccato originale è molto
chiaro. Questo dono della salvezza offerto a noi richiede una doppia risposta. Fin
dai primi rudimenti della fede, (fidei rudimenta), ci vuole il distacco dal diavolo e
l’adesione a Cristo prima di diventare cristiano; per tale ragione occorre il
catecumenato. Questo concetto lo ritroveremo nell’Eucologia che si svilupperà
successivamente.

2. Come si svolge questa istruzione?


 Istruzione: il testo dice che il catecumeno riceve l’istruzione da parte del ministro
ecclesiastico quando gli si impone la mano (v. Disp. cit. p. num. 172, linee 10-14:
Instruitur namque aecclesiastico ministerio per benedictionem inponentis manum,
ut intellegat quis sit qui ve futurus sit, hoc est quia ex damnabili sanctus fiat, ex
iniusto iustus appareat). Tutto l’insegnamento catechetico è composto da parole e
dall’imposizione della mano, ma sembra più ridotto, ovvero mancante dell’aspetto
catechetico perché si tratta dell’istruzione dei bambini (les catéchumènes sont des
enfants à la mamelle). Saxer dice che ce sont donc les rites eux-mémes qui tiennent
lieu de catéchèse. Dunque i riti stessi sostituiscono l’istruzione.
 Imposizione della mano: per benedictionem inponentis manum (v. Dispensa citata,
p. num. 172,linee 13-15) affinché il catecumeno sappia ciò che diventerà e si
converta da condannato a santo, da ingiusto a giusto, da schiavo a figlio.

 Esorcismo/exsufflatio: «Exsufflatus igitur exorcizatur, ut fugato diabolo, Christo


domino nostro paretur introitus» (v. Disp. cit. p. num. 172, linee 15-16). Il ministro
lo esorcizza alitando su di lui (gesto che abbiamo trovato nella Traditio apostolica)
perché il demonio fugga e possa entrare Cristo. Si soffia su di lui perché l’antico
disertore merita questo insulto.

 Sale benedetto: «accipit etiam cathecuminus benedictum sal in quo signatur» (v.
Disp. Cit. p. num. 172, linea 22). Il sale è simbolo di due cose: a) la preservazione
dell’anima, col sale della sapienza e della predicazione, dai pericoli del mondo; b)
la soavità del sale divino placa ogni umore corrotto. Dunque, è attestato che sul sale
veniva recitata una preghiera di benedizione e che con il medesimo il catecumeno
veniva segnato; il diacono dava il senso del rito: egli partiva dall’idea della
conservazione e la riversava sulle qualità e sui doveri morali del catecumeno.
Giovanni ha il merito di abbozzare l’andamento del rito, secondo quanto segue:

 benedizione, imposizione del sale, signatio, imposizione delle mani, reverentia


Trinitatis.

3. Il catecumenato: «Hoc ergo agit frequens impositio manus et in revenentia


trinitatis invocata super caput eius tertio benedictio conditoris» (Disp. cit. p. 172,
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linee 26-28). Il testo non dice, come nella traduzione italiana 2, la triplice
benedizione, ma afferma che si ha per tre volte il gesto di esorcismo e la
benedizione. Questo corrisponderebbe ai tre scrutini durante la Quaresima. A.
Chavasse pensa che possiamo vedere qui i tre scrutini, che si trovano nel GeV 291-
298: Item Exorcismi super electos.

Il paragrafo IV corrisponde al 455 della traduzione italiana (v. Disp. cit. p. num. 173).

 Traditio symboli all’eletto. Dopo aver progredito per un certo tempo, gli è consentito di
ricevere le parole del Simbolo, che ci è stato trasmesso dalla Tradizione degli Apostoli:
ut qui paulo ante solum catechuminus dicebatur nunc etiam vocetur competens vel
electus (v. Disp. cit. p. num. 173, linee 3-4). Colui che poco prima era chiamato
catecumeno, ora lo si chiama competente o eletto. Secondo Saxer, troviamo qui
un’indicazione che il catecumenato non è più un processo lungo e esteso, ma è stato
ritualizzato. La lettre suggère qu’il ne s’agit de guère autre chose que d’appellations:
dicebatur, vocetur (p. 592). La Traditio Symboli aveva luogo qualche settimana appena
dopo l’iscrizione e l’ammissione al catecumenato. Le parole quodam profectu atque
provectu lasciano supporre un tempo breve. Così il tempo del catecumenato, ormai
riservato ai fanciulli, aveva la durata di una sola quaresima.

 La Traditio Symboli avrebbe luogo dopo il terzo scrutinio che di solito si faceva la
quinta domenica di Quaresima. A tale riguardo non c’è nessun indizio della Traditio
Evangeliorum e neppure della Traditio orationis dominicae. Il testo della Disp. cit., alla
p. num. 173, linee 4-6, così recita: «Conceptus enim est in utero matris aecclesiae, et
vivere iam incepit, etiam si nondum sacri partus tempus explevit». Concepito nel seno
materno della Chiesa adesso comincia a vivere anche se il tempo della sua nascita non
è ancora compiuto.

 I riti della mattina del Sabato Santo (gli scrutini): allora hanno luogo quelli che la
consuetudine della Chiesa chiama scrutini. La spiegazione è molto bella: «Tunc fiunt
illa quae ab aecclesiastica consuetudine scrutinia dictitantur. Perscrutamur enim
eorum corda per fidem utrum menti suae post renuntiationem diaboli…» (v. Disp. cit.
IV, p. num. 173, linee 6-7). In altre parole, si scrutano i cuori con la fede per rendersi
conto se i candidati, dopo la loro rinuncia al demonio, hanno fissato nello spirito le
parole divine, se riconoscono la grazia futura del Redentore e confessano la loro fede in
Dio, Padre Onnipotente. I riti descritti, secondo Saxer, sono la redditio symboli, e il rito
dell’effethà (v. riga 13), cioè il tocco delle orecchie e del naso. Con il testo di Rm 10,17
(tanguntur sanctificationis oleo aures eorum, tanguntur et nares (v. Disp. cit., IV, p.
num. 173, linee 12-13). Con queste parole fa la spiegazione del rito del Effetha: per
avvertire di rimanere nel servizio di Dio e nell’obbedienza…finché respirano il soffio
di questa vita, per sentire il profumo spirituale (Cant 1,2-3), e come protezione perché
il senso dell’odorato sia preservato dai piaceri di questo mondo. Padre Nocent pensa
che Giovanni sbaglia quando considera gli scrutini come una sorta d’esame del
catecumenato o sulla fede, mentre la tradizione mostra che si tratta di esorcismi veri e
propri (Anamnesi 3/1, p. 42). Dopo questo, alla fine, si svolge il rito del camminare a
piè nudi, cioè la Excalceatio (v. Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 4-5: Hi etiam nudis
2
G. Leopardi: E cosa osservata che le antiche opere classiche, non solo perdono moltissimo. tradotte che
siano. ma non valgon nulla, non paiono avere sostanza alcuna... E perciò appunto necessario che le opere
classiche antiche tradotte perdano tutto o quasi tutto il loro pregio cioè quello dello stile, perché i moderni
non hanno di gran lunga l’arte dello stile che gli antichi ebbero né possono nelle loro traduzioni conservare
ed esse opere il detto pregio ( Zibaldone 3475-3476).
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pedibus iubentur incedere… nociuum. Haec igitur aeclesiastica sollicitudo…non


ostendat); si tratta di un rito senza precedenti nella liturgia romana. In sostanza, si
ordina di camminare a piedi affinché riconoscano che dopo essere stati spogliati delle
vesti mortali della carne sono chiamati ad un cammino senza asperità in cui non si
incontra nulla di nocivo.

 Il rito del battesimo (Disp. cit. VI, p. num. 174, linee 10-11; in italiano il n. 513: In
quo sacramento baptizatus trina demersione perficitur; et recte). Quando l’eletto ha
progredito nella fede arriva il momento del battesimo. Vediamo, così, i riti, cioè la
triplice immersione con una spiegazione spirituale: il neofita è battezzato nel nome
della Trinità. La triplice immersione è da una parte simbolo della Trinità e anche
imitazione di Cristo che è risorto dai morti il terzo giorno. La triplice immersione ha un
significato cristologico di imitazione della risurrezione di Cristo; il battesimo
conferisce ai cristiani una caparra della risurrezione del corpo. Qui è molto evidente la
teologia di Mt 28..

 Dopo il lavacro, il neofita assumeva l’abito nuovo (Disp. cit. VI, p. num. 174, riga 15:
Sumpits dehinc albis vestibus caput eius sacri chrismatis unctione perenguitur, ut
intellegat baptizatus regnum in se ac sacerdotale conuenisse myterium). Rivestito in
seguito di vesti bianche il battezzato riceve l’unzione del santo crisma sul capo perché
comprenda che in lui si intrecciano la dignità regale ed il mistero sacerdotale. Si parla,
dunque, delle vesti bianche e dell’unzione col sacro crisma, che indica la dignità regale
e sacerdotale del cristiano3.

 Il rito particolare. per esprimere più pienamente l’immagine del sacerdozio, si orna
con un nastro la fronte del neofita, un gesto che non troviamo altrove: si tratta del
linteum o velamen misticum (v. Disp. cit. VI, linee 24-25: Resplenduit facies eius vel ut
sol, vestimenta vero eius facta sunt candida sicut nix). Siamo dinanzi al linteum, che,
insieme all’abito battesimale (veste bianca) e all’unzione post-battesimale, costituisce il
segno della novità del Battesimo ricevuto, quindi, del cristiano. Il rito del legare una
benda intorno alla fronte del neofita è un rito conosciuto nella prassi del battesimo
proselitico e che anche Agostino conosceva un certo velamen battesimale. In seguito si
può notare un’altra significativa affermazione: Rivestono dunque vesti bianche, perché
la loro tenuta manifesti ciò di cui sono stati rivestiti nella seconda generazione
gloriosa.., e così ornati della veste nuziale possano accedere alla tavola dello sposo
celeste come uomini nuovi” (Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 27-31: Utuntur igitur
albis vestibus ut quorum primae nativitatis…habitus secundae generationis gloriae
proferat indumentum, ut ad mensam sponsi caelestis nuptiali veste circumdatus homo
novus occurat). L’abito battesimale, il linteum legato intorno alla fronte del neofita e
l’unzione post battesimale, diventano segno e simbolo del ministero nuovo.

Spiegazione delle vesti bianche (v. Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 15-30).
Abbiamo quattro spiegazioni delle vesti bianche:

1. Il sacerdozio della Chiesa risorta: ad ministerium resurgentis ecclesiae (riga 22).


Tutti i rigenerati sono rivestiti di abiti bianchi per esercitare il sacerdozio della

3
A tale riguardo è stata pubblicata da poco una bellissima tesi dottorale di uno degli ex studenti del
Sant’Anselmo. Essa porta il seguente titolo: Induere Christum. Rito, linguaggio simbolico-teologico della
vestizione battesimale. E’ una tesi completa, ricca di fonti patristiche che compie un cammino
dell’evoluzione dei riti, da quelli pagani sino all’OICA attuale.
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Chiesa risorta. La Chiesa risorgente ha una vocazione regale e sacerdotale e tutti i


battezzati partecipano a questo ministero.

2. La trasfigurazione: sicut ipse dominus et salvator coram quibusdam discipulis ac


prophetis ita in monte transfiguratus est (linee 22-23). La vita battesimale è una
vita risorta, trasfigurata, divinizzata.

3. Le nozze dell’agnello. Con questo abito nuziale, i nuovi battezzati possono


accedere alla mensa dello Sposo celeste come uomini nuovi: utuntur igitur albis
vestibus ut quorum primae nativitatis infantiam vestusti erroris pannus fuscaverat,
habitus secundae generationis gloriae proferat indumentum, ut ad mensam sponsi
caelestis nuptiali veste circumdatus homo novus occurrat (linee 27-29). Si tratta
della preparazione posteriore che descrive la condizione dell’uomo prima del
battesimo: si tratta, infatti, del confronto che l’autore fa tra la prima veste, quella
della prima nascita, offuscata dall’errore, e la seconda veste, quella della seconda
nascita, che simboleggia l’uomo sollevato dal peccato e rinato nello spirito, al fine
di accedere alla mensa celeste.

4. La novitas della vita cristiana si disegna adesso attraverso diversi elementi rituali,
di cui la veste battesimale è soltanto uno. Lo spogliarsi dell’abito proprio e il
camminare a piedi nudi preparano la vestizione battesimale. La spoliazione trova il
suo compimento e la sua spiegazione ulteriore nella vestizione post battesimale. In
tal senso la spoliazione stessa è una delucidazione anticipatrice della vestizione
battesimale. Questo significato è molto presente nella Tradizione dei Padri: è il
simbolo dello spogliarsi totalmente per rivestirsi di Cristo.

Il battesimo dei bambini.


In base alla dispensa citata, paragrafo VII, p. num. 175, linee 1-3 (il testo italiano è
il n. 513), l’autore affronta un altro problema, al suo tempo molto sentito; si tratta del fatto
che aggiunge - come un ripensamento - un’osservazione riguardo al battesimo dei
bambini: quod ista omnia etiam parvulis fiant, qui adhuc pro ipsius aetatis primordio nihil
intellegunt. Qui si accenna a un problema della Chiesa antica. Da ciò si può comprendere
anche che la prassi degli adulti inizia a venir meno, mentre l’attenzione si sposta di più
verso il battesimo dei bambini. Il trattato di Sant’Agostino dedicato a questo argomento si
intitola De peccatorum meritis et remissione, et de baptismo parvulorum.

I paragrafi seguenti (VII-XIV) non parlano direttamente del battesimo (il testo non
è stato tradotto in italiano), ma – in compenso mettono in luce alcune questioni
importanti. Esse esplicitano i seguenti temi:

 Perché battezzare il bambini? VII.

 Perché è lecito solo al vescovo di consacrare il sacro crisma, e non al


presbitero? (v. Disp. cit., VII, linee 5-6: Ac proinde adiungis, ut dicam quur
sanctum chrisma soli pontifici liceat consecrare, quod presbitero non videtur
esse concessum).

 Anche la preghiera consacratoria del presbitero è diversa dalla preghiera


consacratoria del vescovo. VIII.
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 Perché la chiesa cattolica non ribattezza gli eretici che si pentono e ritornano ad
essa? (v. Disp. cit., IX, p. num. 176, linee 1-2: «Illud etiam vultis…non baptizet
hereticos)».

 La differenza tra accoliti e esorcisti. I diversi gradi ecclesiastici: esorcista,


accolito, sottodiacono, diacono, presbitero (v. Disp. cit., X, p. num. 176, linee 1-
7 e seguenti: «Acolithi autem exhorcistis hoc ordine differunt quod exorcistis
portandi sacramenta, ea quae sacerdotibus ministranda, negata potestas est…
vel cetera quae intra acolithorum ordinem esse probantur explere festinent…)».

 Perché nella città di Roma, il sabato santo si consacrano sette altari? (v. Disp.
cit., XI, p. num. 177).

 Perché il sabato di Pasqua si mette nel santo calice latte e miele per essere
offerti con i sacrifici? (v. Disp. cit., XII, p. num. 177, linee 1-2: «Quod autem
quaesistis cur in sacratissimum calicem lac mittatur et mel, et paschae sabbato
cum sacrificiis offeratur)». Qui si trova in modo esplicito il riferimento alla
pratica della Pasqua.

 Perché l’alleluia è cantato fino a Pentecoste? (v. Disp. cit., XIII, p. num. 178).

 Nel caso che qualcuno che é stato battezzato, ma non cresimato, muore: questo
gli impedisce di essere salvato? Il testo è incompleto e non abbiamo tutta la
risposta di Giovanni a questa domanda, lui indica che la cresima fatta dal
vescovo è un’aggiunta, un aiuto, non qualcosa sostanzialmente diversa dal
battesimo. (v. Disp. cit., XIV, p. num. 178-179). C’è, dunque, un probabile
riferimento alla cresima.

Conclusione
Nella Lettera di Giovanni Diacono a Senario, si trovano tutti gli elementi
dell’iniziazione cristiana che disegnano la struttura dell’azione rituale del battesimo,
secondo quanto segue:

a) Il rito di ammissione al catecumenato.


- con l’imposizione della mano (III, 11-12);
- con il Soffio in faccia con la formula di esorcismo (III, 15-16; 19-22);
- con il segno di croce e imposizione del sale (III, 22-26).

b) Il catecumenato.
Consta di tre scrutini, di un rito in cui c’è un’imposizione della mano e di un
esorcismo. Esorcismi (scrutini nel senso tradizionale) (v. Disp. cit., III, linee 26-28).
Alla fine di questo periodo, il catecumeno diventa electus, competens. La Traditio
Symboli corrisponde a questo momento rituale: Traditio symboli (v. Disp. cit., IV, linee 1-
4).

c) I riti della mattina del Sabato Santo.


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- Redditio Symboli. Sono gli scrutini nel senso particolare dato alla parola (v. Disp.
cit., IV, linee 6-13);
- Unzione degli orecchi, le narici (v. Disp. cit., IV, linee12-16 e V, linee 1-12);
- Unzione pre-battesimale del petto (v. Disp. cit., VI, linee 1-4);
- excalceatio (v. Disp. cit., VI, linee 4-6).

d) La veglia pasquale: Battesimo.


- Triplice immersione (v. Disp. cit., VI, linee 8-14);
- Unzione post battesimale fatta dal presbitero; l’uso di un tipo di velo (v. Disp.
cit., VI, linee 14-21) Veste bianca (v. Disp. cit., VI, linee 21-31);
- Probabile riferimento alla cresima (Ad Sen XIV, Im 1-3: restat);
- Benedizione della coppa di latte e miele (v. Disp. cit., XII, linee 1-16);
- Comunione dei neofiti.

In riferimento a questa conclusione, rimane molto importante il rapporto con la tradizione


(cfr. Saxer, 591). Adesso i destinatari sono adulti e bambini mentre il rituale del GeV
ormai è pensato, quasi esclusivamente, per i bambini.
Siamo di fronte al problema pastorale di adattare ai bambini tutto il complesso dei
riti ereditati dalla tradizione, considerando che questi riti originariamente erano stati
pensati per adulti, almeno per la maggior parte dei casi. A tale riguardo si possono fare le
seguente conclusioni:

 L’istruzione stessa sparisce;

 I riti sostituiscono l’istruzione (il periodo catechetico viene ritualizzato);

 Il numero delle riunioni è ridotto.

Conclusione. Giovanni offre a Senario le proprie riflessioni riguardanti i riti


preparatori al battesimo e al medesimo tempo fa capire a noi che, secondo lui, il battesimo
è vittoria sul male, acquisto della sapienza per seguire Cristo e camminare sulle sue orme,
dopo aver vinto il male.

Traditio: organizzazione del rituale.

Epistula ad Senarium: spiegazione della simbologia dei riti.

Gelasianum Vetus: eucologia con una ricca teologia.

La cosa importante da rilevare è che Giovanni, rispondendo a Senario, che gli


domandava le cose concrete della liturgia cristiana, intreccia nelle risposte la realtà della
celebrazione e la verità che le realtà rituali annunciano, ma anche le immagini bibliche che
hanno prefigurato questa ritualità. In questo senso la Lettera a Senario è stata ritenuta da
Nocent la più preziosa fonte di informazione sul catecumenato e sui riti battesimali come
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erano praticati a Roma, all’inizio del secolo VI. Il sacramento del Battesimo, nella teologia
di Giovanni Diacono, è una consacrazione nuova, più perfetta rispetto a quella
veterotestamentaria. Questa novità si manifesterà attraverso i riti che lui sviluppa attraverso
alcuni simboli, come la veste bianca ed il linteum: essi significano il nuovo ministero, la
Chiesa che risorge, il nuovo sacerdozio dei battezzati. Il sacerdozio antico testamentario è
sostituito dal nuovo sacerdozio nella novità del Battesimo e viene simboleggiato dalla
veste che il neo battezzato indossa.
Così si trova nella Traditio Apostolica, l’organizzazione del rituale. Nella Lettera a
Senario è centrale la spiegazione dei riti e della loro relativa simbologia, mentre nel GeV è
molto più presente l’eucologia, accompagnata da un certo sviluppo teologico.

IL SACRAMENTARIO GELASIANO
SCHEMA DEL SACRAMENTARIO GELASIANO

PRIMO LIVELLO SECONDO LIVELLO


prima parte seconda parte
sec. VI sec. VI
IL CATECUMENATO
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L’iscrizione
Denuntiatio XXIX – A (283)
Inscriptio XXIX – B (284)
Orationes super electos ad caticumenum
faciendum
Inscriptio - Insufflazione XXX (287)
Signatio XXX (286)
Esorcismo e benedizione del sale XXXI (288)
Altra orazione XXX (285)
Imposizione del sale XXXI (289)
Benedizione conclusiva XXXII (290)
Gli esorcismi – scrutini
III Domenica di Quaresima XXVI (193-199)
Esorcismo 1 XXXIII (291-298)
IV Domenica di Quaresima
Esorcismo 2 XXVII (225-228)
V Domenica di Quaresima
Esorcismo 3 XXVIII (254-257)
Le “traditiones”
Expositio Evangeliorum XXXIV (299-309)
Praefatio Symboli XXXV (310-318)
Praefatio Orationis Dominicae XXXVI (319-328)
SABATO SANTO
Esorcismo XLII (419)
Effeta XLII(420)
Unzione pre-battesimale XLII (421)
Rinuncia a Satana XLII (421)
Redditio Symboli XLII (422)
VEGLIA PASQUALE 425
Benedizione del cero 426-428
Benedizione dell’incenso 429
10 Letture 431-442
Benedizione del fonte XLIV (444-448)
Battesimo: Triplice domanda
Triplice immersione XLIV (449)
Unzione post-battesimale fatta
dal presbitero XLIV (449-450)
Confermazione conferita dal
vescovo XLIV (450-452)
Gloria in excelsis Deo XLIV (452)

Incontriamo per la prima volta un rituale dell’iniziazione cristiana propriamente


detto nel Gelasiano, Sacramentarium Gelasianum. Nel Veronense, invece, non se ne parla.
Per poter seguire meglio il Sacramentario Gelasiano antico è opportuno consultare lo
schema sopra riprodotto, dal momento che la lettura di codesto importante Libro Liturgico
non è sempre facile da farsi.
I riti dell’iniziazione, raccolti in tre gruppi di testi e sistemati secondo la loro
disposizione nel corso dell’anno liturgico, risalgono a epoche differenti e appartengono
prevalentemente alla tradizione romana. In base allo schema sopra riprodotto, ci sono due
livelli che inquadrano il periodo risalente dei diversi riti: ad esempio, l’iscrizione
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

(denuntiatio) appartiene alla seconda metà del secolo VI, insieme alle “traditiones”, mentre
le Orationes super electos, gli esorcismi, il Sabato Santo e la Veglia Pasquale, risalgono già
alla prima metà del secolo VI. I formulari non rispecchiano la prassi liturgica di una sola
epoca: essi risalgono ad epoche differenti, ma appartengono prevalentemente alla
tradizione romana. Noi seguiamo l’opinione ormai comune che il rituale battesimale
tramandato dal Gelasiano è anteriore all’Ordo Romanus XI e sarebbe stato composto non
prima della metà del secolo VI ad usum dei titoli romani in cui la cura pastorale della gente
dell’Urbe fu affidata ai sacerdoti.
In merito alla liturgia battesimale, si può vedere un progresso storico dalla lettera di
Giovanni Diacono a Senario (circa nel 500) al Sacramentario Gelasiano (nel 600) sino a
raggiungere il suo compimento nell’Ordo Romanus XI. Si tratta dell’opinione di A.
Chavasse che non rispecchia, però, il pensiero di altri studiosi secondo i quali si potrebbe
ipotizzare una coetaneità tra il GeV e l’Ordo Romanus XI.
Ora, di questo importante Sacramentario è bene rilevare alcuni dati importanti:
a) Datazione. Nocent, riprendendo il pensiero di Chavasse afferma: «Il rituale del
Gelasiano è dunque antico senza essere anteriore alla seconda metà del VI secolo,
anche se contiene dei riti e dei formulari più antichi e la sua ultima redazione non
potrebbe essere fissata al di sotto del VII secolo» La composizione si può datare tra
il 628 ed il 715, ma il contenuto è molto più antico. Chavasse distingue due livelli:
il primo risalirebbe alla prima metà del secolo VI; il secondo alla seconda metà del
VI. Nocent utilizza le rubriche per individuare la data: alcune rubriche usano la
seconda persona, altre la terza, e dove le rubriche usano la seconda persona
riscontriamo uno stadio più antico.
b) Composizione. il Gelasiano è un libro misto di elementi gallicani e romani. Nei
formulari che noi dobbiamo studiare si tratta di elementi romani. E un libro per la
liturgia delle chiese titolari o presbiterali.
c) Soggetti. I soggetti sono sempre i bambini. Troviamo spesso la parola infantes.
Mentre all’epoca di Giovanni Diacono il rito era ancora organizzato per gli adulti, e
lo stesso Giovanni aggiunge che gli stessi riti sono celebrati anche per i bambini (n°
7), già nell’epoca del GeV, pochi decenni dopo, il battesimo degli adulti è divenuto
così raro, che il rito ufficiale era organizzato esclusivamente per i bambini.
d) Sezioni. Le diverse sezioni del Gelasiano che presentano dei formulari
dell’iniziazione cristiana sono:
1. Le sezioni da XXVI a XXXVI
2. Le sezioni da XLII a XLIV
3. Le sezioni da LXVI a LXXVI.

Di questi, sopra menzionati, non tutti i formulari sono della stessa epoca e tutti si
trovano in una grande disorganizzazione per cui diventa necessaria una ricomposizione
dei medesimi.

IL CATECUMENATO

Nella Tradizione Apostolica l’ammissione al catecumenato era seguita da un lungo


periodo di istruzione alla fine del quale il catecumeno era eletto per l’ultima tappa di
formazione intensiva.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 87
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Qui invece le due cose sono state unite in un’unica azione rituale. Basta citare il
titolo della sezione XXX: Orationes super electos ad caticumenum faciendum (v. Disp. cit.
sez. XXX, p. num. 42, num. 285, riga 30).
Nell’antichità prima si diveniva catecumeno e dopo un lungo periodo egli veniva
eletto; invece, nel caso del GeV, l’eletto stesso diventa catecumeno ed il periodo di
preparazione sparisce.

Prima di guardare le sezioni XXIX e successive, bisogna far presente che le sezioni
XXVI a XXVIII, contengono i formulari per la Terza, la Quarta e la Quinta domenica di
Quaresima.

Sono formulari composti per gli scrutini che vengono celebrati la domenica. Seguono i
formulari d’ammissione al catecumenato, l’iscrizione del nome, e gli esorcismi.
I formulari delle messe della Terza, Quarta e Quinta domenica di Quaresima, si
trovano nelle sezioni da XXVI a XXVIII, che sono le più antiche.

 III domenica di Quaresima XXVI (193-199);


 IV domenica di Quaresima XXVII (225-228);
 V domenica di Quaresima XXVIII (254-257).

Molto importante è fermarsi sull’eucologia delle tre domeniche. Il Memento della 195
è fatto per i padrini. Essa riporta la nota espressione: «Memento, domine, famulorum
famularumque tuarum, qui electos tuos suscepturi sunt ad sanctam gratiam baptismi tui, et
omnium circumadstantium». Sono da notare le rubriche espresse nella seconda persona,
dove i nomi vengono menzionati. In questo modo manifestano la loro antichità, come
attesta A. Chavasse. Nella 196 si trova la seguente espressione: «quos ad aeternam vitam
et beatum gratiae tuae dinumerare elegere atque vocare dignatus est». Il Battesimo è
realmente visto e sentito come ingresso nella vita spirituale, cioè nella Vita Eterna. Nel n°
199 si trova una preghiera molto bella: «Suppliciter, domine, sacra familia munus tuae
miserationes expectat; concede, quaesumus, ut quod te iubente desiderat, te largiente
percipiat».

FORMULARI D’AMMISSIONE AL CATECUMENATO, ISCRIZIONE, ESORCISMI.

SEZIONE XXIX: L’iscrizione.


Denuntiatio pro scrutinio quod tertia hebdomada in Quadragesima secunda feria initiatur
Seguono due riti distinti:
Denuntiatio: XXIX-A (283);
Inscriptio: XXIX-B (284).
La Denuntiatio (L’appello).
Si tratta dell’azione rituale che si trova al secondo livello.
Al n° 283 alle linee 18 e 19 c’è un riferimento al lunedi della terza settimana di
Quaresima, suggerita dall’espressione: succidente sequente illa feria. In questo senso, si
può notare uno spostamento dello scrutinio dalla domenica al lunedì.
Di questa denuntiatio è molto interessante la teologia delle preghiere ivi contenute.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Sempre nel n° 283 si trova la proposizione: ut caeleste mysterium…peragere valeamus.


Ma ci si domanda qual è il mistero? Esso è suggerito dalla frase: quo diabolus cum sua
pompa distruetur et ianua regni caelestis aperitur.

La Inscriptio (l’iscrizione).
L’iscrizione del nome si fa al momento dell’ammissione al catecumenato, come attesta
anche la Lettera di Giovanni. Al n° 284, alle linee 25 e 26 si trova la seguente espressione:
Scribuntur nomina infantium. Si vede che il soggetto del battesimo sono i bambini. Ed
aggiunge: et dat orationem praesbiter super eos. Dovrebbe, poi seguire l’orazione per
l’entrata al catecumenato, ai numeri 285-287. E’ un formulario non ben organizzato.
Guardando al n° 287 si ha l’espressione: «Deus qui humani generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator: propiciare popoli adoptiuis…». E’ una preghiera alla quale dovrebbe
seguire l’insufflazione. Al n° 286 si trova l’imposizione del segno di croce con la
preghiera: Praeces nostras, quaesumus, domine, clementer exaudi et hos electos tuos
crucis dominicae…Al n° 288 abbiamo, invece, la formula della preghiera: Exorcizo te,
creatura salis… Segue, quindi la solenne liturgia del sale: si tratta dell’esorcismo del sale
che richiama nuovamente al n° 285, dove si trova all’inizio la preghiera di benedizione del
sale: Omnipotens sempiterne Deus. Al n° 289, invece, si trova la formula dell’imposizione
del sale: Accipe ille sal sapiencie propiciatur in vitam aeternam. In ultima analisi, al n°
290 si trova la benedizione conclusiva con la preghiera: Deus patrum nostrorum, deus
universae conditor veritatis, te supplices exoramus…

Da come si è visto, dunque, LE SEZIONI da XXX a XXXII comprendono i


formulari d’entrata al catecumenato. Ma la prima cosa che colpisce è il disordine dei
formulari della stessa sezione XXX che porta il titolo: Orationes super electos ad
caticumenum faciendum.

In sintesi, i formulari d’ammissione al catecumenato danno i seguenti elementi:


1. Iscrizione del nome con la preghiera Deus, qui humanis generis (n° 287).
2. Insufflazione;
3. Imposizione del segno di croce con la preghiera Exorcizo te creatura salis (n° 286);
4. Imposizione del sale, con le diverse parti.

Da questi elementi viene a comporsi un quadro nel seguente ordine:


 Esorcismo del sale con la preghiera exorcizo te, creatura salis (n° 288).

 Benedizione del sale con la preghiera omnipotens… respicere dignatus es (n° 285).

 Imposizione del sale con la formula accipe ille sal (n° 289).

 Benedizione conclusiva con la preghiera Deus Patrum nostrorum (n° 290).

Da questa panoramica emergono alcuni spunti interessanti che riguardano l’iscrizione


del nome, la signatio, l’esorcismo del sale, la benedizione del sale e la benedizione
conclusiva:
 Al n° 284, come si è già visto, vi è l’iscrizione del nome. E’ interessante che segua
l’orazione, al n° 287, Deus qui humani generis ita es conditor. Come nella lettera di
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 89
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Giovanni, l’iscrizione del nome si fa al momento dell’ammissione al catecumenato, segno


di uno stato più recente del cristianesimo.

 Padre Nocent indica: «Malgrado le apparenze, il rituale gelasiano dell’iniziazione è


composto per bambini e non per adulti» (Anamnesis, 48).

 Ci interessa la teologia della preghiera dell’iscrizione del nome: Deus qui humani
generis. Ci ricorda la preghiera Deus conditor et reformator del GeV 27 e innanzitutto Ver
1239. Si tratta di una preghiera del tempo di Natale che inizia così: «Deus qui in humanae
substantiae dignitate et mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti».
La nascita spirituale di nuovi figli costituisce un popolo adottivo.
Siamo figli non per natura, ma per gratia4.

 Al n° 286 si ha la signatio: «Praeces nostras, quaesumus, domine, clementer


exaudi» è una prehiera che manifesta il rito della signatio. Di essa, merita conoscere la
teologia, innanzitutto l’espressione: “magnitudinis gloriae rudimenta servantes per
custodiam mandatorum tuorum ad regenerationis pervenire gloriam mereantur”. Si tratta
di elementi della loro propria glorificazione che i catecumeni già possiedono.

Nel De Catechizandis rudibus di Sant’Agostino, i candidati sono definiti rudes cioè


incolti, anche se sono istruiti, perché si trovano in una condizione di ignoranza riguardo
alla conoscenza di Cristo e all’essenza del vivere cristiano. Nell’introduzione,
Sant’Agostino parla del momento in cui vengono impartiti i primi rudimenti della fede, ma
anche del potere che ha la croce di proteggere i catecumeni in vista della gloria della
rigenerazione che otterranno attraverso il battesimo. Da ciò si nota che, nel tempo di
Agostino, la Catechesi aveva il compito di un primo orientamento per tutti coloro che
erano ancora ignari di Cristo.

Entrando più specificatamente nella liturgia del sale, nel rituale stesso, il sale ha tanta
importanza, tanto da essere considerato il sacramento del catecumeno e da essere
benedetto; di esso conosciamo due orazioni di benedizione:

 al n° 288, si trova l’Esorcismo del sale (sezione XXXI). Il mondo è sotto il potere
del maligno ma per l’efficacia sacramentale questi elementi naturali devono essere
esorcizzati prima di essere benedetti. La formula, “Exorcizo te creatura salis”, manifesta
tutta questa teologia.

 Al n° 289, dopo l’esorcismo, il celebrante ponet sal in ore infantium dicendo: «Accipe
sal sapientiae propiciatur in vitam aeternam». Tale formula è presente anche nell’OICA
attuale.

Questo esorcismo ruota intorno al proinde5 che ne è il cardine tanto grammaticale


quanto concettuale. Si chiedono due cose: la cacciata del nemico e l’effetto medicinale e
ciò come conseguenze dell’aver creato il sale ad tutelam humani generis ed averlo inserito
nell’iniziazione dei convertiti i quali prendono il sale come novità di vita e come
preparazione al nutrimento dell’Eucaristia.
4
Al tale riguardo, se si guarda verso la fine del n° 287 si trova la seguente preghiera: «…quod non potuerint
adsequi per naturam, guadeant se recipisse per gratiam».
5
Al n° 288, linee 22-24 si legge: «quae te ad tutelam humani generis procreavit, et populo veniente ad
credulitatem per servos suos consecrare praecepit. Proinde rogamus te, domine…».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 90
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Il termine tutela, preso nel senso comune di difesa e protezione, sarebbe una novità
nella speculazione sul sale, ed inoltre non ha un fondamento pratico. Il Lexicon di
Forcellini aggiunge, ai due effetti noti, anche quello di medicina e di nutrimento, elencando
i frammenti di autori classici. Queste due accezioni sono invece universali, e quadrano
bene con l’invocata medicina permanens in visceribus eorum.

L’esorcismo dice che Dio, oltre a creare il sale ha comandato di consacrare secondo
l’espressione: populo venienti ad credulitatem per servos suos consecrare praecepit (n°
288, linee 23-24). Questo ‘praecepit’ parla di un precetto esplicito, ma in nessun versetto
della Scrittura esiste un qualunque accenno a un simile ordine. La questione sarebbe forse
rimasta insoluta se il Pontificale Romano-Germanico non ci avesse aperto la strada giusta.
Troviamo un rito ad succurendum his qui a daemonibus vexantur. Di ciò se ne parlerà in
seguito.

 al n° 285, segue la Benedizione del sale: benedictio salis. Questa preghiera deve
essere attribuita alla benedizione del sale e fa allusione ai rudimenta fidei vocare dignatus
es acquisiti dal catecumenato. Il sale viene considerato come il signum sapientiae tuae
imbuti e come medicina. Infatti, il sale era considerato come il sacramento del
catecumenato, il segno della saggezza divina.

 al n° 290, si ha la Benedizione conclusiva (Benedictio post datam salem –


sezione XXXII) con la preghiera Deus patrum nostrorum nella quale si sottolinea il
ad novae regenerationis lavacrum, ut aeterna praemia consequi mereatur. Tale
preghiera si trova anche nell’OICA attuale. Tra l’altro, è interessante la conclusione
del n° 290: Perduc eum ad novae regenerationis lavacrum, ut cum fidelibus tuis
promissionum tuarum aeterna praemia consequi mereatur.

Queste preghiere si fondano sul sale come simbolo della fede (venienti ad
credulitatem), sulla fuga del demonio (ad effugandum inimicum) e sulle virtù attive (spiritu
fervens, spe gaudens, tuo semper nomini serviens).

La formula n° 290, cioè la terza, comincia con un abile gioco di parole: si tratta
dell’assimilazione in “condere”, dei significati “creare” e “condire” alla quale si unirà poi
quella gemella tra sal e salus. Poi c’è quel primum pabulum che potrebbe sembrare una
prova della derivazione del rito dai costumi pagani, perché anche ai neonati pagani si dava
come primo cibo il sale. Ma potrebbe essere una prova insufficiente, perché anzitutto
bisognerebbe dimostrare che quest’orazione è stata composta quando già si battezzavano
gli infanti, e poi perché quel primum pabulum potrebbe anche voler dire cibo spirituale, ma
questa ultima ipotesi non sembra molto sicura. Ancora, primum potrebbe essere un
avverbio, così che primum pabulum avrebbe il significato di chi mangia il sale per la prima
volta ovvero chi comincia col mangiare il sale: nel primo caso si alluderebbe alla
reiterazione del rito, della quale, tuttavia, non ci sono prove nella liturgia romana; nel
secondo caso, occorre tener presente che la datio salis era il primo rito del catecumenato
vero e proprio6.
Il resto della preghiera post datum non contiene più riferimenti al sale, ma al pabulum
e alla speranza del vicino battesimo.

6
E. MARTÈNE, De antiquisEcclesìae ritibus, 2, ed. Antuerpieae 1736. Coll. 37-39.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 91
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Delle tre formule, la più interessante rimane sempre la prima, n° 288 dove leggiamo il
veniens ad credulitatem che richiama all’epoca in cui si battezzavano solo gli adulti,
almeno come necessità di fatto determinata da un ambiente ancora in gran parte pagano. Il
demonio da cacciare sarebbe, dunque, il paganesimo, ed il sale, simbolo della fede
cristiana, ne prende il posto. Il permanens in visceribus eorum era un’invocazione contro
l’apostasia: ciò riporta, sia pure con sfumature diverse al sale di Agostino e della Chiesa
africana.

Non entriamo nei problemi testuali di queste preghiere, ma è bene vedere Nocent a
pagina 48-49 di Anàmnesis 3/1.

Bisogna notare che queste frasi rimangono nei rituali fino al Vaticano II. Nel Rituale
Romanum del 1614, per fare l’acqua benedetta, si faceva prima un esorcismo del sale
molto simile a questo esorcismo, quasi parola per parola.

 Una parola occorre spenderla sulla teologia: si tratta dei Rudimenta fidei, cioè il
contenuto della catechesi che enuclea tutta la storia della salvezza. Sant’Agostino nel De
catechizandis rudibus descrive il contenuto della catechesi pre battesimale. Sant’Agostino
diceva che l’esposizione è completa quando la catechesi inizia dal versetto della Scrittura
“In principio Dio creò il cielo e la terra” e si conclude con il tempo presente della Chiesa
(3,5). E’ opportuno, secondo l’Ipponate, proporre una visione d’insieme per sommi capi,
scegliendo i fatti che colpiscono di più, che si ascoltano con maggior piacere e che si
collocano nei punti chiave del racconto. In altre parole, Agostino, afferma che tutta la
Scrittura è stata scritta sin dall’inizio per annunziare la venuta del Signore. In questo modo
egli manifesta la forza della Parola di Dio come spiegazione della Sacra Scrittura.

Dunque, i temi principali che appaiono in questa sede, come fondamento della
catechesi sono:

 La conversione dal male a Cristo;

 Una vita di ascesi cristiana;

 Nel catecumenato troviamo già una base di gloria (rudimenta gloriae);

 Il progresso spirituale;

 Tramite la croce di Cristo si arriva all’adozione come figli di Dio.

SEZIONE XXXIII: Gli esorcismi.


Gli esorcismi7 si intercalano dopo l’omelia delle domeniche riservate agli scrutini. Con
il titolo Item exorcismi super electos. Questo gruppo di formule di preghiere è legato
dall’item alla sezione anteriore, alla sezione XXX.

La struttura la troviamo nei numeri 291-298.

7
Lo scrutinio è diverso dall’esorcismo. Nel giorno di scrutinio si fa l’esorcismo. Nel Gelasiano, le
Domeniche, dalla III alla V, sono organizzate in vista di questi scrutini. La prima Domenica i catecumeni
vengono radunati per l’iscrizione, mentre alla terza per gli esorcismi. Ciò rimanda alle sezioni precedenti
dalla XVI alla XVIII (v. la pagina 90 di questa Dispensa).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 92
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Gli esorcismi si intercalano dopo l’omelia delle domeniche riservate agli scrutini.

Questi esorcismi sono realizzati dagli accoliti che hanno l’incarico di farli imponendo
la mano sul catecumeno, ma la preghiera conclusiva, n° 298, Aeternam ac iustissimam
pietatem viene recitata dal sacerdote. Secondo questa indicazione si può vedere un indice
d’antichità del testo:
n° 291 – quos acolyti inposita manu super eos dici debent;
n° 298 – sequitur oratio quam sacerdos dici debet.

Vediamo tre tipi di esorcismi. Ogni esorcismo comincia con una preghiera, poi viene
un’invettiva (minaccia) rivolta a Satana e finiscono con una preghiera conclusiva riservata
al sacerdote. Guardando al GeV, si nota che il 292 si ripete più volte nei numeri 293, 295,
297 e 298; mentre i numeri 292 e 297 si riferiscono all’esorcismo sulle donne, i numeri
293 e 295 si riferiscono all’esorcismo sui maschi. In questo modo si può vedere anche la
diversità di esorcismi per gli uomini e per le donne. Ad ogni modo, si fa riferimento ai
lezionario del tempo. Tutto questo appare più chiaro nella struttura che segue:
STRUTTURA (291-298).
Essa si ripete più volte, secondo questo schema:
Prima volta:
a. imposizione della mano fatta dall’accolito;
b. orazione sui maschi (291);
c. orazione sulle femmine (293);
d. esorcismo sulle femmine: Ergo, maledicte diabole (292).

Questo si fa tre volte, anche se la struttura non è sempre così chiara.

Seconda volta:
a. esorcismo dei maschi (294);
b. orazione sulle femmine (295);
c. esorcismo sulle femmine (292).

Terza volta:
a. esorcismo sui maschi in due momenti (296/292);
b. esorcismo sulle femmine in due momenti (297/292).

L’orazione conclusiva viene fatta dal sacerdote (298). Questa preghiera chiede per i
catecumeni una vera scienza, una dottrina sana che possa condurli alla grazia del
battesimo: Munda eos et sanctifica; da eis scientiam veram, ut digni efficiantur accedere
ad gratiam baptismi tui. Teneant firmam….

Il n° 295 fa un ricordo a Susanna liberata da una falsa accusa, che sviluppa il Vangelo
di Quaresima.

Il n° 294 fa allusione a Gesù che cammina sulle acque e tende la mano a Pietro.

Il n° 297 fa allusione al vangelo del cieco nato e a Lazzaro: Ipse enim tibi imperat,
maledicte, damnate, qui cieco nato oculos aperuit et quatriduanum Lazarum de
monumento suscitavit.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Il n° 298 è più positivo e offre una visione teologica della Quaresima e della paternità
di Dio con una formula che mostra la profondità della liturgia romana: Domine, sancte
Pater ommpotens aeterne Deus luminis et veritatis. Si chiede per i catecumeni che dopo
essere stati purificati possano ricevere l’illuminazione, la luce della conoscenza di Dio, la
vera scienza, una speranza salda, soprattutto, una vera scienza, una dottrina sana che possa
portarli a ricevere il battesimo: Da eis scientiam veram…firmam spem, consilium rectum,
doctrinam sanctam.

Segue la Messa: Infra canone; c’è un Memento proprio e un Hanc igitur proprio.

SEZIONI XXXIV e XXXVI: Le traditiones.


Ci sono, al riguardo tre Traditiones:
1. Expositio Evangeliorum XXXIV (299-309);
2. PraefatioSymboli XXXV (310-318);
1. Praefatio Orationis Dominicae XXXVI (319-328).

a) Si tratta di tre “perle” preziose che vengono consegnate ai catecumeni, cioè il


Vangelo, il Simbolo e la preghiera del Signore. Nel GeV, occupano un posto
importante le cosiddette consegne. Con tale termine si intendono i riti durante i
quali, ai candidati al Battesimo, vengono consegnate queste tre perle preziose.

Da questi elementi, ora, è bene passare ad ogni singolo argomento.

EXPOSITIO EVANGELIORUM

La Sezione XXXIV, nn 299-309, che si trova al secondo livello, nella seconda


parte dello schema, tracciato all’inizio dell’argomento del Sacramentario Gelasiano, come
è già stato detto, comporta la consegna dei Vangeli. Tale consegna avviene nella terza
tappa di formazione del rituale gelasiano.

La tradizione del Simbolo e del Padre Nostro hanno per titolo: Praefatio Symboli,
Praefatio orationis dominicae; adesso per la consegna dei Vangeli il titolo è Incipit
expositio.

Per la tradizione dei Vangeli, al di fuori del campo liturgico, non ci sono tracce di
questo rito nella letteratura patristica. Il rito trova la testimonianza più antica nel
Gelasianum Vetus e dopo passerà ai sacramentari gallicani, agli Ordines e ai Pontificali.

Al di fuori dei libri liturgici, l’unica allusione a questo rito e alla cerimonia della
tradizione dei Vangeli ai catecumeni si trova in Beda il Venerabile nell’opera da titolo:
quattuor Evangeliorum sacramentum explanetur ac recitantur esordia (In Esdram et
Nehemiam allegorica expositio PL 91,862). Tale testimonianza manifesta una liturgia che,
probabilmente ha dato luogo alla formula eucologica del rito stesso.

Dalla lettura della rubrica n° 299, si nota una struttura, accompagnata da un effetto
drammatico. In sostanza, entrano quattro diaconi portando ciascuno un evangeliario. Essi
sono preceduti da altri ministri con candelieri e turiboli per l’incenso. Arrivati all’altare,
essi depongono un evangeliario per ogni angolo dell’altare stesso. Chi presiede, cioè il
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 94
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

presbitero, spiega brevemente che cos’è un Vangelo. Un diacono poi proclama i primi
versetti di un Vangelo e chi presiede pronuncia un breve commento che sintetizza e mette
in luce le caratteristiche del Vangelo proclamato e dell’evangelista. Lo stesso rito si ripete
identico per gli altri tre Vangeli. In merito a ciò, consultando il Sacramentario GeV, si può
notare il seguente ordine:
a) al n° 299, si trova l’espositio Evangeliorum: «Primitus enim procedunt de
sacrario IIII diaconi cum quattuor / evangelia praecedentibus duo candilabra
cum turabulis, et ponuntur super IIII angulos altaris. Et tractat praesbiter,
antequam aliquis eorum legat, his verbis». Tale consegna manifesta ormai un
rituale nel quale queste tre perle preziose venivano consegnate per l’istruzione;
b) al n° 300, è indicato il momento in cui avveniva l’esposizione, cioè quando si
aprivano le orecchie all’ascolto della dottrina, da parte degli eletti. La tradizione
del simbolo e del Padre Nostro hanno il titolo De praefatio symboli e De
praefatio dominicae orationis;
c) al n° 302 il diacono invita al silenzio per l’ascolto della Parola: Et adnuntiat
diaconus dicens: State cum silentio, audientes intente. Subito dopo si inizia a
leggere il Vangelo di Matteo;
d) al n° 303 viene spiegato il Vangelo di Matteo: «Postquam legerit, tractat
praesbiter his verbis: Filii carissimi…exponamus vobis quam rationem et
/quam figuram unusquisque in se conteneat; et quare Matheus in se figuram
hominis habeat…» (linee 1-4);
e) al n° 304 si ripete nuovamente l’invito del diacono al silenzio e si inizia a
leggere il Vangelo di Marco: «Item adnuntiat diaconus ut supra (v. il n° 302)
Et legit initium evangelii secundum Marcum usque…»;
f) al n° 305 viene spiegato il Vangelo di Marco: «Marcus evangelista leonis
gerens figuram a solitudine incipit dicens…»;
g) al n° 306 c’è un nuovo invito al silenzio da parte del diacono ed inizia la lettura
del Vangelo di Luca: «Item adnuntiat diaconus ut supra. Et legit initium
evangelii secundum Lucam usque…»;
h) al n° 307 si prosegue con la spiegazione del Vangelo di Luca: «Lucas
evangelista vituli speciem gestat»;
i) al n° 308, dopo un breve, silenzio si procede alla lettura del Vangelo di
Giovanni;
j) al n° 309 si procede alla spiegazione del Vangelo di Giovanni.

Da ciò si nota una solenne liturgia, la cui teologia del Battesimo è resa visibile, al
n° 309 da queste parole: ut adveniente die venerabilis paschae, lavacro baptismatis
renascentis, sicut sancti omnes mereamini munus infantiae a Christo domino nostro
percipere: qui vivit / et regnat in saecula saeculorum. In altre parole, leggendo il testo
si ha l’immagine della Chiesa che ha concepito nel suo grembo i nuovi rinati con il
lavacro del battesimo. Ciò richiama profondamente alla teologia dei Padri. Infatti,
traducendo il n° 309 si ha la seguente esposizione: «La Chiesa vi ha concepito e vi
tiene in grembo; si gloria di portarvi con ogni genere di celebrazioni verso le sorgenti
nuove della legge cristiana, al lavacro del battesimo rinascente. Arrivando così il
giorno della Santa Pasqua, rinati con il lavacro del Battesimo meritiate di ricevere con
tutti i santi il dono dell’infanzia da Cristo nostro Signore, che vive e regna nei secoli
dei secoli».

PRAEFATIO SYMBOLI
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Con la Sezione XXXV vi è la descrizione della consegna del Simbolo Praefatio


symboli ad electos. Si tratta di un rito antichissimo proveniente dai tempi apostolici, che
sviluppa tutta una teologia. La celebrazione è ben conosciuta. Prima di realizzare la
consegna del Simbolo, il sacerdote lo introduce con alcune parola designate col termine
praefatio. Infatti, al n° 310, riga15 vi è la seguente espressione: Accédite suscipientes
evangelicae symboli sacramentum, a domino inspiratum ab apostolis institutum.

La consegna del Simbolo ha le seguenti parti:

1. la Monizione presbiterale (n° 310);


2. Recita del Simbolo da un accolito, con un’imposizione di mani, prima in greco e dopo
in latino (nn° 311-314);
3. Commento/omelia presbiterale dopo il Simbolo degli apostoli: Hoc expleto sequitur
presbiter his verbis (nn° 315-318).

In questo commento si passa dal “vos” al “nos” e sono presenti delle anafore, con le
quali viene proclamato l’Unigenito di Dio e si parla della Chiesa: «Hic dei patris et filiii…
Hic unigenitus dei de Maria virgine et spiritu sancto…Hic eiusdem crucifixo et sepoltura
ac die tertia resurrectio…Hic ascensio ipsius super caelos et confessio…Hic postremo
ecclesiae vocatio, peccatorum remissio et carnis resurrectio…» (v. n° 315, linee 27-35). In
sostanza, si viene a conoscenza che Cristo è nato; si proclama che egli è stato crocifisso;
infine, si parla della Chiesa, della remissione dei peccati e della risurrezione della carne. In
questo modo viene a svilupparsi la sintesi del Credo Apostolico, il cui testo greco
traslitterato si trova al n° 312, con la differenza che quest’ultimo riporta il Simbolo
Niceno-Costantinopolitano e non quello degli Apostoli.
Secondo De Puniet è stato San Leone ad essere stato incaricato di introdurre questo
Credo nel processo catecumenale, poiché parecchi termini appartengono allo stile leoniano.
Ma, soprattutto, studiando i testi cristologici di San Leone, De Puniet trova delle
corrispondenze non prive di valore.

Comunque l’influenza di Leone Magno nel Gelasiano è molto grande. L’Expositio


Symboli potrebbe essere una delle molte formule dove si trova lo stile di Leone Magno,
giacché potrebbe trattarsi di una formula scritta per il Concilio di Calcedonia oppure di
un’Omelia pasquale. Come è già stato detto, il testo del Simbolo è stato trascritto in greco
traslitterato ed in latino, secondo il desiderio del catecumeno: molto probabilmente si tratta
di una colonia greco-cristiana che giustificherebbe la presenza di ambedue le lingue.

Nocent commenta che l’autore – in ogni modo – se non è San Leone stesso, è
qualcuno della sua scuola, intriso della mentalità del maestro.

Questo interessante praefatio symboli appartiene allo strato antico del Gelasiano
accanto alla prefatio orationis dominicae della sezione XXXVI.
Il testo del Simbolo è presentato in greco trascritto in caratteri latini, e in latino,
secondo il desiderio del catecumeno. Quale sarebbe la ragione? Nocent commenta: “Vi era
una colonia greca molto importante in questo momento o è solo archeologismo?”.

Questa parte del rituale non può essere stata scritta prima del 550, periodo
bizantino della storia di Roma (vedere Chavasse, Le sacramentaire gelasien, 169-170).
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Il n° 318 così conclude, per quanto riguarda la consegna del simbolo: «Ergo,
dilectissimi, praefatum symbulum fidei catholicae in praesente cognovistis: nunc euntes
edocimini nullo mutato sermone. Potens est enim dei misericordia, quae et vos ad baptismi
fidem currentes perducat, et nos qui vobis mysteria tradimus, una vobiscum ad regna
caelestia faciat pervenire…».

EXPOSITIO ORATIONIS DOMINICAE


ITEM PRAEFATIO ORATIONIS DOMINICAE

Nei numeri 319-328 troviamo la Consegna del Pater Noster

La consegna del Pater Noster comincia con un’ esortazione riservata al diacono, il
n° 319, ma nel n° 320 entra il sacerdote, a cui, malgrado non sia nominato, viene rivolta la
rubrica in seconda persona: Post hoc intras et dicis e comincia il commento all’orazione
domenicale. Si tratta di una prefazione fatta dal presbitero, che inizia dal n° 320 e finisce al
n° 327. La particolarità sta nel pronunciare le parole del Padre Nostro che si trovano ad
ogni numero del Gelasiano8. In sintesi si ha che:
al n° 319 è la monizione diaconale;
ai nn° 320-327 riguarda la recita presbiterale,
al n° 328 avviene la conclusione con queste parole: «Audisti, dilectissimi, dominicae
orationis sancta mysteria: nunc euntes ea vestris cordibus innovate, ut ad exoranda ac
praecipienda dei misericordia perfecti in Christo esse possitis. Potens est dominus deus
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat, et non
[nos] qui vobis misterium fidei catholicae una tradidimus vobiscum ad caelestia regna
faciat pervenire…». In sostanza si sviluppa una rubrica del diacono, anche se l’espressione
iniziale, Audisti, dilectissimi, è riservata al sacerdote. Con queste parole viene sottolineato
l’ascolto dei santi misteri racchiusi nella preghiera del Signore. C’è qui un invito a fissarli
nel cuore, affinché si possa implorare la misericordia di Dio e giungere alla perfezione in
Cristo. Questa brevità di istruzione indica una catechesi con una medesima profondità ed
una uguale linearità, rispetto alle altre due tradizioni o consegne dei simboli,
precedentemente viste.
Anche nell’ambito della consegna del simbolo del Pater Noster, avviene il passaggio
tra il “vos” ed il “nos”, come è avvenuto nel caso precedente: «Potens est dominus deus
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat…». (n°
328). Infatti, l’autore dice: A noi che vi trasmettiamo i sacri misteri conceda di pervenire
insieme a voi nel Regno dei Cieli. Ciò indica la preparazione della Comunità per la
celebrazione del Battesimo, indicando ancora una fase di penitenza.
Secondo De Puniet le fonti di questo discorso sarebbero Tertulliano, in riferimento
al De Oratione, Cipriano, in riferimento al De oratione Dominica e Cromazio d’Aquileia9.

8
Il n° 320 inizia così: <Pater noster qui es in caelis>; il n° 321 inizia con <sanctificetur nomen tuum>; il n°
322 inizia con <adveniat regnum tuum>; il n° 323 inizia con <fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra>; il
n° 324 inizia con <panem nostrum cotidianum da nobis hodie>; il n° 325 inizia con <et dimitte nobis debita
nostra, sicut et nos demittimus debitoribus nostris>; il n° 326 inizia con <et ne nos inducas in
temptactionem>; il n° 327 inizia con <sed libera a malo>. In ciascun numero, segue, infatti, un breve
commento della preghiera del Signore; essi introducono i catecumeni alla grande scoperta del dono che Gesù
ha fatto alla Chiesa con la consegna del prototipo della preghiera cristiana.
9
P. DE PUNIET. Les tres homélies catéchetiques du sacramentaire gélasien. Pour la tradition des Évangiles,
du symbole et de l’Oraison Dominicale, ReHist E 5 (1904), 505-521; 755-786; 6 (1905). 15-32.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

LA MATTINA DEL SABATO SANTO

Sezioni XLII e XLIV: ultimi riti e il rito proprio del battesimo.

Nella Sezione XLII, che va dal 419 al 424, si trova la seguente struttura che indica
cinque grandi momenti:
1. ESORCISMO (419);
2. EFFETA (420);
3. UNZIONE PRE-BATTESIMALE (421);
4. RINUNCIA A SATANA (421);
5. REDDITIO SYMBOLI (422).

In questa prima tappa bisogna anche collegare le sezioni XLII e XLIV.

La sezione XLII è intitolata: Sabbatorum die e comporta un esorcismo, secondo il


n° 419 che comincia con queste parole: Nec te latet, satanas, inminere tibi poenas,
inminere tibi tormenta, inminere tibi diem iudicii…Questa prima tappa avviene con
l’imposizione delle mani sulla testa. Molti di questi esorcismi di questo genere si trovano
ancora nell’attuale OICA. In questo esorcismo è interessante notare il passaggio tra le
parole inminere tibi tormenta… e le parole da honorem deo vivo et vero, da honorem Iesu
Christo filio eius et spiritui sancto, in cuius nomine atque virtute praecipio tibi…Ciò indica
una forte contrapposizione tra la realtà del demonio e dei suoi angeli e quella di Dio: se da
una parte l’esorcismo assume un carattere forte, accompagnato da espressioni altrettanto
forti, dall’altro, esso diventa un invito ugualmente forte per onorare profondamente Dio e
la sua grandezza, nonché la grandezza della sua opera di salvezza che si è attuata per
mezzo di Cristo. Infatti, il cuore di questo esorcismo sta nelle parole: …ut exeas et recedas
ab hoc famulo dei, quem hodie dominus noster Iesus Christus ad suam sanctam gratiam et
benedictionem fontemque baptismatis dono vocare dignatus est... Ciò sottolinea la grande
preparazione al battesimo, insieme al fatto che c’è una minaccia esplicita a Satana gettato
negli inferi dell’inferno insieme ai suoi angeli. Questo esorcismo avviene con
l’imposizione della mano destra come indicano la linee 21 e 22 del n° 419: «Mane reddunt
infantes symbulum. Prius catacisas eos, inposita super capita eorum manu, his verbis».

Al n° 420 è descritto il rito dell’Effeta. Si tratta di una liturgia non verbale, fatta con
il tocco delle narici e delle orecchie: essa si svolge anche con l’impiego della saliva. A tale
riguardo c’è da dire che quest’ultimo elemento manca del tutto nella lettera di Giovanni
Senario. Nell’OICA 202 si trova questo stesso rito continuiamo ancora oggi dicendo
queste stesse parole: Effeta, quod est adaperire, in odorem suavitatis. Tu autem effugare,
diabule, adpropinquavit enim iudicium dei.

Nel n° 421 segue la rinuncia preceduta da un’unzione sul petto e inter scapulas col
oleo exorcizato. La rinucia è individuale e ognuno è chiamato con il proprio nome. La
rinuncia è fatta a Satanae, operibus eius, omnibus pompis eius.

Al n° 422, avviene la Redditio Symboli, con la quale gli eletti sono invitati a
recitare il Simbolo mentre il sacerdote impone la mano sulla loro testa.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Al n° 424, segue l’invito del diacono verso i candidati, a lasciare il luogo della
celebrazione perché si preparino convenientemente al Battesimo vero e proprio che verrà
amministrato durante la Veglia Pasquale. Sono, infatti, molto significative queste parole:
«Revertimini locis vestris et expectantes horam quae possit circa vos dei gratia baptismum
operari». Con queste parole viene sottolineata l’attesa al grande momento, quando i neo
catecumeni riceveranno il Battesimo, diventeranno membri del Corpo di Cristo che è la
Chiesa e riceveranno la dignità di figli di Dio. Il fatto stesso che il Diacono pronunci
questa parola, expectantes, indica l’importanza di questa attesa.

LA VEGLIA PASQUALE

Ci si trova dinanzi ad una rubrica difficile da tradurre e difficile da interpretare,


anche se dal suo contesto appare ricca nella sua teologia pasquale.
Al n° 425 si trova la descrizione in merito allo svolgimento della veglia pasquale ed
inizia con il seguente titolo: «Sequitur ordo qualiter sabbato sancto ad vigiliam
ingrediantur». Prosegue poi così: «Primitus enim uiiia hora diei mediante procedunt ad
ecclesiam et ingrediuntur in sacrario et induunt se vestimentis sicut mos est. Et incipit
clerus laetania et procedit sacerdos de sacrario cum ordinibus sacris. Veniunt ante altare
stantes inclinato capite usquedum dicent…».

Dal contenuto si può rilevare che:


 la celebrazione della Pasqua nei titoli romani cominciava verso l’ora ottava, cioè verso
le 14.30. Nella Basilica papale del Laterano la veglia iniziava probabilmente molto
presto, dal momento che i suddiaconi portavano una particella del pane consacrato dal
pontefice, nelle chiese titolari, per significare l’unità della comunità ecclesiale e
soprattutto l’unicità del mistero celebrato (Cfr. A.CHAVASSE, Le Sacramentaire
Gélasien, 100). Ciò lo si ritrova anche negli Ordines Romani.
Andando avanti nella consultazione di questa ultima parte del Sacramentario
Gelasiano si possono rilevare alcuni punti importanti:
1. Benedizione del cero pasquale, n° 426: Deus mundi conditor, auctor luminis, siderum
fabricator, deus qui iacentem mundum in tenebras luce perspicua retexisti, deus…. Si
tratta di un testo molto bello che fa allusione all’opera della Creazione;
2. Benedizione dell’incenso e del cero acceso, n° 429: «Veniat ergo, omnipotens deus,
super hunc incensum larga tuae benedictionis infusio et hunc nocturnum splendorem,
invisibilis regnator, intende, ut non solum sacrificium quod ac nocte litatum est
archana luminis tui admixtione refulgeat…». Anche questa parte del testo esprime tutta
la forza che promana dalle parole nocturnum splendorem, le quali indicano Cristo
splendore che illumina la notte e libera gli uomini dalle tenebre del peccato;
3. Si trovano successivamente 10 letture ognuna delle quali è seguita da un’orazione,
relativa alla Sezione XLIII, ai numeri 431-442: si tratta delle Orationes per singulas
lectiones in Sabbato Sancto. La cosa interessante che si può rilevare è che per ogni
lettura c’è un riferimento esplicito, seguito dalla preghiera. In sostanza, avviene in
questo passaggio la sintesi di tutta la Parola di Dio proclamata e celebrata durante la
Veglia Pasquale10. Queste 10 orazioni sembra che siano riservate al sacerdote, secondo
10
Tali riferimenti sono: per la 1a Lettura: Sequitur lectio: In principio fecit deus (c’è un richiamo alla
Creazione), seguita dalla preghiera (v. riga 13); per la 2a Lettura: Sequitur de Noe (c’è un riferimento al
diluvio universale), seguita dalla preghiera (v. linee 20-25, p. 70), per la 3a Lettura: De Abraham tertia (c’è
un riferimento alla vocazione di Abramo), seguita dalla preghiera (v. linee 26-31, p. 70); per la 4a Lettura: In
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

questa dizione: Post hoc surgens sacerdos a sede sua et dicit orationes 11. Pinell si
propone di dimostrare che le dodici orazioni del GeV 431-443 formano un complesso
eucologico unitario e indivisibile, che per la loro forma letteraria e per il loro contenuto
dottrinale, costituiscono il più grande capolavoro dell’eucologia latina. Pinell ritiene
che siano opera di Leone Magno e che esse contengano il nucleo essenziale della
teologia di San Leone. Il n° 443 è una rubrica vera e propria che descrive il rito del
Battesimo secondo queste parole: «Inde procedunt ad fontes cum laetania ab
baptizandum. Baptismum expletum consignantur ipsi infantes ab episcopo, dum
accipiunt septem dona gratia spiritus sancti, et mittit chrisma in frontibus eorum.
Postea vero ipse sacerdos revertit cum omnibus ordinibus in sacrario. Et post
paulolum incipiunt tertia laetaniam, et ingrediuntur ad missas in vigilia, ut stella in
caelo apparverit. Et sic temperent, ut in trinitate numero ipsae laetaniae fiant. Ciò
rimanda al n° 432 dove dice: Deus inconmutabilis virtus, lumen aeternum, respice
propicius ad totius aeclesiae tuae mirabile sacramentum et opus salutis humane
perpetuae dispositionis effectu tranquillus operare, totusque mundus experiatur et
videat deiecta erigi, inveterata novari, et per ipsum redire omnia in integrum, a quo
sumpseret principium». E’ una preghiera molto difficile da tradurre, tanto che non ci
sono delle buone traduzioni in lingua volgare. Infine, il senso pasquale, in riferimento
alla Liturgia della Parola, lo troviamo nell’orazione al n° 437, dove dice: «Deus, qui
nos ad celebrandum paschale sacramentum utriusque testamenti paginis inbuisti da
nobis intelligere misericordias tuas, ut ex perceptione praesentium munerum firma sit
expectatio futurorum».
4. Segue la benedizione del fonte, in base alla Sezione XLIV ai numeri 444-448; essa
porta il titolo: Inde discendis cum laetania ad fonte. Benedictio fontis.
5. Segue il Battesimo, accompagnato dalla triplice domanda e dalla triplice immersione,
in base alla Sezione XLIV, al n°449.
6. Segue l’Unzione post-battesimale fatta dal presbitero, secondo la Sezione XLIV ai
numeri 450-452.
7. Infine, viene cantato il Gloria in excelsis Deo, in base alla Sezione XLIV e al n° 452.

 la rubrica del n° 443, come è gia stato visto, descrive il procedimento del rito
battesimale: in questo frangente si parla della consignatio. A tale riguardo, non c’è, però,
alcun accenno alla Cresima.

Exodo quarta cum cantico: Cantemus domino (si celebra la vittoria sugli Egiziani e la liberazione di Israele
dalla schiavitù d’Egitto) seguita dalla preghiera (v. linee 32-34, col 70 e linee 1-4, p. 71); per la 5a Lettura: In
Esaia v (c’è un riferimento alla realtà della Chiesa futura) seguita dalla preghiera (v. linee 5-9, col 71); per la
6a Lettura: In Ezechihel vi (c’è un nuovo richiamo alla celebrazione del mistero pasquale) seguita dalla
preghiera (v. linee 10-14, p. 71); per la 7a Lettura: vii in Esaia cum cantico. Vinea domini (c’è un riferimento
ai santi profeti che precedono la storia della Chiesa), seguita dalla preghiera (v. linee 15-21, p. 71); per l’8a
Lettura: Item in Exodo viii, seguita dalla preghiera (v. linee 22-26, p. 71); per la 9a Lettura: In Deuteronomio
cum cantico, seguita dalla preghiera (v. linee 27-34, p. 71); per la 10a Lettura: In Danihelo x, seguita dalla
preghiera (v. linee 35sss.). Infine, segue l’orazione finale (Oratio post psalmum xli – v. n° 442, linee 3-14, p.
72). Da tutti questi riferimenti è dimostrato che, al tempo del Gelasiano, accanto alla Parola si trova
l’Eucologia. Si tratta, dunque, di un dato molto interessante sia a livello storico, sia a livello liturgico.
11
J. PINELL., Ad celebrandum Paschale Sacramentum. Il complesso eucologico “per singulas lecturas” della
vigilia Pasquale secondo la tradizione gelasiana, opera di San Leone Magno, Ecclesia Orans 15 (1998) 163-
191.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

BENEDIZIONE DEL FONTE BATTESIMALE


Si tratta di una lunga benedizione dell’acqua battesimale che già si trova in
Tertulliamo. Nella Sezione XLIV, ai numeri 444-448, si trova una lunga Eucologia,
considerata maggiore, che può essere suddivisa in diversi momenti. Essa inizia così:
«Omnipotens sempiterne deus, adesto magne pietatis tuae mysteriis, adesto sacramentis et
ad creandos novos populos, quos tibi fons baptismatis parturit, spiritum ad / optionis
emitte, et quod humilitatis nostrae gerendum est ministerio, tuae virtutis conpleatur
effectus». Si tratta di un’introduzione che ricorda, in primo luogo, l’opera della Creazione e
la generazione di un nuovo popolo generato dall’acqua battesimale.
La seconda parte è costituita dal n° 445 dove viene messa in evidenza la potenza
dell’opera di Dio, secondo queste parole: «Deus, qui invisibili potentia tua sacramentorum
tuorum mirabiliter operaris affectum, et licet nos tantis misteriis exequentis simus indigni,
tu tamen gratiae tuae dono…». La terza parte si trova, sempre al n° 445, alle linee 26 e 29,
dove si trovano le espressioni: ipsa mundi primordia ferebatur e in ipsa diluvii effusione
signasti; c’è qui un chiaro riferimento all’acqua della creazione ed al Diluvio come
tipologia del Battesimo. Si tratta dell’acqua della Creazione sulla quale aleggia lo Spirito,
mentre il Diluvio è il simbolo del male che viene distrutto ed estirpato, nonché indica
l’inizio della virtù. Alla riga 31, nella quarta parte, si trova anche l’espressione: respice,
domine, in faciem acelesiae tuae et multiplica in ea generationes tuas, quae gratiae tuae
effluentis impetum…Essa richiama al fonte visto come l’utero, nel quale viene generata la
nuova creazione: questo è un tema molto caro ai Padri della Chiesa, come Clemente
Alessandrino e Tertulliano. Il fonte è la madre che partorisce una nuova creatura. L’acqua
non soltanto genera, ma anche distrugge il male. Dunque, genera il bene e purifica il male.
In questo ambito, ritorna l’immagine del Diluvio, secondo anche questa espressione alle
linee 6 e 7 della p. 73 della quinta parte o momento: «Procul ergo hinc iubente te, domine,
omnis spiritus immundus abscidat…».
Segue un nuovo momento, il sesto, indicato dalle parole: Hic signas. Forse è la
parte più epicletica, dal momento che si tratta della benedizione dell’acqua vera e propria.
L’acqua è raffigurata in quattro fiumi, che indicano sia l’origine della Creazione, sia
l’acqua che il popolo eletto berrà nel deserto. Si tratta di una tipologia che richiama alla
realtà di Cristo e al battesimo cristiano. Infatti, al n° 446 dice: «Unde benedico te, creatura
aquae per deum vivum, per deum sanctum, per deum qui te in principio verbo separavit ab
arida et in quattuor fluminibus totam terram rigare praecepit, qui te in deserto amaram
suavitatem inditam fecit esse potabilem et sitienti populo de petra produxit. Benedico te et
per Iesum Christum filium eius unicum dominum nostrum, qui te in Channa Gallileae
signo ammirabili sua potentia convertit in vinum, qui pedibus super te ambulavit et a
Iohanne in Iordane in te baptizatus est, qui te una cum sanguine de latere suo produxit et
discipulis suis iussit, ut credentes baptizarentur in te dicens: Ite docete omnes gentes
baptizantes eos in nomine patris et filii et spiritu sancti».

Da questo testo sono evidenti alcune figure sia dell’Antico Testamento, sia del
Nuovo Testamento, come ad esempio, l’acqua amara che diventa dolce, l’acqua sgorgata
dalla roccia, l’acqua trasformata in vino a Cana, l’acqua sulla quale Gesù camminò,
l’acqua del Battesimo e l’acqua che esce dal costato di Cristo. Dunque, si tratta di una
grande Benedizione dell’acqua12, strutturata secondo l’anamnesi che indica tutti i momenti
nei quali l’acqua stessa ha assunto un ruolo salvifico.

12
Essa indica la pienezza dello Spirito che feconda l’acqua per la rigenerazione. È proprio una preghiera
pienamente romana. Nel Veronense si trova, n° 1331, una formula molto breve che fa allusione allo Spirito
che aleggia sulle acque nel racconto della Genesi; si ricorda anche l’acqua del Giordano e si evoca il mistero
di Pasqua, che cancella il peccato e fa rinascere in Cristo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 101
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Segue il n° 447: «Hic sensum mutabis. Haec nobis praecepta servantibus tu, deus
omnipotens, clemens adesto, tu benignus aspira, tu has simplices aquas tuo ore benedictio,
ut praeter naturalem emundationem, quam lavandis possunt adhiberi corporibus, sint
etiam purificandis mentibus efficaces». Quest’acqua svolge la funzione di purificazione:
essa va oltre la sua funzione naturale, esprimendo l’efficacia battesimale.
Tale formula si conclude, poi, con il n° 448: «Discendat in hanc plenitudinem
fontis virtus spiritus tui et totam huius aquae substantiam regenerandis fecundet
effectu13…». Ci si trova dinanzi ad un’epiclesi ancora più pronunciata e resa evidente dalla
parola “Discendat”. Tutto questo si conclude con il n° 449, dove si trova la formula: «Inde
benedicto fonte baptizas unumquemque in ordine suo sub has interrogationes». Si tratta del
momento in cui il vescovo chiede al candidato la professione di fede per tre volte secondo
tre articoli: il credere in Dio Padre Onnipotente, il credere in Gesù Cristo figlio dell’unico
Dio Salvatore, il credere allo Spirito Santo, alla Santa Chiesa, alla remissione dei peccati e
alla risurrezione della carne.
Al riguardo di questo argomento sviluppato, è bene leggere un bel commento a
questa preghiera, fatto da P. Nocent nelle pagine 52-55 di Anàmnesis 3/1 il quale divide la
benedizione in nove paragrafi14.

Le fonti di questa famosa preghiera si possono leggere in questo studio di Nocent.


Conclude così: “Sembra quindi più probabile pensare che il testo di questa benedizione
fosse conosciuto a Ravenna all’inizio del V secolo, ma composto a Roma.

RITO DEL BATTESIMO


Il n° 449 prevede la triplice immersione del Battesimo, accompagnata dalle
interrogazioni: si tratta del rito del Battesimo vero e proprio15.
Unzione postbattesimale fatta dal presbitero
Con il n° 450, all’uscita dal fonte battesimale, il neo-battezzato viene unto con il
santo crisma, dal sacerdote; questo momento è accompagnato dalla seguente formula:
«Deus omnipotens, pater domini nostri Iesu Christi, qui te regeneravit ex aqua et spiritu
sancto quique dedit tibi remissionem omnium peccatorum, ipse te linit chrisma salutis in
13
Tale formula si trova nell’OICA 215: si tratta di una benedizione che accompagna con la teologia, dal
Gelasiano in poi, tutti i riti dell’Iniziazione cristiana.
14
Secondo P. Nocent, tali paragrafi sono: 1) «Omnipotens sempiterne Deus… compleatur» (v. n° 444, linee
17-21: è un’introduzione nella quale si ricorda la creazione di un popolo nuovo, generato nell’acqua
battesimale e l’adozione realizzata attraverso il sacramento); 2) «Deus qui invisibili potentia…aures tuae
pietatis inclina (v. n° 445, linee 22-25: Dio opera delle meraviglie nei suoi sacramenti e non abbandona
l’uomo); 3) «Deus ciuius spiritus…origo virtutum» (v. n° 445, linee 26-30: si ricorda l’acqua primordiale
della creazione sulla quale aleggia lo Spirito. Fino ad allora l’acqua era preparata per santificare. Il Diluvio è
tipo dello sterminio del male e punto di partenza della virtù); 4) «Respice, Domine, in faciem ecclesiae…
gratia mater infantia» (v. n° 445, p. 72, linee 31-33 e col 73, n° 445, linee 1-6: il fonte battesimale è aperto
alle nazioni. L’acqua della rigenerazione è stata preparata da secoli.); 5) «Procul ergo hinc… indulgentiam
consequantur» (v. p. 73, n° 445, linee 6-14); 6) «Unde benedico te, creatura aquae… baptizantes eos in
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti» (v. p. 73, n° 446, linee 15-26: Si tratta propriamente della
benedizione dell’acqua della quale sono utilizzati i tipi, di cui si è detto sopra); 7) «Haec nobis praecepta…
purificandis mentibus efficaces» (v. p. 73, n° 447, linee 27-31: è l’acqua che purifica gli spiriti); 8)
«Discendat in hanc plenitudinem… nova infantia renascatur» (v. p. 73, n° 448, riga 32 e p. 74, riga 1: indica
la pienezza dello Spirito che rende feconda l’acqua per la rigenerazione ); 9) «Per Dominum…» (v. p. 74,
linee 1-3).
15
Lo si fa per immersione con la triplice interrogazione sulla fede nel Padre, nel Figlio, nello Spirito, nella
Chiesa, nella remissione dei peccati, nella risurrezione della carne. Ad ogni interrogazione sulla fede, il
battezzando risponde Credo. Non esiste nessun’altra formula battesimale.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 102
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Christo Iesu domino nostro in vitam aeternam»16. Si tratta dell’unctio post battesimo. C’è
da dire anche che tale formula pone in evidenza gli effetti salutari del Battesimo, a partire
dalla rigenerazione mediante l’acqua, sino al dono dello Spirito Santo e la remissione dei
peccati.

Confermazione conferita dal Vescovo17


Con il n° 451, si ha una successiva formula, per la quale interviene, stavolta, il
vescovo: «Deinde ab episcopo datur eis spiritus septiformis. Ad consignandum inponit eis
manum in his verbis. Essa prosegue con le seguenti parole: Deus omnipotens, pater domini
nostri Iesu Christi, qui regenerasti famulos tuos ex aqua et spiritu sancto quique dedisti eis
remissionem omnium peccatorum: tu domine, immitte in eos spiritum sanctum tuum
paraclytum et da eis spiritum sapientiae et intellectus, spiritum consilii et fortitudinis,
spiritum scientiae et pietatis; adimple eos spiritum timoris dei: in nomine domini nostri
Iesu Christi, cum co [quo] vivis et regnas deus semper cum spiritu sancto per omnia
saecula saeculorum. Amen». E’ una formula simile alla precedente perché si richiama
anch’essa agli effetti del Battesimo
Con il n° 452, si ha la descrizione della signazione con il santo crisma. Il Vescovo
segna il neofita sulla fronte con la formula: Signum Christi in vitam aeternam. Poi, offre il
bacio di pace dicendo: Pax tecum. Questo testo resterà invariato fino al nostro rituale, tanto
da essere ancora presente nell’OICA 365, anche se con qualche variante. Alla preghiera
segue la rubrica che indica come deve svolgersi il rito della signatio. Il n° 452 si conclude
con le parole: «Inde vero cum laetania ascendit ad sedem suam et dicit: Gloria in excelsis
Deo».
Con la Sezione XLV e con il n° 453, inizia l’eucologia vera e propria della Messa
di Pasqua. Infatti, porta il titolo: Orationes et praeces ad missam in nocte. Qui si nota che
il redattore omette la vestizione postbattesimale. Possiamo presupporre che la liturgia
romana del secolo VI non conosceva una formula propria della consegna della veste
battesimale, ma sicuramente conosceva la spoliazione prebattesimale anche se questa non
menzionata, eccetto che nei formulari che regolano l’amministrazione del Battesimo agli
infermi: cum autem expoliatur infirmus, benedicit fontem (GeV 603).

L’esistenza della spoliazione del bambino prima dell’immersione nel fonte è così
evidente dal contesto celebrativo che non necessita di ulteriori spiegazioni. Ma se il
redattore non trova una sufficiente motivazione per inserire una rubrica o un indicazione
sulla consegna della veste candida, l’eucologia da lui tramandata ci testimonia l’influsso
della vestizione battesimale sul linguaggio teologico riguardante il sacramento del
battesimo.
In questo ambito, però, ci sono due testi eucologici del Gelasiano che conservano
un chiaro richiamo alla simbologia della veste battesimale; con ciò la tradizione romana
continua a esprimere il mistero battesimale con i termini indumenti e induere. Si tratta del
formulario LXXI, che contiene il rito Ad caticuminum ex pacano faciendum GeV 598-601.
I due testi sono interessanti anche a causa della presenza di un simile linguaggio simbolico
delle vesti nell’eucologia della tradizione gallicana e in alcune liturgie orientali, in cui,
però, non si allude al battesimo, ma alla confermazione.

16
Tale formula è contenuta nel n° 223 dell’OICA (Untio post Baptismum) attuale. Secondo Nocent questa
preghiera si trova anche nel De Sacramentis e nel De Mysteriis di Ambrogio (SC 25 bis, 88-89).
17
In questo momento il vescovo interviene per la confermazione. Il termine usato per designarla è ad
consignandum. Il vescovo impone la mano per donare lo Spirito settiforme con la preghiera Deus
omnipotens, Pater Domini..., che ricorda i sette doni dello Spirito. Ancora oggi si trova nell’OICA 230.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 103
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Il Sacramentario gelasiano offre un’importante testimonianza sull’uso della veste


battesimale nella tradizione liturgica romana. La veste battesimale veniva data agli infantes
appena battezzati, ma l’uso di indossarla durante l’intera Ottava pasquale viene a mancare,
sia a causa della tenera età dei battezzati, sia a causa dell’omissione delle catechesi
mistagogiche e delle riunioni liturgiche dei neofiti nella settimana pasquale.

Ritornando al n° 452, si può notare che il rituale vero e proprio del Battesimo
aggiunge: inde vero cum laetania ascendit ad sedem suam et dicit: Gloria in excelsis Deo
(v. linee 37-38, p. 74). Ciò indica che la Veglia prosegue con il Gloria e, quindi, il
battesimo ha luogo tra le letture ed il Gloria medesimo, tanto da avere una collocazione
diversa dalla nostra. Si conclude così la prima tappa di formazione del rituale gelasiano
dell’iniziazione cristiana. Naturalmente, la celebrazione eucaristica, che completa
l’iniziazione, incomincia dal Gloria in escelsis Deo, ma il rituale non mette in rilievo
questa prima parte dell’Eucaristia.

Seconda tappa
La seconda tappa di formazione del rituale gelasiano dell’iniziazione cristiana
comprende le sezioni LXVI-LXXVI: Si tratta del Rituale dell’iniziazione del sabato di
Pentecoste, che va dai numeri 592 a 617; esso comprende diverse circostanze. Esso
riguarda la descrizione della Veglia Pasquale e costituisce quasi un doppione della prima
tappa sopra illustrata. Di questa seconda tappa si può accennare alla struttura così disposta:
 Sez. LXVI, n° 592: Sabbato pentecostem caelebrabis baptismum sicut in nocte
sanctae paschae. Egrotanti caticumino inposita manuum;
 Sez. LXVII, n° 593: Item inpositio manus energumenum caticuminum;
 Sez. LXVIII, n° 594: Item alia pro paruulo energuminum;
 Sez. LXVIIII, n° 595: Oratio super caticuminum infirmum;
 Sez. LXX, n° 596: Si fuerit baptizandus, accedens sacerdos / dicit ei orationem
et symbulum, et catacizat eum his verbis, inposita manu capiti eius. Deinde dicit
hanc orationem super eum: Nec te lateat, satanas, sicut scriptum est in sabbato;
 Sez. LXX, n° 597: è la preghiera indicata dalla rubrica al n° 596 che inizia con
le parole, Te domine, supplices exoramus, ut visitationi tua sancta erigas ad te
hunc famulum tuum…;
 Sez. LXXI, nn°598-601: Item ad caticuminum ex pacano faciendum18;
 Sez. LXXII, n° 602: Item ad succurrendum infirmum caticuminum19;
 Sez. LXXIII, nn° 603-604: Cum autem expoliatur infirmus, benedicit fontem;
 Sez. LXXIIII, nn° 605-606: Item alia ad cuccurrendum;
 Sez. LXXV, nn° 607-616: Item alia benedictio20;

18
La rubrica che segue dice: «Gentilem hominem cum susceperis, in primis catacizas eum divinis sermonibus
et das ei monita, quemadmodum post cognitam veritatem vevere debeat. Post haec facies eum caticuminum:
exsufflas in faciem eius et facis ei crucem in fronte; inponis manum super caput eius his verbis. Accipe
signum crucis tam in fronte quam in corde…» (v. p. 93, linee 11-17 dei nn° 598-599). Continuando a
consultare la Sez. LXXI al n° 600 è indicata la preghiera che segue: «Sequitur oratio», mentre al n° 601,
riprende la rubrica con una preghiera conclusiva la Sez. LXXI.
19
In questo caso, diversamente di come si è verificato nella prima tappa, avviene la rinuncia a Satana e alle
sue opere da parte del candidato al battesimo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 104
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

 Sez. LXXVI, n° 617: Ad succurrendum. Benedictio olei exorcizato.

Con la Sez. LXXVII si conclude definitivamente il Gelasiano Vetus, per quanto


riguarda i riti dell’Iniziazione Cristiana, notando, in questa seconda tappa, un accento
marcato sull’iniziazione dei catecumeni infermi. Si nota, però, un rito più semplice che
inizia con la benedizione dell’acqua, a cui segue il battesimo di un bambino, accompagnato
dall’unzione del sacro crisma, ad opera del presbitero. Alle colonne 96 e 97 è evidente la
comunione sotto le due specie, anche nel caso in cui non dovesse svolgersi la Messa.
Infine, avviene la Cresima, amministrata dal Vescovo, seguita da un’orazione propria e con
l’unzione del crisma sulla fronte del neofita.

Conclusione
Dalla Lettura del Gelasiano Vetus, si nota, in primo luogo una grande ricchezza ed
una varietà di elementi che vanno dalla simbologia, alla ritualità, all’eucologia e alla
celebrazione della Parola di Dio, insieme alla catechesi. Il Sacramentario Gelasiano offre,
dunque, il prototipo dell’Iniziazione cristiana della Liturgia Romana, sino ai nostri giorni.
Questo sacramentario, tuttavia, contiene dei testi che a livello redazionale pongono delle
difficoltà, di non facile soluzione, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione delle
fonti. Da ciò si possono trarre diversi punti:
1. I ministri operanti nei riti sono il sacerdote (presbyter e sacerdos); il vescovo, è
designato col nome episcopus, al quale è riservata l’imposizione della mano e
l’unzione della confermazione; segue il diacono che svolge la funzione per le
monizioni; all’accolito, invece, toccano diversi interventi, in primo luogo, gli
esorcismi. Ciò pone in evidenza che ognuno svolge un ruolo a lui propriamente
assegnato, caratterizzando, in questo modo, la ricchezza della celebrazione
liturgica dell’Iniziazione cristiana.

2. Le rubriche mostrano sufficientemente che il rituale è stato composto per i


bambini.

3. C’è una ricchezza di linguaggio non verbale: a tale proposito c’è un libro del
Prof. Valenziano dal titolo: Liturgia e Antropologia; in esso si trova un
bellissimo commento al tema dell’olio, a partire dall’Iniziazione Cristiana.

4. Manca il riferimento alla seconda domenica di Quaresima; si passa dalla prima


domenica di Quaresima, riservata una volta per l’iscrizione del nome, alla terza
domenica, in cui ha luogo solamente il primo scrutinio. La spiegazione è data
dalle Quattro Tempora, la cui celebrazione si è introdotta nella Quaresima
durante la prima settimana. Il sabato delle quattro tempora comportava
parecchie letture e aveva la struttura di una vigilia; la messa era celebrata il
sabato notte come veglia e non era celebrazione domenicale, così i sacramentari
portano per le seconde domeniche di Quaresima domenica vacat.

20
In questa sezione, si verifica l’esorcismo (v. p. 95, n° 607, linee 21-27) del futuro battezzato ed avviene
l’interrogazione triplice sulla confessione di fede, accompagnata dalla triplice immersione nell’acqua (v. p.
95, n° 608, linee 28-31, p. 96, nn° 608, 609, 610, 611, 612, 613, 614, 615, linee 1-37 e p. 97, n° 616, linee 1-
5).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 105
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

3. IL SACRAMENTARIO GREGORIANO
Il riferimento delle Dispense del Professore, alle pagine numerate da 180 a 189 e da
334 a 337, riguarda il Sacramentario Gregoriano d’Adriano: inviato a Carlo Magno verso
la fine dell’VIII secolo, non comprende più veri scrutini, ma piuttosto dei gruppi di
esorcismo. A questo punto diventa interessante vedere lo schema generale dove si notano
chiaramente due linee diverse:
1. Un rito battesimale in varie tappe, che arriva direttamente dal Gelasiano e dall’Ordo
Romanus XI. E’ un rito molto ridotto.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 106
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

2. Inoltre, c’è un’altra celebrazione che viene anche dalle stesse fonti, ma tramite il
Supplemento di Benedetto di Aniane.

Sappiamo bene che il Sacramentanio Gregoniano è un libro per la liturgia papale, e che
il papa non aveva bisogno di avere tutto il rituale battesimale nel suo libro, perché egli
veniva soltanto alla fine della stessa celebrazione, per la benedizione del fonte battesimale;
per il rito completo i sacerdoti e i titoli utilizzavano l’Ordo XI ed il Gelasiano. Non
descrive lo svolgimento della celebrazione, ma indica soltanto la collocazione ed il titolo
delle rubriche.

Osservando il contenuto, nel Gregoriano ex Adriano autentico ci sono due gruppi di


testi:
 Tre esorcismi fuori della Quaresima;
 Il battesimo e la confermazione.

Gli esorcismi si trovano dopo le preghiere universali del Venerdì Santo (nn° 338-355) e
prima delle orazioni che corrispondono alle letture della Veglia pasquale (nn° 362 ss).
Questi testi sembrano essere piccoli testi del rituale completo, inseriti a questo
punto per motivi non del tutto chiari.

Entrando più dettagliatamente negli esorcismi si possono osservare diversi gruppi:


1.  al n° 356-357 avviene la benedizione del sale e l’orazione ad catechumenum
faciendum, è ciò che è rimasto del 1° scrutinio del Gelasiano Vetus. Infatti, il 356
corrisponde, più o meno, al GeV 288, mentre il 357 corrisponde al GeV 285. Dunque,
il primo gruppo inizia con l’esorcismo del sale: Benedictio salis (v. n° 356-357);
comprende anche la Sez. 81, n° 358 con queste parole: Oratio ad catechumenum
faciendum. Questo tipo di celebrazione non è affatto legata alla Quaresima.

2.  al n° 358 si trova l’orazione sui bambini durante la Quaresima, per la expositio


evangeliorum, che rappresenta un frammento del terzo scrutinio (v. GeV 298). Si tratta
del secondo gruppo di esorcismo che prevede la consegna dei Vangeli. Tale
celebrazione si svolge durante la Quaresima, in preparazione al battesimo dei bambini,
come indica il titolo della Sez. 82: Oratio super infantes in quadragesima ad quattuor
evangelia.

3.  ai nn° 359-361 si trova il terzo gruppo di esorcismo che comprende la celebrazione


del Sabato Santo: «Oratio in sabbato Paschae. Ad reddentes dicit domnus papa, post
pisteugis. Item ad catechizandos infantes: Nec te latet… Post tangit singulis nares…»
(GeV 419-421)21. Si tratta di un esorcismo, dove si trova il rito dell’effeta (Post hoc
tangit singulis nares et aures et dicit eis: Effeta. v. p. 182, n° 360, riga 10), e della
rinuncia a Satana (Postea tangit de oleo sancto scapulas et pectus ei dicit: Abrenuntias
satanae. Et respondit: Abrenuntio. Et omnibus operibus eius. Respondit: Abrenuntio.
Et omnibus pompis eius. Respondit: Abrenuntio. v. p. 183, n° 361, linee 1-4). A motivo
di tutto questo, si ricorda che nella Tradizione Apostolica quest’ultimo
scrutinio/esorcismo era riservato al vescovo, ma nel Gelasiano questo è compiuto dal
sacerdote. Questo fatto fa pensare che forse il papa celebrava gli stessi riti nella basilica
lateranense.
21
Si trova lo stesso testo nel Sacramentario di Padova: cfr. J. DESHUSSES, Le Sacramentaire grégorien ses
principales formes d’après les plus anciens manuscrits, III, Fribourg 1971, 631.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

1.  ai nn° 363-372 della Sez. 84, è interessante notare la celebrazione della Parola di
Dio, accompagnata dalle orazioni, dopo la Lettura. Si nota, dunque il seguente ordine:
a. al n° 362: Lectio libri genesi. In principio fecit deus caelum et terram (c’è un
riferimento esplicito all’opera della Creazione da parte di Dio);
b. al n° 363: Deus qui mirabiliter creasti hominem et mirabilius redemisti…(riprende
il tema della Creazione per chiedere a Dio la possibilità di giungere ai beni eterni.
Si nota qui un’accento di natura escatologica, come per dire che tutta la Creazione
è orientata verso il premio della Vita Eterna);
c. al n° 364: Lectio libri exodi. Factum est autem in vigilia matutina (c’è un richiamo
agli avvenimenti salvifici dell’AT, relativi alla liberazione di Israele dalla schiavitù
d’Egitto: si tratta della Pasqua Ebraica);
d. al n° 365: «Deus cuius antiqua miracula in praesenti quoque saeculo coruscare
sentimus, praesta quaesumus ut sicut priorem populum ab aegyptiis liberasti, hoc
ad salutem gentium per aquas baptismatis operaris»: la preghiera riprende il tema
della Lettura, ma dà un significato più profondo al passaggio dalla schiavitù
d’Egitto alla libertà nella Terra promessa. C’è un senso soteriologico molto più
marcato, contraddistinto dall’elemento dell’acqua che richiama incontestabilmente
alle realtà battesimali);
e. al n° 366: Lectio esaiae prophetae. Et adpraehendent VII mulieres unum hominem
(richiama al tema dell’uomo preso da sette donne),
f. al n° 367: «Deus qui nos ad celebrandum paschale sacramentum, utriusque
testamenti paginis instruis, da nobis intellegere misericordiam tuam…» (anche in
questo caso c’è una previsione escatologica, anticipata già dal testo di Isaia 4,1);
g. al n° 368: Lectio esaiae prophetae. Est hereditas credentibus in domino (è esplicito
il riferimento a coloro che credono nel Signore, che richiama al tema della fede);
h. al n° 369: «Deus qui ecclesiam tuam semper gentium vocatione multiplicas,
concede propitius ut quos aqua baptismatis abluis continua protectione tuearis»: la
preghiera collega il tema della fede al tema del battesimo, chiedendo la protezione
di coloro che si sono a Lui affidati);
i. al n° 370: De psalmo xli. Sicut ceruus desiderat (è un salmo che invita alla fiducia
totale in Dio, giacché egli è la vera rupe che salva e non lascia vacillare colui che in
essa si rifugia. Ciò giustifica il collegamento al tema del Cero Pasquale, fonte e
portatore di luce fra le tenebre);
j. ai nn° 371-372 seguono in alternativa due preghiere. Ambedue esplicitano il
riferimento al Cero Pasquale posto nell’acqua del Fonte Battesimale, anticipando
così, quello che avverrà con la Sez. 85, dove si parla della Benedictio Fontis.

Il battesimo e la confermazione Gr 373 ss.


Non ci sono, in questo caso, informazioni sulla formula del battesimo. In questa
parte, il lavacro e la confermazione sono piuttosto accennati che descritti.
Dopo la Benedictio fontis (Gr 373-374 = GeV 444-448), c’è una rubrica molto
breve nel n° 375 che dice: Baptizat et linit eum presbiter de chrisma in cerebro, et dicit,
dunque, si tratta della prima unzione postbattesimale del GeV 450.

Al n° 376, segue un’altra orazione fatta dal vescovo per l’imposizione della mano e
la consignatio con il segno della croce (v. GeV 451). L’unzione fatta dal vescovo nel
Gelasiano non è menzionata nel Gregoriano.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 108
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Altri riferimenti battesimali: battesimo degli infermi.


Nei numeri 980-984 troviamo i testi per il battesimo dei moribondi, in un rito molto
abbreviato. Si nota, dunque, la seguente struttura:
 Sez. 205, n° 980: Orationes ad Baptizandum infirmum;
 Sez. 206, n° 981: Oratio aquae ad baptizandum infirmum;
 Sez. 207, n° 985: Orationes aquae exorcizatae in domo.

In modo particolare nella Sez. 206, ai nn° 982-984, c’è l’esplicitazione del rito
battesimale, tenendo presente anche che al n° 982 è indicata la formula battesimale: Ill.
talis, baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti. Dopo questa formula, al n° 983
segue l’unzione con il crisma sul capo del candidato, seguito da una preghiera: «Postea
tangis eum de chrisma in caput, et dicis orationem istam. Deus omnipotens pater domini
nostri Iesu Christi qui te regeneravit ex aqua et spiritu sancto quique dedit tibi
remissionem omnium peccatorum ipse te liniet chrisma salutis in vitam aeternam». Infine,
al n° 984, avviene l’amministrazione della Cresima, oltre alla Comunione: Communicas et
confirmas eum.

Ritornando alla formula battesimale, sopra menzionata, la si potrebbe paragonare


con quella del GeV 449. Adesso, però, la triplice domanda sulla fede sparisce e viene
sostituita con la formula indicativa: Talis, baptizo te in nomine patris et filii et spiritus
sancti. Si tratta di una formula battesimale dichiarativa, diversa da quella caratterizzata
dalle famose interrogazioni sui tre principali articoli di fede. Questo fatto indica che tali
interrogazioni sono sostituite da questa nuova formula battesimale. Sparisce, dunque, la
triplice domanda sulla fede. In ultima analisi, c’è da notare che quasi sempre sono i
bambini ad essere battezzati, i quali non sono in grado di rispondere alle interrogazioni.
Questa è forse la ragione ultima di questo cambiamento sopravvenuto che ha spinto la
tradizione a mettere da parte lo stile delle interrogazioni medesime.

Ritornando al n° 983, è importante ricordare che la formula per la prima unzione è


post battesimale, di carattere presbiterale: di essa c’è una corrispondenza con il GeV 450;
nella rubrica si trova la seguente dizione: postea tangis eum de chrisma in caput.

Conclusione
Dal contesto che esso offre, il Sacramentario Gregoriano non è adatto per il rituale
del battesimo. Esso indica qualche cambiamento che può interessarci per vedere lo
svolgimento del rito. Ci sono diverse preghiere, ma – come è già stato detto, il rituale è
stato molto ridotto. Si capisce, dunque, l’atteggiamento dei personaggi nell’Impero
carolingio, che dovevano riempire le lacune del Gregoriano con riti e preghiere prese
altrove. Rimane, comunque, il riferimento alla formula battesimale con la novità che essa
comporta rispetto al passato. Certamente contrassegna un cambiamento della stessa
tradizione liturgica in seno alla Chiesa, direttamente collegata alle vicissitudini del tempo.

IL SUPPLEMENTO AL GREGORIANO22
Il supplemento ha preso il rituale battesimale principalmente dal Gelasiano e
dall’Ordo XI, e la cosa più notevole riguardo a questo libro liturgico assai particolare è il
22
Il supplemento al Gregoriano è indicato nelle Disp. cit. del Professore, alle pagine numerate dal 370 al 379.
Esso è situato subito dopo il Sacramentario Gellonense e prima del Pontificale Romano Germanico.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 109
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

fatto che tutti i riti del battesimo sono uniti in un’unica celebrazione: vale a dire che aveva
raggruppato insieme in una sola celebrazione, l’entrata al catecumenato, gli esorcismi, i riti
del Sabato Santo e il battesimo con la possibilità della Confermazione. Questo dimostra
che, a poco a poco, verranno meno il catecumenato e la preparazione per tappe. Insomma,
come si vedrà nell’Ordo XI, tutto verrà ritualizzato. Rimane, comunque, forte l’influenza
del Gelasiano e la celebrazione unitaria dei tre sacramenti, anche se la Confermazione
verrà celebrata soltanto alla presenza del Vescovo. Nel Supplemento mancano le rubriche:
lo stesso rito pare che si svolga dopo le Letture, tanto che la sua collocazione appare un po’
insolita.
Questo supplemento è diviso in tre parti:
1) riti preparatori (1065-1082);
2) il Battesimo (1083-1086);
3) i riti post battesimali (1087-1089).

Di essi si può dare uno sguardo sintetico.

1) RITI PREPARATORI.
Oltre a Pasqua, il battesimo incomincia a essere amministrato anche a Pentecoste, a
Natale e in alcune feste dei Santi. Questo aspetto è già presente nel Gelasiano, come si è
potuto vedere, perché nella seconda tappa parla in modo esplicito della celebrazione del
Battesimo nel periodo di Pentecoste. A tale riguardo può essere interessante vedere la
rubrica 1064: Inde descendendum ad fontes cum litania. Come è già stato accennato,
sembra che tutto questo rito si svolga dopo le letture ed, inoltre, si parla non di Pasqua ma
di Pentecoste. I riti preparatori sono così articolati:
1. 1065-1067: l’entrata nel catecumenato. Tutto è stato preso dal Gelasiano; essi
sono così disposti:
 n° 1065: «Oratio ad caticuminum faciendum. Omnipotens
sempiterne deus pater domini nostri Iesu Christi, respice dignare
super hunc famulum tuum…»;
 n° 1066: «Alia. Preces nostras quaesumus domine clementer
exaudi et hunc electum tuum crucis dominicae cuius inpraessione
eum signamus virtute custodi, ut…»;
 n° 1067: «Alia. Deus qui humani generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator, propitiare populis adoptius, et novo testamento
sobolem novae prolis adscribe, ut filii promissionis quod…»;
2. 1068-1070: l’imposizione del sale. Ha origine dal Gelasiano; essi così si
dispongono:
 n° 1068: «Benedictio salis dandum caticuminum. Exorcizo te
creatura salis in nomine dei patris omnipotentis, et in caritate
domini nostri Iesu Christi, et in virtute spiritus sancti. Exorcizo te
per deum vivum, et per deum verum, qui te ad tutelam humani
generis procreavit…»;
 n° 1069: «Hac oratione expleta accipiat sacerdos de eodem sale
et ponat in ore infantis dicendo illi: Accipe sal sapientiae
propitiatus in vitam aeternam»;
 n° 1070: «Oratio post datum sal. Deus patrum nostrorum, deus
univer-sae conditor veritatis, te supplices exoramus, ut hunc
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

famulum tuum respicere digneris propitius, et hoc primum pabulum


salis gustantem, non diutius esurire permittas…»;
3. 1071-1079: gli esorcismi dei quali c’è qualche aggiunta del Gelasiano, tranne il
1074 che, invece, ha attinto dal Gelonensis 2233; essi così si
dispongono:
 n° 1071: «Iterum fac crucem in fronte eius et dic hanc
orationem: Deus abraham, deus isaac, deus iacob, deus qui moysi
famulo tuo in monte synai apparuisti, et filios israhel de terra
aegypti eduxisti, deputans eis angelum pietatis tuae, qui
custodiret…ut similiter custodiat et hunc famulum tuum, et
perducat eum ad gratiam baptismi tui».
 n° 1072: «Ergo maledicte diabole recognosce sententiam tuam,
et da honore deo vivo et vero, da honorem Iesu Christo filio eius et
spiritui sancto, et recede ab hoc famulo dei…Et hoc signum
sanctae crucis quod nos fronti eius damus, tu maledicte diabole,
numquam audeas violare».
 n° 1073: «Item super faeminas. Deus caeli, deus terrae, deus
angelorum, deus archangelorum…deus cui omnis lingua
confitetur…te invoco domine super hanc famulam tuam ut
perducere eam digneris ad gratiam baptismi tui. Ergo maledicte.
Ut supra» (v. n° 1072. Si tratta dell’esorcismo per le donne).
 n° 1074: «Super masculum. Deus immortale praesidium omnium
postulantium, liberatio supplicum, pax rogantium…te invoco super
hunc famulum tuum, qui baptismi tui donum potens, aeternam
consequi gratiam spiritali generatione desiderat. Accipe eum
domine, et quia dignatus es dicere: petite et accipietis, quaerite et
invenietis, pulsate et aperietur vobis…promissa tui muneris regna
percipiat» (è un esorcismo compiuto sugli uomini).
 n° 1075: «Audi maledicte satana adiuratus per nomen aeterni
dei, et salvatoris nostri filii eius, cum tua victus invidia…» (si tratta
come al n° 1072 di un invettiva o minaccia contro Satana);
 n° 1076: «Item super faeminas. Deus Abraham, deus isaac, deus
iacob, qui tribus israhel…te supplex deprecor domine, ut liberes et
hanc famulam tuam, et perducere eam digneris ad gratiam
baptismi tui. Ergo maledicte. Ut supra» (si tratta del 2° esorcismo
sulle donne, seguito da una nuova minaccia contro Satana, come al
n° 1075);
 n° 1077: «Item super masculos. Exorcizo te immunde spiritus in
nomine patris et filii et spiritu sancti, ut exeas et recedas ab hoc
famulo dei. Ipse enim tibi imperat maledicte damnate, qui pedibus
super mare ambulavit, et petro mergenti dexteram porrexit. Ergo
maledicte. Ut supra» (si tratta del 2° esorcismo sugli uomini,
seguito da una nuova minaccia contro Satana, come al n° 1075);
 n° 1078: «Item super faeminas. Exorcizo te immunde spiritu, per
patrem et filium et spiritum sanctum, ut exeas et recedas ab hac
famula dei. Ipse enim tibi imperat maledicte…Ut supra» (si tratta
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del 3° esorcismo sulle donne, a cui segue una nuova minaccia o


maledizione a Satana, come al n° 1075);
 n° 1079: «Item oratio super masculos vel feminas. Aeternam ac
iustissimam pietatem tuam deprecor domine sancte pater
omnipotens aeterne deus luminis et veritatis, super hunc famulum
tuum, ut digneris eum inluminare lumine intelligentiae tuae…».
4. 1080-1082: i riti del Sabato Santo. Essi sono così disposti:
 n° 1080: «In sabbato sancto oratio ad catecizandum infantem.
Nec te latet satanas inminere tibi poenas, inminere tibi tormenta,
inminere tibi diem iudicii, diem supplicii sempiterni, diem qui
venturus est velut…Proinde damnate, da honorem deo vivo et vero,
da honorem iesu christo filio eius et spiritui sancto…ut exeas et
recedas ab hoc famulo dei, quem hodie deus et dominus noster
iesus christus ad suam sanctam gratiam et benedictionem
fontemque baptismatis dono vocare dignatus est, ut fiat eius
templum per aquam regenerationis in remissionem omnium
peccatorum…» (si tratta di una nuova maledizione o minaccia a
Satana che presenta una formula analoga alle precedenti);
 n° 1081: «Inde vero tangat ei nares et aures de sputo et dicat ad
aurem: Effeta quod est adaperire in odorem suavitatis. Tu autem
effugare diabolo appropinquabit enim iudicium dei» (si tratta del
rito dell’effeta, simile a quello già visto nel Gelasiano);
 n° 1082: «Postea vero tangat ei pectus et inter scapulas de oleo
exorcizato, crucem faciendo cum pollice, et vocato nomine eius
dicat: Abrenuntias satanae…Et omnibus operibus eius…Et
omnibus pompis eius» (si tratta della rinunzia a Satana secondo la
tipica e triplice formula. Vi è anche l’unzione prebattesimale).

2) IL BATTESIMO.
Anche per quanto riguarda il rito specifico al Battesimo, si può notare un certo
procedimento, nel seguente modo:
1. al n° 1083 si trova la benedizione del fonte: procedat sacerdos ad fontes
benedicendos, et dicat benedictionem fontis, sicut superius in gregoriano
continetur;
2. al n° 1084 si trova la triplice domanda sulla fede del simbolo che è un resto
della redditio symboli: Benedicto fonte et eo tenente infantem a quo
suscipiendus est, interroget sacerdos ita:…;
3. al n° 1085 segue la formula: ego te baptizo in nomine patris… che troviamo
anche nel Gellonensis con la triplice immersione. Nel Gregoriano la formula
era: ille, baptizo te in nomine patris… Nel Supplemento, invece, è: ego te
baptizo in nomine patris… Et filii… Et spiritu sancti…, e così rimarra fino ai
nostri giorni.
4. al n° 1086 si svolge un’unzione post-battesimale: «Deus omnipotens pater
domini nostri iesu christi, qui te regeneravit ex aqua et spiritu sancto, quique
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dedit tibi remissionem omnium peccatorum, ipse te linit chrismate salutis in


christo iesu domino nostro in vitam aeternam. Amen» (cfr. GeV 450).

3) I RITI POST-BATTESIMALI.
Essi concludono il rito del Battesimo, secondo quanto segue:
1. al n° 1087 si svolge il rito della vestizione, secondo queste parole: Et vestitur
infans vestimentis suis. (Non si tratta di una veste bianca: ognuno si veste con i
propri vestiti, per cui il rito appare più sobrio e semplice nello svolgimento);
2. al n° 1088 è il momento in cui il vescovo conferma con l’olio del crisma.
Rientra nelle unzioni post-battesimali, prima della comunione: «Si vero
episcopus adest statim confirmari eum oportet chrismate, et postea
communicare. Questo avviene se il Vescovo è presente.
3. Al n° 1089 è descritto il momento della comunione: se il vescovo non è
presente si omette la confermazione e il sacerdote dà la comunione con la
formula che è stata mantenuta fino al Vaticano II. Il n° 1089 così recita: Et si
episcopus deest communicetur a presbitero dicente ita. Corpus domini nostri
iesu christi custodiat te in vitam aeternam. Amen».

Concludendo questa parte delle Dispense, si può notare una linea tra il Gelasiano,
l’Adriano ed il Supplemento del Gregoriano. Ad essi bisogna aggiungere anche il
Sacramentario Gelasiano dell’ VIII: il Gellonensis.

5. IL SACRAMENTARIO GELASIANO DELL’ VIII SECOLO


Il GELLONENSE

In merito al Sacramentario di Gellone (Gel), anche se non si affronterà tutto


l’argomento, perché è molto lungo, qualcosa di esso si può dire: questo importante
documento liturgico comporta due rituali battesimali. Il primo Ordo, si presenta come un
compromesso tra il Gelasiano e l’Ordo XI. Il suo testo è abbastanza confuso ed
incompleto. Le messe per gli scrutini vengono dopo i formulari delle messe della terza,
quarta e quinta domenica. Qui, nel Gellone, il copista ha tralasciato la prima messa ed ha
copiato direttamente l’Ordo del primo scrutinio. Dopo aver trascritto l’Ordo del primo
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scrutinio, egli continua a copiare le messe della Quaresima fino al sabato della quinta
settimana; poi copia l’Ordo completo degli scrutini. Ma scopre che deve ricominciare un
lavoro già fatto; così si accontenta di vaghi rinvii.
Un’altra particolarità la si coglie con il confronto con il GeV e l’Ordo XI: nel
Gelasiano e nell’Ordo XI il sacerdote recita semplicemente il Simbolo degli apostoli al
momento della «Redditio Symboli». Vi troviamo qui le domande che precedono il
battesimo. Il sacerdote interroga sulla fede nelle tre Persone divine, ecc., imponendo la
mano sulla testa dei catecumeni.
Per il battesimo, il sacerdote interroga una seconda volta sulla fede nelle Persone
divine, poi battezza con la formula: «Baptizo te in nomine Patris, (et mergit simul) et Filii,
(et mergit iterum) et Spiritus Sancti (et mergit tertio)».
La confermazione è data subito per mezzo dell’imposizione della mano del vescovo con la
formula gelasiana; la «signatio» con il sacro crisma è fatta anch’essa con la formula
gelasiana. Si riscontrano già delle negligenze quando il bambino è stato battezzato, per
esempio, d’urgenza, e non è stato confermato; una rubrica ricorda l’importanza della
confermazione; «Hoc autem precaventes ut hoc non neglegantur quia tunc omnem
baptismum legitimum christianitatis nomine confirmatur» (v. n° 712). Il secondo Ordo di
Gellone è stato spesso ripreso in seguito da un gran numero di Ordines locali e le sue
rubriche sono quelle dell’Ordo XI.

Dunque, come è gia stato detto, in questo sacramentario abbiamo tre rituali
battesimali, secondo questa disposizione sintetica:
PRIMO ORDO: è un tipo di compromesso tra il GeV e l’OR XI; in tale ambito il testo
appare non molto chiaro ed incompleto. Esso comprende:
 La Sezione 73 (395-410) che parla del primo scrutinio con l’iscrizione del nome,
l’imposizione del sale e gli esorcismi. Il formulario viene
dopo la terza domenica di Quaresima.
 La Sezione 96 (525-532) parla di un altro scrutinio, che si svolge il lunedì della
terza settimana.
 La Sezione 97 (533-564) presenta i vari riti che nel Gelasiano fanno parte del 3°
scrutinio: ordo in aurium apertionem, expositio Evange-
liorum, Praefatio Symboli, Praefatio Orationis Dominicae.
 La Sezione 108 (667-674): la redditio symboli del Sabato Santo con il rito
dell’effeta e la rinuncia a Satana.
 La Sezione 111 (702-714) parla dell’ORDO BAPTISMI (il battesimo nel suo rito).

Di ciò che è stato sopra accennato, interessa la rubrica 707 dove vediamo che:
 ci sono molti ministri che scendono nel fonte;
 il battesimo è realizzato con una triplice immersione;
 la formula è Baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti in tre parti
corrispondendo a una triplice immersione.
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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

Andrieu spiega23 che qui si può vedere un influsso visigotico, giacché si tratta di tutta
una controversia della quale parla anche San Gregorio Magno in una lettera a San Leandro
di Siviglia.

L’antica prassi romana era: - la Triplice domanda;


- la Triplice immersione.

L’antica prassi ispanica dopo il VI secolo era: - La formula trinitaria;


- una sola immersione.

Una sola immersione per sottolineare l’unità della Trinità e forse per rispondere
all’eresia ariana. Certi ambienti spagnoli, che ritenevano la triplice immersione, ripetevano
tre volte la formula ego te baptizo.

Il testo del sacramentario di Gellone risponde a questa controversia come si vede nella
rubrica 707: sub trina immersione (la prassi romana), tantum…semel (soltanto una volta)
sanctam trinitatem invocantes, ita dicendo. La stessa formula riguarda la stessa rubrica nel
secondo Ordo n° 2321.

Inoltre, si può notare che:


al n° 709, avviene la vestizione, secondo queste parole: Et dat stolam et chrismale et
decem silicas et vestiuntur;
al n° 719, viene descritta la confermazione che è data subito per mezzo dell’impo-
sizione della mano da parte del vescovo con la preghiera del GeV 451:
Deus omnipotens, pater domini e con la formula gelasiana; la signatio con il
santo crisma è fatta anch’essa con la formula gelasiana (GeV 712).

Una rubrica ricorda l’importanza della confermazione con queste parole:

hoc autem precaventes ut hoc non neglegantur quia tunc omnem baptismum legitimum
christianitatis nomine confirmatur (GeV, Sez. 344, nn° 2215-2343).

Seguono, poi, altri riti postbatesimali, come abbiamo visto già nel GeV e nell’OR XI.

SECONDO ORDO: ORDO BAPTISTERII.


Riguarda la Sezione 344 (2215-2328): questo ordo si trova anche nel libro di
Martène ed è stato molto adoperato.

Qui abbiamo un rito completo e in questo ordine:


 le orazioni sono scritte per intero;
 anche le letture sono scritte interamente;
 le rubriche sono prese dall’OR XI. Si ricorda che per gli Ordines Romani ci sono due
gruppi principali: gruppo “A”, che sono gli Ordines Romani veri e propri; gruppo “B”,

M. ANDRIEU, Ordo XV: Introductio, in Les Ordines Romani du Haut Moyen: Age III Les Textes (Suite).
23

Ordines XIV-XXXIV, Louvain 1974, 87-90.


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Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.

che sono gli Ordines Romani con aggiunte gallicane. Secondo Deshusses le rubriche
qui rispecchiano OR XI-B.
 Questo insieme di rubriche e azioni è da studiare facendo un confronto con OR XV.
 al n° 2328 si trovano queste parole: hoc autem superscripto ordine baptismum sanctae
Paschae celebratur.
 Questo secondo Ordo di Gellone è stato spesso ripreso da un gran numero di Ordines
locali e le sue rubriche sono quelle dell’Ordo Romanus XI.

TERZO ORDO: AD INFIRMUM

Questo Ordo ha due parti:


1. 2344-2365, che si poteva omettere se non c’era tempo;
2. 2366-2386, è il rituale vero e proprio.

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