Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
76
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
QUARTO TEMA
Tra la Traditio Apostolica del secolo III e il Sacramentario Gelasiano troviamo una
lacuna abbastanza grande riguardo allo sviluppo del rito dell’iniziazione cristiana. In
questo tempo invece conosciamo tante catechesi, che ci manifestano l’importanza e la
realtà dell’iniziazione cristiana nella vita della Chiesa.
L’autore.
Si tratta probabilmente dell’arcidiacono di Roma che, poi, diventò Papa Giovanni I
(523-526). Nella lettera leggiamo che un certo Senario, funzionario di Ravenna, che i
contemporanei riveriscono come vir illustris era un dignitario della corte di Teodorico che
interpella il diacono Giovanni affinché questi spieghi alcune cose riguardo al battesimo. In
quell’epoca Ravenna era città imperiale, per cui sembra un’ipotesi logica che un ufficiale
imperiale si sia rivolto a Roma per una riposta ad una domanda liturgica.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 77
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Preso da dubbi sul significato di alcune osservanze liturgiche, Senario mandò una
lettera a Giovanni, andata smarrita; fortunatamente la risposta è stata conservata.
Inoltre, quando Giovanni I fu eletto papa, si dice che era diacono da lungo tempo, e
ormai anziano e infermo1. Il primo paragrafo della lettera parla di questa debolezza fisica
dell’autore.
Genere letterario.
Non si tratta di un trattato sistematico sul battesimo, ma di una risposta ad una serie
di domande specifiche. La risposta va al di là delle questioni proposte.
Il secondo paragrafo latino corrisponde al numero 446 del testo italiano. Qui
l’autore riformula alcune delle domande di Senario (Requiro vobis…p. 171, paragrafo II,
riga 1 e ss.) . Potrebbero esse 7:
4. Forse si tratta di una regola nuova che ha le sue origini nel Nuovo Testamento?
Il terzo paragrafo del latino (v. Disp. cit. alle pp. Num. 171-172) corrisponde alla
seconda parte del 446 italiano e comincia con le parole: Ad haec ita rispondeo. (A questo
riguardo ti rispondo).
Sale benedetto: «accipit etiam cathecuminus benedictum sal in quo signatur» (v.
Disp. Cit. p. num. 172, linea 22). Il sale è simbolo di due cose: a) la preservazione
dell’anima, col sale della sapienza e della predicazione, dai pericoli del mondo; b)
la soavità del sale divino placa ogni umore corrotto. Dunque, è attestato che sul sale
veniva recitata una preghiera di benedizione e che con il medesimo il catecumeno
veniva segnato; il diacono dava il senso del rito: egli partiva dall’idea della
conservazione e la riversava sulle qualità e sui doveri morali del catecumeno.
Giovanni ha il merito di abbozzare l’andamento del rito, secondo quanto segue:
linee 26-28). Il testo non dice, come nella traduzione italiana 2, la triplice
benedizione, ma afferma che si ha per tre volte il gesto di esorcismo e la
benedizione. Questo corrisponderebbe ai tre scrutini durante la Quaresima. A.
Chavasse pensa che possiamo vedere qui i tre scrutini, che si trovano nel GeV 291-
298: Item Exorcismi super electos.
Il paragrafo IV corrisponde al 455 della traduzione italiana (v. Disp. cit. p. num. 173).
Traditio symboli all’eletto. Dopo aver progredito per un certo tempo, gli è consentito di
ricevere le parole del Simbolo, che ci è stato trasmesso dalla Tradizione degli Apostoli:
ut qui paulo ante solum catechuminus dicebatur nunc etiam vocetur competens vel
electus (v. Disp. cit. p. num. 173, linee 3-4). Colui che poco prima era chiamato
catecumeno, ora lo si chiama competente o eletto. Secondo Saxer, troviamo qui
un’indicazione che il catecumenato non è più un processo lungo e esteso, ma è stato
ritualizzato. La lettre suggère qu’il ne s’agit de guère autre chose que d’appellations:
dicebatur, vocetur (p. 592). La Traditio Symboli aveva luogo qualche settimana appena
dopo l’iscrizione e l’ammissione al catecumenato. Le parole quodam profectu atque
provectu lasciano supporre un tempo breve. Così il tempo del catecumenato, ormai
riservato ai fanciulli, aveva la durata di una sola quaresima.
La Traditio Symboli avrebbe luogo dopo il terzo scrutinio che di solito si faceva la
quinta domenica di Quaresima. A tale riguardo non c’è nessun indizio della Traditio
Evangeliorum e neppure della Traditio orationis dominicae. Il testo della Disp. cit., alla
p. num. 173, linee 4-6, così recita: «Conceptus enim est in utero matris aecclesiae, et
vivere iam incepit, etiam si nondum sacri partus tempus explevit». Concepito nel seno
materno della Chiesa adesso comincia a vivere anche se il tempo della sua nascita non
è ancora compiuto.
I riti della mattina del Sabato Santo (gli scrutini): allora hanno luogo quelli che la
consuetudine della Chiesa chiama scrutini. La spiegazione è molto bella: «Tunc fiunt
illa quae ab aecclesiastica consuetudine scrutinia dictitantur. Perscrutamur enim
eorum corda per fidem utrum menti suae post renuntiationem diaboli…» (v. Disp. cit.
IV, p. num. 173, linee 6-7). In altre parole, si scrutano i cuori con la fede per rendersi
conto se i candidati, dopo la loro rinuncia al demonio, hanno fissato nello spirito le
parole divine, se riconoscono la grazia futura del Redentore e confessano la loro fede in
Dio, Padre Onnipotente. I riti descritti, secondo Saxer, sono la redditio symboli, e il rito
dell’effethà (v. riga 13), cioè il tocco delle orecchie e del naso. Con il testo di Rm 10,17
(tanguntur sanctificationis oleo aures eorum, tanguntur et nares (v. Disp. cit., IV, p.
num. 173, linee 12-13). Con queste parole fa la spiegazione del rito del Effetha: per
avvertire di rimanere nel servizio di Dio e nell’obbedienza…finché respirano il soffio
di questa vita, per sentire il profumo spirituale (Cant 1,2-3), e come protezione perché
il senso dell’odorato sia preservato dai piaceri di questo mondo. Padre Nocent pensa
che Giovanni sbaglia quando considera gli scrutini come una sorta d’esame del
catecumenato o sulla fede, mentre la tradizione mostra che si tratta di esorcismi veri e
propri (Anamnesi 3/1, p. 42). Dopo questo, alla fine, si svolge il rito del camminare a
piè nudi, cioè la Excalceatio (v. Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 4-5: Hi etiam nudis
2
G. Leopardi: E cosa osservata che le antiche opere classiche, non solo perdono moltissimo. tradotte che
siano. ma non valgon nulla, non paiono avere sostanza alcuna... E perciò appunto necessario che le opere
classiche antiche tradotte perdano tutto o quasi tutto il loro pregio cioè quello dello stile, perché i moderni
non hanno di gran lunga l’arte dello stile che gli antichi ebbero né possono nelle loro traduzioni conservare
ed esse opere il detto pregio ( Zibaldone 3475-3476).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 80
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Il rito del battesimo (Disp. cit. VI, p. num. 174, linee 10-11; in italiano il n. 513: In
quo sacramento baptizatus trina demersione perficitur; et recte). Quando l’eletto ha
progredito nella fede arriva il momento del battesimo. Vediamo, così, i riti, cioè la
triplice immersione con una spiegazione spirituale: il neofita è battezzato nel nome
della Trinità. La triplice immersione è da una parte simbolo della Trinità e anche
imitazione di Cristo che è risorto dai morti il terzo giorno. La triplice immersione ha un
significato cristologico di imitazione della risurrezione di Cristo; il battesimo
conferisce ai cristiani una caparra della risurrezione del corpo. Qui è molto evidente la
teologia di Mt 28..
Dopo il lavacro, il neofita assumeva l’abito nuovo (Disp. cit. VI, p. num. 174, riga 15:
Sumpits dehinc albis vestibus caput eius sacri chrismatis unctione perenguitur, ut
intellegat baptizatus regnum in se ac sacerdotale conuenisse myterium). Rivestito in
seguito di vesti bianche il battezzato riceve l’unzione del santo crisma sul capo perché
comprenda che in lui si intrecciano la dignità regale ed il mistero sacerdotale. Si parla,
dunque, delle vesti bianche e dell’unzione col sacro crisma, che indica la dignità regale
e sacerdotale del cristiano3.
Il rito particolare. per esprimere più pienamente l’immagine del sacerdozio, si orna
con un nastro la fronte del neofita, un gesto che non troviamo altrove: si tratta del
linteum o velamen misticum (v. Disp. cit. VI, linee 24-25: Resplenduit facies eius vel ut
sol, vestimenta vero eius facta sunt candida sicut nix). Siamo dinanzi al linteum, che,
insieme all’abito battesimale (veste bianca) e all’unzione post-battesimale, costituisce il
segno della novità del Battesimo ricevuto, quindi, del cristiano. Il rito del legare una
benda intorno alla fronte del neofita è un rito conosciuto nella prassi del battesimo
proselitico e che anche Agostino conosceva un certo velamen battesimale. In seguito si
può notare un’altra significativa affermazione: Rivestono dunque vesti bianche, perché
la loro tenuta manifesti ciò di cui sono stati rivestiti nella seconda generazione
gloriosa.., e così ornati della veste nuziale possano accedere alla tavola dello sposo
celeste come uomini nuovi” (Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 27-31: Utuntur igitur
albis vestibus ut quorum primae nativitatis…habitus secundae generationis gloriae
proferat indumentum, ut ad mensam sponsi caelestis nuptiali veste circumdatus homo
novus occurat). L’abito battesimale, il linteum legato intorno alla fronte del neofita e
l’unzione post battesimale, diventano segno e simbolo del ministero nuovo.
Spiegazione delle vesti bianche (v. Disp. cit., VI, p. num. 174, linee 15-30).
Abbiamo quattro spiegazioni delle vesti bianche:
3
A tale riguardo è stata pubblicata da poco una bellissima tesi dottorale di uno degli ex studenti del
Sant’Anselmo. Essa porta il seguente titolo: Induere Christum. Rito, linguaggio simbolico-teologico della
vestizione battesimale. E’ una tesi completa, ricca di fonti patristiche che compie un cammino
dell’evoluzione dei riti, da quelli pagani sino all’OICA attuale.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 81
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
4. La novitas della vita cristiana si disegna adesso attraverso diversi elementi rituali,
di cui la veste battesimale è soltanto uno. Lo spogliarsi dell’abito proprio e il
camminare a piedi nudi preparano la vestizione battesimale. La spoliazione trova il
suo compimento e la sua spiegazione ulteriore nella vestizione post battesimale. In
tal senso la spoliazione stessa è una delucidazione anticipatrice della vestizione
battesimale. Questo significato è molto presente nella Tradizione dei Padri: è il
simbolo dello spogliarsi totalmente per rivestirsi di Cristo.
I paragrafi seguenti (VII-XIV) non parlano direttamente del battesimo (il testo non
è stato tradotto in italiano), ma – in compenso mettono in luce alcune questioni
importanti. Esse esplicitano i seguenti temi:
Perché la chiesa cattolica non ribattezza gli eretici che si pentono e ritornano ad
essa? (v. Disp. cit., IX, p. num. 176, linee 1-2: «Illud etiam vultis…non baptizet
hereticos)».
Perché nella città di Roma, il sabato santo si consacrano sette altari? (v. Disp.
cit., XI, p. num. 177).
Perché il sabato di Pasqua si mette nel santo calice latte e miele per essere
offerti con i sacrifici? (v. Disp. cit., XII, p. num. 177, linee 1-2: «Quod autem
quaesistis cur in sacratissimum calicem lac mittatur et mel, et paschae sabbato
cum sacrificiis offeratur)». Qui si trova in modo esplicito il riferimento alla
pratica della Pasqua.
Perché l’alleluia è cantato fino a Pentecoste? (v. Disp. cit., XIII, p. num. 178).
Nel caso che qualcuno che é stato battezzato, ma non cresimato, muore: questo
gli impedisce di essere salvato? Il testo è incompleto e non abbiamo tutta la
risposta di Giovanni a questa domanda, lui indica che la cresima fatta dal
vescovo è un’aggiunta, un aiuto, non qualcosa sostanzialmente diversa dal
battesimo. (v. Disp. cit., XIV, p. num. 178-179). C’è, dunque, un probabile
riferimento alla cresima.
Conclusione
Nella Lettera di Giovanni Diacono a Senario, si trovano tutti gli elementi
dell’iniziazione cristiana che disegnano la struttura dell’azione rituale del battesimo,
secondo quanto segue:
b) Il catecumenato.
Consta di tre scrutini, di un rito in cui c’è un’imposizione della mano e di un
esorcismo. Esorcismi (scrutini nel senso tradizionale) (v. Disp. cit., III, linee 26-28).
Alla fine di questo periodo, il catecumeno diventa electus, competens. La Traditio
Symboli corrisponde a questo momento rituale: Traditio symboli (v. Disp. cit., IV, linee 1-
4).
- Redditio Symboli. Sono gli scrutini nel senso particolare dato alla parola (v. Disp.
cit., IV, linee 6-13);
- Unzione degli orecchi, le narici (v. Disp. cit., IV, linee12-16 e V, linee 1-12);
- Unzione pre-battesimale del petto (v. Disp. cit., VI, linee 1-4);
- excalceatio (v. Disp. cit., VI, linee 4-6).
erano praticati a Roma, all’inizio del secolo VI. Il sacramento del Battesimo, nella teologia
di Giovanni Diacono, è una consacrazione nuova, più perfetta rispetto a quella
veterotestamentaria. Questa novità si manifesterà attraverso i riti che lui sviluppa attraverso
alcuni simboli, come la veste bianca ed il linteum: essi significano il nuovo ministero, la
Chiesa che risorge, il nuovo sacerdozio dei battezzati. Il sacerdozio antico testamentario è
sostituito dal nuovo sacerdozio nella novità del Battesimo e viene simboleggiato dalla
veste che il neo battezzato indossa.
Così si trova nella Traditio Apostolica, l’organizzazione del rituale. Nella Lettera a
Senario è centrale la spiegazione dei riti e della loro relativa simbologia, mentre nel GeV è
molto più presente l’eucologia, accompagnata da un certo sviluppo teologico.
IL SACRAMENTARIO GELASIANO
SCHEMA DEL SACRAMENTARIO GELASIANO
L’iscrizione
Denuntiatio XXIX – A (283)
Inscriptio XXIX – B (284)
Orationes super electos ad caticumenum
faciendum
Inscriptio - Insufflazione XXX (287)
Signatio XXX (286)
Esorcismo e benedizione del sale XXXI (288)
Altra orazione XXX (285)
Imposizione del sale XXXI (289)
Benedizione conclusiva XXXII (290)
Gli esorcismi – scrutini
III Domenica di Quaresima XXVI (193-199)
Esorcismo 1 XXXIII (291-298)
IV Domenica di Quaresima
Esorcismo 2 XXVII (225-228)
V Domenica di Quaresima
Esorcismo 3 XXVIII (254-257)
Le “traditiones”
Expositio Evangeliorum XXXIV (299-309)
Praefatio Symboli XXXV (310-318)
Praefatio Orationis Dominicae XXXVI (319-328)
SABATO SANTO
Esorcismo XLII (419)
Effeta XLII(420)
Unzione pre-battesimale XLII (421)
Rinuncia a Satana XLII (421)
Redditio Symboli XLII (422)
VEGLIA PASQUALE 425
Benedizione del cero 426-428
Benedizione dell’incenso 429
10 Letture 431-442
Benedizione del fonte XLIV (444-448)
Battesimo: Triplice domanda
Triplice immersione XLIV (449)
Unzione post-battesimale fatta
dal presbitero XLIV (449-450)
Confermazione conferita dal
vescovo XLIV (450-452)
Gloria in excelsis Deo XLIV (452)
(denuntiatio) appartiene alla seconda metà del secolo VI, insieme alle “traditiones”, mentre
le Orationes super electos, gli esorcismi, il Sabato Santo e la Veglia Pasquale, risalgono già
alla prima metà del secolo VI. I formulari non rispecchiano la prassi liturgica di una sola
epoca: essi risalgono ad epoche differenti, ma appartengono prevalentemente alla
tradizione romana. Noi seguiamo l’opinione ormai comune che il rituale battesimale
tramandato dal Gelasiano è anteriore all’Ordo Romanus XI e sarebbe stato composto non
prima della metà del secolo VI ad usum dei titoli romani in cui la cura pastorale della gente
dell’Urbe fu affidata ai sacerdoti.
In merito alla liturgia battesimale, si può vedere un progresso storico dalla lettera di
Giovanni Diacono a Senario (circa nel 500) al Sacramentario Gelasiano (nel 600) sino a
raggiungere il suo compimento nell’Ordo Romanus XI. Si tratta dell’opinione di A.
Chavasse che non rispecchia, però, il pensiero di altri studiosi secondo i quali si potrebbe
ipotizzare una coetaneità tra il GeV e l’Ordo Romanus XI.
Ora, di questo importante Sacramentario è bene rilevare alcuni dati importanti:
a) Datazione. Nocent, riprendendo il pensiero di Chavasse afferma: «Il rituale del
Gelasiano è dunque antico senza essere anteriore alla seconda metà del VI secolo,
anche se contiene dei riti e dei formulari più antichi e la sua ultima redazione non
potrebbe essere fissata al di sotto del VII secolo» La composizione si può datare tra
il 628 ed il 715, ma il contenuto è molto più antico. Chavasse distingue due livelli:
il primo risalirebbe alla prima metà del secolo VI; il secondo alla seconda metà del
VI. Nocent utilizza le rubriche per individuare la data: alcune rubriche usano la
seconda persona, altre la terza, e dove le rubriche usano la seconda persona
riscontriamo uno stadio più antico.
b) Composizione. il Gelasiano è un libro misto di elementi gallicani e romani. Nei
formulari che noi dobbiamo studiare si tratta di elementi romani. E un libro per la
liturgia delle chiese titolari o presbiterali.
c) Soggetti. I soggetti sono sempre i bambini. Troviamo spesso la parola infantes.
Mentre all’epoca di Giovanni Diacono il rito era ancora organizzato per gli adulti, e
lo stesso Giovanni aggiunge che gli stessi riti sono celebrati anche per i bambini (n°
7), già nell’epoca del GeV, pochi decenni dopo, il battesimo degli adulti è divenuto
così raro, che il rito ufficiale era organizzato esclusivamente per i bambini.
d) Sezioni. Le diverse sezioni del Gelasiano che presentano dei formulari
dell’iniziazione cristiana sono:
1. Le sezioni da XXVI a XXXVI
2. Le sezioni da XLII a XLIV
3. Le sezioni da LXVI a LXXVI.
Di questi, sopra menzionati, non tutti i formulari sono della stessa epoca e tutti si
trovano in una grande disorganizzazione per cui diventa necessaria una ricomposizione
dei medesimi.
IL CATECUMENATO
Qui invece le due cose sono state unite in un’unica azione rituale. Basta citare il
titolo della sezione XXX: Orationes super electos ad caticumenum faciendum (v. Disp. cit.
sez. XXX, p. num. 42, num. 285, riga 30).
Nell’antichità prima si diveniva catecumeno e dopo un lungo periodo egli veniva
eletto; invece, nel caso del GeV, l’eletto stesso diventa catecumeno ed il periodo di
preparazione sparisce.
Prima di guardare le sezioni XXIX e successive, bisogna far presente che le sezioni
XXVI a XXVIII, contengono i formulari per la Terza, la Quarta e la Quinta domenica di
Quaresima.
Sono formulari composti per gli scrutini che vengono celebrati la domenica. Seguono i
formulari d’ammissione al catecumenato, l’iscrizione del nome, e gli esorcismi.
I formulari delle messe della Terza, Quarta e Quinta domenica di Quaresima, si
trovano nelle sezioni da XXVI a XXVIII, che sono le più antiche.
Molto importante è fermarsi sull’eucologia delle tre domeniche. Il Memento della 195
è fatto per i padrini. Essa riporta la nota espressione: «Memento, domine, famulorum
famularumque tuarum, qui electos tuos suscepturi sunt ad sanctam gratiam baptismi tui, et
omnium circumadstantium». Sono da notare le rubriche espresse nella seconda persona,
dove i nomi vengono menzionati. In questo modo manifestano la loro antichità, come
attesta A. Chavasse. Nella 196 si trova la seguente espressione: «quos ad aeternam vitam
et beatum gratiae tuae dinumerare elegere atque vocare dignatus est». Il Battesimo è
realmente visto e sentito come ingresso nella vita spirituale, cioè nella Vita Eterna. Nel n°
199 si trova una preghiera molto bella: «Suppliciter, domine, sacra familia munus tuae
miserationes expectat; concede, quaesumus, ut quod te iubente desiderat, te largiente
percipiat».
La Inscriptio (l’iscrizione).
L’iscrizione del nome si fa al momento dell’ammissione al catecumenato, come attesta
anche la Lettera di Giovanni. Al n° 284, alle linee 25 e 26 si trova la seguente espressione:
Scribuntur nomina infantium. Si vede che il soggetto del battesimo sono i bambini. Ed
aggiunge: et dat orationem praesbiter super eos. Dovrebbe, poi seguire l’orazione per
l’entrata al catecumenato, ai numeri 285-287. E’ un formulario non ben organizzato.
Guardando al n° 287 si ha l’espressione: «Deus qui humani generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator: propiciare popoli adoptiuis…». E’ una preghiera alla quale dovrebbe
seguire l’insufflazione. Al n° 286 si trova l’imposizione del segno di croce con la
preghiera: Praeces nostras, quaesumus, domine, clementer exaudi et hos electos tuos
crucis dominicae…Al n° 288 abbiamo, invece, la formula della preghiera: Exorcizo te,
creatura salis… Segue, quindi la solenne liturgia del sale: si tratta dell’esorcismo del sale
che richiama nuovamente al n° 285, dove si trova all’inizio la preghiera di benedizione del
sale: Omnipotens sempiterne Deus. Al n° 289, invece, si trova la formula dell’imposizione
del sale: Accipe ille sal sapiencie propiciatur in vitam aeternam. In ultima analisi, al n°
290 si trova la benedizione conclusiva con la preghiera: Deus patrum nostrorum, deus
universae conditor veritatis, te supplices exoramus…
Benedizione del sale con la preghiera omnipotens… respicere dignatus es (n° 285).
Imposizione del sale con la formula accipe ille sal (n° 289).
Ci interessa la teologia della preghiera dell’iscrizione del nome: Deus qui humani
generis. Ci ricorda la preghiera Deus conditor et reformator del GeV 27 e innanzitutto Ver
1239. Si tratta di una preghiera del tempo di Natale che inizia così: «Deus qui in humanae
substantiae dignitate et mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti».
La nascita spirituale di nuovi figli costituisce un popolo adottivo.
Siamo figli non per natura, ma per gratia4.
Entrando più specificatamente nella liturgia del sale, nel rituale stesso, il sale ha tanta
importanza, tanto da essere considerato il sacramento del catecumeno e da essere
benedetto; di esso conosciamo due orazioni di benedizione:
al n° 288, si trova l’Esorcismo del sale (sezione XXXI). Il mondo è sotto il potere
del maligno ma per l’efficacia sacramentale questi elementi naturali devono essere
esorcizzati prima di essere benedetti. La formula, “Exorcizo te creatura salis”, manifesta
tutta questa teologia.
Al n° 289, dopo l’esorcismo, il celebrante ponet sal in ore infantium dicendo: «Accipe
sal sapientiae propiciatur in vitam aeternam». Tale formula è presente anche nell’OICA
attuale.
Il termine tutela, preso nel senso comune di difesa e protezione, sarebbe una novità
nella speculazione sul sale, ed inoltre non ha un fondamento pratico. Il Lexicon di
Forcellini aggiunge, ai due effetti noti, anche quello di medicina e di nutrimento, elencando
i frammenti di autori classici. Queste due accezioni sono invece universali, e quadrano
bene con l’invocata medicina permanens in visceribus eorum.
L’esorcismo dice che Dio, oltre a creare il sale ha comandato di consacrare secondo
l’espressione: populo venienti ad credulitatem per servos suos consecrare praecepit (n°
288, linee 23-24). Questo ‘praecepit’ parla di un precetto esplicito, ma in nessun versetto
della Scrittura esiste un qualunque accenno a un simile ordine. La questione sarebbe forse
rimasta insoluta se il Pontificale Romano-Germanico non ci avesse aperto la strada giusta.
Troviamo un rito ad succurendum his qui a daemonibus vexantur. Di ciò se ne parlerà in
seguito.
al n° 285, segue la Benedizione del sale: benedictio salis. Questa preghiera deve
essere attribuita alla benedizione del sale e fa allusione ai rudimenta fidei vocare dignatus
es acquisiti dal catecumenato. Il sale viene considerato come il signum sapientiae tuae
imbuti e come medicina. Infatti, il sale era considerato come il sacramento del
catecumenato, il segno della saggezza divina.
Queste preghiere si fondano sul sale come simbolo della fede (venienti ad
credulitatem), sulla fuga del demonio (ad effugandum inimicum) e sulle virtù attive (spiritu
fervens, spe gaudens, tuo semper nomini serviens).
La formula n° 290, cioè la terza, comincia con un abile gioco di parole: si tratta
dell’assimilazione in “condere”, dei significati “creare” e “condire” alla quale si unirà poi
quella gemella tra sal e salus. Poi c’è quel primum pabulum che potrebbe sembrare una
prova della derivazione del rito dai costumi pagani, perché anche ai neonati pagani si dava
come primo cibo il sale. Ma potrebbe essere una prova insufficiente, perché anzitutto
bisognerebbe dimostrare che quest’orazione è stata composta quando già si battezzavano
gli infanti, e poi perché quel primum pabulum potrebbe anche voler dire cibo spirituale, ma
questa ultima ipotesi non sembra molto sicura. Ancora, primum potrebbe essere un
avverbio, così che primum pabulum avrebbe il significato di chi mangia il sale per la prima
volta ovvero chi comincia col mangiare il sale: nel primo caso si alluderebbe alla
reiterazione del rito, della quale, tuttavia, non ci sono prove nella liturgia romana; nel
secondo caso, occorre tener presente che la datio salis era il primo rito del catecumenato
vero e proprio6.
Il resto della preghiera post datum non contiene più riferimenti al sale, ma al pabulum
e alla speranza del vicino battesimo.
6
E. MARTÈNE, De antiquisEcclesìae ritibus, 2, ed. Antuerpieae 1736. Coll. 37-39.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 91
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Delle tre formule, la più interessante rimane sempre la prima, n° 288 dove leggiamo il
veniens ad credulitatem che richiama all’epoca in cui si battezzavano solo gli adulti,
almeno come necessità di fatto determinata da un ambiente ancora in gran parte pagano. Il
demonio da cacciare sarebbe, dunque, il paganesimo, ed il sale, simbolo della fede
cristiana, ne prende il posto. Il permanens in visceribus eorum era un’invocazione contro
l’apostasia: ciò riporta, sia pure con sfumature diverse al sale di Agostino e della Chiesa
africana.
Non entriamo nei problemi testuali di queste preghiere, ma è bene vedere Nocent a
pagina 48-49 di Anàmnesis 3/1.
Bisogna notare che queste frasi rimangono nei rituali fino al Vaticano II. Nel Rituale
Romanum del 1614, per fare l’acqua benedetta, si faceva prima un esorcismo del sale
molto simile a questo esorcismo, quasi parola per parola.
Una parola occorre spenderla sulla teologia: si tratta dei Rudimenta fidei, cioè il
contenuto della catechesi che enuclea tutta la storia della salvezza. Sant’Agostino nel De
catechizandis rudibus descrive il contenuto della catechesi pre battesimale. Sant’Agostino
diceva che l’esposizione è completa quando la catechesi inizia dal versetto della Scrittura
“In principio Dio creò il cielo e la terra” e si conclude con il tempo presente della Chiesa
(3,5). E’ opportuno, secondo l’Ipponate, proporre una visione d’insieme per sommi capi,
scegliendo i fatti che colpiscono di più, che si ascoltano con maggior piacere e che si
collocano nei punti chiave del racconto. In altre parole, Agostino, afferma che tutta la
Scrittura è stata scritta sin dall’inizio per annunziare la venuta del Signore. In questo modo
egli manifesta la forza della Parola di Dio come spiegazione della Sacra Scrittura.
Dunque, i temi principali che appaiono in questa sede, come fondamento della
catechesi sono:
Il progresso spirituale;
7
Lo scrutinio è diverso dall’esorcismo. Nel giorno di scrutinio si fa l’esorcismo. Nel Gelasiano, le
Domeniche, dalla III alla V, sono organizzate in vista di questi scrutini. La prima Domenica i catecumeni
vengono radunati per l’iscrizione, mentre alla terza per gli esorcismi. Ciò rimanda alle sezioni precedenti
dalla XVI alla XVIII (v. la pagina 90 di questa Dispensa).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 92
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Gli esorcismi si intercalano dopo l’omelia delle domeniche riservate agli scrutini.
Questi esorcismi sono realizzati dagli accoliti che hanno l’incarico di farli imponendo
la mano sul catecumeno, ma la preghiera conclusiva, n° 298, Aeternam ac iustissimam
pietatem viene recitata dal sacerdote. Secondo questa indicazione si può vedere un indice
d’antichità del testo:
n° 291 – quos acolyti inposita manu super eos dici debent;
n° 298 – sequitur oratio quam sacerdos dici debet.
Vediamo tre tipi di esorcismi. Ogni esorcismo comincia con una preghiera, poi viene
un’invettiva (minaccia) rivolta a Satana e finiscono con una preghiera conclusiva riservata
al sacerdote. Guardando al GeV, si nota che il 292 si ripete più volte nei numeri 293, 295,
297 e 298; mentre i numeri 292 e 297 si riferiscono all’esorcismo sulle donne, i numeri
293 e 295 si riferiscono all’esorcismo sui maschi. In questo modo si può vedere anche la
diversità di esorcismi per gli uomini e per le donne. Ad ogni modo, si fa riferimento ai
lezionario del tempo. Tutto questo appare più chiaro nella struttura che segue:
STRUTTURA (291-298).
Essa si ripete più volte, secondo questo schema:
Prima volta:
a. imposizione della mano fatta dall’accolito;
b. orazione sui maschi (291);
c. orazione sulle femmine (293);
d. esorcismo sulle femmine: Ergo, maledicte diabole (292).
Seconda volta:
a. esorcismo dei maschi (294);
b. orazione sulle femmine (295);
c. esorcismo sulle femmine (292).
Terza volta:
a. esorcismo sui maschi in due momenti (296/292);
b. esorcismo sulle femmine in due momenti (297/292).
L’orazione conclusiva viene fatta dal sacerdote (298). Questa preghiera chiede per i
catecumeni una vera scienza, una dottrina sana che possa condurli alla grazia del
battesimo: Munda eos et sanctifica; da eis scientiam veram, ut digni efficiantur accedere
ad gratiam baptismi tui. Teneant firmam….
Il n° 295 fa un ricordo a Susanna liberata da una falsa accusa, che sviluppa il Vangelo
di Quaresima.
Il n° 294 fa allusione a Gesù che cammina sulle acque e tende la mano a Pietro.
Il n° 297 fa allusione al vangelo del cieco nato e a Lazzaro: Ipse enim tibi imperat,
maledicte, damnate, qui cieco nato oculos aperuit et quatriduanum Lazarum de
monumento suscitavit.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 93
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Il n° 298 è più positivo e offre una visione teologica della Quaresima e della paternità
di Dio con una formula che mostra la profondità della liturgia romana: Domine, sancte
Pater ommpotens aeterne Deus luminis et veritatis. Si chiede per i catecumeni che dopo
essere stati purificati possano ricevere l’illuminazione, la luce della conoscenza di Dio, la
vera scienza, una speranza salda, soprattutto, una vera scienza, una dottrina sana che possa
portarli a ricevere il battesimo: Da eis scientiam veram…firmam spem, consilium rectum,
doctrinam sanctam.
Segue la Messa: Infra canone; c’è un Memento proprio e un Hanc igitur proprio.
EXPOSITIO EVANGELIORUM
La tradizione del Simbolo e del Padre Nostro hanno per titolo: Praefatio Symboli,
Praefatio orationis dominicae; adesso per la consegna dei Vangeli il titolo è Incipit
expositio.
Per la tradizione dei Vangeli, al di fuori del campo liturgico, non ci sono tracce di
questo rito nella letteratura patristica. Il rito trova la testimonianza più antica nel
Gelasianum Vetus e dopo passerà ai sacramentari gallicani, agli Ordines e ai Pontificali.
Al di fuori dei libri liturgici, l’unica allusione a questo rito e alla cerimonia della
tradizione dei Vangeli ai catecumeni si trova in Beda il Venerabile nell’opera da titolo:
quattuor Evangeliorum sacramentum explanetur ac recitantur esordia (In Esdram et
Nehemiam allegorica expositio PL 91,862). Tale testimonianza manifesta una liturgia che,
probabilmente ha dato luogo alla formula eucologica del rito stesso.
Dalla lettura della rubrica n° 299, si nota una struttura, accompagnata da un effetto
drammatico. In sostanza, entrano quattro diaconi portando ciascuno un evangeliario. Essi
sono preceduti da altri ministri con candelieri e turiboli per l’incenso. Arrivati all’altare,
essi depongono un evangeliario per ogni angolo dell’altare stesso. Chi presiede, cioè il
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 94
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
presbitero, spiega brevemente che cos’è un Vangelo. Un diacono poi proclama i primi
versetti di un Vangelo e chi presiede pronuncia un breve commento che sintetizza e mette
in luce le caratteristiche del Vangelo proclamato e dell’evangelista. Lo stesso rito si ripete
identico per gli altri tre Vangeli. In merito a ciò, consultando il Sacramentario GeV, si può
notare il seguente ordine:
a) al n° 299, si trova l’espositio Evangeliorum: «Primitus enim procedunt de
sacrario IIII diaconi cum quattuor / evangelia praecedentibus duo candilabra
cum turabulis, et ponuntur super IIII angulos altaris. Et tractat praesbiter,
antequam aliquis eorum legat, his verbis». Tale consegna manifesta ormai un
rituale nel quale queste tre perle preziose venivano consegnate per l’istruzione;
b) al n° 300, è indicato il momento in cui avveniva l’esposizione, cioè quando si
aprivano le orecchie all’ascolto della dottrina, da parte degli eletti. La tradizione
del simbolo e del Padre Nostro hanno il titolo De praefatio symboli e De
praefatio dominicae orationis;
c) al n° 302 il diacono invita al silenzio per l’ascolto della Parola: Et adnuntiat
diaconus dicens: State cum silentio, audientes intente. Subito dopo si inizia a
leggere il Vangelo di Matteo;
d) al n° 303 viene spiegato il Vangelo di Matteo: «Postquam legerit, tractat
praesbiter his verbis: Filii carissimi…exponamus vobis quam rationem et
/quam figuram unusquisque in se conteneat; et quare Matheus in se figuram
hominis habeat…» (linee 1-4);
e) al n° 304 si ripete nuovamente l’invito del diacono al silenzio e si inizia a
leggere il Vangelo di Marco: «Item adnuntiat diaconus ut supra (v. il n° 302)
Et legit initium evangelii secundum Marcum usque…»;
f) al n° 305 viene spiegato il Vangelo di Marco: «Marcus evangelista leonis
gerens figuram a solitudine incipit dicens…»;
g) al n° 306 c’è un nuovo invito al silenzio da parte del diacono ed inizia la lettura
del Vangelo di Luca: «Item adnuntiat diaconus ut supra. Et legit initium
evangelii secundum Lucam usque…»;
h) al n° 307 si prosegue con la spiegazione del Vangelo di Luca: «Lucas
evangelista vituli speciem gestat»;
i) al n° 308, dopo un breve, silenzio si procede alla lettura del Vangelo di
Giovanni;
j) al n° 309 si procede alla spiegazione del Vangelo di Giovanni.
Da ciò si nota una solenne liturgia, la cui teologia del Battesimo è resa visibile, al
n° 309 da queste parole: ut adveniente die venerabilis paschae, lavacro baptismatis
renascentis, sicut sancti omnes mereamini munus infantiae a Christo domino nostro
percipere: qui vivit / et regnat in saecula saeculorum. In altre parole, leggendo il testo
si ha l’immagine della Chiesa che ha concepito nel suo grembo i nuovi rinati con il
lavacro del battesimo. Ciò richiama profondamente alla teologia dei Padri. Infatti,
traducendo il n° 309 si ha la seguente esposizione: «La Chiesa vi ha concepito e vi
tiene in grembo; si gloria di portarvi con ogni genere di celebrazioni verso le sorgenti
nuove della legge cristiana, al lavacro del battesimo rinascente. Arrivando così il
giorno della Santa Pasqua, rinati con il lavacro del Battesimo meritiate di ricevere con
tutti i santi il dono dell’infanzia da Cristo nostro Signore, che vive e regna nei secoli
dei secoli».
PRAEFATIO SYMBOLI
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 95
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
In questo commento si passa dal “vos” al “nos” e sono presenti delle anafore, con le
quali viene proclamato l’Unigenito di Dio e si parla della Chiesa: «Hic dei patris et filiii…
Hic unigenitus dei de Maria virgine et spiritu sancto…Hic eiusdem crucifixo et sepoltura
ac die tertia resurrectio…Hic ascensio ipsius super caelos et confessio…Hic postremo
ecclesiae vocatio, peccatorum remissio et carnis resurrectio…» (v. n° 315, linee 27-35). In
sostanza, si viene a conoscenza che Cristo è nato; si proclama che egli è stato crocifisso;
infine, si parla della Chiesa, della remissione dei peccati e della risurrezione della carne. In
questo modo viene a svilupparsi la sintesi del Credo Apostolico, il cui testo greco
traslitterato si trova al n° 312, con la differenza che quest’ultimo riporta il Simbolo
Niceno-Costantinopolitano e non quello degli Apostoli.
Secondo De Puniet è stato San Leone ad essere stato incaricato di introdurre questo
Credo nel processo catecumenale, poiché parecchi termini appartengono allo stile leoniano.
Ma, soprattutto, studiando i testi cristologici di San Leone, De Puniet trova delle
corrispondenze non prive di valore.
Nocent commenta che l’autore – in ogni modo – se non è San Leone stesso, è
qualcuno della sua scuola, intriso della mentalità del maestro.
Questo interessante praefatio symboli appartiene allo strato antico del Gelasiano
accanto alla prefatio orationis dominicae della sezione XXXVI.
Il testo del Simbolo è presentato in greco trascritto in caratteri latini, e in latino,
secondo il desiderio del catecumeno. Quale sarebbe la ragione? Nocent commenta: “Vi era
una colonia greca molto importante in questo momento o è solo archeologismo?”.
Questa parte del rituale non può essere stata scritta prima del 550, periodo
bizantino della storia di Roma (vedere Chavasse, Le sacramentaire gelasien, 169-170).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 96
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Il n° 318 così conclude, per quanto riguarda la consegna del simbolo: «Ergo,
dilectissimi, praefatum symbulum fidei catholicae in praesente cognovistis: nunc euntes
edocimini nullo mutato sermone. Potens est enim dei misericordia, quae et vos ad baptismi
fidem currentes perducat, et nos qui vobis mysteria tradimus, una vobiscum ad regna
caelestia faciat pervenire…».
La consegna del Pater Noster comincia con un’ esortazione riservata al diacono, il
n° 319, ma nel n° 320 entra il sacerdote, a cui, malgrado non sia nominato, viene rivolta la
rubrica in seconda persona: Post hoc intras et dicis e comincia il commento all’orazione
domenicale. Si tratta di una prefazione fatta dal presbitero, che inizia dal n° 320 e finisce al
n° 327. La particolarità sta nel pronunciare le parole del Padre Nostro che si trovano ad
ogni numero del Gelasiano8. In sintesi si ha che:
al n° 319 è la monizione diaconale;
ai nn° 320-327 riguarda la recita presbiterale,
al n° 328 avviene la conclusione con queste parole: «Audisti, dilectissimi, dominicae
orationis sancta mysteria: nunc euntes ea vestris cordibus innovate, ut ad exoranda ac
praecipienda dei misericordia perfecti in Christo esse possitis. Potens est dominus deus
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat, et non
[nos] qui vobis misterium fidei catholicae una tradidimus vobiscum ad caelestia regna
faciat pervenire…». In sostanza si sviluppa una rubrica del diacono, anche se l’espressione
iniziale, Audisti, dilectissimi, è riservata al sacerdote. Con queste parole viene sottolineato
l’ascolto dei santi misteri racchiusi nella preghiera del Signore. C’è qui un invito a fissarli
nel cuore, affinché si possa implorare la misericordia di Dio e giungere alla perfezione in
Cristo. Questa brevità di istruzione indica una catechesi con una medesima profondità ed
una uguale linearità, rispetto alle altre due tradizioni o consegne dei simboli,
precedentemente viste.
Anche nell’ambito della consegna del simbolo del Pater Noster, avviene il passaggio
tra il “vos” ed il “nos”, come è avvenuto nel caso precedente: «Potens est dominus deus
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat…». (n°
328). Infatti, l’autore dice: A noi che vi trasmettiamo i sacri misteri conceda di pervenire
insieme a voi nel Regno dei Cieli. Ciò indica la preparazione della Comunità per la
celebrazione del Battesimo, indicando ancora una fase di penitenza.
Secondo De Puniet le fonti di questo discorso sarebbero Tertulliano, in riferimento
al De Oratione, Cipriano, in riferimento al De oratione Dominica e Cromazio d’Aquileia9.
8
Il n° 320 inizia così: <Pater noster qui es in caelis>; il n° 321 inizia con <sanctificetur nomen tuum>; il n°
322 inizia con <adveniat regnum tuum>; il n° 323 inizia con <fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra>; il
n° 324 inizia con <panem nostrum cotidianum da nobis hodie>; il n° 325 inizia con <et dimitte nobis debita
nostra, sicut et nos demittimus debitoribus nostris>; il n° 326 inizia con <et ne nos inducas in
temptactionem>; il n° 327 inizia con <sed libera a malo>. In ciascun numero, segue, infatti, un breve
commento della preghiera del Signore; essi introducono i catecumeni alla grande scoperta del dono che Gesù
ha fatto alla Chiesa con la consegna del prototipo della preghiera cristiana.
9
P. DE PUNIET. Les tres homélies catéchetiques du sacramentaire gélasien. Pour la tradition des Évangiles,
du symbole et de l’Oraison Dominicale, ReHist E 5 (1904), 505-521; 755-786; 6 (1905). 15-32.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 97
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Nella Sezione XLII, che va dal 419 al 424, si trova la seguente struttura che indica
cinque grandi momenti:
1. ESORCISMO (419);
2. EFFETA (420);
3. UNZIONE PRE-BATTESIMALE (421);
4. RINUNCIA A SATANA (421);
5. REDDITIO SYMBOLI (422).
Al n° 420 è descritto il rito dell’Effeta. Si tratta di una liturgia non verbale, fatta con
il tocco delle narici e delle orecchie: essa si svolge anche con l’impiego della saliva. A tale
riguardo c’è da dire che quest’ultimo elemento manca del tutto nella lettera di Giovanni
Senario. Nell’OICA 202 si trova questo stesso rito continuiamo ancora oggi dicendo
queste stesse parole: Effeta, quod est adaperire, in odorem suavitatis. Tu autem effugare,
diabule, adpropinquavit enim iudicium dei.
Nel n° 421 segue la rinuncia preceduta da un’unzione sul petto e inter scapulas col
oleo exorcizato. La rinucia è individuale e ognuno è chiamato con il proprio nome. La
rinuncia è fatta a Satanae, operibus eius, omnibus pompis eius.
Al n° 422, avviene la Redditio Symboli, con la quale gli eletti sono invitati a
recitare il Simbolo mentre il sacerdote impone la mano sulla loro testa.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 98
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Al n° 424, segue l’invito del diacono verso i candidati, a lasciare il luogo della
celebrazione perché si preparino convenientemente al Battesimo vero e proprio che verrà
amministrato durante la Veglia Pasquale. Sono, infatti, molto significative queste parole:
«Revertimini locis vestris et expectantes horam quae possit circa vos dei gratia baptismum
operari». Con queste parole viene sottolineata l’attesa al grande momento, quando i neo
catecumeni riceveranno il Battesimo, diventeranno membri del Corpo di Cristo che è la
Chiesa e riceveranno la dignità di figli di Dio. Il fatto stesso che il Diacono pronunci
questa parola, expectantes, indica l’importanza di questa attesa.
LA VEGLIA PASQUALE
questa dizione: Post hoc surgens sacerdos a sede sua et dicit orationes 11. Pinell si
propone di dimostrare che le dodici orazioni del GeV 431-443 formano un complesso
eucologico unitario e indivisibile, che per la loro forma letteraria e per il loro contenuto
dottrinale, costituiscono il più grande capolavoro dell’eucologia latina. Pinell ritiene
che siano opera di Leone Magno e che esse contengano il nucleo essenziale della
teologia di San Leone. Il n° 443 è una rubrica vera e propria che descrive il rito del
Battesimo secondo queste parole: «Inde procedunt ad fontes cum laetania ab
baptizandum. Baptismum expletum consignantur ipsi infantes ab episcopo, dum
accipiunt septem dona gratia spiritus sancti, et mittit chrisma in frontibus eorum.
Postea vero ipse sacerdos revertit cum omnibus ordinibus in sacrario. Et post
paulolum incipiunt tertia laetaniam, et ingrediuntur ad missas in vigilia, ut stella in
caelo apparverit. Et sic temperent, ut in trinitate numero ipsae laetaniae fiant. Ciò
rimanda al n° 432 dove dice: Deus inconmutabilis virtus, lumen aeternum, respice
propicius ad totius aeclesiae tuae mirabile sacramentum et opus salutis humane
perpetuae dispositionis effectu tranquillus operare, totusque mundus experiatur et
videat deiecta erigi, inveterata novari, et per ipsum redire omnia in integrum, a quo
sumpseret principium». E’ una preghiera molto difficile da tradurre, tanto che non ci
sono delle buone traduzioni in lingua volgare. Infine, il senso pasquale, in riferimento
alla Liturgia della Parola, lo troviamo nell’orazione al n° 437, dove dice: «Deus, qui
nos ad celebrandum paschale sacramentum utriusque testamenti paginis inbuisti da
nobis intelligere misericordias tuas, ut ex perceptione praesentium munerum firma sit
expectatio futurorum».
4. Segue la benedizione del fonte, in base alla Sezione XLIV ai numeri 444-448; essa
porta il titolo: Inde discendis cum laetania ad fonte. Benedictio fontis.
5. Segue il Battesimo, accompagnato dalla triplice domanda e dalla triplice immersione,
in base alla Sezione XLIV, al n°449.
6. Segue l’Unzione post-battesimale fatta dal presbitero, secondo la Sezione XLIV ai
numeri 450-452.
7. Infine, viene cantato il Gloria in excelsis Deo, in base alla Sezione XLIV e al n° 452.
la rubrica del n° 443, come è gia stato visto, descrive il procedimento del rito
battesimale: in questo frangente si parla della consignatio. A tale riguardo, non c’è, però,
alcun accenno alla Cresima.
Exodo quarta cum cantico: Cantemus domino (si celebra la vittoria sugli Egiziani e la liberazione di Israele
dalla schiavitù d’Egitto) seguita dalla preghiera (v. linee 32-34, col 70 e linee 1-4, p. 71); per la 5a Lettura: In
Esaia v (c’è un riferimento alla realtà della Chiesa futura) seguita dalla preghiera (v. linee 5-9, col 71); per la
6a Lettura: In Ezechihel vi (c’è un nuovo richiamo alla celebrazione del mistero pasquale) seguita dalla
preghiera (v. linee 10-14, p. 71); per la 7a Lettura: vii in Esaia cum cantico. Vinea domini (c’è un riferimento
ai santi profeti che precedono la storia della Chiesa), seguita dalla preghiera (v. linee 15-21, p. 71); per l’8a
Lettura: Item in Exodo viii, seguita dalla preghiera (v. linee 22-26, p. 71); per la 9a Lettura: In Deuteronomio
cum cantico, seguita dalla preghiera (v. linee 27-34, p. 71); per la 10a Lettura: In Danihelo x, seguita dalla
preghiera (v. linee 35sss.). Infine, segue l’orazione finale (Oratio post psalmum xli – v. n° 442, linee 3-14, p.
72). Da tutti questi riferimenti è dimostrato che, al tempo del Gelasiano, accanto alla Parola si trova
l’Eucologia. Si tratta, dunque, di un dato molto interessante sia a livello storico, sia a livello liturgico.
11
J. PINELL., Ad celebrandum Paschale Sacramentum. Il complesso eucologico “per singulas lecturas” della
vigilia Pasquale secondo la tradizione gelasiana, opera di San Leone Magno, Ecclesia Orans 15 (1998) 163-
191.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 100
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Da questo testo sono evidenti alcune figure sia dell’Antico Testamento, sia del
Nuovo Testamento, come ad esempio, l’acqua amara che diventa dolce, l’acqua sgorgata
dalla roccia, l’acqua trasformata in vino a Cana, l’acqua sulla quale Gesù camminò,
l’acqua del Battesimo e l’acqua che esce dal costato di Cristo. Dunque, si tratta di una
grande Benedizione dell’acqua12, strutturata secondo l’anamnesi che indica tutti i momenti
nei quali l’acqua stessa ha assunto un ruolo salvifico.
12
Essa indica la pienezza dello Spirito che feconda l’acqua per la rigenerazione. È proprio una preghiera
pienamente romana. Nel Veronense si trova, n° 1331, una formula molto breve che fa allusione allo Spirito
che aleggia sulle acque nel racconto della Genesi; si ricorda anche l’acqua del Giordano e si evoca il mistero
di Pasqua, che cancella il peccato e fa rinascere in Cristo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 101
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Segue il n° 447: «Hic sensum mutabis. Haec nobis praecepta servantibus tu, deus
omnipotens, clemens adesto, tu benignus aspira, tu has simplices aquas tuo ore benedictio,
ut praeter naturalem emundationem, quam lavandis possunt adhiberi corporibus, sint
etiam purificandis mentibus efficaces». Quest’acqua svolge la funzione di purificazione:
essa va oltre la sua funzione naturale, esprimendo l’efficacia battesimale.
Tale formula si conclude, poi, con il n° 448: «Discendat in hanc plenitudinem
fontis virtus spiritus tui et totam huius aquae substantiam regenerandis fecundet
effectu13…». Ci si trova dinanzi ad un’epiclesi ancora più pronunciata e resa evidente dalla
parola “Discendat”. Tutto questo si conclude con il n° 449, dove si trova la formula: «Inde
benedicto fonte baptizas unumquemque in ordine suo sub has interrogationes». Si tratta del
momento in cui il vescovo chiede al candidato la professione di fede per tre volte secondo
tre articoli: il credere in Dio Padre Onnipotente, il credere in Gesù Cristo figlio dell’unico
Dio Salvatore, il credere allo Spirito Santo, alla Santa Chiesa, alla remissione dei peccati e
alla risurrezione della carne.
Al riguardo di questo argomento sviluppato, è bene leggere un bel commento a
questa preghiera, fatto da P. Nocent nelle pagine 52-55 di Anàmnesis 3/1 il quale divide la
benedizione in nove paragrafi14.
Christo Iesu domino nostro in vitam aeternam»16. Si tratta dell’unctio post battesimo. C’è
da dire anche che tale formula pone in evidenza gli effetti salutari del Battesimo, a partire
dalla rigenerazione mediante l’acqua, sino al dono dello Spirito Santo e la remissione dei
peccati.
L’esistenza della spoliazione del bambino prima dell’immersione nel fonte è così
evidente dal contesto celebrativo che non necessita di ulteriori spiegazioni. Ma se il
redattore non trova una sufficiente motivazione per inserire una rubrica o un indicazione
sulla consegna della veste candida, l’eucologia da lui tramandata ci testimonia l’influsso
della vestizione battesimale sul linguaggio teologico riguardante il sacramento del
battesimo.
In questo ambito, però, ci sono due testi eucologici del Gelasiano che conservano
un chiaro richiamo alla simbologia della veste battesimale; con ciò la tradizione romana
continua a esprimere il mistero battesimale con i termini indumenti e induere. Si tratta del
formulario LXXI, che contiene il rito Ad caticuminum ex pacano faciendum GeV 598-601.
I due testi sono interessanti anche a causa della presenza di un simile linguaggio simbolico
delle vesti nell’eucologia della tradizione gallicana e in alcune liturgie orientali, in cui,
però, non si allude al battesimo, ma alla confermazione.
16
Tale formula è contenuta nel n° 223 dell’OICA (Untio post Baptismum) attuale. Secondo Nocent questa
preghiera si trova anche nel De Sacramentis e nel De Mysteriis di Ambrogio (SC 25 bis, 88-89).
17
In questo momento il vescovo interviene per la confermazione. Il termine usato per designarla è ad
consignandum. Il vescovo impone la mano per donare lo Spirito settiforme con la preghiera Deus
omnipotens, Pater Domini..., che ricorda i sette doni dello Spirito. Ancora oggi si trova nell’OICA 230.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 103
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Ritornando al n° 452, si può notare che il rituale vero e proprio del Battesimo
aggiunge: inde vero cum laetania ascendit ad sedem suam et dicit: Gloria in excelsis Deo
(v. linee 37-38, p. 74). Ciò indica che la Veglia prosegue con il Gloria e, quindi, il
battesimo ha luogo tra le letture ed il Gloria medesimo, tanto da avere una collocazione
diversa dalla nostra. Si conclude così la prima tappa di formazione del rituale gelasiano
dell’iniziazione cristiana. Naturalmente, la celebrazione eucaristica, che completa
l’iniziazione, incomincia dal Gloria in escelsis Deo, ma il rituale non mette in rilievo
questa prima parte dell’Eucaristia.
Seconda tappa
La seconda tappa di formazione del rituale gelasiano dell’iniziazione cristiana
comprende le sezioni LXVI-LXXVI: Si tratta del Rituale dell’iniziazione del sabato di
Pentecoste, che va dai numeri 592 a 617; esso comprende diverse circostanze. Esso
riguarda la descrizione della Veglia Pasquale e costituisce quasi un doppione della prima
tappa sopra illustrata. Di questa seconda tappa si può accennare alla struttura così disposta:
Sez. LXVI, n° 592: Sabbato pentecostem caelebrabis baptismum sicut in nocte
sanctae paschae. Egrotanti caticumino inposita manuum;
Sez. LXVII, n° 593: Item inpositio manus energumenum caticuminum;
Sez. LXVIII, n° 594: Item alia pro paruulo energuminum;
Sez. LXVIIII, n° 595: Oratio super caticuminum infirmum;
Sez. LXX, n° 596: Si fuerit baptizandus, accedens sacerdos / dicit ei orationem
et symbulum, et catacizat eum his verbis, inposita manu capiti eius. Deinde dicit
hanc orationem super eum: Nec te lateat, satanas, sicut scriptum est in sabbato;
Sez. LXX, n° 597: è la preghiera indicata dalla rubrica al n° 596 che inizia con
le parole, Te domine, supplices exoramus, ut visitationi tua sancta erigas ad te
hunc famulum tuum…;
Sez. LXXI, nn°598-601: Item ad caticuminum ex pacano faciendum18;
Sez. LXXII, n° 602: Item ad succurrendum infirmum caticuminum19;
Sez. LXXIII, nn° 603-604: Cum autem expoliatur infirmus, benedicit fontem;
Sez. LXXIIII, nn° 605-606: Item alia ad cuccurrendum;
Sez. LXXV, nn° 607-616: Item alia benedictio20;
18
La rubrica che segue dice: «Gentilem hominem cum susceperis, in primis catacizas eum divinis sermonibus
et das ei monita, quemadmodum post cognitam veritatem vevere debeat. Post haec facies eum caticuminum:
exsufflas in faciem eius et facis ei crucem in fronte; inponis manum super caput eius his verbis. Accipe
signum crucis tam in fronte quam in corde…» (v. p. 93, linee 11-17 dei nn° 598-599). Continuando a
consultare la Sez. LXXI al n° 600 è indicata la preghiera che segue: «Sequitur oratio», mentre al n° 601,
riprende la rubrica con una preghiera conclusiva la Sez. LXXI.
19
In questo caso, diversamente di come si è verificato nella prima tappa, avviene la rinuncia a Satana e alle
sue opere da parte del candidato al battesimo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 104
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Conclusione
Dalla Lettura del Gelasiano Vetus, si nota, in primo luogo una grande ricchezza ed
una varietà di elementi che vanno dalla simbologia, alla ritualità, all’eucologia e alla
celebrazione della Parola di Dio, insieme alla catechesi. Il Sacramentario Gelasiano offre,
dunque, il prototipo dell’Iniziazione cristiana della Liturgia Romana, sino ai nostri giorni.
Questo sacramentario, tuttavia, contiene dei testi che a livello redazionale pongono delle
difficoltà, di non facile soluzione, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione delle
fonti. Da ciò si possono trarre diversi punti:
1. I ministri operanti nei riti sono il sacerdote (presbyter e sacerdos); il vescovo, è
designato col nome episcopus, al quale è riservata l’imposizione della mano e
l’unzione della confermazione; segue il diacono che svolge la funzione per le
monizioni; all’accolito, invece, toccano diversi interventi, in primo luogo, gli
esorcismi. Ciò pone in evidenza che ognuno svolge un ruolo a lui propriamente
assegnato, caratterizzando, in questo modo, la ricchezza della celebrazione
liturgica dell’Iniziazione cristiana.
3. C’è una ricchezza di linguaggio non verbale: a tale proposito c’è un libro del
Prof. Valenziano dal titolo: Liturgia e Antropologia; in esso si trova un
bellissimo commento al tema dell’olio, a partire dall’Iniziazione Cristiana.
20
In questa sezione, si verifica l’esorcismo (v. p. 95, n° 607, linee 21-27) del futuro battezzato ed avviene
l’interrogazione triplice sulla confessione di fede, accompagnata dalla triplice immersione nell’acqua (v. p.
95, n° 608, linee 28-31, p. 96, nn° 608, 609, 610, 611, 612, 613, 614, 615, linee 1-37 e p. 97, n° 616, linee 1-
5).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 105
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
3. IL SACRAMENTARIO GREGORIANO
Il riferimento delle Dispense del Professore, alle pagine numerate da 180 a 189 e da
334 a 337, riguarda il Sacramentario Gregoriano d’Adriano: inviato a Carlo Magno verso
la fine dell’VIII secolo, non comprende più veri scrutini, ma piuttosto dei gruppi di
esorcismo. A questo punto diventa interessante vedere lo schema generale dove si notano
chiaramente due linee diverse:
1. Un rito battesimale in varie tappe, che arriva direttamente dal Gelasiano e dall’Ordo
Romanus XI. E’ un rito molto ridotto.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 106
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
2. Inoltre, c’è un’altra celebrazione che viene anche dalle stesse fonti, ma tramite il
Supplemento di Benedetto di Aniane.
Sappiamo bene che il Sacramentanio Gregoniano è un libro per la liturgia papale, e che
il papa non aveva bisogno di avere tutto il rituale battesimale nel suo libro, perché egli
veniva soltanto alla fine della stessa celebrazione, per la benedizione del fonte battesimale;
per il rito completo i sacerdoti e i titoli utilizzavano l’Ordo XI ed il Gelasiano. Non
descrive lo svolgimento della celebrazione, ma indica soltanto la collocazione ed il titolo
delle rubriche.
Gli esorcismi si trovano dopo le preghiere universali del Venerdì Santo (nn° 338-355) e
prima delle orazioni che corrispondono alle letture della Veglia pasquale (nn° 362 ss).
Questi testi sembrano essere piccoli testi del rituale completo, inseriti a questo
punto per motivi non del tutto chiari.
1. ai nn° 363-372 della Sez. 84, è interessante notare la celebrazione della Parola di
Dio, accompagnata dalle orazioni, dopo la Lettura. Si nota, dunque il seguente ordine:
a. al n° 362: Lectio libri genesi. In principio fecit deus caelum et terram (c’è un
riferimento esplicito all’opera della Creazione da parte di Dio);
b. al n° 363: Deus qui mirabiliter creasti hominem et mirabilius redemisti…(riprende
il tema della Creazione per chiedere a Dio la possibilità di giungere ai beni eterni.
Si nota qui un’accento di natura escatologica, come per dire che tutta la Creazione
è orientata verso il premio della Vita Eterna);
c. al n° 364: Lectio libri exodi. Factum est autem in vigilia matutina (c’è un richiamo
agli avvenimenti salvifici dell’AT, relativi alla liberazione di Israele dalla schiavitù
d’Egitto: si tratta della Pasqua Ebraica);
d. al n° 365: «Deus cuius antiqua miracula in praesenti quoque saeculo coruscare
sentimus, praesta quaesumus ut sicut priorem populum ab aegyptiis liberasti, hoc
ad salutem gentium per aquas baptismatis operaris»: la preghiera riprende il tema
della Lettura, ma dà un significato più profondo al passaggio dalla schiavitù
d’Egitto alla libertà nella Terra promessa. C’è un senso soteriologico molto più
marcato, contraddistinto dall’elemento dell’acqua che richiama incontestabilmente
alle realtà battesimali);
e. al n° 366: Lectio esaiae prophetae. Et adpraehendent VII mulieres unum hominem
(richiama al tema dell’uomo preso da sette donne),
f. al n° 367: «Deus qui nos ad celebrandum paschale sacramentum, utriusque
testamenti paginis instruis, da nobis intellegere misericordiam tuam…» (anche in
questo caso c’è una previsione escatologica, anticipata già dal testo di Isaia 4,1);
g. al n° 368: Lectio esaiae prophetae. Est hereditas credentibus in domino (è esplicito
il riferimento a coloro che credono nel Signore, che richiama al tema della fede);
h. al n° 369: «Deus qui ecclesiam tuam semper gentium vocatione multiplicas,
concede propitius ut quos aqua baptismatis abluis continua protectione tuearis»: la
preghiera collega il tema della fede al tema del battesimo, chiedendo la protezione
di coloro che si sono a Lui affidati);
i. al n° 370: De psalmo xli. Sicut ceruus desiderat (è un salmo che invita alla fiducia
totale in Dio, giacché egli è la vera rupe che salva e non lascia vacillare colui che in
essa si rifugia. Ciò giustifica il collegamento al tema del Cero Pasquale, fonte e
portatore di luce fra le tenebre);
j. ai nn° 371-372 seguono in alternativa due preghiere. Ambedue esplicitano il
riferimento al Cero Pasquale posto nell’acqua del Fonte Battesimale, anticipando
così, quello che avverrà con la Sez. 85, dove si parla della Benedictio Fontis.
Al n° 376, segue un’altra orazione fatta dal vescovo per l’imposizione della mano e
la consignatio con il segno della croce (v. GeV 451). L’unzione fatta dal vescovo nel
Gelasiano non è menzionata nel Gregoriano.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 108
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
In modo particolare nella Sez. 206, ai nn° 982-984, c’è l’esplicitazione del rito
battesimale, tenendo presente anche che al n° 982 è indicata la formula battesimale: Ill.
talis, baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti. Dopo questa formula, al n° 983
segue l’unzione con il crisma sul capo del candidato, seguito da una preghiera: «Postea
tangis eum de chrisma in caput, et dicis orationem istam. Deus omnipotens pater domini
nostri Iesu Christi qui te regeneravit ex aqua et spiritu sancto quique dedit tibi
remissionem omnium peccatorum ipse te liniet chrisma salutis in vitam aeternam». Infine,
al n° 984, avviene l’amministrazione della Cresima, oltre alla Comunione: Communicas et
confirmas eum.
Conclusione
Dal contesto che esso offre, il Sacramentario Gregoriano non è adatto per il rituale
del battesimo. Esso indica qualche cambiamento che può interessarci per vedere lo
svolgimento del rito. Ci sono diverse preghiere, ma – come è già stato detto, il rituale è
stato molto ridotto. Si capisce, dunque, l’atteggiamento dei personaggi nell’Impero
carolingio, che dovevano riempire le lacune del Gregoriano con riti e preghiere prese
altrove. Rimane, comunque, il riferimento alla formula battesimale con la novità che essa
comporta rispetto al passato. Certamente contrassegna un cambiamento della stessa
tradizione liturgica in seno alla Chiesa, direttamente collegata alle vicissitudini del tempo.
IL SUPPLEMENTO AL GREGORIANO22
Il supplemento ha preso il rituale battesimale principalmente dal Gelasiano e
dall’Ordo XI, e la cosa più notevole riguardo a questo libro liturgico assai particolare è il
22
Il supplemento al Gregoriano è indicato nelle Disp. cit. del Professore, alle pagine numerate dal 370 al 379.
Esso è situato subito dopo il Sacramentario Gellonense e prima del Pontificale Romano Germanico.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 109
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
fatto che tutti i riti del battesimo sono uniti in un’unica celebrazione: vale a dire che aveva
raggruppato insieme in una sola celebrazione, l’entrata al catecumenato, gli esorcismi, i riti
del Sabato Santo e il battesimo con la possibilità della Confermazione. Questo dimostra
che, a poco a poco, verranno meno il catecumenato e la preparazione per tappe. Insomma,
come si vedrà nell’Ordo XI, tutto verrà ritualizzato. Rimane, comunque, forte l’influenza
del Gelasiano e la celebrazione unitaria dei tre sacramenti, anche se la Confermazione
verrà celebrata soltanto alla presenza del Vescovo. Nel Supplemento mancano le rubriche:
lo stesso rito pare che si svolga dopo le Letture, tanto che la sua collocazione appare un po’
insolita.
Questo supplemento è diviso in tre parti:
1) riti preparatori (1065-1082);
2) il Battesimo (1083-1086);
3) i riti post battesimali (1087-1089).
1) RITI PREPARATORI.
Oltre a Pasqua, il battesimo incomincia a essere amministrato anche a Pentecoste, a
Natale e in alcune feste dei Santi. Questo aspetto è già presente nel Gelasiano, come si è
potuto vedere, perché nella seconda tappa parla in modo esplicito della celebrazione del
Battesimo nel periodo di Pentecoste. A tale riguardo può essere interessante vedere la
rubrica 1064: Inde descendendum ad fontes cum litania. Come è già stato accennato,
sembra che tutto questo rito si svolga dopo le letture ed, inoltre, si parla non di Pasqua ma
di Pentecoste. I riti preparatori sono così articolati:
1. 1065-1067: l’entrata nel catecumenato. Tutto è stato preso dal Gelasiano; essi
sono così disposti:
n° 1065: «Oratio ad caticuminum faciendum. Omnipotens
sempiterne deus pater domini nostri Iesu Christi, respice dignare
super hunc famulum tuum…»;
n° 1066: «Alia. Preces nostras quaesumus domine clementer
exaudi et hunc electum tuum crucis dominicae cuius inpraessione
eum signamus virtute custodi, ut…»;
n° 1067: «Alia. Deus qui humani generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator, propitiare populis adoptius, et novo testamento
sobolem novae prolis adscribe, ut filii promissionis quod…»;
2. 1068-1070: l’imposizione del sale. Ha origine dal Gelasiano; essi così si
dispongono:
n° 1068: «Benedictio salis dandum caticuminum. Exorcizo te
creatura salis in nomine dei patris omnipotentis, et in caritate
domini nostri Iesu Christi, et in virtute spiritus sancti. Exorcizo te
per deum vivum, et per deum verum, qui te ad tutelam humani
generis procreavit…»;
n° 1069: «Hac oratione expleta accipiat sacerdos de eodem sale
et ponat in ore infantis dicendo illi: Accipe sal sapientiae
propitiatus in vitam aeternam»;
n° 1070: «Oratio post datum sal. Deus patrum nostrorum, deus
univer-sae conditor veritatis, te supplices exoramus, ut hunc
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 110
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
2) IL BATTESIMO.
Anche per quanto riguarda il rito specifico al Battesimo, si può notare un certo
procedimento, nel seguente modo:
1. al n° 1083 si trova la benedizione del fonte: procedat sacerdos ad fontes
benedicendos, et dicat benedictionem fontis, sicut superius in gregoriano
continetur;
2. al n° 1084 si trova la triplice domanda sulla fede del simbolo che è un resto
della redditio symboli: Benedicto fonte et eo tenente infantem a quo
suscipiendus est, interroget sacerdos ita:…;
3. al n° 1085 segue la formula: ego te baptizo in nomine patris… che troviamo
anche nel Gellonensis con la triplice immersione. Nel Gregoriano la formula
era: ille, baptizo te in nomine patris… Nel Supplemento, invece, è: ego te
baptizo in nomine patris… Et filii… Et spiritu sancti…, e così rimarra fino ai
nostri giorni.
4. al n° 1086 si svolge un’unzione post-battesimale: «Deus omnipotens pater
domini nostri iesu christi, qui te regeneravit ex aqua et spiritu sancto, quique
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 112
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
3) I RITI POST-BATTESIMALI.
Essi concludono il rito del Battesimo, secondo quanto segue:
1. al n° 1087 si svolge il rito della vestizione, secondo queste parole: Et vestitur
infans vestimentis suis. (Non si tratta di una veste bianca: ognuno si veste con i
propri vestiti, per cui il rito appare più sobrio e semplice nello svolgimento);
2. al n° 1088 è il momento in cui il vescovo conferma con l’olio del crisma.
Rientra nelle unzioni post-battesimali, prima della comunione: «Si vero
episcopus adest statim confirmari eum oportet chrismate, et postea
communicare. Questo avviene se il Vescovo è presente.
3. Al n° 1089 è descritto il momento della comunione: se il vescovo non è
presente si omette la confermazione e il sacerdote dà la comunione con la
formula che è stata mantenuta fino al Vaticano II. Il n° 1089 così recita: Et si
episcopus deest communicetur a presbitero dicente ita. Corpus domini nostri
iesu christi custodiat te in vitam aeternam. Amen».
Concludendo questa parte delle Dispense, si può notare una linea tra il Gelasiano,
l’Adriano ed il Supplemento del Gregoriano. Ad essi bisogna aggiungere anche il
Sacramentario Gelasiano dell’ VIII: il Gellonensis.
scrutinio, egli continua a copiare le messe della Quaresima fino al sabato della quinta
settimana; poi copia l’Ordo completo degli scrutini. Ma scopre che deve ricominciare un
lavoro già fatto; così si accontenta di vaghi rinvii.
Un’altra particolarità la si coglie con il confronto con il GeV e l’Ordo XI: nel
Gelasiano e nell’Ordo XI il sacerdote recita semplicemente il Simbolo degli apostoli al
momento della «Redditio Symboli». Vi troviamo qui le domande che precedono il
battesimo. Il sacerdote interroga sulla fede nelle tre Persone divine, ecc., imponendo la
mano sulla testa dei catecumeni.
Per il battesimo, il sacerdote interroga una seconda volta sulla fede nelle Persone
divine, poi battezza con la formula: «Baptizo te in nomine Patris, (et mergit simul) et Filii,
(et mergit iterum) et Spiritus Sancti (et mergit tertio)».
La confermazione è data subito per mezzo dell’imposizione della mano del vescovo con la
formula gelasiana; la «signatio» con il sacro crisma è fatta anch’essa con la formula
gelasiana. Si riscontrano già delle negligenze quando il bambino è stato battezzato, per
esempio, d’urgenza, e non è stato confermato; una rubrica ricorda l’importanza della
confermazione; «Hoc autem precaventes ut hoc non neglegantur quia tunc omnem
baptismum legitimum christianitatis nomine confirmatur» (v. n° 712). Il secondo Ordo di
Gellone è stato spesso ripreso in seguito da un gran numero di Ordines locali e le sue
rubriche sono quelle dell’Ordo XI.
Dunque, come è gia stato detto, in questo sacramentario abbiamo tre rituali
battesimali, secondo questa disposizione sintetica:
PRIMO ORDO: è un tipo di compromesso tra il GeV e l’OR XI; in tale ambito il testo
appare non molto chiaro ed incompleto. Esso comprende:
La Sezione 73 (395-410) che parla del primo scrutinio con l’iscrizione del nome,
l’imposizione del sale e gli esorcismi. Il formulario viene
dopo la terza domenica di Quaresima.
La Sezione 96 (525-532) parla di un altro scrutinio, che si svolge il lunedì della
terza settimana.
La Sezione 97 (533-564) presenta i vari riti che nel Gelasiano fanno parte del 3°
scrutinio: ordo in aurium apertionem, expositio Evange-
liorum, Praefatio Symboli, Praefatio Orationis Dominicae.
La Sezione 108 (667-674): la redditio symboli del Sabato Santo con il rito
dell’effeta e la rinuncia a Satana.
La Sezione 111 (702-714) parla dell’ORDO BAPTISMI (il battesimo nel suo rito).
Di ciò che è stato sopra accennato, interessa la rubrica 707 dove vediamo che:
ci sono molti ministri che scendono nel fonte;
il battesimo è realizzato con una triplice immersione;
la formula è Baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti in tre parti
corrispondendo a una triplice immersione.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 114
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico.
Andrieu spiega23 che qui si può vedere un influsso visigotico, giacché si tratta di tutta
una controversia della quale parla anche San Gregorio Magno in una lettera a San Leandro
di Siviglia.
Una sola immersione per sottolineare l’unità della Trinità e forse per rispondere
all’eresia ariana. Certi ambienti spagnoli, che ritenevano la triplice immersione, ripetevano
tre volte la formula ego te baptizo.
Il testo del sacramentario di Gellone risponde a questa controversia come si vede nella
rubrica 707: sub trina immersione (la prassi romana), tantum…semel (soltanto una volta)
sanctam trinitatem invocantes, ita dicendo. La stessa formula riguarda la stessa rubrica nel
secondo Ordo n° 2321.
hoc autem precaventes ut hoc non neglegantur quia tunc omnem baptismum legitimum
christianitatis nomine confirmatur (GeV, Sez. 344, nn° 2215-2343).
Seguono, poi, altri riti postbatesimali, come abbiamo visto già nel GeV e nell’OR XI.
M. ANDRIEU, Ordo XV: Introductio, in Les Ordines Romani du Haut Moyen: Age III Les Textes (Suite).
23
che sono gli Ordines Romani con aggiunte gallicane. Secondo Deshusses le rubriche
qui rispecchiano OR XI-B.
Questo insieme di rubriche e azioni è da studiare facendo un confronto con OR XV.
al n° 2328 si trovano queste parole: hoc autem superscripto ordine baptismum sanctae
Paschae celebratur.
Questo secondo Ordo di Gellone è stato spesso ripreso da un gran numero di Ordines
locali e le sue rubriche sono quelle dell’Ordo Romanus XI.