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Quinto Tema: Gli Ordines Romani – L’Ordo Romanus XI.
QUINTO TEMA
GLI ORDINES ROMANI: L’ORDO ROMANUS XI
La datazione di questo rituale è del secolo VII, forse la seconda metà del VI. E’ uno
dei più antichi Ordines che ci siano arrivati. Per Saxer, che segue Chavasse, appartiene al
secolo VII (verso il 650). Per C. Vogel, esso andrebbe collocato tra il 650 ed il 700. Ciò
dimostra la complessità del problema cronologico, relativo all’appartenenza ad una precisa
epoca storica. La cosa importante è che questo Ordo è proprio romano, tenendo presente
l’importanza del rapporto che ha con il Gelasiano Vetus. In esso vi è una descrizione ben
sviluppata di un rito di battesimo che presuppone il sacramentario Gelasiano per i testi
eucologici, con diversi nuovi elementi. Ciò dimostra un buon sviluppo delle Rubriche, ma
manca, però, l’eucologia, perché non si tratta più di un Sacramentario.
Questo Ordo è previsto per l’uso dei presbiteri, nelle Chiese titolari, anziché per
l’amministrazione del Battesimo dei bambini.
Oltre a quelli sopra menzionati, in primo luogo, si vedono bene alcuni elementi, dei
quali due già sono stati sopra citati:
Le rubriche sono ben sviluppate;
Si conoscono soltanto l’incipit delle orazioni;
Il latino è stato corretto;
I riti del catecumenato sono stati conservati, ma anche modificati per la nuova
situazione pastorale, che è il battesimo dei bambini.
Il rituale battesimale concernente l’Ordo Romanus XI1, anche se quasi
contemporaneo al Sacramentario Gelasiano è destinato alle celebrazioni presbiterali nei
titoli e nelle basiliche romane; esso ci offre una sistemazione ben diversa delle celebrazioni
catecumenali e di quelle dell’iniziazione propriamente detta, a differenza di come le
organizza il Gelasiano. Ciò presuppone la liturgia papale.
Le nuove circostanze delle celebrazioni catecumenali, prima fra tutte la
predominanza del battesimo dei bambini, sprona i responsabili della pastorale a cercare
nuove strade possibili per l’adattamento dell’antico rituale composto per l’iniziazione degli
adulti. Con la progressiva diffusione del cristianesimo e con la trasformazione della società
pagana in societas christiana il battesimo degli adulti tende a scomparire o resta come fatto
individuale circoscritto alle rare conversioni di Ebrei, tollerati, durante il medioevo, ai
margini della città.
Un tentativo di adattamento liturgico fu l’introduzione dei sette scrutini al posto di
tre dell’epoca antecedente. L’inserimento degli altri quattro scrutini si spiega con il bisogno
di creare un certo dinamismo nella preparazione battesimale affinché si compensassero gli
elementi rituali perduti nel nuovo ambiente ecclesiale. L’intento era quello di creare un
certo dinamismo pastorale.
I sette scrutini erano un tentativo di uscire dalla passività che si percepiva nel
catecumenato dei bambini svolto secondo il rituale antico. Secondo Nocent questi tentativi
di adattamento potevano essere introdotti in vista della catechesi ai genitori, padrini e
madrine per salvaguardare, così, l’entrata progressiva del fanciullo nella vita cristiana e
nella Chiesa.
1
M. ANDRIEU, Ordo XI: I, Introductio II, Texte, in Les Ordines Romani du haut Moyen Age, II. Les Textes.
Ordines I-XIII, Louvain 1960, II, 363-447.
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L’OR XI vuole, così, preparare nel modo migliore genitori, padrini e madrine
all’iniziazione del loro bambino, tanto che il rito assume un valore catechetico per i
genitori stessi.
La celebrazione di sette scrutini, accompagnati, in quattro tappe diverse, dagli
esorcismi e dalle Messe per i catecumeni e le tre consegne (dei Vangeli, del Simbolo e del
Padre Nostro) forniscono un quadro del catecumenato nella tradizione romana nell’alto
medioevo.
Se si escludono le catechesi e le istruzioni, tutta la preparazione riceve un carattere
espressamente cultuale.
La veglia pasquale cominciava, come nel Gelasiano, nelle ore pomeridiane. Lo
svolgimento della celebrazione nell’OR XI, 96-105 è descritto soltanto nelle indicazioni
sommarie e viene omessa anche la formula battesimale. Si può immaginare che l’Ordo
aveva l’intenzione di mettere in evidenza soltanto i riti che avevano bisogno di un
adattamento, ovvero quelli che avevano subito qualche modifica nel nuovo contesto
celebrativo.
L’iscrizione.
Vediamo la rubrica: «Incipit ordo vel denuntiatio scrutinii ad electos, quod tertia
ebdomada in quadragesima, secunda feria initiatur» (v. Ordo XI, 1). Si è dinanzi alla terza
domenica di Quaresima. Sono state viste nel Gelasiano due tradizioni diverse: la più antica
risale alla prima metà del secolo VI dove gli scrutini si facevano la domenica, mentre la più
recente risale alla seconda metà del secolo VI, quando gli scrutini erano ormai spostati ad
un giorno feriale. La seconda feria indica il lunedì come giorno di scrutinio. Lo schema di
questa parte segue quello del Gelasiano, ma con la particolarità che, se da una parte, è
praticamente sparito il catecumenato, dall’altra, è rimasta l’iscrizione.
Il rito ha luogo prima della Messa, che ci aiuta a comprendere il significato stesso
dell’annunzio: «Scrutinium, dilectissimi fratres, quo electi nostri divinitus instruantur,
imminere, cognoscite». Gli elementi che si possono rilevare riguardano, in primo luogo, la
signatio, l’imposizione della mano, l’esorcismo, la benedizione del sale e l’imposizione del
sale. Più precisamente:
al n° 2 si trova non soltanto l’iscrizione, ma anche l’annunzio: «Ut autem ad
ecclesiam venerint, sicut diximus, quarta feria, hora tertia, scribantur nomina
infantum vel eorum qui ipsos suscepturi sunt ab acolito et vocantur ipsi infantes
ab acolito in ecclesia per nomina vel ordinem sicut scripti sunt ita dicendo: Ille
puer, et sic per singulos statuuntur masculi seorsum ad dexteram partem; Illa
virgo, et sic per singulas statuuntur feminae seorsum ad sinistram partem»;
al n° 3 si trova la signatio: «Et tunc imprimitus faciat presbiter in singulorum
frontibus crucem cum police dicendo: In nomine patris et filii et spiritus sancti»;
al n° 4 si trova l’imposizione delle mani: «Et imponens manum super capita
eorum dicit: Omnipotens sempiterne Deus…Item super feminas similiter»;
al n° 5 si trova l’esorcismo e la benedizione del sale: «Et postea benedicit sal
hoc modo: Exorcizo te, creatura salis»;
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al n° 6 si trova l’imposizione del sale: «Et mittit in ore infantum de ipso sal per
singulos ita dicendo: Accipe, Ille talis, salem sapientiae propitiatus in vitam
aeternam»;
al n° 7 i catecumeni escono fuori dalla Chiesa ed attendono il momento di essere
richiamati: «Inde vero exeant foras ecclesiam, expectantes horam quando
revocentur».
Da ciò si può notare che in questo Ordo è molto meno presente l’eucologia, mentre
è più evidente la presenza rubricale, cioè la descrizione dei riti riguardanti l’Iniziazione
Cristiana. Più avanti si darà uno sguardo al giorno dello scrutinio che è il mercoledì: esso si
svolge verso le 9.00 del mattino.
Ritornando a questa prima parte, come si è già visto, la nuova rubrica, al n° 7 parla
dell’invito rivolto ai catecumeni di uscire, ma soltanto brevemente, perché si fa il primo
scrutinio durante la Liturgia della Parola. Al n° 8 si prosegue, poi, con la celebrazione della
Messa: «Tunc primum incipiat clerus ant[iphonam] ad introitum: Dum sanctificatus fuero
in vobis». Si tratta dell’introito. Si prosegue, poi, al n° 9 con la preghiera Colletta che
corrisponde al GeV 193: Qua finita dicit: «Oremus. Da quaesumus, domine, electis
nostris»; mentre nel Gelasiano questa orazione era la Colletta per la domenica, qui invece è
stata spostata con tutto il rito dell’iscrizione. E’ interessante notare che lo scrutinio, che è
ormai un semplice esorcismo e non più un esame di vita, è stato inserito tra la Colletta e la
Prima Lettura. Infine, al n° 10 si parla dell’invito del diacono rivolto ai catecumeni a
rientrare in Chiesa. Essi vengono chiamati per nome, come la medesima rubrica indica:
«Et postea sedit in sede sua et dicit diaconus: Caticumini procedant. Et vocantur infantes
ab acolito per nomina vel ordinem ut scripti sunt et statuuntur ut prius».
Da quanto è stato detto si può, dunque, avere uno sguardo sintetico che introduce ai
sette scrutini veri e propri. C’è da dire, al riguardo, che i tre scrutini del Gelasiano sono
stati portati al n° di sette per lo sviluppo di una certa simbologia, oltre ad indicare che la
preparazione pre-battesimale ha subito un certo cambiamento. Questi sette scrutini sono
senz’altro la manifestazione di una nuova realtà della Chiesa. Di questa prima parte
introduttoria, si può avere il seguente schema in base ai seguenti numeri dell’OR XI:
1. L’annuncio GeV 283;
2. L’iscrizione;
3. La signatio;
4. Imposizione della mano GeV 285;
5. L’esorcismo e benedizione del sale GeV 288;
6. Imposizione del sale GeV 289;
7. Nuova rubrica: i catecumeni escono;
8. L’introito;
9. Colletta GeV 193;
10. I catecumeni vengono chiamati ed entrano.
I SETTE SCRUTINI.
I tre scrutini del Gelasiano sono stati doppiati con l’aggiunta dei riti della mattina
del sabato santo per arrivare al numero 7. La preparazione prebattesimale è ben modificata
e viene descritta dettagliatamente. Nocent commenta che si moltiplicano gli scrutini perché
i bambini non possono ricevere una catechesi; si moltiplicano i segni e le preghiere intorno
a loro. Questi sette scrutini sono lo sviluppo dei tre scrutini gelasiani. Questi ultimi sono il
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primo, il secondo e il terzo dei sette scrutini dell’Ordo XI e i soli veramente originali,
poiché gli altri ne sono solo delle ripetizioni.
Dalla lettura di ogni scrutinio, la prima cosa che si nota è che ogni scrutinio è
formato da quattro tappe diverse. Ognuno ha il suo ruolo: i padri, il diacono, 3 accoliti e il
sacerdote. Ma vediamoli ad uno ad uno:
PRIMO SCRUTINIO2:
PRIMA TAPPA
SECONDA TAPPA
n° 17: «Et adnuntiat diaconus dicens: Orate electi. Flectite genua, et reliqua. Et
signant patrini <vel matrinae> ut prius»; i Padrini segnano i bambini di
nuovo.
n° 18: «Et sequitur alius acolitus, super masculos facit crucem sicut prius fecit
et, inponens manum super eos, dicit: Audi, maledicte Satanas», l’Accolito
2° segna i bambini con l’imposizione della mano sui maschi, con
l’orazione GeV 294.
2
Lo scrutinio era un’inquisizione o un esame. Infatti dopo aver ricevuto la dottrina e aver ascoltato
l’istruzione era necessario un esame frequente dei candidati. Con l’Ordo XI è stato aumentato il numero degli
interventi, portando gli scrutini al numero di “sette”, per il semplice motivo che il soggetto o i soggetti sono
bambini che non possono ricevere ancora una catechesi. Questo spiega anche il perché si moltiplichino i
segni e le preghiere intorno a loro.
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n° 19: «Item super feminas, similiter, faciens crucem et inponens manum super
eas dicendo: Deus Abraham, Deus Isaac»; Anche sulle femmine avviene
l’imposizione della mano, preceduta dalla signatio crucem. Tale momento
è accompagnato con l’orazione del GeV 290-295 e pone fine alla 2a
Tappa.
TERZA TAPPA
n° 20: «Item dicit diaconus ut orent electi et reliqua, ut prius. Et signant patrini
<vel matrinae> ut prius»; all’inizio segue un’ammonizione diaconale,
come di solito. Successivamente, i padrini segnano i bambini.
n° 21: «Inde tertius acolitus facit crucem in frontibus puerorum, sicut anterior
fecit, et inponit manum super capita eorum dicendo: Exorcizo te, immunde
spiritus»; l’accolito 3° segna i bambini, con l’imposizione della mano sui
maschi, secondo l’orazione del GeV 296.
n° 22: «Item super feminas, faciens crucem ut prius, et inponit manum super
capita earum, dicendo: Exorcizo te…»; lo stesso esorcismo viene applicato
sulle femmine, secondo l’orazione del GeV 297 e pone fine alla 3a Tappa.
QUARTA TAPPA
n° 23: «Et admonet diaconus: Orate electi, et reliqua sicut antea. Et signent
patrini sicut prius»; segue, di nuovo l’ammonizione diaconale, dopo la
quale i padrini segnano i bambini.
n° 24: «Et tunc presbiter accedit faciens crucem in singulorum frontibus, sicut
prius, et inponit manum super capita ipsorum, dicens orationem hanc:
Aeternam ac iustissimam pietatem tuam»; il presbitero segna i bambini,
con l’imposizione della mano sui maschi, conl’orazione del GeV 298.
n° 25: «Item ipse facit super feminas, similiter dicens ipsam orationem»; lo
stesso avviene sulle femmine con la medesima orazione del n° 24,
ponendo fine alla 4a Tappa.
n° 26: «Ista omnia consummata, iterum ammonentur a diacono ita: Orate electi.
Flectite genua. Et post paululum dicit: Levate. Complete orationem
vestram in unum et dicite: Amen…». Si tratta di un’ammonizione
diaconale conclusiva del primo scrutinio.
n° 27: «Iterum dicit: Signate illos. State cum disciplina et silentio. Et signent
patrini ut prius»; il Diacono invita i padrini a segnare i bambini sulla
fronte e raccomanda compostezza e silenzio, dopo di ché i padrini stessi
segnano i loro bambini, come in precedenza.
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n° 38: «Venientes autem omnes ad ipsum diem, sicut eis denuntiatum fuit, et
faciunt ipsum scrutinium et missam per omnem ordinem, sicut
superius scriptum est». Questo scrutinio si svolge allo stesso modo del
Primo Scrutinio.
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TERZO SCRUTINIO
Esso si svolge in un giorno non fissato della quarta settimana. Esso inizia con il
n° 40 E’ molto importante ricordare quanto segue:
n° 40: «Et ut venerint ad ecclesiam, die quo eis fuerit adnuntiatum, clamet
diaconus dicens: Caticumini procedant». Come è avvenuto nei precedenti
scrutini, il diacono invita i catecumeni ad entrare in Chiesa.
n° 41: «Et vocantur infantes ab acolito per nomina vel ordinem sicut prius et
faciunt scrutinium per omnia sicut illos duos <dies> priores fecerunt,
usque ad ubi dicit: Signate illos. State cum disciplina et cum silentio».
Come si può vedere, lo scrutinio si svolge come di solito con i quattro
gruppi di esorcismi.
n° 42: «Et tunc leguntur duae lectiones in aurium apertione: Lectio Esaiae
prophetae. Haec dicit dominus: Audite audientes me et comedite bonum,
usque: ad dominum Deum nostrum quoniam multus est ad
ignoscendum…». Si tratta di due letture in aurium apertione, cioè Is 55, 2-
7, come Prima Lettura e il Salmo 33,12, come Salmo responsoriale.
Certamente si può dire che l’apertio aurium è l’antico rito appena citato
nel GeV.
n° 43: «Item alia lectio ad Colosenses: Fratres, expoliantes vos veterem
hominem cum actibus eius, usque: et quidem in omnem terram exivit sonus
eorum. Sequitur resp. Beata gens». Si nota qui una combinazione di testi:
Col 3,9 e Rm 10,18 accompagnati successivamente dal Salmo
responsoriale, Sal 32,12. Si può pensare che la Lettura ai Col 3,9 e Rm
10,18 costituiscono la Seconda Lettura vera e propria, giacché in esse è
evidente il carattere morale.
nn° 44-60: «Inde vero procedunt quattuor diaconi de sacrario cum quattuor
libros evangeliorum, praecedentibus eis duo candelabra cum turabula et
incensum, et ponunt ipsa evangelia in quattuor angulos altaris». Qui l’OR
XI segue la Expositio evangeliorum del Gelasiano, mentre l’OR XL 44-60
corrisponde al GeV 299-309. L’unica differenza consiste in una
descrizione più dettagliata del rito come si può vedere nel paragrafo 47: il
primo diacono prendendo il libro del Vangelo dal primo angolo della
sinistra dell’altare, preceduto da due candele e dall’incenso (ascendit ad
legendum), sale all’ambone. Dai numeri 40 al 60, si ha la medesima
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struttura del Gelasiano, come si può notare in questa Dispensa alle pagine
97 e 98 (v. GeV 299-309 e cfr. OR XI 44-60).
n° 61-67: «Et dicit praefationem symboli: Dilectissime nobis, accepturi
sacramenta baptismatis <et in novam creaturam sancti spiritus
procreandi, fidem, quam credentes iustificandi estis toto corde concipite at
animis vestris bonam conversationem mutate ad Deum…accedite
suscipientes evangelici symbolum sacramenti a Deo inspiratum…Intentis
itaque animis symbolum discite et, quod vobis sicut accepimus tradimus…
Confessio itaque fidei quam suscepistis hoc inchoatur exordio>». Come si
può notare, segue subito la Praefatio Symboli del GeV 310-318 (v. pp. 98
ss. di questa Dispensa) anche se il discorso catechetico dell’OR XI è un
poco abbreviato rispetto al suo modello nel Gelasiano.
n° 68-71: «Ipsa expleta, adnuntiat diaconus dicens: State cum silentio, audientes
intente (68). Inde subsequitur sacerdos hanc praefationem dominicae
orationis». Da questo contesto, il diacono invita al silenzio e all’ascolto,
richiamando, nell’OR XI 68-7l il contenuto e la struttura del GeV 319-
328 (v. le pp. 100-101). Ciò corrisponde perfettamente alla consegna del
Padre Nostro.
n° 72: «Ipsa expleta, adununtiat diaconus: Catecumini recedant…Omnes
caticumini exeant foras». Avviene di nuovo un’ammonizione diaconale,
con la quale i catecumeni sono invitati ad uscire dalla chiesa.
n° 73-75: «Egressi vero parentes cum infantibus eorum foris relinquunt ipsos
infantes in custodia (73) Et iterum ingrediuntur in ecclesia tam parentes
quam illi qui ipsos infantes suscepturi sunt, cum oblationibus eorum…(74)
Expleta vero missa, communicent omnes, praeter ipsos infantes» (75). I
genitori portano i bambini fuori, li lasciano in custodia mentre i genitori e
padrini e le madrine partecipano alla Messa come al solito.
n° 76: «Iterum adnuntiat presbiter qualem diem voluerit in sequenti ebdomada,
quod est <quinta> ab initio quadragesime, ut revertantur ad scrutinium».
Con queste parole, viene posto fine al terzo scrutinio, mentre si annunzia il
quarto scrutinio.
QUARTO SCRUTINIO si svolge in un giorno non fissato della quinta settimana, secondo
quanto segue:
n° 77: «Et ut venerint, celebraturi ipsum scrutinium, faciunt per omnem
ordinem, sicut illi duo priores ante aurium apertionem fuerunt». Si
ripete quello che viene già descritto dal n° 42 del Terzo Scrutinio. Con
ogni probabilità, l’autore dell’OR XI non ripete quello che è già stato
detto ai nn° 40-76, perché si tratta del medesimo rito.
n° 78: «Et postea adnuntiat presbiter ut ipsa ebdomada, qualem diem vel ad
qualem ecclesiam voluerit, ut revertantur ad scrutinium quintum».
Avviene così l’annunzio del quinto scrutinio che pone fine al quarto.
QUINTO SCRUTINIO si svolge in un giorno non fissato della stessa quinta settimana,
secondo quanto segue:
n° 79: «Et ut venerint faciunt ipsum scrutinium per omnem modum sicut
anterius fecerunt». Si verifica la medesima cosa come nello
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SESTO SCRUTINIO si svolge in un giorno non fissato della sesta settimana, secondo
quanto segue:
n° 81: «Ita tamen agendum est, ut a primo scrutinio qui incipit tertia
ebdomada in quadragesima, usque in sabbato sancto vigilia
paschae, septem scrutinii esse debeant, secundum formam septem
donis spiritu sancti, ut, dum septenario numero inplebuntur, detur
illis gratia septiformis spiritus sancti». Anche in questo Scrutinio si
ripete la stessa procedura come negli scrutini precedenti. Si nota
anche che l’ultimo scrutinio ha luogo la mattina del Sabato Santo,
per completare il numero 7 anche se la settima riunione di per sé non
è uno scrutinio. L’autore dà un’ampia giustificazione nel senso che i
Sette Scrutini sono pensati come i sette doni dello Spirito Santo e
come la settiforme grazia di Dio. Ciò lascia pensare allo sviluppo
della simbologia sullo Spirito Santo e sui suoi doni concessi alla
Chiesa.
n° 82: «Item adnuntiat presbiter ut in ipso sancto sabbato hora tertia,
reventantur ad ecclesiam et tunc catecizantur et reddunt symbolum».
E’ esplicito l’annunzio del settimo scrutinio.
Questo scrutinio è costituito dal rito dell’effethà e dalle rinunce contro Satana,
secondo quanto segue:
n° 83: «Ordo vero qualiter catecizantur ita est: Post tertiam horam
sabbati, procedunt ad ecclesiam et ordinentur per ordinem sicut
scripti sunt, masculi in dexteram <partem >, feminae in
sinistram». C’è un riferimento all’attività catechetica. L’elemento
particolare è rappresentato dall’ordine di dividere e di porre i
maschi da una parte (a destra) e le femmine dall’altra, (a sinistra).
n° 84: «Et faciens crucem sacerdos in frontibus singulorum, postea
inposita manu super capita singulorum dicit: Nec te latet,
Satanas». Avviene la signatio sulla fronte dei candidati, dopo la
quale segue l’imposizione delle mani sui capi di ognuno. C’è un
accenno importante alla rinuncia a Satana e a tutte le sue opere
anche se non in modo esplicito. Certamente, il segno della croce
sulla fronte, l’imposizione della mano e l’esorcismo, fanno
riferimento al GeV 419.
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Seguono, poi, le litanie dei Santi, mentre la processione procede con grande
solennità. A tale riguardo, tutto il numero 90 manifesta la cosiddetta liturgia aulica, detta
anche di Corte. Ai numeri successivi, viene descritto lo svolgimento successivo del rito del
Battesimo, secondo quanto segue:
Nella descrizione dei riti post battesimali c’è da sottolineare che i genitori o i
padrini ricevono i bambini appena battezzati su un linteum, un panno di lino; prima della
confermazione il pontefice consegna ai neo battezzati la stola, la casula ed il crismale.
Dunque, segue il rito della Confermazione: i bambini sono portati nuovamente al
Pontefice, ai quali, dà dieci monete, oltre alla stola, alla casula ed al crismale.
Per quanto riguarda l’ordine dei riti battesimali e post battesimali, in base a quello che
è stato visto, in sintesi, si ha questa sequenza:
1. Battesimo (vescovo o presbitero);
2. L’unzione post battesimale con il Sacro Crisma (presbitero);
3. La consegna dei diversi capi del vestiario-abbigliamento del battesimale: stola, casula,
crismale (dal vescovo);
4. La Confermazione fatta dal vescovo.
Naturalmente, la consegna della stola, della casula e del crismale (assieme alle dieci
monete) in un solo atto rituale e, per lo più, dopo l’unzione post battesimale con il sacro
crisma eseguita da un presbitero, dimostra che la veste candida ed il crismale venivano a
perdere il significato proprio e tra di loro ben distinto (la veste come abito battesimale, il
crismale come velo di confermazione).
D’altra parte, il fatto stesso che la consegna della veste e del crismale fosse riservata al
pontefice, cioè al ministro della confermazione, ci fa capire che la veste stessa era priva di
una percezione propriamente battesimale e che tendeva a fondersi con il significato proprio
del crismale. I bambini si vestono, dunque, di questi vestiti nuovi, perché sono nati una
seconda volta, come creature nuove.
n° 100: «Induti vero ordinantur per ordine, sicut scripti sunt, in circuitu
et dat orationem pontifex super eos, confirmans eos cum
invocatione septiformis gratiae spiritus sancti». Si tratta di
un’orazione non ben precisata, ma probabilmente corrisponde
a quella di GeV 451, dove si trova la seguente dizione:
“confirma eos cum invocatione septiformis gratiae spiritus
sancti”. Dunque, questa orazione e questi gesti hanno qualcosa
a che fare con il dono dello Spirito Santo, ma il contesto non è
molto chiaro.
n° 101: «Oratione expleta, facit crucem cum police et chrisma in
singulorum frontibus, ita dicendo: In nomine patris et filii et
Spiritus Sancti. Pax tibi…». L’unzione stessa viene accompa-
gnata con un formulario trinitario.
n° 102: «Et hoc omnimo praecavendum est ut hoc non neglegatur, quia
tunc omne baptismum legitimum christianitatis nomine
confirmatur». Si tratta di un’ammonizione abbastanza forte,
che nasce dal timore che la Confermazione sia omessa. La
motiva-zione nascerebbe dal fatto che nella prassi di
quell’epoca, se non c’era il vescovo, si ometteva la
Confermazione, la quale non poteva essere più recuperata
dopo. In questo caso si può vedere anche una descrizione del
significato di questo rito attraverso queste parole: “quia tunc
omne baptismum legitimum christianitatis nomine confirma-
tur”. La traduzione è la seguente: «perché allora ogni
battesimo è confermato dall’autorità della religione cristiana
come legittimo». Il significato è piuttosto ecclesiologico.
n° 103: «Post hoc, ingrediuntur ad missas et communicant omnes ipsi
infantes, nam hoc praevidendum est ne, postquam baptizati
fuerint, ullum cibum accipiant neque ablactentur antequam
communicent». In questo caso, come lascia intuire il n° 103, è
prevista la comunione dei bambini (infantes), mentre
L’Eucaristia è vista come il culmine del rito del battesimo-
confermazione. I bambini si comunicano e, in vista di ciò,
devono digiunare; dunque, le mamme e le bàlie devono
assicurare che i bambini non siano allattati prima della
comunione. Ciò conferma un rituale dell’Eucaristia.
n° 104: «Et postea per totam ebdomadam paschae omnibus diebus ad
missam veniant et parentes eorum pro ipsis offerant». Tutti
vengono a Messa durante tutta l’ottava di Pasqua.
n° 105: «Hunc autem superscriptum ordinem baptismi, sicut in sabbato
sancto paschae, sic et in sabbato pentecosten omnimodis
celebretur». In questo caso, si seguono gli stessi riti per i
battesimi di Pentecoste. A tale riguardo è importante il 2°
rituale del Gelasiano; si arriverà così a dare più importanza alla
Pentecoste rispetto alla Pasqua. Almeno, questa è la tendenza
che si registra al tempo dell’OR XI.