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LETTURA LITURGICA DEI PADRI

P. Matthias Skeb OSB

Dottrina XII apostolorum (Didachè)


Struttura
Cap. 1-6. La dottrina di "Due vie"
1,1 Introduzione
1,2-5,2 (6,1) "Due Vie"
1,2-4,14. Via della vita
1,2. Impostazione
1,3b-2,1 "Sezione Evangelica" (interpolazione)
2,2-7. I comandamenti
3,1-6. "Le sentenze teknon"
3,7-4,14. Norme personali, ecclesiali e sociali del fedele
5. Via della morte
6,1. Epilogo
6,2-3. Aggiunte
CAP. 7-10. Ordinamenti liturgici
7. Battesimo
8,1. Digiuno
8,2. Preghiera
9,1-10,7 "Eucaristia"
[Preghiera sull'unguento (myron)]
CAP. 11-13. Accoglienza di cristiani forestieri
11,1-2. Maestri
11,3-6. Apostoli
11,7-12. Profeti
12,1-5. Altri cristiani
13,1-7. Sostentamento di profeti e maestri
CAP. 14-15Ordinamenti diversi
14,1-3. Confessione dei peccati e riconciliazione
15,1-2. Elezione di vescovi e diaconi
15,3-4. Correzione fraterna
CAP. 16. Parenesi escatologica e apocalisse

1
Siamo nel capitolo sulla Didachè, abbiamo già fatto il capitolo 7 sul battessimo e abbiamo visto che
la dottrina dell’eucarestia quasi è trattato come una catechesi battesimale.
Capitolo 8
8,1. Digiuno
8,2. Preghiera
9,1-10,7 "Eucaristia"
[Preghiera sull'unguento (myron)]
Questo capitolo è la prima testazione di un digiuno settimanale: 8.1 I vostri digiuni non coincidano
con quelli degli ipocriti1 [cf. Mt,6, 5-16]. Essi, infatti, digiunano il secondo 2 e il quinto giorno3 dopo il
sabato, voi invece digiunate il quarto4 e il giorno della preparazione del sabato5.
I giudei digiunano lunedì e giovedì i cristiani invece mercoledì e venerdì.
8.2. Neppure dovete pregare come gli ipocriti, ma pregate così, come ha comandato il Signore nel suo
vangelo: «Padre nostro che sei in cielo, sia santi ficato il tuo nome, venga il tuo regno, sia faccia la tua
volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi il nostro debito,
come noi lo rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male, poiché tua è la
potenza e la gloria nei secoli» [cf. Mt 6,9-13].
Questa versione del Padre Nostro segue il testo di Mt c’è una differenza nell’uso della parola
afieme, nella Didachè è presente, mentre nel testo di Mt è aoristo. Nella chiesa antica c’erano
diversi manoscritti del NT e c’erano questi manoscritti che hanno la forma afieme. La chiesa antica
non è una realtà uniforme, ma diversi tradizioni, particolarmente del AT che sono state usati dallo
scrittore. Una cosa importante che vediamo in questo testo è il punto di partenza della comunità. Il
punto di partenza era ovviamente un problema della comunità, c’erano influssi ebraici, c’era una
tendenza di digiunare lunedì e giovedì e una tendenza di introdurre preghiere, ovviamente non di
tipo accettabili da parte di un cristiano, allora il didachista reagisce a questi problemi e introduci
una tradizione, un costume normativo di digiunare mercoledì e venerdì e pregare il Padre Nostro
come la preghiera dei cristiani. Questo no esclude naturalmente che nella comunità cristiana c’erano
altre preghiere.

8.3. Pregate così tre volte al giorno [cf. Dn 6,11; Sal 55,18].
I giudei pregavano tre volte al giorno le 18 benedizioni, e probabilmente il didachista vuole
sostituire queste 18 benedizioni attraverso il Padre Nostro. Allora non si cambia il fatto di digiunare
e pregare, soltanto i giorni cambiano. Dobbiamo capire l´incontro delle culture, c´è un fenomeno di
continuità e discontinuità.

9,1-10,7 "Eucaristia6"
9.1. Riguardo all'eucaristia, rendete grazie così.
Nel lato greco abbiamo Περὶ7 δὲ τῆς εὐχαριστίας͵ οὕτως εὐχαριστήσατε· eucarestein in greco è
ringraziare, questo è il significato generale, se leggiamo il testo e troviamo una parola che qualche
volta ha un significato tecnico come eucarestia, quindi dobbiamo partire da un significato non
tecnico, generico: rendimento di grazie. In latino sacramentum che significa segno. Allora soltanto
abbiamo un significato tecnico e generico ci spingono nella direzione di un significato tecnico
quindi lo prendiamo così. Allora non si vede un motivo in questa frase di tradurre eucarestein de
modo tecnico a eucarestia. Allora in greco la frase crea dei problemi, eucaristias significa sul
rendimento di grazia o (e), e si lascia così.
1
Probabilmente sono i giudei o i farisei.
2
Il secondo giorno è il lunedì.
3
Giovedì.
4
Mercoledì
5
Venerdì
6
Nei capitoli cominciano dei problemi perché molti dicono che cap. 9-10 sono le prime preghiere eucaristiche, anafore.
La domanda è: sono veramente preghiere eucaristiche o no?
7
I titoli in greco cominciano con peri +genitivo

2
9.2. Prima sul calice [cf. 1Cor 10,16; Lc 22,17-19]: «Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite 8
di Davide, tuo servo, che ci hai fato conoscere per mezzo di Gesù, tuo servo. A te la gloria nei secoli».
Parla di un calice, e dopo di un pane spezzato o meglio da un pane da spezzare, che sarà spezzato.
Allora calice e pane: eucaristia, una preghiera di ringraziamento sul calice con vino e sul pane. Nel
giudaismo c’era la preghiera della Berakah ove c’era il calice e il pane e un pasto normale. Nel
senso tecnico liturgico ancora non abbiamo l’eucarestia. Fino a questo punto non parliamo della
eucaristia tecnico-liturgico come la conosciamo oggi.
Quindi, la vite di Davide nell’interpretazione di Gesù nella prospettiva di Gesù è la chiesa. Quindi
un primo ringraziamento sul calice con un riferimento alla chiesa e un ringraziamento di un certo
pasto. Il riferimento alla chiesa sembra essere un può strano per legare al pasto nella chiesa.

9.3 Sul pane spezzato [cf. At 2,42]: «Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci
hai fato conoscere per mezzo di Gesù, tuo servo. A te la gloria nei secoli.
Vita e conoscenza sono concetti abbastanza generici, possiamo pensare alla vita di un cristiano e
alla conoscenza rivelata da Dio in Gesù Cristo. Ancora un ringraziamento col pane con
allargamento di prospettiva verso l’aspetto più generico cioè la vita cristiani, la conoscenza dei
cristiani attraverso Gesù. Quindi c´è un parallelismo della struttura con il pane, con il numero
anteriore: il pane, il cibo, vino, allargamento della prospettiva verso la chiesa e verso la vita
cristiana e i suoi misteri. Qui non c’è un riferimento alla eucaristia nel senso tecnico, semplicemente
c´è un riferimento a un pasto come simile alla così detta Berakà dei giudei.
Manca un riferimento alla passione di Gesù che en una preghiera eucaristica è normale, ma nei
primi secoli si può pensare perché ancora non c´era una struttura fisa. Non c´è anche un riferimento
al comandamento de celebrare di Gesù. Al meno fino a 9.3 non abbiamo riferimento chiaro all
´eucarestia nel senso tecnico.

9.4. Come questo pane spezzato era disperso sui monti e, raccolto, è divenuto uno, così la tua Chiesa sia
raccolta dalle estremità della terra nel tuo regno [cf. Is 11,11-12; Ger 32,37; Ez 11,17]. Perché tua è la gloria e
la potenza per mezzo di Gesù Cristo nei secoli».
Dopo il rendimento di grazie abbiamo un riferimento ai dispersi della chiesa a una raccolta
missionaria della Chiesa. Non abbiamo un riferimento al raduno della Chiesa, i chicchi erano sparsi
sui monti. Questo testo non contiene un riferimento alla eucarestia ma contiene un riferimento all
´universalità della Chiesa, all´estremità della terra, quindi una raccolta universale che comprende
tutti, tutti popoli.

9.5. Nessuno [corr.: Ma nessuno]9 mangio beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del
Signore. Infatti anche a questo riguardo il Signore ha detto: «Non date ciò che è santo ai cani»" [Mt 7,6].
In questo caso eucarestia significa nel senso saramentale o tecnico, non possiamo escluderlo a causa
della formulazione non date ciò che è santo ai cani , un pasto normale non è santo, qui si ci troviamo un
testo eucarestia e troviamo soltanto i battezzati hanno il diritto di bere e mangiare in questa chiesa,
cioè è l´eucarestia della Chiesa. C´è un ma, cosa vuol dire: prima il didachista parla di una Chiesa
universale che vuole includere tutti popoli, ma alla fine dice ma, questo vuol dire che non tutti
possono mangiare dell´eucarestia sacramentale. Questo sarebbe motivo della affermazione di 9.4.
Tutti hanno diritto, ma esclude un fraintendimento a causa della raccolta universale della Chiesa,
quindi tutti hanno diritto. Questo riferimento di 9.5 non reinterpreta 9.1 fino a 9.3 nel modo
eucaristico. Esclude soltanto un fraintendimento possibile, perché probabilmente nella comunità del
didachista c`èra il problema che i non battezzati volevano mangiare o bevevano dell’eucarestia dal
calice.
8
Ci sono diversi riferimento nel AT della vite, Sal 18, 7; Ger 2, 21; Is 5, 1-7. in questi riferimenti la vite senza Davide si
riferisce a Israele e si può dire che Israele appartiene a Davide, e perciò che si fa una azione plausibile, la vite di Israele
è Davide.
9
Adattazione del traduttore

3
L’argomento è: manca in questa preghiera un argomento chiaro alla eucarestia sacramentale e 9.5
parte della preghiera ma è un ordinamento ecclesiastico. Questo non viene pregato sul calice, solo
dice Nessuno mangi o beva della vostra eucaristia. Questo soltanto per escludere un fraintendimento,
infatti c`è scritto in rosso, che è stata una aggiunta dal didachista, una rubrica per evitare un
fraintendimento a causa dell`universalità della chiesa, quindi la preghiera in sé non contiene un
riferimento alla eucarestia sacramentale perché e basata sulla Berakà della comunità giudaica.
Quindi abbiamo qui la struttura base:
9.1-9.3: ringraziamento
9.4… raduno della chiesa
9.5--- esclusione dei non battezzati10 e non santi

10. Preghiera dopo del pasto


10.1. Dopo esservi saziati11 [cf. Dt 8,10], rendete grazie così:
Le preghiere che segue ancora una volta è modellata secondo una preghiera giudaica. Quindi questo numero
comincia noi ti rendiamo grazie… É una formulazione simile a quella di 9.2. ancora una volta il
ringraziamento di pane e vino. Si riferisce alla bevanda come dono di Dio. Il cibo normale è un dono della
creazione. Allora 9 e 10 si riferisce al cibo e bevande come doni speciali.

10.2 «Noi ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome 12, che hai fato abitare nei nostri
cuori [cf. Dt 12,11; Ez 43,7], e per la conoscenza, la fede e l'immortalità 13 [cf. Gv6] che ci hai fato
conoscere per mezzo di Gesù, tuo servo14. A te la gloria nei secoli.
Quindi ringraziamento dopo il pasto, di vino e pane. Pane e vino come doni della creazione

10.3. Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa per il tuo nome [Sap. 1,14; Sir 18,1] ehai dato cibo e
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bevanda in godimento agli uomini, affinché ti rendessero grazie, ma a noi hai fato grazia di un cibo e una
bevanda spirituali [cf. 1Cor 10,3-4] e della vita eterna per mezzo di Gesù, tuo servo.
Quindi il rendimento di grazie in questo testo dove si riferisce ai doni della creazione: pane e vino
come doni della creazione. Ma a noi… la parola ma significa qualcosa di diverso, non più del cibo
come dono della creazione di Dio, ma comincia un nuovo tema, adesso allarga verso l’eucarestia. Il
cibo spirituale non è più cibo creaturale, più come vino e pane attraverso i quali possiamo saziarci,
quindi in questo contesto probabilmente si parla della eucarestia, allarga che sia questa preghiera
verso l’eucarestia soprattutto 10.3 seconda parte indica il passaggio a atro tema, verso l’eucarestia.

10.5. Ricordati, Signore, della tua Chiesa: liberala da ogni male, perfezionala nel tuo amore e raccoglila,
santificata, dai quattro venti [cf. Mt24,31] nel tuo regno, che hai preparato per lei. Perché tua è la potenza e la
gloria nei secoli».
Ancora una volta segue come in cap. 9 in riferimento alla chiesa E alla raccolta della chiesa come in
9.4. Quattro venti significa raccolta da ogni parte de mondo, ancora al ringraziamento e poi segue al
dono universale della chiesa. Dopo il capitolo 9 e 10 del raduno della chiesa possiamo aspettare
l’esclusività della chiesa. Questa esclusività vi è a 10.6:

10.6 «Venga la grazia e passi questo mondo. Osanna alla casa di Davide. Chi è santo venga, chi
non lo è si penta. Maranatha [1Cor 16,22]. Amen».

10
Che non diventa parte più della preghiera.
11
ἐμπλησθῆναι significa riempirsi lo stomaco, nella situazione eucaristica nessuno si riempisce lo stomaco, la
celebrazione eucaristica non mira a saziarsi, dopo essere saziati Si riferisce a ciò che viene trattato nel cap. 9 (era un
pasto per saziarsi) e non all´eucarestia sacramentale perché dopo con le lettere di san Paolo era chiaro che l´eucarestia
non era per essere saziati.
12
Il nome è quasi sempre la presenza di Dio
13
È simile alla vita.
14
Questa formazione è simile a quella di 9.2.
15
Indica un altro passaggio verso l´eucarestia.

4
Questo numero indica la esclusione di tutti coloro che non sono santi, probabilmente dalla
celebrazione eucaristica, dal bere e dal mangiare dell’eucarestia: Chi è santo venga, chi non lo è si
penta, quindi un riferimento esclusivo, una riserva.

10.7. Ai profeti, tuttavia, lasciate che rendano grazie come vogliono.


Durante la preghiera sul pasto per saziarsi i profeti possono rendere grazie come vogliono,
ovviamente questi profeti erano pochi.
Quindi con le parole della preghiera Chi è santo venga, chi non lo è si penta, probabilmente sarà
celebrata la eucarestia in forma sacramentale. Nei cap. 9-10 si riferiscono a un cibo per saziarsi e
possiamo pensare che dopo questo agape, che era il pasto per saziarsi segue la celebrazione
eucaristica nel senso stretto della parola, altrimenti difficile spiegare le parole Chi è santo venga,
chi non lo è si penta. Così siamo arrivati alla seguente struttura:

Struttura della Didachè 9-10

STRUTTURA DI OGNI Viene espresso con le parole:


CAPITOLO
Ringraziamento 9,1-3: rendete grazie così… 10, 1-5. Dopo esservi saziati16
rendete grazie così…
Raduno 9.4… la tua chiesa sia raccolta 10.5… chiesa raccoglila,
dalle estremità della terra nel santificata dai quattro venti,
tuo regno nel tuo regno…
Restrizioni/esclusioni 9.5 Nessuno mangi o beva 10.6 chi è santo venga, chi non
della vostra eucarestia de non lo è si penta.
i battezzati…
 Segue la celebrazione
eucaristica
“sacramentale”.

Nei capitoli seguenti abbiamo anche delle strutture riguardo alla morale.
Siamo nel capitolo 11:

11.1. Chi, dunque, giungendovi insegnasse tutte le cose fin qui esposte, accoglietelo.
Questo numero si riferisce alla ospitalità, la quale può condurre a volte a una cosa che possiamo
chiamare parassitismo, questo parassitismo era un fenomeno, un problema del tempo e perciò un
gruppo di parassiti sono maestri, apostoli e profeti che si differenziavano. Ma dobbiamo sapere che
cosa è un maestro, profeta e apostolo attorno all’anno 100.
Giungendovi: quindi il testo si riferisce a persone itineranti che giungono alla comunità
ecclesiastica del didachista. Insegnasse: si riferisce a un maestro, dunque c’erano persone itineranti
che insegnavano tutto ciò che il didachista aveva insegnato. Il didachista si riferisce che una persona
non contradice ciò che aveva insegnato il didachista, accetta l’ordinamento ecclesiastico della
Didachè. Una persona che accetta questa dottrina della Didachè deve essere accolta, ma si se avessi
deviato con una dottrina distruggente non ascoltatelo, perché insegna contro la Didachè. Quest’idea
è ampliata nel seguente numero:

11.2. Ma se si fosse sviato e insegnasse una dottrina diversa, volta a di struggere, non
ascoltatelo [cf. 2Gv 10]; se invece serve ad accrescere la giustizia e la conoscenza del
Signore, accoglietelo come il Signore.

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Parola centrale. Non è chiaro ancora un riferimento sacramentale. È casi impossibile affermare la presenza di una
preghiera eucaristica, soltanto possiamo dire che sono preghiere in occasione di un pasto che mira a saziarsi.

5
Quindi si vede chiaro il criterio della accoglienza. Una persona che è accolta non deve distruggere
la comunità, ma edificarla e servire a crescere la giustizia e la conoscenza del Signore, dunque
questo è il criterio. Quindi è un criterio generico, c`erano certamente problemi con i maestri
itineranti che sono venuti alla comunità e non sappiamo più. Altri indicazioni ci vengono indicati
nei numeri seguenti:

11.3. Riguardo agli apostoli e ai profeti, fate così, secondo quanto stabilito dal vangelo.
11.4. Ogni apostolo che giunge presso di voi sia accolto come il Signore.
Adesso vengono indicati delle regole strette:
11.5. Non si tratterrà se non un solo giorno e, se ve ne fosse bisogno, un secondo, ma se si ferma
tre giorni è un falso profeta.
11.6. Partendosene, l'apostolo non prenda con sé se non il pane sufficiente per arrivare alla sosta
successiva. Se invece chiede denaro, è un falso profeta.
Quindi gli apostoli probabilmente sono missionari e questi missionari possono chiedere ospitalità
uno o due giorni, non più, e possono chiedere anche pane.

11.7. Non metterete alla prova né giudicherete nessun profeta che parli in spirito [cf. At 13,1-2],
perché qualunque peccato verrà perdonato, ma questo peccato non verrà perdonato [Mt 12,31].
Ovviamente i profeti nel senso specifico, persone che parlano nello spirito, oggi si direbbe persone
carismatiche. Il profeta si comporta come il Signore glielo chiede. Quindi abbiamo trovato apostoli,
profeti ed apostoli.

11.8. Tuttavia, non chiunque parla in maniera ispirata è un profeta [cf. Gv 4,1], ma solo se si
comporta come il Signore. Dal comportamento, dunque, si riconoscerà il falso dal vero profeta.

11.9. Ogni profeta che per ispirazione ordina di imbandire una mensa non ne deve
mangiare, altrimenti è un falso profeta.

11.10. Ogni profeta che insegna il vero, se non mette in pratica quello che insegna è
un falso profeta.
Quindi: Ogni profeta mette in pratica ciò che insegna, se non lo mette in pratica è un falso profeta.
Deve avere una coerenza tra etica e insegnamento. Non deve avere contradizione.

11.11. Ma il profeta che, messo alla prova e risultato vero, opera per il mistero terreno
della Chiesa, senza tuttavia insegnare a fare quello che fa lui, non sarà da voi giudicato, perché
ha il suo giudizio presso Dio. Allo stesso modo, infatti, si comportarono anche gli antichi profeti.
La formulazione sottolineata è un po`oscura nella Didachè. Ancora una volta si riferisce al profeta.
Ma è interessante la traduzione perché nel originale non c`è scritto terreno, anzi cosmico: μυστήριον
κοσμικὸν.
Allora questo mistero cosmico si riferisce al mistero della Chiesa, della edificazione della Chiesa
del intero mondo.
Si vede anche un certo pragmatismo perché chi è utile per la Chiesa e per la crescita della Chiesa
deve aspettare che la comunità ecclesiastica sia generosa. La comunità devi evitare il giudizio verso
lui.

11.12. Se uno dice sotto ispirazione: dammi del denaro o qualche altra cosa, non ascoltatelo.
Ma se chiede che gli sia dato per altri che sono nel bisogno, nessuno lo giudichi.
Quindi fino qui possiamo dire che il didachista era abbastanza vicino al pensiero di Paolo in quanto
riguarda ai ministeri della comunità: profeti, apostoli, maestri.

CAPITOLO XII. Attenzione non cercare una teologia del officio ecclesiastico ben definita, non
esiste.

6
12.1. Chiunque venga nel nome del Signore [cf. Sal 118,26; Mt 23,39; Lc 13,35], sia accolto. In
seguito, mettendolo alla prova, saprete chi è, perché siete in grado di distinguere la destra dalla
sinistra [cf. Gio 4,11].
Qui parla ovviamente di altri cristiani. Il didachista porre prove per queste persone.

12.2. Se, dunque, colui che sopraggiunge è di passaggio, aiutatelo per quanto potete; però non si
tratterrà presso di voi se non due o tre giorni, se ce ne fosse necessità.
12.3. Se invece vuole stabilirsi presso di voi, nel caso conosca un mestiere, lavori e si guadagni da
mangiare.
Questo è simile a quello dei maestri, soltanto che qui è riguardo ai viaggianti.

12.4. Se invece non sa un mestiere, provvedete secondo il vostro buon senso a che un cristiano non
abbia a vivere tra di voi nell'ozio17.
Il didachista vuole evitare ogni tipo di parassitismo.

12.5. E se non vuole fare così, allora è un trafficante di Cristo [cf. Tm 6,5; At 8,18-20]. Guardatevi
da gente così!

Capitolo XIII. Riflette sul sostenimento dei profeti e dei maestri.


13.1. Ogni vero profeta che voglia stabilirsi presso di voi ha diritto al suo nutrimento [cf. Mt
10,10]. È una ripetizione, aggiunta al cap.12.3-5. Quindi ritorna ancora una volta ai profeti e ai
maestri dal punto di vista del sostentamento, quindi un profeta che lavora come un profeta ha diritto
al suo nutrimento e lo stesso per il maestro.

13.2. Allo stesso modo, il vero maestro ha diritto anche lui, come l'operaio, al suo nutrimento [cf.
Mt 10,10; 1Tm 5,18].
13.3. Prenderai pertanto le primizie di tutti i prodotti del torchio e dell'aia [cfr. Es 22,28; Dt 16,13
e 18,4; 2Re 6,27; Nm 18,30], dei buoi e delle pecore e le darai ai profeti. Essi infatti sono i
vostri sommi sacerdoti.
Perché i sommi sacerdoti avevano il diritto di ricevere le primizie. Quindi prende un argomento del
AT per legittimare nella sua comunità, questo ci mostra ancora una volta l’influsso del giudaismo
sulla comunità del didachista.

13.4. Se non avete un profeta, datele ai poveri.


13.5. Se fai il pane [Num 15,20], prendi la primizia e offrila secondo il precetto.
Il precetto si può pensare a quello del didachista o anche al precetto del AT di offrire le primizie al
sommo sacerdote. Dunque i riferimenti al AT erano importanti per rendere plausibili gli argomenti
del didachista.

13.6. Allo stesso modo, quando apri un'anfora di vino o di olio, prendi la primizia e offrila
ai profeti18.
13.7. Del denaro, del vestiario e di ogni tuo bene prendi la primizia come meglio ti pare e offrila
secondo il precetto.

Capitolo XIV
14.1. La domenica, giorno del Signore, riunitevi per spezzare il pane e rendere grazie dopo avere
confessato i vostri peccati, in modo che il vostro sacrificio sia puro [cf. Mt 5,23-24]19.

17
Il didachista esclude l´ozio.
18
Si vede un forte influsso del AT. Questi precetti del didachista lo fanno vedere, come la tradizione giudaica è ancora
viva.
19
Questo è un riferimento al testo di Mt considerata come sacrificio. Il sacrificio deve essere puro.

7
Domanda, possiamo pensare alla celebrazione eucaristica? troviamo la idea della Eucarestia come
sacrificio?

14.2. Chiunque abbia qualcosa in so speso con il suo compagno non si unisca a voi prima che si
siano riconciliati, affinché il vostro sacrificio non sia contaminato. Cioè puro.

14.3. Questo, infatti, è il sacrificio di cui il Signore ha detto: «In ogni luogo e tempo offritemi
un sacrificio puro, poiché un grande re io sono, dice il Signore, e il mio nome è mirabile tra le
genti» [Ml 1,11b. 14b].
Dunque, riguardo ai riferimenti alla eucarestia come sacrificio:
1. Alcuni dicono che questo è già il primo caso nel quale possiamo trovare una teologia
sacrificale riguardo alla eucarestia.
Ma, questo capitolo contiene già una teologia come sacrificio? No. Argomenti:
 non si può dire perché in questo tempo non si ci pensava così. La teologia della
eucarestia come sacrificio viene dopo.
 Cosa vuole l’autore? Quale è l’interesse dell’autore? Il testo mira alla riconciliazione
prima della celebrazione dominicale, questa è l´intenzione del autore nella comunità
cristiana. Riconciliazione tra i compagni della comunità ecclesiastica.
 Come vuole legittimare questo argomento di riconciliarsi? Lui ha usato nel capitolo
riguardo ai profeti e ai maestri con un riferimento al AT. In questo caso il riferimento
al sacrificio è un mezzo per legittimare il suo argomento per riconciliarsi. Nel
capitolo 13 fa i riferimenti al AT ai profeti, ai sommi sacerdoti, attraverso della
plausibilità del AT, questo non significa che i maestri e i profeti sono sommi
sacerdoti. Come leggere la riconciliazione dei peccati e la riconciliazione? Attraverso
al riferimento al AT, in questo caso a Malachia, ma non significa che il sacrificio sia
puro. Il sacrificio è un mezzo uno strumento per legittimare il suo ordinamento di
riconciliarsi.
Allora l’importante è capire cosa vuole l’autore e qual è il suo istrumento, mezzo (riferimenti al AT)
per arrivare alla sua intenzione. Il suo messaggio è:
2. Alimentate ai maestri a ai profeti;
3. Riconciliate prima della celebrazione dominicale
Ma non c’è una teologia dell’eucarestia come sacrificio perché questa non era l’intenzione del
didachista.

Capitolo XV
15.1. Eleggetevi, dunque, vescovi e diaconi degni del Signore, uomini miti, non attaccati al denaro,
veritieri e provati [cf. 1Tm 3,2-7. 8-12; Tt 1,6-9]. Essi, infatti, svolgono per voi lo stesso ministero
[At 13,1-2] dei profeti e dei maestri.
15.2. Perciò non disprezzateli, perché sono quelli tra voi che condividono l'onore dei profeti e dei
maestri.
15.3. Correggetevi l'un l'altro non nella collera ma in pace, come avete nel vangelo. Se uno
ha mancato contro il prossimo, nessuno gli rivolga la parola né voi prestategli ascolto fino a che
non si sia pentito.
15.4. Quanto alle vostre preghiere, alle elemosine e a tutte le vostre azioni, fate così come avete nel
vangelo di nostro Signore.

Conclusioni:
1. Il contesto del didachista è un contesto giudeo-cristiano perché tante volte usa riferimenti al
AT o al mondo giudaico per legittimare argomentare i suoi insegnamenti.
2. Il didachista risponde a problemi specifici, e perciò non contiene una presentazione
approssimativamente della liturgia della sua comunità ecclesiastica, ovviamente c`è anche

8
una struttura di questa comunità ecclesiastica, per esempio i ministri erano già precisamente
definiti, apostoli, maestri e profeti
3. Alcuni riflessioni metodologiche:
a. Qual è il punto centrale di ogni capitolo? Qual è l´intenzione o messaggio
intenzionale del autore e quali sono i suoi istrumenti per rendere vero il suo
argomento? Quindi distinguere tra istrumento linguistico o narrativo e che cosa vuol
dire questo argomento, il messaggio spirituale, altrimenti l’interpretazione sarà
sbagliata.
b. Argomento di silenzio. Significa che io faccio l’osservazione che qualcosa non è
presente nel testo, il testo non menziona qualcosa e da quest’osservazione vorrei fare
le conclusioni. Attenzione perché nel caso della Didachè siamo ancora in un
ordinamento ecclesiastico selettivo, che significa che riflette soltanto su certi
problemi della comunità ecclesiastica. Se il didachista non parla di certe cose o no le
segue significa che non c´erano dei problemi riguardo a quel tema, non significa che
non c´era la liturgia, solo che non c´erano dei problemi o dei conflitti riguardo a quel
tema. L´argomento di silenzio sempre è una cosa rischiosa, quindi ci vuole
l’intertestualità, i riferimenti ad altri testi che riguardano ad esempio al AT.
c. Non vedere dappertutto anafore e preghiere eucaristiche che forze non esistono
direttamente in questo testo, questo è un pericolo.
d. Usare segnali linguistiche che aiutino a comprendere questi testi.
e. Differenziare un uso tecnico di un uso generico di un termine. Eucarestia non
significa dappertutto eucarestia. Sacramentum in latino non significa sempre
sacramento come lo capiamo oggi. Partire da un significato non tecnico e se nel testo
ci sono dei segnali che ammettono il significato tecnico possiamo usarlo, altrimenti
no.
f. Stabilire precisamente dei significati concreti. P.e. profeti e maestri sono concetti non
chiari nella Didachè.

GIUSTINO, APOLOGIE
 Persona e opere
1.1.1. Vita
1.1.2. Opere
1.1.3. Il genere "apologia"
1.1.4. Le apologie di Giustino
1.1.5. La struttura della I. Apologia
1.1.6. Temi principali
1.1.7. Testo
 Analisi dei Testi
i. Iniziazione cristiana
ii. La celebrazione eucaristica per i neobattezzati
iii. La comunione del corpo e del sangue di Cristo.
iv. L'assemblea eucaristica della domenica, giorno chiamato «del Sole»

a. persona e opere
1) vita
Giustino è già un autore di un livello riflessivo molto più alto riguardo al didachista. Era in certo
senso filosofo e cristiano perciò era Iustinus martiri oppure Iustinus filosofus, lui sempre usava il
mantello di un filosofo. Eusebio di Cesarea nel cap. IV aveva a disposizione solo pochi passaggi
degli scritti del apologista. Giustino nacque ca.100 nella colonia romana di Flavia Neapolis (ora
Nablus), il nome del padre e del nonno, Prisco e Baccheio. Nei suo scritti possiamo trovare alcuni
samaristasmi, quindi possiamo dire che c’era qualche relazione con la Samaria, sebbene anche della

9
comunità alla quale apparteneva. Era seguace del cosiddetto medio platonismo contemporaneo.
Nelle actee del suo martirio dicono che è stato risiedette due volte a Roma, possiamo pensare che la
sua prima parte della sua apologia sia stata scritta durante il primo soggiorno e che la sua assenza a
Roma sia a causa del dialogo con l’ebreo Trifone. Il suo lavoro come insegnante privato di
filosofia20 sembra appartenere al periodo del suo secondo soggiorno a Roma. Morì come martire ca.
165.

2) Opere
Il contributo alla liturgia la difesa del cristianesimo, questa è una domanda che dobbiamo avere
presente. La lista de Eusebio, H. E. 4, 18, 1-6. Ci da una testimonianza di questa Apologia:
1. Apologia all’imperatore Antonino Pio e ai suoi figli. Questa è la nostra e la prima.
2. Una seconda Apologia al suo successore Antonino Vero (chiamato anche Marco Aurelio);
3. Contro i greci (pagani), specialmente sulla natura dei demoni;
4. Elenchos (Confusione, contro i pagani);
5. La monarchia di Dio
6. Salterio. Argomenti nella forma di un salmo. In Agostino troviamo anche un’opera simile, il
così chiamato salmo abecedario. Contro i donatisti.
7. Σχολικόν. In forma di scolii, sull’anima. Sono frammenti di testi, opera che tratta
teologicamente e filosoficamente l’anima.
8. Un dialogo contro i giudei
Le opere b, c, f e g sono state sono state completamente perdute. Al posto di d ed e sono state
suggerite la Comandatio at grecos, e il Trattato di monarchia. In somma l`opera di Giustino è
un`opera apologetica.
Opere importanti per noi:
 Apologia I
 La II Apologia.
 Il Dialogo con il Guideo Trifone.

3) il genere apologia
il termine apologeta è un termine moderno data del XVI e XVII secolo. Designaba un grupo di
autori greci cristiani, cioè: Quadratto, Aristide, Giustino, Taciano, Melziade, Apolinare di Gerapoli,
Atenagora, Teofilo, Melitone di Sardia. Ermia e l`autore della lettera a Diogneto, oggi considerato
come parte dei Padri Apostolici21.
Il termino apologia in greco apologeistai, apologhia, è databile da Antifonte (480-411 a. C.) nella
oratio 6, 7. Egli scrive discorsi giudiziali per accusanti in grecia. Atraverso questi discorsi gli
acusatti potevano difendersi nel tribunale. Anche se gli autori cristiani usano i termini apologeistai,
apologhia si deve avere una considerazione importante. Secondo la testimonianza delle actee dei
martiri, i primi cristiani non avevano in giudizio la possibilità di pronunciare una apologia, una
difesa. Queste actee dei martiri ci informano procedimento, il quale era domanda del giudice o del
prefetto della provincia e poi la risposta snella del cristiano accusato. Quindi non potevano
pronunciare tante cosa per la loro difesa. Ci sono delle actee dei martiri trasformati dopo così che in
queste actee l’accusato pronuncia veramente una apologia, ma questo pe il risultato di una
riorganizzazione del testo, di una manipolazione del testo, dunque le apologie che conosciamo
adesso non corrispondono a quelle dell’antichità.
Il titolo apologia che troviamo sui rotoli, sui manoscritti sono fittizi perché i cristiani non avevano
la possibilità di pronunciarsi. I cristiani dovevano cercare altre forme per difendersi. Quindi la
situazione della chiesa nella letteratura apologetica preconstantiniana era di inferiorità. Abbiamo
generi di apologie:

20
Lo possiamo dedurre perché nell’antichità non c’erano scuole pubbliche, soltanto private.
21
Oggi sappiamo che i Padri Apostolici non esistono, che sono una fissione scientifica, son un’invenzione della prima
epoca moderna.

10
 Petitio. Molte opere apologetiche sono in realtà petizioni all’imperatore, così la così detta
apologia di Giustino. Pe una petizione scritta da un certo Giustino, insegnante di filosofia a
Roma all’imperatore in favore dei cristiani. Questa era una pubblicità anche per il
cristianesimo, perché ognuno che si trovava nel foro traiano poteva studiare e leggere questa
petizione di Giustino.
 Apologia. Allora altra cosa è il genere apologia, lasciando chiaro che la apologia di
Giustino è una apologia fittizia. Invece l’apologia di Tertulliano è una vera apologia,
secondo il genere letterario apologia. Ma questa non è stata mai pronunciata in tribunale, è
una fissione letteraria perché al tempo di Tertulliano non era possibile per i cristiani
pronunciare una vera e propria apologia.
4. Oratio ad graecus / λόγοι πρὸς ἕλληνας discorsi ai greci. Cioè discorso ai pagani.
5. Irrisio. scherno
6. Protepticus. Esortazione
7. Epistulae. Lettere.
8. E (raramente) titoli come Contro…adversus… (significa invettive contro singole persone o
contro la religione pagana.) In epoca pre-constantiniana la Chiesa era in una situazione
inferiore e in questa situazione poteva aveva soltanto la possibilità di difendersi, questa
situazione si cambia in epoca costantiniana e post costantiniana, dunque in quest`epoca la
apologia in genere, come concetto generico la letteratura apologetica diventa accusa e
reagisce in modo offensivo ala polemica anticristiana di certi intellettuali pagani, perché in
epoca post costantiniana e anche già prima di Constatino cominciano non soltanto gli
attacchi dello stati e funzionari statali contro la Chiesa, ma attacchi dei filosofi contro la
Chiesa. Allora è chiaro che un autore come Giustino si difendi e difendi al cristianesimo
contro lo stato o contro gli attacchi di funzionari statali con argomenti filosofici, e chiaro che
dopo certo tempo anche filosofi pagani cominciano a attaccare la fede cristiana. In
quest’epoca abbiamo per esempio i generi:
9. Oratio/libri contro gentes (discorso/libri contro i pagani22).
10. Scritti polemici contro singole persone (contra Hieroclem, contra Porphyrium)
Altre orme del confronto con il paganesimo:
11. Carmi
12. Storiografia (per esempio la famosa opera storiografica con intenzione apologetica: Orosio;
Agostino (De Trinitate))
Scopo delle apologetiche:
13. Opera missionaria
Attraverso questi scritti la chiesa cresce e si sviluppa nelle diverse sfide.

Dunque nella antichità cristiana l’uso del concetto apologia rimane vago e si deve sempre chiedere
cosa si trova dietro a questo concetto. Gli apologeti si prefiggono un triplice compito:
1. Confutare le accuse, cioè sia i delitti legali sia quelle infamanti che giravano tra il popolo.
2. Contrattaccare la religione e la filosofia pagana, per giustificare il rifiuto dei cristiani di
aderire alla religione e al pensiero pagano, ritenuti immorali.
3. Esporre la dottrina cristiana, per dimostrare che solo i cristiani possiedono la verità.
Quindi triplice compito, e lo scopo, la intenzione di queste opere:
4. Uno scopo in ogni caso è la difesa
5. La identità dei cristiani stessi attraverso le opere apologetiche i cristiani a venivano la
possibilità di sviluppare la loro propria identità23.
22
Che a volte prossimo trovare prima di Costantino.
23
Questo scopo à molto importante perché dobbiamo dire che attraverso queste sfide, attacchi contro la Chiesa, la
Chiesa era in grado di sviluppare veramente la sua identità intellettuale, dunque sia la persecuzione dei cristiani nella
antichità siano le eresie hanno contribuito molto allo sviluppo della teologia cristiana. Si po`dire che senza
anticristianesimo la chiesa non avrebbe sviluppato un livello alto nella dottrina, la identità cresce e si sviluppa
nell’avversità nella messa in questione.

11
6. Lo scopo missionario, perché con queste opere volevano fare propaganda per la chiesa e per
il cristianesimo affinché i pagani diventino cristiani.

4) Le apologie di Giustino
La I Apologia di Giustino fu scritta dopo il Sintagma, I Apologia, 26, 8. Qui Giustino menziona il
sintagma. Probabilmente possiamo pensare prima del anno 150, anche se la II Apologia ha una
conclusione formale non si dimostra di modo convincente che fossero parte di un tutto pianificato,
sembra piuttosto che Giustino volesse reagire a 2 fatti attuali: il processo di Tolomeo e la critica di
Crescenzio, e così questo sia occasione per affermare più precisamente il suo primo punto di vista
sulla demonologia, l`escatologia e la dottrina del logos della 2 apologia, dunque il sitz im leben di
queste due apologie è diverso. Spesso Giustino non riuscì a distinguere molti temi e tipi di
argomenti nelle sue apologie, qualche volta rimane qualcosa, o rimane la domanda: cosa vuol dire
questo? Perché arriva a questo argomento? Qual è la logica di quest’argomentazione? Ci sono due
possibilità:
7. Gli scrittori patristici usano una argomentazione un po`scivolante, passano secretamene,
lentamente da un argomento all’altro.
8. Molto spesso in modo associativo, usano un concetto e dopo e dopo la riflessione e poi
questo concetto diventa il punto di partenza di un’altra riflessione e dopo non si sa più dove
siamo.
Questa osservazione po`avere due motivi, due cause:
1. Non si capisce a prima vista il testo e tutte le sue complicazioni. Ci è fuggito qualcosa,
l’intenzione del autore e il suo metodo. Allora dobbiamo pensare alla nostra incapacità
2. C’è un metodo di composizione che molto spesso si trova nella letteratura patristica che
possiamo chiamare passaggio a strisciamento. Allora questo passaggio è un ragionamento
che non procede secondo suddivisioni, terminologia precisa, definizioni, conclusioni
logiche, ma secondo pensiero associativo, parole con più significati ed equivochi allusioni,
fraintendimenti voluti e con questo modo nasconde lo scopo del parlante davanti al
destinatario. Allora il destinatario non po` prender subito gli argomenti per attaccare, perché
gli argomenti non sono molti chiari, strutturati. Questo procedimento molte volte è voluto.
Questo metodo non significa il to tale abbandonamento di struttura.
Resulta chiaro che la mancanza di sistematicità, nelle opere filosofiche o teologiche dell’antichità
no è dovuta a una incompetenza stilistica, invece l’autore vuole facilitare la assimilazione personale
della dottrina filosofica oppure teologica, da parte del destinatario attraverso un procedimento che si
po`chiamare suggestivo. Questo procedimento lo troviamo in molti testi patristici e qualche volta
nei testi di Giustino.

5) La struttura della I Apologia


Se guardiamo bene l’opera vediamo che non tutto è suggestivo e pratica del passaggio allo
strisciamento. Lui segue una certa struttura la quale corrisponde, è molto simile a un discorso
davanti a un tribunale, al interno di questi capitoli lui procede molto spesso a strisciamento, però
possiamo notare una struttura della I apologia abbastanza chiara, generica. Comincia con:

Paragrafi: 1-5 Proemio24: captatio benevolentiae e petitione…


6-12 I BLOCO. Confutazione delle accuse dei pagani contro i cristiani…
13-22 II BLOCCO. Descrizione (positiva del contenuto della dottrina cristiana)
(narratio/expositio).
13. I cristiani non sono atei, ma venerano al primo posto al creatore del mondo e al secondo
posto Gesù e al terzo posto lo spirito.

24
In destinatario della petizione. Si rivolge al imperatore, loda l’imperatore. Questo è il contenuto normale di un
proemio di un testo patristico.

12
14. La novità della vita cristiana i cristiani credono del logos (cristologia) 25 qui si
sottolinea la novità della vita cristiana che seguono, rispettano comandamenti di Gesù e si
dedicano pienamente a Dio, dunque non sono atei.
15-22. La dottrina etica, escatologia e cristologia del cristianesimo.
23-60. III BLOCCO. Prova (Retoricamente è una Argumentatio/ ἀπόδειξις) della verità
cristiana
- 23 Introduzione: La prova riguarda i seguenti aspetti:
a) La precedenza della dottrina cristiana secondo la sua antichità;
b) Il Cristo e la sua opera, realizzazione dei profeti;
c) I demoni26
- 24-29 I demoni
- 30-53 Il Cristo e la sua opera, realizzazione dei profeti
- 54-60 La precedenza della dottrina cristiana secondo la sua antichità. Questa prova riguarda la
verità cristiana.
Cap. 61-67 IV BLOCCO: Descrizione dei riti dei cristiani (seconda narratio 27/ expositio)
- 61 Battesimo
- 62 L'imitazione dei riti cristiani da parte dei demoni
- 63 Digressione: L'accecamento d'Israele
- 64 L'imitazione delle verità dei cristiani da parte dei demoni attraverso i miti
- 65 L’eucarestia battesimale
- 66 L'eucarestia
- 67 La domenica
- 68 Epilogo con citazione del rescritto di Adriano

6) Termini principali
14. La moralità della vita dei cristiani: per es. 1apol. 14,2-3
15. L'antichità del cristianesimo: per es. 1apol. 44,9-10; 60,1-7; 5-55,1 (demoni); 1 apol. 2,1
(limiti dell'argomento)
16. La razionalità della fede28: per es. 1 apol. 9; 2apol 10,1-3. 13,2-6
17. La pretesa di assolutezza del cristianesimo: 1apol 23,1-2

7) Testi
Siamo nel IV blocco: Descrizione dei riti dei cristiani (seconda narratio 29/ expositio) nella così
detta seconda narratio: battesimo.
61.1 Esporremo ora in che modo, rinnovati tramite il Cristo, ci siamo consacrati a Dio, perché non accada che, se
trascuriamo questo, l'esposizione da noi fatta appaia difettosa.
Questo testo si riferisce no soltanto al battesimo ma a un certo paso, testo al interno della apologia,
quindi possiamo dire che 61.1 ci rimanga al capitolo 1430, diventa chiaro linguisticamente. Perché si
riferisce a un rinnovamento, di una consacrazione a Dio, di una nuova vita. Anche è chiaro perché
nel cap. 14 troviamo la parola anatetekotes31, che significa dedicarsi. La stessa parola la troviamo in
61 anetekamen32, quindi questa coincidenza, l’uso della stessa parola è il legame tra i due testi,

25
Questo paragrafo è importante per gli scritti di carattere liturgico.
26
I demoni nella letteratura apologetica sono sempre responsabili di tutto ciò che pe negativo: persecuzioni dei cristiani
i demoni hanno influenzato i persecutori.
27
A che cosa contribuiscono i riti cristiani alla defessa della fede?
28
Questo è un aspetto molto importante, la fede era sempre una cosa razionale per i primi cristiani.
29
A che cosa contribuiscono i riti cristiani alla defessa della fede?
30
Il quale parla della novità della vita cristiana.
31
È participio perfetto
32
È aoristo

13
dunque 61.1 ci rimanda al cap. 14 e cap. 14 afferma che i cristiani si sono dedicati a Dio e i
cristiani vivono una nuova vita. Nel cap. 61 dice in che modo i cristiani si sono rinnovati. Quindi in
questo capitolo ci vogliono presentare la forma, il modo in cui i cristiani si sono consacrati a Dio e
hanno rinnovato la loro vita. 61-67 vuole presentare una concretizzazione rituale di questa pretesa
pronunciata nel cap. 13, una pretesa che dice: i cristiani si sono consacrati a Dio. 61 è la prova che
i cristiani si sono veramente rinnovati e dedicati a Dio e perciò dice: affinché non sempre che
tralasciando ciò. Questo ciò è la prova liturgica, rituale della vita nuova non nella esposizione siamo
nel errore. In questo modo la liturgia è una prova rituale della pretesa di una apologetica di una vita
nuova.

61.2 Quanti dunque si convincono e credono che i nostri insegnamenti e le nostre parole siano secondo verità, e
pertanto dichiara- no di poter anche vivere conforme a questi insegnamenti 33, noi li istruiamo perché preghino e
domandino a Dio, nel digiuno, la remissione dei peccati passati, mentre noi preghiamo e digiuniamo con loro34.
Adesso comincia la descrizione del rito battesimale. Adesso si riferisce al insieme dei capitoli
precedenti. Tutto ciò che precede al cap. 61 diventa, in questa perspettiva una catechesi battesimale,
perciò questa apologia di Giustino ha una caratteristica abbastanza catechetica e che si sottolinea nel
fato che la apologia non si rivolge soltanto a pagani, anzi entra al interno di tutta la comunità
cristiana, come un tipo di catechesi in prospettiva apologetica. La fede nuovamente si riferisce a
Cristo, in questo testo ha una sfumatura molto intellettuale, pisoien: credere qualcosa di vero, la
pistes non è un rapporto personale con Cristo, ma è la convenzione che è una dottrina vera. In un
certo senso è un’intellettualizzazione del cristianismo. Tutti coloro che hanno una certa convinzione
intellettuale sono ammessi al battesimo. La fede in questo testo è indirizzato al contenuto della fede,
non alla persona di Cristo. Quindi due condizioni per la ammissione al battessimo:
I. Il battesimo è indirizzato al contenuto della fede, non alla persona di Cristo. Quindi una
fede intellettuale.
II. Promettono di poter viverlo. Aspetto etico.
Questi contenuti inoltre sono una forma di vita, la pistis è anche una forma di vita che Giustino ha
presentato già precedentemente: Giustino presuppone la preghiera, un digiuno prima del battessimo
tanto di chi riceve il battesimo come della comunità che prega insieme a lui.

61.3. Vengono quindi condotti da noi in un luogo dove ci sia acqua 35, e vengono rigenerati secondo il modo con il
quale anche noi siamo stati rigenerati; è infatti nel nome di Dio Padre e Sovrano dell'universo e del nostro Salvatore
Gesù Cristo e dello Spirito santo [cf. Mt 28,19] che essi compiono il lavacro nell'acqua.
61.4. Perché il Cristo ha detto: «Se non sarete rigenerati, non entrerete nel regno dei cieli» [cf. Gv 3,3.5; Mt
18,3].
Dunque battessimo come condizione alla amissione al regno dei cieli.

61.5. Che sia impossibile per quelli che già sono nati rientrare nel seno materno [cf. Gv 3,4], è evidente a
tutti.
Giustino dice questo per sottolineare in prospettiva apologetica una volta battezzato significa battezzato
per sempre. Dunque il battesimo è veramente una prova, una volta battezzato significa per tutta la vita,
non si po`rientrare nel seno materno.

61.6. Mediante il profeta Isaia, come già abbiamo scritto, è stato di- chiarato in che modo si
sottrarranno ai peccati quanti, dopo aver peccato, fanno penitenza.

33
Aspetto etico della amissione al battessimo.
34
Allora, Giustino presuppone, preghiera, digiuno del candidato al battessimo per la remissione dei peccati, mentre dice
noi preghiamo e digiuniamo insieme a essi.
35
Non indica specificamente il luogo, si po` trattare di un battistero con acqua viva oppure anche di un fiume con acqua
viva.

14
61.7. Ecco quello che è stato detto: «Lavatevi, purificatevi, togliete le malvagità dalle vostre anime,
imparate a fare il bene, sostenete la causa dell'orfano e fate giustizia alla vedova, poi venite e discutiamo,
dice il Signore: e se anche i vostri peccati fossero rossi come porpora, li farò bianchi come lana, e se fossero
come scarlatto, li farò bianchi come neve» [Is 1,16-18. 61.8].

61.8. «Ma se non mi ascoltate, la spada vi divorerà: perché la bocca del Signore ha parlato» [e Is
1,20].
Con Isaia sottolinea la efficacia del battesimo ancora una volta riguardo a questo rinnovamento della vita.
Isaia è un testo della religione Giudaica, allora anche i pagani avevano grande rispetto per ogni testo antico,
perciò i testi della Sacra Scrittura della bibbia dei giudei avevano una certa autorità, e sono state tante volte
usati da autori non cristiani, dunque l’uso della Sacra Scrittura non indica mancanza di rilevanza per il
mondo pagano.

61.9. E a questo proposito abbiamo appreso dagli apostoli ciò che segue.
Fino qui possiamo esprimere i riferimenti che si riferisce a un capitolo precedente che dice noi cristiani
ci siamo rinnovati e veneriamo veramente Dio. Adesso dopo questo segue la concretizzazione, il come
altri possono avere, veramente realizzare, vedere che noi ci siamo convertiti, rinnovati e questo
rinnovamento nel cristianesimo accada attraverso il battesimo, dunque aggiunge un capitolo battesimale,
al quale seguono altri capitolo con rilevanza sacramentale, per esempio sull’eucarestia.

61.10. Senza che ne avessimo coscienza e per cause necessarie, la nostra prima generazione è avvenuta
tramite seme umido per l'unione dei genitori fra loro, e siamo stati generati con un'indole cattiva e brutte
tendenze: perciò, affinché non restiamo figli della necessità e dell'ignoranza, ma di elezione e scienza, per
ottenere la remissione dei peccati passati, nell'acqua viene invocato, su colui che ha scelto di essere
rigenerato e si è pentito dei peccati di un tempo, il nome di Dio Padre e Sovrano del l'universo: questo nome
soltanto è pronunciato da quanti conducono al lavacro colui che vi sarà lavato36.

No diventa chiaro se il nome del Padre è pronunciato nel momento che si riceve l`acqua o quando
viene condotto al lavacro, il testo non lo rende chiaro, in greco αὐτὸ τοῦτο μόνον ἐπιλέγοντος τοῦ τὸν
λουσόμενον ἄγοντος ἐπὶ τὸ λουτρόν, può significare che coloro che hanno accompagnato questa persona,
questo battezzando pronunciano il nome del Padre, ma rimane una certa tensione he non possiamo
risolvere nemmeno attraverso il testo greco, giacché il greco troviamo un ablativo assoluto che non
rende chiare le cose.

61.11. Nessuno, infatti, può dare un nome al Dio ineffabile, e se mai qualcuno osasse dire che tale nome esiste,
manifesta la più funesta follia.
61.12. Questo lavacro si chiama illuminazione [cf.2 Cor 4,4-6.] perché illumina la mente di chi apprende questi
insegnamenti.
Illuminazione è un concetto usato molto spesso nel battesimo che corrisponde in greco alla famosa
parola φωτισμός, questa parola si inserisce sia nel contesto delle religioni misteriche, sia nel contesto
della filosofia, dunque non significa automaticamente che ogni volta che troviamo la parola
φωτισμός abbiamo riferimento alle religioni misteriche perché quest`è anche importante nel pensiero
filosofico.

61.13. Colui che viene illuminato riceve il lavacro anche nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, e nel
nome dello Spirito Santo, il quale, tramite i profeti, ha preannunciato tutto ciò che si riferisce a Gesù.
Quindi dopo il nome del Padre viene menzionato il nome di Gesù Cristo è il nome dello Spirito
Santo, e con ciò siamo già arrivati al battessimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
quest`è già un concetto, idea fondamentale nel NT se pensiamo al vangelo di Matteo, anche se il
contesto rituale esatto non è cento per cento chiaro, rimane questa domanda aperta
dall’interpretazione dalla frase da quanti conducono al lavacro colui che vi sarà lavato.
Può anche significare questa formulazione se po`implicare anche una condizione questo genitivo
assoluto αὐτὸ τοῦτο μόνον ἐπιλέγοντος τοῦ τὸν λουσόμενον ἄγοντος ἐπὶ τὸ λουτρόν.

36
Questa formulazione è un po` misteriosa.

15
Dunque il concetto è che il parafo parte dall’idea del anatitemai, al inizio 61, parte del concetto di
consacrarsi a Dio come rinnovamento, dopo segue una spiegazione del rito battesimale come atto
ufficiale del rinnovamento che contiene certi elementi. C`è una condizione sono persuasi; se
qualcuno è persuaso della dottrina cristiana…, l`importante in questo testo è che questa fede non si
riferisce concretamente a Cristo, ma si si riferisce a contenuti del pensiero cristiano, dopo segue un
tipo di promessa di vivere come cristiani, poi si impara a pregare e digiunare per la remissione dei
peccati, dopo segue il lavacro della rigenerazione nel acqua (naturalmente si presuppone l`acqua
viva), dopo segue l`invocazione l`elemento della rigenerazione, l`invocazione del nome di Dio di
Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Accanto alla metafora della rigenerazione e del lavacro dobbiamo
vedere altra metafora, cioè la metafora del così detto φωτισμός, illuminazione, oggi particolarmente
importante nella chiesa orientale.

62.1. I demoni, venuti a sapere di questo lavacro, annunciato mediante il profeta, operarono in modo tale da
indurre ad aspergersi anche quelli che, per offrire libagioni e grasso delle vittime, accedono ai loro templi per
presentarsi davanti a loro; si sono dati da fare fino al punto che anche i visitatori, prima di entrare nei templi
dove essi risiedono, fanno un bagno.
Giustino sapeva che le abluzioni esistevano anche nel mondo greco-romano. Possiamo affermare
che il lavacro cristiano, che è il battesimo è un rito che riguarda il vero e proprio Dio, che mi lega
con il vero Dio, mi fa un aderente, mentre gli altri lavacri che troviamo nei templi aspersioni non
hanno valore religioso, lo fanno solo attraverso dei demoni, demoni nelle opere di Giustino sono
responsabili di tutto ciò che è cattivo, creano cose simili negli eretici cristiani, lo troviamo anche nel
contesto dell’eucarestia. È interessante che l’autore non dice che nei riti dei pagani non si
riferiscono a nulla perché i loro dei non esistono, quello che lui fa è un tipo di degradazione, in
questo caso lui po`accettare una prova di non esistenza degli dei, perciò dice che possiamo
degradare i vostri dei pagani che sono soltanto demoni, e demoni cattivi fanno le cose cattive:
producono pseudo aspersioni, pseudo cristiani, pseudo eucarestie.

65.1. Tornando a noi, dopo che il nuovo credente ha ricevuto il lavacro e ha dato il suo assenso alla dottrina cristiana,
lo conduciamo da quelli che noi chiamiamo «fratelli» [cf. Mt 23,8], che sono lì riuniti, e preghiamo comunitariamente
con fervore per noi stessi e per colui che è stato illuminato, come pure per tutti, dovunque siano, affinché, dopo aver
conosciuto la verità, ci rendiamo degni anche con le opere di essere riconosciuti buoni nella condotta e osservanti di
ciò che ci è stato comandato, per ottenere l'eterna salvezza.
Continua il tema del battessimo dal punto di vista della eucarestia battesimale.
Il neo battezzato si trova in un luogo separato e viene condotto che noi chiamiamo fratelli e viene
integrato nella comunità dei fratelli. Si riunivano ovviamente in un luogo non lontano dal luogo del
battesimo, la preghiera è con le condizioni necessarie della vita dal battessimo, di essere
riconosciuti uomini nella condotta e osservare tutto ciò che è stato comandato. In greco abbiamo le
parole ἔργων ἀγαθοὶ πολιτευταὶ, politoités è il cittadino, però non si riferisce alla cittadinanza tale,
così che Giustino direbbe: vogliamo attraverso il battesimo essere buoni cittadini dello stato
romano, ma po`anche riferirsi alla cittadinanza del regno di Dio, dunque dobbiamo lasciare aperto il
significato preciso.

65.2 Alla fine delle preghiere, ci abbracciamo scambiandoci il bacio.


Allora dopo la preghiera segue l’abbracciarsi, il bacio esprime la pace.

65.3 A questo punto vengono portati, a colui che presiede [cf. 1 Tm 5,17] l'assemblea dei fratelli, del pane e
una coppa d'acqua e vino temperato ed egli li prende dando lode e gloria al Padre dell'universo, per il nome
del Figlio e dello Spirito Santo. Quindi rende grazie a lungo37 perché siamo divenuti degni di questi doni da
parte sua; quando termina le preghiere e il rendimento di grazie, tutto il popolo presente dà il suo assenso,
dicendo: Amen38 [cf. 1 Cor 14,16].
37
Questo si riferisce probabilmente a un tipo di anafora eucaristica non menzionata.
38
Questo è un altro aspetto della preghiera lunga di colui che presiede.

16
A questo punto non sappiamo si si tratta di 3 donni, o due (acqua con vino già mescolato, qui non è
chiaro, diventa chiaro dopo). Vino temperato: era costume nella comunità di presentare acqua e vino
temperato. Allora prima c’è il bacio di pace e poi la celebrazione eucaristica, la spiegazione è che il
bacio è l’ultima parte della accoglienza della comunità ecclesiastica al battezzato. Le preghiere
erano le preghiere della comunità che si riferiscono all’intenzione tra le conseguenze etiche dal
battesimo, queste preghiere erano per il battezzato e anche per la intera comunità cristiana, perché
anche questa deve essere informata sul dovere di realizzare le conseguenze etiche del battesimo,
perciò è scritto buoni nella condotta, questo per Giustino è un segno della comunità cristiana di
creare di produrre, di rivelare l’unità tra rito ed etica. Il rito non basta, il rito trova il suo
perfezionamento e la sua concretizzazione in una vita specifica che corrisponde a ciò che abbiamo
celebrato in modo sacramentale, quindi nella patristica sempre i riti esigono la concretizzazione
nella vita e perciò questa preghiera rispecchia questa realtà. Dunque c’è una corrispondenza tra
ortodossia (dei riti) e ortoprassi.

65.4 Amen, nella lingua ebraica, significa: Così sia.


65.5 Al termine del rendimento di grazie del presidente e dell'assenso dato da tutto il popolo, quelli che noi chiamiamo
diaconi fanno comunicare ciascuno dei presenti al pane, al vino e all'acqua, sui quali è stata pronunciata la preghiera
di azione di grazie, e ne portano agli assenti39.
Fino a questo punto sappiamo che i diaconi distribuivano i doni, non il presidente. I doni erano 3
(pane, vino e acqua). Non è menzionata se c’era la Messa perché lo scopo di Giustino è apologetico
e si riferisce alla liturgia cristiana solo nella misura in cui questo riferimento è utile per i suoi scopi
apologetici.

Nel cap. 66 segue un’interpretazione teologica dell’eucarestia:


66.1. Questo cibo è da noi chiamato «Eucarestia» e nessuno può averne parte eccetto chi ha creduto alla verità delle
nostre dottrine, se non ha ricevuto il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive secondo ciò che
Cristo ha trasmesso40.

66.2Noi, infatti. non la riceviamo come normale pane e normale bevanda 41: ma, come Gesù Cristo nostro Salvatore,
incarnato in virtù del Logos di Dio, ha avuto carne e sangue a nostra salvezza, così il cibo divenuto «Eucarestia»
mediante una parola [λόγου] di preghiera che viene da lui 42, e che, mediante una trasformazione, nutre il nostro sangue
e la nostra carne, è, secondo l'insegnamento che abbiamo ricevuto, carne e sangue di questo Gesù incarnato.
Allora la domanda è: qual è la sua teologia della eucarestia? Lui paragona incarnazione con la
celebrazione eucaristica e come l’incarnato ha carne e sangue in virtù del logos, atraverso il logos
divino, così anche i doni eucaristici sono carne e sangue atraverso yn logos, una parola, quindi la
parola pronunciata dal presidente della celebrazione eucaristica che è ultimamente parola del
Signore. Dunque crea un parallelismo stretto tra incarnazione e consacrazione eucaristica,
funzionano nello stesso modo, il mediatore il agens è sempre il logos divino, sia nell’incarnazione,
sia nella celebrazione eucaristica perché anche la parola pronunciata dal sacerdote è ultimamente
Parola di Dio, in questo senso si po`dire che la celebrazione eucaristica è un tipo di continuazione
dell’incarnazione del Salvatore, rende visibili e rende presente l’incarnazione del salvatore.

66.3. Gli apostoli, infatti, nelle Memorie che ci hanno lasciato e che si chiamano Vangeli, ci hanno trasmesso di aver
ricevuto questo comando dato a loro: come cioè Gesù, preso del pane, rese grazie e disse: «Fate questo in memoria di
39
Gli ammalati
40
cioè la vita cristiana. Tre criteri:
 Unità e Ortodossia
 Sacramentalità
 Etica
Tre criteri, condizioni per poter accedere all’eucarestia come lo fa anche il didachista.
41
Lui distingue chiaramente tra il cibo per saziarsi e il cibo eucaristico, cioè nel anno 140, dopo la Didachè.
42
Che viene da Dio.

17
me, questo è il mio corpo» [Lc 22,19]; quindi, preso un calice, rese grazie e disse: «Questo è il mio sangue» [cf. Mt
26,27], e ne diede ad essi soltanto.
Adesso segue la domanda: perché dobbiamo celebrare l’eucarestia se è soltanto concretizzazione
dell’incarnazione? Perché corrisponde alle memorie degli apostoli nei vangeli, questi apostoli ci
hanno trasmesso il comando fate questo in memoria di me.

66.4. Anche questo i demoni pravi hanno imitato nella tradizione dei misteri di Mitra: infatti, nei
riti per colui che viene iniziato, vengono presentati del pane e una coppa d'acqua sui quali si
pronunciano determinate formule. Questo voi o lo sapete, o avete la possibilità di venirlo a sapere.
Quindi c’erano anche riti delle religioni misteriche che possono essere fraintesi come celebrazioni
di eucaristica, con la domanda perché noi cristiani abbiamo bisogno della celebrazione eucaristica?
La nostra celebrazione eucaristica si riferisce meramente a Dio, la risposta di Giustino è questi riti
pseudo eucaristici delle religioni misterici sono soltanto imitazioni dei malvagi demoni,
macchinazioni che vogliono ingannarci, naturalmente i riti che contengono pane, vino e acque nelle
religioni misteriche non hanno nulla che fare con ciò che Gesù ha celebrato nella sua ultima cena,
allora i riti simili non significa automaticamente interdipendenza, dunque un principio ermeneutico
parallelismi fenomenologici non implicano dipendenza, non ne segue che un rito è dipendente
dall`altro, questo è una trappola fenomenologica.

Cap. 67. La domenica


I capitoli precedenti Gustino ha parlato del battessimo e della eucarestia battesimale adesso parla
della eucarestia della domenica:
67.1. Quanto a noi, da allora sempre ci facciamo memoria a vicenda di queste cose; quelli che possiedono qualcosa
soccorrono chi è nel bisogno, e viviamo sempre uniti.
Quindi la celebrazione dominicale è una memoria, una concretizzazione del comandamento del fate
questo in memoria di me, altro aspetto della memoria è l’aiuto vicendevole tra i cristiani: soccorrono
chi è nel bisogno, e viviamo sempre uniti. È la conseguenza del battesimo, perché il battesimo come
conseguenza vuole una certa forma di vita.

67.2. E per ogni cibo che assumiamo benediciamo il Creatore dell'universo mediante il suo Figlio
Gesù Cristo e lo Spirito Santo.
Questo si riferisce a un ringraziamento per ogni cibo che assumiamo, non soltanto cibo eucaristico
nel senso sacramentale, anche il rendimento di grazie, perché questo è una memoria della
celebrazione eucaristica, questo è sotto inteso.

67.3. Nel giorno detto «giorno del sole», ci si riunisce tutti, dalle città e dalla campagna dove risiediamo, e leggiamo
le Memorie degli apostoli oppure gli scritti dei profeti, per quanto lo permette il tempo.
Il giorno del Signore è la domenica e si riferisce alla città e alla campagna. Quindi due gruppi:
persone che vivono nella città e persone che vivono nella campagna. Le persone si riuniscono per la
celebrazione leggendo le memorie degli apostoli, ma non ci mostrano le regole per le letture.

67.4. Quando il lettore ha terminato, chi presiede l'assemblea prende la parola per ammonire ed esortare ad imitare
questi buoni insegnamenti.
Segue una omelia con orientamento critico, imitare questi buoni insegnamenti, quindi la lettura era
abbastanza libera di testi biblici dopo una parenesi, omelia con intenzioni critiche.

67.5. Poi ci mettiamo tutti in piedi ed eleviamo preghiere; quindi, come già abbiamo detto, terminata la preghiera, si
portano pane, vino e acqua, e anche colui che presiede eleva preghiere e azioni di grazie, con quanta forza ha, mentre
il popolo esprime il suo consenso dicendo l'Amen. Ha quindi luogo la distribuzione e assunzione dell'Eucarestia, che
viene mandata anche agli assenti per mezzo dei diaconi.
ὅση δύναμις αὐτῷ, quindi la lunghezza della preghiera di ringraziamento e anche l’identità,
la vivacità dipende ovviamente della δύναμις del presidente della celebrazione eucaristiche.

18
I diaconi anche nelle domeniche distribuiscono l’eucarestia ai presenti e ai assenti.

67.6. Le persone agiate, e che liberamente lo vogliono, danno ciascuno quel che vuole, e ciò che si raccoglie lo si
depone presso il presidente.
Ancora una volta si riferisce alle elemosine delle persone più ricche della comunità cristiana. La
comunità cristiana non era formata solo di poveri ma anche di persone ricche, cioè era una comunità
mista.

67.7. È lui che si dà cura di soccorrere gli orfani e le vedove, e quanti sono nel bisogno a causa di qualche malattia o
per qualunque altro motivo, e lo stesso fa per i prigionieri e per gli ospiti stranieri, insomma si prende cura di chiunque
abbia bisogno.
Quindi non solo c’è l’unità tra sacramento e vita morale, ma c’è anche l’unita tra ufficio sacrale del
presidente della celebrazione e servizio sociale, perché colui che celebra l’eucarestia è anche
automaticamente responsabile dell’aiuto sociale nella communita ecclesiale. Quindi è un discorso
integrale. Si capisce che il vescovo era chi presiedeva l’eucarestia. Il vescovo antico è il attuale
parroco della città.

67.8. Nel giorno del sole ci riuniamo tutti insieme, perché è il primo giorno nel quale Dio,
imprimendo un mutamento alle tenebre e alla materia, ha fatto il mondo, e in questo stesso giorno
Gesù Cristo nostro Salvatore è risorto dai morti; infatti egli è stato crocifisso nel giorno che
precede quello di Saturno e, dopo il giorno di Saturno, cioè il giorno del sole, apparve agli apostoli
[cf. Mt 28,9] e ai discepoli e insegnò ciò che ora abbiamo sottoposto anche al vostro esame43.
Adesso comincia a spiegare perché celebriamo l’eucarestia la domenica, il primo giorno della
settimana.

Conclusioni:
a. Dobbiamo mettere attenzione sull’intenzione del testo e l’intenzione dell’autore che è
meramente di carattere apologetico. In questo contesto il riferimento al battesimo e
all’eucarestia ha una funzione apologetica che la prova è una vera dedicazione a Dio che
implica un rinnovamento dell’intera vita. Si arriva all’intenzione del testo e l’autore solo ed
esclusivamente attraverso lo studio dettagliato del testo che segue esattamente e
meticolosamente i pensieri e gli argomenti.
b. Concetti centrali della teologia battesimale di Giustino: illuminazione, rigenerazione,
lavacro
c. Questo testo contiene anche inizi di una teologia, o primi traci di una teologia dell’eucarestia
en Giustino, dunque testo liturgico, in Giustino questa teologia comincia a svilupparsi,
bassata sul parallelismo tra incarnazione-celebrazione eucaristica.
d. Si riferisce all’autorità degli apostoli, loro sono sempre il punto di riferimento. La teologia
era basata in una certa autorità, anche la Didachè si riferisce a un’autorità.
e. L’unità e l’importanza dell’ortodossia, sacramentalità e ortoprassi, che si riferivano al
ministero sacramentale sociale ed ecclesiale da parte del presidente dell’eucarestia
(presbitero-vescovo).
f. Struttura del rito battesimale e dell’eucarestia post battesimale dominicale.
g. Troviamo l’importanza della Trinità nel contesto della celebrazione battesimale che
corrisponde al nome nel NT a Mt nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo44.

Irenaeus Lugdunensis
a. Persona e teologia

43
Al esame del imperatore romano.
44
Non viene riportata una formula per il battesimo come la conosciamo adesso, soltanto il riferimento biblico di Mt al
nome della Trinità.

19
 VITA
Nacque nella I metà del II secolo. Ireneo nacque in Asia minore (Smirna 45). Nella sua giovinezza
conobbe a Policarpo di Smirne che morì nel 156 d. C., dopo si stabilì nella parte occidentale del
Impero Romano, probabilmente per qualche missione ecclesiastica. Diventò presbitero della
comunità di Lione ca 177, si reco a Roma con una lettera del Papa Eleuterio in raccomandazione di
alcuni cristiani imprigionati, la lettera esortava tra l’altro all’atteggiamento verso i montanisti. Dopo
del suo ritorno Ireneo diviene successore del vesc. Potino di Lione, morto come martire sotto Marco
Aurelio. Durante il suo episcopato sembra aver aspettato il suo ministero per inculcare la fede
cristiana, non solo ai membro della comunità di lingua greca 46 ma anche ai latini celti sebbene
secondo Adversus Haereses I, praefatio cap 3, egli lottasse contro il loro dialetto barbarico, i celti
che vivevano in questa zona che è la Francia, nella controversa datata sulla pasqua nonostante la sua
completa concordanza con la pratica romana scrisse una lettera al vescovo romano Vittore I, in
questa lettera chiedeva un atteggiamento più conciliante verso i quartodecimani, i cristiani
soprattutto del Asia minore che celebrano la pasqua ebraica il 14 giorno di Nissan, mentre la data
cristiana sarebbe la domenica dopo la luna piena della primavera. In questo modo proclamava come
finalità primaria la pace fra le chiese locali, anche in altre occasione egli dichiara apertamente come
conciliatore e per ciò onoro il suo nome, secondo la visione de Eusebio nella storia ecclesiastica 5,
24,18, che lo definisce eurenopios47, morì probabilmente nel 200 in circostanze sconosciute.

b. CONTENUTI FONDAMENTALI
Proprio nello stabilire i fondamenti necessari alla lotta contro il gnosticismo Ireneo raggiunge la sua
più grande originalità della sua importanza per la teologia posteriore. Quindi la teologia nacque nei
problemi, nelle eresie, nei sismi e così via. La tua teologia è la risposta allo gnosticismo.
Gnosticismo48 si po`considerare come una forma cristiana.
Ci sono alcuni elementi che impediscono lo sviluppo de una vera liturgia. Fondamentale è il mondo
cosmico come forma materiale, terreno e la causa prima divina ultra mondana, nella conoscenza
gnostica il mondo materiale viene considerato come cattivo, malvagio in mezzo a forze ostile,
conseguentemente si distingue tra Dio sconosciuto trascendente e il demiurgo creatore di questo
mondo. Questo demiurgo presenta i tratti del AT. Se tutto il mondo materiale è cattivo, quali sono le
conseguenze per la liturgia? La liturgia, e particolarmente i sacramenti, prendono cose visibili e
materiali di questo mondo come segni e simboli della salvezza eterna, dunque con il gnosticismo
questo modello non funziona di più se il mondo materiale e cattivo, è la distruzione totale della
liturgia cristiana. Dunque l’uomo viene legato al Dio trascendente assimilato a lui una scintilla
divina inestinguibile questa scintilla è Dio stesso anche chiamato neuma, l’anima che è prigionerà
nel gnostico del mondo materiale, nel corpo. Come liberare questa centella che l’anima, da questo
mondo materiale, cattivo, dal fango di questo mondo?
L'uomo viene liberato dalla conoscenza (γνῶσις). Con questa s'intende non un conoscere razionale;
la conoscenza gnostica avviene piuttosto attraverso la rivelazione diretta: «E vero che nelle comuni
scienze generali chiunque non abbia appreso non possiede neppure alcuna conoscenza. Ma per
quanto riguarda la gnosi, uno arriva a conoscere non appena ha solamente ascoltato» (Pseudo-
Clementine, Recogn. III 35,7). Colui che media e rivela, che chiama alla redenzione attraverso la
conoscenza, può assumere la figura di Gesù Cristo. Allo gnostico tutto diventa «improvvisamente»
chiaro: i princìpi fondamentali di Dio, del mondo e del proprio Io. Proprio questo Io viene liberato
45
C’è una discussione riguardo alla nascita di Ireneo, ma questo soltanto tra parentesi, perché Ireneo è un primo
rappresentante della struttura mono episcopale (un vescovo una città) della Chiesa antica. Allora diciamo che Ireneo
nacque nella prima metà del I secolo perché mancano testi per datare più precisamente la sua nascita.
46
Quindi i cristiani di Lione parlavano ancora il greco.
47
Qualcuno che fa pace.
48
Nacque nel contesto della città di Alessandria, nei certi cristiani, già nelle lettere di Paolo possiamo leggere qualcosa
sulla conoscenza. Allora già l’idea della fede come conoscenza la troviamo nelle lettere di Paolo. Se questo pensiero
entra in un contesto di erudizione e non di più equilibrata, arriviamo a una dottrina cristiana con un accento esagerato
sulla conoscenza.

20
dai ceppi del mondo e dona al redento la conoscenza della sua vera natura e della sua origine
celeste: «Orsù, alzati dal sonno e ascolta le parole. Ricordati che sei un figlio di re; guarda alla
schiavitù: a colui di cui tu sei lo schiavo» (Atti di Tommaso, Canto della perla 110,43-44)

Ireneo, che cosa mette in contro di questi gnosticismo? Alcuni aspetti:


a. Uso stretto della ragione. Ireneo vuole usare la ragione contro questi nemici.
b. Mette contro il gnosticismo le Sacre Scritture canoniche dell`AT e del NT
c. Tradizione autentica e successione apostolica, perché anche i gnostici si riferiscono nella
loro dottrina a un tipo di tradizione, però un tipo di successione del loro garante di verità.
Perciò Ireneo svolge una dottrina della successione aperta, legata alla successione dei
vescovi, la così detta successione apostolica, la quale risale agli apostoli così che noi
possiamo provare ed esaminare questa successione, quindi mette una successione
trasparente, cristiana, contro una successione nascosta e non di più trasparente dei gnostici.
Ragione, Sacra Scrittura, Tradizione autentica e successione apostolica sono i tre pilastri di questa
confutazione alo gnosticismo. Ireneo chiama a questo campo della verità Regula veritatis (canone
della verità), diventa comprensibile piano di salvezza per gli esseri umani la divina oikonomia.
Oikonomia in questo piano significa il piano di salvezza divina, nella terminologia moderna si usa
come storia della salvezza, i padri della chiesa non usano mai il concetto, anzi usano il concetto
oikonomia, oppure dispendatio temporum. In questi concetti usati dai padri è molto presente l’idea
del piano salvifico divino, mentre nel concetto storia della salvezza non è presente il piano divino.
I gnostici con la loro visione dualistica pensano di vedere la realtà come un caos ostile a Dio creato
da un demiurgo, la verità cristiana è completamente opposta, un ordine di salvezza stabilito da un
unico Dio e creatore che si sviluppa gradualmente in un dinamismo irresistibile, in questo ordine di
incarnazione di Gesù Cristo si doveva accordare con la disobbedienza di Adamo con una
anakefalaiosis (recapitulatio) ma non una ricapitolazione di ciò che faceva Adamo, ma è la
ricapitolazione, il ristabilimento di ciò che era la situazione di Adamo prima della sua caduta.
Questa è la teologia di Ireneo.

OPERE
1) Adversus Haereses49
2) Demostratio/Epideixis. Ἐπίδειξις τοῦ ἀποστολικοῦ κηρύγματος

Adversus Haereses
Opera scritta intorno al anno 180. Opera composta da 5 libri con il titolo smascramento e
confutamento della falsa gnosis, il titolo breve è Adversus Haereses, l’opera è conservata nel
originale greco in forma frammentaria, questi frammenti sono stati trovati in forma di citazioni in
diversi scrittori ecclesiastici posteriori, particolarmente Ippolito, Eusebio, Epifanio, Giovanni
Damasceno. L’opera ci è pervenuta in traduzione latina che risale al IV secolo. Ci sono anche
frammenti di Armeno il Siriaco. Per quanto riguarda alla struttura, Ireneo nel suo piano nel I cap. da
una spiegazione del insegnamento gnostico e della sua difficile mitologia riferendosi al sistema
sviluppato del gnostico Valentiniano Tolomeo, lui lo considera come gnostico, ma questo è lontano
da essere sicuro perché adesso non sappiamo se veramente era un gnostico. Ireneo considerava ai
valentiniani come gnostici e perciò presenta nel primo libro della sua opera Adversus Haereses una
spiegazione del insegnamento gnostico.
Nella visione di Ireneo il cristianesimo si mostra chiaramente superiore per la sua universale unità e
uniformità e proprio per questo è in contrasto con questa varietà della gnosi e le contradizioni
immanenti al sistema gnostico, contradizioni che sono già visibili al interno delle singole corrente
gnostiche, e queste contradizioni sono scritti con maggiori dettagli per la scuola valentiniana, alla
fine della descrizione Ireneo fornisce una panoramica della diffusione della gnosi.

49
Opera principale

21
Libro II. Anche se la descrizione precisa di questo sistema equivale alla confutazione, Ireneo la
svolge nelle parole seguente a partire del libro II in poi attraverso una discussione ripetitiva delle
dottrine valentiniane, per esempio: il pleroma, le ricorrenti speculazione sui numeri, le idee sulle
ultime realtà e sul demiurgo, tal confutazione assume principalmente la forma di argomenti tratti
dalla ragione e dalla logica, segue una computazione positiva basata nella Sacra Scrittura chiamata
probatio-epidexes. Dopo la esposizione dettagliata della natura della chiesa come luogo di verità, e
la natura basata sui principi di apostolicità e successione, la prova positiva è dettata nei rimanenti
capitoli del libro III e dei libri IV e V, i punti centrali del contenuto teologico sono:
a. La dottrina del unico e vero Dio e del suo Cristo (libro III).
b. La unità della divina oikonomia (libro IV)
c. La redenzione della creatura umana nella sua sarx (libro IV).
Dunque i termini chiavi della sua teologia sono oikonomia, dispensatio, ordine, anakefalaiosis50
(recapitulazione51). L’origine di questi concetti è la retorica, perché l`oikonomia significa l’ordine e
la disposizione dei pensieri nella invenzione o inventio52.

Demostratio/Epideixis. Ἐπίδειξις τοῦ ἀποστολικοῦ κηρύγματος


Dopo Adversus Haereses, che per molto tempo è stata l’unica opera completa conosciuta di Ireneo,
nel anno 1904 in un manoscritto del XIII secolo, fu scoperta una traduzione armena, di quella che
prima era conosciuta solo per il suo titolo, sapevamo prima che c`era altra prima di Ireneo chiamata
Epideixis demostratio, il destinatario è Marciano di aspetti sconosciuti, i testi che studieremmo sono
testi di questa Epideixis.
Marciano era diffamato con poche frasi sulla predicazione della verità, la verità che Ireneo aveva
già esposto in Adversus Haereses, tutte le affermazioni teologiche della Epideixis sono già presenti
in Adversus Haereses, e perciò abbiamo bisogno della teologia anti gnostica della opera Adversus
Haereses per capire l`Epideixis specialmente nel libro III-IV. Dunque il grado di approfondimento,
di compendio non mostrano gli stessi materiali rispetto della opera principale, in una struttura molto
semplice Ireneo segue l’ordine dato nella oikonomia, o piano divino di salvezza, specialmente a
inizio del capitolo 43 usa i testi del AT per assicurare il contenuto cristologico del NT, ciò che è
importante è che in quest’opera mancano quasi completamente elementi polemici, dunque non è
un’opera così polemica. L` Epideixis è una iniziazione alla dottrina cristiana è indirizzata in oltre
alla vita cristiana vissuta, perciò è orientata verso i tre articoli della fede: Padre, Figlio, Spirito
Santo e anche orientata verso al fine battesimale come fondamento della vita stessa, in questo
ambiente Ireneo ci fa capire che pure il culto cristiano, e particolarmente l`iniziazione cristiana
sacramentale è sempre nel ambito dell’unità dei due testamenti e della vita di Gesù, sottolinea
l`unità dei due testamenti, e la sottolinea perché è un atteggiamento anti gnostico.

Struttura dell‘Epideixis
3) L’introduzione (cc. 1-3) spiega lo scopo dello scritto.
 Ireneo scrive per l'amico Marciano una esposizione sommaria della fede con le debite
prove
 L'uomo vive se conosce la verità e agisce con rettitudine
 Si custodisce la verità se si rimane fedeli alla regola di fede; si agisce rettamente se si
osservano i comandamenti di Dio.

50
In greco ritorno al inizio, alla testa.
51
Concetto fondamentale della grammatica nella retorica greca.
52
Questa è la fase nella retorica ove la misura di una orazione nella quale l’oratore deve trovare gli argomenti, dunque
nella quale il retore fa la ricerca di tutti gli argomenti e organizza la struttura, quest’ordine viene chiamato nella retorica
oikonomia (teologia attraverso retorica). Dunque teologia patristica non è teologia a Traverso filosofia, ma anche
teologia attraverso retorica.

22
 La prima parte (cc. 4-42) tratta le verità principali della fede, presentate nel quadro
della storia della salvezza (oikonomia), dalla creazione sino all’incarnazione, base
dell’immortalità. Quindi lui parte da:
 Dio che ha creato tutte le cose per mezzo del Verbo e dello Spirito;
 Dio Padre crea, il Verbo rivela il Padre, lo Spirito rinnova l'uomo, che è chiamato a
diventare figlio di Dio;
 Dio crea l'universo con la sua parola;
 Dio crea l'uomo con le sue mani, lo colloca nel paradiso e gli dà la donna come
compagna;
 Il precetto divino e il peccato dei progenitori;
 Le vicende del genere umano dal peccato dei progenitori alla venuta del Figlio di Dio: la
miseria umana e l'amore fedele di Dio;
 Gesù Cristo, nuovo Adamo, ristabilisce la comunione tra Dio e l'uomo con la
collaborazione di Maria Vergine;
 Gesù Cristo, vero uomo, ha redento i suoi fratelli perché è veramente morto ed è
veramente risuscitato;
 La Chiesa53 comunica lo Spirito di salvezza attraverso il battesimo.

4) La seconda parte (cc. 43-97) contiene la dimostrazione della nostra fede in Gesù
Cristo, per mezzo delle prove riprese dal VT54, considerato come la Scrittura, e già utilizzate in gran
parte dalla tradizione anteriore.
 Il Figlio di Dio, che esisteva già all'inizio del mondo apparve ai patriarchi e a Mosè
 Il Figlio di Dio è Signore e Dio
 Cristo è presso Dio da sempre
 I profeti hanno predetto che Cristo sarebbe nato e cresciuto come ogni uomo
 I profeti hanno predetto che Cristo sarebbe stato giudice di tutte le cose
 I profeti hanno predetto che Cristo avrebbe riunificato tutti i popoli nel suo regno
 I profeti hanno preannunciato la passione di Cristo
 I profeti hanno preannunciato la risurrezione di Cristo
 La fede della Chiesa è fondata sulla testimonianza dei profeti
 La salvezza si consegue attraverso la fede
 Alla salvezza sono chiamati tutti i popoli
 L'adesione a Cristo rinnova e dà fiducia e sicurezza
 Dio crea l'uomo con le sue mani, lo colloca nel paradiso e gli dà la donna come
compagna
 Il precetto divino e il peccato dei progenitori
 Le vicende del genere umano dal peccato dei progenitori alla venuta del Figlio di Dio: la
miseria umana e l'amore fedele di Dio
 Gesù Cristo, nuovo Adamo, ristabilisce la comunione tra Dio e l'uomo con la
collaborazione di Maria Vergine
 Gesù Cristo, vero uomo, ha redento i suoi fratelli perché è veramente morto ed è
veramente risuscitato
 La Chiesa comunica lo Spirito di salvezza attraverso il battesimo

5) La conclusione (cc. 98-100) è un riassunto polemico contro le eresie e un’insistenza


energica sull’ortodossia.
 Si custodisca saldamente la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo

53
La Chiesa del suo tempo.
54
Sono prove presse attraverso della prova della profezia, della tipologia.

23
Quindi si po`considerare l`Epideixis come compendio della fede cristiana con forte accento anti
gnostico, in un certo senso, da un certo punto di vista è una catechesi prebatessimale.
Il testo greco dell`Epideixis non esiste più, solo quello di 1904 scoperto nella chiesa de Nostra
Signora di Erevan da un armeno.

ANALISI DEL TESTO

ESPOSIZIONEDELLA PREDICAZIONE DEGLI APOSTOLI


1. Conosco, o mio diletto Marciano, quanto tu sia disposto a camminare nella via del servizio di Dio,
(θεοσέβεια55) che sola conduce l’uomo alla vita eterna 56; me ne rallegro e prego che, custodendo
intemeratamente la fede57, tu riesca gradito a Dio tuo Creatore. Volesse il cielo che ci fosse possibile
star insieme e giovarci l’un l’altro e alleviarci le preoccupazioni di questa vita terrena per mezzo della
continua comunanza di colloqui su utili argomenti! Ma ora, poiché in questo momento siamo col
corpo lontani l’uno dall’altro, noi non abbiamo tardato a discorrere un po’ con te, per quanto è
possibile, mediante lo scritto e a farti una breve esposizione della predicazione della verità allo scopo
di confermare la tua fede58. Ti mandiamo questo compendio dei punti principali: molta materia in
poco spazio, ma tu verrai a conoscere in succinto tutte le membra del corpo della verità e riceverai in
breve le prove delle verità divine. Ciò recherà frutto non solo alla tua salvezza, ma potrai confondere
tutti quelli che hanno idee errate, e a chi voglia conoscerle potrai esporre con piena sicurezza, nella
loro integrità e purezza, le nostre ragioni.
Dunque è un riassunto quasi della fede cristiana per Marciano, pero no un riassunto senza interessi, un
riassunto formulato implicitamente contro i gnostici, lui ha in mente i gnostici come nemici, quindi
attraverso questa Epideixis Marciano riceve quasi un compendio della fede presentato in modo razionale
e perciò può essere usato contro lo gnosticismo, che era veramente in quel tempo, un pericolo
ommipresente per la chiesa.
La via di coloro che vedono è una sola, ascendente e illuminata dalla luce del cielo, molte,
invece, e tenebrose sono le strade di quelli che non vedono; quella conduce al regno dei cieli, congiungendo
l’uomo con Dio, mentre queste precipitano nella morte, separando l’uomo da Dio. È perciò
necessario a te e a tutti quelli che attendono alla loro salvezza, procedere senza fuorviare, con coraggio
e tenacia, sotto la guida della fede, affinché non accada che, mancando di impegno e di costanza, essi si
diano alle cupidigie materiali, oppure, traviati, escano dal retto cammino 59.
In questa parte ancora abbiamo la famosa dottrina delle due vie, la formulazione, la concretizzazione di
questa dottrina in Ireneo non è molto simile alla formulazione della Didachè, qui sta al centro l’idea del
vedere, c’è una via di coloro che vedono, illuminati dalla luce del cielo, e altre vie sono tenebroso, che
significa di coloro che non vedono. Si pensiamo alla luce possiamo riferirci al battesimo, ma questa
illuminazione in questo contesto è da interpretare come terminologia battesimale in allusione al battesimo?
Non, perché qui dobbiamo applicare il principio d`interpretazione di significato tecnico e generico, il
significato generico illuminazione; il concetto tecnico sarebbe la fotismos del battesimo, cioè l`illuminazione
che accade nel battesimo, dunque si abbiamo un concetto con significato generico e tecnico, dobbiamo
sempre applicare il significato generico; solo se nel contesto ci sono segni testuali, informazione testuale che
ci spingono, che ci permettono una interpretazione tecnica, solo in questo caso siamo legittimati a tradurre il
significato in modo tecnico, in questo caso in modo battesimale. Questi segni testuali ci mancano, dunque
usiamo un significato generico, partiamo di un significato generico, altrimenti la nostra interpretazione
diventa proiezione. Non dobbiamo produrre emanazioni liturgico-poetiche. Anche le presenze implicite
vogliono una prova testuale.

55
Vuol dire dottrina o pratica della fede. Allora via del servizio non è una traduzione giusta.
56
Si riferisce alla pratica della vita che esprime la parola θεοσέβεια.
57
Si po`riferire alla dottrina, alla fede conto le eresie.
58
Questo testo contiene topos proemiale, cioè formulazioni tipici di un proemio e particolarmente di un proemio di una
lettera, perché la lettera nell’antichità era considerata come una metà di un dialogo, un dialogo quasi unilaterale e Ireneo
dice più meno lo stesso in queste righe. Topos significa temi che devono essere trattati secondo la retorica.
59
Dunque una nuova variazione della dottrina delle due vie.

24
2. 60L’uomo è un animale composto d’anima e di corpo e deve vivere secondo tutt’e due questi elementi; e
poiché dall’uno e dall’altro possono derivare colpe, per la purezza del corpo è necessario astenersi e
fuggire da ogni cosa indecente e da ogni azione iniqua, e per la purezza dell’anima conservare intatta la
fede in Dio senza aggiungervi o togliervi nulla 61. Il culto62 di Dio viene offuscato e privato del suo
decoro, quando sia insozzato e profanato il corpo e viene rotto e contaminato e perde la sua
integrità quando la falsità si annida nell’anima 63; sarà invece conservato nella sua bellezza e
armonia, finché regna la verità nell’anima e la purezza nel corpo. Che giova conoscere la verità a parole,
se il corpo è profanato da azioni vergognose? Oppure, che utilità può offrire la purezza del corpo,
quando la verità sia assente dall’anima? Esse gioiscono l’una della compagnia dell’altra e combattono
insieme per porre l’uomo alla presenza di Dio.
Molto bene dice lo Spirito Santo per bocca di Davide: «Beato l’uomo, che non ha camminato nel consiglio
degli empi» (Sal1,1), cioè, il consiglio delle genti che non conoscono Dio 64. Empi sono coloro che non
adorano Colui che è vero Dio. Infatti, il Verbo dice a Mosè: «Io sono Colui che è» (Es 3,14). Quindi coloro
che non adorarono Colui che e Dio sono empi. «E non è stato –continua il Salmo – nella via dei
peccatori». Peccatori sono quelli che hanno la conoscenza di Dio, ma non osservano i suoi comandamenti 65,
e li disprezzano e li violano. «E non s’è seduto nella cattedra degli scellerati». Scellerati sono coloro che
corrompono non solo se stessi, ma anche gli altri con la loro diversa dottrina, giacché la cattedra è il
simbolo della scuola66. Tali sono tutti gli eretici: siedono sulla cattedra degli scellerati e vanno in perdizione
coloro che ricevono il veleno della loro dottrina67.
Sappiamo che Ireneo stesse le sue opere come opere anti gnostiche e apriamo dunque questo
orizzonte ermeneutico, cioè la sua lotta contro lo gnosticismo come posizione riguardo ai
sacramenti particolarmente riguardo al battesimo.
Dunque il paragrafo 2 è basato sull’unità tra corpo e anima anche per quanto riguarda l’aspetto etico
e dottrinale, non si po`separare il corpo e l’anima. Non dice che il corpo non conta, non lo esclude,
quando riflettiamo sulla dignità della nostra venerazione di Dio, da questo punto di vista è molto
diverso dal gnosticismo, perché per essi non contano.
Ego sum is qui est (Io sono Colui che è), questa frase la possiamo capire meglio dicendo il Dio
con l’essere, quindi Dio è l’essere e coloro che non riconoscono Dio sono empi, sono vuoti.
Quindi mettersi alla presenza di Dio esige purezza di corpo e dell’anima, ma il corpo non po`essere
puro senza la purezza dell’anima e viceversa.

Il capitolo III contiene una esortazione come concretizzazione del capitolo 2 anche è presente un
forte rapporto tra ortodossia e ortoprassi.
3. [1.] Ora, perché non ci venga addosso tale disgrazia 68, dobbiamo tenere senza traviamenti la norma della
fede69 e ubbidire ai comandamenti di Dio avendo fede in Lui, temendolo quale Signore e amandolo quale

60
Questo numero contiene un po`d’antropologia, che si riferisce alla dottrina dell’uomo corpo e anima.
61
Dunque alla purezza dell’anima corrisponde la fede intatta, mentre al corpo corrisponde un comportamento iniquo.
No limita alla purezza del corpo alla purezza della vita sessuale, è più generico, la purezza dell’anima è completamente
legata alla fede dalla quale niente è tolto, l’anima è più legata al aspetto religioso, anche la fede presuppone un certo
coronamento, ma motivato da motivi religiosi, mente il corpo è più legato a una etica naturale, sfortunatamente no
diventa più chiaro.
62
Interessante la traduzione di questo termino, è ancora la parola θεοσέβεια, questo concetto che traduciamo come
dottrina o pratica della fede. La traduzione di θεοσέβεια come “culto” è una traduzione troppo limitata, perché
θεοσέβεια è più che culto, non soltanto culto, e culto nel senso del rito. In modo generico dottrina o pratica della fede,
pero la pratica della fede comprende naturalmente la liturgia, ma non è limitata alla liturgia, al culto, perciò che questa
traduzione è troppo limitata.
63
Adesso riflette nella indipendenza tra corpo e anima, dunque il culto ben offuscato.
64
Questi sono gli empi, coloro che non conoscono Dio, gli empi sono volo e la loro venerazione si riferisce a nulla.
65
Qui vediamo il legame stretto tra aspetti dottrinali della fede e aspetto critico della fede.
66
Le cattedre dei celerati si riferisce a coloro che insegnano e perciò rovinano gli alti.
67
Ancora una volta l’attacco verso gli eretici in questo caso contro i gnostici.
68
Cioè la perdizione della quale aveva parlato prima.
69
fidei regulam (κανών) quindi c’è una regula fidei che dobbiamo rispettare senza cambiamenti.

25
Padre. Le opere sono preservate dalla fede, giacché, come dice Isaia, «se non crederete non persevererete 70»
(Is 7,9); e la fede è data dalla verità poiché è fondata sulla realtà 71. Noi crediamo in cose che realmente
esistono72 ed esercitando la fede in ciò che esiste, come è sempre, ad esso dobbiamo prestare costantemente
il nostro assenso73. E’ la fede che conserva la nostra salvezza; perciò è necessario che ad essa consacriamo
molte cure e sollecitudini per ottenere la vera intelligenza della realtà 74.
Comandamenti di Dio: il problema qui è la famosa parola canon-- indeclinatam (ἀκλινής) fidei
regulam (κανών) quindi c`è una Regula fidei che dobbiamo rispettare senza cambiamenti.
Nel numero seguente (3.2) comincia un approfondimento sulla idea della tradizione cristiana, non
più speculativo, ma Ireneo comincia a riflettere sulla storia cristiana dal punto di vista della
tradizione. La fede non è soltanto conseguenza della verità e della realtà e porta con sé le
conseguenze delle opere, dunque una direzione orizzontale ma anche ha una dimensione verticale,
cioè viene trasmessa di una generazione ad altra, si inserisce in una tradizione. In questa tradizione
la fede è legata alla mediazione sacramentale della salvezza, dunque la salvezza non è soltanto
qualcosa che accade attraverso della conoscenza della realtà i nostri potrebbero probabilmente
ancora accettarlo come conoscenza fidei, fidei si riferisce alla vera verità che porta con sé certe
opere e opere con conoscenza, quindi è un approccio abbastanza cognoscitivo o gnoseologico
cognoscitivo, però Ireneo dice che non basta, abbiamo bisogno della mediazione sacramentale della
salvezza.

3. [2.] Ed è la fede che ci fa ottenere tutto ciò, come ci hanno tradizionalmente insegnato i presbiteri,
discepoli degli apostoli75. (La fede) anzitutto ci ammonisce di ricordare, che abbiamo avuto il battesimo in
remissione dei peccati76 nel nome di Dio Padre e nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e
risorto, e nello Spirito Santo di Dio77; che questo battesimo è il sigillo della vita eterna e della rinascita in
Dio78, così che non siamo più figli di uomini morituri, ma figli di Dio eterno e senza fine. Essa ammonisce
ancora, che l’eterno e senza fine è Dio, che Egli è superiore ad ogni cosa, che tutto è a Lui sottoposto e che

70
Perseverete: questa traduzione non è del tutto giusta, ma nel greco c’è la parola perseveretes, perciò che si è arrivata a
questa traduzione. Perseveretes significa non capirete e questo sarebbe la traduzione giusta. Allora sarebbe: se non
crederete non capirete. Quindi la fede porta con sé la giusta comprensione, cioè la verità.
71
Allora la comprensione non rende più semplice la comprensione di questa formulazione, ma, in che senso posiamo
capire che la fede è fondata sulla realtà. Dopo ciò che abbiamo sentito di Es 3, 14. La fede è basata sulla realtà perché se
Dio è l’essere la realtà, la fede è basata sulla realtà, questa è la logica, altrimenti la comprensione diventa difficile.
Dunque le opere sono conseguenze della fede, è la fede è la conseguenza della verità oppure della realtà, in certo senso
questo è un approfondimento di Es 3, 14.
72
Cioè Dio.
73
Quindi non si può negare la realtà, la realtà vuole e ha senso.
74
Quindi lo scopo è la salvezza, la salvezza è conseguenza della realtà come base della fede che è in sé base delle
opere. Salvezza ha qualcosa che fare con la realtà.
75
Dunque la fede si riceve, questa salvezza si riceve attraverso la fede secondo la tradizione dei così detti presbiteri,
quindi è una fede che s’inserisce nella Tradizione.
76
Il punto di partenza di questa fede all’interno della tradizione è il battesimo, perché per entrare nella fede abbiamo
bisogno del battesimo.
77
Questo è un piccolo credo battesimale questa fede del battesimo si riferisce al Padre, a Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato, morto e risorto e allo Spirito Santo di Dio. Ecco il primo contenuto di questa fede della tradizione, la fede
nella Trinità. Se adesso sorge la domanda, questa formula sia stata una formulazione del credo battesimale applicato,
usato nel battesimo? Non lo sappiamo, perché non abbiamo i riferimenti rituali molto chiari, non sappiamo se questa
formulazione era una formulazione usata direttamente in questo modo per il battesimo, possiamo presupporre che la
fede trinitaria nella comunità di Ireneo durante il battesimo aveva già un’importanza molto forte, va bene, ma i
riferimenti rituali concreti mancano. Solo possiamo dire che è una testimonianza della Trinità nel contesto del
battesimo.
78
Questa formulazione ripete alcuni concetti centrali della teologia battesimale: il sigillo, la rinascita. Sigilli qui si
riferisce al intero battesimo e non a un rito speciale del battesimo. Noi sappiamo da altri fonti che rinascita è un
concetto comune nel contesto del battesimo.

26
tutto ciò che è a Lui soggetto fu fatto da Lui 79. Dio non è Padrone e Signore di creature di un altro, ma delle
sue80, ed ogni cosa è di Dio; perciò e Padrone di tutto ed ogni cosa proviene da Dio.
Quindi il Dio della salvezza è il Dio creatore dal quale proviene tutto. Nel battesimo confessiamo lui
Salvatore di tutto. Quindi non c’è nessun riferimento sacramentale.
cap. 4 e capitoli che seguono approfondiscono sul tema della predicazione apostolica e sul battesimo, lui
comincia con il capitolo 4 fino al 6 con una riflessione sulla Trinità, perché la Trinità è importante nel
battesimo. Cap 4 sottolinea ancora una volta che Dio Padre è il Dio creatore.

4. In verità è necessario che ciò che esiste ripeta il principio della sua esistenza da una qualche
ultima causa81; ora, il principio d’ogni cosa è Dio. Egli non deriva da alcuno e da Lui tutto riceve origine.
Perciò occorre, in primo luogo, riconoscere che c’è un solo Dio Padre, che tutto ha fatto e formato, facendo
si che ciò che non era esistesse 82 e che, tutto contenendo, solo è incircoscritto 83. Fra tutte queste cose è
anche questo nostro mondo e nel mondo l’uomo. Dunque, anche questo mondo è stato creato da Dio.
Quindi anche l’uomo è stato creato da Dio, dunque arriva a un argomento antignostico partendo da
Aristotele. Formula il suo argomento della fede battesimale nel contesto della sua lotta contro le
eresie pagane, contro lo gnosticismo.

cap. 5. Riflette sul Verbo e sullo Spirito, perché è chiaro che c`è un unico Dio, ma questo Dio è
trinitario dunque deve dire qualcosa sul Verbo e sullo Spirito per evitare l´idea del politeismo, per
spiegare che la fede cristiana non è una fede politeistica, altrimenti i gnostici attaccano dicendo che
non c`è un unico Dio perché c`è uno Spirito del Verbo, uno Spirito del Padre, perciò Ireneo che
deve riflettere su tutte persone della Trinità per il loro legame, per evitare l`idea del politeismo e per
evitare un contrattacco dello gnosticismo.

5. Cosi si dimostra che c’è un solo Dio Padre 84, increato, invisibile, autore d’ogni cosa, al di sopra del quale non
v’è alcun altro dio e dopo il quale non v'è altro dio. 85E poiché Dio è razionale, perciò col Verbo ha creato le
cose86. E Iddio è Spirito e perciò con lo Spirito tutto ha disposto 87, come dice il profeta: «Per opera del Verbo di
Dio vennero stabiliti i cieli e per opera del suo Spirito tutta la loro potenza 88» (Sal 32,6). Il Verbo stabilisce, cioè,
compie le opere fisiche consolidando gli esseri (materiali), mentre lo Spirito ordina e conforma la varietà delle
«potenze»89; perciò giustamente e conveniente-mente il Verbo viene chiamato Figlio e lo Spirito Sapienza di

79
Quindi si riferisce al uno ed unico Dio che è il creatore, questo contro lo gnosticismo che differenza e distingue tra un
Dio creatore e un Dio Salvatore.
80
Ancora un riferimento chiaro allo gnosticismo.
81
Qui c`è una referenza ovvia ad Aristotele.
82
Quindi un riferimento alla creatio ex nihilo.
83
Allora Dio non è una realtà materiale con certi limiti, certe circoscrizioni, Dio è incircoscritto.
84
Questo Dio Padre non è il demiurgo.
85
Comincia una spiegazione di diversi compiti dello Spirito Santo e del Figlio per arrivare al rapporto reciproco tra le
persone nella Trinità, quindi comincia con i compiti delle diverse persone.
86
Questa formulazione nella traduzione assolutamente non è comprensibile, quale è la logica? La soluzione si trova
nella parola del Logos, perché logos significa:
1) la seconda persona della Trinità,
2) ragione, razionalità,
3) e terzo significato: Parola
Ireneo come Giustino non differenzia, non distingue chiaramente questi tre significati e perciò può scivolare da un
significato ad altro. Lui dice soltanto Etenim rationabilis (λογικός) est Deus, perciò con il Logos ha creato tutte le cose.
Si dovrebbe tradurre Verbo razionale o verbo ragione, naturalmente Ireneo gioca con le parole. Quindi il primo
risultato è che attraverso il Logos Dio ha creato tutte le cose, il Logos è meditatore della creazione.
87
Questo in greco sta scritto … quindi il Logos crea le cose e lo Spirito quasi organizza le cose, ordina le cose: κοσμέω.
88
Potenza in greco sarebbe δύναμις, virtus.
89
Questa formulazione è molto di maniera fisica, il Logos crea soltanto la potenza, no le cose concrete, quindi la
materia nella forma di pura potenzialità (questo è il pensiero aristotelico puro), il Figlio crea quasi la materia come
potenza, come pura possibilità, talvolta si usa il concetto di materia non formata, senza forme concrete, mentre lo
Spirito da alla materia, alla pura potenza, alla forma concreta così che arriviamo alle cose concrete che noi vediamo, la
materia come potenza non è visibile, visibile solo soltanto le cose concrete. Il Figlio crea la materia senza forma, come

27
Dio. 90Bene dice l’apostolo suo Paolo: «Uno è Iddio Padre, che è sopra tutti e con tutti e in tutti noi» (Ef 4,6). In
fatti, sopra tutti è il Padre, con tutti è il Verbo 91, poiché per mezzo suo ogni cosa è stata fatta dal Padre 92, e in noi
tutti è lo Spirito che grida: «Padre» 93 (Gal 4,6) ed egli ha conformato l’uomo a somiglianza di Dio 94. Dunque, lo
Spirito manifesta il Verbo e perciò i profeti annunziavano il Figlio di Dio 95, ma il Verbo comunica lo Spirito e
perciò è Lui che comunica ai profeti i loro messaggi e porta e innalza l’uomo fino al Padre.
I dettagli di questo rapporto al interno della Trinità sono abbastanza oscuri secondo questa
spiegazione, ma una cosa è diventata chiara, lo scopo di Ireneo non è presentare le persone della
Trinità non come persone indipendenti, che possono essere come tre essere divini diversi, ma
stabilire un rapporto stretto al interno della Trinità che permette l’interpretazione come l’uno e
l’unico Dio.

6. Questa è l’«economia» della nostra fede, il fondamento dell’edificio e la base della nostra condotta: Dio
Padre, increato, illimitato, invisibile, unico Dio creatore di ogni cosa: ecco il primo articolo della nostra fede96. Il
secondo è il Verbo di Dio, Figlio di Dio, il Signor nostro Gesù Cristo, manifestato ai profeti in forme diverse
secondo le disposizioni (testamenti) del Padre, per opera del quale fu creata ogni cosa. E lui che nella pienezza
dei tempi (Dn 11,13), per ricapitolare (cfr. Ef 1, 10) ogni cosa, si è fatto uomo tra gli uomini, visibile e tangibile,
per distruggere la morte e manifestare la vita, per operare l’unione tra Dio e l’uomo.
Anakefalaioses. È una parola centrale in Ireneo che vuol dire che Cristo riassume la intera storia della salvezza
fino a ora, e fino alla caduta e la restaura, la rinnova e questo è quasi la salvezza, restituisce lo stato originale della
intera creazione, prima della caduta di Adamo.

E il terzo articolo è lo Spirito Santo, per virtù del quale i profeti hanno profetato e i patriarchi furono
istruiti nella scienza di Dio e i giusti guidati nella via della giustizia; il quale alla fine dei tempi (Dn
11,13) è stato diffuso in nuovo modo sull’umanità, per tutta la terra, rinnovando l’uomo in Dio.
Quindi lo Spirito ha qualcosa di fare con questa Anakefalaioses, con il rinnovamento dell’intero uomo, usa il
concetto κεφάλαιον, articolo della nostra fede, ma questo è un concetto moderno perché gli articoli è il
simbolo. Κεφάλαιον significa soltanto punti centrali. Ci sono tre punti centrali nella nostra fede battesimale
nel contesto della lotta contro lo gnosticismo e cioè: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Adesso capitolo 7 applica tutto ancora una volta al battessimo.

7. Per questo nella nostra rigenerazione il battesimo procede per questi tre articoli elargendoci in grazia la
rinascita in Dio Padre mediante il Figlio per opera dello Spirito Santo 97. Coloro che possiedono lo Spirito di Dio
vengono condotti al Verbo, cioè al Figlio e il Figlio li accoglie e li presenta al Padre e il Padre li costituisce
incorruttibili. Senza lo Spirito non è dato di vedere il Verbo di Dio, come nessuno può senza il Figlio accostarsi al
Padre98. Il Figlio è la sapienza del Padre e la conoscenza del Figlio è opera dello Spirito Santo; ma il Figlio
pura potenzialità e lo Spirito concretizza questa potenzialità trasformandola a delle cose concrete, perciò abbiamo delle
cose concrete, questa è l’idea, questa è la divisione dei compiti al interno della Trinità.
90
Adesso siamo arrivati al rapporto interno della Trinità, Ireneo soltanto ha parlato sui compiti delle Persone, adesso
parla del rapporto reciproco che sono delle cose sofisticate.
91
Qui sarebbe meglio dire in favore di tutti perché in latino è scritto per omnia.
92
Il Figlio è lo strumento dal Padre nella creazione, per mezzo suo è stata fata dal Padre. Lo Spirito è la presenza divina
in noi.
93
Questo è il primo rapporto tra le persone della Trinità.
94
Questo perché lo Spirito è il responsabile della concretizzazione.
95
Manifesta il Verbo perché lo Spirito procede dal Verbo.
96
Ecco qui il nostro primo κεφάλαιον. Adesso spiega ancora una volta la Trinità, comincia con il Padre, increato,
illimitato, invisibile, unico Dio creatore di ogni cosa, questo è il primo articolo.
97
Adesso riflette sul ruolo della Trinità al interno del battessimo. Attenzione, perché lui usa il concetto della
rigenerazione. in Dio Padre mediante il Figlio per opera dello Spirito Santo: questa struttura del ruolo è molto simile
alla struttura del ruolo della Trinità nel contesto della creazione, in ogni caso il battessimo corrisponde al ordine della
fede, nella fede Trinitaria.
98
Qui stabilisce quasi una discesa, nella creazione l’ordine è una ascesa, no discesa, nella creazione c’è una discesa,
(revisar)Dio Padre crea attraverso il Figlio, la creazione, e crea l’uomo al interno della creazione e lo Spirito Santo è la
presenza di Dio nell’uomo, quindi un tipo di discesa verso l’interiorità del creato, verso l’interiorità dell’uomo. Nel
battessimo stabilisce quasi un’ascesa, punto di partenza dello Spirito Santo, attraverso di questo l’uomo, il battezzando
vede il Figlio, e attraverso il Figlio di Dio il battezzato può arrivare a Dio Padre. Quindi sono momenti complementari:
discesa-ascesa.

28
dispensa lo Spirito, secondo che piace al Padre, attraverso il ministero carismatico, a quelli che vuole e come
vuole il Padre.
Non sta scritto ministero carismatico, soltanto ministero, quindi questa traduzione come ministero
carismatico non possiamo giustificarla, perché il testo è beneplacitum Patris Filius ministerialiter-dispensat,
quindi niente di carismatico, non c`è riferimento a ciò che potrebbe essere chiamato carismatico al meno si
inserisce ciò che riguarda al ministro liturgico, quindi il battessimo non è qualcosa che accade in modo
soggettivo o in modo isolato, ma accade al interno della Chiesa attraverso il ministero e ministero si riferisce
a colui che amministra il battessimo, c`è un riferimento rituale.
Ireneo parla tanto del battesimo, ci offre una teologia del battesimo antignostico molto ricca con riferimenti
molto profondi, però se cerchiamo informazione rituale chiari, quasi non c’è niente. Quindi per quanto
riguarda alla teologia del II secolo è una riflessione molto profonda del battesimo, il contesto è l’inizio della
teologia cristiana che nacque nel conflitto con le eresie e nacque nel conflitto con la cultura, con lo stato
greco-romano, con la apologetica, però, per quanto riguarda ai riti l’informazione sono molto scarse in
questo testo importantissimo.

Conclusione: questa ci viene proporzionata dal capitolo 98.


98. Questa, carissimo, è la predicazione della verità, è questa la via della nostra salvezza, la via della vita
annunziata dai profeti99, confermata da Cristo, presentata dagli apostoli e trasmessa dalla chiesa in tutto il
mondo ai suoi figli. Essa deve essere custodita con ogni fedeltà, con buona volontà e con piacere a
Dio mediante opere buone e sani costumi.
Il capitolo 99-100 ancora una volta il riferimento contro le eresie, contro i nemici, dunque comincia
con lo gnosticismo, dopo segue contro il docetismo o marcionismo, il terzo attacco è un può
ambiguo, pe difficile distinguere il nemico preciso di questo terzo attacco.

99. Non permettere che alcuno pensi che vi sia altro Dio Padre che il demiurgo, come pensano gli eretici; essi
disprezzano il vero Dio e si fanno un idolo di uno irreale e creano per sé stessi un padre superiore al nostro
creatore e credono di aver trovato per conto loro qualche cosa di più grande che la verità. Essi sono tutti malvagi
e bestemmiano il loro creatore e Padre, come noi abbiamo dimostrato nella Denuncia e confutazione della
pseudo-gnosi.
Altri ancora disprezzano la venuta del Figlio di Dio e l’economia della sua incarnazione, che gli apostoli ci
hanno tramandato e che i profeti hanno predetto come ricapitolazione dell’umanità, come ti
abbiamo dimostrato in breve. Anche questa gente deve essere contata tra gli increduli. Altri non ammettono i
doni dello Spirito Santo e respingono il carisma della profezia, imbevuto della quale l’uomo dà frutti di vita in
Dio. Questi sono quelli dei quali dice Isaia che «saranno come un terebinto senza foglie e come un giardino
senza acqua» (Is 1,30). E difatti questa gente è inutile per Iddio, al quale non possono portare alcun frutto.

Nel numero cento troviamo un riassunto dell’attacco contra tre eresia:


a. Contro il Padre
b. Contro il Figlio incarnato
c. Contro lo Spirito Santo (questa è difficile di capirla perciò non la prendiamo)

100. Così l’errore, rispetto a questi tre articoli del nostro sigillo, ha portato a divagazioni molto
lontane dalla verità. Essi, o disprezzano il Padre, o respingono il Figlio parlando contro l’economia della sua
incarnazione, o non accettano lo Spirito, ossia rinnegano la profezia. Noi dobbiamo conoscere tutta questa
gente e fuggire le loro vie, se vogliamo veramente piacere a Dio e ricevere da lui la salvezza.

Conclusione:
Alla fine abbiamo imparato che l’orizzonte ermeneutico di questo testo è la lotta di Ireneo contro le eresie
particolarmente contro lo gnosticismo, per lo gnosticismo i sacramenti non sono importanti, questo è una
dottrina della spiritualizzazione e della conoscenza astratta. Il battesimo cristiano invece è centrale, il cento

99
Il riferimento ai profeti naturalmente è molto importante, perché la profezia cristiana indica nel AT è annunciato il
Salvatore, è il compimento di questo annuncio, di questa profezia nel NT costituisce una delle strutture di causalità
molto importante nella apologetica di Ireneo perché anche il mondo antico conobbe le profezie. I profeti nel mondo
antico erano gli oracoli e i ministri degli oracoli, gli oracoli erano importantissimi nel mondo greco-romano e Ireneo
dice semplicemente: come vuoi pagani avete confidenze nei vostri oracoli, nelle vostre profezie, anche noi abbiamo
qualcosa che possiamo chiamare oracolo, cioè le profezie del AT che possiamo verificare e che perciò possono
aspettare anche rispetto e accettazione.

29
di questo è la fede trinitaria, questa fede trinitaria è la fede nel Dio Padre che crea attraverso il Figlio, la
materia non strutturata, la materia come dynamis, che viene strutturata e ordinata attraverso lo Spirito Santo,
così il battezzato alza, attraverso lo Spirito, attraverso il Figlio al Padre la fede battesimale.
La fede battesimale è la fede della tradizione, dunque una fede della tradizione ecclesiastica e perciò c’è un
ministero ecclesiastico.
Nonostante la prega rituale è scarsa, la prega usa alcuni concetti che si inseriscono nella teologia battesimale
come rigenerazione. Importante anche il rapporto reciproco tra dottrina ed etica, ortodossia e ortoprassi.
Importante anche nella prospettiva della sua lotta anti gnostica la sua immagine di Dio che non si può
differenziare semplicemente tra anima e corpo, tra queste c’è una stretta correlazione, non c’è soltanto un
peccato del corpo che influenza all’anima e viceversa.

Tertullianus, Apologeticum
1. Persona, opere, teologia
A. Vita
Tertulliano è molto interessato perché lui è l’autore della prima teologia sacramentaria, lui è chi ha
scritto un piccolo manuale della teologia sacramentaria in questo caso del battessimo, anche lui
lotta, difende il battesimo contro una setta, i cainiti (di caino). Quintus Septimius Florens
Tertullianus, 196-214 è il periodo della sua opera letteraria. Sulla sua vita non sappiamo quasi
niente, abbiamo alcuni riferimenti in Girolamo nella sua opera De viris illustribus
("Sugli uomini illustri") che parla di lui come un funzionario militare, statale, quindi no aveva una
basta conoscenza e neanche molto precisa. L’unica notizia certa è che Tertulliano è cresciuto in un
contesto pagano e prima del 197 si è convertito al cristianesimo. L’identità con un omonimo giurista
non è da escludere, le sue conoscenze giuridiche sono da attribuire alla sua formazione, quindi
aveva un alto livello di conoscenza giuridica, ma non possiamo dire che veramente che lui era
avvocato o aveva questa professione. Ma si deve presupporre che in questo tempo era normale che
le persone di alta classe fossero uriste. Era bilingüista, latinista e greco. Il suo modo non molto
convenzionale di usale la lingua latina faceva difficile di leggere e capire le sue opere, quindi il suo
latino era molto difficile. Dedicò i suoi scritti esplicitamente ai primi cristiani. Al inizio dei tempi
della grande chiesa, a partire degli anni 206-207 appare sempre più influenzato dal montanismo.
Dunque nella sua vita c’era una fase premontanistica (qualche volta si dice anche cattolica) e altra
montanista. A partire dal anno 205-206 appare legato al montanismo100.
Della vita di Tertulliano non sappiamo molto, il suo carattere era caratterizzato da un fondamentale
atteggiamento polemico nel senso che lotta contro i nemici della chiesa cattolica nella prima fase e
nella seconda fase lotta contro i nemici del montanismo.

100
Movimento che oggi si chiama tradizionalistico. Montano fu un personaggio nella chiesa ai confini delal Freccia, la
sua predicazione insieme ai suoi seguaci, Massimilla e Prisca o Priscilla, cominciarono il movimento della nuova
profezia, il suo grande ideale era la profezia. I profeti erano personaggi importantissimi dell’epoca biblica e
immediatamente postbiblica. Quello che voleva fare Montano era un restauro di questo tempo originale, ritornare ai
tempi originali dove tutto era perfetto. Dunque la nuova profezia col accento sugli oracoli su diversi profeti è un accento
esasperato sul ritorno di Cristo, questo era il secondo aspetto restaurativo, la profezia e l’idea della parusia. Nel suo
messaggio Montano si rivolse ai membri della Chiesa e alla prossima fine del mondo tenendo come distintivo il dono
dello spirito profetico, quindi erano un può carismatici. Montano e le sue profetesse che annunciavano la loro
rivelazione nei cosi detti oracola, da loro è anche indicato il luogo per la attesa della prossima fine del mondo: il
Signore doveva ritornare in una pianura tra i piccoli villaggi di Pepuza e Cirio, lo dice anche Eusebio in Storia
Ecclesiastica 5, 18, 2: Il signore ritornerà una seconda volta a Pepuza e Cirio. Montano era convinto di essere la
rincarnazione stessa del Paracleto, cioè lo Spirito per mezzo di Gesù, quindi lui pensava di essere lo Spirito stesso in
persona, però il problema è che non è venuto. Perciò siamo con Tertulliano nella seconda fase di questo montanismo. La
energia di questo movimento, la energia carismatica non poteva più realizzare le profezie, o negli oracoli, o nella attesa
della parusia e tutto si trasformò quasi la intera setta in una setta moralista. La moral, la etica era quasi la sfera nella
quale la energia dove questa gente poteva esercitare su influsso, quindi non potevano lasciare la loro energia. Allora
Tertulliano nella seconda fase era un rigorista molto forte che scrisse delle opere qualche volta con titoli non molto
adeguati: de culto feminarum; quindi nella seconda fase del montanismo anche Tertulliano poteva esercitare, realizzare
la sua energia. Ciò che è importante è che il montanismo era un movimento di restauro perché era un movimento
anacronistico che non corrispondeva di più alle situazioni reale della chiesa del suo tempo.

30
c. Opere
Le opere sono caratterizzate di una certa sfumatura apologetica, quindi Tertulliano lotta sempre
contro qualcosa. Ci sono parecchi scritti dopo la conversione.
a) Scritti dopo la conversione (196-198), ci sono due gruppi:
a. Controversia con i pagani e gli ebrei:
 Ad nationes (nat.; 197) nationes sono in questo contesto i pagani.
 Adversos Iudaeos (adv. Iud.; 197)
 Apologeticum (apol.; 197)
 De testimonio animae (test, anim.; 198) l’anima umana e naturalmente cristiana, è una
formulazione molto importante per il testimone della teologia.
b. Il comportamento cristiano in ambiente pagano:
 De idolatria (idol.; 196) che significa sulla venerazione degli idoli. Conversione, in
quest’epoca significa, non automaticamente una svolta totale, c`erano tanti cristiani che
potevano essere caratterizzati come semicristiani che significa che si sono convertiti al
cristianesimo ma adoravano altri dei praticando i culti pagani, quindi i cristiani adoravano
non soltanto l`unico Dio di Abramo ma anche acanto a questo Dio alcuni altri dei e
questo era un problema nella chiesa fino al V-VI secolo.
 Ad martyras (mart.; 197) in quest’opera Tertulliano chiede ai cristiani perseguitati e ai
convertiti la perseveranza e la disponibilità al martirio.
 De spectaculis (spect.; tra il 197/202) parla della differenza tra pagani e cristiani
particolarmente per quanto riguardano i giochi dei gladiatori e in tutte le loro forme.
 De cultu feminarum (cult. fem.; 197-201) tratta degli ornamenti decorosi della donna, in
questa opera Tertulliano condanna ogni forma artificiale del corpo umano creazione di
Dio, quale pratica d’invenzione demoniaca.
b) Scritti sulla vita dei cristiani nella Chiesa (198-203):
a. De baptismo (bapt.; ca 198/203)
b. De oratione (orat.; ca 198/204)
c. De paenitentia (paenit.; 203/204)
d. De patientia (Patient.; 204)
e. Ad uxorem (uxor.; tra il 198/203) opera dedicata alla moglie e le sue obblighi.

 Scritti in contrasto con le idee eretiche; mostrano avvicinamento al montanismo (203-211):


 Contestazione generale di tutte le eresie101 come:
De praescriptione haereticorum (praescr.;203)
 Controversia con singoli eretici: molti di loro sono gnostici o precursori dello gnosticismo
come Marcione
 Adversus Hermogenem (adv. Hermog.; 204/205)
 DecarneChristi(carn.;206)
 AdversusValentinianus(adv.Val.,206/207)
 AdversusMarcionem(adv.Marc.-,207/208)
 Deanima(anim.;210).
 Adversus Praxean (adv. Prax.; 210/211)
 Deresurrectionemortuorum(resurr.,211)
 Descorpiace(scorp.-,211/212)
4. Scritti in difesa del montanismo (208-214):
101
Eresia è un concetto estremamente complesso nel mondo greco-romano classico. In questo contesto è una parola non
con un significato come lo conosciamo adesso, anzi loro conoscono la parola ma non conoscono il fenomeno simile a
quello che noi chiamiamo eresia, che è una cosa molto diversa. Eresia normalmente significa scuola, atteggiamento,
dottrina particolare, ma non mai nell’antichità cristiana dottrina da condannare, non mai, il mondo antico è anche molto
giudaico, non conosce l’idea dell’eresia.

31
- De corona militis (coron.; 208)
- De fuga in persecutione (fug.; 208/209)
- De virginibus velandis(virg.vel.;209)
- De pudicitia(pudic.;210)
- De ieiunio(ieiun.;210/211)
- De exhortationecastitatis(castit.;212)
- De monogamia (monog.; 214)
- Ad Scapulam (Scap.; 212?)
- De pallio(pall.;???)

d. Contenuti fondamentali dello gnosticismo


Il significato di Tertulliano ogni viene preso in modo molto cauto. La sua opera fa concludere che
Tertulliano non ha sviluppato una propria teologia in maniera sistematica bensì ha spiegato temi in
particolare trattati nelle controversie nel mondo pagano e delle eresie, quindi lui non era come
Agostino un autore sistematico, ma un autore che reagisce a certe sfide, problemi. Un atteggiamento
etico che deriva della filosofia stoica ha influenzato i suoi argomenti contro le idee speculative delle
eresie gnostiche così come alla decadenza di costumi e della vita religiosa del suo tempo. Lui disse
che i cristiani a motivo della loro superiorità morale ed etica sono i migliori cittadini e dunque non
meritano di essere perseguitati. Interessante nel suo caso nella sua formazione classica della
filosofia, da questo punto di vista è molto diverso da Giustino che accetta largamente la formazione
classica dei cristiani particolarmente la filosofia, questa formazione classica non può darci la
conoscenza delle verità ultime, dice Tertulliano, perché la verità ci viene comunicata dalla
rivelazione. Per esempio l’idea del logos espermatikós, presentata da Giustino è molto lontana dal
pensiero dei Tertulliano, dalla Gnoseologia Tertulliano deduce il criterio per la veritas cristiana che
consiste nel riconoscimento della regula fidei, quindi anche lui la regula fidei è importantissima,
che ci è trasmessa direttamente dalla rivelazione apostolica. Il contenuto di questa regula fidei è non
così strettamente definito, qualche volta oscillante in ogni caso la risurrezione di Cristo appartiene
alla regula fidei e anche la Trinità appartiene alla regula fidei che Dio è creatore, l’unico Dio.
Alcuni punti importanti dello gnosticismo:
 Fondamentale è un dualismo cosmico tra il mondo materiale terreno e la causa prima divina,
ultramondana. Nella conoscenza gnostica il mondo materiale viene considerato come
cattivo, malvagio, in mezzo a forze ostili.
 Conseguentemente, si distingue tra il Dio sconosciuto, trascendente, e il Demiurgo, creatore
di questo mondo, che generalmente presenta i tratti del Dio Creatore dell'Antico Testamento.

 L'uomo viene legato al Dio trascendente, e assimilato a lui, da una scintilla divina
inestinguibile. Questa scintilla, che è l'«io stesso» (pneuma, «l'ani- ma») dello gnostico, è
prigioniera nel mondo materiale, nel corpo; essa si trova come « oro nel fango » o « è
immersa nel sonno ».
 Un mito variamente articolato racconta della caduta dell'uomo e del suo risollevarsi, ne
descrive la condizione presente e ne spiega il desiderio di redenzione. Il materiale
mitologico è preso dalle fonti più varie: filosofia contemporanea (platonismo, stoicismo),
letteratura apocalittica tardo- giudaica, Antico e Nuovo Testamento, astrologia.
 L'uomo viene liberato dalla conoscenza (γνῶσις). Con questa s'intende non un conoscere
razionale; la conoscenza gnostica avviene piuttosto attraverso la rivelazione diretta: «E vero
che nelle comuni scienze generali chiunque non abbia appreso non possiede neppure alcuna
conoscenza. Ma per quanto riguarda la gnosi, uno arriva a conoscere non appena ha
solamente ascoltato» (Pseudo- Clementine, Recogn. III 35,7). Colui che media e rivela, che
chiama alla redenzione attraverso la conoscenza, può assumere la figura di Gesù Cristo. Allo
gnostico tutto diventa «improvvisamente» chiaro: i princìpi fondamentali di Dio, del mondo
e del proprio Io. Proprio questo Io viene liberato dai ceppi del mondo e dona al redento la

32
conoscenza della sua vera natura e della sua origine celeste: «Orsù, alzati dal sonno e ascolta
le parole. Ricordati che sei un figlio di re; guarda alla schiavitù: a colui di cui tu sei lo
schiavo» (Atti di Tommaso, Canto della perla 110,43-44).
Dalla gnoseologia Tertulliano deduce…

D. De baptismo
a. Intenzione
In linea di massima si può dire che Tertulliano scrisse come opere importanti per la liturgia De
orationes, De baptismo, De penitentia, particolare importanza è il trattato De baptismo che è la
prima monografia di teologia sacramentale e la prima considerazione teologica sulla realtà
sacramentale del battessimo, perciò qui trattiamo quest’opera. Ma anche nel Apologieticum ci sono
diversi testi che trattengono testi con rilevanza liturgica. I destinatari sono i catecumeni e i
battezzati che no hanno approfondito le ragioni della tradizione (lui lo dice in 1,1) inoltre il
battesimo è un trattato di Tertulliano per rispondere a un’esigenza concreta e ben visibile,
contrastare opere di proselitismo di una donna che stava diffondendo a Cartagine teorie dei cainiti
(De baptismo 1, 2). Nel II sec. d.C. erano una delle tante sette all’interno dello gnosticismo ma non
rivestirono mai importanza e non attirarono l’attenzione di eresiologi e Padri della chiesa, essendo
stati messi in significativi gruppi di gnostici come la gnosi valentiniana, e la gnosi brasilide, anche
si sappiano probabilmente che Valentino non era uno gnostico.

Da sottolineare:
Per lo gnosticismo questo mondo materiale è in sé da valutare in modo negativo. Intero movimento
di salvezza rivela una dinamica da questo mondo materiale a un mondo soprannaturale attraverso
conoscenza, al meno la materia come noi la conosciamo il gnosticismo aveva problemi, quindi il
problema più grande nel contesto della liturgia per il gnosticismo, dunque tutti i sacramenti usano
segni materiali, sorge immediatamente la domanda, come può essere una materia, un segno
materiale il simbolo della salvezza eterna? I cainiti riprendevano la opposizione tipica dello
gnosticismo tra il Dio sommo è il Dio creatore del AT considerando inferiore, limitato nei confronti
del Dio supremo, arrivando dunque ai personaggi più negativi della struttura a partire da caino, da
qui il nome della setta, considerare come depositari della dottrina autentica e per questo
ingiustamente perseguitati da Dio creatore.
Dalla testimonianza di Tertulliano non c’è motivo di dubitare i cainiti rifiutavano anche il battesimo,
anche usa l’acqua, realtà materiale da rifiutare. Ritenevano non necessaria l’acqua per ottenere la
salvezza e arrivavano forze alla dottrina della giustificazione tramite la sola fede, evidentemente la
predicazione della donna doveva avere un certo successo tanto da spingere Tertulliano alla
composizione del presente trattato in difesa dell’importanza dell’acqua nel battesimo.

b. Struttura dell’intera opera


A. INTRODUZIONE (cap. 1): difendere e motivare la fede dei catecumeni e dei battezzati contro
chi nega il battesimo cristiano (eresia cainiana).
B. CORPO DELL'OPERA (capp. 2, 1 - 20, 4):
1. Teologia del battesimo: si riferisce ai temi rituali del rito battesimale (cap. 2-9):
a) Dio opera in modo semplice cose grandiose (cap. 2. in questo capitolo 2 da una prima
risposta alla donna dei cainiti): dunque la domanda è come può essere una cosa come
semplice se non cattiva, essere lo strumento di una cosa così grande come la nostra salvezza,
Tertulliano dice, no, questo pensiero è sbagliato, Dio agisce attraverso cose semplice, cose
grandiose.
- i riti pagani, solenni e segreti, sono inefficaci;
- l'immersione nell'acqua battesimale, atto semplice e visibile, purifica realmente dai peccati
e dà la vita eterna;
- il nostro stupore non nasce dall'incredulità, bensì dalla fede nella sapienza e potenza di

33
Dio.

b) Importanza dell'acqua nel disegno di Dio (cap. 3):


- le acque primordiali sono sede dello Spirito divino;
- le acque primordiali sono generatrici di vita;
- Dio formò l'uomo impastando la polvere della terra con l'acqua;
- Riflessione sulla qualità dell'acqua in vista del suo uso sacramentale (continuità e
compimento della rivelazione).

c) Proprietà dell'acqua battesimale (capp. 4-5): come lo Spirito Santo aleggiava sulle acque
della creazione, così lo Spirito Santo alleggia anche sulle acque del nostro battesimo. Perciò
possiamo giustificare il concetto rinascita o nuova creatura con riferimento al battesimo.
- è stata prefigurata dalle acque primordiali su cui aleggiava lo Spirito di Dio;- è strumento
sacramentale di vita e di santificazione in virtù dello Spirito Santo;- diversamente dagli
inefficaci rituali pagani che sono imitazioni demoniache (ad es. i sacri misteri di Iside e di
Mitra), essa purifica sacramentalmente dai peccati, restituisce la somiglianza con Dio e dona
la vita eterna;- l'efficacia spirituale dell'acqua ha un fondamento scritturistico (la piscina di
Betsaida).
d) Il battesimo nella fede trinitaria (cap. 6):
- l'immersione battesimale, purificando dai peccati, dispone a ricevere lo Spirito Santo;- il
battesimo è conferito e sigillato nella fede trinitaria quale garanzia di salvezza;- la fede
trinitaria è ecclesiale, perciò ai nomi divini si aggiunge la menzione della Chiesa.
e) Riti post-battesimali102 (capp. 7-8):
- l'unzione crismale a somiglianza dell'unzione spirituale ricevuta da Cristo;- l'imposizione
della mano per il dono dello Spirito Santo in precedenza prefigurato e promesso.
f) Prefigurazioni battesimali103 (cap. 9):-l'acqua del Mar Rosso annienta i nemici e salva gli
eletti (distrugge la potenza del demonio e dà la salvezza eterna);- l'acqua amara risanata dal
bastone di Mose (simbolo di Cristo);-il battesimo di Gesù nell'acqua del Giordano;- l'acqua
nella vita e nella predicazione di Gesù;- l'acqua sgorgata dal costato trafitto di Cristo
crocifisso.

2. Questioni teologiche dibattute: il battesimo nella "oikonomia della salvezza"


(domande speciali) (capp. 10-16):
102
Quindi lui parla veramente dei riti, lui è la fonte della ricerca della ritualità.
103
Con i pensieri dei Padri ciò che accade nella Chiesa è stato prefigurato nel A.T. questo metodo di interpretare la
Sacra Scrittura lo chiamammo esegesi tipologica. Tipologia è il rapporto, la forma letteraria. Se interpretiamo un testo
tipologicamente significa che l’antico testo è una prefigurazione, oppure una profezia che si realizza nel nuovo
testamento oppure nella Chiesa, oppure nel`eschatón. Quindi tipologia non è soltanto un rapporto tra AT e NT ma un
rapporto tra AT, NT, Chiesa, ultimi tempi, oppure un rapporto tra NT, Chiesa, ultimi temi, dunque, l’idea della tipologia
è abbastanza ricca, è una profezia un annunzio, una prefigurazione che si realizza dopo, una prefigurazione reale.
Interpretazione tipologica è un metodo basato che si pasa su ina certa idea della storia della salvezza, cioè una storia
guidata da Dio così che lo Spirito Santo, oppure Dio, aveva inserito nel AT e nella storia il popolo di Dio la antica
alleanza certe profezie, prefigurazione che si realizzano, che si compiono nel NT, oppure nella Chiesa, oppure nel
eschatón. Quindi presuppone certo conoscimento della storia mentre la allegoria non è basata su una certa visione della
storia, ma è basata sull’idea della ascesa a una dottrina spirituale, mistica. Allegoria presuppone immagine testuale,
simbolo testuale di una dottrina teoretica, di una idea teologica chiamata mistica. Dunque tipologia presuppone una idea
basata sul livello orizzontale lungo la storia, mentre allegoria implica la scesa dalla storia alla dottrina razionale,
allegoria è il simbolo testuale di una dottrina speculativa e perciò mistica, e nella Chiesa antica significa una dottrina
che riguarda contenuti della fede: incarnazione, la seconda venuta di Cristo, il Logos, La Trinità, dottrine etiche; mentre
tipologia è sempre una interpretazione orizzontale. Quindi tutto questo troviamo in Tertulliano; perciò l’acqua del Mare
rosso diventa simbolo dell’acqua battesimale.

34
a) Battesimo di Giovanni e battesimo di Cristo (cap. 10):
- il battesimo di Giovanni era divino per mandato ricevuto da Dio, ma umano quanto ad
efficacia, non conferendo di sua natura la salvezza;- era un rito di penitenza che disponeva
al battesimo di Spirito Santo istituito da Cristo (che, per sua natura «sacramentale», rimette i
peccati e dà la grazia).
b) Battesimo di Cristo e mistero pasquale (cap. 11):
- Gesù non ha battezzato durante la sua vita terrena;- inizialmente i discepoli di Gesù hanno
battezzato col battesimo di Giovanni;-il sacramento del battesimo è stato istituito da Cristo
dopo la sua risurrezione, ricevendo efficacia salvifica dal suo mistero pasquale.
c) Il battesimo degli apostoli (cap. 12):-Gesù ha legato la salvezza al battesimo (Gv 3,5);- è
logico supporre il battesimo degli apostoli sulla testimonianza delle parole di Gesù (Gv
13,10);- ma è indubitabile la loro salvezza per la fede in Cristo, fede che salva rimettendo i
peccati.
d) La necessità del battesimo (cap. 13-14):
- prima di Cristo bastava solo la fede per essere salvati;- dopo l'istituzione del battesimo la
fede è efficace insieme al battesimo, in base alle parole stesse di Cristo;- anche Paolo ha
battezzato, sebbene il suo mandato fosse soprattutto quello di predicare.
e) Invalidità del battesimo degli eretici (cap. 15): Questo ci interesa in particolare.
- l'unico battesimo è posseduto dall'unica Chiesa;- gli eretici non possiedono il battesimo,
dunque non possono né darlo né riceverlo; - il battesimo è unico, quindi non è reiterabile.
f) Battesimo di acqua e battesimo di sangue (cap. 16):
- il battesimo di sangue, ossia il martirio, è un lavacro che sostituisce il battesimo o purifica
dai peccati commessi dopo il primo battesimo;- entrambi questi battesimi sono scaturiti dal
fianco trafitto di Cristo crocifisso.

3. Indicazioni pratiche (capp. 17-20): a) Ministro del battesimo (cap. 17):


-ministro originario è il vescovo, ma per sua facoltà possono amministrarlo anche i
presbiteri e i diaconi;
-chi può predicare può anche battezzare, in forza del rapporto tra fede e battesimo; -anche i
laici (maschi) hanno questa facoltà, ma solo in caso di necessità (necessità del battesimo);
-le donne non hanno questa facoltà non potendo ufficialmente insegnare (rapporto
predicazione- fede-battesimo).
b) Prudenza nel conferire il battesimo (cap. 18):
- l'immediato conferimento del battesimo è un'eccezione (la conversione dell'etiope e di
Paolo);
- occorre valutare bene ogni singola richiesta;
- è utile differire il battesimo, specialmente nel caso di bambini, affinché sia richiesto in
modo consapevole;
- va differito il battesimo ai non sposati per il pericolo di incontinenza.
c) Il tempo del battesimo (cap. 19):
- il giorno più adatto è la Pasqua (rapporto col mistero pasquale di Cristo);- poi la
Pentecoste (rapporto con il dono dello Spirito Santo effuso dal Risorto); - ogni giorno e ogni
ora è adatto al battesimo (sua necessità per la salvezza).
d) Preparazione spirituale al battesimo (cap. 20,1-4):
- richiede il desiderio della grazia divina e il pentimento dei peccati;
- esige il superamento delle tentazioni con la preghiera e il digiuno.

C - CONCLUSIONE (cap. 20, 5): invito ai neofiti di chiedere a Dio l'abbondanza dei carismi

35
divini, e richiesta di preghiere.

 Testo
De baptismo
a. Questo trattato sul sacramento della nostra acqua - con la quale, lavati i peccati della precedente
cecità104, veniamo liberati per la vita eterna - non sarà inutile perché servirà a istruire sia quanti in modo
particolare si stanno preparando (al battesimo) 105, sia quelli che, essendosi accontentati di credere senza
approfondire le ragioni delle tradizioni, posseggono anch'essi per ignoranza una fede soggetta a tentazioni .
Aspetti importanti:
Per prima volta se usa il concetto sacramento. Sacramento è un concetto con tantissimi significati
anche in Tertulliano, significa segno materiale della salvezza immateriale, ad esempio in
Praescriptionem Hereticorum, 40, o in De baptismo, 3, 6, ci sono altri significati in De spectaculis
24 sacramento è il giuramento di un soldato, oppure in Ad nationes 1, 16 sacramentum è soltanto
atto sacro, ogni atto sacro è sacramento, in Adversus Iudeus 11 sacramento assume il significato
della lettera Tao, è un segno sacro perché è il simbolo della croce, e perciò rivela un sacro
significato.
Allora il significato più generico sarebbe atto sacro che può comprendere alche il giuramento è il
segno materiale della salvezza immateriale, anche in un certo senso sacro significato, ma quest’idea
è già al margine del atto sacro. Atto sacro che viene concretizzato nei diversi contesti, e può
diventare anche nel nostro contesto moderno ove sacramento significa segno materiale della
salvezza immateriale. Nella stessa opera, per esempio De baptismo, possiamo trovare diversi
significati di sacramento, non ne segue che tutti testi nei quali troviamo sacramentum abbiamo lo
stesso significato, quindi il significato al interno di un testo può cambiare.
Il contesto di questo paragrafo è che i battezzandi vivono in un contesto dove l’uso dell’acqua viene
rifiutato, dunque devono ricevere una certa formazione contro questa eresia, questo riguardo al
primo gruppo. Il secondo gruppo: sia quelli che…, si sono convertiti in modo superficiale al
cristianesimo, questo significa che manca qualcosa riguardo alla comprensione della tradizione
cristiana. È interessante come Tertulliano usa la parola ragione, ovviamente questo secondo gruppo
non ha capito la coerenza razionale all’interno della dottrina cristiana, e all’interno della tradizione
cristiana, e perciò questi persone che si sono convertiti in modo superficiale non possiedono la
sufficiente resistenza contro il virus dei cainiti. Quindi la comprensione razionale della fede
garantisce la resistenza contro dottrine sbagliate, si deve capire la fede per immunizzare contro
dottrine pazze. In questo numero troviamo ancora una volta un riferimento alla fede come razionale.

Adesso comincia il suo attacco contro la donna dei cainiti:


b. Per di più, poco fa, si è qui stabilita una velenosissima vipera 106 dell'eresia dei Cainiti, che con la sua
dottrina ha conquistato molti abolendo anzitutto il battesimo, in evidente conformità alla sua natura 107:
solitamente, infatti, le vipere, gli aspidi e gli stessi basilischi cercano luoghi aridi e privi d'acqua .
Dietro di questo testo c`è un alto livello perché questi cainiti erano considerati al interno della
scuola agnostica degli orfiti, una denominazioni degli orfiti. In Ireneo Adversus Haereses 1, 30, 5-9,
dice che questi orfiti venerano e onorano i serpenti, quindi c’è un secondo livello che è il livello
dell’immagine che ha qualcosa che fare con la polemica anti gnostica. La setta gnostica degli orfiti
alla quale appartengono i cainiti venerano anche i serpenti, questo è un secondo motivo per
l’identificazione polemica. Si prende l’immagine della vipera perché cerca i luoghi arinie anziché

104
La cecità è la situazione dell’uomo, oppure del genero umano prima del battesimo, ma non sappiamo chiaramente se
cecità è un concetto individuale o un concetto collettivo che si riferisce a Adamo trasferita al genere umano, oppure di
ogni singolo uomo, non lo sappiamo questo contesto.
105
Di questa maniera uno scrittore antico doveva riflettere sull’utilità della sua opera e presentare il suo proemio, questo
faceva parte della retorica, dunque, retorica del proemio.
106
Nell’antichità era normale un linguaggio violento per le polemiche contro la religione.
107
Alla natura della donna.

36
l’acqua.

1.3. Noi pesciolini108, invece, nasciamo nell'acqua in conformità al nostro ἰχθύς 109 [pesce] Gesù Cristo, e soltanto
rimanendo nell'acqua siamo salvi110. Perciò quella mostruosissima donna, che non aveva neppure il diritto
d'insegnare111, ha trovato il modo migliore di far morire i pesciolini togliendoli dall'acqua .
2.1 Tanto grande è la forza della perversità nel far vacillare la fede o nell'impedire la sua piena accoglienza da
combatterla partendo dalle stesse realtà su cui si fonda! 112 Del resto, non c'è nulla che stupisca [corr:
indurisca113] le menti degli uomini quanto la semplicità delle opere divine che appare evidente nelle cose, e la
grandezza che è promessa nel loro effetto 114. Anche in questo caso; infatti, poiché con tanta semplicità, senza
fasto, senza un nuovo apparato, in definitiva senza alcuna spesa, l'uomo - disceso nell'acqua e bagnato mentre
vengono pronunciate poche parole - risorge poco o per nulla più pulito (di prima), sembra incredibile il
conseguimento dell'eternità.
Il problema è la tensione tra semplicità del rito o del simbolo e la grandezza o l’effetto salvifico di
questa realtà semplice.
Disse che l’acqua è cosi importante che pulisce.

2.2 Mento se dico che i riti solenni e segreti degli idoli non fondano la loro credibilità e il loro prestigio
sull'apparato, sul fasto e sul lusso 115. O misera incredulità che non riconosci a Dio i suoi attributi: la semplicità 116
e la potenza! Ebbene, non è forse sorprendente che la morte sia dissolta con un lavacro? Ed essendo ciò
sorprendente, allora non si crede? Al contrario: è una ragione in più per crederci 117. Infatti, non conviene alle

108
La donna cainita vuole evitare l’acqua, noi battezzati come pesciolini che cercano l` acqua.
109
Il significato di questo ἰχθύς risale ai primi caratteri della formulazione di Iesus, Christos, theo Uios, soter, se
prendiamo i primi caratteri andiamo alla formula greca. E fino ad oggi è rimasto come il simbolo dei cristiani.
110
Quindi solo rimanendo nel battesimo.
111
In questo tempo le donne non avevano il diritto di insegnare nella Chiesa.
112
Dice se qualcuno vuole liberamente distruggere il cristianesimo deve combattere e rimuovere le realtà su qui si fonda
il battessimo, in questo caso l’acqua battesimale, oppure ogni realtà materiale che diventa nei sacramenti simbolo
materiale della salvezza immateriale ed eterna.
113
Questa parola sarebbe migliore perché in latino abbiamo obduret.
114
Quindi ciò che può creare resistenza al cristianesimo è la asserzione che sono delle cose piccole che sembrano essere
semplici che sono quasi la fonte di qualcosa di grande, per esempio la nostra salvezza. Come è possibile che la nostra
salvezza viene garantita da una cosa, da un rito così semplice come il battesimo con l’acqua al centro, come il vino, un
può di pane e un può di olio possono garantire la nostra salvezza?
115
Significa che affermo che fondano. Questi riti pagani invece, non come i riti cristiani, i riti pagani sono riti molto
impressionante con tanti segni impressionanti, con apparato impressionante, per esempio nel culto ufficiale dello Stato
romano con sacrifici di animali grandi sull’altare grandissimo. I riti delle religioni misteriche sono normalmente riti
segreti, probabilmente si riferisce al culto ufficiale per esempio mitra è un culto segreto. I culti misterici non praticano il
culto in luoghi pubblici, ma in luoghi segreti.
116
Semplicità di Dio si riferisce a un concetto filosofico: Dio è potente e chiaro. Dio è semplice nel senso che qui c’è
un`idea della filosofia pagana, presente nel cristianesimo e nel platonismo, che disse: Dio non è una realtà molteplice,
Dio è indiviso, è soltanto l`unità, non un`unità ma l`unità stessa. e in greco si dice hen: l’uno, questo viene trasferito al
latino attraverso semplicitas, che può esprimere non molteplicità ma unità, una struttura indivisa, ma implica altro
significato presente nelle nostre lingue moderne, semplicità nel senso di senza lusso, senza apparato. Lui gioca con
questi due concetti sposta un può il significato: semplicità di Dio è un concetto filosofico e nel latino lo sposta nel
significato senza apparato, così che il concetto comincia un po`a oscillare. Semplicitas nel senso di non molteplicità e
potestas come concetti filosofici sono attribuiti dai filosofici tradizionali. Quindi è arrivato alla conclusione che Dio è
semplice allo stesso tempo potente, allora lui può stabilire segni, simboli semplici per esprimere la sua potenza
salvifica. Questo funziona soltanto se il concetto semplicitas contiene un senso oscillante, tra non molteplicità e
semplicità nel senso de senza apparato, senza prestigio, altrimenti non funziona nel senso filosofico.
117
Se usiamo il segno semplice per esprimere una cosa grande come la salvezza, questo è motivo per fiducia perché
corrisponde esattamente agli attributi di Dio: semplicità e potenza. Questo metodo è un metodo retorico giuridico, lui
quasi rettoci le accuse, usa le accuse stesse, le analizza da un punto diverso e le usa contro gli accusatori.

37
opere divine essere tali da superare ogni stupore 118? Noi stessi ci stupiamo, ma crediamo. L'incredulità, invece, si
stupisce poiché non crede 119; infatti si meraviglia delle cose semplici ritenendole vane, e di quelle grandiose
ritenendole impossibili.
Questo lo fanno coloro che non capiscono la ragione al interno della tradizione cristiana. Adesso
seguono la base, le prove bibliche contro i cainiti:

2.3. Sia pure come tu pensi, ma la parola divina ti ha già preceduto su entrambi i punti: Dio ha scelto ciò
che nel mondo è stolto per confonderne la sapienza 120 (1Cor 1,27); e: Ciò che è difficile per gli uomini, è
facile per Dio121 (Mt 19,26). Infatti, se Dio è sapiente e potente - cosa che anche gli indifferenti ammettono -
giustamente ha scelto come elementi della sua opera ciò che è contrario alla sua sapienza e potenza, ossia
quanto è stolto e impossibile, poiché ogni capacità riceve efficacia [corr.: giustificazione] da ciò da cui è
causata [corr.: provocata].
Questo vuol dire, ad esempio, il battesimo è un dono di Dio e non riceve la sua efficacia, la sua
giustificazione dal simbolo semplice dell’acqua, ma riceve la sua efficacia e giustificazione da Dio stesso che
ha creato, provocato, questo stabilito.

3.1122. Benché siamo memori di queste parole come di una prescrizione 123, non dimeno esaminiamo se sia così
stolto e impossibile l'essere trasformati per mezzo dell'acqua. Poiché questa materia ha certamente meritato una
funzione di così grande dignità, ritengo doveroso verificare l'importanza di questo elemento liquido. Ebbene, le
prove sono numerose e fin dalle origini.
Quindi Tertulliano doveva giustificare l’uso dell`acqua nel rito del battesimo perché la donna dei
cainiti diceva che l`acqua non poteva essere usata nel battesimo perché è una materia semplice,
Tertulliano difende ogni forma di sacramentalità perché esattamente usano materia, se nelle diverse
corresti dello gnosticismo i rappresentanti insegnano che la materia è soltanto un prodotto di un
demiurgo cattivo, quindi di essere così abbiamo dei problemi con la teologia dei sacramenti,
particolarmente con il battesimo. Quindi Tertulliano difende la legittimità delle acque nel battesimo
e attraverso la quale può arrivare la salvezza ai cristiani.
3.2. L'acqua, infatti, è uno di quegli elementi che - prima di qualsiasi ordinamento del mondo, mentre era ancor

118
Ovviamente a causa della semplicità e potenza.
119
non capisce la ragione al interno di questo piano salvifico di Dio intorno al battesimo.
120
Questo primo argomento si riferisce alla semplicità di Dio.
121
Questo secondo argomento si riferisce alla potenza di Dio.
122
presenta in modo positivo l’acqua come veicolo di fonte divina in modo generico, così che parla della preminenza
dell`acqua nella creazione, quindi benchè siamo memori di queste parole, con queste parole si riferisce probabilmente
alle citazioni in 2, 3, di 1 Cor e il vangelo di Mt.
123
Presciptio in questo testo è un concetto retorico giuridico. Altra parola in latino è traslatio e questo concetto
significa il rifiuto della legittimità della causa oppure del procedimento giuridico al interno di un processo, dunque è
una posizione giuridica. Questa prescriptio dice, questa causa, acusa o procedimento giuridico, non è legittimo. In
questo modo Tertulliano lo dice dopo la citazione presa de 1 Cor e Mt, la accusa della donna dei cainiti non è più
legittima perché Dio aveva già detto il contrario, Dio aveva già stabilito una legge diversa, Lui aveva già legittimato
l’uso dell’acqua, quindi Dio usa la semplicità. Tertulliano usa il modello giuridico retorico della prescriptio che nega la
legittimità della causa o della accusa, del intero processo giudiziario. Qui Tertulliano usa chiaramente un concetto
giuridico non ne segue che lui era giurista (specialista di giurisprudenza) e non ne segue che lui era avvocato
automaticamente. La differenza tra i giuristi e gli avvocati e che gli avvocati nell`antichità erano più o meno oratori che
dovevano avere la capacità di presentare davanti al tribunale gli argomenti giuridici così che diventano accettabili per i
giudici, questi aspettavano un bel discorso non un trattato di un giurista, dunque gli avvocati-oratori avevano bisogno
dei giuristi per trovare degli specialisti della giurisprudenza, per trovare gli argomenti giusti, naturalmente per trovare
quelli sufficientemente accettabili nel contesto giuridico. Nonostante questi avvocati avevano una certa conoscenza
giuridica rudimentale attraverso la loro formazione retorica. Tertulliano non va oltre questa conoscenza rudimentale,
perciò al massimo lui era avvocato, dall’altra parte noi non troviamo nemmeno la minima traccia di attività davanti a un
tribunale nelle sue opere, mentre la sua competenza giuridica è basata soltanto nella sua competenza retorica.

38
privo di forma - riposava presso Dio. 124In principio, dice la Scrittura, Dio fece il cielo e la terra; ma la terra era
invisibile e caotica, e le tenebre coprivano l'abisso, e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque 125. O uomo, devi
anzitutto venerare l'età dell'acqua, essendo una sostanza antica; poi la sua importanza in quanto sede dello
Spirito divino che la preferì a tutti gli altri elementi 126. Le tenebre, infatti, senza l'ordinamento degli astri, erano
ancora totalmente informi; l'abisso era tetro, la terra impreparata, il cielo grezzo. Solo l'acqua, materia sempre
perfetta, feconda, semplice, pura per sua natura, offriva a Dio un degno veicolo.
3.3. Perché meravigliarsi del fatto che in seguito l'ordine del mondo sia stato attuato da Dio con una certa
regolamentazione delle acque?127 Infatti, per sospendere il firmamento celeste egli divise le acque a metà;
per estendere la terra asciutta la liberò racchiudendo le acque.

3.4. In seguito, dopo aver ordinato il mondo secondo i suoi elementi, per renderlo abitabile egli comandò
alle acque primordiali di produrre dei viventi. Poiché l'acqua primordiale ha generato la vita non ci si
meravigli se nel battesimo le acque possono ancora produrre la vita.
Dalla genesi si capiva che l’acqua poteva produrre qualcosa di buona, di utile, era un elemento
vivente e perciò le acque sono quelle dove lo Spirito Santo alleggia e queste possono produrre in
altre forme viventi, per esempio nel battessimo la vita del battezzato.

3.5. E l'opera stessa di modellare l'uomo non fu compiuta impastando (la polvere) con l'acqua? La materia
fu presa dalla terra, ma non sarebbe servita a nulla se non fosse stata bagnata e inumidita; le acque, infatti,
ritiratesi prima del quarto giorno nel luogo loro assegnato, a causa del liquido restante l'avevano cambiata
in limo.
3.6. Se poi proseguissi a ricordare tutto o la maggior parte di quanto concerne l'importanza di questo
elemento - quanto è grande la sua forza o il suo beneficio; quante qualità, quante capacità, quanti servizi
offre al mondo - temo di dare l'impressione di raccogliere le lodi dell'acqua anziché le ragioni del battesimo;
ma in modo più completo potrei mostrare che, se Dio ha utilizzato questa materia in tutte le cose e in tutte le
sue opere, non c'è dubbio che l'ha resa feconda anche nei suoi sacramenti; se essa regola la vita terrena,
provvede anche le realtà celesti.
Quindi se Dio usa questi elementi dell’acqua in tutte le sue opere importante, può usarlo anche nella
sua opera del battesimo. Un primo gruppo di elementi che tutti dipendono dal uso dell’acqua nel
contesto della creazione.
Fino qui ha parlato solo dell’acqua. Il capitolo 4 parla della presenza dello Spirito di Dio sulle acque
della creazione che è il tipo del battesimo, a esso aggiunge altro elemento importante, cioè lo Spirito
Santo, così che lo Spirito Santo diventa il tipos del antitipos, quindi siamo nel campo
dell’interpretazione tipologica.

4.1. Ma riguardo a questo è sufficiente richiamare brevemente gli eventi delle origini, nei quali si riconosce
la ragione128 del battesimo; infatti già da allora veniva prefigurato il battesimo, dal fatto stesso che lo

124
Qui c’è un riferimento molto chiaro al libro della Genesi. Usa una citazione del AT rifiutato dai gnostici, questo
provoca subito dei problemi, ma si sente legittimato a farlo a causa della prescriptio perché prima aveva già detto che la
accusa dei cainiti non è permessa.
125
Questo è l’argomento.
126
Quello che è antico ancora oggi poteva essere vincitore nella gara competitiva della realtà, tutto ciò che è antico ha
provato anche nel andamento della storia la merita fiducia. Quindi secondo questa mentalità antichità garantisce sempre
in un certo senso fiducia. Allora se lo Spirito alleggiava le acqua hanno una certa dignità e preferenza in confronto agli
altri elementi, cioè, la antichità porta fiducia, l’acqua è una sostanza degna perché era segno dello Spirito divino.
127
Perché le acque sono le più degne di tutti gli elementi.
128
Ratio baptismi si potrebbe significare in altro contesto di traduzione, la natura del battesimo, oppure analogia, il
rapporto del battessimo.

39
Spirito aleggiante sulle acque sarebbe rimasto su di esse come infusore di vita 129. Il Santo (Spirito) si
muoveva certamente su una cosa santa (l'acqua), o ciò che sosteneva la Santità mutuava la santità da Colui
che reggeva, poiché qualsiasi materia soggiacente a un'altra desume necessariamente la qualità di quella
sovrastante, soprattutto nel caso di una realtà corporea 130 rispetto ad un'altra spirituale131 che penetra e si
insinua facilmente per la sottigliezza della sua sostanza 132. Così la natura dell'acqua è santificata dal Santo
(Spirito), ed essa stessa /è/ [corr.: era] in grado di santificare.
Dunque lo Spirito Santo trasferisce la sua santità e la sua capacità di vivificare a traverso la sua sottigliezza
nelle acque della creazione e anche alle acque del battesimo.

4.2. Nessuno però obietti: «Veniamo forse battezzati con le stesse acque che c'erano allora all'inizio del
mondo?». Ovviamente no, se non nel senso che sono certamente dello stesso genere, ma di specie diverse.
Tuttavia ciò che è attribuito al genere si riversa anche nelle varie specie.
4.3. Dunque non c'è alcuna differenza tra chi viene lavato in mare o in uno stagno, in un fiume o in una
fonte, in un lago o in una vasca, né c'è alcuna differenza tra coloro che Giovanni ha battezzato nel Giordano
e Pietro nel Tevere; a meno di pensare che l'eunuco, battezzato da Filippo con l'acqua trovata per caso
lungo la strada, abbia ottenuto in misura maggiore o minore la salvezza.
Adesso sorge un problema perché Tertulliano presenta nell’interpretazione tipologica dell’acqua, ma se il
senso dell’acqua della creazione aleggiava già lo Spirito Santo possiamo chiedere, perché abbiamo bisogno
del battesimo e non basta far la doccia?

4.4. Pertanto, in virtù dell'antico privilegio dell'origine, tutte le acque, una volta invocato Dio (su di esse),
ottengono la forza di santificare. Subito, infatti, sopraggiunge dai cieli lo Spirito, e rimanendo sulle acque le
santifica con la sua presenza, e così santificate si impregnano della forza di santificare.
Dunque questo non è la soluzione per il battesimo, abbiamo bisogno dell’invocazione dello Spirito, ma anche
dell’acqua perché nel battesimo usiamo acqua creazionale su quale aveva già alleggiato lo Spirito Santo.

4.5. Del resto, il battesimo assomiglia a una semplice azione 133: poiché siamo macchiati dai peccati come da
sporcizia, veniamo lavati con l'acqua. Ma i peccati non compaiono sulla carne - poiché nessuno porta sulla
pelle le macchie dell'idolatria, della dissolutezza o della frode -, mentre invece macchiano nello spirito, che
è autore del peccato; infatti, lo spirito comanda, la carne esegue. Ma entrambi compartecipano del reato: lo
spirito per averlo ordinato, la carne per averlo compiuto 134. Pertanto, sanate in un certo modo le acque per
129
Dunque come nella creazione lo Spirito Santo è infusore di vita e fonte della vita delle acque, così che le acque
possono produrre esse stesse vita nuova. Così anche lo Spirito Santo è infusore della vita nelle acque, così nel battesimo
può diventare la fonte della vita dei cristiani. Quindi la creazione diventa in questo modo la profezia del battesimo,
l’annuncio profezia del battesimo e si perfeziona nel battesimo della Chiesa. Allora abbiamo annuncio-profezia-
perfezionamento.
130
È l’acqua.
131
Lo Spirito Santo
132
In questa parte dobbiamo fare attenzione perchè in queste righe si rischia di cadere in una eresia, cioè, lo Spirito
Santo viene definito come una sostanza sottile che penetra altre cose, questo è chiaramente dottrina stoica. Lo stoicismo
considera Spirito come materia così sottile che può penetrare altre cose e può muoversi facilmente. Gli antichi hanno
usato questa dottrina stoica della sottigliezza dello Spirito come materia per spiegare la presenza degli demoni nelle
statue degli dei nei tempi. Lo hanno usato anche per spiegare, per esempio Atanasio, nella vita di sant`Antonio; come
fosse possibile che gli dei hanno una certa conoscenza di cose future, come per esempio alzarsi delle acque del Nilo: le
alluvione, perché è possibile che i demoni lo chiedono perché loro possono viaggiare nella sua sostanza sottile molto
velocemente alla parte superiore del Nilo e quando vedono crescere l`acqua ritornano nelle città nella parte inferiore e
possono annunciare quasi l`arrivo dell’alluvione, ma questo non è una prescienza, soltanto una capacità di muoversi
molto velocemente a causa della sottigliezza della loro materia. Una tale idea al margine dei cristiani perché loro sono
convinti che lo Spirito non è una realtà materiale, ne anche sottile.
133
Naturalmente il lavarsi
134
questo è semplicemente antropologia, oggi sappiamo che non è così.

40
intervento dell'angelo, lo spirito viene lavato in esse fisicamente e la carne viene purificata in esse
spiritualmente.
Tertulliano vuole evitare un rigido dualismo antropologico, da un lato c`è carne, dall`altro c`è spirito, vuole
dire che la carne ha influsso sullo spirito e lo spirito a un certo influso sulla carne, così la carne deve portare
le consecuenza delle decisioni dello spirito, il peccato, e perciò il battesimo ha due aspetti:
 Corporale: acqua
 Spirituale: la vita dello Santo Spirito.

5.1. In effetti i pagani, estranei ad ogni comprensione delle realtà spirituali 135, attribuiscono ciò con analoga
efficacia ai loro idoli. Ma mentono a se stessi, poiché le loro acque ne sono prive. Infatti, tramite un lavacro,
anch'essi sono iniziati a certi sacri misteri 136, come quelli di Iside o di Mitra; addirittura portano a lavare i
loro stessi dèi. Inoltre, spargendo intorno dell'acqua, purificano ville, case, templi e intere città. Del resto, in
occasione dei ludi apollinari e pelusii si bagnano in massa, presupponendo così di ottenere la rigenerazione
e l'impunità dei loro spergiuri137. Ugualmente, presso gli antichi, chiunque si fosse reso colpevole di
omicidio, lavava la propria colpa con un'acqua purificatrice.
Tertulliano non vive in un ambiente cristiano, un mondo dove c’erano tante religioni non cristiane che
usavano l’acqua nel contesto dei loro riti, e perciò lui deve affrontare questo problema perché il battesimo
con acqua, Spirito. La domanda è in che consiste il valore del battesimo cristiano. Quindi anche loro usano
l’acqua, allora in che consiste l’uso particolare nel battesimo stesso?
Adesso comincia la confutazione di questi riti purificatrici con l’acqua.

5. 2. Pertanto, se sono lusingati di ottenere da un idolo la purificazione, poiché appartiene alla natura
dell'acqua la proprietà di purificare, in modo quanto più vero le acque produrranno ciò per l'autorità di Dio
da cui è stata stabilita ogni loro proprietà naturale. Se ritengono che con un'azione cultuale le acque siano
guarite, quale culto è migliore della conoscenza del Dio vivo?
Due aspetti della confutazione:
i. La mancante efficacia a causa della debolezza degli dei, cioè, Il loro riti con l’acqua non possono
funzionare perché i loro dei che dovrebbero garantire l’efficacia di questi riti, non son veramente dei,
non esistono, sono deboli. Quindi, nel cristianesimo l’acqua non riceve l’efficacia da sé stessa, ma da
Dio.
ii. La contrarietà
iii. Si riferisce all’idea che gli spiriti non purificano, quindi lui riflette sulle realtà religiosa o divine che
garantiscono l’efficacia di questi riti con l’acqua.
Quindi, prima gli dei che non possono purificare perché sono deboli, dopo il diavolo che si vuole purificare
sarebbe contradittorio perché lui vuole distruggere non purificare, e terzo gli spiriti pagani che sono attivi in
questi riti, né anche loro purificano.

5.3. Anche qui riconosciamo lo sforzo del diavolo che imita l'opera di Dio, poiché pure lui pratica il
battesimo nei suoi adepti. Ma che cosa c'è di simile? L'immondo 138 purifica, il rovinatore libera, il
condannato assolve! Lavando i peccati che lui stesso ispira, distrugge la sua opera. Chiaramente ciò è posto
a testimonianza contro quanti respingono la fede, qualora non credano minimamente alle opere di Dio per
credere invece alle simulazioni del rivale di Dio.
I dei non possono purificare perché sono deboli, il diavolo vuole distruggere e non purificare, gli

135
Qui comincia a polemizzare.
136
Quindi adesso analizza i riti d’iniziazione delle altre religione, e analizza nella misura possibile, la loro insufficienza.
137
dunque anche i pagani conoscevano riti di purificazione, più nel senso morale.
138
L’immondo è lo stesso diavolo che non po`purificare.

41
spiriti sono cattivi, allora nemmeno possono purificare.

5.4. Ma non è forse vero che, in assenza di qualsiasi sacramento [corr.: rito sacro], gli spiriti immondi
ricoprono le acque, simulando la gestazione primordiale dello Spirito divino? Lo sanno le fonti oscure, i
torrenti selvaggi, le piscine termali, oppure nelle case i fossi, le cisterne e i pozzi che hanno fama di
ghermire (gli uomini), proprio per la potenza di uno spirito malvagio. Infatti sono chiamati esietici,
linfatici139 e idrofobi140 coloro che le acque hanno ucciso o hanno colpito tormentandoli con la follia o il
terrore.
Per capire questo brano si deve capire la idea antica che sulle acque alleggiano spesso spiriti malvagi che
vogliono distruggere l’uomo. I tipi di uomini sono esistici (l’affogato), idrofobi (è un rabioso), linfatici (è
una persona pazza). I tre concetti sottolineati si riferiscono agli spiriti che sono sopra le acque. Tre malattie
che sono legate all’acqua, anche allontanarsi di essa. Su queste acque, secondo la dottrina pagana si trova lo
spirito malvagio. Questo modello rispecchia un modello negativo contro il battesimo.
Ancora una volta dobbiamo spiegare il concetto sacramento, che qui lo dobbiamo interpretare come qualsiasi
forma di rito, atto rituale perché qui non si parla nel senso stretto di sacramento, ma di una forma di rito,
quindi è meglio dire in questo caso rito sacro, atto rituale. Interessante che non offe la risposta all’ultima
accusa, non parla contra questi spiriti malvagi, dice soltanto sono le origini vicini alle acque che sono la
causa di certe malattie come l’affogato, pazzo e rabbioso, quindi non possono essere paragonate con il
battesimo perché non producono la salvezza del uomo, ma la malattia.
Nel prossimo capitolo comincia a paragonare, a introdurre un testo neotestamentario Gv 5, 4.

5.5. Perché abbiamo ricordato queste cose? Perché qualcuno non abbia difficoltà a credere che l'angelo
santo di Dio è presente presso le acque rendendole atte alla salvezza dell'uomo, poiché l'angelo 141 impuro
del male fa uso sovente di questo stesso elemento a rovina dell'uomo. Se l'intervento dell'angelo sulle acque
sembra una novità, c'è stato un esempio prefigurativo 142: l'angelo che interveniva ad agitare l'acqua della
piscina di Betsaida (Gv 5,4). Quanti soffrivano di qualche infermità stavano attenti, poiché se qualcuno
fosse sceso per primo nell'acqua, dopo quel lavacro cessava di soffrire. Questo esempio di rimedio fisico
preannunciava il rimedio spirituale, in conformità al fatto secondo cui le realtà carnali prefigurano sempre
quelle spirituali.
In questo caso ciò che è accaduto nel corpo con la malattia degli uomini nella piscina di Betsaida è la
prefigurazione della purificazione spirituale che accade nel battesimo. Preannunciava corrisponde in latino
praedicabat e anche in figuram, il concetto figura sostituisce quasi tipos.

5.6. Pertanto, poiché la grazia di Dio progredisce in tutte le cose, alle acque e all'angelo è stato dato un
potere più grande: allora risanavano le malattie del corpo, ora risanano lo spirito; allora attuavano una
salvezza temporale, ora ridanno la salvezza eterna; allora liberavano un solo uomo una volta all'anno, ora
ogni giorno salvano i popoli distruggendo la morte tramite la remissione dei peccati, perché - rimesso il
reato - è rimessa anche la pena.
5.7. Così l'uomo è restituito a Dio secondo la sua somiglianza (Gen 1,26), lui che già prima era stato (fatto)
ad immagine di Dio - immagine secondo l'aspetto naturale, somiglianza secondo ciò che è eterno -; infatti
riceve quello Spirito di Dio che allora aveva ricevuto dal suo soffio, ma che poi aveva perso a causa del
peccato.
139
È una persona pazza
140
è una persona arrabbiata.
141
Corrisponde allo Spirito che fa agitare l’acqua della piscina.
142
Quindi abbiamo una tipologia non soltanto nel AT e NT ma c`è un rapporto tipologico anche tra NT e Chiesa,
dunque la piscina di Betsaida è una prefigurazione del battesimo e l`angelo corrisponde allo Spirito che fa agitare
l`acqua della piscina di Betsaida.

42
L’uomo aveva perso la somiglianza di Dio, ma con il battesimo restituisce. Molto spesso viene la domanda in
che consiste la somiglianza e immagine di Dio, le risposte dei Padri sono molto diverse, alcuni preferiscono
l’immagine di Dio per esempio alla struttura tripartita dell’uomo come Dio Trinità così l’uomo, mente,
spirito e corpo, ma questo viene molto variabile dentro della patrologia, alcuni introducono o si riferiscono
alla parola katà, secondo l’immagine e secondo la somiglianza, ma questo si deve individuare secondo
l’autore.

6.1. Non è che riceviamo nell'acqua lo Spirito Santo, ma - purificati nell'acqua per intervento dell'angelo —
siamo preparati a ricevere lo Spirito Santo. Anche in questo caso la figura ha preceduto la realtà. Infatti,
come Giovanni fu precursore del Signore, preparando le sue vie, così l'angelo testimone del battesimo
traccia la via allo Spirito Santo che sta per venire, mediante la purificazione dai peccati che la fede ottiene
essendo sigillata143 nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo.
Dunque il battesimo, trasferimento e dono dello Spirito Santo sono cose diverse, si riferisce per dono dello
Spirito Santo al sigillo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Viene introdotta la Trinità nel testo che
garantisce quasi la sicurezza dell’effetto battesimale. L’acqua del battesimo purifica, non dona lo Spirito
Santo.
Ma dobbiamo chiederci in quale rito si trova questo di essendo sigillata? Il sigillo battesimale molto spesso si
riferisce all’unzione. Ma questo si riferisce prima dell’unzione, allora la questione rimane aperta perché il
testo non ci dice nulla. Ma in ogni caso questo sigillo ha qualcosa a che fare con la Trinità, possiamo
avvicinarci alla soluzione liturgica di questo problema si prendiamo in considerazione la parola latina che
non è sigillo, ma semplicemente obsignata che sarebbe un riferimento semplicemente a Mt 28, il commando
di battezzare. Nonostante rimane la domanda a quale rito si riferisce, non lo sappiamo.

6.2. Infatti, se ogni parola di Dio sarà fondata su tre testimoni, quanto più il dono! In virtù della benedizione
(battesimale) avremo come testimoni della fede gli stessi garanti della salvezza; e il numero dei nomi divini
è sufficiente a dare fiducia alla nostra speranza. E poiché la testimonianza di fede e la promessa di salvezza
sono garantite dalle tre (persone divine), necessariamente si aggiunge la menzione della Chiesa, poiché
dove sono i tre, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, là si trova la Chiesa che è il corpo dei tre.
Il battesimo si riferisse al dono dello Spirito Santo, il sigillo della Trinità. I tre nomi garantiscono la fiducia,
la speranza. Dunque le tre persone nel sigillo battesimale garantiscono, quasi giuridicamente, la fiducia il
battesimo e il carattere ecclesiale del rito battesimale stesso. Ci sono due elementi: acqua benedetta e
l’invocazione trinitaria.
La domanda è in che momento riceviamo lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo viene donato nell’unzione che
viene descritta nel §7, dunque abbiamo prima il battesimo in acqua e dopo segue un tipo di unzione. In
questo testo ci sono i riferimenti rituali molto chiari.

7.1. Poi, usciti dal lavacro, siamo unti con un'unzione benedetta conformemente all'antica prassi secondo
cui si solevano ungere (gli uomini scelti) per il sacerdozio con olio versato dal corno; olio con cui Aronne fu
unto da Mosè. Perciò siamo denominati «cristi» dal crisma che è un'unzione, la quale ha conferito tale nome
anche al Signore; unzione avvenuta in modo spirituale poiché egli fu unto di Spirito da Dio Padre, come si
legge negli Atti: In questa città, infatti, si sono radunati contro il tuo santo Figlio, che tu hai unto.
Una prima prefigurazione si trova nell’unzione sacerdotale del AT.

7.2. Così anche in noi l'unzione scorre sul corpo ma ci giova spiritualmente 144; similmente l'azione fisica

143
Questa parola viene tradotta dal latino obsignata, che non è molto precisa la traduzione.
144
Qui abbiamo ancora la doppia struttura: corpo-spirito, quindi acqua si riferisce al corpo ma giova spiritualmente nel
senso della purificazione dei peccati.

43
dello stesso battesimo - venendo immersi nell'acqua - ha un effetto spirituale, poiché siamo liberati dai
peccati.
Qui siamo nella situazione della divisione tra battesimo e unzione post battesimale, è un testo chiaro che
testimonia questa separazione.
Adesso comincia una precisazione del dono dello Spirito Santo, perché ovviamente la funzione stessa in sé
non basta, dunque dobbiamo aggiungere è l’imposizione delle mani.

8.1. Successivamente viene imposta la mano invocando e invitando lo Spirito Santo per mezzo di una
benedizione. Se con l'ingegno umano si può forzatamente produrre nell'acqua 145 un soffio d'aria146 e,
sovrapponendovi le mani147, dare vita con la loro combinazione a un altro soffio 148 di grande chiarezza, Dio
non sarà in grado con le sue mani sante di modulare nel suo organo una sublime melodia spirituale?
Questo è un testo molto enigmatico. Dietro a questo testo c’è la figura del organo idraulico. L’imposizione
delle mani corrisponde al suono del organista sulla tastiera, non basta soltanto porre le mani sulla tastiera per
suonare una melodia, ma è simile; lo Spirito corrisponde all’area nel organo idraulico e l’acqua del battesimo
corrisponde all’acqua che troviamo nel organo idraulico, dunque non fare il tentativo di interpretare i dettagli
di questo organo idraulico in senso battesimale perché le immagini hanno i loro limiti.
Dunque l’immagine sono le sue mani imposte sulla testa della persona che viene battezzato, questa persona
viene considerata, in certo senso, come un organo, e l’acqua del organo è l`acqua battesimale. Tertulliano
interpreta l’atto dell’imposizione delle mani nel battesimo come il lavoro di un organista, Dio è quasi
l’organista, ne segue che non è il ministro che impone le mani, anzi Dio che suona nel uomo la sua melodia
spirituale.

8.2. Ma anche questo atto deriva dall'antico rito con cui Giacobbe benedisse i suoi nipoti Efraim e Manasse
(Gen 48,14), avuti da Giuseppe, avendo imposto loro le mani incrociandole; queste, poste obliquamente di
traverso per raffigurare Cristo, già allora preannunciavano la benedizione che si sarebbe realizzata in
Cristo.
La benedizione di Giacobbe è una benedizione cristologica che se realizza nel battesimo cristiano
nell’imposizione delle mani, con le mani incrociati, ma Tertulliano non si ferma nella forma delle mani, anzi
nel fondamento e riferimento cristologico.

8.3. Allora quello Spirito santissimo discende volentieri dal Padre sui corpi mondati e benedetti, e si posa
sulle acque del battesimo quasi riconoscendo in esse la sua antica sede 149; lui che discese sul Signore sotto
forma di colomba perché apparisse chiaramente la natura dello Spirito Santo per mezzo di una creatura
semplice e innocente; infatti anche fisicamente la colomba è priva dello stesso fiele.
Adesso usa altra immagine dello Spirito Santo come una colomba. Quella che ritorna all’arca durante il
diluvio, che si interpreta come una figura tipologica del battesimo. Sottolinea la semplicità della colomba per
contradire ai cainiti che erano in contro la materia. Prima Tertulliano aveva detto che Dio può usare cose
semplice perché la materia nei sacramenti riceve la sua potenza, efficacia, non dalle cose stesse, ma da Dio, e
perciò Dio può usare nel battesimo cose semplice come l’acqua, ed anche la colomba è una cosa molto
semplice, anche qui abbiamo un problema grande perché adesso nelle città le colombe sono frequenti, ma
nell’antichità erano uccelli molto rari. Quindi siamo davanti a uno spostamento di significati, di simboli. In
ogni caso per Tertulliano il battesimo è una realizzazione di Gn 8, 11, dove l’arca di Noè e la colomba ha una

145
Nell’acqua del organo idraulico.
146
Aria nel organo idraulico.
147
Sulla tastiera
148
Cioè il soffio che esce dalle cane.
149
La sua antica sede perchè nella Genesi, nella creazione anche lo Spirito alleggia sulle acque.

44
importanza grande.

8.4. Perciò dice: Siate semplici come colombe, e ciò non è privo del sostegno di una precedente figura 150.
Infatti, come dopo le acque del diluvio 151 con cui fu purificata l'antica malvagità - ossia, per così dire, dopo
il battesimo del mondo - fu inviata una colomba dall'arca e tornò con un ramo d'olivo - che anche per i
pagani è simbolo di pace - annunciando come messaggera alla terra la pace (la fine) della collera del cielo,
così, disponendo allo stesso modo degli effetti spirituali, la colomba dello Spirito Santo vola sulla terra, cioè
sulla nostra carne che esce dal lavacro dopo i vecchi peccati, portando la pace di Dio, inviata dai cieli dove
si trova la Chiesa figura dell'arca.
Lo Spirito nel battesimo corrisponde alla colomba nella narrazione nell’arca di Noè. Anche questa narrazione
dell’arca di Noè è una prefigurazione, un tipos del battesimo ecclesiastico, vediamo ancora una volta che
questo rapporto tipologico non si riferisce soltanto dall`AT al NT, ma dal NT al tempo della chiesa e perciò
anche il battesimo è integrato in questo rapporto tipologico. Quindi non meravigliarsi se un tipos si trova nel
tempo presente della chiesa.

8.5. «Ma (si potrebbe obiettare che) il mondo è poi tornato a peccare; perciò il battesimo è mal comparato
al diluvio». Infatti, il mondo è destinato al fuoco, come pure l'uomo che dopo il battesimo torna a peccare,
sicché anche questo dev'essere preso simbolicamente a nostra ammonizione.
L’intenzione di Tertulliano è quella di dire che in ritorno al peccare non è una prova della mancanza di
efficacia del battesimo. Il peccato dopo il battesimo non significa che il battesimo non aveva un effetto
spirituale sulla persona umana.
Il capitolo 9 continua l’elenco dei diversi tipoi del battesimo con il racconto del Mare Rosso e l’acqua della
roccia.

9.1. Pertanto, quante benefiche proprietà naturali, quanti privilegi di grazia, quante solennità rituali, quante
figure, anticipazioni e profezie hanno predisposto l'uso cultuale [corr.: la santità] dell'acqua! Anzitutto il
fatto avvenuto, quando il popolo (ebraico), liberato dall'Egitto e attraversata l'acqua (del mare rosso),
sfuggì alla potenza del re egiziano: l'acqua annientò lo stesso re con tutte le sue truppe. Quale figura più
evidente nel sacramento del battesimo? I pagani cioè sono liberati dal mondo attraverso l'acqua, e lasciano
immerso nell'acqua il diavolo, loro precedente tiranno.
Il passaggio del Mare Rosso è quasi un tipos del antitipos battesimo.

9.2. Inoltre, l'acqua è sanata dalla sua amarezza recuperando la sua consueta dolcezza per mezzo del
bastone di Mosè. (Es 15,25) Quel legno era Cristo che sana con la sua potenza le acque, prima avvelenate
e amare, trasformandole nell'acqua salutarissima del battesimo.
Sul livello metaforico paragonare Gesù con il bastone, non è immediatamente evidente, ma è all’interno della
metafora. Queste tipologia prende la sua plausibilità dallo scopo, da ciò che vuole dire, è importante si
vogliamo interpretare questi testi allegorici oppure tipologici che troviamo nei Padri della Chiesa, dobbiamo
sempre partire dallo scopo, non dall’inizio, dobbiamo sempre chiederci cosa vuole dire, qual è l’intenzione
dell’autore e qual è lo scopo della sua interpretazione, altrimenti apriamo un sacco di problemi. L’intenzione
del autore è mostrare che l’acqua è una cosa santa, che ha un valore, solo questo, non possiamo usar altre
metafore con altre intenzioni. Quindi nell’interpretazione delle allegorie o linguaggio metaforico degli autori
il punto di partenza sempre è l’intenzione del autore.

9.3. Questa è l'acqua che sgorgava per il popolo dalla roccia che l'accompagnava (Es 16,6; 1Cor 10,4).

150
Una figura è un tipos.
151
Riferimento all’arca di Noè.

45
Infatti, se la roccia era Cristo, possiamo senza dubbio constatare che il battesimo viene consacrato in Cristo
tramite l'acqua. Quanto grande è il valore dell'acqua presso Dio e il suo Cristo da trovare conferma nel
battesimo!
Qui la roccia può essere qualche volta Gesù, qualche volta Pietro, dipende dell’intenzione dell’autore, e qui
l’intenzione è il valore dell’acqua.

9.4. Cristo non è mai senza l'acqua: lui stesso è battezzato con acqua; invitato a nozze, dà inizio con l'acqua
alle prime prove della sua potenza; predicando, invita gli assetati a bere la sua acqua eterna; parlando
dell'agape, riconosce tra le opere di dilezione l'offrire al prossimo un bicchier d'acqua; ricupera le forze
presso un pozzo; cammina sull'acqua (del lago) e gli piace attraversarla; serve l'acqua ai discepoli
(lavandone i piedi). E dà continue testimonianze del battesimo fino alla sua passione. Infatti, quando viene
condannato alla croce, l'acqua è ancora una volta presente: lo sanno le mani di Pilato; quando viene trafitto
l'acqua sgorga dal costato: lo sa la lancia del soldato.
Si raccontano tutte le narrazioni del NT nel contesto di Cristo viene ancora menzionata l`acqua, quindi se
l`acqua viene menzionata nel contesto di Cristo, deve essere una cosa degna di Cristo, santa.
I capitoli 10-19 trattano piccole questione, problemi:
10-11: il battesimo di Giovanni, il fatto che anche Cristo voleva essere battezzato
12: come possono essere salvati gli apostoli perché non sono state battezzati.
13: il battesimo non era chiesto prima della risurrezione di Cristo.
15: tratta il problema dell’unità o unicità del battesimo. Anche il battesimo degli eretici, i bagni purificatori
dei giudei.

15.1. Non so se viene mossa qualche altra questione sulla controversia battesimale. Voglio però riprendere
quanto sopra ho omesso, perché non sembri che voglia tralasciare pensieri lasciati in sospeso. Abbiamo
assolutamente un solo battesimo, come appare sia dal vangelo del Signore, sia dalle lettere dell'apostolo, poiché
unico è Dio e una sola è la Chiesa nei cieli.
Riguardo agli eretici lui non vuole fare una descrizione molto detagliata, perché non si sente competente,
anche se ha scritto molte cose contro gli eretici, ma non in questo contesto.

15.2. Riguardo agli eretici, ossia che cosa vada conservato del loro battesimo, spero che qualcuno meglio di me
esamini la questione. [Corr: Qualcuno meglio di me esamini ciò che vada osservato riguardo agli eretici.] Il
battesimo, infatti, è stato istituito per noi, mentre gli eretici non partecipano assolutamente alla nostra
disciplina152 [corr.: dottrina insegnata]; essi ci sono evidentemente estranei come dimostra il fatto di essere privi
[corr.: la privazione] della comunione con noi. Non devo riconoscere in loro il precetto dato a me 153 [cf. 13,3: Mt.
28,18], perché noi e loro non abbiamo né l'unico Dio, né l'unico Cristo, cioè il medesimo 154; perciò non
abbiamo neppure l'unico battesimo, non essendo lo stesso 155. Non avendo il battesimo secondo la norma

152
Ha più l’accento sulla dottrina insegnata, gli eretici invece insegnano qualcosa di diverso.
153
Dunque il precetto di battezzare.
154
Questo è molto forte, ma è il pensiero della Chiesa antica, diversificazione dottrinale implica un tipo di apostasia,
non abbiamo lo stesso Dio, questo è molto difficile di capire per noi, perchè in un senso si può dire che la dottrina
diversa su Dio implica allo stesso momento avere venerato un Dio diverso, quindi la diversità dottrinale è ancora più
grande. Come la Chiesa antica è arrivata a questa conclusione? La diversità dottrinale ha come conseguenza diverse
interpretazione come deviazione nella venerazione di dio, ha probabilmente qualcosa a che fare con una certa mentalità
platonizzante del tempo che dice la idea è la realtà.
155
Mica oggi è così perché le chiese praticano un battesimo nel nome del Padre, del Figlio dello Spirito Santo, dunque
un battesimo trinitario viene dappertutto riconosciuto nei cattolici, nei protestanti, nella ortodossia

46
stabilita156, costoro non l'hanno affatto; né può essere computato ciò che non si ha 157. Quindi, non possono
riceverlo poiché non l'hanno. Ma di questo abbiamo già trattato in modo più completo in un'opera scritta in
greco.
15.3. Noi, dunque, accediamo una volta sola al lavacro, una sola volta sono lavati i peccati poiché non bisogna
ripeterli. Israele, invece, li lava quotidianamente perché ogni giorno si macchia 158. Proprio perché tale pratica
non si instaurasse anche tra noi è stata stabilita la regola di un unico battesimo 159. Felice l'acqua che lava una
volta per sempre, che non è occasione di scherno per i peccatori, che - non essendo contaminata dalla ripetitività
dei peccati - non inquina nuovamente coloro che lava.
Tertulliano conosce altro tipo di battesimo, cioè il battesimo del sangue: il martirio, adesso vedremo nel cap.
16.

16.1. Certo, anche per noi c'è un secondo lavacro, anch'esso unico, ossia il battesimo di sangue, di cui parlò
il Signore dicendo: Ho un battesimo con cui essere battezzato, benché fosse stato già battezzato. Infatti,
come scrisse Giovanni, egli era venuto con acqua e sangue: per essere battezzato con acqua, glorificato col
sangue.
16.2. Pertanto, per renderci chiamati con l'acqua ed eletti col sangue fece scaturire questi due battesimi dal
suo fianco trafitto (Gv 19,34)160, perché quanti credono nel suo sangue siano lavati con acqua, e quanti sono
stati lavati con l'acqua siano lavati anche col sangue. È questo il battesimo che rappresenta il lavacro non
ricevuto, e lo ridona se perduto.
Vuol dire che il martirio sostituisce il battesimo non ricevuto e sostituisce un battesimo quasi perduto
attraverso un peccato capitale, Tertulliano considera che il battesimo si può perdere con il peccato grave,
capitale, per esempio omicidio oppure apostasia. Tertulliano non menziona un secondo battesimo secondario,
il famoso martirio bianco con il quale viene interpretato la vita monastica 161.

Cap. 17. il potere di conferire il battesimo


17.1. Per concludere questo breve trattato resta da richiamare quanto riguarda la prassi stabilita nel dare e
ricevere il battesimo. Certamente il sommo sacerdote, cioè il vescovo, se è presente, ha il sommo diritto dì
amministrarlo; poi i presbiteri e i diaconi , non senza tuttavia l'autorizzazione del vescovo a motivo
dell'onore che questi ha nella Chiesa, salvaguardato il quale è salvaguardata anche la pace (ecclesiale).
Il vescovo garantisce l’unità e la pace nella sua comunità ecclesiale, importante è sapere che il vescovo nella
chiesa antica è il parroco della città, intorno a lui ci sono alcuni ministri ausiliari chiamati presbiteri, e
diaconi, quindi tocca al vescovo battezzare gli altri soltanto se il vescovo non c`è. Il cristianesimo antico era
organizzato come la consuetudine della città.

156
Cioè legalmente, che vuol dire che non hanno amministrato il battesimo secondo la legge della Chiesa cattolica, con
acqua, altrimenti non c’è battesimo.
157
Questo significa che chi non possiede il battesimo per esempio un battesimo che non corrisponda alle regole della
chiesa cattolica non possiede il battesimo e non può amministrare questo battesimo. Questo sarà molto importante secoli
dopo nei conflitti con il donatismo. Al interno di una eresia chi non possiede il battesimo, che è fuori della dottrina
cristiana cattolica non può essere amministrato solo nella chiesa cattolica e perciò le eresie non possono battezzare.
158
Allora il battessimo non è unico battesimo nel senso che fuori della Chiesa non può essere un battesimo vero, per
esempio nelle chiese eretiche, ma anche questo unico battesimo si riferisce al aspetto temporale, mentre Israele
conosce…
159
Tertulliano vede il pericolo a causa de una certa prasi rituale di lavacri quotidiane che naturalmente non sono
battesimi, ma altri lavacri rituali, perciò che a causa di questa prasi rituale dei giudei viene abbandonato l’unico
battesimo, perciò la Chiesa dice soltanto c’è solo un unico battesimo anche dal punto di vista dal tempo, non soltanto
fuori della Chiesa, ma anche al interno della Chiesa cattolica non c’è un altro battesimo soltanto il primo ed unico.
160
Testo che si riferisce all’origine della Chiesa e dei sacramenti dal fianco aperto del Crocifisso, o dal suo cuore.
161
La vita monastica nel IV secolo e dopo, è interpretata come martirio bianco.

47
17.2. Inoltre, anche i laici hanno questa facoltà162. Infatti, ciò che a pari titolo viene ricevuto a pari titolo
può essere conferito, a meno che i discepoli del Signore non si chiamassero già allora vescovi o presbiteri o
diaconi! Ossia: come la predicazione non dev'essere tenuta nascosta da alcuno, allo stesso modo anche il
battesimo, che ugualmente appartiene a Dio, può essere amministrato da tutti. Ma proprio per questo ai
laici s'impone ancor più un comportamento improntato a riserbo e modestia, poiché questi compiti spettano
alle autorità ecclesiastiche e non possono arrogarsi l'ufficio del vescovo 163. L'emulazione164 all'episcopato è
madre di scismi. Il santissimo apostolo ha detto: Tutto è lecito, ma non tutto giova.
17.3. È sufficiente cioè che tu usufruisca (di questa facoltà) nei casi di necessità, quando le condizioni di
luogo, di tempo o di persona lo esigano 165. In tal caso, infatti, l'audacia di chi soccorre è giustificata
dall'urgenza di chi si trova in pericolo, poiché sarà responsabile della perdita di un uomo chi si sarà
rifiutato di dare ciò che senza difficoltà poteva offrire.
17.4. Speriamo però che la sfacciataggine di quella donna (eretica), che si è permessa persino di insegnare,
non giunga al punto di arrogarsi anche il diritto di battezzare; a meno che non spuntino nuove bestie simili
alla precedente (vipera), sicché come quella aboliva il battesimo qualche altra lo amministri lei stessa!
17.5. Se poi queste tali, per sostenere il diritto delle donne ad insegnare e a battezzare, difendono ciò che è
erroneamente scritto negli Atti di Paolo - l'esempio di Tecla! -, sappiano che il presbitero che in Asia aveva
composto quel libro, coprendo sotto il nome di Paolo quanto lui stesso aveva inventato, dopo aver ammesso
e confessato di averlo fatto per amore di Paolo è stato deposto. Infatti, come potrebbe essere credibile il
fatto che Paolo abbia concesso alla donna la facoltà di insegnare e di battezzare, lui che non aveva neppure
permesso alle mogli di ricevere spiegazioni (durante l'assemblea)? Tacciano, disse, e consultino i loro mariti
a casa!
Quindi il 17 parla del ministro per il battesimo, del potere di conferire il battesimo. Invece il 18 parla dei
candidati al battesimo.

18.1. Quelli poi che hanno il compito di amministrare il battesimo sanno che non dev'essere dato alla leggera.
L'affermazione Da' a chiunque ti chiede vale propriamente in rapporto all'elemosina. Sarebbe assai meglio
considerare queste altre affermazioni: Non date ciò che è santo ai cani e non gettate la vostra perla ai porci, e:
Non imponete facilmente le mani, né fatevi complici dei peccati altrui.
Il battesimo deve essere riservato a coloro che sono sufficientemente preparati a riceverlo.

18.2. Se Filippo battezzò con tanta facilità l'eunuco, ricordiamoci che c'era stato in modo evidente ed esplicito il
favore del Signore: lo Spirito aveva ordinato a Filippo di dirigersi verso quella strada – (Act 8, 26) ma lo stesso
eunuco non risultò passivo: benché non desiderasse ricevere subito il battesimo, si era recato al tempio a pregare
ed era intento a leggere la divina Scrittura; così doveva trovarsi colui a cui Dio aveva inviato di sua iniziativa
l'apostolo - e di nuovo poi lo Spirito gli ordinò di affiancarsi al carro dell'eunuco. In quel momento gli si presenta
(alla lettura) un passo scritturistico riguardante la stessa fede; esortato, (l'apostolo) viene accolto; è annunciato
il Signore; la fede non indugia; l'acqua non attende; terminata la sua missione, l'apostolo è rapito via.
Qui giustifica il battesimo del Eunuco attraverso il favore del Signore. L’Eunuco era un candidato già
preparato dal Signore.

18.3. Act 19,9, Ma anche Paolo è stato subito battezzato. Infatti Simone, che lo ospitava, aveva subito
riconosciuto che (Paolo) era stato costituito quale strumento di elezione divina: il favore di Dio 166 anticipò i
162
In latino c’è scritto ius, diritto, non facultas.
163
Anche in caso che i laici battezzino hanno bisogno dell’autorizzazione del vescovo. Possono battezzare soltanto a
causa di un incarico da parte del vescovo, perché lui ha il summum ius.
164
Così si traduce il termine latino aemulatio.
165
L permesso del battesimo dai laici è permesso soltanto in caso di necessità.
166
Il testo latino usa dignatio: Dei dignatio suas praemittit praerogativas! Dignatio è l’atto di considerare qualcuno

48
segni della sua scelta! Ogni richiesta (di battesimo) può trarre in inganno ed essere frutto d'inganno.
Segue la riflessione del battesimo dei bambini.

18.4. Perciò, considerando la condizione, la disposizione e anche l'età di ogni persona, il differimento del
battesimo è più utile, specialmente nel caso di bambini. Infatti, che necessità c'è, se non è veramente
necessario, di esporre anche i padrini al pericolo di non mantenere in caso di morte le loro promesse 167 o di
essere frustrati (nel loro impegno) dallo sviluppo (nei bambini) di un'indole cattiva?
Tertulliano disse di no battezzare bambini perché in caso di morte dei loro genitori i padrini non possono
ottenere le loro promesse di educarli di modo cristiano e non si sa se durante la adolescenza diventerà con
carattere cattivo battezzato ma il battesimo non riduce il carattere cattivo, quindi da una parte se un bambino
viene battezzato c`è sempre il pericolo che padre o madre muoiono molto presto e non possono educarlo
nella fede cristiana, l`altra possibilità è che non si può prevedere il loro carattere se sarà degno di essere
cristiano e perciò meglio non battezzarli.
Adesso parlerà degli adolescenti.

18.5. Certamente il Signore ha detto: Non impedite loro di venire a me. Vengano dunque, ma quando sono
più grandi, quando sono in grado di apprendere, quando viene loro insegnato Colui a cui vengono;
diventino cristiani quando saranno in grado di conoscere Cristo! Perché quest'età innocente si affretta a
ricevere la remissione dei peccati? Nelle cose terrene ci si muove con più cautela; perché a chi non sono
affidati i beni terreni vengono affidati quelli divini? Siano in grado di chiedere la salvezza, perché tu sappia
che l'hai data a chi te l'ha chiesta.
In questo paragrafo si vede come Tertulliano preferisce il battessimo degli adolescenti secondo il criterio di
conoscere Cristo, secondo un criterio consapevole.
Dopo segue il battesimo degli non sposati.

18.6. Per un motivo non meno importante va differito il battesimo anche ai non sposati in cui la tentazione è
in agguato, sia nelle vergini a causa della loro età matura, sia nelle vedove a causa della loro instabilità,
finché non si siano sposate o rafforzate nella continenza. Se costoro comprendono la responsabilità del
battesimo, avranno più timore di riceverlo che di rimandarlo: la fede integra è sicura della salvezza!

Tempo per il battesimo:


19.1. La Pasqua è il giorno più solenne per conferire il battesimo, essendosi compiuta la passione del
Signore nella quale siamo battezzati. Non sarà incongruente interpretare come una prefigurazione (del
battesimo) il fatto che il Signore, accingendosi a celebrare la sua ultima pasqua e inviando i discepoli a
prepararla, disse: Incontrerete un uomo che porta l'acqua 168. (Mc 14, 13) Con il segno dell'acqua indicò il
luogo dove celebrare la Pasqua.
Il rapporto tra l’acqua e la Pasqua, l’immagine dell’acqua presente nel testo è per dire che la pasqua ha
qualcosa da fare col in battesimo. È dire che l’acqua fa parte della sua pasqua, perciò la pasqua è il tempo
adeguato per conferire il battesimo.

19.2. Secondariamente il momento più adatto ad amministrare il battesimo è Pentecoste. Infatti fu il tempo
in cui il Signore risorto apparve sovente ai discepoli, fu concessa la grazia dello Spirito Santo, fu fatta

come degno. Ma qui si traduce come trovare il favore di Dio.


167
Di educare le loro figli in modo cristiano.
168
Questa è la prova che il tempo di pasqua è il tempo giusto per il battesimo. E poi tutto il pensiero gira intorno
all’idea dell’acqua e poi la citazione di Mc 14, 13 aveva l’intenzione diversa. Non basta la presenza della parola acqua
per fare la conclusione, ecco il testo importante per la teologia battesimale. Acqua e Pasqua, quindi il tempo giusto è
questo.

49
intravvedere la speranza della venuta del Signore, poiché - tornato di nuovo in cielo - gli angeli attestarono
agli apostoli che sarebbe tornato così come era asceso in cielo; e (ciò avvenne) precisamente a Pentecoste.
Ed anche Geremia (Ger 31,8), quando dice: In un giorno di festa li riunirò dall'estremità della terra, intende
i giorni di Pasqua e di Pentecoste, che sono veramente giorni di festa.
Quindi il raduno dalla estremità della terra corrispondono in certo senso all’unità del battesimo perché anche
nel battesimo tutti popoli vengono integrati, radunati al interno quasi della chiesa. Tertulliano dice che questa
citazione intende i giorni di Pasqua e pentecoste che sono giorni veramente di festa, ma ogni giorno è giorno
del Signore. Molto importante è che la grazia non dipende della solennità della celebrazione liturgica.

19.3. Ma ogni giorno è del Signore, ogni ora e ogni momento è adatto al battesimo: se c'è diversità nella
solennità, ciò non riguarda affatto la grazia.
Il cap. 20 tratta della preparazione del battesimo.

20.1. Quanti intendono ricevere il battesimo devono invocare (Dio) con continue preghiere, digiuni,
genuflessioni e veglie, e con la confessione di tutti i precedenti peccati in conformità anche al battesimo di
Giovanni: Venivano battezzati, dice la Scrittura, confessando i loro peccati. Noi dobbiamo rallegrarci se non
confessiamo pubblicamente i nostri peccati e le nostre sconcezze. Infatti, tormentando la carne e lo spirito,
diamo soddisfazione dei peccati commessi e nel contempo predisponiamo le difese contro le tentazioni
future. Vegliate e pregate, disse il Signore, per non cadere in tentazione.
In questo contesto la confessione dei peccati non era pubblica, con la preparazione al battesimo non si ha
bisogno di confessare i peccati al pubblico. Questa confessione pubblica dai peccati viene sostituita
attraverso tormentare lo spirito, l’ascesi. Ma la forma precisa della confessione dei peccati non viene
comunicata come accade, al meno non al pubblico.

20.2. E, credo, che (i discepoli) furono tentati per essersi addormentati, sicché abbandonarono il Signore
quando fu arrestato; e quel discepolo che rimase con lui, difendendolo con la spada, lo rinnegò poi tre volte.
Infatti era stato predetto che nessuno consegue il regno dei cieli senza essere stato tentato!
20.3. Lo stesso Signore, subito dopo il battesimo, osservato un digiuno di quaranta giorni, fu assalito da
tentazioni. Qualcuno dirà: «Allora anche noi, usciti dal lavacro battesimale, dovremmo piuttosto digiunare»
(Mc 1,13). In realtà, chi lo proibisce se non la necessità della gioia e la riconoscenza per la salvezza
(ottenuta)?
Naturalmente anche noi dovremmo digiunare dopo il battesimo come Gesù lo aveva fato secondo Mc 1, 13,
ma non lo facciamo a causa della gioia post battesimale e la riconoscenza della salvezza ottenuta.

20.4. Ma, a mio modesto parere, il Signore ha simbolicamente fatto cadere su sé stesso la riprovazione di
Israele169. Il popolo (ebraico), infatti, attraversato il mare e portatosi nel deserto, per quarant'anni fu nutrito
con abbondanti doni divini; ciononostante si ricordò più del suo ventre e della sua gola che di Dio. Perciò il
Signore, dopo il suo battesimo, si ritirò nel deserto, digiunò per quaranta giorni, mostrò che l'uomo di Dio
non vive di solo pane ma della parola di Dio, e che le tentazioni legate alla sazietà e all'intemperanza del
ventre sono eliminate dall'astinenza.
Quindi ciò che fa Gesù nel suo battesimo è antitipo contro ciò che faceva il popolo d’Israele dopo il
passaggio del Mare Rosso, perché Israele inadeguatamente non voleva digiunare, dunque in questo racconto
di Mc dice che era inadeguato e perciò Gesù digiunò, allora il battesimo di Gesù corrisponde al passaggio del
Mare Rosso e il digiuno di Gesù corrisponde alla forma di un rifiuto, di una critica al non digiuno degli
israeliti dopo il battesimo, quindi il messaggio di Mc 1, 13, è il comportamenti degli israeliti dopo il
battessimo, il passaggio per il Mare Rosso era sbagliato.

169
Adesso comincia un’interpretazione tipologica di Mc 1, 13.

50
20.5. Pertanto voi, benedetti, che la grazia di Dio attende, quando salite da quel santissimo lavacro della
vostra nuova nascita e insieme ai fratelli presso la madre (Chiesa) per la prima volta aprite le mani,
chiedete al Padre, chiedete al Signore come dono speciale di grazia di aggiungere l'abbondanza dei suoi
carismi. Chiedete e riceverete, egli dice. Infatti, avete cercato e trovato, avete bussato e vi è stato aperto. Vi
prego soltanto, quando chiedete, di ricordarvi anche di Tertulliano, peccatore.

CONCLUSIONI:
Dal punto di vista metodologico:
 Attenzione al tipo di ragionamento teologico, qualche volta il ragionamento è filosofico, qualche
volta esegetico nel senso di interpretazione tipologica o allegoria, qualche volta l’autore può
applicare argomenti giuridici;
 A volte procede in modo associativo o per allusione biblica.
 Nello stesso autore un concetto, particolarmente sacramento, può avere molteplici significati, e
dobbiamo sempre decifrare il significato del contesto immediato.
Dal punto di vista del contenuto:
 È interessante una teologia del battesimo basata sulla tipologia dell’acqua, quindi quest’opera De
baptismo deve essere decifrata attraverso dell’interpretazione della parola acqua, tutto dipende
dall’acqua, fino a un trattamento metodologico di Tertulliano che oggi non sarebbe più considerato,
basta una allusione all`acqua per sapere che abbiamo il battesimo.
 Regolamenti per il battessimo con la applicazione con alcuni aspetti del diritto romano.

CIPRIANUS
Vita. 240-245 si convertì al cristianesimo, fu battezzato è diventato presbitero nel 248/9, 249 salì al
potere Decio il quale persegue a tutti i cristiani del regno en segno di fedeltà agli dei. Ancora prima
della pubblicazione del editto della persecuzione Cipriano era a Cartagine e si nascose in seguito
giustifico la propria decisione di nascondersi e affermò che come autorità rappresentava un pericolo
per tutta la comunità, perché solo nascosto avrebbe potuto portare avanti il compito di vescovo,
questo lo dice nella lettera 20. Dopo lui è rimasto a Cartagine con i suoi sacerdoti, nella
persecuzione cerco di regolare la vita della comunità. Dalla persecuzione nascono alcuni problemi:
9. Il primo problema è la disputa della riconciliazione di lapsi, dei caduti;
10. Il secondo problema è la disputa del battesimo amministrato dagli eretici.
La disputa della riconciliazione dei lapsi:
nella questione degli apostati, cioè chiamati lapsi, caduti.ci sono tre gruppi di caduti:
1) Livellatici. Sono coloro che si sono procurati un libellus. Un libellus era un certificato di
aver fato il sacrificio davanti alla statua dell’imperatore, ma non hanno fato questo
sacrificio, soltanto hanno organizzato un tale documento, un libellus. Durante questo tempo
nello stato c`era anche molta corruzione nello stato e alcuni avevano soldi per comprare un
libellus senza averlo fato.
2) Sacrificati. Sono coloro che hanno veramente fato un sacrificio davanti alla statua
dell’imperatore.
3) Turificati: che non hanno fato il sacrificio pieno, ma hanno soltanto messo un può di incenso
davanti alla statua dell’imperatore, quindi non l’intero sacrificio divino di carne.
Tutti questi tre gruppi erano lapsi, caduti che non erano resistenti durante la persecuzione. Come
trattare questi lapsi? Riguardo a questo tema Cipriano entrò in conflitto con la maggioranza del
clero, confesores oppure martiri, contrariamente alla disposizione di Cipriano nella sua assenza
quando lui era in esilio i lapsi che avevano ottenuto lettere di raccomandazione dai martires
imprigionati furono ammessi all’eucarestia, dunque l’autorità di questi martiri era così grande che
una lettera di raccomandazione bastava per essere ammessi al sacrificio. Questi martiri si sentivano
legittimati a riconciliare questi lapsi con la chiesa, questo naturalmente è un sistema penitenziale
fuori del sistema penitenziale ufficiale perché solo la chiesa ufficiale poteva riconciliare questi

51
peccatori.
La disputa durava fino alla scomunica dei avversari di Cipriano riuniti intorno a Felicissimo che
causo l’invio del ritorno di Cipriano poco dopo la Pasqua del anno 251. Cipriano e il vescovo di
Roma Cornelio concordavano sulla questione dei lapsi, in questo caso Cipriano e il vescovo romano
avevano la stessa opinione, dopo il suo ritorno in città Cipriano convocò un sinodo dei vescovi
africani ad aprile 251: Sinodo di Cartagine, che fondamentalmente approvò la sua line riguardo ai
lapsi.
La linea de Cipriano era riconciliazione con i livellatici, dopo un tempo di penitenza, ed esclusione
dei sacrificati e dei turificati, inoltre, per questi due gruppi un tempo di penitenza fino alla morte,
erano considerati come peccatori gravi ma la riconciliazione era possibile nel pericolo di morti,
quindi un procedimento ufficiale non c`erano dei martiri che potevano riconciliare, quindi un
procedimento differenziato perché i turificati e i riconciliati la riconciliazione con la chiesa era
possibile nel caso del pericolo di morte imminente.
Adesso dobbiamo chiarire cosa sono i confesores e i martiri.
I confesores erano coloro che avevano confessato la fede senza essere puniti per questa confessione
della fede, al meno non gravemente puniti.
I martiri erano coloro che hanno confessato la fede, cioè che non hanno sacrificato o turificato e
sono stati perciò condannati alla morte, erano in prigione, quindi martiri ma non ancora uccisi.
Felicissimo fu scomunicato, ed anche i suoi sostenitori in tal modo la posizione di Cipriano si
consolidò: la sua posizione come vescovo africano di Cartagine. Nella primavera del 251 si giunse
allo scisma a Roma dove Novaziano sostenitore della linea dura della questione dei lapsi si rivelò al
vescovo neoeletto Cornelio, dunque Novaziano voleva escludere ogni forma di riconciliazione dei
lapsi, mentre Cipriano preferiva un approccio differenziato come Cornelio e questo Novaziano si
fece ordinare vescovo.
Più tarde nel 251 a Cartagine scoppiò una epidemia le cui conseguenze dovevano essere gestite sia
sul livello pratico che sul livello pastorale, si temevano inoltre nuove persecuzioni da parte
dell’imperatore gallo e il sinodo della primavera 253 sotto la direzione di Cipriano e decise di
reintegrare tutti lapsi pentiti mentre la tenuta persecuzione generale un tutto l’impero non si
verificò. Cipriano è passato da un procedimento severo ma differenziato nei confronti dei lapsi a
una integrazione di tutti i lapsi pentiti nel anno 253.
Riguardo al secondo grande problema, la disputa sul battesimo amministrato dagli eretici, il
vescovo romano Cecilio come il vescovo romano Cornelio morì in esilio, perché c`èra l`anti
vescovo romano Novaziano, il successore Lucio fu, anche egli, esiliato, ma tornò dopo breve
tempo. A maggio 254 sulla cattedra episcopale romana i succedente Stefano I, verso la fine del
anno, tra Stefano e Cipriano scoppio un’aspra controversia sulla validità del battesimo dei gruppi
scismatici e come conseguenza degli argomenti e degli atteggiamenti di Stefano sulla corretta
posizione giuridica del vescovo romano rispetto ai problemi. In questo conflitto Cipriano diceva che
il battesimo degli eretici non è valido perché sono fuori della chiesa e non possiedono perciò lo
Spirito Santo. Quindi se colui che amministra il battesimo è un eretico questo battesimo non è
valido perché non possiede lo Spirito Santo personalmente, essendo eretico, non può donarlo.
Questa era la logica africana fino al conflitto del IV secolo dei donatisti.
La posizione di Stefano era diversa: l’imposizione delle mani per la comunicazione dello Spirito
Santo e per la remissione dei peccati basta, dunque Stefano dice che un nuovo non è necessario si
colui che aveva amministrato il battesimo era un eretico, basta l’imposizione delle mani.
Di nuovo Cipriano si comporto come guida spirituale da parte degli africani e che dimostro in
particolar modo durante il sinodo nel 1/09/256 sinodo di Cartagine e confermò in pieno la posizione
di Cipriano, quindi tutti vescovi africani erano del lato di Cipriano che dice se un eretico aveva
amministrato il battesimo il battezzato non è battezzato ma deve essere ribattezzato, mentre che per
Stefano no.
Alla fine Stefano rompe la comunione con Cipriano e con la chiesa nord africana e come
precedenza aveva venuto con grande parte della chiesa d’Oriente, la disputa ebbe dine con la morte
di Stefano e i suoi successo Sisto normalizzò le relazioni con i colleghi vescovi. Questo problema

52
rimasse fino ad Agostino e i suoi problemi con i donatisti. Alla base di tutto questo c’è una
ecclesiologia diversa, nella chiesa cattolica è Cristo che battezza, dunque il battesimo non dipende
dalla santità personale del ministro, mentre per i donatisti come per Cipriano, il battesimo dipende
dalla santità del ministro.
Cipriano fu ucciso durante la persecuzione il 14 settembre 258.
Le sue opere si dividono in trattati e lettere. Qui soltanto prenderemo l’Epistola 63.

Epist. 63
Questa lettera è l’unico scritto preniceno dedicato alla teoria dell’eucarestia e fu scritta nel anno
253-254, cioè probabilmente il periodo relativo ai lapsi con il problema del battesimo. L’occasione
della sua composizione parte dal fatto che Cipriano si indirizzo al vescovo Cecilio del quale no si sa
esattamente quale fosse la sua sede episcopale.
Cipriano scrisse questa lettera per sottolineare l’uso che veniva applicato in alcune chiese, si
trattava delle celebrazioni eucaristiche senza il vino, dunque nel calice non c’era vino soltanto
acqua, queste usanze si trovano in altre chiese sia ortodosse sia eretiche. Essa era praticata dai così
detti acquarii che celebravano l’Eucarestia solo con acqua e pane. Questo uso di acqua al posto di
vino lo posiamo trovare in testi apocrifi, lo possiamo trovare per esempio in filastrius, che chiama a
queste persone acquariani, anche Agostino in Haeresibus 64 menziona queste persone, Ireneo pensa
en Adversus Haereses 5, 13, agli ebioniti., Clemente di Alessandria nel pedagogo, 2, 2, 32 e
Stromata 1, 19 le chiama encratiti, Leone Magno in questo contesto pensa ai manichei.
Dunque l’idea della chiesa antica riguardo a questi acquarii non è abbastanza chiaro, dunque
abbiamo due forme della teologia sacramentaria:
 Sono gli aderenti dei cainiti, con questa donna, problema per Tertulliano, che
escludono l’acqua e ogni materia nella amministrazione dei sacramenti e gli
altri;
 sono questi acquarii che escludono il vino nel calice.

Struttura della Epistola


a. 1-2 Proemio: Il problema
 3-13 Argomenti presi dall’, oikonomia170“
 3,1-9,1 Prove tipologiche dal VT: I riferimenti al vino preannunciano il sangue di XP e l‘uso
del vino nell‘eucarestia; i riferimenti all‘acqua preannunciano il battesimo.
 9,2-10,3 Prove bibliche dal NT: Il bisogno di usare vino nel calice 11-12 Il vino è simbolo
della conversione dei popoli: Io 2,1-11; Apoc
 17,15
 13 La mescolanza di acqua e vino come simbolo della chiesa (unità tra popolo e XP)
 14-16 XP come unica norma
 17-19 Conclusione: L‘obbligo di rispettare la dottrina del Signore

Epistula 63
De sacramento calicis dominici
CIPRIANO AL FRATELLO CECILIO.
1, 1.1. Io so, fratello carissimo, che la maggior parte dei vescovi messi alla guida delle chiese del Signore su
tutta quanta la terra dalla bontà divina rispettano la regola della verità evangelica e dell'insegnamento del
Signore, e non si discostano da quello che Cristo maestro ha insegnato e operato per seguire insegnamenti
recenti ed elaborati da uomini. Tuttavia poiché alcuni, o per ignoranza o per superficialità 171, nella
consacrazione del calice del Signore e nella distribuzione al popolo dei fedeli non fanno ciò che ha fatto e
170
Significa storia della salvezza, ma qui usiamo oikonomia perché la chiesa antica non conosce il concetto storia della
salvezza.
171
Qui comincia la polemicità, perchè anche Cipriano è un maestro dell’ars maledicendi.

53
insegnato Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, autore di questo sacrificio e maestro, ho ritenuto un atto di
rispetto e insieme necessario scrivere a voi su questo argomento una lettera, cosicché se alcuni fossero
ancora trattenuti in questo errore, vista la luce della verità, ritornino alla radice e all'origine
dell'insegnamento del Signore.
Abbiamo qui la testimonianza che a Cartagine al tempo di Cipriano tutti i fedeli bevevano dal calice.
Come Cristo ha celebrato l’Eucarestia con pane e vino così anche noi dobbiamo celebrare l’eucarestia con
acqua e vino. Quindi la norma è la tradizione che risale a Gesù.

1.2. Non credere, fratello carissimo, che mettiamo per iscritto argomentazioni che sono nostre e di origine
umana, o che ci arroghiamo questo diritto di spontanea volontà: infatti, mantenendo un atteggiamento di
moderazione umile e rispettosa, teniamo sempre a mente la nostra piccolezza. Ma quando viene dato un
insegnamento su ispirazione e ordine di Dio, è necessario che il servo fedele obbedisca al padrone, venendo
così giustificato dinanzi a tutti di non prendere iniziative in maniera arrogante, visto che è indotto a temere
di offendere il suo Signore, se non facesse ciò che è comandato.
2172, 1. Sappi, dunque, che siamo stati ammoniti di preservare nell'offerta del calice l'insegnamento del
Signore e di non fare niente altro se non quello che per noi ha fatto per primo il Signore, vale a dire offrire
una mistura di vino nel calice che viene offerto in sua memoria. Infatti, poiché Cristo dice: Io sono la vera
vite, il sangue di Cristo non è acqua, ma vino.
2. Né può sembrare che il suo sangue, dal quale siamo stati rendenti e riportati alla vita, sia nel calice
quando dal calice manca il vino che è indicato come il sangue di Cristo e che è prefigurato nella sacra
testimonianza di tutte le Scritture.
Seguono alcuni esempi tipologici della legittimazione del vino nel calice, il primo esempio è Noè come
tipos.

3, 1. Infatti, anche nella Genesi troviamo che riguardo a questo sacrificio Noè ha anticipato la medesima
cosa e che lì si trova una prefigurazione della passione del Signore, per il fatto che Noè ha bevuto vino, si è
ubriacato, si è denudato nella sua casa, si è coricato con le cosce nude e scoperte; quella nudità del padre
dal figlio mediano è stata notata ma anche annunziata fuori, mentre è stata tenuta nascosta dal maggiore e
dal minore, e tutte le altre cose che non è necessario esporre. È, infatti, sufficiente sapere che Noè per dare
una prefigurazione della verità futura ha bevuto vino e non acqua e che così ha offerto un'anticipazione
della passione del Signore.
Noè nella sua nudità rappresenta la nudità di Gesù sulla croce, e perché Noè ha bevuto vino il vino deve
essere nel calice, questa è la logica, che non è convincente per noi oggi. Ricordare che i testi patristici si
devono interpretare partendo dall`intenzioni, anziché biblico.
Antro tipos è Melchisedek.

4, 1. Allo stesso modo nella storia del sacerdote Melchisedek vediamo che è stato prefigurato il mistero del
sacrificio del Signore, secondo quanto testimonia e afferma la divina Scrittura: E Melchisedek, re di Salem,
offrì il pane e il vino; egli era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo. Che, dunque, Melchisedek
prefigurasse Cristo, lo dichiara nei Salmi lo Spirito Santo, che parla al Figlio nel nome del Padre: Prima
della stella del mattino ho generato te. Tu sei sacerdote in eterno, secondo l'ordine di Melchisedec.
Quest'ordine è quello che viene da quel sacrificio e che deriva dal fatto che Melchisedek fu sacerdote del
Dio altissimo, offrì il pane e il vino, benedisse Abramo. Chi, infatti, è più sacerdote del Dio altissimo di
Gesù Cristo nostro Signore, che offrì a Dio padre un sacrificio, e fece la stessa offerta che aveva fatto
Melchisedek, vale a dire il pane e il vino, che sono evidentemente il suo corpo e il suo sangue?

172
Il capitolo II presenta la regola per la regola.

54
4. 2. E nel caso di Abramo, quella benedizione che ricevette prima riguardava il nostro popolo. Infatti, se
Abramo ebbe fede in Dio e gli fu imputato a giustizia, allora chiunque crede in Dio e vive nella fede, è
trovato giusto e già prima nel fedele Abramo si prefigura che è benedetto e giustificato, così come testimonia
il beato apostolo Paolo quando dice: Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sapete
dunque che sono figli di Abramo quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe
giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio, vale a dire che in lui
saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede, vengono benedetti insieme ad
Abramo che credette. Perciò nel Vangelo troviamo che i figli di Abramo nascono dalle pietre, vale a dire
dalle nazioni, e quando il Signore loda Zaccheo, dice: Oggi è venuta la salvezza di questa casa, perché
anche questo è figlio di Abramo.

4. 3. Perché, dunque, nella Genesi si potesse celebrare a dovere attraverso il sacerdote Melchisedek la
benedizione di Abramo, viene prima l'immagine del sacrificio che consiste evidentemente nell'offerta del
pane e del vino; il Signore perfezionando e compiendo questa immagine, offrì il pane e il calice con la
mistura di acqua e vino, e colui che è pienezza ha portato a compimento la verità prefigurata nell'immagine.

5, 1. Ma anche attraverso Salomone lo Spirito Santo ha mostrato in anticipo la figura del sacrificio del
Signore, facendo menzione della vittima immolata, del pane e del vino, ma anche dell'altare e degli apostoli.
La Sapienza173 - dice - si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso gli animali, ha
preparato il vino, e ha imbandito la tavola174,
5. 2. e ha mandato i suoi servi, invitando ad alta voce al cratere, dicendo: «Chi è inesperto accorra da me»;
a chi è privo di senno essa dice: «Venite e mangiate il mio pane, e bevete il vino che io ho preparato per
voi175». Parla della mistura di vino, vale a dire preannuncia con voce profetica il calice del Signore misto di
acqua e vino, perché appaia che nella passione del Signore si è verificato ciò che era stato prima predetto.

6, 1. Anche nella benedizione di Giuda (Gen 49, 8-10) è simboleggiata la stessa cosa, laddove viene
espressa un'anticipazione di Cristo, per il fatto che avrebbe dovuto essere lodato e adorato dai suoi fratelli,
per il fatto che avrebbe dovuto colpire le spalle dei nemici che si ritiravano in fuga con le mani con cui
portò la croce e vinse la morte, e per il fatto che è lui stesso il leone della tribù di Giuda, si abbandona
dormendo alla passione e si alza ed è speranza delle genti. A queste cose la divina Scrittura aggiunge le
seguenti parole: Laverà nel vino la sua stola e nel sangue dell'uva il suo manto. Quando dunque si parla del
sangue dell'uva, cos'altro si vuole intendere se non che il vino rappresenta il sangue del calice del Signore?

7, 1. Non testimonia forse la stessa cosa anche in Isaia 63, 3 lo Spirito Santo riguardo alla passione del
Signore, quando dice: Perché rossi176 sono i tuoi vestiti e i tuoi indumenti, come per la pigiatura in un tino
ricolmo? Forse che l'acqua può rendere rossi i vestiti o nel torchio è l'acqua a essere calpestata con i piedi e
spremuta con la pressa? Evidentemente si fa menzione del vino perché [corr.: affinchè] con il vino si intenda
il sangue del Signore e si affermi in anticipo con gli annunci dei profeti ciò che in seguito nel calice del
Signore si è manifestato.
7. 2. Si insiste poi sulla pigiatura nel torchio e sulla spremitura poiché, come non si può venire a bere il
vino, se prima il grappolo non viene pigiato e spremuto, così non avremmo potuto bere il sangue di Cristo,
se prima Cristo non fosse stato calpestato e spremuto, e se non avesse Lui per primo bevuto al calice, con il
quale fare bere i fedeli.

173
La sapienza è Gesù Cristo.
174
Questo è un riferimento tipologico all’ultima cena del Signore.
175
Ancora una prefigurazione del vino eucaristico attraverso una parola.
176
Questo naturalmente si riferisce al vino.

55
8, 1. Invece, tutte le volte che nelle sante Scritture si menziona soltanto l'acqua, viene annunciato il
battesimo, come apprendiamo in Isaia (43, 18-21): Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle
cose antiche! Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, e la conoscerete. Aprirò anche nel
deserto una strada, e immetterò fiumi nella steppa, per dissetare177 (bagnare) il popolo mio eletto che io ho
plasmato, affinché celebri le mie lodi. Lì Dio per bocca del profeta ha preannunciato che fra i popoli, in
luoghi che prima erano stati aridi, in seguito sarebbero scorsi fiumi e avrebbero dissetato il popolo eletto di
Dio, vale a dire quelli che erano stati resi figli di Dio attraverso la rigenerazione del battesimo.
Nel testo seguente Cipriano dice semplicemente che nel AT quando vediamo la parola acqua si riferisce
semplicemente al battesimo.

8. 2. Nuovamente allo stesso modo predice e preannuncia che i giudei, se avessero avuto sete e avessero cercato
Cristo, avrebbero bevuto presso di noi, vale a dire avrebbero conseguito la grazia del battesimo. Se avranno sete
mentre attraversano il deserto, porterà loro l'acqua, dalla roccia la farà scaturire per loro, spaccherà la roccia,
scorrerà l'acqua, e il mio popolo berrà. Cosa che si compie nel Vangelo, quando Cristo, che è pietra, viene
colpito dalla lancia durante la passione (Gv 19, 34).
Questo paragrafo è ancora un riferimento all’acqua.
Ci sono anche luoghi nel AT che parlano chiaramente dell’acqua come bevanda che però vengono interpretati
da Cipriano nel senso del battesimo, come farlo? Lui da la soluzione nel paragrafo 4.

8. 3. Egli, ricordando quello che era stato predetto dal profeta, esclama: Chi ha sete, venga e beva. Chi
crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. E perché potesse essere
ancora più evidente che lì il Signore parla non del calice ma del battesimo, la Scrittura aggiunge queste
parole: Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto quelli che credevano il lui. Infatti,
attraverso il battesimo si riceve lo Spirito Santo, e così dopo essere stati battezzati e avere ricevuto lo Spirito
Santo, si giunge a bere il calice del Signore.

8. 4. Ma non turbi nessuno il fatto che quando la divina Scrittura parla del battesimo dica che abbiamo sete
e beviamo, e che poi sempre nel Vangelo il Signore dica: Beati quelli che hanno sete178 e fame di giustizia,
perché vuol dire che quello che si prende con avidità e con forte sete, viene bevuto in modo più abbondante e
più ricco. Così anche in un altro luogo, il Signore dice alla donna samaritana: Chiunque beve di
quest'acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell'acqua che gli darò, non avrà mai più sete. Anche in questo
luogo si fa riferimento al battesimo dell'acqua salutare, che evidentemente viene assunta una sola volta e
che non si può assumere una seconda; al contrario, il calice del Signore in Chiesa viene sempre desiderato e
bevuto.

9, 1. Né c'è bisogno di ulteriori testimonianze, fratello carissimo, per provare che quando si parla dell'acqua si
intende sempre il battesimo e che così dobbiamo intendere, dal momento che il Signore con la sua venuta ha fatto
conoscere la verità del battesimo e del calice, prescrivendo che quell'acqua della fede, l'acqua di vita eterna sia
data ai credenti nel battesimo, e mostrando, invece, con l'esempio del suo insegnamento che il calice si ottiene
dalla miscela del suo vino e dell'acqua.
Il cap 9 riassume tutta questa argomentazione dicendo che l’acqua nel AT corrisponde al battesimo,
naturalmente al interno di questa interpretazione abbiamo bisogno di una reinterpretazione metaforica del
177
Traduzione sbagliata, dovrebbe essere bagnati, perché dissetare ha qualcosa da vedere con vere. In latino troviamo la
parola ad acquare che significa semplicemente bagnare.
178
Questo avere sete si riferisce non a un bere veramente, a una sete vera, ma prendere con avidità il battesimo, quindi
qui lo prende ha sette del battesimo. Cipriano reinterpreta il concetto bere e sete. Lo prende in modo metaforico dicendo
chi prende in modo metaforico con avidità lo beve quasi in modo metaforico.

56
concetto bere e sete; vino menzionato nel AT corrisponde al calice eucaristico con il vino.

9. 2. Infatti, prendendo il calice nel giorno della sua passione, lo benedì e lo diede ai suoi discepoli, e disse:
Bevetene tutti. Questo infatti è il sangue dell'al- leanza, versato per molti in remissione dei peccati. Io vi
dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite, fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel
regno del Padre mio. In questo luogo troviamo che il calice che il Signore ha offerto era una miscela di
acqua e di vino, e che era vino ciò che Egli ha chiamato suo sangue.
In questo paragrafo cominciano i riferimenti pressi dal NT. Si riferisce alla forma originale della
celebrazione eucaristica.

9. 3. Da ciò risulta che non viene offerto il sangue di Cristo se nel calice manca il vino, e non viene
celebrato il sacrificio con la santificazione dovuta se la nostra offerta e il nostro sacrificio non sono
corrispondenti a quelli della passione. In che modo, poi, berremo dal frutto della vite vino nuovo insieme
con Cristo nel regno del Padre, se nel sacrificio di Dio Padre e di Cristo non offriamo vino né mescoliamo il
calice del Signore secondo il suo insegnamento?
La teologia sacramentale eucaristica di Cipriano vuole una corrispondenza tra forma attuale della
celebrazione eucaristica e forma storica oppure originale della celebrazione eucaristica. Questo è il secondo
tipo di argomento mentre la prima forma di argomento si riferiva alla tipologia del AT.

10, 1. Anche il beato apostolo Paolo, scelto, inviato e ordinato quale predicatore della verità del Vangelo, in
una sua lettera stabilisce queste stesse cose, quando dice: Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese
il pane e rese grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi. Fate questo in memoria di me»
(1 Cor 11, 23-26). Allo stesso modo, dopo avere mangiato, prese il calice e disse: «Questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue179. Fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta, infatti, che
mangiate di questo pane e bevete di questo calice, annunziate la morte del Signore, finché Egli venga.
10.2. Che se è stato raccomandato dal Signore e confermato e insegnato dal suo Apostolo di fare in memoria
del Signore ciò che fece il Signore, ogni volta che berremo, allora riscontriamo che non viene osservato da
noi ciò che è stato prescritto, a meno che anche noi non facciamo le stesse cose che ha fatto il Signore, e non
ci allontaniamo dall'insegnamento del Signore, mescolando nel calice acqua e vino nella stessa quantità.
Quindi la norma originale per Cipriano è quella usata della ultima cena.
Altro argomento paolino è Gal 1, 6-9.

10. 3. Ma che non bisogna assolutamente allontanarsi dagli insegnamenti del Vangelo e che anche i
discepoli devono rispettare e fare ciò che il maestro ha fatto e insegnato, è l'Apostolo che lo insegna, quando
dice: Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamato con la grazia di Cristo, passiate a un altro
vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro, solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il
vangelo di Cristo. Ma se anche noi o un angelo del cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi
abbiamo predicato, sia anatema. L'abbiamo già detto, e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo
diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.

11180, 1. Se, dunque, né lo stesso Apostolo né l'angelo del Signore possono annunziare o insegnare qualcosa
di diverso da quello che Cristo ha insegnato una volta per tutte e che i suoi apostoli hanno annunciato, mi
domando da dove sia stata presa questa usanza, contraria alla disciplina evangelica e apostolica, e diffusa
in certi luoghi, di offrire nel calice del Signore l'acqua, che da sola non può simboleggiare il sangue di
Cristo.

179
Anche Paolo presuppone la presenza del sangue nel calice.
180
Si riferisce all’effetto. Parte di un testo biblico.

57
Aggiunge un altro argomento ma non sul livello biblico, ma metaforico. Si riferisce all’effetto.

11. 2. Il mistero religioso di questa immagine non lo tace neppure nei Salmi lo Spirito Santo, che fa menzione del
calice del Signore e dice: Il tuo calice che ubriaca è davvero ottimo (Sal 22, 9). Ma il calice che ubriaca è quello
misto di acqua e vino. Infatti l'acqua non può ubriacare nessuno.
11. 3. Invece il calice del Signore rende ebbri, tanto che anche Noè nella Genesi bevendo vino fu preso
dall'ebbrezza. Poiché l'ebbrezza del calice e del sangue del Signore non è come quella provocata dal vino di
questo mondo, quando lo Spiritò Santo dice nei Salmi il tuo calice che rende ebbri, aggiunge è davvero ottimo,
perché il calice del Signore rende ebbri quelli che ne bevono in modo da renderli sobri; da ricondurre le menti
alla sapienza spirituale; così che ciascuno da questo sapore che appartiene al mondo recuperi la conoscenza di
Dio; e come da questo vino comune la mente viene liberata e l'animo viene rilassato, e ogni affanno viene
abbandonato, allo stesso modo, una volta che si è bevuto il sangue del Signore e il calice della salvezza si perde il
ricordo del vecchio uomo e subentra la dimenticanza della condotta che si teneva in terra, e il petto afflitto e
triste, che prima era angustiato dai rimorsi dei peccati, viene liberato dalla gioia del perdono divino. Ora, per
concludere, può questo calice rendere felice nella Chiesa del Signore chi lo beve se ciò che si beve corrisponde
alla verità del Signore.

12, 1. Quanto, invece, è contraddittorio e assurdo che, mentre il Signore durante le nozze trasformò l'acqua in
vino, noi trasformiamo il vino in acqua, quando anche il sacro mistero di quell'evento ci deve insegnare e
avvisare che nei sacrifici offerti al Signore bisogna offrire di preferenza vino! Poiché fra i giudei era venuta a
mancare la grazia dello Spirito, mancò anche il vino: infatti, la casa di Israele era la vigna del Signore degli
eserciti (Is 5, 7).
È una riflessione sul argomento del vino nel contesto storico salvifico.
Argomenti:
 manca la grazia agli Israeliti, perciò non avevano vino e perciò Gesù trasforma nelle nozze di Cana
l’acqua in vino.
 Il secondo argomento si riferisce all`oikonomia nella storia della salvezza, che adesso sviluppa nel
numero 2:

12. 2. Cristo, invece, insegnando e mostrando che il popolo delle nazioni succede ai giudei e che in seguito
prendiamo con i meriti della fede il posto che i giudei hanno perduto, trasformò l'acqua in vino, e questo significa
che alle nozze di Cristo con la Chiesa, venendo a mancare i giudei, accorre in massa piuttosto il popolo delle
genti. Infatti la divina Scrittura nell'Apocalisse dichiara che le acque simboleggiano i popoli, quando dice: Le
acque che hai visto, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue.
Chiaramente capiamo che questo significato è contenuto anche nel simbolo del calice.
Le genti diventano il popolo di Dio. Il vino in questo caso simboleggia la presenza di Dio.

13181, 1. Infatti, poiché portava tutti quanti noi Cristo, che portava anche i nostri peccati, vediamo che l'acqua
simboleggia il popolo, il vino invece simboleggia il sangue di Cristo. Quando dunque nel calice si mescolano
acqua e vino, il popolo si unisce a Cristo e la folla dei credenti si accoppia e si congiunge a colui in cui ha
creduto.
Questa preghiera la troviamo già nel messale romano nella preghiera privata del sacerdote che aggiunge
acqua al vino.

13. 2. Acqua e vino si mescolano nel calice del Signore, così che quella mescolanza non possa essere sciolta né
da una parte né dall'altra. Da ciò deriva che nulla potrebbe separare la Chiesa, vale a dire il popolo che
stabilitosi nella Chiesa persevera con fedeltà e con fermezza in ciò che ha creduto, da Cristo, ma che piuttosto
questo amore rimane sempre unito e indivisibile.
Quindi la chiesa non può essere sciolta.

13. 3. Allo stesso modo, d'altra parte, nel santificare il calice del Signore, come non si può offrire solo acqua così
non si può offrire solo vino. Infatti, se qualcuno offrisse solo vino, il sangue di Cristo inizierebbe a essere senza di
181
Contiene un approfondimento escatologico.

58
noi. Se invece ci fosse solo acqua, allora il popolo inizierebbe a essere senza Cristo. Quando invece l'una e l'altro
si mescolano e si confondono insieme in un'unità indistinta, allora si compie il mistero spirituale e celeste.
Dunque abbiamo bisogno nel calice, secondo il simbolismo, acqua e vino, con questa argomentazione siamo
nel campo del uso argomentativo di metafore. Per la Chiesa antica non era un problema, pero con le metafore
si può legittimare quasi tutto, queste non hanno un valore argomentativo, perciò diventa più difficile sapere
l’intenzione del autore. Cipriano parte di un uso liturgico normativo, cioè l’uso normativo di avere nel calice
acqua e vino, già prescritta, già reinterpretata come unità tra popolo e Cristo e in confronto a Cristo
quest’interpretazione liturgica già stabilita che riguarda all’unità della Chiesa nel calice degli acquariani
praticano una liturgia abusiva lasciando il sangue. Questo è l’argomento dietro, quindi la liturgia stessa
interpretata già in modo normativo è diventata la norma perché con le metafore si può legittimare tutto, però
lui parte in realtà da una liturgia già normativa: il miscuglio dell’acqua e il vino che teologicamente
rappresenta l’unità della chiesa.

13. 4. E, dunque, tanto vero che il calice di Cristo non è solo acqua o solo vino, ma una loro mescolanza,
quanto è vero che neppure il corpo del Signore può essere solo farina o solo acqua, ma che entrambe si
devono mischiare, unire e miscelare nell'impasto unico del pane.
13. 5. Anche in questo simbolo sacro si intende che il nostro popolo è stato radunato, tanto che, come molti
chicchi di grano uniti, tritati e impastati insieme fanno il pane, allo stesso modo sappiamo di essere in
Cristo, che è pane celeste, un unico corpo, nel quale è riunita e raccolta la nostra pluralità.
14, 1. Dunque, fratello carissimo, non è ammissibile che qualcuno reputi di dovere seguire l'usanza di
certuni, se in passato c'è chi ha creduto che nel calice del Signore bisognasse offrire solo acqua: infatti
bisogna chiedersi chi questi stessi abbiano seguito. Se nel sacrificio che Cristo ha offerto non bisogna
seguire altri se non Cristo, è dunque necessario che ascoltiamo e facciamo ciò che Cristo ha fatto e ha
racco- mandato di fare, dal momento che Egli stesso dice nel Vangelo: Se farete ciò che vi ordino di fare,
non vi chiamo servi, ma amici. E che bisogna ascoltare solo Cristo, anche il Padre dal cielo lo afferma,
quando dice: Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.
14. 2. Perciò, se bisogna ascoltare soltanto Cristo, non dobbiamo prestare attenzione a che cosa uno prima
di noi abbia ritenuto opportuno fare, ma a che cosa ha fatto per primo Cristo, che è avanti a tutti. Infatti,
non bisogna seguire l'usanza degli uomini, ma la verità di Dio, dal momento che attraverso Isaia Dio
afferma: Senza ragione mi adorano, dal momento che diffondono usi e insegnamenti umani, e il Signore nel
Vangelo ripete ancora questo, dicendo: Voi eludete il comandamento di Dio per osservare la vostra
tradizione. In un altro luogo stabilisce: Chi trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimo, e
insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
14. 3. Che se non è consentito trasgredire neppure i minimi fra i comandamenti del Signore, quanto a
maggior ragione non è lecito infrangere quelli tanto importanti, tanto grandi, che sono tanto attinenti
proprio al mistero della passione del Signore e della nostra redenzione, o mutare in altro secondo la
tradizione umana ciò che è stato stabilito da Dio?
14. 4. Infatti, se Cristo Gesù nostro Signore e nostro Padre è Lui stesso sommo sacerdote di Dio padre e per
primo si è offerto al Padre in sacrificio e ha ordinato che questo si facesse in sua memoria, allora fa
realmente la funzione di Cristo quel sacerdote che imita ciò che Cristo ha fatto e che offre nella Chiesa a
Dio Padre un sacrificio vero e pieno, se inizia a fare offerte secondo quello che vede che Cristo ha offerto.
15, 1. D'altra parte si sovverte in ogni sua parte la disciplina della religione e della verità, se non si osserva
con fedeltà ciò che è stato prescritto da Dio, a meno che uno non tema questo nei sacrifici del mattino, vale
a dire di odorare del sangue di Cristo per il sapore del vino. In questo modo i fratelli iniziano durante le
persecuzioni anche a prendere le distanze dalla sofferenza affrontata da Cristo, mentre imparano durante le
offerte a vergognarsi del suo sangue.
Nel II secolo avere l’alito a vino durante la persecuzione era un segno di essere cristiano, che a sua volta era
pericoloso, ma Cipriano dice che questo è vergognarsi del sangue del Signore.

15. 2. Però il Signore dice nel Vangelo: Chi si vergognerà di me, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di
lui. E anche l'Apostolo afferma: Se io piacessi agli uomini, non sarei servo di Cristo. In che modo, dunque,
possiamo versare il nostro sangue per Cristo, se ci vergogniamo di bere il sangue di Cristo?
Questo testo si inserisce nel entusiasmo del martirio dei primi anni della chiesa, quindi è una esortazione al
martirio. Nei primi secolo della chiesa i romani per la prima colazione bevevano acqua mischiata con vino.

59
16, 1. O forse qualcuno si illude con la seguente considerazione, vale a dire che anche se sembra opportuno
offrire al mattino acqua soltanto, tuttavia quando ci riuniamo per la cena offriamo un calice misto di acqua
e vino? Ma quando ceniamo, non possiamo far partecipare al nostro banchetto tutto il popolo, per celebrare
alla presenza di tutti i fratelli l'autentico mistero.
Questo paraffo è la seconda risposta.

16. 2. Comunque non di mattina, bensì dopo la cena il Signore offrì il calice misto di acqua e di vino. E forse
dovremmo celebrare dopo cena il sacrificio del Signore, per offrire così un calice misto di acqua e di vino
nella celebrazione del sacrificio del Signore? Era necessario che Cristo offrisse il sacrificio al tramonto,
perché la stessa ora del sacrificio indicasse la caduta e il tramonto del mondo, così come sta scritto
nell'Esodo: Allora tutta l'assemblea della comunità di Israele lo immolerà al tramonto. E ancora nei Salmi:
he mie mani alzate come sacrificio della sera. Noi, invece, celebriamo al mattino la risurrezione del Signore .
La risposta di Cipriano è: la celebrazione eucaristica è la celebrazione della risurrezione del Signore che ha
luogo al mattino e non alla sera e perciò secondo Cipriano dobbiamo celebrare la eucaristia al mattino con
vino ed acqua nel calice.

17, 1. E poiché in tutti i sacrifici nominiamo la sua passione, ed è la passione del Signore il sacrificio che
offriamo, allora non dobbiamo fare nulla di diverso rispetto a quello che ha fatto Lui. La Scrittura prescrive
di fare quello che si sa che Lui ha fatto, ogniqualvolta offriamo il calice in memoria del Signore e della sua
passione.
17. 2. E se la vedrà, se qualcuno dei nostri predecessori, o per ignoranza o per superficialità, non ha
osservato e non ha mantenuto ciò che il Signore ci ha insegnato con il suo esempio e con le sue parole. Alla
sua superficialità può anche essere concesso il perdono dalla clemenza del Signore, ma non si potrà
perdonare noi, che ora siamo stati avvisati e istruiti a offrire il calice del Signore misto di acqua e di vino,
così come lo ha offerto il Signore, e di indirizzare anche ai nostri colleghi delle lettere su questo argomento,
perché ovunque venga rispettata la legge del Vangelo e la tradizione del Signore e perché non ci si allontani
da quello che Cristo ha insegnato e compiuto.

18, 1. Ormai, non tenere in considerazione queste cose e perseverare nell'errore precedente che cos'altro
vuol dire se non incorrere nella condanna del Signore, che nel Salmo rimprovera: Perché vai ripetendo i
miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? Tu, infatti, detesti la disciplina e le mie parole te le
gettasti alle spalle. Se vedevi un ladro, correvi con lui e degli adulteri ti facevi compagno. Avere in bocca i
decreti e l'alleanza del Signore e non fare la stessa cosa che ha fatto il Signore, che cos'altro vuol dire se non
rigettare le sue parole e disprezzare l'insegnamento del Signore e commettere furti e adulteri non terreni ma
spirituali? Mentre uno ruba dalla verità del Vangelo le parole e le azioni di nostro Signore, corrompe e
altera gli insegnamenti divini.
18. 2. Così come è scritto in Geremia: Che cosa ha in comune la paglia con il grano? Perciò, eccomi contro
i profeti, dice il Signore, i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole, e traviano il mio popolo con
menzogne e millanterie. Ugualmente in un altro luogo: Ha commesso adulterio - dice - davanti alla pietra e
al legno, e in tutto questo non è ritornata da me. Dobbiamo stare attenti e osservare con cura e con
religioso timore che questo furto e questo adulterio non abbiano ricadute anche su di noi.
3. Infatti, se siamo sacerdoti di Dio e di Cristo, non vedo chi dobbiamo seguire di più se non Dio e Cristo,
dal momento che soprattutto nel Vangelo dice: Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà
nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Per non camminare, dunque, al buio, dobbiamo seguire
Cristo e rispettare i suoi precetti, perché sempre Cristo in un altro luogo, mandando i suoi apostoli,
disse: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che
io vi ho comandato.
4. Perciò, se vogliamo camminare nella luce di Cristo, non allontaniamoci dai suoi insegnamenti e dai suoi
avvertimenti, rendendo grazie del fatto che mentre ci insegna che cosa dobbiamo fare in futuro, per il
passato ci perdona di avere peccato per superficialità. E poiché già si avvicina il suo secondo arrivo presso
di noi, ancora di più la sua bontà generosa e grande illumina i nostri cuori con la luce della verità.
19, 1. È conforme, dunque, alla nostra fede, al timore che abbiamo di Dio e anche agli stessi
doveri della nostra carica sacerdotale conservare l'autentica tradizione del Signore nel mescere e offrire il
calice del Signore, e correggere, su indicazione del Signore, ciò che sembra che in passato presso

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alcuni sia stato corrotto. In tal modo, quando verrà nella sua gloria e nella sua potenza celeste,
troverà che osserviamo ciò che ha raccomandato, rispettiamo ciò che ha insegnato, facciamo ciò che
fece. Ti auguro, fratello carissimo, di stare sempre bene.

Traditio Apostolica/ἀποστολικὴ παράδοσις


Considerata da alcuni come opera di Ippolito, però nello stato attuale della ricerca con ogni
probabilità secondo le evidenze storiche sicuramente non era opera di Ippolito, nonostante ciò
questa Traditio apostolica è conosciuta per l`ordinamento ecclesiastico, dunque il genere letterario è
il campo dell`ordinamento ecclesiastico con tutti i problemi legati a questo genere letterario anche
naturalmente la Traditio apostolica è un ordinamento ecclesiastico riguardo al quale sorge la
domanda selettivo oppure compressivo in confronto con la Didachè la Traditio apostolica è
abbastanza complessiva, questo non signfica automaticamente che la Traditio apostolica tratta tutte
le domande che riguardano la vita liturgica di una comunità ecclesiastica.
La Traditio apostolica deve essere ricostruita perché non possediamo il testo originale in greco,
dunque dobbiamo usare certe fonti per ricostruirla.
1. Le fonti utilizzate per la ricostruzione della Tradizione apostolica
A. Le versioni
a. La versione latina (Palinsesto di Verona “) = con la sigla “L” è il manonscritto nel
quale è contenuta la versione latina de la Traditio apostolica e che contiene anche le
sentenze d’Isidoro di Sevilla. 41 dei 99 fogli dei qualli composti apartengono a un
manoscritto più arcaico che è stato raschiato per fare posto alle Sentenze d’Isidoro.
Allora la Traditio apostolica la troviamo sotto le Sentenze d’Isidoro. Dunque
abbiamo una versione latina ricostruita secondo le regole della critica testuale
abbastanza atendibile, corretta. La Traditio apostolica nella versione latina occupava
13 fogli dei quali 6 sono perduti, quindi non possediamo l’intero testo in latino. La
versione latina dovrebbe essere stata fatta con molta probabilità verso il la fine del V
secolo intorno al 490-494 la traduzione. Il testo originale risale alla fine del III
secolo. Viene trasmessa normalmente incorporata in una collezione tripartita formata
dalla Didaskalia degli apostoli, dai canoni degli apostoli e della Traditio apostolica,
quindi non vieve trasmessa in latino in modo isolato ma insieme ad altri ordinamenti
ecclesiastici.
b. Il sinodos alessandrino=SinAlex. È semplicemente una raccolta di testi. Questo
Sinodos della chiesa d`Alesssandrìa è una raccolta di tre documenti accostati,
 i canoni degli apostoli, presenti anche nel palinsesto di Verona,
 la Traditio apostolica,
 il libro VIII delle costituzioni apostoliche (senza formule eucologiche)
Perduto il testo originale greco il testo del Sinodos è stato trasmesso da 4 traduzioni
tra loro indipendenti guidati dalla traduzione sahidica verso l’anno 1500.
- Versione sahidica= S (Si, S2). Sahidico è un dialetto del copto dalla qualle
derivano le traduzioni araba e bohairica.
- Versione araba=A
- Versione etipica = E (El, E2) è stata fata dalla traduzione araba
- Versione bohairica = Β. Il boharirico è un dialetto del copto. 1804. Questà è
l’ultima traduzione della Traditio apostolica.
Allora non abbiamo soltanto versioni latina, ma anche in arabo, e in diversi dialetti coptici e nel
etiopico e abbiamo anche rielaborazioni della Traditio apostolica.

B. Le rielaborazioni
Abbiamo:
 I Canoni di Ippolito = can. Hipp. Che naturalmente non sono d’Ippolito. È una colezione
di 38 cannoni che a sotto il nome di canoni d`Ippolito. Con molta probabilità è la più antica

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rielaborazione della Traditio apostolica ed è stata composta in lingua greca presumibilmente
ad Alessandria d’Egitto tra il 336-340. Perduto l’originale greco è sopravisuto in tradizione
araba.
 Le Costituzioni apostiliche = Cinst.Ap. Sono compilazione in lingua greca di numeroi
documenti divisa in 8 libri. Questa compilazione fu fatta in Siria. Il libro VIII contiene un
trattato sui carismi che è una rimanegiamento della Traditio apostolica, cioè costituzione
apostolica, 8, 3-46. Non de l’intera Traditio apostolica.
 L’ Epitome delle Costituzioni apostoliche, libro VIII = Ep. È una collezione di testi che
comprendono la didaskalia dei santi apostoli sui carismi e corrisponde alle constituzione
apostoliche. È una versione ridotta di constituzione apostoliche corretta sulla base della
Traditio apostolica. Dunque la traduzione del testo è estremamente ramificata.
 Il Testamento del Signore nostro Gesù Cristo = Τ. Dom. È un codice canonico liturgico
che pretende essere detato dal Signore ai suoi apostoli, comprende 74 capitoli dei quali i
primi 19 formano la parte apocaliptica e gli altri 55 sono una serie di prescrizioni basate
sulla Traditio apostolica. La sua lingua originale era il greco, ma esiste soltanto una
traduzione in siriaco, dopo è stato tradoto anche in etiopico e arabo.
 Otateuco di Clemente = OctClem. È forse la raccolta letteraria di ordinamenti ecclesiastici
pseudo apostolica più ricente fu ridata alla fine del V secolo ordinariamente composta in
greco e compare in versione siriaca e araba. Il testo greco è perduto. Il testo inizia con il
testamento del Signore e contiene tra altre opere la Traditio apostolica. Per la ricuperazione
della Traditio apostolica è veramente un lavoro lungo e grande perché il problema è che non
abbiamo il testo originale in greco.

Schemi di dipendenza

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2) L'identicazione del titolo e dell'autore
Dobbiamo essere atenti perché tal volta viene menzionato Ippolito (romano). Ci sono alcuni
sostenitori della paternità di Ippolitana della Traditio apostolica e questi sostenitori si basano in
modo particolare su due argomenti:
a) Essi trovano il titolo di questo ordinamento ecclesiastico inciso sul basamento laterale della
così deta statua d’Ippolito trovata nel 1551 a Roma. Questo elenco sarebbe un catalogo degli
scritti d’Ippolito in esso apare il titolo apostolikè paradosis che questo corrisponderebbe alla
Traditio apostolica. Guardare l’articolo di Guarducci.
b) Il nome d’Ippolito appare in luogi significtivi si alcuni testi paraleli, dunque
rimaneggiamenti e versioni sopracittati nella inscriptio (titolo) dei canoni d’Ippolito in
arabo. Nella inscriptio del V libro della versione arabe OctClem., è in fine nella inscriptio
della seconda parte della epitomè in greco.

Argomenti contro la paternità di Ippolito:


Questa statua non era la statua d`Ippolito, ne meno la statua di un filosofo, di un uomo, ma
era in realtà la statua di una donna.
In nessuna parte dei testi paraleli apare il titolo apostolikè mentre senza eccezioni dei titoli si
parla di ataxeis.
Le indicazioni di nome dia Ippolitou nei testi paraleli potrebbe essere interpretata come
d’origine autoritativa. Dunque ogni ordinamento ecclesiastico ha bisogno di una certa, er
l`autolegitimazione, autorità. Probabilmente questa Traditio apostolica aggiunge l’autorità
di un certo, o del vescovo romano Ippolito.
Lo stesso fenomeno lo troviamo nella Didaskalia, dia Clementos, la costruzione fittizia e la
dottrina apostolica mediata trasmessa a noi atraveso un’altra autorità, Ippolito o Clemente.
Ma non dice nulla riguardo al carattere veramente apostolico, no dice nulla riguardo al
mediatore. Allora tutte queste opere sono opere anonime, manca ogni evidenza di un
carattere veramente apostolico. Al meno ordinamenti ecclesiastici per essere accetati come

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plausibili hanno bisogno di un riferimento o una certa autorità, degli apostoli o anche di
qualquno che aveva trasmesso questa dotrina degli apostogli.
Il carattere compilatorio. Quest’opera è cresciuta lentamente e compilata e perciò non di
Ippilito.

3) Contenuto e struttura della Traditio apostolica


C’è un proemio ed un epilogo. Al centro si trova la raccolta ricca di ordinamenti che non si lasciano
facilmente strutturare. In linea di massima ci sono 3 parti centrali:

Strutura
1 Proemio
2-14 I parte: Materiale182 di interesse clericale
consacrazioni e regole per le ordina zioni, così come altri ministeri laicali (sta to sociale) nella comunità;
contene anche una serie di preghiere per la consacrazio ne (dei vescovi [2-3], presbiteri [7], diaco ni [8]),
benedizioni o ringraziament per l'olio [5], formaggio e olive [6]) così co me regolament generali di varia
lunghezza, riguardant i confessori (9), le vedove (10), i letori (11), le vergini (12), i suddia coni (13) e le
persone che pretendono di avere ricevuto il dono della guarigione (14).

15-21 II parte: catecumenati (15-19) e batesimi (20-21).

22-42 III parte: diverse disposizioni


distribuzione della comunione (22), digiuno (23), servizio ai malati (24), benedizione delle lucerne (25),
agape (?) (26-29), comportamento nei confronto delle vedove (30), benedizione dei frutti (31/32), digiuno
prima di ricevere l'eucarestia (33/36), preghiera (35/41), comportamento nei confronto del dono
dell'eucarestia (37/38), diaconi (34/39), segno della croce (42)

43 Epilogo

4) La comunità della Traditio apostolica


La struttura della comunità della Traditio apostolica, una cosa è ovvia che la Traditio apostolica
presupone già l’esistenza di ministri uffici eclesiastici istituzionalizati al interno della comunità
ecclesiastica. Un`organizazione strettamente gerarchica e una divisione tra clero e laici. Il parametro
teologico, dunque il criterio teologico per la diferenziazione dei diversi ministeri clericale e laicali è
la disposizione spirituale cioè il conferimento dello Spirito Santo atraverso l’imposizione o non
imposizione delle mani. Per esempio al subdiacono non vengono imposte le mani, dunque lui non è
nel posseso delo Spirito come il vescovo. Oppure il presbitero durante l’ordinazione presbiterale è
semplice presbitero e ha soltanto diritto di toccare colui che viene ordinato. Quindi tutto è una
struttura gerarchica e una struttura basata su diverse forme o non forme di comunizacione o non
comunicazione dello Spirito Santo e la Traditio apostolica è molto interesata alla domanda, alla
divisione della comunità ecclesiastica. Per esempio le vedove non hanno diritti clericale.

5) Destinatari
Ci sono delle indicazioni che la comunità è una comunità cittadina, per esempio la lista delle
categorie professionali nel cap 16 nel quale vengolo regolatti de ammisioni dei catecumenati nei
casi dubbi, altri passaggi al contrario lasciano supporre esatamento l`oposto così che rimandano a
un contesto agricolo. Si può spiegare a traverso la crescità di questo ordinamento il quale non fu
limitato soltanto alla città ma applicato anche a una comunità che vive nella campagna. Altra
spiegazione è che era una città in mezzo alla campagna. Quindi sia per la comunità come per i
destinatari siamo in una situazione che non sapiamo con esatteza.
182
Questo materiale contiene un rigida divisione tra clero e non clero, clero e laici. Non siamo più nella prima Chiesa
come la Didachè. La Traditio apostolica è già interesata in domande come, quali sono i diritti liturgici dei sacerdoti, del
clero e del vescovo, e quali dei non clerici.

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6) Periodi di composizione
Per il periodo di composizione normalmente nella ricerca si dice alla svolta tra il II e il III secolo. In
ogni caso, la Traditio apostolica è importante perché è complessiva, però il fato che sia il
documento cristiano antico più cittato negli scritti del CVII testimonia la grande importanza che
oggi le viene attribuita.
7) Importanza della Traditi apistolica
Per lo studio della liturgia rappresenta la fonte più importante della chiesa antica, ma dobbiamo
capire che si tratta di una fonte locale, per la liturgia locale, ci manca ogni evidenza di un valore di
questa Traditio apostolica per l’intera chiesa antica, abbiamo solo fonti locali. Il valore si trova nel
carattere complesivo e si tratta dal valore atribuito a questo documento daparte della chiesa
moderna, pratticamente del CVII. Storicamente rimane un documento di una certa comunità, non
della intera chiesa perche questi documenti non esistono.

8) Analisi del testo


tr. E. Peretto (CTePa 133), Roma 1996.
1. Prologo
Abbiamo esposto, come richiedeva l'argomento, quanto riguardava i carismi, dei quali Dio fin dall'inizio ha fatto dono
agli uomini secondo il suo volere per ripresentare a se stesso quell'immagine, che aveva deviato 183. Ora, spinti da
amore verso tutti i santi, siamo giunti al vertice della tradizione, che si addice alle chiese, affinché coloro che sono
bene istruiti conservino la tradizione, che finora si è mantenuta, seguendo la nostra esposizione e, conoscendola, siano
più sicuri di fronte all'apostasia o all'errore che si è prodotto di recente per ignoranza e da ignoranti 184. Lo Spirito
Santo conceda la grazia perfetta a coloro che hanno una fede retta, affinché coloro che sono preposti alla Chiesa
sappiano come debbono insegnare e conservare tutte queste cose.
Vertice della tradizione, è il concetto principale, molto conosciuto. Dunque prima aveva parlato la
Traditio apostolica dei carismi, della storia, fin dall`inizio, ma adesso riflette sulla vertice della
tradizione, sul culmine della tradizione.
Alle chiese… è un concetto aperto, questo non significa che quest’opera sia stata riconosciuto da
tutte le chiese, è soltanto un òpera adatta a tutte le chiese.
…bene istruiti conservino la tradizione: garantire la tradizione giusta.
I desertori al interno di una comunità ecclesiastica sono i preposti. Quindi è quasi un manuale per o
preposti per le autorità di insegnare e conservare la tradizione autentica.
2. I vescovi sia ordinato vescovo colui che è stato scelto da tutto il popolo, che è irreprensibile. Quando sarà stato
fatto il suo nome e sarà bene accetto, il popolo si radunerà insieme con i presbiteri e con i vescovi presenti nel
giorno di domenica185. Col consenso unanime, gli impongano le mani e i presbiteri assistano senza far nulla 186.
Tutti tacciano e preghino in cuor loro per la discesa dello Spirito. Uno dei vescovi presenti, a richiesta di tutti,
imponendo la mano sull'ordinando, preghi dicendo:

3. Preghiera di consacrazione187 di un vescovo Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, Padre delle misericordie e
Dio di ogni conforto,che abiti nell'alto dei cieli e volgi lo sguardo sulle cose piccole, che conosci tutte le cose prima
che esistano, che hai dato le norme della Chiesa per la parola della tua grazia, che fin dal principio hai predestinato la
stirpe dei giusti di Abramo, costituendo capi e sacerdoti, e non lasciando il tuo santuario senza ministri, che fin
dall'inizio del mondo hai voluto essere glorificato in coloro che ti sei scelto 188: ora effondi la potenza dello Spirito
sovrano, che da te viene, e che hai dato al tuo diletto figlio, Gesù Cristo, che ne ha fatto dono ai santi apostoli, che in
ogni luogo fondarono la Chiesa, il tuo santuario, a gloria e lode incessante del tuo nome.
183
Quindi questa Traditio apostolica si riferisce ai carismi. Un opera perduta che non abbiamo. Che avev deviato…
naturalmente l`uomo.
184
Dunque è un`opera contro le apostasie e l`eresia caratterizzate come prodotti di ignoranti. Quindi l`opera ha un
impulso antieretico. La Chiesa antica non distingue strettamente tra eresia e apostasía ne anche distingue chiaramente
tra deviazione ética e deviazione dottrinale, entrambe i tipi di deviazione possono essere esresia.
185
Adesso comincia la riflessione sull`ordinazione vescovile.
186
Cioè non possono imporre le mani, perchè soltanto i vescovi potevano imporre le mani.
187
Comincia la preghiera con uno stile inucuo-relativo.
188
Fino qui si riferisce al agire salvífico divino per arrivare all`ora.

65
189
Concedi, Padre, che conosci i cuori, a questo tuo servo che hai scelto per l'episcopato, di pascere il tuo santo gregge,
di esercitare senza biasimo davanti a te il sommo sacerdozio, stando al tuo servizio notte e giorno, di rendere
incessante mente propizio il tuo volto e di offrirti i doni della tua santa Chiesa e per virtù dello spirito di sommo
sacerdote di avere il potere di rimettere i peccati secondo il tuo comando, di assegnare gli incarichi secondo il tuo
ordine e di sciogliere ogni legame in virtù del potere che hai dato agli apostoli, di piacerti perla dolcezza e la purezza
del suo cuore offrendoti un soave profumo per mezzo del tuo servo Gesù Cristo, per il quale a te gloria, potenza e onore
con lo Spirito Santo, ora e nei secoli dei secoli. Amen.

4. L'offerta:
Dopo che è stato fatto vescovo, tutti gli diano il bacio della pace salutandolo: «E diventato degno!». I diaconi gli
presentino l'offerta ed egli, imponendo le mani su di essa insieme con tutti i presbiteri, rendendo grazie dica: «Il
Signore sia con voi». Tutti rispondano: E con il tuo spirito. «In alto i cuori». Sono rivolti al Signore. «Rendiamo grazie
al Signore». E cosa buona e giusta. E quindi prosegua: Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo diletto figlio Gesù
Cristo, che negli ultimi tempi hai inviato a noi come salvatore, redentore e messaggero della tua volontà; egli è il tuo
Verbo inseparabile, per mezzo del quale hai creato tutte le cose e fu di tuo gradimento, che hai mandato dal cielo nel
seno di una vergine e, accolto nel grembo, si è incarnato e si è manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e
dalla Vergine. Per compiere la tua volontà ed acquistarti un popolo santo, egli stese le mani nella passione per liberare
dalla sofferenza coloro che confidano in te. Mentre si consegnava liberamente alla passione per distruggere la morte,
spezzare le catene del demonio, calpestare l'inferno illuminare i giusti, fissare la norma190 e manifestare la resurrezione,
preso il pane ti rese grazie e disse: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi». Allo stesso
modo (fece) col calice dicendo: «Questo è il mio sangue che sarà versato per voi. Quando fate questo, voi fate la mia
memoria». Ricordando dunque la sua morte e la sua resurrezione, ti offriamo il pane e il calice e ti rendiamo grazie per
averci fatti degni di stare alla tua presenza e di renderti culto. E ti preghiamo d'inviare il tuo Spirito Santo sull'offerta
della santa Chiesa. Unendo in una sola cosa, dona a coloro che partecipano dei santi misteri la pienezza dello Spirito
Santo per confermare la loro fede nella verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per Gesù Cristo tuo figlio, per il
quale gloria e onore a te con lo Spirito Santo nella tua santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli. Amen.
Questo numero si riferisce alla consacrazione e alla raccolta della chiesa.
Dopo seguino due rito particolari, forse faccoltativi ne anche la Traditio dice quando.

5. (Offerta dell'olio)
Se qualcuno offre olio, (il vescovo) renda grazie come nell'offerta del pane e del vino, non usi le stesse parole, ma
simili nel senso, dicendo: «Come con la santificazione di quest'olio, col quale hai unto re, sacerdoti e profeti, tu
doni, o Dio, la sanità a coloro che lo ricevono e ne sono unti, così procuri conforto a coloro che lo gustano e la
salute a coloro che lo usano».

6. (Offerta del formaggio e delle olive)


Ugualmente se qualcuno offre formaggio e olive, dica: «Santifica questo latte, che si è cagliato e coagula anche
noi alla tua carità191. Fa che non si allontani dalla tua dolcezza questo frutto dell'olivo, che è simbolo della tua
ricchezza, che hai fatto stillare dal legno per la vita di coloro che sperano in te». In ogni benedizione si dica:
«Gloria a te, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen».

7. I sacerdoti
Quando viene ordinato un presbitero, il vescovo imponga la mano sul suo capo, mentre i presbiteri lo toccano, e
si esprima nel modo che abbiamo già detto, come abbiamo indicato aproposito del vescovo, pregando e dicendo:
«Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, volgi lo sguardo su questo tuo servo e donagli uno spirito di grazia e
di saggezza sacerdotale, affinché aiuti e governi il tuo popolo con cuore puro, come volgesti lo sguardo sul
popolo che hai eletto e ordinasti a Mosè di scegliere degli anziani che ricolmasti del tuo spirito che avevi dato al
tuo servo. Ed ora, Signore, concedi che non venga mai meno in noi 192 lo spirito della tua grazia e rendici degni,
ripieni (del tuo spirito), di servirti con un cuore semplice lodandoti per il tuo figlio Gesù Cristo, per il quale a te
gloria e potenza, con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, ora e nei secoli e dei secoli. Amen».

189
Qui comincia la seconda parte della preghiera: oblighi e diritti del vescovo.
190
Fino qui era tutto chiaro, ma cosa significa fissare la norma? Non si sa. Qualcuno diceva che si riferiva al
regolamentare la cena del Signore. Altri dicono che è la delimitazione del male, altri indicazione della fine della sua vita
o stabilire la data del ultimo giorno. Dunque il termino latino figat ha moltiplici interpretazioni, allora è molto difficile
stabilire. Nel contesto della risurrezione, si rispetiamo il contesto, il termino figat può riferirsi al termine, a fisare la fine
della morte prima della rirurrezione.
191
Il formaggio coagulato diventa símbolo dell’unità della Chiesa, e naturalmente símbolo dell’unità di Dio e la carità
dell`amore.
192
Questo non è chiaro perchè si può riferire all`intera comunità ecclesiastica oppure al gruppo di vescovi.

66
8. I diaconi
Quando si ordina un diacono, sia scelto nel modo già detto, il solo vescovo gli imponga le mani, come abbiamo
prescritto. Nell'ordinazione del diacono solo il vescovo imponga le mani, perché non è ordinato al presbiterato,
ma al servizio del vescovo per fare quello che questi gli indica. Difatti non prende parte del consiglio del clero,
ma amministra e segnala al vescovo ciò che è necessario, né riceve lo spirito comune del presbiterato del quale
partecipano i presbiteri, ma quello che gli è conferito per il potere del vescovo. Per questo solo il vescovo ordini
il diacono. Sul presbitero impongano le mani anche i presbiteri, perché al clero è comune e simile lo spirito. Il
presbitero infatti ha il solo potere di riceverlo, ma non quello di darlo, perciò non ordina il clero. Per
l'ordinazione presbiterale ratifica, mentre il vescovo ordina 193. Ordinando il diacono il vescovo dica: «Dio, che
hai creato tutte le cose e le hai disposte mediante il tuo Verbo, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che hai
inviato per eseguire la tua volontà e manifestarci il tuo disegno , concedi lo spirito della tua grazia, dello zelo, e
della diligenza a questo tuo servo, che hai eletto al servizio della tua Chiesa e per presentare nel tuo santuario
ciò che viene offerto da colui che è stato stabilito tuo sommo sacerdote a gloria del tuo nome, affinché,
adempiendo il suo compito in modo irreprensibile e con cuore puro, sia trovato degno di questo elevato ufficio, ti
lodi e glorifichi per il tuo figlio Gesù Cristo nostro Signore, per il quale a te gloria, potenza e lode, con lo Spirito
Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen».

9. I confessori
Se un confessore è stato imprigionato per il nome del Signore, non gli siano imposte le mani per il diaconato o
per il presbiterato dal momento che, per la sua confessione, possiede l'onore del presbiterato 194. Ma se viene
nominato vescovo, gli siano imposte le mani. Se c'è un confessore che non è stato condotto davanti all'autorità,
che non è stato arrestato, né incarcerato, né condannato ad altra pena, ma è stato soltanto occasionalmente de
riso per il nome del Signore e vessato dai propri familiari, se ha confessato, gli sia imposta la mano per qualsiasi
ordine, di cui è degno195. Il vescovo renda grazie, come è stato detto. Non è necessario che ripeta le stesse parole
che abbiamo detto sforzandosi di recitarle a memoria, rendendo grazie a Dio, ma ciascuno preghi come è capace.
Se qualcuno è capace di recitare una preghiera più lunga e più solenne, bene. Ma se qualcuno, quando prega,
recita una preghiera più semplice, non gli sia vietato. È importante che la sua preghiera sia corretta e ortodossa.
Non sapiamosi questo piccolo paso si riferisca ai confessori o anche alle altre forme di ordinare
vescovi, diaconi o presbiteri. Non è chiaro perché si riferisce soltanto ai confessori.

10. Le vedove
Quando si istituisce una vedova 196, non riceve l'ordinazione, ma solo il titolo. Se il marito è deceduto da molto
tempo, si faccia l'istituzione; se invece è deceduto da poco tempo, non si abbia fiducia in lei; se poi è anziana, sia
tenuta in prova per un tempo determinato. Spesso infatti le passioni invecchiano con colui che le ha alloggiate nel
proprio interno. La vedova venga istituita con la sola parola e poi venga aggregata alle altre. Non si imporranno
le mani, perché non fa l'offerta e non presta alcun servizio liturgico. L'ordinazione è riservata al clero per il
servizio liturgico, mentre la vedova è istituita perché preghi, che poi è dovere di tutti.

11. Il lettore
Il lettore viene istituito nell'atto in cui il vescovo gli consegna il libro: infatti non gli sono imposte le mani.

12. La vergine
Non s'imponga la mano su una vergine: è la sua decisione che la fa vergine.

13. Il suddiacono
Non si imponga la mano sul suddiacono, ma sia nominato al servizio del diacono.

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Questo non è chiaro, pechè è una contradizione riguardo a ciò che aveva detto prima. Probabilemente è una crescita
succesiva del testo che non ha elliminato elementi contradittori. Comunque il testo non è coerente.
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Questo è quasi un’ordinazione fuori corsi. Dunque la confessione basta per essere automaticamente diacono oppure
presbitero, ma non basta per essere vescovo.
195
La confessione è soltanto per colui he aveva confessato la fede davanti alle autorità estatale, tutte le altre forme di
confessione non sono valide, perchè non sono controlabili.
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La vedova non è un tipo si sacerdoteza perchè una forma simile non esiste nella Chiesa antica, ma solo in titolo
vedova. Le vedove erano un gruppo ufficiale della chiesa antica, erano responsabile di opere caritative. Per la Traditio
apostolica è importante non mescolare questo gruppo con il clero, non fanno parte del clero, sono laiche e questo è stato
detto perché probabilmente si fra intendeva tra la chiesa.

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Dopo segue la struttura del battessimo:

17. Durata dell'istruzione dopo l'esame dei mestieri e delle professioni

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I catecumeni siano istruiti per tre anni 197. Se qualcuno poi è sollecito e vi si dedica con impegno, non sia
giudicato il tempo, ma sia solo la condotta ad essere giudicata.

18. La preghiera di coloro che ricevono l'istruzione


Quando il maestro termina l'istruzione, i catecumeni preghino in disparte, separati dai fedeli. Le donne preghino
in un luogo loro riservato nell'assemblea, siano esse fedeli o catecumene. Quando avranno finito di pregare, non
si danno il bacio della pace, perché il loro bacio non è ancora santo. I fedeli invece si saluteranno
scambievolmente, uomini con uomini e donne con donne; ma gli uomini non saluteranno le donne. Le donne poi
si coprano il capo col mantello, ma non con la sola stoffa di lino, che non vela. L'imposizione delle mani sui
catecumeni. Quando il maestro, dopo la preghiera, ha imposto la mano sui catecumeni, preghi e li congeda.
Faccia così l'istruttore sia esso chierico o laico. Se un catecumeno è arrestato per il nome del Signore, non sia
indeciso per quanto riguarda la sua testimonianza. Se infatti subisce violenza e viene ucciso, benché non abbia
ancora avuto il perdono dei suoi peccati, sarà giustificato. Ha ricevuto infatti il battesimo nel suo sangue.

20. Coloro che riceveranno il battesimo


Quando sono scelti coloro che dovranno ricevere il battesimo, si esamini la loro vita: se hanno vissuto
correttamente il loro catecumenato, se hanno onorato le vedove, se hanno visitato gli ammalati, se hanno fatto le
opere buone. Se coloro che li hanno presentati testimonieranno che ciascuno si è comportato in questo modo,
allora ascoltino il Vangelo. Dal momento in cui sono scelti, si impongano su loro ogni giorno le mani per
esorcizzarli. Quando s'avvicina il giorno del battesimo, il vescovo li esorcizzi singolarmente per vedere se sono
puri. Se qualcuno non è buono o non è puro, sia scartato, perché non ha ascoltato con fede la parola: è
impossibile infatti che lo «Straniero» si nasconda sempre. Si ordini a coloro che devono ricevere il battesimo di
prendere un bagno e di lavarsi il quinto giorno della settimana.
Se una donna ha le regole, venga messa in disparte e riceva il battesimo in un altro giorno. Coloro che
riceveranno il battesimo, digiunino il venerdì e si riuniscano il sabato nello stesso luogo a discrezione del
vescovo. Si ordini loro di pregare e di inginocchiarsi, e imponendo loro la mano, (il vescovo) comandi ad ogni
spirito straniero di allontanarsi da essi e di non ritornare mai più. Quando avrà finito l'esorcismo, soffi loro sul
viso, segni loro la fronte, le orecchie, le narici, li faccia quindi alzare. Veglieranno tutta la notte ascoltando
letture ed istruzioni. I battezzandi non portino nulla con loro, se non ciò che ognu no porta per l'Eucarestia. È
bene infatti che chi è divenuto degno, faccia l'offerta alla stessa ora.

21. Rito e amministrazione del santo battesimo


Al canto del gallo, prima d'ogni cosa, si preghi sull'acqua. Sia acqua che scorre in una fontana o che cade
dall'alto. Si faccia in questa maniera, a meno che non ci sia altra necessità. Se c'è una necessità permanente e
urgente, si usi l'acqua che si trova. I battezzandi depongano le loro vesti. Battezzate per primi i bambini. Coloro
che sono in grado di rispondere da sé, rispondano. Coloro che non sono in grado di rispondere da sé, rispondano
per loro i genitori o qualcuno della famiglia. Battezzate poi gli uomini e quindi le donne, dopo che avranno
sciolto i loro capelli e deposto i gioielli d'oro che portano addosso. Nessuno scenda nell'acqua portando oggetti
estranei. All'ora fissata per il battesimo, il vescovo renda grazie sull'olio, che metterà in un vaso e si chiami olio
del rendimento di grazie. Prende poi altro olio, che esorcizzerà, e si chiami olio dell'esorcismo. Un diacono poi
porta l'olio dell'esorcismo e si pone alla sinistra del presbitero, un altro diacono prende l'olio del rendimento di
grazie e si pone alla destra del presbitero. Prendendo uno per uno i battezzando il presbitero ordini a ciascuno di
rinunciare dicendo: «Io rinuncio a te, Satana, a tutto il tuo culto e a tutte le tue opere». Dopo che ciascuno ha
rinunciato, lo unga con l'olio dell'esorcismo dicendogli: «Ogni spirito si allontani da te». Così lo affidi, nudo, al
vescovo o al presbitero, che sta vicino all'acqua per battezzarlo. Un diacono scenda nell'acqua col battezzando
nella maniera seguente. Quando il battezzando sarà sceso nell'acqua, colui che battezza gli imponga la mano
sul capo chiedendo: «Credi in Dio Padre onnipotente?». Il battezzando risponda: «Credo». Lo battezzi allora una
prima volta tenendogli la mano sul capo. Poi chieda: «Credi in Cristo Gesù, figlio di Dio, che è nato per
intervento dello Spirito Santo dalla vergine Maria, fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì, fu sepolto e il terzo
giorno risuscitò vivo dai morti, è salito nei cieli e siede alla destra del Padre e verrà a giudicare i vivi e i morti?».
Quando avrà risposto: «Credo», lo battezzi una seconda volta. Nuovamente chieda: «Credi nello Spirito Santo,
nella santa Chiesa?». Il battezzando risponderà: «Credo», così sia battezzato per la terza volta.
Quando sarà uscito (dall'acqua), il presbitero lo unga con l'olio del rendimento di grazie dicendo: «Ti ungo con
l'olio santo nel nome di Gesù Cristo». Quindi si asciughino, si rivestano ed entrino in chiesa. Il vescovo,
imponendo loro le mani, reciterà l'invocazione: «Signore Dio, che li hai resi degni di ottenere il perdono dei
peccati mediante il lavacro della rigenerazione dello Spirito Santo, effondi su di loro la tua grazia, affinché ti
servano secondo la tua volontà, poiché a te è gloria, al Padre e al Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa,

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Secondo il sinodo di Elvira il catecumenato durava solo 2 anni ma nella comunità della Traditio apostolica 3 anni.

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ora e nei secoli dei secoli. Amen». Poi versandogli l'olio santificato dalla sua mano e imponendogli (la mano) sul
capo, dica: «Ti ungo con olio santo nel Signore, Padre onnipotente, nel Cristo Gesù e nello Spirito Santo». Lo
segni sulla fronte, lo baci e dica: «Il Signore sia con te», e colui che è stato segnato risponda: «E con il tuo
spirito». Così faccia con ciascuno.
Oramai preghino insieme con tutto il popolo; non preghino con i fedeli prima d'avere ottenuto tutto ciò. Dopo
avere pregato, diano il bacio della pace. A questo punto, i diaconi presentino l'offerta al vescovo, che renderà
grazie sul pane, perché diventi simbolo del corpo del Cristo, sul calice di vino mescolato, perché diventi il
simbolo del sangue, che è stato versato per tutti coloro che credono in lui; sul latte e il miele mescolati insieme,
perché indichino l'adempimento della promessa, fatta ai padri, che chiamò «terra dove scorre latte e miele», che
Cristo ha dato (come) sua carne, della quale si nutrono, alla maniera dei bambini, i credenti, e che con la soavità
della parola trasforma in dolcezza l'amarezza del cuore; infine sull'acqua offerta perché significhi il bagno,
affinché l'uomo interiore, cioè l'anima, riceva gli stessi effetti del corpo. Il vescovo dia tutte queste spiegazioni a
coloro che si comunicano. Spezzando il pane e distribuendone un pezzetto a ciascuno, dica: «Il pane del cielo nel
Cristo Gesù». Chi lo riceve risponda: «Amen». Se i presbiteri non bastano, anche i diaconi tengano i calici e
s'attengano con compostezza al seguente ordine: primo quello che ha in mano l'acqua, secondo quello che ha in
mano il lattee terzo quello che ha il vino.
Coloro che ricevono (la comunione) bevano da ognuno dei calici, mentre ciascuno, porgendo il calice, dirà: «In
Dio Padre onnipotente». Colui che beve risponda: «Amen». «E nel Signore Gesù Cristo». (Risponda: «Amen»).
«E nello Spirito Santo e nella santa Chiesa». Risponda: «Amen». Così si faccia per ciascuno. Terminati questi
riti, ciascuno sia sollecito nel fare del be ne, di piacere a Dio e di vivere rettamente, dedicandosi alla Chiesa,
mettendo in pratica gli insegnamenti appresi e progredendo nella pietà. Vi abbiamo trasmesso brevemente queste
istruzioni sul battesimo e sulla santa oblazione, perché siete già stati istruiti sulla resurrezione della carne e su
tutto il resto, come è stato scritto. Ma se è opportuno ricordare qualche cosa, il vescovo la dica, sotto segreto, a
coloro che hanno ricevuto il battesimo. Gli infedeli non ne vengano a conoscenza, se non dopo che hanno
ricevuto il battesimo. Questo è il sassolino bianco del quale Giovanni disse: «Un nome nuovo vi è scritto, che
nessuno conosce, se non colui che riceverà il sassolino».

41. I tempi della preghiera


Tutti i fedeli, uomini e donne, quando si alzano, prima di fare checchessia, si lavino le mani e preghino Dio; poi
vadano al loro lavoro. Se c'è un'istruzione e si fa la parola di Dio, ciascuno preferisca di andarvi, stimando
dentro di sé che ascolta Dio stesso in colui che fa l'istruzione. Chi prega in chiesa potrà sottrarsi al male del
giorno. Il timorato di Dio ritenga una grande perdita se non va dove si fa l'istruzione, in particolare se sa leggere
o se interviene il maestro. Nessuno di voi sia in ritardo alla chiesa, luogo dove si fa l'istruzione.
Allora a colui che parla sarà dato di dire cose che sono utili ad ognuno, e tu ascolterai cose che non pensi, e
trarrai profitto da ciò che lo Spirito Santo ti darà per mezzo di colui che fa l'istruzione. In questo modo la tua
fede sarà rafforzata su quanto avrai ascoltato. Ti si dirà ivi anche quello che devi fare in casa. Pertanto ciascuno
s'affretti ad andare alla chiesa, luogo dove lo spirito fiorisce. Quando non c'è l'istruzione, ciascuno a casa sua
prenda un libro edificante e legga quanto basta di ciò che gli sembra essere di sua utilità. Se sei a casa tua,
all'ora terza prega e loda Dio; se, in questo preciso momento, sei altrove, prega Dio nel tuo cuore. A tale ora
infatti il Cristo fu visto inchiodato sul legno. Per questo, nell'Antico Testamento, la legge ordinò di offrire
continuamente il pane della proposizione, come figura del corpo e del sangue del Cristo; l'immolazione
dell'agnello privo di ragione è figura dell'agnello perfetto. Il Cristo infatti è il Pastore ed è anche il pane che
discende dal cielo. Prega parimenti all'ora sesta, perché, quando il Cristo fu inchiodato sul legno della croce,
ilgiorno fu interrotto e si ebbe una grande oscurità Pertanto si faccia una preghiera vigorosa a quest'ora,
imitando la voce di colui che pregava e ricoprì di tenebre tutta la creazione per i Giudei increduli. All'ora nona si
faccia una lunga preghiera e si protragga la lode imitando il modo col quale l'anima dei giusti loda Dio, che non
mente, che si è ricordato dei suoi santi ed ha inviato il suo Verbo per illuminarli. A quest'ora, dunque, il Cristo,
colpito nel costato, effuse acqua e sangue e rischiarando il resto del giorno lo fece arrivare fino alla sera. Perciò,
inaugurando un nuovo giorno all'ora in cui cominciò ad addormentarsi (nella morte), diede un'immagine della
resurrezione. Prega anche prima di coricarti. Verso la mezzanotte alzati, lavati le mani con acqua e prega. Se è
presente anche tua moglie, pregate insieme; ma se ella non è ancora battezzata, ritirati in un'altra stanza per
pregare e poi ritorna nel tuo letto. Non esitare a pregare: chi è sposato non è impuro. Coloro che sono lavati non
hanno bisogno di lavarsi di nuovo, perché sono mondi. Se ti segni col tuo fiato umido prendendo con la mano la
saliva, il tuo corpo è purificato fino ai piedi. Difatti il dono dello spirito e l'acqua che bagna, che salgono dal
cuore credente come da una fonte, purificano il cre dente stesso. Bisogna pertanto pregare a quest'ora. Infatti gli
anziani, che ci hanno trasmesso questa tradizione, ci hanno in segnato che a quest'ora tutta la creazione riposa
un momento per lodare Dio: le stelle, le piante e le acque si fermano un momento e tutte le schiere degli angeli,
che lo servono, lodano Dio insieme con le anime dei giusti. Perciò i credenti devono in quest'ora essere solleciti a
pregare. Anche il Signore rende testimonianza di ciò e dice: «Ecco, nel mezzo della notte si è alzato il clamore di

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coloro che dicevano: "Ecco, viene lo sposo: alzatevi e andategli incontro"». E continua dicendo: «Per questo
vegliate, perché non sapete a che ora viene». Al canto del gallo alzati e fa lo stesso, perché a quell'ora, mentre il
gallo cantava, i figli d'Israele rinnegarono il Cristo, che noi abbiamo conosciuto per mezzo della fede, sperando
nella luce eterna e nella resurrezione dei morti con gli occhi rivolti verso questo giorno. Pertanto voi tutti fedeli,
facendo ciò e conservandone il ricordo, istruendovi l'un l'altro e dando esempio ai catecumeni, non potrete essere
né tentati, né perdervi, dal momento che ricorderete sempre il Cristo.

PER L’ESAME
- Il professore pone delle domande e gli studenti risponderanno.
- Partiremo d’un testo:
cosa c’è scrito,
come dobbiamo interpretarlo e;
come si deve inserisce nell’intero programma di questo corso.
- A quale genere letterario appartiene l’opera,
- A quale problema reagisce e la risposta che si trova nell’opera.

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