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Si può dire che dove non c’è la Messa non c’è la Chiesa?

di don Alfredo Morselli

1. Lo status quaestionis

Il 27 gennaio 2019, nel corso della conferenza stampa durante il volo di ritorno da Panama 1, il
Santo Padre si è pronunciato sulla possibilità di ammettere al sacerdozio alcuni viri probati, per
provvedere ai sacramenti in nelle regioni particolarmente sprovviste di clero. D’altro canto, il
Pontefice si è dichiarato contrario al celibato opzionale prima del diaconato, come è possibile invece
secondo la prassi degli ortodossi e di alcune comunità cattoliche di rito orientale.
Nella fattispecie il Santo Padre ha rivisitato2 le tesi di Mons. Fritz Lobinger nei seguenti termini:

C’è un libro di padre Lobinger [il Vescovo Fritz Lobinger, Preti per domani, Emi, 2009]., è
interessante – questa è una cosa in discussione tra i teologi, non c’è decisione mia. La mia decisione
è: celibato opzionale prima del diaconato, no […]. Tornando a padre Lobinger, ha detto: “La Chiesa
fa l’Eucaristia e l’Eucaristia la fa la Chiesa” Ma dove non c’è Eucaristia, nelle comunità – pensi lei,
Carolina, alle Isole del Pacifico…
[…]
forse lì… in tanti posti… dice Lobinger: chi fa l’Eucaristia? In quelle comunità i “direttori”,
diciamo, gli organizzatori di quelle comunità sono diaconi o suore o laici, direttamente. E Lobinger
dice: si può ordinare un anziano, sposato – è la sua tesi – si potrebbe ordinare un anziano sposato,
ma soltanto che eserciti il munus sanctificandi, cioè che celebri la Messa, che amministri il
sacramento della Riconciliazione e dia l’Unzione degli infermi. L’ordinazione sacerdotale dà i
tre munera: regendi – governare, il pastore –; docendi – insegnare – e sanctificandi. Questo viene
con l’ordinazione. Il vescovo darebbe soltanto le facoltà per il munus sanctificandi: questa è la tesi.
il libro è interessante.

Il Papa ha sostanzialmente offerto due argomenti favorevoli all’ordinazione di viri probati


uxorati: Il primo si potrebbe formulare così:

A) Se l’Eucarestia fa la Chiesa, dove non viene celebrata l’Eucarestia come fa ad esserci la


Chiesa? Come facciamo a dire che la Chiesa nasce dall’Eucarestia?

B) Il secondo argomento ipotizza una sorta di scorporamento del triplice dono insito nel
carattere, lasciando al vir probatus il solo munus sanctificandi.

Il Papa non ha fatto esplicitamente proprio l’argomento secondo il quale, perché ci si Chiesa in
un certo luogo, lì si deve celebrare la S. Messa: pur facendo un assist a suo favore3 e definendo il

1
https://tinyurl.com/ritorno-panama
2
Dico che il Papa ha rivisitato, perché rispetto al quanto afferma Lobinger nel libro indicato come fonte nelle
pubblicazioni ufficiali dell’intervista (FRITZ LOBINGER, Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi, Bologna: emI,
2009), Francesco restringe le possibilità di preti uxorati a casi straordinari, quando invece l’autore citato sembra
prospettare una soluzione generale per un futuro povero di vocazioni. Es. Il titolo del § 7 a pag. 60 è “Non è una misura
di emergenza transitoria”. Inoltre non sembra essere di Lobinger neppure la motivazione addotta “La Chiesa fa
l’Eucaristia e l’Eucaristia la fa la Chiesa”: non l’ho travata nel libro, ma può darsi che l’autore ne abbia parlato o scritto
altrove.
3
L’editore italiano del libro lo pubblicizza sul suo sito in questi termini: “Celibato dei preti e viri probati, Francesco
consiglia un libro” e “Leggi il libro consigliato da Papa Francesco”: non è troppo lontano dal vero; cf.
https://tinyurl.com/libroconsigliatodalpapa.

1
libro di Lobinger “interessante”. Ha tuttavia invitato i teologi a studiare la cosa 4. E io allora cerco di
rispondere a questo appello.

2. Il primo argomento di Lobinger

Non vale la pena dilungarci troppo sul secondo argomento attribuito dal Papa a Lobinger: lo
scorporamento dei munera propri del sacerdote non è niente di diverso, ad esempio, da quanto
oggi è nelle facoltà di un giovane vice-parroco, che ha poca influenza sulle decisioni del suo
superiore, ma può amministrare i sacramenti: egli è un prete in piena regola. Nel caso poi di un
sacerdote uxorato, limitato nell’esercizio di alcuni munera, questi potrebbe trovarsi non solo
sottoposto al parroco, ma anche dai leader laici. Un siffatto prete non sarebbe altro che un
normalissimo prete non parroco, per di più con influenza pastorale ridotta. E non è certo l’essere
sposato o meno il criterio per regolare l’influenza decisionale e, che so, il diritto di avere o meno la
firma sul conto corrente della comunità. Infine è assurdo ipotizzare di privare l’ipotetico clero
uxorato del munus docendi, non potendo certo impedirgli di predicare: altrimenti ci potremmo
trovare di fronte a un laico che predica durante la S. Messa celebrata da un prete con moglie!

Invece il primo argomento merita una confutazione più articolata, perché ha la maschera di
carità pastorale, e perché è vero che, in un certo senso e comprendendolo bene, il primo principio
della pastorale sacramentaria è sacramenta sunt propter homines. Ma il demonio è più difficilmente
riconoscibile quando si presenta travestito da angelo di luce, così come il lupo in veste d’agnello, e
così come l’errore in veste di carità.

3. In che senso si può dire che la Chiesa nasce dall’Eucarestia?

Nella Tradizione della Chiesa, nel pensiero dei Padri; in San Tommaso d’Aquino, nel Magistero,
trovo la seguente risposta: la Chiesa è la res, il mysterium generato in ogni santa Messa in ogni luogo
e in ogni tempo, quando e dove ogni S. Messa viene celebrata; e non è la singola Chiesa locale ad
esser generata, ma tutta la Chiesa che comprende in mysterio tutte le chiese locali di tutti i luoghi e
di tutti i tempi, l’unica e indivisibile Ecclesia ab Abel.
Anche la chiesa in Corea, fondata soprattutto per l’evangelizzazione ad opera di laici, è stata
sostanzialmente generata nell’ultima cena e in ciascuna e in tutte le S. Messe celebrate in passato,
al presente e che verranno celebrate in futuro nella storia umana, fino alla II venuta di Gesù Cristo,
in ogni parte del mondo.
H. DE LUBAC, nella sua opera Corpus mysticum5, porta decine e decine di citazioni dei santi Padri
in cui Corpus Christi vien detto tanto della Chiesa quanto del Sacramento. A titolo di esempio riporto
alcune affermazioni di Candido di Fulda6 († 845)

“Prendete e mangiate. Cioè o popoli, fate il mio corpo, che voi già siete, questo è il corpo che
ci è dato […] E voi mangiate, cioè realizzate quel corpo che è la Chiesa, affinché tutta perfetta diventi
un solo pane, come un solo corpo, il cui capo è Cristo”7.

4
“[…] è una cosa in discussione tra i teologi, non c’è decisione mia […] Ma i teologi devono studiare”.
5
Corpus Mysticum: Essai sur L'Eucharistie et l’Église au moyen âge, Parigi 1944.
6
Cf «Candido», in PIETRO PIANTON (a c. di), Enciclopedia Ecclesiastica, vol. II, Venezia 1855, p. 139.
7
CANDIDUS FULDENSIS, Opusculum de passione Domini, ML 106: “(0068D) Accipite et comedite. Id est, gentes, facite
meum corpus, quod vos iam estis, istud est corpus quod pro nobis datur […](0069A) Et vos comedite, hoc est, corpus
illud Ecclesiae perficite, cite, ut tota perfecta unus panis efficiatur, quasi unum corpus, cuius caput Christus sit”.

2
Quando il Sacerdote dice Questo è il mio Corpo, abbiamo la Transustanziazione e in essa e per
essa, la generazione della Chiesa.
De Lubac fa notare che con l’espressione vero Corpo si intendeva, prima delle discussioni
teologiche sulla presenza reale, la Chiesa; ed era Il Corpo di Gesù nel Sacramento ad essere chiamato
Corpo mistico, mystice significatum.
Dobbiamo osservare, in questi tempi dove la transustanziazione, nel termine e nella sostanza,
è messa in discussione, che quel mystice non va inteso sfumando la realtà o la verità della presenza
reale e sostanziale, ma significa causato attraverso il mysterium8, cioè il sacramento: in altre parole
causato non con la causalità onnipotente di Dio creatore, ma con la causalità strumentale propria
dell’economia sacramentale9.

4. L’insegnamento di S. Tommaso

San Tommaso d’Aquino raccoglie tutta l’eredità patristica e la sintetizza da par suo.
Nel settenario Sacramentale l’Eucarestia rimane un segno visibile della grazia invisibile, e
questo la accredita nel genere sacramento della nuova legge, ma c’è una particolarità: a differenza
degli altri Sacramenti, l’azione dell’Eucarestia non è immediatamente transitiva su chi riceve il
Sacramento: termina in ciò che è significato dalle parole (per questo è sacramento); e le parole
significano la presenza reale (che verrà spiegata come transustanziazione) e le specie separate
indicano il Sacrificio:

“Un sacramento è tale in quanto contiene qualche cosa di sacro. Ma una cosa può essere
sacra in due modi: in senso assoluto, o relativamente a un'altra cosa. Ora, è questa appunto la
differenza tra l'Eucarestia e gli altri sacramenti aventi materia sensibile: l'Eucarestia contiene
qualche cosa di sacro in senso assoluto, cioè il Cristo stesso; l'acqua del battesimo invece contiene
qualche cosa di sacro in senso relativo, cioè una virtù santificatrice, e lo stesso vale del crisma e di
altre cose simili. Ecco perché il sacramento dell'Eucarestia si compie con la stessa consacrazione
della materia, mentre gli altri sacramenti si compiono applicando la materia alla santificazione
dell'uomo.”10.

8
Intendiamo qui dire quanto S. Tommaso spiega in S. Th. IIIª q. 78 a. 3 ad 5: “La parola "mistero" è usata qui, non
per escludere la realtà, ma per sottolineare il suo occultamento. Perché in questo sacramento il sangue stesso di Cristo
è presente in modo occulto; e la sua passione stessa fu occultamente raffigurata nel vecchio Testamento” (“”):
9
S. Th. IIIª q. 78 a. 2 ad 2: “Nella creazione agì la stessa parola di Dio che opera anche in questo sacramento, ma in
modo diverso. Infatti qui essa opera sacramentalmente, ossia secondo la forza dell'espressione. Perciò è necessario
indicare in questa forma l'ultimo effetto della consacrazione mediante un verbo sostantivo, di modo indicativo e di
tempo presente. Nella creazione delle cose invece la parola di Dio operò soltanto come causa efficiente: e l'efficienza
deriva dal comando della sua sapienza. Ecco perché nella creazione delle cose la parola di Dio si esprime con un verbo
di modo imperativo, p. es.: "Si faccia la luce: e la luce fu"” (“Ad secundum dicendum quod sermo Dei operatus est in
creatione rerum, qui etiam operatur in hac consecratione, aliter tamen et aliter. Nam hic operatur sacramentaliter, idest
secundum vim significationis. Et ideo oportet in hoc sermone significari ultimum effectum consecrationis per verbum
substantivum indicativi modi et praesentis temporis. Sed in creatione rerum operatus est solum effective, quae quidem
efficientia est per imperium suae sapientiae. Et ideo in creatione rerum exprimitur sermo dominicus per verbum
imperativi modi, secundum illud Gen. I, fiat lux, et facta est lux”).
10
S. Th. IIIª q. 73 a. 1 ad. 3: “Ad tertium dicendum quod sacramentum dicitur ex eo quod continet aliquid sacrum.
Potest autem aliquid esse sacrum dupliciter, scilicet absolute, et in ordine ad aliud. Haec est autem differentia inter
Eucharistiam et alia sacramenta habentia materiam sensibilem, quod Eucharistia continet aliquid sacrum absolute,
scilicet ipsum Christum, aqua vero Baptismi continet aliquid sacrum in ordine ad aliud, scilicet virtutem ad
sanctificandum, et eadem ratio est de chrismate et similibus. Et ideo sacramentum Eucharistiae perficitur in ipsa
consecratione materiae, alia vero sacramenta perficiuntur in applicatione materiae ad hominem sanctificandum”.

3
Ma sappiamo che i sacramenti non terminano in ciò che in primis è significato, ovvero non
terminano in ciò che la teologia medioevale chiamava sacramentum tantum; (nell’Eucarestia il pane
e il vino consacrati) c’è una res et sacramentum (nel nostro caso la consapevolezza che è il Christus
passus a essere presente nel Sacramento: presenza significata dalla Specie separate11); ancora, per
quanto riguarda l’Eucarestia c’è la consapevolezza che la grazia contenuta nel sacramento (la res
tantum) è una dynamis, che parte sì dal segno, ma va molto più lontano di esso. E allora l’Eucarestia
è comunione, perché la Sua celebrazione (indipendentemente dal fatto che uno si comunichi, non
nel senso che non conti nulla, ma prima che il fedele riceva il sacramento) già pone ogni battezzato
in quella Comunione oggettiva che è la Chiesa: “Prendete e mangiate, fate il mio Corpo che voi già
siete”, diceva Candido di Fulda: cioè perfezionate quel Corpo che è la Chiesa, che costituite ancor
prima di comunicarvi12.

Certamente San Tommaso non nega gli effetti immediati della Comunione…

“Per quanto poi riguarda l'effetto (dell'Eucarestia) la principale figura fu la manna, che "aveva
in sé ogni delizia", come dice la Sapienza, come la grazia di questo sacramento che ristora l'anima
sotto ogni aspetto13.

“Nel sacramento dell'Eucarestia la res et sacramentum si trova nella materia stessa; mentre
la res tantum, ossia la grazia conferita, si trova in chi la riceve”14.

…ma afferma indiscutibilmente che la res dell’Eucarestia è la Chiesa che viene generata
sacramentalmente:

“In questo sacramento dobbiamo considerare due cose: il sacramento stesso e l'effetto del
sacramento. Si è detto che l'effetto di questo sacramento [rem sacramenti] è l'unità del corpo
mistico, senza la quale non ci può essere salvezza: poiché nessuno può salvarsi fuori della Chiesa,
come nel diluvio nessuno si salvò fuori dell'arca di Noè, simbolo della Chiesa, come insegna S.
Pietro. Ma dicemmo sopra che l'effetto di un sacramento si può ottenere prima di ricevere il
sacramento, per mezzo del voto stesso di accostarsi al sacramento. Così prima di ricevere
l'Eucarestia l'uomo può salvarsi in virtù del desiderio di riceverla, come si è detto sopra”15.

11
S. Th. IIIª q. 74 a. 1 co.: “[…] il pane e il vino sono la materia conveniente di questo sacramento […] in rapporto
alla passione di Cristo, che avvenne con la separazione del sangue dal corpo. Perciò in questo sacramento, che è il
memoriale della passione del Signore, si assumono separatamente il pane come sacramento del corpo e il vino come
sacramento del sangue” (“[…] panis et vinum sunt materia conveniens huius sacramenti […] quantum ad passionem
Christi, in qua sanguis a corpore est separatus. Et ideo in hoc sacramento, quod est memoriale dominicae passionis,
seorsum sumitur panis ut sacramentum corporis, et vinum ut sacramentum sanguinis.”); S. Th. IIIª q. 80 a. 12 ad 3: “[…]
la rappresentazione della passione del Signore si ha (agitur) nella consacrazione stessa di questo sacramento, nella quale
non si può mai consacrare il corpo senza il sangue” (“[…] repraesentatio dominicae passionis agitur in ipsa consecratione
huius sacramenti, in qua non debet corpus sine sanguine consecrari.”).
12
Vedi nota 7.
13
IIIª q. 73 a. 6 co.: “Quantum autem ad effectum, fuit praecipua eius figura manna, quod habebat in se omnis
saporis suavitatem, ut dicitur Sap. XVI, sicut et gratia huius sacramenti quantum ad omnia reficit mentem”.
14
S. Th. IIIª q. 73 a. 1 ad. 3: “Nam in sacramento Eucharistiae id quod est res et sacramentum, est in ipsa materia;
id autem quod est res tantum, est in suscipiente, scilicet gratia quae confertur”.
15
S. Th. IIIª q. 73 a. 3 co.: “Respondeo dicendum quod in hoc sacramento duo est considerare, scilicet ipsum
sacramentum, et rem sacramenti. Dictum est autem quod res sacramenti est unitas corporis mystici, sine qua non potest
esse salus, nulli enim patet aditus salutis extra Ecclesiam, sicut nec in diluvio absque arca Noe, quae significat Ecclesiam,
ut habetur I Petr. III. Dictum est autem supra quod res alicuius sacramenti haberi potest ante perceptionem sacramenti,
ex ipso voto sacramenti percipiendi. Unde ante perceptionem huius sacramenti, potest homo habere salutem ex voto
percipiendi hoc sacramentum, sicut et ante Baptismum ex voto Baptismi, ut supra dictum est.”.

4
Come dice S. Agostino spiegando il testo evangelico citato, "per questo cibo e per questa
bevanda", che sono la sua carne e il suo sangue, "vuole intendere la società del suo corpo e delle
sue membra che è la Chiesa, formata dei suoi santi e dei suoi fedeli, predestinati, chiamati,
giustificati e glorificati". Per cui, com'egli stesso altrove fa osservare, "nessuno deve avere il
minimo dubbio che ogni fedele diviene partecipe del corpo e del sangue del Signore nel momento
in cui col battesimo diviene membro del corpo di Cristo: e dopo essere stato inserito nell'unità
del corpo di Cristo uno non rimane privo della comunione di quel pane e di quel calice, anche se
parte da questo mondo prima di mangiare quel pane e di bere quel calice"16.

Nei passi successivi vediamo come la generazione della Chiesa dall’Eucarestia è reale tanto
quanto la ri-attualizzazione del Santo Sacrificio del Calvario, e da esso dipende

“Questo sacramento ha tre significati. Il primo riguarda il passato, in quanto commemora


la passione del Signore, la quale è stata un vero sacrificio, come sopra abbiamo spiegato. E per
questo si denomina sacrificio.
Il secondo significato riguarda l'effetto presente, cioè l'unità della Chiesa in cui gli uomini
vengono compaginati per mezzo di questo sacramento. Per tale motivo esso si denomina
comunione o sinassi: spiega infatti il Damasceno, che "si dice comunione, perché mediante
l'Eucarestia comunichiamo con il Cristo, sia in quanto partecipiamo della sua umanità e divinità, sia
in quanto comunichiamo e ci uniamo tra noi vicendevolmente".
Il terzo significato riguarda il futuro: poiché questo sacramento è prefigurativo della
beatitudine divina che si realizzerà nella patria. E sotto tale aspetto esso si denomina viatico, in
quanto ci fornisce la via per giungervi”17.

La relazione tra il sacrificio eucaristico e la generazione sacramentale della Chiesa è di causalità


efficiente: l’Eucarestia può fare la Chiesa perché è lo stesso sacrificio da cui la Chiesa è nata, perché
contiene il Christus passus dal cui la Chiesa è stata storicamente generata:

“Ma quanto alla partecipazione di questo sacrificio e ai suoi effetti, che è il punto in cui più
eccelle il sacerdozio di Cristo su quello legale, era meglio prefigurato dal sacerdozio di
Melchisedech, che offrì pane e vino, simboli, come dice S. Agostino, dell'unità della Chiesa, che
deriva dalla partecipazione al sacrificio di Cristo (quam constituit participatio sacrificii Christi).

16
S. Th. IIª q. 73 a. 3 ad 1: “Augustinus dicit, exponens illud verbum Ioannis, hunc cibum et potum, scilicet carnis
suae et sanguinis, societatem vult intelligi corporis et membrorum suorum, quod est Ecclesia, in praedestinatis et vocatis
et iustificatis et glorificatis sanctis et fidelibus eius. Unde, sicut ipse dicit, in epistola ad Bonifacium, nulli est aliquatenus
ambigendum tunc unumquemque fidelium corporis sanguinisque domini participem fieri, quando in Baptismate
membrum corporis Christi efficitur, nec alienari ab illius panis calicisque consortio, etiam si, antequam panem illum
comedat et calicem bibat, de hoc saeculo in unitate corporis Christi constitutus abscedat”.
17
S. Th. IIIª q. 73 a. 4 co.: “Respondeo dicendum quod hoc sacramentum habet triplicem significationem. Unam
quidem respectu praeteriti, inquantum scilicet est commemorativum dominicae passionis, quae fuit verum sacrificium,
ut supra dictum est. Et secundum hoc nominatur sacrificium. Aliam autem significationem habet respectu rei praesentis,
scilicet ecclesiasticae unitatis, cui homines congregantur per hoc sacramentum. Et secundum hoc nominatur communio
vel synaxis, dicit enim Damascenus, IV libro, quod dicitur communio, quia communicamus per ipsam Christo; et quia
participamus eius carne et deitate; et quia communicamus et unimur ad invicem per ipsam. Tertiam significationem
habet respectu futuri, inquantum scilicet hoc sacramentum est praefigurativum fruitionis Dei, quae erit in patria. Et
secundum hoc dicitur viaticum, quia hoc praebet nobis viam illuc perveniendi. Et secundum hoc etiam dicitur
Eucharistia, idest bona gratia, quia gratia Dei est vita aeterna, ut dicitur Rom. VI; vel quia realiter continet Christum, qui
est plenus gratia. Dicitur etiam in Graeco metalepsis, idest assumptio, quia, ut Damascenus dicit, per hoc filii deitatem
assumimus”.

5
Per questo anche nella nuova legge il sacrificio vero di Cristo si comunica ai fedeli sotto le specie
del pane e del vino”18.

Teniamo conto che secondo l’Aquinate (e anche secondo la Chiesa, che, su questo punto come
su tanti altri, ha fatto suo il pensiero del Dottore Angelico) i Sacramenti producono ciò che
significano: se la Chiesa non fosse significata sotto qualche aspetto del segno sacramentale, non
potrebbe esserne effetto; e l’espressione Ecclesia de Eucharistia sarebbe solo un pio modo di dire.
Nell questione 74 della III parte della Summa, San Tommaso vuole spiegare come il pane e il vino
sono la materia conveniente dell’Eucaristia:

“Quindi il pane e il vino sono la materia conveniente di questo sacramento […] in rapporto
all'effetto relativo a tutta la Chiesa, la quale, secondo la Glossa posta a commento delle parole di
S. Paolo: "Molti siamo un solo corpo", è costituita dalla diversità dei fedeli "come il pane deriva
da chicchi diversi e il vino è spremuto da diversi grappoli d'uva"”19.

E ancora alla questione 75:

“Il pane e il vino sono stati scelti per questo sacramento, perché adatti a significare l'unità
della Chiesa, poiché "un unico pane si fa con molti grani e un unico vino con molti grappoli", come
nota S. Agostino. Ma questo si riscontra nella sostanza stessa del pane e del vino. Quindi la sostanza
del pane e del vino in questo sacramento rimane”20.

E all’80:

“S. Agostino così spiega un passo di S. Giovanni: "Con questo cibo e con questa bevanda
vuole indicare la società del suo corpo e delle sue membra, che è la Chiesa dei predestinati"”21.

5. La profezia di Malachia 1,11

Consideriamo ora la profezia di Malachia 1,11, la quale è accreditata dal Magistero ordinario
come prefigurazione della S. Messa22:

18
S. Th. IIIª q. 22 a. 6 ad 2: “Sed quantum ad participationem huius sacrificii et eius effectum, in quo praecipue
attenditur excellentia sacerdotii Christi ad sacerdotium legale, expressius praefigurabatur per sacerdotium
Melchisedech, qui offerebat panem et vinum, significantia, ut dicit Augustinus ecclesiasticam unitatem, quam constituit
participatio sacrificii Christi. Unde etiam in nova lege verum Christi sacrificium communicatur fidelibus sub specie panis
et vini”.
19
S. Th. IIIª q. 74 a. 1 co.: “Unde panis et vinum sunt materia conveniens huius sacramenti […] Quarto, quantum
ad effectum respectu totius Ecclesiae, quae constituitur ex diversis fidelibus, sicut panis conficitur ex diversis granis, et
vinum fluit ex diversis uvis, ut dicit Glossa super illud I Cor. X, multi unum corpus sumus, et cetera”.
20
S. Th. IIIª q. 75 a. 2 arg. 3: “Praeterea, panis et vinum assumitur in hoc sacramento inquantum significat
ecclesiasticam unitatem, prout unus panis fit ex multis granis, et unum vinum ex multis racemis, ut Augustinus dicit, in
libro de symbolo. Sed hoc pertinet ad ipsam substantiam panis et vini. Ergo substantia panis et vini remanet in hoc
sacramento”.
21
S. Th. IIIª q. 80 a. 2 arg. 2: “Praeterea, Augustinus dicit, super Ioan., hunc cibum et potum societatem vult intelligi
corporis et membrorum suorum, quod est Ecclesia in praedestinatis. Sed ad istam societatem non solum pertinent
homines, sed etiam sancti Angeli. Ergo etiam sancti Angeli spiritualiter manducant.”; qui si tratta di un’obiezione che S.
Tommaso confuta, ma concede la prima parte.
22
Concilio di Trento, Sess. XXII (17 settembre 1562) DS 1742 † 939: “Ed è questa quell’offerta pura, che non può
essere contaminata da nessuna indegnità o malizia di chi la offre; che il Signore per mezzo di Malachia (Mal 1.11)
predisse che sarebbe stata offerta in ogni luogo, pura, al suo nome che sarebbe stato grande fra le genti…. Pio XI, Lett.

6
“Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto
incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore
degli eserciti” (CEI 1974).

Se quelle parole “in ogni luogo” volessero dire soltanto che la S. Messa sarebbe celebrata in
ogni luogo della terra (il che avverrà quando il Vangelo sarà annunziato in tutto mondo 23), allora
dovremmo dire che la profezia non si è ancora compiuta. Se invece con “in ogni luogo”, si intende
la universalità e la contemporaneità sacramentale del mistero e dei suoi effetti oggettivi, allora sì
che la profezia è già compiuta.

6. Conclusioni circa l’argomento di Papa Francesco.

Detto questo, riassumiamo ancora il ragionamento di Lobinger volgarizzato dal Santo Padre:
siccome la Chiesa è de Eucarestia, la Chiesa è dove viene celebrata l’Eucarestia. Ne consegue che
perché ci sia la Chiesa ovunque, bisogna celebrare ovunque: e siccome in alcune regioni non è
possibile celebrare perché non ci sono preti, allora ordiniamo uomini sposati perché la Chiesa possa
essere ovunque.
La risposta è: la Chiesa nasce veramente dall’Eucarestia, ma è ovunque e in ogni tempo anche
se la S. Messa non vien celebrata temporalmente e/o localmente in ogni luogo e in ogni epoca;
perché la generazione della Chiesa è sacramentale, in mysterio, ovvero in una dimensione che
trascende il luogo fisico e il tempo della storia, cioè le categorie naturali di dove e quando.

enc. Miserentissimus Dominus Redemptor, 8-5-1928: "Non sono, infatti, partecipi di questo arcano sacerdozio e
dell’ufficio di offrire soddisfazioni e sacrifici quelli solamente di cui il Pontefice nostro Cristo Gesù si vale come di
ministri per offrire a Dio un’oblazione monda in ogni luogo dall’oriente all’occidente (Mal. 1, 11), ma anche tutta la
moltitudine dei cristiani, chiamata a ragione dal Principe degli Apostoli «Stirpe eletta, Sacerdozio regale» (I Petr., 2,9)".
Pio XI, Lett. enc. Ad Catholici Sacerdotii, 20-12-1935: “…gli Apostoli e i loro successori nel sacerdozio cominciarono ad
innalzare verso il cielo quella "oblazione monda" predetta da Malachia per la quale il nome di Dio è grande tra le genti
(Mal. I, 11) e che, offerta ormai in ogni parte della terra e in ogni ora del giorno e della notte, continuerà ad offrirsi
perennemente sino alla fine del mondo: vera azione sacrificale, e non meramente simbolica, che ha una reale efficacia
per la riconciliazione dei peccatori con la divina Maestà…”. Pio XII, Lett. enc. Mediator Dei, 20-11-1947: “Il Divino
Redentore volle, poi, che la vita sacerdotale da Lui iniziata nel suo corpo mortale con le sue preghiere ed il suo sacrificio,
non cessasse nel corso dei secoli nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa; e perciò istituì un sacerdozio visibile per offrire
dovunque la oblazione monda (Matth, 1, 11), affinché tutti gli uomini, dall'Oriente all'Occidente, liberati dal peccato,
per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri a Dio”. Lumen Gentium 17: “…Ma se ognuno può
conferire il battesimo ai credenti, è tuttavia ufficio del sacerdote di completare l'edificazione del corpo col sacrificio
eucaristico, adempiendo le parole dette da Dio per mezzo del profeta: «Da dove sorge il sole fin dove tramonta, grande
è il mio Nome tra le genti e in ogni luogo si offre al mio Nome un sacrificio e un'offerta pura». Così la Chiesa unisce
preghiera e lavoro, affinché il mondo intero in tutto il suo essere sia trasformato in popolo di Dio, corpo mistico di Cristo
e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre
dell'universo”. Paolo VI, Lett. enc. Mysterium Fidei, 3-9-1975: "29. E l'Apostolo Paolo, che ci ha tramandato
fedelissimamente quello che aveva ricevuto dal Signore, (1 Cor 11,23ss.) parla apertamente del Sacrificio Eucaristico
quando dimostra che i cristiani non possono partecipare ai sacrifici dei pagani, proprio perché sono stati fatti partecipi
della mensa del Signore. Il calice di benedizione che benediciamo, egli dice, non è forse la comunione del sangue di
Cristo? E il pane che spezziamo non è forse partecipazione del corpo di Cristo?... non potete bere il calice di Cristo e il
calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni (1 Cor 10,16). Questa nuova
oblazione del Nuovo Testamento, che Malachia aveva preannunziato (19) la Chiesa, ammaestrata dal Signore e dagli
Apostoli, l'ha sempre offerta, «non solo per i peccati, le pene, le espiazioni ed altre necessità dei fedeli viventi, ma
anche a suffragio dei defunti in Cristo non ancora del tutto purificati» (CONC. TRID., Doct. De SS. Missae Sacr., c. 4.)".
CCC 2643: "L'Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera: è «l'oblazione pura» di tutto il corpo di Cristo
a gloria del suo nome" (Cf. Ml 1,11).
23
Matt. 24,14 “Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa
testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (CEI 2008).

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Si tratta di una generazione universale, in ogni luogo, in una dimensione temporale propria del
sacramento: una sorta di evieternità sacramentale, che parte dall’eternità di Dio, attraversa
l’evieternità del sacerdozio di Gesù Cristo e della natura umana glorificata dello stesso Gesù,
abbraccia tutta la storia della salvezza, da Abele fino all’ultimo degli eletti, e che non di meno si
congiunge con ogni singola celebrazione, anche se ogni singola celebrazione non è in sé necessaria
al compiersi del mysterium.

Per quanto riguarda la misteriosa contemporaneità della Passione con ogni S. Messa, così
insegnava Giovanni Paolo II:

“In questo dono Gesù Cristo consegnava alla Chiesa l'attualizzazione perenne del mistero
pasquale. Con esso istituiva una misteriosa « contemporaneità » tra quel Triduum e lo scorrere di
tutti i secoli. Questo pensiero ci porta a sentimenti di grande e grato stupore. C'è, nell'evento
pasquale e nell'Eucaristia che lo attualizza nei secoli, una «capienza» davvero enorme, nella quale
l'intera storia è contenuta, come destinataria della grazia della redenzione”24.

Per quanto riguarda l’universalità del luogo e dello spazio sacramentale, sempre il Santo Papa
diceva:

“[…] Ho potuto celebrare la Santa Messa in cappelle poste sui sentieri di montagna, sulle
sponde dei laghi, sulle rive del mare; l'ho celebrata su altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle
città... Questo scenario così variegato delle mie Celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare
fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene
celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo
senso, sull'altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato”25.

Il fatto che l’Eucaristia fa la Chiesa anche in quei luoghi ove essa la S. Messa non è visibilmente
celebrata, non vuol dire assolutamente che è inutile la reiterazione sacramentale e l’universalità
locale della celebrazione; anche qui San Tommaso ce ne spiega i motivi:

“In più messe si moltiplica l'oblazione del sacrificio. E quindi si moltiplica l'effetto del sacrificio
e del sacramento”26.

Semplicemente che non si può dire che dove non si celebra la Messa non c’è la Chiesa. E quindi
l’argomento di Lobinger, così come presentato da Papa Francesco, non è una ragione che implichi
la liceità o l’opportunità dell’ordinazione di uomini uxorati: e, di conseguenza, non è un argomento
che possa ribaltare né la consolidata prassi della Chiesa, né il suo costante Magistero riguardo al
celibato sacerdotale.

24
GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Ecclesia de Eucharistia, § 5.
25
Ibidem, § 8.
26
S. Th: IIIª q. 79 a. 7 ad 3: “In pluribus vero Missis multiplicatur sacrificii oblatio. Et ideo multiplicatur effectus
sacrificii et sacramenti.”.

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