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Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Quarto tema: Documenti a carattere liturgico: Lettera del diacono Giovanni a Senario,
Liber Ordinum della liturgia ispanica, il Sacramentario Gelasiano, il rituale egizio edito da
Baumstark. Il Sacramentario Gregoriano. Il Supplemento al Gregoriano e i Sacramentari
Gelasiani dell’VIII secolo: il Sacramentario di Gellone.
Ottavo tema: Il Rituale del battesimo degli adulti in sette tappe del 16 aprile 1962.
L’Ordo Initiationis. L’Ordo Initiationis Christianae Adultorum del 1972.
Nono tema: La Confermazione, il problema biblico, il problema liturgico, il problema
teologico. L’Ordo Confirmationis del 1973.
Decimo tema: L’Ordo Baptismi Parvulorum del 1969.
Conclusione generale.
Il Docente ha, poi, consegnato una fotocopia dove è indicata la bibliografia relativa
all’argomento introduttivo: L’Iniziazione Cristiana. Essa è, qui di seguito riportata:
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Primo Tema: Iniziazione al Battesimo cristiano. 2
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
BIBLIOGRAFIA
RASSEGNE BIBLIOGRAFICHE:
1964 CAPRIOLI, A., «Rassegna di teologia positiva sul sacramento del battesimo», in: La
Scuola Cattolica: Supplemento Bibliografico 2,92 (1964) 195 - 210.
1970 NEUNHEUSER, B., «Bibliografia sul battesimo» in: AA:VV:, Il Battesimo. Teologia
e pastorale, Torino 1970, pp.323-335.
STUDI1
CAPRIOLI, A., L’iniziazione cristiana: aspetti generali, battesimo e confermazione, in
Celebrare il mistero di Cristo. Manuale di liturgia a cura dell’Associazione Professori di
Liturgia II. La celebrazione dei sacramenti, BEL-Subsidia 88, Roma CLV- Ed. Liturgiche,
1996, 53-124.
CASPANI, P., La pertinenza teologica della nozione di iniziazione cristiana, Glossa, Milano
1999.
DUCHIESNE, L., Origines du culte chrétien. Études sur la liturgie latine avant
Charlemagne, De Boccard, Paris 11889 (51925).
KLEINHEYER, B., Sakramentliche Feiern I, Die Feiern der Eingliederung in die Kirche,
in Gottesdienst der Kirche. Handbuch der Liturgiewissenschaft VII/1, Regesburg 1989.
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Un altro studio interessante, oltre a quelli già enunciati, è la tesi dottorale di Pierpaolo Caspani dal titolo: La
pertinenza teologica della nozione di Iniziazione Cristiana, Milano 1998. Inoltre, è importante consultare la
seguente opera: Alle origini del Battesimo cristiano. Radici del Battesimo e suo significato, Pius Roman
Tragan ed., Atti dell’VIII° Convegno di Teologia Sacramentaria, Roma 9-11 Marzo 1989 (Sacramentum 10 –
Studia Anselmiana 106, Roma 1991).
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Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Introduzione
Il termine iniziazione fa riferimento a initium e deriva dal latine in eo, entro-dentro.
Il termine può avere un senso ambiguo e polivalente: esso, in primo luogo rimanda ai
misteri iniziatici delle religioni pagane, e palesemente delle religioni con culti misterici, che
si sono sviluppati nello stesso periodo in cui il cristianesimo si diffondeva. Il linguaggio
dell’Iniziazione non è specificatamente cristiano. Odo Casel parla di iniziazione anche in
riferimento ai misteri pagani. In concreto, parla dell’iniziazione nella sua opera:
Metamorfosi di Apuleio.
La Chiesa, indubbiamente, ha voluto utilizzare questa parola per designare l’entrata
sacramentale nella vita di Dio per mezzo della Chiesa.
Il termine iniziazione vuole designare unicamente le tappe necessarie attraverso le quali
deve passare chi vuole entrare nella Chiesa per rendervi il nuovo culto in Spirito e verità. Si
tratta di coloro che, non facendone parte, hanno incontrato il vero mistero della loro vita, ma
tendono ad una nuova esperienza che li conduca alla pienezza della loro esistenza.
Questi riti di iniziazione cristiana non sono comunicati a coloro che non sono ancora
membri della Chiesa. E’ esistito, fin dall’antichità, “il segreto dell’arcano” del quale i Padri
ne hanno spesso parlato, separandolo nettamente dall’iniziazione dei culti misterici,
malgrado ci fossero delle somiglianze. Per tale motivo tale segreto è nei Padri sottolineato.
In effetti, parlando dell’iniziazione, si tratta di una entrata in una vita nuova che si realizza
in diverse tappe che con il tempo saranno definite e costituite dai tre Sacramenti.
La Chiesa con costanza ha designato con la parola “iniziazione” i tre sacramenti:
Battesimo, Confermazione, Eucaristia, ricevuti da chi s’impegna ad essere inserito
sacramentalmente nel corpo ecclesiale. I primi due sacramenti sono conferiti una sola volta
poiché costituiscono “l’essere e l’agire del cristiano”, mentre il terzo è ripetuto come
sacramento di “costruzione” continua della Chiesa. In questo modo si spiega la triade
sacramentale dell’iniziazione cristiana: il Sacramento che dà l’essere cristiano è il
Battesimo, quello che dà l’agire cristiano è la Confermazione, mentre il sacramento
dell’inserzione plenaria nella Nuova Alleanza per mezzo dell’azione di grazie è l’Eucaristia.
Di fatto nell’antichità, sia dal punto di vista biblico, sia da quello patristico, con
l’iniziazione che abitualmente comportava prove e riti simbolici, l’individuo veniva
ammesso a fare parte di un gruppo religioso o sociale. Il processo iniziatico, presente in
molte religioni e anche in comunità profane, si concludeva di regola con un rito particolare,
grazie al quale il candidato faceva il suo ingresso definitivo nel nuovo gruppo e diventava
iniziato. Questo processo iniziatico in ambito cristiano prevedeva diverse tappe, che non
sempre erano considerate sacramento, e non sempre erano considerate parte dell’iniziazione
cristiana.
Ciò che è importante ed induce ad una certa riflessione è che, fin dalle sue origini, la
Chiesa non ha mai amministrato il battesimo alla leggera, anzi lo ha circondato con la
grande esigenza, con un profondo senso comunitario e con una grande varietà di riti. Per tale
motivo, nel periodo apostolico si incontra una varietà di riti e di simboli che spiegano
l’accesso o l’ammissione al battesimo, ma i tre sacramenti erano tradizionalmente conferiti
nell’ordine di Battesimo, perché con esso costituivano una medesima realtà. L’ordine con il
quale venivano conferiti (Battesimo, Cresima ed Eucaristia), spiega che questi tre
sacramenti sono talmente legati tra loro che non sarebbe possibile fare una catechesi
dell’uno senza trattare degli altri due, almeno nel periodo apostolico.
Benché per motivi di ordine storico e pastorale questi tre sacramenti non sono stati
sempre amministrati insieme e secondo il loro ordine, la Chiesa li considera ugualmente
come intimamente legati tra loro, tanto da porre in evidenza il legame che li unisce,
ritenendoli dell’iniziazione cristiana.
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La successione ed il legame tra questi tre sacramenti sono descritti in un famoso testo di
Tertulliano, De Resurrectione, 8,3 CCL 3, 93 1:
caro abluitur, ut anima emacultetur;
caro ungitur, ut anima consecretur,
caro signatur, ut anima muniatur,
caro manus impositione adumbratur,
Ut et anima spiritu inluminetur;
Caro corpore et sanguine Christi vescitur,
ut et anima de Deo saginetur.
PRIMO TEMA
L’INIZIAZIONE AL BATTESIMO CRISTIANO
Gli antecedenti del battesimo cristiano2
Se vogliamo individuare i contesti che hanno potuto influenzare sia l’origine del
battesimo cristiano sia la prassi di questo rito nella Chiesa nascente, devono essere presi in
considerazione:
1. I riti di purificazione dell’Antico Testamento;
2. Le prassi battesimali del giudaismo;
3. I lavacri con acqua praticati dalle religioni misteriche.
I più comuni erano i “diari”: si trattava di un bagno completo fatto verso le undici della
mattina, dopo il quale ci si rivestiva di una tunica bianca al fine di penetrare nel recinto
sacro dove si consumava il pranzo, al quale, sottinteso, non venivano ammessi gli “impuri”.
Dunque, la purezza rituale era simbolo della purezza interna e della conversione del
cuore ed aveva un’intensa componente escatologica; si ricorreva al bagno escatologico
nell’attesa della purificazione messianica definitiva in virtù dello spirito di santità.
Le comunità essene conferivano ai bagni un’importanza eccezionale, certamente al di
sopra delle purificazioni giudaiche, venendo ammessi alla comunità coloro che, dopo la
prova destinata a manifestare la sincerità della loro conversione, si sforzavano di condurre
una vita pura e aspirassero alla grazia purificatrice.
Possiamo domandarci: Qual è il vero significato di questi bagni? Lo si può comprendere
solo alla luce dell’ideale di purezza che anima l’intera comunità.
Il significato del bagno era quello della purezza rituale per avvicinarsi a Dio e
partecipare alla comunità, quest’ultima comparata ad un santuario santissimo.
In secondo luogo, poi, era il simbolo della purezza interiore, cioè della conversione
effettiva e dipendeva principalmente dallo sforzo dell’uomo, così come dal dono di Dio.
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Né fu rito proprio la cosiddetta “circoncisione del cuore”, atto che sanciva il nuovo
patto mosaico e rendeva membri dell’Israele santo. La “circoncisione del cuore” degli
Esseni, era un rituale di iniziazione lungo e severo ai fini della buona pratica della legge.
Come l’ingresso, cosi il progresso, dipendeva dai giudizi positivi della comunità medesima.
I vari rituali di iniziazione, sin dal primo ingresso nel nuovo patto, coincidevano con il
rito annuale del patto, solennemente celebrato nella festività di Pentecoste per tutti i membri
della comunità, come si può riscontrare nel Libro dei Giubilei (Giub 6,7).
Tali riti, sembrano essere sempre basati sulla stessa struttura, ovvero sulla confessione
di fede e dei peccati. Più specificatamente:
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P. GRECH. La pratica del battesimo ai tempi di Gesù, in P. R., TRAGAN. (ed.), Alle origini del battesimo
cristiano. Radici del battesimo e suo significato nelle comunità apostoliche, Studia Anselmiana 106.
Sacramentum 10. Roma. 1991, p. 62.
4
Le prassi battesimali del Giudaismo erano due: il bagno delle Comunità Essene ed il battesimo dei proseliti.
Si trattava di un rito di purificazione che riguardava soprattutto i pagani convertiti al Giudaismo.
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C’è da dire che è presente tutta una teoria scaturita dal dibattito con Odo Kasel:
quest’ultimo fa un confronto fra il battesimo cristiano ed il battesimo mandeo, il quale
comprende tre atti:
battesimo;
unzione;
il pasto.
L’unzione è una ripetizione del battesimo in quanto l’olio riveste la funzione di acqua di
luce che non aggiunge nulla al battesimo stesso, ma ne evidenzia il carattere divino. Proprio
in questo punto Kasel ha avuto delle discussioni con un suo confratello, nel senso che Kasel
respinge l’ipotesi che il battesimo giudaico possa derivare da quello mandeo. Tale teoria può
5
S.Zeitlin. L’origine de l’institution dii bapteme pour les proselvtes, Revue des Etudes Juives 98 (1934).
57.
6
J. COPPENS. Baptéme, in Dictionnaire de la Bible. Supplément, Tome Premier, Paris. 1928, 852-924.
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derivare solo dal completo disconoscimento di ciò che anima l’interno della comunità
cristiana. Tutto questo, secondo Kasel, ha origine da una sopravvalutazione del ruolo
battesimo mandeo, con il rischio di conoscere a sufficienza l’originalità del battesimo
cristiano e della sua tradizione.
Andando oltre, alcune prassi rituali delle religioni misteriche del mondo ellenistico sono
state considerate da diversi autori come antecedenti o parallele al battesimo cristiano. In
alcuni testi il senso di certi bagni è quello di un morire volontario per ottenere una nuova
vita divinizzata. Tragan offre l’esempio delle Metamorfosi di Apuleio.
Piuttosto che come effettivi antecedenti del battesimo le religioni misteriche sono state
considerate come fonte per una risignificazione del rito cristiano. Il testo di Rm 6,1-11 è
stato messo in relazione con i misteri ellenistici. Si tratta di una discussione aperta.
Conclude Tragan che per spiegare l’origine del battesimo cristiano non occorre
necessariamente fare appello al sacramentalismo ellenista delle religioni misteriche perché il
suo vero humus è piuttosto da ricercare nei lavacri del giudaismo tardivo.
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Oggi, tale fenomeno è molto valutato dai filosofi o dalla filosofia della religione.
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battesimo cristiano sarà un bagno nello Spirito Santo mediante il quale i riceventi acquistano
il pieno diritto al regno messianico.
I riti con cui l’iniziazione cristiana si esprime si potranno meglio comprendere nella
riflessione teologica alla luce del lungo itinerario religioso, della difficile e reale messa in
pratica della Chiesa nascente, in un alveo cultuale, dove la Comunità cristiana offrirà la sua
originalità che parte fondamentalmente dalla persona di Cristo.
Il battesimo cristiano non è derivato direttamente da queste prassi anche se ci sono,
forse, degli influssi indiretti, tra i quali la ritualità e la simbologia.
4. Il Battesimo di Giovanni.
Da quanto si è detto, il rito del battesimo compiuto dal Battista al Giordano non
doveva apparire assolutamente nuovo. I Giudei da tempo praticavano i bagni religiosi. La
stessa concezione simbolica dell’acqua accompagnava il simbolo dello Spirito nella
letteratura intertestamentaria.
• Flavio Giuseppe
• Nuovo Testamento.
Flavio G. antiq. judaic, lib. XVIII, 5, 2, afferma:
«Giovanni era un uomo buono che incitava i Giudei alla virtù,
spronandoli a praticare la giustizia tra loro e la pietà verso Dio per poi
battezzarsi. Quanto gradito a Dio dovesse risultare questo battesimo risulta
facilmente deducibile dal fatto che non ci si serviva di esso al fine
dell’espiazione dei peccati, ma piuttosto ai fini della purificazione del corpo,
visto che l’anima era, prima, purificata mediante la giustizia».
Giovanni si caratterizza, dunque, secondo il testo, per il suo messaggio morale (esso
corrisponde alla sua chiamata) e per il suo battesimo. Tuttavia, il contenuto viene declassato
da operativo ad illustrativo e didattico. In sostanza, il rito compiuto dal Battista, manifesta
un valore che ormai è vicino al battesimo cristiano, senza – peraltro – arrivarvi. In
compenso, però, il rito battesimale trova, adesso, un valore non privo di una sua
convenienza.
L’esegesi recente è molto impegnata a mettere in luce l’originalità di Giovanni
nell’ambito del movimento battista della Palestina e la sua importanza nell’orizzonte del
cristianesimo nascente. Diverse monografie concordano nel sottolineare la forte impronta
religiosa che il Battista, con la sua predicazione, il suo genere di vita e l’originalità del suo
rito battesimale, ha dato a Israele. Il suo messaggio insiste sulla necessità di far penitenza in
preparazione alla venuta di colui che è più grande di lui, il giudice, colui che sradicherà
l’albero che non da frutti, cioè tutti i mali del mondo. Così, Giovanni si presenta ai suoi
contemporanei come ultima possibilità di perdono e di salvezza, dando luce ad un tipo di
battesimo che esprima pentimento e perdono dei peccati. Amministrato una sola volta,
questo battesimo rappresenta una creazione originale di Giovanni, cioè un battesimo aperto
a tutti i peccatori che volevano convertirsi. Esso che veniva praticato dal Battista stesso
nelle acque correnti del Giordano e in quelle della Perea e della Samaria, dove poi sarà
battezzato il Cristo.
In effetti, però il battesimo di Giovanni pare ben diverso dall’immersione dei proseliti.
A prima vista esistono analogie tra Giovanni e l’essenismo, come pure delle differenze. In
tal senso è interessante leggere lo studio di Edmondo Lupieri, Il battesimo di Giovanni
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Battista, nel Dizionario di Spiritualità biblico-patristica vol. 6 Borla, nelle pagine 70-72, in
riferimento ai problemi concernenti il battesimo di Giovanni.
Il Battista fu il primo a pensare che un’immersione in acqua corrente potesse in qualche
modo coincidere con la remissione dei peccati. Per questa ragione fu lui ad essere definito
“il battista”, cioè il battezzatore per antonomasia. In tal modo egli ha realmente preceduto i
cristiani, il cui battesimo sembra essere stato, sin dagli inizi, uno strumento efficace per la
remissione dei peccati (conclusione di Lupieri, op. cit. 73).
Secondo gli studi recenti, il battesimo di Giovanni, non disgiunto dal contenuto della
sua predicazione profetica, può allora costituire il contesto storico-religioso più vicino al
battesimo cristiano.
Ma il battesimo cristiano presenta due caratteristiche originali che lo distinguono dal
battesimo di Giovanni:
Queste novità non escludono le dimensioni teologiche proprie al rito del Battista: il
perdono dei peccati e la partecipazione alla salvezza escatologica.
Su questa base oggi si sostiene che la comunità cristiana primitiva ha adottato il
battesimo di Giovanni, mentre alcuni esegeti ritengono che siano gli stessi discepoli del
Battista, unitisi dopo la Pasqua al gruppo dei credenti di Gesù, a introdurre nella nuova
comunità il rito di ammissione praticato dal loro maestro.
5. Il Battesimo di Gesù.
Tenendo conto sempre dell’esegesi attuale, rimane prudente riconoscere che le origini
del battesimo cristiano siano state diversificate e complesse, benché il rito del battesimo, che
suggella la fede dei credenti in Cristo, si sia rapidamente imposto e diffuso.
Kretschmann (lo cita Tragan) mette in luce come il battesimo del secondo e del terzo
secolo sia la risultante di una tessitura di riti diversi e come rifletta la varietà di significati
che esso deve aver avuto già nell’epoca precedente. Questa diversità di prassi manifesta
originariamente un rito arcaico, sul quale si affacciano diverse teorie sostenute da più
studiosi, ma di per sé parlando del battesimo, si scopre un contesto molto diverso da quello
della “Cena”.
Le svariate prassi battesimali dei primi secoli non sarebbero sviluppi di un unico rito
arcaico, ma piuttosto varianti di prassi battesimali già originariamente tra loro diverse.
Secondo quest’autore (Kretschmann) non si potrebbe parlare di una fondamentale unità
di struttura del battesimo, come si può parlare invece per il rito della Cena del Signore.
Ancora, egli aggiunge: «Alla base del battesimo non c’è, oltretutto, né un evento né una
tradizione fondanti che obblighino ad ammettere l’omogeneità della sua origine». Rimane,
dunque, valido il principio che la prassi del battesimo cristiano proviene dalla fase più
primitiva delle comunità post pasquali.
6. I cristiani hanno cominciato a praticare il loro battesimo “nel nome di Gesù” (Atti
19,5). C’è qui un’espressione molto arcaica. Col sottofondo del Battista, questa
formula suppone che dietro questo lavacro c’è la persona stessa del Signore, che in
questo modo conferisce ad esso un significato nuovo, essendo il Signore Gesù anche
l’oggetto della predicazione apostolica. Come il battesimo di Giovanni era legato
alla sua predicazione profetica, così il battesimo cristiano è legato alla predicazione
dei discepoli di Gesù, al loro annunzio di salvezza: Gesù morto e risorto, glorificato.
In questo modo Gesù assicura la sua presenza nella Chiesa.
7. Il battesimo nel nome di Gesù: eij to onom£ epi tw onom£. Secondo studi
recenti, il rito battesimale di questa formula di 1 Cor 1,13.15 esprimerebbe il
rapporto personale del battezzato con Cristo, rapporto di destino (eij to) o di
dipendenza (epi) oppure rapporto fondato sul nome di Gesù ('en tw onom£).
8. Il battesimo e lo Spirito Santo (v. Atti degli Apostoli). Luca ha elaborato una sua
nozione di tale rapporto dalle diverse tradizioni di cui poteva disporre, ma non è
arrivato mai a precisare lo sviluppo del suo pensiero in forma unitaria e coerente. Il
battesimo con acqua, ripreso dai cristiani, conserva gli stessi elementi di quello di
Giovanni Battista: conversione, penitenza e perdono dei peccati. Ciò che caratterizza
il battesimo nel tempo della Chiesa è piuttosto l’effusione dello Spirito. In tal senso,
è importante il testo di Atti 2,38 come la testimonianza chiave del pensiero lucano
sul battesimo. Il testo riproduce o presuppone la normale prassi del rito e rivela il
giusto significato del lavacro con acqua. Così si può vedere che non c’è discontinuità
tra battesimo con acqua e dono dello Spirito Santo in quanto l’imposizione delle
mani è un elemento costitutivo del rito battesimale medesimo. Per Luca il battesimo
comporta il dono dello Spirito Santo e non esiste per lui altro battesimo cristiano che
quello nello Spirito.
9. Le prassi del battesimo nelle comunità post pasquali. Si vede una prassi unanime
del battesimo, radicata nella fase più primitiva della Chiesa nascente (At 2,38). I
primi testi apostolici e post apostolici dimostrano che il battesimo cristiano è stato
una prassi comune, ricevuta e trasmessa sin dall’inizio e non un’abitudine che via via
si è imposta. Abbiamo menzione anche dei testi battesimali, molto arcaici, che non
comportavano l’effusione dello Spirito (At 8, 26-40).
10. Nelle grandi lettere paoline il battesimo si dà per scontato. Era un rito conosciuto
e praticato in tutte le chiese. Per tale ragione, troviamo diversi significati nelle lettere
paoline. L’interpretazione più tipicamente paolina del battesimo cristiano resta quella
delle grandi lettere: esso è la partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo,
innanzitutto in Rm 6,1-11, dove si definisce il battesimo come partecipazione alla
morte e alla risurrezione di Cristo. Per Paolo il significato fondamentale del
battesimo deve essere capito con la formula kerigmatica di 1Cor 15,3-5, cioè con la
morte redentrice, la sepoltura e la risurrezione di Cristo (Rm 6,1-11) 8. In questo
8
Le diverse ipotesi sul rapporto che unisce la morte salvifica di Cristo sulla croce e il rito battesimale, si
possono vedere nello studio di Tragan a pagina 28 e seguenti.
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modo sembra chiaro come il battesimo abbia uno stretto legame con la theologia
crucis, cioè con la predicazione del Vangelo, con la fede che salva, con la
giustificazione, mediante le quali acquista, dunque, un po’ da tutti i grandi temi della
teologia paolina, ricchezza di significati e pregnanza di simbologia.
11. Nelle lettere pastorali di Paolo il battesimo viene menzionato una sola volta,
soltanto da Tt 3,4-7, ma il testo è denso di contenuto e deve essere capito all’interno
di un ampio contesto teologico e parenetico. Il battesimo è anzitutto una
rigenerazione palingenesia e un rinnovamento. La rinascita individuale del neofita è
collegata con la nuova era del cosmos inaugurata da Gesù Cristo, così da ritrovare
l’evento escatologico, che appare nel testo di Marco.
12. La Prima lettera di Pietro. È considerata come un’omelia o come una liturgia
battesimale, addirittura propria della Vigilia pasquale. Non c’è accordo tra gli
esegeti. Il battesimo è il punto di partenza per un’esortazione parenetica a sopportare
il peso della vita cristiana e viene presentato come il fondamento del comportamento
etico che deve contraddistinguere i credenti. Il peculiare punto di vista sul battesimo
della 1 Pt va riconosciuto nella rilettura tipologica del racconto del diluvio e
dell’arca di Noè e nell’insistere sulla collaborazione da parte del credente all’agire
divino operante nel rito di purificazione (l Pt 3,20b-21). Per questo motivo il
collegamento tra battesimo ed il fatto del diluvio non sta nel tema dell’acqua, ma in
quello della risposta obbediente a Dio. L’acqua del battesimo manifesta, di fronte a
quella del diluvio (punizione di Dio) una forza purificatrice, creativa, principio di
rinnovamento e di vita e rimanda alla dimensione simbolica positiva dell’acqua.
generazione operata da Dio, cioè una generazione battesimale che secondo Gv 3,5 è
una rinascita dallo Spirito e dall’acqua. Nella tradizione giovannea il battesimo è una
nuova nascita, un’illuminazione ed i credenti sono generati da Dio, nati dallo Spirito
Santo. In 1 Gv il battesimo rimane sempre il luogo in cui avviene l’atto della
generazione operata da Dio. Il significato fondamentale rimane quello della
rigenerazione come opera e dono dello Spirito. Il senso simbolico di molti testi del
Vangelo di Gv è indubbio: Gv 4,10.14; Ge 7,37-39; Gv 9, 1-41; Gv 13,1-20 (la
lavanda dei piedi) e Gv 19,34 (sangue e acqua che sgorgano dal costato di Gesù),
dove non pochi commentatori vedono nel costato aperto di Gesù l’origine dei due
grandi sacramenti: il Battesimo e l’Eucaristia. Il colpo di lancia collega la vita
sacramentale della Chiesa con la persona e l’opera di Gesù e in concreto con la sua
morte redentrice. I sacramenti costituiscono un’unica realtà con la persona ed il
sacrificio di Cristo, con la sua esaltazione, e sono fonte di vita per la Chiesa che
zampilla . Riprendendo la conclusione di C.K. Barret, egli afferma: “esiste un
insegnamento sacramentale in Gv più intenso che nei vangeli sinottici”(Tragan,
Dizionario, p. 156).
Conclusione.
I diversi scritti del Nuovo Testamento offrono la possibilità di intendere e di spiegare il
battesimo secondo diverse prospettive e con terminologie simboliche differenti, ma
mostrano una rilevante unità che manifesta una certa autenticità.
Troviamo elementi costanti che si ripetono sia nelle forme battesimali più primitive
“nel nome di Gesù”, sia in quelle più sviluppate di orientamento trinitario.
Cristo Gesù, la sua persona e la sua opera sono il punto di riferimento essenziale che dà
senso al battesimo; nel Suo nome il battezzato entra a far parte della comunità
escatologica dei salvati.
Data la molteplicità e l’ambiguità dei testi si può dire che l’origine del battesimo
cristiano sia stata complessa. Non possiamo arrivare a una nozione unitaria e coerente,
ma si arriva ad una prassi, ad una teologia e ad una simbologia.
Il significato teologico del battesimo cristiano esprime la realtà della salvezza realizzata
dalla morte e dalla risurrezione di Cristo e si manifesta nel dono dello Spirito Santo
(Pasqua, donazione dello Spirito, apertura alla Chiesa).
Nella sua globalità, questo Battesimo – che subito troveremo nella sua complessità
nell’Iniziazione Cristiana, unisce alla passione di Cristo e realizza la piena
incorporazione dell’uomo a Dio, facendo del credente un alter Christus (v. Kasel) che è
abilitato ad offrire un sacrificio gradito a Dio. Si comprende, allora, la qualifica
dell’Eucaristia come culmine dell’Iniazione cristiana.
Seguendo le indicazioni di V. Saxer nella sua opera Les rites de l’initiation chrétienne
du II au VI siècle. Esquise historique et signification d ‘après leurs principaux tèmoins,
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Primo Tema: Iniziazione al Battesimo cristiano. 16
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vorrei dividere tutto ciò che dobbiamo studiare in tre parti diverse, ma con qualche
cambiamento da parte mia, che mi sembra, per il nostro scopo più adatto:
• La Didaché,
• Epistola di Barnaba,
• San Giustino,
• La Traditio apostolica,
• La Didascalia,
• Le Costituzioni apostoliche,
• Il Testamento del Signore.
• Tertulliano, De Baptismo
• Le Catechesi di Cirillo di Gerusalemme/ Giovanni Crisostomo e
Teodoro di Mopsuestia, I Cappadoci, Sant’Ambrogio, Agostino.
SECONDO TEMA
La Didaché
Bibliografia: W. RORDORF- A., TUILLIER, La doctrine des douzes apôtres, S.C. 248,
Paris 1978.
Nel 1883 Filoteo Bryennios pubblicò la Didaché, da lui scoperta un decennio prima
in un codice greco di Costantinopoli. Per la sua antichità la Didaché fu posta a capo della
raccolta dei Padri Apostolici.
funzioni liturgiche in Antiochia, verso la fine del I secolo. Viene definito un manuale
catechetico, liturgico e disciplinare. E’ importante, dunque, notare che si tratta di una
compilazione di documenti di origine diversa.
Commento sul testo e struttura dell’azione liturgica:
“Dopo aver preso tutte queste cose” (altra traduzione: “dopo aver insegnato
tutto ciò che precede” - traduzione di Benoit e Rordorf). Si intendono tutte le
cose dette prima sulle due vie, il che costituisce un tipo di catechesi remota per il
battesimo. Troviamo qui una chiara allusione ad un periodo detto del
catecumenato, anche se questo termine non appare ancora chiaramente, durante il
quale avveniva l’ammaestramento o la catechesi delle persone desiderose di
diventare membri della Chiesa. Questa prescrizione insinua la fase preparatoria
per il conferimento del sacramento cristiano, mostrando che il battesimo può
essere amministrato solo dopo un’accurata catechesi.
La formula trinitaria e la formula cristologica che si trova nello stesso autore
() sono
la formula trinitaria di Mt 28,19. A tale riguardo si deve ricordare che nel
capitolo 9,5 c’è anche la formula nel nome di Gesù (coloro che sono stati
battezzati nel nome del Signore) ispirandosi alla dottrina di At 8,16; 10, 48; 19,5.
Dunque, troviamo già le due formule che nella prima tradizione non si
oppongono, ma hanno un unico riferimento alla formula matteana, che via, via
sarà la formula sacramentale. Secondo Audet (pp. 361-365), con queste due
formule possiamo fare un’analogia con altre due: il Vangelo di Dio o il Vangelo
di Gesù Cristo. Fanno parte dello stessa kerygma. Le due formule non si
oppongono.
In questo passo, troviamo ormai una distinzione dai bagni rituali giudaici o di
altre religioni, perché è riportato l’ordine di battezzare nel nome della Trinità:
“nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (7,1- 7,3). Questo è
l’elemento dottrinale più importante di questo passo della Didaché. Il merito
della teologia battesimale consiste nella esplicitazione delle Tre Persone divine
della Trinità; per due volte, infatti, è prescritto che bisogna amministrare questo
sacramento nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Si parla di una
triplice immersione che mostra l’inserimento del battezzato nelle singole persone
della Trinità. Possiamo assicurare (come fa Panimole, Il battesimo dei Padri
apostolici a pag. 169) l’equivalenza delle due serie di locuzioni battesimali,
anche se l’una mette in risalto la dimensione trinitaria e l’altra quella
cristologica.
L’elemento fondamentale di questa teologia battesimale è questo inserimento
nella Chiesa. L’elemento dottrinale e spirituale più profondo in tale dimensione
trinitaria del battesimo consiste nell’inserimento del credente nella Famiglia di
Dio e nel suo rapporto esistenziale con le singole persone della Trinità.
L’uso dell’acqua corrente (7,1). Si tratta di una prescrizione singolare rispetto
all’insegnamento del Nuovo Testamento, perché in questi scritti ispirati non è
reperibile tale precetto, anche se in At 8,36ss. è narrato che Filippo battezzò
l’etiope in un luogo dove c’era l’acqua, con probabile allusione a un ruscello o a
una fonte. Del resto l’autore non si mostra troppo categorico in questo dettaglio,
perché ammette la possibilità di battezzare anche in acqua non corrente (7,2).
Tertulliano dirà che si può usare qualsiasi acqua (De Baptismo, 4). La
precisazione sulla possibilità di battezzare versando un po’ d’acqua sulla testa del
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 19
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
L’Epistola di Barnaba
Bibliografia: Bosio et alii, I volume; Panimole S., Il battesimo nei Padri Apostolici,
DDEBP, VI, 171-173; P. Prigent, Epitre de Barnabé, S.C. 172, Paris, 1971.
L’Epistola che prende il nome di Barnaba e che le più antiche testimonianze della
tradizione attribuiscono concordemente al compagno di San Paolo, si presenta in realtà
come un breve trattato apologetico-catechetico sotto forma di epistola (v. Schr 172).
11
Per la vita e le opere di Giustino abbiamo tre studi generali:
1) BARNARD L. W., Justin Martyr. History life and though, Cambridge 1967.
2) OSBORN E. F., Justin Martyr. Beiträgen zur historischen. Theologie 47, Tubinga 1973.
3) KAMMENGIESSER CH., - SOLIGNAC O., ART. DAL DIZ. DI SPIRIT (in francese) col. 1640-1647 (1974).
12
I testi liturgici di Giustino si trovano nell’apologia di questo maestro (didascalos), vescovo e martire.
Quest’opera è sottoposta alla questione se la seconda Apologia sia un’opera vera e propria oppure se si tratta di
un’Appendice della Prima Apologia di Giustino. L’Apologia, insieme al dialogo con Trifone, sono tra i pochi
scritti che ci sono rimasti e che dalla Tradizione sono attribuiti a Giustino. L’Apologia è stata composta verso
l'anno 150 a Roma e rappresenta un documento di importanza particolare perché offre elementi preziosi sulla
liturgia del tempo (v. l’Historia Ecclesiastica di Eusebio).
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 22
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Amministrazione;
Dall’analisi del contenuto si può dire che Giustino sottolinea una preparazione morale
che manifesta lo sforzo di tutta la Chiesa che accompagna il candidato nel proprio cammino
personale. Accanto a questa preparazione morale, segue una preparazione dottrinale,
accompagnata dalla preghiera e dal digiuno, assieme alla Comunità in vista della remissione
dei peccati e della rigenerazione. Qui troviamo già, in modo più sviluppato i due effetti del
Battesimo: rigenerazione e la remissione dei peccati. Inoltre si può notare una:
Rito battesimale:
a) lavacro in un luogo particolare, dove c’è l’acqua;
b) nel nome della Trinità: “Nel nome di Dio Padre e Signore dell’universo e del
salvatore nostro Gesù Cristo e dello Spirito Santo”. Si tratta della formula
sacramentale vera e propria.
Capitoli 65-66:
Dall’analisi contenutistica dei due capitoli, sopra riportati si possono cogliere diversi
punti:
a) Ingresso nella fraternità;
b) Preghiera universale;
c) Bacio della pace;
d) Preparazione del pane e del vino;
e) Anafora eucaristica con l’Amen;
f) Comunione distribuita dai diaconi e portata agli assenti;
g) E lo stesso cibo è da noi chiamato Eucaristia (66,1).
Conclusione.
In Giustino troviamo le prime descrizioni di una organizzazione catecumenale e
dell’iniziazione cristiana (metà II secolo).
La stessa struttura descritta da San Giustino rimane costante in tutti i riti, con una
continuità straordinaria.
Troviamo una vera teologia liturgica del battesimo con i riti particolari che possiamo
sintetizzare in cinque punti:
La Tradizione Apostolica13
La Tradizione apostolica14 è un documento di valore inestimabile per la conoscenza delle
istituzioni ecclesiastiche e della vita cristiana dei primi secoli; riporta un rituale rudimentale
che fissa determinate regole e forme per l’ordinazione, le funzioni delle diverse classi della
gerarchia, la celebrazione dell’Eucaristia e l’amministrazione del battesimo. Fornisce anche
l’eucologia.
13
Per quanto riguarda il testo in latino, consultare una dispensa a parte del Docente dal titolo: «Fontes selecti
de Ritu Initiationis Christianae – L’Iniziazione Cristiana – 95020 Prof. J. J. Flores – A.A. 2000/2001» , pp. 32-
61.
14
Il titolo di quest’opera è riportato sulla cattedra della statua di Ippolito, eretta nel III sec. Il testo originale è
andato perduto, tranne alcune brevi sezioni conservate nei documenti greci posteriori, in particolare nell’ottavo
libro delle Costituzioni apostoliche e nella loro Epitome.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 25
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Con il Cap. 19 si può notare l’imposizione delle mani, come prova di un rito già ben
sviluppato. Il dottore (didascalos) impone la mano, prega e congeda. Questo dottore
può essere un ecclesiastico o un laico. Poi si sottolinea la possibilità del martirio ed il
battesimo di sangue: si apprehenditur cathecumenus propter nomen domini…
Accepit baptismus in sanguine suo (Se un catecumeno viene preso per il nome del
Signore… Ha ricevuto il battesimo nel suo sangue). In questo modo il martirio viene
equiparato al battesimo, tanto che chi non ha ancora ricevuto il perdono dei peccati,
sarà giustificato.
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Prof. Juan Javier Flores, OSB.
La benedizione dell’acqua si fa al momento del canto del gallo, come segno che indica
la seconda parte della notte. Si battezza nell’acqua di una fontana o con dell’acqua
piovana, o anche con una qualsiasi acqua.
15
Questa parte del testo è molto importante perché si parla della V a Ebdomada, della Parasceve e del Sabato
mattina, come indicazione per il triduo pasquale. Tuttavia si può notare che il ciclo liturgico completo non è
completo almeno fino al IV secolo, giacché non si trova ancora un riferimento ad un’istruzione del Giovedì
Santo, anche se appare il nucleo principale di tutto il triduo pasquale.
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Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Dapprima si battezzano i bambini: coloro che sono in grado di farlo rispondono alle
domande sulla fede; se invece non sono capaci, lo fanno in loro luogo i genitori o i
parenti o qualcuno della famiglia. In seguito si battezzano gli uomini, poi le donne.
Si benedicono poi i sacri Oli. Al momento fissato per il battesimo il vescovo prega
sull’olio che mette in un’ampolla: è l’Olio d’azione di grazie. Poi esorcizza un altro olio,
cioè l’Olio d’esorcismo. In questo modo, per la prima volta si ha la distinzione tra l’olio
del rendimento di grazie e l’olio dell’esorcismo16. Inoltre, di per sé il testo dice che il
Vescovo “esorcizza” l’olio dell’esorcismo, mentre prega su quello di rendimento di
grazie.
Un diacono porta l’Olio d’esorcismo e prende posto alla sinistra del sacerdote; un altro
diacono prende posto alla destra del sacerdote con l’olio d’azione di grazie.
Il sacerdote chiama ciascun candidato per nome, il quale deve pronunciare la rinuncia, la
cui forma è la seguente: Io rinuncio a te, Satana, alle tue pompe17 e a tutte le tue opere.
Dopo la rinuncia, il sacerdote unge il candidato con l’olio d’esorcismo dicendo: “Che
tutti gli spiriti maligni s’allontanino da te”. Poi affida il candidato nudo al vescovo e al
sacerdote che si trovano vicino all’acqua per battezzarlo. Qui si può notare l’importanza
della distinzione del ruolo del vescovo, del presbitero e del diacono.
Dopo il battesimo il neofita è unto dal sacerdote con l’Olio d’azione di grazie con queste
parole: “Io ti ungo con l’Olio santo nel nome di Gesù Cristo” (p. 52).
b) La confermazione.
Quando i neofiti si sono vestiti, entrano nella chiesa. Il vescovo impone loro la mano
dicendo:
Domine Deus, qui dignos fecisti eos remissionem mereri peccatorum per
lavacrum regenerationis spiritus sancti, inmitte in eos tuam gratiam, ut tibi
serviant secundum voluntatem tuam: quoniam tibi est gloria, patri et filio
cum spiritu sancto, in sancta ecclesia, et nunc et in saecula saeculorum.
Amen. (pag. 52).
16
Senza dubbio l’unzione fatta con l’olio di esorcismo simbolizza la forza necessaria per la lotta contro il
demonio che avviene nell’acqua per far morire l’uomo vecchio. Il posto di questa unzione varierà nel corso dei
secoli e secondo i paesi, come avremo modo di constatare. L’unzione con l’olio di azione di grazie è fatta dal
sacerdote dopo il battesimo, e tale unzione è riportata già da Tertulliano che le dà un senso sacerdotale.
17
Se la voce latina servitium fosse la versione del termine pompê, la traduzione potrebbe essere «fasto»,
«apparato», «seduzione» o anche «pompe». Il termine «pompe», al plurale, nel linguaggio ecclesiastico indica
la seducente fastosità delle opere del diavolo.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 28
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
c) L’eucaristia18.
I diaconi presentano l’oblazione al vescovo il quale rende grazie: sul pane affinché
sia il simbolo del corpo di Cristo; sul calice del vino, affinché sia l’immagine del sangue che
è stato versato per chiunque crede in lui; sul latte e sul miele per indicare il compimento
della promessa fatta ai nostri Padri, nella quale si parla della terra dove scorre latte e miele.
Conclusioni
Non si può negare in nessun modo l’importanza singolare della Tradizione
Apostolica per quanto riguarda la storia della Liturgia, benché l’edizione di Dom Botte è
una ricostruzione che si fonda sulla versione latina del IV secolo. Rimane aperto il problema
dell’attribuzione. Quali sono le questioni che manifestano la realtà della Chiesa di Roma, al
tempo della Traditio? Esse sono:
Il problema della doppia unzione. Nel rituale troviamo due unzioni fatte con lo stesso
Olio d’azione di grazie, prima da un sacerdote, non si sa dove, poi, una unzione sulla
testa e sulla fronte fatta dal vescovo. Solo la tradizione romana comporta queste due
unzioni. Botte, Martimot, Cabié, Bouhot, Nocent, hanno parlato spesso di questa
duplicità di unzioni (v. Anàmnesi, 3/1). L’uso di questa doppia unzione, quella del
sacerdote e quella del vescovo è rimasta solo nella tradizione romana, non si trova
altrove, basta vedere l’interpretazione di Nocent a pagina 39 di Anàmnesi 3/119.
L’Ordo attuale dell’iniziazione cristiana degli adulti (OICA) trova la sua struttura
essenziale nella Tradizione Apostolica.
Notiamo ormai l’affermazione della pratica corrente del battesimo dei bambini, ma si
trova anche la pratica del battesimo degli adulti.
18
Per quanto riguarda l’ordinazione del vescovo, si tratta dell’anafora eucaristica che attualmente corrisponde
alla seconda.
19
Padre Nocent esprime la seguente opinione: «Ci si potrebbe domandare se non vi sia qui un parallelo voluto
da uno stesso simbolismo: l’immersione è seguita da una unzione e questa sembra essere l’illustrazione
sensibile di quanto è stato appena fatto nell’acqua battesimale; per la confermazione, lo Spirito è donato per
mezzo dell’imposizione della mano del vescovo e questo dono è illustrato a Roma da una unzione?».
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 29
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
20
L’insufflazione sul viso è un uso popolare che richiama alle pratiche della magia ben note ai contemporanei.
Nella tradizione cristiana il soffio significava la forza dello Spirito di Dio (Gen 2,7; Sap 15,11; Ez 37,9; Gv
20,22; 2Ts 2,8). La «signatio» sembra essere molto in uso nei riti cristiani. Troveremo nell’opera ormai
vecchia, ma sempre interessante di F. J. Dölger numerose testimonianze sulla signatio. In un’altra opera lo
stesso autore ci fornisce delle testimonianze di questo segno per cacciare il demonio. Anche Tertulliano nel già
citato testo dice: «Caro signatur, ut anima muniatur» (De Resurrectione 83: CCL 2, 932). La rinuncia ha in
Ippolito una formula ben precisa che richiama al gesto tradizionale in Oriente della rinuncia verso l’Occidente
e l’adesione verso l’Oriente.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 30
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
21/02/2001 – Iniziazione Cristiana, 3a. Lezione, Prof. Juan Javier Flores OSB.
La Didascalia dei apostoli23 probabilmente risale probabilmente alla prima metà del
secolo III.
Nel libro III, nei capitoli 9 e 16, troviamo diversi riferimenti ad un’iniziazione
cristiana, che di per sé presuppone un documento anteriore alla data sopra indicata. Ci sono,
però, elementi nuovi, rispetto a quelli che abbiamo visto, come ad esempio, il servizio delle
diaconesse per l’aiuto delle donne e “per il bene della comunità”. Una sottolineatura più
evidente è riservata alla figura del vescovo, per quanto riguarda il servizio liturgico, il quale
deve scegliere bene i suoi collaboratori, cioè i diaconi, e le diaconesse. Inoltre, è presente
un’unzione pre-battesimale che ormai viene affidata a questi ministri differenti, in base alle
persone di sesso maschile e femminile, sopra enunciati.
Il vescovo impone la mano ai futuri battezzati e unge il capo mentre i diaconi e le
diaconesse ungono il resto del corpo.
Il battesimo lo fa il vescovo, ma lo può delegare anche ai diaconi. Ma in ogni caso
chi battezza fa anche l’epiclesi battesimale.
C’è anche un’unzione post battesimale: dopo il battesimo viene data l’unzione
crismale con il muron riservato al vescovo. Il neofita (v. Dispensa citata, pp. 208-210 ai
nn. 2-3 fino a riga 14). In questo modo riceve lo sfraghis, un marchio tale da rendere
inviolabile il cristiano. E’ il segno indelebile del Battesimo.
Sembra che l’autore voglia giustificare che le donne non possano battezzare ma
possano avere solo un ruolo nell’unzione pre battesimale. Infatti, dice: «Fu lo stesso Cristo
che lo vietò; se lui avesse voluto che le donne potessero battezzare, lui stesso avrebbe
21
Nella Dispensa del professore, citata alla nota n. 14 di questa Dispensa, consultare le pagine dove è riportato
il testo italiano della Tradizione Apostolica 20, la Didascalia Apostolorum III (alle pagine numerate da 208 a
211), le Constitutiones Apostolorum VII (alle pagine numerate da 404 a 453).
22
B. STUDER Documenti liturgici nei primi quattro secoli, in Scientia Liturgica, Anscar J. Chupungco ed., Vol.
I, Casale Monferrato, Piemme, pp. 217-239.
23
Si tratta di una Costituzione ecclesiastica, composta, secondo le ultime ricerche, nella prima parte e forse nei
primi decenni del III secolo. Era destinata ad una comunità di convertiti dal paganesimo, situata nella Siria
setttentrionale. L’opera segue il modello della Didaché e rappresenta la fonte principale dei sei libri delle
Costituzioni Apostoliche. L’ignoto autore della Didascalia sembra fosse di razza ebraica. Era vescovo,
possedeva estese conoscenze mediche, ma mancava di una precisa formazione teologica.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 31
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
ricevuto il battesimo dalla sua madre e non da Giovanni Battista» (v. Dispensa citata a p.
210, n. 4, righe 14-18).
A) il primo rituale (1-28) (pagine 405-407, il capitolo 22) dove possiamo trovare due
parti, la prima che porta all’insegnamento delle due vie e l’altra perˆ de bapt…
smatoj che tratta dal battesimo e dagli altri riti connessi. Il rituale contiene tre elementi
che provengono dalla Didaché: 1) la catechesi; 2) battesimo e riti connessi; 3) Eucaristia
battesimale. I battezzati vengono associati al Cristo morto e risorto e ormai con Lui
appartengono alla nuova vita. C’è qui una teologia che è paolina che verrà poi ripresa. Si
tratta di una teologia battesimale.
B) il secondo rituale (39-45) (pagine 440-441) è una rielaborazione della Didaché e
della Traditio Apostolica. Esso parla dell’istruzione come un tempo di iniziazione alla
dottrina della pietà cristiana. Si trovano, dunque, le cosiddette cerimonie battesimali. Si
nota, inoltre, il cambiamento della materia della catechesi suggerita da queste parole
greche: Apot£ssomai tù Satan´ ... Suntassomai tù Cristù (v. p.444, cap. 41).
Si tratta, infatti, delle rinunce battesimali, molto più ben sviluppate rispetto alla
tradizione26
Dunque, con questi riti entriamo nelle cerimonie battesimali vere e proprie: la
benedizione e l’unzione con l’olio, benché non ne conosciamo il rito. Si può notare dunque:
- Prima del battesimo, l’acqua deve essere benedetta.
- Benedizione e unzione col crisma e imposizione della mano.
Non conosciamo i restanti riti post-battesimali, tranne il Padre Nostro che il neofita
deve recitare in piedi, dal momento che adesso è risuscitato (45,1): «post hoc stans dicat
orationem, quam docuit nos Dominus. Necessario qui resurrexit debet stare et orare
quoniam, qui exsurgit, erectus est». E’ un elemento importante che indica il modo di recitare
il Padre Nostro. C’è anche da dire che al cap. 43,1-2 si trova il riferimento alla benedizione
dell’acqua e tutta la giustificazione teologica, malgrado non ci sia una formula concreta.
Conclusione: tra il III e la fine del IV secolo, tre rituali distinti e diversi che indicano una
grandissima varietà di riti: essi si giustappongono, dei quali, il primo è quello
24
E’ stato riportato il testo del Funk, ma per quanto riguarda le tesine, non è bene citarlo, ma piuttosto bisogna
fare riferimento alla Sources Chrétienne, ed. di Marcel Meyer ai nn. 320 (1985), 329 (1986), 336 (1987).
Meyer lo divide in tre volumi.
25
Si tratta di un’opera fondamentale, di natura canonico-liturgica, della fine del IV secolo. Essa comprende
ben otto libri. Tale opera fu composta nella Siria del Nord, sede del patriarcato. Essa fu presentata come
documento finale del cosiddetto Concilio degli Apostoli. Essa è curata da Clemente di Roma. Per quanto
riguarda il Libro VII, esso comprende tre parti: 1) i capp. 1-32 sono un ampliamento della Didaché; 2) i capp.
33-38 sono composti da cinque preghiere di lode a Dio, che sembrerebbero redatte su preghiere ebree; 3) i
capp. 39-45 presentano un rituale dell’iniziazione cristiana in cui sono riconoscibili alcuni echi del rituale
battesimale della Tradizione Apostolica, qui molto sviluppato. Il libro si conclude con diverse appendici (46-
49).
26
Il testo latino, riportato alla p. 445 della Dispensa citata, dice: «Cum ergo renuntiat, qui baptizatur, ita
recitet: Renuntio satanae et operibus eius et pompis eius et cultibus eius et angelis eius et inventis eius ac
omnibus, quae sub eo sunt».
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 32
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
della Didascalia degli Apostoli, mentre gli altri due si trovano nelle
Costituzioni Apostoliche (III, 9 e 16 e VII, 1-28 e 39-45), che manifestano la
tradizione liturgica della Chiesa di quel tempo. Per quanto riguarda il primo,
esso è piuttosto un direttorio episcopale sul ruolo delle diaconesse nel rito del
battesimo, che suppone gli altri due rituali, che si trovano nelle Costituzioni.
(Vedere la ricostruzione di V. Saxer nella pagina 231).
Come novità e difficoltà troviamo l’imposizione della mano da parte del vescovo in
III, 16,3 che viene accompagnata dall’unzione pre battesimale, mentre in VII, 44,3 l’unzione
post-battesimale è posta in relazione con la crismazione. Mancano però le consegne del
Vangelo del Simbolo e della preghiera del Signore.
27
Opere diverse portano questo titolo. La più conosciuta è un trattato liturgico-canonico conservato in siriaco.
Si presenta come uno scritto degli Apostoli riportante una conversazione che Gesù avrebbe avuto con loro
dopo la risurrezione. Vi si trova: 1) una descrizione dei segni precursori della venuta dell’Anticristo, 2) talune
regole per la costruzione delle chiese; 3) delle prescrizioni concernenti l’ordinazione e i doveri dei chierici,
l’eucaristia, il battesimo e la vita cristiana. Questa terza parte ha come base la Tradizione Apostolica (come si
legge nelle collezioni latina, copta, araba ed etiopica), ma le preghiere vi sono considerevolmente sviluppate,
mentre altre preghiere e riti vi sono inseriti. Alcune preghiere del Testamentum Domini sono ancora in uso nel
pontificale siriaco. Lo stesso trattato esiste in versione araba ed etiopica.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Secondo Tema: Documenti liturgico-canonici. 33
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
fatta sui singoli neo battezzati, assieme all’unzione del capo. Tutte le due volte è il
vescovo che opera.
La prima unzione va unita alla rinuncia a Satana che si fa guardando a Occidente; dopo
di ciò viene l’adesione a Cristo, guardando ad Oriente (v. p 129: «Deinde episcopus tradat
illum presbytero, qui baptizare debet. Baptizandi stent nudi in aquis. Cum baptizando
descendat et diaconus simili modo»). Seguono, poi, una serie di domande e risposte, che
corrispondono alla professione di fede durante il Battesimo. Questo fa capire che le rinunce
e l’adesione sono due aspetti complementari della conversione interiore dei catecumeni.
La rinuncia, l’unzione pre battesimale, l’adesione a Cristo si fanno alla presenza e per
mano del vescovo, il quale per il battesimo li demanda al sacerdote.
Le vedove hanno un ruolo importante nel battesimo delle donne. Poiché c’è l’esigenza
di una nudità totale, diventa quanto mai necessaria la presenza delle diaconesse, le quali
fanno l’unzione, prima e dopo il battesimo e preparano una tenda al fine di evitare che gli
uni guardano gli altri, durante il rito del battesimo.
Conclusione
Tutti questi documenti ci offrono un’idea multiforme dell’iniziazione cristiana.
Troviamo sempre nel fondo documenti quali la Didaché e la Traditio apostolica, ma i riti, i
simboli, la teologia, le formule, le spiegazioni e la didascalia, sono ogni volta più sviluppate.
La grande diversità si può spiegare dalle vicende storiche dei diversi paesi, dove sono state
composte le diverse opere citate in questo secondo tema.
28/02/2001 – Iniziazione Cristiana, 4a. Lezione, Prof. Juan Javier Flores OSB.
TERZO TEMA
Il simbolismo dell’acqua.
28
A tale riguardo, consultare: E. MAZZA, La Mistagogia, le catechesi liturgiche della fine del IV secolo ed il
loro metodo, Roma, BEL – Subsidia 46, CLV 21996.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Prof. Juan Javier Flores OSB. 35
Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
Il Cristo non appare mai senza l’acqua: Numquam sine aqua Christus! (9,4).
Tertulliano esamina, poi, sette punti teologici che possono illuminare la realtà del
battesimo, cioè il battesimo di Giovanni, il battesimo di Cristo, il battesimo e la Passione, il
battesimo degli Apostoli, il battesimo della Chiesa, la necessità del battesimo, la
predicazione ed il battesimo, la fede ed il battesimo, il battesimo degli eretici ed il
battesimo di sangue.
Inoltre, Gesù non ha battezzato e ciò non è in contrapposizione col fatto che egli sia venuto
per conferire il battesimo, perché Egli delega i suoi apostoli per conferire il battesimo, ma
dice che non era un vero battesimo non essendo ancora venuto lo Spirito e non essendo
ancora fondata la Chiesa. Parlando anche del battesimo degli Apostoli, agggiunge che essi
battezzavano in modo subordinato, conferendo il medesimo battesimo di Giovanni, poiché
il Cristo non aveva ancora fondato l’efficacia del battesimo nella sua passione e nella sua
resurrezione: “… quia nec mors nostra dissolui posset nisi domini passione nec uita
restitui sine resurrectione ipsius” (11,4).
Tertulliano, poi, si domanda come sono stati salvati gli apostoli, se solo Paolo ha
ricevuto il battesimo. Egli risponde affermando che secondo il principio ecclesiologico,
non si può essere salvati senza battesimo, tanto da non renderlo valido, oppure gli apostoli
per essere salvati sono stati battezzati, altrimenti non hanno ottenuto la salvezza. Allora, il
privilegio di essere stati chiamati per primi e di vivere familiarmente col Cristo poteva
sostituire il battesimo.
Prima della passione - resurrezione del Signore la salvezza si otteneva mediante la
sola fede, ma adesso che conosciamo la natività, la passione e la resurrezione questi sono
diventati oggetti della fede, cosicché il sacramento si è ampliato, insieme a tutta l’opera
salvifica di Cristo: il sigillo del battesimo – agginge Tertulliano – fu aggiunto, quale vestito
per la fede che prima era nuda e che ora non ha più potere senza la legge che vi è aggiunta:
Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole (qui riprende in modo chiaro il testo di
Mt 28). Nessuno è salvato senza rinascere dall’acqua, perché in essa si trova tutta la forza
della Chiesa e della Pasqua.
Parlando del battesimo degli eretici (cap. XV), Tertulliano argomenta che non esiste
che un solo battesimo (Gv 13,10; Ef 4,5), ma questo è stato scritto per noi che crediamo,
non per gli eretici. La conclusione è la necessità di battezzare gli eretici, se vogliono
passare alla Chiesa e sono stati battezzati nell’eresia. Dunque, l’unico battesimo è quello
che passa per mezzo dell’acqua della Chiesa, ma vi è tuttora un secondo battesimo da
considerare, anch’esso unico: è il battesimo nel sangue, perché nel martirio, sostituisce il
battesimo vero e proprio, nel caso non l’avesse ancora ricevuto chi lo ha subito. Invece, il
battesimo degli eretici non sostituisce il battesimo vero e proprio.
Altri problemi:
Il ministro del battesimo (XVIII): il vescovo è il vero ministro; in modo
subordinato e con la sua autorizzazione il presbitero e il diacono sono ministri
del battesimo. Anche i laici hanno questo potere. Come la Parola che nessuno
ha il diritto di nascondere, il battesimo, venendo da Dio, tutti possono
conferirlo, ma è l’urgenza del pericolo che deve guidare questa condotta.
Le pre battesimali sono impartite ai catecumeni che hanno fatto la domanda del
battesimo e che sono stati giudicati degni, mentre le mistagogiche introducono il neo
battezzato all’intelligenza dei riti ricevuti durante la veglia pasquale.
2. Rito battesimale: è molto sottolineata l’immersione completa per tre volte, insieme
alla confessione trinitaria.
3. Riti post battesimali: si tratta della crismazione.
Nuovo Testamento, Cristo e i riti della sua Chiesa. La parola greca typos viene
abitualmente tradotta con il termine “figura”, ed è un avvenimento veterotesta-
mentario che prefigura la realtà di Cristo.
2. Descrizione molto chiara del potere del diavolo (I, 4-5). Viene, dunque,
sottolineata la necessità di rinunciare a Satana esplicitamente (I, 8). Questo
elemento lo si ritroverà nel Gelasiano, che vedremo in seguito. Sono importanti
le rinunce a Satana e a tutte le sue opere, accompagnate dalle preghiere che
riguardano gli esorcismi.
Unzione pre battesimale con l’olio esorcizzato, cioè benedetto: «Questo olio
esorcizzato dalle invocazioni divine e dalla preghiera, riceve una forza tale che non
solo purifica bruciando le tracce dei peccati, ma mette ancora in fuga le potenze
invisibili del nemico» (II, 3).
Domanda riguardo alla fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo: ciò esprime
tutta la ricchezza della professione di fede, accompagnata da una triplice immersione.
In questo si ha anche la spiegazione di tutto il rito, ricco di simbolismo. Dall’aspetto
rituale ed esterno si deve raggiungere il simbolismo ed il significato sacramentale.
In riferimento a questi punti l’autore dice: «Nello stesso modo che è remissione dei
peccati e procura il dono dello Spirito Santo, così questo battesimo è anche memoriale
delle sofferenze di Cristo. Il Battesimo rappresenta la Passione e la Risurrezione di Cristo.
Anzi, rende spiritualmente presente la Passione di Cristo in noi…».
Andando avanti, è interessante soffermarsi sul senso della piscina, cioè sul scendere
e sul risalire, come lo indica bene il testo, al cap. 4: «Dopo questo, siete condotti per mano
alla santa piscina del divino battesimo, come Cristo fu portato dalla croce al monumento».
Dunque, si può leggere come Egeria descrive il luogo nel suo Pellegrinaggio in Terra
Santa. Ciò che colpisce è il fatto di spiegare la morte, la sepoltura e la risurrezione del
cristiano sacramentalmente nel battesimo, che corrisponde al luogo della morte, della
sepoltura e della resurrezione di Cristo. A tale riguardo l’autore aggiunge: «Come il
Salvatore nostro trascorse allora tre giorni e tre notti nel cuore della terra, così anche voi
con la prima immersione avete imitato il primo giorno del Signore» (II, 4). Poi conclude:
«E nello stesso momento siete morti e siete rinati» (ibi). In altre parole, come Come Cristo
morì e fu sepolto il terzo giorno, allo stesso modo il cristiano nel gesto delle tre immersioni
rivive e ricorda il gesto di Gesù di morire, di essere seppellito e di essere risorto.
In II, 5 si parla della partecipazione come partecipazione che ci viene donata come
salvezza. Si tratta della partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo.
tipologia sacramentaria ci introduce così ad una teologia biblica dei sacramenti. In questo
caso, siamo di fronte al metodo liturgico-catechetico del secolo IV. In tal senso sono
evidenti gli effetti mistici, cioè il battesimo che è simbolo (antitupon) della passione di
Cristo(II, 6); il battesimo è la partecipazione in figura alla vera passione di Cristo.
In II, 7, alla fine di questa catechesi, si dice che per noi è solo una somiglianza
(omoiwma) di morte e di sofferenza, ma per la salvezza non c’è la somiglianza, bensì la
verità (aleqeia). L’autore conclude: «La salvezza non è somiglianza ma realtà, perché in
Cristo c’è stata la morte vera, in lui tutto è autentico. Noi, invece, non abbiamo sofferto,
né siamo morti, ma in somiglianza e questa somiglianza ci dà la partecipazione alla realtà
della salvezza».
Il testo inizia così: «Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, siete divenuti conformi
al Figlio di Dio. Infatti, avendoci predestinati all’adozione a Figli Dio ci rese conformi al
corpo glorioso di Cristo. Divenuti partecipi di Cristo, siete chiamati Cristi…Siete certo
diventati Cristo, ricevendo l’impronta dello Spirito Santo, ma tutto si è compiuto in voi a
modo di immagine, perché siete l’immagine di Cristo». L’autore, poi, aggiunge: «Con
questo, che sei simbolicamente unto sulla fronte e sugli altri sensi…Con questa mirra
visibile viene unto il corpo, ma con il Santo Invisibile Spirito è santificata l’anima». Da
queste parole, la terza catechesi mistagogica manifesta l’unzione pre battesimale, che
avviene con la crismazione. Il significato dell’unzione crismale è spiegato dagli autori in
relazione all’etimologia della parola crisma: questa è infatti della stessa famiglia delle
parole “Cristo” e “cristiano” e tutte derivano dal verbo greco “chrio”, ungere. Come
Cristo, così anche i cristiani sono gli unti del Signore a complemento della figliolanza
divina. Il rito viene spiegato così, nel senso che c’è un’unzione (III, 4):
1. Sulla fronte;
2. Sulle orecchie;
3. Sulle narici;
4. Sul petto.
La riflessione che viene dopo è sempre la più importante: «Siete divenuti Cristo
ricevendo il sigillo (to antitupon). Tutto si è compiuto in voi figuratamente
(eikonikwj), poiché siete le immagini di Cristo (eikÑnej) di Cristo». Nel ricevere lo
Spirito Santo il nuovo battezzato si sente pienamente di Cristo ed opera, finalmente,
come Lui ha operato.
Dunque, nel ricevere l’unzione dello Spirito Santo, il nuovo battezzato imita ciò
che ha fatto Cristo, con la discesa dello Spirito dopo il suo battesimo nel Giordano.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Prof. Juan Javier Flores OSB. 43
Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
Il neofita, imitandolo nell’azione liturgica, diventa icona di Cristo e questo essere icona
comunica la partecipazione alla realtà di Cristo stesso.
Questa unzione esterna, resa visibile con l’olio, ha un effetto straordinario a causa
dell’epiclesi. In modo analogo all’Eucaristia, questo balsamo viene trasformato dallo
Spirito Santo nell’epiclesi e diventa strumento efficace della sua divinità. Dunque, l’autore
fa un paragone con l’Eucaristia stessa ed evidenzia come questo balsamo acquisisce il
potere divino.
Si tratta di una delle testimonianze più antiche. Come riferisce il Prof. Saxer, dal
suo commento, riportato nella nota a pie di pagina del suo libro, la Quinta Catechesi
Mistagogica è una delle testimonianze più importanti dell’Antichità cristiana, assieme a
quelle di Teodoro di Mopsuestia e delle Costituzioni apostoliche, sulla celebrazione
eucaristica in Oriente nel IV secolo.
Questa Catechesi inizia così: «Per l’amore di Dio verso gli uomini, durante le
precedenti sinapsi, avete sentito parlare abbastanza del battesimo e della comunione al
corpo e al sangue di Cristo. Adesso dobbiamo passare al seguito perché ogni cristiano
pone il coronamento all’edificio spirituale del vostro profitto».
Giacché il battesimo era conferito nel contesto delle celebrazioni pasquali, la
liturgia eucaristica della Pasqua assumeva un carattere di particolare solennità. A tale
argomento è dedicata la catechesi mistagogica quinta che descrive la sinassi eucaristica dei
neobattezzati, nei suoi quattro momenti fondamentali:
1. Offertorio;
2. Preghiera eucaristica;
3. Preghiera del Signore;
4. Comunione.
Mentre si celebrava l’iniziazione battesimale dei catecumeni nel battistero, i fedeli già
battezzati e i catecumeni non ancora ammessi al battesimo vegliavano nell’aula eucaristica
con letture, canti, preghiere e commenti della parola divina. Al momento di celebrare
l’Eucaristia i catecumeni erano congedati, mentre i neofiti, rigenerati dal loro battesimo,
avanzavano in un luminoso e bianco corteo verso un posto speciale loro riservato nell’aula
eucaristica.
Manca qualsiasi allusione ad una liturgia della Parola. Anche gli altri autori non ne
parlano. Tale omissione sembra essere stata di uso universale. Sembra, però, che, in base
alla tesi di Saxer, la stessa liturgia battesimale che la precedeva sostituisse eccezionalmente
la liturgia della Parola durante la Veglia Pasquale.
Dunque, la celebrazione della Messa iniziava con i due riti dell’offertorio, ed il lavarsi
le mani, dopo la preghiera eucaristica che incominciava con il noto dialogo: «In alto i
cuori». Quando è il momento per i fedeli di avvicinarsi alla comunione, mentre il sacerdote
lancia un avvertimento: «Le cose sante ai santi». Il movimento dei fedeli che avanzano è
accompagnato con il canto del salmo 33, 9: «Gustate e vedete com’è buono il Signore». In
questo caso è interessante la descrizione dettagliata di come bisogna tenere le mani,
secondo quanto riferisce Giovanni, perché ogni fedele riceva il corpo di Cristo in modo
degno.
L’esortazione rivolta da Giovanni ai neofiti a conclusione del discorso allarga il
senso della comunione eucaristica a quella, poiché l’una non è possibile senza l’altra, ma è
costituita da essa.
Da quello che appare, in ultima analisi, l’Iniziazione Cristiana, al tempo di Cirillo e
nelle Catechesi è quell’insieme complesso di gesti, di riti, di preghiere e di cambiamenti di
vita ai quali era sottomesso l’uomo antico che voleva diventare cristiano secondo tre
momenti fondamentali, secondo la tradizione della Chiesa di Gerusalemme:
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Prof. Juan Javier Flores OSB. 45
Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
Oggi non c’è dubbio sulla paternità di queste prime due opere di Ambrogio. Il De
Sacramentis è una redazione stenografica di omelie; il De Mysteriis è un trattato del
sacramento e ci offre materiale più ordinato che non troviamo nell’altro. Siamo di fronte
alla rielaborazione libera che rimaneggia, riordina, concentra il materiale del De Mysteriis.
In quest’opera Ambrogio arriva a «parlare dei misteri e a spiegare la natura dei
sacramenti» (1,2).
Di nuovo si tratta di una catechesi mistagogica e perciò non troviamo molto a
proposito del catecumenato, ma soltanto alcune allusioni, essendo tutta la catechesi
centrata sui sacramenti ricevuti. Per Ambrogio il progresso mistico nella via di Dio avviene
con la comprensione razionale anche razionale dei sacramenti, che è possibile solo
attraverso un’indispensabile istruzione catechetica.
06/03/2001 – Iniziazione Cristiana, 5a. Lezione, Prof. Juan Javier Flores OSB.
L’acqua è ciò che si vede con gli occhi, ma non ogni acqua può guarire: guarisce
l’acqua che ha la grazia di Cristo (1,5,15). Esiste una differenza fondamentale tra
l’elemento e la consacrazione, tra l’azione e la sua efficacia: «l’azione è dell’acqua,
l’efficacia è dello Spirito Santo» (ibi).
L’acqua senza la croce di Cristo è un comune elemento privo dei vantaggi che sono
propri del sacramento, cioè l’acqua, il sangue, lo spirito: Ideoque legisti, quod tres testes in
baptismate unum sunt, acqua, sanguis et spiritus, quia si unum horum detrahas, non stat
baptismatis sacramentum30, (De Mysteriis 4,20).
Senza l’acqua non vi può essere il mistero della rigenerazione: nec iterum sine
aqua regenerationis mysterium est (De Mysteriis 4,20).
Dopo il battesimo il vescovo lava i piedi del neofita in ricordo della lavanda dei
piedi del Giovedì Santo e delle parole di Gesù a Pietro. Ambrogio ricorda che questa
usanza è una particolarità della chiesa di Milano e che Roma non conosce (3,4-7).
Dopo essere risaliti dal fonte battesimale ed aver ricevuto sul capo il balsamo
profumato Accipe autem myrum, hoc est ungentum, supra caput, i cristiani indossano le
vesti candide (vestimenta candida) per indicare che si sino spogliati dell’involucro dei
peccati e si sono rivestiti d’innocenza (De Sacramentis 3,1,1).
30
Nella traduzione italiana suona così: «Perciò hai letto nel battesimo che i tre testimoni sono l’acqua, il
sangue e lo spirito. Sono tutte e tre una medesima cosa, perché se tu togliessi uno di questi il sacramento del
battesimo non ci sarebbe più».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Prof. Juan Javier Flores OSB. 48
Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
Andando avanti, è bene fermarsi sul rito della Cresima, designata come spirituale
signaculum. Ambrogio spiega il contenuto dell’espressione: post fontem superest ut
perfectio fiat.
Alla luce del testo paolino, che cosa significa questo signaculum spiritale? I Padri
studiando a fondo il testo paolino di 2 Cor 1,21-22 hanno potuto concludere che esso si
riferisce a tutto il complesso del battesimo, senza escludere al suo interno un rito di
confermazione. Il testo paolino parlerebbe del battesimo come fatto unitario e nello stesso
tempo come un insieme di aspetti particolari e specifici. Su questa scia non sembra che
Sant’Ambrogio designi con queste espressioni un rito di consegna in fronte, ma piuttosto
sembra che si riferisca alla donazione dello Spirito Santo, che diventa Confermazione
rispetto all’intero processo battesimale. L’espressione perfectio, in senso spirituale,
teologico e sacramentale, richiama il neofita al fatto che il signaculum ricevuto gli è stato
dato per configurarlo a Cristo crocifisso, per poi risorgere. Tutto questo avviene proprio nel
fonte battesimale.
Ambrogio ricorda al neofita di aver ricevuto il signaculum spiritale: accepisti ergo
signaculum sanctum in corde tuo... quando accipis spiritale signaculum.
Tutto questo offre una unità profonda nel battesimo cristiano, ma anche una
diversità di aspetti.
A. Caprioli conclude il suo studio affermando che signaculum spiritale è riferito da
S. Ambrogio ad un momento particolare dell’unico battesimo, quello dopo la chiamata alla
fede e l’abluzione battesimale: sequitur spiritale signaculum quod audisti hodie legi, quia
post fontem superest ut perfectio fiat.
trinitaria, in particolare la fede nell’uguaglianza dello Spirito col Padre e col Figlio messa
in discussione dagli ariani dell’ambiente di Ambrogio. L’effusione dello Spirito sul neofita
era un potente richiamo alla professione della fede trinitaria.
sua fede, la confessa pubblicamente, la testimonia; per questo viene segnato nel corpo,
ma più ancora viene segnato interiormente dallo Spirito, perché è lo Spirito Santo che
manifesta in lui l’immagine celeste, la vita nuova data nel battesimo. Così il dono dello
Spirito dice fedeltà al battesimo: Sicut enim in Christo monimur et nenascamur, ita
etiam Spiritu signamun ut splendorem atque imaginem eius et gratiam tenere possimus
(De Spir. S. I, 6,79).
4) Il battesimo come passaggio: qui per hunc fontem transit, non meritur, sed resurgit
(De Sacramentis 1,12). Chi passa per questa fonte non muore, ma risorge in Cristo.
1. Come capire il battesimo dato ai bambini qualora non pervengano all’età adulta.
2. La posizione sacramentaria dei donatisti che mise in questione l’unicità del battesimo
e, quindi, la sua validità o meno, qualora venga conferito da ministri indegni. Agostino
scrisse sull’argomento due opere fondamentali, il De baptismo (a. 400) e il De unico
baptismo (a. 411) nei quali ribadì la tesi della validità del battesimo anche se
amministrato da eretici, scismatici o ministri indegni.
3. La controversia pelagiana che mise in questione la necessità stessa del battesimo dei
bambini. Due scritti, il De peccatorum meritis et remissione et de baptismo
parvulorum e l’Epistula 98 (a. 412/413).
4. La prassi del catecumenato. Scrisse il De catechizandis rudibus (a. 400); de fide et
operibus, i sermoni 56-59 relativi ai riti della traditio et redditio orationis dominicae e
i sermoni 212-215 sulla traditio redditio symboli.
spiegare la fede e la morale. Di per sé si tratta di una formazione più ascetica che
catechetica: non solum quid credere, venum etiam qualiten vivere debeant (De fide
et operibus 27,49). Gli scrutini esprimono in Agostino il complesso dei riti ricevuti
dai catecumeni in preparazione al battesimo, mentre i riti della Traditio/Redditio
richiamano al significato del Simbolo e del Pater. Questi riti esprimevano in sintesi
la natura dell’istituzione del catecumenato ed il senso all’iniziazione alla vita
cristiana. Il Simbolo, cioè il Credo, costituiva la sintesi essenziale delle realtà
cristiane, alle quali era esortato ad aderire il catecumeno, conformandovi la vita. Il
Pater indicava, invece, i limiti e le possibilità del suo impegno personale nel poter
vivere la fede cristiana. I riti del Simbolo e del Pater sintetizzavano insieme
l’iniziazione alla vita cristiana.
3. Teologia. Il mistero della Pasqua. La Pasqua del Signore è il mistero del suo
passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita. L’essenziale della fede
cristiana è credere nella passione e nella risurrezione di Cristo. Invece, quello che
sembra più essenziale della vita del cristiano non è tanto l’annuale celebrazione di
questa solennità, ma è il passare dalla morte alla vita identificandosi con Cristo
nell’unità del suo corpo ecclesiale. Il battesimo realizza questa morte e risurrezione
in figura e nella speranza. Vivendo ogni giorno il mistero pasquale, il cristiano
ricapitola in lui la storia della salvezza, storia del popolo di Dio e storia di Cristo.
Nel pensiero di questo grande Padre della Chiesa, l’ambito morale costituisce la
chiave di volta di tutte le sue omelie mistagogiche, ma non per questa ragione, si devono
considerare inferiori alle altre omelie mistagogiche. Parlando dei riti pre-battesimali, lui
insiste sull’adesione a Cristo e dell’impegno morale che il catecumeno si propone di
attuare in tutta la sua vita.
Dopo questi prelimari in Crisostomo, si possono individuare due gruppi principali di
catechesi mistagogiche:
- Catechesi della serie A, composte intorno alla Quaresima del 388.
- Catechesi della serie B, scritte tra il 390 ed il 391.
31
Il 5 ottobre 1955 Wenge scoprì nella biblioteca del monastero della Croce sul Monte Atos, un codice
contenente otto omelie inedite di Giovanni Crisostomo. Si tratta di una serie completa di istruzioni
battesimali che si possono definire mistagogiche. Queste famose catechesi furono pronunciate da Giovanni
Crisostomo quando era ancora presbitero ad Antiochia, dove – prima di diventare Patriarca di Costantinopoli
– svolse l’ufficio di predicatore.
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Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
Riti battesimali.
Rito centrale è il battesimo nell’acqua, che simbolicamente esprime la morte al
peccato e la decisione di cambiare vita. Esso non è un atto magico.
Conosciamo i riti pre battesimali che cominciano con gli esorcismi, la rinuncia a
Satana e l’adesione a Cristo. E l’impegno che il catecumeno si propone di vivere in tutta la
sua vita. Alla rinuncia a Satana fa seguito l’adesione a Cristo. Il rito dell’unzione viene
dopo ed è fatta sulla fronte con un mistico balsamo. Più che di unzione si tratta del segno
della croce.
Il Rito centrale.
E’ il battesimo nell’acqua che simbolicamente esprime la morte al peccato e la
decisione di cambiare vita. Il rito è simbolo di un effetto che non si vede. L’effetto è
segreto, il ministro è Cristo e la trasformazione interiore dell’uomo è opera dello Spirito
Santo.
I riti post-battesimali.
Il primo è il bacio di pace. Appena i battezzati escono dalla vasche, ricevono gli
auguri del padrino e di tutta l’assemblea. A questo punto segue la recita del Pater,
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Prof. Juan Javier Flores OSB. 54
Terzo Tema: Documenti a carattere Catechetico – Omiletico.
conformemente alla liturgia antica, siriaca e bizantina. Ora che il battezzato è divenuto
figlio di Dio può a buon diritto chiamare Dio con il nome di Padre. Dopo il battesimo i
neofiti in veste bianca e col cero in mano si avviano in processione per andare dal
battistero alla chiesa dove “alla mensa sublime, ricolma di beni, mangiano e bevono il
corpo e sangue del Signore”.
Conclusione: dal materiale studiato, per quanto riguarda le catechesi di natura
catechetico-omiletico, è emerso il metodo mistagogico che è diverso in ciascun autore,
benché esprima un unico progetto che è quello di dare al battezzato una formazione
adeguata. Nella diversità degli autori si trova una unanimità nel presentare gli elementi
essenziali del battesimo, nonché i diversi significati che lo accompagnano.
In ultima analisi, è importante richiamare la teologia liturgica, dove si trova l’uso
della tipologia biblica che appare una costante in ciascun autore: essa esprime, in tal modo,
la grande ricchezza della mistagogia. Allora, la metodologia diventa metodo vero e proprio
per fare una ricerca o elaborarare una teologia liturgica nel senso che da una struttura
liturgica si passa alla teologia soggiacente. Nella tipologia sviluppata ogni autore è
differente, ma la loro diversità indica come la Chiesa abbia potuto sviluppare il complesso
di elementi rituali e teologici dell’Iniziazione Cristiana. In tale orizzonte questa tipologia
viene applicata alla liturgia: è un modo di costruire una teologia sacramentaria, a partire dai
medesimi sacramenti.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Documenti a carattere liturgico. 55
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
QUARTO TEMA
Edizione critica del testo: A. WILMART, Jean Diacre: Epistola ad Senanium, Analecta
Reginensia: Extraits des manuscrits latins de la reine Christine conservés au Vatican”, Studi
e Testi 59, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1933, pp. 170-179.
Tra la Traditio Apostolica del secolo III e il Sacramentario Gelasiano troviamo una
lacuna abbastanza grande riguardo allo sviluppo del rito dell’iniziazione cristiana. In questo
tempo invece conosciamo tante catechesi, che ci manifestano l’importanza e la realtà
dell’iniziazione cristiana nella vita della Chiesa.
L’autore.
Si tratta probabilmente dell’arcidiacono di Roma che, poi, diventò Papa Giovanni I
(523-526). Nella lettera leggiamo che un certo Senario, funzionario di Ravenna, che i
contemporanei riveriscono come vir illustris era un dignitario della corte di Teodorico che
interpella il diacono Giovanni affinché questi spieghi alcune cose riguardo al battesimo. In
quell’epoca Ravenna era città imperiale, per cui sembra un’ipotesi logica che un ufficiale
imperiale si sia rivolto a Roma per una riposta ad una domanda liturgica.
Preso da dubbi sul significato di alcune osservanze liturgiche, Senario mandò una
lettera a Giovanni, andata smarrita; fortunatamente la risposta è stata conservata.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Documenti a carattere liturgico. 56
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
Inoltre, quando Giovanni I fu eletto papa, si dice che era diacono da lungo tempo, e
ormai anziano e infermo32. Il primo paragrafo della lettera parla di questa debolezza fisica
dell’autore.
Genere letterario.
Non si tratta di un trattato sistematico sul battesimo, ma di una risposta ad una serie
di domande specifiche. La risposta va al di là delle questioni proposte.
Il secondo paragrafo latino corrisponde al numero 446 del testo italiano. Qui
l’autore riformula alcune delle domande di Senario (Requiro vobis…p. 171, paragrafo II,
riga 1 e ss.) . Potrebbero esse 7:
4. Forse si tratta di una regola nuova che ha le sue origini nel Nuovo Testamento?
Il terzo paragrafo del latino (v. Disp. cit. alle pp. Num. 171-172) corrisponde alla
seconda parte del 446 italiano e comincia con le parole: Ad haec ita rispondeo. (A questo
riguardo ti rispondo).
32
J. KELLY, Giovanni I, in Grande dizionario illustrato dei Papi, Casale Monferrato 1989, 153. Cfr.
Dispenda dei testi, già citata alla pagina numerata 171, paragrafo 1 (Domino merito inlustri…). Questo primo
paragrafo è un’introduzione un po’ stilizzata. L’infermità fisica e la mancanza di tempo sono la causa primaria
del suo malessere.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Documenti a carattere liturgico. 57
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
1. Perché il catecumenato? L’uomo dal primo peccato, è precipitato nella morte e non
può essere riscattato se non dalla grazia del Salvatore (nisi affuerit gratia
salvatoris…, p. 171, riga 4). Dunque, l’insegnamento sul peccato originale è molto
chiaro. Questo dono della salvezza offerto a noi richiede una doppia risposta. Fin dai
primi rudimenti della fede, (fidei rudimenta), ci vuole il distacco dal diavolo e
l’adesione a Cristo prima di diventare cristiano; per tale ragione occorre il
catecumenato. Questo concetto lo ritroveremo nell’Eucologia che si svilupperà
successivamente.
Sale benedetto: accipit etiam cathecuminus benedictum sal in quo signatur (v. Disp.
Cit. p. num. 172, riga 22). Il sale è simbolo di due cose: a) la preservazione
dell’anima, col sale della sapienza e della predicazione, dai pericoli del mondo; b) la
soavità del sale divino placa ogni umore corrotto. Dunque, è attestato che sul sale
veniva recitata una preghiera di benedizione e che con il medesimo il catecumeno
veniva segnato; il diacono dava il senso del rito: egli partiva dall’idea della
conservazione e la riversava sulle qualità e sui doveri morali del catecumeno.
Giovanni ha il merito di abbozzare l’andamento del rito, secondo quanto segue:
28). Il testo non dice, come nella traduzione italiana 33, la triplice benedizione, ma
afferma che si ha per tre volte il gesto di esorcismo e la benedizione. Questo
corrisponderebbe ai tre scrutini durante la Quaresima. A. Chavasse pensa che
possiamo vedere qui i tre scrutini, che si trovano nel GeV 291-298: Item Exorcismi
super electos.
Il paragrafo IV corrisponde al 455 della traduzione italiana (v. Disp. cit. p. num. 173).
Traditio symboli all’eletto. Dopo aver progredito per un certo tempo, gli è consentito di
ricevere le parole del Simbolo, che ci è stato trasmesso dalla Tradizione degli Apostoli:
ut qui paulo ante solum catechuminus dicebatur nunc etiam vocetur competens vel
electus (v. Disp. cit. p. num. 173, righe 3-4). Colui che poco prima era chiamato
catecumeno, ora lo si chiama competente o eletto. Secondo Saxer, troviamo qui
un’indicazione che il catecumenato non è più un processo lungo e esteso, ma è stato
ritualizzato. La lettre suggère qu’il ne s’agit de guère autre chose que d’appellations:
dicebatur, vocetur (p. 592). La Traditio Symboli aveva luogo qualche settimana appena
dopo l’iscrizione e l’ammissione al catecumenato. Le parole quodam profectu atque
provectu lasciano supporre un tempo breve. Così il tempo del catecumenato, ormai
riservato ai fanciulli, aveva la durata di una sola quaresima.
La Traditio Symboli avrebbe luogo dopo il terzo scrutinio che di solito si faceva la
quinta domenica di Quaresima. A tale riguardo non c’è nessum indizio della Traditio
Evangelorum e neppure nella Traditio orationis dominicae. Il testo della Disp. cit., alla
p. num. 173, righe 4-6, così recita: Conceptus enim est in utero matris aeclesiae, ci
vivere ian incepit, etiam si nondum sacri pantus tempus explevit. Concepito nel seno
materno della chiesa adesso comincia a vivere anche se il tempo della sua nascita non è
ancora compiuto.
I riti della mattina del Sabato Santo (gli scrutini): allora hanno luogo quelli che la
consuetudine della Chiesa chiama scrutini. La spiegazione è molto bella: Tunc fiunt illa
quae ab aecclesiastica consuetudine scrutinia dictitantur. Perscrutantur enim eorum
corda per fidem utrum menti suae post… (v. Disp. cit. p. num. 173, righe 6-7). In altre
parole, si scrutano i cuori con la fede per rendersi conto se i candidati, dopo la loro
rinuncia al demonio, hanno fissato nello spirito le parole divine, se riconoscono la grazia
futura del Redentore e confessano la loro fede in Dio, Padre Onnipotente. I riti descritti,
secondo Saxer, sono la redditio symboli, e il rito dell’effethà (v. riga 13), cioè Il tocco
delle orecchie e del naso. Con il testo de Rm 10,17 (tanguntur sanctificationis oleo
aures eorum, tanguntur et nares (v. Disp. cit. p. num., righe 12-13). Con queste parole fa
la spiegazione del rito del Effetha: per avvertire di rimanere nel servizio di Dio e
nell’obbedienza…finché respirano il soffio di questa vita, per sentire il profumo
spirituale (Cant 1,2-3), e come protezione perché il senso dell’odorato sia preservato dai
piaceri di questo mondo. Padre Nocent pensa che Giovanni sbaglia quando considera gli
scrutini come una sorta d’esame del catecumenato o sulla fede, mentre la tradizione
mostra che si tratta di esorcismi (Anamnesi 3/1, p. 42). Dopo questo, alla fine, si svolge
il rito del camminare a piè nudi, cioè la Excalceatio (v. Disp. cit. paragrafo VI p. num.
174, righe 1-7: Hi etiam nudis pedibus iubentur incedere… nociuum. Haec igitur
33
G. Leopardi: E cosa osservata che le antiche opere classiche, non solo perdono moltissimo. tradotte che
siano. ma non valgon nulla, non paiono avere sostanza alcuna... E perciò appunto necessario che le opere
classiche antiche tradotte perdano tutto o quasi tutto il loro pregio cioè quello dello stile, perché i moderni non
hanno di gran lunga l’arte dello stile che gli antichi ebbero né possono nelle loro traduzioni conservare ed esse
opere il detto pregio ( Zibaldone 3475-3476).
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Documenti a carattere liturgico. 59
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
13/03/2001 – Iniziazione Cristiana, 6a. Lezione, Prof. Juan Javier Flores OSB.
Il rito del battesimo (Disp. cit. VI, p. num. 174, righe 10-11; in italiano il n. 513: In quo
sacramento baptzatus trina demersione perficitur; et recte). Quando l’eletto ha
progredito nella fede arriva il momento del battesimo. Vediamo, così, i riti, cioè la
triplice immersione con una spiegazione spirituale: il neofita è battezzato nel nome della
Trinità. La triplice immersione è da una parte simbolo della Trinità e anche imitazione di
Cristo che è risorto dai morti il terzo giorno. La triplice immersione ha un significato
cristologico di imitazione della risurrezione di Cristo; il battesimo conferisce ai cristiani
una caparra della risurrezione del corpo. Qui è molto evidente la teologia di Mt 28..
Dopo il lavacro, il neofita assumeva l’abito nuovo (Disp. cit. VI, p. num. 174, riga 15:
Sumpits dehinc albis vestibus caput eius sacri chrismatis unctione perenguitur, ut
intellegat baptizatus regnum in se ac sacerdotale conuenisse myterium). Rivestito in
seguito di vesti bianche il battezzato riceve l’unzione del santo crisma sul capo perché
comprenda che in lui si intrecciano la dignità reale ed il mistero sacerdotale. Si parla,
dunque, delle vesti bianche e dell’unzione col sacro crisma, che indica la dignità regale e
sacerdotale del cristiano34.
Il rito particolare. per esprimere più pienamente l’immagine del sacerdozio, si orna con
un nastro la fronte del neofita, un gesto che non troviamo altrove: si tratta del linteum o
velamen misticum (v. Disp. cit. VI, righe 24-25: Resplenduit facies eius vel ut sol,
vestimenta vero eius facta sunt candida sicut nix). Siamo dinanzi al linteum, che,
insieme all’abito battesimale (veste bianca) e all’unzione post-battesimale, costituisce il
segno della novità del Battesimo ricevuto, quindi, del cristiano. Il rito del legare una
benda intorno alla fronte del neofita è un rito conosciuto nella prassi del battesimo
proselitico e che anche Agostino conosceva un certo velamen battesimale. In seguito si
può notare un’altra significativa affermazione: Rivestono dunque vesti bianche, perché
la loro tenuta manifesti ciò di cui sono stati rivestiti nella seconda generazione
gloriosa.., e così ornati della veste nuziale possano accedere alla tavola dello sposo
celeste come uomini nuovi” (Disp. cit., VI, p. num. 174, righe 25-31: Utuntur igitur
albis vestibus ut quorum primae nativitatis…habitus secundae generationis gloriae
proferat indumentum, ut ad mensam sponsi caelestis nuptiali veste circumdatus homo
novus occurat). L’abito battesimale, il linteum legato intorno alla fronte del neofita e
l’unzione post battesimale, diventano segno e simbolo del ministero nuovo.
Spiegazione delle vesti bianche (v. Disp. cit., VI, p. num. 174, righe 15-30).
Abbiamo quattro spiegazioni delle vesti bianche:
34
A tale riguardo è stata pubblicata da poco una bellissima tesi dottorale di uno degli ex studenti del
Sant’Anselmo. Essa porta il seguente titolo: Induere Christum. Rito, linguaggio simbolico-teologico della
vestizione battesimale. E’ una tesi completa, ricca di fonti patristiche che compie un cammino dell’evoluzione
dei riti, da quelli pagani sino all’OICA attuale.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Documenti a carattere liturgico. 61
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
3. Le nozze dell’agnello. Con questo abito nuziale, i nuovi battezzati possono accedere
alla mensa dello sposo celeste come uomini nuovi: utuntur igitur albis vestibus ut
quorum primae nativitatis infantiam vestusti erroris pannus fuscaverat, habitus
secundae generationis gloriae proferat indumentu, ut mensam sponsi caelestis veste
circumdatus homo novus occurrat (righe 27-29). Si tratta della preparazione
posteriore che descrive la condizione dell’uomo prima del battesimo: si tratta, infatti,
del confronto che l’autore fa tra la prima veste, quella della prima nascita, offuscata
dall’errore, e la seconda veste, quella della seconda nascita, che simboleggia l’uomo
sollevato dal peccato e rinato nello spirito, al fine di accedere alla mensa celeste.
4. La novitas della vita cristiana si disegna adesso attraverso diversi elementi rituali, di
cui la veste battesimale è soltanto uno. Lo spogliarsi dell’abito proprio e il
camminare a piedi nudi preparano la vestizione battesimale. La spogliazione trova il
suo compimento e la sua spiegazione ulteriore nella vestizione post battesimale. In
tal senso la spoliazione stessa è una delucidazione anticipatrice della vestizione
battesimale. Questo significato è molto presente nella Tradizione dei Padri: è il
simbolo dello spogliarsi totalmente per rivestirsi di Cristo.
I paragrafi seguenti (VII-XIV) non parlano direttamente del battesimo (il testo non è
stato tradotto in italiano), ma – in compenso mettono in luce alcune questioni
importanti. Esse esplicitano i seguenti temi:
Perché nella città di Roma, il sabato santo si consacrano sette altari? (v. Disp. cit.,
XI, p. num. 177).
Perché il sabato di Pasqua si mette nel santo calice latte e miele per essere offerti
con i sacrifici? (v. Disp. cit., XII, p. num. 177, righe 1-2: Quod autem quaesistis
cur in sacratissimum calicem lac mittatur et miel, et paschae sabbato cu
sacrificiis offeratur). Qui si trova in modo esplicito il riferimento alla pratica della
Pasqua.
Perché l’alleluia è cantato fino a Pentecoste? (v. Disp. cit., XIII, p. num. 178).
Nel caso che qualcuno che é stato battezzato, ma non cresimato, muore: questo
gli impedisce di essere salvato? Il testo è incompleto e non abbiamo tutta la
risposta di Giovanni a questa domanda, lui indica che la cresima fatta dal vescovo
è un’aggiunta, un aiuto, non qualcosa sostanzialmente diversa dal battesimo. (v.
Disp. cit., XIV, p. num. 178-179). C’è, dunque, un probabile riferimento alla
cresima.
Conclusione
Nella Lettera di Giovanni Diacono a Senario, si trovano tutti gli elementi
dell’iniziazione cristiana che disegnano la struttura dell’azione rituale del battesimo,
secondo quanto segue:
b) Il catecumenato.
Consta di tre scrutini, di un rito in cui c’è un’imposizione della mano e di un
esorcismo. Esorcismi (scrutini nel senso tradizionale) (v. Disp. cit., III, righe 26-28).
Alla fine di questo periodo, il catecumeno diventa electus, competens. La Traditio
Symboli corrisponde a questo momento rituale: Traditio symboli (v. Disp. cit., IV, righe 1-
4).
IL SACRAMENTARIO GELASIANO
SCHEMA DEL SACRAMENTARIO GELASIANO
Di questi, sopra menzionati, non tutti i formulari sono della stessa epoca e tutti si
trovano in una grande disorganizzazione per cui diventa necessaria una ricomposizione
dei medesimi.
IL CATECUMENATO
Prima di guardare le sezioni XXIX e successive, bisogna far presente che le sezioni
XXVI a XXVIII, contengono i formulari per la Terza, la Quarta e la Quinta domenica di
Quaresima.
Sono formulari composti per gli scrutini che vengono celebrati la domenica. Seguono i
formulari d’ammissione al catecumenato, l’iscrizione del nome, e gli esorcismi.
I formulari delle messe della Terza, Quarta e Quinta domenica di Quaresima, si
trovano nelle sezioni da XXVI a XXVIII, che sono le più antiche.
Molto importante è fermarsi sull’eucologia delle tre domeniche. Il Memento della 195
è fatto per i padrini. Essa riporta la nota espressione: Memento, domine, famulorum
famularumque tuarum, qui electos tuos suscepturi sunt ad sanctam gratiam baptismi tui, et
omnium circumadstantium. Sono da notare le rubriche espresse nella seconda persona,
dove i nomi vengono menzionati. In questo modo manifestano la loro antichità, come
attesta A. Chavasse. Nella 196 si trova la seguente espressione: quos ad aeternam vitam et
beatum gratiae tuae dinumerare elegere atque vocare dignatus est. Il Battesimo è
realmente visto e sentito come ingresso nella vita spirituale, cioè nella Vita Eterna. Nel n°
199 si trova una preghiera molto bella: Suppliciter, domine, sacra, familia munus tuae
miserationes expectat; concede, quaesumus, ut quod te iubente desiderat, te largiente
percipiat.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 67
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
La Denuntiatio (L’appello).
Si tratta dell’azione rituale che si trova al secondo livello.
Al n° 283 alle righe 18 e 19 c’è un riferimento al lunedi della terza settimana di
Quaresima, suggerita dall’espressione: succidente sequente illa feria. In questo senso, si
può notare uno spostamento dello scrutinio dalla domenica al lunedì.
Di questa denuntiatio è molto interessante la teologia delle preghiere ivi contenute.
La Inscriptio (l’iscrizione).
L’iscrizione del nome si fa al momento dell’ammissione al catecumenato, come attesta
anche la Lettera di Giovanni. Al n° 284, alle righe 25 e 26 si trova la seguente espressione:
Scribuntur nomina infantium. Si vede che il soggetto del battesimo sono i bambini. Ed
aggiunge: et dat orationem praesbiter super eos. Dovrebbe, poi seguire l’orazione per
l’entrata al catecumenato, ai numeri 285-287. E’ un formulario non ben organizzato.
Guardando al n° 287 si ha l’espressione: Deus qui humanae generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator: prospiciare popoli adoptiuis…E’ una preghiera alla quale dovrebbe
seguire l’insufflazione. Al n° 286 si trova l’imposizione del segno di croce con la
preghiera: Praeces nostras, quaesumus, domine, clementer exaudi et hos electos tuos
crucis dominicae…Al n° 288 abbiamo, invece, la formula della preghiera: Exorcizo te,
creatura salis… Segue, quindi la solenne liturgia del sale: si tratta dell’esorcismo del sale
che richiama nuovamente al n° 285, dove si trova all’inizio la preghiera di benedizione del
sale: Omnipotens sempiterne Deus. Al n° 289, invece, si trova la formula dell’imposizione
del sale: Accipe ille sal sapiencie propiciatur in vitam aeternam. In ultima analisi, al n°
290 si trova la benedizione conclusiva con la preghiera: Deus patrum nostrorum, deus
universae conditor veritatis, te supplices exoramus…
formulari della stessa sezione XXX che porta il titolo: Orationes super electos ad
caticumenum faciendum.
Benedizione del sale con la preghiera omnipotens… respicere dignatus est (n° 285).
Imposizione del sale con la formula accipe ille sal (n° 289).
Ci interessa la teologia della preghiera dell’iscrizione del nome: Deus qui humani
generis. Ci ricorda la preghiera Deus conditor et reformator del Gel V 27 e innanzitutto
Ver 1239. Si tratta di una preghiera del tempo di Natale che inizia così: Deus qui in
humanae substantiae dignitate et mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti.
La nascita spirituale di nuovi figli costituisce un popolo adottivo.
Siamo figli non per natura, ma per gratia35.
35
Al tale riguardo, se si guarda verso la fine del n° 287 si trova la seguente preghiera: «…quod non potuerint
adsequi per naturam, guadeant se recepisse per gratiam».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 69
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
Entrando più specificatamente nella liturgia del sale, nel rituale stesso, il sale ha tanta
importanza, tanto da essere considerato il sacramento del catecumeno e da essere
benedetto; di esso conosciamo due orazioni di benedizione:
al n° 288, si trova l’Esorcismo del sale (sezione XXXI). Il mondo è sotto il potere
del maligno ma per l’efficacia sacramentale questi elementi naturali devono essere
esorcizzati prima di essere benedetti. La formula, Exorcizo te creatura salis, manifesta tutta
questa teologia.
Al n° 289, dopo l’esorcismo, il celebrante ponet sal in ore infantium dicendo: Accipe
sal sapientiae propiciatur in vitam aeternam. Tale formula è presente anche nell’OICA
attuale.
Il termine tutela, preso nel senso comune di difesa e protezione, sarebbe una novità
nella speculazione sul sale, ed inoltre non ha un fondamento pratico. Il Lexicon di
Forcellini aggiunge, ai due effetti noti, anche quello di medicina e di nutrimento, elencando
i frammenti di autori classici. Queste due accezioni sono invece universali, e quadrano
bene con l’invocata medicina permanens in visceribus eorum.
L’esorcismo dice che Dio, oltre a creare il sale ha comandato di consacrare secondo
l’espressione: populo venienti ad credulitatem per servos suos consecrare praecepit (n°
288, righe 23-24). Questo ‘praecepit’ parla di un precetto esplicito, ma in nessun versetto
della Scrittura esiste un qualunque accenno a un simile ordine. La questione sarebbe forse
rimasta insoluta se il Pontificale Romano-Germanico non ci avesse aperto la strada giusta.
Troviamo un rito ad succurendum his qui a daemonibus vexantur. Di ciò se ne parlerà in
seguito.
al n° 285, segue la Benedizione del sale: benedictio salis. Questa preghiera deve
essere attribuita alla benedizione del sale e fa allusione ai rudimenta fidei dignatus vocare
est acquisiti dal catecumenato. Il sale viene considerato come il signum sapientiae tuae
36
Al n° 288, righe 22-24 si legge: «quae te ad tutelam humani generis procreavit, et populo veniente ad
credulitatem per servos suos consecrare praecepit. Proinde rogamus te, domine…».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 70
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
imbuti e come medicina. Infatti, il sale era considerato come il sacramento del
catecumenato, il segno della saggezza divina.
Queste preghiere si fondano sul sale come simbolo della fede (venienti ad
credulitatem), sulla fuga del demonio (ad effugandum inimicum) e sulle virtù attive (spiritu
fervens, spe gaudens, tuo semper nomini serviens).
La formula n° 290, cioè il terzo formulario, comincia con un abile gioco di parole: si
tratta dell’assimilazione tra condere, creare, condire alla quale si unirà poi quella gemella
tra sal e salus. Poi c’è quel primum pabulum che potrebbe sembrare una prova della
derivazione del rito dai costumi pagani, perché anche ai neonati pagani si dava come primo
cibo il sale. Ma potrebbe essere una prova insufficiente, perché anzitutto bisognerebbe
dimostrare che quest’orazione è stata composta quando già si battezzavano gli infanti, e poi
perché quel primum pabulum potrebbe anche voler dire cibo spirituale, ma questa ultima
ipotesi non sembra molto sicura. Ancora, primum potrebbe essere un avverbio, così che
primum pabulum avrebbe il significato di chi mangia il sale per la prima volta ovvero chi
comincia col mangiare il sale: nel primo caso si alluderebbe alla reiterazione del rito, della
quale, tuttavia, non ci sono prove nella liturgia romana; nel secondo caso, occorre tener
presente che la datio salis era il primo rito del catecumenato vero e proprio37.
Il resto della preghiera post datum non contiene più riferimenti al sale, ma al pabulum
e alla speranza del vicino battesimo.
Dei tre formulari il più interessante rimane sempre il primo, n° 288 dove leggiamo il
veniens ad credulitatem che lascia intravedere che rimonta all’epoca in cui si battezzavano
solo gli adulti, almeno come necessità di fatto determinata da un ambiente ancora in gran
parte pagano. Il demonio da cacciare sarebbe, dunque, il paganesimo, ed il sale, simbolo
della fede cristiana, ne prende il posto. Il permanens in visceribus eorum era
un’invocazione contro l’apostasia: ciò riporta, sia pure con sfumature diverse al sale di
Agostino e della Chiesa africana.
Non entriamo nei problemi testuali di queste preghiere, ma è bene vedere Nocent a
pagina 48-49 di Anàmnesis 3/1.
Bisogna notare che queste frasi rimangono nei rituali fino al Vaticano II. Nel Rituale
Romanum del 1614, per fare l’acqua benedetta, si faceva prima un esorcismo del sale
molto simile a questo esorcismo, quasi parola per parola.
37
E. MARTÈNE, De antiquis Ecclesiae ritibus, 2, ed. Antuerpieae 1736. Coll. 37-39.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 71
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
Una parola occorre spenderla sulla teologia: si tratta dei Rudimenta fidei, cioè il
contenuto della catechesi che enuclea tutta la storia della salvezza. Sant’Agostino nel De
catechizandis rudibus descrive il contenuto della catechesi pre battesimale. Sant’Agostino
diceva che l’esposizione è completa quando la catechesi inizia dal versetto della Scrittura
“In principio Dio creò il cielo e la terra” e si conclude con il tempo presente della Chiesa
(3,5). E’ opportuno, secondo l’Ipponate, proporre una visione d’insieme per sommi capi,
scegliendo i fatti che colpiscono di più, che si ascoltano con maggior piacere e che si
collocano nei punti chiave del racconto. In altre parole, Agostino, afferma che tutta la
Scrittura è stata scritta sin dall’inizio per annunziare la venuta del Signore. In questo modo
egli manifesta la forza della Parola di Dio come spiegazione della Sacra Scrittura.
Dunque, i temi principali che appaiono in questa sede, come fondamento della
catechesi sono:
Il progresso spirituale;
Questi esorcismi sono realizzati dagli accoliti che hanno l’incarico di farli imponendo
la mano sul catecumeno, ma la preghiera conclusiva, n° 298, Aeternam ac iustisimam
pietatem viene recitata dal sacerdote. Secondo questa indicazione si può vedere un indice
d’antichità del testo:
n° 291 – quos acolyti inposita manu super eos dici debent;
n° 298 – sequitur oratio quam sacerdos dici debet.
Vediamo tre tipi di esorcismi. Ogni esorcismo comincia con una preghiera, poi viene
un’invettiva (minaccia) rivolta a Satana e finiscono con una preghiera conclusiva riservata
38
Lo scrutinio è diverso dall’esorcismo. Nel giorno di scrutinio si fa l’esorcismo. Nel Gelasiano, le
Domeniche, dalla III alla V, sono organizzate in vista di questi scrutini. La prima Domenica i catecumeni
vengono radunati per l’iscrizione, mentre alla terza per gli esorcismi. Ciò rimanda alle sezioni precedenti
dalla XVI alla XVIII (v. la pagina 90 di questa Dispensa).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 72
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
al sacerdote. Guardando al GeV, si nota che il 292 si ripete più volte nei numeri 293, 295,
297 e 298; mentre i numeri 292 e 297 si riferiscono all’esorcismo sulle donne, i numeri
293 e 295 si riferiscono all’esorcismo sui maschi. In questo modo si può vedere anche la
diversità di esorcismi per gli uomini e per le donne. Ad ogni modo, si fa riferimento ai
lezionario del tempo. Tutto questo appare più chiaro nella struttura che segue:
STRUTTURA (291-298).
Essa si ripete più volte, secondo questo schema:
Prima volta:
a. imposizione della mano fatta dall’accolito;
b. orazione sui maschi (291);
c. orazione sulle femmine (293);
d. esorcismo sulle femmine: Ergo, maledicte diabole (292).
Seconda volta:
a. esorcismo dei maschi (294);
b. orazione sulle femmine (295);
c. esorcismo sulle femmine (292).
Terza volta:
a. esorcismo sui maschi in due momenti (296/292);
b. esorcismo sulle femmine in due momenti (297/292).
L’orazione conclusiva viene fatta dal sacerdote (298). Questa preghiera chiede per i
catecumeni una vera scienza, una dottrina sana che possa condurli alla grazia del
battesimo: Munda eos et sanctifica; da eis scientiam veram, ut digni efficiantur accedere
ad gratiam baptismi tui. Teneant firmam
Il n° 295 fa un ricordo a Susanna liberata da una falsa accusa, che sviluppa il Vangelo
di Quaresima.
Il n° 294 fa allusione a Gesù che cammina sulle acque e tende la mano a Pietro.
Il n° 297 fa allusione al vangelo del cieco nato e a Lazzaro: Ipse enim tibi imperat,
maledicte, damnate, qui cieco nato oculos aperuit et quatriduanum Lazarum de
monumento suscitavit.
Il n° 298 è più positivo e offre una visione teologica della Quaresima e della paternità
di Dio con una formula che mostra la profondità della liturgia romana: Domine, sancte
Pater ommpotens aeterne Deus luminis et veritatis. Si chiede per i catecumeni che dopo
essere stati purificati possano ricevere l’illuminazione, la luce della conoscenza di Dio, la
vera scienza, una speranza salda, soprattutto, una vera scienza, una dottrina sana che possa
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 73
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
Segue la Messa: Infra canone; c’è un Memento proprio e un Hanc igitur proprio.
EXPOSITIO EVANGELIORUM
La tradizione del Simbolo e del Padre Nostro hanno per titolo: Praefatio Symboli,
Praefatio orationis dominicae; adesso per la consegna dei Vangeli il titolo è Incipit
expositio.
Per la tradizione dei Vangeli, al di fuori del campo liturgico, non ci sono tracce di
questo rito nella letteratura patristica. Il rito trova la testimonianza più antica nel
Gelasianum Vetus e dopo passerà ai sacramentari gallicani, agli Ordines e ai Pontificali.
Al di fuori dei libri liturgici, l’unica allusione a questo rito e alla cerimonia della
tradizione dei Vangeli ai catecumeni si trova in Beda il Venerabile nell’opera da titolo:
quattuor Evangeliorum sacramentum explanetur ac recitantur esordia (In Esdram et
Nehemiam allegorica expositio PL 91,862). Tale testimonianza manifesta una liturgia che,
probabilmente ha dato luogo alla formula eucologica del rito stesso.
Dalla lettura della rubrica n° 299, si nota una struttura, accompagnata da un effetto
drammatico. In sostana, entrano quattro diaconi portando ciascuno un evangeliario. Essi
sono preceduti da altri ministri con candelieri e turiboli per l’incenso. Arrivati all’altare,
essi depongono un evangeliario per ogni angolo dell’altare stesso. Chi presiede, cioè il
presbitero, spiega brevemente che cos’è un Vangelo. Un diacono poi proclama i primi
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 74
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
versetti di un Vangelo e chi presiede pronuncia un breve commento che sintetizza e mette
in luce le caratteristiche del Vangelo proclamato e dell’evangelista. Lo stesso rito si ripete
identico per gli altri tre Vangeli. In merito a ciò, consultando il Sacramentario GeV, si può
notare il seguente ordine:
a) al n° 299, si trova l’espositio Evangelorum: Pritus enim procedunt de sacrario
IIII diaconi cum quattor / evangelia praecedentibus duo candilabra cum
turabulis, et ponuntur super IIII angulos altaris. Et tractat praesbiter,
antequam aliquis eorum legat, his verbis. Tale consegna manifesta ormai un
rituale nel quale queste tre perle preziose venivano consegnate per l’istruzione;
b) al n° 300, è indicato il momento in cui avveniva l’esposizione, cioè quando si
aprivano le orecchie all’ascolto della dottrina, da parte degli eletti. La tradizione
del simbolo e del Padre Nostro hanno il titolo De praefatio symboli e De
praefatio dominicae orationis;
c) al n° 302 il diacono invita al silenzio per l’ascolto della Parola: Et adnuntiat
diaconus dicens: State cum silentio, audientes intente. Subito dopo si inizia a
leggere il Vangelo di Matteo;
d) al n° 303 viene spiegato il Vangelo di Matteo: Postquam legerit, tractat
praesbiter his verbis: Filii carissimi…exponamus vobis quam rationem et
/quam figuram unusquisque in se conteneat; et quare Matheus in se figuram
hominis habeat…(righe 1-4);
e) al n° 304 si ripete nuovamente l’invito del diacono al silenzio e si inizia a
leggere il Vangelo di Marco: Item adnuntiat diaconus ut supra (v. il n° 302) Et
legit initium evangelii secundum Marcum usque…;
f) al n° 305 viene spiegato il Vangelo di Marco: Marcus evangelista leonis gerens
figuram a solitudine incipit dicens…;
g) al n° 306 c’è un nuovo invito al silenzio da parte del diacono ed inizia la lettura
del Vangelo di Luca: Item adnuntiat diaconus ut supra. Et legit initium
evangelii secundum Lucam usque…;
h) al n° 307 si prosegue con la spiegazione del Vangelo di Luca: Lucas evangelista
vitali speciem gestat;
i) al n° 308, dopo un breve, silenzio si procede alla lettura del Vangelo di
Giovanni;
j) al n° 309 si procede alla spiegazione del Vangelo di Giovanni.
Da ciò si nota una solenne liturgia, la cui teologia del Battesimo è resa visibile, al
n° 309 da queste parole: ut adveniente die venerabilis paschae, lavacro baptismatis
renascentis, sicut sancti omnes mereamini munus infantiae a Christo domino nostro
percipere: qui vivit / et regnat in saecula saeculorum. In altre parole, leggendo il testo
si ha l’immagine della Chiesa che concepito nel suo grembo i nuovi rinati con il
lavacro del battesimo. Ciò richiama profondamente alla teologia dei Padri. Infatti,
traducendo il n° 309 si ha la seguente esposizione: La Chiesa vi ha concepito e vi tiene
in grembo; si gloria di portarvi con ogni genere di celebrazioni verso le sorgenti nuove
della legge cristiana, al lavacro del battesimo rinascente. Arrivando così il giorno
della Santa Pasqua, rinati con il lavacro del Battesimo meritiate di ricevere con tutti i
santi il dono dell’infanzia da Cristo nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei
secoli.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 75
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
PRAEFATIO SYMBOLI
1. la Monizione presbiterale;
2. la recita del Simbolo da un’accolito, con un’imposizione di mani, prima in greco e
dopo in latino (311-314);
3. il commento/omelia presbiterale dopo il Simbolo degli apostoli (315): Hoc expleto
sequitur presbiter his verbis.
In questo commento si passa del “vos” al “nos” e sono presenti delle anafore, con le
quali viene proclamato l’Unigenito di Dio e si parla della Chiesa: Hic dei patris et filiii…
Hic unigenitus dei de Maria virgine et spiritu sancto…Hic eiusdem crucifixo et sepoltura
ac die tertia resurrectio…Hic ascensio ipsius super caelos et confessio…Hic postremo
ecclesiae vocatio, peccatorum remissio et carni resurrectio…(v n° 315, righe 27-35). In
sostanza, si viene a conoscenza che Cristo è nato; si proclama che egli è stato crocifisso;
infine, si parla della Chiesa, della remissione dei peccati e la risurrezione della carne. In
questo modo viene a svilupparsi la sintesi del Credo Apostolico, il cui testo greco
traslitterato si trova al n° 312, con la differenza che quest’ultimo riporta il Simbolo
Niceno-Costantinopolitano e non quello degli Apostoli.
Secondo De Puniet è stato San Leone ad essere stato incaricato di introdurre questo
Credo nel processo catecumenale, poiché parecchi termini appartengono allo stile leoniano.
Ma, soprattutto, studiando i testi cristologici di San Leone, De Puniet trova delle
corrispondenze non prive di valore.
20/03/2001 – Iniziazione Cristiana, 7a. Lezione, Prof. Juan Javier Flores OSB.
Questo interessante praefatio symboli appartiene allo strato antico del Gelasiano
accanto al prefatio orationis dominicae della sezione XXXVI.
Il testo del Simbolo è presentato in greco trascritto in caratteri latini, e in latino,
secondo il desiderio del catecumeno. Quale sarebbe la ragione? Nocent commenta: “Vi era
una colonia greca molto importante in questo momento o è solo archeologismo?”.
Questa parte del rituale non può essere stata scritta prima del 550, periodo
bizantino della storia di Roma (vedere Chavasse, Le sacramentaire gelasien, 169-170).
Il n° 318 così conclude, per quanto riguarda la consegna del simbolo: Ergo,
dilectissimi, praefatum symbulum fidei catholicae in praesente cognovistis: nunc euntes
edocimini nullo mutato sermone. Potens est enim dei misericordia, quae et vos ad baptismi
fidem currentes perducat, et nos qui vobis mysteria tradimus, una vobiscum ad regna
caelestia faciat pervenire…
La consegna del Pater Noster comincia con un’ esortazione riservata al diacono, il
n° 319, ma nel n° 320 entra il sacerdote, a cui, malgrado non sia nominato, viene rivolta la
rubrica in seconda persona: Post hoc intras et dicis e comincia il commento all’orazione
domenicale. Si tratta di una prefazione fatta dal presbitero, che inizia dal n° 320 e finisce al
n° 327. La particolarità sta nel pronunciare le parole del Padre Nostro che si trovano ad
ogni numero del Gelasiano39. In sintesi si ha che:
al n° 319 è la monizione diaconale;
ai nn° 320-327 riguarda la recita presbiterale,
al n° 328 avviene la conclusione con queste parole: Audisti, dilectissimi, dominicae
orationis sancta mysteria: nunc euntes ea vestris cordibus innovate, ut ad exoranda ac
praecipienda dei misericordia perfecti in Christo esse possitis. Potens es dominus deus
39
Il n° 320 inizia così: <Pater noster es in caelis>; il n° 321 inizia con <sanctificetur nomen tuum>; il n°
322 inizia con <adveniat regnum tuum>; il n° 323 inizia con <fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra>; il
n° 324 inizia con <panem nostrum cotidianum da nobis hodie>; il n° 325 inizia con <et dimitte nobis debita
nostra, sicut et nos demittimus debitoribus nostris>; il n° 326 inizia con <et ne nos inducas in
temptactionem>; il n° 327 inizia con <sed libera a malo>. In ciascun numero, segue, infatti, un breve
commento della preghiera del Signore; essi introducono i catecumeni alla grande scoperta del dono che Gesù
ha fatto alla Chiesa con la consegna del prototipo della preghiera cristiana.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 77
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat, et non qui
vobis misterium fidei catholicae una tradidimus vobiscum ad caelestia regna faciat
pervenire…In sostanza si sviluppa una riubrica del diacono, anche se l’espressione iniziale,
Audisti, dilectissimi, è riservata al sacerdote. Con queste parole viene sottolineato l’ascolto
dei santi misteri racchiusi nella preghiera del Signore. C’è qui un invito a fissarli nel cuore,
affinché si possa implorare la misericordia di Dio e giungere alla perfezione in Cristo.
Questa brevità di istruzione indica una catechesi con una medesima profondità ed una
uguale linearità, rispetto alle altre due tradizioni o consegne dei simboli, precedentemente
viste.
Anche nell’ambito della consegna del simbolo del Pater Noster, avviene il passaggio
tra il “nos” ed il “vos”, come è avvenuto nel caso precedente: Potens es dominus deus
noster, et vos qui ad fidem curretis ad lavacrum aquae regenerationis perducat…(n° 328).
Infatti, l’autore dice: A noi che vi trasmettiamo i sacri misteri conceda di pervenire insieme
a voi nel Regno dei Cieli. Ciò indica la preparazione della Comunità per la celebrazione del
Battesimo, indicando ancora una fase di penitenza.
Secondo De Puniet le fonti di questo discorso sarebbero Tertulliano, in riferimento
al De Oratione, Cipriano, in riferimento al De oratione Dominicae e Cromazio
d’Aquileia40.
Nella Sezione XLII, che va dal 419 al 424, si trova la seguente struttura che indica
cinque grandi momenti:
1. ESORCISMO (419);
2. EFFETA (420);
3. UNZIONE PRE-BATTESIMALE (421);
4. RINUNCIA A SATANA (421);
5. REDDITIO SYMBOLI (422).
40
P. DE PUNIET. Les tres homélies catéchetiques du sacramentaire gélasien. Pour la tradition des Évangiles,
du symbole et de l’Oraison Dominicale, ReHist E 5 (1904), 505-521; 755-786; 6 (1905). 15-32.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 78
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
una forte contrapposizione tra la realtà del demonio e dei suoi angeli e quella di Dio: se da
una parte l’esorcismo assume un carattere forte, accompagnato da espressioni altrettanto
forti, dall’altro, esso diventa un invito ugualmente forte per onorare profondamente Dio e
la sua grandezza, nonché la grandezza della sua opera di salvezza che si è attuata per
mezzo di Cristo. Infatti, il cuore di questo esorcismo sta nelle parole: …ut exeas et recedas
ab hoc famulo dei, quem hodie dominus noster Iesus Christus ad suam sanctam gratiam et
benedictionem fontemque baptismatis dono vocare dignatus est... Ciò sottolinea la grande
preparazione al battesimo, insieme al fatto che c’è una minaccia esplicita a Satana gettato
negli inferi dell’inferno insieme ai suoi angeli. Questo esorcismo avviene con
l’imposizione della mano destra come indicano la righe 21 e 22 del n° 419: Mane reddunt
infantes symbulum. Prius catacisas eos, inposita super capita eorum manu, his verbis.
Al n° 420 è descritto il rito dell’Effeta. Si tratta di una liturgia non verbale, fatta con
il tocco delle narici e delle orecchie: essa si svolge anche con l’impego della saliva. A tale
riguardo c’è da dire che quest’ultimo elemento manca del tutto nella lettera di Giovanni
Senario. Nell’OICA 202 si trova questo stesso rito continuiamo ancora oggi dicendo queste
stesse parole: Effeta, quod est adaperire, in odorem suavitatis. Tu autem effugare, diabule,
adpropinquavit enim iudicium dei.
Nel n° 421 segue la rinuncia preceduta da un’unzione sul petto e inter scapulas col
oleo exorcitato. La rinucia è individuale e ognuno è chiamato con il proprio nome. La
rinuncia è fatta a Satanae, operibus eius, omnibus pompis eius.
Al n° 422, avviene la Redditio Symboli, dopo la quale gli eletti sono invitati a
recitare il Simbolo mentre il sacerdote impone la mano sulla loro testa.
Al n° 424, segue l’invito del diacono verso i candidati, a lasciare il luogo della
celebrazione perché si preparino convenientemente al Battesimo vero e proprio che verrà
amministrato durante la Veglia Pasquale. Sono, infatti, molto significative queste parole:
Revertimini locis vestris et expectantes horam quae possit circa vos dei gratia baptismum
operari. Con queste parole viene sottolineata l’attesa al grande momento, quando i neo
catecumeni riceveranno il Battesimo, diventeranno membri del Corpo di Cristo che è la
Chiesa e riceveranno la dignità di figli di Dio. Il fatto stesso che il Diacono pronunci
questa parola, expectantes, indica l’importanza di questa attesa.
LA VEGLIA PASQUALE
la rubrica del n° 443, come è gia stato visto, descrive il procedimento del rito
battesimale: in questo frangente si parla della consignatio. A tale riguardo, non c’è, però,
alcun accenno alla Cresima.
tipologia del Battesimo. Si tratta dell’acqua della Creazione sulla quale aleggia lo Spirito,
mentre il Diluvio è il simbolo del male che viene distrutto ed estirpato, nonché indica
l’inizio della virtù. Alla riga 31, nella quarta parte, si trova anche l’espressione: respice,
domine, in faciem acelesiae tuae et multiplica in ea generationes tuas, quae gratiae tuae
effluentis impetum…Essa richiama al fonte visto come l’utero, nel quale viene generata la
nuova creazione: questo è un tema molto caro ai Padri della Chiesa, come Clemente
Alessandrino e Tertulliano. Il fonte è la madre che partorisce una nuova creatura. L’acqua
non soltanto genera, ma anche distrugge il male. Dunque, genera il bene e purifica il male.
In questo ambito, ritorna l’immagine del Diluvio, secondo anche questa espressione alle
righe 6 e 7 della col. 73 della quinta parte o momento: Procul ergo hinc iubente te, domine,
omnis spiritus immundus abscidat…
Segue un nuovo momento, il sesto, indicato dalle parole: Hic signas. Forse è la
parte più epicletica, dal momento che si tratta della benedizione dell’acqua vera e propria.
L’acqua è raffigurata in quattro fiumi, che indicano sia l’origine della Creazione, sia
l’acqua che il popolo eletto berrà nel deserto. Si tratta di una tipologia che richiama alla
realtà di Cristo e al battesimo cristiano. Infatti, al n° 446 dice: Unde benedico te, creatura
per deum vivum, per deum sanctum, per deum qui te in principio verbo separavit ab arida
et in quattor fluminibus totam terram rigare praecepit, qui te in deserto amarem
suavitatem inditam fecit esse potabilem et sitienti populo de petra produxit. Benedico te et
per Iesum Christum filium eius unicum dominum nostrum, qui te in Channa Gallileae
signo ammirabili sua potentia convertit in vinum, qui pedibus super te ambulavit et a
Iohanne in Iordane in te baptizatus est, qui te una cum sanguine de latere suo produxit et
discipulis suis iussit, ut credentes baptizarentur in te dicens: Ite docete omnes gentes
baptizantes eos in nomine patris et filii et spiritu sancti.
Da questo testo sono evidenti alcune figure sia dell’Antico Testamento, sia del
Nuovo Testamento, come ad esempio, l’acqua amara che diventa dolce, l’acqua sgorgata
dalla roccia, l’acqua trasformata in vino a Cana, l’acqua sulla quale Gesù camminò,
l’acqua del Battesimo e l’acqua che esce dal costato di Cristo. Dunque, si tratta di una
grande Benedizione dell’acqua43, strutturata secondo l’anamnesi che indica tutti i momenti
nei quali l’acqua stessa ha assunto un ruolo salvifico.
Segue il n° 447: Hic sensum mutabilis. Haec nobis praecepta servantibus tu, deus
omnipotens, clemens adesto, tu benignus aspira, tu has simplices aquas tuo ore benedictio,
ut praeter naturalem emundationem, quam lavandis possunt adhiberi corporibus, sint etim
purificandis mentibus efficaces. Quest’acqua svolge la funzione di purificazione: essa va
oltre la sua funzione naturale, esprimendo l’efficacia battesimale.
Tale formula si conclude, poi, con il n° 448: Discendat in hanc plenitudinem fontis
virtus spiritus tu et totam huius aquae substantiam regenerandis fecundet effectu 44…Ci si
trova dinanzi ad un’epiclesi ancora più pronunciata e resa evidente dalla parola
“Discendat”. Tutto questo si conclude con il n° 449, dove si trova la formula: Inde
benedicto fonte baptizas unumquemque in ordine suo sub has interrogationes. Si tratta del
momento in cui il vescovo chiede al candidato la professione di fede per tre volte secondo
43
Essa indica la pienezza dello Spirito che feconda l’acqua per la rigenerazione. È proprio una preghiera
pienamente romana. Nel Veronense si trova, n° 1331, una formula molto breve che fa allusione allo Spirito
che aleggia sulle acque nel racconto della Genesi; si ricorda anche l’acqua del Giordano e si evoca il mistero
di Pasqua, che cancella il peccato e fa rinascere in Cristo.
44
Tale formula si trova nell’OICA 215: si tratta di una benedizione che accompagna con la teologia, dal
Gelasiano in poi, tutti i riti dell’Iniziazione cristiana.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 82
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
tre articoli: il credere in Dio Padre Onnipotente, il credere in Gesù Cristo figlio dell’unico
Dio Salvatore, il credere allo Spirito Santo, alla Santa Chiesa, alla remissione dei peccati e
alla risurrezione della carne.
Al riguardo di questo argomento sviluppato, è bene leggere un bel commento a
questa preghiera, fatto da P. Nocent nelle pagine 52 e 55 di Anàmnesis 3/1 il quale divide
la benedizione in nove paragrafi45.
45
Secondo P. Nocent, tali paragrafi sono: 1) «Omnipotens sempiterne Deus… compleautur» (v. n° 444, righe
17-21: è un’introduzione nella quale si ricorda la creazione di un popolo nuovo, generato nell’acqua
battesimale e l’adozione realizzata attraverso il sacramento); 2) «Deus qui invisibili potentia…aures tuae
pietatis inclina (v. n° 445, righe 22-25: Dio opera delle meraviglie nei suoi sacramenti e non abbandona
l’uomo); 3) «Deus ciuius spiritus…origo virtutum» (v. n° 445, righe 26-30: si ricorda l’acqua primordiale
della creazione sulla quale aleggia lo Spirito. Fino ad allora l’acqua era preparata per santificare. Il Diluvio è
tipo dello sterminio del male e punto di partenza della virtù); 4) «Respice, Domine, in faciem ecclesiae…
gratia mater infantia» (v. n° 445, col. 72, righe 31-33 e col 73, n° 445, righe 1-6: il fonte battesimale è aperto
alle nazioni. L’acqua della rigenerazione è stata preparata da secoli.); 5) «Procul ergo hinc… indulgentiam
consequantur» (v. col. 73, n° 445, righe 6-14); 6) «Unde benedico te, creaturae aqua… baptizantes eos in
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti» (v. col. 73, n° 446, righe 15-26: Si tratta propriamente della
benedizione dell’acqua della quale sono utilizzati i tipi, di cui si è detto sopra); 7) «Haec nobis praecepta…
purificandis mentibus efficaces» (v. col. 73, n° 447, righe 27-31: è l’acqua che purifica gli spiriti); 8)
«Discendatin hanc plenitudinem… nova infantia renascatur» (v. col. 73, n° 448, riga 32 e col. 74, riga 1:
indica la pienezza dello Spirito che rende feconda l’acqua per la rigenerazione ); 9) «Per Dominum…» (v.
col. 74, righe 1-3).
46
Lo si fa per immersione con la triplice interrogazione sulla fede nel Padre, nel Figlio, nello Spirito, nella
Chiesa, nella remissione dei peccati, nella risurrezione della carne. Ad ogni interrogazione sulla fede, il
battezzando risponde Credo. Non esiste nessun’altra formula battesimale.
47
Tale formula è contenuta nel n° 223 dell’OICA (Untio post Baptismum) attuale. Secondo Nocent questa
preghiera si trova anche nel De Sacramentis e nel De Mysteriis di Ambrogio (SC 25 bis, 88-89).
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 83
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
L’esistenza della spoliazione del bambino prima dell’immersione nel fonte è così
evidente dal contesto celebrativo che non necessita di ulteriori spiegazioni. Ma se il
redattore non trova una sufficiente motivazione per inserire una rubrica o un indicazione
sulla consegna della veste candida, l’eucologia da lui tramandata ci testimonia l’influsso
della vestizione battesimale sul linguaggio teologico riguardante il sacramento del
battesimo.
In questo ambito, però, ci sono due testi eucologici del Gelasiano che conservano
un chiaro richiamo alla simbologia della veste battesimale; con ciò la tradizione romana
continua a esprimere il mistero battesimale con i termini indumenti e induere. Si tratta del
formulario LXXI, che contiene il rito Ad caticuminum ex pacano faciendum Gel 598-601. I
due testi sono interessanti anche a causa della presenza di un simile linguaggio simbolico
delle vesti nell’eucologia della tradizione gallicana e in alcune liturgie orientali, in cui,
però, non si allude al battesimo, ma alla confermazione.
sia a causa della tenera età dei battezzati, sia a causa dell’omissione delle catechesi
mistagogiche e delle riunioni liturgiche dei neofiti nella settimana pasquale.
Ritornando al n° 452, si può notare che il rituale vero e proprio del Battesimo
aggiunge: inde vero laetania ascendit ad sedem suam et dicit: Gloria in excelsis Deo (v.
righe 37-38, col. 74). Ciò indica che la Veglia prosegue con il Gloria e, quindi, il battesimo
ha luogo tra le letture ed il Gloria medesimo, tanto da avere una collocazione diversa dalla
nostra. Si conclude così la prima tappa di formazione del rituale gelasiano dell’iniziazione
cristiana. Naturalmente, la celebrazione eucaristica, che completa l’iniziazione, incomincia
dal Gloria in escelsis Deo, ma il rituale non mette in rilievo questa prima parte
dell’Eucaristia.
Seconda tappa
La seconda tappa di formazione del rituale gelasiano dell’iniziazione cristiana
comprende le sezioni LXVI-LXXVI: Si tratta del Rituale dell’iniziazione del sabato di
Pentecoste, che va dai numeri 592 a 617; esso comprende diverse circostanze. Esso
riguarda la descrizione della Veglia Pasquale e costituisce quasi un doppione della prima
tappa sopra illustrata. Di questa seconda tappa si può accennare alla struttura così disposta:
Sez. LXVI, n° 592: Sabbato pentecostem caelebratis baptismum sicut in nocte
sanctae paschae. Egrotanti caticumino inposita manuum;
Sez. LXVII, n° 593: Item inposito manus energumenum caticuminum;
Sez. LXVIII, n° 594: Item alia pro paruulo energuminum;
Sez. LXVIIII, n° 595: Oratio super caticuminum infirmum;
Sez. LXX, n° 596: Si fuerit baptizandus, accedens sacerdos / dicit ei orationem
et symbulum, et catacizat eum his verbis, inposita manu capiti eius. Deinde dicit
hanc orationem super eum: Nec te lateat, satanas, sicut scriptum est in sabbato;
Sez. LXX, n° 597: è la preghiera indicata dalla rubrica al n° 596 che inizia con
le parole, Te domine, supplices exoramus, ut visitationi tua sancta erigas ad te
famulum tuum…;
Sez. LXXI, nn°598-601: Item ad caticuminum ex pacano faciendum49;
Sez. LXXII, n° 602: Item ad succurrendum infirmum caticuminum50;
Sez. LXXIII, nn° 603-604: Cum autem expoliatur infirmus, benedicit fontem;
49
La rubrica che segue dice: «Gentilem hominem cum susceperis, in primis catacizas eum divinis sermonibus
et das ei monita, quemadmodum post cognitam veritatem vevere debeat. Post haec facies eum caticuminum:
exsufflas in faciem eius et facis ei crucem in fronte; inponis manum super caput eius his verbis. Accipe
signum crucis tam in fronte quam in corde…» (v. col. 93, righe 11-17 dei nn° 598-599). Continuando a
consultare la Sez. LXXI al n° 600 è indicata la preghiera che segue: «Sequitur oratio», mentre al n° 601,
riprende la rubrica con una preghiera conclusiva la Sez. LXXI.
50
In questo caso, diversamente di come si è verificato nella prima tappa, avviene la rinuncia a Satana e alle
sue opere da parte del candidato al battesimo.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 85
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
Conclusione
Dalla Lettura del Gelasiano Vetus, si nota, in primo luogo una grande ricchezza ed
una varietà di elementi che vanno dalla simbologia, alla ritualità, all’eucologia e alla
celebrazione della Parola di Dio, insieme alla catechesi. Il Sacramentario Gelasiano offre,
dunque, il prototipo dell’Iniziazione cristiana della Liturgia Romana, sino ai nostri giorni.
Questo sacramentario, tuttavia, contiene dei testi che a livello redazionale pongono delle
difficoltà, di non facile soluzione, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione delle
fonti. Da ciò si possono trarre diversi punti:
1. I ministri operanti nei riti sono il sacerdote (presbyter e sacerdos); il vescovo, è
designato col nome episcopus, al quale è riservata l’imposizione della mano e
l’unzione della confermazione; segue il diacono che svolge la funzione per le
monizioni; all’accolito, invece, toccano diversi interventi, in primo luogo, gli
esorcismi. Ciò pone in evidenza che ognuno svolge un ruolo a lui propriamente
assegnato, caratterizzando, in questo modo, la ricchezza della celebrazione
liturgica dell’Iniziazione cristiana.
3. C’è una ricchezza di linguaggio non verbale: a tale proposito c’è un libro del
Prof. Valenziano dal titolo: Liturgia e Antropologia; in esso si trova un
bellissimo commento al tema dell’olio, a partire dall’Iniziazione Cristiana.
IL SACRAMENTARIO GREGORIANO
Il riferimento delle Dispense del Professore, alle pagine numerate da 180 a 189 e da
334 a 337, riguarda il Sacramentario Gregoriano d’Adriano: inviato a Carlo Magno verso
la fine dell’VIII secolo, non comprende più veri scrutini, ma piuttosto dei gruppi di
esorcismo. A questo punto diventa interessante vedere lo schema generale dove si notano
chiaramente due linee diverse:
1. Un rito battesimale in varie tappe, che arriva direttamente dal Gelasiano e dall’Ordo
Romanus XI. E’ un rito molto ridotto.
2. Inoltre, c’è un’altra celebrazione che viene anche dalle stesse fonti, ma tramite il
Supplemento di Benedetto di Aniane.
Sappiamo bene che il Sacramentanio Gregoniano è un libro per la liturgia papale, e che
il papa non aveva bisogno di avere tutto il rituale battesimale nel suo libro, perché egli
veniva soltanto alla fine della stessa celebrazione, per la benedizione del fonte battesimale;
per il rito completo i sacerdoti e i titoli utilizzavano l’Ordo XI ed il Gelasiano. Non
descrive lo svolgimento della celebrazione, ma indica soltanto la collocazione ed il titolo
delle rubriche.
Gli esorcismi si trovano dopo le preghiere universali del Venerdì Santo (nn° 338-355) e
prima delle orazioni che corrispondono alle letture della Veglia pasquale (nn° 362 ss).
Questi testi sembrano essere piccoli testi del rituale completo, inseriti a questo
punto per motivi non del tutto chiari.
5. ai nn° 363-372 della Sez. 84, è interessante notare la celebrazione della Parola di
Dio, accompagnata dalle orazioni, dopo la Lettura. Si nota, dunque il seguente ordine:
a. al n° 362: Lectio libri genesi. In principio fecit deus caelum et terram (c’è un
riferimento esplicito all’opera della Creazione da parte di Dio);
b. al n° 363: Deus qui mirabiliter creasti hominem et mirabilius redemisti…(riprende
il tema della Creazione per chiedere a Dio la possibilità di giungere ai beni eterni.
Si nota qui un’accento di natura escatologica, come per dire che tutta la Creazione
è orientata verso il premio della Vita Eterna);
c. al n° 364: Lectio libri exodi. Factum est autem in vigilia matutina (c’è un richiamo
agli avvenimenti salvifici dell’AT, relativi alla liberazione di Israele dalla schiavitù
d’Egitto: si tratta della Pasqua Ebraica);
d. al n° 365: Deus cuius antiqua miracula in praesenti quoque saeculo coruscare
sentimus, praesta quaesumus ut sicut priorem populum ab aegyptiis liberasti, hoc
ad salutem gentium per aquas baptismatis operaris: la preghiera riprende il tema
della Lettura, ma dà un significato più profondo al passaggio dalla schiavitù
d’Egitto alla libertà nella Terra promessa. C’è un senso soteriologico molto più
52
Si trova lo stesso testo nel Sacramentario di Padova: cfr. J. DESHUSSES, Le Sacramentaire grégorien ses
principales formes d’après les plus anciens manuscrits, III, Fribourg 1971, 631.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 88
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
Al n° 376, segue un’altra orazione fatta dal vescovo per l’imposizione della mano e
la consignatio con il segno della croce (v. GeV 451). L’unzione fatta dal vescovo nel
Gelasiano non è menzionata nel Gregoriano.
In modo particolare nella Sez. 206, ai nn° 982-984, c’è l’esplicitazione del rito
battesimale, tenendo presente anche che al n° 982 è indicata la formula battesimale: Ill.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 89
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
tali, baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti. Dopo questa formula, al n° 983
segue l’unzione con il crisma sul capo del candidato, seguito da una preghiera: Deus tangis
eum de chrisma in caput, et dicis orationem istam. Deus omnipotens pater domini nostri
Iesu Christi qui te regeneravit ex aqua et spiritu sancto quique dedit tibi remissionem
omnium peccatorum ipse te liniet chrisma salutis in vitam aeternam. Infine, al n° 984,
avviene l’amministrazione della Cresima, oltre alla Comunione: Communicas et confirmas
eum.
Conclusione
Dal contesto che esso offre, il Sacramentario Gregoriano non è adatto per il rituale
del battesimo. Esso indica qualche cambiamento che può interessarci per vedere lo
svolgimento del rito. Ci sono diverse preghiere, ma – come è già stato detto, il rituale è
stato molto ridotto. Si capisce, dunque, l’atteggiamento dei personaggi nell’Impero
carolingio, che dovevano riempire le lacune del Gregoriano con riti e preghiere prese
altrove. Rimane, comunque, il riferimento alla formula battesimale con la novità che essa
comporta rispetto al passato. Certamente contrassegna un cambiamento della stessa
tradizione liturgica in seno alla Chiesa, direttamente collegata alle vicissitudini del tempo.
IL SUPPLEMENTO AL GREGORIANO53
Il supplemento ha preso il rituale battesimale principalmente dal Gelasiano e
dall’Ordo XI, e la cosa più notevole riguardo a questo libro liturgico assai particolare è il
fatto che tutti i riti del battesimo sono uniti in un’unica celebrazione: vale a dire che aveva
raggruppato insieme in una sola celebrazione, l’entrata al catecumenato, gli esorcismi, i riti
del Sabato Santo e il battesimo con la possibilità della Confermazione. Questo dimostra
che, a poco a poco, verranno meno il catecumenato e la preparazione per tappe. Insomma,
come si vedrà nell’Ordo XI, tutto verrà ritualizzato. Rimane, comunque, forte l’influenza
del Gelasiano e la celebrazione unitaria dei tre sacramenti, anche se la Confermazione
53
Il supplemento al Gregoriano è indicato nelle Disp. cit. del Professore, alle pagine numerate dal 370 al 379.
Esso è situato subito dopo il Sacramentario Gellonense e prima del Pontificale Romano Germanico.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 90
Quarto Tema: Documenti a carattere Liturgico – Il Sacramentario Gelasiano.
verrà celebrata soltanto alla presenza del Vescovo. Nel Supplemento mancano le rubriche:
lo stesso rito pare che si svolga dopo le Letture, tanto che la sua collocazione appare un po’
insolita.
Questo supplemento è diviso in tre parti:
1) riti preparatori (1065-1082);
2) il Battesimo (1083-1086);
3) i riti post battesimali (1087-1089).
1) RITI PREPARATORI.
Oltre a Pasqua, il battesimo incomincia a essere amministrato anche a Pentecoste, a
Natale e in alcune feste dei Santi. Questo aspetto è già presente nel Gelasiano, come si è
potuto vedere, perché nella seconda tappa parla in modo esplicito della celebrazione del
Battesimo nel periodo di Pentecoste. A tale riguardo può essere interessante vedere la
rubrica 1064: Inde descendendum ad fontes cum litania. Come è già stato accennato,
sembra che tutto questo rito si svolga dopo le letture ed, inoltre, si parla non di Pasqua ma
di Pentecoste. I riti preparatori sono così articolati:
1. 1065-1067: l’entrata nel catecumenato. Tutto è stato preso dal Gelasiano; essi
sono così disposti:
n° 1065: Oratio ad caticuminum faciendum. Deus sempiterne
deus pater domini nostri Iesu Christi, respice dignare super hanc
famulum tuum…;
n° 1066: Alia. Preces nostras quaesumus domine clementer
exaudi et hunc electum tuum crucis dominicae cuius inpraessione
eum signum virtute custodi, ut…;
n° 1067: Alia. Deus qui humani generis ita es conditor, ut sis
etiam reformator, propitiare adoptius, et novo testamento sobolem
novae prolis adscribe, ut filii promissionis quod…;
2. 1068-1070: l’imposizione del sale. Ha origine dal Gelasiano; essi così si
dispongono:
n° 1068: Benedictio salis dandum caticuminum. Exorcizo te
creatura salis in nomine dei patris omnipotentis, et in caritate
domini nostri Iesu Christi, et in virtute spiritu sancto. Exorcizo te
per deum vivum, et per deum verum, qui te ad tutelam humani
generis procreavit…;
n° 1069: Hac oratione expleta accipiat sacerdos de eodem sale
et ponat in ore infantis dicens illi: Accipe sal sapientiae propitius
in vitam aeternam;
n° 1070: Oratio post sal. Deus patrum nostrorum, deus univer-
sae conditor veritatis, te supplices exoramus, ut hunc famulum
tuum respicere digneris propitius, et hoc primum pabulum salis
gustantem, non diutius esurire permittas…;
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3. 1071-1079: gli esorcismi dei quali c’è qualche aggiunta del Gelasiano, tranne il
1074 che, invece, ha attinto dal Gelonensis 2233; essi così si
dispongono:
n° 1071: Iterum fac crucem in fronte eius et dic hanc orationem:
Deus abraham, deus, isaac, deus, iacob, deus qui moysi famulo tuo
in monte synai apparuisti, et filios israhel de terra aegypti eduxisti,
deputans eis angelum pietatis tuae, qui custodiret…ut similiter
custodiat et hunc famulum tuum, et perducat eum ad gratiam
baptismi tui;
n° 1072: Ergo maledicte diabole recognoscere sententiam tuam,
et da honore de deo vivo et vero, da honorem Iesu Christo filio eius
et spiritui sancto, et recede ab hoc famulo dei…Et hoc signum
sanctae crucis quod nos fronti eius damus, tu maledicte diabole,
numquam audes violare:
n° 1073: Item super faeminas. Deus caeli, deus terrae, deus
angelorum, deus archangelorum…deus cui omnis lingua
confitetur…te invoco domine super hanc famulam tuam ut
perducere eam digneris ad gratiam baptismi tui. Ergo maledicte.
Ut supra (v. n° 1072. Si tratta dell’esorcismo per le donne);
n° 1074: Super masculum. Deus immortale praesidium omnium
postulantium, liberatio supplicum, pax rogantium…te invoco super
hunc famulum tuum, qui baptismi tui donum potens, aeternam
consequi gratiam spiritali generatione desiderat. Accipe eum
domine, et quia dignatus es dicere: petite et accipietis, quaerite et
invenietis, pulsate et aperietur vobis…promissa tui muneris regna
percipiat (è un esorcismo compiuto sugli uomini);
n° 1075: Audi maledicte satana adiuratus per nomen aeterni
dei, et salvatoris nostri filii eius, cum tua victus invidia…(si tratta
come al n° 1072 di un invettiva o minaccia contro Satana);
n° 1076: Item super faeminas. Deus Abraham, deus isaac, deus
iacob, qui tribus israhel…te supplex deprecor domine, ut liberes et
hanc famulam tuam, et perducere eam digneris ad gratiam baptsmi
tui. Ergo maledicte. Ut supra (si tratta del 2° esorcismo sulle
donne, seguito da una nuova minaccia contro Satana, come al n°
1075);
n° 1077: Item super masculos. Exorcizo te immunde spiritus in
nomine patris et filii et spiritu sancti, ut exeas et recede ab hoc
famulo dei. Ipse enim tibi imperat maledicte damnate, qui pedibus
super mare ambulavit, et petro mergenti dexteram porrexit. Ergo
maledicte. Ut supra ( si tratta del 2° esorcismo sugli uomini,
seguito da una nuova minaccia contro Satana, come al nà 1075);
n° 1078: Item super faeminas. Exorcizo te immunde spiritu, per
patrem et filium et spiritum sanctum, ut exeas et recedas ab hanc
famula dei. Ipse enim tibi imperat maledicte…Ut supra (si tratta del
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2) IL BATTESIMO STESSO.
Anche per quanto riguarda il rito specifico al Battesimo, si può notare un certo
procedimento, nel seguente modo:
1. al n° 1083 si trova la benedizione del fonte: procedat sacerdos ad fontes
benedicendo, et dicat benedictionem fonti, sicut superius in gregoriano
continetur;
2. al n° 1084 si trova la triplice domanda sulla fede del simbolo che è un resto
della redditio symboli: Benedicto fonte et eo tenente infantem a quo
suscipiendus est, interroget sacerdos ita:…;
3. al n° 1085 segue la formula: ego te baptizo in nomine patris… che troviamo
anche nel Gellonensis con la triplice immersione. Nel Gregoriano la formula
era: ille, baptizo te in nomine patris… Nel Supplemento, invece, è: ego te
baptizo in nomine patris… Et filii… Et spiritu sancti…, e così rimarra fino ai
nostri giorni.
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3) I RITI POST-BATTESIMALI.
Essi concludono il rito del Battesimo, secondo quanto segue:
1. al n° 1087 si svolge il rito della vestizione, secondo queste parole: Et vestitur
infans vestimentis suis. (Non si tratta di una veste bianca: ognuno si veste con i
propri vestiti, per cui il rito appare più sobrio e semplice nello svolgimento);
2. al n° 1088 è il momento in cui il vescovo conferma con l’olio del crisma.
Rientra nelle unzioni post-battesimali, prima della comunione: Si vero
3. episcopus adest statim confirmari eum oportet chrismate, et postea. Questo
avviene se il Vescovo è presente.
4. Al n° 1089 è descritto il momento della comunione: se il vescovo non è
presente si omette la confermazione e il sacerdote dà la comunione con la
formula che è stata mantenuta fino al Vaticano II. Il n° 1089 così recita:
communicare si vero episcopus adcst staiim confirmani eum oponict chnismate,
Et si episcopus deest communicetur a presbitero dicente ita. Corpus domini
nostri iesu christi custodiat te in vitam aeternam. Amen.
Concludendo questa parte delle Dispense, si può notare una linea tra il Gelasiano,
l’Adriano ed il Supplemento del Gregoriano. Ad essi bisogna aggiungere anche il
Sacramentario Gelasiano dell’ VIII: il Gellonensis.
Per il battesimo, il sacerdote interroga una seconda volta sulla fede nelle Persone
divine, poi battezza con la formula: «Baptizo te in nomine Patris, (et mergit simul) et Filii,
(et mergit iterum) et Spiritus Sancti (et mergit tertio)».
La confermazione è data subito per mezzo dell’imposizione della mano del vescovo con la
formula gelasiana; la «signatio» con il sacro crisma è fatta anch’essa con la formula
gelasiana. Si riscontrano già delle negligenze quando il bambino è stato battezzato, per
esempio, d’urgenza, e non è stato confermato; una rubrica ricorda l’importanza della
confermazione; «Hoc autem precaventes ut hoc non neglegatur quia tunc omnem
baptismum legitimum christianitatis nomine confirmatur». Il secondo Ordo di Gellone è
stato spesso ripreso in seguito da un gran numero di Ordines locali e le sue rubriche sono
quelle dell’Ordo XI.
Dunque, come è gia stato detto, in questo sacramentario abbiamo tre rituali
battesimali, secondo questa disposizione sintetica:
PRIMO ORDO: è un tipo di compromesso tra il GeV e l’OR XI; in tale ambito il testo
appare non molto chiaro ed incompleto. Esso comprende:
La Sezione 73 (395-410) che parla del primo scrutinio con l’iscrizione del nome,
l’imposizione del sale e gli esorcismi. Il formulario viene
dopo la terza domenica di Quaresima.
La Sezione 96 (525-532) parla di un altro scrutinio, che si svolge il lunedì della
terza settimana.
La Sezione 97 (533-564) presenta i vari riti che nel Gelasiano fanno parte del 3°
scrutinio: ordo in aurium apertionem, expositio Evange-
liorum, Praefatio Symboli, Praefatio Orationis Dominicae.
La Sezione 108 (667-674): la redditio symboli del Sabato Santo con il rito
dell’effeta e la rinuncia a Satana.
La Sezione 111 (702-714) parla dell’ORDO BAPTISMI (il battesimo nel suo rito).
Di ciò che è stato sopra accennato, interessa la rubrica 707 dove vediamo che:
ci sono molti ministri che scendono nel fonte;
il battesimo è realizzato con un triplice immersione;
la formula è Baptizo te in nomine patris et filii et spiritus sancti in tre parti
corrispondendo a una triplice immersione.
Andrieu spiega54 che qui si può vedere un influsso visigotico, giacché si tratta di tutta
una controversia della quale parla anche San Gregorio Magno in una lettera a San Leandro
di Siviglia.
- la Triplice immersione.
Una sola immersione per sottolineare l’unità della Trinità e forse per rispondere
all’eresia aniana. Certi ambienti spagnoli, che ritenevano la triplice immersione, ripetevano
tre volte la formula ego te baptizo.
Il testo del sacramentario di Gellone risponde a questa controversia come si vede nella
rubrica 707: sub trina immersione (la prassi romana), tantum…semel (soltanto una volta)
sanctam trinitatem invocantes, ita dicendo. La stessa formula riguarda la stessa rubrica nel
secondo Ordo n° 2321.
hoc autem prccaventes ut hoc non negleatur quia tunc omnem baptismum legitimum
christianitatis nomine confirmatur (GeV, Sez. 344, nn° 2215-2343).
Seguono, poi, altri riti postbatesimali, come abbiamo visto già nel GeV e nell’OR XI.
Questo secondo Ordo di Gellone è stato spesso ripreso da un gran numero di Ordines
locali e le sue rubriche sono quelle dell’Ordo Romanus XI.
QUINTO TEMA
GLI ORDINES ROMANI: L’ORDO ROMANUS XI
La datazione di questo rituale è del secolo VII, forse la seconda metà del VI. E’ uno
dei più antichi Ordines che ci siano arrivati. Per Saxer, che segue Chavasse, appartiene al
secolo VII (verso il 650). Per C. Vogel, esso andrebbe collocato tra il 650 ed il 700. Ciò
dimostra la complessità del problema cronologico, relativo all’appartenenza ad una precisa
epoca storica. La cosa importante è che questo Ordo è proprio romano, tenendo presente
l’importanza del rapporto che ha con il Gelasiano Vetus. In esso vi è una descrizione ben
sviluppata di un rito di battesimo che presuppone il sacramentario Gelasiano per i testi
eucologici, con diversi nuovi elementi. Ciò dimostra un buon sviluppo delle Rubriche, ma
manca, però, l’eucologia, perché non si tratta più di un Sacramentario.
Questo Ordo è previsto per l’uso dei presbiteri, nelle Chiese titolari, anziché per
l’amministrazione del Battesimo dei bambini.
Oltre a quelli sopra menzionati, in primo luogo, si vedeno bene alcuni elementi, dei
quali due già sono stati sopra citati:
Le rubriche sono ben sviluppate;
Si conoscono soltanto l’incipit delle orazioni;
Il latino è stato corretto;
L’ordo è per l’uso dei presbiteri delle chiese titolari o delle basiliche, piuttosto che per lo
svolgimento assai complicato dei riti per il battesimo dei bambini;
I riti del catecumenato sono stati conservati, ma anche modificati per la nuova situazione
pastorale, che è il battesimo dei bambini.
Il rituale battesimale concernente all’ordo Romanus XI55, anche se quasi
contemporaneo al Sacramentanio Gelasiano è destinato alle celebrazioni presbiterali nei
titoli e nelle basiliche romane; esso ci offre una sistemazione ben diversa delle celebrazioni
catecumenali e di quelle dell’iniziazione propriamente detta, a differenza di come le
organizza il Gelasiano. Ciò presuppone la liturgia papale.
Le nuove circostanze delle celebrazioni catecumenali, prima fra tutte la
predominanza del battesimo dei bambini, sprona i responsabili della pastorale a cercare
nuove strade possibili per l’adattamento dell’antico rituale composto per l’iniziazione degli
adulti. Con la progressiva diffusione del cristianesimo e con la trasformazione della società
pagana in societas christiana il battesimo degli adulti tende a scomparire o resta come fatto
individuale circoscritto alle rare conversioni di Ebrei, tollerati, durante il medioevo, ai
margini della città.
Un tentativo di adattamento liturgico fu l’introduzione dei sette scrutini al posto di
tre dell’epoca antecedente. L’inserimento degli altri quattro scrutini si spiega con il bisogno
di creare un certo dinamismo nella preparazione battesimale affinché si compensassero gli
elementi rituali perduti nel nuovo ambiente ecclesiale. L’intento era quello di creare un certo
dinamismo pastorale.
I sette scrutini erano un tentativo di uscire dal passivismo che si percepiva nel
catecumenato dei bambini svolto secondo il rituale antico. Secondo Nocent questi tentativi
di adattamento potevano essere introdotti in vista della catechesi ai genitori, padrini e
55
M. ANDRIEU, Ordo XI: I, Introductio II, Texte, in Les Ordines Romani du haut Moyen Age, II. Les Textes.
Ordines I-XIII, Louvain 1960, II, 363-447.
95020 – Iniziazione Cristiana: Introduzione generale – Quarto Tema: Il Sacramentario Gelasiano Vetus. 98
Prof. Juan Javier Flores, OSB.
madrine per salvaguardare, così, l’entrata progressiva del fanciullo nella vita cristiana e
nella Chiesa.
L’OR XI vuole, così, preparare nel modo migliore genitori, padrini e madrine
all’iniziazione del loro bambino, tanto che il rito assume un valore catechetico per i genitori
stessi.
La celebrazione di sette scrutini, accompagnati dagli esorcismi e dalle Messe per i
catecumeni e le tre consegne (dei Vangeli, del Simbolo e del Padre Nostro) forniscono un
quadro del catecumenato nella tradizione romana nell’alto medioevo.
Se si escludono le catechesi e le istruzioni, tutta la preparazione riceve un carattere
espressamente cultuale.
La veglia pasquale cominciava, come nel Gelasiano, nelle ore pomeridiane. Lo
svolgimento della celebrazione nell’OR XI, 96-105 è descritto soltanto nelle indicazioni
sommarie e viene omessa anche la formula battesimale. Si può immaginare che l’Ordo
aveva l’intenzione di mettere in evidenza soltanto i riti che avevano bisogno di un
adattamento, ovvero quelli che avevano subito qualche modifica nel nuovo contesto
celebrativo.