Premessa
Il Concilio Vaticano I (dicembre 1869 – luglio 1870) terminò im-
provvisamente a causa degli eventi bellici dell’unità d’Italia che por-
tarono il re Vittorio Emanuele II alla conquista di Roma. A rigore,
questo concilio non fu mai chiuso in modo ufficiale, e quindi ogni suc-
cessivo concilio poteva essere inteso come continuazione e conclusione
del Vaticano I. Anche per questo motivo i papi che vennero dopo Pio
IX si posero il problema se tenere un concilio oppure no. In particolare
se lo posero Pio XI e Pio XII; ma, mentre il primo non andò oltre l’ipo-
tesi del concilio, Pio XII operò attivamente e costituì una commissione
che in modo riservato preparasse il futuro concilio1. Tuttavia il concilio
Enrico Mazza, già docente di Liturgia nella Facoltà di Lettere dell’Università Cat-
tolica (Milano); nello Studio teologico di Reggio Emilia; e nell’Istituto liturgico del
Pontificio ateneo S. Anselmo.
1
«Malgrado ci manchi ancora la documentazione originale, possiamo avanzare
l’ipotesi che i diversi successori di Pio IX abbiano pensato ad una possibile ripresa del
Concilio Vaticano. Tenui sotto Pio X e Benedetto XV, gli indizi di tale volontà sono
particolarmente netti sotto Pio XI e Pio XII, al punto da innescare un processo di ri-
lancio che, in entrambi i casi, andrà assai lontano. Il tentativo di papa Ratti comincia
nel 1922 con la costituzione di una piccola commissione di teologi incaricati di fare
un bilancio del concilio di Pio IX. Ma non può limitarsi a questo: il codice di diritto
canonico del 1917 ha messo fine a un grande numero di questioni che vi dovevano
essere dibattute; d’altra parte, l’evoluzione della Chiesa in mezzo secolo ne ha fatte
sorgere altre che sarebbe difficile ignorare, a cominciare da quella del modernismo,
dottrinale o sociale. Questa inevitabile estensione del programma moltiplica le diver-
genze tra coloro che vorrebbero un rinforzo delle condanne precedenti e coloro che,
come il card. Ehrle, auspicano un allentamento della morsa antimodernista. Inoltre,
è o non è opportuno anticipare un concilio sulla possibile risoluzione della questione
romana? In una proporzione che resta difficile precisare, questi due fattori hanno con-
corso all’interruzione della preparazione nel 1924, malgrado la risposta favorevole di
una larga maggioranza dell’episcopato consultato l’anno precedente», E. Fouilloux,
314 Enrico Mazza
non poté essere celebrato a causa dello scoppio della seconda guerra
mondiale; al termine di questa la cosa divenne comunque impossibile
a causa delle profonde difficoltà post belliche e del nuovo clima che si
era creato nel mondo, con la guerra fredda, in cui la Chiesa cattolica
era profondamente coinvolta. Il lavoro della commissione non andò
perduto dato che il materiale venne elaborato per costituire, successi-
vamente, l’intelaiatura delle grandi encicliche del magistero teologico
di Pio XII2.
Non solo nel 1943 l’enciclica Mystici corporis Christi3, sulla natura
della Chiesa come corpo mistico di Cristo, e nel 1950 l’enciclica Hu-
mani generis4, sui pericoli e sugli errori teologici che cominciavano a
circolare nella Chiesa, ma anche l’enciclica Mediator Dei et hominum
sulla liturgia (20 novembre 1947)5 che arrivava a coronamento del lun-
go cammino del movimento liturgico.
6
Pius XII, Mediator Dei et hominum (20 novembris 1947), 526: Siquidem,
vixdum divinum “Verbum caro factum est” (Io. 1, 14), sacerdotali munere ditatum se
mundo manifestat, Aeterno Patri seipsum subiciens, quod quidem per totius suae vitae
cursum intermittit numquam: “Ingrediens mundum dicit: … Ecce venio… ut faciam,
Deus, voluntatem tuam …” (Hebr. 10, 5-7) et in cruento Crucis sacrificio mirandum in
modum perfecit.
7
Pius XII, Mediator Dei et hominum (20 novembris 1947), 521.
316 Enrico Mazza
quidem non una ratione contingere potest: cum nimirum universus populus, ex sacrorum
rituum normis, vel sacerdotis verbis recto servato ordine respondet, vel cantus edit, qui
cum variis Sacrificii partibus congruant, vel utrumque facit, vel denique cum in Sacris
sollemnibus alternas Iesu Christi administri precibus dat voces unaque simul liturgica
cantica concinit.
14
Pius XII, Mediator Dei et hominum (20 novembris 1947), 538.
318 Enrico Mazza
21
Thomas Aquinas, Scriptum super sententiis magistri Petri Lombardi, ed. M.F.
Moos, tome IV (=In IV Sententiarum), dist. 11, quaest. 2, art. 1, solutio 3, ad tertium,
Lethieulleux, Paris 1947, 463; cf. anche: In IV Sententiarum, dist. 12, quaest. 3, art.
1, solutio 1, ad primum, 533; per la trattazione generale di questo argomento cf. In
IV Sententiarum, dist. 8, quaest. 1, art. 1, Quaestiuncula 1, 304. La stessa concezione
si trova in Thomas Aquinas, La Somma Teologica, 3, q. 78, a.3 , ed. A. Balducci-M.
Daffara, Adriano Salani, Firenze 1971, 202-211.
22
In hoc sacramento, sicut in aliis, duo sunt; scilicet consecratio materiae et usus
materiae consecratae; haec duo per verba Domini exprimuntur. In hoc enim quod dicitur,
“Accipite et manducate ex hoc omnes”, praecipitur usus sacramenti; in hoc autem quod
dicitur, “Hoc est corpus meum”, traditur materiae consecratio ... Sed quia, ut dictum
est, usus materiae in hoc sacramento non est de essentia sacramenti, sicut in aliis; ideo illa
verba quae ad usum pertinent, non sunt de forma, sed tantum illa quae ad consecrationem
materiae pertinent, scilicet “Hoc est corpus meum” (In IV Sententiarum, dist. 8, quaest.
La partecipazione attiva alla liturgia 321
poco diverso23. Per Tommaso le parole Hoc est corpus meum si riferisco-
no al sacramento, mentre tutto il resto – comprese le parole Accipite et
manducate... – si riferisce all’uso. L’improvvida distinzione tra essenza e
uso del sacramento, ha introdotto una separazione tra le parole accipi-
te et manducate e le parole hoc est corpus meum. Queste ultime appar-
tengono all’essenza del sacramento mentre le prime appartengono solo
all’uso al quale – come tale – non si può applicare la categoria della
sacramentalità.
2, art. 1, solutio 2, 330). Per la Summa theologiae cf. Thomas Aquinas, La Somma
Teologica, 3, q. 78, a.1, 190-197; 3, q. 78, a.3, 202-211,
23
Per tutta la questione cf. E. Mazza, Continuità e discontinuità. Concezioni
medievali dell'eucaristia a confronto con la tradizione dei Padri e della liturgia (Biblio-
theca Ephemerides liturgicae. Subsidia 113), CLV – Edizioni liturgiche, Roma 2001,
192-195.
24
Sacrosanctum Concilium Oecumenicum Vaticanum II, «Constitutio de
Sacra Liturgia Sacrosanctum concilium (4 decembris 1963)», AAS 56 (1964) 97-134.
25 Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum
concilium (4 decembris 1963) 11», 103.
322 Enrico Mazza
pazione che è costante fin dal motu proprio Tra le sollecitudini e che è
il vero nodo della questione. Effettivamente si ha talvolta l’impressione
che la partecipazione attiva consista nel far fare “qualcosa” all’assem-
blea pur di tenerla attiva, cadendo troppe volte nel didascalico e nella
catechistica; come dice Joris Polfliet, si ha l’impressione che si cerchino
sempre nuove maniere di celebrare, mentre – in verità – si è dimenti-
cato che cosa si sta celebrando29. Di conseguenza il concilio mette in
primo piano, come modo di partecipazione attiva, la comunione euca-
ristica precisando anche che, come segno di partecipazione, è bene che
questa avvenga con le ostie consacrate nella medesima celebrazione30,
un’indicazione già presente nella Mediator Dei et hominum.
La costituzione liturgica, una volta chiarita questa preoccupazione,
può passare con sicurezza a tratteggiare che cos’è la partecipazione at-
tiva, anzitutto facendo propri gli elementi del magistero precedente.
Se questa appartiene, in qualche modo, alla natura stessa della liturgia,
ne segue che la partecipazione attiva è necessaria per ogni tipo di cele-
brazione31, anche se la questione vale soprattutto per la messa; di con-
seguenza, si stabilisce la revisione totale dell’Ordo missae con lo scopo
di favorire la partecipazione attiva dei fedeli32 e, anzi, si dispone che
in ogni nuovo libro liturgico vengano indicate da apposite rubriche le
29
J. Polfliet, «À la recherche d’une spiritualité de la célébration liturgique»,
in “Ars celebrandi”, The Art to Celebrate the Liturgy. L’art de célébrer la liturgie, éd.
J. Lamberts (Textes et Études Liturgiques / Studies in Liturgy 17), Peeters, Leuven
2002, 141.
30
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 55», 115: Valde commendatur illa perfectior Missae partici-
patio qua fideles post Communionem sacerdotis ex eodem Sacrificio Corpus Dominicum
sumunt.
31
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 79», 120: Sacramentalia recognoscantur, ratione habita nor-
mae primariae de conscia, actuosa et facili participatione fidelium, et attentis nostrorum
temporum necessitatibus. In Ritualibus recognoscendis ad normam art. 63, etiam nova
Sacramentalia, prout necessitas expostulat, addi possunt.
32
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 50», 114: Ordo Missae ita recognoscatur, ut singularum par-
tium propria ratio necnon mutua connexio clarius pateant, atque pia et actuosa fidelium
participatio facilior reddatur.
324 Enrico Mazza
33
Concilium Vaticanum II I, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 31», 108: In libris liturgicis recognoscendis, sedulo attendatur
ut rubricae etiam partes fidelium praevideant.
34
Concilium Vaticanum II I, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 124», 131-132: In aedificandis vero sacris aedibus, diligenter
curetur ut ad liturgicas actiones exsequendas et ad fidelium actuosam participationem
obtinendam idoneae sint.
35
Acta Synodalia Sacrosancti Concilii Oecumenici Vaticani Secundi (= AS), Vol.1,
Pars 1, Città del Vaticano 1970, 315.
36
Preferisco evitare il termine “adattata” che suppone che esista una liturgia già
completa in se stessa che, poi, debba confrontarsi con le varie culture per adattarvisi.
La liturgia cristiana, invece, nasce come sviluppo giudeocristiano nel mondo e nella
storia dei giudaismi del primo secolo; successivamente quest’eredità avrà differenti
sviluppi nella cultura greca, latina, romana, siriaca, bizantina, ecc.; ma dovremmo
La partecipazione attiva alla liturgia 325
in quantum fieri potest, facile percipere atque plena, actuosa et communitatis propria
celebratione participare possit.
43
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum
concilium (4 decembris 1963) 48», 113.
328 Enrico Mazza
Qui si dice che sono due le azioni che impegnano i fedeli: la prima
consiste nel capire i riti e le preghiere; la seconda consiste nel partecipa-
re, ma sempre ai riti e alle preghiere. Questo viene insegnato anche dalla
Mediator Dei et hominum che chiede che i fedeli capiscano i riti liturgici
e ad essi partecipino nei modi stabiliti dalla Sede Apostolica.
Il testo della Sacrosanctum concilium sarà molto diverso a causa di
un intervento del cardinale Augustin Bea nella Congregazione generale
decima, il 30 ottobre 1962. Questi chiese di mutare il testo in modo
che la partecipazione riguardasse «non solo i riti e le preghiere ma anche
lo stesso Mistero di fede; non solo il fatto esterno»45. Il cardinal Bea,
quindi, propose un nuovo testo che mettesse in luce che la parteci-
44
«Schema Constitutionis De sacra liturgia», Caput secundum: De sacrosancto
eucharistiae mysterio, in Concilium Vaticanum II, Schemata constitutionum et decre-
torum. De quibus disputabitur in Concilii sessionibus, Series prima, Typis polyglottis
vaticanis, Città del Vaticano 1962, 175, linea 7ss.
45
Linea 8 dicitur: “ut ritus et preces atque mysterium, quod per ea exprimitur, bene
intelligant”: non tantum ritus et preces, sed etiam ipsum mysterium; non tantum res exter-
na : AS, vol. 1, per. I, pars II, Città del Vaticano 1970, 22). Questo intervento del
card. Agostino Bea ha una singolare consonanza con il documento di Pio XII «Motu
proprio In cotidianis precibus (24 martii 1945)», AAS 37 (1945) 66-67, che promulga
la nuova versione latina del salterio. Non c’è da meravigliarsene dato che il nuovo
testo del salterio venne curato dal Pontificio Istituto biblico di cui era rettore il padre
A. Bea (dal 1930) che, inoltre, era confessore del papa e autorevole consultore per i
documenti pontifici che riguardassero la Sacra Scrittura.
La partecipazione attiva alla liturgia 329
46
Commissio optimam iudicavit hanc propositionem, sed ut melius significemus ritus
et preces sese habere tamquam media ad mysterium intelligendum, scripsimus: “per ritus et
preces id bene intellegentes”. Sic respondemus etiam desideriis eorum, qui volunt ut aliquo
modo significetur attentio interna: AS, vol. II, per. II, pars II, Città del Vaticano 1972,
298. Cf. anche: Concilii Vaticani II Synopsis, In ordinem redigens Schemata cum Rela-
tionibus necnon Patrum Orationes atque Animadversiones, Constitutio de sacra liturgia
Sacrosanctum concilium, ed. F. G. Hellín, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano
2003, 144s.
47
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum
concilium (4 decembris 1963) 48», 113.
48
Debbo correggere, dunque, la mia precedente interpretazione che legava que-
sta espressione alla ritualità, in quanto tale, e la metteva in rapporto con la nozione
330 Enrico Mazza
Conclusione
Con la nuova concezione della partecipazione attiva, il Vaticano II
ci ha riportato nella scia dell’antica tradizione liturgica. In queste ri-
Jossua – Y. Congar (Unam sanctam 66), Les Éditions du Cerf, Paris 1967, 241-282.
51
Concilium Vaticanum II, «Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Con-
cilium (4 decembris 1963) 48», 113.
52
L’eucaristia è immagine dell’ultima cena, la quale è l’ “annuncio” del Calvario
ossia della morte e risurrezione di Cristo. Il mistero della fede, dunque, è la morte e
risurrezione di Cristo di cui tutta la ekklēsìa deve essere partecipe, morendo con lui
per vivere con lui (Rm 6,8). Se ci volgiamo ai testi liturgici, ci accorgiamo che questo
non è nient’altro che il “frutto” del sacramento.
La partecipazione attiva alla liturgia 333
Sommario
La Mediator Dei è un documento è squisitamente teologico, pur en-
trando nell’ipotesi di alcune riforme. Come punto di partenza di tutta
la sua argomentazione, l’enciclica pone il sacerdozio di Cristo, per cui
53
Solo così potremo uscire dall’improvvida contrapposizione tra il cosiddetto
sacerdozio ministeriale e il cosiddetto sacerdozio dei fedeli.
54
Le Liber Ordinum en usage dans l’Église wisigothique et mozarabe d'Espagne du
cinquième au onzième siècle, éd. M. Férotin (Monumenta ecclesiae liturgica 5), Librai-
rie de Firmin-Didot et C.ie, Paris 1904, col. 398. Lo stesso testo è presente nella col.
407).
334 Enrico Mazza
Abstract
Mediator Dei et hominum is a text absolutely theological, even if
considers and debates the possibility of some reformation of the liturgy.
The starting point is the idea of the priesthood of Christ. For this rea-
son the liturgy is an action celebrated from the priest only, instead the
people take part in the act of offerre and then he is only offering. Ac-
cording to Sacrosanctum concilium, whose nature is neither systematic
nor deductive, the liturgy is a celebration of the congregation and the
priest presides over this church. The aim of the liturgical reformation
is the Actuosa participatio of the faithful but, according to the Council,
the object of this “participation” is the Mystery of faith, through the rites
and prayers, not the rite and the prayer as such, in itself. That is to take
part in the dead and the resurrection of Christ: this is the new point of
view of the Vatican Council about the Actuosa participatio.