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studi

Annibale Bugnini:
dalla riforma liturgica «Piana»
all’apertura del Vaticano II
Gottardo Pasqualetti

Grande sorpresa suscitò l’annuncio dato da Giovanni XXIII il 25


gennaio 1958, a pochi mesi dalla sua elezione, sulla sua intenzione
di convocare un Concilio ecumenico. Ciononostante, il Vaticano II
non è sorto come un fungo. Ha avuto una gestazione, anche se non
direttamente orientata a questo, dagli interventi del magistero papale
del XIX secolo, soprattutto da Pio XII, che pare avesse pure intuito
la necessità di un Concilio, ma non ebbe il coraggio o la forza di
attuarla. Tuttavia ne pose le premesse.
Per quanto riguarda la liturgia, già san Pio X era intervenuto con il
Motu proprio Tra le sollecitudini (22 novembre 1903) per ravvivare la
dignità e il valore della celebrazione liturgica e rinnovare la musica e il
canto gregoriano. Documento in cui si trova il principio recepito dalla
Sacrosanctum Concilium che «la liturgia «è la prima e indispensabile
fonte dalla quale i fedeli possono attingere il geuino spirito cristiano»
(SC 14). Pio X prese poi varie altre decisioni per favorire la parteci-
pazione alla liturgia: promosse la comunione frequente, l’ammissione
dei fanciulli alla comunione all’età della ragione, la semplificazione
del Breviario e la rivalutazione della domenica, con l’intento che non
poté realizzare di un piano più vasto di riforma della liturgia.

1. Il movimento liturgico1

Tutto questo diede impulso al movimento liturgico, la cui nascita


è fatta risalire all’intervento di Lambert Beauduin (1873-1960) al Con-
1
O. Rousseau, Storia del movimento liturgico, Paoline, Roma 1961, con ap-
pendici per il movimento liturgico in Italia alle pp. 263-369 per il rito romano e alle
pp. 371-378 per l’ambrosiano.

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gresso di Malines (B) del 1909, che evidenziò la necessità di insegnare
a «pregare con la liturgia e a farne il nutrimento della propria vita
spirituale», e attraverso di essa rinnovare la vita cristiana2.
Due sono fondamentalmente gli obiettivi portati avanti dal mo-
vimento liturgico:
– portare il popolo alla liturgia, mediante attività di promozione e
formazione attraverso riviste, settimane di studio, corsi, sussidi,
centri liturgico-pastorali, per favorire l’inserimento e la partecipa-
zione attiva nella celebrazione liturgica;
– portare la liturgia al popolo, ipotizzando, con molto timore, possi-
bili adattamenti della liturgia per facilitarne la partecipazione.
Nonostante l’impegno di tante persone come Ildefons Herwegen
(1874-1946), Odo Casel (1886-1948), Pius Parsh (1884-1954), Co-
lumba Marmion (1858-1923), Romano Guardini (1885-1968), Mario
Righetti (1882-1975), Giacomo Lercaro (1891-1976) e molti altri, il
movimento liturgico non riuscì a imporsi in forma generalizzata come
vita della Chiesa, soprattutto nell’accettare la liturgia come scuola di
vita spirituale3.
In positivo, le istanze del movimento liturgico poco per volta
furono recepite anche dall’autorità. E ne sono venuti interventi ma-
gisteriali che prepararono la strada al Vaticano II. Oltre a quanto
detto di san Pio X, un contributo ancora più notevole venne da papa
Pio XII4, di cui si possono menzionare alcuni principali interventi su
ambedue gli obiettivi sopra accennati. Per l’approfondimento dot-
trinale, limitandoci a interventi specificamente riguardanti la litur-

2
Questo ha avuto dei precedenti dalla seconda metà dell’800 nei cultori della
liturgia, come dom Prosper Guéranger (1805-1875), fondatore dell’Abbazia bene-
dettina di Solesmes (F) per la promozione del canto gregoriano e di studi a carattere
liturgico su basi scientifiche. Intento assunto e proseguito dai monasteri benedettini
di Beuron (D), Maria Laach (D), Maredsous (B), Mont César (B).
3
Cf. A. Girolimetto, Liturgia e vita spirituale: il dibattito negli anni 1913-
14, in F. Brovelli (ed.), Liturgia: temi e autori. Saggi di studio sul movimento
liturgico, CLV-Ed. Liturgiche, Roma 1990, pp. 211-274; F. Brovelli, Ritorno alla
liturgia, CLV-Ed. Liturgiche, Roma 1989. È indicativo di questa difficoltà il saggio
contestatario di J. e R. Maritain, Liturgie et contemplation, Desclée de Brouwer,
Paris 1959: i due coniugi si sentivano minacciati nelle loro convinzioni religiose più
intime dall’opera di liturgisti «che, con le migliori intenzioni, si sforzano di riportare
le masse verso la preghiera della Chiesa» (p. 75).
4
Per questi documenti loro citazioni peculiari cf. A. Bugnini, Documenta
pontificia ad instaurationem liturgicam spectantia (1903-1953), CLV-Ed. Liturgiche,
Roma 1953.

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gia ricordiamo l’Enciclica Mediator Dei (20 novembre 1947), primo
documento ufficiale del magistero papale sul significato teologico
della liturgia e sul suo posto nella vita cristiana, e l’Enciclica Musicae
sacrae disciplina (25 dicembre 1955). Venne poi il primo Congresso
internazionale di Assisi (8-21 settembre 1956), concluso a Roma con
l’udienza pontificia, nella quale Pio XII espresse in modo efficace il
suo pensiero sul movimento liturgico indicandolo «come un segno
delle disposizioni provvidenziali di Dio riguardo al tempo presente,
come un passaggio dello Spirito Santo nella Chiesa»5.
Per la riforma di alcuni aspetti della liturgia molte sono state le
decisioni prese con documenti del Papa o da lui approvarti, come
l’introduzione nel Breviario della nuova redazione latina del salte-
rio (1945); la concessione ai sacerdoti di amministrare la cresima in
pericolo di morte (1946); la determinazione di materia e forma del
sacramento dell’Ordine (1948); l’approvazione di rituali bilingui; la
riforma della Veglia pasquale (1951) e poi della settimana santa (1955);
la Messa vespertina e la mitigazione del digiuno eucaristico (1953); e
la semplificazione delle rubriche (1955) che, con Giovanni XXIII fu
all’origine del Codex rubricarum (1960), pubblicato con l’approva-
zione di Giovanni XXIII, e interessò i principali libri liturgici quali
Breviario (1961), Messale (1962), il Calendario e l’edizione della prima
e seconda parte del Pontificale Romano. Poco prima della morte di
Pio XII fu pubblicata l’Istruzione della Sacra Congregazione dei Riti
De Musica Sacra et Sacra Liturgia (3 settembre 1958), che applica le
due citate encicliche.
Al Convegno internazionale di Assisi pervennero pure alcune
voci dalle terre di missione, come quella del vescovo Wilhelm van
Bekkum (1910-1998), che manifestavano le loro aspettative riguar-
danti la lingua, il catecumenato, l’adattamento della liturgia e la re-
staurazione del diaconato permanente. Infatti, negli anni 1950-1960,
anche nel mondo missionario si è sviluppata una sensibilità favorevole
alla liturgia, che ha portato a prestarle una particolare attenzione. Lo
si riscontra in articoli che hanno proposto l’urgenza di un rinnova-
mento della liturgia per una pastorale missionaria veramente incisiva6
e in vari Convegni di liturgia pastorale come quello di Lugano del

5
La restaurazione liturgica nell’opera di Pio XII. Atti del primo Congresso
internazionale di pastorale liturgica. Assisi-Roma, 18-22 settembre 1956, Centro di
Azione liturgica, Genova 1957, pp. 3-4.
6
Cf. J. Hofinger, Possibilités de la pastorale liturgique en pays de mission, in
«La Maison-Dieu» 37 (1953) 42-58.

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19537, di Montserrat del 19588 e altri. Particolare menzione a questo
riguardo i Congressi missiologici di Nijmegen 19599 e di Louvain
196310, ambedue specificamente su liturgia e missione. Se ne vedrà la
conseguenza nel risultato della inchiesta promossa dalla commissione
antipreparatoria del Concilio, nella quale il 20% delle proposte e sug-
gerimenti provenienti soprattutto da Africa, Asia e America Latina
riguardava il rinnovamento della liturgia.

2. La commissione «Piana»11

Le attuazioni sopra ricordate in gran parte sono frutto della


commissione istituita da Pio XII, per questo chiamata «Piana», che
promosse inchieste, studi e attuazioni concrete di riforma liturgica.
Da alcune note di un sintetico e incompleto diario di Annibale
Bugnini si ricava che Pio XII, il 10 maggio 1946, parlò al card. Carlo
Salotti (1870-1947), prefetto della Congregazione dei Riti di una spe-
ciale commissione sulla riforma della liturgia. Poi in una udienza al
segretario mons. Alfonso Carinci (1862-1963), il 27 luglio seguente,
si stabilì che «una commissione speciale di competenti avrebbe do-
vuto studiare e fare delle proposte concrete sul piano generale della
riforma»12. Fu nominata due anni dopo, il 28 maggio 1948. Era com-

7
L. Agustoni - G. Wagner (edd.), Partecipazione attiva alla liturgia. Atti del
3o Congresso internazionale di studi liturgici, Lugano 14-18 settembre 1953, Libreria
Ed. Vescovile Ars Comacina, Como 1953.
8
Sull’iniziazione cristiana, con due interventi missionari: J. Beckmann, L’initia-
tion et la célèbration baptismale dans le missions du XVIe siècle à nos jours, in «La
Maison-Dieu» 58 (1959) 48-70; X. Seumois, La structure de la liturgie baptismale
romaine et les problèmes du catéchuménat missionnaire, in «La Maison-Dieu» 58
(1959) 83-110.
9
J. Hofinger (ed.), Liturgy and Mission. The Nijmegen Paper, P.J. Kenedy
& Sons, New York 1960.
10
Liturgie et mission. Rapports et compte-rendue de la 33e Semaine de missio-
logie, Louvain 1963, Desclée de Brouwer, Bruxelles 1964.
11
Sulla commissione di Pio XII, cf. F. Dell’Oro, Il rinnovamento della liturgia
sotto il Pontificato di Pio XII e Giovanni XXIII, in G. Alberigo et Alii, Assisi
1956-1986: il movimento liturgico tra riforma conciliare e attese del popolo di Dio,
Cittadella, Assisi 1987, pp. 189-278; A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975),
CLV-Ed. Liturgiche, Roma 19972, pp. 23-28; C. Braga, La «commissione Piana»
per la riforma della liturgia, introduzione a Id. (ed.), La riforma liturgica di Pio
XII. Documenti. I. La «Memoria sulla riforma liturgica», CLV-Ed. Liturgiche,
Roma 2003, pp. XXVIII; cf. anche Id., La «commissione Piana» per la riforma della
liturgia, in «Rivista Liturgica» 1 (2004) 142-160.
12
Bugnini, La riforma liturgica, cit., p. 23.

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posta da sette membri, tutti operanti nell’ambito della Curia roma-
na. Ne facevano parte il prefetto della Congregazione dei Riti come
presidente, all’inizio il card. Clemente Micara (1879-1965), sostitu-
ito, quando divenne vicario di Roma, dal card. Gaetano Cicognani
(1881-1962); mons. Alfonso Carinci, segretario della Congregazione,
sostituito poi anche lui da mons. Enrico Dante (1884-1967); padre
Ferdinando Antonelli (1896-1993) e padre Giuseppe Löw (1893-
1962), rispettivamente relatore e vice relatore della sezione storica
della Congregazione dei Riti; padre Anselmo Albareda (1892-1966),
prefetto della Biblioteca Vaticana; padre Agostino Bea (1881-1968),
rettore del Pontificio Istituto Biblico. Segretario fu nominato padre
Annibale Bugnini (1912-1982), direttore di «Ephemerides Liturgicae»
e già impegnato nella medesima sezione storica. Soltanto nel 1960, or-
mai al termine dei lavori, furono aggiunti mons. Pietro Frutaz (1907-
1980), divenuto relatore generale, mons. Cesario D’Amato (1904-
2000), abate di San Paolo; don Luigi Rovigatti (1912-1975), parroco
romano; padre Carlo Braga (1889-1971). In 12 anni la commissione
tenne 82 adunanze. Vi furono dei vuoti di mesi, dovuti al lavoro
ordinario da parte dei componenti della Congregazione e da eventi
ecclesiali come l’anno santo del 1950 nel quale si tennero soltanto
due riunioni, mentre il programma iniziale ne prevedeva due al mese!
La prima riunione si tenne il 22 giugno 1948. Fu un contatto
iniziale con alcune informazioni e accordi preliminari. I lavori ef-
fettivi iniziarono solo un anno e mezzo più tardi, con la seduta del
17 novembre 1949. Questo tempo intermedio fu dedicato a mettere
a punto la Memoria sulla riforma liturgica, iniziata da padre Löw
nell’ottobre 1946 e pubblicata nel 1948 in soli 300 esemplari, secondo
Bugnini. Più sviluppata fu la trattazione sull’anno liturgico e l’ufficio
divino. Furono promessi anche altri studi, ma soltanto quattro furono
pubblicati come supplementi della Memoria13. La sua preparazione

13
Sacra Rituum Congregatio - Sectio historica, n. 75, Memoria sulla ri-
forma liturgica, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1948 (= Memoria),
pp. 342, ristampata in Braga (ed.), La riforma liturgica di Pio XII. Documenti. I.,
cit., nel quale alla Memoria sono aggiunti anche i quattro Supplementi successiva-
mente pubblicati: - n. 75, Supplemento I. Intorno alla graduazione liturgica («Me-
moria». nn. 23-32, 102-122), Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1950,
pp. 38 (nella cit. ed. di Braga, pp. 345-382); - n. 76, Supplemento II. Annotazioni alla
«Memoria» presentate, su richiesta, dai Rev.mi Dom Capelle O.S.B., P. Jungmann
S.I., Mons. Righetti, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1950, pp. 62
(nella cit. ed. di Braga, pp. 483-444); - n. 79, Supplemento III. Materiale storico,
agiografico, liturgico per la riforma del calendario, Typis Polyglottis Vaticanis, Città
del Vaticano 1951, pp. 203 (nella cit. ed. di Braga, pp. 445-647); - n. 97, Supplemento

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è dovuta alla «stretta collaborazione del relatore generale e del vice
relatore » della sezione storica. Ma lo stesso padre Antonelli annota
che «il peso principale del lavoro» fu sostenuto dal vice relatore, il
padre G. Löw. Nella premessa alla Memoria si afferma:
«Il lavoro non è stato né semplice né facile. Si trattava di tenere presenti
i vari problemi storico-critici, sui quali in questi ultimi decenni si è
avuta una letteratura larghissima. Occorreva vagliare le varie soluzioni
e proposte, selezionarle e coordinarle in un piano unico, organico, ri-
assumendo, per i vari problemi, i dati essenziali, alla luce dei progressi
scientifici e delle migliori tradizioni liturgiche»14.
Dei quattro capitolo che la compongono, il terzo espone Il pro-
gramma organico della riforma liturgica e occupa quasi tutto il vo-
lume.
«È suddiviso in nove sezioni: la gradazione delle feste e il Calendario;
il Breviario Romano; il Messale Romano; il Martirologio Romano; i
libri di canto; il Rituale Romano; il Cerimoniale del vescovi; il Pontifi-
cale Romano; il Codex iuris liturgici. Ogni argomento viene suddiviso
in paragrafi, con chiare spiegazioni riguardanti lo stato attuale, alcune
indicazioni storiche per una più esatta comprensione della situazione,
la proposta di possibili soluzioni, alcuni interrogativi per una determi-
nazione concreta delle soluzioni»15.
Il lavoro fu compiuto «nel più assoluto segreto». Tanto che la
pubblicazione dell’Ordo Sabbati Sancti instaurati, il 9 febbraio 1951,
colse di sorpresa gli stessi officiali della Congregazione dei Riti16. Al-
lora si venne a sapere dell’esistenza della commissione per la riforma
generale della liturgia. Lo stesso riserbo continuò anche in seguito.
Le varie pubblicazioni vennero fatte senza un ordine strettamente
logico, man mano che si ritenevano pronti.
Motore trainante del gruppo sono stati i padri Antonelli, Löw e
Bugnini, che è stato non solo segretario ma anche collaboratore fat-
tivo nella redazione e revisione dei documenti. Il relatore generale a
conclusione della sua introduzione al Supplemento II sui pareri dati
alla Memoria dagli studiosi: Bernard Capelle (1884-1961), Josef A.
Jungmann (1889-1975), M. Righetti, annota:

IV. Consultazione dell’Episcopato intorno alla riforma del Breviario Romano (1956-
1957). Risultati e deduzioni, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1957,
pp. 139 (nella cit. ed. di Braga, pp. 649-785).
14
Memoria, p. 6.
15
Braga (ed.), La riforma liturgica di Pio XII. Documenti. I., cit., pp. IX-X.
16
Cf. Bugnini, La riforma liturgica, cit., p. 25.

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«La raccolta e l’ordinamento delle risposte e delle osservazioni dei tre
suddetti studiosi è stata fatta con grande diligenza dal rev.mo P. Bugnini,
C.M., solerte Segretario della Commissione».

E una valutazione che indica il modo abituale di agire di Bugnini


come segretario. Nei suoi appunti, da lui intitolati Reforgelit («Ri-
forma generale liturgia») annota di essere stato incaricato di correg-
gere le bozze della Memoria, «lavorare direttamente nei manoscritti
insieme a P. Löw», correggere e ricopiare quanto veniva preparato; e
poi al «riordinamento del Calendario», al «lunghissimo lavoro» per
il ripristino della veglia pasquale e alla sua pubblicazione. Riferisce
pure qualche contrasto nelle riunioni della commissione, non riportati
nei verbali, soprattutto sulla celebrazione dei santi e il riordinamento
del Calendario. Accenna pure al parere del Papa, riferito dal suo con-
fessore padre Bea, che fece da tramite tra la commissione e il Santo
Padre. Nell’annotazione del 5 luglio 1952, riferisce quanto gli disse
padre Bea:
«Mi ha detto che il Papa gli aveva parlato del giovedì e del venerdì santo
e che era favorevole a che si studi. Inoltre il Papa era molto contento
del lavoro della commissione, che si era introdotto molto bene con il
sabato santo».

Questi e altri interventi simili dimostrano l’interessamento del


Papa al rinnovamento della liturgia. Un dato generalmente non co-
nosciuto e singolare per quei tempi fu riferito a padre Bugnini da
Löw, il 6 luglio 1952:
«Mi ha mostrato copia d’una risoluzione del S. Ufficio in data marzo [o
maggio] 1949 relativa alla lingua. 1) È concesso l’uso del cinese letterario
(che è come il nostro italiano scritto di fronte al romanesco) in tutta la
Messa eccetto dal Canone alla Comunione, ma anche in questa parte i
canti del popolo saranno in cinese. 2) Si farà una traduzione unica. 3)
Nei seminari si continuerà una istruzione sul latino, perché i seminaristi
conoscano qualcosa della civiltà occidentale».

Pure interessante è quanto riporta nell’ultimo scritto della Refor-


gelit, del 27 dicembre dello stesso anno:
«Udienza col card. Gaetano Cicognani, prefetto SRC sull’istituzione di
un apposito Ufficio per la Riforma liturgica e l’apostolato liturgico».

Cosa che ritornerà periodicamente negli anni seguenti per la spe-


rimentata difficoltà di un rinnovamento della liturgia in organismi
come la Congregazione dei Riti e poi della Disciplina dei Sacramenti,

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con tutta una loro tradizione e prassi. Istanza che sarà ripresentata
dalla Congregazione per il Culto Divino nel 1975, agli sgoccioli della
sua esistenza, in previsione della riforma della Curia. Recentemente
è stata attuata, ma sembra solo nominalmente, e ancora da realizzare
pienamente. In conclusione si può dire:
«La “riforma Piana” non mise in discussione i libri liturgici tridentini;
li sottopone a un’opportuna semplificazione cerimoniale-rubricale e ne
regola l’uso con una nuova e più organica normativa… La restaurazione
liturgica di Pio XII chiude definitivamente l’epoca post-tridentina carat-
terizzata dalla rigida uniformità liturgica e dalla rubricistica»17.
Fu un primo passo che richiese coraggio e apertura a quanto
proporrà il Vaticano II con la Costituzione sulla sacra liturgia. Essa
lo insinua annoverando tra i criteri per conservare la sana tradizione
e aprire la via al legittimo progresso «l’esperienza derivante dalle più
recenti riforme liturgiche» (SC 23).

3. Preparazione della Costituzione liturgica

In preparazione al Concilio Vaticano II, furono costituite le com-


missioni preparatorie. Il 6 giugno 1960 il card. Cicognani, prefetto
della Congregazione dei Riti, venne nominato presidente di quella per
la liturgia, e l’11 successivo A. Bugnini come segretario.
La commissione fu composta da vescovi ed esperti provenienti
da 20 paesi dei cinque continenti. Complessivamente, 65 membri e
consultori e una trentina di consiglieri. I criteri di scelta sono indicati
dallo stesso Bugnini.
«Tra i membri furono nominati alcuni vescovi e maestri riconosciuti de-
gli studi e della pastorale liturgica. Come consultori e consiglieri, invece,
furono scelti uomini di azione e uomini di studio, dirigenti dei centri
e commissioni liturgiche diocesane, nel pieno del lavoro professionale,
perché potessero dare un apporto efficace per la ricerca e la necessaria
informazione»18.

17
Dell’Oro, Il rinnovamento della liturgia, cit., p. 278.
18
Bugnini, La riforma liturgica, cit., pp. 29-42, qui p. 29. Sullo svolgimento
del lavoro per la preparazione dello schema sulla liturgia e sulle varie vicende col-
legate cf. G. Caprile, Cronistoria della Costituzione liturgica. II. Elaborazione
dello schema durante la fase preparatoria del Concilio (1960-1962), in Id. (ed.), La
Costituzione sulla sacra liturgia: genesi storico-dottrinale, testo latino e traduzione
italiana, esposizione e commento, norme di applicazione, riforma liturgica nel mon-
do, LDC, Leumann (TO) 1968, pp. 68-117.

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Furono formate 13 sottocommissioni, ognuna per ogni argomenti
riguardante la celebrazione della liturgia, con un relatore, un segre-
tario e consultori. Inizialmente ne erano state ipotizzate 12, ma ne
venne aggiunta un’altra, che poi prese il primo posto, per elaborare
la base di tutta la Costituzione: il «carattere teologico, ascetico, po-
storale e normativo» della liturgia. Ne venne l’attuale primo capitolo
della Costituzione. La sua importanza è evidenziata dal titolo passato
per varie elaborazioni fino a quello definitivo: Principi generali per la
riforma e l’incremento della sacra liturgia19.
Con un intenso programma e la generosa collaborazione dei con-
sultori, alcuni dei quali misero da parte altre iniziative, impegni e studi
di ricerca, in meno di due anni si portò a termine il compito affidato
alla commissione.
Il lavoro, oltre a incontri settoriali di riflessione e analisi degli
elaborati richiesti, passò per tre riunioni generali:
– La prima, il 12 novembre 1960, riservata ai membri e il 15 novembre
successivo per essi insieme ai consultori.
– La seconda, dopo cinque mesi di lavoro e di incontri settoriali per
lo svolgimento dei singoli temi di ogni sottocommissione, il loro
coordinamento, l’eliminazione di ripetizioni, le proposte di corre-
zione e il miglioramento dei testi, si svolse nei giorni 12-22 aprile
1961. Seguirono altre riunioni particolari per la rielaborazione degli
schemi. «Ne risultò un volume di 250 pagine, ciclostilato e confe-
zionato dal principio alla fine dai tre membri della segreteria, perché
il segreto più assoluto fosse assicurato»20. Fu mandato ai membri
della commissione il 10 agosto 1961, con un denso e ristretto ca-
lendario di successive tappe per l’esame, le osservazioni e proposte,
il rifacimento.
– La terza riunione plenaria ebbe luogo nei giorni 11-14 gennaio
1962 nei quali ogni articolo dello schema di Costituzione fu letto,
discusso, corretto, cercando «una formulazione conciliante, senza
sacrificare la sostanza, convinti che la diversità di opinioni che in
piccolo si manifestava in seno alla preparatoria, si sarebbe ripetuta
nel Concilio. In pratica la commissione preparatoria approvò la
Costituzione all’unanimità»21. Ne risultarono 40 pagine di testo con

19
Bugnini, La riforma liturgica, cit., p. 32.
20
Ibid., p. 33.
21
Ibid., p. 35.

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l’aggiunta di note e declarationes per favorire la comprensione dei
singoli articoli22. Fu un’altra intuizione veramente preziosa.
Questo intenso lavoro per la preparazione dello schema di Co-
stituzione sulla liturgia fu provvidenziale. Infatti, il prefetto, dopo
qualche giorno di riflessione e timori, il 1o febbraio 1962 lo firmò e lo
trasmise alla segreteria del Concilio, che ne avviò la stampa. Quattro
giorni dopo, il 5 febbraio, improvvisamente morì. Se non l’avesse fir-
mato e consegnato per la stampa, sarebbe stato bloccato, come si tentò
di fare successivamente, con insinuazioni, accuse false, rielaborazioni
non aderenti al testo originario. Quello «emendato» fu inserito negli
schemi da discutere in Concilio e inviati a tutti i padri conciliari23.
«Qualcuno trascrisse su due colonne il testo della preparatoria e quello
stampato nel volume degli Schemata, annotando le varianti, e lo fece
circolare tra i padri conciliari, che si resero conto di quanto avvenuto»24.
Per volontà del Concilio fu poi ripresa la stesura originale. Merito
anche dell’onestà del card. Confalonieri, presidente della commissio-
ne per gli emendamenti, che pubblicamente rivelò la correttezza di
Bugnini, il quale, nonostante questo, dovette subire l’umiliazione di
non essere rinnovato come segretario della commissione conciliare25.
Ma lo schema primitivo andò in porto. E la maggior parte degli inter-
venti ripetutamente ne lodò il contenuto, l’impostazione, le finalità.
Così conclude mons. Bugnini:
«Si può, comunque, affermare che pur attraversando quattro “tribunali”
qualificati: commissione centrale, commissione per gli emendamenti,
Concilio, commissione conciliare, nulla di sostanziale è cambiato nel
testo della Costituzione, quale uscì dalla commissione preparatoria, il
13 gennaio1962 e approvato dal card. Gaetano Cicognani il 1o febbraio
1962»26.

22
Complessivamente risultarono IX + 70 pp.: ivi.
23
Sacrosanctum Oecumenicum Concilium Vaticanum Secundum, Sche-
mata Constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in Concilii sessionibus,
series prima, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano 1962, pp. 155-201.
24
Per le alterazioni al testo approvato dalla commissione e firmato dal card.
Cicognani cf. Bugnini, La riforma liturgica, cit., pp. 41; Caprile, Cronistoria
della Costituzione, cit., pp. 112-116, con il raffronto dei due testi, l’originario e
l’emendato.
25
Su questa dolorosa e disdicevole situazione cf. A. Bugnini, «Liturgiae cultor
et amator, servì la Chiesa». Memorie autobiografiche, CLV. Ed. Liturgiche, Roma
2012, pp. 69-78.
26
Bugnini, La riforma liturgica, cit., p. 41.

864   [28] Gottardo  Pasqualetti  

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4. Operato di padre Bugnini

Annibale Bugnini fu l’anima e l’artefice della preparazione della


Costituzione liturgica e, in seguito, per l’attuazione delle decisioni del
Concilio per il rinnovamento della liturgia. Egli ha avuto un ruolo
determinante per la sua tenacia, l’abilità organizzativa, l’ascolto at-
tento delle istanze provenienti da ogni parte del mondo, la capacità
di mediare tra istanze e mentalità differenti e anche distanti tra loro.
Per padre Salvatore Marsili (1910-1983), studioso attento e ar-
guto, non è esagerato dire che la riforma della liturgia porta il suo
nome. Afferma, infatti: «non si potrà parlare di riforma liturgica del
Vaticano II senza legarne l’attuazione al nome di Annibale Bugnini»,
per l’intelligenza con cui seppe scegliere le persone adatte, per la
prudenza e la costanza con cui seppe navigare in un mare che era di
volta in volta tempestoso o irto di scogli, e comunque sempre infido27.
In realtà, per il suo carattere, l’apertura di mente, l’ascolto delle
istanze che venivano da ogni parte del mondo l’attenzione alla gente
che gli proveniva anche dallo spirito del suo fondatore san Vincenzo
de’ Paoli e dai contatti con istituzioni, docenti, studiosi di liturgia
come direttore della rivista «Ephemerides Liturgicae» e dagli incon-
tri internazionali, seppe organizzare e strutturare il lavoro, animare
le commissioni per la preparazione e l’attuazione del Concilio. Fin
dall’inizio fu sollecitata ai collaboratori provenienti da paesi dei cin-
que continenti la libertà di proporre ed esprimere le proprie idee,
tanto raccomandata anche da Giovanni XXIII.
Positiva e favorevole fu l’intesa con il card. Cicognani, che Bugni-
ni stesso attesta quando afferma che egli diede ai suoi collaboratori
«la più ampia fiducia e lavorò con essi, alle volte si direbbe come uno di
loro, pronto sempre a ricevere, ascoltare, commentare, esaminare, discu-
tere e, se necessario, a rivedere le posizioni. Accettava volentieri suggeri-
menti e proposte. Generalmente temporeggiava, ma presa una decisione
andava avanti risoluto, e incoraggiava gli altri a seguirlo senza esitare»28.
E ricordò pure le parole con cui il porporato aveva aperto i lavori
della seconda riunione plenaria della commissione preparatoria, il 12
aprile 1962:

27
Cf. S. Marsili, La crisi della riforma liturgica ha una data: quella del 1975
quando fu stroncata la primavera, in «Rivista Liturgica» 1 (1984) 110.
28
A. Bugnini, L’opera del card. Gaetano Cicognani per il rinnovamento li-
turgico dell’ultimo decennio, in «Ephemerides Liturgicae» 76 (1962) 130-133 e in
«L’Osservatore Romano» del 5-6 marzo 1962.

  Annibale  Bugnini:  dalla  riforma  liturgica  «piana»  al  Vaticano  II [29] 865

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«Guidi il nostro lavoro una costante serenità, il giudizio netto, una scien-
za sicura… Non abbiamo paura delle novità, purché davvero favoriscano
il decoro del culto. Il senso della venerazione per la Chiesa santa guidi
tutti i nostri passi»29.
Ma per un vero rinnovamento della liturgia è necessaria anche
l’attenzione ai valori culturali e alle sensibilità dei popoli e dei vari
gruppi etnici, dando spazio alle legittime diversità e ai possibili adatta-
menti. Bugnini riteneva necessario che la liturgia sgorgasse spontanea
dall’animo togliendo ciò che genera la sensazione di un inserimento
estraneo alla propri cultura e mentalità. È un’istanza oggi sentita in
modo ancora più urgente.
Tipici di questa attenzione alle culture sono i nn. 37-40 della
Costituzione liturgica, basati sul principio della «sostanziale unità,
ma non rigida uniformità». Si passa dall’uniformità al pluralismo,
assumendo espressioni corrispondenti alle doti, ai modi di sentire e
pensare dei vari popoli.
E non si può dimenticare il suo metodo di lavoro dominato da
amore per la Chiesa e quindi con dedizione totale, senza risparmi
di giorni e ore, in un clima di amicizia fraterna. Un coefficiente di
successo per l’attuazione della riforma liturgica fu anche questo. E lo
ricordò nel congedarsi dai suoi collaboratori prima di partire come
nunzio in Iran:
«Una delle maggiori riforme della Chiesa cattolica è stata fatta all’insegna
della vicendevole fiducia, della concordia fraterna, della buona volontà
e del comune ideale di raggiungere le nostre sicure e ben definite mete
[…]. Abbiamo lavorato con generosa dedizione, libertà di spirito, leale
ardimento e pronta obbedienza, per la restaurazione liturgica e per di-
fenderne le mete raggiunte»30.
Questo vale anche per le tappe qui ricordate. E come «umile servi-
tore della celebrazione dell’opera della salvezza», continua a proporlo
a quanti si impegnano per la piena attuazione del rinnovamento della
liturgia secondo la lettera e lo spirito del Concilio.

G. P.
Viale Mura Aurelie, 11-13
I-00165 Roma
pasqualetti@missionariconsolata.it

29
Ivi.
30
Lettera di saluto ai collaboratori, 6 gennaio 1976, in Bugnini, La riforma
liturgica, cit., p. 900.

866   [30] Gottardo  Pasqualetti  

Sandro Andr Aureliano de Souza - capuchinho_182@hotmail.com - 09/02/2022

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