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65.1 Noi dopo aver cos lavato (col battesimo)
chi stato persuaso e ha acconsentito, lo
conduciamo tra quelli che si chiamano fratelli,
dove essi sono radunati, per fare con fervore
preghiere comuni per noi stessi e per
lilluminato e per tutti gli altri in qualunque
luogo siano, affinch meritiamo, dopo aver
appreso la verit, di diventare attraverso le
opere buoni cittadini e osservanti dei
comandamenti, al fine di conseguire leterna
salvezza.
65.2
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65.2 Cessate le preghiere, ci salutiamo lum
laltro con un bacio.
65.3
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65.3 Quindi viene portato al preposto dei fratelli
un pane e una coppa dacqua e vino temperato,
ed egli, avendolo preso, innalza lode e gloria al
Padre di tutte les cose per il nome del Figlio e
dello Spirito Santo, e fa per lungo tempo
uneucaristia (azione di grazie), per essere stati
19
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fatti degni da Lui di questi doni. Quando egli ha
terminato le preghiere e leucaristia, tutto il
popolo presente acclama dicendo Amen.
65.4
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65.4 Lamen in lingua ebraica significa cos
sia.
65.5
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65.5 Quando il preposito ha terminato lazione
di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli
che da noi sono chiamiati diaconi, fanno
partecipe ciascuno dei presenti del pane, del
vino e dellacqua su cui stata compiuta
lazione di grazie, e ne portano agli assenti.
Giustino prosegue nel discorso sul battesimo e nella descrizione del rito: ritorna allintroduzione
del cap. 61 e richiama nuovamente al concetto di adesione intellettuale, di convincimento del neo-
battezzato che ha acconsentito al suo battesimo. Si verifica il passaggio dal luogo del battesimo a
quello dove i fratelli sono riuniti. Quelli che si chiamano fratelli indicano un modo di essere e di
parlare. Nel difendere i cristiani dallaccusa di orge sessuali, Giustino ci fa notare il contrasto con il
mondo greco-romano in cui usare i vocaboli fratello e sorella potrebbero avere il significato di
indirizzare il proprio amore fisico verso il marito o verso la moglie, mentre nel mondo cristiano
richiama al concetto di agap fraterna. Si tratta di coloro che sono uniti da ununica fede e, figli di
un unico Padre, sono fratelli e sorelle. Descrivendo lassemblea cristiana e fraterna, Giustino rileva,
dunque, la falsit della accusa fatta ai cristiani di orge.
Segue subito la menzione dell'offerta delle preghiere comuni, cio le preghiere dei fedeli, fatte
con vigore e con fervore. Giustino raccomanda preghiere per colui che stato battezzato, ma anche
per le proprie necessit personali e degli altri. Si tratta quidi di un tipo di preghiera universale. Lo
scopo delle preghiere che tutti meritino di diventare degni di Cristo nella verit accolta e vissuta.
Cos i cristiani si mostrano buoni cittadini tramite le buone opere e losservanza dei comandamenti.
Questa idea di essere buoni cittadini (i ) una risposta allaccusa di essere estranei
dalla vita sociale e civile dell'Impero Romano, giacch la polis il cuore della vita civile-sociale di
tutti i giorni. I veri buoni cittadini sono quelli che osservano i comandamenti di Dio che portano alla
salvezza come realt eterna.
Giustino descrive, poi, la fine delle preghiere contraddistinta dal saluto del bacio: si tratta di un
bacio di fraternit (vedi il termine iio,). Questa usanza tipica delle liturgie antiche (e moderne)
ed indica l'essere veramente in pace con gli altri. Ci avviene dopo la preghiera dei fedeli, ma si
differenzia dalla liturgia romana che con Papa Gregorio I, ha spostato il saluto fraterno alla
preparazione alla comunione. Liturgicamente parlando, tale saluto andrebbe posto come
allorigine avveniva prima delle offerte allaltare (dopo la preghiera dei fedeli): il suo significato
sta nel fatto che non si pu celebrare lEucaristia se i fratelli vivono in discordia. Si pu notare
linflusso di Mt 5,23-24: Se, dunque, tu stai presentando la tua offerta allaltare ed ivi ti ricordi che
tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta l dinanzi allaltare e va prima a
riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta.
Successivamente Giustino descrive lazione preparatoria per la celebrazione eucaristica: il
portare i doni. Assieme al pane il testo parla del vino e dell'acqua, perch? Non c nei racconti del
NT. Nell'antichit greco-romana chi beveva il vino puro, veniva considerato un uomo ubriaco. Cos
la chiesa, per un motivo culturale, mescola il vino con l'acqua. Solo la chiesa armena (fuori
dellambiente ellenistico) ha conservato la tradizione del solo vino.
Nella preghiera eucaristica il presidente innalza la lode e la glorificazione prendendo la coppa
del vino mescolato con acqua ed il pane. Il contenuto di questa preghiera propriamente lode e
gloria al Padre tramite il Figlio e dello Spirito Santo. Si tratta di unenfasi sulla forma trinitaria. Un
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altro elemento dellorazione proprio il ringraziamento (eucharista) per essere resi degni delle cose
di Dio. E' una preghiera non breve ( per molto tempo).
Continuando a leggere il testo, per, non sembra una sola preghiera, ma diverse preci. Tutto il
popolo reso partecipe della celebrazione eucaristica con un'acclamazione, un genere letterario che
era gi presente nel mondo greco-romano. Giustino intendi lespressione Amen come
unacclamazione, giacch ne fa rilevare la sua origine ebraica. Al termine dellazione di grazie,
coloro, che sono chiamati i diaconi, distribuiscono ai presenti i doni eucarizzati, il pane e il vino
mescolato con lacqua, ed anche a coloro che non sono presenti.
La struttura della seconda parte del rito, dunque, include:
a) Ingresso nellassemblea (gi riunita);
b) Preghiere comuni;
c) Bacio di pace;
d) Offerta dei doni (pane e vino mescolato con acqua);
e) Lunga orazione del presidente: lode, gloria, ringraziamento al Padre per il Figlio e lo Spirito
Santo;
f) Risposta del popolo: Amen;
g) Distribuzione dei doni benedetti per leucharistia ai presenti e agli assenti tramite i diaconi.
La comunione del corpo e del sangue di Cristo.
66.1
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66.1 E questo cibo da noi chiamiato
eucaristia, di cui lecito partecipare a nessun
altro se non a colui che crede essere vere le cose
da noi insegnate, e che stato lavato col lavacro
per la remissione dei peccati e per la
rigenerazione, per vivere cos come Cristo ha
tramandato.
66.2
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66.2 Poich noi non lo prendiamo come un pane
comune ed una comune bevanda, ma a quel
modo che, in virt del verbo di Dio, Ges
Cristo, il nostro Salvatore, incarnatosi prese
carne e sangue per la nostra salvezza, cos anche
il cibo sul quale fu compiuta lazione di grazie
tramite la parola di preghiera tramandat da lui,
di cui si nutrono il nostro sangue e le nostre
carni per assimilazione, abbiamo imparato che
carne e sangue del medesimo Ges incarnato.
66.3
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66.3 Gli apostoli infatti nelle Memorie da loro
fatte, le quali si chiamono Evangeli, proprio
questo tramandarono che fosse stato loro
ordinato, che Ges avendo preso il pane e
avendo reso grazie abbia detto loro: Fate
questo in memoria di me. Questo il mio
corpo; e poi avendo preso similmente il calice
e avendo reso grazie, abbia detto: Questo il
mio sangue; e ne abbia dato ad essi soli.
66.4
66.4 Per imitazione i malvagi demoni
tramandarono che si facesse nei misteri di
Mitra; infatti anchessi pongono innanzi del
pane e un calice dacqua nei riti diniziazione,
21
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pronunziando alcune formule, come voi sapete o
potete apprendere.
Nel cap. 66 Giustino spiega ulteriormente l'Eucaristia nell'orizzonte del mistero
dell'incarnazione. Giustino porta il paragone tra il pane e il vino che diventano carne e sangue di
Cristo e lincarnazione medesima: il pane ed il vino benedetto, in un certo senso, diventano la
garanzia vera e propria dellincarnazione e vice versa. Il cibo eucaristizzato tramite la parola
della preghiera che viene dal Signore.
9
Giustino si riferisce cos allistituzione da Ges e menziona
le imitazioni da parte delle religioni misteriche (il culto di Mitra) dei riti cristiani.
Per Giustino, come nella Didach, lEucaristia riservata al soli battezzati, lavati per la
remissione dei peccati e per la rigenerazione, che continuano a vivere secondo i comandamenti. Un
concetto molto importante in questo capitolo il riferimento alle memorie degli apostoli o
Vangeli che suggella la tradizione della chiesa sulla celebrazione eucaristica garantita dalla
successione apostolica, insieme allautenticit delle parole e dei gesti sul pane e vino mescolato che
arrivano fino a noi tramite la opoooi (tradizione).
Lassemblea eucaristica della domenica, giorno chiamato del Sole
67.1
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67.1 Del resto noi dopo ci sempre ricordiamo a
vicenda tra noi la memoria di queste cose. Cos
quelli che hanno (di pi) aiutiamo tutti i
bisognosi, e siamo sempre uniti gli uni con gli
altri.
67.2
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67.2 In tutte le cose che offriamo, benediciamo
il creatore di tutte le cose per mezzo del Figlio
suo Ges Cristo e per mezzo dello Spirito Santo.
67.3
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67.3 E nel giorno chiamato del Sole, si fa
ladunanza nello stesso luogo di tutti quelli che
dimorano in citt o in campagna, e si leggono le
Memorie degli apostoli e gli scritti dei profeti,
finch il tempo lo permette,
67.4
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67.4 Quando il lettore ha terminato, il presidente
fa per un discorso ammonizione e esortazione
allimitazione di questi esempi buoni.
67.5
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67.5 Quindi tutti insieme ci alziamo in piedi ed
innalziamo preghiere; e, come abbiamo detto
sopra, avendo noi terminato la preghiera
(comune), si porta pane, vino ed acqua, e il
presidente, secondo la sua capacit, innalza
preghiere come anche rendimenti di grazie, e il
popolo acclama dicendo Amen. La
distribuzione e la partecipazione ai doni
benedetti (eucaristizzati) si fa a ciascuno e se ne
manda, per mezzo dei diaconi, anche ai non
9
Cf. G.J. CUMING, (JustinApologyi.66.2),JournalofTheologicalStudies31(1980)8082.
22
. presenti.
67.6
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67.6 Quelli che hanno in abbondanza invero e lo
vogliono, ciascuno a suo piacemento d ci che
vuole. Ci che viene raccolto, depositato
presso il presidente ed egli soccorre gli orfani e
le vedove, e coloro che, per malatia o per altra
ragione, sono bisognosi, quindi anche coloro
che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da
fuori. In una parola, egli si prende cura di tutti
coloro che hanno bisogno.
67.7
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,,
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67.7 Ci raduniamo tutti in comune il giorno del
Sole, perch il primo giorno in cui Dio cre il
mondo, avendo mutato la tenebra e la materia;
nello stesso giorno anche il nostro Signore Ges
Cristo risuscit dai morti. Di fatto lo
crocifissero prima del giorno di Saturno e nel
giorno dopo quello di Saturno, cio il giorno del
Sole, apparso agli apostoli suoi e discepoli,
insegn loro le queste cose, che abbiamo
presentato anche al vostro esame.
Il Cap. 67 d una descrizione e spiegazione del giorno di domenica chiamato anche il giorno
del Sole. La stessa vita cristiana si snoda intorno a questo giorno santo, nel quale si celebra la
risurrezione del Signore. Circa la celebrazione dellEucaristia nel giorno del Sole, ci sono diversi
elementi aggiunti al analogo rito nella celebrazione del battesimo:
1) assemblea di tutti i fedeli della citt e della campagna;
2) lettura degli scritti profetici e delle memorie degli Apostoli (non c ancora il lezionario);
3) il discorso del presidente(ha gi il senso di omelia, come discorso organizzato);
Giustino da delle ammonizioni vere e proprie di natura spirituale, ribadisce il valore della
celebrazione dellEucaristia ed esprime un invito forte all'imitazione di Cristo. Si tratta di una vera e
propria omelia.
In questo capitolo si nota, dunque, gi una struttura della liturgia domenicale attuale, giacch
lautore parla delle offerte per le persone pi bisognose, ma dopo la celebrazione liturgica. Dunque,
si pu cos individuare la struttura della celebrazione domenicale gi al tempo di Giustino in
questo modo:
a) Liturgia della parola;
b) Lomelia;
c) Preghiere di intercessione
d) Liturgia delle offerte;
e) Prece eucaristica;
f) Comunione;
g) Conclusione e congedo.
Da tale schema si pu comprendere come gi a quel tempo ci fosse una struttura gi fissata.
Giustino, concludendo il cap. 67, parla della domenica come il "giorno del Sole": si tratta della
liturgia domenicale. La chiesa fa adunanza in un determinato luogo. Si hanno due momenti della
liturgia: la parola e lEucaristia.
Il sermone ha due elementi principali: l'ammonimento e l'incoraggiamento.
E' importante l'invito ad alzarsi dopo la predica perch indica un particolare modo di pregare. La
descrizione di queste preghiere universali, richiama profondamente al sensus ecclesiae. C' poi la
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preghiera di ringraziamento. importante la figura del presidente, che secondo la sua perizia eleva
la preghiera eucaristica, mentre il popolo alla fine acclama con espressione di assenso. suo
compito di disporre delle opere caritative. Coloro che sono benestanti, devono fare parte comune
con coloro che non hanno: essi danno secondo il proprio piacere, mentre il presidente
dell'assemblea liturgica si prende cura di tutti quelli che hanno bisogno. Come si gi visto per il
battesimo viene distribuita la comunione, anche ai non presenti, mediante il diacono.
Dopo segue una teologia della domenica che :
a) una commemorazione della creazione (Dio avendo cambiato le tenebre in luce, ha creato il
mondo ordinato, cio il kosmos);
b) Ges Cristo risorto. Egli il nostro salvatore. Giustino d un senso pasquale della
domenica come giorno in cui si festeggia la resurrezione di Cristo.
c) Ges Cristo apparso ai suoi apostoli e discepoli, e ha insegnato a loro tutte queste cose,
vuol dire anche le tradizioni liturgiche.
IRENEO DI LIONE
Epideixis
Guardando alla sua vita e attivit, si pu dire che SantIreneo, vescovo di Lione, il pi
importante tra i teologi del II secolo e, in un certo senso, il padre della teologia sistematica
cristiana. Oriundo dellAsia Minore, era stato in giovent discepolo di San Policarpo, vescovo di
Smirne e martire (Eusebio, Storia Ecclesiastica 5,20,4ss.). Di Ireneo non si conosce lanno esatto
della sua nascita, ma esso va probabilmente fra il 130 ed il 140. La sua citt natale senza dubbio
Smirne. Sembra che Ireneo ha studiato a Roma per un certo periodo. Ai tempi dellimperatore
Marco Aurelio era prete a Lione in Gallia; venne inviato a Roma, presso Papa Eleuterio, per avere
chiarimenti sulla controversia con i Montanisti. Divenne poi successore del vescovo e martire
Fotino di Lione, nel 177 o 178. Ireneo condusse una strenue lotta contro la falsa gnosi. Quando
Papa Vittore I (189-198) lanci la scomunica contro le chiese dellAsia Minore, sulla questione del
giorno della celebrazione di Pasqua, Ireneo esort il papa alla pace. Nullaltro di certo si sa della
sua vita. Molto pi tardi e solo con Gregorio di Tours (Historia Francorum 1,27) si ha la notizia del
suo martirio, avvenuto intorno al 202. Poich Eusebio non vi fa nessun riferimento, questa tardiva
notizia sembra molto discutibile.
Dopo la sua morte, Ireneo ha avuto un influsso immenso sulla teologia posteriore, sia greca che
latina, ad es. su Tertulliano (e, tramite Tertulliano, su Cipriano), su Metodio di Olimpo e sul grande
Atanasio. Pu essere considerato come uno dei padri preferiti della teologia moderna, specialmente
per ragione del suo concetto della storia della salvezza. Il suo indirizzo anti-gnostico si esprime
concretamente nella difesa forte della salvezza delluomo intero, della risurrezione del corpo. A
questo scopo servono le affermazioni dellunit della creazione e della risurrezione, cio della bont
della creazione, della realt dellincarnazione del Verbo di Dio, dellunit della storia salvifica. Alla
tematica dellunit corresponde anche un metodo teologico: cercare di dimostrare la validit della
Scrittura (VT) ispirata dallo Spirito profetico, riferirsi per questo ai vangeli e scritti apostolici, e
confermare le prove neotestamentarie tramite la tradizione apostolica garatita dalla succesione dei
vescovi nelle chiese di fondazione apostolica.
Fra le numerose opere di Ireneo, a parte qualche frammento di epistole nella Storia ecclesiastica
di Eusebio di Cesarea, solo due opere ci sono state trasmesse. Si tratta dei cinque libri dellAdversus
Haereses (o Esposizione e Rifutazione della cosiddetta gnosi) e lEpideixis. Sfortunatemente,
loriginale greco di ambedue perduto. Mentre abbaimo la prima opera per intero solo in una
versione latina antica e letterale, la Dimostrazione (epideixis) ci pervenuta unicamente in una
versione armena. Il titolo completo : Dimostrazione della predicazione degli apostoli. Il testo,
scoperta solo nel 1904 nella chiesa di Nostra Signora di Erevan, fu tradotto presto in lingue
moderne. La prima pubblicazione in armeno di Karapet Ter Mekertschian e E.T. Minassiantz
24
([TU 31,1], Leipzig 1907). A causa della lingua e del metodo di traduzione il testo rimane ancora di
difficile interpretazione. Un certo aiuto ci troviamo nella versione francese dell'Adversus Haereses
che si trova nella collana Sources chrtiennes, per la quale diversi studiosi hanno cercato di
ricostituire il testo greco delle parti conservate in latino e nei diversi frammenti in armeno. Con
laiuto del greco ristabilito, accanto ai frammenti armeni, possiamo farci unidea anche della forma
originale dellEpideixis.
Il testo qui presentato include una versione latina molto letterale del armeno (SCh 406, Cerf,
Paris 1995; utile anche la buona introduzione con le note). Non mancano versioni nelle lingue
moderne: italiano, francese, tedesco, inglese e spagnolo. Non c' nessun dubbio che l'Epideixis sia
di Ireneo a cui Eusebio lha gi attribuito nella sua Historia Ecclesiastica.
Lo scopo della Dimostrazione apparentamente apologetico, ma in realt lopera piuttosto
catechetica. LEpideixis ha la forma di una lettera, ma il suo genere letterario rassomiglia pi a un
riassunto e guida per la catechesi pre-battesimale fondata sulla regula fidei tramandata dagli
anziani. In breve si pu parlare di unesposizione della fede che si professa nel battesimo per la
comprensione pi profonda di questo compendio tradizionale delle verit rivelate. Importante
luso ampio della Sacra Scrittura. Il scritto provvede pure una dimostrazione esegetica della fede
accetta da tutti i battezzati. Ireneo si appoggia su dati che ovviamente facevano parte della
catechesi: spiegazione della fede battesimale, dei tre articoli e dellillustrazione biblica di questa
fede. Del resto manifesto che questa presentazione catechetica include anche la dottrina morale,
cio limpegno cristiano che fondato sull retta fede.
La Dimostrazione il primo esempio che abbiamo di una presentazione catechetica della storia
della salvezza, che diverr importante nello sviluppo di nuove catechesi, nei secoli successivi.
Lesposizione di Ireneo presenta una certa organicit che si inserisce nella tradizione catechetica dei
primi tempi. Essa, per, non pi una catechesi morale, ma piuttosto una catechesi dottrinale,
sacramentale e biblica (nel senso dellinterpretazione della Scrittura). Anche se lEpideixis
un'iniziazione alla dottrina cristiana, indirizzata inoltre alla vita cristiana vissuta. Da una parte
lopera orientata verso i tre articoli della fede, Padre, Figlio e Spirito Santo, che un cristiano
professa con il battesimo, mentre dallaltra essa presenta la fede battesimale come fondamento della
vita stessa, secondo i comandamenti di Dio. In questo ambiente Ireneo ci fa capire che pure il culto
cristiano, in special modo liniziazione cristiano-sacramentale sempre da mettere nellambito
dellunit dei due Testamenti e della vita di Ges e dei suoi misteri. In questo quadro storico della
storia della salvezza, si possono enumerare i seguenti punti:
1) l'Eucaristia un simbolo di unit della creazione e della redenzione;
2) la celebrazione del battesimo, che culmina nellinvocazione del nome trinitario, richiede anche
l'ortodossia del ministro del battesimo stesso (ad es., chi non crede nel nome trinitario non pu
battezzare);
3) la vita nuova delluomo intero (corpo e anima) la gloria di Dio, suggellata dallunione con
lo Spirito Santo che d nel battesimo la salvezza sia del corpo che dellanima.
Il libretto da unesposizione dellapredicazione degli apostoli in cento capitoletti. Cento il
numero simbolico che allude alla parabola del seminatore: il seme che trova un suolo buono,
produce il centuplo. stato scritto verso la fine del II secolo dopo lAdversus Haereses come una
presentazione sintetica di ci che fu insegnato dagli apostoli e che la chiesa continua a proclamare.
La struttura semplice: unintroduzione, due parti principali e una conclusione.
Lintroduzione (cc. 1-3) spiega lo scopo dello scritto.
La prima parte (cc. 4-41) tratta le verit principali della fede battesimale, presentate nel quadro
della storia della salvezza, dalla creazione sino allincarnazione, base dellimmortalit.
La seconda parte (cc. 42-97) contiene la dimostrazione della nostra fede in Ges Cristo, per
mezzo delle prove riprese dal VT, considerato come la Scrittura, e gi utilizzate in grand parte dalla
tradizione anteriore.
La conclusione (cc. 98-100) un riassunto polemico contro le eresie e un insistenza energica
sullortodossia.
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La prima parte pi espositiva, mentre la seconda pi dimostrativa. Infatti, Epidexis vuol dire
tutte e due le cose e prende forza dallinterazione delle due parti.
Utilizziamo la versione italiana tenedo conto della versione latina che completamente letterale.
OSTENSIO APOSTOLICAE PRAEDICATIONIS ESPOSIZIONE DELLA PREDICAZIONE DEGLI
APOSTOLI
10
1. Sciens, dilecte mi Marciane,
promptitudinem tuam circa pietatem-
conversationis (), quae et sola ad
aeternam vitam ducit hominem, et
congratulor tibi et vota facio ut intactam
fdem conservans placeas (ei) qui fecit te
Deo. Et utinam simul liceret semper esse nos
et invicem utilitatem praestare () et
adlevare (eam quae) circa terrestrem vitam
(est) occupationem per adsiduam de utilibus
communicationem-collocutionis ().
Quoniam igitur in praesenti tempore
corporaliter procul sumus ab invicem, sicut
possibilitas est, per scriptum tecum pauca
loqui non cunctati sumus et per compendiosa
() veritatis ostendere (
) praedicationem () ad confr-
mandam tuam fidem. Velut summarium
() commentarium (
) mittimus tibi, ut per pauca multa sis
nanciscens et omnia membra corporis
veritatis per modica intellegens et
demonstrationes () rerum (quae) a
Deo (sunt) per compendiosa ()
recipiens: sic enim et tuam fructificabit
() salutem et confundes omnes
falso opinantes () et, omni qui
vult cognoscere, nostrum sermonem sanum et
incontaminatum exhibebis () cum
omni fiducia ().
1. Conosco, o mio diletto Marciano, quanto
tu sia disposto a camminare nella via del
servizio di Dio, che sola conduce luomo
alla vita eterna; me ne rallegro e prego che,
custodendo intemeratamente la fede, tu
riesca gradito a Dio tuo Creatore. Volesse il
cielo che ci fosse possibile star insieme e
giovarci lun laltro e alleviarci le
preoccupazioni di questa vita terrena per
mezzo della continua comunanza di
colloqui su utili argomenti! Ma ora, poich
in questo momento siamo col corpo lontani
luno dallaltro, noi non abbiamo tardato a
discorrere un po con te, per quanto
possibile, mediante lo scritto e a farti una
breve esposizione della predicazione della
verit allo scopo di confermare la tua fede.
Ti mandiamo questo compendio dei punti
principali: molta materia in poco spazio, ma
tu verrai a conoscere in succinto tutte le
membra del corpo della verit e riceverai in
breve le prove delle verit divine. Ci
recher frutto non solo alla tua salvezza, ma
potrai confondere tutti quelli che hanno idee
errate, e a chi voglia conoscerle potrai
esporre con piena sicurezza, nella loro
integrit e purezza, le nostre ragioni.
Una est enim et elevans ()
omnium videntium via illuminata a caelesti
lumine, sed multae et caliginosae-et-opacae
() non videntium viae; et illa
(quidem) in caelorum ducit regnum uniens
hominem Deo, hae autem deferunt in mortem
separantes hominem a Deo. Propter quod
necessarium est et tibi et omnibus qui curam
habent suae ipsorum salutis sine diversione
() et strenue-et-firmiter ()
La via di coloro che vedono una sola,
ascendente e illuminata dalla luce del cielo,
molte, invece, e tenebrose sono le strade di
quelli che non vedono; quella conduce al
regno dei cieli, congiungendo luomo con
Dio, mentre queste precipitano nella morte,
separando luomo da Dio. E perci
necessario a te e a tutti quelli che attendono
alla loro salvezza, procedere senza
fuorviare, con coraggio e tenacia, sotto la
10
La versione italiana di V. Dellagiacoma (tr.), S. Ireneo di Lione. La dottrina apostolica, Siena
2
1968.
26
iter facere per fdem, ne remissi-et-
desistentes transeant-maneant () in
materialibus concupiscentiis vel deviantes
excidant a recto.
guida della fede, affinch non accada che,
mancando di impegno e di costanza, essi si
diano alle cupidigie materiali, oppure,
traviati, escano dal retto cammino.
La parola greca un termine che indica la piet. Letteralmente si traduce: il timore
di Dio o riverenza verso Dio. Ireneo, con questa parola, vuole dire che Marciano gi un buon
esempio di vera piet e di vera religione che conduce alla vita eterna. La comunicazione fraterna
sulla vera religione pu essere utile allo scopo di confermare la fede tra fratelli in Cristo, anche se
lontani luno dallaltro. Ci costituisce il preludio a tutto il suo discorso sul krygma, la parola
utilizzata dalla chiesa per la predicazione tradizionale del messaggio cristiano. Ireneo, illustra, poi, a
Marciano, i contenuti dellEpideixis, secondo i suoi punti principali. Questa presentazione degli
elementi del corpo della verit si oppone alla falsa opinione dei gnostici ( - la parola
greca , non si richiama soltanto alla gloria, ma anche al concetto di opinione). Nel nostro caso
si tratta di una dottrina falsa dalla quale bene discostarsi.
Quando Ireneo scrive che la via di coloro che vedono una sola, ascendente e illuminata dalla
luce del cielo, molte, invece, e tenebrose sono le strade di quelli che non vedono, indica che dietro
a questo discorso c' il senso di battesimo come illuminazione: un concetto, come abbiamo gi
visto, presente anche in Giustino. Pu essere anche unallusione al tema tradizionale delle due vie
incontrata nella Didach. La prima strada conduce al regno dei cieli che, per Ireneo, ci che
congiunge l'uomo a Dio: indica una realt ed una relazione spirituali. La seconda, invece, porta alla
morte eterna e alle tenebre senza fine. In questo senso Ireneo parla anche della necessit della via
dritta una vita conforme alla morale cristiana - che si intraprende per mezzo della fede. Ci
richiede un certo coraggio ed una certa audacia. Dunque, la strada del cristiano sempre diritta,
malgrado i pericoli, le debolezze e le tentazioni. In sostanza, Ireneo raccomanda la costanza e la
perseveranza, come lunico modo di evitare il pericolo di deviazione dalla via retta.
Nel secondo capitolo, si riscontrano elementi antropologici, direttamente collegabili al contesto
della storia della salvezza:
Quoniam autem compositum animal ()
est homo ex anima et corpore, per utraque
haec fieri istud oportetet-et-convenit ().
Etenim ex utrisque his consequuntur lapsus,
et est corporis puritas (), (scilicet)
continentia-abstinentiae () omnium
turpium rerum et omnium iniquorum operum,
et animae puritas (), (eam quae) ad
Deum (est) fidem integram ()
servare, non addendo neque auferendo ab ea.
Nam obfuscatur-et-taetratur ()
pietas () foeditate-inqui-namenti
() corporis, et confringitur-et-
labefactatur-et-non-est-integra falsitate
introeunte in animam servabit<ur>autem in
pulchritudine et in sua mensura quando
veritas in anima et puritas in corpore
continuo erit. Quid enim prodest cognoscere
(quidem) verum in verbis, corpus autem
inquinare et nequitiae perficere opera? Aut
Luomo un animale composto danima
e di corpo e deve vivere secondo tutte due
questi elementi; e poich dalluno e
dallaltro possono derivare colpe, per la
purezza del corpo necessario astenersi e
fuggire da ogni cosa indecente e da ogni
azione iniqua, e per la purezza dellanima
conservare intatta la fede in Dio senza
aggiungervi o togliervi nulla.
Il culto di Dio viene offuscato e privato
del suo decoro, quando sia insozzato e
profanato il corpo e viene rotto e
contaminato e perde la sua integrit quando
la falsit si annida nellanima; sar invece
conservato nella sua bellezza e armonia,
finch regna la verit nellanima e la
purezza nel corpo. Che giova conoscere la
verit a parole, se il corpo profanato da
azioni vergognose? Oppure, che utilit pu
offrire la purezza del corpo, quando la verit
sia assente dallanima? Esse gioiscono luna
27
quid sane potest utilitatis praestare corporis
puritas, non exsistente veritate in anima?
Congratulantur enim ad invicem haec et
consociantur-et-commilitant ()
ut hominem exhibeant () Deo.
della compagnia dellaltra e combattono
insieme per porre luomo alla presenza di
Dio.
Et propter hoc Spiritus sanctus per David
dicit Beatus vir qui non abiit in consilium
impiorum, hoc est Deum non cognoscentium
gentium [consilium] nam hi impii sunt qui
eum qui est vere () Deum non colunt,
et propter hoc Verbum ad Moysen dicit Ego
sum is qui est: ergo qui eum qui est Deum
non colunt, hi sunt impii - et in via
peccatorum non stetit peccatores autem
sunt qui cognitionem Dei habent et non
custodiunt eius praeceptum, hoc est
spernentes-contemptores (),
et in cathedra pestilentium non sedit -
pestilentes autem sunt qui non solum seipsos
sed et reliquos corrumpunt perversa-et-
tortuosa doctrina: cathedra enim symbolum
scholae () est; tales autem
sunt omnes haeretici: in cathedris
pestilentium sedent et corrumpunt (eos) qui
doctrinae eorum recipiunt venenum.
Molto bene dice lo Spirito Santo per
bocca di Davide: Beato luomo, che non
ha camminato nel consiglio degli empi
(Sal 1,1), cio, il consiglio delle genti che
non conoscono Dio. Empi sono coloro che
non adorano Colui che vero Dio. Infatti, il
Verbo dice a Mos: Io sono Colui che
(Es 3,14). Quindi coloro che non adorarono
Colui che e Dio sono empi. E non stato
continua il Salmo nella via dei peccatori.
Peccatori sono quelli che hanno la
conoscenza di Dio, ma non osservano i suoi
comandamenti, e li disprezzano e li violano.
E non s seduto nella cattedra degli
scellerati. Scellerati sono coloro che
corrompono non solo se stessi, ma anche gli
altri con la loro diversa dottrina, giacch la
cattedra il simbolo della scuola. Tali sono
tutti gli eretici: siedono sulla cattedra degli
scellerati e vanno in perdizione coloro che
ricevono il veleno della loro dottrina.
Ireneo, in modo quasi filosofico, definisce luomo come animale, ma in realt rispetto al
termine greco , forse meglio tradurre essere vivente, come colui che vive. In effetti,
Ireneo si oppone alla dottrina gnostica anti-materiale, tanto che egli insiste ripetutamente sull'uomo
intero, anima e corpo assieme. Luomo non in essenza solo anima, o solo corpo, ma composto di
tutte e due.
Successivamente, Ireneo, passa a parlare dei mezzi per rimanere puri in corpo e anima: evitare
ogni azione vergognosa e conservare intatta la fede. Tutto congiunto alla fede, senza la quale non
pu essere il servizio di Dio (). Se il corpo non puro, non puro nemmeno il culto
(vedi cap. XIV della Didach). Quindi, non c solo un effetto negativo sul corpo e sullanima, ma
limpurit contamina anche il culto da rendere a Dio. Avendo parlato dell'iniquit corporale, Ireneo
afferma la necessit per lanima di vivere e di conoscere la verit. Tutto va posto nel segno di Dio:
un mettersi alla presenza di Dio che esige una purezza di corpo e danima. Questo mettersi alla
presenza di Dio costituisce gi una definizione di culto.
Poi Ireneo, compiendo un ulteriore passo, arriva a parlare dellencomio di Davide: Beato
luomo, che non ha camminato nel consiglio degli empi (Sal 1,1). La definizione di "empi" una
definizione del culto: si tratta di coloro che non adorano il vero Dio. Se uno ha la vera conoscenza
di Dio, si deve adorare Dio in Spirito e verit. Dunque, nel culto, la conoscenza non pu essere
disgiunta dalladorazione, tanto che per Ireneo il culto sempre inserito nella totalit della sua
teologia. Infatti, il Verbo parla a Mos dicendo: Io sono Colui che (Es 3,14).
Ireneo, continua in un certo modo a commentare il primo salmo. In effetti gli empi sono
inoltre coloro che non osservano i comandamenti di Dio e li disprezzano. Dunque, Ireneo insiste
molto sulla condotta e sulla falsa opinione di alcuni (soprattuto gnostici), che vanno assolutamente
evitate. Gli scellerati sono coloro che non corrompono soltanto se stessi, ma anche gli altri,
28
mediante false dottrine. In questo senso, Ireneo, non parla direttamente della condotta, ma la collega
al contesto di dottrine che non rispecchiano la fede cristiana.
Lautore, nel cap. 3, citando il pericolo di una deviazione dalla sana dottrina, insiste sulla
necessit di ancorarsi alla vera fede:
Igitur, ne tale quid patiamur nos,
indeclinatam () fidei regulam
() tenere debemus et facere praecepta
Dei, credentes Deo, et timentes eum,
quoniam Dominus est, et diligentes eum,
quoniam Pater est. Facere ergo ex fide
adquiritur (): nam, nisi
credideritis, ait Esaias, neque intellegetis;
fidem autem veritas adquirere facit
(), nam fides super vere
() exsistentes stat res, (ita) ut his
quae sunt, sicut sunt, credamus, et creden<tes
his>quae sunt, sicut sunt, semper (eam quae)
ad illa (est) adsensionem ()
firmiter-custodiamus (). Igitur,
quoniam salutis nostrae continens
() fides est, multam diligentiam-
curae () huic oportet-et-convenit
facere, ut eorum quae sunt apprehensionem
() habeamus veram.
Ora, perch non ci venga addosso tale
disgrazia, dobbiamo tenere senza
traviamenti la norma della fede e ubbidire ai
comandamenti di Dio avendo fede in Lui,
temendolo quale Signore e amandolo quale
Padre. Le opere sono preservate dalla fede,
giacch, come diceIsaia, se non crederete
non persevererete (Is 7,9); e la fede data
dalla verit poich fondata sulla realt.
Noi crediamo in cose che realmente
esistono ed esercitando la fede in ci che
esiste, come sempre, ad esso dobbiamo
prestare costantemente il nostro assenso. E
la fede che conserva la nostra salvezza;
perci necessario che ad essa consacriamo
molte cure e sollecitudini per ottenere la
vera intelligenza della realt.
La regula fidei la norma, il criterio della fede, attraverso la quale si ha la misura giusta della
fede, lontana da ogni falso credo. Questo un concetto molto importante perch il canone della
fede serve in modo efficace contro ogni falsa dottrina e d la verit della fede, cio la tradizione
apostolica. La fede in torno esige l'obbedienza ai comandamenti, il cui frutto la carit, che
scaturisce nella vita quotidiana e nella condotta privata. Le opere sono preservate dalla fede come
opere buone. C dunque un legame, che non si pu distruggere, tra le opere e la fede. In altre
parole, esercitando la fede si vive e si manifesta la salvezza. Le azioni sono determinate dalla fede,
tanto che Isaia dice che se non crediamo non possiamo perseverare in una condotta di vita cristiana.
La fede data dalla verit perch data dalla conoscenza della realt concreta. La fede attiva;
domanda costantamente il nostro consenso.
Poi lo scritto parla del contenuto del kerygma tramandato a noi dalla tradizone apostolica per
mezzo degli anziani, cio i vescovi, discepoli e successori degli apostoli. Di questa parte
riportiamo solo alcune sezioni, che ci danno un senso globale dellopera intera.
La predicazione apostolica
Fides autem conciliat () nobis
hoc, quemadmodum presbyteri, apostolorum
discipuli, tradiderunt nobis: primo meminisse
consilium dat quoniam baptismum recepimus
in remissionem peccatorum in nomen Dei
Ed la fede che ci fa ottenere tutto ci,
come ci hanno tradizionalmente insegnato i
presbiteri, discepoli degli apostoli. (La fede)
anzitutto ci ammonisce di ricordare, che
abbiamo avuto il battesimo in remissione
dei peccati nel nome di Dio Padre e nel
29
Patris et in nomen Iesu Christi, Filii Dei
incarnati et mortui et resuscitati, et in
Spiritum sanctum Dei; et baptismum hunc
sigillum () esse aeternae vitae et
regenerationem () in Deum,
(ita) ut non iam mortuorum ()
hominum sed sempiterni-et-perpetui Dei filii
simus; et eum qui semper-et-perpetuo est
<Deum>[et]
super omnia esse (quae) facta
(sunt), et omnia sub ipso posita esse et (quae)
posita (sunt) sub ipso omnia eum fecisse,
(ita) ut non alterius cuiusdam dominetur-et-
dominus-sit () Deus, sed
propriorum, et sint omnes res Dei, et propter
hoc omnipotens sit Deus et omnia ex Deo.
nome di Ges Cristo, Figlio di Dio,
incarnato, morto e risorto, e nello Spirito
Santo di Dio; che questo battesimo il
sigillo della vita eterna e della rinascita in
Dio, cos che non siamo pi figli di uomini
morituri, ma figli di Dio eterno e senza fine.
Essa ammonisce ancora, che leterno e
senza fine Dio, che Egli superiore ad
ogni cosa, che tutto a Lui sottoposto e che
tutto ci che a Lui soggetto fu fatto da
Lui. Dio non Padrone e Signore di
creature di un altro, ma delle sue, ed ogni
cosa di Dio; perci e Padrone di tutto ed
ogni cosa proviene da Dio.
La fede ci fa ottenere tutto: essa tramandata a noi per mezzo degli apostoli e dei presbiteri.
Ireneo accentua la trasmissione della fede; ci troviamo qui nel contesto della traditio apostolica per
successionem apostolorum. Per questa Ireneo ha dato un elenco dei vescovi nellAdversus
Haereses. Ireneo stesso ha una linea diretta dagli apostoli per l'insegnamento della fede, giacch lui
era discepolo di Policarpo, che a sua volta era discepolo di Giovanni, lapostolo amato dal
Signore. Si pu notare che nel I secolo si trova spesso l'usanza di non distinguere il vescovo dal
presbitero-anziano. In Asia, in Siria ed Antiochia, inizier un movimento verso la distinzione tra
vescovo e presbitero.
Ora, al primo posto c' la fede, che spinge la memoria a ricordare il battesimo ricevuto, in
remissione dei peccati, e con un credo trinitario professato. Ci conduce alla verit che il battesimo
comporta una rinascita in Dio delluomo stesso. Cos il battesimo il sigillo della vita eterna. Il rito
non solo il lavacro in remissione dei peccati, ma , cio il marchio di appartenenza a
Dio. Questa rinascita () una rigenerazione in Dio per diventare figli di Dio. Ireneo
ricorda che Dio leterno e senza fine, creator di tutto; dunque tutto a lui sottoposto. Si tratta di un
argomento anti-gnostico, perch la creazione non viene dal demiurgo, ma da Dio stesso.
Forse abbiamo qui elementi di un antico credo battesimale: Dio Padreonnipotente, Ges
Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto, Spirito santo di Dio.
Rispetto a Giustino, Ireneo insiste sullopera di Dio Padre nella creazione. In questo modo,
Ireneo prende una certa distanza dal contesto del Vangelo di Giovanni, in relazione al ruolo del
Logos. Gli gnostici hanno utilizzato il primo capitolo di Giovanni per negare che fosse Dio a creare.
Secondo loro tutta la creazione venuta dal Logos.
Con il cap. 4 Ireneo riprende nuovamente il discorso della creazione, secondo il principio che
ogni realt riconducibile alla causa ultima, cio Dio:
Necesse est enim (ea quae) facta (sunt) ex
magna quadam causa initium facturae
() habere. Initium autem omnium
Deus est: non enim ipse factus est ab aliquo,
et ab ipso facta sunt omnia. Et propter hoc
primo credere oportet-et-convenit quoniam
unus Deus est Pater, qui omnia condidit et
aptavit et fecit (ea quae) non erant ad (hoc ut)
essent et, omnia capiens, solus est
incapabilis. In omnibus autem et hic qui
In verit necessario che ci che esiste
ripeta il principio della sua esistenza da una
qualche ultima causa; ora, il principio
dogni cosa Dio. Egli non deriva da
alcuno e da Lui tutto riceve origine. Perci
occorre, in primo luogo, riconoscere che c
un solo Dio Padre, che tutto ha fatto e for-
mato, facendo si che ci che non era
esistesse e che, tutto contenendo, solo
incircoscritto. Fra tutte queste cose anche
30
secundum nos mundus est, et in mundo
homo: ergo et mundus a Deo creatus est.
questo nostro mondo e nel mondo luomo.
Dunque, anche questo mondo stato creato
da Dio.
Ma da dove viene questo principio secondo il quale Tutte le cose create necessariamente
derivano de una causa prima il fondamento della loro esistenza: ora, il principio di tutto Dio?
Essa viene da Aristotele, secondo il quale il principio di ogni cosa Dio.
Ireneo usa l'argomento comunemente accolto nel suo tempo contro lo gnosticismo che sosteneva
un dio sconosciuto, non corrispondente al dio creatore del mondo. Dio Padre ha creato tutto e non
stato creato da nessuno. Perci importante conoscere che vi un solo Dio, Padre, che ha fatto e
formato tutto luniverso. Dio ha creato dal non essere, cio ex nihilo, dal nulla tutte le cose (quindi
non ha usato una materia pre-esistente). Dio contiene tutto e da nessuna cosa pu essere contenuto.
Cos il nostro mondo, e nel mondo luomo, sono creati da Dio e non da qualque demiurgo. Cos
Ireneo insiste energicamente e con fermezza: Dio creatore. Non si pu prescindere da questo
elemento molto importante nel nostro credo.
Il cap. 5 considera, in torno, le altre due persone della Trinit: il Verbo e lo Spirito.
Sic igitur ostenditur unus Deus Pater, infectus
(), invisibilis, factor omnium,
super quem deus alius non est et post quem
alius deus non est. Etenim rationabilis
() est Deus, et propter hoc Verbo (ea
quae) facta (sunt) fecit. Et Spiritus Deus:
itaque Spiritu omnia adornavit ().
Quemadmodum et propheta dicit Verbo
Domini caeli firmati sunt, et Spiritu eius
omnis virtus () eorum. Igitur,
quoniam Verbum (quidem) firmat, hoc est
corporalia facit () et
subsistentiam-exsistentiae () donat
(), Spiritus autem aptat-et-format
diversitates virtutum (), iuste-et-
convenienter () Verbum (quidem)
Filius, Spiritus autem Sapientia Dei vocatur.
Bene igitur et Paulus apostolus eius ait: Unus
Deus Pater qui super omnia et per omnia et
in omnibus nobis. Nam super omnia (quidem)
Pater est, per omnia autem Verbum per
hunc enim omnia facta sunt a Patre , in
omnibus autem nobis Spiritus qui clamat
Abba, Pater et perfcit hominem in
similitudinem Dei. Igitur Spiritus (quidem)
ostendit Verbum, et propter hoc prophetae
Filium Dei adnuntiabant, Verbum autem
articulat () Spiritum, et propter hoc
interpetator () prophetarum ipse
est, et ducens-erigit () hominem ad
Patrem.
Cosi si dimostra che c un solo Dio Padre,
increato, invisibile, autore dogni cosa, al di
sopra del quale non v alcun altro dio e
dopo il quale non v' altro dio. E poich Dio
razionale, perci col Verbo ha creato le
cose. E Iddio Spirito e perci con lo
Spirito tutto ha disposto, come dice il
profeta: Per opera del Verbo di Dio
vennero stabiliti i cieli e per opera del suo
Spirito tutta la loro potenza (Sal 32,6). Il
Verbo stabilisce, cio, compie le opere
fisiche consolidando gli esseri (materiali),
mentre lo Spirito ordina e conforma la
variet delle potenze; perci giustamente
e conveniente-mente il Verbo viene
chiamato Figlio e lo Spirito Sapienza di
Dio. Bene dice lapostolo suo Paolo: Uno
Iddio Padre, che sopra tutti e con tutti e
in tutti noi (Ef 4,6). Infatti, sopra tutti il
Padre, con tutti il Verbo, poich per
mezzo suo ogni cosa stata fatta dal Padre,
e in noi tutti lo Spirito che grida: Padre
(Gal 4,6) ed egli ha conformato luomo a
somiglianza di Dio. Dunque, lo Spirito
manifesta il Verbo e perci i profeti
annunziavano il Figlio di Dio, ma il Verbo
comunica lo Spirito e perci Lui che
comunica ai profeti i loro messaggi e porta
e innalza luomo fino al Padre.
31
C' un solo Dio Padre, increato, che non ha inizio. E' Dio invisibile e creatore di tutte le cose. Al
di sopra del Padre non vi altro dio. Ci ci richiama al contesto del credo della chiesa, che
stabilisce il cuore della fede contro le eresie del tempo. Poich Dio razionale (loghikos) ha creato
le cose tramite la razione (logos). Lo Spirito ha portato a compimento tutta la creazione; ha fatto le
cose per la bellezza della creazione (). Per opera del Logos sono stati stabiliti i cieli, e per
opera dello Spirito ha portato a compimento tutta la creazione. Il Verbo compie le opere fisiche,
mentre lo Spirito ordina tutto, le varie potenze angeliche incluse. In sostanza Ireneo spiega che tutta
la trinit responsabile ed presente nellopera della creazione. Perci, giustamente e
convenientemente il Verbo viene chiamato Figlio, mentre lo Spirito chiamato Sapienza di Dio (v.
il termine Sofia usato anche dagli gnostici che vedono in essa l'origine del mondo materiale, nel
senso che la Sofia era leone che ha tentato di conoscere il padre con la sua propria forza e non ha
avuto successo, cadendo, cos, dal mondo celeste). Il nesso tra lo Spirito e la Sapienza proviene dal
mondo semitico: il ruah sostantivo femminile nel ambiente asiatico e semitico.
Sopra tutte le cose c il Padre, tra tutte le cose c il Verbo. Qui si nota una distinzione
importante che evidenzia lespressione per mezzo di lui, che distingue il Verbo dal Padre. In noi
tutti vi lo Spirito, che modella luomo a somiglianza di Dio (Gen 1,26). Ci un aspetto
caratteristico della dottrina di Ireneo, perch nei sui scritti c una distinzione tra limmagine e
similitudine di Dio nelluomo. A causa del peccato, pur rimanendo nelluomo limmagine di Dio,
viene oscurata la somiglianza dell'uomo con Dio. Lopera dello Spirito quella di ripristinare la
somiglianza con Dio. Con la redenzione questa viene ristabilita, rinnovata e perfezionata. Lo Spirito
rivela il Verbo che, in torno, comunica lo Spirito. Lo Spirito innalza l'uomo fino al Padre.
Dopo larticolo del credo sulla creazione, Ireneo spiega nel cap. 6 che questo sia lordo
dispositionis, cio l'economia, del sistema della nostra fede. Esso costituisce il fondamento
dell'edificio cristiano, ma costituisce anche la conversatio con Dio, cio non il dialogo ma la
nostra condotta di vita.
Et hoc est ordo-dispositionis () fidei
nostrae et fundamentum aedificii et
firmamentum conversationis:
Deus Pater infectus (), incapabilis
(), invisibilis, unus Deus, Factor
universi hoc primum captulum ()
fidei nostrae.
Secundum autem capitulum Verbum Dei,
Filius Dei, Iesus Christus Dominus noster qui
prophetis apparuit secundum characterem
() prophetiae eorum et secundum
habitum () dispositionum
() Patris, per quem facta sunt
omnia, qui et in fine temporum ad
recapitulanda-et-instauranda (
) omnia homo in hominibus factus (est)
visibilis et palpabilis, ad destruendam
mortem et ostendendam vitam et
comunionem-concordiae () Dei et
hominis operandam.
Tertium autem capitulum: Sanctus Spiritus,
Questa leconomia della nostra fede, il
fondamento delledificio e la base della
nostra condotta:
Dio Padre, increato, illimitato, invisibile,
unico Dio creatore di ogni cosa: ecco il
primo articolo della nostra fede.
Il secondo il Verbo di Dio, Figlio di Dio,
il Signor nostro Ges Cristo, manifestato ai
profeti in forme diverse secondo le
disposizioni (testamenti) del Padre, per
opera del quale fu creata ogni cosa. E lui
che nella pienezza dei tempi (Dn 11,13), per
ricapitolare (cfr. Ef 1, 10) ogni cosa, si
fatto uomo tra gli uomini, visibile e
tangibile, per distruggere la morte e
manifestare la vita, per operare lunione tra
Dio e luomo.
E il terzo articolo lo Spirito Santo, per
virt del quale i profeti hanno profetato e i
32
per quem prophetae prophetaverunt et patres
didicerunt (ea quae sunt) Dei et iusti directi
sunt in viam iustitiae, et qui in fine temporum
effusus est nove in humanitatem in omnem
terram renovans hominem Deo.
patriarchi furono istruiti nella scienza di Dio
e i giusti guidati nella via della giustizia; il
quale alla fine dei tempi (Dn 11,13) stato
diffuso in nuovo modo sullumanit, per
tutta la terra, rinnovando luomo in Dio.
Dio Padre increato, non circonscritto, invisibile, unico Dio, creatore delluniverso. Ci il
primo kefalaion della nostra fede. Poi il secondo articolo: il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, Ges
Cristo, nostro Signore, che si manifesta ai profeti secondo i disegni provvidenziali del Padre. Poi
nella pienezza dei tempi attua la storia della salvezza: egli venuto come uomo tra gli uomini per
ricapitolare la storia dell'uomo, per riportarlo alla sua vera origine. Si fatto visibile ed tangibile,
per distruggere la morte. In questo senso, Ireneo parla anche della koinonia, lunit tra Dio e gli
uomini che la vera comunione: lui venuto per rinnovare ristabilendo la rassomiglianza
delluomo con Dio. Lo Spirito Santo stato diffuso sullumanit per far nuovo luomo ovunque e
riportarlo a Dio.
Con il cap. 7 si chiude il cerchio del discorso che Ireneo fa sul rinnovamento delluomo e del
creato, introducendo il lettore alla realt battesimale di ogni cristiano:
Et propter hoc regenerationis
() nostrae baptisma per tria
haec perficitur capitula () (eam
quae est) in Deum Patrem regenerationem
() nobis donans ()
per Filium suum in Spiritu sancto: qui enim
tollentes-portant () Spiritum Dei
cedunt () in Verbum, hoc est in
Filium, Filius autem ducens-offert
() Patri, Pater autem tribuit
() incorruptibilitatem. Igitur non
sine Spirito est videre Verbum Dei, neque
sine Filio potest quis accedere ad Patrem:
cognitio enim Patris Filius, cognitio autem
Filii Dei per Spiritum sanctum; Spiritum
autem secundum beneplacitum Patris Filius
ministerialiter-dispensat () in quos
voluerit et quemadmodum voluerit Pater.
Per questo nella nostra rigenerazione il
battesimo procede per questi tre articoli
elargendoci in grazia la rinascita in Dio
Padre mediante il Figlio per opera dello
Spirito Santo. Coloro che possiedono lo
Spirito di Dio vengono condotti al Verbo,
cio al Figlio e il Figlio li accoglie e li
presenta al Padre e il Padre li costituisce
incorruttibili. Senza lo Spirito non dato di
vedere il Verbo di Dio, come nessuno pu
senza il Figlio accostarsi al Padre. Il Figlio
la sapienza del Padre e la conoscenza del
Figlio opera dello Spirito Santo; ma il
Figlio dispensa lo Spirito, secondo che
piace al Padre, attraverso il ministero
carismatico, a quelli che vuole e come vuole
il Padre.
Il medesimo Spirito ci rinnova perfezionando la nostra rassomiglianza con il Padre. Ci avviene
sempre nella formula trinitaria del credo battesimale (v. anche la Traditio Apostolica attribuita ad
Ippolito). Ireneo pone in evidenza il dinamismo che si sviluppa tra le tre Persone divine che sono
impegnate nel rifare luomo nuovo. Ci richiama nuovamente al tema della ricapitolazione, molto
caro ad Ireneo.
Il battesimo procede attraverso i tre articoli di fede sopra menzionati: il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo. La formula trinitaria usata durante il battesimo ci accorda la grazia della nuova
nascita in Dio per mezzo del Figlio nello Spirito. Coloro che portano in s lo Spirito di Dio vengono
condotti al Verbo ed egli poi li presenta al Padre. Il Padre dono loro lincorruptibilit. Senza lo
Spirito nessuno pu vedere il Figlio e senza il Figlio nessuno pu avvicinarsi al Padre, Tramite lo
Spirito possiamo conoscere Ges e tramit lui l'opera del Padre.
33
Conclusione
98. Haec est, dilectissime, praedicatio
() veritatis, et hic est character
salutis nostrae, et baec est via vitae quam
adnuntiaverunt (quidem) prophetae,
confinavit autem Christus, apostoli vero
tradiderunt (), ecclesia autem in
universo mondo tradit () filiis
suis. Quam oportet cum omni diligentia
custodire [sana sententia et] placentes Deo
operibus bonis et sana sententiamentis
().
Questa, carissimo, la predicazione della
verit, questa la via della nostra salvezza,
la via della vita annunziata dai profeti,
confermata da Cristo, presentata dagli
apostoli e trasmessa dalla chiesa in tutto il
mondo ai suoi figli. Essa deve essere
custodita con ogni fedelt, con buona
volont e con piacere a Dio mediante opere
buone e sani costumi.
Ireneo sottolinea il kerygma come proclamazione della verit. La predicazione indica la via e la
vita. la stessa strada della salvezza proclamata dai profeti, da Cristo, dagli apostoli e dalla chiesa,
secondo una successione (tradizione apostolica) che garantisce la verit in seno alla tradizione.
Questa fede che la proclamazione della verit, d il carattere al nostro peregrinaggio verso le
promesse celesti. Ireneo segue la successione della tradizione, per accenare la verit che deve essere
custodita. Questa tradizione non va soltanto custodita solo nella mente, ma soprattutto coinvolge
tutta la vita del cristiano caratterizzata dalle opere buone; perci non pu essere solo un credo
intellettuale.
Con i capp. 99-100 Ireneo torna a criticare gli eretici contrapponendo nuovamente alla loro
dottrina quella cristiana ortodossa:
Quando non Deum Patrem alium quendam
esse putaverit quispiam praeter (eum qui)
fecit nos, quemadmodum haeretici putant;
(eum quidem) qui est Deum frustrant
(), (eum) autem (qui) non est idolum
faciunt () et Patrem sibi sopra
(coni qui) fecit nos plasmant, maius aliquid
quam veritatem putant seipsos invenire:
omnes enim hi impii et blasphemi in suum
Factorem et Patrem sunt, quemamodum in
Exprobratione et eversione falsi nominis
agnitionis demonstravimus.
Alii autem iterum adventum Filii Dei et
dispositionem () incarnationis
eius contemnunt quam apostoli tradiderunt et
prophetae antea indicaverunt recapitulatio-
nem () futuram esse
humanitatis, quemadmodum per pauca
ostendimus tibi, et huiusmodi adhuc cum
incredulis disponentur-adnumerati (
).
Alii autem dona Spiritus sancti non recipiunt
et abiciunt a seipsis charisma propheticum,
quo homo irrigatus fructificat vitam Dei. Hi
Non permettere che alcuno pensi che vi sia
altro Dio Padre che il demiurgo, come
pensano gli eretici; essi disprezzano il vero
Dio e si fanno un idolo di uno irreale e
creano per se stessi un padre superiore al
nostro creatore e credono di aver trovato per
conto loro qualche cosa di pi grande che la
verit. Essi sono tutti malvagi e
bestemmiano il loro creatore e Padre, come
noi abbiamo dimostrato nella Denuncia e
confutazione della pseudo-gnosi.
Altri ancora disprezzano la venuta del
Figlio di Dio e leconomia della sua
incarnazione, che gli apostoli ci hanno
tramandato e che i profeti hanno predetto
come ricapitolazione dellumanit, come ti
abbiamo dimostrato in breve. Anche questa
gente deve essere contata tra gli increduli.
Altri non ammettono i doni dello Spirito
Santo e respingono il carisma della profezia,
imbevuto della quale luomo d frutti di vita
34
autem sunt (qui) ab Esaia dicti (sunt) Erunt
enim, ait, sicut terebinthus foliis orbata et
sicut hortus qui aquam non habet. Et
huiusmodi in nihilo sunt utiles Deo, cum
nullum possint fructum ferre
(karpoforw).
in Dio. Questi sono quelli dei quali dice
Isaia che saranno come un terebinto senza
foglie e come un giardino senza acqua (Is
1,30). E difatti questa gente inutile per
Iddio, al quale non possono portare alcun
frutto.
100. Igitur, erga tria capitula sigilli
() nostri error plurimos excidentes
fecit a veritate: vel Patrem enim contemnunt,
vel Filium non admittunt dispositioni
() incarnationis eius contradicunt
-, vel Spiritum non accipiunt, hoc est prophe-
tiam spernunt. A talibus autem omnibus nos
cavere oportet et fugere ab eorum sententia
(), siquidem volumus placere Deo et
(eam quae) ab eo (est) consequi salutem.
Cos lerrore, rispetto a questi tre articoli del
nostro sigillo, ha portato a divagazioni
molto lontane dalla verit. Essi, o
disprezzano il Padre, o respingono il Figlio
parlando contro leconomia della sua
incarnazione, o non accettano lo Spirito,
ossia rinnegano la profezia. Noi dobbiamo
conoscere tutta questa gente e fuggire le
loro vie, se vogliamo veramente piacere a
Dio e ricevere da lui la salvezza.
Per Ireneo, gli gnostici sono i veri disprezzatori e nemici di Dio: pongono il loro Dio al di sopra
della verit stessa. Disprezzano la venuta del Figlio di Dio come uomo vero (v. i Doceti che parlano
di un Cristo che viene solo in apparenza: essi negano l'incarnazione di Cristo). Altri ancora non
ammettono o negano lo Spirito Santo e i suoi doni e perci respingono il carisma della profezia.
Per Ireneo la ricapitolazione ha due momenti: l'incarnazione e la consegna della storia dell'uomo
da parte del Figlio (o dello Spirito) nelle mani del Padre alla fine del tempo. Ireneo arriva a dire che
lerrore degli gnostici contro gli articoli del sigillo cristiano (sfraghis), cio contro i tre articoli
principali della fede professata nel battesimo. La soluzione per i fedeli: conoscere questa gente e
fuggire le loro vie, se vogliamo la salvezza.
35