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ECCLESIOLOGIA E LITURGIA
2007-2008
Per una ermeneutica del rapporto Scienza della Chiesa - Scienza della liturgia
Predicare la Chiesa
Il nodo ecclesiologico del principio primo
Una proposta sistematica
L'ecclesiologia sponsale
Altre ipotesi incentrate sull'accadimento locale
La liturgia sta in rapporto alla Chiesa. La Chiesa in atto la celebrazione liturgica
Chiesa e liturgia: un'unica e medesima realt.
BIBLIOGRAFIA
- APL, Ecclesiologia e liturgia, Marietti, Casale M. 1981.
- D. SARTORE (Ecclesiologia e liturgia: principi metodologici e fondamenti teologici di
un rapporto, pp.10-29) e FRANCO ARDUSSO (Rilevanza della dimensione liturgica nella
riflessione ecclesiologica contemporanea, pp. 30-35) vi affrontano rispettivamente il
tema del rapporto disciplinare tra ecclesiologia e liturgia, e il tema della rilevanza (o
irrilevanza) della scienza liturgica nell'elaborazione della sistematica ecclesiologica. Il
che comporta anche un bilancio critico dell'ecclesiologia nei primi vent'anni dopo il
Concilio.
- D. SARTORE, Chiesa e liturgia, in NDL (a cura di D. SARTORE e A.M. TRIACCA),
Paoline, Cinisello B. 1983, 248-259 - (sostanzialmente ripropone il saggio gi citato).
- CONFERENCE DE SAINT-SERGE, Liturgie de l'Eglise particulire et liturgie de l'Eglise
universelle, XXII Semaine d'Etudes Liturgiques - Paris 1975, ELV, Roma 1976;
- CONFERENCE DE SAINT-SERGE, L'assemble liturgique et les differents roles dans
l'assemble, XXIII Semaine d'Etudes Liturgiques - Paris 1976, ELV, Roma 1977;
- CONFERENCE DE SAINT-SERGE, L'Eglise dans la Liturgie, XXVI Semaine d'Etudes
Liturgiques - Paris 1979, ELV, Roma 1980.
- C. MILITELLO, Lo stato della ricerca in ecclesiologia. Per un dialogo con la scienza
liturgica, in Aa.Vv., Liturgia. Itinerari di ricerca, ELV, Roma 1997, 321-341.
- EAD., La Chiesa il corpo crismato, EDB, Bologna 2003.
- G. TANGORRA, Dall'Assemblea liturgica alla Chiesa. Una prospettiva teologica e
spirituale, EDB, Bologna 1998.
QUESTIONI INTRODUTTORIE
Il tema poco trattato e i sussidi non sono molti. Quelli indicati in bibliografia sono, a
nostro avviso, i pi importanti.
Le domande che soggiacciono al nostro corso sono poi le seguenti: qual il senso, qual
il significato dell'azione liturgica in rapporto alla Chiesa e qual il significato della
Chiesa rispetto alla azione liturgica? In che rapporto stanno Chiesa e liturgia? Cosa
intercorre tra la Chiesa in atto e la liturgia in atto? Qual il senso dell'esperienza
liturgica per una autentica ecclesialit?
La tesi che perseguiamo quella che indica la liturgia, l'azione liturgica come Chiesa in
atto emblematicamente.
La Chiesa infatti comunione, lode, annuncio, testimonianza. E proprio nella liturgia
tutte queste realt si mostrano nel loro culmen et fons.
Ci muoveremo secondo due attenzioni, una prima di carattere storico-sistematico; una
seconda, per cos dire induttiva, prover sulla linea della tradizione liturgica la
veridicit del rapporto intrinseco di Chiesa e Liturgia.
Malgrado tutto, l'eredit conciliare sta nella categoria di comunione, assunta nello
stesso documento finale del Sinodo straordinario a vent'anni dal Concilio (Exeunte
Coetu Secundo, EV/IX, 1779-1818) come vera chiave ermeneutica del mistero della
Chiesa.
Quella della koinonia/communio tra le categorie pi antiche, tra le pi suggestive nella
sua carica ecclesiogenetica. Si vedano, ad esempio il saggio di Cf L. Hertiling,
Communio. Chiesa e papato nell'antichit cristiana, Roma 1961 (lautore protestante)
o quello di Pier Cesare Bori, L'idea della comunione nella ecclesiologia recente e nel
NT, Brescia 1972.
L'ecclesiologia di comunione recepiva d'altra parte quella ecclesiologia eucaristica che
originariamente proposta dalla corrente slavofila aveva avuto ulteriori sviluppi nella
stessa teologia ortodossa sino a contagiare tanto il mondo protestante che quello
cattolico (cf. Bruno Forte, La Chiesa nell'Eucaristia, Napoli 19751).
Va per notato, oltre il dibattito ecclesiologico cui facciamo riferimento, come
l'ecclesiologia eucaristica non sia mai venuta meno nella tradizione dell'Oriente
cristiano per la profonda unit, sempre avvertita, del mistero contemplato celebrato
vissuto.
Sempre alla categoria di comunione, esplicitata come comunit di discepoli veniva a
legarsi negli anni 80 anche Avery Dulles (Imaging the Church for the 1980s, in A
Church To Belive In, New York 1982). Per lAutore questo modello veniva a recuperare
quanto cera di positivo negli altri modelli e ad esprimerlo in consonanza con il vissuto
ecclesiale. Si tratta di un modello modesto che suggerisce il continuo cammino della
Chiesa verso il regno e l'alternarsi della esperienza cristiana tra lessere chiamati in
assemblea e lessere rinviati fuori nel mondo.
A met degli anni '80, dunque, se doveva registrarsi una sorta di convergenza obbligata
sull'ecclesiologia di comunione, restavano pur sempre aperti i problemi legati a quelle
che potremmo chiamare le categorie esplicite della dizione di Chiesa operata dal
Vaticano II.
In particolare ci si interrogava sulla valenza del popolo di Dio , in qualche modo
fattosi evanescente nella ecclesiologia e nella prassi ecclesiale (L. Sartori).
Ci si interrogava sullo spessore della categoria di mistero-sacramento, quasi
ritornando indietro sulle acquisizioni conciliari (G. Colombo).
Quanto alla categoria ecclesiologica del corpo di Cristo, riassunta quale fondante,
essa si prestava a sorreggere tanto le nostalgie giuridiciste e gerarcologiche che a
fondare la stessa ecclesiologia di comunione.
(Un bilancio in S. Dianich, A che punto l'ecclesiologia?, Concilium XVII (1981)
6,158-168. Cf. pure C. Militello, La ratio studiorum..., cit.).
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Non mancano, ovviamente, riletture pi prossime alla struttura, e dunque, alle esigenze
didattiche del manuale tradizionale. Indichiamo solo come esempi i manuali di:
- W. Kreck, Grundfragen der Ekklesiologie, Muenchen 1981;
- P. Aliqu, La Chiesa popolo della Pasqua, Cosenza 1983;
- J. Espeja Pardo, La Iglesia, memoria y profecia, Salamanca 1983;
- B. Forte, La Chiesa, icona della Trinit. Breve ecclesiologia, Brescia 1984;
- H. Zirker, Ekklesiologie, Duesseldorf 1984;
- C. Porro, La Chiesa. Introduzione teologica, Casale M. 1985;
- B. Mondin, La Chiesa, primizia del Regno, Bologna 1986;
- J. Auer, La Chiesa, Assisi 1988;
- F. A. Sullivan, Noi crediamo la Chiesa. Lineamenti di ecclesiologia sistematica,
Casale M. 1990;
- Ch.-M. Guillet, La Chiesa, comunit di testimoni nella storia, Brescia 1990;
- C. Militello. Ecclesiologia, Casale M. 1991.
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Cos come non mancano gli apporti alla questione fondativa dell'ecclesiologia (cf H.
Rikhof, The concept of the church. A methodological inquiry into the use of metaphors
in ecclesiology, London 1981).
Tra istanze di pura ricerca e istanze di propositivit sistematica sta la produzione
italiana degli anni 90 del secolo XX e dei primissimi anni del secolo XXI.
- Severino Dianich, Ecclesiologia. Questioni di metodo e una proposta, Cinisello B.
1993.
Questo saggio, sin dal sottotitolo, si configura come una sorta di percorso metodologico.
L'A., nell'introduzione (p. 9), si assegna di offrire un contributo alla soluzione dei molti
problemi che deve affrontare il trattato. Ma quest'attenzione critica approda, infine, a
quella che gi nella sua opera prima, La chiesa mistero di comunione, Genova 19907,
Dianich aveva indicata come categoria ecclesiologica fondante: l'annuncio. Una
ecclesiologia globale si fonda sull'esperienza della comunicazione della fede e sul fatto
dell'annuncio.
- Severino Dianich Serena Noceti, Trattato di Ecclesiologia, Brescia 2002.
Il volume ripropone in modo organico, non senza un esplicito apparato didattico, la tesi
di fondo di Severino Dianich relativa al primato dellannuncio. Lapporto di Serena
Noceti che ne condivide limpianto dice una qualit diversa di modulazione nellaprirsi
del testo a istanze catechetico-pastorali, non senza un qualche rivio alla prassi liturgica.
- Bruno Forte, La Chiesa della Trinit: Saggio sul mistero della Chiesa comunione e
missione, Cinisello B. 1995.
Anche Forte ha esordito negli anni '70 con un saggio ecclesiologico. Il testo ora
proposto retto da una articolazione tripartita su suggestione globalmente trinitaria. Ci
pare tuttavia che lo schema prometta pi di quanto poi offre; inoltre a volte addirittura
incongruente in un eccesso di zelo verso i referenti giuridico-istituzionali. Ci
particolarmente evidente nella sezione relativa al corpo di Cristo (la Chiesa del
Figlio), pur se non manca un correttivo comunionale nell'attenzione al tempio dello
Spirito (la Chiesa dello Spirito Santo).
Una funzione critica, ma anche propositiva, quella assolta da Tullio Citrini e Donato
Valentini. Gli interessi del secondo restano pi prossimi al nodo ecumenico; quelli del
primo toccano l'articolazione stessa del trattato, del quale sin qui ha offerto soltanto
quella che Citrini stesso definisce una ecclesiologia minore (Chiesa dalla Pasqua,
Chiesa tra la gente, Milano 19851).
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Va ancora avvertita una tendenza critica, assai vivace, che attraversa la saggistica
ecclesiologica di fine secolo XX, essenzialmente riconducibile alla domanda sulla
superfluit del dire la Chiesa (H. Fries, Di fronte alla decisione le Chiese diventano
superflue?, Brescia 1995).
La modernit ha vissuto il divorzio tra la fede e la cultura, tra la complessit sotto
accusa del fenomeno Chiesa e un sentire religioso, pure tenacemente persistente. La
seconda modernita (post-modernit?) permane in quest'orientamento. La religiosit
persiste come prova il fenomeno delle conversioni a fedi altre, di antica o recente
tradizione. C una indubbia domanda pur se tradotta e confidata nelle brume
sincretistiche e individualistiche della new age. Ma proprio il persistere della domanda
religiosa e l'incapacit nostra di Chiesa di corrispondervi, la crisi strutturale che stiamo
attraversando, rende obbligata la domanda circa una obsoletudine della fede, della
comunit cristiana. Insomma se superflua la Chiesa a maggior ragione lo sono le
ecclesiologie.
Stiamo veramente facendo nostre le attese e le speranze degli uomini d'oggi o abbiamo
ripiegato soprattutto a livello di prassi su un orgoglioso, settario, autosufficiente
ecclesiocentrismo? Le categorie sin qui ricercate e utilizzate rendono plausibile per
l'uomo d'oggi la significanza del mistero ecclesiale? Rendono comprensibile,
significativa la celebrazione del mistero? Liturgia ed ecclesiologia sono giochi
intellettuali di una ristrettissima (sazia) minoranza, avulsa dal resto dell'umanit? Hanno
una riserva di senso? E tale riserva risponde sino in fondo ai bisogni dell'uomo del
nostro tempo?
Vorrei che queste domande restassero nello sfondo di un cammino che purtroppo rischia
d'essere sin troppo scollato dalle emergenze epocali. Ignorarle o rifuggirle,
significherebbe, io credo, il tradimento pi grande verso l'essere e il dover essere della
Chiesa.
Queste problematiche producono un nuovo cantiere ecclesiologico. Esso va dalla
diagnosi critica di Medard Kehl, Dove va la Chiesa? Una diagnosi per il nostro tempo,
Brescia 1998 alla ricerca di Giovanni Tangorra, DallAssemblea liturgica alla Chiesa.
Una prospettiva teologica e spirituale, Bologna 1999. Provocano anche, ma la ricaduta
sistematica, quello che potremmo chiamare il cantiere dellimmaginazione. Penso al
Lasciateci sognare dellomonima lettera pastorale del card. Carlo M. Martini o al
saggio di Ghislain Lafont, Imaginer l'Eglise catholique, Paris 1996 (ovviamente da
correlare a quella Storia teologica della Chiesa [ed. fr. 1994], apparsa nel 1997 anche in
Italia).
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La Chiesa delle donne come movimento che nel suo stesso pluralismo si impegna a
dare un nome alla propria esperienza del vangelo e interpella la Chiesa a convertirsi.
Ci non impedisce, tuttavia, alla teologia femminista di modulare lecclesiologia
secondo lasserto simbolico della communio sanctorum. E quanto fa nel 1998
Elisabeth A. Johnson, gi autrice del fortunatissimo Colei che (Queriniana, Brescia
1998) nel suo Amigos de Dios y profetas. Una visin feminista de la comunin de los
santos, Herder, Bacellona 2004.
NB. Per un bilancio dettagliato sullelaborazione ecclesiologica delle donne cf. il
saggio di Serena Noceti nel volume, in stampa, di C. Militello (a cura), Il Vaticano II e
lermeneutica delle donne, EDB. Bologna 2007.
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La molteplicit delle Chiese si risolve nell'unit per l'identit mistica di ciascuna di esse
con Cristo nell'eucaristia e nel vescovo. E' il principio ecclesiologico dell'unit nella
identit che espressa storicamente dal vescovo e dal sinodo (cf. ID., Lunit della
Chiesa nella Divina Eucaristia e nel Vescovo nei primi tre secoli, Atene 21990).
2.0b. Lincidenza nella ecclesiologia eucaristica nel mondo evangelico
Gi D. Bonhoeffer in Sanctorum Communio, Brescia 1972, pur se con accenti
contraddittori, legge la Cena come il punto da cui trae origine lattivit comunitaria,
come daltra parte confluisce in essa tutta la vita; in questa bilateralit consiste la sua
vitalit, che vitalit della Chiesa, cio dellessere allo stesso tempo meta e strumento
di Dio (p.188).
Si veda pure Max Thurian, Leucaristia. Memoriale del Signore, sacrificio di azione di
grazie e di intercessione, Roma 1967.
Ma anche J.J. Von Allmenn.
(cf B. Forte, La chiesa..., cit., 58-72).
Segnaliamo pure il recentissimo volume di ERMANNO GENRE, Ges ti invita a cena.
Leucaristia ecumenica, Claudiana 2007 come segno evidente di un fecondo cammino
ecumenico.
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Per gli ortodossi la celebrazione congrua e strutturale alla definizione stessa di Chiesa
(l'assemblea riunita per la celebrazione), mentre per i cattolici questa prospettiva appare
insufficiente.
Vediamo cos Jerome Hamer (La Chiesa una comunione, Brescia 1964), aprirsi
tomisticamente alla communio propria del corpo mistico a partire dall'eucaristia intesa
come sacramentum ecclesiasticae unitatis. L'indagine sul concetto di communio porta
Hamer a porre in primo piano l'elemento sacramentale. Ma, polemizzando con
Afanassieff, nega che sia possibile costruire l'ecclesiologia sul concetto di assemblea (o
di Chiesa locale) perch, a suo avviso, non l'assemblea l'effetto della celebrazione, ma
la Chiesa in s.
La res eucaristiae l'unitas corporis mystici, la comunione universale. L'assemblea
solo un caso privilegiato dell'agere ut pars.
Il terreno di scontro dunque quello di una prospettiva universalistica, contrapposta a
quella locale, propria della ecclesiologia eucaristica.
Tra i padri dell'ecclesiologia di comunione Yves Congar stato particolarmente attento
alla dimensione liturgica, innanzitutto per avere la liturgia tenuto vivo, in tempi di
decadenza, il concetto genuino di Chiesa.
L'attenzione al fatto liturgico sta ancora alla base delle sue riflessioni sul laicato e sulla
Chiesa locale.
A suo avviso, il trinomio classico kerygma - koinonia - diakonia andrebbe integrato con
un quarto termine: leitourgia.
Il problema, tuttavia, non tanto quello di una sistematica assunzione della liturgia,
quanto di professarne la necessaria integrazione con la ricerca teologica, essendo
quest'ultima non fine a se stessa, ma di necessit esistenzialmente connessa al
rendimento di lode, alla pratica della celebrazione, in forza della quale, si comunica ai
santi misteri (cf Je crois en l'Esprit Saint, I, Paris 1979, 11).
Tuttavia, rimane emblematico il riferimento al culto e ai sacramenti, in particolare
all'eucaristia, a margine della trattazione della nota di unit in Mysterium Salutis, VII,
466-475.
Congar insiste innanzitutto sulla valenza unificatrice del culto, fondato su una fede che
non ha al centro elucubrazioni teoriche ma una persona concreta Ges Cristo,
particolarmente nell'atto stesso che lo costituisce quale nostro Salvatore: la sua Pasqua.
Il culto cristiano non ci unisce in quanto culto, ma in forza del suo contenuto, Cristo
stesso.
La natura del culto cristiano si realizza innanzitutto nei sacramenti, mediante i quali
seguita a prolungarsi sino a noi la venuta nella carne di Cristo Signore in vista della
nostra salvezza. L'unit che ne consegue per la Chiesa non gi un principio
sociologico ma una unit di essere e di esistere derivante da una sorgente unica.
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Edouard Schillebeeckx
- Cristo sacramento dell'incontro con Dio, Roma 1962.
Malgrado la categoria sacramentale suggerisca immediate connessioni liturgiche,
occorre prendere atto, che lincidenza di questa ricerca per ci che tocca il rapporto
ecclesiologia-liturgia o, il che lo stesso, lattenzione alla liturgia, , fatta eccezione per
De Lubac, piuttosto marginale. Ci malgrado, alcuni di essi, Rahner, ad esempio,
prestino espressamente attenzione, sia pure secondo altre suggestioni alla centralit
delleucaristia, incluso laspetto celebrativo.
Per De Lubac il punto di congiunzione tra ecclesiologia e liturgia dato dall'eucaristia,
anzi dall'equazione stabilita tra eucaristia e Chiesa. La messa in crisi di questo rapporto
come prova la sua ricerca relativa al medioevo - mette in crisi lo stesso concetto di
Chiesa.
A De Lubac si deve la frase poi abusatissima: E la Chiesa che fa leucaristia; ma
anche leucaristia che fa la Chiesa (Meditazioni sulla Chiesa, cit., 82).
Tutto, egli scrive, ci invita a considerare i rapporti che legano la Chiesa e leucaristia.
Tra luna e laltra corre una reciproca causalit. Ognuna per cos dire stata affidata
allaltra dal Salvatore. E la Chiesa che fa leucaristia, ma anche leucaristia che fa la
Chiesa. Nel primo caso si tratta della Chiesa in senso attivo, nell'esercizio del suo potere
di santificazione; nel secondo caso si tratta della Chiesa in senso passivo, la Chiesa dei
santificati. E attraverso questa misteriosa interazione, sempre il Corpo unico, in fin dei
conti, che cresce e si costituisce, nelle condizioni della vita presente, fino al giorno del
suo compimento (p.82).
Ma si rifletta sull'articolazione del discorso
A) La Chiesa fa l'Eucaristia.
Per De Lubac il sacerdozio stato istituito a questo scopo. E bench ogni cristiano sia
sacerdote nel senso che partecipe del sacerdozio di Cristo, altro colui che compie il
rito altro colui che offre le ostie immacolate della piet del suo cuore (Agostino, De
civ. Dei, X,3).
Il sacerdozio del popolo cristiano non concerne la vita liturgica della Chiesa. Non ha un
rapporto diretto con il fare l'Eucaristia.
Il celebrante parla a nome della comunit cristiana e ci sufficiente perch si possa
dire che la celebrazione liturgica lunico sacrificio del capo e delle membra...
Certo il popolo di Dio comunit cultuale. Chiesa vuol dire assemblea. E l'assemblea
non cessa di essere riunita. Non di meno secondo la sua natura sacramentale, la sua
invisibile riunione deve essere visibilmente significata e procurata. ...
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In ogni caso, per De Lubac la Chiesa non realizza mai cos pienamente il suo nome,
come quando in un luogo prestabilito il popolo di Dio si stringe al suo pastore per la
celebrazione eucaristica. Non che una cellula del grande corpo, ma virtualmente
presente il corpo intero. La Chiesa in diversi luoghi, ma non vi sono diverse Chiese.
La Chiesa tutta intera in ognuna delle sue parti...
B) L'Eucaristia fa la Chiesa
Essa il sacramento grazie al quale in questo tempo si costituisce dinamicamente la
Chiesa (cf Agostino, Contra Faustum, XII,20). E' grazie all'Eucaristia che viene portato
a perfezione quanto ha avuto inizio nel battesimo. L'eucaristia ci fa un solo corpo. Il
Capo fa l'unit del Corpo. Il mysterium fidei anche il mysterium ecclesiae.
E' il tema della identificazione mistica di Cristo e della Chiesa di ispirazione paolina,
per cui la Chiesa non un corpo qualunque ma il corpo di Cristo.
De Lubac conclude che nell'eucaristia che l'essenza misteriosa della Chiesa riceve una
espressione perfetta, e correlativamente, nella Chiesa nella sua cattolica unit che
matura in frutti concreti il significato nascosto dell'Eucaristia. Se la Chiesa cos la
pienezza del Cristo, il Cristo, nella sua Eucaristia, veramente il cuore della Chiesa.
(Cf pure l'Introduzione a Corpus mysticum).
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liturgia stessa, manca un qualsiasi accenno alla funzione storico-salvifica dello Spirito
Santo. Cosa, invece che viene corretta in PO 5: I presbiteri... nelle sacre celebrazioni
agiscano come ministri di Colui che ininterrottamente esercita la sua funzione
sacerdotale in favore nostro nella liturgia, per mezzo del suo Spirito (10,35, 1).
All'interno della ricezione dell'espressione sacramento riferita alla chiesa dal Vaticano
II, facendo ermeneutica di SC 5 (vi si trova la celebre locuzione mirabile sacramentum
totius ecclesiae), Mhlen avverte che la tradizione antichissima qui recepita
esplicitata in SC 26 (Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni
della Chiesa che sacramento di unit, cio popolo santo radunato e ordinato sotto la
guida dei vescovi). Ne consegue che tutta la Chiesa (che si manifesta nelle locali
adunanze ecclesiali) compie la liturgia e non solo il sacerdote celebrante. La struttura
della Chiesa in quanto sacramento si manifesta nella celebrazione visibile ed ufficiale
della liturgia.
Sacramento, dunque, non significa solo segno di salvezza, ma insinua l'idea della realt
operante nella celebrazione liturgica stessa, che lega i partecipanti in una stessa unit.
Questa realt, avverte Mhlen, lo Spirito Santo (cf 11,42).
Infine, a margine di quello che Mhlen chiama corollario pastorale viene sottolineata
l'esigenza di rendere coscienti coloro che prendono parte alla liturgia dell'attivit dello
Spirito Santo che la rende possibile. (13,36). Ogni atto liturgico, infatti, si svolge nello
Spirito Santo, sia che i partecipanti vi pensino, sia che non vi pensino (13,36).
Mhlen denuncia l'ipoteca deistica, naturalistico-antropocentrica della realt ecclesiale e
della liturgia, propria dell'illuminismo. La liturgia vi fu vista come un'azione puramente
umana, con un semplice fine etico-morale. Il trionfalismo e il clericalismo ottocenteschi
hanno seguitato a separare l'ufficio dal Pneuma (13,37).
Il rito, avverte pi avanti, un processo eminentemente personale. E' Cristo stesso che
agisce, ed lo Spirito in quanto persona a costituire la mediazione personale tra Cristo
stesso e il ministro. Nell'opus operatum si attua il mistero della manifestazione nella
storia della salvezza e nelle loro proprie funzioni delle due divine persone mandate ad
extra. L'opus operantis non che il conscio adeguamento a questo avvenimento
personale (13,41).
Occorre dunque acquisire viva coscienza della struttura personale dell'atto liturgico. Il
modo migliore per partecipare alla liturgia pregustare la partecipazione in essa alla
vita stessa delle Persone divine (13,42).
Muehlen conclude richiamando una frase di Ippolito: perci ciascuno sia sollecito ad
andare in chiesa, che il luogo dove fiorisce lo Spirito Santo (Traditio Apostolica 41).
Egli avverte sull'improbabilit di un tale invito oggi. Chi ricorderebbe ai suoi fedeli che
nella celebrazione eucaristica presente nella pienezza lo Spirito Santo, passato
presente futuro, che la manifestazione pi concreta della Chiesa universale? Questo
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invito alla comunit di noi liturgica non sarebbe poi ancor pi ricco, se nella
predicazione si proponesse la testimonianza biblica sullo Spirito di Cristo con pi cura
e pi forza? (13,49).
Anche l'ecclesiologia elaborata da Louis Bouyer offre una certa attenzione ai temi
liturgici. Ci riferiamo al manuale, La Chiesa di Dio. Corpo di Cristo e tempio dello
Spirito, Assisi 1975, caratterizzato tra laltro da un dichiarato afflato ecumenico.
Nel volume, la riflessione sulla Chiesa corpo di Cristo avvia una vera e propria
ecclesiologia eucaristica. Ne indichiamo i momenti:
A) La corporeit della Chiesa: la Chiesa locale e la celebrazione eucaristica.
Si tratta di riandare al concetto di qahal, assemblea. La Chiesa innanzitutto una
assemblea adunata nella quale si annuncia la Parola definitiva che Cristo stesso. La
risposta il rendimento di grazie, la berakah, la preghiera eucaristica.
Nota Bouyer che su questo punto non pu che concordare con i teologi
congregazionalisti e con gli esponenti della ecclesiologia eucaristica. Affermare il
primato dell'assemblea in atto non vuol dire negarne la dimensione istituzionale. Vuol
dire se mai additare nella concretezza dell'assemblea adunata, gi nello stesso NT, la
presa di coscienza della propria identit come popolo di Dio (cf At 2,42-46).
L'esperienza delle origini esperienza di congregazione in un luogo, esperienza di
comunione. Questa esperienza caratterizza le comunit locali che vengono
successivamente alla luce. La Chiesa non mai un'astrazione o una organizzazione al di
sopra delle assemblee concrete.
B) Le molte membra dell'unico corpo (carismi/ministeri)
Clemente Romano distingue i compiti esercitati da ciascuno nell'assemblea ricorrendo
al termine leitourgia, cio funzione sacra compiuta da un individuo per la comunit.
L'eucaristia dunque un'opera collettiva e insieme essenzialmente sacerdotale. Tutti la
celebrano nella sinfonia delle diverse funzioni. Anche se c' chi annuncia la parola e chi
consacra pane e vino, tutti pregano, offrono, comunicano al corpo e al sangue del
Signore. Di pi necessaria la sinergia di ministri e fedeli. Non possibile consacrare
pane e vino senza il popolo offerente
C) Il corpo del Cristo risorto e il corpo del Cristo che la Chiesa
Non solo metafora ma realt (cf 1 Cor 10,16-17).
D) Il Corpo di Cristo e la concelebrazione eucaristica
Pi vescovi insieme concelebrando attestano il mistero della comunione delle diverse
Chiese locali.
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2.2.1. Le collane
Il post-concilio caratterizzato da nuovi tentativi di sistematizzazione teologica. A
offrire un saggio di una integrazione significativa tra liturgia ed ecclesiologia
certamente il Mysterium Salutis che colloca all'interno della trattazione
ecclesiologica, che abbraccia i volumi VII e VIII, i temi del culto, dei sacramenti,
dell'assetto ecclesiale. Questi ultimi collocati nel volume VIII costituiscono
approfondimenti e attenzioni del tutto coerenti allo sviluppo biblico e storico-dogmatico
e sistematico del volume VII. Quanto al volume VIII non ha solo attenzioni pratiche
ma anche sistematiche. Si pensi alla teologia del laicato, ivi sviluppata o alla
mariologia, qui tematizzata nella prospettiva ecclesiotipica.
Si veda il saggio di Alois Stenzel, Il servizio divino celebrato dalla comunit cultuale e
liturgica adunata in Cristo, MS VIII, 12-49. Ne richiamiamo brevemente lo sviluppo:
1.La comunit cultuale dellantica alleanza. 2. Il culto di Ges Cristo. 3. Il culto della
comunit escatologica: a) sacerdozio comune; b) sacerdozio ministeriale; c) la liturgia.
Vi si sottolinea leminente ecclesialit dellazione liturgica e leucaristia come suo
culmine. In essa la Chiesa diviene se stessa ed presente a se stessa. Nellassemblea
celebrante la Chiesa presente in modo esemplare perch vi si manifesta come
convocazione, raduno, corpo, comunit conviviale.
Ricordiamo, ancora, che nel Mysterium Salutis la liturgia ha una collocazione
globalmente inconsueta in un manuale di teologia dommatica. Se ne tratta, infatti,
esplicitamente nel volume II che accoglie, modernamente rivisitati, i temi propri al
classico De locis theologicis.
Si tratta di uno dei primissimi sforzi post-conciliari di riscrittura della teologia
dommatica in prospettiva storico salvifica. Mentre restano discutibili talune soluzioni
resta ineccepibile la collocazione ecclesiologica dei luoghi teologici pratici.
Ritroviamo una analoga prossimit tra il tema della Chiesa e i suoi contesti pratico
celebrativi - nella conseguenzialit tra la trattazione della Chiesa-sacramento e quella
dei suoi segni sacramentali - anche nel volume III della Iniziazione alla pratica della
teologia, apparso circa dieci anni dopo (Brescia 1986).
Ora per cambiato il referente.
L'accadimento ecclesiale non ancorato alla complessit del modello sacramentale
ma, piuttosto, all'evento locale. Sicch la stessa riflessione sui sacramenti, pur se in
strettissima connessione alla sacramentalit della Chiesa, ha in effetti una criteriologia
evenimentale, dunque n essenzialista n universalista.
Nel saggio di Herv Lgrand (La Chiesa si realizza in un luogo) si afferma, tra laltro,
che leucaristia mostra come la Chiesa sia necessariamente locale e necessariamente
comunione di Chiese (p. 169). Lo stesso modello ecclesiologico mutuato dal rito
dellordinazione episcopale, cos come era in uso nella Chiesa antica, assunto come
modello euristico (pp.199ss.).
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Quanto alla Collana di teologia sistematica pubblicata tra la met degli anni 80 e la
met degli anni 90 (ne in corso una revisione globale) dalle Dehoniane di Bologna
che avrebbe dovuto dar conto dello sviluppo post-conciliare della teologia in Italia, la
liturgia non vi compare come tema a se stante, n il manuale di ecclesiologia, La Chiesa
primizia del Regno di G.B. Mondin, Bologna 1986, le lascia spazio. I temi contigui tra
liturgia ed ecclesiologia restano cos affidati al testo di Sacramentaria fondamentale.
Dal mysterion al sacramentum, redatto da Carlo Rocchetta.
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In ogni caso solo un'ecclesiologia di comunione, quale che sia la sua forma particolare e
concreta, potr aprirsi a un dialogo con la liturgia come scienza e con la celebrazione
liturgica. E' dato che appare evidente in rapporto alle ecclesiologie venute alla luce in
questi ultimissimi anni.
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II. PER UNA ERMENEUTICA DEL RAPPORTO SCIENZA DELLA CHIESA SCIENZA DELLA LITURGIA
Premessa
Intervenendo a Bologna alla XVI settimana dell'APL, Domenico Sartore nella sua
relazione Ecclesiologia e liturgia: principi metodologici e fondamenti teologici di un
rapporto, dopo aver evocato i luoghi chiave del rapporto liturgia- Chiesa proposti dalla
Sacrosanctum Concilium, affermava che l'approfondimento del rapporto ecclesiologia
e liturgia poteva aprirsi a quattro principali prospettive:
a) l'interazione tra la concezione della Chiesa e della liturgia, tra il modo di realizzarsi
della Chiesa e il modo di comprendere le sue azioni cultuali;
b) l'apporto che la tradizione liturgica - testi e riti - pu dare oggi alla comprensione del
mistero della Chiesa;
c) il significato che hanno le azioni liturgiche, soprattutto l'eucaristia, come
manifestazione della Chiesa;
d) le suggestioni che possono venire dall'ecclesiologia contemporanea per una pi
autentica realizzazione dell'esperienza liturgica e per un sempre rinnovato adattamento
della prassi cultuale della Chiesa (p. 11).
Queste istanze egli articolava prestando attenzione alla liturgia come luogo teologico;
alla liturgia come epifania della Chiesa; alla correlazione storica tra ecclesiologia e
liturgia.
Le affermazioni rese in quella sede e poi riproposte nel Nuovo Dizionario di Liturgia
(Chiesa e Liturgia, NDL, a cura di D. Sartore e A.M. Triacca, Cinisello B. 1988, 248259) mantengono la loro suggestione.
Ad esempio, come non convenire sulla correlazione storica tra ecclesiologia e liturgia?
L'ecclesiologia da sempre debitrice di modelli filosofici, sociologici, antropologici
propri alla cultura nel succedersi del tempo. Si capisce allora come nell'articolazione
della disciplina in quanto scienza abbia potuto prevalere la globalit sociologica del
concetto di societ sulla dimensione olistica del mistero o l'unilateralit gerarcologica
della visione cristonomica sulla globalit comunionale dello Spirito e dei suoi doni.
Potremmo in tutta simmetria declinare la storia della scienza liturgica e della stessa
liturgia, la sua progressiva eclisse come azione globalmente teandrica e
significativamente pneumatica.
Si presti attenzione:
- alla vicenda, gi ricordata, dei due trattati e alle analogie legate al loro ingresso nel
novero delle discipline teologiche;
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- alla mutazione dell'immagine di Chiesa, tutt'uno con la mutazione liturgica, nel suo
statuto rituale come pure nel suo statuto riflesso;
- all'eclisse dello Spirito, tipica della ecclesiologia occidentale, in stretta analogia con
quanto avvenuto a livello della celebrazione;
- all'involuzione della categoria di comunione e alla divaricazione comunit-eucaristia.
La caduta dell'attenzione all'epiclesi e la caduta della partecipazione attiva del popolo di
Dio sono espressioni di una medesima riduttiva intelligenza della Chiesa, ricondotta a
istituzione umana tra le istituzioni umane, privata delle valenze impreteribili del suo
essere atto ed evento teandrico.
Ancora, non senza significato che ai prodromi del rinnovamento ecclesiologico ci
siano i protagonisti stessi del Movimento liturgico da Dom Guranger (il primo a
parlare di Chiesa locale!) a Odo Casel, a Romano Guardini.
N irrilevante la correlazione tra ecclesiologia e liturgia al livello dello stesso
magistero. Il rapporto che intercorre tra Sacrosanctum Conciliume Lumen Gentium
in qualche modo anticipato da quello tra la Mystici Corporise la Mediator Dei, ad
esempio. Quanto all'adagio Legem credendi lex statuat supplicandi, alla questione
della liturgia come luogo teologico, ci particolarmente evidente per l'ecclesiologia.
Il problema vero, quello che intendiamo affrontare come emblematico della
correlazione ecclesiologia-liturgia per quello posto dall'essere la liturgia una
speciale manifestazione, una speciale epifania (trasparenza) della Chiesa.
Il fatto che la liturgia la celebrazione, l'atto celebrativo. Nella Chiesa non esistono
atti altrettanto pregnanti che, come la liturgia, ne esprimano la sacramentalit, ossia lo
statuto di mediazione teandrica.
L'accadimento ecclesiale circuminsessione di fede speranza carit che ha il suo vertice
nella liturgia. Inoltre, l'atto celebrativo a dare consistenza alla Chiesa.
Non tocca a chi studia lecclesiologia definire la liturgia. Ma tocca a chi riflette e
rielabora il mistero della Chiesa provare ad offrire di questultima una definizione.
E' attorno alla modalit prima di questa definizione che intendo porre il problema
strutturale della reciprocit Chiesa-liturgia.
Non senza una avvertenza previa. Chiamiamo ecclesiologia il trattato sulla Chiesa.
Dunque ci troviamo di fronte al binomio Chiesa/ecclesiologia. Il primo termine chiama
in causa il mistero in atto; il secondo il suo statuto riflesso.
Il trattato sulla liturgia si chiama invece ancora liturgia. La liturgia, cio reduplica se
stessa. Lo stesso termine indica e la celebrazione e la scienza della celebrazione.
Tocca a noi distinguere tra liturgia celebrata e liturgia riflessa cos come tra Chiesa ed
ecclesiologia.
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1. Predicare la Chiesa
1.1. Il nodo ecclesiologico di un principio primo
Il dibattito ecclesiologico contemporaneo si posto la questione di un principio primo,
di una categoria fondante a partire dalla quale articolare il trattato. Indubbiamente assai
spesso ci si trova dinanzi a categorie non omogenee, ambiguamente trasferite su
altrettanto non omogenei piani semantici.
Si ovviato a queste difficolt elaborando una sorta di fenomenologia ecclesiale da
anteporre al trattato vero e proprio (cf i manuali di Zikker, Kehl, ad es; ma anche il
saggio di Forte; e, pur se privilegiando istanze comunque comunicative anche
Tangorra [Dallassemblea... cit.]e Kehl [Dove va la Chiesa?]).
Tale lettura il pi delle volte solo un atto dovuto a fronte dell'attuale crisi culturale.
Il discorso scorre, poi, sui binari consueti. Quale che sia il dato o i dati rilevati, lo sforzo
teso ad elaborare una ecclesiologia della cattolica, e a muoversi secondo suggestioni
essenzialmente deduttive.
Pu certamente accadere - e le referenze dell'attenzione liturgica nel contesto della
sistematica ecclesiologica ne sono una spia - che si avverta la necessit di introiettare i
luoghi teologici pratici, il vissuto di Chiesa, proprio per l'irrilevanza che essi
finiscono con l'assumere in uno schema solamente deduttivo.
1.2. Una proposta sistematica
Proprio per sfuggire a queste insidie, pensando per la prima volta il trattato nel lontano
1975 scelsi di ricondurlo a uno schema linguistico, l'unico, a mio parere, che potesse
condurre a correttezza globale termini intrinsecamente non omogenei e tuttavia
strutturali alla tradizione come autocoscienza ecclesiale.
In questo schema, la distinzione tra struttura e funzione della Chiesa - e il raccordo
di entrambe a partire dallo Spirito soggetto strutturante e dai carismi intesi quali
elementi strutturali- rende possibile l'avvalersi simmetricamente sul piano fondativo
del mistero, e dunque dell'essere della Chiesa, dei termini biblici di misterosacramento, popolo di Dio, corpo di Cristo, sposa di Cristo e di quelli simbolici di
una, santa, cattolica, apostolica, assunti con valenza categoriale.
In questo schema, lo Spirito e i suoi doni, in quanto elementi costitutivi della
struttura, ne consentono l'attivazione e dunque rendono possibile la funzione, cio
l'agire e la pratica ecclesiale, il dover essere della Chiesa ad intra e ad extra, in altre
parole, la sua diakonia. La funzione della Chiesa (leitourgia) dunque quella
sacerdotale, nella complementarit di sacerdozio comune e sacerdozio ordinato,
espressioni diverse, ugualmente e originariamente fondate sull'unico carisma (ministero) fondamentale della iniziazione cristiana.
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