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Settimo Tema: I Rituali – Introduzione Generale di carattere storico.
SETTIMO TEMA
I RITUALI
1. Introduzione Generale di carattere storico
Il IV Concilio di Toledo (a. 633) con il suo can. 26 prescriveva che il presbitero al
momento di essere assegnato ad una parrocchia, ricevesse dal suo vescovo un «officiale
libellum» in modo da non incorrere in errori nella celebrazione dei «divini sacramenti».
Ammesso che un tale libro debba identificarsi in qualche modo con il Rituale, di fatto
bisognerà attendere il sec. XII prima di trovare un libro del genere, e anch’esso in uso di un
monastero: è il Rituale di S. Floriano, finché al sec. XIV cominceranno ad apparire libri
sotto nomi diversi, ma di contenuto più o meno identico:
Agenda, Ordinarium, Manuale, Liber agendorum. Ma in pratica si deve ritenere che
i presbiteri in cura d’anime si approntassero privatamente un proprio rituale. Il primo libro,
che aprirà la via al nostro Rituale, sarà il Sacerdotale del Castellani del 1555, che, notato
come i vescovi abbiano il loro «liber pontificalis», pensò bene di raccogliere «in un libro
che si dice sacerdotalis tutto quello che concerne l’ufficio dei presbiteri in cura d’anime».
Il Rituale dunque parte dallo stesso principio da cui ebbe origine il Pontificale:
creare una raccolta rituale (al di fuori delle formule del Messale) che possa essere di guida
e di aiuto alle celebrazioni liturgiche dei presbiteri in cura d’anime. In questo senso, dal
punto di vista della storia della Liturgia locale, il Rituale è un libro del massimo interesse.
D’altra parte proprio questo suo carattere eminentemente «locale», che implica spesso tutta
una serie di adattamenti, rende difficile una classificazione dei manoscritti che rimangono.
Non per nulla ancora si attende e forse si dovrà attendere per molto tempo ancora tanto
l’inventario dei Rituali già reperiti o ancora da reperire, quanto la loro analisi e la loro
classificazione.
A livello storico, i Rituali hanno conosciuto quattro stadi:
- stadio dei libelli;
- stadio dei Libri composti;
- Rituali puri;
- Rituali stampati.
Di ognuno di essi, è bene fare una sintesi.
— Libelli. Quando per una data azione liturgica, le orazioni tratte dal sacramentario
vengono raccolte insieme alle rubriche tratte da un ordo, il risultato è un libellus che
ha, in un certo senso, la funzione di un rituale. Questi primi libelli furono redatti
principalmente per i riti della penitenza, l’unzione dei malati e i funerali; c’erano
occasioni in cui la liturgia non veniva celebrata in chiesa, dove il sacerdote aveva a
disposizione tutti i libri necessari, ma nella casa del malato, perciò nacque l’esigenza
di avere un libretto da portare facilmente con sé durante queste visite pastorali.
— Libri composti. A partire dai secc. X e XI, un rituale più completo viene spesso
unito ad un collettario o ad un processionale. Questi libri composti provenivano
principalmente dai monasteri, e mostrano il rapporto tra la vita conventuale e la cura
pastorale delle anime. Il sacerdote-monaco aveva bisogno di un libro in cui fossero
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raccolte tutte le orazioni necessarie all’ufficio divino, i rituali per il suo ministero
sacerdotale al servizio dei suoi confratelli del monastero, e le preghiere per l’ufficio
pastorale fuori della clausura. Un libro simile poteva contenere: 1) il collettario per
l’ufficio, 2) il rituale, in cui venivano descritti riti come quelli per i malati e i
moribondi, per i funerali, riti della professione monastica, del battesimo, della
penitenza e del matrimonio, e 3) il processionale, che conteneva la benedizione
domenicale dell’acqua santa e le benedizioni per le varie stanze del monastero. I
rituali venivano anche uniti ai sacramentari, ai martirologi e ad altri libri”.
— Rituali «puri». A partire dal sec. XII, si diffusero in maggior misura dei rituali
indipendenti da qualsiasi altro libro liturgico. L’influsso monastico è ancora forte, sia
perché i membri del monastero erano impegnati a svolgere l’attività pastorale nelle
zone circostanti, sia perché avevano a disposizione lo scriptorium, dove il libro
veniva copiato per il sacerdote della diocesi locale. Un ben noto esempio di questo
tipo di libro è il Rituale di S. Floriano. Durante il sec. XIII, i rituali gradualmente
cominciano ad essere usati al di fuori del contesto monastico, e sempre più nella
parrocchia. Una delle ragioni di questo è l’insistenza di vari sinodi diocesani che
esigevano che il sacerdote della parrocchia possedesse un manuale. Anche durante il
sec. xiii, come già detto, nel pontificale furono eliminati quei riti che non erano
riservati ai vescovi. Questi testi vennero raccolti, poi, nei rituali; nel sec. XIV il
vescovo diocesano divenne il maggior responsabile della pubblicazione di un rituale
per la sua diocesi. Ne è un esempio il Rituale del vescovo Enrico di Breslau (1301-
1319). Nel sec. XV continuarono ad essere pubblicati rituali dal contenuto molto
variabile, tanto che non se ne trovavano due esattamente uguali. Il sec. XVI, al
contrario, fu un periodo di standardizzazione.
— Rituali stampati. I rituali stampati prima della riforma tridentina erano molto simili
ai manoscritti precedenti, ma dopo il Concilio di Trento, si aspirò all’uniformità.
Vennero pubblicate tre edizioni italiane che precedono il Rituale Romanum del 1614:
1) il Liber sacerdotalis di Alberto Castellani (1523), che viene opportuna-mente
diviso in tre parti: Sacramenti, Benedizioni e Processioni, 2) il Sacerdotale di
Samarino (1579) basato sull’opera di Castellani, e 3) il Rituale di Santori (1584-
1602)”. Papa Gregorio XIII (1572-1585) diede l’incarico a Santori di preparare un
rituale che soddisfacesse in modo più completo le necessità pastorali del tempo e
seguisse le norme della riforma tridentina. Santori cominciò a lavorare al progetto,
ma il papa morì nel 1585. I suoi successori Sisto V (1585-1590) e Clemente VIII
(1592-1605) s’interessarono alla sua opera, ma lo stesso Santori morì nel 1602,
mentre si stava stampando il rituale. Papa Paolo V (1605-1621) decise di non usare
l’edizione di Santori, ma promulgò una versione semplificata (sebbene contenesse
molti elementi dell’opera di Santori): il Rituale Romanum del 1614. Comunque
questo rituale non venne mai reso obbligatorio, e si continuò perciò ad usare molti
rituali locali. Nel sec. XX, vennero pubblicate due nuove edizioni del Rituale
Romanum: una nel 1925 da Pio XI, per effettuare i cambiamenti necessari occasio-
nati dal Codice 1917, e nel 1952 da Pio XII, quando fu aggiunta un’appendice che
conteneva molte benedizioni. Ciò che è avvenuto nel caso del pontificale, si ripete
nel caso del rituale: nelle riforme liturgiche posteriori al Vaticano II, i vari riti che
competono al sacerdote sono stati raccolti e pubblicati in fascicoli separati.
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Alberto Castellani era un frate domenicano che aveva preparato un’edizione del Pontificale nel 1520 e
l’aveva dedicata a Papa Leone X, il quale gli chiese di preparare un altro libro liturgico, il Sacerdotalis, che
ebbe un grande successo. Successivamente uscì un rituale cosiddetto Sacerdotalis, nel quale si troveranno due
Ordines del battesimo: accanto ad un Ordo che comprende i sette scrutini, un altro Ordo unisce gli scrutini al
rito battesimale. Già nel PRG è stato visto, accanto all’Ordo degli scrutini un secondo Ordo nel quale i riti
del catecumenato sono uniti con quelli del battesimo. Il rituale di Castellani segue questo ordinamento che
riprenderà il Rituale di Paolo V nel 1614. Per una bibliografia sul Liber Sacerdotalis si può consultare: E.
CATTANEO, Il Rituale Romano di Alberto Castellani, in Miscellanea Liturgica in onore di S. E. il Card.
Lercaro, II vol. Roma 1967, 629-647. E’ un articolo molto ben fatto che dà utili e significative informazioni
del Liber Sacerdotalis di Alberto Castellani.
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Papa Leone X. Però, al momento della consegna il Papa morì e Padre Castellani presentò
l’opera al Papa Adriano VI.
Consultando le fotocopie, fornite dal Docente nelle Dispense Fontes Selecti de Ritu
Initiationis Christianae, si possono notare almeno tre parti:
nel foglio 10 si trova il De Sacramento Baptismi Instrutionis;
nel foglio 15v-18v si trova l’Ordo baptizandi vulgatus secundum usum sanctae
Romanae Ecclesiae;
nei fogli successivi si trova un Ordo ad Caticumenum faciendum secondo il
Patriarcato veneziano.
Da questi elementi, si può dedurre che ci sono due riti diversi:
1. Ordo baptizandi secundum curiam Romanam, vulgatus et impressus
2. Ordo baptizandi masculum secundum romanam curiam et patriarchinum / Ordo
baptizandi feminam secundum eosdem.
Dunque abbiamo nel Sacerdotale del Castellani due riti: uno romano ed uno
veneziano.
foglio 18), che precede il rito dell’effeta. Tutto questo si svolge ancora fuori dalla
Chiesa, per cui seguirà poi un’ammonizione.
10. Il sacerdote, dunque invita ad entrare in chiesa: Deinde sacerdos introducit eum in
ecclesiam. Segue subito la recita del Credo e del Padre Nostro che, di fatto precedono il
rito vero e proprio dell’effethà. L’ammonizione di cui si diceva nel punto 9, precede, di
fatto, la cosiddetta redditio symbolorum, la redditio del Credo e del Padre Nostro:
pervenerit sacerdos ad medium ecclesiae ponut infantem in pavimento et dicto Pater
Noster et Credo in deum…In questo modo il sacerdote introduce direttamente al rito
dell’effeta: …elevant puerum et sacerdos cum sputo suo tangit aures et nares infantis
dicens: Effeta quod est adaperire aures et nares in odorem suavitatis… (v. foglio 18).
11. Finalmente avviene la Rinuncia a Satana, seguita, dopo l’unzione, dall’interrogazione
sui tre articoli principali della Fede cristiana: Tunc sacerdos interroget…Abrenuntias
Sathanae…
12. Segue, l’Unzione pre-battesimale con la formula Et ego te lineo oleo salutis pectus et
scapulas in Christo Iesu Domino nostro, ut habeas vitam aeternam et vivas in saecula
saeculorum. Amen.
13. Un altro elemento molto significativo è il recarsi dei candidati al fonte battesimale: Et
venientes super fontem sacerdos interrogat nome pueri dicens: Quo nome vocaris?
14. Segue, dunque, l’interrogazione sui tre principali articoli di fede: Credis in deum
patrem omnipotentem creatorem caeli et terrae…Nell’Ordo baptizandi del Sacerdotalis
del Castellani, il candidato viene chiamato per nome.
15. Un elemento non nuovo è quello di chiedere al candidato o per il candidato se vuole
essere battezzato: Vis baptizari? Volo (v. foglio 18 e foglio 18v).
16. Avviene poi il rito vero e proprio del Battesimo con la triplice immersione oppure con
l’infusione dell’acqua sul capo secondo le consuetudini, secondo la seguente formula:
Et ego te baptizo in nomine Patris et semel [im]mergat, et fi lii et secundo
immergat, et Spiritus Sancti. Amen tertio immergat.
17. A questo punto segue l’unzione post-battesimale, accompagnata dall’orazione Deus
omnipotens che trova la sua origine nel GeV 450.
18. Viene poi consegnata la veste bianca: accipe vestem candidam.
19. Un elemento nuovo è la consegna della candela: accipe lampadem ardentem.
20. Infine, avviene il Congedo da parte del sacerdote verso i neo battezzati: vade in pace,
et Dominus sit tecum. Amen.
Riassumendo:
C’è, in primo luogo, un effetto cumulativo:
A. Il PRG-X è la base del rituale del Liber Sacerdotalis del Castellani.
B. Poi vengono accettate anche le aggiunte alla seconda parte (del PRG-X) fatta
dal PR-XII. Di conseguenza, si può ritenere che questo rituale contenga qualche
elemento del Pontificale del XIII secolo.
Vengono accettate anche le aggiunte alla prima parte fatte dal PR-XIII.
Sullo schema si vede che questo rituale di Castellani recupera tutta la tradizione
precedente con alcune novità. Si tratta di elementi che dai Pontificali sono passati ai
Rituali, tanto da divenire norma comune. In merito a queste novità, si può dire:
La chiarezza delle tre stazioni:
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L’importanza di questo libro sta nel fatto che raduna in se elementi della tradizione
antica, secondo quanto dice Cattaneo: in effetti, questo rituale, secondo il Cattaneo, raduna
in se leggi canoniche dei secoli precedenti che adesso vengono collocate in modo
appropriato per ogni sacramento, così da istruire non soltanto circa l’amministrazione, ma
anche da suggerire criteri pastorali per un vantaggioso profitto dei fedeli.
Così, prima di un sacramento, c’è un’istruzione come si può notare al foglio 10, per
quanto riguarda il Battesimo; al foglio 30 si trova l’istruzione per quanto riguarda il
sacramento del Matrimonio, mentre al foglio 42, si trova l’istruzione per il sacramento
della Penitenza. Dunque, l’elemento pastorale assumerà sempre di più un’importanza
centrale.
Certamente nel rituale del Castellani è significativo, quanto importante, l’elemento
delle benedizioni, come ad esempio, la benedizione dell’oro, dell’incenso e della mirra nel
giorno dell’Epifania. Si tratta di una benedizione che dopo si perderà. Questo rituale
contiene in sé anche un ricco processionale, insieme ad un benedizionale.
Tutti questi elementi visti, manifestano un rituale che ormai diventa prassi più o
meno comune che, da una parte, vuole conservare il carattere della Tradizione, mentre,
dall’altra, intende manifestare la romanicità dei suoi elementi.
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G. ZANON, Il catecumenato e il battesimo nel rituale del Card. G.A. Santori, tesi dottorale difesa nel PIL,
Roma 1983-1984; di questa tesi c’è un riassunto: G. ZANON, L’iniziazione cristiana secondo il Rituale del
Santori, in G. CAVALLOTTO (a cura di.), Iniziazione cristiana e catecumenato. Divenire cristiani per essere
battezzati, EDB, Bologna 1996, 169-196. Zanon, in questa tesi enuncia i criteri fondamentali dell’opera del
Santori.
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Esamineremo il primo rituale che prepara il Rituale Romanum del 1614 perché il rito
per adulti, come è già stato detto, segue fondamentalmente il PRG-X, come primo rituale,
ma è da notare che questo rituale non è stato accettato nel Rituale Romanum del 1614
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La dizione più completa è la seguente: De scrutiniis cathecumenorum et solenni ordine baptizandi in
Sabbato Sancto Paschae.
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2. Segue la Richiesta della fede: «Quid petis ab Ecclesia Dei? Fidem. Sacerdos:
Fides, quid tibi praestat? Vitam aeternam. Sacerdos: Si vis habere vitam
aeternam, serva mandata» A questo vengono indicati i due comandamenti
principali della vita cristiana: «Diliges Dominum Deum tuum ex toto corede tuo
et ex tota anima tua et ex tota mente tua; et proximum tuum, sicut te ipsum
(Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con
tutta la tua mente ed il prossimo tuo come te stesso) ».
3. Dopo questo primo e significativo dialogo il sacerdote procede al rito della
Exsufflatio: «Deinde ter leniter esufflet in faciem eius, ter dicens…».
4. Segue, poi, la Signatio crucis: «Accipe signum crucis tam in fronte , quam in
corde , summam scilicet fidei coelestium praeceptorum; talis esto moribus, ut
templum Dei iam esse possis». In sostanza, come è stato già visto in precedenza,
viene posto il segno della croce sulla fronte e sul petto.
5. Poi, il sacerdote pronunzia due orazioni che vengono dal Gelasiano: «Preces
nostras, quaesumus Domine, clementer exaudi…» (GeV 286) e «Deus qui
humani generis ita es conditor, ut sis etiam reformator…» (GeV 287).
6. Dopo le due orazioni, avviene l’imposizione della mano con l’orazione, vista
più volte, dell’Omnipotens sempiterne Deus (GeV 285); rispetto al Rituale del
Castellani l’orazione è stata spostata, perché in quest’ultimo è posta subito dopo
l’unzione post-battesimale. Tale orazione ha origine dal GeV 450.
7. Seguono successivamente l’esorcismo e la benedizione del sale: «Exorcizo te
creatura salis, in nomine Dei Patris omnipotentis , et in charitate Domini
nostri Iesu Christi , et in virtute Spiritus sancti . Exorcizo te per Deum
vivum , per Deum verum …».
8. (v. foglio 10) Il sacerdote fa, poi, l’imposizione del sale con la seguente
orazione: «Deinde Sacerdos leviter immittat modicum salis benedicti in os
infantis dicens. N. Accipe salem sapientiae: propitiatio tibi sit in vitam
aeternam. Amen. Pax tibi…Deus patrum nostrorum, Deus universae conditor
veritatis, te supplices exoramus, ut hunc famulum tuum N. respicere digneris
propitius, et hoc primum pabulum salis gustantem…». Questa orazione attinge
dal GeV 290.
9. Seguono successivamente gli esorcismi sui maschi che riguardano il 1º gruppo
[Sine Oremus. Exorcismus. Audi maledicte Satana, adiuratus per nomen aeterni
Dei, et Salvatoris nostri Iesu Christi filii eius, cum tua victus invidia…], il 2º
gruppo[Sine Oremus. Exorcizo te immunde spiritus in nomine Patris , et Filii
, et Spiritus Sancti ,; ut exeas, et recedas ab hoc famulo Dei N. ipse enim
tibi imperat maledicte damnate…] ed il 3º gruppo [Ergo maledicte Diabole
recognosce sentetiam tuam, et da honore Deo vivo et vero; da honorem Iesu
Christo filio eius et Spiritui Sancto; et recede ab hoc famulo Dei N. quia istum
sibi Deus…] (v. foglio 11). C’è da notare che il 1° ed il 2° esorcismo sono
previsti senza orazione, ad esclusione del 3°, dove si trova anche l’indicazione
relativa alla signazione sulla fronte del battezzando: …[Hic pollice signet eum
in fronte] et hoc signum sanctae crucis , quod nos fronti eius damus, tu
maledicte Diabole numquam audeas violare. Seguono anche gli esorcismi sulle
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Per essere più precisi, l’orazione, «Audi maledicte Satana, adiuratus per nomen aeterni Dei…» si trova
soltanto all’inizio del rito degli esorcismi, nel 1° gruppo, mentre nel Rituale del Castellani è posta subito
dopo l’orazione: «Aeternam ac mitissimam pietatem Domine Sancte Pater…Sempre nel Castellani, a questa
formula segue quella del Nec latet Sathanas…».
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15. Finalmente si svolge il rito dell’Effeta: Epheta, quod est adaperire; deinde ad
nares: in odorem suavitatis. Postea ad aurem sinistram. Tu autem effugare
Diabole; appropinquabit enim iudicium Dei.
16. Segue, poi, la domanda sul nome e la rinuncia a Satana, secondo la triplice
formula.
17. Il sacerdote compie, successivamente, l’unzione pre-battesimale: Ego te linio
oleo salutis in pectore , et inter scapulas in Christo Iesu Domino nostro, ut
habeas vitam aeternam. Amen. Subito dopo si procede all’unzione con il pollice
per procedere poi al Battesimo vero e proprio.
18. Il sacerdote chiede di nuovo il nome: Quo nomine vocaris? A tale domanda,
risponderà il padrino o la madrina.
19. Segue finalmente la Triplice professione di fede, sotto forma di triplice
interrogazione: N. Credis in Deum Patrem Omnipotentem, creatorem coeli et
terrrae? R. Credo. Credis et in Iesum Christum…et in Spiritum sanctum,
sanctam Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem, remissionem
peccatorum, carnis resurrectionem, vitam aeternam? R. Credo. Successiva-
mente si chiede la volontà di essere battezzato: Vis baptizari? Per l’infante
risponderanno sempre il padrino o la madrina.
Dopo la triplice professione di fede segue il rito vero e proprio del BATTESIMO,
accompagnato dalla triplice immersione, dopo che il sacerdote ha chiesto nuovamente il
nome al bambino: de ea (aqua) ter fundat super caput infantis in modum crucis…N. Ego
te baptizo in nomine Patris fundat primo, et Filii , fundat secundo, et Spiritus Sancti
fundat tertio. Ubi consuetudo est baptizari per mersionem…. L’infusione è divenuta la
prassi normale, ma l’immersione è concessa dove le usanze sono diverse. Inoltre, c’è la
presenza di una formula per il battesimo sub condizione: N. Si baptizatus es, non te
rebaptizo, sed si nondum baptizatus es, ego te baptizo in nomine Patris , et Filii , et
Spiritus Sancti . Si tratta di una formula che rispecchia la teologia del Concilio di Trento.
Per quanto riguarda i Riti connessi ecco i seguenti elementi (v. fogli 14 e 15):
1 Avviene la consegna della veste bianca: «Accipe vestem sanctam, candidam,
immaculatam, quam perferas ante tribunal Domini nostri Iesu Christi, ut
habeas vitam aeternam. Amen».
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SINTESI O CONCLUSIONE.
La si può tracciare attraverso questi brevi punti:
a) la novità dei Rituali si trova nella riproposta degli scrutini battesimali,
considerata quasi una ripresa archeologica, tanta è la fedeltà al passato. Ciò
costituisce un elemento archeologico molto interessante, perché ad un certo
punto sono iniziate ad esistere le case per i catecumeni a Roma. Ciò
rispecchiava tutta una teologia e tutta una pastorale;
b) gli scrutini vengono presentati come un esame sulla fede, sulla scia della
Lettera di Giovanni a Senario;
c) un’altra grande novità si trova nella proposta di catecumenato che partendo da
un’esperienza in atto, mostra un tentativo originale di impostare l’iniziazione
cristiana in un determinato contesto storico;
d) una delle grandi innovazioni è la reintroduzione del termine cathecumeni che
era ormai comunemente sostituito dal termine infantes;
e) il trattato De recipiendis et instruendis catechumenis (RR 125-140) è il primo
trattato sistematico sul catecumenato e sulla mistagogia;
f) il rituale di Santori non fu molto conosciuto, né divulgato nelle parrocchie, anzi,
in queste, rimase quasi sconosciuto per il tutto il Seicento, per cui costituiva una
grande novità. La Commissione che lavorò sul Rituale del 1614, come frutto del
Concilio di Trento, riuscì ad averne un’esemplare, dal momento che gli altri
esemplari sono andati distrutti;
g) la prassi battesimale della Chiesa postridentina sarà regolata non dal Rituale del
Santori ma dal Rituale Romanum di Paolo V, ma a tutti i membri della
Commissione che preparava il nuovo rituale furono distribuite nel 1612 copie
esistenti del Rituale del Santori;
h) il Rituale del Santori è una ricca proposta liturgica con diversi elementi, dove si
trova il filo conduttore che porta al nostro Rituale odierno. Di esso, colpisce la
ricchezza dei riti, collegata al Battesimo, con l'intento di mantenere la
Tradizione e di creare nuovi elementi, quando alla fine del ‘600, si avvertì
maggiormente l’importanza del catecumenato.
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Titulus I
Caput unicum
De iis quae in administratione sacramentorum generaliter servanda sunt
Titulus II
De Sacramento Baptismi
Caput I
De Sacramento Baptismi Rite administrando
Caput II
Ordo Baptismi Parvolurum
Caput III
De Baptismo Adultorum
Caput IV
Ordo Baptismi Adultorum
Caput V
Ordo Supplendi omissa super Infantem Baptizatum
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L’esemplare che sta per uscire nel De Monumenta Liturgica Tridentina, si trova già nella Biblioteca
Apostolica Vaticana.
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Caput VI
Ordo Supplendi omissa super Adultum Baptizatum
Caput VII
Ritus servandus cum episcopus baptizat
Caput VIII
Benedictio Fontis
Titulus III
De sacramento confirmationis
Da quello che appare sopra, dunque, il rito del battesimo è il primo rito che ci
presenta il Rituale Romanum; esso è preceduto da un unico capitolo del titulus I, che ha la
funzione di fare l’introduzione generale al libro. Il titulus II è dedicato al battesimo ed è
suddiviso in otto capitoli:
1. Caput I: Praenotanda de sacramento Baptismi rite administrando
2. Caput II: Ordo Baptismi parvulorum.
3. Caput III: Praenotanda de Baptismo adultorum.
4. Caput IV: Ordo Baptismi Adultorum.
5. Caput V: Ordo supplendi omissa super infantem baptizatum.
6. Caput VI: Ordo supplendi omissa super adultum baptizatum.
7. Caput VII: Ritus servandus cum episcopus baptizat.
8. Caput VIII: Benedictio fontis Baptismi extra sabbatum paschae et pentecostes cum
aqua consecrata non habetur.
Dobbiamo ammettere che la suddivisione in un Ordo per bambini e un altro per
adulti, significa un progresso considerevole nella storia dello sviluppo del rito. L’idea di
una suddivisione in due Ordines ha avuto origine nel Sacerdotale Romanum del Castellani
dell’anno 1523. Questo libro, che è da considerare decisivo per lo sviluppo del Rituale
Romanum, conosce già due riti per il battesimo, ambedue, però, sono dedicati ai bambini.
Il Rituale Romanum del Papa Paolo V deve la maggior parte del suo Ordo Baptismi
parvulorum al Rituale del Cardinale Santori che abbiamo esaminato. Il rito per il battesimo
dei bambini è stato preso quasi per intero dal rituale del Santori. Di esso si possono
esplicitare i seguenti punti:
1. I praenotanda sono molto più sviluppati sia per la teologia che per le rubriche.
2. C’è l’omissione di alcune preghiere e l’omissione del Vangelo Mt 19, che
giustificava l’infanzia spirituale.
3. C’è solo un esorcismo preso dall’antico catecumenato e dal III° gruppo del
rituale del Santori, anziché i tre soliti esorcismi, che abbiamo potuto vedere
anche nel Rituale del Santori.
4. Ci sono diversi elementi nuovi:
a) la seconda stazione non è più al centro della chiesa, ma alla soglia
del battistero. C’è un rito alle porte della chiesa, poi si procede al
fonte; durante la processione c’è la recita del Credo e del Pater;
scompare praticamente l'uso di porre a terra il bambino;
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Dell’Ordo Baptsimi Adultorum (Caput IV) c’è da notare un altro elemento che
suona come novità: se si consulta la p. num. 20 della Dispensa Fontes Selecti de Ritu
Initiationis Christianae, si nota un elemento corale. Si inizia con la stessa modalità
dell’ufficio di un’ora minore. C’è da dire anche che il rito per il battesimo degli adulti è
basato sul rito per il battesimo dei bambini. Di questo Ordo, in sintesi, si possono
raccogliere i seguenti elementi consultando le pagine da 20 in poi:
1. È preceduto da una specie di ora minore con l’antifona Effundam, i Salmi 8, 28
e 41, le litanie e la preghiera.
2. Deinde sacerdos procedit ad fores ecclesiae. Il battezzato non è degno ancora di
entrare nella casa di Dio, per cui il sacerdote procede verso l’esterno della
chiesa (v. rubrica n° 5, p. num. 24).
3. «Tum Sacerdos interrogat Catechumenum (singulariter singulos, si plures,
usque ad Orationem Te dèprecor exclusive): Quo nomine vocaris? ». Seguono,
poi, la richiesta del nome del battezzando, la richiesta della fede, il dialogo con
il catecumeno, come avviene per il battesimo dei bambini, dopo i quali c’è
un’ammonizione dei due comandamenti: «si vis habere vitam aeternam, serva
mandata. Diliges Dóminum Deum tuum ex toto corde tuo, et ex tota anima tua,
et ex tota mente tua, et próximum tuum sicut te ipsum». Tale ammonizione
vuole essere una sintesi di quanto si deve credere (l’Unità e la Trinità di Dio) ed
operare (amore di Dio e del prossimo).
4. Segue, poi la rinuncia a Satana, secondo la triplice formula (v. rubrica n° 6 p.
num. 24).
5. Dopo la rinunzia avviene la professione di fede, secondo i tre articoli di fede (v.
pp. num. 24 e 25).
6. Avviene poi l’Insufflazione: «Tunc Sacerdos exsufflat ter in faciem ejus, et dicit
semel. Il sacerdote alita in forma di croce sul volto del catecumeno dicendo:
Accipe Spiritum bonum per istam insufflationem, et Dei bene dictiónem. Pax
tibi».
7. Dopo l’exsufflactio, il sacerdote si accinge alla «Signatio crucis: Accipe signum
Crucis tam in fron te, quam in corde: sume fidem caeléstium praeceptórum.
Talis esto móribus, ut templum Dei jam esse possis: ingressúsque (ingréssaque)
ecclésiam Dei, evasisse te láqueos mortis, laetus (-a) agnósce». Il segno della
croce era il gesto classico dato sulla fronte, che a Roma si accompagnava con la
formula: Accipe signum crucis tam in fronte quam in corde (v. p. num. 25).
8. Seguono successivamente alcune orazioni per ogni singolo oppure per più
candidati contemporaneamente: «Te deprecor, Domine sancte…ut huic fámulo
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mano. Anche in questo caso ci sono 3 gruppi prima per gli uomini (v. pp. num.
30-34) e poi per le donne (v. pp. num. 35-39 e v. lo schema del Rituale del
Santori fogli 11 e 12).
17. Segue una nuova imposizione della mano con l’orazione: Aeternam ac
iustissimam del GeV 298 (è la preghiera conclusiva degli esorcismi – v. p. num.
40, n° 28).
18. A questo punto la rubrica dice che il battezzando venga introdotto in chiesa, su
invito del sacerdote, il quale mettendo un lembo della stola sul petto dice:
«Ingredere in sanctam ecclesiam Dei, ut accipias benedictiónem caelestem a
Dómino Jesu Christo, et habeas pertem cum illo et Sanctis ejus». Il sacerdote
prende uno degli eletti per mano oppure gli porge un estremo della stola e
introduce tutto il gruppo in chiesa fino alla soglia del battistero. Il gesto
compiuto esprime l’accettazione ufficiale e definitiva da parte della Chiesa della
volontà dichiarata dal candidato di essere ammesso al Battesimo.
19. Successivamente gli eletti si prostrano a terra: «Et ingressus Electus procumbit,
seu prosternit se in pavimento, et adorat (si plures, omnes simul) ».
20. Si alzano e il sacerdote impone la mano: «Deinde surgit (si plures omnes
simul), et Sacerdos imponit manum super caput ejus (singulorum, si plures), et
Electus cum eo recitat Symbolum Apostolorum, et Orationem Dominicam». Nel
frattempo gli eletti recitano il Credo e il Padre Nostro. Nessuna cerimonia
richiama la loro Traditio.
21. Con le spalle verso il fonte il sacerdote impone la mano e fa un esorcismo: Nec
te latet, sátana, imminere tibi tormenta…Si tratta dell’esorcismo della mattina
del Sabato Santo, preso dal GeV 419 (v. rubrica n° 33, p. num. 41).
22. Segue poi il rito dell’effeta: «Postea Sacerdos pollice accipit de saliva oris sui
(quod omittitur quotiescumque rationabilis adest causa munditiei…). Tangendo
vero aurem dexteram et sinistram, dicit: Ephpheta, quod est, Adaperire.
Deinde, tangendo nares, dicit: In odórem suavitátis. Tu autem effugáre,
diábole; appropinquábit enim judicium Dei» (v. rubrica n° 34, p. num. 42).
23. Il sacerdote, fa nuovamente la richiesta del nome, con la solita domanda: Quis
vocáris Et ipse respondet: N.
24. A questo punto segue la rinuncia a Satana, secondo la triplice formula. C’è da
dire che queste due cerimonie, appena descritte, costituiscono l’ultimo
esorcismo, il più solenne, che precedeva il rito del battesimo durante il Sabato
Santo.
25. Segue successivamente l’Unctio olei: «Tunc Sacerdos intingit pollicem dextrae
manus in Oleo sancto Catechumenorum, et inungit Electum (singulos Electos)
primum in pectore, deinde inter scapulas in modum crucis, dicens: Ego te lineo
óleo salútis in Christo Jesu Dómino nostro in vitam aetérnam. Amen». Come
precisa il testo, l’unzione pre-battesimale viene fatta con l’olio santo dei
catecumeni: il sacerdote con il pollice della mano destra unge prima il petto e
poi le spalle del catecumeno.
26. A questo punto si svolge l’esorcismo finale: «Exi, immunde spiritus, et da
honorem Deo vivo e vero. Fuge, immúnde spíritus, et da locum Jesu Christo
Filio ejus. Recéde, immúnde spíritus, et da locum Spiritui Sancto Paráclito».
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27. Segue, dunque, la terza stazione: si tratta dell’ingresso al battistero, per il quale
il sacerdote deponendo il piviale e la stola di colore violaceo, si mette il piviale
e la stola di colore bianco. Successivamente invita i catecumeni in Battistero: In
Baptisterio.
28. Il sacerdote chiede di nuovo il nome a ciascun candidato: Quis vocaris?
29. Segue, poi, la professione di fede secondo la triplice formula, già in precedenza
descritta.
30. Dopo la professio fidei, il sacerdote fa appello alla volontà di ciascun candidato
e gli chiede se vuole essere veramente battezzato: Quid petis? Baptismum. Vis
baptizari? Volo (Questa domanda compare anche nel Pontificale romano-
germanico n° 375).
31. Anche in questo Rituale, il Battesimo si svolge in forma di triplice infusione sul
capo (v. la rubrica n° 45: essa descrive anche il battesimo per immersione) 8.
Dalla lettura del testo c’è la possibilità che il battesimo possa avvenire per
immersione di tutto il corpo: in tal caso si prevedeva la nudità completa dei
candidati, ma sembra, però, che la prassi ecclesiale preferisse il battesimo per
infusione evitando la nudità dei candidati medesimi e simulando la spoliazione
dopo l’atto battesimale.
32. Dunque, anche in questo Rituale c’è la possibilità del battesimo sub-conditione
(v. la nota 67 di questa Dispensa).
33. A questo punto, segue l’Unctio chrismatis: «Et cum Electus surrexerit de
Fonte, patrinus vel matrina cum linteo in manibus suscipit eum de manu
Sacerdotis: et Sacerdos, intincto pollice dextero in sacro Chrismate, illum in
vertice in modum crucis perungit, dicens: Deus omnipotens, Pater Domini
nostri Iesu Christi…» (v. rubriche n° 41 e n° 46). Si tratta dell’unzione post-
battesimale.
34. Successivamente segue il rito della consegna della Veste bianca 9: «alba vestis in
modum pallioli, seu candidum linteolum, et dat illi vestem candidam, dicens
(singulis, si plures): Accipe vestem cándidam, quam pérferas immaculátam ante
tribúnal Dómini nostri Jesu Christi, ut habeas vitam aeternam. Amen. La
vestizione della vestis alba è preceduta dalla depositio degli abiti propri: Et
electus deponit priores vestes et induitur novis albi coloris…» (v. le rubriche n°
42, n° 47 e n° 48, p. num. 45).
35. Avviene, poi, la consegna della Candela accesa, simbolo della fede ricevuta:
«Postea dat ei Sacerdos cereum, seu candelam accensam in manu dextera,
8
La rubrica così recita, al n° 45: «In ecclesiis autem, ubi Baptismus fit per immersionem, sive totius corporis,
sive capitis tantum, Sacerdos accipit Electum per brachia prope humeros, et superiore parte corporis
nudatum, reliqua honeste contectum, ter illum, vel caput ejus immergendo, et toties elevando, baptizat sub
trina immersione, sanctam Trinitatem semel tantum sic invocando: N. Ego te baptizo in nómine Pa tris,
immergit primo, et Fi lii, immergit iterum, et Spiritus Sancti, immergit tertio; patrino, vel matrina vel
utroque eum tenente, vel tangente».
9
Come si può notare dalla lettura del Rituale, la rubrica n° 39 parla del battesimo facendo inchinare il capo
sul fonte, perché il neofita venga battezzato con l’acqua aspersa sul capo, mentre la rubrica n° 45 accenna del
battesimo per immersione di tutto il corpo o di una parte di esso. E’ interessante la rubrica n° 40 dove si
accenna al battesimo sub-conditione: «…Verum si probabiliter dubitetur, an Electus fuerit alias baptizatus,
dicat Sacerdos: N. Si non es baptizátus (-a), ego te baptizo in nómine Pa tris, et Fi lii et Spiritus
Sancti». Per quanto riguarda, invece, il momento della consegna della veste bianca, e della candela accessa,
che fanno seguito all’unzione post-battesimale, il rituale dedica le rubriche 42 e 43, per quanto riguarda il
battesimo descritto dalla rubrica n° 39 e dedica le rubriche 46, 47, 48 e 49 per quanto riguarda il battesimo
descritto dalla rubrica n° 45 (v. pp. num. 44 e 45).
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Un elemento da non trascurare è quello che offre la rubrica n° 52 che così recita:
«si adsis Episcopus ab eo Neophyti Sacramento Confirmationis initiantur. Deinde
si hora sit congruens celebratur Missa, cui Neophytii intersunt, et Sanctissimam
Eucharistiam devote suscipiunt». Tale rubrica accenna alla condizione secondo la
quale la presenza del vescovo permette anche l’amministrazione del Sacramento
della Cresima, nonché la celebrazione dell’Eucaristia. Ciò fa comprendere che il
rito del battesimo può essere celebrato separatamente oppure può essere seguito
dalla Confermazione qualora sia presente il vescovo.
SINTESI CONCLUSIVA
Dagli elementi emersi dal contenuto di questo rituale, per quanto riguarda
l’Iniziazione Cristiana, si possono esplicitare i seguenti punti:
Il catecumenato effettivamente morì con il PRG-X. Si capisce, dunque, il perché i
Padri del Concilio Vaticano II hanno proposto di riprendere la tradizione antica del
catecumenato. Ma si sa che a Roma, in quell’epoca si conosceva un’istituzione riformata
del catecumenato con tutti i suoi gradi, determinando, in un certo senso, lo sviluppo della
pastorale. La creazione e lo sviluppo delle cosiddette “case dei catecumeni” o “collegium
neophytorum” indica che i catecumeni e le celebrazioni solenni dell’iniziazione non erano
così rare come di solito si pensa. Paolo III con la bolla Illius qui (1543) riconosceva
ufficialmente la nascita di due case dei catecumeni nella città di Roma, una per gli uomini,
l’altra per le donne, con lo scopo di ospitare gli ebrei ed i musulmani che desideravano
prepararsi al battesimo. Le case furono condotte dai padri Gesuiti. Molto presto le case per
i catecumeni nacquero in altre città dell’Italia, come Venezia, Bologna, Napoli, Ferrara,
Reggio Emilia e Firenze.
Il Rituale di Paolo V e il suo predecessore, il Rituale del Cardinale Santori, hanno dato
una grande opportunità per il ristabilimento del catecumenato antico nei paesi di missione,
ridotti ad una sola celebrazione.
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contatto diretto e personale con i simboli e i segni; in tal senso la Teoria di P. Bradshaw 11
pone in evidenza alcuni punti:
1. se le interpretazioni di un rito o segno liturgico si accumulano e si distinguono
molto dalle interpretazioni originarie, è ovvio che il rito o segno in discussione
ha perso il vero senso.
2. il testo liturgico veniva molto spesso copiato anche a lungo dopo che il rito
veniva a cessare nella prassi liturgica.
Per i riti della vestizione, il Rituale di Paolo V unisce due riti simbologicamente
ben distinti: la spoliazione e la vestizione, in un unico atto di cambiare le vesti. Si perde
così la possibilità di interpretare il rito come un processo che ha il suo inizio nella
spoliazione pre battesimale, la sua continuazione ed estensione nel passaggio (transitus)
attraverso il fonte battesimale e, infine, il suo culmine e compimento nella vestizione della
veste candida.
Il rito per il battesimo dei bambini, malgrado una certa diversità attraverso i secoli,
ha mantenuto, allo stesso tempo, una continuità straordinaria dal Supplemento del
Gregoriano (IX secolo), tramite il PR-XII, PR-XIII, i rituali di Castellani e di Santori, ed
infine il Rituale Romanum del 1614, fino al 1969.
CONCLUSIONE
Commentava così P. Nocent:
«L’iniziazione cristiana aveva perso il suo carattere unitario, al
punto che per ogni sacramento, trattato a parte, si faceva una catechesi
consistente in un atto a sé stante, senza apertura all’iniziazione, termine
ormai divenuto inusitato» (NDL coll. 685).
11
P.F.BRADSHAW, The Search for the Origins of Christian Worship: Sources and Methods for the Study of
the Early Liturgy, New York-Oxford, 1992, 70-75.