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Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.
NONO TEMA
La Confermazione
1. IL PROBLEMA BIBLICO
Nella storia della Chiesa non si conosce un periodo come il nostro nel quale il
sacramento della Confermazione si trovi di più al centro della ricerca e del dibattito a tutti i
livelli: biblico, storico, teologico, ecumenico, pastorale, catechetico, celebrativo e post-
celebrativo.
La difficoltà si presenta così: dell’iniziazione cristiana unica in tre momenti,
l’Occidente ha fatto tre celebrazioni separate da un periodo relativamente lungo.
La teologia tradizionale cattolica poneva come fondamento biblico del sacramento
della Confermazione i passi di At 8, 14-17 e At 19,1-7:
At 8,171: «tunc imponebat manus super illos, et accipiebant Spiritus Sanctus».
At 19,62: «et cum imposuisset illis manus Paulus, venit Spiritus sanctus super eos».
Sempre su questa linea di distinzione tra battesimo e dono dello Spirito Santo si
muove P. Dacquino5 che, in riferimento ad At 8,15-17, dice che, oltre al Battesimo,
sacramento necessario per conseguire personalmente la salvezza operata dallo Spirito,
«agente del tempo escatologico», occorreva un altro rito ben distinto dal rito battesimale
per poter partecipare dello Spirito profetico concesso ai discepoli il mattino di Pentecoste.
Questo rito consisteva nell’imposizione delle mani da parte dei primi Apostoli su
coloro che erano stati già battezzati. Se i convertiti della Samaria già avevano ricevuto il
battesimo da parte di Filippo (vv. 12-13), essi avevano certo ricevuto anche lo Spirito come
agente della loro salvezza personale. Adesso, questo nuovo ed ulteriore dono dello Spirito,
ottenuto quel giorno, mediante l’imposizione delle mani, doveva logicamente ricollegarsi
3
P.T. CAMELOT, Confirmation, in McDONALD W.J. et alii (edd.), New Catholic Encyclopedia, IV,
Washington 1967, 145.
4
A. PANIMOLE, Il battesimo e la Pentecoste dei Samaritani, in G.FARNEDI (ed.), Traditio et Progessio:
studi liturgici in onore del prof. A. Nocent, Studia Anselmiana 95, Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma 1988,
413-436.
5
P. DACQUINO, Un dono di Spirito Profetico. La cresima alla luce della Bibbia, Torino 1992, 86-89.
Questo libro tratta la parte biblica in riferimento alla problematica della Confermazione.
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all’avvenimento della Pentecoste. Si tratta della loro partecipazione personale allo Spirito
profetico già concesso al gruppo dei primi discepoli e della loro chiamata individuale a
diventare partecipi della missione di annuncio e di testimonianza, inaugurata ormai dalla
prima comunità cristiana. La “tradizione” ha riconosciuto nel rito compiuto da Pietro e
Giovanni, il secondo sacramento dell’Iniziazione cristiana, quello che sarà poi denominato
Cresima o Confermazione.
Si trattò, quindi, di una Pentecoste personale grazie alla quale anche i cristiani
successivi potevano beneficiare, attraverso i primi Apostoli, dello Spirito “profetico” già
concesso a Gesù nel Giordano e alla Chiesa a Pentecoste. Era un dono ulteriore e più
particolare dello stesso Spirito; si trattava di quello Spirito concesso in vista dell’attività di
evangelizzazione e di testimonianza affidata ai Dodici e all’intera comunità cristiana.
P. Dacquino arriva alla conclusione che la formula “ricevere lo Spirito Santo” ha
significati diversi secondo il contesto. Può, infatti, designare il dono dello Spirito Trinitario
e del suo influsso per mezzo del battesimo (At 2,38); può indicare lo Spirito profetico
concesso alla Chiesa dei primordi, il mattino di Pentecoste (At 11,15b; 15, 8b), oppure
quello dato ai cristiani successivi mediante l’imposizione delle mani (At 8, 15-17). Può,
infine, designare anche solo i segni esteriori dello Spirito (At 10,47) senza ancora gli effetti
salvifici, come nel caso di Cornelio.
Lo stesso autore dice che non si può escludere, ed è anzi molto probabile, che in
questi brani degli Atti ci sia un eco della liturgia cresimale di quel tempo (70 d.C.),
caratterizzata anzitutto da una preghiera di supplica a Dio perché concedesse ai nuovi
battezzati lo Spirito, e poi l’imposizione delle mani ai singoli da parte di chi presiedeva la
Chiesa locale6.
A questa linea si oppone quella di altri autori che leggono diversamente questi due
episodi degli Atti degli Apostoli e sono contrari ad interpretare questi testi come
un’autorizzazione a separare il sacramento della Confermazione da quello del Battesimo, o
come il fondamento della presenza obbligatoria degli Apostoli per l’imposizione delle
mani con cui veniva dato lo Spirito.
Su questa linea di contrasto con l’interpretazione tradizionale sono stati impostati
gli studi più recenti che si basano sulla convinzione che la Confermazione come
sacramento distinto dal battesimo non trova appoggio nei testi del Nuovo Testamento. H.
Kung, puntualizzando i dati del Nuovo Testamento e della tradizione storico-teologica, si
chiede che cosa essi insegnano sulla Confermazione, affermando che il Nuovo Testamento
non conosce un sacramento distinto dal Battesimo per il dono dello Spirito Santo. Non
esiste un solo testo, una parola o un segno di Gesù, che riferisca sull’istituzione di una
confermazione da parte di Gesù stesso, né sembra che nel Nuovo Testamento ci siano
accenni indiretti che permettano di dedurre un tale evento7.
Ci interessano invece alcune delle sue conclusioni. Egli si domanda qual è il senso
della Confermazione? A questa domanda Küng risponde dicendo che dall’attenta ricerca
esegetica e storica risulta come idea fondamentale che l’attuale rito della Confermazione si
è sviluppato dal rito del Battesimo. Il suo significato è percepibile solo in stretto rapporto
con il Battesimo, come sviluppo, conferma e compimento del Battesimo.
La Confermazione, così, non è un sacramento autonomo, indipendente dal
Battesimo, ma una partecipazione, cioè la fase conclusiva di un rito di Iniziazione, che
precede l’ammissione all’Eucaristia.
2. Il problema liturgico.
6
Ibid. 111.
7
H. KUNG, Che cosa è la confermazione?, Brescia 1976, 7-9.
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Il battesimo ha rimesso i peccati dei battezzati, per cui i confermati saranno riempiti
dello Spirito Santo. Questo vuol dire che lo Spirito è donato per se stesso e non solamente,
come nel Battesimo, per operare una trasformazione, benché tale dono non sia senza
effetti. I Padri saranno tutti d’accordo su questa specificità della Confermazione: così pensa
anche P. Nocent citando il famoso articolo di J. Lecuyer (Anamnesis 3/1, p. 98.)
Anche questo dono dello Spirito Santo suppone un servizio; i battezzati ricevono la
grazia: ut tibi serviant secundum voluntatem tuam.
In altri passi della Tradizione Apostolica ritroviamo l’espressione servire. Spesso si
tratta del servizio della preghiera liturgica. Il servizio sembra frequentemente identificato
qui con la preghiera, con il servizio liturgico e con l’offrire il sacrificio stesso.
Al tema del servizio-preghiera, conseguenza del dono dello Spirito della
confermazione, deve essere collegata una frase di Ippolito alla fine del suo rituale della
confermazione. Sempre secondo P. Nocent la frase sarebbe: «prima d’aver ricevuto quello
che precede, essi non potranno pregare con i fedeli» (cap. 21, 54-55).
Commenta P. Nocent che questo appare importante: il Battesimo, ma anche la
Confermazione, sono indispensabili affinché i neofiti possano pregare con i fedeli e
scambiare con loro il bacio di pace. La Confermazione sembra, dunque, essere la
deputazione alla preghiera e all’offerta del sacrificio che segue immediatamente. Si tratta
del servizio o della consummatio del battezzato, chiamato ormai a servire il suo prossimo.
8
IPPOLITO DI ROMA, Traditio Apostolica, 21, ed. B. Botte, 52-53.
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Per quanto riguarda il rito romano è prevista, tra l’altro una doppia unzione ed i
riferimenti si trovano nel Sacramentario Gelasiano. Nella Gallia, invece, c’è una sola
crismazione, quella amministrata dal presbitero subito dopo il Battesimo. Per conto suo, il
vescovo interviene al di fuori del Battesimo ed il Concilio di Orange, nel 441 chiama il suo
intervento Confermazione. Fausto di Riez ci fa sapere che il rito consisteva
nell’imposizione della mano e più tardi le Statuta Ecclesiae antiqua attribuiscono ad essa il
conferimento dello Spirito Santo.
Ora, i Libri liturgici gallicani segnalano solo la crismazione post-battesimale,
mentre il Liber Ordinum della Liturgia Ispana aggiunge, a quella l’imposizione della mano,
l’invocazione dello Spirito Settiforme.
La differenza che separava l’uso romano dal non romano consisteva nel fatto che se
in Gallia, in Spagna e in Italia del Nord, la crismazione era unica e si faceva sulla fronte,
mentre al vescovo toccava di conferire lo Spirito per l’imposizione della mano, a Roma,
invece, la crismazione era doppia, la prima presbiterale sulle spalle, la seconda episcopale
sulla fronte e solo questa era accompagnata da un’imposizione della mano per dare lo
Spirito. La differenza evidenziava la coesistenza in Occidente delle due famiglie liturgiche,
romana e non romana (es. le liturgie gallicana, africana, napoletana, beneventana,
aquilaiense, ecc.) delle quali la romana finì per eliminare l’altra.
I libri liturgici, dall’VIII secolo in poi, attestano l’autonomia della Confermazione o
con una rubrica che postula la presenza del vescovo per conferire questo sacramento,
oppure tralasciando il formulario proprio della Confermazione stessa.
11
F. DELL’ORO, L’Ordo Confirmationis romano-franco-germanico. Un contributo alla storia del rito dal
secolo IX al secolo XIII, Estratto da Recherches sur l’ancienne liturgie d’Aoste, IV, Aosta 1972, 27.
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Confirmo et consigno te in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Pax tecum.
Questa è ormai la formula della consegna chiamata ora CONFERMAZIONE, come già si è
potuto vedere nell’Ordo XI. Ancora, il bambino è confermato subito dopo il suo
battesimo, se il vescovo è presente.
Con il diffondersi dei Pontificali Romani, ben presto si impose il breve:
L’Ordo Confirmationis
L’iter della Riforma del rito della Confermazione è stato lungo e sofferto a causa
delle numerose problematiche legate a questi sacramenti; di fatto, il vero e proprio lavoro
di elaborazione del nuovo Ordo fu affidato al Coetus XX, di cui fu relatore Padre Bernard
Botte e segretario Padre Bernard Kleinheyer, mentre i membri furono J. Nabuco, E. J.
Lengling, C. Vogel, P. Jounel e J. Lecuyer. I lavori iniziarono solo nel 1967, perché il
periodo tra il 1964 ed il 1967 fu occupato dallo studio della questione sull’età della
Confermazione (fu la prima fase di lavoro di questo Coetus).
Dunque, la questione più scottante è quella dell’età che occupa la prima fase dei
lavori di riforma del rituale. Paolo VI, ricevendo in udienza il Cardinale Lercaro, il 20
giugno 1966, presidente del Consilium, chiese che si procedesse a stendere l’abbozzo di un
documento nel quale la Confermazione sia considerata sacramento dell’adolescenza, da
conferirsi probabilmente quando il cristiano, terminate le scuole d’obbligo, entra nella vita.
A Padre Vagaggini venne affidata la preparazione di un Motu proprio secondo le
indicazioni del Papa. Dopo un secondo schema di motu proprio, la posizione del
Sant’Uffizio spinse il Santo Padre a lasciar cadere l’idea di un documento pontificio
sull’età della Confermazione per riconoscere, invece, alle Conferenze Episcopali la facoltà
di determinarla secondo le esigenze dei singoli Paesi.
13
PONTIFICALE ROMANUM, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano, 1969, 9-10.
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novembre del 1968 fu pronto il testo completo del Rituale che, però, sarà pubblicato solo
tre anni dopo.
La precisazione dei punti relativi al ministro, alla materia e alla forma del
sacramento, nonché la questione dell’età, sempre riproposta nelle riunioni del Consilium,
richiesero un cammino lungo e tortuoso. Per tale motivo, sarà necessario altro tempo per la
redazione della Costituzione Apostolica che definì gli elementi essenziali della
celebrazione; la stesura del testo, di cui si fece carico la Congregazione per la Dottrina
della fede, fu affidata al Gesuita, Padre Dahnis e venne rivista da P. Gy.
In ultima analisi, il rituale volle situare il posto della Confermazione
nell’Iniziazione cristiana il cui cammino si persegue attraverso la Confermazione stessa
nella quale i battezzati ricevono lo Spirito Santo che è stato effuso sopra gli Apostoli il
giorno della Pentecoste.
3. Il problema teologico
Entriamo nel problema teologico che ci offre la Costituzione Apostolica di Paolo
VI. La parte costitutiva riguarda, in particolare, la determinazione dell’essenza del rito
sacramentale, che nel linguaggio teologico si è soliti chiamare materia e forma.
La riforma del rito della confermazione ha conosciuto un cammino lungo e sofferto
a motivo della vasta problematica, delle incertezze, della riflessione teologica e pastorale
sviluppatasi attorno a questo sacramento. Vi erano interrogativi riguardo al suo
collegamento con il battesimo, che la Costituzione liturgica aveva chiesto di rendere più
stretto e visibile, al ministro, alla materia, alla forma e all’età più conveniente, nonché al
significato stesso del sacramento. Tutti questi problemi sono affiorati negli studi e nelle
proposte del Consilium.
Dopo una prima fase (dal 1964 al 1966), caratterizzata dalla domanda da parte dei
vescovi, di chiarire le questioni dell’età e del ministro della Confermazione, abbiamo una
seconda fase (da 1967 al 1971) nella quale si situa la preparazione del rito.
Dopo un lungo percorso l’Ordo poté essere pubblicato con un decreto della
Congregazione per il Culto Divino del 22 agosto del 1971.
Paolo VI, prendendo atto della problematica e dei dubbi a proposito di ciò che con
certezza rientra nell’essenza del rito della Confermazione, si vide costretto ad
accompagnare il nuovo Ordo con una Costituzione Apostolica, che porta la data del 15
agosto 1971: Constitutio Apostolica de sacramento confirmationis Divinae consortium
naturae in AAS 63 (1971), 657-664.
Il problema teologico della Confermazione è posto anche dal fatto che la
Costituzione Apostolica è emanata direttamente dall’Autorità apostolica, per cui si risolve
nella Chiesa Latina la questione più teologica che liturgica del rito sacramentale della
Confermazione, nella sua essenza. Questa Costituzione ha per oggetto specifico la
determinazione dell’essenza del rito sacramentale della Confermazione nella Chiesa latina.
Si tratta di un atto di supremo magistero che stabilisce e condiziona la validità stessa di
questo sacramento nella Chiesa interessata dal documento, a partire dalla data in esso
fissata.
La Costituzione s’inquadra nella riforma liturgica, quella sacramentaria compresa,
sollecitata dal Concilio Vaticano II, affinché i testi ed i riti esprimano più chiaramente le
realtà sacre da essi significate. In adesione a questa sollecitazione conciliare, il Papa decise
di includere nella riforma, in riferimento alla Confermazione, anche quello che appartiene
all’essenza del rito o segno sacramentale. L’enunciazione di questa decisione equivale
all’affermazione del potere di modificare il rito essenziale di un sacramento. Ciò permette
di distinguere la sostanza del sacramento dal rito del sacramento stesso.
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Tale potere non è, però, da confondere con quello di cambiare la sostanza del
sacramento stesso. Questa, infatti, perché consiste in tutto ciò che dalla Rivelazione divina
sappiamo stabilito direttamente da Cristo, è immune da ogni competenza ecclesiastica14.
Cristo ha istituito il sacramento della Confermazione, nel senso che ha manifestato
la volontà di conferire ai suoi fedeli lo Spirito Santo, demandando invece alla Chiesa la
determinazione del segno adatto per tale conferimento. L’intenzione di Cristo rimane per
sempre all’origine dell’efficacia del segno. Il segno adatto, nell’economia sacramentale, è
necessario per l’attuazione della volontà di Cristo, perché in ogni sacramento il
conferimento della realtà invisibile è legato alla significazione visibile della medesima15.
Effettivamente, il rito della confermazione si presenta in modo diverso in Oriente e
in Occidente.
14
Cfr. Pio XII, Costituzione Apostolica “Sacramentum Ordinis”, in DS 3857.
15
Cfr. CONC. TRIDENTINUM, sessio VII, can. 6: Si quis dixerit, sacramenta novae Legis non continere
gratiam quam significant, aut gratiam ipsam non ponentibus obicem non conferre, quasi signa tantum
externa sint acceptae per fidem gratiae vel iustitiae, et notae quaedam christianae professionis, quibus apud
homines discemuntur fideles ab infidelibus: anathema sit, in Enchiridion Sumbolorum, a cura di P.
Hünerman, nº 1605. Ecco la traduzione corrispondente: «Se qualcuno afferma che i sacramenti della nuova
legge non contengono la grazia che significano, o che conferiscono questa grazia a quelli che non
frappongono ostacolo, come se fossero solo segni esteriori della grazia o della giustizia già ricevuta
mediante la fede, e semplici note distintive dell’essere cristiano, per cui gli uomini distinguono i fedeli dagli
infedeli: sia anatema».
16
Cfr. CONC. FLORENTINUM, Bulla unionis Armeniorum, in Enchiridion Symbolorum, a cura di P.
Hünerman, nº 1318: ..cuius materia est chrisma confectum ex oleo... La traduzione in italiano è la seguente:
«Ministro straordinario è il vescovo. E mentre per le altre unzioni basta un semplice sacerdote, questa può
conferirla solo il vescovo, perché solo degli apostoli, di cui i vescovi fanno le veci, si legge che davano lo
Spirito Santo con l’imposizione delle mani, come mostra la lettura degli Atti degli Apostoli: “Frattanto gli
apostoli che erano a Gerusalemme seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono
Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti
ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora
imposero loro le mani e quelli ricevettero lo Spirito Santo” (At 814-17). La confermazione, nella Chiesa
tiene proprio il luogo di quella imposizione delle mani. Si legge, tuttavia, che qualche volta, con dispensa
della Sede apostolica e per un motivo ragionevole e urgentissimo, anche un semplice sacerdote abbia
amministrato il sacramento della Confermazione col crisma consacrato dal vescovo».
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concomitanti: la crismazione del confermando, fatta con l’imposizione della mano del
ministro, e la ricordata formula che l’accompagna.
Paolo VI accettò, malgrado l’imposizione delle mani da parte del vescovo si
riallacciasse all’uso apostolico attestato dagli Atti degli Apostoli, e riconobbe che da più di
un millennio la crismazione era stata considerata come rito essenziale della Conferma-
zione.
Ci interessa, a questo punto, leggere quello che scrisse P. Nocent in Anamnesis 3/1,
p. 118-119 a proposito di quanto dice la Costituzione apostolica:
«L’esame della storia del rito latino, lo studio dei documenti indirizzati
all’Oriente, farebbe concludere che l’imposizione della mano fosse
largamente tradizionale, lasciando sussistere come tradizionale anche,
benché meno universale (assenza dell’unzione in Africa), la crismazione.
Questo per seguire la logica adottata nel Sacramentum Ordinis. Assistiamo,
al contrario, ad un rovesciamento completo e, per la prima volta nella
tradizione latina, il sacramento sarà conferito per mezzo dell’unzione».
In sostanza, Nocent ritiene che, una volta indicata la crismazione come rito
essenziale, il rilievo dato all’imposizione delle mani, risulti incomprensibile. Kleinheyer
ritiene si tratti di una soluzione di compromesso.
In conclusione, la determinazione dell’essenza del rito sacramentale è una decisione
propriamente dogmatica. Essa impegna la fede della Chiesa di rito romano, in forza della
suprema potestà del Romano Pontefice, verso la quale sono legati da dovere di
subordinazione gerarchica i pastori e i fedeli di rito romano17.
I Praenotanda
Il contenuto dei Praenotanda ha come obiettivo quello di precisare l’importanza
della Confermazione e la sua natura. Essi sono così disposti:
a) 1-2 richiamano la dignità della Confermazione e la configurano come
prosecuzione del cammino dell’Iniziazione Cristiana. Attraverso di essa i
battezzati ricevono lo Spirito Santo, che nel giorno di Pentecoste fu mandato dal
Signore agli Apostoli. I frutti di questi dono dello Spirito vengono individuati
nella più perfetta conformazione a Cristo nella comunicazione della forza
necessaria per la testimonianza in vista dell’edificazione della Chiesa. Si
accenna, altresì, al carattere che ha come conseguenze l’irripetibilità del
sacramento, nonché il suo carattere o segno indelebile.
b) 3-8 riguardano gli UFFICI E I MINISTERI DELLA CELEBRAZIONE DELLA
CONFERMAZIONE. Questi praenotanda parlano del compito della comunità
cristiana e dei genitori (n° 3), nel senso che spetta al popolo di Dio preparare,
con grande impegno, i battezzati a ricevere il sacramento della Confermazione.
I catecumeni adulti, che riceveranno la Confermazione subito dopo il
Battesimo, hanno il vantaggio di essere coadiuvati dalla Comunità cristiana, e
specialmente di poter usufruire dell’istruzione ad essi impartita nel periodo del
catecumenato. Questa stessa preparazione catecumenale si potrà opportunamen-
te adattare a coloro che, battezzati da bambini, solo in età adulta si presentano a
ricevere la Confermazione. In tal senso è importante soprattutto il compito dei
genitori di assicurare ai loro figli l’educazione religiosa per avviarli pienamente
alla vita sacramentale. In questi Praenotanda si parla anche della celebrazione
17
CONCILIO VATICANO I, Cost. Dogmatica, Pastor aeternum, cap III, in DS 3060.
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Nella Chiesa latina, dunque, il rito essenziale del sacramento della confermazione è
quello stabilito dalla Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae e questa
decisione dogmatica impegna anche la prassi, nel senso che dall’uso esclusivo del rito
stabilito dipende la validità stessa del sacramento.
Ancora più solenne è il testo della Constitutio Apostolica:
«Quapropter, ut ritus Confirmationis recognitio ad ipsam etiam ritus
sacramentalis essentiam congruenter pertineat, Suprema Nostra Auctoritate
Apostolica decernimus et constituimus, ut ea, quae sequuntur, in Ecclesia
Latina in posterum serventur: SACRAMENTUM CONFIRMATIONIS
CONFERTUR PER UNCTIONEM CHRISMATIS IN FRONTE, QUAE FIT
MANUS IMPOSITIONE, ATQUE PER VERBA: ACCIPE SIGNACULUM
DONI SPIRITUS SANCTI».
IN CONCLUSIONE:
I Praenotanda vogliono esprimere la storia del rito e quali sono gli effetti della
Confermazione: Fideles perfectius Christo conformantur et virtute roborantur, ut
testimonium Christi perhibeant ad aedificationem Corporis eius in fide et caritate.
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«N. Signo te signo crucis et confirmo te chrismate salutis. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti»
(Pontificale Romanum, Editio Princep, 1595-1596, MLCT, 1, 10-11).