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Parte generale
Il libro del diritto canonico approfondito è il quarto, riguardante la funzione di santificare della Chiesa.
Include tutti i sacramenti e gli elementi giuridici ad essi connessi, in quanto il sacramento non è solo
realtà teologica, ma anche realtà giuridica. La validità di ogni sacramento è infatti collegata alla
dimensione giuridica, cioè come il sacramento viene amministrato, se il ricevente è idoneo, e in quali
casi il sacramento è considerato invalido. Un sacramento validamente amministrato ma con forme
abnormi (non rispettose della norma giuridica) ma che non toccano la sostanza di validità del
sacramento riguarda la liceità del sacramento. Un sacramento illecito può essere valido, ma un
sacramento invalido non può essere lecito. L’illiceità non tocca la validità del sacramento.
La funzione di santificare la Chiesa riguarda non solo i sacramenti, ma anche altri atti del culto divino
(liturgia delle ore, preghiera). I soggetti in grado di regolamentare ed esercitare queste funzioni sono il
Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi, le due massime autorità della Chiesa. Come svolgere
un’attività e come distinguere gli elementi validanti di un sacramento è dato dalla teologia e
dall’insegnamento di Cristo, ma è stato in seguito codificato in norme da questi due soggetti. Infatti,
tutto ciò che riguarda i sacramenti è stabilito durante l’Assise costituita dai Concili, la riunione in
forma solenne del Collegio.
Nella Chiesa particolare, l’autorità sottoposta al Collegio può comunque fare alcune cose, pur non
potendo modificare la sostanza del sacramento. La sostanza teologica di un sacramento e i criteri di
validità non possono essere modificati. È possibile intervenire su altri elementi.
2: il codice non definisce i riti per le celebrazioni liturgiche.
Nel codice sono presenti criteri di validità e liceità dei sacramenti. Le norme sulla liturgia sono affidate
al diritto liturgico. L’insieme dei contenuti dei testi liturgici permette di dare al sacerdote una serie di
indicazioni normative da seguire riguardo la celebrazione della liturgia di un dato sacramento.
Per la validità, ciò che conta è che la sostanza del sacramento non venga intaccata, non l’azione
liturgica con il quale è amministrato.
Le altre due funzioni della Chiesa sono di governare e di insegnare. La prima si sostanzia nei 3 poteri
legislativo, esecutivo e giudiziario. La legislazione dei sacramenti tocca la potestà di governo, in
quanto riguarda la possibilità di legiferare del Romano Pontefice e del Collegio dei Vescovi riguardo i
sacramenti stessi. Il tribunale ecclesiastico di un collegio che decide su una causa di nullità
matrimoniale è composto da 3 giudici, di cui 2 laici (prima del 2015, un solo laico).
La funzione di santificare tocca anche la potestà esecutiva attraverso la Curia Romana e la Curia
Diocesana, attraverso i loro tribunali. Dopo la riforma del 2015, ogni vescovo può istituire il proprio
tribunale diocesano che decida sulla nullità matrimoniale o giudicare nella forma del processo breve.
Non può esistere disaccordo tra Collegio dei Vescovi e Romano Pontefice, in quanto il RP è parte del
CV, e, in caso di disaccordo, il CV non sussiste.
Ogni sacramento è composto da una materia e da una forma. Nel caso del matrimonio, la forma è
data dalla celebrazione di due persone e due testimoni, mentre la materia è il consenso dato
(consensum facit).
2. Funzione di santificare
Il libro I parla delle norme generali, il II del popolo di Dio, il III della funzione di insegnare, il IV della
funzione di santificare, il V dei beni temporali, il VI delle sanzioni, il VII dei processi.
834: presenta la realtà principale della funzione di santificare della Chiesa e i suoi mezzi sensibili (i
sacramenti). Questo è un canone dogmatico in quanto da un insegnamento fondamentale. Ogni
battezzato fa parte della funzione di santificare, in quanto il battesimo rende sacerdoti, re e profeti.
Riguarda dunque la Chiesa non come gerarchia, ma come popolo.
839: la Chiesa adempie a questa funzione anche con altri metodi, ovvero la preghiera, le opere di
carità e di penitenza.
La funzione di santificare della Chiesa ha doppio senso, ascendente e discendente. Ascendente perché
glorifica Dio, discendente perché l’uomo è santificato da Dio, ed entrambi si attuano attraverso i
sacramenti. La Chiesa è dunque intesa come popolo di Dio, e la funzione di santificare è sia
ascendente che discendente.
Il libro IV è diviso in 3 parti: sacramenti, gli altri atti del culto divino (esercizi, liturgia delle ore,
sacramentali, benedizioni, ecc) e luoghi e tempi sacri. Nella funzione di santificare rientrano la
consacrazione, la dedicazione dei templi, i tempi sacri che scandiscono la vita delle persone (digiuni,
astinenze).
Il diritto sacramentale si lega al diritto liturgico, in quanto in quest’ultimo sono contenute le norme
per il rito, dunque per la liceità di un sacramento. Queste norme sono contenute all’interno di
documenti, fra cui il documento liturgico per eccellenza, il Messale Romano. I documenti, però,
possono essere soggetti ad aggiornamenti da parte delle conferenze episcopali, che possono adattare
parti del messale a usi e costumi.
Nel diritto liturgico sono inclusi anche l’ufficio divino e la liturgia delle ore, il pontificale romano
(ordinazione dei diaconi, dei presbiteri, dei vescovi, la consacrazione delle vergini, ecc), l’ordo per la
benedizione dei catecumeni e l’ordo per la confermazione. Tutti i sacramenti, a parte l’ordine sacro e
la consacrazione, che rientrano nel pontificale romano, sono nel rituale romano, dove rientrano l’ordo
del battesimo dei bambini, l’ordo della celebrazione del matrimonio, l’ordo delle esequie e della
professione religiosa, l’ordo dell’unzione degli infermi, ecc.
Il diritto liturgico si sostanzia in messale romano, liturgia delle ore, pontificale romano e rituale
romano. Nel rituale ci sono tutti i sacramenti, nel pontificale la confermazione e l’ufficio divino, e nel
messale tutto ciò che riguarda la Messa.
Il codice delimita le tipologie di culto che si interessano del diritto sacramentale universale. Il culto
assoluto è rivolto a Dio, quello relativo è rivolto ai santi, alla Madonna, alle immagini sacre e alle
reliquie. Il codice differenzia anche il culto pubblico integrale, interiore ed esteriore, latria e dulia,
relativo e assoluto, pubblico e privato.
Il culto privato è realizzato dai fedeli con ambiti non esclusivi alla Chiesa, mentre quello pubblico è
offerto a nome della Chiesa da persone legittimamente incaricate e con atti approvati dalla Chiesa
stessa. L’amministrazione dei sacramenti è possibile solo a persone legittimate (vescovi, presbiteri,
diaconi) seguendo atti approvati dall’autorità ecclesiale.
Il culto in oggetto è quello pubblico integrale.
835, paragrafo 4: i laici hanno parte della funzione di santificare, soprattutto nell’eucarestia. I genitori
la eseguono conducendo una corretta vita coniugale e impartendo l’educazione cristiana ai figli.
230: i laici maschi possono essere assunti, mediante il corretto rito liturgico, ai ministeri di lettori e
accoliti, pur senza sostentamento o rimunerazione da parte della Chiesa. Queste funzioni possono
anche essere temporanee, e i laici hanno accesso anche alle funzioni di commentatore, cantore e
altre. In mancanza di ministri, anche i laici possono sopperire ad alcune delle loro funzioni,
specificamente il ministero della Parola, presiedere le preghiere liturgiche, amministrare il battesimo,
e distribuire la Comunione, sempre rispettando il rito. Il canone differenzia tra uffici stibili o istituiti,
temporanei e straordinari.
Gli uffici stabili o istituiti sostituiscono gli ordini minori e sono il lettorato e l’accolitato.
Gli uffici temporanei sono il commentatore, il cantore e altre funzioni stabilite in base alla normativa
particolare dai vescovi.
Gli uffici straordinari riguardano la possibilità di amministrare il battesimo, assistere un matrimonio,
presiedere la celebrazione della Parola in assenza del sacerdote, presiedere le esequie, ecc.
La partecipazione del laico non deve essere limitata alla generazione dell’atto sacramentale, ma
coinvolge tutta l’azione sacramentale della Chiesa.
Nel caso dell’unzione degli infermi, il laico non potrà mai amministrarlo, ma è responsabile di
avvertire il sacerdote per tempo. Si differenzia il viatico, la Comunione in punto di morte, che può
essere amministrato anche in modo straordinario.
4. I sacramenti
840: sintesi della dottrina della Chiesa sui sacramenti. Questi sono azioni di Cristo e della Chiesa che
rafforzano ed esprimono la fede. Rendono culto a Dio e santificano gli uomini, e pertanto iniziano,
confermano e manifestano la comunione ecclesiastica. Nella loro celebrazione, è richiesta massima
devozione e diligenza sia ai ministri che agli altri fedeli. Sacrosantum Concilium 59 afferma qualcosa di
simile. Sono azioni della Chiesa perché da essa nascono e per essa vengono posti in essere.
Santificano gli uomini, costruiscono il corpo di Cristo e rendono culto a Dio. Hanno inoltre il compito di
istruire il fedele ed esprimere la fede in quanto tale.
I sacramenti conferiscono la grazia e sono efficaci perché in loro agisce Cristo stesso. Questo canone
840 evidenzia natura e fine del sacramento. La natura è la continuazione del sacerdozio di Cristo,
segni e mezzi della salvezza. Il loro fine è di rendere culto a Dio e cooperare a salvezza e santificazione
dell’uomo.
Sacramento deriva dal latino sacramentum e dal greco mysterion, strumento.
841: poiché i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa, è competenza alle sue autorità approvare e
definire i requisiti per la loro validità e la loro liceità, amministrazione, ricezione e rito.
La differenza con l’838 è che l’841, pur sempre riferendo alle autorità competenti, parla della sua
realtà intrinseca regolamentata dalle autorità.
L’ambito liturgico è rimesso sia alla suprema autorità della Chiesa che alla Conferenza Episcopale e al
vescovo nelle forme stabilite in 838.
842: chi non ha ricevuto il battesimo non può validamente ricevere gli altri sacramenti. Battesimo,
confermazione ed eucarestia sono congiunti e richiesti per la piena iniziazione cristiana.
843: i ministri non possono negare i sacramenti richiesti opportunamente, disposti in debito modo e
non abbiano proibizioni giuridiche nel riceverli.
213: tutti i fedeli hanno diritto di ricevere i beni spirituali derivanti dalla Chiesa, soprattutto Parola e
sacramenti.
Se il sacramento viene negato, è possibile la possibilità di ricorso contro il parroco, il vescovo ecc per
ricevere il sacramento negato. Questo può applicarsi a tutti i sacramenti tranne che all’Ordine, in
quanto l’obiettivo di quest’ultimo è il bene della Chiesa ed è valutato dal vescovo.
Per ricevere opportunamente un sacramento, è necessario richiederlo opportunamente, essere
disposti nel debito modo e non avere proibizioni di diritto. Esempio di proibizione:
915: non sono ammessi alla comunione gli scomunicati e gli interdetti dopo la comunicazione della
pena, né chi vive in peccato grave manifesto.
843, paragrafo 2: i pastori e i fedeli, ognuno secondo il proprio compito, devono assicurarsi che chi
richiede il sacramento sia adeguatamente preparato tramite l’evangelizzazione e la formazione
catechistica, in conformità alle norme emanate dalla competente autorità.
845: i sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’ordine non possono essere ripetuti, in
quanto imprimono il carattere. Se, dopo una prudente ricerca, ci fosse il dubbio della ricezione di
questi sacramenti, possono essere dati sotto condizione.
848: oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, il ministro non può chiedere altro, per
evitare che i bisognosi vengano impossibilitati ai sacramenti.
5. Battesimo
849: esistono diverse tipologie di battesimo: di acqua, di desiderio e di sangue. Questo canone è
dogmatico. Parla degli effetti del battesimo, ovvero la configurazione a Cristo e al suo sacerdozio, la
liberazione dai peccati e l’incorporazione a Cristo e alla Chiesa. Questa incorporazione è il legame
giuridico con la Chiesa, e il soggetto solo così diventa soggetto di diritto nell’ordinamento della Chiesa.
853: materia remota del battesimo è l’acqua vera. La sua benedizione è condizione di liceità. La
materia remota è ciò che viene utilizzato, quella prossima è la modalità con cui il sacramento è
amministrato. In Italia, è preferito il battesimo per infusione, ma esiste la possibilità dell’immersione.
Per la validità, sono necessari il lavacro dell’acqua vera e la forma verbale stabilita, quella trinitaria.
Con questa formula, ogni battesimo diventa in Cristo, e perciò è unico e irripetibile. Va dato qualora
persista il dubbio.
Può essere dato all’infante o all’adulto. Per quest’ultimo, si aggiunge una terza condizione di validità:
la sua volontà di ricevere il battesimo. Deve richiederlo lui in prima persona e deve prepararsi con il
catecumenato. Per gli infanti, la preparazione è da darsi ai genitori, ai padrini e alle madrine. Il
battesimo può essere ricevuto nella chiesa parrocchiale, nell’oratorio, nell’ospedale, o anche in casa.
Per il battesimo sono previsti ministri ordinari (vescovo, presbitero, diacono), straordinario (catechista
o altro incaricato) e in caso di necessità. Quest’ultimo può essere chiunque, anche non battezzato, ma
deve avere almeno la retta volontà di fare ciò che vuole la Chiesa.
Il battesimo ha carattere indelebile, e non può essere né annullato né ripetuto. Il cosiddetto
“sbattezzo” è l’abbandono formale della Chiesa cattolica tramite l’apostasia, ma manca di valore
teologico.
Il battezzando
865 paragrafo 1: per battezzarsi, l’adulto deve manifestare la volontà di riceverlo, essere
sufficientemente istruito sulla fede e sui doveri cristiani, e deve essere provato nella vita cristiana per
mezzo del catecumenato. Sia esortato a pentirsi dei propri peccati. L’età di 7 anni è indicata come
discrimine per ciò che riguarda il consenso.
865 paragrafo 2: l’adulto in pericolo di morte può essere battezzato se ha qualche conoscenza delle
verità di fede e abbia manifestato la volontà di ottenere il battesimo e di osservare i comandamenti
cristiani.
866: l’adulto battezzato, a meno di gravi ragioni, può ricevere, subito dopo il battesimo,
confermazione ed eucarestia.
Sebbene il ministro ordinario della confermazione sia il vescovo, in questo caso può essere
amministrata anche dal presbitero, dopo aver avvisato il vescovo.
867: i genitori sono obbligati ad assicurarsi che il bambino sia battezzato nelle prime settimane di vita.
Se è in pericolo di morte, va battezzato senza esitazione.
Il battesimo dell’infante è richiesto dai genitori e per la sua liceità è sufficiente il consenso di uno dei
due. È necessaria la fondata speranza in un’educazione cattolica impartita al bambino, altrimenti il
battesimo va differito. In caso di pericolo di morte, non è necessario il consenso genitoriale.
Il battesimo può essere ricevuto da chiunque non l’abbia già.
869: se si dubita della ricezione del battesimo, questo va conferito sotto condizione. I battezzati
cristiani non cattolici non vanno battezzati sotto condizione, a meno che non persista una seria
ragione per dubitare della validità del battesimo.
870: i bambini esposti o trovatelli vanno battezzati a meno che non si sia sicuri, dopo un’accurata
ricerca, che non siano già battezzati.
871: i feti abortiti, nei limiti del possibile, vanno battezzati.
Il bambino morto senza battesimo può ricevere le esequie.
I padrini
873: è ammesso un solo padrino o madrina, o entrambi. I requisiti: devono essere scelti dal
battezzando o dai genitori, devono avere minimo 16 anni, devono essere cattolici, devono aver
ricevuto i sacramenti dell’iniziazione, devono essere testimoni credibili della fede per aiutare il
battezzando, e non possono essere i genitori. In caso sia acattolico, ne va abbinato uno cattolico. Non
è una figura strettamente necessaria, basta il testimone. In caso di richiesta, chi ha ricevuto l’Ordine
sacro o è membro di un istituto di vita consacrata possono essere padrini o madrine.
Oggi, non esiste più la cognatio spiritualis, il vincolo tra padrini/madrine e battezzati e impediva il
matrimonio.
875: il ministro deve assicurarsi della presenza di almeno un testimone con il quale può essere
provato il conferimento del battesimo.
876: per provare l’avvenuto battesimo, è sufficiente la dichiarazione di un solo testimone al di sopra di
ogni ragionevole dubbio o il giuramento del battezzato se effettuato in età adulta.
877 paragrafo 1: il parroco del luogo deve registrare nel libro dei battesimi i nomi dei battezzati,
menzionando anche ministro, genitori, padrini, eventuali testimoni, luogo e giorno del battesimo
conferito, e giorno e luogo di nascita del battezzando.
La prova del battesimo è contenuta nel registro parrocchiale. Il luogo è la chiesa parrocchiale dei
genitori e deve essere amministrato nella fonte battesimale.
6. Confermazione
879: canone dogmatico. Imprime il carattere e forgia un vincolo più perfetto fra il confermando e la
Chiesa. Li corrobora e li obbliga a essere testimoni di Cristo con parole e azioni e a difendere la fede.
880: è conferito con l’unzione della fronte, eseguita con l’imposizione della mano e le parole
prescritte nei libri liturgici approvati.
880 paragrafo 2: il crisma deve essere consacrato dal vescovo, anche in caso il sacramento venga
amministrato dal presbitero.
La materia remota è il crisma consacrato dal vescovo, la prossima è l’unzione della fronte con il
crisma, l’imposizione della mano e le parole prescritte.
882: ministro ordinario è il vescovo, ma può essere conferito validamente dal presbitero provvisto di
questa facoltà dal diritto universale o dalla competente autorità.
Nella Chiesa latina, ministro originario e ordinario coincidono nel vescovo, mentre in quella orientale
l’originario è il vescovo e l’ordinario è il presbitero.
884 paragrafo 1: il vescovo diocesano deve amministrare personalmente la confermazione o
assicurarsi che sia amministrata da un altro vescovo. In caso di necessità, può essere affidata a
presbiteri determinati.
884 paragrafo 2: in caso di necessità, questi possono associarsi dei presbiteri che celebrino il
sacramento.
Per l’adulto battezzato, il ministro è il presbitero, insieme agli altri due sacramenti dell’iniziazione. Il
presbitero può amministrarlo anche in caso di pericolo mortale. Il ministro straordinario è il
presbitero con facoltà conferita dal vescovo. Il ministro per associazione è il presbitero che si associa
al vescovo per l’amministrazione (es. Troppi cresimandi).
886 paragrafo 1: il vescovo amministra legittimamente il sacramento della confermazione anche a chi
non fa parte della sua diocesi, a meno che non vi sia una proibizione da parte del suo vescovo.
Per la validità, è necessaria l’unzione della fronte col crisma e l’utilizzo delle parole stabilite.
L’imposizione della mano è necessaria per la liceità. Il luogo è la chiesa, preferibilmente durante la
messa. Il padrino è uno solo, preferibilmente lo stesso del battesimo.
886 paragrafo 2: per l’amministrazione lecita in altra diocesi, il vescovo necessita di una licenza
ragionevolmente presunta dal vescovo diocesano.
I confermandi
7. Eucarestia
897: canone dogmatico. Pone in evidenza le due dimensioni teologiche dell’eucarestia: quella
cristologica e quella ecclesiale. Nella prima, l’eucarestia è sacrificio, presenza e comunione. Nella
seconda, contribuisce all’edificazione del corpo di Cristo, dunque della Chiesa stessa.
Si aggiunge la dimensione della centralità, che la vede come fonte e culmine della vita cristiana, che
unisce tutti gli altri sacramenti e a cui tutti fanno riferimento. Nel canone manca però il riferimento
allo Spirito Santo, e va completato con documenti più recenti, fra i quali l’enciclica Ecclesiae de
Eucaristia di Giovanni Paolo II e la Saramentum Caritatis di Benedetto XVI.
898: completa il precedente e si conclude con un’esortazione ai fedeli. La centralità dell’eucarestia
richiama l’impegno di ogni fedele di partecipare attivamente alla celebrazione eucaristica, nella
recezione frequente del sacramento, massima devozione e venerazione con somma adorazione.
Ministro
Il tema del ministro si collega a 3 ambiti: il ministro dell’eucarestia, della comunione e dell’esposizione
del santissimo sacramento. L’eucarestia è sempre la stessa, ma è vista in 3 ambiti diversi. Il ministro
ha un ruolo centrale, poiché da egli dipende la validità del sacramento.
900: il ministro deve essere validamente ordinato.
Il laico che tenta di celebrare l’eucarestia viene scomunicato e interdetto. Invece, il sacerdote
impedito per legge canonica a causa di limitazioni nell’esercizio delle sue funzioni la celebra
validamente ma illecitamente. Questo include le pene, come scomunica e interdizione, ma anche la
perdita dello stato clericale.
Partecipazione
Riti e cerimonie
925: la comunione si da sotto la specie del pane o del pane e del vino. In determinati casi di necessità,
anche solo del vino.
Sotto le due specie, si può dare agli ordinati nella messa della loro ordinazione, ai sacerdoti che
prendono parte a grandi celebrazioni e non possono celebrare o concelebrare, a tutti i membri degli
istituti religiosi e secolari.
L’eucarestia dovrebbe essere data in bocca, ma si da anche in mano.
919 paragrafo 1: prescrive un digiuno di un’ora prima dell’eucarestia, ad eccezione di acqua e
medicine.
919 paragrafo 2: il sacerdote che, nello stesso giorno celebra due o tre volte l’eucarestia, può
prendere qualcosa prima della seconda o della terza, anche senza rispettare il digiuno di un’ora.
919 paragrafo 3: gli anziani, gli infermi e chi li cura sono tenuti a rispettare il digiuno solo per 15
minuti prima dell’eucarestia.
913 paragrafo 1: per i fanciulli, è necessaria un’adeguata preparazione e conoscenza, in modo che
percepiscano il mistero di Cristo e assumano con devozione il Corpo del Signore.
913 paragrafo 2: in pericolo di morte, però, è sufficiente che sappiano distinguere il Corpo di Cristo dal
cibo comune.
914: è compito dei genitori e dei parroci di provvedere che i fanciulli, in uso di ragione, siano
debitamente preparati e ricevano l’eucarestia quanto prima, dopo la confessione sacramentale.
Compito del parroco è distinguere i bambini in uso di ragione e coloro sufficientemente preparati.
Il codice non indica un’età per la ricezione del sacramento. È sottinteso il settimo anno, stabilito da
Pio IX nel 1910, ma l’uso di ragione è necessario.
915: non sono ammessi scomunicati e interdetti dopo la comunicazione e l’erogazione della pena, né
chi persevera in peccato grave manifesto.
916: chi è consapevole di essere in peccato grave, deve confessarsi prima di poter celebrare messa e
comunione. In caso di impossibilità, si può contrarre un atto di contrizione perfetta, che include il
proposito di confessarsi quanto prima.
Questo vale tanto per il fedele quanto per il sacerdote.
921 paragrafo 1: il viatico è la comunione ricevuta in punto di morte.
922: chi ha il dovere della cura delle anime deve preoccuparsi che il viatico non venga differito troppo
e venga ricevuto dagli infermi finché dura il loro uso di ragione.
Il ministro del viatico può essere il parroco, il viceparroco, un superiore relgioso e, con il consenso del
ministro competente, un sacerdote, diacono o fedele incaricato.
924 paragrafo 1: l’eucarestia è offerta come pane e vino, cui va aggiunta un po’ d’acqua.
924 paragrafo 2: il pane deve essere solo frumento e confezionato di recente per evitare alterazioni.
924 paragrafo 3: il vino deve essere naturale, dalla vite e non alterato.
Per la validità è importante che il pane sia di frumento e il vino sia naturale. Tutto il resto riguarda la
liceità.
926: per la celebrazione eucaristica, si usa il pane azzimo.
927: non è lecito consacrare le materie al di fuori della celebrazione eucaristica, nemmeno in caso di
necessità.
Il sacerdote celiaco riceve ostie con poco glutine. Il sacerdote alcolizzato deve comunque consacrare
entrambe le materie, ma può farlo per intinzione o nella sola specie del pane.
905: il sacerdote può celebrare messa solo una volta al giorno. In caso di carenza di sacerdoti e con
l’autorizzazione dell’ordinario locale, può celebrarne una seconda (binazione) o una terza di domenica
e nelle festività (trinazione). Ci sono casi in cui è lecito celebrare più volte al giorno: messe esequiali
(funerali), giovedì santo con messa esequiale e vespertina, il giorno della veglia pasquale e Natale.
906: il sacerdote non è obbligato a celebrare quotidianamente e per la celebrazione è necessaria la
presenza di almeno qualche fedele.
902: è possibile la concelebrazione. Questo permette ai sacerdoti di partecipare alla celebrazione
eucaristica senza intaccare i propri limiti giornalieri, a patto che ne venga celebrata comunque una
sola per ogni messa. È prescritta per Natale, Pasqua, giovedì santo e altre occasioni.
Offerta
8. Penitenza
Ministro
Penitente
Reati
Il sigillo sacramentale è l’obbligo del sacerdote di mantenere il segreto su tutti i peccati, gravi o
veniali, passati o attuali, propri o altrui, sulle circostanze della penitenza o della soddisfazione
dell’assoluzione di un determinato penitente.
Il sigillo non può essere violato, e la violazione può essere diretta o indiretta.
La violazione del sigillo è proibita dal 220, che tutela la privacy dei fedeli e la loro buona fama, e rende
odioso il sacramento. La violazione, se diretta, prevede la pena latae sententiae, mentre nel caso
dell’indiretta dipende dall’entità del danno causato.
La violazione può essere commessa anche dal fedele, e una sua violazione non esclude la scomunica
dalle pene possibili.
L’assoluzione del complice di violazione del sesto comandamento (adulterio) è invalida se non in
punto di morte. Se ciò accade, il sacerdote è punito con la pena latae sententiae riservata alla Sede
Apostolica. Questo rende impossibile rimettere il reato per un altro sacerdote, in quanto è necessario
che la Sede Apostolica dia la soddisfazione opportuna a rimetterlo. In questo caso, il sacerdote non
deve assolvere e mandare il penitente da un altro sacerdote.
1387: sollicitatio ad culpa. Il sacerdote che sollecita a peccare contro il sesto comandamento durante
la confessione può subire diverse pene. Possono essere sospensione, divieti, privazioni, o dimissione
dallo stato clericale.
982: falso relatio. Chi confessa la falsa denuncia al confessore innocente per il delitto di sollicitatio ad
culpa, non è assolto a meno di ritrattazione formale e risarcimento di eventuali danni.
Indulgenze
992: le indulgenze sono la remissione delle colpe dinanzi a Dio dei peccati commessi. È necessario che
il fedele sia debitamente disposto e che acquisti l’assoluzione con l’intervento della Chiesa.
993, 994: l’indulgenza può essere parziale o plenaria, può essere fatta per sé stessi o ai defunti, e
necessitano di confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del
Santo Padre.
995: può essere rilasciata solo dalle massime autorità della Chiesa (pontefice e collegio) o coloro che
posseggono la potestà dal diritto o per concessione (vicariamento, congregazione della disciplina del
culto, congreagazione della disciplina dei sacramenti). Solo il pontefice può concedere ad altri
l’amministrazione delle indulgenze.
998: canone dogmatico. L’olio benedetto è la materia remota, l’unzione sulla fronte è la materia
prossima.
1000: riguarda le parole, l’ordine e il modo. Le unzioni sono tre, in caso di necessità ne basta una, e
una basta per la validità. Per la liceità, sono necessarie tre.
999: i ministri sono il vescovo e il presbitero. L’olio può essere benedetto solo dal primo, dal secondo
in caso di necessità.
1003: non può essere amministrato dai laici, che possono solo dare il viatico. Il parroco è chiamato a
questa responsabilità, ma, in caso di necessità, può delegare altri sacerdoti.
1004: per ricevere il sacramento, devono essere presenti vecchiaia e/o malattia e almeno 7 anni. L’età
della discrezione può essere ignorata in caso di necessità. È un sacramento ripetibile, qualora
l’infermo sia guarito e poi ricaduto in malattia o se le sue condizioni si siano aggravate. Non andrebbe
dato alle persone anziane, ma agli anziani in punto di morte.
1006: per essere ricevuto, è necessaria un’intenzione abituale, non attuale, almeno una volta nella
vita presumibile.
1007: non si può dare a chi è in peccato grave manifesto. Se esiste un dubbio sulla sua esistenza, il
sacramento si amministra normalmente.
1008 e 1009 sono stati riveduti da Benedetto XVI con Omnium in mente del 2009. il codice dice chi è il
fedele in generale, chi il laico, chi il religioso, diritti e doveri dei chierici, ma non ne da una definizione.
1009: gli ordini sono l’episcopato, il presbiterato e il diaconato. Sono tutti conferiti con l’imposizione
delle mani e la preghiera consacratoria, diversa per ogni grado. Episcopato e presbiterato agiscono in
persona Christi (agire nella facoltà di Cristo capo), mentre il diaconato serve il popolo nella diaconia
della liturgia, della Parola e della carità. Il diaconato è uno stato clericale non sacerdotale. Tra
diaconato e presbiterato c’è differenza di essenza e di grado, mentre tra episcopato e presbiterato
solo di grado.
Prima della riforma, esistevano 5 ordini minori e 4 maggiori. Paolo VI, con il Motu proprio Ministeria
quaedam, eliminò il suddiaconato e aprì alcuni ordini minori ai laici maschi.
1012: ministro dell’ordinazione è il vescovo consacrato, non quello eletto. Su indulto speciale della
Santa Sede, può essere anche il sacerdote.
1013: un vescovo può consacrarne un altro solo su mandato pontificio, l’atto di consacrazione del
Romano Pontefice che autorizza la consacrazione. Questo lascia intatta la successione apostolica. In
caso di violazione, procede la pena di scomunica latae sententiae per chi ha consacrato. La
consacrazione del vescovo garantisce la validità, quella del mandato pontificio per la liceità. Un
vescovo che consacra un altro vescovo senza mandato fa un’azione valida ma illecita.
L’ordinando
Requisiti
Documenti richiesti
1050: sono richiesti il certificato degli studi compiuti a norma con il 1032, certificato di diaconato
ricevuto in caso di ordinandi al presbiterato, certificato di battesimo e confermazione e della ricezione
dei ministeri del 1035 nel caso dei promovendi al diaconato. Per l’ordinando al diaconato
permanente, se sposato, sono necessari il certificato di matrimonio e l’approvazione della moglie.
1051: scrutinio sulle qualità. È un’attività amministrativa nella quale si raccolgono i documenti relativi
alla liceità dell’ordinazione sacerdotale. Non possono essere ordinati gli omosessuali o chi supporta la
cultura gay. Se la tendenza è presente, va superata tre anni prima dell’ordinazione diaconale.
Il sacerdote non deve essere impedito dal ricevere l’ordine. Alcune irregolarità sono difetti psicofisici o
l’aver compiuto un reato grave.
11. Matrimonio
Consenso matrimoniale
Il consenso deve essere libero e integro. Ha versante negativo nel difetto del consenso, nel vizio del
consenso, nella simulazione del consenso o nel consenso condizionato.
Il difetto si manifesta quando la persona non può esprimere un consenso valido per cause
psicologiche.
Il vizio del consenso si ha quando la persona può esprimere il consenso ma, per una ragione o per
un’altra, non lo fa. Può essere a causa di un errore, di un dolo o di un timore, oppure non lo fa perché
non lo vuole. Quindi, finge il consenso totalmente o parzialmente (consenso simulato).
Il consenso condizionato invece è il consenso vincolato a delle condizioni (ti sposo se...).
1095: è incapace di contrarre il matrimonio chi manca dell’uso di ragione (può essere sia abituale nel
caso delle malattie mentali che attuale in quello di sostanze stupefacenti). La questione dei momenti
di lucidità andrebbe valutata. È incapace anche chi difetta di discrezione di giudizio riguardo gli
obblighi matrimoniali. Questo può riguardare ancora le malattie mentali, ma anche i soggetti
dipendenti o immaturi. Per poter scegliere il matrimonio, devo essere consapevole di cosa esso sia ed
essere libero di sceglierlo o meno. Se mancano giudizio e libertà, il matrimonio risulta invalido. È
incapace anche chi, per cause di natura psichica, non può assumersi gli obblighi del matrimonio.
Questa condizione deve essere presente già da prima del matrimonio e avere conseguenze
comprovate nella vita matrimoniale.
Perché sussista il vizio del consenso, sono necessari tre elementi: l’errore (io valuto erroneamente
una persona), il dolo (la persona mi induce a sbagliare) o la violenza (io prendo con la forza).
L’errore matrimoniale può essere di due tipi: di persona (sposo la persona fisica sbagliata) e di
personalità (annulla il matrimonio solo in caso il coniuge non possegga la qualità intesa e
direttamente e principalmente che costituisce il motivo del matrimonio).
Dolo
1098: la presenza di dolo che perturba gravemente la vita coniugale è motivo di nullità del
matrimonio. Il dolo prevede il raggiro e va dimostrato (dimostro di avere una caratteristica che non ho
al fine di sposarmi).
Violenza
1103: è invalido il matrimonio scelto come via di fuga dalla violenza, intenzionale o meno.
La violenza include quella morale, detta timore. La minaccia può essere sia fisica che psicologica.
Simulazione
1101: la volontà interna del nubendo non coincide con le parole che proferisce durante il matrimonio.
La persona è determinata a non volere il matrimonio o alcune parti fondamentali di esso (simulazione
totale o parziale).
Consenso condizionato
1102: il consenso è dato su condizioni, il cui mantenimento influenza il matrimonio stesso. Possono
essere presenti o passate per invalidare il matrimonio. Se sono future, l’invalidità non sussiste. Per la
nullità, è necessario che il fatto pregiudichi la sostanza del matrimonio e non sia triviale.
Il processo è stato riformato da papa Francesco il 15 agosto 2015 col motu proprio Mitis iudex
dominus Iesus. Sono stati sostituiti 10 canoni riguardanti il processo matrimoniale e sono state
aggiunte regole procedurali più specifiche. La nullità deriva da un’indagine pastorale preprocessuale.
Il giudice di consacrazione è il vescovo, in quanto, nel momento in cui è stato consacrato vescovo, ha
assunto i poteri legislativo, giudiziario ed esecutivo, e deve svolgere un ruolo pastorale. Segue
l’indagine giuridica, che riguarda avvocati e tribunali ecclesiastici, dove è presente il patrono stabile,
un dipendente del tribunale che può dare il proprio ausilio e fornire consulenza alle parti sull’avviare
la causa di nullità. Se indegenti, c’è la possibilità di un avvocato d’ufficio, non pagando nulla al
tribunale d’ufficio (possibilità che esisteva anche da prima). Dopodiché, si realizza l’atto per la causa di
nullità del matrimonio, il libello, dove è scritta la storia della persona in poche pagine e il motivo di
nullità. Sul libello, si può procedere individualmente o congiuntamente se le parti sono concordanti
per la nullità.
Le parti sono una motrice e una contenuta (che possono anche richiedere la nullità congiuntamente),
il difensore del vincolo (difende la validità del matrimonio), i giudici (formano il collegio giudicante,
comprende 3 giudici di cui 2 laici e 1 chierico). Esiste la possibilità, in caso di necessità, del giudice
unico.
Una novità importante del processo è la possibilità di coordinare, ad esempio, il tribunale dove si è
celebrato il matrimonio, quello del domicilio di uno o entrambi, o quello dove è presente il maggior
numero di prove. Prima della riforma, era presente un ordine gerarchico (del luogo, della parte
motrice, della parte contenuta).
Il tribunale può essere diocesano o interdiocesano (più diocesi), e il vescovo è sempre giudice.