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La Riforma cattolica: i nuovi ordini religiosi e le spinte al cambiamento

In seguito alla rottura dell’unità religiosa dell’Europa cristiana e alla diffusione dei vari ordini
protestanti, la Chiesa cattolica reagì intraprendendo una cruenta lotta contro l’eresia, periodo
ricordato come Controriforma. Dal lato opposto poniamo invece la Riforma cattolica, che
sottolinea, al contrario, il rinnovamento che avviene all’interno della Chiesa cristiana.

● Riforma cattolica: movimento cristiano che nacque con l’obiettivo di riorganizzare e


rinnovare la Chiesa stessa;
● Controriforma: controffensiva della Chiesa cristiana contro il protestantesimo, ricorrendo
anche a strumenti di controllo e a repressioni di massa.

Prima ancora della riforma luterana vi fu un movimento di intellettuali laici ed ecclesiastici che
avevano l’intenzione di purificare (e rinnovare) la Chiesa di alcuni aspetti, come scandali e abusi,
ma tuttavia fu sorpresa dalla rapida espansione luterana, e non riuscì a dare appieno i suoi frutti.
Questo processo venne portato avanti dall’evangelismo, orientamento spirituale caratterizzato
dall’aspirazione al ritorno alla purezza originaria del vangelo, alle origini del Cristianesimo.
Questo segnò anche la nascita di nuovi ordini religiosi, oratori e compagnie, come: i cappuccini
(Francesco d’Assisi), i teatini (Gaetano di Thiene e Gian Pietro Carafa), i barnabiti - somaschi -
fatebenefratelli (ideale cristiano di cura, assistenza e istruzione ai bisognosi), l’Oratorio del divino
amore, e la Compagnia spirituale dell’oratorio (Filippo Neri - assistenza e formazione dei giovani).

L’ordine religioso con maggior influenza fu quello dei Gesuiti istituito da Ignazio di Loyola, il quale
fondò la Compagnia di Gesù, milizia votata alla conversione degli infedeli e alla protezione della
Chiesa e del Papato. La regola del nuovo ordine fu approvata nel 1540: i gesuiti di spostano a Roma
e si dedicano all’assistenza e al catechismo. Essi aggiunsero anche un quarto voto di castità: una
speciale obbedienza al papa (lotta contro l’eresia e rafforzamento del cattolicesimo).

I gesuiti, una volta aver fondato una serie di collegi, iniziarono ad attuare e a diffondere un’istruzione
di alto livello, improntata sulla disciplina e sulla completa sottomissione al papa. Essi, inoltre,
attuarono anche molte missioni “diplomatiche” in tutto il mondo, arrivando anche in Cina, India e
Giappone. Tra questi ricordiamo Matteo Ricci. Alcuni scelsero anche di abbandonare le conversioni
forzate, preferendo molto di più un’attività dedicata all’istruzione e alla persuasione.

Dato che l’azione missionaria gesuitica si svolse contemporaneamente alla penetrazione coloniale
europea, non mancarono contrasti tra religiosi e coloni, come nel caso delle Reducciones,
villaggi-comunità fondati in Sud-America dai gesuiti, in cui gli indios non erano ridotti in condizioni
di servitù, ma ad una sorta di lavoro forzato più attenuato. Di fatto sottraevano gli indios al lavoro
coatto nelle encomiendas, giungendo così allo scontro tra coloni e missionari. Tuttavia i coloni
ottennero l’appoggio del viceré e della Chiesa, la quale non aveva visto di buon occhio l’iniziativa (e
la libertà) dei gesuiti. Tuttavia le reducciones furono abolite in seguito alla divisione dei territori tra
Spagna e Portogallo, che non tennero conto delle comunità istituite dai gesuiti. Inoltre quest’opera
missionaria fu oggetto di molte critiche e accuse, tra cui quella di aver dimostrato un’eccessiva
disponibilità a integrare forme di culto locale. L’ordine fu temporaneamente soppresso.
La Controriforma cattolica e il Concilio di Trento
Per lungo tempo si sperò di ricomporre l’unità cristiana attraverso un concilio ecumenico. Si iniziò a
sperare ad un rinnovamento della Chiesa con l’elezione di Papa Paolo III, il quale convocò nel 1536
una commissione per gettare le basi di una riforma morale della curia e del clero.

Nel 1542, con la bolla Licet ab initio, Paolo III creò un’istituzione che si proponeva di perseguire la
lotta all’eresia. Fu fondata così la prima delle congregazioni romane: La Suprema Sacra
Congregazione del Sant’Uffizio, incaricata nel coordinare la lotta contro le eresie, sopprimere il
dissenso religioso, e ricomporre l’unità cristiana. A differenza del tribunale dell’inquisizione, il
Sant'Uffizio era una congregazione di cardinali retta dal papa. Dall’altro lato, all’Inquisizione
venne affidato il compito della repressione del dissenso dottrinale. In Francia, questa pratica venne
affidata a dei tribunali laici.

Dopo i numerosi annunci e tentativi, Paolo III convocò il concilio a Trento, città italiana sotto il
SRIG, e che dava la possibilità al papa di avvicinarsi ai protestanti tedeschi. Tuttavia questa
riconciliazione risultò impossibile: i luterani, contrari a un concilio eretto sotto il volere del papa, si
rifiutarono di andare, ma in un secondo tentativo fecero una breve apparizione grazie alle insistenze
dell’imperatore.

Il concilio iniziò i suoi lavori nel 1545, e terminò nel 1563:


● Prima fase (Loki): caratterizzata dalla presenza del partito del papa, il cui obiettivo primario
era ripristinare l’autorità della Chiesa, e il partito dell’imperatore, determinato ad affrontare
i problemi relativi alla riorganizzazione della Chiesa. A causa dei vari conflitti il papa
sospese temporaneamente il concilio;
● Seconda fase (Ultron): il concilio si tenne a Trento grazie al lavoro del nuovo papa Giulio III,
il quale affrontò la delicata questione dell'eucaristia. A causa dei vari conflitti il papa sospese
temporaneamente il concilio;
● Terza fase (Thanos): il concilio si tenne sotto papa Pio IV, s’incentrò sulle questioni
disciplinari e organizzative della Chiesa. Al termine venne promulgata una bolla papale che
conteneva tutte le decisioni (decreti conciliari) approvate nel corso di quegl’anni.

Le decisioni dottrinali del concilio:


1. contro la dottrina della giustificazione per sola fede fu riaffermato il principio secondo cui la
salvezza si ottiene in virtù della fede e delle opere buone;
2. contro le tesi del libero esame si riaffermò l’interpretazione delle Sacre Scritture della Chiesa
di Roma, a cui spettava il primato dell’insegnamento. La Vulgata (versione latina della
Bibbia) fu riconosciuta come unica versione autorizzata della Bibbia;
3. contro la riduzione dei sacramenti, il concilio riaffermò la validità di tutti e sette i
sacramenti e della transustanziazione;
4. contro la rivendicazione del sacerdozio universale, il Concilio dichiarò essenziale
l’ordinazione sacerdotale.

Le decisioni disciplinari del concilio:


1. fu imposto ai vescovi e ai parroci l’obbligo di risiedere ed esercitare l’attività pastorale nelle
diocesi alle quali venivano assegnati;
2. furono vietati il cumulo dei benefici, la compravendita delle indulgenze e il concubinato;
3. fu riconfermato il celibato ecclesiastico e conservato l’uso del latino;
4. si decretò l’istituzione dei seminari, nei quali veniva formato il clero;
5. fu istituito il registro dello stato delle anime, sul quale dovevano essere annotati tutti i
sacramenti ricevuti da ciascun parroco.

Le più importanti decisioni prese nel concilio vennero trascritte nel documento “La Professione di
fede di Trento”, la quale rappresenta il fondamento della dottrina cattolica. Nel 1566 Pio V curò la
pubblicazione del catechismo romano e del Messale, testi destinati alla formazione dottrinale dei
parroci.

Il Concilio di Trento riconfermò il primato papale riducendo l’autonomia dei vescovi, facendo
diventare la Chiesa una monarchia assoluta, con il papa come sovrano. Con il concilio la Chiesa si
rafforzò e riuscì a contrastare la diffusione del movimento protestante. Per vigilare sull’attuazione dei
decreti, furono istituite le nunziature apostoliche, ambasciate della Santa fede, consolidando in
questo modo la supremazia del Papato sulle Chiese nazionali.

Il controllo e la repressione: strumenti e pratiche


Cattolici e protestanti furono tuttavia protagonisti di crudeli repressioni del dissenso religioso.
Ogni confessione religiosa interpretò come tradimento ogni segnale di allontanamento
dall’ortodossia. Questo fenomeno favorì una maggiore compattezza sociale, ma causò la nascita di
un duro scontro religioso.

Questo clima di intolleranza si diffuse, causando repressioni, e facendo adottare un rigido controllo
della vita religiosa individuale. In particolare, la Congregazione del Sant'Uffizio rappresentò un
potente strumento di repressione, e in alcuni luoghi la repressione volgeva lo sguardo anche contro le
minoranze eretiche non riconducibili al protestantesimo, come fu con la comunità valdese.

L’attività dell’Inquisizione consisteva in un sistematico lavoro di indagine della vita dei sospettati
eretici. Furono anche creati manuali che codificavano le fasi della procedura inquisitoria.
Generalmente, il tribunale raccoglieva denunce anonime e conduceva la propria attività in segreto.
Gli eretici o sospettati dovevano sottoporsi a duri e lunghi interrogatori, a violenze psicologiche e a
torture. Se erano colpevoli venivano forzati all’abiura, ma se rifiutavano questa pratica venivano
esecutati. Se invece non fosse stato colpevole, lo sfortunato poteva chiedere la condanna per calunnia
dei suoi accusatori.

Con il tempo lo sguardo dell’Inquisizione iniziò a volgersi verso i filosofi e verso le loro teorie contro
la fede, come con Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei, il quale fu costretto a
ritrattare. Anche l’arte fu oggetto di censura, come successe con Michelangelo per la nudità dei suoi
soggetti. Molti dovettero scegliere tra l’esilio e il nicodemismo, ossia professare la legge ufficiale, ma
professare in segreto una fede diversa.

La Chiesa cattolica pose anche sotto stretto controllo la stampa e tutte le pubblicazioni, e con la bolla
Inter sollicitudines del 1515 venne centralizzato il controllo della stampa di Roma, e il Sant’Uffizio
stilò in contemporanea l’indice dei libri proibiti (che conteneva i titoli dei libri che trattavano
argomenti pericolosi per la fede e la religione), tanto che venne creata nel 1572 anche la
Congregazione dell’Indice.
Si dispose anche che ogni nuova opera dovesse essere sottoposta a censura preventiva e poi stampata
solo se in possesso di un permesso di stampa detto imprimatur. Nacque così il ruolo di censore, che,
se necessario, poteva imporre modifiche o tagli al testo.

Le conseguenze più significative dell’applicazione della censura alla stampa italiana furono:
● l’esclusione degli intellettuali italiani dal dibattito culturale europeo e dal processo
scientifico e filosofico;
● l’arresto del processo di alfabetizzazione della popolazione, soprattutto delle donne;
● la crisi dell’industria tipografica.

Il Disciplinamento del quotidiano


In accordo con la logica del confessionalismo, protestanti e cattolici iniziarono a controllare
pesantemente la vita dei fedeli. Il termine “grande disciplinamento” indica l’insieme dei
provvedimenti volti a uniformare i comportamenti dei fedeli e prevenire l’eresia o altro tipo di
disordine sociale. Questi controlli volgevano la propria attenzione verso i costumi, la morale e la
disciplina. Furono oggetto di repressione ogni cosa che aveva a che fare con la “stregoneria”, nonché
anche balli, feste, riti pagani, teatri, il carnevale… Inoltre, tutto ciò che era legato al corpo e alla
sessualità era censurato, e solo all’interno del matrimonio quest’ultima era giustificata. Vennero
anche ridisegnati i ruoli della famiglia (la moglie doveva sottomettersi al marito - capo famiglia).

Dunque, fu proprio in questo periodo che si diffuse la “caccia alle streghe”, le quali venivano
condannate al rogo. L’accusa verso le streghe era già nata nel XIV secolo con la circolazione delle
sabba, riti notturni in cui si riteneva che il diavolo partecipasse in forma corporea, umana o animale.
La caccia alle streghe iniziò ad opera di papa Innocenzo VIII e di 2 inquisitori che emanarono il
trattato Malleus Maleficarum, un manuale completo per inquisitori, nel quale si riteneva che le
donne fosse più propense degli uomini nello stringere patti con il diavolo. I processi per stregoneria
presero luogo tra il 1550 e il 1650, e coinvolsero più di 110.000 condannati/e.

Si sfociò, nello stesso periodo, alla perseguitazione di alcune minoranze etniche, come gli ebrei,
oggetto di nuove discriminazioni e vessazioni. In Italia si arrivò a relegare gli ebrei nei ghetti (o
giudecche medievali) (con cesar), e a loro era proibito uscire la sera e durante le festività cristiane.
Ogni ghetto era circondato da mura, e le porte d’accesso venivano chiuse al calar del sole.
Paolo IV forzò anche la conversione degli ebrei al cattolicesimo con la minaccia dell’esilio. Con la
bolla Cum nimis absurdum, il papa introdusse una serie di vincoli e limitazioni economico - sociali
per gli ebrei, come l’obbligo di indossare abiti che li rendessero riconoscibili e il divieto di possedere
beni immobili. Vi fu anche il rogo di tutte le copie del Talmud, libro sacro ebraico, e quest’ultime finì
nell’indice dei libri proibiti. La politica antisemita del papa si fondava sul presupposto che il popolo
ebraico fosse colpevole della morte di Gesù. Pio IV, e Pio V, si servirono così degli ebrei e della loro
esclusione sociale e umana per consolidare il potere religioso dei cristiani.

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