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LA RIFORMA PROTESTANTE

LE ORIGINI
Nel 1500 si iniziò ad andare contro la Chiesa soprattutto per la sua decadenza, intesa come decadenza
morale: la Chiesa venne accusata di non essere più quello strumento di evangelizzazione di inizio secolo, ma
di essere legata più alle cose terrene. I papi del Rinascimento si preoccupavano, infatti, dello sfarzo delle
corti, di fare le feste, del lusso e questo era inaccettabile perché la Chiesa avrebbe dovuto essere spirituale e
non materiale. Per potersi permettere delle corti papali ben sfarzose, addirittura chiedevano dei tributi ai
fedeli, tra cui le decime (che corrispondevano alla decima parte di quello che poteva essere il loro reddito, un
raccolto a livello di agricoltura, il ricavato dalla pesca o dall’allevamento ecc.). A far precipitare la situazione
fu lo scandalo delle indulgenze. L’indulgenza è la diminuzione della pena, cioè del periodo da trascorrere in
Purgatorio, che l’anima deve subire in proporzione ai peccati commessi. Per ottenere un’indulgenza è
necessario che il peccatore si penta, si confessi e compia qualche opera buona (ad esempio, recarsi in
pellegrinaggio a Roma per partecipare alle celebrazioni dell’anno Santo o fare alla chiesa un’offerta per la
costruzione di ospedali, cattedrali, ecc.). Ed è proprio questa possibilità che fu all’origine dello scandalo
delle indulgenze. Nel 1517 Papa Leone X concesse l'indulgenza plenaria (cioè il perdono da tutti i peccati) a
ogni fedele che avesse fatto un'offerta per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Questo fu uno
dei motivi che determinò la protesta del monaco agostiniano Martin Lutero, il quale, il 31 ottobre 1517,
affisse sul portone della Cattedrale di Wittenberg (la città dove insegnava teologia) 95 tesi in latino con cui
condannava l’operato della Chiesa. La Curia romana non si aspettava che la riforma di Lutero fosse così
considerata e portata avanti e inizialmente non intervenne. Quando poi, grazie anche all’invenzione della
Stampa, si diffuse in tutta Europa, fu inviata a Lutero l’ingiunzione di presentarsi a Roma entro 60 giorni
(1518). Lutero si rivolse allora al suo principe, Federico di Sassonia, affinché ottenesse dal papa che la
discussione delle Tesi avvenisse in Germania. A questa richiesta, Leone X rispose sospendendo di fatto il
processo: erano, infatti, in corso le trattative per l’elezione dell’imperatore e Federico era il candidato del
papa. Quando però venne eletto imperatore Carlo V, cessò ogni interesse del papa per Federico, il processo
riprese e Lutero venne condannato. Il 15 giugno 1520 Leone X emanò la bolla Exsurge Domine con la quale
dava a Lutero 60 giorni di tempo per ritrattare, pena la scomunica. Per tutta risposta Lutero, il 10 dicembre
del 1520 a Wittenberg, diede pubblicamente fuoco ad alcuni volumi di diritto canonico, nonché alla stessa
bolla papale. Nemmeno un mese dopo questo gesto, il 3 gennaio 1521 la bolla Decet Romanum Pontificem
sancì la scomunica di Lutero. Successivamente, l’imperatore Carlo V lo bandì anche dall’Impero ma,
nonostante tutto, il monaco agostiniano non ha mai ritratto le sue idee.

I PRINCIPI
Secondo Lutero, il cristianesimo andava riformato essenzialmente sulla base di tre principi:
- Il libero esame: ogni cristiano può leggere e interpretare la Bibbia liberamente, senza l'aiuto
dell'insegnamento della Chiesa. Inoltre, tutte le verità religiose non contenute nella Bibbia vanno
scartate, motivo per cui Lutero riconobbe il valore solo di due dei sette sacramenti: il Battesimo e
l’Eucarestia. Secondo lui, infatti, erano gli unici di cui parlava la Bibbia, mentre gli altri cinque
erano stati inventati dalla Chiesa nel corso dei secoli;
- La giustificazione per sola fede: solo la fede salva l’uomo dall’inferno, non le sue opere buone che
sono comunque sempre imperfette, e quindi viziate dal peccato. Questa concezione di salvezza è
frutto della predestinazione: è Dio che ha stabilito, da sempre, il destino di ogni uomo che, quindi,
poteva salvarsi solo se lo voleva Lui;
- Il sacerdozio universale: tutti i credenti sono sacerdoti di sé stessi. Secondo Lutero, per diventare
sacerdoti non serve il sacramento dell’ordine, ma basta essere scelti dalla comunità come pastori. Il
sacerdote, quindi, non è una condizione diversa dal laico: i pastori sono uguali a tutti gli altri cristiani
e si possono sposare.

LE CONSEGUENZE
La Riforma protestante fu sostenuta non solo dal popolo che si vedeva difeso nei suoi interessi, ma anche dai
principi tedeschi, che vedevano in questa riforma la possibilità di andare contro la Chiesa togliendole territori
e, di conseguenza, potere. I principi tedeschi, infatti, nel 1529 alla Dieta di Spira "protestarono" (da qui il
nome protestanti) contro Carlo V, che non permetteva loro la piena libertà religiosa. In Germania, però,
alcuni principi rimasero cattolici e così nacque un conflitto: i principi protestanti crearono nel 1531 la Lega
di Smacalda, che fu sconfitta da Carlo V a Mühlberg (1547). Nonostante questa vittoria, in una successiva
dieta tenutasi ad Augusta, Carlo V dovette accettare un compromesso; con la Pace di Augusta (1555) vennero
stabilite due cose:
- I principi potevano scegliere tra religione cattolica o protestante;
- I sudditi dovevano scegliere la religione scelta dal principe o emigrare.

La Riforma luterana lascia conseguenze anche a livello di formulazione di altre dottrine.


Le principali sono state:
- Il calvinismo a opera del francese Jean Cauvin, il cui nome viene italianizzato in Giovanni Calvino.
Nel 1536 diede alle stampe la sua opera fondamentale (“Istituzione della religione cristiana”), la più
completa e chiara esposizione della teologia protestante. Calvino condivideva di Lutero la
giustificazione per sola fede, si rifaceva all’idea di predestinazione e, per quanto riguarda i
sacramenti, considerava validi solo il Battesimo e l’Eucarestia. Nel volgere di pochi decenni, il
calvinismo si diffuse in Francia, in Germania, nei Paesi Bassi, in Scozia, in Polonia e in Ungheria;
- L’anglicanesimo promosso da Enrico VIII, il re d’Inghilterra, che voleva impadronirsi delle proprietà
ecclesiastiche e delle tasse che gli inglesi pagavano a Roma. L’occasione per rompere con la Curia
romana fu la sua vicenda personale: nel 1527 chiese l’annullamento del suo matrimonio con Caterina
d’Aragona per sposare Anna Bolena (Caterina, infatti, non gli aveva dato un erede maschio ma solo
un’unica figlia, Maria), ma il Papa gli negò l'autorizzazione. A questo punto, Enrico VIII si fece
annullare il matrimonio dall'arcivescovo di Canterbury e sposò Anna Bolena. Il Papa lo minacciò di
scomunica ed il re inglese reagì con l'Atto di Supremazia (1534), con il quale il Parlamento lo
riconosceva come “unico e supremo capo della Chiesa di Inghilterra”. Nacque così la Chiesa
Anglicana, che fino alla morte di Enrico VIII si mantenne sostanzialmente fedele al Cattolicesimo.
A questo punto, la Chiesa capì di dover prendere provvedimenti: Paolo III Farnese, nel 1542, ebbe l’idea di
convocare il Concilio di Trento (1545-1563). L’idea era quella di riunire protestanti e cattolici, ma alla fine
dei conti nessun protestante vi andò (proprio come una sorte di dispetto nei confronti della Chiesa cattolica) e
fu semplicemente una riunione di soli cattolici. Venne ribadita la supremazia del cattolicesimo sul
protestantesimo, tutti i principi importanti come quello delle opere buone ed il fatto che questo dilagare della
dottrina protestante era semplicemente un modo di ribellarsi alla Chiesa.
Altri tentativi importanti di contrasto furono l’istituzione dei collegi del Santo Uffizio (quelli per i quali fu
istituito l’indice dei libri proibiti, ovvero i libri considerati pericolosi per la Chiesa e, quindi, che nessuno
doveva leggere) e il ripristino del Tribunale dell’Inquisizione, volti a condannare e processare gli eretici.

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