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BOTTEGA

È un luogo di produzione delle opere aperto da artisti e scultori, ma anche di formazione di giovani artisti,
es Mantegna nella bottega di Squarcione. La bottega verrà poi sostituita dall’accademia, che formerà gli
alunni anche a livello teorico. Ci sono di versi tipi di botteghe: quelle specializzate (es: maestri del legno,
orafi) e quelle polivalenti, dove ci sono più tipologie di produzione (scultori, pittori, architetti) e fornisce più
competenze a chi la frequenta. Ci sono artisti che frequentano più botteghe per arricchire il loro sapere.

La bottega di Andrea del Verrocchio produce “battesimo di Cristo” (1473-75) Uffizi. Questo dipinto fu
commissionato e firmato dal Verrocchio, ma è riconosciuto l’intervento di Leonardo, che frequentava la sua
bottega. Probabile che ci sia anche una terza mano.

Solitamente gli allievi dipingono le parti secondarie, laterali, gli sfondi, è raro che il maestro lasci agli allievi
il viso dei personaggi. Leonardo fece però il paesaggio sullo sfondo e l’angioletto a sinistra.

Lorenzo di Credi, che si forma anche lui dal Verrocchio, realizza “battesimo di Cristo”, Fiesole e si può
notare che la qualità pittorica è inferiore, ma ci attesta la fortuna della bottega.

Verrocchio “Dama con il mazzolino” (1475, Bargello). Ciò ci dimostra che era anche scultore.

Leonardo “ritratto di Ginevra Benci” (1474, National gallery). Era una nobildonna fiorentina.

Leonardo “studio di mani”. La critica l’ha riconosciuto come la parte mancante del ritratto di Ginevra. Se si
uniscono le due parti si nota che Leonardo ha ripreso la raffigurazione dalla dama col mazzolino di
Verrocchio. Da queste due parti, Leonardo prenderà spunto per i prossimi ritratti (luce nel viso che dà
biancore alla pelle; paesaggio lacustre sullo sfondo che sfuma nel blu).

LEONARDO

-“annunciazione” (Uffizi ma proviene dalla chiesa di S. Bartolomeo, a Monteoliveto)-> il viso di profilo è


delineato dal contrasto con lo sfondo naturalistico dietro; non c’è una linea di contorno.

-“adorazione dei magi” (1481)-> è lasciata incompleta (manca il colore, quindi è monocroma, e della parti)
perché è l’ultima opera di Leonardo a Firenze, dato che poi andrà a Milano. È innovativa perché solitamente
è raffigurato un corteo e la vergine dall’altro lato, mentre qui la Vergine è al centro con il bambino e tutti
(magi, pastori e animali) sembrano ruotare intorno a lei; intorno costruisce una natura ed elementi
architettonici, in particolare l’edificio in rovina che indica la decadenza del mondo pagano e la rinascita di
quello cristiano. È come una bolla e ciò che stupisce è che tutti hanno un atteggiamento e una reazione
diversa (è un mondo che si muove, è in movimento); le reazioni interne dei personaggi sono tradotte in
espressioni del viso, emozioni (è capace di esprimere i sentimenti più interni dell’animo).

BOTTICELLI

-“adorazione dei magi” (1475, Uffizi). Proviene da S.M. Novella su commissione di Gaspare Zanobi del Lama,
uomo molto vicino alla famiglia dei Medici, infatti nell’opera sono ritratti molti membri della famiglia
medicea. Da quest’opera possiamo cogliere la caratteristica di Botticelli: linea sottile, sinuosa, leggera,
delicata; i personaggi sembrano volare.

-“Primavera” “Nascita di Venere” commissionate entrambe da Lorenzo de Medici, non il Magnifico.

-“Pallade e il centauro” il soggetto mitologico è legato ad un fatto politico; Pallade sembra governare il
centauro; la sua veste è decorata con simboli.

MICHELANGELO

-“Madonna della scala” (1490-92, quindi prima giovinezza di Mich.) , museo di casa Buonarroti-> si può
notare che l’artista abbia studiato Donatello come scultore, in particolare la tecnica dello schiacciato.
Importante è anche lo studio dell’antico, appreso e studiato nel Giardino di San Marco: per i corpi, inoltre la
vergine sembra indossare una vestaglia romana. I due putti sembrano giocare e sporgersi sulla scala.
Questa è una delle prime torsioni del busto raffigurate da sempre; sono le sue prime prove di ciò che sarà la
sua caratteristica principale.

-“Battaglia dei centauri” (1490-92) museo di casa Buonarroti -> si rifà al tema dell’antico ed infatti alcune
parti sembrano scolpite a tutto tondo; altre sono lasciate incomplete (sembrano indefinite); stando a
quanto ci dice Vasari, il soggetto era stato suggerito da Angelo Poliziano. L’uomo con il braccio che passa
dietro la testa rimanda alla figura di Cristo giudice del Giudizio universale, sempre di Michelangelo.

-“Studio” (1488-95)-> si rifà al tributo di Masaccio perché riprende soprattutto quei pittori che utilizzano
plasticità, fisicità e compostezza dei corpi, anche le ombre.

Michelangelo mentre frequenta il Giardino di S. Marco, frequenta anche la bottega di Domenico


Ghirlandaio, molto importante e rinomata. Michelangelo affermerà che la bottega non fu molto importante
per lui perché diciamo che la viveva come autodidatta. Nella prima biografia Vasari omette il particolare
della frequentazione della bottega da parte di Michelangelo, nella seconda edizione invece ribadisce questo
concetto.

-“Bacco” (1496-97), Bargello-> è la prima opera che realizza a Roma, propriamente per conto del cardinale
Riario, poi acquistato da Jacopo Galli. Fu subito apprezzata e di conseguenza iniziò a ricevere commissioni.
C’è una precisa attenzione nei bilanciamenti dei pesi e delle forme, molto probabilmente si rifà infatti alla
statuaria antica e a Donatello; può sembrare un po’ instabile ma è perché è rappresentato nel momento
dell’ebbrezza. La qualità del marmo non è ottima ma Michi si doveva adeguare al materiale fornito dal
committente; più avanti ricercherà marmi più pregiati. Inoltre ci sono parti in cui lavora con il trapano,
quindi non vi è tutta questa raffinatezza. Bacco è accompagnato da un satiro.

-“Pietà” (1498-99) chiesa di S. Pietro-> la commissione venne fatta dal cardinale Jean Bilheres des Lagraulas
e in origine era destinata ad una chiesa più modesta e piccola. La vergine è rappresentata giovane e ciò è
strano perché dovrebbe essere anziana dato che Gesù era già morto. La scultura è lavorata con cura e
raffinatezza nei minimi dettagli, anche nei particolari. Maria non tocca direttamente il corpo di Gesù perché
è separata da un velo.
“Ritratto di Savonarola” (1500), museo di S. Marco (FI) di Bartolomeo della porta, detto Fra Bartolomeo->
Savonarola era un frate domenicano arrivato a Firenze da Ferrara e strinse amicizia con il Magnifico. Era
dotto, un predicatore e le sue prediche erano molto forti e concentrate sul destino degli uomini dopo la
morte.

Duomo di Orvieto, cappella S. Brizio-> la città era un avamposto umbro della corte papale romana; la volta
fu realizzata da Benozzo Gozzoli, mentre le lunette da Luca Signorelli, che delinea fortemente i corpi, con
una linea ben marcata nei contorni; ma i muscoli emergono anche grazie al contrasto dei colori di chiaro-
scuro. I soggetti sono legati al Giudizio universale poiché vi è: “Inferno”, “Resurrezione” e “Anticristo”,
quest’ultimo con riferimento a Savonarola.

Anche Antonio Pollaiolo in “Ercole e Anteo” è caratterizzato da una linea di contorno spinta, evidente, non
sottile e per entrambi (Pollaiolo e Signorelli) è la stessa linea di contorno che si imposterà poi in
Michelangelo. Tra questi c’è un filone comune, nessuno riprende palesemente dall’altro.

Botticelli “Natività mistica” (1501) National Gallery-> c’è un forte ritorno al gotico, infatti la prospettiva è
appiattita tanto che il tetto sembra ribaltarsi, e non è che Botticelli non conosceva la prospettiva, ma voleva
spostare l’attenzione sul misticismo.

Cappella Sistina-> la struttura è quella di una basilica medievale poiché vi sono mosaici pavimentali e il
nartece. Perugino coordina i lavori e realizza anche qualche scomparto. Botticelli raffigura la “Punizione di
Horah e dei figli”, ripresa dall’antico testamento.

Perugino “Consegna delle chiavi” (1481-82)-> il committente è Sisto IV ed infatti si fa ritrarre. Struttura
rinascimentale legata all’equilibrio, alla proporzione; la prospettiva è segnata dal pavimento a riquadri, che
ci porta direttamente a vedere il tempio. Al centro c’è un vuoto per lasciare visibile la chiave data da Cristo
a Pietro. Il tempio è a pianta centrale ottagonale e ai lati ci sono due archi trionfali. Lo spazio aldilà delle
strutture permette di vedere il cielo, il paesaggio (ripreso da Piero), la luce.

“Sposalizio della Vergine”-> ciò che è uguale sia in quello di Raffaello che di Perugino è che dietro c’è un
tempio a pianta centrale, mentre ciò che è differente sono: Raffaello dà una dimensione più ariosa,
armonica, aggraziata; allontana la chiesa in modo da poterla inserire tutta; circonda l’intero tempio con un
portico; il tempio è sopraelevato di qualche gradino in più; elimina molte figure in secondo piano; la scena è
movimentata dallo spostamento della testa del sacerdote al centro.

Il tempio è molto simile a quello di S. Pietro in Montorio a Roma, realizzato da Bramante nel 1502 e
probabilmente visto da Perugino e Raffaello prima di realizzare l’opera.

c’è un collegamento tra i due perché in età piccola il padre di Raffaello, Giovanni Santi, lo portò alla bottega
del Perugino.

Bramante, nel 1482, deve realizzare il coro della chiesa S. Maria presso S. Satiro (MI), ma dato che non c’è
spazio, utilizza lo stucco e la pittura per creare una finzione, uno spazio illusorio e ci riesce perché tutto il
soffitto voltato a cassettoni e l’altare sono finti, sono pitturati e stuccati. Fu Bramante che fece conoscere
Raffaello a Giulio II, che lo chiamerà poi ad affrescare le stanze vaticane.

Leonardo “Sala delle asse” (1498) castello sforzesco-> si trasferisce negli anni 80’ a Milano e l’ultima opera
che fece a Firenze fu l’adorazione dei magi, lasciata incompleta. Caratteristiche di Leonardo: prospettiva
aerea, data dall’aria che si muove, si interpone tra lo sfondo e le figure in primo piano; contrappone uno
sfondo abbastanza scuro al colore della pelle, molto chiara; non utilizza quindi la linea di contorno netta
come Michelangelo, ma contrasta con la luce e le ombre (vedi Vergine delle rocce).

Prima di andare a Milano, abbiamo una lettera che Leonardo ha inviato a Ludovico il Moro come una specie
di curriculum, dove afferma che può lavorare sia in tempi di pace che di guerra. Dice inoltre che può
realizzare una scultura equestre dedicata a suo padre, Francesco Sforza. Leonardo dopo Milano si reca a
Venezia, dove non si usa il disegno attento e studiato e nemmeno la linea di controno.

“L’ultima cena” (1495-98) nel refettorio del convento di S. Maria delle grazie-> non riesce a sottostare alle
regole del buon fresco, è quindi sperimentalista, infatti l’opera è in uno stato conservativo abbastanza
decadente. Lo spazio si amplifica in profondità grazie al soffitto cassettonato ed illusionisticamente
amplifica la sala del refettorio, poiché l’opera è posta su un piano rialzato, utile appunto a coinvolgere lo
spettatore nello spazio. L’ambiente è chiuso, ma con aperture dalla quale entra una luce limpida, chiara e
diffusa.

Leonardo sceglie di raffigurare il momento in cui Cristo dice che qualcuno lo tradirà, in modo che può
raffigurare tutti i gesti spontanei che vengono dall’animo, le reazioni e le emozioni di ciascun personaggio.
Gli apostoli sono inoltre divisi in gruppi da tre, Giuda è inserito in mezzo a loro; Gesù con la testa e le
braccia forma un triangolo. Le tovaglie sono semplici per non distogliere l’attenzione sul fulcro.

L’ultima cena del Ghirlandaio è una rappresentazione classica, poiché Giuda è posto al di là del tavolo dato
che è il traditore. L’ambiente è semiaperto perché intravede il giardino.

FIRENZE

Quando Michelangelo torna da Roma a Firenze, gli viene commissionato il David, che era ideato per
decorare un contrafforte del duomo di Firenze. Prima della consegna si decide di cambiare locazione e
venne collocato vicino al palazzo della signoria. Oggi si trova alle gallerie dell’accademia.

La scultura in marmo era stata già iniziata da qualcun altro a cui era affidato, perciò Michelangelo iniziò
senza scegliere la qualità del marmo e riprese il David già iniziato da un altro.

Il David fu un giovane chiamato a sconfiggere il gigante Golia e riuscì ad ucciderlo grazie all’uso della fionda.
Ha un significato importante, soprattutto in un momento in cui a Firenze regna la repubblica (1500), dopo la
cacciata dei Medici. David è il simbolo della repubblica cittadina, perciò doveva essere collocato nella piazza
principale della città. Il David fu ripreso da Donatello, Michelangelo e Bernini.
Il corpo è sbilanciato per dare idea di movimento,ma la posizione di gambe e braccia è controbilanciata. Le
mani sembrano più grandi rispetto le altre proporzioni, forse per indicare che sconfisse il gigante con la
potenza delle mani nude.

In quello di Michelangelo, il David non ha ancora inferito il colpo, ma si sta concentrando mentalmente su
come attaccare con la fionda. È l’eroe della concentrazione, infatti gli occhi non concedono distrazioni.
Quello di Donatello è un David già vittorioso, mentre quello di Bernini è colto nel momento dell’azione,
infatti c’è movimento.

Torna a Firenze anche Leonardo e nel 1501-10 realizza “la Vergine e S.Anna”-> il sorriso delle due donne è
malinconico poiché accettano il destino del figlio/nipote; il bambino è con l’agnello, simbolo della passione;
dietro c’è una natura indecifrabile; le figure sono ricondotte alla forma geometrica del triangolo.

Porta a Firenze anche la Gioconda (1503-06), simbolo della ritrattistica rinascimentale, diventa un
prototipo. Non ci sono elementi utili a ricostruire il contesto e a ricondurre questa donna ad un contesto
sociale perché non è per niente arricchita, non ha nemmeno un gioiello. Potrebbe essere Ginevra Benci,
dato lo studio delle mani che avevamo visto. La donna ritratta non è frontale ma è leggermente di un lato,
infatti è chiamato ritratto di spalla e ciò serve a dare movimento.

SALONE DEL 500, palazzo della Signoria

Era sede del governo e si chiama cosi perché dovevano starci 500 persone, i rappresentanti del popolo, che
dovevano appunto rappresentare il volere del popolo.

Nelle pareti erano raffigurate due battaglie vittoriose di Firenze e furono realizzate una da Leonardo e l’altra
da Michelangelo. Leonardo è più veloce e attivo e quando finisce l’affresco, Michelangelo aveva terminato
giusto il cartone preparatorio, per poi lasciare l’affresco incompiuto e lasciare Firenze perché venne
chiamato a Roma.

A Leonardo venne attribuita la battaglia di Anghiari, copiata poi da Rubens e ci rimane infatti questa copia.
Da qui vediamo che Leo raffigura la guerra come una pazzia bestiale, infatti c’è una massa quasi indistinta di
corpi, da cui emergono sentimenti trucidi, cupi e terrorizzati dei cavalieri.

Michelangelo fece invece la battaglia di Cascina, di cui restano alcuni pezzetti del cartone; abbiamo però
una copia di Aristotele da S. Gallo. Michelangelo sceglie il momento in cui i fiorentini sono attaccati
improvvisamente dal nemico mentre si bagnano nell’Arno. Ancora una volta è il momento che precede
l’azione definitiva.

Ciò che vediamo oggi all’interno del salone del 500, al posto di queste due battaglie, sono i dipinti che
derivano dalla scuola di Giorgio Vasari, legati al momento celebrativo di FI sotto il granduca Cosimo,
durante la repubblica.

Michelangelo deve rispondere però anche a committenze private, in questo caso dalla famiglia Doni che si
fa realizzare il “tondo Doni”, Sacra famiglia (1503-07), Uffizi-> c’è l’importanza della statuaria antica, in
particolare legata al periodo ellenistico, poiché si mostrava un movimento maggiore, le torsioni. Qui è
infatti raffigurata la torsione che Maria fa per prendere il bambino, il che permette di mostrare i movimenti,
la muscolatura e gli atteggiamenti legati a questa posizione. Utilizza la linea di contorno per non confondere
i corpi con lo sfondo; c’è volumetria e plasticità nei corpi. I personaggi dietro richiamano alcune sculture
antiche: Apollo del Belvedere, Laooconte…

RAFFAELLO

Raffaello Sanzio nasce ad Urbino nel 1483, figlio di Giovanni Santi, che aveva una sua bottega dove Raffaello
ricevette insegnamenti da lui. Si forma quindi all’interno della corte perché Santi era pittore e letterario
della corte di Montefeltro. Agli inizi del 400 è a conoscenza che a Firenze stava succedendo molte cose
nell’ambito delle arti figurative. Quello di cui era a conoscenza era che c’erano Leonardo e Michelangelo e il
suo desiderio era vedere dal vivo ciò che realizzavano.

Nel 1507 arriva a Firenze da Perugia, ma resta poco tempo perché venne subito chiamato a Roma, dove
entra nell’entourage di Giulio II.

La capacità di Raffaello è che riesce a far proprie le suggestioni introdotte dai grandi artisti che incontra, le
elabora e le dà un’interpretazione personale, di grande comunicabilità. Troveremo tracce di pittori che ha
incontrato , ma con una sua interpretazione e il suo stile, caratterizzato da: grazia, armonia, naturalismo,
luminosità diffusa.

-“Trasporto di Cristo morto o Pala Baglioni” commissionata a Raffaello da Atalanta Baglioni per la cappella
Baglioni in San Francesco al Prato a Perugia. Inizialmente doveva essere una deposizione o un compianto,
ma Raffaello vuole dare movimento ed originalità, quindi elabora un soggetto diverso, infatti la scena
dividersi in due: a destra il trasporto e a sinistra la Vergine con le donne che piangono (compianto).
Quest’opera oggi si trova alla Galleria Borghese e molti la chiamano “trasporto borghese”, ma il vero nome
è “trasporto Baglioni”.

A Firenze realizza ritratti e Madonne, spesso per committenze private, che si inseriscono in un contesto
paesaggistico (vede Leonardo), senza strutture architettoniche.

Madonne:

-“Madonna con bambino e S. Giovannino” o “La bella giardiniera” (1507), Louvre. La forma all’interno
dell’opera è triangolare infatti non può non aver visto Leonardo (Vergine delle rocce).

-“Sacra famiglia Canigiani” (1507), Monaco. C’è sia la struttura piramidale (Leo) sia l’elaborazione dei corpi
(Michi).

-“Madonna del baldacchino” (1507-08), palazzo Pitti. È una sacra conversazione ma in uno spazio chiuso (es
P.d. Francesca), è presente l’architettura classica e c’è naturalezza nelle espressioni, nei movimenti, nei
panneggi. È l’ultima opera che realizza a Firenze, anche se la lascia incompiuta perché va a Roma; è invece
l’opera più importante commissionatagli pubblicamente da una famiglia per una chiesa, era una pala
d’altare.
I ritratti più conosciuti:

-“di Maddalena Strozzi”, palazzo Pitti. La posizione è simile a quella della Gioconda cioè la posizione è
lievemente laterale, non frontale. A differenza di quella di Leonardo, questa ci dice molto sul conto della
donna (gioielli, abiti), non resta in incognita. Riprende quindi Leonardo ma lo reinterpreta per dare
indicazioni reali e descrivere il personaggio ritratto.

-“di Agnolo Doni” (lo stesso che commissionò il tondo Doni a Michelangelo), palazzo Pitti

-“La muta” che si trova ad Urbino. In sto periodo dei ritratti ne fa anche uno della Gioconda. Realizzerà poi
ritratti anche a Roma.

Nel 1508 viene chiamato a Roma tramite Bramante, che era già in buoni rapporti con Giulio II. Giulio non
vuole abitare negli appartamenti dei suoi predecessori, come Alessandro Borgia, e quindi chiama diversi
pittori da tutta Italia per affrescare i nuovi appartamenti. Quando Raffaello giunge a Roma, Giulio licenzierà
tutti gli altri pittori.

MICHELANGELO

“Tomba di Giulio II” (1505-45), S. Pietro in vincoli, Roma

Abbiamo anche il progetto originale per la tomba di Giulio II (1505) ricostruzione di De Tolnay. Nel progetto
la tomba era concepita come un sacello all’interno del quale si poteva entrare, doveva essere un’aula.
Sempre nel progetto ci dovevano essere figure che si liberavano dalle catene, dalla carne perché il concetto
era quello del corpo carnoso che si libera dell’aspetto terreno per liberare l’anima. Rispetto a tutte le figure
che dovevano essere scolpite, Michelangelo ne realizzerà poche.

Giulio II diede però preferenza a S. Pietro piuttosto che alla sua tomba. Giulio II voleva modificare la vecchia
basilica di S. Pietro, ma decise di raderla al suolo e farla ricostruire, il che richiese una grande cifra
economica e un grande impiego di diversi architetti, tra i quali Donatello, Bramante e Michelangelo. Viene
quindi infine fatto un progetto più misero per la tomba, a parete e non ad aula. Michelangelo ci rimarrà
molto male perché aveva già in mento come realizzare il tutto, ma in questo momento scatta la
commissione della Cappella Sistina in quanto la volta si stava rovinando e distruggendo. Il progetto della
Cappella inizialmente era molto più modesto, ma fu Michelangelo a decidere di renderla più complessa.

RAFFAELLO

-“Madonna di Foligno” (1511-12), pinacoteca vaticana. La realizzò parallelamente ai lavori delle stanze
vaticane. C’è la preponderanza dell’elemento circolare (vedi sfondo della Vergine) ma anche un richiamo
agli elementi geometrici: i personaggi formano infatti un semicerchio. Tra i personaggi riconosciamo: S.
Francesci in basso a sx, S. Giovanni Battista in alto a sx; il committente in basso a dx.

-“Madonna sistina” (1513), Dresda. Abbandona il contesto naturalistico ed inserisce la Vergine in uno
spazio ultraterreno; gli elementi paesaggistici scompaiono. Ci sono i tendaggi aperti per lasciare la Vergine,
come se si trattasse di un’apparizione, che sembra procedere verso di noi. Ai lati ci sono due santi, collocati
in posizione intermediaria, esplicitata attraverso la posizione dei corpi, rivolti in parte verso il gruppo sacro,
in parte verso di noi. La balaustra su cui poggiano le braccia gli angioletti fa da “barriera”, in modo di
lasciare spazio allo spettatore.
-“Trasfigurazione” (1518-20), pinacoteca vaticana, ultima opera realizzata. La trasfigurazione occupa solo la
parte superiore, poiché sotto è inserito un episodio che non centra, ma del vecchio testamento (la
rivelazione dell’ossesso). Ritorna un aspetto analizzato nelle stanze vaticane: il mondo terreno è agitato,
preoccupato, mentre quello divino è tranquillo e sereno. Ritorna inoltre la forma circolare: parte dalla testa
e le mani di Cristo e procede con le teste dei profeti.

Perché non si limita alla trasfigurazione? Si impegna perché l’opera fu commissionata dal futuro papa
Clemente VII, che prima era un vescovo e per la sua chiesa fece realizzare due pale: una di Raffaello e una di
Sebastiano del Piombo, pittore veneto e legato a Michelangelo come esempio. Il committente mette quindi
i due artisti a confronto e Raffaello vuole dare il meglio. Il cardinale morirà e l’opera non giungerà mai nwl
luogo inizialmente pensato.

-Sebastiano del Piombo-> “Resurrezione di Lazzaro”, viene lasciato uno spazio a metà per poter
rappresentare la natura; il cielo è fortemente veneto; le figure invece si rifanno a Michi, in particolare
Lazzaro, il cui corpo si contorce e mostra la plasticità del corpo nudo.

-Seba del Piombo-> “Pietà” (1516), la dimensione della donna è grande, quasi maschile, sembra scolpita
(vedi collo lungo e grosso); c’è quindi volumetria e monumentalità del corpo della vergine, che sembra un
sasso. Tutto ciò si rifà a Michelangelo.

CAPPELLA SISTINA

Michelangelo inizia nel 1508 e termina nel 1512. Nel 1511 l’artista apre la prima metà della volta, per farla
vedere a Giulio II, ma anche per se stesso per vedere come fosse venuta, dato che fino ad ora la guardava
dal ponteggio vicino al soffitto, non la osservava dal basso. Nel giro di un anno porta a termine anche la
seconda metà.

Michi inizia a lavorare dall’ultimo episodio della genesi (ebbrezza di Noe), che sono nove ed occupano tutta
la fascia centrale. Le parti in giallo sono la cornice, chiamate da Vasari “il partimento”; tra un episodio e
l’altro della cornice ci sono gli ignudi, ovvero dipinti di corpi nudi cosi realistici che sembrano sculture (c’è il
risalto della plasticità). I pennacchi angolari racchiudono le storie dell’antico testamento.

Michelangelo realizza il tutto senza un vero scorcio di prospettiva dalla posizione da cui osserva lo
spettatore; dal di sotto infatti le opere sembrano frontali, non c’è prospettiva da sotto in su; ci si aspettava
una resa prospettica più illusionistica, ma non c’è tutto ciò perché al centro dell’opera c’è l’uomo, nelle
varie posizioni ed espressioni, poiché il ciclo è appunto basato sulla redenzione dell’uomo, partendo
dall’antico e vecchio testamento.

C’è estrema coerenza tra gli episodi nonostante non ci sia uno spazio unitario. Tutte le scene centrali sono
ricche di personaggi, ma man mano che si arriva al centro, con la “Nascita di Adamo”, si va verso
l’essenzialità, viene lasciato più spazio a discapito dei personaggi.
-Profeta Zaccaria-> monumentale, statico, un po’ squadrato;

-Profeta Giona-> la torsione rende il linearismo del corpo; sembra una scultura;

-Sibilla libica-> restituisce movimento, soprattutto se vista dal basso;

-Peccato originale-> qui si inizia ad eliminare tutto ciò che è superfluo, il paesaggio è sempre più spoglio per
dare più valenza all’uomo. Il corpo di Eva sembra di un uomo poiché robusto, che pone in evidenza i
muscoli e questo perché vuole restituire la materialità della scultura.

-Creazione di Adamo-> lo sfondo è molto spoglio, neutro, per dare risalto all’avvenimento; Dio tocca
Adamo ed il corpo prende vita.

STANZE VATICANE

Giulio II muore prima del compimento delle stanze, ma il successore, Leone X, dà continuità e fa riprendere
subito i lavori. Raffaello inizialmente guarda P.d.F. e quando va a Perugia dal Perugino rende il suo stile più
grazioso, morbido, armonioso, naturalista. A FI si confronterà poi con gli altri due geni.

-Stanza della Segnatura-> fu realizzata dal 1508 al 1511; c’è coerenza a partire dagli zoccoli decorati sotto
gli affreschi; la volta era già stata iniziata dagli artisti precedenti, lui la concluse. Il nome della stanza di rifà
alla segnatura delle grazie, una sorta di tribunale dove si assegnava la grazia piuttosto che la condanna.
Prima era una biblioteca ed i libri erano disposti per tema e discipline, c’erano decorazioni che indicavano
allegoricamente la disciplina, perciò oggi, su tutte e quattro le pareti, c’è: la filosofia, la teologia, il parnaso e
il diritto (sia canonico che civile); inoltre sono rappresentate le tre massime categorie dello spirito umano: il
Vero, il Bene e il Bello.

 Scuola di Atene -> rappresenta la filosofia ed il vero naturale e razionale. L’ordine e l’equilibrio sono
dati dalla grande architettura prospettica; le pareti sono decorate da sculture classiche, troviamo
quindi in quest’opera pittura, scultura e architettura. Si è individuato che il filosofo in primo piano
al centro è postumo e probabilmente è Michelangelo, a cui si era ispirato a FI e a Roma continua a
tenerne conto. Lo stesso Raffaello si ritrae a destra, colui che guarda lo spettatore.

 Disputa del sacramento -> rappresenta la teologia ed il vero teologico. La scena è divisa in tre
semicerchi, che nel Rinascimento indicava la perfezione. La disputa avvenne nella parte terrena,
dove notiamo che sono tutti agitati, al contrario della parte sopra dove nessuno mette in dubbio la
veridicità di questo sacramento e quindi sono tutti tranquilli.

 Parnaso-> rappresenta la poesia e il poema e il bello. C’è Dante di profilo (a sx), vicino ad Omero,
vestito di blu; Apollo è al centro.

  il Bene è rappresentato dalle Virtù e dalla Legge raffigurata nella volta e nella parete delle Virtù, sia
come legge canonica (Gregorio IX approva le Decretali), che come legge civile (Triboniano consegna
le Pandette a Giustiniano).
-Stanza di Eliodoro-> fu realizzata dal 1511 al 1514; si ripete il modello di coerenza con le statue e lo
zoccolo sotto i dipinti.

 Cacciata di Eliodoro dal tempio-> è un episodio dell’antico testamento in cui si racconta che
Eliodoro aveva profanato il tempio di Gerusalemme e aveva rubato il tesoro, allora Dio inviò un
angelo a scacciare Eliodoro. Sullo sfondo c’è il sacerdote Anania, colui che ha invocato l’intervento
divino e ora ne è devoto, lo ringrazia; a sinistra c’è il pontefice Giulio II accompagnato dalla curia
(c’è tranquillità di comportamento perché sanno che la chiesa è giusta). C’è l’intervento divino a
difesa della chiesa, della cristianità e si realizza questa scena perché al tempo il potere della chiesa
era messo in discussione dalla vendita delle indulgenze.

 Messa di Bolsena-> riguarda un miracolo: avvenne durante la consacrazione dell’ostia di un


sacerdote. Quest’ultimo mette in dubbio che sia veramente il corpo di Cristo; quando la spezza,
l’ostia inizia a perdere sangue e sporca la tovaglia, che oggi è una reliquia della cappella di S. Brizio.
A destra c’è il pontefice con la curia che non mettono in dubbio la veridicità di ciò che è
rappresentato nell’ostia consacrata. Anche in questo caso Raffaello sfrutta l’apertura sotto (camino,
porta), costruendo scale ai lati di questo spazio.

 Liberazione di S. Pietro dal carcere-> di notte, l’intervento divino, attraverso un angelo, libera S.
Pietro dalle catene; a destra c’è un angelo che fa uscire il santo dal carcere, mentre a sinistra i
soldati che si svegliano e notano la cella vuota. Il riflesso delle luci sulle armature è visto da Tiziano
(dei piccoli contatti ci sono stati).

 Incontro di Leone Magno con Attila-> Giulio II è morto infatti è ritratto Leone X a cavallo sulla
sinistra, molto più auto celebrativo dei suoi predecessori. Ci sono i santi Paolo e Pietro che arrivano
a fermare Attila, in realtà fu Leone Magno che appunto porta lo stesso nome del pontefice attivo.

-Stanza dell’incendio di Borgo-> fu realizzata dal 1514 al 1517. Nel 1520 Raffaello muore infatti riuscì a
realizzare solo i cartoni preparatori della stanza successiva. In queste date Raffaello realizza i cartoni per gli
arazzi che furono poi inviati nelle Fiandre per farli realizzare, destinati alla cappella Sistina.

 Incendio di Borgo-> è un episodio realmente accaduto; sullo sfondo c’è una delle poche
testimonianze di come era la basilica di S. Pietro vecchia, prima degli interventi di Giulio II. A sinistra
il figlio che porta il padre ci ricorda Enea che dopo l’incendio di Troia, porta in spalla il padre
Anchise.
 Incoronazione di Carlo Magno.

BASILICA DI SAN LORENZO (FI)

-Sagrestia Vecchia-> fu realizzata da Brunelleschi con l’aiuto di Donatello, ed ospitava le tombe dei Medici.

-Sagrestia Nuova-> fu affidata a Michelangelo e ci lavora dal 1520 al 1534, riprendendo la struttura di
Brunelleschi ed usando la contrapposizione tra pietra scura e muro bianco.
Di fronte all’altare c’è una tomba con sopra una madonna lacta, ovvero che allatta il bambino, affiancata
dai ss. Cosmo e Damiano, importanti per la famiglia Medici. La sistemazione venne fatta da Vasari dopo la
morte di Michelangelo, che realizzò solo la vergine. Il trono viene eliminato ed il bambino in torsione
sembra fondersi con il corpo della madre.

A destra e a sinistra dell’altare ci sono due sarcofagi con due figure distese ciascuno; sopra queste figure c’è
una nicchia con una figura maschile, che rappresenta il defunto sottostante; sopra ancora ci sono altre
decorazioni (architrave, finestre, archi), che danno un senso di salita verso la luce, di espansione verso
l’alto.

Le pareti a destra e a sinistra mantengono l’idea di Michelangelo:

-Tomba di Giuliano duca di Nemour-> sopra la tomba di Giuliano ci sono due figure distese, ovvero il giorno
(figura maschile che lentamente si volge verso di noi; nei capelli c’è una parte meno levigata, a differenza
dei muscoli) e la notte (ha un volto sereno e il corpo agitato; il corpo più levigato; ha un volto chino perché
deve rappresentare il sonno) che ha molti attributi allegorici: ghirlanda con bulbi di papavero perché è un
oppiaceo, c’è una maschera che rappresenta il mondo dei sogni, ha un diadema con una luna e una stella,
c’è un barbagianni, uccello notturno.

Sopra ancora è raffigurato un Giuliano giovane seduto con uno scettro (simbolo del potere); Michi non ne fa
un ritratto, stessa cosa per Lorenzo duca di Urbino), ma idealizza una figura maschile idealizzata perché
vuole uscire dalla contingenza di carattere realistico. Giuliano, fratello di Leone X, lo abbiamo già visto,
ritratto bambino, nell’affresco della cappella Sassetti; anche Raffaello realizzerà un ritratto di Giuliano.
Giuliano rappresenta la vita attiva.

-Tomba di Lorenzo duca di Urbino-> sopra la tomba ci sono sempre due figure: l’aurora, dal volto triste e
dal corpo armonioso rispetto la notte, ed il crepuscolo che ha un’espressione malinconica, il cui volto è più
ruvido del corpo maggiormente lavorato; gli vengono assegnate due parti del giorno di trapasso, non nette
come gli altri due. Sopra c’è la sua scultura dalla posa malinconica e pensierosa e lo capiamo dalla mano
sotto il mento, infatti rappresenta la vita contemplativa. Sopra le ginocchia ha uno scrigno con un
pipistrello, associato all’amore melanconico e alla notte.

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