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URBINO

L’ingresso ad Urbino era a Borgo Mercatale, collegato con il palazzo ducale tramite una scalinata.
La facciata delle torricine fu progettata dall’architetto Luciano Laurana, che la ingentilisce, abbellisce. Ne fa un
elemento simbolico decorativo: da castello a palazzo perché perde le funzioni difensive; ci aggiunge aperture,
cosa impensabile per il Medioevo, perché è molto più facile da espugnare. All’interno del palazzo si aprono
cortili e giardini.

La facciata ad ali è quella d’ingresso. Il primo spazio che ci accoglie è il cortile d’onore, con elementi e
caratteristiche architettoniche toscane, di preciso brunelleschiane e albertiane, poiché tutto è ben disposto e
scandito: gli archi poggiano su capitelli e colonne, ci sono oculi. Sopra gli oculi c’è un fascione, per tutte e
quattro le pareti, utile a scandire i registri e a scriverci, infatti vi sono iscrizioni.

Nella biblioteca del duca non c’è rimasto praticamente nulla perché quando nel 1500, ad Urbino, mancò un
erede maschio, la chiesa si appropriò di questo territorio e di conseguenza ciò che vi era all’interno della
biblioteca fu preso dalla chiesa.

Guidobaldo adottò Francesco della Rovere e fu così che terminò la dinastia dei Montefeltro. Della Rovere
impacchetterà tutto ciò che vi era nel palazzo e lo da alla figlia che andrà in sposa ad un membro dei Medici.
Molte opere infatti commissionate dai della Rovere o dai Montefeltro si trovano oggi agli Uffizi e a Palazzo Pitti.
La chiesa, quando arriverà ad Urbino, si porterà via tutto ciò che era rimasto, in particolare libri, perciò la
biblioteca rimase vuota.

“Federico e Guidobaldo da Montefeltro”


Federico indossa una specie di toga sotto la quale c’è un’armatura, questo per dimostrare che era sia
condottiero che umanista, letterato. In basso c’è un elmo e una lancia, la cui punta è direzionata verso il basso,
ciò significa che le armi venivano utilizzate solo per necessità difensive.
Guidobaldo ha in mano lo scettro ed è la garanzia della continuità e prosperità della casata.

Lo studiolo era lo spazio dell’ozium, ovvero dove dedicarsi alla lettura, alla musica, istruzione. Le tarsie in legno
furono realizzate da Benedetto da Maiano (fiorentino) e la sua bottega e vuole con ciò che realizza vuole
alludere alle qualità di Federico: giarrettiera, ermellino con manto bianco, bombarda che scoppia in basso (ha le
armi ma le usa in funzione difensiva). Le donne nelle tarsie si pensa le abbia fatte Botticelli.
All’epoca c’erano iscrizioni con il nome di ciascuno uomo illustre e Federico scrive il rapporto che aveva con sti
personaggi, sia contemporanei che antichi, sia cristiani che pagani.
La maggior parte degli uomini ritratti sono degli exempla virtus (esempi di virtù) e vengono quindi posti
solitamente in luoghi frequentati come sale o corridoi. Federico non si sente sminuito, ma trova una certa
somiglianza con quegli uomini, si confronta con loro e si sente di poter colloquiare con i grandi uomini del
passato.

Sotto lo studiolo ci sono due piccoli luoghi divisi da un muro:

-Tempietto delle muse -> si rifà al paganesimo ed era conservato “Le muse Clio e Melpomene” di Giovanni
Santi, oggi a palazzo Corsini (FI). Le muse erano protettrici delle arti liberali, coltivate da Federico nel piano
superiore, nello studiolo.

-Cappella del perdono, inerente al Cristianesimo.


“Ritratto dei duchi” di P.d. Francesca (1472), Uffizi
Fu portato via durante lo smantellamento e inizialmente venne posto in un ripostiglio, vicino a sedie utili per far
legna, il ciò fa capire che era accostato ad oggetti di poco valore, non era considerato importante.

Caratteristiche: c’è sia il verso che il recto; la luce avvolge tutto, è abbagliante e lo si vede dal viso chiaro di
Battista; c’è prospettiva (gran paesaggistica nello sfondo) e attenzione ai particolari. Riprende la luce e il colore
dai veneziani; studia anche i fiamminghi, per l’attenzione al particolare e Domenico Veneziano, che lavorò
anche lui per la chiesa di S. Egidio, alla quale lavorò anche Piero.
Una caratteristica fondamentale di Piero è che ogni elemento della natura lo riconduce ad una forma
geometrica (cerchio, quadrato, ovale).

Per tanti anni Piero non piace, è considerato schematico, statico, fermo, stabile, passivo, immobile, e ci vorrà
tempo perché le sue opere vengano considerate, infatti molte opere del 300 vennero perse perché non erano
ritenute rilevanti.
Piero era considerato un pittore primitivo, ovvero che è venuto prima di Raffaello.

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