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MANIERISMO

Il termine deriva da Vasari perché quando ci racconta di un pittore, ci parla della sua maniera, e la maniera
di quelli moderni sarà ineguagliabile per l’accurata analisi della natura e della scultura antica. Cosa si deve
fare per superare Raff, Leo e Michi? Si deve innanzitutto conoscere i loro esempi e l’antichità, e per dire
qualcosa di nuovo si deve elaborare contenuti che tengano conto di questi precedenti. Si rendono poi
innaturali, si perde l’equilibrio tra la forma ed il contenuto, diventa artificioso. I valori di armonia e grazia di
Raffaello vengono messi in crisi perché non si può andare oltre e ciò che quindi si può fare è trasgredire la
regola, che hanno studiato per bene, e renderle il tutto artificioso, spontaneo, meno in contatto con la
natura.

-“Storie di Filippo Benizi” e “Natività della Vergine” (1509-10) di Andrea del Sarto presso il chiostrino dei
voti della chiesa Santissima Maria Annunziata.

-“Madonna delle arpie” (1515-17), Uffizi, di Andrea del Sarto. È chiamata cosi perché nella colonnina su cui
poggia la Vergine ci sono raffigurate arpie. A destra c’è S. Giovanni e a sinistra S. Francesco; gli angioletti si
allontanano dal naturalismo raffaelliano, in questo caso a causa dei colori freddi.

-“Madonna con bambino e santi” (1518) di Pontormo presso chiesa di S. Michele Visdomini (FI).
L’organizzazione dello spazio è molto coerente; ci sono equilibri precari ovvero che non si capisce bene
dove i personaggi appoggiano i piedi, come sono in equilibrio.

-“Deposizione” (1526) di Pontormo, presso S. Felicita, cappella Capponi (FI). Non c’è prospettiva, né sfondo,
né luce naturale (tutti elementi andati persi); le espressioni sono drammatiche.

-“Deposizione” di Rosso Fiorentino-> Non c’è nulla di naturale tanto che lo sfondo è un cielo piatto
monocromo; si vogliono mettere in crisi i valori del Rinascimento del 400, tanto che si usano colori freddi
per contrastarli.

-“Mosè salva le figlie di Jetro” di Rosso Fiorentino-> egli aveva un’opinione contraria allo stile dei grandi del
Rinascimento, infatti è assente la resa prospettica in quanto lo spazio non è scandito; riprende però
Michelangelo per la volumetria accentuata.

-“Cristo morto tra due angeli” (1525-26) di Rosso Fiorentino, Boston. Il corpo è a forma di serpente che si
muove (forma serpenti nata), utilizzato per la prima volta da Michi con le torsioni. Prevale l’eleganza, la
raffinatezza, l’artificio a scapito del naturalismo.

Dopo la morte di Raffaello, i suoi allievi restarono a Roma per poco e si sparsero un po’ per tutta l’Italia,
portando con sé il loro stile. Cosi il linguaggio raffaelliano raggiunge altre parti italiane, mischiandosi con il
linguaggio già presente nella città. Ad esempio Giulio Romano va a Mantova, ma qui era già presente il
linguaggio di Mantegna e quindi se ne introduce uno nuovo che si espande e prende varie sfumature.

Giulio Romano prima di andare a Mantova realizzerà, insieme alla sua bottega, “Visione della croce” e
“Battesimo di Costantino a ponte Milvio” nella stanza di Costantino, nei palazzi vaticani, i cui cartoni
preparatori erano già realizzati da Raffaello. A Mantova invece introduce appunto un linguaggio raffaellesco
romano, con la sua interpretazione. Lavorò a Mantova per Palazzo Te (1525-35) in cui farà anche
l’architetto, inserendo un linguaggio antico, personificato da elementi innovativi: il timpano è spezzato, il
fregio è interrotto.
Come artista realizzò invece:

-La sala dei cavalli-> l’aspetto celebrativo passa in secondo piano, perché si pensa piuttosto alle predilezioni
del principe, ciò perché non è una dimora ufficiale dei Gonzaga.

-Sala di Psiche-> si narrano le storie di Psiche con eleganza, raffinatezza e complessità.

-Sala dei giganti-> è rappresentata la caduta dei giganti che si erano ribellati a Giove, che li punisce
scagliando saette dall’olimpo e distrugge tutto.

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