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TRA BELLEZZA E

MELANCONIA
SANDRO BOTTICELLI
ELABORATO DA: CHIARA VIRGILIO 4°C S.U

Tutti gli artisti sono da sempre intrisi della cultura del loro tempo, e riuscendo ad
incarnare gli ideali della loro epoca, producono opere che sono da intendersi come la
prova di fatti vissuti alla luce della
propria interiorità. Quest’ultima gli
consente di fornire una lettura degli
accadimenti che va oltre
l’interpretazione comune.

È quanto accade ad Alessandro di


Mariano Filipepi, conosciuto come
Sandro Botticelli. Nacque, visse e operò
nella Firenze della seconda metà del
Quattrocento, in pieno Rinascimento,
divenendo una delle figure più
rappresentative.

Dopo l’apprendistato presso la bottega


di Filippo Lippi, fu a capo di
un’attivissima bottega e ricevette commissioni importanti, fino a diventare il pittore
privilegiato da Lorenzo il Magnifico e giungendo a godere della protezione della
corte medicea.

Il prestigio acquisito gli consentì di non circoscrivere la sua fama entro i confini della
Toscana e a ricevere anche un’importante incarico da parte del papa che lo chiamò a
realizzare alcuni affreschi nella Cappella Sistina, da poco completata, a Roma.

Tornato a Firenze, continuò a lavorare per i Medici ma, dopo l’attentato ai fratelli
Lorenzo e Giuliano, la sua fortuna iniziò a declinare, fino ad oscurarsi negli ultimi
anni della sua vita. Morì a Firenze a 65 anni e finì completamente dimenticato per
essere riscoperto solo nell’Ottocento.
L’epoca nella quale opera Botticelli è fervida e ricca di spunti, un’epoca che gli
permise di entrare in contatto con il pensiero neoplatonico. Così riuscì a promuove un
linguaggio più orientato alla contemplazione della bellezza e al distacco dalla realtà
fisica. Il più insigne rappresentante del pensiero neoplatonico era Marsilio Ficino che
nella reinterpretazione dei testi antichi e attraverso le opere di Platone, operò una
saldatura tra religione e filosofia, mirata a porre l’uomo al centro del cosmo, in una
posizione privilegiata.

Botticelli fu affascinato da questa filosofia e la assorbì profondamente, tanto da


produrre opere che, nella rappresentazione della figura femminile, fosse essa di
natura divina, mitologica o umana, poteva reincarnare questi aspetti…

In quasi tutti i suoi quadri, la figura umana diventa la protagonista indiscussa della
scena con i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo.

Nelle sue opere, alle Veneri e alle Madonne, Il pittore destinava gli identici schemi :
attraverso il suo disegno e il suo pennello, delinea una donna dai lineamenti morbidi e
sensuali, lineamenti capaci di staccarle dal fondo, velate da una leggera aria di
malinconia, che rappresenta la tipica figura femminile rinascimentale. Ed è per questo
che fin dalle sue prime opere, Botticelli si distinse per il suo stile e i suoi personaggi
caratterizzati da tratti malinconici e, spesso, inquieti.

EMBLEMATICHE SONO LE FIGURE FEMMINILI NEI


CELEBRI CAPOLAVORI ALLEGORICI:
LA “PRIMAVERA” E NELL’ALTRETTANTO FAMOSA
“NASCITA DI
VENERE”.
I DIPINTI SONO STATI OGGETTO DI DIVERSE IPOTESI
INTERPRETATIVE.
La primavera, un’opera che dopo centinaia di anni dalla sua creazione esercita ancora
un fascino straordinario su un pubblico vastissimo. Il committente probabilmente fu
Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico. Il significato
della Primavera di Botticelli è ancora oggi poco chiaro, nonostante vi sia comunque
un’identificazione dei diversi personaggi. Si tratta, infatti, di un’opera che può essere
osservata secondo diversi livelli.

La precisione con cui Botticelli ha descritto le tante specie di fiori e piante presenti
sembra nascondere una simbologia complessa. Per esempio i fiordalisi blu sulla testa
di Flora e le margherite si possono riferire ad una donna amata, mentre i fiori
d’arancio sugli alberi sono simboli di un matrimonio. Per questo motivo alcuni
studiosi hanno ipotizzato che il dipinto fosse stato realizzato per celebrare un
matrimonio, quello di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. I corpi e gli abiti
sembrano non avere peso, tutti i personaggi sono sospesi sul prato caratterizzato da
un colore verde. Ecco Venere al centro, e Cupido la sovrasta mentre scaglia una
freccia.

L’ipotesi più accreditata è che l’opera rappresenti il passaggio dall’amore terreno


personificato da Zefiro e Clori, all’amore spirituale e contemplativo attraverso la
Venere: Una venere Humanitas tanto cara al pensiero neoplatonico, espressione
dell’amore controllato dall’intelletto, che guida ad un percorso di purificazione
spirituale. L’iconografia della Venere è recuperata poiché diviene una figura di
mediazione tra terra e cielo e dunque tra Dio e gli uomini.

Le tre Grazie potrebbero rappresentare i tre aspetti dell’Amore secondo la filosofia


neoplatonica, diffusa nella cerchia intellettuale della famiglia de’ Medici. Le Grazie
sarebbero quindi: Castità, Bellezza, Passionalità. Il tema è gioioso, ma malgrado ciò
le tre Grazie sembrano danzare senza allegria e su tutto sembra stendersi un velo di
malinconia.

La Nascita di Venere presenta incertezze per quanto riguarda la data di composizione


e la sua reale destinazione. La dea appare in tutta la sua grazia. Una figura intera, al
centro del dipinto, nuda, con la pelle chiara e un corpo circondato da ombre appena
accennate. è posta sul bordo di una conchiglia che la conduce fino all’isola di Cipro.
La dea è rappresentata come Venere Pudica, associata all’ amore naturale. In alto a
sinistra e spinta da Zefiro che abbraccia una fanciulla, Aura. Alla sinistra una delle
Ore, o forse la stessa flora della primavera la accoglie con un manto fiorito. Alcuni
elementi rimandano alla corte medicea come le piante di alloro e di aranci.
L’opera mostra l’ideale di un mondo perfetto, dove la purezza non è rintracciabile nel
mondo reale, e che quindi va al di là del tempo dell’uomo.

Botticelli prende ispirazione da statue di epoca classica per l’atteggiamento pudico di


Venere, che copre la nudità con i lunghi capelli biondi. La mano destra appoggiata al
seno, la mano sinistra sul pube trattiene una ciocca dei capelli mossi dal vento. Testa
leggermente inclinata e il piccolo e grazioso volto, che riesce ad esprime tutta la
bellezza. Gli occhi velati da una triste malinconia denunciano la consapevolezza di
Botticelli della fragilità e dell'effimero nella bellezza.

Il senso di profondità viene infatti annullato dalla disposizione simmetrica degli altri
due personaggi rispetto a Venere. Il paesaggio è privo di caratteri artificiosi rispetto
alle opere precedenti. Le onde del mare emulano le caratteristiche della pittura egizia
o preellenica, poiché simulano un motivo a V. Il chiaroscuro è assente nel paesaggio.

Entrambe le fi gure analizzate in queste due opere propongono


un’ideale di bellezza femminile che si concretizza nelle forme
corporee, a cui combina un misticismo, emanato dai volti lievemente
malinconici, che non toglie nulla alla loro bellezza.

A tutto questo combina la grazia della linea elegante che delinea la


sinuosità carnale dei corpi, retaggio dello stile tardo gotico.

Le opere del pittore furono permeate sempre più da un intenso


misticismo dovuto, probabilmente, al diff ondersi della predicazione
del Savonarola che, nella Firenze del tempo, predicava l’abbandono di
ogni lusso e mondanità.

Le fi gure femminili di Botticelli colgono dunque i caratteri di


entrambe le tendenze: umane da un lato, riescono ad esprimere
dall’altro, mediante una velata malinconia, una tensione religiosa.

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