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Sandro Filipepi, detto, Botticelli ( perché aveva lavorato presso un maestro orafo chiamato
Botticello) nasce a Firenze nel 1445, stette a Bottega da Filippo Lippi, e quindi da Andrea del
Verrocchio dove ebbe come compagno Leonardo Da Vinci. Dal 1470 fu pittore indipendente e creò
una sua bottega. Sin dagli esordi lavorò per i Medici e fu uno dei principali esecutori della loro
politica culturale.
Dal 1481 al 1482 risiedette a Roma per dipingere nella Cappella Sistina. Successivamente, in preda
a una crisi mistica, aderì al movimento religioso del frate domenicano Girolamo Savonarola,
discostandosi completamente dalla sua produzione giovanile che attingeva alla filosofia
neoplatonica e al mondo della mitologia classica, per recuperare iconografie religiose di stampo
medievale.
Per Botticelli ciò che conta è la figura e in essa il disegno inteso come materializzazione dell’idea.
Il disegno dunque assume una propria dignità indipendentemente dall’opera a cui si riferisce. Per
Botticelli il disegno è principalmente linea di contorno, ovvero una linea morbida che stacca la
figura dal fondo.
La Primavera (1478 ca, tempera su tavola, 203x314 cm Firenze, Galleria degli Uffizi)
Attorno al 1478 Botticelli dipinse per la residenza in via Larga di Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici
la celebre tavola rappresentante la Primavera. La scena si svolge in una radura verdeggiante
punteggiata di piante e fiori, con alberi di mirto e di arancio. La scena si svolge tutto sullo stesso
piano e si legge a partire da destra a sinistra. A destra il vento Zefiro insegue Clori che viene
trasformata in Flora, la personificazione stessa della primavera. Al centro, incorniciata da una
nicchia dai rami di mirto ( pianta sacra per la dea Venere) a formare una cupola, troviamo la
Venere, personificazione della bellezza, mentre Cupido bendato le volteggia sopra scagliando una
freccia infuocata in direzione delle Tre Grazie. Queste ballano leggiadre e seminude intrecciando le
mani mentre Mercurio scaccia via le nubi con il Caduceo ( verga alata con due serpenti che si
baciano, simbolo di pace).
La scena rappresentata probabilmente si ispira ad alcuni versi del Poliziano o da un passo
dell’Asino d’oro di Lucio Apuleio.
La presenza di Venere nella posizione centrale è un invito a Lorenzo di Pierfrancesco a scegliere
Venere come fece Paride. Scegliere Venere, nella filosofia platonica di Ficino, voleva dire scegliere
l’Humanitas , termine che comprende allo stesso tempo significati di raffinatezza e cultura, qualità
di cui Lorenzo forse difettava. Si tratta quindi di un soggetto dal valore pedagogico.
La Nascita di Venere ( 1485 ca, tempera su tavola, 172x278 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi)