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VITA

Nasce a Vinci (tra Firenze e Arezzo) nel 1452 e muore nel 1519.
La nostre più autorevole è Vasari, che tra l'altro è suo contemporaneo; lui sottolinea un aspetto che pochi
considerano: non era un uomo colto o erudito; non sapeva di lettere (ne latino ne greco). Era un figlio naturale ma
illegittimo, nato da una seconda relazione del padre, ha quindi avuto una scarsa considerazione ed educazione
La sua cultura si forma quindi con la pratica, sul campo: invasato dalla sete di conoscenza, indaga la natura, studia gli
uccelli, seziona i cadaveri per capire come funziona il corpo umano
• Fino a Leonardo la medicina si avvaleva degli scritti: i medici consultavano i testi anche degli antichi per
capire quali potessero essere le medicine da usare per guarire da certe malattie
• lui è il primo a studiare direttamente il corpo umano: uno studio sul campo. Ancora oggi lo studio del
cadavere è una prassi tipica di chi studia medicina
Grande appassionato di botanica, zoologia (ornitologia nello specifico), di anatomia, del meccanismo bellico e
ovviamente di arte (uno dei primi ad applicare metodi artistici in campo scientifico o viceversa metodi scientifici in
campo artistico).
È un "tuttologo": non c'è settore del sapere che non venisse indagato da Leonardo.

Dopo la nascita Toscana e la prima formazione neoplatonica fiorentina (alunno di Andrea del Verrocchio, compagno
di banco di Botticelli) negli anni 80, fino al 99, si trasferisce a Milano, alla corte di Ludovico il Moro. Questo lo aveva
chiamato dopo essersi invaghito di una sua opera a Firenze. I medici danno l'approvazione e inizia così una fase
milaese estremamente produttiva.

Questo dura fino al 1499, quando Milano viene invasa dai Francesi. Leonardo, per la sua scarsa sensibilità alla
politica; con l’arrivo dei Francesi, fa voltafaccia e se ne va, iniziando un vagare molto breve tra varie città.
Nei primi anni del 500 approda a Roma.

Qui, dopo un secondo tentativo, cede alle lusinghe del re di Francia Francesco 1, che lo invita a trasferirsi alla sua
corte
Lui si trasferirà in Francia a nel castello di Amboise, in provincia di Parigi, dove aveva un appartamento lussuosissimo,
uno studio meraviglioso e dove muore .
• famosa storia che la Gioconda venne ritrovata nello studio del castello e che venne considerata proprietà
francese perché Leonardo non la aveva mai consegnata ne all'ipotetico committente, ne sappiamo se lui la
considerasse un'opera terminata

Abbiamo quindi 4 fasi


1. Firenze
2. Milano
3. Roma
4. Francia

NOVITA TECNICHE DI LEONARDO


La pratica del disegno è fondamentale per Leonardo: per lui il disegno fossilizza un'idea che viene poi spesso tradotta
in pittura.
E’ proprio l’attenzione al disegno che lo porterà alla sua prima grande novità in campo artistico, l’uso dello SFUMATO
(che diventerà poi fondamentale per la tecnica della prospettiva aerea che riconduciamo a Leonardo come
invenzione)
Due tecniche: per «contrapposto» si intende un bilanciamento delle masse corporee che hanno subito una torsione
ne (cioè una rotazione secondo due sensi opposi attorno a un asse verticale. La Vergine, infatti ha le gambe volte a
sinistra, mentre il suo busto volge a destra; il bambino, adagiato sulle braccia della madre, ha gambe e bacino rivolti
in parte verso l'osservatore e il busto ruotato e inarcato verso San
Giovannino.
Lo «sfumato», invece, consiste sia nel passaggio graduale e impercettibile dall'ombra alla luce, ottenuto sfumando il
segno della pietra nera, sia nella perdita graduale della precisione dei contorni, che non sono più netti e continui ma
delineati da infinite linee spezzate. Tale ultima operazione è comunque preceduta dall'esecuzione di un disegno netto
e definito (ne è esempio significativo la mano sinistra con l'indice levato in alto di Sant'Anna) e da una prima
ombreggiatura a tratti paralleli o curve concentriche (come, per esempio, nel braccio sinistro di Sant'Anna e nella sua
gamba destra).
Sfumato: attraverso la sfumatura dei contorni, accentua la plasticità
Inizia copiando attraverso il disegno e sfumando laddove non gli era sufficiente tradurre l'immagine che gli risultava
piatta.

Riflettendo sull'importanza dello sfumato capisce che quello che noi rappresentiamo della realtà appare in primo
piano più nitido, man mano che ci allontaniamo sempre più sfocato, sfumato.
Questo accade perché siamo immersi nell'atmosfera, dove c'è la presenza del pulviscolo atmosferico che, anche se a
occhio nudo non si vede, ma che noi oggi vediamo alle lenti del microscopio.
Il pulviscolo atmosferico ci impedisce di vedere le cose in maniera nitida soprattutto quando sono distanti
Applica la tecnica dello sfumato in una visione piu generica che lo porterà all'adozione di una nuova tecnica:la
prospettiva aerea

Questa sete di conoscenza si proietta anche nell'arte nella pittura in modo particolare, sempre preceduta dal disegno

S ANNA
Realizza prima un cartone con un disegno preparatorio che serve poi da matrice per una serie di dipinti con la
traduzione ad olio dell’immagine.
Sono rappresentati S Anna, con la Madonna e Giovannino.

Il disegno, sfumato, non essendo un’immagine netta dà l'idea di corpi immersi in un'atmosfera che ci impedisce di
vedere nitidamente. Questio effetto si intensifica man mano che il soggetto si allontana: più le immagini sono
distanti, più l'atmosfera in cui sono immerse, ci impedisce di vederle in maniera nitida (le montagne sullo sfondo
sono quasi impercettibili)
• anche i personaggi in primo piano sono però sfumati: i contorni non sono mai nitidi (sembra sempre che ci
sia una polvere nella quale i corpi sono immersi che rende l'immagine più morbida e poetica)
Non c'è quel disegno è quel colore netto che saranno tipici di Raffaello
Si avverte lo sfumato e la prospettiva aerea: in lontananza si vede tutto meno nitido

iconografia ormai nota: S Anna con Madonna (riprende la S Anna Metterza)


Quella di Michelangelo ha un precedente importante in disegno, il cosiddetto cartone di S Anna.

Notiamo l'attenzione di Leonardo per lo studio del paesaggio: notiamo le montagne

Vediamo poi un gioco di sguardi (S Anna che guarda la Madonna che a sua volta sta guardando il bambino che a sua
volta guarda Giovanni battista) che viene avvalorato dallo sfumato
• la sensazione è quella di figure perennemente immerse nella penombra che danno bene il senso di quello
che Leonardo voleva rappresentare, ovvero l'immersione dei corpi in un atmosfera non percepibile a occhio
nudo, ma riscontrabile dal fatto che proprio il gioco di luci e di ombre.
• Questo ci fa capire quanto i corpi non siano entità a sé ma vivano all'interno dell'atmosfera. In sostanza lui è
stato il primo a dipingere il pulviscolo atmosferico (a occhio nudo non si vede e ci rendiamo conto della sua
presenza nel notare che ciò che vediamo in lontananza non appare nitido). Vuole render visibile l'atmosfera
in cui siamo immersi
Questa impalpabilità atmosferica rende il dipinto più poetico proprio perché non nitido

Allo sfumato bisogna aggiungere la regola del contrappunto: una parte del corpo si gira da un lato, l'altra dall'altro
• per esempio la figura di Diana il corpo gira verso destra, la testa verso sinistra
• Stessa cosa avviene con la Madonna che si protende verso S Giovannino: gira la testa a destra e il corpo a
sinistra.
Bisogna immaginare un perno ideale attorno al quale le figure ruotano.
Questo espediente serve a leonardo per evidenziare non solo che i corpi sono immersi nello spazio e nell'atmosfera,
ma che si muovono all'interno di questo spazio: il movimento significa vita, volume; non semplicemente
rappresentare qualcosa che c'è ma qualcosa che c'è perché è animata e si muove. Ne risulta un'immagine non piatta
ma plastica.

NOVITA:
- sfumato
- contrappunto: movimenti complementari che seguono direzioni opposte pur appartenenti alla stessa entità.

Il bambino, S Giovannino, abbraccia un agnello che simbolicamente rappresenta Gesù


• Gesù è l'agnello sacrificale: quello che verrà sacrificato per la salvezza dell'umanità

Alto particolare: lo sfumato si vede molto bene sullo sfondo che è un paesaggio antico.
Da l'idea di un mondo ancestrale dentro le montagne, quasi glaciali, che ci riportano alle origini del mondo. Sempre
questa visione un po scientifica della natura: idea di un mondo immanente che lui vuole svelare e cercare di scoprire.

Questo concetto si vede bene nella famosa vergine delle rocce

VERGINE DELLE ROCCE


Per la confraternita dell'immacolata concezione (sono tutti dipinti recati a chiese o conventi: i Medici prima e gli
Sforza poi, svolgono nei confronti di Leonardo una sorta di patronato e spesso sono i diretti committenti)

Ci sono 2 versioni: una più accesa, l'altra meno

Questo dipinto racconta nuovamente una sacra famiglia: in questo caso abbiamo la Madonna, S Giovannino, Gesù e
l'angelo Gabriele

Brano di alta poesia, la poesia degli sguardi: uno guarda l'altro; l'angelo ci invita a guardarli: unico che guarda verso lo
spettatore, indicando S Giovannino
• in quegli anni S Giovannino era considerato uno dei personaggi salvifici: essendo quello che poi battezzerà Gesù, da
inizio al primo dei sacramenti attraverso i quali l'uomo si salva. È il primo strumento al quale viene affidata la
realizzazione della salvezza dell'uomo
• ecco perché l'angelo lo sta indicando: è un personaggio importante

CONTESTO: mai prima d'ora una sacra rappresentazione si svolgeva nell'antro di una grotta. Vediamo un paesaggio
glaciale che ricorre: la rocce si ergono possenti all'interno di un paesaggio ancestrale;
sembrano quasi stalattiti e stalagmiti. L'immagine è quindi educativa

Leonardo che, ansioso di scoprire le regole che governano la natura, si addentra in queste grotte per cercare di
svelarne i segreti più nascosti. Nel tentativo disperato di trovare le origini del mondo, della natura (chi ha
creato/come nascono queste rocce), trova Dio.
È come rivelasse che all'origine del mondo c'è Dio. Il mondo è stato creato da Dio. È inutile addentrarsi oltre perché il
mistero rimane intatto o svelato se riconosciamo all'origine di tutto la mano di Dio.
Lui cerca, indaga, e si ritrova Gesù, la Madonna, San Giovanni

Dimostrazione oggettiva che all'origine del mondo c'è Dio in una perfetta integrazione con la natura

particolari: dove ci sono i personaggi sacri ci sono cespi di verzura


• la natura impervia, glaciale e fredda improvvisamente si ammanta di verde quando è toccata da Dio.
• linguaggio metaforico: tutto è arido ma improvvisamente rifiorisce se toccato da Dio
L'arte, per molti artisti del rinascimento, diventa strumento di conoscenza di una dimensione sacra, una sorta di
percorso spirituale
• lo vedremo in maniera definitiva con Michelangelo che esordisce laico e termina la sua attività di artista
come uomo di Dio, animato da una fede profondissima. Il percorso dell'artista lo porta a scoprire la via di Dio

È straordinario perché è quasi psicanalitico

LA DAMA CON L'ERMELLINO


È un ritratto di Cecilia Gallerano
Regola del contrappunto applicata anche a una singola figura umana
• il Busto è spostato verso destra; lei gira con la testa a sinistra verso un ipotetico interlocutore
Con una mano regge l'ermellino che sembra richiamare l'orientamento della signora

Lo sfumato, applicato in un ritratto, da la sensazione che la signora fuoriesca dall'ombra: è come se venisse svelata.
Cogliamo anche il senso plastico di questa scelta: fuoriuscendo dall'ombra ci dà immediatamente la consapevolezza
di una presenza fisica. Sembra quasi una fotografia.

Siamo nel 1484, alla corte di Ludovico Sforza.


La signora si chiama Cecilia Gallerani ed è l'amante di Ludovico il Moro
• i signori del rinascimento, oltre alle moglie ufficiali, avevano un'amante ufficiale che viveva con la stessa
dignità in meravigliosi palazzi e castelli che il signore faceva costruite per loro

Cecilia apparteneva a una famiglia importante, nobile: era un 'aristocratica di rango sociale elevato.
Una giovane donna bellissima con in braccio l'ermellino.

L'ermellino da solo, è sinonimo di potere, ricchezza autorità: la pelliccia dell'ermellino è considerata la più preziosa al
mondo.
L'ermellino è infatti un animale selvaggio, difficile da domare e la signora, tenendolo in braccio dimostra di essere
una donna volitiva, capace di domare situazioni difficili, dotata di una personalità piuttosto spiccata
• riesce attraverso il ritratto anche a comunicare una dimensione psicologica e caratteriale.

La sua pelliccia, bianchissima, è diventata inoltre simbolo di candore, virtù e purezza: in mano alla fanciulla doveva
quindi alludere a quello
• nella mitologia antica si racconta che l'ermellino, difficilissimo da catturare, quando capisce di star per essere
catturato, preferisce cadere nella mani del cacciatore piuttosto che rintanarsi in una tana sporca che
potrebbe macchiare il bianco della sua pelliccia. Talmente attento a perseverare il candore immacolato della
sua pelliccia che preferisce morire.
• Allusione ad un bisogno prioritario di mantenersi puro a vita
È dunque sinonimo di purezza. Nel rinascimento più che alla purezza fisica, alludeva alla purezza etica,
un'incorruttibilità morale, tanto che diventa anche simbolo di personaggi importanti.

Gioco meraviglioso a livello iconologico: Ludovico il moro, che commissiona a Leonardi questo dipinto per la sua
amante, era appena stato insignito di una medaglia di appartenenza all'ordine dell'ermellino
• ordine ermellino= ordine militare alla cui ammissione venivano nominati solamente membri di altissimo rango e si
contraddistingueva per imprese politiche e militari di particolare rilevanza

in più "ermellino" in un'ipotetica traduzione greca si dice "γαλέή" , che riprende il cognome "gallerani"
Gioco raffinato tipico rinascimentale con riferimenti continui

Ha la fronte alta come le signore aristocratiche

Molte signore del rinascimento venivano chiamate madonne, con questo velo sottile, acconciatura che
contraddistingueva il rango.
La capigliatura si vede tutta ma si intravede attraverso la fascetta che c'è un velo che viene chiuso da questa sorta di
cuffietta.

Grande collana di granate (pietra dura rossa lucida) che le era stata donata da Ludovico e che lei porterà sempre
come segno di appartenenza, fedeltà e unione con Ludovico.
Tra l'altro la granata è una pietra spagnola e ricorda il tentativo da parte di Ludovico il moro di annettere alcune
regioni della Spagna, desiderio che era reciproco perché la Spagna volava imporre la sua dominazione

CENACOLO
Ultima cena di Leonardo; 1494-6 (ultimi anni che si trova alla corte di Ludovico il Moro)
il cenacolo viene commissionato proprio da Ludovico il Moro per il refettorio del convento di S Maria delle grazie a
Milano

scena: ultima cena degli apostoli con Gesù, in cui pronuncia queste parola: "in verità verità vi dico, qualcuno di voi mi
tradirà". Cena durante la quale istituisce l'Eucarestia.

Il paesaggio sullo sfondo, nonostante la lontananza esce in maniera potente

Si colloca all'interno di una tradizione iconografica consolidata: prima di questo in molti conventi erano stati dipinti
cenacoli nei refettori (S. Bologna; S Reparata) di autori meno conosciuti ma che consolidavano questa tradizione.

La tradizionale rappresentazione dell'ultima cena nei refettori (sala in cui mangiano monaci e monache) è un invito a
mangiare poco, con moderazione.
Il cibo deve servire per il sostentamento, ma non deve essere un vizio
Sceglie di rappresentare proprio l'ultima cena non tanto perché hanno mangiato poco, ma perché dopo quella cena
Gesù viene portato a morte: è quindi un evento luttuoso, triste che non facilita il piacere
• di fronte a un quadro raffigurante l'ultima cena di uno che sta per essere portato a morte non mangia con grande
appetito

motivo per cui è sotto l'attenzione di tutti: la tecnica.


Questo non è un affresco, lui mescola l'affresco con la tempera, l'uovo e il gesso sperando di creare un composto
nuovo che garantisca un consolidamento del pigmento pittorico e dunque una maggiore conservazione negli anni.
In realtà è successo esattamente il contrario poiché la tecnica si è rivelata fallace: lo stesso vasari scrive che già quasi
non si vedeva più.
Da qui la necessità di restaurarlo più e più volte, fino ad arrivare all'ultimo del 1997, dopo il quale è stato necessario
creare una serie di passaggi, prima di arrivare al cenacolo, in cui io visitatore poco a poco viene disinfettato (che poi
sarà ripreso in Sistina)
• ci sono dei tappetini che sono in grado di catturare dalla suola delle nostre scarpe il 90% dei microbi che noi
porteremmo dall'esterno solamente con le scarpe sporche
• in più c'è un controllo del microclima interno in grado di controllare il livello di CO2, inevitabilmente portata dai
visitatori con la respirazione, e di rendere omogenea la qualità dell'aria
• Ad una pittura di questa fragilità è più nefasto un passaggio da un grado all'altro che mantenerlo costante.
• Stessa cosa vale per la luce: in Sistina viene sempre lasciata una luce bassissima perché hanno capito che il
passaggio dal buio alla luce è più dannoso che lasciare una luce per quanto fine

Ecco perché le visite sono rallentate, bisogna prenotarsi con molto anticipo, ogni quarto d'ora non più di 20 persone
che devono uscire e rientrare. Gli fanno fare la spiegazione su dei cartelloni perché non si può stare più di tanto
davanti all'affresco.

È straordinario per la perfezione della camera ottica che leonardo erige. Da solo basterebbe a spiegare la prospettiva
del rinascimento
• È una prospettiva perfetta, con le 3 finestre in fondo al centro che introducono in un paesaggio che si perde verso
l'infinito (è difficilissimo capire dove termina il paesaggio, perché c'è l'orizzonte, punto di congiuntura tra terra e
cielo, che prelude all'infinitezza del creato)

Ancora una volta attraverso la pittura leonardo dimostra di essere in grado di rappresentare l'infinitezza del mondo,
senza la possibilità di arrivare a una matrice se non Dio.
Difficoltà di farlo oltre le finestre con la famosa tecnica dello sfumato

tutto perfettamente converge (linee del soffitto, delle pareti, della camera) verso Gesù che è il centro e punto di fuga.
Tutte le indicazioni iconologiche: tutto arriva a Dio.

Straordinario nella sua scelta minimalista: sembra un ambiente modernissimo, una stanza vuota con tagli nitidi chiari
e ortogonali delle finestre. Non c'è un elemento di arredo e di decoro.
Un grande della metafisica, corrente pittorica del 900), considerava questo suo "affresco" un suo punto di
riferimento, il suo mentore; dice che il primo minimalista è stato leonardo perché è riuscito in un ambiente spoglio a
creare un evento di grande intensità emotiva: la scena la fanno i personaggi

Prima novita: a differenza della tradizione lui mette tutti gli apostoli al di la della tavola, vicino. Tradizionalmente
Giuda veniva messo dal lato opposto, di spalle, per farci capire che quello è il traditore.
Lui invece lo mescola tra gli apostoli

Gli apostoli sono raggruppati a gruppi di 3 che convergono tra i loro, attraverso gesti e sguardi. Ritorna la poetica
della gestualita che era stata introdotta da Giotto e che con Leonardo raggiunge un livello di intensità emotiva
ineguagliabile.

Leonardo pero sposta il racconto sacro da una dimensione religiosa a una laica. Non è tanto il racconto dell'ultima
cena, quanto invece il tradimento di un amico: perché raggiunga il livello più alto della sacralita, ha bisogno dI
passare per la lettura laica.
il tradimento di un amico (persona che ti sei scelto e su cui riponi tutte le speranze) è il dolore più grande che si possa
sperimentare; il dolore più grande quindi non è tanto il racconto dell'episodio religioso (che potrebbe non arrivare a
tutti), ma il tradimento di un amico (dolore tanto universale da poter toccare chiunque, credenti e non credenti).
In questo modo tutti possono capire la ferocia di questa esperienza, in quanto tradimento dell'affetto più caro che
abbiamo.

Annunciazione
Uno dei primi esempi degli esordi pittorici fiorentini è costituito dalla tavola dell'Annunciazione, ora agli Uffizi, che
ancora ricorda i modi del Verrocchio. La tavola, databile 11472/1475, è divisa orizzontalmente in due parti da un
basso muretto che delimita un giardino:
al di qua si svolge l'evento miracoloso e straordinario dell'Annunciazione, al di là un ampio paesaggio fluviale (alla
sinistra dell'angelo) e marino (a destra) rivela lontane montagne perse nella foschia. Il restauro del 2000, rimuovendo
patine di sporco e ridipinture arbitrarie, ha restituito all'opera una luminosità morbida e diffusa.
L'angelo, con le ali ancora spiegate, è proteso verso la Vergine che, seduta appena fuori della porta della propria casa
(un edificio di gusto tardo-quattrocentesco intonacato e con bugne che rifiniscono gli spigoli e il portale), è seduta
davanti a un leggio. La giovane donna rivela sorpresa, sollevando il braccio sinistro e mostrando il palmo della mano,
ma il suo volto, dolcissimo e sereno, è imperturbabile, mentre la mano destra indugia sul libro che stava leggendo e
ne tiene ancora aperte le pagine.
Tra il giardino dell' Annunciazione e lo sfondo paesaggistico, all'azione di separazione del muretto si aggiunge il filtro,
quasi un tendaggio sfrangiato, costituito dal filare di varie essenze arboree: olmi, cipressi e abeti. Esse contribuiscono
a rendere più intimo e raccolto il primo piano; allo stesso tempo restringono la veduta, lasciando aperto
- tra i due cipressi di destra - lo spazio necessario per inquadrare un'alta montagna poco lontana da una città
portuale. La nuvola che avvolge l'ultimo tratto del monte, prima della vetta, sta a indicare la grande altezza del monte
stesso, di cui, dal basso, è impedita la vista completa, in aderenza a quanto Leonardo avrebbe scritto negli anni
successivi in varie note di carattere geo-meteorologico.
I cipressi scandiscono verticalmente il dipinto aggiungendosi alle tracce verticali dell'edificio, mentre il punto di fuga
centrale, collocato a circa due terzi dell'altezza della tavola, esattamente sull'asse minore e sulla montagna alla destra
della città lontana, sottolinea proprio la veduta tra i due
cipressi di destra Fig. 17.38.
tavola dell’Annunciazione, uno dei suoi maggiori capolavori, è possibile cogliere non pochi riferimenti
alla geometria e all’architettura da parte del genio che conferiva alle sue figure “il moto et il fiato”.
Un leggero vento, scaturito dal planare dell’Arcangelo Gabriele di fronte alla Vergine, sembra investire
l’osservatore e le pagine del libro che Maria sta leggendo proprio quando l’angelo le si presenta
dinnanzi.
In quest’opera, realizzata nel 1472, quando aveva vent’anni ed era attivo nella Bottega del
Verrocchio, Leonardo si allontana volutamente dall’iconografia tradizionale dell’Annunciazione, per
collocare il tema sacro, il dialogo tra Maria e l’Angelo, in un’ambientazione naturalistica, decisamente
terrena.

Cosa rappresenta la scena dell'Annunciazione?


Davanti a un palazzo rinascimentale, in un rigoglioso giardino recintato, l’Arcangelo Gabriele si
inginocchia davanti alla Vergine rivolgendole il saluto. Maria - seduta con grande dignità davanti a un
leggìo sul quale è poggiato un libro - gli risponde. La natura occupa, in questa tavola, uno spazio
rilevante, quasi a voler sottolineare come il miracolo dell'Incarnazione divina coinvolga, oltre che
un'umana come Maria, l'intero creato. I fiori e le altre specie vegetali che si affastellano nel prato e
nello sfondo sono descritti minuziosamente e sembrano studiati con una precisione lenticolare.
Oltre il muretto e i cipressi, simili a colonne, quasi a dividere matematicamente la scena, si intravedono
sullo sfondo un fiume con anse e barche, e alte montagne punteggiate da torri. La luce è
chiarissima, come mattutina, e ingentilisce i contorni delle figure, preannunciando lo "sfumato".

Che cosa ha in mano l’Arcangelo Gabriele?


L’Arcangelo offre a Maria un giglio, simbolo di purezza e castità.

Cosa sta facendo la Vergine?


Quando L’Arcangelo giunge a farle visita, Maria ha la mano destra appoggiata sul libro come se volesse
evitare che si chiudesse (magari per il vento provocato dall'atterraggio), mentre la sinistra è alzata in
segno di accettazione del suo destino. L’ampio mantello azzurro che le copre le gambe e ricade anche
sul seggio, conferendo alla scena un forte senso di plasticità ed esalta la forma nascosta delle gambe.
La testa di Maria è ridipinta.

Dov’è ambientata la scena?


La scena della Annunciazione rappresentata da Leonardo è ambientata in un hortus conclusus (un
"giardino recintato") forma tipica di giardino medievale, legato soprattutto a monasteri e conventi. Il
maestro sceglie il giardino recintato come ambientazione per alludere al ventre di Maria, alla purezza
della Vergine.

Cosa si intravede dalla piccola porta alle spalle di Maria?


Se si osserva con attenzione, alle spalle della Vergine, c’è una piccola porta attraverso la quale si
intravede la camera da letto di Maria.

Quali sono gli elementi “terreni” a cui fa ricorso Leonardo?


La tradizionale scena sacra è posta dall’artista in un’ambientazione naturalistica e terrena. L’Angelo ha
una corporeità concreta, suggerita dall’ombra proiettata sul prato e dai panneggi che presuppongono
studi dal vero. L’artista lo raffigura in una posizione classica, come appena planato con le sue ali
battenti, nel momento poco prima di richiudersi, che ricordano quelle di qualche poderoso
rapace. Leonardo, rappresentando il peso della veste sull’erba, sembra quasi voler raffigurare l’istante
esatto in cui l’Angelo atterra di fronte alla Vergine, facendo quasi percepire a chi osserva lo
spostamento d'aria. L'impostazione della posizione è classica leonardesca, considerando il panneggio, a
pieghe ampie e morbide. Giorgio Vasari racconta che talvolta l'artista realizzava modelli in argilla delle
figure, le avvolgeva in morbidi manti bagnati nel gesso e quindi riproduceva pazientemente
l'andamento del panneggio.
La posizione delle mani dell’Angelo è naturale: la destra è benedicente, e la sinistra a reggere il giglio.
Lo sguardo è rivolto fisso verso Maria, nell'atto dell'annuncio.
Il Maestro, con una resa straordinaria, distende sulla tavola una luce crepuscolare che plasma le forme,
rende omogenea la scena e mette in risalto le sagome scure degli alberi sul lontano paesaggio dello
sfondo, dominato dai toni sfumati cari all’artista.
Cosa rappresenta Leonardo di fronte alla Vergine?
Maria si trova dietro un altare in marmo scolpito su cui è appoggiato il leggìo. In questo altare decorato
con motivi classici, che trovano riscontro in un monumento del Verrocchio, la Tomba di Giovanni e Piero
de' Medici nella sagrestia Vecchia di San Lorenzo, si percepiscono gli insegnamenti del Maestro di
Leonardo.
Tra i riccioli superiori, che riecheggiano l'ordine ionico, è teso un festone con foglie frutta e fiori,
sormontato da una conchiglia tra nastri svolazzanti, simbolo della "nuova Venere", cioè Maria, e della
bellezza eterna.

Cosa sta leggendo la Vergine?


Prima della visita dell’Angelo, Maria stava leggendo il libro delle Sacre Scritture, simbolo delle profezie
del Vecchio Testamento (in particolare in questo caso è rappresentato un passo di Isaia), che si
avverano con l'atto di accettazione di Maria. Di estrema raffinatezza è il velo semitrasparente sotto il
libro.

Cosa si intravede a una visione molto ravvicinata?


Se ci si avvicina al dipinto si possono intravedere le impronte digitali del ventenne Leonardo che usava
talvolta sfumare il colore con i polpastrelli per ottenere effetti di sfumatura e amalgama. Questa
tecnica si riscontra sulle foglie dei festoni alla base del leggìo e sulle dita della mano destra della
Vergine.

Un apparente errore di prospettiva


Alcuni critici imputarono alcune anomalie prospettiche presenti nell’Annunciazione alla giovane età di
Leonardo. Ma lo storico dell’arte Antonio Natali confuta la tesi dell’esistenza di un errore di
prospettiva nel dipinto per sostenere la necessità di un obbligato punto di vista. Significa che Leonardo
aveva realizzato il suo capolavoro perché fosse ammirato da un punto di vista privilegiato. Il Maestro
aveva forse previsto la tavola per un “fornimento ligneo”, cioè per una stanza foderata di legno e
impreziosita da opere come questa.
Se la si guarda frontalmente, si percepiscono una serie di distonie prospettiche, come l’angelo che
sembra scivolare anziché inginocchiarsi o il braccio destro della Madonna, apparentemente più lungo
del sinistro. Se invece ci spostiamo ponendoci alla destra della tavola, notiamo che tutto si ricompone.

Dove si trova oggi L’Annunciazione di Leonardo?


La tavola è conservata nella Sala 35 delle Gallerie degli Uffizi. Nel museo fiorentino è arrivata nel
1867 dalla sagrestia della chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori porta San Frediano a Firenze.
Del dipinto non si conoscono né la collocazione originaria, né la committenza.

Che cosa hanno in comune l’Annunciazione, Guernica di Picasso e il Partenone?


Secondo l’architetto Franca Manenti Valli, che offre dell’Annunciazione una lettura in chiave
matematico-simbolica, Leonardo sceglie per la sua tavola la stessa proporzione che, attraverso i secoli,
connota la planimetria del Partenone e la tela di Guernica.
Inscrivendo sulla base della tavola una semicirconferenza di cui la base è il diametro, si ottiene un
unico quadrato i cui lati verticali corrispondono alla bocca dell’angelo e a quella della Vergine. La
geometria in questo caso viene applicata a una finalità espressiva: porre al centro della scena il dialogo
tra Maria e l'angelo.
Gli studi della Valli individuano, tra le diverse parti della tavola dell’Annunciazione, relazioni regolate
dal rapporto aureo e dimensionate secondo i numeri della progressione di Fibonacci.

Qual è la grande novità di quest’opera?


L'impostazione spaziale, anziché essere data dalla prospettiva geometrica quattrocentesca, è resa
piuttosto dal digradare progressivo dei colori, soprattutto nello sfondo. Leonardo si servì infatti della
prospettiva aerea, tecnica che prevedeva la misura delle distanze in profondità secondo la densità e il
colore dell'atmosfera interposta.
La luce chiarissima che rende ancora più raffinati i contorni delle figure, dissolvendone i bordi con sottili
gradazioni di colore che si fondono impercettibilmente preannuncia lo "sfumato".

Monnalisa
Il soggetto è identificato in Lisa Gherardini, giovane sposa di Francesco Bartolomeo del Giocondo, da cui derivano le
due definizioni del dipinto, Gioconda o Monna Lisa.
L’esecuzione dell’opera fu lunga, Leonardo la ritoccò molte volte, come evidenziato da un’analisi ai raggi X che ha
svelato l’esistenza di tre versioni dipinte sotto quella visibile.
Le prime pennellate risalgono al 1503. Leonardo si trovava a Firenze proprio mentre il giovane Michelangelo, suo
acceso rivale, riscuoteva i primi grandi successi con il colossale David. In quel periodo le strade dei due grandi geni
del Rinascimento si incrociarono più volte, sia per l’esecuzione di opere in comune sia perché Leonardo fu membro
della commissione incaricata di scegliere il posto dove installare proprio il grande David scolpito dal rivale.
L’esecuzione della Gioconda procedette a rilento, anche perché durante il terzo soggiorno fiorentino Leonardo
accettò altri incarichi in campo artistico, come il cartone di Sant’Anna o la Battaglia di Anghiari, e in campo
ingegneristico-militare, come la costruzione di un canale di deviazione dell’Arno per inondare i nemici di Pisa. In
questo periodo si dedicò anche al completamento di alcuni Codici su geometria, idraulica, astronomia, aerodinamica
e meccanica.
Nel 1508 Leonardo lasciò Firenze per soggiornare prima a Milano e poi a Roma. Nel 1517 lasciò definitivamente
l’Italia per trasferirsi al castello di Clos-Lucé, vicino ad Amboise in Francia, alla corte del re Francesco I. Nei suoi
spostamenti portò con sé anche la Gioconda, alla quale continuò a lavorare con ritocchi e modifiche.
Fu proprio in Francia che Leonardo, ormai anziano, ultimò la Gioconda e la mostrò a dei possibili acquirenti. Non si sa
chi l’abbia acquistata ma nel 1625 il dipinto era nell’elenco delle opere della casa reale. Dopo la Rivoluzione
Francese, Napoleone ne decise il trasferimento al Louvre, dove è ancora conservata e rappresenta l’attrazione
principale dello splendido museo parigino.
La tecnica pittorica utilizzata da Leonardo per la Gioconda è perfetta. Non sono visibili segni di pennello sul quadro, il
disegno è leggero ma efficace, i colori sono caldi e creano un’atmosfera unica che abbraccia la dama e l’osservatore
esterno.
La posa di Monna Lisa, tipica dei ritratti di Leonardo, conferisce eleganza e regalità al soggetto e sarà adottata da
moltissimi artisti, come il grande Raffaello. Il paesaggio sullo sfondo è perfetto anche se sfumato, in pieno stile
leonardiano.
L’aspetto più famoso riguarda lo sguardo e il sorriso della Gioconda. Leonardo ha realizzato l’opera ragionando su
binari paralleli, esprimendo appieno la poliedricità che lo contraddistingue, agendo come ricercatore, filosofo,
pittore e poeta.
L’aspetto filosofico dell’opera è rimasto in secondo piano e poco approfondito. Quello formale, invece, ha
influenzato in modo determinante la ritrattistica fiorentina dei secoli successivi. La nuova impaginazione e la dignità
del modello dovuta all’atteggiamento nobile di Monna Lisa, sono elementi che hanno creato una formula nuova più
poetica, ma al tempo stesso più concreta e viva.
Prima di Leonardo da Vinci i ritratti erano privi di mistero, nei quadri veniva rappresentato esclusivamente l’aspetto
esteriore, totalmente privo di anima. L’intento di manifestare l’anima era espresso solo attraverso gesti, scritte e
oggetti simbolici. Nella Gioconda, invece, l’anima c’è e si avverte, ma non è decifrabile dallo spettatore, il quale
rimane affascinato e incuriosito proprio da questo enigma, incarnato dall’ambiguo sorriso di Monna Lisa.
Proprio l’enigma e l’ambiguità del sorriso hanno reso la Gioconda il quadro più famoso del mondo, attirando però
anche i gesti di folli che hanno provato a distruggerla più di una volta. Nel 1911 Vincenzo Peruggia, ex-impiegato del
Louvre, arrivò addirittura a rubarla dal museo, con l’intento di restituire il capolavoro all’Italia, patria dell’artista che
l’aveva realizzata. Per queste ragioni la Gioconda è oggi protetta da una speciale teca di vetro indistruttibile,
collegata a sofisticati sistemi di allarme.

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