Sei sulla pagina 1di 6

IL SURREALISMO

Il surrealismo è un movimento artistico d'avanguardia(All’inizio del 900 nascono diversi movimenti


artistici chiamati avanguardie.Lo stesso periodo sancisce con la fine della prima guerra mondiale la
fine della belle epoque e degli imperi di prussia , austria e ungheria e la nascita degli Stati uniti
d'america . si crea un clima di incertezze e contraddizioni ma si aprono anche nuovi orizzonti di
ricerca come la psicoanalisi di Freud e le nuove concezioni di tempo e spazio di einstein. Il termine
deriva dall’uso militare come le avanguardie di ardimentosi innovatori ,vengono dette storiche
perchè sono concentrate in un breve arco di tempo e quindi per distinguerle dai più recenti
movimenti artistici. rappresenta i movimenti che danno uno stacco da quelli precedenti cioè
impressionismo e arte classica.Le Avanguardie storiche comprendono:)) del Novecento nato come
evoluzione del dadaismo e che coinvolse tutte le arti, toccando anche letteratura e cinema, nato
negli anni 20 a Parigi; nel 1924 ne fu scritto il primo manifesto. Il Surrealismo è un movimento
letterario e artistico che vuole esprimere una realtà superiore, fatta di irrazionale e di sogno e che
vuole rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Il surrealismo ebbe come principale teorico il
poeta André Breton, che canalizzò la vitalità distruttiva del dadaismo. Breton fu influenzato dalla
lettura de L'interpretazione dei sogni di Freud del 1900; dopo averlo letto arrivò alla conclusione
che fosse inaccettabile il fatto che il sogno e l'inconscio avessero avuto così poco spazio nella
civiltà moderna, e pensò quindi di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui essi
avessero un ruolo fondamentale. Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero quel
processo in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, emerge anche quando
siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e
scopi preordinati. I surrealisti si avvalevano di diverse tecniche per far in modo di attivare il loro
inconscio, una di queste è il cadavre exquis (cadavere squisito), tecnica basata sulla casualità e
sulla coralità, che prevede la collaborazione di più artisti: uno di essi comincia l'operazione
tracciando un disegno, una figura, che deve essere ignorata dagli altri, poi il foglio deve essere
passato a tutti i partecipanti, uno per uno, i quali a loro volta faranno una figura, e così via. Il
surrealismo ha tre tematiche principali:
"amore": inteso come fulcro della vita.
"sogno e follia": considerati i mezzi per superare la razionalità (molti surrealisti ammiravano Freud
e Jung).
"liberazione": dell'individuo dalle convenzioni sociali. Si differenzia dalla metafisica, il surrealismo
è l’interpretazione della rappresentazione dei sogni, riusciamo a vedere soggetti rappresentati in
situazioni non spiegabili razionalmente, vi è un collegamento con l’inconscio. Il surrealismo vuole
suscitare nell’osservatore un atteggiamento di stupore, disorientamento e anche divertimento. Tra
i rappresentanti abbiamo Renè Magritte, Miró e Dalì. Dalì attraverso le sue opere rappresenta
proprio il sogno, c’è un legame all’arte classica per via della sua preparazione, c’è quindi questo
rimando all’arte classica per l’armonia dei corpi rappresentati, Miró : i suoi dipinti si associano a
quelli fatto dai bambini, lui incoraggia l’arte figurativa e l’arte astratta (strettamente distinte ma
con lui convivono) nel carnevale di Arlecchino per esempio, Magritte nelle sue opere c’è una
mescolanza di mondo reale e irreale, puntano soprattutto sul concetto di inganno si basano sulla
visione secondo la quale non tutto ciò che vediamo è vero.
Venere di Milo a cassetti
Venere di Milo con cassetti è una scultura realizzata nel 1936 da Salvador Dalí che riproduce la
statua classica ( di ALESSANDRO DI ANTIOCHIA) con una variante: ha sparso per il corpo alcuni
cassetti apribili grazie a pomelli. I cassetti alludono metaforicamente alle zone più profonde e
segrete del nostro subconscio. Secondo Dalì significa oltrepassare i consolidati canoni di bellezza
ideale tipica dell'arte classica. Si ispira alla Venere di Milo, riprende l’opera e la modifica creando
una sorta di cassetti, questi rappresentano i luoghi nascosti del nostro essere e del nostro animo.
Quindi realizza nel ventre, nei seni e nelle ginocchia della donna, questi cassetti che si possono
aprire con dei pomelli fatti di peluche, la struttura è un bronzo ricoperto da gesso. E’ ubicata
presso: Art Institute of Chicago

La persistenza della memoria


La persistenza della memoria è un dipinto a olio su tela del surrealista spagnolo
Salvador Dalí, realizzato nel 1931 e conservato al Museum of Modern Art di New
York. Opera surrealista per antonomasia, La persistenza della memoria raffigura una
landa deserta dominata dalla presenza di alcuni orologi molli, dalla consistenza quasi
fluida, simboli dell'elasticità del tempo. La persistenza della memoria raffigura un
paesaggio costiero della costa Brava, nei pressi di Port Lligat, dominato da un cielo
con delle sfumature gialle e celesti. È una tela a sviluppo orizzontale, in primo piano
nell’angolo a sinistra abbiamo la presenza di due orologi uno rosso e uno a pendolo,
sopra a quello rosso ci sono delle formiche, mentre l’orologio a pendolo è
completamente sciolto come l’altro orologio che si trova sul ramo dell’albero ormai
senza vita, questa presenza di orologi che si sciolgono eliminano il concetto di
tempo, in quanto nel sogno il tempo non esiste e gli orologi quindi perdono la
propria funzione. Più o meno al centro del quadro vi è una figura antropomorfa con
un naso e un occhio che sembra essere una forma inconsistente, senza volume
infatti si adagia alla morfologia del terreno. Esiste un orizzonte sottolineato dal
punto in cui la terra si va a unire con il mare ed è anche il punto di massima luce; il
mare è diviso dal cielo da una striscia più chiara di luce profonda. In alto nell’angolo
a destra c’è la presenza di un rocciato, è tutto molto equilibrato, c’è infatti un
bilancio di pesi nei soggetti rappresentati e nell’inserimento sulla tela. I colori sono
maggiormente caldi, per 3/4 del dipinto troviamo il marrone, che è poi mitigato
dalla presenza del cielo e del mare, azzurri, dalla piattaforma anch’essa azzurra che
sembra una piscina d’acqua, e dagli orologi. È un paesaggio desertico,
fondamentalmente senza vita. Mostrandosi assai sensibile all'influsso di Sigmund
Freud, Dalì con La persistenza della memoria riflette sulla relatività del tempo.
Nell’opera sono raffigurati diversi oggetti, a testimonianza che il tempo non scorre
nello stesso modo per gli uomini, gli animali e i vegetali.

La condizione umana
La condizione umana è il nome di due dipinti realizzati dal pittore belga René
Magritte. Il primo di essi risale al 1933 ed è situato alla National Gallery di
Washington, mentre il secondo venne realizzato due anni più tardi e appartiene alla
collezione Simon Spierer di Ginevra.
Entrambi i quadri appartengono alla serie del "quadro nel quadro", in cui Magritte
gioca sulla percezione della realtà dando differenti punti di vista ed evoca un confine
sottile, quasi indefinito, tra ciò è reale e quello che ne è la sua percezione.
Vediamo l’interno di una stanza, nello specifico una finestra, avanti alla finestra vi è
Una tela, un quadro disposto su un supporto, il quadro riproduce la realtà, infatti a
primo impatto sembrerebbe una finestra con un paesaggio creando un inganno per
l’osservatore. Ma osservando con più attenzione notiamo poi il cavalletto e il
margine della tela e ci fanno comprendere che quello che vediamo Non è il
paesaggio ma bensì la riproduzione di ciò che si trova oltre al quadro. In primo piano
spiccano i colori caldi come quelli delle tende, il pavimento, la parete, i piedi del
cavalletto, in lontananza abbiamo invece i colori freddi, quasi a riportarci a Leonardo
con la sua prospettiva aerea. La luce è doppia, è presente una luce interna alla
stanza, che crea delle ombre sul pavimento come quelle dei piedi del cavalletto e
contemporaneamente c’è una luce esterna che va a determinare le ombre delle
tende sulla parete. La finestra ha una forma ad arco ribassato ( raggio dell’arco
maggiore della freccia). Il tratto pittorico del paesaggio è vario ci sono pennelatte
sottili, a virgolette, che dimostrano la conoscenza dei movimenti artistici precedenti
come l’impressionismo, il puntinismo, il realismo. Nelle due opere è svelata
l'illusione ottica dovuta alla sovrapposizione del paesaggio sul cavalletto e di quello
fuori della finestra ma rimane intatto il mistero del confine tra pittura e materialità,
sogno e realtà, tipico del surrealismo. Il poeta dei sogni affida alle immagini il
compito di leggere gli aspetti più reconditi del pensiero umano. Magritte conferisce
un ruolo conoscitivo alla sua arte visionaria, mettendo in discussione il mondo reale
senza inibire l'intelligenza, in una continua ricerca sistematica di voler trasdurre il
"pensiero in immagini". Il taglio la forma e la dimensione delle due opere hanno la
funzione di guidare e condizionare il modo di osservare e giudicare la realtà.
Carnevale di Arlecchino
Il carnevale di Arlecchino è un quadro dipinto con tecnica a olio su tela, realizzato da
Joan Miró nel biennio 1924-1925, dunque dopo l'adesione al Surrealismo. Già
appartenuto a Pierre Matisse, è oggi conservato nella Albright-Knox Art Gallery di
Buffalo. Miro unisce arte astratta e arte figurativa. È una tela a sviluppo orizzontale,
la rappresentazione di un interno, sulla quale sono rappresentati degli oggetti che
richiamano il mondo reale (tavolino, gatto, chitarra, finestra). Abbiamo una
prospettiva data proprio dai lati del tavolo, in diagonale, dalla finestra. Nella finestra
abbiamo anche la presenza di ciò che si trova oltre la stanza chiusa, il cielo, il sole.
Mirò compose questo quadro prima che Breton scrivesse il manifesto surrealista,
ma in esso applica già la tecnica surrealista dell'automatismo psichico, che prevede
di mettere a dura prova il corpo per permettere all'immaginazione di perdersi in
visioni fantastiche e surreali. Lo scopo dell'artista in questo quadro è proprio
rappresentare una delle sue visioni. Si riconosce qualche elemento della realtà (un
gatto, un tavolo, un pesce, una scala). Dalla finestra un triangolo nero che emerge
simboleggia la Tour Eiffel; un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su un
tavolo, sta a indicare un mappamondo; ma questi non sono altro che elementi della
realtà che si trasformano dando origine alla visione. Tutti gli oggetti sono fluttuanti,
quasi fossero inventati. Popolano questo ampio spazio alla stregua di fantasmi.
La Trahison des images (in italiano: Il tradimento delle immagini) è un dipinto a olio
su tela del pittore surrealista belga René Magritte, realizzato nel 1928-29 e
conservato nel Los Angeles County Museum of Art.L'opera, contestando la
raffigurazione della pipa (non si tratta di fatto di una pipa, bensì di una sua
immagine), mira a mettere in risalto la differenza di tangibilità e consistenza che il
mondo della realtà ha con quello dei segni, invitando nello stesso tempo alla
riflessione sulla complessità del linguaggio.
Magritte prende oggetti di uso comune li riproduce e poi aggiunge delle scritte.
Come nell’opera della pipa, è la rappresentazione dell’oggetto, accompagnata dalla
scritta “questa non è una pipa” ciò sta ad indicare il concetto che l’osservatore non
deve farsi trarre in inganno in quanto quella che vede non è effettivamente una
pipa, bensì una rappresentazione grafica dell’oggetto. Magritte era molto
interessato nel dimostrare in chiave pittorica la fallacia e gli equivoci del linguaggio,
abitualmente utilizzato - nonostante la sua intrinseca insufficienza rappresentativa -
per descrivere la realtà. È così che, in una maniera lampante, quasi banale, viene
svelata la vera natura dell'opera, ovvero il fatto che l'oggetto ivi raffigurato, per
quanto realistico, per tangibilità e consistenza non è affatto una pipa.

L'architettura italiana nel periodo fascista comprende una serie di stili e correnti,
spesso confuse in una variegata espressione di "architettura fascista".Le opere
costruite nel ventennio del regime, hanno lasciato un segno indelebile sul volto
dell’Italia Suscitando l'interesse anche da parte di riviste come il new York time che
pose come centro di un articolo un interrogativo: “Perché così tanti monumenti
fascisti sono ancora in piedi in Italia?”. Dietro le manie di grandezza di Benito
Mussolini e in generale dietro l'architettura fascista, si nasconde infatti la nascita del
modernismo, con le due sue correnti architettoniche, nate parallelamente. Da un
lato il razionalismo, in sintonia con le tendenze europee del funzionalismo; dall’
altro il monumentalismo, dalle forti caratterizzazioni scenografiche, sostenuto dal
Fascismo che si appropriò del movimento per farne uno strumento politico tramite il
quale diffondere i propri ideali tra le masse. L'Italia del ventennio è isolata dal
mondo culturale europeo più evoluto, che propone in architettura i temi
del Movimento Moderno, così questi non sono conosciuti o vengono mal
interpretati dagli architetti italiani. Il tutto si concentra in dibattito superficiale, che
non coglie i caratteri originari dell'International Style e si riduce a una
modernizzazione esteriore dello stile, con l'adozione di forme
semplificate, murature lisce, balconi pieni, cornici spianate, capitelli alleggeriti, archi
elementarizzati, colonne smussate, abbassando così notevolmente il livello
dell'edilizia pubblica. Palazzo della questura E' uno dei palazzi del centro storico,
sede della Questura di Napoli,è estratto dal catalogo immobiliare delle opere
d'architettura fascista.
E' rivestito di lastre di travertino che ne prospettano facciate su tutti e quattro i lati,
bianche, tese e nude, inscritte al codice araldico del Fascio, ma che, tuttavia, non lo
hanno slegato al concetto ottocentesco di palazzo pubblico, data l'imperitura forza
della gerarchizzazione delle facciate, che acquistano maggiore o minore importanza
rispetto alla strada su cui esse stesse affacciano.
A forma di trapezio allungato, forma che tra l'altro mantiene fin dentro il primo
cortile, ha diversi ingressi ed uno di questi è dato su via Medina, di fronte alla chiesa
di San Diego dell'Ospedaletto. Quest'ultima, c'è da ricordare, è annessa all'oratorio
della chiesa Pietà de'Turchini, e proprio il vecchio monastero della chiesa
dell'Ospedaletto è massimamente frequentato dal personale civile ed
amministrativo della P.S., e dal Corpo di Guardia; è aperto al pubblico per le attività
di rito proprie delle Forze dell'Ordine le quali ad ogni modo detengono altri uffici di
espletamento sul fronte opposto.Su via Armando Diaz si sviluppa il massimo della
rappresentatività dell’immobile e della sua ragione di essere il palazzo simbolo delle
autorità e della sicurezza pubblica. Su questo lato infatti sono visibili gli elementi
dell’araldica fascista che concludono, assieme ad un’iscrizione, il lungo asse di
simmetria della facciata, in accordo con la pendenza della strada. La superficie di
questo lato del palazzo è stilizzata armonicamente da tre esili fasce littori poco sotto
il cornicione. La sequenza delle bucature sul piano di facciata, unite dal primo al
quinto piano in bande verticali, è interrotta da una striscia centrale, mentre in alto
all’altezza del cornicione, le bucature sono esaltate dalla profondità del chiaroscuro
dei cornicioni lievemente aggettanti. Infine, sulle scabre superfici di facciata sono
state nascoste magistralmente, da sottilissime vene d’ombra, il punto su cui le lastre
vennero tagliate ed i punti di incasso che appena si percepiscono e che riscattano in
parte la monotona fissità dei prospetti.

Potrebbero piacerti anche