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Impressionismo

Per inquadrare il contesto in cui si sviluppa l'impressionismo partirei dall'esposizione di un quadro di


Camille Pissarro ossia "boulevard montmartre in un mattino d'inverno" che è un olio su tela
conservato a New York nel Metropolitan Museum of art.

Nel dipinto di Pissarro si osserva un Boulevard parigino che non è altro che un ampio viale. Possiamo
notare le carrozze che procedono in entrambe le direzioni, I passanti in primo piano che
attraversano la strada, mentre altri camminano lungo l’ampio marciapiede di destra e di sinistra.

Inoltre alberi esili, dai rami privi di foglie, sono allineati ai lati del grande viale e coprono alcune
facciate delle case che si susseguono in profondità. Inoltre Dobbiamo fare particolare attenzione ai
Chioschi che nascono lungo il viale perché caratteristici di questo periodo.

Questo quadro è stato realizzato nel 1897 ma perfettamente inquadra ciò che avvenne circa 20 anni
prima.

Nel 1870, infatti, Parigi, oltre al consolidamento della 3ª repubblica consolida anche il proprio
aspetto borghese e festoso. Si arricchisce di teatri, musei, ristoranti, sale da Ballo e soprattutto di
caffè.

Come possiamo anche notare da ciò che ritrae Pisarro, i tavolini di questi ultimi finiscono per
invadere gli enormi marciapiedi dei viali cittadini che secondo quando scriveva suggestivamente un
testimone dell'epoca, appaiono come "una lunga sala all'aperto scintillante di luci e di colori."

Immaginiamo adesso di entrare in uno di questi Caffè: al bancone troviamo la cameriera bionda che
Manet raffigura ne "il bar delle Folies Bergere".

In questo dipinto notiamo tutti i tratti caratterizzanti della pittura di Manet: dell'amore per il
quotidiano al gusto per la natura morta, vediamo infatti le bottiglie, la fruttiera di cristallo e il
bicchiere con le rose; Usa colori piatti e senza chiaroscuro alla scintillante suggestione delle luci
riflesse.

Immaginiamo adesso di voltarci e trovare una donna e un uomo: una prostituta di periferia,
agghindata in modo vistoso, e un barbone trasandato, esattamente quelli raffigurati da Degas
nell'assenzio.

Dinnanzi alla donna, sul piano di marmo del tavolino, vi è il bicchiere verdastro dell'assenzio che del
titolo al dipinto. Davanti al barbone sta invece un calice di vino. Entrambi i personaggi hanno lo
sguardo perso nel vuoto, come se stessero seguendo il filo invisibile dei loro pensieri. Pur essendo
seduti accanto sono fra loro lontanissimi, quasi a simboleggiare quanto la solitudine possa rendere
incapaci di comunicare. L'atmosfera del locale è pesante come lo stato d'animo dei 2 avventori,
imprigionati in uno spazio squallido e angusto di cui l'artista ci offre una descrizione impietosamente
realistica.

Edgard Degas è un pittore che non ama i paesaggi infatti le sue ambientazioni fanno riferimento ai
caratteristici interni parigini.
L'ambiente dei Caffè parigini esercita un grande fascino sugli artisti del tempo infatti anche Van
Gogh, nel 1877, dedica una natura morta a un tavolino di caffè con assenzio nel quale tutte
l'atmosfera circostante è quasi permeata dai riflessi verdognoli del bicchiere di liquore. Anche Manet
si cimenta più volte con temi analoghi e nella Prugna, una tela del 1878, sembra direttamente
rispondere all'assenzio di Degas.

Nello stesso locale inserirei anche un altro dipinto, quello di Paolo Cézanne, ossia "I giocatori di
Carte".

Vediamo due uomini che giocano a carte davanti a uno specchio. Potrebbe sembrare un tema
tipicamente impressionista infatti ricorda Molto le due opere precedenti di cui ho parlato. In questo
dipinto però non c'è più nulla di impressionista. Lo specchio per esempio è quasi opaco e sembra far
parte della boiserie, Cioè del rivestimento ligneo, per cui la tensione di Cezanne è tutta per il tavolo
e per i giocatori. Il modo in cui vengono rappresentati li avvicina a dei manichini inanimati, quindi
capiamo come Cezanne isoli i volumi e la geometria basilare dei corpi tridimensionali anticipando il
cubismo di Picasso. Vediamo come alla forma emisferica del cappello a destra corrisponde il cilindro
del cappello di quello di sinistra. Notiamo i parallelepipedi che formano il tavolino, la tovaglia i cui
risvolti sembrano metallici e configurano anch'essi delle superfici geometriche semplici.

Da altri dipinti anche dello stesso Pisarro, l'autore del primo dipinto di cui ho parlato, notiamo come
la notte veniva rischiarata da un impianto di lampioni a gas tecnologicamente all'avanguardia che
hanno contribuito a consolidare la fama di Parigi come ville lumiere.

L’Impressionismo, infatti, è stato sicuramente il movimento artistico più importante della seconda
metà dell’Ottocento, capace di rivoluzionare, in Francia come nel resto d’Europa, gli stilemi
tradizionali ed aprire la strada alle numerose avanguardie che si sarebbero imposte nel secolo
successivo.

Gli elementi fondamentali del movimento sono a tutti noti: il tentativo spasmodico di catturare
l’impressione che la luce dava scendendo sulle cose, cercando di cogliere la luce migliore; fare la
pittura en plein air, ovvero all’ aria aperta e non più dentro agli atelier (favoriti sicuramente
dall’invenzione avvenuta in quegli stessi anni del cavalletto portatile e dei colori ad olio in tubetto).
In ultimo, ma non ultimo, fare uso di pennellate veloci e di colori forti.

L’Impressionismo divenne un movimento dove, a partire da un ideale teorico e da una tecnica


simile, ognuno fu libero di cercare la propria strada.

La rivoluzione portata avanti da questo gruppo fu molto legata anche alla tecnica di realizzazione.
L’intento rimase sempre quello di rappresentare l’attimo, il momento, e soprattutto la luce,
considerata come l’elemento che maggiormente definisce il tempo nel corso della giornata.

I dipinti impressionisti sono dipinti che si spiegano da soli, che ci mostrano senza simbolismi o
elucubrazioni l’emozione di chi li ha creati. Esprimono concetti semplici e universali come la bellezza
dei pomeriggi estivi, la magia della luce del sole e lo strano fascino di Parigi. Evocano la bellezza della
modernità ma anche della natura, celebrando la vita come qualcosa di piacevole e degno di essere
riprodotto su tela. Il movimento impressionista fu il primo a segnare una svolta decisiva nella
rappresentazione pittorica: scalzando dal podio le figure mitologiche e religiose che per secoli
avevano monopolizzato la scena artistica, volle favorire una realtà che irrompeva nelle tele e che
non aveva bisogno di intermediari per essere compresa.
Questo radicale cambiamento fu dovuto non solo alla volontà di un gruppo di straordinari artisti di
rivoluzionare le tecniche pittoriche ma anche in considerazione del fatto che si stava insinuando nel
mondo un modo tutto nuovo di fermare le immagini in un solo istante, un mezzo che permetteva di
ritrarre la realtà attraverso metodi molto più rapidi della rappresentazione pittorica: la fotografia.

A tal proposito volevo citare l'opera di Edgard Degas: La lezione di danza. Qui vediamo come il taglio
che Degas impone al dipinto sia di tipo fotografico e, come in un'istantanea, alcune figure risultano
fuoriuscire parzialmente dall'inquadratura.

In questa tela l'artista rappresenta il momento in cui una giovane ballerina al centro sta provando un
passo di danza sotto l'occhio vigile del maestro mentre le altre ragazze, disposte in semicerchio,
osservano attendendo a loro volta il proprio turno. I gesti delle ballerine sono indagati con
attenzione quasi ossessiva. Quella con il fiocco giallo-oro seduta sul pianoforte, ad esempio, si sta
grattando la schiena con la mano sinistra; Quella di spalle con il fiocco rosso fra i capelli, invece, sta
sventolandosi con un ventaglio. Tra le altre, poi, c'è quella che si aggiusta l'orecchino, quella che si
sistema l'acconciatura, quella che osserva, un'altra che ride, una che parla con la compagna: come in
ogni aula scolastica quando sul finire della lezione l'atmosfera si fa più rilassata e formale.

Il tutto è illuminato da una luce morbida, fornita da un finestrone a destra fuori dalla scena. Dal
punto di vista tecnico Degas non rifiuta il disegno prospettico, Infatti individua un punto di fuga
esterno al dipinto e una linea d'orizzonte all'altezza di un ipotetico osservatore.

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