L’impressionismo è un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi.
Deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana. Ma, rispetto al realismo, non ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli della società del tempo. La vicenda dell’impressionismo è quasi una cometa che attraversa la storia dell’arte, rivoluzionandone completamente soprattutto la tecnica. Dura poco meno di venti anni: al 1880 l’impressionismo può già considerarsi una esperienza chiusa. Esso, tuttavia, lascia una eredità con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive. E' l’impressionismo ad aprire la storia dell’arte contemporanea. Dal punto di vista della poetica l’impressionismo sembra indifferente ai soggetti. Divenne lo stile della dolce vita parigina di quegli anni. Non c’è, nell’impressionismo, alcuna romantica evasione verso mondi idilliaci, sia rurali sia mitici; c’è invece una volontà dichiarata di calarsi interamente nella realtà urbana di quegli anni per evidenziarne tutti i lati positivi e piacevoli. La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, anche se molta della sua fortuna presso il grande pubblico deriva dalla sua poetica. La tecnica impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Evita qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione. E per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior fedeltà possibile. Date fondamentali per seguire lo sviluppo dell’impressionismo sono: 1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba»; 1874: anno della prima mostra dei pittori impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar; 1886: anno dell’ottava e ultima mostra impressionista. Punti fondamentali per seguire le specificità dell’impressionismo sono: 1. il problema della luce e del colore; 2. la pittura en plein air; 3. la esaltazione dell’attimo fuggente; 4. i soggetti urbani. LA LUCE La grande specificità del linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso del colore e della luce. Sono gli elementi principali della visione: l’occhio umano percepisce inizialmente la luce e i colori, dopo di che, attraverso la sua capacità di elaborazione cerebrale distingue le forme e lo spazio in cui sono collocate. La maggior parte della esperienza pittorica occidentale, tranne alcune eccezioni, si è sempre basata sulla rappresentazione delle forme e dello spazio. Il colore che percepiamo dagli oggetti è luce riflessa dagli oggetti stessi. In questo caso, l’oggetto di colore verde non riflette le onde di colore rosso e blu, ma solo quelle corrispondenti al verde. In pratica, l’oggetto, tra tutte le onde che costituiscono lo spettro visibile della luce, ne seleziona solo alcune. I colori che l’artista pone su una tela bianca seguono lo stesso meccanismo: selezionano solo alcune onde da riflette. In pratica, i colori sono dei filtri che non consentono la riflessione degli altri colori. In questo caso, sovrapponendo più colori, si ottiene, successivamente, la progressiva filtratura, e quindi soppressione, di varie colorazioni, fino a giungere al nero. In questo caso si ottiene quella che viene definita sintesi sottrattiva. Le Leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vibranti" e vive. I colori posti su una tela agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si mischiano e si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà. Per far ciò adottano le seguenti tecniche: 1. utilizzano solo colori puri; 2. assenza totale del chiaro-scuro; 3. per esaltare la sensazione luminosa accostano colori complementari; 4. non usano mai il nero; 5. anche le ombre sono colorate. PITTURA “EN PLEIN AIR” La pittura, così come concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi, pertanto, riducono, e in alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Questa scelta esecutiva si accostava all’altra caratteristica di questo movimento: la realizzazione dei quadri non negli atelier ma direttamente sul posto, ciò che viene definito en plein air. Gli impressionisti, e soprattutto Monet, portarono al limite estremo questa pratica dell’en plein air realizzando e finendo i loro quadri direttamente sul posto. Questa scelta era dettata dalla volontà di cogliere con freschezza e immediatezza tutti gli effetti luministici che la visione diretta fornisce. Una successiva prosecuzione del quadro nello studio avrebbe messo in gioco la memoria che poteva alterare la sensazione immediata di una visione. Gli impressionisti avevano osservato che la luce è estremamente mutevole. Che, quindi, anche i colori erano soggetti a continue variazioni. E questa sensazione di mutevolezza è una delle sensazioni piacevoli della visione diretta che loro temevano si perdesse con una stesura troppo meditata dell’opera. Gli Impressionisti osservano che la luce, a seconda delle diverse ore del giorno e della sua intensità, modifica continuamente il colore degli oggetti e della natura: un fenomeno affascinante che riproducono nei loro dipinti. [IL GIAPPONESISMO] Nel 1858 si aprono le rotte commerciali col Giappone mentre nel 1862 apre a Parigi il primo negozio di arte orientale - “La porte chinoise” (Manet-Degas). Più particolari sono le xilografie policrome dette ukiyo-e (Hokusai - hiroshige - Utamaro). Caratteristiche: - taglio compositivo ravvicinato - composizioni asimmetriche - superfici vuote come spazi attivi - assenza di prospettiva - assenza di chiaroscuro - colori accesi e contrastanti L’ATTIMO FUGGENTE La scelta dei pittori impressionisti di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee portò questo stile ad esaltare su tutto la sensazione dell’attimo fuggente. Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. Tutto scorre. Nella pittura impressionista le immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità. L’attimo fuggente non ha nulla a che fare con le storie: esso coglie le sensazioni e le emozioni. E quelle raccolte nella pittura impressionista sono sempre sensazioni felici, positive, gradevoli. L’impressionismo, per la prima volta dopo la scomparsa della pittura rococò, rifugge dagli atteggiamenti tragici o drammatici, rappresentando un mondo felice ed allegro. Un mondo dove si può vivere bene. L’attimo fuggente della pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la fotografia, infatti, coglie un’immagine della realtà in una frazione di secondo. E dalla fotografia gli impressionisti non solo prendono la velocità della sensazione, ma anche i particolari tagli di inquadratura che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità. Rapporto con la fotografia William Talbot -calotipo -riproducibilità Prima fotografia: 1826. Per la sua meccanicità la fotografia non fu considerata subito un linguaggio artistico. Nel 1859 esordì ai Salons a fianco di sculture e pitture creando forti critiche (Baudelaire). Utilizzata come strumento di lavoro dai pittori (Ingres e Courbet) La fotografia contribuì a liberare la pittura dalla mimesi, offrendo nuove possibilità di sviluppo. I SOGGETTI URBANI Sul piano dei soggetti l’impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani. E lo fa con una evidente esaltazione della gradevolezza della vita in città. Fino a questo momento la città era stata vista come qualcosa di malefico e di infernale. Soprattutto dopo lo sviluppo della Rivoluzione Industriale, i fenomeni di urbanesimo avevano deteriorato gli ambienti cittadini. L’impressionismo è il primo movimento pittorico che ha un atteggiamento positivo nei confronti della città. E di una città in particolare: Parigi. La capitale francese, sul finire dell’Ottocento è, sempre più, la città più importante e gaudente d’Europa. In essa si raccolgono i maggiori intellettuali ed artisti, ci sono i maggiori teatri e locali di spettacolo, si trovano le cose più eleganti e alla moda, si possono godere di tutti i maggiori divertimenti del tempo. Tutto questo fa da sfondo alla pittura degli impressionisti, e ne fornisce molto del suo fascino. I luoghi raffigurati, nei quadri impressionisti, diventano tutti seducenti: le strade, i viali, le piazze, i bar, gli stabilimenti balneari lungo la Senna, i teatri (da ricordare soprattutto le ballerine di Degas), persino le stazioni. Claude Monet (1840-1926) Tra tutti i pittori dell’impressionismo, può essere considerato il più impressionista di tutti. La sua personale ricerca pittorica non uscirà mai dai confini di questo stile, benché egli sopravviva molto più a lungo dell’impressionismo. La sua formazione avvenne in maniera composita, trovando insegnamento ed ispirazione in numerosi artisti del tempo. A diciotto anni iniziò a dipingere, sotto la direzione di Boudin, che lo indirizzò al paesaggio en plain air. Recatosi a Parigi, ebbe modo di conoscere Pissarro, Sisley, Renoir, Bazille. In questo periodo agisce su di lui soprattutto l’influenza di Courbet e della Scuola di Barbizon. Umili origini, si trasferisce a Parigi nel 1859 dove si unisce al gruppo formatosi intorno a Manet. Nel 1862 conosce Degas e Pisarro. Preferisce la pittura “en plein air” a quella accademica cominciando a sperimentare le potenzialità del colore e della luce per creare atmosfere suggestive e magiche. Nel 1863 si entusiasmò per «La Colazione sull’erba» di Manet e cercò di apprenderne il segreto. Nel 1870 conobbe la pittura di Constable e Turner. In questo periodo si definisce sempre più il suo stile impressionistico, fatto di tocchi di colore a rappresentare autonomi effetti di luce senza preoccupazione per le forme. Nel 1872 dipinse il quadro che poi diede il nome al gruppo: «Impression. Soleil levant». Questo quadro fu esposto nella prima mostra tenuta dagli impressionisti nel 1874. In questo periodo lo stile di Monet raggiunge una maturazione che si conserva inalterata per tutta la sua attività posteriore. Partecipa a tutte le otto mostre di pittura impressionista, tenute fino al 1886. I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne tutte le varianti coloristiche e luministiche. Tra le sue serie più famose vi è quella che raffigura la cattedrale di Rouen. La facciata di questa cattedrale viene replicata in ore e condizioni di luminosità diverse. Ogni quadro risulta così diverso dall’altro, anche se ne rimane riconoscibile la forma di base pur come traccia evanescente e vaporizzata. Impressione del sole nascente (1872) -assenza del disegno -colore disteso direttamente sulla tela -ogni oggettività naturalistica è soppressa a favore della volontà di riportare le sensazioni da lui provate vedendo l’aurora sul porto di Le Havre -uso di colori complementari -uso di toni freddi e caldi per generare il senso di foschia mattutina La signora Monet con suo figlio (donna con parasole, 1875) frammentazione della figura, pennellata ridotta a virgole e segmenti, ombre colorate (l’ombra del parasole verde sul viso, e l’ombra della figura sul prato). E’ il periodo in cui intensifica gli studi sulle potenzialità del colore in chiave espressiva, sulla sua scomposizione e sugli accostamenti più efficaci. Entusiasmato dai suoi risultati per tutti gli anni 90 porta avanti una serie di opere incentrate sullo stesso soggetto per coglierne le varie condizioni oggettive di luce. La più celebre è quella della cattedrale di Rouen ripresa dalla stessa finestra della stanza presa in affitto con diverse condizioni climatiche (vento-sole-nebbia-pioggia...). Alcune di queste tele sono concluse in atelier sulla scorta di materiale fotografico che Monet stesso realizza. Appare evidente come la variabile che più di tutte influenza la risoluzione di questi dipinti è la presenza più o meno luminosa, più o meno alta sull'orizzonte del sole. La materia pittorica di quest'opera ha un carattere crostoso, granuloso del tutto particolare. Le pennellate sono rapide e pastose e consentono di indagare la fisionomia architettonica dell'edificio, con il suo ricamo di cuspidi e di archi. Se si osserva la tela da vicino si sperimenta un effetto spugnoso, quasi sgocciolante: al contrario, ad una visione sufficientemente distanziata, si potrà gustare il miracolo di vedere queste enigmatiche macchie apparentemente senza senso acquistare una definizione più compiuta e vibrante. E’ comunque l’acqua uno degli elementi che più affascina Monet, per la sua mobilità e per il suo modo di riflettere la luce. Dal 1909 al 1926, anno della sua morte, esegue una serie di quadri aventi a soggetto «Le ninfee». In questi fiori acquatici sono sintetizzati i suoi interessi di pittore, che rimane impressionista anche quando le avanguardie storiche hanno già totalmente demolito la precedente pittura ottocentesca. Dal 1899 in poi dipinge solo quasi esclusivamente ninfee, riprese en plein air nel suo giardino di Giverny, attento a riprodurre sulla tela qualsiasi variazione di luce. Lo stagno delle ninfee (1899) Soggetto: ponte di legno in stile giapponese che si era fatto costruire nel suo giardino atmosfera fiabesca che delinea un mondo di senzìsazioni Si parla di un soggetto senza mai descriverlo preferendo alla fredda certezza dei contorni l’evanescente mutabilità dell’impressione. Salice piangente (1922) Perdita del soggetto, il colore è l’unico elemento del dipinto, pennellate casuali e disordinate.
Edgar Degas (1834-1917)
Nasce a Parigi da una ricca e agiata famiglia di origine italiana. Vuole studiare pittura e si iscrive all’accademia dove apprezza Ingres per la purezza del disegno. Dopo un soggiorno in Italia 1854/59 torna a Parigi dopo aver studiato i classici dal vivo. Fu sempre un convinto sostenitore del disegno e della pittura in atelier “disegnare quello che non si vede più se non nella memoria” L’impressione dell’istante è così complessa che la pittura en plein air non può coglierla se non superficialmente. L’immaginazione e la memoria per lui sono essenziali. Lui è un realista che però non vuol copiare la realtà ma raffigurarla così come la conosciamo per averla vista tante volte. La natura non è mai quella derivante dalla sensazione visiva, come in Monet, ma il frutto complesso di studi, riflessioni e accomodamenti successivi. I disegni di Degas sono meticolosi e pienamente autonomi, lontani dalle consuetudini impressioniste La lezione di danza (1873-75) Realizzato a cavallo della prima mostra impressionista. La realizzazione di questa tela costituisce una tappa molto importante nella carriera del pittore Edgar Degas. Lui ha sempre amato e studiato il mondo parigino ed i suoi protagonisti, e la classe di danza Degas è uno dei suoi esperimenti migliori, poiché riguarda uno dei temi che si porterà dietro per tutta la vita: le ballerine. Degas ha sempre amato il corpo umano ed i suoi movimenti, Ama scoprire come questo cambia quando viene a sottoposto a degli sforzi durante un allenamento o un particolare esercizio. Le ballerine, quindi, sono le “cavie” ideali per il suo lavoro. Ama essere preciso e studiare le sue opere nei minimi dettagli Degas crea tantissimi bozzetti e schizzi preparatori sui personaggi appartenenti a questa composizione. Siamo all’interno di una scuola di danza, più precisamente all’interno dell’Opéra di Parigi. Edgar era amico del direttore di orchestra, ed infatti, grazie a quest’ultimo, ha avuto la possibilità di assistere alle prove delle ballerine. Portandosi dietro tutto quello di cui aveva bisogno, poteva dipingere la scena che aveva in mente senza essere disturbato. Degas ritrae il famoso coreografo francese Jules Perrot mentre guarda una ballerina e si appoggia ad una grande bacchetta. Degas cerca di catturare sulla tela i suoi personaggi nel modo più naturale possibile: ad esempio, una ragazza si sta rinfrescando con un ventaglio. Poi c’è un piccolo cane. Degas ritrae una giovane ballerina mentre sta facendo una smorfia, come se si fosse stufata, in alto a sinistra una ragazza che si sta grattando la schiena o anche quella con l’espressione stralunata alle spalle di Perrot. Le ballerine di Degas sono tutte stanchissime. Le altre ragazze che stanno intorno al Perrot e alla ballerina, pronta a seguire i suggerimenti del suo maestro, approfittano del momento di pausa per riposare senza farsi richiamare dal vecchio maestro. Diversamente dai seri protagonisti di molte altre opere d’arte, sono questi dettagli a rendere i quadri di Degas dei veri e propri spaccati di vita quotidiana. Poi ci sono un sacco di altri personaggi interessanti nel lavoro di Degas lezione di ballo. C’è chi si aggiusta i capelli, chi il costume, chi l’orecchino, chi il nastro e poi c’è chi ride e chiacchiera. Il punto di fuga non si trova all’interno della scena, ma si trova fuori dal quadro, esattamente sul lato destro, abbastanza distante dalle spalle del maestro, dal quale entra gran parte della luminosità della scena. Degas è riuscito a rendere questo lavoro molto movimentato, come una moderna fotografia. -Taglio fotografico -Grande equilibrio compositivo -Gesti indagati con attenzione ossessiva -Cogliere i personaggi dal buco della serratura -Ricostruzione attenta delle fonti di luce -Crea una mitologia del presente L’assenzio (1875) Tutta la scena è rappresentata per analogia degli effetti del liquore, la fata verde. -Il taglio fotografico volutamente squilibrato. -I soggetti: una prostituta e un clochard -Sguardi vuoti e estrema solitudine dei personaggi -atmosfera pesante -posto squallido e angusto lontano dai fasti della belle epoque -specchio opaco alle spalle La piccola danzatrice - cera 1(881) Verso la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, Degas si avvicina anche alla scultura. Usò in particolare la cera, ritenendo il bronzo un materiale destinato all’eternità. Degas ha continuato a rielaborare la “ballerina”, che è rimasta nel suo studio fino alla fine della sua vita. Ha rifiutato le offerte dei potenziali acquirenti quando sono arrivate nel corso degli anni Fu presentata da Degas alla mostra impressionista del 1881.
Pierre-Auguste Renoir (1841-1919)
E’ il pittore che, dopo Monet, ha meglio sintetizzato la poetica del nuovo stile pittorico. Iniziò la sua attività da ragazzo decorando porcellane, stoffe e ventagli. Si iscrisse all’École des Beaux-Arts e frequentò lo studio del pittore Gleyre dove incontrò Monet e Sisley. Dalla metà degli anni ’60 la sua pittura si configura già pienamente impressionista. Partecipa alla prima mostra impressionista del 1874 presso lo studio di Nadar. I quadri di questo periodo sono caratterizzati dalle immagini en plain air. In essi si avverte una leggerezza e un tono gaio che ne fanno una rappresentazione di gioia suprema. Capolavoro di questo periodo sono «La Grenouillère», o il «Bal au Moulin de la Galette». Renoir è anche insuperabile nella resa delle figure femminili, specie nei nudi. Le sue immagini sono create dalla luce stessa che, attraverso mille riflessi e rifrazioni, compone una immagine insolita ma di grande fascino. L'opera di Renoir è improntata alla più autentica joie de vivre. Nella sua vita, infatti, Renoir fu animato da un genuino entusiasmo nei confronti della vita gustandone fino in fondo la bellezza e sentendo lo spasmodico desiderio di trasferire sulla tela Tutte le sue pitture colgono in effetti gli aspetti più dolci ed effimeri della vita, rendendoli con pennellate fluide e vibranti e con una tessitura cromatica e luministica rasserenante e gioiosa. «Mi piacciono quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per fare un giro» con queste parole il pittore invita esplicitamente gli osservatori dei suoi dipinti a interagire con essi con un divertimento affine a quella che egli stesso aveva sperimentato dipingendoli. Quello del «divertimento» è uno dei concetti chiave della poetica di Renoir: egli, infatti, adorava «mettere i colori sulla tela per divertirsi» I suoi dipinti sono leggeri e vaporosi, intrisi di una luce viva e pulsante, e si fanno travolgere dai colori con gioiosa vivacità. Moulin de la Galette (1886) considerato uno dei più alti capolavori dell’Impressionismo. La colazione dei canottieri (1882) ambientato presso La Fournaise. Atmosfera allegra in cui tutti i personaggi sono uniti tra di loro da un continuo gioco di sguardi. Nessun significato nascosto. Taglio fotografico con pose libere e sciolte Uso di colori primari in un continuo richiamarsi Pennellate materiche che confondono le forme e abbozzano i dettagli. Dopo il 1881 la sua pittura entrò in crisi. Abbandonò la leggerezza del periodo impressionista per aprire un nuovo periodo che egli stesso definì «agro». La sua pittura tese ad un maggior spirito neoclassico, e a ciò non fu estraneo un viaggio che egli fece in Italia e che gli permise di conoscere i grandi pittori del passato. Colpito da artrite reumatica continuò imperterrito la sua attività di pittore fino alla morte.