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La prima fascia è quella costituita dalle figure in primo piano e si conclude con il
limitare del fiume e la vegetazione più scura delle chiome d’albero, a chiudere la
sezione con una linea di demarcazione piuttosto netta ed evidente. In questa zona i
personaggi completamente nudi sono raggruppati a banchettare con frutti giganteschi
(fragole e altri frutti di bosco), ammassati in gruppo oppure in solitaria, quasi ad avere
un rapporto sessuale con il cibo stesso, sono sdraiati in modo rilassato ma anche in pose
tese e statuarie a lasciar trasparire una forte tensione erotica, si esprimono nelle loro
azioni apertamente e senza vergogna, mostrando secondo alcuni critici una curiosità
carnale tipicamente adolescenziale. La loro ricerca del piacere sessuale è continua e
smodata, molti degli elementi che li circondano lo sottolineano; pesci morti, fragole e
conchiglie sono tutti simboli della loro dissolutezza e gli uccelli che spiano ovunque
offrono una visione morbosa e ossessiva di tale peccato. Molti critici considerano un
esempio alternativo alla nostra vita civilizzata, assumendo quindi una connotazione
positiva e sottolineando ancora una volta l'ambientazione "primordiale" del dipinto.
Peter Glum, al contrario, considera questi personaggi legati profondamente ai concetti
di peccato e corruzione. Alcune figure mostrano un colorito diverso della pelle che
tende più a note di grigio o di castano, volti a rappresentare una natura più bestiale (non
a caso la peluria del corpo), primordiale, greve, non pronta o non conforme alla
spiritualità quanto più ad un istinto felino, ad una natura acerba non dissimile a quella di
un animale, con il quale è in serena e paritaria convivenza. Una figura in modo
particolare spicca tra le altre, vestita e con i capelli scuri, ricerca lo sguardo dello
spettatore per richiamare la sua attenzione e renderlo più partecipe alla scena da un
punto di vista meramente osservativo e contemplativo, quasi a lanciare un monito
dell’importanza di una presa di posizione di distacco rispetto allo scempio che sta
vedendo per non cadere nella dannazione eterna. Questo personaggio potrebbe
rappresentare l’artista stesso o il committente dell’opera.
-Seconda fascia del pannello centrale
La seconda fascia del dipinto è costituita dalla cavalcata della libidine attorno alla
fontana della giovinezza, composta da animali di ogni sorta cavalcati da uomini nudi
marciando ad anello, attorno a un fulcro centrale rappresentato da uno specchio d’acqua
pieno di bagnanti. Questa scena è emblematica; la figura femminile è volutamente posta
al centro come oggetto del desiderio e del peccato e costituisce la continua ricerca della
sessualità cui l’uomo ambisce e per cui si muove facendosi bello, forte e desiderabile
(l’uomo a cavallo che piroetta come un circense a catturare l’attenzione delle donne),
essa è spesso raffigurata con il capo composto da alcuni uccelli simbolici: corvi
(incredulità), pavoni (vanità).
L’andamento ad anello della marcia a cavallo ricorda il simbolismo di Uroboro, laddove
la ricerca del piacere sessuale a causa, e per colpa, della donna è innata e si rigenera
laddove brucia, in un eterno circuito.
La scena si conclude con l’immagine che fa da panorama all’orizzonte e che rappresenta
probabilmente la sezione più ermetica in quanto a simbologia e chiave interpretativa.
-Registro superiore
L'ultimo registro, il più alto e più lontano, mostra il labirinto della voluttà, con lo stagno
in cui galleggia l'enorme globo grigio-azzurro della 'fontana dell'adulterio'.
Sullo sfondo sono presenti quattro colossali strutture dal significato sconosciuto, con
forme complesse e suggestive, i edifici quasi fiabeschi e del tutto immaginari e molte
creature distinte volano nel cielo in arrivo o in partenza, quasi fosse un tramite tra il
Paradiso e la terra, tra un’era spirituale passata e un’altra carnale appena avviata.La
prima figura in alto a sinistra cavalca una sorta di grifone dai colori scintillanti, e tiene
nelle proprie mani una grossa pianta su cui è poggiato un volatile rosso: la pianta è
considerata l'albero della vita, mentre l'uccello è secondo Fränger espressione simbolica
della morte. Tra i gruppi ai piedi delle torri si riconoscono a sinistra una piccola folla
che sostiene un enorme frutto rosso, forma "esotica" della mela di Adamo usata
moltissime volte in tutto il dipinto. Nel lago inoltre si vede una sirena, assieme al tritone
simbolo quattrocentesco dell'amore e della tentazione eterna. Il vicino uovo rotto,
inoltre, è un tema che ricorre costantemente nelle opere di Bosch assumendo di volta in
volta significati lontani e incerti. Quest’ultima sezione è più sospesa e incerta delle altre,
come se l’uomo non riconoscesse bene il suo ruolo all’interno dello spazio in cui si
trova e debba ancora capire il suo orientamento preciso. L’aria che si respira è più
pulita, la scena ha più ampio respiro, la vegetazione e le acque sono più limpide e
chiare, più fanciullesche, più innocenti. Secondo i critici, in questa fase del dipinto si ha
l'apice dell'immaginazione di Bosch, con un dispiegamento gigantesco di simboli e di
rimandi tra gli elementi stessi dell'opera
Inferno musicale-pannello di destra-
Spaventosamente diversa dalle altre due, la tavola di destra
crea una violenta contrapposizione e senso di spaesamento
verso lo spettatore che, incredulo e sgomento non
riconosce più lo stile fresco e ameno della tavola di sinistra
e centrale: i colori si sono fatti tetri, oscuri, il clima è
percettibilmente terrificante e annientato, tanto che sulle
prime si potrebbe pensare alla devastazione di una guerra.
Si tratta di una scena completamente in notturna in cui gli
unici giochi di luce sono favoriti dalle fiamme che bruciano
sullo sfondo e dai corpi bianchi delle figure dannate,
sofferenti, terrorizzate. Bosch ha saputo ricreare
perfettamente una sua interpretazione dell’inferno come
punizione alle frivolezze vissute sulla terra, calando i
personaggi in un contesto privo di ogni connotazione
metafisica o spirituale: le figure stavolta marciano in
un’ambientazione greve e truce tutta terrena, edificata, dove
l’uomo ha vissuto e dove deve sentirsi a casa, la presenza
umana è stata irrimediabilmente sconfitta dalle tentazioni
del male e sconta di conseguenza una dannazione eterna. È
conosciuto anche come l'Inferno musicale, a causa dei
numerosi strumenti presenti, in particolare nella zona
inferiore del pannello, usati come strumenti di tortura per le
punizioni carnali dei dannati, inflitte da curiosi
demoni-grilli, gli strumenti musicali avevano spesso
connotazioni erotiche. Come nel pannello precedente, anche qui abbiamo una divisione
spaziale:
Fascia inferiore, terzo pannello
Su un alto trono d’oro siede una curiosa e
raccapricciante figura antropomorfa
identificabile come il Principe dell’Inferno
che mangia i suoi uomini per poi defecarli
immediatamente sotto il trono stesso, lasciati
sprofondare in una vasca di corpi, feci e
vomito. Nella stessa vasca un goloso vomita
il cibo ingerito e un avaro defeca monete
d’oro. La donna ai piedi del Principe è
accasciata priva di forze e costretta a guardare
la sua immagine riflessa su uno specchio
incassato sopra i glutei di un essere
demoniaco, a punizione eterna della sua
superbia.I corpi di alcuni dannati vengono
crocifissi infilzati dalle corde di un'arpa, sul
manico di un liuto, inghiottiti dalla tuba di un
flauto dolce o intrappolati dentro un tamburo
e poi percossi con grosse bacchette. Gli strumenti sono estremamente più grandi delle
dimensioni reali e schiacciano i corpi nudi dei dannati che si coprono le orecchie con le
mani per non sentirne il suono, subendo la violenza sessuale di un flauto nel retto e di
spartiti musicali marchiati sulle natiche; non è un caso che questa tavola sia nota come
“Inferno Musicale”. La natura stessa si vendica nei confronti di chi ha approfittato di lei
e così le fiere banchettano sul corpo di un uomo e un maiale con un cappello da suora
tenta di consumare un rapporto amoroso con un dannato che, sgomento, cerca di
allontanarsi la bestia di dosso.La presenza delle carte sparse a terra, la tavola divelta e il
banchetto con i dadi richiama al vizio del gioco, punito anch’esso per mano dei demoni
che infilzano con spade e pugnali un cuore estratto da un corpo e le mani (quelle che si
usano per tirare i dadi e tenere le carte), segano il capo di un giocatore bendato
(richiamo alla dea della fortuna) e sbattono la tavola da gioco sulle teste delle vittime.
Molti sono gli storici dell’arte che hanno provato a dare un senso più profondo, altri
invece davano un significato più simbolico ed estetico. Una possibile lettura potrebbe
essere l’ascesi del peccato sin dagli albori, addirittura prima della nascita della terra, e
di come si sia protratto, ingigantito e sia cambiato nel corso del tempo, attraverso
impulsi terreni sempre nuovi (dal godere dell’abbondanza dei frutti e il piacere della
carne fino al gusto per il lusso e il gioco) . Una teoria che pare essere conforme al parere
stesso dell’artista.
Fascia centrale, terzo pannello
Nella fascia centrale del dipinto i colori si
fanno più vividi e tenui, le figure sono
messe a fuoco in modo più marcato, per
zoomare sulle tecniche di tortura che i
demoni grotteschi di Bosch infieriscono
sui dannati, tanto da confermare che non si
tratta di una guerra ma della
rappresentazione di un contesto infernale.
L’artista lavora fortemente di fantasia e
interpretazione intimistica, per creare un
immaginario costellato di figure
antropomorfe, al limite tra uomo e bestia e
tra uomo e natura, rendendole quasi
satiriche nella forma, a tratti buffe,
divertenti.I dettagli di questa sezione si fanno precisi e i contorni tra una figura e l’altra
netti, così da distinguere una tortura dall’altra. È necessario porre l’attenzione sullo
strumento musicale, oggetto di forte valore simbolico nell’arte medioevale volto a
connotare la natura sessuale e promiscua dell’uomo; qui assumono la forma di strumenti
di tortura rovesciandone completamente il ruolo a punirlo del peccato di lascivia.Le
orecchie e la lama non sono di facile identificazione simbolica e subiscono pareri
contrastanti tutt’oggi, ma ricordano una forma fallica in erezione che schiaccia con la
sua carica corpi umani nudi, non fermandosi e proseguendo la sua inarrestabile
cavalcata.L’uomo-albero è la figura che colpisce forse di più la curiosità dello spettatore
che non sa bene cosa sta vedendo; su grosse braccia cave come due tronchi d’albero
marcescenti poggia una sorta di uovo spaccato, culla di personaggi assorti e malinconici
o semplicemente rassegnati al loro destino. La testa dell’uomo albero ruota verso lo
spettatore alla ricerca dei suoi occhi e mostra tutto il
suo cupo sgomento, un’emotività distrutta e forse
tristemente rassegnata. Sul suo capo, sopra un disco,
danzano creature sinistre attorno a una zampogna
simile ad un viscere umano, in una sorta di circo che
pare persino farsi beffe di lui. Maestoso e silente,
rappresenta forse l’unica nota di spiritualità allo
scenario devastato e potrebbe coincidere con
l’autoritratto del pittore stesso, monito del suo aspro
disappunto verso la condizione dell’uomo moderno e
una velata richiesta di redenzione negli occhi.
Registro superiore, terzo pannello