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Filosofare col martello.

Lezione su Nietzsche.

Testi utilizzati (oltre alle opere di Nietzsche in varie edizioni):

F.Cioffi, F.Gallo et al., Il testo filosofico, B.Mondadori, Milano 1993, vol.3/1: Let
contemporanea: lOttocento, cap.18;

M.Fini, Nietzsche. Lapolide dellesistenza, Marsilio, Venezia 2009;

K.Galimberti, Nietzsche. Una guida, Feltrinelli, Milano 2000;

S.Giametta, Introduzione a Nietzsche opera per opera, RCS, Milano 2009;

G.Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari 1986.

Sommario.

1) Filosofia e filologia: La nascita della tragedia.


a) Apollineo e dionisiaco.
b) Socrate e la morte della tragedia.

2) Decostruzionismo e genealogia: Umano, troppo umano, Aurora, La gaia scienza.


a) Illuminismo e scienza.
b) Chimica delle idee e smascheramento della morale.
c) Annuncio e avvento del Nichilismo.

3) Zarathustra e oltre: dal decostruzionismo al nichilismo attivo-estatico.


a) Lospite pi inquietante.
b) LOltreuomo.
c) Leterno ritorno delluguale.
d) La volont di potenza.

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Lucio Celot
Nietzsche
1) Filosofia e filologia: La nascita della tragedia.

Pur essendo solo uno schema e senza volerla eccessivamente sopravvalutare, verr utilizzata
qui la suddivisione dellopera di N. in tre periodi: quello giovanile, quello del pensiero
decostruttivo, infine la filosofia delleterno ritorno e dellOltreuomo che si fa iniziare con lo
Zarathustra.

***
a) Apollineo e dionisiaco.

Il nesso tra filosofia e filologia contraddistingue la prima fase dellopera di N.


Giovanissimo insegnante di filologia alluniversit di Basilea, lopera del 1872 La nascita della
tragedia risente non solo della sua formazione di filologo ma anche della filosofia di
Schopenhauer e dellinfatuazione per Wagner (questultimo venerato fino alla soglia della pazzia).

La visione che N. ha del mondo greco lontana da quella tradizionale, propugnata dalla
filologia accademica e universitaria: allidea che i Greci produssero opere armoniose, misurate e
serene perch tale era il loro spirito, N. oppone una visione della grecit che ne mette in evidenza le
radici vitali, dionisiache, che si sono manifestate non nella scultura o nellarchitettura, ma
piuttosto nella musica e nella tragedia. Il modo di presentare il mondo antico da parte della filologia
accademica appare a N. un tradimento dello spirito del classicismo, poich essa guarda allantico
non come a un modello da imitare ma come un freddo e morto repertorio di oggetti di studio.
Questo ribaltamento di prospettive ad opera di N. avviene sotto il segno di Schopenhauer.

Schopenhauer, come noto, faceva della Volont la forza cieca, incessante e ciclica che
costituisce lessenza noumenica del mondo che si nasconde dietro ogni fenomeno. Il mondo
governato da un principio irrazionale che fa della vita nientaltro che dolore e dellesistenza
qualcosa di insensato e privo di ogni fine.
Il dualismo schopenhaueriano viene ripreso da N. che definisce la Volont Uno originario.
Gettare lo sguardo dentro questo abisso di orrore debilitante, deprimente; significa fare i conti
con una realt insensata e assurda:

Nella consapevolezza di una verit ormai contemplata, luomo vede ora dappertutto soltanto
latrocit o lassurdit dellessere. (La nascita della tragedia, cap.7)

Di fronte a tale situazione, larte pu esercitare una funzione salvifica:

Ed ecco, in questo estremo pericolo della volont, si avvicina, come maga che salva e risana,
larte; soltanto lei capace di volgere quei pensieri di disgusto per latrocit o lassurdit
dellesistenza in rappresentazione con cui si possa vivere [] (La nascita della tragedia, cap.7)

In altri termini: abbiamo bisogno di una visione estasiante, di una gioiosa illusione per
sopravvivere di fronte a tanto orrore. La nascita della tragedia si occupa proprio del modo in cui
gli antichi Greci hanno affrontato lassurdit e linsensatezza dellesistenza e ruota intorno alla
scoperta nietzscheana delle due nozioni di apollineo e dionisiaco.
Tutta la civilt greca pu essere intesa come il risultato dellopposizione tra due
atteggiamenti, due forze che animano ogni espressione artistica e culturale della civilt ellenica:

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- lo spirito apollineo che si mostra attraverso Apollo, dio della luce, della chiarezza, della
misura, della forma e della razionalit (Socrate). Apollineo tutto ci che inclina verso la
plasticit e la perfezione delle forme e si manifesta nella scultura e nellarchitettura;
- lo spirito dionisiaco che si mostra attraverso Dioniso, il dio della notte, dellebbrezza,della
sensualit, del caotico e dello smisurato. Dionisiaco tutto ci che ha a che fare con
lenergia istintuale, leccesso, il furore. La sua forma espressiva la musica.

Il dualismo di questi impulsi il fondamento ontologico della vita e di tutte le opposizioni


(ordine-caos, nascita-morte, etc.)
Come si vede, N. rompe una tradizione dominata dallidea di armonia, bellezza e misura
che caratterizzerebbe limmagine della Grecit: tale immagine privilegia soltanto un momento della
storia greca, il quinto secolo, e solo alcune forme artistiche. Vi sono anche aspetti della cultura
greca che, pur marginali, sono ben radicati nella saggezza popolare greca, come per esempio i miti,
i culti orgiastici dedicati a Dioniso, etc. N. disfa ledificio della cultura apollinea e scopre laltro
principio, quello dionisiaco:

[] il Greco conobbe e sent i terrori e le atrocit dellesistenza: per poter comunque vivere, egli
dovette porre davanti a tutto la splendida nascita degli dei olimpici. Lenorme diffidenza verso le
forze titaniche della natura [] fu dai Greci ogni volta superata, o comunque nascosta e sottratta
alla vista, mediante quel mondo artistico degli dei olimpici. (La nascita della tragedia, cap.3)

Gli dei dellOlimpo sono il mezzo con cui i Greci sopportano lesistenza, della quale hanno
visto il dolore e la brevit: negli dei olimpici gli uomini contemplano se stessi, ma in una sfera
superiore, in una dimensione di luce, lontana dallangoscia della morte.

[lapollineo ] la bella forma, una maschera, un artificio, una finzione. La sua origine umana e
tragicamente umana. La sua funzione unicamente quella di negare attraverso lordine e
larmonia dei suoi rapporti il caos e il disordine delle forze della natura. Qualsiasi statua greca,
nota Nietzsche, pu insegnare che la bellezza negazione. La forma classica una negazione del
dolore, la giustificazione eroica di una esistenza di per s ingiustificabile. (G.Baioni, La filologia
e il sublime dionisiaco)

LOlimpo il prodotto dellimpulso apollineo; lesperienza del caos, del perdersi nel flusso
caotico della vita, la spinta a immergersi in questo stesso caos corrisponde invece allimpulso
dionisiaco, espresso dal coro dei Satiri che danzano e cantano, esseri naturali che gettano uno
sguardo nel mistero delluno originario e primordiale:

[] il coro ditirambico [ditirambo: inno a Dioniso in cui si fondono poesia, musica e danza] un
coro di trasformati, in cui il passato civile e la posizione sociale sono completamente dimenticati:
essi sono divenuti i servitori senza tempo del loro dio, viventi al di fuori di ogni sfera sociale. In
questo incantesimo, chi esaltato da Dioniso vede se stesso come Satiro, e come Satiro guarda a
sua volta il dio, cio nella sua trasformazione egli vede fuori di s una nuova visione, come
compimento apollineo del proprio stato. Con questa nuova visione il dramma completo. [La
tragedia greca un] coro dionisiaco che sempre di nuovo si scarica in un mondo apollineo di
immagini. (La nascita della tragedia, cap.8)

La tesi nietzscheana sullorigine della tragedia tutta nel segno di Dioniso: leroe tragico
una maschera di Dioniso, ne ripete le sofferenze, la sua morte la morte del dio stesso che poi
rinasce. La stroncatura che lopera ricevette dallambiente filologico nasce proprio dallequivoco

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che La nascita della tragedia sia unopera di filologia: si tratta invece di un primo tentativo di
esporre una concezione filosofica del mondo.
La sensibilit greca ha avvertito con una profondit mai pi raggiunta dalloccidente la
tragicit della vita e della condizione umana: limitatezza, finitudine, la ciclicit di vita e morte di
cui lesistenza individuale solo un momento e su cui luomo non ha alcun potere:

[] con questo libro problematico, il mio istinto [] invent una sistematica contro dottrina e
contro valutazione della vita, una valutazione puramente artistica, una valutazione anticristiana.
Come chiamarla? Da filologo e da uomo delle parole la battezzai, non senza una certa libert []
con il nome di un dio greco: la chiamai la valutazione dionisiaca. (Tentativo di autocritica, 5)

Il gioco dialettico di apollineo e dionisiaco esprime il sistema di forze e di impulsi che


agisce allinterno di ciascun uomo:
- lapollineo lillusione, il sogno che rende accettabile la vita racchiudendola in forme
stabili e armoniose;
- il dionisiaco rivela alluomo labisso della sua condizione: la vita come crudele gioco di
nascita e morte. Il dionisiaco lesperienza del caos, il perdersi di ogni forma stabile nel
flusso caotico del divenire. Nel dionisiaco vi dolore, la tragedia dolore, ma anche gioia,
perch Dioniso forza rigeneratrice che si autoafferma continuamente. Dioniso il dio che
infrange i divieti e le barriere della cultura e della civilt, dice s alla vita e alla natura.
Nella tragedia lo spettatore non vive una catarsi, come voleva Aristotele, ma si immerge e si
abbandona al flusso di dolore e gioia che la vicenda fa rivivere sulla scena.

Grecit e pessimismo: questo sarebbe stato un titolo non equivoco, cio come prima
delucidazione su come i Greci vennero a capo del pessimismo, - con che cosa lo
superaronoproprio la tragedia la prova che i Greci non erano pessimisti [] (Ecce homo, 1)

b) Socrate e la morte della tragedia.

Come e perch morta la tragedia attica? Per suicidio: Euripide ha fondato una forma
degenerata di tragedia perch ha portato lo spettatore sulla scena, ha trasformato il mito tragico in
un susseguirsi di vicende razionalmente concatenate e comprensibili, di stampo realistico, togliendo
alla tragedia la tensione epica e leccitante incertezza che la caratterizzavano, anche a causa
dellintroduzione da parte di Euripide del prologo che spiega fin dallinizio tutta lazione.
Lautentico ispiratore di questo suicidio, che N. intende smascherare, Socrate, lo
spettatore ideale di Euripide. La pretesa socratica di razionalizzare il mondo e le azioni umane
si esprime nella rappresentazione euripidea della vita, tutta realistica e priva della profondit
religiosa del mito. Il realismo euripideo conseguenza dellottimismo socratico:

Socrate il prototipo dellottimista teorico che, con la menzionata fede nellattingibilit della
natura delle cose, concede al sapere e alla conoscenza la forza di una medicina universale e vede
nellerrore il male in s. (La nascita della tragedia, 15)

Se c una struttura razionale del cosmo allora il tragico non ha pi senso. Lopposizione tra
socratismo e tragico pone in luce il fatto che mentre la tragedia un modo onesto di cercare e
trovare rassicurazione rispetto al divenire del mondo, il platonismo della cultura occidentale, cio la
funzione rassicurante della metafisica, delle essenze, dellordine razionale invece sintomo di una
umanit decadente e malata, di una depressione della vita, incapace di affrontare il caos.
A partire da Socrate la cultura greca perde il suo nesso vitale con il mondo del mito, e
alluomo tragico si sostituisce luomo teoretico, che si dedica con la potenza della ragione a
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costruire un mondo apparente per affermare il dominio tecnico sulla natura e rendere tollerante il
disordine della vita.

In conclusione, in questa prima fase del suo filosofare N. persegue una alternativa alla
metafisica e la trova nellideale di una giustificazione estetica dellesistenza:

[] solo come fenomeni estetici lesistenza e il mondo sono eternamente giustificati. (La nascita
della tragedia, 5)

I temi emersi fin qui si estendono, successivamente, alla critica della cultura europea e
occidentale, esito della malattia e dellindebolimento la cui origine nel socratismo e nel
platonismo. Wagner e Schopenhauer sono - ma non per molto ancora - i modelli di riferimento per
una rinascita tragica della civilt europea.

2) Decostruzionismo e genealogia: Umano, troppo umano, Aurora, La gaia scienza.

a) Illuminismo e scienza.

Nel 1879, a causa dellacuirsi della malattia, N. abbandona la facolt di Basilea e inizia una
vita fatta di peregrinazioni, viaggi, spostamenti continui che termineranno solo nel 1889 con la
pazzia.

Nel 1878 N. pubblica Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi, con cui inizia il
distacco dalla fase precedente e da Wagner e Schopenhauer; inoltre, mutano linguaggio e forma
espressiva: non pi il saggio o la dissertazione tradizionale ma lo stile aforistico; anche il tono
polemico, aggressivo, ironico e tagliente.
La scelta dellaforisma dovuta presumibilmente alle condizioni fisiche di N.: dopo lunghe
passeggiate in cui N. elaborava il proprio pensiero, aveva poco tempo a disposizione per scrivere
prima che lo assalissero emicranie e dolori agli occhi. Il che non impedisce alla filosofia
nietzscheana di conservare una sua sistematicit e organicit:

Laforisma, la sentenza [] sono le forme delleternit: la mia ambizione di dire in dieci frasi ci
che ogni altro dice in un libro ci che ogni altro non dice in un libro. (Crepuscolo degli idoli,
af.51)

Nei libri di aforismi come i miei stanno, tra e dietro i brevi aforismi, tante cose lunghe proibite e
catene di pensieri; tra cui parecchie cose che potrebbero riuscire piuttosto problematiche a Edipo e
alla sua Sfinge. Saggi non ne scrivo: i saggi sono per gli asini e i lettori di riviste. (Frammento
postumo del 1885)

Il pessimismo di Schopenhauer non piace a N. perch rassegnato, debole, culmina con


linvito allascesi; allo stesso modo, quando Wagner progetta il Parsifal (la storia della ricerca del
Sacro Graal) tentando di saldare lepica dellAnello del Nibelungo con la prospettiva cristiana, N. lo
considera un putrefatto decadente che si prosternato, derelitto e a brandelli, davanti alla croce
cristiana. Un vero e proprio tradimento, segno di debolezza.

Dunque, larte non appare pi a N. come lo strumento per riscattare la cultura europea.
Allarte subentra ora la scienza come strumento pi maturo di comprensione del mondo.
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Per scienza, per, N. intende NON il complesso delle scienze positive e oggettivistiche o
le discipline particolari, eredi della tradizione occidentali e nemiche della filosofia; scienza , per
N., analisi critica, razionalismo scettico, esercizio del dubbio, diffidenza metodica.
Il metodo della filosofia deve essere critico e storico:
- critico perch deve assumere il sospetto come criterio di analisi delle verit apparentemente
tali;
- storico (o genealogico) perch luomo e i suoi valori sono considerati da N. non come
eterni, ma sempre frutto delle circostanze storiche e dei giochi di forze che gli gravitano
attorno. Valori, verit che ci sembrano eterni e che diamo per scontati sono emersi a un
certo punto della storia, non sono n assoluti n esistenti ab aeterno.

N. diventa cos illuminista (Umano, troppo umano dedicato a Voltaire), nel senso che il
disincanto nei confronti del mondo e il sensismo diventano presupposti e strumenti dellanalisi
filosofica.
Il compito di questo lavoro di smantellamento critico dimostrare lillusoriet della
metafisica, i cui concetti sono semplicemente autoinganni con cui lumanit europea ha cercato di
tollerare e rendere meno angosciante la propria caducit e debolezza. La trascendenza stata una
forma di duplicazione del mondo, la cosa in s da cui tutto ha origine un inganno peri dare
significato allesistenza.

b) Chimica delle idee e smascheramento della morale.

Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane. (Ecce homo)

La filosofia critica di N. si esercita sulla morale, su quellinsieme di valori pretesi


trascendenti (in realt radicati nella vita stessa) che hanno assoggettato la vita bloccandone
lesistenza, cio negandola. C bisogno di un metodo genealogico:

Tutto ci di cui abbiamo bisogno e che allo stato presente delle singole scienze pu esserci
veramente dato, una chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici, come pure di
tutte quelle emozioni che sperimentiamo in noi stessi nel grande e piccolo commercio della cultura
e della societ, e perfino nella solitudine: ma che avverrebbe, se questa chimica concludesse col
risultato che anche in questo campo i colori pi magnifici si ottengono da materiali bassi e perfino
spregiati? Avranno voglia, molti, di seguire tali indagini? L'umanit ama scacciare dalla mente i
dubbi sull'origine e i princpi: non si deve forse essere quasi disumanizzati per sentire in s
l'inclinazione opposta? (Umano, troppo umano, af.1)

Bisogna tornare al metodo dei filosofi presocratici, i quali facevano nascere le cose dai loro
opposti, senza ricorrere a origini superiori o a forze misteriose. N. smantella e disseziona i grandi
valori e sentimenti dellumanit dimostrandone lorigine umana, troppo umana in ci che egli
chiama la volont di potenza. Il fondamento del filosofare nietzscheano la vita, intesa come
forza, volont di lottare per accumulare energie e incrementare la propria potenza:

Non semplicemente costanza dellenergia, ma massima economia dei consumi: sicch il voler
diventare pi forti, per ogni centro di forza, lunica realt - non conservazione di s, ma volont
di appropriazione, di diventare padroni, di diventare di pi, di diventare pi forti. [] La vita, in
quanto la forma dellessere a noi pi nota, specificamente una volont di accumulare energia
tutti i processi vitali hanno qui la loro leva; nulla vuole conservarsi, tutto deve essere sommato e
accumulato. (Frammenti postumi 1888-1889)

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Listinto di conservazione, quindi, non il fondamento della vita ma conseguenza di una
volont che vuole la vita:

I fisiologi dovrebbero pensarci due volte prima di porre listinto di conservazione come listinto
cardinale di un essere organico. Anzitutto, ci che vive vuole sfogare la propria forza: la
conservazione soltanto una delle conseguenza di ci. (Frammenti postumi 1885-1887)

Punto di partenza per la filosofia del martello, per lopera di demolizione delle cosiddette
verit eterne, dunque la radice biologica della vita, la corporeit:

Vi pi ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza. [] Il corpo infatti una grande
ragione e strumento del tuo corpo anche la tua piccola ragione, che tu chiami spirito, un
piccolo strumento e un giocattolo della tua grande ragione. (Cos parl Zarathustra)

Come si origina la morale?

In due testi successivi allo Zarathustra, Al di l del bene e del male (1886) e Genealogia
della morale (1887), N. d la celebre spiegazione dellemergere nella storia dei valori di bene e
male.
Il giudizio di buono si sviluppato quando i forti, i sani, gli attivi, i nobili hanno indicato
se stessi e tutto ci che era simile a loro come buono:

Sono stati gli stessi buoni, vale a dire i nobili, i potenti, gli uomini di condizione superiore e di
elevato sentire ad avere avvertito e determinato se stessi e le loro azioni come buoni, cio di
primordine, e in contrasto a tutto quanto ignobile e dignobile sentire, volgare e plebeo.
(Genealogia della morale, prima dissertaz.)

Per contrasto, hanno designato come cattivo tutto ci che non era come loro, ci che era
debole, malato, vile. E questa la morale dei padroni:

Luomo nobile separa da s quegli individui nei quali si esprime il contrario di tali stati
delevazione e di fierezza egli li disprezza. [] Luomo di specie nobile sente se stesso come
determinante il valore, non ha bisogno di riscuotere approvazione, il suo giudizio quel che
dannoso a me, dannoso in se stesso, conosce se stesso come quel che unicamente conferisce
dignit alle cose [] (Al di l del bene e del male, af.260)

Non essendo i deboli abbastanza forti per difendersi dai padroni, sviluppano un sentimento
di vendetta, un odio e un risentimento profondo nei confronti dei nobili. La reazione dei deboli,
degli schiavi, consiste nel ribaltare i valori imposti dai forti: definiscono se stessi come buoni e i
padroni come cattivi; la loro incapacit di essere forti reinterpreta tale debolezza come virt,
come qualcosa di desiderabile cui si oppone la forza dei padroni; questa morale degli schiavi o del
risentimento genera un aldil in cui regneranno gli ultimi:

Questi deboli infatti, a un certo punto anchessi vogliono essere i forti, non v dubbio, a un certo
punto deve venire anche il loro regno presso di loro si chiama n pi n meno che regno di
Dio. (Genealogia della morale, prima dissertaz.)

Nella morale la rivolta degli schiavi ha inizio quando il risentimento diventa esso stesso creatore e
genera valori; il risentimento di quei tali esseri la cui vera reazione, quella dellazione, negata e
che si consolano soltanto attraverso una vendetta immaginaria. [] la morale degli schiavi ha
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bisogno, per la sua nascita, sempre e in primo luogo di un mondo opposto ed esteriore, ha bisogno
[] di stimoli esterni per potere in generale agire la sua azione fondamentalmente una
reazione. (Genealogia della morale, prima dissertaz.)

E questa la morale che ha trionfato: i deboli hanno stabilito che debolezza, umilt,
obbedienza e misericordia sono virt, mentre la forza, la vitalit, lazione sono vizi. Ne scaturita
unesistenza senza valore, svalutata, malata, incapace di abbracciare il caos del mondo e
rimodellarlo. E una morale che N. definisce anche del gregge:

Laddove incontriamo una morale troviamo sempre una valutazione e un ordinamento gerarchico
degli istinti e delle azioni umane. Queste valutazioni e ordinamenti gerarchici sono sempre
espressione dei bisogni di una comunit e di un gregge: ci che giova in primo luogo (ma anche in
secondo e in terzo) alla comunit, diventa anche la suprema scala di valori di ogni singolo. Con la
morale il singolo addestrato ad essere funzione del gregge e ad attribuirsi valore soltanto in
quanto funzione. Poich le condizioni della conservazione di una comunit sono assai diverse da
quelle di unaltra comunit, ci sono state morali assai diverse e, in riferimento alle sostanziali
trasformazioni che ancora ci aspettano di greggi e comunit, Stati e societ, si pu profetizzare che
ci saranno ancora morali molto differenti. La moralit listinto del gregge nel singolo. (La gaia
scienza, af.116)

Il decostruzionismo nietzscheano, volto a mettere in evidenza i materiali bassi e spregiati


su cui si fonda la cultura europea, va ben oltre.

* Lorigine della coscienza: si sviluppata sotto la necessit di comunicare la condizione


di bisogno e mancanza degli uomini, per renderli comprensibili e fare assegnamento sugli altri.
Listinto gregario strettamente in relazione a ci che chiamiamo coscienza:

Il fatto che le nostre azioni, i pensieri, i sentimenti, i movimenti siano anche oggetto di coscienza
[] la conseguenza di una terribile necessit, che ha lungamente signoreggiato luomo:
essendo esso lanimale maggiormente in pericolo, ebbe bisogno daiuto, di protezione: ebbe
bisogno dei suoi simili, dovette esprimere le sue necessit, sapersi rendere comprensibile per
tutto questo gli fu necessaria la coscienza, gli fu necessario anche sapere quel che gli
mancava, come si sentiva, quel che pensava. [] il mio pensiero che la coscienza non appartenga
propriamente allesistenza individuale delluomo, ma piuttosto a ci che in esso natura
comunitaria e gregaria; che essa si sviluppata solo in rapporto ad una utilit comunitaria e
gregaria [] il nostro stesso pensiero viene continuamente, per cos dire, adeguato alla
maggioranza e ritradotto nella prospettiva del gregge a opera del carattere della coscienza, del
genio della specie in essa imperante. (La gaia scienza, af.354)

* Lorigine della conoscenza: la paura dellignoto e di un mondo caotico allorigine della


conoscenza come ricerca di regole nel mondo, tra cui quella che fonda le scienze, la causalit:

Il noto, vale a dire: ci cui siamo cos abituati da non meravigliarcene pi, la nostra vita di tutti i
giorni, una qualunque regola in cui siamo piantati, tutto quanto, in genere, ci fa sentire a casa
nostra: [] non potrebbe essere listinto della paura a comandarci di conoscere? Il giubilo di chi
conosce, non potrebbe essere precisamente il giubilo di un ricuperato senso di sicurezza? Quel
filosofo simmaginava di aver conosciuto il mondo, allorch lo ebbe ricondotto allidea []
(La gaia scienza, af.355)

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Che cos il conoscere? Il riportare qualcosa di estraneo a qualcosa di noto, di familiare. []
Smussamento del sentimento del nuovo e dello strano: tutto ci che accade regolarmente non ci
sembra pi problematico. Perci quello di cercar la regola il primo istinto di chi conosce, mentre
naturalmente per il fatto che sia trovata la regola niente ancora conosciuto! [] Sentono
sicurezza, ma dietro questa sicurezza intellettuale sta lacquietamento della paura: vogliono la
regola, perch essa toglie al mondo il suo aspetto pauroso. La paura dellincalcolabile come istinto
segreto della scienza. (Frammenti postumi 1885-1887)

* Lorigine della scienza: la scienza si fonda su pregiudizi finalistici, oppure oggettivistici e


galileani di una natura interpretabile univocamente, soffocando volutamente laspetto magmatico e
caotico del divenire:

Guardiamoci dal pensare che il mondo sia un essere vivente. [...] Guardiamoci bene dal credere
che il mondo sia una macchina: non certo costruito per una meta... [...] Il carattere complessivo
del mondo invece caos per tutta leternit, non nel senso di un difetto di necessit, ma di un
difetto di ordine, articolazione, forma, bellezza, sapienza e di tutto quanto sia espressione delle
nostre estetiche nature umane []: l'universo non perfetto, n bello, n nobile e non vuol
diventare nulla di tutto questo, non mira assolutamente ad imitare l'uomo! [...] Non
assolutamente toccato da nessuno dei nostri giudizi estetici e morali! Guardiamoci dal dire che
esistono leggi nella natura [...] Quando sar che tutte queste ombre di Dio non ci offuscheranno
pi? Quando avremo del tutto sdivinizzato la natura! Quando potremo iniziare a naturalizzare noi
uomini, insieme alla pura natura, nuovamente ritrovata, nuovamente redenta! (La gaia scienza,
af.109)

Innanzitutto non si deve voler spogliare lesistenza del suo carattere polimorfo. [] Che abbia
ragion dessere una sola interpretazione del mondo, quella in cui voi vi sentite a posto, quella in
cui si pu investigare e continuare a lavorare scientificamente nel vostro senso [] una
balordaggine e una ingenuit [] Non sarebbe invece assai verosimile che in primo luogo si lasci
afferrare proprio quel che lesistenza ha di pi superficiale ed esteriore, il massimamente
apparente, la sua epidermide []? Uninterpretazione scientifica del mondo, come lintendete voi,
potrebbe essere di conseguenza pur sempre una delle pi sciocche, cio, tra tutte le possibili
interpretazioni del mondo, una delle pi povere di senso [..] (La gaia scienza, af.373)

* La stessa nozione di io, di soggetto non si salva dal lavoro di smantellamento di N.: ci
che chiamiamo pensiero non qualcosa di dato ma uninterpretazione del nostro mondo interiore,
una rappresentazione unitaria di un fascio di sensazioni e impulsi:

Soggetto fingere che molti nostri stati uguali siano leffetto di un sostrato: ma noi abbiamo
prima creato la uguaglianza di questi stati: il dato di fatto il rendere uguali e sistemare questi
stati, non la loro uguaglianza (anzi, luguaglianza va negata) (Frammenti postumi 1887-1888)

[] che si voglia, in generale, combattere la protervia di un istinto, non in nostro potere. In


questo intero processo, invece, il nostro intelletto evidentemente solo il cieco strumento di un
altro istinto, divenuto un rivale di quello che ci tormenta con la sua protervia [] Mentre noi
pensiamo dunque di lagnarci della protervia di un istinto, in fondo un istinto che si lagna di un
altro [] (Aurora, af.109)

Noi riteniamo perci che intelligere sia qualcosa di conciliante, di giusto, di buono, qualcosa di
essenzialmente contrapposto agli impulsi: mentre esso soltanto un certo rapporto degli impulsi
tra di loro. Per lunghissimo tratto di tempo, si considerato il pensiero consapevole come il
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pensiero in generale: soltanto oggi, ci balugina la verit che la maggior del nostro produrre
spirituale si svolga senza che ne siamo coscienti, a noi inavvertito [] (La gaia scienza, af.333)

Dunque, N. si presenta in questa fase come spirito libero, viandante che affronta un viaggio
verso una meta non ancora del tutto chiarita, ma i cui contorni iniziano ad essere chiari:

E dove dunque vogliamo arrivare? Al di l del mare? Dove ci trascina questa possente avidit, che
pi forte di qualsiasi altro desiderio? Perch proprio in quella direzione, laggi dove sono fino a
oggi tramontati tutti i soli dellumanit? Un giorno si dir forse di noi che, volgendo la prua a
occidente, anche noi speravamo di raggiungere unIndia, ma che fu il nostro destino naufragare
nellinfinito. (Aurora)

E il paese del nichilismo, qui solo intuito e successivamente annunciato nella morte di Dio.

c) Annuncio e avvento del Nichilismo.

Il celebre aforisma 125 della Gaia scienza annuncia la morte di Dio:

Luomo folle. Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del
mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: Cerco Dio! Cerco Dio!. E poich
proprio l si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscit grandi risa.
forse perduto? disse uno. Si perduto come un bambino? fece un altro. 0ppure sta ben
nascosto? Ha paura di noi? Si imbarcato? emigrato? gridavano e ridevano in una gran
confusione. Il folle uomo balz in mezzo a loro e li trapass con i suoi sguardi: Dove se n
andato Dio? grid ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi
assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino
allultima goccia? Chi ci dtte la spugna per strusciar via lintero orizzonte? Che mai facemmo, a
sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov che si muove ora? Dov che ci moviamo
noi? Via da tutti i soli? Non il nostro un eterno precipitare? E allindietro, di fianco, in avanti, da
tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito
nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si fatto pi freddo? Non seguita a venire notte,
sempre pi notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i
becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della
divina putrefazione? Anche gli di si decompongono! Dio morto! Dio resta morto! E noi lo
abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di pi sacro e
di pi possente il mondo possedeva fino ad oggi, si dissanguato sotto i nostri coltelli; chi
deterger da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali
giochi sacri dovremo noi inventare? [] Non ci fu mai unazione pi grande: tutti coloro che
verranno dopo di noi apparterranno, in virt di questa azione, ad una storia pi alta di quanto mai
siano state tutte le storie fino ad oggi!. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo
sguardo sui suoi ascoltatori: anchessi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gett a terra
la sua lanterna che and in frantumi e si spense. Vengo troppo presto prosegu non ancora il
mio tempo. Questo enorme avvenimento ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non
ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. [] Si racconta ancora che luomo folle abbia
fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem
aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere
invariabilmente in questo modo: Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri
di Dio?. (La gaia scienza, af.125)

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Lucio Celot
Nietzsche
Non si tratta di una dimostrazione metafisica dellinesistenza di Dio o di una considerazione
di ordine psicologico: la constatazione che non c pi alcun Dio che ci possa salvare, che oltre
gli uomini c solo il nulla, che non abbiamo pi bisogno della bella favola di Dio una volta
preso atto delle menzogne millenarie e della vera natura del mondo.
Da Platone in poi la caratteristica della cultura europea stata quella di volere dominare la
totalit ancorandola a valori immutabili, come il Bene platonico o il Dio delle religioni rivelate. Dio
muore perch si scopre la verit, cio che Dio stato voluto dagli uomini: non causa sui ma
Immutabile in grado di garantire la precaria mutevolezza del mondo, dipendente dalla volont che
lo ha voluto.

Con la morte di Dio N. ha voluto riassumere in una formula radicale lirruzione del
nichilismo nel mondo moderno, ossia il riconoscimento della nullit delle fondamenta su cui il
mondo occidentale ha edificato se stesso.
Il nichilismo europeo non appare allimprovviso, ma viene anticipato da Schopenhauer:

Schopenhauer fu il primo ateo dichiarato e irremovibile che noi tedeschi abbiamo avuto: qui lo
sfondo della sua inimicizia con Hegel [] lateismo assoluto, onesto, appunto il presupposto
della sua problematica, in quanto una vittoria finale e faticosamente conquistata dalla coscienza
europea, in quanto latto pi ricco di conseguenze di una bi millenaria educazione alla verit, che
nel suo momento conclusivo si proibisce la menzogna della fede in Dio [] ecco che subito ci si
viene avvicinando, spaventosamente, il quesito di Schopenhauer: ha dunque lesistenza in generale
un senso? quel quesito che soltanto per essere compreso e sentito in tutta la sua profondit avr
bisogno dun paio di secoli. (La gaia scienza, af.357)

La gaia scienza si conclude, e con essa la fase illuministica nietzscheana, con la


consapevolezza che una fase della storia dellumanit si conclusa, anche se ci vorranno ancora
numerose generazioni prima che si possa spazzare via definitivamente dallorizzonte umano
lombra di Dio:

Dopo che Buddha fu morto, si continu per secoli ad additare la sua ombra in una caverna
un'immensa orribile ombra. Dio morto: ma stando alla natura degli uomini, ci saranno forse
ancora per millenni caverne nelle quali si additer la sua ombra. E noi noi dobbiamo vincere
anche la sua ombra. (La gaia scienza, af.108)

Il pi grande avvenimento recente che "Dio morto", che la fede nel Dio cristiano divenuta
inaccettabile comincia gi a gettare le sue prime ombre sull'Europa. A quei pochi almeno, i cui
occhi, la cui diffidenza negli occhi abbastanza forte e sottile per questo spettacolo, pare appunto
che un qualche sole sia tramontato, che una qualche antica, profonda fiducia si sia capovolta in
dubbio: a costoro il nostro vecchio mondo dovr sembrare ogni giorno pi crepuscolare, pi
sfiduciato, pi estraneo, pi "antico". Ma in sostanza si pu dire che l'avvenimento stesso fin
troppo grande, troppo distante, troppo alieno dalla capacit di comprensione dei pi perch possa
dirsi gi arrivata anche solo notizia di esso; e tanto meno poi, perch molti gi si rendano conto di
quel che veramente accaduto con questo avvenimento e di tutto quello che ormai, essendo
sepolta questa fede, deve crollare, perch su di essa era stato costruito, e in essa aveva trovato il
suo appoggio, e dentro di essa era cresciuto: per esempio tutta la nostra morale europea. Una
lunga, copiosa serie di demolizioni, distruzioni, tramonti, capovolgimenti ci sta ora dinanzi: chi gi
da oggi potrebbe aver sufficiente divinazione di tutto questo da diventare maestro e veggente di
questa mostruosa logica dell'orrore, da essere il profeta di un ottenebramento e di un'eclisse di
sole, di cui probabilmente non si ancora mai visto sulla terra l'uguale? Perfino noi, per nascita
divinatori d'enigmi, noi che siamo in attesa per cos dire sulle montagne, piantati fra l'oggi e il
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Lucio Celot
Nietzsche
domani, tesi entro l'opposizione tra oggi e domani, noi primogeniti e figli prematuri del secolo
venturo, noi che gi dovremmo scorgere le ombre che ben presto avvolgeranno l'Europa: com' che
perfino noi le guardiamo salire senza una vera partecipazione a questo ottenebramento, soprattutto
senza preoccuparci e temere per noi stessi? Siamo forse ancora troppo soggetti alle pi immediate
conseguenze di questo avvenimento e queste pi immediate conseguenze, le conseguenze per noi,
contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, non sono per nulla tristi e rabbuianti, ma
piuttosto come un nuovo genere, difficile a descriversi, di luce, di felicit, di ristoro, di
rasserenamento, d'incoraggiamento, di aurora
In realt, noi filosofi e "spiriti liberi", alla notizia che "il vecchio Dio morto", ci sentiamo come
illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia,
di presagio, d'attesa finalmente l'orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non
sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro a ogni
pericolo; ogni rischio dell'uomo della conoscenza di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci
sta ancora aperto dinanzi, forse non vi ancora mai stato un mare cos "aperto". (La gaia scienza,
af.343)

Gli ultimi due aforismi della Gaia scienza mostrano che il terreno seminato e pronto per la
filosofia di Zarathustra, il profeta della nuova umanit:

La grande salute. Noi uomini nuovi, senza nome, difficilmente comprensibili, noi figli precoci di un
avvenire ancora non verificato abbiamo anche bisogno di un nuovo mezzo per un nuovo scopo,
cio di una nuova salute, una salute pi vigorosa, pi scaltrita, pi tenace, pi temeraria [] Un
altro ideale ci precede correndo, un prodigioso ideale, tentatore, ricco di pericoli [] lideale di
uno spirito che [] gioca con tutto quanto fino a oggi fu detto sacro, buono, intangibile, divino
[] un ideale che apparir molto spesso disumano, se lo si pone, a esempio, accanto a tutta la
seriet terrena fino a oggi esistita [] (La gaia scienza, af.382)

Quel che per vi capiter di udire, se non altro nuovo, e se non lo comprenderete, se
fraintenderete chi canta, poco male! Ormai questa la maledizione del cantore. (La gaia
scienza, af.383)

3) Zarathustra e oltre: dal decostruzionismo al nichilismo attivo-estatico.

a) Lospite pi inquietante.

Dunque, la fase illuministica del pensiero nietzscheano ha come conseguenza immediata


lirruzione del nichilismo nella cultura europea. La causa del nichilismo , in sintesi, il dualismo
metafisico, religioso e morale che pone dei valori condizionanti e contraddittori con la realt.
Infatti,
- la metafisica distingue il mondo ideale, luogo della verit, da quello reale, destituito di
verit e risolto in ingannevole apparenza; condiziona la conoscenza del mondo;
- la religione distingue un aldil, in cui promette la beatitudine, da un aldiqua da cui occorre
redimersi; condiziona la volont delluomo;
- la morale conferisce pi dignit al dover essere che contrasta lessere delluomo, cio le sue
pulsioni; condiziona lagire umano.

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Risultando antitetiche alla natura umana, queste tre forme hanno impedito alluomo di
mantenere una dignit di fronte a se stesso, poich lo hanno fatto sentire in errore e colpevole di
essere dotato di istinti e pulsioni. N. ritiene storicamente inevitabile la caduta dei valori: la loro
stessa insostenibilit li ha svalutati e nello spazio vuoto che si creato per effetto della loro
svalutazione si insinuato il nichilismo:

Il nichilismo alle porte: da dove ci viene costui, il pi inquietante fra tutti gli ospiti? [] Il
nichilismo si annida in uninterpretazione affatto determinata, in quella cristiano-morale. []
Scepsi rispetto alla morale lelemento determinante. Il tramonto dellinterpretazione morale del
mondo, che non ha pi una sanzione, dopo aver tentato di rifugiarsi in un al di l: ci finisce nel
nichilismo. Niente ha senso (linapplicabilit di uninterpretazione del mondo a cui stata
dedicata unenorme energia risveglia il sospetto che tutte le interpretazioni del mondo siano
false). (Frammenti postumi 1885-1887)

Limpossibilit di realizzare ci che metafisica, religione e morale propongono ha prodotto


un indebolimento della volont umana, una decadenza della cultura occidentale indotta
dallirraggiungibilit dei valori supremi e dal pessimismo dovuto a una morale che calunnia gli
istinti vitali e si volge contro la vita.
Ma bisogna distinguere tra un nichilismo semplicemente passivo, decadente, che si limita a
prendere atto del crollo dei valori in modo rassegnato e improduttivo, manifestazione di una volont
indebolita e incapace di agire, da un nichilismo attivo-estatico, quello nietzscheano, che distrugge
allo scopo di ricostruire, di liberare nuove espressioni di vita non pi imprigionate nei lacci della
morale; un nichilismo che deve superare la stasi del nichilismo passivo.
Proprio perch ha individuato le ragioni del crollo dei valori, questo nichilismo attivo-
estatico in grado di liberare le forze rimaste compresse sotto il giogo dei valori e passare dal buio
della notte (nichilismo passivo) alla luce del grande meriggio celebrato da Zarathustra:

E il tempo del grande meriggio, il pi fecondo rischiaramento: il MIO tipo di pessimismo: grande
punto di partenza. I giudizi morali come una storia della menzogna e dellarte della denigrazione
al servizio di una volont di potenza (della volont del gregge) che si rivolge contro i forti.
(Frammenti postumi 1885-1887)

Questo nichilismo tale solo nella forma, ma non nel contenuto, poich non si manifesta
nellaccettazione passiva o indebolita del nulla, ma spinge in fondo la decostruzione per una
nuova costruzione. Deve essere un mezzo e non un mero fine; solo chi abbonda di vita, dice N.,
potr servirsi del nichilismo per ricostruire, per creare nuovi valori:

Ci che racconto la storia dei prossimi due secoli. Descrivo ci che verr, ci che non potr pi
venire diversamente: lavvento del nichilismo [] Tutta la nostra cultura europea si muove gi da
gran tempo con una tensione torturante che cresce di decennio in decennio, come se si avviasse
verso una catastrofe: inquieta, violenta, precipitosa [] ( Frammenti postumi)

E giunto il tempo dellOltreuomo.

b) LOltreuomo.

Nel Prologo di Cos parl Zarathustra, il profeta annuncia lavvento dellOltreuomo:

Io vi insegno lOltreuomo. Luomo qualcosa che deve essere superato. [] Che cos luomo per
la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere luomo per
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Nietzsche
lOltreuomo, un ghigno o una dolorosa vergogna. [] LOltreuomo il senso della terra. Dica la
vostra volont: sia lOltreuomo il senso della terra. Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra
e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Un tempo il sacrilegio contro Dio
era il massimo sacrilegio, ma Dio morto [] Commettere il sacrilegio contro la terra, questa
oggi la cosa pi orribile. [] Luomo un cavo teso tra la bestia e lOltreuomo, un cavo al di
sopra dellabisso. [] La grandezza delluomo di essere un ponte e non uno scopo: nelluomo si
pu amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non
tramontando, poich essi sono una transizione. (Cos parl Zarathustra, prologo, 3-4, passim)

LOltreuomo colui che mosso da una disposizione gioiosa e dionisiaca verso la vita e la
realt, caratterizzato da un pessimismo non paralizzante e deprimente ma piuttosto da un fatalismo
gioioso e fiducioso: lAmor fati di cui parla N. non conduce alla rassegnazione ma allassunzione
attiva del peso e delle contraddizioni della vita, senza chiudere gli occhi di fronte allorrore della
realt:

Non appena non si crede pi in Dio e nella destinazione delluomo per laldil, luomo diventa
responsabile di tutto ci che vive. (Frammenti postumi 1885-1887)

LOltreuomo va oltre i confini (il termine uber significa tanto sopra quanto oltre) fissati
dallipotesi metafisica che, sottomettendo gli uomini a un presunto dover-essere ancorato al
concetto di Dio, ha generato solo uomini inferiori e malati, che si sono accontentati di s e hanno
inibito la propria volont.
In particolare, lOltreuomo si caratterizza per la sua fedelt alla terra: morto Dio, lunica
realt la vita terrena, la dimensione mondana dellimmanenza. Lumanit deve fare ritorno alla
terra e rimanerle fedele, senza cullare illusioni di speranze ultraterrene: non vi pi un mondo
dietro al mondo che funga da riparo eterno al divenire. LOltreuomo deve volgersi alla terra con lo
stesso fervore con cui lultimo uomo si rivolgeva a Dio, perch nella terra, nella Grande Madre
degli antichi che lOltreuomo pu ritrovare le proprie origini e la propria natura pi vera.
LOltreuomo indica il carattere costitutivamente trascendente delluomo, una freccia che
anela allaltra riva: finch lumanit non era consapevole della morte di Dio, questa tensione alla
trascendenza era rivolta allaldil e produceva infedelt alla terra, ascesi, disprezzo del corpo,
malattia dellanima: in tal modo luomo diventava infelice e lacerato. La possibilit dellOltreuomo
apre alla salute riconquistata, alla guarigione dellanima, al risanamento della frattura tra essa e
il corpo. Sulla possibilit di questa metamorfosi, si veda il primo discorso della prima parte dello
Zarathustra: Delle tre metamorfosi.

c) Leterno ritorno delluguale.

Il peso pi grande. Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella
pi solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai
riviverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte e non ci sar in essa mai niente di nuovo,
ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni cosa indicibilmente piccola e
grande della tua vita dovr far ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e cos pure
questo ragno e questo lume di luna tra gli alberi e cos pure questo attimo e io stesso.
L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta
e tu con essa granello di polvere!" - Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo
il demone che cos ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immane, in cui questa
sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio, e mai intesi cosa pi divina!"?
Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e
forse ti stritolerebbe; la domanda che ti porresti ogni volta e in ogni caso: "Vuoi tu questo ancora
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una volta e ancora innumerevoli volte?" graverebbe sul tuo agire come il peso pi grande! Oppure,
quanto tu dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare pi alcun'altra cosa che
quest'ultima eterna sanzione, questo suggello? (La gaia scienza, af.341)

Quello riportato il primo, celeberrimo testo in cui N. annuncia lidea delleterno ritorno;
solo tre anni pi tardi, nel terzo libro dello Zarathustra (La visione e lenigma), ne dar
unesposizione compiuta.

Condizionato dalla concezione greca e orientale della ciclicit del tempo, N. recupera la
concezione per cui lo scorrere del tempo non governato da provvidenza o logica (cfr. Hegel) ma
privo di sensi ultimi, di finalit immanenti o trascendenti. Nella concezione ciclica del tempo di
Anassimandro, Empedocle e Eraclito (Il tempo un fanciullo che gioca a dadi col mondo)
linnocenza del divenire fa s che tutto debba ritornare, che la ripetizione sia necessit e che nulla
di veramente nuova accada mai. Il futuro la semplice ripetizione di ci che deve ritornare.
Rispetto alla concezione lineare del tempo di matrice giudaico-cristiana, per la quale ogni
istante ha senso solo in quanto inserito in una direzione di senso cha va dal principio (la creazione)
alla fine (la fine del tempo e lavvento del Regno di Dio), in quella delleterno ritorno non c
possibilit di orientarsi nel tempo, poich non ci sono pi n principi n scopi, non c progettualit
ma leterno fluire perennemente identico a se stesso.
In altri termini: ogni istante del tempo ciclico possiede interamente in s il proprio senso,
in quanto libero dalla unidirezionalit del tempo cristiano: allora, bisogna vivere ogni attimo in
modo da potere desiderare di riviverlo uninfinit di volte.

Ci che importa a N. non la dimostrabilit scientifica delleterno ritorno, ma la possibilit


che tale concezione, anche solo ipotizzata, sollevi dubbi e domande sulle conseguenze che
potrebbe avere sulla vita delluomo:

Esaminiamo come ha agito su di noi il pensiero che qualcosa si ripete (lanno per esempio, oppure
le malattie periodiche, la vegli e il sonno etc.). Se la ripetizione circolare anche solo una
probabilit o una possibilit, anche lidea di una possibilit pu sconvolgerci e trasformarci, non
solo i sentimenti o determinate aspettative! In che misura ha agito la possibilit della dannazione
eterna! (Frammenti postumi)

Chi colui che pu volere la ripetizione di ogni istante della propria vita? Non certo luomo
comune, quello del gregge, il nano schiacciato dallo spirito di gravit che perseguita luomo
europeo; bens lOltreuomo, colui che costruisce attimi di esistenza talmente intensi da meritare
di essere voluti come eternamente ritornanti. Per volere ci si deve essere felici, potere
dispiegare liberamente la propria volont di potenza sul mondo, ormai non pi gravata dal peso
delle morali menzognere. Leterno ritorno mostra cos il suo duplice significato: estremizzazione
del nichilismo da un lato, nuova condizione di felicit per luomo dallaltro.

d) La volont di potenza.

La dottrina delleterno ritorno delluguale in strettissima connessione con quella della


volont di potenza, cui N. aveva intenzione di dedicare unopera (La volont di potenza, appunto;
o La trasvalutazione di tutti i valori) di cui ci restano un migliaio di aforismi preparatori.
Abbiamo gi visto che la volont di potenza ci che caratterizza ogni essere vivente:

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Ogni volta che ho trovato un essere vivente, ho anche trovato volont di potenza [] Solo dove
vita, anche volont: ma non volont di vita, bens - cos ti insegno io volont di potenza! (Della
vittoria su se stessi, in Cos parl Zarathustra, 2)

Quello delleterno ritorno un pensiero che impone che ogni evento sia voluto al punto tale
da desiderarlo eternamente; ovvero, leterno ritorno impone alluomo il compito di dare un senso
al mondo attraverso la volont.
In un mondo in cui tutti gli dei sono morti, lOltreuomo vuole affermarsi come volont
responsabile e libera: la volont di potenza il desiderio di affermare la propria prospettiva sul
mondo. Infatti:

Contro il positivismo, che si ferma ai fenomeni: ci sono soltanto fatti direi: no, proprio i fatti
non ci sono, bens solo interpretazioni. Noi non possiamo constatare nessun fatto in s; forse
unassurdit volere qualcosa del genere. Tutto soggettivo, dite voi; ma gi questa
uninterpretazione, il soggetto non niente di dato, solo qualcosa di aggiunto con
limmaginazione, qualcosa di appiccicato dopo. E infine necessario mettere ancora linterprete
dietro linterpretazione? ( Frammenti postumi)

Ogni verit che venga prodotta dopo la morte di Dio equivalente a tutte le altre,
giacch non ci sono pi valori o criteri oggettivi da invocare: il mondo dopo la morte di Dio il
risultato polimorfo e incerto dei giochi prospettici che operano si di essi, degli scontri
ermeneutici tra le diverse volont di potenza. Conoscere la realt significa semplicemente
valutarla, organizzarla secondo il prospettivismo dei valori:

Ogni centro di forza ha [] la sua prospettiva, cio la sua affatto determinata scala di valori, il
suo tipo di azione, il suo tipo di resistenza. Il mondo apparente si riduce pertanto a un modo
specifico di agire sul mondo, che muove da un centro. Ma non c nessunaltra azione, e il
mondo solo una parola per il gioco complessivo di queste azioni. (Frammenti postumi)

[] esiste soltanto un conoscere prospettico; e quanti pi affetti lasciamo parlare sopra una
determinata cosa, quanti pi occhi, differenti occhi sappiamo impegnare in noi per questa stessa
cosa, tanto pi completo sar il nostro concetto di essa, la nostra obiettivit. (Genealogia
della morale, 3, af.12)

Lo stesso soggetto che interpreta esso stesso una posizione prospettica di una
volont di potenza.
Da un punto di vista esistenziale, il pensiero delleterno ritorno si traduce in una
sensazione soggettiva, in una tonalit dellanima che stimola la volont in senso attivo-estatico, la
rende ricca di forza, costruttrice di senso: la volont di chi, dice N., abbonda di vita. Solo una
siffatta volont rende sopportabile il pensiero che tutte le cose eternamente ritornano, un pensiero
che non distingue pi il mondo vero da quello apparente, come faceva la metafisica:

Come il mondo vero fin per diventare favola. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale
mondo ci rimasto? Forse quello apparente?Ma no! Col mondo vero abbiamo eliminato anche
quello apparente! (Il crepuscolo degli idoli)

Ala fine del suo itinerario di smascheramento della metafisica, ci che resta a N. sono dei
criteri interpretativi di tipo fisiologico, come li definisce G.Vattimo: forza (contro debolezza),
salute (contro malattia), creativit (contro risentimento), attivit (contro passivit e decadenza).

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La forza e la salute sono caratterizzate come capacit di vivere attivamente lesperienza del
nichilismo, come spirito di avventura:

Per colui che ha sete nellanima di percorrere con la sua vita tutto lorizzonte dei valori e di
quanto fu desiderato fino a oggi, che ha sete di circumnavigare tutte le coste di questo ideale
mediterraneo [] per costui in primo luogo necessaria una cosa sola, la grande salute una
salute che non soltanto si possiede, ma che di continuo si conquista e si deve conquistare [] (La
gaia scienza, af.382)

Negli scritti dellultimo periodo e nei frammenti postumi, larte appare come il modello
della volont di potenza. A differenza che nella Nascita della tragedia, per, larte non pi intesa
come un mondo di belle forme che ci distrae dalla vista del caos; al contrario, larte sana, tragica
nel senso nietzscheano, quella che non avr bisogno di verit consolatorie, non scadr nel
romanticismo o nel sentimentalismo esagerato, non sar insomma unarte per spiriti deboli o
decadenti:

E questione di forza (di un individuo o di un popolo) SE E DOVE si pronunci il giudizio bello. Il


senso di pienezza, di forza accumulata (per cui permesso accogliere coraggiosamente e di buon
animo molte cose di fronte a cui il debole preso da brividi) il senso di potenza pronuncia il
giudizio bello anche su cose e stati che listinto dellimpotenza pu trovare solo odiose,
brutte. (Frammenti postumi)

In complesso, la predilezione per le cose problematiche e terribili un sintomo di forza, mentre il


gusto del grazioso e dellelegante appartiene ai deboli e ai delicati. Il gusto per la tragedia
contraddistingue i tempi e i caratteri forti [] E segno di benessere e di potenza la misura in cui
uno pu riconoscere alle cose il loro carattere terribile e problematico; bisogna vedere per contro
se uno abbia in genere bisogno di soluzioni finali. (Frammenti postumi)

Luomo deve s essere un mentitore (Noi abbiamo bisogno della menzogna), ma nel
senso dellartista creatore, che forgia la materia, che elabora unimmagine dellesistenza come
volont di potenza, cio priva di fondamenti ultimi, strutture stabili, essenze o garanzie
metafisiche. Lartista-Oltreuomo definisce unalternativa positiva, sana, forte di esistenza umana

Questa volont non ascetica, capace di vivere pienamente lesperienza del tragico e di
considerare il mondo come puro accadimento interpretativo, non si affida al futuro o a un presunto
aldil ma amor fati, capacit di fronteggiare il caos, di dire s ad ogni evento, con gioia e senza
la tentazione della fuga in un mondo altro da questo:

In questo senso il nichilismo, come NEGAZIONE di un mondo vero, di un essere, potrebbe risultare
un modo di pensare divino [] (Frammenti postumi, 1887-1888)

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