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Domenica Aruta 5^H

Riassunto
Nietzsche rappresenta nella sua filosofia la negazione del passato, il rifiuto di tutte le tradizioni.
Nietzsche è il filosofo che mette in dubbio tutta la storia della filosofia occidentale, che cerca un
nuovo principio. Egli sovverte i valori occidentali ed si volge verso il futuro.
Nietzsche fu influenzato da Schopenhauer, ma egli non si ferma al pessimismo di Schopenhauer:
infatti per lui il sentimento tragico della vita è accettazione della vita stessa, è una
esaltante adesione a tutti gli aspetti dell’esistenza, anche a quelli più terribili, poiché tutto fa
parte dell’immensa marea della vita.
Ne "La nascita" della tragedia (1872)", Nietzsche vede nel mondo greco la stagione
spiritualmente più alta e ricca dell’umanità. La civiltà greca era infatti nutrita da un vigoroso
senso tragico, che è per Nietzsche l’autentico modo di rapportarsi alla vita: è accettazione
di essa, coraggio davanti al Fato.
L’uomo greco vedeva dappertutto l’aspetto orribile e assurdo dell’esistenza, ma egli seppe,
nell’arte, trasfigurando l’orribile e l’assurdo in immagini ideali, rendere accettabile la vita. La
grande tragedia greca è la forma suprema di arte, in quanto in essa si compongono gli impulsi
vitali creativi (spirito dionisiaco), e la moderazione, l’equilibrio, la razionalità (spirito apollineo).
Dalle "Considerazioni inattuali (1873-74)" in poi, Nietzsche inizia la sua critica ad ogni
manifestazione culturale.
La scienza non è che il proseguimento della costruzione concettuale iniziata nel linguaggio
dunque, la scienza non è mai pura, né oggettiva perché non esiste conoscenza senza presupposti
e che non sia uno strumento in mano a qualche forza. Si pratica la scienza per desiderio di
sicurezza, per fuggire da fantasmi e paure, per sete di possesso e di dominio. In quanto poi
alla storia, essa serve all’uomo perché ha bisogno di avere dei maestri ideali. Ma se la storia dice
di poter servire alla vita, non può però pretendere di essere una scienza oggettiva. L’individuo
non è altro che uno spettatore di un processo, la Storia, che lo supera e lo travolge. Gli scritti
successivi, aprono la fase "neoilluministica" di Nietzsche. Egli vuole mettere tutto in
discussione: romanticismo, idealismo, positivismo, socialismo, evoluzionismo, cristianesimo.
Tutte le realtà che sono state presentate come nobili, vere, spirituali sono in realtà "umane,
troppo umane". Sono costruzioni che esprimono solo gli istinti, appetiti, passioni e interessi più
intimi dell’uomo. Nietzsche rifiuta così ogni tipo di metafisica e di religione, ed attacca lo stesso
concetto di verità: secondo Nietzsche si sono chiamate verità gli errori utili, quelli che sono
indispensabili all’uomo per poter vivere, giacché non sopporta il vivere senza un senso.
Per quanto riguarda la religione, Nietzsche definisce il cristianesimo come "platonismo per il
popolo", nel senso che afferma due realtà, di cui quella che non si vede è la più importante. Non
solo: il cristianesimo è la religione dei deboli, dei vinti. L’ateismo, appare quindi a Nietzsche come
l’unica alternativa per liberare l’uomo. Esso è in lui qualcosa di ovvio: "Sono troppo curioso per
accontentarmi di una risposta così grossolana. Dio è una risposta grossolana; anzi non è
altro che un grossolano divieto contro di noi: non dovete pensare".
Ne "La gaia scienza" Nietzsche sostiene che l’uomo ha ucciso Dio. Dicendo che "Dio è morto!"
Nietzsche vuol indicare insomma che sono morti gli ideali ed i valori del mondo occidentale.
La morale per Nietzsche è uno strumento di dominio: essa consiste nella costituzione di valori
presentati come universali, ma in realtà astratti e repressivi. Vi sono due tipi di morale: la morale
dei sani, dei forti, che privilegia l’individualismo, la fierezza, l’amore per la vita; e la morale degli
schiavi, dei deboli, che è sociale e utilitaristica. La morale degli schiavi è nata col cristianesimo ed
è sorta per il risentimento verso la classe dei forti. Il disinteresse, l’abnegazione, il sacrificio di sé
sono il frutto del risentimento dell’uomo debole verso la vita. I deboli hanno fatto diventare
valore la negazione della vita: è questa la vendetta dei deboli contro i forti. La morale tende
così ad indebolire l’uomo. L’essere umano desiderava soddisfare le proprie pulsioni, la morale
lo ha invece spinto a credere in una specie di anti-mondo, lo ha portato ad allontanarsi dalla sua
natura originaria, che è terrestre. Ma la natura si è vendicata e gli istinti si sono rifugiati
all’interno dell’uomo. Nietzsche ha anticipato qui Freud: ha scoperto la resistenza degli istinti e
delle pulsioni, l'impossibilità di annullarli con la forza della coscienza e della morale. L’uomo
appare a Nietzsche come un "animale malato". Per liberare l’uomo da questo nichilismo
Nietzsche propone una trasvalutazione di tutti i valori. Per poterla attuare, egli ha elaborato i
concetti di volontà di potenza, superuomo ed eterno ritorno. L’uomo vivrà felice e libero quando
si sarà liberato da tutti i legami, anche da quelli stessi di "uomo" e "umanità". "L’uomo deve
essere superato" affinché arrivi il Superuomo o Oltreuomo. Il superuomo sarà un essere libero,
che agirà per realizzare se stesso, un essere che ama la vita, che non si vergogna dei propri sensi
e vuole gioia e felicità. E’ un essere fedele alla propria natura e "alla terra" cioè fedele alla vita e
al vivere con pienezza.
Il superuomo è inoltre un essere socievole che ha abbandonato ogni fede, ogni desiderio di
certezza. La sua massima è: "Diventa ciò che sei". Il superuomo è il filosofo dell’avvenire che con
la sua "diversità di sguardo", cerca di rendere più degno il pensiero della vita, di dare al mondo
un altro valore, un’altra verità che nasce dall’abbandono delle vecchie illusioni e certezze. La
volontà di potenza è la volontà di creare sempre dei valori nuovi.
Il terzo concetto: eterno ritorno dell’uguale. Per Nietzsche, tutto quello che accade è già
accaduto, e tornerà ad accadere. Nulla avviene a caso e quando avviene, avviene per sempre,
non si dissolve, ritorna eternamente. Questa dottrina è una condanna per gli uomini mediocri,
poiché per essi torneranno sempre frustrazioni e sconfitte. Ma per il superuomo, invece indica
che in ogni momento si può cominciare una nuova vita. Il superuomo è consapevole che ogni
suo atto si inserisce in una realtà eterna. L’eterno ritorno è anche l’autoaccettazione del
mondo, la volontà cosmica di riaffermarsi e di essere se stesso. Bisogna però fare di più che
"sopportare" un simile pensiero : bisogna amarlo, non volere nulla di diverso da quello che è.
Questo amore libera l’uomo dalla schiavitù del passato. Il presente, in quanto momento della
decisione, ha la capacità invece di far ritornare il passato riassumendolo nell’atto della
decisione. E’ quindi proprio nella decisione che il tempo si crea come tale, dividendosi in
passato, presente e futuro.

Nietzsche e Freud sono accomunati dall'aver smantellato in profondità, seppur con


differenti modalità, le certezze del mondo ottocentesco e della sua fiducia razionalistica,
già fatte scricchiolare da Schopenhauer e da Kierkegaard. I due pensatori, sono tra loro
accostabili anche perchè non possono essere considerati filosofi nel senso classico del termine:
Freud è prima di tutto un medico e Nietzsche nasce come filologo.
Nietzsche è in piena sintonia con l'idea marxiana di una filosofia di trasformazione, per cui
interpretare il mondo senza mutarlo è insufficiente e, nel proporre questo modo di pensare, egli
rompe brutalmente una lunga tradizione, risalente ad Aristotele, la quale voleva la filosofia come
sapere fine a se stesso: Il sapere per il sapere.
Nella 2°edizione delle "Considerazioni inattuali" Nietzsche si domanda se la storia sia utile o
dannosa per la vita. Tutta la storia della filosofia precedente a Nietzsche aveva concentrato la
propria indagine sulla ricerca del vero. Ora Nietzsche è del parere che il concetto di verità sia uno
di quei concetti su cui si è costruita la civiltà occidentale ed egli si propone di sostituirlo con
quello di utilità: la vera filosofia non deve più domandarsi cosa è vero, ma cosa è utile per la vita.

(Vita: è molto importante il fatto che essa si sia tragicamente conclusa, dopo una lunga
depressione, in una follia che ha portato il filosofo alla morte dopo il crollo avvenuto a Torino. E
c'è chi ha voluto scorgere in alcuni aspetti della filosofia nietzscheana la prova lampante che la
sua mente fosse già malata, leggendo la sua follia come un effetto della sifilide contratta in
passato o causata dalla filosofia stessa elaborata dal pensatore e in effetti certi aspetti di essa
tendono a sfuggire ad ogni logica umana).

La prima opera importante composta da Nietzsche: si tratta de "La nascita della tragedia"
del 1871: nell'opera e, più in generale, nell'intera filosofia nietzscheana, aleggia l'idea che la crisi
che sta vivendo la civiltà occidentale sia un qualcosa risalente ai tempi del mondo greco. Ci sono
due grandi novità: in primo luogo, vuole indagare gli aspetti ombrosi, il pessimismo di fondo che
serpeggia in quel mondo e che nessuno era stato davvero in grado di cogliere del Rinascimento.
In quest'indagine, Nietzsche prende spunto da Schopenhauer e legge appunto la nascita della
tragedia come manifestazione di questo pessimismo latente che pervade il mondo greco.
L'altra grande novità è che trova il momento culminante dell'età greca non nella società dei
tempi di Platone e Pericle, bensì nella civiltà arcaica, ancora venata dal pessimismo infatti
l'ottimismo è subentrato a partire dai grandi sistemi filosofici di Platone e Aristotele. E la tragedia
quindi costituisce il momento in cui la civiltà greca arriva al massimo grado e,
contemporaneamente, si avvia al suo tramonto.
La novità della lettura nietzscheana della civiltà greca consiste nell'aver evidenziato il fatto che
l'ordine che colorava la cultura greca è una pura e semplice manifestazione derivata dal caos.
In quest'opera Nietzsche professa la propria ascendenza schopenhaueriana e ben lo si evince dal
prevalere dell'aspetto drammatico e caotico dell'esistenza e della forza irrazionale, quasi
demoniaca, che la permea a tal punto che la razionalità altro non è se non una mera apparenza.
Tuttavia, nella seconda edizione dell'opera, Nietzsche pone una prefazione in cui dichiara di non
essere più schopenhaueriano. E in effetti le differenze tra i due pensatori sono parecchie: la vita
è per Nietzsche il valore centrale intorno al quale costruire la filosofia,la si deve vivere fino in
fondo, accettandola in ogni sua sfumatura mentre per Schopenhauer essa non ha alcun valore
ed è anzi la fonte della sofferenza umana.

Per Nietzsche la storiografia in quegli anni abbia assunto un'eccessiva importanza a tal punto da
poter divenire dannosa poichè fa sì che ci si senta inibiti nella vita. Per poter agire è necessario
un margine di oblìo e di ignoranza, e pertanto la storiografia va bene solo se presa a piccole dosi.
Egli individua tre diversi tipi di storiografia : quella "critica" che ha un approccio critico con il
passato; quella "monumentale che esamina e celebra le azioni del passato e, infine, quella
"antiquaria", che nutre un culto di stampo museale del passato in quanto tale.
Ciascuna di queste tre tipologie è utile: la critica e l'esaltazione delle gesta del passato, infatti,
sono uno stimolo per agire in modo migliore e, in modo analogo, perfino il radicamento museale
nel passato può essere una buona premessa per agire meglio. Tuttavia non si deve esagerare,
perchè se è vero che i tre tipi di storiografia possono essere utili alla vita, è anche vero che, se si
eccede, possono rivelarsi dannose. Se si critica eccessivamente il passato, infatti, ci si limita a
lamentale di come le cose non debbano andare e se si esaltano troppo le imprese degli antichi ci
si blocca in un'assurda idolatria. Ed è per questa ambiguità per cui la storia, nelle sue tre
sottodivisioni, è in bilico tra l'essere utile e l'essere dannosa per la vita.
Per far fronte al rischio che la storia possa danneggiare la vita si deve ricorrere all'arte. L'arte,
infatti, può costituire un'efficace cura per dar spazio alla creatività dell'uomo e al suo istinto
creativo.

Domanda
Non ho capito il legame con Wagner e in parte la questione di Apollineo e Dionisiaco. Non ho
capito inoltre come la morte di Dio sia legata alla morte dei valori occidentali e perchè la cultura
greca è "una pura e semplice manifestazione derivata dal caos".

Per il resto è tutto abbastanza chiaro.

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