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Filoso a VA.

Hegel.
Scritti giovanili.
Il tema degli scritti giovanili è quello della rigenerazione morale
e religiosa dell’uomo, come base di una rigenerazione politica.

Hegel analizza la felicità greca e l’infelicità giudaica cogliendo


in entrambe il rapporto tra uomo e Dio.

-La felicità greca è causata dall’armonia tra Dio e uomo, che si


rispecchia nel rapporto tra individuo e comunità.

-L’infelicità giudaica è causata dalla lacerazione tra Dio, l’uomo


e si rispecchia tra una lacerazione tra l’uomo e lo stato.

A metà strada tra queste c’è la serenità consapevole colta nel


cristianesimo, grazie al Dio incarnato.

Capisaldi.
I capisaldi della loso a hegeliana sono tre:

- Rapporto nito-in nito: Hegel interpreta il nito come


parziale manifestazione dell’in nito, il quale essendo
razionale rende al contempo il reale razionale.

- Tutto ciò che è reale è razionale, viceversa tutto ciò che è


razionale è reale.

- Funzione giusti catrice della loso a: in Hegel la loso a ha


il compito di giusti care la realtà. La loso a è come la
nottola di Minerva che vola sul far del crepuscolo, perché
non determina la realtà in quanto la osserva cercando di
spiegarla.

Dialettica.
La dialettica di Hegel supera quella dicotomica aristotelica
perché consta di tre momenti:

-Il primo è il momento astratto intellettuale. Il protagonista è


l’intelletto che si ferma alle determinazioni rigide, sensoriali
della realtà. Infatti la intende come molteplicità di dati separati.

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-Nel secondo momento, negativo razionale, subentra la ragione
con valenza negativa per creare un’opposizione. Questo è
necessario dato che ogni a ermazione sottintende una
negazione.

-Il terzo momento ovvero quello positivo razionale è in grado di


cogliere l’unità che si articola nella molteplicità. È un vero e
proprio superamento dialettico che viene inteso col verbo
tedesco Aufheben dal duplice signi cato: togliere e conservare.

Toglie l’opposizione ne a se stessa e conserva la veridicità


della prima, della seconda e della loro opposizione.

Fenomenologia.
È la storia romanzata della coscienza che si fa sapere assoluto.

- Coscienza:
- Certezza sensibile: è il momento più basso della
coscienza basata sulle percezioni sensoriali;

- Percezione: momento in cui si colgono le


molteplici qualità separate di un oggetto;

- Intelletto: si coglie l’unitarietà delle molteplicità


identi cando l’oggetto in quanto tale.

- Autocoscienza:
- Rapporto servo padrone: qui si esplicita la lotta
che l’autoscienza deve portare avanti per
riconoscersi diversa dalle altre. I protagonisti
sono coscienza servile e padronale. Il servo per
paura della morte a da la sua libertà al signore.
Grazie al suo servizio e all’autodisciplina che
viene col servizio si va incontro ad una
paradossale inversione di ruoli. Il servo
acquisisce autonomia mentre il padrone la perde.
Qua si riconosce l’importanza del lavoro come
fonte di grati cazione e graduale acquisizione di
libertà.

- Lo stoicismo e lo scetticismo: il saggio stoico è


colui che si sente libero sia in catene che sul
trono, annullando quindi l’in uenza delle
condizioni esterne sulla sua persona. Lo scettico
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è colui che a erma che non vi siano verità
conoscibili. Così facendo però la sua visione
cade in contraddizione in quanto a erma una
verità, possibilità non prevista dallo scetticismo.

- Coscienza infelice: in questo momento si esplicita


la contraddizione stoica-scettica con la
separazione tra uomo e Dio. Separazione che
Hegel credeva di cogliere inizialmente solo
nell’ebraismo, per poi coglierla anche nel
cristianesimo con la metafora del sepolcro vuoto.
Questa metafora è emblema dell’ine abilità di
Dio. Nonostante ciò l’uomo cerca di creare una
connessione con Dio e lo fa tramite la devozione,
quindi esteriorità del culto, poi fare e operare,
occupandosi con opere meritorie. Mentre compie
queste opere si umilia perché riconosce che
l’arte ce di queste è sempre Dio in quanto egli gli
ha dato la forza e le capacità. L’uomo quindi si
getta nell’ascetismo e porta avanti una totale
morti cazione di sé con un conseguente
annullamento di sé. Proprio dopo aver toccato il
punto più basso la coscienza raggiunge il punto
più alto, perché capisce di essere essa stessa Dio
ed ogni realtà.

- Ragione:
- Osservativa: cerca nella realtà se stessa con
l’indagine naturale, leggi logiche psicologiche,
sionomica e frenologia. Delusa diventa attiva.

- Attiva: si getta nel piacere per cercare il


godimento e di a errare la vita, però si trova di
fronte al destino e ai propri limiti.

- La legge del cuore: con la legge del cuore si


mette in atto un progetto di riforma della società
che però non può essere attuato perché ogni
individuo possiede una propria legge del cuore.
Si sfocia quindi nel delirio di presunzione e la
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coscienza segue la propria virtù. Emblema di
questo passaggio è Roberspierre, il cavaliere
della virtù.

- Individualità in sé per sé:


- Regno animale dello spirito e l’inganno ovvero la
cosa stessa: momento in cui si spacciano i propri
obblighi personali per doveri universali. L’inganno
sta nello scoprire che si tratta di un percorso
personale.

- La ragione legislatrice: ragione che propone di


individuare delle leggi e si sottometteva a queste,
quindi si autocontraddice in quanto sono leggi
soggettive.

- La ragione esaminatrice: si pone al di sopra delle


leggi, ma vi è una contraddizione interna così
pone il suo giudizio individuale sopra l’universalità
che cercava nelle leggi.

- Spirito: ragione che si realizza concretamente nelle


istituzioni storico politiche:
- Spirito vero o eticità: questo è ascrivibile al
mondo greco e all’armonia tra individuo e
comunità che si trova in esso, nella quale Hegel
trova delle lacerazioni. L’emblema è Antigone che
si trova a scegliere tra la propria legge morale e
quella della città.

- Spirito fuori di sé o cultura: cogliamo la frattura


fra l’io e la società resa esplicita dalla rivoluzione
francese e dall’illuminismo dove i grandi ideali
realizzano aspetti deleteri.

- Spirito certo di sé o moralità: la lacerazione si


ricompone perché lo spirito si riconosce nello
stato. Stato inteso secondo una visione
organicistica, cogliendo l’assoluto, prima nella
religione poi nella loso a.

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KIERKEGAARD-CRISI.
-Possibilità. Con possibilità il losofo intende sia la possibilità di
succedere che di fallire. Qualunque possibilità include la minaccia
del nulla. Da qui deriva la gura del discepolo dell’angoscia
bloccato da questa paura.

-Possibilità fondamentali. Kierkegaard cerca di capire quali siano


le possibilità fondamentali che si o rono all’uomo come le scelte
radicali di vita.

-Fede. L’unica dottrina in grado di salvare l’uomo dall’angoscia


fornendo la chiave per una vita fatta di scelte e priva di titubanze,
che possa dare salvezza all’uomo.

CRITICA ALL’HEGELISMO.
Kierkegaard critica Hegel per aver ridotto l’uomo ad animale,
elevando il singolo sull’universale. Non esisterà quindi alcuna
osservazione oggettiva, ma solo osservazioni soggettive. La verità
è dunque il modo con cui l’uomo rende le verità proprie, con la sua
mente. Per Kierkegaard quando in Hegel il soggetto pensa
all’assoluto diventando assoluto perde della sua singolarità e
quindi della sua capacità di pensare in quanto essere pensante,
annullando se stesso. Annullando se stesso l’uomo in Hegel si
sottrae dalla vita religiosa privandosi della facoltà di scegliere.
Interpreterà la storia come il farsi incerto e privo di garanzie
dell’individuo.

GLI STADI DELL’ESISTENZA.


-La vita estetica e la vita morale sono i due stadi dell’esistenza
descritti nell’opera Aut-Aut. Ogni stadio è una vita a sé che esclude
l’altra. L’esteta è un seduttore, colui che vive nell’attimo
fuggevolissimo e irripetibile, in uno stato di perenne ebrezza
intellettuale cadendo nella noia e poi nella disperazione in quanto
non sarà mai appagato e realizzato in quello che trova.

-La vita etica è rappresentata dal marito che vive con piacere per
lavorare. Il marito lavora e lavorando conosce altre persone mentre
guadagna, realizzando i suoi obbiettivi di vita.

La vita etica porta l’uomo alla piena consapevolezza di sé in


quanto sarà realizzato in ciò che fa.

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-Lo stadio religioso è incarnato da Abramo. L’ordine divino di
uccidere il glio sospende totalmente l’azione e la volontà del
principio morale. L’uomo religioso sceglie di seguire i comandi
divini anche se vanno contro la propria legge morale. Da ciò deriva
il carattere incerto della vita religiosa, che porta a solitudine e
angoscia in quanto l’uomo non può sapere di essere o meno
l’eletto, sarà quindi in costante dubbio. Questo paradosso è Cristo
che fatto uomo si deve far riconoscere Dio dagli uomini che di fatti
non lo accetteranno come tale.

FEUERBACH-CRISI.
Per il losofo l’idealismo non regge in quanto il soggetto non può
essere predicato ma solo soggetto. Non può quindi essere
l’astratto ciò che pensa il concreto, ma il concerto che pensa
l’astratto. È quindi un materialista.

Per Feuerbach non è dio che ha creato l’uomo ma l’uomo che ha


creato dio, idealizzando alcune qualità umane, le perfezioni. Il
divino non è altro che l’umano generalizzato e idealizzato nella sua
perfezione proiettato nel mitico. Ciò accade perché l’uomo si sente
limitato nel singolo, ma illimitato in quanto specie in quanto
superiore alle altre specie animali. Altre volte Dio viene visto come
colui che rimuove l’opposizione tra volere e potere, in quanto tutto
può. Si sfocia nell’ateismo con l’alienazione intesa come
sottomissione ad un dio dall’uomo stesso creato per poter credere
a quei valori unicamente umani. Per questo l’uomo secondo il
losofo deve prendere atto di sé e capire che non è dio soggetto e
uomo predicato, bensì il contrario. La Sapienza, l’amore e la
volontà umana sono divini, parte dell’uomo alienati nel divino,
quindi si avrà un rapporto nito-in nito e non contrario. L’in nito è
una creazione del nito.

SCHOPENHAUER-CRISI.
Arthur Schopenhauer, contemporaneo di Hegel, rigetta la visione
panlogistica di quest’ultimo, fermo sostenitore del reale visto come
razionale, fondando l’irrazionalismo moderno. Schopenhauer
riprende la visione del mondo Kantiana, ammettendo la presenza
del fenomeno (ciò che appare) e del noumeno (ciò che posso
pensare, ma mai conoscere).

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Per Kant il fenomeno è l’oggetto di conoscenza, conoscibile
tramite le forme a priori che sono spazio e tempo per la sensibilità
e le 12 categorie per l’intelletto. Per Schopenhauer il fenomeno,
invece, è il sogno ovvero mera parvenza ed illusione avvolto dal
“velo di Maya”. Il noumeno in Schopenhauer sarà conoscibile solo
tramite un esame introspettivo che condurrà alla voglia di vivere
analoga in tutti gli esseri viventi. Il problema nella loso a di
Schopenhauer sarà il noumeno che condurrà alla volontà di vivere.

La volontà di vivere in Schopenhauer sarà causa di dolore, in


quanto avremo sempre il desiderio di voler ottenere un qualcosa di
irraggiungibile, ci sentiremo quindi inappagati. L’annullamento della
volontà di vivere porterà ad un profondo pessimismo che non si
concluderà col suicidio in quanto inteso come volontà estrema.

La liberazione accadrà tramite un percorso composto da arte, etica


e ascesi. L’arte viene vista come l’oggetivizzazione delle cose.
Dinanzi a un’opera d’arte riusciamo a contemplare l’universale,
quindi l’idea a rancandomi cosi dal mondo fenomenico. C’è quindi
una sorta di elevazione che farà vedere il distacco con la realtà.
Così facendo mi libererò dal peso della volontà nella realtà con la
liberazione del soggetto dalla volontà.

Il secondo passaggio si avrà con l’etica che si con gura come


compassione. Vedendo il volto del prossimo sono in grado di
cogliere il dolore che lacera qualsiasi vita. L’etica della pietà si
identi ca nella giustizia e nella carità, ma dopo l’esperienza della
compassione la mia volontà di vivere tornerà in quanto non più
so ocata dal dolore universale.

La terza forma sarà l’ascesi che vedrà l’uomo rinunciare a tutti i


piaceri partendo dalla castità, prima volontà della specie.

Karl Marx-LAVORO.
Marx è un losofo tedesco di formazione Hegeliana. Egli
confuta la loso a hegeliana, vista dal padre della prassi come
la misti cazione del reale. Non accetta la funzione

giusti cazionistica della storia, così come rigetta la visione


statale organicistica. Per Marx è l’uomo a fare la storia così
come è il cittadino a fare la costituzione.

Marx adotta l’equazione lavoro=valore di Ricardo, il quale però


tende ad eterizzare il capitalismo, condannato da Marx per via
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delle sue contraddizioni interne. La più evidente ed
emblematica di queste sta nella divisione tra capitale e lavoro.
L’operaio non ottiene ciò che produce, percepisce un salario
minimo su ciente appena per la conservazione della sua forza
produttrice. Per Marx l’alienazione assume il signi cato di
disumanizzazione dell’operaio.

Altra critica del losofo è rivolta allo stato liberale composta da:
società civile e stato. Per meglio dire la società civile è il regno
delle ingiustizie, mentre lo stato è il mondo dell’uguaglianza
civile. Tuttavia questa struttura è fallace in quanto non è
possibile a ermare l’uguaglianza dinanzi allo stato tra individui
se prima quest’ultima non è presente nella società civile. In
altre parole in assenza di uguaglianza sociale è giusto che non
vi sia uguaglianza anche dinanzi la legge.

Per materialismo storico intendiamo il processo di a ermazione


dell’individuo all’interno della società. Per Marx il loro essere
sociale determina la loro coscienza di individui. Quindi la
struttura economica in uenza il progresso sociale, religioso e
culturale di un popolo.

Il materialismo dialettico, come già suggerisce il nome, parte


dalla dialettica hegeliana, in grado di superare le contraddizioni
nella sintesi. Secondo questa teoria il losofo (M.) a erma che
siano proprio le contraddizioni di un sistema economico ad
essere la molla verso il progresso, motivo per il quale il
capitalismo sarà costretto a soccombere.

La società va intesa come continua lotta di classe. Troviamo


quindi uno scontro tra borghesia e proletariato. I borghesi sono
l’evoluzione del sistema economico feudale, di conseguenza
sono loro a possedere i mezzi; il proletariato, d’altro canto, è la
classe operaia che utilizzerà i mezzi posseduti dai borghesi
percependo un salario.

È inevitabile notare una enorme contraddizione: essendo il


proletariato colui che adopera i mezzi dei borghesi, è la classe
operaia stessa a garantire la ricchezza del borghese o del
capitalista.

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Il Capitale.
Opera di Marx, si apre con la divisione della merce e del suo
valore. Egli distingue valore d’uso, determinato dalla qualità del
bene in base alla funzione che svolge, e valore di scambio,
indicato dalla quantità di tempo e manodopera impiegati per la
fabbricazione del bene. È quindi impensabile il baratto tra
merci, in quanto renderebbero il lavoro e il tempo speso nella
sua produzione feccia. È impensabile scambiare un bene per il
quale è stata impiegata una notevole manodopera con uno per
la quale ve ne è stata impiegata meno.

Il lavoratore, supponendo che lavori 12 ore in fabbrica, in sole 6


ore ha prodotto il valore equiparabile al suo salario, lavorando
per altre 6 che andranno unicamente a bene cio del
possessore dei mezzi. Questo fenomeno prende il nome di
plusvalore, ovvero il valore non retribuito all’operaio da parte
del capitalista che tuttavia sfrutta il salariato per la produzione.

Marx distingue tra:

- (D) Capitale costante: denaro speso nell’acquisto delle


materie prime;

- (M) Capitale investito nell’acquisto dei mezzi di produzione e


della forza-lavoro;

- (D’) Denaro guadagnato grazie al plusvalore non retribuito


all’operaio.

Bergson-TEMPO.
A seguito della nascita del positivismo, si va a con gurare una
corrente loso ca denominata “anti-positivismo”, e di
conseguenza la nascita dello spiritualismo. Gli anti-positivisti
criticano l’assoluta e unica verità dei positivisti, i quali credono
che i soli fatti naturali siano l’unica realtà esistente.

Per gli spiritualisti il losofare consiste nel ripiegamento


interiore, ascoltando la coscienza nelle sue esigenze morali
religiose e loso che. Si ha il ritorno ai valori delle loso e
antiche e romantiche, basti pensare al cogito di Cartesio o alla
loso a agostiniana.

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Il tempo.
Bergson propone un’analisi del tempo piuttosto originale.

Egli distingue tra:

- Tempo della scienza;

- tempo della vita.

Il tempo della scienza è un tempo misurabile quantitativamente


e soprattutto reversibile, basti pensare ad un esperimento che
può essere ripetuto sempre con le stesse caratteristiche.

Il tempo della vita, d’altro canto, è composto da attimi


irripetibili tra loro, di conseguenza non è reversibile. Inoltre non
è più misurato quantitativamente, bensì qualitativamente.

In sintesi, il tempo della scienza è astratto e spazializzato,


metaforicamente rappresentato da una collana di perle tutte
uguali, quindi che si ripetono tra loro. Il tempo della vita è
interiore e concreto, si identi ca con la durata. Se il tempo
della scienza è assimilabile ad una collana di perle, il tempo
della vita è riconducibile ad un gomitolo che una volta srotolato
non può più essere ricomposto. In altre parole il tempo vissuto
non può essere riacciu ato come quello della scienza, che
contrariamente è replicabile.

Critica ad Einstein.
Einstein il quale aveva approfondito il problema della
simultaneità concludendo che essa è sempre relativa a un
sistema di riferimento, viene criticato dallo stesso Bergson.

Il losofo francese non riteneva la teoria dello scienziato


tedesco veritiera e dimostrabile in quanto per poter essere
veri cata da un unico spettatore e quindi da un’unica
coscienza, egli dovrebbe possedere il dono dell’ubiquità.

Il tempo relativo di Einstein sarebbe una ttizia costruzione


teorica della sica, non dimostrabile. Bergson inoltre polemizza
con Einstein, ritenuto di aver confuso il tempo quantitativo
della scienza con quello qualitativo della vita, con l’unione tra
spazio e tempo omologando il primo col secondo. Bergson
crede che per la teoria dello scienziato il tempo esista
unicamente in relazione con lo spazio misurabile, non
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cozzando con l’analisi qualitativa, e non quantitativa, del tempo
della vita fatto dalla coscienza.

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