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LUDWIG FEUERBACH

1804 – 1872

VITA E OPERE
La maggior figura della Sinistra hegeliana è quella di Ludwig Feuerbach, fondatore dell’ateismo filosofico
ottocentesco.

Feuerbach nacque il 28 luglio 1804 in Baviera e morì il 13 settembre 1872 a Rechenberg. Scolaro di Hegel a
Berlino, si vide troncare la carriera universitaria dall’ostilità incontrata dalle idee sulla religione esposte in
uno dei suoi primi scritti, Pensieri sulla morte e sull’immortalità (1830). Nell’inverno
1848 – 1849 tenne a Heidelberg, sotto invito di una parte degli studenti, tenne le
Lezioni sull’essenza della religione. L’evento, reso possibile dagli eventi del 1848, fu
solo una parentesi nella vita di Feuerbach, il quale passò i suoi ultimi anni in miseria, a
Rechenberg.

Feuerbach si emancipò dall’hegelismo, distacco segnato dallo scritto Critica della


filosofia hegeliana (1839), al quale seguirono tanti altri scritti a riguardo. Nel
frattempo, nel 1841, pubblicò la sua opera fondamentale intitolata L’essenza del cristianesimo alla quale,
nel 1845, seguì L’essenza della religione. Le opere successive riprendono e riespongono le tesi contenute in
questi due scritti fondamentali.

IL ROVESCIAMENTO DEI RAPPORTI DI PREDICAZIONE


La filosofia di Feuerbach, che muove dall’esigenza di cogliere l’uomo e la realtà nella loro concretezza, ha
come presupposto teorico e metodologico una critica radicale della maniera idealistico – religiosa di
rapportarsi al mondo. Secondo Feuerbach questo avveniva attraverso uno sconvolgimento dei rapporti tra
soggetto e predicato, tra concreto e astratto.

Mentre nella realtà effettiva delle cose l’essere si configura come il soggetto originario, di cui il pensiero è il
predicato, nell’idealismo il pensiero si configura come il soggetto originario, di cui l’essere è il predicato.
L’equivoco di fondo dell’idealismo è quello di fare del concreto un predicato o un attributo dell’astratto,
anziché dell’astratto un predicato o un attributo del concreto.

L’idealismo offre una visione rovesciata delle cose, in cui ciò che realmente prima (il concreto, la causa)
figura come ciò che viene dopo, e ciò che viene realmente dopo (l’astratto, l’effetto) figura come ciò che
viene prima. Da ciò il programma feuerbachiano di un’inversione radicale dei rapporti tra soggetto e
predicato instaurati dalla religione e dall’idealismo.

LA CRITICA ALLA RELIGIONE

DIO COME PROEIZIONE DELL’UOMO

Applicando la propria metodologia materialistica alla religione, Feuerbach afferma che non è Dio ad aver
creato l’uomo, ma l’uomo ad aver creato Dio. Infatti, Dio è la proiezione illusoria di alcune qualità umane,
in particolare di quelle perfezioni caratteristiche della nostra specie che sono la ragione, la volontà e il
cuore.
Il divino non è che l’umano in generale, proiettato in un mitico aldilà e adorato come tale.
Il mistero della teologia non è altro che l’antropologia. La religione, in quanto antropologia “capovolta”,
costituisce la prima, ma indiretta, autocoscienza dell’uomo.

Ma come nasce l’idea di Dio. Feuerbach esprime diversi pareri a riguardo:

1. Nel suo scritto Essenza del cristianesimo, egli tende a porre l’origine dell’idea di Dio nel fatto che
l’uomo ha coscienza di sé stesso non solo come individuo, ma anche come specie. Come individuo
si sente debole e limitato, mentre come specie si sente infinito e onnipotente. Da ciò deriva la
figura di Dio, personificazione immaginaria delle qualità della specie.

2. Nello scritto Teogonia, ma anche in molti altri, Feuerbach tende a scorgere l’origine dell’idea di Dio
nell’opposizione umana tra volere e potere, che porta l’individuo a costruirsi l’immagine di una
divinità in cui tutti i suoi desideri siano realizzati.

“Il tuo Dio è tale qual è il tuo cuore. Quali i desideri degli uomini, tali i loro dèi.”

I Greci avevano divinità limitate in quanto i loro desideri erano limitati. I desideri dei cristiani sono
senza limiti, perciò la loro divinità è infinita e onnipotente.

3. Nel Essenza della religione, invece, Feuerbach vede l’origine di questa idea nel sentimento di
dipendenza che l’uomo prova di fronte alla natura. Tale sentimento ha spinto l’uomo ad adorare
quelle cose senza le quali egli non potrebbe esistere: la luce, l’aria, l’acqua e la terra. Alcuni popoli
(antichi abitanti dell’odierno Messico) avevano come divinità il sale.

ALIENAZIONE RELIGIOSA E ATEISMO

Qualunque sia l’origine della religione, essa costituisce una sorta di alienazione (=esser reso altro), cioè uno
stato patologico per cui l’uomo, scindendosi, proietta fuori di sé una potenza superiore (Dio) alla quale si
sottomette, anche nei modi più umilianti e crudeli (= sacrifici umani).

Se la religione è frutto di un’oggettivazione alienata e alienante, l’uomo tanto più pone in Dio quanto più
toglie a sé stesso. L’ateismo si configura come un atto di onestà filosofica e come un dovere morale:
secondo Feuerbach, è venuto il tempo che l’uomo recuperi in sé i predicati positivi che ha proiettato fuori
di sé.

È necessario quindi un rovesciamento di soggetto e predicato: non deve più essere “Dio è sapienza, amore
e volontà”, bensì “la sapienza, la volontà e l’amore umane sono divine”. Il compito della vera filosofia è
quello di porre l’infinito nel finito, ossia di risolvere Dio nell’uomo.
ALIENAZIONE (O INAUTENTICITÀ): meccanismo di proiezione secondo il quale noi proiettiamo altrove le
nostre speranze, i nostri desideri, la nostra specie, in una dimensione che non è propria a quella
dell’uomo. Di conseguenza, di fronte all’uomo, ogni figura religiosa è un’alienazione: le figure religiose
sono pensate come un opposto rispetto all’uomo.

L’alienazione è collegata al fatto che quanto più l’uomo pone in Dio, tanto più toglie a sé stesso:

“nella religione l’uomo opera una frattura nel proprio essere, scinde sé da sé stesso, ponendo di fronte a sé
Dio come un essere antitetico (= totalmente contraddittorio a sé stesso).
Nulla è Dio di ciò che è l’uomo, nulla è l’uomo di ciò che è Dio”.

LA CRITICA A HEGEL
Se la religione è un’antropologia capovolta, l’hegelismo (di cui Feuerbach agli inizi era seguace) è una
teologia mascherata, razionalizzata, che costituisce la traduzione in chiave speculativa di tutto il filone
teologico dell’Occidente.

“[…] La dottrina hegeliana, secondo cui la natura, o la realtà, è posta all’idea, non è altro che l’espressione
in termini razionali della dottrina teologica, secondo cui la natura è creata da Dio, o l’essere materiale è
creato da un essere immateriale, cioè astratto”

L’Idea o lo Spirito di Hegel, analogamente al Dio della Bibbia, non è altro che un fantasma di noi stessi,
ovvero il frutto di un’astrazione alienante. E poiché Hegel rappresenta il compimento della filosofia
moderna, la critica a Hegel equivale alla fondazione di una nuova filosofia incentrata sull’uomo e capace
di cogliere la vita nella sua immediatezza.

UMANISMO E FILANTROPISMO
La filosofia dell’avvenire delineata da Feuerbach nell’ultima fase del suo pensiero ha la forma di un
umanismo naturalistico:
 umanismo perché fa dell’uomo l’oggetto e lo scopo del discorso filosofico;
 naturalistico perché fa della natura la realtà primaria da cui tutto dipende, compreso l’uomo.

Il nucleo di questo umanismo naturalistico è costruito dal rifiuto di considerare l’individuo come astratta
spiritualità per concepirlo piuttosto come essere che vive, che soffre, che gioisce e che avverte una serie di
bisogni: un essere “di carne e di sangue”, condizionato dal corpo e dalla sensibilità.

La sensibilità non si riduce affatto a un atteggiamento puramente conoscitivo, ma presenta una valenza
pratica: l’amore, per esempio, è quella passione fondamentale che fa tutt’uno con la vita, quella passione
che ha il potere di aprirci verso il mondo.

Ammettere che l’uomo è bisogno, sensibilità e amore equivale ad ammettere la necessità degli altri, ossia il
fatto che l’io non può stare senza il tu. Da ciò il comunismo filosofico, ossia la dottrina dell’essenza sociale
dell’uomo.

La messa in luce dei condizionamenti naturali fa sì che in Feuerbach assuma dignità etica e politica la teoria
degli alimenti:

“l’uomo è ciò che mangia”


Questa tesi non implica una forma di materialismo volgare, ma esprime piuttosto la lucida consapevolezza:

 dell’unità psicofisica dell’individuo;


 del fatto che se vogliamo migliorare le condizioni spirituali di un popolo bisogna innanzitutto
migliorare le sue condizioni materiali.

“La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico, ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo
privano della sua umanità, della sua intelligenza e della coscienza.”

Da queste parole si nota come la filosofia di Feuerbach si risolva in una forma di filantropia. Dall’amore per
Dio all’amore per l’uomo, dalla fede in Dio alla fede nell’uomo, dalla trascendenza all’immanenza.

La filosofia di Feuerbach ha esercitato una notevole influenza sul pensiero successivo: il suo anti –
hegelismo e la sua rivendicazione dell’uomo hanno rappresentato una delle matrici filosofiche del
marxismo.

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