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NIETZSCHE

1) CARATTERISTICHE DEL PENSIERO E DELLA SCRITTURA DI NIETZSCHE


Il pensiero di Nietzsche si caratterizza per una profonda critica alla civiltà e alla filosofia
occidentale e quindi si occupa di distruggere una ad una le certezze del passato. La
distruzione delle certezze non ha come risultato solamente il rifiuto di teorie e
comportamenti tradizionali, ma anche la creazione di un nuovo tipo di umanità. Esso è
comunque sempre asistematico, in quanto rifiuta i limiti dello schematismo,
considerandoli un modo per controllare ciò che è reale, missione illusoria e destinata a
fallire, preferendo quindi un metodo più libero e aperto. Collegato al rinnovamento del
pensiero di Nietzsche c’è il rinnovamento anche del modo in cui questo veniva espresso:
nella sua scrittura Nietzsche alterna stili e generi diversi, a partire dal saggio fino ad
arrivare all’aforisma. Il filosofo si concentra sempre sulla prosa, arricchendola però con
figure retoriche tipiche della poesia e di un tono molto personale e coinvolgente.
Inoltre, a causa del fatto che il suo pensiero è così libero e asistematico, anche la sua
scrittura presenta una molteplicità di significati e sicuramente una lettura non univoca.
2) “LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”
Con “La nascita della tragedia” il filosofo intende dare una rilettura della cultura greca:
come già Schopenhauer aveva anticipato, infatti, la storia greca non è il manifestarsi del
“giusto mezzo” ma ha origini ben più drammatiche. Al centro sta la distinzione tra
spirito apollineo e spirito dionisiaco. Il primo nasce da un atteggiamento di fuga nei
confronti del divenire e si esprime nell’epica e nella scultura, mentre il secondo
scaturisce dalla forza vitale e dalla volontà di partecipare al divenire e si esprime nella
musica e nella lirica. La tragedia greca, che scorge ovunque il dramma della vita e della
morte, nascerebbe quindi dallo spirito dionisiaco, a conseguenza del quale sarebbe nato
lo spirito apollineo, ossia quello che avrebbe dovuto tentare di dare una forma al caos
originario. In un primo momento, nella Grecia prima di Socrate i due spiriti vivevano
separati l’uno dall’altro, ma in un secondo momento si fusero, dando vita alla Tragedia
Attica (Eschilo), un tipo di tragedia sublime, proprio perché composta nella giusta
misura da entrambi gli spiriti. La decadenza della tragedia però avvenne quando lo
spirito apollineo prevalse su quello dionisiaco fino ad annullarlo (tragedia di Euripide).
Alla decadenza della tragedia corrisponde anche la decadenza della civiltà occidentale
nella sua totalità.
3) “SULL’UTILITA’ E IL DANNO DELLA STORIA SULLA VITA”
In quest’opera Nietzsche critica lo storicismo e in particolare la lettura hegeliana della
storia come processo provvidenziale. Il filosofo considera questa interpretazione
pessima perché l’uomo non risulta creatore, ma vittima. La cultura storicistica, infatti si
basa sull’”idolatria del fatto”, che fa dell’uomo il prodotto di un processo necessario;
Nietzsche, al contrario, crede nel potere di creare e plasmare dell’uomo, che nella
cultura storicistica non ha spazio. La storia comunque non è sempre dannosa per la vita,
anzi è quasi necessaria a patto che sia al servizio della vita e non estraniante per l’uomo.
Il filosofo propone altri tre modi quindi di leggere la storia: la storia monumentale è
propria di chi guarda al passato per cercare modelli e maestri, la storia antiquaria è
propria invece di chi si sente erede della storia e non un suo frutto, la storia critica,
infine, è propria di chi considera il passato come qualcosa di cui liberarsi. Può però
considerarsi valida solamente l’unione di questi tre tipi di storia e non la loro
applicazione esclusiva.
4) CARATTERISTICHE DEL PERIODO ILLUMINISTA E STRUTTURA DEL METODO
GENEALOGICO
Il periodo illuminista si caratterizza principalmente per tre elementi fondamentali: il
primo è la rottura con Wagner, il quale si era riavvicinato a tematiche religiose con cui
Nietzsche non era d’accordo, il secondo è la rottura con Schopenhauer, del quale
Nietzsche non accetta le vie d’uscita dalla volontà, e per ultimo l’abbandono della
metafisica e il conseguente avvicinamento alla scienza, intesa come metodo di pensiero
in grado di evitare che gli uomini commettano errori. Per metodo genealogico
intendiamo la critica della cultura attraverso la scienza e si articola in due fasi: la prima
analisi storico-concettuale di una parola, per la quale termini riconosciuti come “eterni”
(morale, virtù) hanno in realtà un’origine relativa in relazione al contesto in cui sono
nate; ad esempio la parola virtù, flessione dell'aggettivo virtuoso, che nell’antichità era
attribuito a chi aveva assoluta capacità di esercitare un’arte, assunse in seguito il
significato generale di pregio, dote o qualità. La seconda fase è invece la critica
demistificante, per la quale i termini vengono modificati in un processo dialettico di
ribaltamento del significato; quelle che noi chiamiamo certezze hanno in realtà radici
evanescenti.
5) SIGNIFICATO DELL’AFFERMAZIONE “DIO E’ MORTO” → “GAIA SCIENZA”
Prendendo coscienza della demistificazione, nella “Gaia scienza” Nietzsche afferma che
Dio è morto, ma cosa si intende per morte di Dio? Dio è sia la prospettiva ultramondana
che ha il compito di dare senso al mondo sia la personificazione delle certezze e
dell’ordine del cosmo. Affermare che Dio è morto equivale dunque a dire che l’ordine del
cosmo è una menzogna, che non ci sono più certezze, che il mondo non ha un senso e
che egli stesso è una menzogna, in quanto ciò che l’uomo inventa per sopperire
all’insensatezza dell’esistenza. Da un punto di vista più ampio, però, la morte di Dio
assume anche il significato di fine di un processo storico, di presa d’atto della realtà, di
nichilismo, di morte del mondo vero e di disgregazione del dualismo platonico.
Quest’ultimo infatti era diviso in mondo delle idee e mondo delle cose: se il mondo delle
cose era imitazione del mondo delle idee e quest’ultimo con la morte di Dio cade, allora
anche il mondo delle cose dentro cui noi viviamo non esiste più. Importante è dire che
la morte di Dio è condizione necessaria alla nascita dell’Oltreuomo nietzschiano.
6) COME INTERPRETA DIO NIETZSCHE?
Dio è sia la prospettiva ultramondana che ha il compito di dare senso al mondo sia la
personificazione delle certezze e dell’ordine del cosmo. Dio dunque non è inteso in
ottica religiosa di padre creatore, ma visto come entità soprannaturale che poi arriverà
a definire menzogna, in quanto è ciò che l’uomo inventa per sopperire all’insensatezza
dell’esistenza.
7) CARATTERISTICHE DEL SUPERUOMO → “COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA”
In “Così parlò Zarathustra” Nietzsche ingloba la filosofia del meriggio, necessaria alla
spiegazione del concetto di Oltreuomo. La filosofia del meriggio è una storia di tre
metamorfosi: in origine c’è un cammello (che indica la cultura precedente) che si limita a
portare i pesi che il padrone lo obbliga a spostare; questo cammello si trasforma un
giorno in un leone (inteso come liberazione dai fardelli della tradizione) che con il
ribaltamento dialettico dal “io devo” al “io voglio” afferma la sua volontà e non si lascia
schiavizzare; infine il leone si trasforma in fanciullo (simbolo dell’uomo nuovo) che si
apre alla vita. E’ proprio la condizione di fanciullo ad essere la condizione di partenza
dell’Oltreuomo che si configura per la sua accettazione della vita così com’è, per il suo
approccio creativo, per il suo essere oltre ogni modello antropologico dato, per la sua
vitalità e per il suo carattere elitario, in quanto al di sopra dell’uniformità.
8) CARATTERISTICHE E SIGNIFICATO DELL’ETERNO RITORNO DELL’EGUALE →
“COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA”
Al concetto di Oltreuomo è strettamente legato anche il cosiddetto “Eterno ritorno
dell’eguale”. Con questo concetto, Nietzsche da una sua visione della storia come
processo che non è orientato a qualcosa e che non è affatto leggero, ma va fortemente
voluto. Il filosofo ritiene veritiera solamente la visione ciclica pre cristiana, secondo la
quale l’Oltreuomo accetta la vita, afferma la sua volontà di conseguenza e infine dà un
senso alle cose per poi far ripartire il ciclo. Nel tempo lineare cristiano rappresentato
come una retta ai cui estremi troviamo l’alfa e l’omega, il senso lo si trova alla fine, dopo
tutto il percorso per arrivarci. Nel tempo ciclico, invece, il senso si coglie nell’attimo.
Nietzsche è portato al rifiuto del tempo lineare cristiano, in quanto questo eleva il
futuro permettendogli di inglobare il presente e ciò impedisce all’uomo la felicità e la
realizzazione. L’eterno ritorno dell’eguale significherebbe quindi che il senso dell’essere
non è al di fuori, ma all’interno dell’essere stesso e che la vita va vissuta in ogni suo
attimo, in quanto in esso ritroviamo noi stessi e il senso della nostra esistenza.
9) COME INTERPRETA NIETZSCHE LA NASCITA DELLA MORALE E QUALE
OBIETTIVO HA QUESTA POLEMICA? → ULTIMO NIETZSCHE
Nell’ultimo periodo, le opere di Nietzsche riguardano interamente la critica della morale
e del cristianesimo e si propone di distruggere definitivamente le credenze tradizionali
per far posto all’arrivo di un nuovo pensiero. Secondo il filosofo, la morale è sempre
stata considerata qualcosa di inevitabile e necessario che si autoimponeva all’uomo
senza lasciargli via di fuga e in ogni scienza della morale fino ad allora scritta mancava
sempre il problema stesso della morale e non ci si è mai posti il dubbio che in essa
potesse esserci qualcosa di sbagliato. Il primo passo che Nietzsche compie nella
“Genealogia della morale” è quello di mettere in discussione la morale, domandandosi
innanzitutto la sua origine. L’origine che egli scopre è un’origine psicologica e quindi
umana, che porta a considerare i valori morali come nient’altro che proiezioni di
tendenze umane, la cosiddetta “voce della coscienza” come niente poco di meno che la
voce delle autorità sociali e la moralità in sé come il semplice istinto del gregge. Ciò non
sarebbe così disastroso se solo al vertice non ci fosse il cristianesimo, che è improntato
verso i valori di disinteresse, totale abnegazione e servilismo. Per affermare i suoi valori,
il cristianesimo, invidioso dei valori antichi, avrebbe ribaltato la tabella dei valori,
rendendo “giusti” quelli antitetici ai valori antichi e così avrebbe affermato la sua
superiorità, pur nella sua decadenza. Alla negazione della morale e del Cristianesimo,
Nietzsche contrappone la trasvalutazione dei valori, ossia un'entusiastica affermazione
della vita e intesa come nuovo modo di rapportarsi ai valori, ora concepiti come libere
proiezioni dell’uomo e della sua volontà di potenza.
10) TRATTI CARATTERISTICI DELLA VOLONTA’ DI POTENZA → ULTIMO
NIETZSCHE
La volontà di potenza in Nietzsche si configura come vita stessa oltre che come
autoaffermazione e continuo superamento dell’uomo. Essa si esprime in quattro
elementi. Il primo è l’arte, intesa come forma suprema della vita; il secondo è la
produzione di valori, ossia proiezioni della vita per permettere l’esercizio della vita
stessa e l’autoaffermazione dell’uomo, se il senso delle cose, infatti, non è altro che una
proiezione dell’uomo, allora è presente una forza ermeneutica che interpreta e valuta la
volontà stessa di potenza. Il terzo è la redenzione del tempo, in cui si concretizzano
l’eterno ritorno e l’amor fati; la redenzione del tempo prevede il rifiuto del tempo lineare
(caratterizzato da un fine e da una provvidenza) in cui non è possibile affermare la
propria volontà di potenza, in quanto il compimento è un disegno immutabile, in favore
del tempo circolare (caratterizzato invece dalla condizione che sia l’uomo a volere che il
tempo sia così). L’ultimo è l'Oltreuomo stesso nella sua dimensione elitaria e non
democratica, che ha il potere sul tempo e eternizza il divenire.
11) CONCETTO DI NICHILISMO: COMPLETO E INCOMPLETO → ULTIMO
NIETZSCHE
Per nichilismo Nietzsche intende un dato di fatto che è la specifica condizione dell’uomo
moderno che davanti all’essere prova lo sgomento del nulla e del vuoto. Esso
deriverebbe dal fatto che l’uomo dapprima si è figurato fini assoluti e poi scoprendo che
questi non erano possibili si è abbandonato a pensare che un vero fine non esiste e che
il tutto in realtà è il niente. Proporzionale all’illusione dell’uomo è infatti la sua delusione
e di conseguenza il suo senso di vuoto e di nulla. Il nichilismo è divisibile in incompleto e
completo. Il nichilismo incompleto distrugge i vecchi valori, ma di fatto li rimpiazza con
nuovi valori con le stesse caratteristiche dei precedenti e così facendo si va alla continua
ricerca di una volontà e verità. Il nichilismo completo, invece, può essere passivo,
quando si limita a prendere atto della decadenza dei valori, o attivo, quando si esercita
come forza di distruzione. Il nichilismo attivo può a sua volta essere classico, estatico e
infine estremo, quando distrugge ogni credenza metafisica residua.
12) CARATTERI DELL’ULTIMO PROSPETTIVISMO NIETZSCHIANO → “FRAMMENTI
POSTUMI”
Nell’ultimo Nietzsche vediamo affermato il prospettivismo del filosofo, che egli intende
come la teoria secondo cui non esistono cose o fatti, ma solamente interpretazioni
circostanziali di questi ultimi. Da qui che il mondo non ha un senso, ma molteplici sensi
tanti quante sono le interpretazioni. Alla base di queste ultime ci sono i nostri bisogni,
attraverso i quali noi abbiamo una certa visione del mondo. Non è dunque difficile
comprendere come per Nietzsche la conoscenza e la logica siano invenzioni dell’uomo
per dare una forma al caos e che la scienza corrisponda all'esigenza di dare un ordine al
cosmo. La considerazione della realtà in fin dei conti non può quindi che essere libera e
molteplice, poiché non esiste un modello valido per tutti. La stessa idea di Io come
soggetto permanente non solo è una finzione, ma è la finzione da cui hanno avuto
origine tutte le finzioni.

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