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CRISI DELL’IO

STORIA

 Società di massa e totalitarismi

La società di massa si formò all’inizio del nuovo secolo tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 e la sua nascita
è soprattutto dovuta all’ingresso sulla scena sociale delle grandi masse popolari, un tempo solo riservata ad
alcune classi della società. Possiamo dunque affermare che tale società si affermò, durante la seconda
rivoluzione industriale e la industrializzazione di tutta l’Europa. La Seconda Rivoluzione Industriale
modificò profondamente il processo produttivo e fece in modo che i progressi raggiunti dalla scienza e dalla
tecnica potessero essere applicati anche alle industrie. La produzione cambiò notevolmente poiché il
prodotto non era più riservato ad una piccola parte di popolazione ma alla massa, per tale motivo le industrie
attuarono un abbassamento dei prezzi, imposero bassi costi di produzione, con l'utilizzo di materiali scadenti
e bassi costi di realizzazione (senza design e rifiniture). L'incremento dei consumi non sarebbe però stato
possibile senza l'aumento dei profitti economici e dei salari e la diminuzione del costo dei beni ottenuti
attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi. Inoltre, la nascita delle grandi industrie portò ad una
netta divisione sociale, fondamentale negli anni a venire per le sorti politiche dei paesi interessati:
proletariato e ceto medio (formato da piccola media borghesia). Il mondo del ceto medio iniziò ad essere
caratterizzato da uno stile di vita imperniato sulla competitività. Le “cose”, gli oggetti iniziarono ad essere
simbolo di uno status sociale elevato, emblema di un benessere affannosamente ricercato per scalare la
piramide sociale. Dunque, il ceto medio cercò di rendere visibile le differenze con quest’ultimi, attraverso
dei simboli distintivi, che creassero una sorta di bagaglio comune a tale classe, come ad esempio la presenza
di una cultura omogenea in cui prevalevano: l’individualismo, la difesa della proprietà privata e il desiderio
di distinguere il proprio stile di vita da quello del proletariato urbano. Con l’avvento del mercato di massa
nacque anche la pubblicità, che stimolava i consumatori e serviva alle imprese come mezzo attraverso il
quale si veniva a conoscenza del prodotto; nacquero anche i manifesti (pubblicitari/propaganda politica), i
grandi magazzini e i divertimenti di massa, come il cinema, i grandi spettacoli sportivi tutti fenomeni che
diedero inizio al processo di globalizzazione il quale presentò inevitabili conseguenze nel mercato e nella
società.

Le nuove invenzioni, la crescente competitività, l’inserimento dell’individuo in un mondo in continua


espansione economica e mentale, le tensioni sociali, il fondamentale ruolo giocato dalla propaganda
portarono nella prima metà del ventesimo secolo ad una grande sola conseguenza, il riconoscimento
dell’individuo nei regimi totalitari.

È su questa condizione dell’individuo che hanno fatto leva i regimi totalitari del XX secolo di Hitler e
Mussolini.

Le politiche hitleriane e mussoliniane sono accomunate dai tratti del totalitarismo, ovvero di un regime
politico autoritario in cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, in cui vi è un'obbedienza
incondizionata al suo leader. Inoltre, in entrambi i regimi vi è stato un uso sapiente della propaganda e dei
mezzi di comunicazione di massa per garantirsi un consenso maggiore; entrambi hanno istitutito una polizia
segreta (Gestapo in Germania e l'Ovra in Italia) in grado di garantire al regime un meticoloso controllo sulla
popolazione al fine di individuare i dissidenti; entrambe le politiche dei due regimi cercarono di riporre tutto
il proprio controllo sull'organizzazioni del tempo libero sia della gioventù sia dei lavoratori, attraverso
l'istituzione di luoghi di intrattenimento, quali per esempio i cinema. Un ultimo tratto che accomuna i due
regimi è che entrambi, volendo ottenere il totale controllo della vita degli individui, soppressero alcune
libertà fondamentali, tra cui quella di stampa e di associazione.
Per quanto concerne invece le differenze tra il regime di Hitler e quello di Mussolini, è possibile sottolineare
che il regime hitleriano è stata l'attuazione di un e vero e proprio autoritarismo, mentre quello mussoliniano
venne definito imperfetto, in quanto in Italia vi era la forte presenza ed influenza sia dell'autorità monarchica
(Vittorio Emanuele III) , sia della Chiesa Cattolica ed inoltre il partito fascisata guidò il paese attraverso
l'istituzione di funzionari statali, quali Prefetti e Podestà e non attrraverso gli organi del parito fascista.
Inoltre, Hitler fu nominato capo dello Stato e del governo mentre Mussolini no. Un altro punto che
differenziò i due regimi, fu la modalità della presa di potere: Hitler fu eletto tramite elezioni regolari, mentre
Mussolini utilizzò la violenza e la forza per ascendere al potere. Infine, è possibile evidenziare una differenza
che riguarda l'ideologia legata alla purezza della razza, che costituiva uno dei fondamenti del regime tedesco,
mentre per il regime italiano rappresentava solo un'accentuazione del sentimento nazionale.

FILOSOFIA

 H.Arendt le origini del totalitarismo

Le caratteristiche di questi, citando anche la famosa opera di Hanna Arendt “le origini del totalitarismo”

1. Il regime totalitario non persegue l’obiettivo di ottenere il bene di qualcuno, singolo o collettività, ma
vuole solo dominare in maniera assoluta e totale il mondo intero.

2. Il progetto politico di un sistema totalitario è incomprensibile da un punto di vista umano, poiché


oltrepassa i limiti dell’umano stesso e delle forme di vita che l’uomo conosce.

3. Per raggiungere il suo dominio totale sul mondo, il regime totalitario si serve di tre strumenti
fondamentali: l’apparato statale burocratico, la polizia segreta e il terrore.

 APPARATO BUROCRATICO attraverso questa struttura rigida, le leggi che i regimi


totalitari si fanno vengono applicate in maniera capillare in ogni angolo del territorio statale.
In questo modo la legge viene interiorizzata dalle masse che la riconoscono come valida,
indipendente nella sua irrazionalità e ingiustizia.
 Alla POLIZIA SEGRETA viene conferito un potere superiore a quello detenuto
dall’esercito, e tramite questa si tengono sotto controllo gli avversari politici.
 Dove la polizia segreta non basta interviene il TERRORE che rappresenta il vero pilastro sul
quale si regge il totalitarismo.

Quest’ultimo si presenta con due volti:

quello dei campi di concentramento (in cui vengono inseriti i diversi) / per cui il totalitarismo è il
male assoluto
quello delle ideologia (non ha lo scopo di spaventare i cittadini ma quello di plasmare le loro
coscienze)

L’ideologia svolge un ruolo fondamentale nel sistema totalitario poiché ha la capacità di spiegare ogni cosa e
ogni avvenimento facendoli derivare da una singola premessa, così da soddisfare le esigenze di tutti i suoi
aderenti.

Il sistema totalitario si è affermato e diffuso e ciò è stato possibile grazie alla leva esercitata su alcune
caratteristiche psicologiche degli individui (es: la paura di affrontare le proprie contraddizioni interne). La
forza del totalitarismo consistette nel dare ai cittadini una spiegazione semplice e lineare dei problemi che
affliggono la società indicando, le misure che devono essere applicate per risolverli.

La chiave del totalitarismo è dunque la perdita del senso della realtà: il suddito ideale è l’individuo per il
quale la distinzione fra realtà e finzione, tra vero e falso, non esiste più.
Nel regime tot. l’esercizio di pensiero non è più possibile, perché l’unico pensiero ammesso e quello di chi si
conforma e si allinea all’ideologia dominante.

La politica stessa scompare dal regime e lavoro ne risulta sovvertito completamente: l’azione ha solo il
compito di eseguire — la praxis non è più poiesis, creazione, ma l’esecuzione di un compito assegnato.

Alle origini del totalitarismo dunque la Arendt, trova non la degenerazione della politica ma un novum
assoluto, un’inedita configurazione storica e ideale.

ITALIANO

 Decadentismo

Durante gli ultimi decenni dell’800 la cultura come la società visse un momento di crisi e di profondo
smarrimento in seguito allo sgretolarsi delle certezze alimentate dal positivismo. È in questo contesto, infatti,
che si sviluppò un movimento culturale e letterario che espresse il malessere esistenziale di quell’epoca, in
cui a primeggiare erano gli elementi irrazionali e istintivi del pensiero, ossia il Decadentismo (sviluppatosi a
partire dall’ultimo ventennio del XIX secolo prima in Francia poi in tutta Europa). Tale corrente di pensiero
è possibile connotarla non solo come movimento letterario ma come un vero e proprio atteggiamento nei
confronti dell’esistenza, della vita: talvolta, come è possibile riscontrare nella produzione letteraria
pascoliana, il sentimento dominante è il pessimismo nei confronti della vita stessa, che mette in crisi il
mondo amato dal quale è possibile trovare riparo solo nel nido, ossia nel nucleo familiare, fonte di sicurezza
e protezione, tema che emerge in quasi in tutta la sua produzione letteraria.

Questo atteggiamento nei confronti della vita ha dunque conseguenze di enorme rilievo in campo letterario,
poichè l’autore lascia spazio all’interiorità di uno o più personaggi, per focalizzare la propria attenzione sulle
loro sensazioni e pulsioni inconsce. Il contesto poetico del primo Novecento è caratterizzato quindi da una
nuova, diversa consapevolezza che il poeta ha del suo ruolo all’interno del quadro storico-culturale, che è
quella di colui che ha il privilegio di esprimere il mondo dell’interiorità e dei sentimenti.

FILOSOFIA

 Sigmund Freud

Il contesto poetico dunque è profondamente influenzato dal contesto culturale dell’epoca, in cui si inserisce
la figura di Sigmund Freud, padre della psicanalisi il quale identifica quel “disagio della civiltà” che poi
trapelerà nella poetica decadentista: la vita ordinata e composta è dunque possibile solo attraverso la
repressione degli istinti, delle pulsioni irrazionali.

(Gli uomini non possono dare libero sfogo alle pulsioni perché non sarebbe possibile la civiltà, istituzioni
sociali e progresso. Per evitare questo è necessario che gli uomini rinuncino al soddisfacimento pulsioni con
il rispetto di valori, norme, imposizioni che derivano dalla società. Si parla di un super-io sociale, garantisce
la società, istituzioni sociali e vivere quotidiano): Super io individuale/Super io sociale.

ITALIANO

 Pascoli, Svevo, Montale, Pirandello

La poetica di Pascoli, inserita nella cornice decadentista, affonda le radici in una visione profondamente
pessimistica della vita in cui si riflette la dissoluzione della fiducia, propria del positivismo. Il mondo
circostante appare all’autore come un quadro misterioso: in questa realtà imperscrutabile la poesia si propone
come strumento unico e insostituibile per penetrare al fondo nelle cose e instaurare con esse un rapporto di
dialogo profondo e autentico.
Altro poeta all'interno di questa cornice è sicuramente Italo Svevo: tra le peculiarità dell'autore vi è
sicuramente la profondità della sua analisi psicologica applicata a personaggi ambigui, complessi e
contraddittori, profondamente influenzata dalla sua conoscenza degli studi freudiani sull'inconscio. Al centro
dei suoi romanzi vi sono posti solitamente, personaggi consapevoli, problematici e inclini all’autoanalisi
personaggi che - come lo Zeno Cosini nella coscienza di Zeno- restano ancora memorabili nel tempo.

LA FIGURA DELL’INETTO

L’inetto è infatti colui che è inadatto alla vita sociale e condizionato da un sentimento di negatività e
passività, talvolta unito a un’idea astratta e narcisistica di sé che gli impedisce di entrare in sintonia con il
mondo che lo circonda (L’inetto di Svevo è qualcosa di più complesso rispetto a un incapace o un inadatto
alla vita, e Svevo si affaccerà all’ipotesi che una certa inettitudine posta alla fine rivelarsi un’arma vincente
nella lotta per la sopravvivenza). Le origini dell’inetto sono abbastanza remote: si legano alla storia e alla
evoluzione della società europea (dopo il 1848 con il fallimento delle prospettive di riparazione gli scrittori
tendono a rappresentare gli individui come antieroi). Si lega alla nascita dell’inetto anche la filosofia:
Schopenauer sostenevano le sue opere che l’esistenza umana non potesse uscire dal cerchio di una perenne
insoddisfazione, dovuta alla mutevolezza dei desideri e alla natura provvisoria di piacere.

LA COSCIENZA DI ZENO

Dopo l’insuccesso di Senilità, Svevo decide di rinunciare alla scrittura di romanzi. Ma lo scoppio della prima
guerra mondiale, gli permette di ritornare a scrivere: la coscienza di Zeno è infatti il nuovo romanzo (la
stesura del romanzo risale al 1919).

La vicenda è ancora ambientata a Trieste e il protagonista Zeno Cosini si presenta come un inetto, simile ai
due protagonisti delle due opere precedenti “una vita” e “senilità“. Zeno alla fine riesce, nonostante la sua
apparente inadeguatezza, ad avere la meglio sugli altri tanto negli affetti quanto nel lavoro: pertanto è
possibile definirlo come uno “pseudo-inetto”. La spiegazione di questo paradosso (pseudo-inetto), secondo
Svevo è che l’individuo non avendo ancora sviluppato capacità particolari è pertanto in grado di evolversi,
trasformando la propria inettitudine in duttilità, in modo da sapersi adattare a contesti diversi.

Questo senso dell'uomo, di essere inadatto alla vita, emerge anche all'interno della produzione letteraria di
uno dei più importanti autori italiani del 1900 Eugenio Montale. All'interno della raccolta ossi di seppia
(1925): L’io che parla nelle poesie è un io che si sente fuori posto, che non riesce entrare in sintonia con la
vita e sogna il miracolo che lo salvi e che gli dia la chiave d’accesso a un’altra dimensione. Il giovane poeta
cerca una via di fuga dalla non-vita; ma non la trova e si chiude in un pessimismo ormai rassegnato.

(Le ossa di seppia si depositano sulla sabbia soprattutto dopo una mareggiata, sono dei relitti, degli scarti del
mare: Il titolo allude proprio a questo.

Molti poeti italiani del primo novecento avevano messo oggetti poveri nei titoli delle loro opere (come
Myricae): L’osso di seppia è un detrito Marino ma è anche un oggetto che può apparire perfino prezioso,
quando i raggi del sole si riflettono sulla sua superficie.

Il titolo dunque contiene una complessa dichiarazione di poetica: nel mondo moderno, alla poesia non viene
più attribuito un valore assoluto e neanche il prestigio riconosciuto in passato, essa sopravvive perciò come
un relitto,ma può avere ancora un significato per l’individuo che sa liberarsi dal grigiore dell’esistenza.)

MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO


Meriggiare pallido e assorto è una delle prime poesie di Montale, scritta nel 1916 e contenuta nella raccolta
Ossi di Seppia (pubblicata nel 1925).

Il paesaggio di cui parla è quello della Liguria - arso dal sole, bruciato, arido - e il tema è quello della
disarmonia rispetto alla natura: questi i due motivi tipici della raccolta. L’ambientazione rappresenta anche la
desolazione dell’esistenza umana e la poesia è tutto un rimando alla solitudine della condizione umana: muri,
orti e confini invalicabili che hanno l’effetto di isolare la persona. Il poeta, infatti, di fronte al “meriggio” non
prova sensazioni positive e di serenità, ma inquietudine di fronte alla consapevolezza dell’isolamento a cui si
è destinati e all’impossibilità di andare oltre (rappresentata dal mare che è lontano e non può essere
raggiunto).

Il muro, dunque, non consente di trascendere e tutta la poesia è un’acquisizione di consapevolezza


sull’impossibilità dell’uomo di andare al di là.

 muro: la barriera che separa l’uomo dal vero significato della vita
 meriggio: è il momento più caldo della giornata estiva, tutto è abbacinante dal sole a picco, il cielo è
quasi bianco dalla luce intensa, non si vedono più i colori, la natura tace e sembra che tutto sia
sospeso, potrebbe essere il momento del miracolo, della rivelazione, poi passa e non è successo nulla
 mare: rappresenta l’«indifferenziato naturale», da cui l’io si è separato per assumere un volto
proprio, rappresenta la totalità degli esseri, racchiude tutte la sfaccettature, ha il potere di un
abbraccio lenitivo alle sofferenze della vita terrestre; inoltre la superfice nasconde misteriose
profondità come l’animo umano; ogni creatura si fonda con lo spirito del mare, ma poi ne viene
separato, la vita diventa irrazionale; rappresenta dunque la dimensione dell’infanzia, non soltanto in
quanto luogo fisico (dell’infanzia di Montale) ma simbolico perché la felicità primitiva dell’uomo
rimane inscindibilmente legata alla fanciullezza. La perdita dell’ingenuità infantile e dell’intesa con
la natura coincide col passaggio all’età adulta: l’uomo si separa sì dal mare, ma continuerà a portarne
dentro di sé l’eco e l’insegnamento. Il mare con la sua voce è la fonte di ispirazione del poeta; ha un
significato talmente profondo che un’itera sezione della raccolta s’intitola Mediterraneo formando un
poemetto a parte; l’acqua riflette la nostra immagine, indica anche l’ incontro con se stessi; è
simbolo di vita e di morte, di una strapotenza ancestrale, ma anche del subconscio; diventa eco del
mito che permette al poeta di comporre le sue storte sillabe. E il mito è rappresentato dal mare, in
contrapposizione col travagliato mondo della storia: mare che è il simbolo di un rapporto panico.

INGLESE

 Modernism; Virgina Woolf; James Joyce

Come Pascoli, così anche Virginia Woolf, scrittrice tra le più rappresentative dell’era modernista, mette al
primo posto il flux of mind e cattura la molteplicità delle sensazioni umane: i suoi scritti accolgono una
varietà infinita di impressioni, in un’unità temporale molto ridotta, con un linguaggio denso di simboli e
metafore. Come il poeta italiano, inserisce nei suoi scritti elementi autobiografici che rimandano alle sue
tragiche esperienze di vita; sempre come l’autore decadentista dà voce al complesso mondo dei sentimenti e
delle emozioni che scaturiscono dagli eventi e pertanto concentra la sua attenzione sulle sensazioni più che
sulla dimensione concreta della realtà circostante.

IL MODERN NOVEL

Con Virginia Woolf e James Joyce nasce il modern novel: The structure of the English novel remained
unaltered until the second decade of the 20 century. The shift from the Victorian novel to the modern novel
was caused by the social changes that characterized Britain at that time (such as the first world war), and
that forced novelists into a position of moral and psicological uncertanty. They had a new role: they had to
mediate between the solid values of the past and the confused present.

The modern novelists experimented new methods to describe the individuals consciusness. For this reason
they payed attention to the analysis of characters (influenced by Freud's theory); the story, the plot wewren’t
important anymore, because what mattered was the characters impressions and emotions. Also the
conception of time changed: Time became subjective and inner so the story developes in only one day like in
mrs Daloway or Ullysses; the plot is not important anymore because the passing of time does not reveal the
truth about characters.

The narrative techniques are mainly stream of consciusness and the interior monologue.

SPAGNOLO
 Antonio Machado (generaciòn del 98)
Un altro autore di notevole rilevanza, nella cornice storica-letteraria del primo Novecento, che condivide la
visione pascoliana della funzione della poesia è Antonio Machado. La poesia è, secondo Machado, una
profonda ricerca dello spirito verso le emozioni. Nelle poesie dell’ autore andaluso (con particolare
riferimento alla poesia “orillas del duero”) il poeta descrive un paesaggio, così come Pascoli nelle tre ballate
il lampo, il tuono, il temporale, o come nella poesia Novembre, al quale affida le proprie sensazioni. Inoltre,
tra i temi affrontati dall’autore all’interno della sua produzione è possibile evidenziarne alcuni simili a quelli
affrontati da Pascoli, come la concezione dell’infanzia, percepita come un paradiso perduto (così come anche
Giacomo Leopardi). Pertanto Machado, da un lato si avvia, verso la ricerca dell’inconscio per scoprire la
voce profonda delle cose e dall’altro lato Machado rimane radicato nella propria esperienza individuale.
CAMPOS DE CASTILLA
Campos de Castilla de 1912 representa un cambio en la poética de Machado que pasa de el yo al nosotros
dando importancia al tema castellano y su pueblo a traves del desarrollo de temas como la preocupación
patriótica, temas religiosos y amorosos.
En esta obra el utiliza màs objetividad que en Soledades y nos cuenta del paisaje arido de Castilla a traves de
una distinciòn entre:
- Espana de Ayer (arida, supersticiosa y caciquista)
- Espana de Hoy (caracterizada por el desastre del 98)
- Espana de Manana (trabajadora, culta y progresista)
Otras obras cultivò el mundo de la poesia (tras la muerte de Leonor), canciones.
Su estilo esta caracterizado por el utilizo de la metrica tradicional.
LA GENERACION DEL 98
TEMI:
Despues del desastre del ’98 el problema de espana diventò un tema obligado: Unamuno escribiò “me duele
espana” para profundizar y acturar un critica al pais caracterizado por vicios nacionales, insolidariedad,
envidia.
España llega a ser un simbolo y sobretodo el paisaje castellano se convierfte en el simbolo del alma espanola,
sobretood Castilla en la que ven la esencia de Espana.
Otros temas son las preocupaciones existenciales porque los autores se interrogan sobre el sentido de la vida,
el destino del hombre y la religión.
FILOSOFIA
 Nietzsche
LA MORTE DI DIO= equivale al tramonto dei valori, il suo annuncio apre all’uomo un vuoto spaventoso. E’
un fatto imprescindibile che elimina tutte le certezze (primo momento: vuoto totale, ma poi si può vivere
senza Dio e senza certezze); tale morte genera da una parte meraviglia e gioia “Dio è morto e il nostro mare è
di nuovo aperto, forse non ci fu mai un mare così aperto”. Ma reca anche un senso di vertigine e di perdita.
Dio è stato ucciso nell’indifferenza e nella disattenzione con la furbizia dell’uomo mediocre.
E’ l’evento più importante della storia, tanto che gli anni si dovrebbero contare da questa data. La morte di
Dio apre la strada al Super-uomo.
DIO: fuga dal mondo e una rivolta contro il mondo= “Ciò che il mondo possedeva di più santo e possente”
Dio unico vero rivoluzionario della storia. Dio si afferma come sicurezza, certezza, possibilità di
sopportazione del caos.
Come conseguenza della morte di Dio, il profeta-folle annuncia l’esperienza del nulla e il sorgere inesorabile
del nichilismo.
NICHILISMO (dal latino nihil cioè niente/nulla= la filosofia del nulla)”I valori supremi si svalutano.
Manca lo scopo. Manca la risposta al: perché?”
 Il nichilismo passivo o reattivo è strettamente connesso alla morale del risentimento e comporta la
dissoluzione della volontà di stare al mondo: l'uomo nichilista in senso negativo dice "no" alla vita,
lasciandosi sottomettere e indebolire; i cristiani e i socialisti, a detta di Nietzsche, ne sono un
esempio. Tale nichilismo è caratterizzato da disperazione: l’uomo, pur giungendo a perdere fiducia
nei valori tradizionali, non riesce ad abbandonare l’idea che l’esistenza e il mondo debbano avere un
senso. Da ciò deriva l’impressione e la mancanza di vuoto che genera atteggiamento di vuoto e
rinuncia per la vita. La Morte di Dio segna la fine della menzogna metafisica necessaria x poter
vivere in mondo rassicurante.
Nietzsche sostiene che il vuoto lasciato dalla morte di Dio sia stata colmata da altri valori e certezze come
per esempio la fede nella scienza, nell’umanità, nel progresso propugnate dai positivisti o come il concetto di
classe (Marx). Questi valori sono semplici surrogati, illusori e mistificati come quelli che li hanno preceduti:
Nietzsche demolisce gli ideali del pensiero morale e metafisico ma non intende sostituirli con nuovi idoli. La
cosiddetta filosofia del martello deve distruggere tutte le certezze: la dimensione positiva del suo nichilismo
si risolve infatti nella scelta individuale di negare qualsiasi valore del mondo.
TRASVALUTAZIONE DEI VALORI: Finché non ci si limita a trovare nuovi e aggiornati assoluti, niente è
realmente mutato; ciò a cui bisogna approdare è la volontà di rifiutare quella negazione dell’esistenza terrena
che ogni ricerca di fondamenti presuppone e giungere a una totale trasformazione e configurazione diversa
da ciò che è importante fare nella vita. Una rivoluzione che Nietzsche chiama trasvalutazione dei valori, cioè
della loro origine e del loro senso più che dei loro contenuti. La morte di Dio inaugura una nuova fase per
l’umanità, in cui l’uomo deve essere capace di vivere privo di ogni fondamento religioso, metafisico o di
altra natura.
 il nichilismo attivo, distrugge le tradizioni e tutto ciò che comportano, dando luogo a un terreno
fertile in cui far fiorire nuovi valori, continuamente sostituiti da altri, a causa della volontà di
potenza. La negazione di qualsiasi valore del mondo può condurre ad un nichilismo attivo che
consente di considerare sé stessi come fondamento di ogni valore. In questo senso, il nichilismo
cambia di segno e diventa un “Sacro dire sì alla vita”. Il mondo non ha senso, è il singolo individuo
a darglielo, che sarà a quel punto oltreuomo.
Nel frammento dell’uomo folle infatti, emerge la consapevolezza che l’annuncio della morte di Dio possa
essere fonte di inquietudine soltanto per l’uomo attuale, che non è ancora diventato superuomo, ossia
quell’uomo capace di trasvalutare i valori, di superare l’angoscia di fronte alla fine della metafisica, della
morale e della religione e di rivelare quell’autentico JA-SAGEN, dire quindi sì alla vita e a tutto ciò che essa
comporta.
SUPER UOMO/OLTRE UOMO = maturazione conclusiva dello spirito libero, uomo del coraggio e della
libertà, del rischio e dell’esperimento = Seguace di Dioniso
Il superuomo è la maturazione conclusiva dello spirito libero.
È l’uomo del coraggio e della libertà, del rischio e dell’esperimento, è colui che sopporta la fine dei
fondamenti e che annuncia una dionisiaca affermazione della vita. La disperazione e l’angoscia non sono le
uniche risposte possibili al congedo da gli assoluti: infatti Nietzsche in alternativa al nichilismo della
disperazione intravede una nichilismo attivo che distrugge con consapevolezza ogni residua fiducia nei valori
nelle verità metafisiche, considerando l’individuo come fondamento di ogni verità e valore. Se il mondo non
ha senso è l’uomo, diventato oltreuomo che deve trovarlo.
La trasvalutazione dei valori implica così una conversione radicale dell’essenza umana che porta alla nascita
del superuomo.
Il passaggio dall’uomo al superuomo non è un progresso inteso come l’incarnazione di un individuo
superiore (Nietzsche rivolge pesanti obiezioni all’evoluzionismo positivistico); non è da intendere neanche
come un uomo ariano chi ha diritto di sottomettere gli altri.
Oltre uomo = ubermensch = uber (al di sopra), mensch (uomo)= il punto oltre il quale si deve procedere
MATEMATICA
 Volterra
Vito Volterra (1860-1940), leader indiscusso della comunità matematica italiana nei primi decenni del nuovo
secolo. È importante sottolineare la presenza di Volterra sulla scena pubblica e il suo coinvolgimento in ruoli
di crescente responsabilità nella politica scientifica e culturale del Paese.
IL MODELLO PREDE-PREDATORI
L'idea generale del modello di Lotka-Volterra è quella di considerare uno scenario ideale in cui
coesistono due specie: i predatori e le loro prede. Assumendo che i predatori possano nutrirsi
soltanto della popolazione x, e che non vi siano altre prede, la quantità totale di cibo consumata dai
predatori (cioè la quantità di prede mangiate) per unità di tempo è proporzionale al numero di
incontri tra prede e predatori che sarà proporzionale ad entrambe le popolazioni, quindi al loro
prodotto x ( t ) ⋅ y ( t )
Dunque la quantità di cibo di cui può disporre ogni singolo predatore è proporzionale a x(t). Vi è
inoltre una quantità minima di cibo per unità di tempo necessaria ad un singolo predatore per
sopravvivere abbastanza a lungo da riprodursi; si può quindi assumere che il tasso di crescita della
popolazione dei predatori sia proporzionale, oltre che alla popolazione già presente x (t), anche allo
scarto tra il cibo disponibile y (t) e il cibo necessario alla sussistenza m ovvero:
dove y (t) denota la derivata.
Si può riscrivere la relazione come:
dove si è posto C = a e D = am
Considerando il tasso di crescita della popolazione di prede, si assuma che le prede dispongano
di una fonte inesauribile di cibo sufficiente a far aumentare la loro popolazione in assenza di
predatori. D'altra parte, si è detto che alcune di loro vengono uccise dai predatori, ed è stato assunto
che il numero di prede uccise per unità di tempo è proporzionale a . Da questo si deduce che
il tasso di crescita delle prede deve essere:

dove il primo addendo indica il numero di individui nati per unità di tempo al tempo t e il secondo il
numero di individui mangiati dai predatori.
l problema principale nella divulgazione della matematica è che la matematica è una scienza
astratta. Laddove un fisico, un chimico, un biologo possono mostrare rappresentazioni e modelli, un
matematico incontra serie difficoltà a rendere visibili i concetti della sua scienza, perché equazioni e
teoremi mal si prestano ad essere tradotti in immagini.
Una notevole eccezione è rappresentata da quelle equazioni che descrivono il comportamento di
sistemi fisici o naturali. Un esempio è l’equazione di Vito Volterra, fondatore del CNR. Volterra fu
sempre affascinato dai meccanismi che governano la vita in Natura e studiò, in particolare,
l’equilibrio degli ecosistemi, ovvero come le specie viventi, pur in costante competizione, tendono
in generale a non scomparire ma, piuttosto, ad aumentare e diminuire periodicamente di numero.
L’equazione di Volterra descrive, appunto, i rapporti tra le comunità di prede e di predatori.

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