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IL MONDO IN QUESTIONE - JEDLOWSKI

La sociologia un insieme di discorsi e di pratiche di ricerca che hanno per oggetto le relazioni e le istituzioni umane. Si occupa della dimensione sociale degli esseri umani. Non un sistema di conoscenze codificato, n una scienza esatta. E un insieme di problemi, di teorie e di concetti che hanno il fine di promuovere e rinnovare lautocomprensione della societ. Il concetto di fondo il non dare per scontato il mondo, o meglio mettere il mondo in questione. IL MONDO MODERNO E LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA. Let moderna si fa risalire alla scoperta dellAmerica (1492). Levento fa da spartiacque tra unepoca in cui il mondo era percepito come chiuso e limitato ed una nuova epoca in cui il mondo apparve improvvisamente illimitato. Ovviamente nel 1492 ben pochi erano coscienti di essere entrati in unepoca radicalmente nuova; ecco perch la modernit va fatta risalire alle due grandi rivoluzioni: la prima rivoluzione industriale (economica) e la Rivoluzione francese (politica); nel momento in cui si verificarono, essere furono percepite dalle stesse persone coinvolte come un mutamento radicale. Il mutamento la causa stessa del desiderio di studiare la societ, al fine di comprenderne le ragioni, controllarlo, criticarlo, provare a dirigerlo. Dal 700 in poi il mutamento diventa regolare, ci si aspetta che il domani sia normalmente diverso dalloggi. La modernit lepoca del sempre nuovo, in cui il nuovo assume un valore positivo. Il termine deriva dal latino modernus, che significa il pi recente; la prima apparizione del termine modernit in Baudelaire, in un suo articolo del 1861. Let moderna poi dominata dallo sviluppo della scienza. La scienza un insieme di strategie conoscitive in cui losservazione metodica, unita allapplicazione di procedimenti logici di tipo razionale, mira alla scoperta di regolarit universali che riguardano i fenomeni studiati. Il sapere, il vero prima della modernit era assoluto ed eterno perch posseduto solo da Dio: poteva derivare solo dalla riflessione filosofica e da quella religiosa, non dallosservazione del mondo. Bacone e Galilei proposero una concezione del sapere basata sullesperienza (poi sancita da Newton). Lilluminismo e lempirismo furono frutto di questa concezione, e tentarono di applicare il metodo empirico delle scienze naturali allosservazione dei fenomeni sociali. Le due rivoluzioni. Lavvio del processo di industrializzazione che ebbe luogo in Inghilterra nella seconda met del Settecento ha vari presupposti: Disponibilit di materie prime a buon prezzo; Controllo delle vie commerciali e dei mercati coloniali da parte dellInghilterra. Disponibilit per il lavoro di fabbrica di masse di lavoratori espulsi dalle campagne. Disponibilit di nuove tecnologie. Lindustria un sistema di produzione che utilizza, insieme al lavoro degli uomini, macchine e fonti di energia inanimata. Il modo di produzione industriale (o capitalistico) ha la capacit di far crescere con regolarit la produzione. Questo concetto la base materiale dellidea di progresso: lidea che il mondo di domani sar di norma diverso (e migliore) da quello di oggi. La Rivoluzione francese sancisce il passaggio dalla legittimit tradizione del potere feudale a una legittimit legale-razionale del potere (cfr. Weber) che porta allobbedienza a governanti liberamente eletti. Essa fu lespressione della classe nascente della borghesia, desiderosa di nuovi diritti civili e politici. Il principio di base fu lidea che tutti gli uomini godono di uguali diritti: unidea moderna, perch svincola il destino dellindividuo dalla sua nascita (cfr. tratti ascrittivi vs. descrittivi). La Rivoluzione promuove il mutamento come un fenomeno normale: le leggi non sono pi fisse e tramandate nel tempo, ma fatte da gli uomini e ridefinibili continuamente.

LIlluminismo. Lilluminismo fu il sostrato culturale della Rivoluzione, con la sua messa in discussione dellordinamento feudale nel nome della ragione. Esso anche il sostrato culturale della sociologia: la storia, per gli illuministi, tende al progresso; lidea che il mondo naturale sia osservabile razionalmente passa dagli oggetti fisici a quello degli oggetti sociali. Vico e Rousseau furono tra i precursori della sociologia (i sociologi arabi parlano di Ibn Khaldoun, storico del XIV secolo, che analizz i rapporti tra trib nomadi e citt arabe nellAfrica settentrionale). Ma il precursore principale fu Montesquieu. Nelle Lettere persiane (1721) romanzo epistolare sono raccolte le lettere fittizie che il principe persiano Uzbek invia durante il suo viaggio in Europa agli eunuchi e alle mogli del suo serraglio; lopera mostra i costumi occidentali con gli occhi di uno straniero, e porta il lettore a capire la relativit delle societ. Ne Lo spirito delle leggi (1748) M. fa un discorso comparativo, basato sullosservazione, a proposito delle leggi che governano gli uomini nelle diverse societ: mette in relazione questi dati con elementi quali il clima, i costumi, i fatti storici, e constata la relativit delle leggi e delle abitudini. Alexis de Tocqueville (1805-1859). Massimo esponente del liberalismo politico del XIX secolo. Riconobbe che il mutamento non vuol dire solo progresso, ma che in qualche modo il mutamento porta con s anche svantaggi. Egli interessato soprattutto alla novit della democrazia: la considera obiettivo di un processo storico ineluttabile che tende alluguaglianza delle opportunit. Ne La Democrazia in America (1840) T. afferma che negli Stati Uniti che la democrazia ha finora raggiunto il massimo grado di sviluppo, ma ne vede anche il lato oscuro: la tirannide della maggioranza, nonch la possibilit che chi si occupa solo di affari materiali (gli americani) finisca per cedere il controllo delle altre attivit allo Stato instaurando un autoritarismo, in nome dellordine. Egli osserva molti elementi della democrazia americana che possiamo vedere ancor oggi: lestrema vitalit dellassociazionismo volontario, che frappone tra lindividuo e lo Stato una sfera diversa, la societ civile, che garantisce la democrazia; la predilezione degli americani per le attivit industriali, che per a lungo andare porta a ricorrenti crisi economiche che secondo T. saranno il male endemico delle nazioni democratiche; la formazione di una nuova aristocrazia basata sul capitale, che anticipa i temi di Marx; la peculiarit di un presidente molto potente (quasi un monarca) e al contempo un governo federalista con ampi poteri locali. Lempirismo. Si sviluppa contemporaneamente allIlluminismo in Inghilterra e Scozia. Losservazione la base di questa filosofia. David Hume porta allestremo il relativismo e lantidogmatismo illuminista affermando che non esiste alcune certezza stabilita. Lo scetticismo prende il posto del razionalismo illuminista. Adam Smith nel suo Trattato sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776) afferma che la ricchezza di una nazione deriva dalla sua capacit di produrre, e questa a sua volta deriva dal grado di divisione del lavoro, che comporta la specializzazione di ciascuno in una determinata attivit e che accresce cos le capacit produttive della societ. Larmonia di questa divisione del lavoro deriva dal mercato, che regola la societ attraverso i meccanismi della domanda e della offerta. E naturale che, se lasciata a s stessa, la societ tenderebbe ad esempio a un numero enorme di calzolai e nessun panettiere; il conseguente crollo del prezzo delle scarpe, tuttavia, correlato allinevitabile aumento del costo del pane, provoca per un bilanciamento delle attivit. Questo merito del mercato, sorta di mano invisibile che garantisce lautoregolazione della societ. Poich dunque la societ in grado di autoregolarsi, lo Stato deve astenersi il pi possibile dallintervenire in campo economico. La divisione del lavoro comporta anche la diversit

dei caratteri in una societ: le societ primitive, con scarsa divisione del lavoro, hanno una maggiore uniformit dei caratteri rispetto alle societ moderne. Adam Ferguson nel Saggio sulla storia della societ civile (1767) afferma che il mondo sociale un prodotto dellattivit degli uomini, ma non lesecuzione di un disegno di qualcuno, bens il risultato dellinterazione di tutti. La societ un insieme regolato grazie al mercato. Bench F. che tipico delle societ civili la ricerca del benessere e della ricchezza, egli afferma che le arti commerciali raffreddano limmaginazione. La divisione del lavoro, inoltre, pur incrementando la produttivit rompe i legami che tengono insieme la societ e lindividuo chiuso nel suo lavoro perde il contatto con linsieme, la comunit. Le societ civili vanno verso la decadenza allorquando i membri di essa non abbiamo pi affari da condurre se non quelli commerciali. Il desiderio di ordine di chi si occupa solo di questioni economiche, il desiderio cio che lo Stato si occupi solo di garantire la sicurezza della persona e dei suoi beni, pu provocare una svolta autoritaria dei governi sacrificando la libert per lordine sociale. IL POSITIVISMO. Lindustrializzazione comporta un mutamento radicale del mondo nel XIX secolo. Si affermano nuovi strumenti di produzione (macchine), nuovi materiali, nuove fonti di energia, nuovi mezzi di trasporto (ferrovia), nuovi mezzi di comunicazione (telegrafo). Il positivismo si sviluppa su queste basi ed caratterizzato da un atteggiamento fortemente scientista, laico, orientato al progresso. E erede dellilluminismo, ma in qualche modo ne esaspera i contenuti. In questo periodo nascono le prime teorie sociologiche, ma anche le prime ricerche pratiche: lo sviluppo della statistica nasce a causa delle esigenze amministrative degli Stati. I governi promuovono le prime inchieste riguardo la criminalit, listruzione, le abitazioni, la salute, lalimentazione, la povert Henri de Saint-Simon (1760-1825). Studi ingegneria, durante la Rivoluzione rinunci al titolo nobiliare, svilupp azzardati progetti scientifici tra cui il futuro canale di Suez, realizzato dai suoi allievi; in campo sociale e politico ide una societ in cui fossero i tecnici, e non i nobili, a governare: in un celebre passo, afferma che se la Francia perdesse ad un tratto tutta la famiglia reale, i marescialli, i cardinali, i prefetti, ecc., il danno sarebbe minimo; ma se invece ad un tratto scomparissero i migliori ingegneri, meccanici, fisiologi, carpentieri, muratori ecc., il danno per la nazione sarebbe irreparabile. Egli sapeva che il mondo che stava nascendo sorgeva dalla ceneri del logoro feudalesimo e si basava tutto sullindustrializzazione. Fu vicino alle tesi di Robert Owen e Charles Fourier (i socialisti utopisti secondo Marx), che svilupparono le idee astratte di comunit egalitarie basate sul lavoro industriale, una forma di capitalismo socialista. August Comte (1798-1857). Inizi la sua carriera come segretario particolare di SaintSimon. La sua teoria sociale afferma che la Storia umana divisa in tre stadi: Stadio teologico. Il primo desiderio delluomo di spiegare i fenomeni naturali pi inaccessibili, e questi sono spiegati facendo ricorso a nozioni magiche e religiose. Il feticismo la prima forma: consiste nellattribuire a tutti i corpi esteriori una vita analoga alla nostra, solo pi potente; il politeismo spiega i fenomeni non tramite oggetti materiali ma esseri fittizi e invisibili che intervengono costantemente nel mondo; lultima fase, il monoteismo, deriva dal desiderio di riunire tutti i fenomeni ad un unico fattore universale. Lo stadio teologico fu comunque necessario nellantichit per favorire le speculazioni intellettuali. Stadio metafisico. La realt spiegata attraverso concetti astratti, cio mediante la speculazione e riflessione filosofica. La spiegazione dei fenomeni non

ricondotta a esseri, ma a entit (ontologia). Il ragionamento domina questa fase del pensiero umano, anteponendolo allosservazione, ma il vantaggio rispetto allo stadio teologico e abbandonare la credenza nellautorit di esseri che dominerebbero la nostra esistenza. Stadio positivo. La conoscenza viene a delinearsi come sapere scientifico, basato sulla ricerca dei fatti. Si abbandona il tentativo di spiegare fenomeni assoluti, ci si basa sullosservazione dei soli fatti accessibili e adattati ai nostri bisogni reali. Non si cercano pi cause ma leggi. Negli ultimi anni di vita, Comte rivaluter la religione come elemento fondamentale dellintegrazione della societ: per tale motivo nel Catechismo positivista si fa sacerdote di una religione positiva fondata sul culto dellumanit. Egli si era reso conto che la scienza in s non in grado di spiegare compiutamente i valori in cui gli uomini credono. Comte il primo ad usare il termine sociologia. Nel Corso di filosofia positiva (1842), egli afferma che la sociologia devessere una fisica sociale, deve far ricorso alle metodologia empirica per rilevare fatti sociali e riconoscere leggi universali. Questa scienza, la pi complessa fra tutte le scienze, si divide in statica sociale, che studia il modo in cui le istituzioni e la societ come ordine, e dinamica sociale, che studia la societ come mutamento. Herbert Spencer (1820-1903). Spencer applica allo studio della societ le teorie darwiniste sullevoluzione diffuse proprio in quel periodo (Lorigine della specie del 1859): la sua teoria detta dawrinismo sociale. Diversamente da Darwin, Spencer rende il termine evoluzione sinonimo di progresso. La storia un cammino evolutivo in cui gli uomini si adattano via via alle condizioni dellambiente, secondo il processo delladattamento evolutivo che premia i migliori attraverso una selezione naturale. La sopravvivenza del pi adatto un concetto che S. usa per giustificare il liberalismo economico e la libera concorrenza. Nei Principi di sociologia (1860-76), S. raccoglie numerosi dati e informazioni sui diversi tipi di societ e distingue le societ in base al grado di complessit della loro differenziazione interna: levoluzione tende alla complessit, la crescita delle dimensioni della societ comporta una sempre maggiore specializzazione e differenziazione di organi e funzioni. Le societ sono distinte in due tipi: Societ militari. Lordine garantito in modo coercitivo. Societ industriali. Lordine deriva dalla libera scelta degli individui. KARL MARX (1818-1883). Nacque a Treviri, studi filosofia a Berlino, esord come giornalista con una serie di articoli sulla condizione del lavoro in Renania. La rivista fu soppressa, e Marx si rifugi a Parigi dove conobbe Friedrich Engels. Espulso da Parigi, a Bruxelles scrisse il Manifesto del partito comunista e dopo i moti del 1848 si trasfer a Londra dove visse fino alla morte. Le sue principali opere sono: Manifesto del Partito comunista (1848) Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852) Per la critica delleconomia politica (1859) Il Capitale (1867-1894) La filosofia marxiana originariamente hegeliana. Egli critica per la filosofia perch i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta per di cambiarlo. Marx per primo propone lunita di teoria e prassi, labbandono della pura riflessione in favore dellazione. La vicinanza con Hegel e il materialismo storico. La riflessione di Marx parte dalla dialettica, un concetto hegeliano: un movimento (del pensiero e/o della realt) che parte da una tesi, cio da una affermazione, oppone ad essa unantitesi, cio una negazione, e

giunge ad una sintesi (Aufhebung), che un superamento delle due posizioni precedenti. In questottica, il comunismo il superamento del capitalismo. Da Hegel, Marx riprende il concetto di alienazione; lalienazione un aspetto delloggettivazione: quando gli uomini producono qualcosa, il risultato un oggetto che altro rispetto al soggetto, negazione del soggetto che lo produce, alienazione (un farsi altro da s). Nel momento per in cui luomo riconosce che loggetto tale perch lui lha prodotto, questautocoscienza permette una riappropriazione di s e un superamento dellalienazione. Tuttavia in certe condizioni di lavoro, afferma Marx, il lavoratore alienato: ci avviene quando vi uno sfruttamento delluomo sulluomo, cio quando il soggetto che produce non ha il possesso del frutto del proprio lavoro. Il capitalismo produce questa alienazione, perch il lavoratore produce per un altro uomo (il padrone). Questo va contro lidea che il lavoro nobiliti luomo attraverso il rapporto con la natura, la trasformazione di essa e la conseguente trasformazione delluomo stesso (un passaggio della Fenomenologia dello spirito di Hegel); il lavoro ora diviene la negazione delluomo. Da queste osservazioni Marx approda alla teoria del materialismo storico. Esso un modo di pensare che parte dallanalisi delle condizioni materiali degli uomini cos come sono storicamente determinate: la Storia vista come storia dei rapporti di produzione, che sono sostanzialmente ineguali. Linsieme dei rapporti di produzione e delle forze produttive forma la struttura di una societ. Le istituzioni giuridiche, la religione, la filosofia, la politica, sovrastruttura, variabili non dotate di una storia propria ma dipendenti della struttura che le modella (non in modo meccanico, ma attraverso i modi concreti nei quali gli uomini vivono). Al concetto di sovrastruttura legato quello di ideologia: a differenza dellaccezione comune, per M. lideologia un discorso che rappresenta il mondo in modo parzialmente modificato, descrivendo ma insieme occultando le sue condizioni reali. Lideologia giustifica lesistente, occulta le contraddizioni, nasconde i conflitti e immobilizza la storia. E lo strumento usato dalle classi dominanti per giustificare il loro potere; e spesso anche i domati condividono lideologia dei dominatori, e questa la falsa coscienza. Nellottica della dialettica, lideologia nasconde quelle contraddizioni che compongono il momento della negazione, dellantitesi, e cos facendo immobilizzano la societ e impediscono il naturale mutamento (la sintesi). Il modo capitalistico di produzione. Nel Capitale, M. vuole indagare il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione di scambio che gli corrispondono. Il modo di produzione linsieme di mezzi per la produzione e di rapporti di produzione, la struttura di base di ogni societ dipende da esso. Il capitalismo il nome che M. d alla societ la cui struttura il modo capitalistico di produzione. Nelle definizioni degli economisti, il capitale lavoro accumulato che serve come mezzo per una nuova produzione; consta di materie prime, strumenti di lavoro e mezzi di sussistenza che vengono impiegati per la produzione di nuove materie prime, nuovi strumenti di lavoro, nuovi mezzi di sussistenza. M. non daccordo: il problema spiegare che cos che rende capitale il lavoro accumulato, che in altre condizioni non si chiamerebbe cos. Il capitale lavoro accumulato allintero di una certa situazione dei rapporti sociali: Dove entrano in relazione da una parte proprietari dei mezzi di produzione (capitalisti), dallaltra uomini che non possiedono mezzi di produzione ma dispongono della sola propria forza-lavoro (proletari). Dove il rapporto tra queste due classi mediato dal denaro, poich la forza-lavoro dei secondi una merce venduta ai primi ad un certo prezzo, il salario, che corrisponde a una certa quota del loro lavoro. I beni economici prodotti con questo modo di produzione sono merci che vanno vendute sul mercato; esse acquistano un valore duso, che corrisponde al bisogno che c di quella merce, e un valore di scambio che si esprime nel prezzo di ogni

merce e permette di comparare tutte le merci e scambiarle fra loro. Per M., il valore di scambio delle merci corrisponde alla quantit media di lavoro socialmente necessario a produrle. Il lavoro accumulato capitale quando viene utilizzato nella produzione, assieme al lavoro vivo dei salariati, per ottenere un profitto da parte del capitalista. Il capitalista allinizio possiede una certa somma di denaro (D) che investe acquistando merci (M), cio acquistando materie prime, strumenti di produzione (lavoro accumulato) e forza-lavoro (lavoro vivo). Il prodotto di questo lavoro altra merce, che egli vendendo sul mercato tramuta in una somma di denaro superiore al capitale di partenza (D): D M D. La differenza tra D e D il profitto. Gli economisti considerano il profitto come il risarcimento dellimpegno del capitalista, che investe e dunque rischia (imprenditore) e deve ottenere un risarcimento di questo suo rischio e per lattivit di controllo sullintero processo che egli compie. Per M., il profitto altro. Quando il capitalista acquista (M), acquista anche una merce diversa dalle altre, cio la forza-lavoro degli operai, il cui valore duso consiste nella capacit di produrre altro valore. Se la giornata lavorativa si divide in A---B---C---D, il segmento AB il tempo impiegato dalloperaio per produrre merci il cui valore di scambio corrisponde al suo salario, il segmento BC il tempo in cui produce merci per un valore pari a quello delle materie prime e degli strumenti consumati nel corso del lavoro, il segmento CD un di pi: pluslavoro. Questo pluslavoro si trasforma per il capitalista in plusvalore, cio profitto, che quindi nasce dallo sfruttamento delloperaio il quale viene pagato meno di quanto in realt produca. Qui sta lalienazione per M.: il frutto del plulavoro va al capitalista e non al produttore. La critica alleconomia classica di M. tesa a mostrare lo sfruttamento nella produzione capitalistica che si tende a nascondere, quella degli economisti unideologia che descrive la realt nascondendone le contraddizioni. La classe. M. intende per classe un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione allinterno di un modo di produzione dato. A causa delle loro diverse collocazioni, le classi sviluppano interessi diversi entrando in conflitto tra loro. Nel modo di produzione capitalistico, ci sono due classi: La borghesia, composta da capitalisti, cio proprietari dei mezzi di produzione. Il proletariato, composto dai lavoratori salariati che non posseggono mezzi di produzione e vendono la loro forza-lavoro sul mercato. Il capitalismo tende a polarizzare questa situazione, spingendo tutte le altre classi a schierarsi dalluna o dallaltra parte. Il conflitto si basa sul fatto che i capitalisti intendono sfruttare il pi liberamente possibile la forza-lavoro degli operai, gli operai intendono liberarsi dallo sfruttamento. La classe dunque anche un soggetto collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi. C una differenza tra classe in s e classe per s: Nella prima sono accomunati individui con unuguale situazione socioeconomica; nella seconda la classe ha coscienza di s. Il mutamento sociale. La storia, per M., dialettica, fatta di lotta di classi. Tra plebei e patrizi, servi della gleba e feudatari, proletari e borghesi. Questa lotta genera mutamento, ma M. riconosce che il capitalismo il potente generatore di mutamento sociale e materiale della storia. La ricerca stessa di profitto da parte dei capitalisti il motore di questo mutamento: la produzione si accresce continuamente, e questo gi un elemento di mutamento. Ma il capitalista ha due possibilit per accrescere continuamente il suo profitto: allungando la giornata lavorativa, o rendendo il lavoro degli operai pi produttivo. La prima strada stata quella seguita fino allesplodere dellopposizione degli operai. La seconda strada quella usata ancora oggi: attraverso lintroduzione di macchine si

massimizza la produzione, cos che a parit di tempo impiegato loperaio produce un numero maggiore di merci. Il problema di questa strada la caduta tendenziale del saggio di profitto: le spese per le macchine aumentano sempre di pi mentre in relazione decresce la spesa per la forza-lavoro che per lunica che produce valore. Tuttavia lapporto di macchinari produce mutamento, innovazione tecnologica, il capitalista sostiene lo sviluppo della tecnica insieme allo sviluppo di nuove fonti di energia, materie prime, nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto per allargare e modernizzare i mercati. Questa la forza rivoluzionaria del capitalismo. Ma il problema di fondo del capitalismo nelle sue crisi cicliche di sovrapproduzione, dovute proprio alla ricerca spasmodica di profitto non regolata dalla domanda. Il capitalismo crea unenorme classe operaia priva dei mezzi per acquistare i beni da essa stessa prodotti, e questi beni restano invenduti. Il capitalismo ha fallito perch ha creato senza rendersene conto le condizioni per il suo superamento: il proletariato sempre pi consapevole del suo sfruttamento, della sua forza, e la sua missione rivoluzionare i rapporti sociali esistenti creando una nuova societ senza classi. Individuo e societ. M. ritiene che luomo un essere sociale, esso non esiste se non in societ: si nasce da una donna e si generano figli, dunque il rapporto uomo-donna fondamentale per lesistenza della societ. La stessa coscienza delluomo prodotta dallinterazione sociale, perch si basa sul linguaggio che un fatto sociale. La societ capitalistica dominata dal mercato, che crea rapporti astratti dove gli individui non scambiano i propri prodotti tra loro in base a rapporti personali, ma in base alle leggi impersonali rappresentante dai prezzi delle merci. La stessa divisione del lavoro che confina ciascun individuo in un ruolo preciso porta la societ a diventare smisuratamente potente e porta il singolo a divenire straordinariamente impotente. Il produrre, fine ultimo di questa societ, fa venir meno la capacit di godere dei rapporti con gli altri uomini e con la natura. La societ futura e senza classi vedr gli uomini parzialmente liberi dalle necessit, grazie a unequa distribuzione della ricchezza: luomo potr godere dei rapporti con i suoi simili e con la natura riappropriandosi di tutta la sua umanit. Critiche e marxismi dopo Marx. Il conflitto tra proletariato e borghesia ha contraddistinto i mutamenti politici e sociali della seconda met del XIX e della prima met del XX secolo. Tuttavia la rivoluzione preconizzata da M. non si verificata, se non in Russia e con conseguenze ben diverse. Gli economisti ritengono che il difetto della teoria di Marx lidea di valore: alcuni ritengono che esso sia un concetto non utilizzabile nella teoria economica, o che il valore non nasce dal lavoro incorporato in una merce. In questo caso, la teoria dello sfruttamento non ha basi concrete. Inoltre, la divisione in due classi fatta da M. non esatta: lui stesso parlava di una terza classe, i proprietari terrieri, classe parassitaria che al momento dello scontro si affiancher a quella capitalistica. Esistono per molte altre classi nel capitalismo: contadini, artigiani, commercianti, impiegati. Osservando a posteriori, sono proprio le ultime classi citate ad essersi ingrandite nei tempi moderni a tutto discapito delle altre. Oggi la classe media la pi grande, contadini e operai si sono ridotti e non c pi polarizzazione. La classe operaia ha abbandonato il desiderio di rivoluzione, accettando il metodo capitalistico grazie alla concessione di vari privilegi e al trasferimento dello sfruttamento ai paesi del Terzo mondo. Dopo la morte di Marx, le sue teorie sono state variamente interpretate. Karl Kautsky in Germania concep il marxismo come una teoria scientifica dellevoluzione sociale accentuandone i caratteri darwinisti e deterministici. Lenin modific il marxismo in una societ, quella russa, ancora priva di un vero proletariato: per la sua rivoluzione, egli fece leva sulle avanguardie operaie che avrebbero dovuto sviluppare nei loro simili la coscienza di classe. Nel secondo dopoguerra, il marxismo fu identificato col marxismo sovietico, sempre pi

dogmatico. Stalin ben presto trasform il progetto di panificazione centralizzata delleconomia in una burocratizzazione totalitaria, creando la dittatura del Partito. Eduard Bernstein e la Seconda Internazionale posero laccento sulla gi citata crescita della classe media a tutto svantaggio della polarizzazione, e cambiarono lassetto rivoluzionario del socialismo in una graduale riformismo. Il Partito socialdemocratico tedesco nacque in contrapposizione alla deriva russa del marxismo, afferm un marxismo meno radicale ma venne indebolito dalla guerra e dalla sconfitta della Rivolta Spartachista. Laustromarxismo svilupp una serie di ricerche empiriche sul nazionalismo e sulla fase imperialista del capitalismo. Il Partito comunista cinese a partire dagli anni Venti us il marxismo per la lotta che lo porter al potere e allinstaurazione della Repubblica Popolare: un marxismo sui generis che pone laccento sul ruolo dei contadini e mescola alle teorie di M. elementi tratti dalla tradizione culturale cinese (si parla di maoismo). Il marxismo occidentale nasce con la pubblicazione di Storia e coscienza di classe (1923) di Lucaks, ma molto diversificato al suo interno e vi si fanno rientrare autori come Gramsci, Henri Lefebvre, la Scuola di Francoforte, tutti interessati alla visione hegeliana del marxismo. EMILE DURKHEIM (1858-1917). Nacque ad Epinal, in Lorena, insegn sociologia alluniversit di Bordeaux, nel 1896 fond lAne sociologique, la prima rivista dedicata alla sociologia. Dal 1902 fino alla morte ha insegnato alla Sorbona, a Parigi. Le sue opere principali sono: La divisione del lavoro sociale (1893) Le regole del metodo sociologico (1895) Il suicidio (1897) Le forme elementari della vita religiosa (1912) D. si pone il problema dellordine, che consiste nella domanda: che cosa tiene insieme una societ?. La risposta che egli d : la morale. Una societ infatti un ordine morale. E vicino a Spencer nei concetti di evoluzionismo e organicismo, di cui per ribalta la visione riguardo il rapporto singolo-societ. Spencer (come Hobbes) riteneva la societ un prodotto di un contratto stabilito tra gli uomini, ognuno teso a perseguire un proprio utile; per D. invece la vita collettiva precede la vita dei singoli, il comportamento di ciascun uomo non pienamente comprensibile se non nellottica dellinsieme sociale di cui parte. Morale, norme e fatti sociali. Per morale sintende un insieme di norme alle quali ciascun membro della societ vincolato. Tali vincoli agiscono dallesterno, perch infrangere una norma provoca sanzioni; e dallinterno, perch lindividuo avverte dentro di s una spinta a rispettare le norme. Ci che fonda la solidariet allinterno di una societ lappartenenza ad una morale comune; le norme morali simpongono in una societ sotto forma di un insieme di credenze religiose: ad es., i Dieci Comandamenti biblici esprimevano in forma religiosa delle norme morali su cui fonda il vivere comune. Le norme sono fatti sociali. Essi sono fenomeni che non si possono spiegare ricorrendo alla sola analisi delle azioni dei singoli: il loro substrato, non essendo lindividuo, pu essere soltanto la societ sia la societ nella sua interezza, sia qualcuno dei gruppi parziali che racchiude: confessioni religiose, scuole politiche e letterarie, corporazioni professionali e cos via. Essi si impongono allindividuo essendo provenienti dal di fuori, e contemporaneamente attraversano lindividuo attraverso i suoi modi di sentire, pensare e comportarsi. Essi sono come cose nel senso che hanno unesistenza che non si spiega a partire dal singolo individuo, ma autonoma rispetto alla volont di ciascuno. Il linguaggio ad esempio un fatto sociale: non creato da nessun singolo, intersoggettivo, eppure qualcosa che attraversa ogni singolo uomo poich quando parla e pensa usa quel linguaggio. Si pu usare il linguaggio in modo scorretto, ma ci comporta sanzioni: non ci

si capisce o si corretti e ci si ridicolizza, e quindi anche una norma. Fatti sociali sono anche le cosiddette correnti sociali: movimenti di entusiasmo o di indignazione che si creano nella folla, o in unassemblea, e che non derivano dal sentimento di ciascun individuo ma sono imposti dalla collettivit; n dimostrazione il fatto che individui del tutto inoffensivi possono macchiarsi di atroci misfatti quando sono in una folla. E un fatto sociale qualsiasi maniera di fare, fissata o meno, capace di esercitare sullindividuo una costrizione esteriore ovvero che generale nellestensione di una data societ pur possedendo unesistenza propria indipendentemente dalle sue manifestazioni individuali. Questa definizione quella data da D. nelle Regole del metodo sociologico (smentendone una precedente), dove al concetto di fatto sociale sembra sostituirsi quello di istituzione: ogni credenza e ogni forma di condotta istituita dalla collettivit. Questa definizione per pi restrittiva, contraddicendo la realt stessa degli studi di D. e dei suoi seguaci. Il tasso di suicidi che D. studia non in effetti unistituzione, n lo sono concetti studiati dai durkheimiani quali il numero dei membri della societ e la densit dei rapporti: sarebbero tutti fatti sociali, ma non istituzioni, paradossalmente il termine istituzione oggi invalso mentre quello di fatto sociale non pi molto usato. Lapproccio funzionalista. Nella visione di D., cos come il corpo di un uomo non la semplice somma dei suoi organi ma qualcosa di pi, cio linsieme funzionante di questi organi come ununit, cos la societ pi della somma degli individui che la compongono, ununit superiore. E questa una metafora organicistica: la descrizione della societ come un organismo fatto di una serie organi che interagiscono tra loro. In base a ci D. cerca di spiegare ogni elemento di una societ in base al suo ruolo in funzione del tutto. Lapproccio funzionalista di D. un tentativo di spiegare un fenomeno sociale sulla base della funzione che esso svolge per la vita della societ nel suo insieme. Non tutti i fenomeni sociali, tuttavia, hanno un fine prestabilito. Un esempio la devianza. Essa un comportamento che si discosta dalla norma; non ha un fine prestabilito, anzi appare come ben poco funzionale. Tuttavia esso svolge la funzione di rinsaldare e riaffermare le norme. Nel momento in cui ogni fenomeno deviante punito attraverso lopera di riti adeguati (processo, pena), la societ riunita nellatto di sanzionare il colpevole riafferma le sue regole, rinsalda la sua coscienza collettiva. La devianza pu anche avere la funzione di sperimentare nuove norme e forme morali in una societ: norme considerate devianti, ma che poi possono istituzionalizzarsi e rinnovare la societ. Societ semplici e societ complesse. Per D. esistono due tipi di societ. La societ semplice (o segmentarla) tipica delle trib primitive, basata su una bassa divisione del lavoro. Sono caratterizzate da una solidariet meccanica: la solidariet che contraddistingue individui strettamente uniti gli uni agli altri da vincoli quotidiani, le cui attivit di diversificano poco. In queste societ la coscienza collettiva tende a ricoprire la coscienza individuale: le norme vincolano ogni aspetto del comportamento, ogni infrazione un attentato alla coesione del gruppo. La societ complessa, le societ delle nazioni moderne, fondata su unampia e articolata divisione del lavoro e dove esistono numerose istituzioni intermedi che mediano lappartenenza del singolo allinsieme della societ. Sono basate su una solidariet organica, che si stabilisce fra individui e gruppi di individui che hanno fra loro grandi differenze, ma che cooperano per la vita dellinsieme sociale a cui tutti appartengono. In queste societ le mansioni dei singoli si differenziano, e cos facendo si differenziano anche le coscienza e si giunge a una individualizzazione delle coscienze. Il diritto si fa pi complesso e pur diminuendo la sua funzione di punizione della devianza mantiene linsieme sociale attraverso meccanismi che vincolano ciascuno alla cooperazione.

Lanomia. Nelle societ moderne c il costante rischio dellanomia (dal greco nomos, legge, preceduta da alfa privativa). Essa lassenza di norme morali condivise. La lotta tra classe operai e borghesia per D. una manifestazione di anomia. Diversamente da Marx, D. ritiene che i conflitti sociali non siano motori del mutamento ma patologie da curare. La cura per lanomia il corporativismo, lo sviluppo di associazioni intermedie tra i singoli e la societ basate sullassociazione professionale. Per combattere lanomia va solidificato il sistema morale attraverso processi educativi che instillino le norme morali condivise nelle coscienze dei cittadini. D. chiama socializzazione linsieme dei processi che rendono il singolo capace di essere un membro della societ. Il suicidio. Il tema del suicidio per D. una sfida: egli vuole mostrare che anche un evento cos drammaticamente personale e individuale riconducibile almeno in parte a spiegazioni di ordine sociologico. Il soggetto dello studio di D. il tasso di suicidio che si riscontra in una data societ. Tali tassi tendono a restare costanti nel tempo, e questo gi un indicatore del fatto che c una spiegazione di ordine sociale al fenomeno nella sua interezza: anche questo tasso un fatto sociale perch esprimono uno stato danimo collettivo. D. parte smentendo la tesi che i tassi di suicidio sono correlati a fattori climatici, poich le due serie di dati (suicidi/temperature) si muovono in modo diverso; confuta anche la tesi secondo cui i suicidi hanno a che fare con la pazzia, lereditariet o con il consumo di alcolici. D. scopre invece che i Paesi a maggioranza protestante hanno tassi di suicidio pi alti rispetto ai Paesi a maggioranza cattolica ed ebrea. Questo perch la religione protestante fornisce ai suoi membri un grado di integrazione sociale minore di quella fornita dalle altre confessioni. Ci connesso col principio del libero esame della coscienza proprio dei protestanti, che favorisce personalit pi individualizzate; lassenza tuttavia di un apparato di riti che media il suo contatto con Dio (come nel cattolicesimo) lo porta a confrontarsi direttamente con la propria fede. Il problema di ci che davanti a un problema morale o di coscienza che pu portarlo a tendenze depressive, mentre il cattolico trova conforto nella confessione, nei riti sociali e nella certezza del perdono, il protestante solo con s stesso e ci pu condurlo al suicidio. Questo tipo di suicidio detto suicidio egoistico, cio ha a che fare con un forte sviluppo dellego. La scarsa integrazione sociale come stimolo al suicidio una tesi consolidata anche dal fatto che il suicidio pi frequente tra i single che tra le persone sposate. D. scopre anche che il tasso di suicidi legato allandamento delleconomia, ed aumenta nei momenti di crisi economica. Ci non dipende dal fatto che la crisi porta miseria e disperazione, perch il tasso di suicidi cresce anche quando la crisi di tipo positivo (bruschi rialzi di benessere). Il fatto che questi sono periodi di anomia, durante i quali c incertezza sul futuro e un generale cambiamento del sistema dei valori, non ci sono norme morali condivise. E il tipo di suicidio anomico (oggi larea dellex URSS ha i pi alti picchi di suicidio al mondo, e proprio per tale motivo). C poi un terzo tipo di suicidio: il suicidio altruistico. Differentemente dai due casi precedenti, espressione di una fortissima coesione sociale: ad esempio il sacrificio di un soldato per la propria patria; quello degli eschimesi anziani che, divenuti incapaci di badare a s stessi, si lasciamo morire tra i ghiacci per non essere un peso alla famiglia; quello delle donne dellIndia tradizionalista che si gettano sul rogo alla morte del marito (oggi si ritiene questultimo caso un suicidio indotto dalla societ). Critiche alla ricerca sul suicidio. Sono state avanzate almeno tre critiche alla ricerca di D., nonostante la sua indubbia validit e importanza. Controllo delle fonti dei dati. Le fonti statistiche riguardo il numero di suicidi dipendono dalle registrazioni dei medici del tempo. E probabile che spesso vi fossero pressioni sui medici affinch non denunciassero un suicidio come tale, per

questioni di onore familiare ecc. Dunque D. ignora la priorit da dare al controllo delle fonti da cui si attinge. Non arrestarsi alla prima correlazione significativa. Lallievo di D., Maurice Halbwachs, mostr come nei Paesi studiati da D. la popolazione protestante tende a concentrarsi in citt e quella cattolica nelle campagne. Potrebbe dunque essere il tipo di residenza e non lappartenenza confessionale a influenzare il tasso di suicidi. Non bisogna dunque arrestarsi alla prima correlazione significativa scoperta. Scarso rilievo verso le motivazioni soggettive. Lanalisi puramente quantitativa impedisce di andare a scoprire, dietro i numeri, le motivazioni soggettive dei suicidi. Bisogna dunque usare metodi qualitativi.

Sociologia delle religioni. D. afferma che le societ moderne tendo ad essere sempre pi secolarizzate. La secolarizzazione il processo di progressiva perdita di rilevanza delle istituzioni, pratiche e credenze religiose, dovuto alla concomitante ascesa dellimportanza attribuita alla scienza e alla progressiva emancipazione della sfera politica e civile dai dettami della religione. Il fenomeno va collegato alla lunga con lorrore derivato dalle guerre di religione europee del Seicento. Anche la secolarizzazione parte del generale processo di differenziazione sociale tipo della modernit: la religione sempre pi un fatto privato. In Le forme elementari della vita religiosa, D. espone le seguenti tesi: Lelemento fondamentale della vita religiosa la distinzione tra sacro e profano. Il sacro unarea spesso fisica che d accesso al trascendente (es. tempio, chiesa). Il profano il mondo al di fuori di questa sfera sacra. I riti aiutano laccesso alla sfera del sacro e ne delimitano i confini, il rito una condotta stereotipata. Loggetto delladorazione religiosa di tutte le fedi non altro che la potenza trascendente della societ stessa: luomo attribuisce a una potenza estranea attributi propri della societ (cfr. Feuerbach). I Dieci Comandamenti sono un prodotto della societ ebraica, ma sono attribuiti a Dio perch in questo modo si d ad essi pi forza. Le credenze religiose alla la funzione di fondare e preservare gli ideali collettivi di una societ. Una religione secondo D. un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, le quali uniscono in ununica comunit morale, chiamata chiesa, tutti coloro che vi aderiscono. La potenza che si impone al rispetto e diviene oggetto di adorazione la societ, di cui gli dei non sono che la forma ipostatica, afferma D. La religione il sistema di simboli mediante io quali la societ acquista consapevolezza di s, loggettivazione della societ stessa. Bench essa sia una critica alle religioni, D. ritiene che essendo la societ effettivamente trascendente, non sbagliato che essa sia loggetto della sacralizzazione; inoltre la religione assolve la funzione di sostegno delle norme morali che consentono lordine sociale. La nascita delle credenze, su cui si fonda la societ, da ricercarsi nei momenti di effervescenza sociale: in questi momenti gli uomini riuniti insieme sviluppano unenergia e una passione capace di affermare e proiettare fuori di s delle credenze a cui attribuiscono il carattere di rivelazioni superiori. La sociologia delle religioni di D. paradossale: da un lato riconosce limportanza della religione per la sua funzione di coesione sociale, dallaltra delegittima la religione agli occhi dei fedeli svelando razionalmente le mistificazioni contenute in queste credenze. Sociologia della conoscenza. NellIntroduzione a Le forme elementari della vita religiosa D. enuncia il nucleo della sua sociologia della conoscenza. La teoria della conoscenza proposta dai filosofi si polarizza in due visioni:

La conoscenza si sviluppa direttamente a partire dalle sensazioni, coordinate e sistematizzate nel corso dellesperienza (es., Empiristi). La conoscenza nasce dallincontro dei dati sensoriali con un apparato intellettuale dato a priori, con categorie dellintelletto innate e universali (es., Platone, Kant). La soluzione di D. uno sviluppo della seconda visione, quella kantiana: le categorie del pensiero sono effettivamente a priori, ma perch sono sociali, si costituiscono attraverso linterazione fra gli uomini e fra gli uomini e il loro ambiente, e vengono trasmesse attraverso la cultura. Il fatto che i concetti sono espressi a parole, e che il linguaggio sia un prodotto sociale, gi una dimostrazione di ci. I modi in cui conosciamo il mondo hanno origine sociale. I durkheimiani. Lopera di D. non va divisa da quella dei durkheimiani, i discepoli che si raccolsero intorno allAnne sociologique. Maurice Halbwachs noto per i suoi lavori sulle classi e sulla loro psicologia collettiva, ma soprattutto per il concetto di memoria collettiva: essa un elemento costitutivo dellidentit di ogni gruppo e un fattore della sua coesione; H. osserva che il passato non mai definito come fosse fatto di fotogrammi statici, ma si sottopone a interpretazioni e rivisitazioni periodiche che cambiano di conseguenza lidentit del gruppo. Linterpretazione del passato sottolinea ci che sostiene e legittima i valori presenti. Poich in una societ esistono molteplici gruppi, vi una molteplicit di interpretazioni del passato spesso in netta competizione tra loro. Tipico del totalitarismo la manipolazione della memoria collettiva valorizzando interpretazioni del passato che occultino i fatti e legittimino lordine esistente. In Lespressione delle emozioni e la societ, H. dimostra che anche i sentimenti e le passioni hanno un qualcosa di sociale. Il nostro modo di esprimere le emozioni sociale, perch assumiamo comportamenti (es., ci mettiamo le mani nei capelli, mostriamo i pugni) che presuppongono un pubblico. E stata la collettivit a creare questa sorta di linguaggio emozionale, rituali che tutti utilizziamo (anchessi quindi fatti sociali). La societ stessa utilizza delle tecniche particolari per indurre emozioni, per esempio particolari riti nelle societ primitive e antiche. Soprattutto, H. sulla base degli studi di Blondel dimostra che il funerale in tutte le societ un rituale in cui lemozione personale mostrata al pubblico tramite regole ben precise, sulla base di una sorta di linguaggio emozionale sociale. Marcel Mauss, nipote di D., scrisse il Saggio sul dono (1925). Analizzando le modalit dello scambio fra clan in alcune trib indiane del nord-ovest degli USA, scopre il rito del potac. Il potac una festa in cui un capoclan offre a un altro capoclan dei doni, e laltro deve rispondere con doni altrettanto notevoli o superiori. E una manifestazione di prestigio reciproco: donare di meno significa offendere lonore di s stesso e dellaltro. La festa ha anche unimplicita funzione economica: nella festa il surplus della produzione di ciascun gruppo viene consumato e in parte scambiato realizzando una transazione economica funzionale. Il dono un fatto sociale totale. Gli studi di M. hanno influenzato quelli analoghi di Claude Lvi-Strauss e di Gorge Bataille. Bataille noto per il saggio Il dispendio in cui attraverso parti del pensiero di Freud, Marx, Nietzsche, si giunge allaffermazione che la dissipazione un tratto essenziale della vita delluomo e la logica dellaccumulazione delle societ moderne un tentativo di mascheramento e rimozione del concetto di dissipazione. FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900).

Bench N. sia un filosofo, la sua critica della civilizzazione occidentale avr un larga eco nel campo delle scienze sociali. Alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo fu sempre pi preda di disturbi nervosi che infine lo portarono alla morte. Le sue opere centrati sono state: La nascita della tragedia (1872) La gaia scienza (1882) Cos parl Zarathustra (1885) Al di l del bene e del male (1886) Lelemento centrale in N. la volont, unenergia vitale elementare che volont di potenza, desiderio di unaffermazione senza vincoli della vita. La volont espressa nello spirito dionisiaco, presente nella cultura greca arcaica, che tuttavia nel corso del processo di civilizzazione stato sempre pi represso e mascherato, favorendo lo spirito apollineo: se il primo passione, il secondo ragione. I sistemi filosofici da Socrate in poi, con la loro affermazione delle norme morali, e soprattutto la morale cristiana, sono i responsabili della cultura di schiavi che considera ideali lumilt e lobbedienza laddove per N. luomo caratterizzato dalla forza, dalla creativit e dalla passione incarnati nella logica delloltreuomo (Ubermensch). Esso luomo capace di creare dal nulla i valori che dirigono il suo comportamento, sulla base unicamente della propria forza di volont e non di norme morali imposte. Loltreuomo nascer con linevitabile morte di Dio, quando cio morir lidea dellesistenza di valori trascendenti e di norme morali date da Dio, si comprender lassenza di criteri oggettivi per laffermazione dei valori e luomo sar costretto ad assumersi lenorme responsabilit di decidere da solo cosa bene e cosa male. Weber riprender N. nellidea di disincanto del mondo (morte di Dio) e politeismo dei valori, nonch nei concetti di potere e politica. FERDINAND TNNIES (1855-1936). La Germania tra la fine dellOttocento e gli inizi del Novecento diviene una potenza industriale: grazie a un imponente dispiegamento del modo di produzione capitalistico, lindustrializzazione procede a ritmi vertiginosi anche grazie allunificazione nazionale che avviene nel 1871. Nel 1910 la produzione di acciaio la prima al mondo, superiore a quella di Francia e Inghilterra messe insieme. La velocit del mutamento provoc numerose reazioni di ostilit al processo industriale e di nostalgia per le forme sociali tradizionali. Tnnies esponente di punta di questa corrente. Insieme a Simmel, Weber e Sombart, fu tra i fondatori dellAssociazione tedesca di Sociologia (1908), di cui fu a lungo presidente. La sua importanza legata allopera Comunit e societ (1887) in cui propone la distinzione tra due modelli di organizzazione sociale: Gemeinschaft (comunit). E un gruppo stabile nello spazio e nel tempo, radicato in un territorio. Gli individui che ne fanno parte sono legati da rapporti personali e diretti; c un elevato grado di chiusura verso lesterno, staticit delle norme e scarsa mobilit sociale e geografica. E fondata su una fusione spontanea delle volont. Si nota come la famiglia sia quindi la forma elementare di comunit, la comunit per eccellenza. Lo scambio regolato tramite regole di reciprocit delle prestazioni o di redistribuzione. Gesellschaft (societ). E una forma di associazione molto vasta allinterno della quale gli individui godono di ampie possibilit di movimento, sono dominati da rapporti impersonali basati sulladesione razionale a regole statuite e sulluso di mezzi di scambio astratti come il denaro. Lo scambio dunque regolata dal mercato. T. dominato da una nostalgia verso forme associative di tipo comunitario. La nascita delle societ crea una distruzione dei vincoli affettivi tra le persone e di certezze morali.

GEORG SIMMEL (1858-1918). Visse a Berlino e prima della guerra si trasfer a Strasburgo dove mor nel 1918. Le sue principali opere sono: La differenziazione sociale (1890) Filosofia del denaro (1900) Sociologia (1908) Problemi fondamentali della sociologia (1917) Appartenente allalta borghesia tedesca, fu un acclamato insegnante universitario alle cui lezioni partecipava gente da tutta Europa. Tra i suoi discepoli: Ernst Bloch, Lucaks, Park, Antonio Banfi ecc. Laccademia tuttavia non lo apprezzava: fu insegnante a contratto finch non ebbe una cattedra a Strasburgo; forse perch di origine ebreo ma soprattutto per il suo eclettismo (scrive di filosofia, sociologia, estetica) che ne rendeva difficile una collocazione. Egli diceva che tutto si tiene e questo lo porta a interessarsi a molteplici tematiche tutte per con un comune denominatore. Il suo approccio legittimava dunque il suo eclettismo. Non fond una scuola, ma afferm che la sua eredit sarebbe stata come denaro in contanti di cui ciascuno ne avrebbe preso un po e usato per i propri scopi, ad indicare che ogni settore del sapere poteva prendere un pezzo del suo pensiero. Simmel stato a lungo ignorato nella storia della sociologia a causa di Talcott Parsons: egli nel suo La struttura dellazione sociale che port alla riscoperta della sociologia in Europa escluse deliberatamente il contributo di S. alla sociologia. Solo quando le teorie funzionaliste di Parsons caddero in disuso nelle nuove correnti degli anni 60 e 70, S. fu riscoperto e gli fu ridato il ruolo di interprete della modernit tra i pi attuali. Interazione e sociologia. Interazione la parola chiave del pensiero di Simmel, subordinata per al concetto di Wechselwirkung (scambio ed effetto), che vuol dire influenza reciproca. La realt una rete di interazioni e per ogni effetto c un controeffetto e dunque vi reciprocit, le relazioni sono biunivoche. La sociologia dunque studio delle forme di interazione. Ne I lineamenti fondamentali della sociologia S. afferma che la sociologia una scienza della societ, ma si domanda cosa sia la societ. Nellesperienza vivente percepiamo individui, non una societ. Tutto per dipende dal punto di vista, da una certa distanza dalloggetto su cui si riflette. Cos come unosservazione approfondita mostra che lindividuo composto da arti e addirittura da cellule, perdendo contatto con linsieme individuo, unosservazione pi ampia mostra non individui ma gruppi: la societ un oggetto del pensiero che emerge considerando insiemi di individui da una certa distanza, e da questa visuale si osserva che gli individui interagiscono reciprocamente, stanno fra loro in relazioni di reciprocit. La sociologia il punto di vista dal quale si osservano gli individui agire reciprocamente. Interazione non solo lazione di due o pi individui, ma azione che influenza tutti gli attori: non c un processo che determina e un processo determinato (causa/effetto), ma ogni effetto determina ed determinato, ogni effetto retroagisce sulla sua causa e dunque non c pi distinzione. Al posto del concetto di causa si sostituisce il concetto di corrispondenza, influenza reciproca tra dune ordini di fenomeni. Forma e sociazione. La sociologia anche studio delle forme dellinterazione. S. ritiene che la realt sia un flusso incessante, che si rapprende in determinate forme: forme di relazione, istituzioni, simboli, idee (la cultura). Anche luomo crea delle forme per catalogare meglio la realt, il nostro stesso descrivere la realt darle una forma. Loggetto di ogni scienza non dato in natura, la stessa scienza che definisce il suo oggetto, e dunque la scienza unestrapolazione delle realt e costruisce dei modelli, cio dei modi peculiari di osservare la realt. La sociologia dunque una scienza formale. Non bisogna limitarsi per allo studio di una sola forma, altrimenti si perde il contatto con la

molteplicit del reale: unaltra giustificazione delleclettismo di S. Al concetto di forme collegato quello di Vergesellschaftung, sociazione. Le forme si sedimentano nella societ attraverso un processo che detto appunto di sociazione. La sociazione il processo attraverso cui una forma di azioni reciproche si consolida nel tempo, e la sociologia si occupa di forme sedimentate: usi, costumi, abitudini. Anche queste forme sedimentate possono mutare, tuttavia, e ognuna di esse fatta di piccole interazioni. Modernit. In Filosofia del denaro S. si occupa del denaro come uno degli elementi fondamentali della modernit. La modernit una costellazione di elementi, nessuno predominante: i principali elementi che compongono questa costellazione sono: 1. denaro 2. metropoli 3. intelletto Essi si influenzano reciprocamente. Per S. la modernit crisi perpetua, poich essa unepoca in cui il mutamento acquista una velocit particolare, e il mutamento stesso diviene un valore in s: la modernit crisi permanente perch il mutamento in s stesso il suo principio. C quasi una tragedia della modernit, poich S. nota che il continuo mutamento della modernit comporta che le forme in cui la realt si rapprende siano continuamente scalzate da nuove forme. E tragedia, inoltre, il fatto che la realt non pu mai essere compiutamente compresa poich di essa noi osserviamo solo le singole forme ma la sua interezza. Baudelaire, che tra i primi coni il termina modernit, afferm che era il tempo del fortuito, del volatile e del transitorio. Metropoli e vita dello spirito. Il comportamento degli individui nella metropoli emblematico della modernit. Noi siamo esseri che percepiamo, e nelle metropoli percepiamo pi che in ogni altra situazione poich le sensazioni sono parecchie. In provincia e in campagna ci non avviene perch le azioni si ripetono, vi abitudine. Nella metropoli siamo continuamente circondati da elementi nuovi che cambiano di continuo. A questi nuovi elementi reagiamo sul piano intellettuale, del calcolo. Usiamo dunque lintelletto. Il concetto di intelletto (Verstand) ha il significato kantiano, quella parte di noi che compie i calcoli, divide in categorie, non n sentimento n ragione (Vernunft, d senso alle azioni), ma capacit di calcolo. Siamo dunque intellettuali quando tacitiamo il sentimento e la ragione e usiamo solo il calcolo, agiamo come dei computer. Ad un incrocio non osserviamo il colore delle auto e non ci soffermiamo sulle persone che le guidano, ma ne calcoliamo solo la velocit e la traiettoria, elementi sufficienti per compiere lattraversamento. Usiamo un meccanismo di difesa, poich ci difendiamo dalla mole enorme di impressioni che altrimenti ricaveremmo: lintelletto estrae dalleccesso di dati sensibili solo ci che occorre. Lintelletto prescinde dai dati qualitativi e si basa solo sui dati quantitativi. Nietzsche affermava che il tempo del moderno il prestissimo: luomo moderno reagisce e non agisce. Ad un incrocio luomo metropolitano reagisce secondo intelletto, non agisce secondo ragione. Nella metropoli avviene quindi una intensificazione della vita nervosa, una ipertrofia dellintelletto. Luomo metropolitano diventa un blas, poich non si stupisce pi di nulla, un uomo vissuto. S. parla della diffusione degli orologi da taschino nelle metropoli. E un effetto della puntualit che nelle metropoli diviene un valore: senza puntualit luomo moderno andrebbe in tilt, poich tutta la vita nella metropoli si basa sulla precisione degli orari. Metropoli e denaro. Il denaro un aspetto di questa quantitatizzazione della realt: al processo di intellettualizzazione corrisponde un processo di diffusione del denaro. La parola corrisponde non casuale, poich mostra il nesso reciproco tra due fenomeni. Gli scambi economici seguono tre criteri:

1. reciprocit (tra privati) 2. redistribuzione di merci (nello Stato) 3. mercato (nella societ moderna) Le metropoli nascono come centri economici, qui il denaro pi avvertibile. La crescente spersonalizzazione che si realizza nella metropoli per questo tipo di economia un guadagno. Non trovo difficolt negli scambi, non sono legato a differenze qualitative che si creano nei piccoli centri (dove c il legame al negoziante di fiducia), ma opero in base a differenze quantitative scegliendo ci che mi costa di meno. Il denaro ha a che fare con ci che comune a ogni cosa, il valore di scambio, che riduce tutte le qualit e le specificit al livello di domande che riguardano solo la quantit. Il denaro dunque equivalente universale, agisce come medium di tutti gli scambi Metropoli e anonimit. La metropoli il luogo dellanonimit, essendo il luogo della folla. La relazioni con gli individui restano impersonali (si vedano le relazioni che usano il denaro come mezzo di scambio). E differente rispetto al piccolo centro, dove tutti mi conoscono ed io conosco tutti. Lanonimit della metropoli porta S. ad affermare che nella metropoli luomo pi libero di quanto sia mai stato prima. Io non conosco chi mi circonda, e dunque ad esempio nella metropoli posso girare vestito in modo stravagante senza che questo leda la mia personalit poich nessuno mi riconosce. Nel piccolo centro questo creerebbe pettegolezzi che rovinerebbero la mia reputazione. La libert nella metropoli ha per anche un contro-effetto: solitudine e responsabilit. La libert dunque ambivalente. Si crea inoltre, nella metropoli, una forte differenziazione sociale: si creano infatti diverse cerchie di conoscenti diversi (cerchia degli amici intimi, dei colleghi, dei compagni di palestra, del partito), anche se le cerchie naturalmente sintersecano. Anche questa libert, perch lindividuo pu esplorare pi parti del proprio s potendo assumere atteggiamenti diversi in ogni cerchia. Nel piccolo centro non sarebbe possibile, vi una sola cerchia. E inoltre in questo modo le poche relazioni affettive davvero personali si rinforzano. Individuazione. Bench societ e individuo esistano parimenti, ci non toglie che esistano delle tensioni tra i due. La societ tende ad imporre allindividuo lespletazione di compiti necessari alla sopravvivenza della societ, vincolando dunque lindividuo ed impedendogli una piena realizzazione. Tuttavia, riprendendo Durkheim, S. ritiene che la modernit spinge a sviluppare il proprio senso di unicit pi di ogni altra epoca storica. Il senso di essere individui si sviluppato per gradi. NellIlluminismo essere individui significa essere tutti uguali per nascita, era un individualismo delluguaglianza (es. concetto di cittadino). Nel Romanticismo si sviluppa un altro significato: tutti siamo individui, ma ciascuno un individuo diverso non per nascita ma per qualit personali, un individualismo della differenza. Nietzsche afferma diventa ci che sei, cio sviluppa le tue capacit. Anche questo processo di individuazione ambivalente, poich porta gli individui ad accentuare i propri tratti caratteristici fino al parossismo. Un concetto che implicito in quello di moda. La moda esprime la compenetrazione di due spinte contraddittorie: la distinzione e limitazione. Distinzione perch la moda esprime lesigenza di differenziarsi e affermare la nostra singolarit, imitazione tuttavia perch seguendo una moda affermiamo la nostra volont di somigliare a coloro che sono i rappresentati di questa moda. Inoltre, nel momento in cui la moda sia completamente penetrata nella societ, essa diviene unabitudine e non pi una moda. Dunque ogni moda ha in s la propria morte. Dipendenza da apparati tecnici. La modernit ha creato una dipendenza da apparati tecnici che d e toglie libert allo stesso tempo. Ad es., quando accendo la luce con un dito ho libert e potenza, poich col solo gesto di un dito porto luce in una stanza.

Tuttavia, io non so a meno che non sia un tecnico specializzato come funzioni in dettaglio lapparato elettrico. Esso un apparato sovraindividuale, essendo stato costruito e gestito da numerose persone. Lindividuo dipende da quellapparato e nel momento in cui esso si guasta tutta la mia libert precedente si ritorce contro, io sono impotente e dipendente. Nellera pre-moderna luomo era autonomo, non dipendendo da tali apparati. Io sono pi libero delluomo pre-moderno quando lapparato funziona, sono meno libero delluomo pre-moderno quando lapparato non funziona. S. parla di differenza e opposizione tra spirito oggettivo e spirito soggettivo. C la cultura dei singoli soggetti, dei singoli individui (spirito soggettivo) e la cultura oggettivata. I libri nelle biblioteche, gli apparati tecnici sono cultura oggettivata. Nella modernit vi una sproporzione crescente tra cultura soggetti e cultura oggettiva. Lindividuo, il soggetto, ha infatti ridotte capacit di apprendimento, limiti fisici di conoscenza, e la cultura dei soggetti dipende da quella oggettiva perch il soggetto diventa colto facendo propri i contenuti della conoscenza oggettiva. La cultura oggettivata no: essa sovrapposizione di pi culture soggettive, ed dunque superiore tutte queste prese singolarmente. Se nellepoca pre-moderna persone come Leonardo Da Vinci e Pico della Mirandola potevano conoscere quasi tutti gli aspetti della conoscenza nella loro epoca, oggi ci impossibile. La cultura oggettiva cresce e la cultura soggettiva resta sempre agli stessi libelli. Le cose diventano sempre pi colte. MAX WEBER (1864-1920). Nacque ad Erfurt, nel 1891 divenne docente di economia politica, partecip alla fondazione della rivista Archivio per le scienze sociali e la scienza politica e dellAssociazione tedesca di sociologia. Un esaurimento nervoso tra il 1897 e il 1901 lo costrinse ad abbandonare ogni attivit intellettuale. Nel 1915 fu ufficiale medico nella Prima guerra mondiale, nel 1918 fu a Versailles tra i delegati per la negoziazione degli accordi di pace. Le sue opere principali sono: Letica protestante e lo spirito del capitalismo (1905) Sociologia delle religioni (1906-1917) Economia e societ (postuma, 1922) Gli studi di W. partono dal tentativo di riprendere le tesi di Marx sulla nascita e le caratteristiche del capitalismo, giungendo a formulazioni teoriche differenti (anche a causa di un pensiero politico radicalmente diverso da quello di Marx). W. si occupato essenzialmente di tre ordini di problemi: 1. Il problema del metodo delle scienze sociali e del rapporto tra scienza e giudizi di valore; 2. Il problema della nascita, delle caratteristiche e del destino della civilt occidentale moderna; 3. Il problema di una definizione sistematica e coerente dei concetti della sociologia. La sociologia come scienza comprendente. Nella prima pagine di Economia e societ W. fornisce una definizione di sociologia: una scienza che si propone di intendere in virt di un procedimento interpretativo lagire sociale, e quindi di spiegarlo casualmente nel suo corso e nei suoi effetti. Il termine che usa W. versteben, cio comprendere, e la sociologia una scienza comprendente che deve comprendere lagire sociale. Comprendere unazione significa intenderne il senso, il significato che quellazione ha agli occhi di chi la compie. Lagire sociale un agire dotato di senso. Per agire si deve intendere un atteggiamento umano (sia esso un fare, un tralasciare o un subire), se e in quanto lindividuo che agisce o gli individui che agiscono congiungono ad esso un senso soggettivo. E la capacit di comprensione dellazione che distingue le scienze sociali da quella naturali. Nelle scienze naturali i fenomeni non

sono agiti da soggetti che danno loro un significato, cosa che invece avviene nelle scienze sociali. Loggetto della scienze sociali un soggetto. C per anche differenza allinterno delle varie scienze sociali: la storia ad esempio si occupa della singolarit degli eventi, la sociologia cerca la generalit, il ricorrente, ed astrae dalla moltitudine di azioni delle tipologie, dei tipi ideali di fenomeni. Dopo la comprensione dellazione, viene la spiegazione di ordine causale. Spiegare causalmente significa trovare un fenomeno precedente a quello che sintende spiegare e che rispetto a ci che vogliamo spiegare sia logicamente un effetto che ne dipende. Ci che qui distingue le scienze sociali da quelle naturali che nelle prime a differenza delle seconde una spiegazione causale perfettamente esaustiva non sia mai rintracciabile. Esisteranno infatti numerose cause per una singola azione; spiegare causalmente significa quindi rintracciare le condizioni presenti ogni qualvolta si manifesta un dato fenomeno. Piuttosto che di cause W. parla quindi di condizioni e di insiemi di fattori. Lidealtipo e i tipi di agire sociale. La sociologia si occupa quindi dellagire sociale degli uomini. Per agire sociale si deve intendere un agire che sia riferito secondo il suo senso, intenzionato dallagente o dagli agenti allatteggiamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo. W. parla di diversi tipi di agire sociale, o meglio di diversi idealtipi. Gli idealtipi sono tipologie ideali, costruzioni del pensiero, strumenti conoscitivi usati dallo scienziato sociale per ridurre linfinita variet dei fenomeni a un insieme di categorie schematiche che astraggono dal molteplice ci che comune. Lagire sociale si divide quindi in quattro tipi diversi. 1. Agire razionale rispetto allo scopo. Il soggetto agisce in vista di un fine determinato, calcolando i suoi sforzi in modo razionale per raggiungere tale fine, utilizzando risorse e strumenti a disposizione secondo un calcolo costi/benefici. 2. Agire razionale rispetto al valore. Il soggetto agisce orientato dalla credenza nel valore in s di un comportamento in quanto tale, un comportamento che pu essere etico, religioso, estetico o altro ancora. 3. Agire affettivo. Il soggetto agisce in base a un particolare affetto o stato danimo; esempi sono lagire di chi innamorato, arrabbiato, spaventato. 4. Agire tradizionale. Il soggetto agisce in base a unabitudine acquisita: non compie lazione in modo riflessivo n sullimpulso del momento, ma in base a una consuetudine. Nel mondo moderno si assiste a un crescente predominio dellagire razionale rispetto allo scopo, poich le azioni degli individui tendono ad essere sempre pi strumentali (cfr. lintelletto in Simmel). Il processo di accrescimento del predominio di questo tipo di agire detto razionalizzazione. Lo spirito del capitalismo e letica protestante. La societ occidentale moderna si basa dal punto di vista economico sul capitalismo. Il capitalismo si basa sullagire economico capitalistico che un agire orientato allaumento costante del capitale sfruttando abilmente le congiunture del mercato. C capitalismo quando la copertura del fabbisogno di una societ ha luogo tramite unimpresa basata sullagire economico capitalistico e quando se venisse meno questo tipo di organizzazione lintera copertura del fabbisogno crollerebbe. Soggetto del sistema capitalistico il proprietario dellimpresa capitalistica che possiede un capitale e mira ad aumentarlo. Il capitalismo occidentale moderno anche definito lorganizzazione razionale del lavoro formalmente libero, cio lutilizzo di lavoratori salariati, giuridicamente liberi, per lo svolgimento dellattivit dellimpresa. Ci che W. non riprende di Marx ovviamente il tema dello sfruttamento; la denuncia dello sfruttamento dei lavoratori una critica morale, che non ha nulla a che vedere con la definizione scientifica del capitalismo. W. aggiunge alla definizione di Marx il riferimento al carattere

razionale dellagire capitalistico: il capitalismo dominato dallagire razionale rispetto allo scopo. W. stabilisce anche i fattori storici che hanno permesso laffermazione del capitalismo: Appropriazione di tutti i mezzi materiali di produzione da parte della fabbrica; Disponibilit di lavoro formalmente libero, cio la fine della schiavit e del servaggio; ci reso possibile in Inghilterra dalla disponibilit di forza lavoro giunta nelle citt dalle campagne in cerca di occupazione; Sviluppo di mercati aperti, tramite labolizione di barriere irrazionali imposte al traffico commerciale, sia di natura geografica che di natura cetuale quando sono posti ostacoli al libero mercato a certi gruppi sociali. Separazione tra famiglia ed impresa, tra sfera domestica e sfera del lavoro; Tecnica razionale, che richiede la meccanizzazione; Sviluppo di un diritto formalmente statuito, che consente alle imprese capitalistiche di non dover essere sottoposti a continui arbitrii politici ma a norme stabili e neutrali. Bench questi fattori si siano avuti in molte altre epoche e societ, sono nellOccidente moderno la combinazione di questi fattori si verificata. Ma a portare allaffermazione del capitalismo in questa congiuntura storica e geografica soprattutto laffermazione di una mentalit specifica: lo spirito del capitalismo, caratterizzato da unenfasi particolare posta sullimportanza del lavoro e sullimportanza di reinvestire il surplus economico nellimpresa e non nel consumo improduttivo o nel lusso. Ne Letica protestante e lo spirito del capitalismo, W. cerca lorigine di questo spirito nella religione protestante. Nel 1517 Lutero affisse a Wuttenberg le sue 95 tesi iniziando la riforma protestante; la dottrina si assest in tutta Europea tra Cinquecento e Seicento, e tra le sue diverse versioni rilevante per W. il calvinismo. Il protestantesimo pone laccento sullindividuo come diretto interprete della parola di Dio, e diversamente dal cattolicesimo enfatizza la vita mondana. In questo contesto fondamentale il concetto di Beruf, che in tedesco vuol dire sia professione che vocazione: i protestanti indicano con beruf il carattere sacro dei compiti professionali di ciascuno, connessi ala propria posizione nel mondo. Nel calvinismo inoltre domina il dogma della predestinazione delle anime: Dio ha gi scelto quale sar il destino dellanima di ognuno, se essa sar o no salvata, e il singolo credente non ha alcun potere di modificare quel destino; per questo egli scruta nel corso della sua esistenza ogni segno che possa confermargli in qualche modo il suo destino, rigettando ogni indulgenza verso i piaceri e la tentazione (segno della dannazione) e gettandosi anima e corpo nelloccupazione della creazione di Dio, il mondo, tramite il lavoro. Indulgere nel peccato infatti segno di una dannazione gi scritta dalla quale non ci si pu riscattare come avviene nel cattolicesimo, mentre il lavoro un modo di glorificare il Signore e strumento per evitare le tentazioni. E questa la logica dellascesi intramondana: rinuncia al godimento del mondo e scelta di presenza attiva nel mondo. Il capitalismo riprende questi concetti, perch richiede la massima dedizione alla propria professione e la rinuncia al godimento dei propri guadagni, che vanno invece reinvestiti nellattivit. Questa tesi sullorigine dello spirito capitalista di W. ripresa da Werner Sombart ne Il capitalismo moderno: anchegli alla ricerca dei fattori culturali che hanno prodotto la genesi del capitalismo, ritiene che esso si sia sviluppato a partire dagli emarginati allinterno di un contesto sociale. Persone come gli ebrei, gli eretici, gli stranieri, emarginati allinterno di una societ e non dipendenti da vincoli della tradizione, sono pi portati allo spirito imprenditoriale dal momento che essendo privi di vincoli sono in una condizione favorevole a comportamenti innovativi. W. critica Sombart perch ritiene che il capitalismo ebreo non fu il capitalismo razionale che lui intende, fu un capitalismo di paria perch esercitato da un popolo ospite in una nazione; ci dimostrato dal fatto che esistano pochi ebrei a capo di imprese capitalistiche moderne. Inoltre, gli ebrei sono

fortemente tradizionalisti e non avrebbero visto di buon occhi il valore dellinnovazione alla base del capitalismo moderno. Ovviamente nel corso degli anni, afferma W., il fondamento culturale del capitalismo rintracciabile nelletica protestante scompare in gran parte, ed oggi chi nasce nella societ capitalistica ne d per scontati i meccanismi e spesso il profitto viene perseguito proprio per godere di quei beni esteriori che letica protestante puritana rifuggiva come tentazioni. Lavalutativit delle scienze sociali. La nostra condotta motivata da orientamenti culturali di fondo detti valori. W. fa una distinzione tra: Riferimento ad un valore: il soggettivo riferirsi di ognuno nella propria condotta ad un valore; Giudizio di valore: lesprimere riguardo un fenomeno un parare positivo ( bene) o negativo ( male). Come ogni persona, anche lo scienziato sociale non pu fare a meno di riferirsi ai valori, questo perch da un lato i valori sono parte del senso che attribuiamo al nostro agire, dallaltro perch anchegli un uomo giudica la realt di cui fa parte. Lo stesso studiare un fenomeno deriva dal fatto che lo scienziato lo ritiene interessante, e la scelta di spiegare il fenomeno con determinati nessi causali e non con altri esprime una parere personale. Lo scienziato sociale non deve per esprimere giudizi di valore rispetto ai fenomeni che studia, nel corso della ricerca deve sforzarsi di mettere tra parentesi i propri riferimenti di valore, di essere oggettivo. La disciplina che produce loggettivit detta avalutativit. Relazioni e raggruppamenti sociali. La relazione sociale un concetto che segue quello di agire sociale: la relazione sociale esiste quando in un insieme di attori compresenti il senso dellazione di ciascuno fa riferimento allazione dellaltro, creando un orientamento reciproco, uninterazione tra le singole azioni. Individui in relazione sociale costante tra loro possono costituire comunit e societ. Una comunit costituita da un gruppo di individui in cui la disposizione dellagire sociale poggia su una comune appartenenza soggettivamente sentita da ognuno. (cfr. Gemeinschaft) Una societ ( o associazione) costituita da un gruppo di individui in cui la disposizione dellagire sociale poggia su una convergenza di interessi o su un legame di interessi motivato razionalmente. (cfr. Gesellschaft) La relazione sociale nella comunit e nella societ basata sullintegrazione. La lotta invece un tipo di relazione in cui ciascun attore mira alla sopraffazione dellaltro (da qui la definizione di approccio conflittualistico per le teorie di W.). Le relazioni sociali possono altres essere: Relazioni aperte se la partecipazione allagire sociale reciproco che le costituisce possibile per chiunque; Relazioni chiuse se laccesso limitato tramite ordinamenti solo a soggetti dotati di certi requisiti. Una relazione chiusa costituisce un raggruppamento sociale (Verband) quando losservanza delle regole che la compongono garantita dellesistenza di persone specificamente orientate al compito di far rispettare le regole: quando cio esiste un capo, un governo e un apparato amministrativo alle sue dipendenze. Si parla invece di raggruppamento politico (politischer Verband) quando un raggruppamento sociale caratterizzato dalloccupazione di un dato territorio, ha in s la nozione della propria continuit nel tempo, e la sua organizzazione pu minacciare il ricorso alla forza per imporre il rispetto delle regole. Lo Stato quel raggruppamento politico che detiene il monopolio legittimo delluso della forza su un determinato territorio.

Il potere. Il potere in generale la capacit di un soggetto di produrre degli effetti, di intervenire con efficacia sulla realt. Esso semplicemente un aspetto dellesistenza umana; tuttavia noi usiamo il potere per compiere azioni determinate, per scopi che possono essere sottoposti a giudizio morale. Inoltre il potere legato alla responsabilit: tanto pi potere si ha, tanto pi bisogna usarlo in maniera responsabile. Il potere sociale il potere che si esprime allinterno di uninterazione sociale tra pi uomini. La base principale la forza, ma non lunica: pu basarsi sul possesso di certe risorse o competenze specifiche, su qualche credenza tradizionale o sacrale connessa alla nostra persona, su qualche attribuzione istituzionale. Anche in questo caso il potere in s avulso da giudizi morali, ma luso che se ne fa pu essere buono o cattivo a seconda dellinterpretazione. Il potere politico un sottoinsieme del potere sociale; esso il potere di governare o di determina regole della convivenza allinterno di un dato gruppo di individui. Su cosa si basa questo potere? Sulla forza. Ma cosa legittima il ricorso eventuale alla forza? W. parte distinguendo tra due tipi di forza: Macht. la possibilit di far valere la propria volont allinterno di una relazione sociale, anche di fronte a un opposizione. Herrschaft. La possibilit che un comando trovi obbedienza spontanea verso certe persone, perch quelle persone ritengono il legittimo il potere da cui il comanda emana. Lherrschaft si pu quindi basare su vari tipi di legittimit. W. ne distingue tre tipologie: Legittimit tradizionale. Poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute valide da sempre. Legittimit carismatica. Poggia sulla dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona, e degli ordinamenti rivelati o creati da essa. Il profeta colui che ha la capacit di dire: cos scritto, ma io invece vi dico e cambia completamente la legittimit precedente. Legittimit razionale-legale. Poggia sulla credenza nella legalit di ordinamenti statuiti, e nel diritto di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere in base ad essi. Lobbedienza non va a una persona particolare ma a leggi impersonali ed astratte. La burocrazia. La burocrazia la forma tipica di apparato amministrativo nellambito di un potere razionale-legale. E lorganizzazione permanente della cooperazione tra un grande numero di individui, ciascuno dei quali svolge una funzione specializzata. In uno Stato moderno i membri della burocrazia sono detti funzionari e obbediscono ad unautorit impersonale. La burocrazia moderna si basa su: 1. Lesistenza di servizi e competenze definite da leggi e regolamenti. 2. Una gerarchia delle funzioni. 3. La separazione tra la funzione e luomo che la svolge. 4. Il reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione specifica e sulla base di esami. 5. La retribuzione del funzionario mediante un salario erogato dallo Stato. Alla burocrazia si oppone lapparato amministrativo della societ tradizionale, basata sul patrimonialismo. Qui le funzioni amministrative sono affidate a funzionari ricompensati dal signore attingendo al suo patrimonio personale. I funzionari in tal caso non obbediscono a un potere impersonale, ma a quello personale del signore. La stratificazione sociale. In sociologia la stratificazione sociale il modo in cui in una societ gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati e organizzati

gerarchicamente. Per W. esistono in ogni societ umana diversi ordinamenti allinterno dei quali la stratificazione sociale si presenta secondo criteri differenti: Lordinamento economico si basa sulla nozione di classe, un insieme di individui che condivide possibilit analoghe di procurarsi dei beni economici. Gli individui di una stessa classe hanno interessi economici simili. Lordinamento culturale si basa sulla nozione di ceto, un insieme di individui che condivide un certo status riconosciuto socialmente (es. gli ecclesiastici). Lordinamento politico si basa sulla nozione di partito e fazione politica (es. Guelfi e Ghibellini). Oggi la sociologia pone laccento su altri elementi di stratificazione come letnicit e il genere che W. non prendeva in considerazione. Riguardo la stratificazione sociale, W. compie uno studio particolare sulla borghesia. Da un punto di vista economico la borghesia disunita, facendone parte imprenditori e artigiani, piccolo borghesi e capitalisti. Da un punto di vista politico il concetto racchiude tutti i cittadini titolari di diritti politici. Dal punto di viste culturale, essa un ceto sociale composto di persone dotate di propriet e di una certa cultura. La borghesia esistita solo nellOccidente moderno, facendo riferimento a un concetto quale quello di citt che nel senso che noi intendiamo esistita solo in Occidente. Essa ha prodotto la scienze e le religioni ebraica e cristiana (paganus era infatti considerato labitante del villaggio, ad intendere che solo i cittadini potevano appartenere a quella religione). La citt sede di commercio e di industria ed per lapprovvigionamento dipendente dallesterno. La citt stata la sede della borghesia ed essa ha prodotto il capitalismo moderno. Razionalizzazione e disincanto del mondo. Ne La scienza come professione (conferenza del 1918), W. parla del processo di razionalizzazione che tipico della modernit e del disincanto del mondo che vi connesso. Il processo di razionalizzazione corrisponde al crescente predominio della fiducia nel fatto che tutte le cose, in linea di principio, possono essere dominate dalla ragione. Il disincanto deriva dal fato che luomo fa sempre meno riferimento a spiegazioni e a comportamenti magici, animistici o religiosi. E il dominio della capacit tecnica, ma anche il declino del senso del mistero e della complicit tra uomo e natura. Il paradosso di queste argomentazioni tuttavia che lidea che la ragione possa in linea di principio dominare ogni cosa essa stessa una fiducia non giustificata razionalmente. LA SCUOLA DI CHICAGO. La sociologia inizia ad essere regolarmente insegnata nelle universit americana dellultimo decennio del XIX secolo. Tra i primi studi originali si segnalano i saggii Costumi di gruppo (1906) di Summer, che elabora per primo il concetto di etnocentrismo e La teoria della classe agiata (1899) di Veblen che propone il concetto di consumo vistoso, il consumo finalizzato allostentazione della ricchezza. Un fenomeno su cui si concentrano gli studi sociologia limmigrazione: tra il 1870 e il 1920 entrano negli USA quasi venticinque milioni di nuovi arrivati, con differenze di lingua, tradizioni e costumi che creano difficolt dintegrazione. E questo uno dei soggetti della Scuola di Chicago: nellUniversit di Chicago istituito il primo dipartimento di sociologia il cui primo direttore, Albino Small, fu il fondatore della prima rivista americana di sociologia. La scuola di Chicago caratterizzata da una forte propensione alla ricerca empirica: lo studio di Anderson sui vagabondi fu effettuata vivendo come i vagabondi e insieme ai vagabondi; lo studio di Wirth sul ghetto e di Trasher sulle bande giovanili di delinquenti fu realizzato entrando allinterno di quei gruppi e comportandosi come loro. Questa tecnica detta osservazione partecipante.

William Thomas. La sua opera fondamentale Il contadino polacco in Europa e in America, scritto insieme a Florian Znaniecki: in esso si analizza la condizione degli immigrati polacchi a Chicago e la loro difficolt di integrazione. T. afferma che il comportamento di questi immigrati non pu prescindere dalla loro storia, dalla loro provenienza e dalle ragioni dellemigrazione. Non studia il loro comportamento negli USA, ma in patria, in Polonia, recandosi direttamente l per studiare le scelte dellemigrazione; mette sui giornali un annuncio per acquistare lettere degli immigrati e delle loro famiglie a 5 centesimi luna. Egli introduce nella sociologia i metodi qualitativi, opposti a quelli quantitativi, cio luso di strumenti quali lintervista e lo studio sul campo anzich metodi puramente matematici. Attraverso luso di questi numerosi metodi, T. osserva che il problema di fondo dei polacchi negli USA sta nel loro essere separati dalla societ di cui sono naturalmente parte; solitamente partono maschi, privi quindi di una famiglia con cui interagire, con difficolt di rapporto con laltro sesso negli USA, sono di religione cattolica ma nel paese darrivo non trovano luoghi di culto a loro dedicati. T. esorta perci la formazione di istituti che possano permettere lintegrazione progressiva degli immigrati nel nuovo ambiente, scuole apposite, giornali nella loro lingua che li informi per degli avvenimenti americani, luoghi di culto dedicati, politiche di congiunzione con i familiari, favorire lemigrazione di coppie e famiglie e non di soli maschi adulti. Tipologie di attori umani e di immigrati. T. elabora varie tipologie di attori umani in base alla risposta che soggettivamente ogni attore d alle richieste e ai mutamenti della societ. Ne Il contadino polacco sono definiti tre tipi: Il filisteo molto rigido nella capacit di adattamento ai mutamenti; Il bohmien pu in linea di principio adattarsi a qualsiasi circostanza; Il creativo media tra i propri obiettivi personali e le esigenze della societ ed caratterizzato da una relativa apertura al mutamento. Inoltre viene proposta una classificazione di sei tipologie di immigrati sulla base delle numerose ricerche effettuate. La classificazione parte della considerazione che ogni gruppo immigrato nel suo complesso presenta un carattere piuttosto accentuato, dovuto in parte a qualit innate dei propri simili (es. caratteristiche comune degli italiani, ebrei ecc.), dallaltro alla definizione della situazione che tramite le generalizzazioni dei giornali, del sentito dire ecc. modificano la realt del gruppo (es., lomert dei siciliani un luogo comune che per diventato realmente caratteristica di questo gruppo immigrato). Le tipologie sono: 1. Il colono stabile. E caratterizzato dallidea di rompere per sempre col passato e di cercare una nuova patria, e una volta l di adattarvisi a qualsiasi costo. Di solito condizioni economiche molto dure nei paesi di provenienza favorisono questa decisione. Questa predisposizione pi naturale quando c una maggior similitudine tra la cultura del paese natale e della nuova patria. Possono essere coloni pionieristici o rifugiati politici. 2. Il colono temporaneo. E caratterizzato dallidea che qualsiasi successo che conseguir nel nuovo paese sar sempre inferiore a quanto ha perso a causa dellemigrazione. Le memorie del paese natale sono sovradeterminate, accentuate, ed egli non dimentica mai il suo paese dorigine e i suoi valori. 3. Lidealista politico. Sono membri di gruppi europei oppressi e subordinati che in America cercano di reclutare nuovi adepti per la battaglia europea, e sono desiderosi di preservare s stessi il pi possibile dallamericanizzazione. In alcuni casi questi immigrati decidono di continuare nel nuovo paese la battaglia sociale che combattevano nel proprio. 4. Il tutto va bene. Il termine deriva dal nomignolo attribuito dagli ebrei di New York ai loro simili che hanno avuto successo e si sono americanizzati

abbandonando il loro gruppo originario. E caratterizzato dal desiderio di farsi accettare dalla comunit indigena ed disposto a farlo sacrificando gli ideali del proprio gruppo di appartenenza. 5. Il cafone. Il termine deriva dal modo in cui gli italiani in America indicano i loro simili zotici, che ostentatamente non vogliono abbandonare la loro cultura e non hanno alcun contatto con gli indigeni, magari restano per tutto il tempo della loro permanenza sempre con lo stesso vestito, sono dominati dallidea di fare subito un certo guadagno e ritornare in patria. 6. Lintellettuale. E limmigrato istruito, il quale si adatta con pi difficolt degli altri alla societ americana non avendo capacit tecniche e non riuscendo a introdursi nellambiente cultura indigeno. Egli d la colpa al sistema americano che non lo apprezza, e spesso ha ragione perch i suoi valori sono diversi da quelli americani che non vogliono avere nulla a che fare con la cultura straniera ma vogliono solo americanizzarla. Teorema di Thomas T. anche lideatore del cosiddetto teorema di Thomas (termine coniato da Merton, che lo chiama anche paradosso della profezia che si auto-adempie). Esso afferma: Se gli uomini definiscono reale una situazione, essa reale nelle sue conseguenze. Ci si spiega perch quando si definisce reale una situazione che magari non lo , accadranno comunque delle conseguenze reali in base a quella definizione. Quando nel medioevo si affermava che alcune donne erano streghe, questa situazione pur non essendo reale provocava della conseguenze reali, cio i roghi delle streghe. Questo concetto legato a quello della definizione della situazione: la realt la definizione che soggettivamente se ne d, ed essa modellata sui significati che le si attribuisce. Walter Lippman nei suoi studi sullopinione pubblica e i mezzi di comunicazione di massa afferma che noi viviamo in uno pseudo-ambiente che limmagine che noi abbiamo dellambiente in cui viviamo, immagine che ci deriva da ci che abbiamo sentito dire. I mass media costruiscono lo pseudo-ambiente: Lippman afferma che se i media iniziassero a parlare delle spiagge della Boemia, moltissime persone andrebbero a comprare un biglietto per le spiagge della Boemia. Robert Park. Come Thomas, P. si rec a studiare in Germania e segu i corsi di Simmel. La sua opera principale La citt (19258) scritta insieme con Burgess e McKenzie. Lessenza della citt moderna nella mobilit. Essa pu essere: Mobilit geografica, va dallanalisi dei flussi migratori transnazionali fino allurbanizzazione e ai movimenti dei pendolari. Mobilit sociale, cio la maggiore o miniore possibilit che individui di gruppi diversi hanno di salire o scendere nella scala sociale. La mobilit in Park e nei suoi colleghi anche per apertura alla novit, a stimoli numerosi e vari. La mobilit, come gi diceva Simmel, pu provocare due tendenze oppose: da una parte un maggiore sviluppo delle facolt individuali, dallaltra una maggiore distanza sociale. Secondo P., nella citt la distanza sociale si esprime in distanze territoriali. Gruppi diversi si collocano in aree distinte. Ogni citt si espande radicalmente a partire dal suo centro in questo modo: il centro il quartiere commerciale centrale; intorno ad esso si trova unarea di transizione occupata da imprese commerciali e piccole industriali; larea successiva la zona residenziale operaia, abitata dai lavoratori che desiderano abitare a breve distanza dal luogo di lavoro; c poi la zona residenziale vera e propria occupata da edifici con appartamenti di lusso e composta da quartieri privilegiati; ai confini della citt c infine la zona dei lavoratori pendolari, costruita da aree suburbane o citt satelliti situate a mezzora o unora di viaggio dal centro.

George Mead. Fu un filosofo e psicologo sociale. E stato chiamato il padre dellinterazionismo simbolico. In Mente, s e societ M. studia la formazione del s che non uno spirito o unanima ma qualcosa che emerge e si realizza nel corso dellinterazione sociale. Il s (self in inglese) la particella pronominale che esprime la possibilit di riferirsi a s stessi (myself). Propria dellessere umano lattivit autoriflessiva che ha per oggetto il s. Proprio dellessere umano anche il linguaggio, definito come un insieme strutturato di segni ai quali per convenzione associato un significato condiviso da pi soggetti. Il s e il linguaggio sono concetti interdipendenti: io rifletto su me stesso guardandomi dal di fuori, sono sia soggetto dellazione riflettere che suo complemento oggetto. Ma per riflettere su di me io mi nomino, e quindi faccio uso del linguaggio. E la capacit di usare un linguaggio la condizione fondamentale perch emerga un s. Poich il linguaggio un fatto sociale (cfr. Durkheim), la condizione perch un s possa emergere sociale. Lintegrazione individuo/societ cos completa. LA SOCIOLOGIA ITALIANA AGLI INIZI DEL XX SECOLO. La sociologia in Italia inizia a diffondersi negli ultimi decenni dellOttocento, da una parte grazie a una serie di inchieste sociali tra cui spicca quella sulla Sicilia compiuta da Sonnino e Fianchetti (1877), dallaltra grazie al positivismo che nella sua accezione sociologica ha il suo massimo esponente in Cesare Lombroso. Tra i primi sociologi italiani si annoverano Adrig, Sighele, Morselli. Nel 1896 viene fondata la prima Rivista italiana di sociologia. Lo sviluppo della sociologia subisce un arresto tra gli anni 20 e 40, per due ragioni: in primis il fascismo nemico della ricerca sociale scientifica; in secondo luogo a causa dellopposizione di Benedetto Croce, che considerava la sociologia una pseudoscienza che mira a cercare regolarit nella vita sociale laddove luomo caratterizzato dalla storicit. Vilfredo Pareto (1848-1923). Nacque a Parigi da una nobile famiglia italiana, studi ingegneria e poi economia e nel 1892 ottenne la cattedra di economia politica allUniversit di Losanna. Ventanni dopo lascia il posto e si dedica attivamente alla sociologia pubblicando il Trattato di sociologia generale (1916-1919). Nel 1922 diviene rappresentante del governo italiano presso la Societ delle Nazioni, entrando in contatto col fascismo: rapporto che per fortuna non continuer poich mor meno di un anno dopo. Il passaggio dalleconomia alla sociologia fondamentale. Il principio delleconomia che luomo agisca in modo razionale, dato un fine si presuppone che egli adotter i mezzi pi logici per raggiungerlo. Cos, nella vita reale, non affatto: luomo non razionale, e la sociologia serva a spiegare ci che leconomia non riesce a fare, cio spiegare logicamente ci che logico non . Pur non compiendo ricerche empiriche, elabora modelli teorici tra cui si distingue la nozione di sistema sviluppata poi da Parsons. Il contributo pi interessante per lidea dei residui e delle derivazioni. I residui sono ci che c di fondamentale nelluomo, ci che rimane una volta che il comportamento umano stato scomposto alle sue componenti elementari. Essi rappresentano il fondamento irrazionale del comportamento. P. riconosce tre tipi di residui: 1. Istinto alla combinazione; 2. Persistenza degli aggregati; 3. Bisogno di manifestare sentimenti; 4. Socialit; 5. Integrit della persona; 6. Sessualit. Le derivazioni sono sistemi di rappresentazioni mentali che occultano gli impulsi fondamentali proponendo una legittimazione del comportamento in

termini apparentemente logici (cfr. ideologia in Marx). Derivano dalla tendenza delluomo ad autoingannarsi spiegando razionalmente comportamenti che non lo sono affatto. P. fu inoltre tra i principali teorici della teoria delle lite (o elitismo). Tale teoria una critica verso il funzionamento reale delle democrazie, cio verso la possibilit che le democrazie possano davvero funzionare. Non una teoria anti-democratica, ma a-democratica perch dimostra limpossibilit ontologica della democrazia. Il concetto di lite indica in sociologia una cerchia sociale chiusa in grado di esercitare controllo e influenza sullintera societ. Gaetano Mosca e Robert Michels, insieme a P. tra i principali teorici dellelitismo, dimostrarono come nei fatti anche in regimi democratici sempre una piccola minoranza a governare, una minoranza organizzata (Mosca) che trionfa su una maggioranza disorganizzata. In La sociologia del partito politico (1911), Michels propose la cosiddetta legge ferrea delle oligarchie: in ogni organizzazione complessa, come quella del partito politico, tende a svilupparsi sempre al proprio interno unoligarchia i cui interessi finiscono per differenziarsi da quelli di coloro che dovrebbero rappresentare. Il fascismo. Lelitismo va relazionato con lemergere negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento del ruolo delle folle, allinterno delle quali secondo gli intellettuali dellepoca gli uomini tendono a un comportamento irrazionale. Gli intellettuali di sinistra contrappongono ad esso il concetto di massa, e vi danno unaccezione positiva: la massa data dal grande numero di lavoratori che nelle societ occidentali non vedono riconosciuti i propri diritti civili, politici e sociali, e che per tale motivo si organizzano in imponenti manifestazioni collettive. Entrambi i concetti, per, folla e massa, rimandano allidea di un insieme di persone confuso e indifferenziato dove i singoli vengono annullati perdendo le proprie capacit di giudizio. E sul potere della folla che si bas il fascismo, movimento nazionalista nato dalle delusioni della Prima guerra mondiale e assurto al massimo potere nel 1922, dando vita nel 1925 a una dittatura quasi ventennale. E un nuovo tipo di dittatura che non si fonda solo sulla violenza ma sulla ricerca del consenso popolare ottenuto tramite listituzione di un rapporto di tipi emotivo tra leader e masse: il primo utilizza rituali e mezzi di propaganda imponenti; la massa daltro canto disponibile a proiettare sul leader una forte carica affettiva. Al legame individuale si sostituisce un legame tra massa e leader, in cui il leader fa riferimento a valori di massa e questa risponde riconoscendosi come un soggetto unico. Antonio Gramsci (1891-1937). Fondatore insieme a Bordiga, Togliatti ed altri della rivista Ordine nuovo, fu ispiratore della pi grande insurrezione operaia in Italia, quella dei consigli operai di Torino nel 1920 (parte del biennio rosso). Tra i fondatori, un anno dopo, del Partito comunista (nato come scissione di quello socialista), ne divenne segretario ma fu arrestato dal fascismo nel 1926 e pass il resto della vita in cercare dove scrisse i suoi Quaderni dal carcere. Egli rielabor il marxismo in chiave antidogmatica, contrapposta alla deriva che stava subendo questa dottrina in URSS. Ma fondamentali per la sociologia furono altri suoi concetti. In primis quello di fordismo, il nuovo modo di produzione capitalistico avviato con le innovazioni di Henry Ford nelle fabbriche automobilistiche americane tra il 1910 e il 1920 (il modello T) e basato sulla divisione razionale del lavoro definita dal taylorismo che scompone la produzione in minuscoli compiti specifici che ogni lavoratore esegue ripetutamente su una catena di montaggio. La grande novit del fordismo sta non solo nella nuova forma di produzione, ma anche nel nuovo rapporto con i lavoratori. Gli imprenditori ora alzano i salari, da un lato per ricompensare i lavoratori per la loro rigida disciplina (necessaria per la catena di montaggio), dallaltra per favorire lo sviluppo di una classe di piccoli consumatori capaci di comprare le merci prodotte (ovviando al problema delle crisi di sovrapproduzione

teorizzate da Marx). Il generale aumento del benessere attenua la propensione rivoluzionaria e la polarizzazione tra classi, compromettendo forse inevitabilmente la lotta rivoluzionaria e linstaurazione del comunismo. Linstaurazione del fordismo in Europa, e soprattutto in Italia, tuttavia ostacolata da una tendenza al tradizionalismo (bench poi i Crespi e Olivetti riuscirono a importare questo modello). E necessario secondo G. che delle avanguardie propongano una cultura alternativa a quella capitalistica (la falsa coscienza). Questo concetto legato a quello di egemonia, un concetto che rivaluta lautonomia della sfera culturale rispetto alle idee marxiste. Il dominio delle classi dominanti avviene secondo G. attraverso limposizione di una cultura egemone, di un sistema di valori congruente con i propri interessi. La lotta delle avanguardie appunto contro la cultura egemone, e questa lotta si svolge nella societ civile (concetto ripreso da Hegel), la sfera della vita sociale che si situa tra famiglia e Stato. Essa linsieme delle organizzazioni a cui lindividuo partecipa come cittadino, ed in queste organizzazioni che avviene il tentativo delle classi dominanti di imporre la propria egemonia sulla societ intera, ma anche qui che si pu contrastare questa tendenza. Come Marx, G. non si consider un sociologo. Egli chiam la sua teoria filosofia della prassi (rifacendosi proprio a Marx). VIENNA E DINTORNI. La Prima guerra mondiale fu un evento traumatico per lintera Europa: era la riscoperta della barbarie nel cuore della civilt. Sul piano politico, port alla rivoluzione russa e alla dissoluzione dellImpero Austro-ungarico. La cultura comincia a cambiare, e il centro di questo cambiamento Vienna. E una crisi culturale che avviene nel segno della scoperta della molteplicit delle prospettive possibili a proposito di ogni fenomeno: il relativismo. Nel 1902 la Lettera di Lord Chandos del drammaturgo viennese Hugo von Hofmannstahl ne la dimostrazione pi esplicita: limmaginario autore della lettera afferma di aver perduto ogni facolt di pensare o di parlare coerentemente su qualsiasi argomento. Le affermazioni assolute non sono pi possibili, ogni cosa mi si frazionava e ogni parte ancora in altre parti, e nulla pi si lasciava imbrigliare in un concetto. La teoria della relativit di Einstein e il principio dindeterminazione di Heisenberg dimostrano laffermazione dellideale relativista nelle scienze fisiche. Si impone lidea che la realt sempre percezione della realt. I filosofi del Circolo di Vienna, che avevano propugnato la possibilit di sviluppare un sistema logico positivista basato su proposizioni indubitalmente vere, giungono a unautocritica di questa idea. Si afferma anche il valore dellirrazionale. In economia Ludwig von Mises afferma che il mercato un sistema di regolazione ideale perch non dipende da una pianificazione coerente ma da un meccanismo incosciente che per produce un insieme razionale. In campo psicologico fondamentale lopera di Freud. Sigmund Freud (1856-1939). Nacque in Moravia e a quattro anni la famiglia si trasfer a Vienna. Dopo lannessione dellAustria ai Terzo Reich (1938), ripar in Inghilterra dove mor lanno successivo. E riconosciuto come il padre della psicoanalisi. La psicoanalisi un insieme di tecniche terapeutiche e di teorie scientifiche orientate alla psiche, termine che definisce linsieme dei processi mentali consci e inconsci degli individui. Essa nacque come pratica clinica per la cura di malattie mentali di origine psicologica, ma F. la svilupp creando un vasto corpus teorico. Innanzitutto, F. ritiene che molti dei disturbi psichici derivino dal concetto di rimozione: lapparato psichico di ciascuno di noi ha la facolt di rimuovere dalla coscienza certi ricordi traumatici che potrebbero creare conflitti che il soggetto non capace di affrontare; questi ricordi non sono cancellati ma solo nascosti e possono destabilizzare a livello inconscio creando sintomi nevrotici nel soggetto. Un metodo per riportare a galla ricordi rimossi il metodo della libera associazione di idee.

Essenzialmente ci che viene rimosso il desiderio (la libido), innanzitutto sessuale ma pi in generale il desiderio di appagare pulsioni istintuali di vario tipo. La sublimazione permette di appagare la libido attraverso attivit culturali, religiose, artistiche. Esistono anche pulsioni distruttive, violente, ma le pulsioni non sono buone o cattive perch rappresentano lespressione di una tendenza naturale alla soddisfazione di s stessi, tendenza che va contro le norme morali della societ. Lo sviluppo della civilt comporta infatti un processo di coercizione che porta a rimuovere la libido in favore delle norme morali; lo stesso processo che si ha nelleducazione del bambino durante la sua crescita. Questa libido pu riemergere in ogni momento, tanto nei singoli soggetti quanto nella societ (la guerra). Il luogo in cui permangono le pulsioni istintuali linconscio. F. divide la psiche in tre stadi: LEs (pronome neutro tedesco). E linconscio, linsieme delle pulsioni che mirano alla propria soddisfazione. LIo. E la coscienza che pensa e riflette, listanza che comprende la realt esterna e impara dallesperienza. Il Super-io. E listanza delle norme morali, che interiorizza le regole comportamentali della societ. I rapporti tra queste tre istanze conflittuale, ognuno tende a prevalere sullaltro e lIo cerca la mediazione tra le varie istanze. Il pensiero di F. riecheggia quello di Nietzsche e di Pareto, riguardo lautoingannarsi dellessere umano. Esso sar ripreso in campo sociologico da Parsons con lidea che il Super-io listanza che interiorizza negli individui le norme della societ, e dalla Scuola di Francoforte attraverso lo studio della personalit autoritaria. Ludwig Wittgenstein (1889-1951). Nacque a Vienna, scrisse durante la guerra in trincea il Tractatus logico-philosophicus, tra le pi importanti opere della filosofia moderna. Trasferitosi in Inghilterra, le sue lezioni a Cambridge ebbero una grande influenza. Mor in Inghilterra. Il Tractatus ha come scopo fornire un impianto logico al linguaggio umano, allo scopo di rimuovere tutte quelle proposizioni che non hanno un significato accertabile. I significati delle parole sono molteplici, e il loro significato definito dal loro uso in situazioni e cerchie sociali concrete. Il linguaggio umano una pratica, unattivit che svolgiamo nel corso della nostra vita sociale concreta, e linsieme delle attivit in cui ciascuno immerso in una societ una forma di vita (di cui il linguaggio n dunque una parte indissolubilmente legata). Il linguaggio un gioco perch quando parliamo seguiamo delle regole, senza il rispetto delle quali non saremmo capaci di farci intendere dagli altri, di giocare con gli altri. Ogni lingua, nonch ogni terminologia specialistica, ha delle regole a parte: la terminologia usata da un chimico o da un critico darte incomprensibile per chi non conosca le regole di quel campo. W. porta la sociologia a scoprire il ruolo di primo piano che la lingua ha nella societ. La lingua lo strumento che gli uomini utilizzano per intendersi, e nel momento in cui lo usano per esprimersi essi interpretano il mondo e dunque la conoscenza, la verit, la realt, non pu prescindere dal linguaggio. W. conduce anche a un relativismo radicale: egli ritiene che le societ diverse dalla nostra non potranno mai essere pienamente comprensibili se non comprendendo le regole del gioco linguistico di quella societ, senza le quali le azioni compiute in quella societ sembrano senza senso. Karl Mannheim (1893-1947). Nato a Budapest, prese parte allinsurrezione che nel 1919 port allinstaurazione della breve Repubblica dei Consigli ungherese e dopo il fallimento di quellesperienza ripar in Germania dove insegn ad Heidelberg e a Francoforte. Il nazismo lo porta nel 1933 a emigrare a Londra dove muore nel 47. Il problema di fondo della riflessione di M. il relativismo, un problema affermato fin da Montaigne. Dal punto di

vista storico, lidea che epoche differenti sono caratterizzate da una rappresentazione del mondo differente, e che dunque non si pu avere una pretesa di assoluta verit nel descrivere quelle epoche storiche precedenti; lo stesso dicasi delle diverse societ presenti in unidentica epoca storica: lallargamento della conoscenza del mondo avvenuto tra Ottocento e Novecento ci ha portati a conoscere costumi e leggi diversi di cui bisogna accettare la diversit. Infine, le violente contrapposizioni politiche tra fascismo, comunismo, liberalismo, crearono non pochi problemi a chi volesse cercare una verit obiettiva. Su questultimo esempio, Marx parlava di ideologia per intendere la descrizione del mondo data da una classe particolare a tutto vantaggio degli interessi di quella classe. M. afferma il concetto di utopia: la visione del mondo tipica di coloro che lottano per cambiare la situazione esistente e non riescono a scorgere nella realt nientaltro che quegli elementi che vogliono negare. E, come lideologia, la visione parziale di un gruppo particolare, bench di segno opposto nel senso che pars destrunes piuttosto che costruens. Per ideologia, invece, M. intende il modo relativo di concepire la realt che ogni individuo sviluppa in base ai suoi interessi, e alla cultura e alla sensibilit del gruppo di cui parte. Il problema che ciascuno di noi situato: il modo di ciascuno di vedere la realt dipende della sua situazione esistenziale. M. propone perci il concetto di relazionismo, che indica la relazione che lega ogni prodotto della cultura allesistenza concreta e determinata in cui sono posti i soggetti. Gli intellettuali hanno secondo M. unimportanza cruciale nel processo di approssimazione alla verit: essendo un gruppo relativamente svincolato da appartenenze sociali, la loro avalutativit favorirebbe il loro impegno disinteressato alla ricerca della verit. LA SCUOLA DI FRANCOFORTE. Col termine scuola di Francoforte si indica il gruppo di studiosi dellIstituto per la Ricerca sociale fondato a Francoforte nel 1923 grazie a un finanziamento privato. Il primo direttore fu Karl Grunberg, nel 1931 gli succedette Horkheimer che ne fu il direttore storico e lo rimase fino al 1958. I suoi principali esponenti furono: Max Horkheimer (1895-1973) Theodor W. Adorno (1903-1969) Herbert Marcuse (1898-1979) Erich Fromm (1900-1980) Walter Benjamin (1892-1940) La loro formazione molto variegata: c un riferimento di fondo al marxismo, con derivazioni filosofiche (ad es. da Husserl), psicoanalitiche (Freud), culturali nel senso pi ampio. La loro visione marxista fortemente antidogmatica, la cultura non pi considerata una mera derivazione della struttura ma un oggetto a s stante. Quella della Scuola di Francoforte fu una teoria critica della societ, tesa ad analizzare le nuove forme assunte dal capitalismo e dalla societ occidentale. Nel 1933 lIstituto fu chiuso dal nazismo, i suoi membri prevedendo la mossa avevano gi trasferito fondi e materiale a Ginevra, e dopo poco decisero il trasferimento a New York. Solo Benjamin decise di restare, ma fermato dai nazisti mentre tentava di espatriare in Spagna dalla Francia occupata prefer suicidarsi che cadere in mano nemica. In America il gruppo pubblic le ricerche pi celebri, elaborando una critica radicale della modernit. Nel 1950 lIstituto fu riaperto a Francoforte, dove si trasferirono Horkheimer e Adorno (la diffusione degli scritti negli USA era ostacolata dalla loro decisione di scrivere in tedesco). La loro notoriet crebbe a dismisura, furono le principali fonti dispirazione del Sessantotto. Marcuse e Fromm, rimasti negli USA, ottennero l un clamoroso successo. Le origini marxiste. Nella moderna societ capitalistica il fine dellesistenza umana il produrre beni e consumare quei beni prodotti; non si produce per vivere, ma si vive per

produrre. La Scuola si rende conto che le possibilit rivoluzionarie per rovesciare il capitalismo contemporaneo restano latenti. Nonostante i movimenti operai, la guerra mondiale e la rivoluzione russa, i conflitti sociali in Europa si attenuano. Basandosi anche sulla pubblicazione degli scritti giovani di Marx, i Manoscritti economico-filosofici del 1844, Horkheimer riafferma il concetto che il lavoro non pi attivit libera e libera autorealizzazione delluomo, ma il suo asservimento e annullamento mediante lalienazione. Quella del capitalismo una schiavit del possesso sia per il lavoratore che per il capitalista: il primo schiavo dei ben che produce, il secondo schiavo dei beni di cui si appropria e vive solo per produrre. Poich lalienazione finisce per investire tutti i campi dellesistenza umana, non solo quello produttivo, la rivoluzione non dovr essere solo economica, ma una rivoluzione totale anche psicologica e culturale (Marcuse). La Scuola non crede pi nel valore rivoluzionario della classe operaia. La loro una critica senza soggetto, il messaggio che lanciano un messaggio nella bottiglia (ripreso, in parte, dai movimenti giovanili nel 68). La psicoanalisi e la personalit autoritaria. Il fatto che le tensioni sociali latenti restino tali, e cio non esplodano nonostante la penosa situazione economica, ha la sua base in peculiari meccanismi psichici degli uomini: Horkheimer afferma che per capire ci che Marx ignorava, bisogna studiare la psicologia individuale oltre che la societ. Gli studi compiuti cercano di comprendere lintegrazione della classe operaia nel capitalismo e di conseguenza ladesione delle masse tedesche al nazionalsocialismo. Soprattutto sotto linfluenza di Fromm esce in America la ricerca collettiva Studi sullautorit e la famiglia basata su dati empirici raccolti in Europa. La Scuola ritiene che la famiglia sia la cerniera che leghi lindividuo alla societ educandolo alladattamento (cfr. Parsons). Il problema della famiglia moderna che essa tende non a formare individui autoresponsabili, con un forte Io, ma schiacciano i propri figli con un Super-Io oppressivo che crea Io deboli, ossia personalit autoritarie. Questo il tipo di personalit di chi educato a reprimere la propria libido, e vede in quei pochi individui con un forte Io delle persone quasi da adorare finendo per affidarsi irrazionalmente allautorit di un leader e piegandosi alla sua volont. I desideri che non possono essere soddisfatti a causa delle imposizione del Super-Io generano frustrazione, rabbia e risentimento verso il mondo che non possono essere scaricati verso lalto, verso chi comanda, ma verso i pi deboli. La figura esemplificativa della personalit autoritaria un ciclista senza bicicletta: piegato in avanti perch si piega allautorit superiore, e schiaccia con i piedi chi pi in basso di lui. In questottica nasce il concetto di capro espiatorio (cfr. Arendt): il comportamento di coloro che, in periodi di forte disagio sociale (crisi economica, forte disoccupazione), incapaci di criticare il proprio governo (autorit), scaricano la colpa di questo disagio su gruppi minoritari impotenti (cfr. antisemitismo). In questo modo sono spiegati quei comportamenti irrazionali che hanno portato le masse operaie ad affidarsi a leader autoritari invece di rovesciarli con una rivoluzione. In Eros e civilt, Marcuse afferma che il processo di forte controllo degli impulsi libidici effettuato da parte della civilt dovrebbe essere attenuato nel mondo capitalistico: il grande sviluppo delle forze produttive dovrebbe teoricamente permettere alluomo di riconciliarsi con la natura, tramite un edonismo che rappresenta la capacit degli uomini di godere della propria vita e di essere felici allinterno di una societ priva di ingiustizia. Una visione utopica contro cui cozza la realt del capitalismo moderno. Lantisemitismo e lelaborazione del passato. Il tema dellantisemitismo fu affrontato da Horkheimer e Adorno nella terza parte dellopera Dialettica dellilluminismo. Qui essi mostrarono che il pregiudizio alla base dellantisemitismo non va considerato nella sua forma soggettiva, ma come elemento dello spirito oggettivo: va rapportato alla situazione storica, sociale ed economica dellepoca. Essi rifiutano la tesi ovvia che il razzismo sia una

forma di rifiuto o di incapacit di accettare laltro, il diverso. Lantisemitismo rappresenta un rancore verso le contraddizioni del capitalismo che la borghesia ha proiettato contro gli ebrei. In questo senso H. e A. fanno proprio il concetto freudiano di proiezione, e affermano che lantisemitismo abbia rappresentato lodio che ognuno ha provato verso le rinunce imposte dalla civilt ma che, non potendo essere sfogate contro il sistema, hanno visto oggetto una categoria indifesa: se gli ebrei non fossero esistiti, unaltra categoria avrebbe funto da capro espiatorio. Il concetto ripreso da una conferenza che Adorno tenne in Germania nel 1959, Che cosa significa elaborazione del passato (pubblicata nel 1963). A. dimostra che lespressione molto in voga elaborazione del passato, che dovrebbe indicare la rimozione, mediante una coscienza critica, del tab che ha segnato le vicende storiche dellOlocausto, ha assunto il significato di cancellazione della memoria degli eventi. A. mostra che il tema del complesso di colpa usato dai tedeschi come una scusa per dimenticare quegli eventi, nascondendone la porta con eufemismi (come il termine la notte dei cristalli per indicare il terribile pogrom del 1938) o fingendo di essere stati alloscuro degli eventi o ricorrendo alla contraccusa che lecatombe di Dresda da parte degli americani avesse reso giustizia allOlocausto o addirittura mettendo in discussione la stessa innocenza degli ebrei. Secondo A. questo processo non inconscio, ma direttamente voluto dai tedeschi i quali coscientemente fingono di dimenticare. A. mostra anche come i presupposti per un ritorno al totalitarismo restino sempre, laddove individui con Io deboli continuano a credere nel mito del c qualcuno che provvede e del narcisismo collettivo provocato dalle tesi naziste. Critica della razionalizzazione. Il processo di razionalizzazione descritto da Weber considerato dalla Scuola come un processo di riduzione a mero intelletto. Gli uomini moderni sono sempre pi capaci di eseguire calcoli, ma sempre meno capaci di ragionare in maniera efficace e critica. Horkheimer in Eclisse della ragione imputa questo fenomeno al passaggio dallIlluminismo al positivismo: il positivismo ha abbandonato le valenze critiche dellilluminismo portando a ridurre la ragione per lintelletto, e divenendo dogmatico. Il discorso approfondito soprattutto nella Dialettica dellilluminismo di Horkheimer e Adorno: qui lilluminismo stesso ad essere considerato sospetto, poich il suo sforzo di eliminare tutto ci che trascende la possibilit di una spiegazione razionale e lidea di una logica di dominio sulla natura che propone sono negative. La Scuola propone una relativa rivalutazione del pensiero magico e religioso nella misura in cui esso capace di affermare che non tutto dominabile dalla ragione, sia nel mondo esterno che in quello interno (inconscio). Inoltre si critica il nesso tra ragione e logica del dominio. Illuminismo ora non si riferisce pi al movimento storico, ma a tutta la civilt occidentale moderna tesa alla comprensione del mondo per dominarlo e piegare la natura alle manipolazioni delluomo. Il senso della vita diventato mero dominio tecnico sulla natura. La storia di Ulisse e delle sirene raccontata nellOdiessa rielaborata da H. e A. in questottica: Ulisse decide di ascoltare il canto delle sirene perch vuole conoscerlo, ma per non cedere ad esso si fa legale allalbero maestro della nave. La figura emblematica del carattere delluomo moderno, che vuole conoscere il mondo ma mantenendo il dominio su di s, reprimendosi, e non facendosi coinvolgere dalla natura stessa ma mantenendo un distacco da essa. Questa lorigine del disagio della civilt di cui Freud parlava, che si esplica in ricorrenti tendenze alla barbarie come lo stato lOlocausto degli Ebrei. La soluzione non per sostituire allilluminismo lirrazionalismo, quanto accompagnare allilluminismo una critica permanente che ne mostri le contraddizioni: non cercare la sintesi hegeliana, ma contrapporre continuamente a una tesi unantitesi (la dialettica negativa di Adorno). Unaltra soluzione nella memoria, nel ricordo del sogno di una conciliazione con la natura presente negli strati pi profondi della coscienza, e che

riecheggia nelle grandi opere darte, nelle fiabe, nei miti: il ricordo del desiderio della felicit tanto represso ma che resta in tutti noi. Lindustria culturale. Laspirazione alla felicit anche loggetto dellindustriale culturale e dellintrattenimento. Per H. e A., tuttavia, lindustria culturale mira solo a fornire alluomo moderno una compensazione temporanea attraverso lo svago che gli si offre. Cinema, radio, televisione, svuotano la nozione di cultura trasformandola in mero intrattenimento e in meccanismo di promozione delladattamento allordine sociale esistente. La manipolazione dei mezzi di comunicazione di massa deriva dal fatto che i suoi messaggi sono unidirezionali e mirano a promuovere il senso di appartenenza alla societ. Si pensi alla pubblicit: un invot allacquisto, promuove lidea che questo mondo sia tutto sommato un buon mondo che i desideri sono alla portata di tutte le tasche. Nel campo della letteratura di consumo, Lowenthal ha dimostrato la funzione di promozione della sottomissione del singolo alle gerarchie esistenti scaricando nellimmaginario i prodi desideri frustrati. Lindustria culturale ha come ulteriore fine quello dellinvito al consumo. Il risultato finale sar un rafforzamento della legittimit del pubblico verso lordine capitalistico moderno vigente. Crisi dellesperienza e semicultura. Nel saggio Lopera darte nellepoca della sua riproducibilit tecnica, Walter Benjamin afferma la tesi della perdita di quellaura di unicit dellopera darte che deriva dalla possibilit della sua riproduzione. La fotografia permette a tutti di ammirare un quadro, i dischi permettono a tutti di ascoltare una sinfonia senza muoversi da casa. Tutto ci incrementa la fruizione dellopera ma ne cambia completamente il senso. Cambiano senso le idee di originalit e di autentitic, le quali tuttavia paradossalmente proprio nellepoca della riproduzione assumono unimportanza centrale. Nel saggio Di alcuni motivi in Baudelaire, Benjamin affronta il tema della crisi dellesperienza nella modernit. Questo tema si ricollega allintellettualizzazione di Simmel, che descriveva la vita delluomo moderno come una successione di stimoli che vanno non interpretati ma solo percepiti. La crisi dellesperienza deriva proprio dal fatto che la mentalit moderna ora ci porta a trattenere le impressioni ai margini della nostra vita psichica, concependole intellettualmente ma non lasciandole sedimentare. Ci limitiamo allaspetto esteriore di ci che viviamo senza viverlo pienamente. Lesperienza in s la capacit del soggetto di ricostruire il proprio passato attraverso una continua rivalutazione dei materiali della sua vita; la sterilizzazione delle impressioni derivante dalla crisi dellesperienza porta il soggetto allincapacit di percepire una continuit interiore in s, i materiali della nostra esistenza restano frammentati. Questa situazione avviene anche in campo lavorativo: loperaio della catena di montaggio non acquisisce pi esperienza, ma solo capacit di riprodurre allinfinito unazione. Il saper compiere un lavoro non ha pi alcun senso, perch nel lavoro industriale moderno nessuno sa compiere lintera sequenza produttiva. Nel campo culturale questa crisi si esplica nella preferenza accordata alle informazioni piuttosto che ad altre forme di comunicazione come la narrazione; la difficolt di narrare deriva non tanto dal fatto che la vita moderna priva luomo del tempo per ascoltare e narrare, ma proprio dal fatto che la realt non pi percepita come avente una trama. In tal senso Adorno parla della cultura contemporanea come di una semicultura, una cultura degradata a un patrimonio di informazioni. La cultura diviene un prodotto usato per svago o come segno di prestigio sociale. Il rapporto con la sociologia. La Scuola fu sempre diffidente verso la sociologia come branca istituzionalizzata, in primo luogo poich riteneva che la realt umana fosse una totalit, in secondo luogo come rigetto della sociologia positivista che considerava la realt

come un insieme sterile di dati da analizzare e registrare. La scienza sociale della Scuola ha due peculiarit: E tesa a penetrare i punti di contatto che collegano ogni singolo fenomeno al processo storico e alle tendenze della societ nel suo insieme; E intrisa di etica nel senso che loggetto di studio non considerato solo per quello che nella sua realt attuale, ma per quello che potrebbe essere. La visione della Scuola fu, nellambito delle comunicazioni di massa, criticata da Paul Lazarsfeld negli anni 40: egli dimostr che non viviamo in una societ di massa poich il potere dei media relativo. Persone molto isolate sono probabilmente influenzate in modo estremo dalla propaganda e pubblicit dei media, ma chi parte di reti comunitarie di media grandezza subisce meno la dipendenza dai media. Il limite della Scuola fu lincapacit di vedere la complessa ricchezza e le potenzialit della cultura popolare, che essa bolla senza appello come cultura di massa e di consumo (si pensi alla desueta svalutazione di Adorno per il jazz e il cinema). Jurgen Habermas (1929). E stato tra i principali autori della seconda generazione della Scuola. In Storia e critica dellopinione pubblica, collega la nascita dellopinione pubblica con la societ borghese e ne osserva il suo successivo impoverimento nella societ di massa. In Teoria dellagire comunicativo, H. partendo dagli studi di Wittgenstein osserva che gli uomini sono tra loro legati dalla ricerca di una comprensione reciproca che si realizza mediante la lingua, prerequisito fondamentale della riproduzione della vita sociale. Ecco perch non si pu comprendere la societ basandosi solo sulla dimensione del lavoro; a fianco della razionalit strumentale di Weber, associata al lavoro, H. collega il linguaggio alla razionalit comunicativa che si evolve attraverso la graduale emancipazione dai vincoli che impediscono la comunicazione libera fra gli uomini. Norbert Elias (1897-1994). Non appartenne alla Scuola, pur avendo studiato anche a Francoforte dove entr in contatto con Karl Mannheim e marginalmente con lo stesso Istituto per la Ricerca sociale. Nel 1933 fu costretto allemigrazione in Inghilterra e nellultima parte della sua vita in Olanda dove morto. In Sul processo di civilizzazione, E. ispirandosi a Weber, Simmel e Freud studia i processi a lungo termine che hanno dato luogo alla formazione della modernit. Questa nasce nel corso delle trasformazioni della tarda societ feudale e della nobilt europea dellepoca nel corso del suo confronto con la nascente borghesia. Le due classi erano, nella distinzione weberiana, dominate da due razionalit diverse: la nobilt dalla razionalit di valore, la borghesia dalla razionalit di scopo; la nobilt che per nasce a partire dal XV secolo sviluppa una razionalit che una via di mezzo tra queste due, attraverso una strumentalizzazione del prestigio: il denaro che deriva dalla posizione della nobilt serve sia a mantenere il proprio status, sia per reinvestirlo in possibilit di acquisire maggiore potere e pi beni. Ma centrale nel processo di formazione della modernit soprattutto il rapporto tra civilizzazione e violenza. La formazione degli Stati nazionali alla fine del medioevo deriva dalla necessit di una monopolizzazione legittima delluso della forza. Alle guerre di religione del XVI e XVII secolo segue un lungo periodo di pace in cui tuttavia la violenza estromessa dalla vita esteriore comporta una sua interiorizzazione: gli individui devono controllare i propri impulsi per conformarsi agli standard di una vita civile. Nel corso di questo processo nascono le moderne buone maniere, la passione oggetto di disgusto e la soglia del pudore sinnalza. Se nella societ pre-civile spettacoli cruenti come quelli romani nei circhi e le esecuzioni dellInquisizione piacevano al pubblico, oggi non pi cos. La stessa rappresentazione della morte rimossa, relegata ai margini, e coloro che muoiono sono a loro volta isolati; il problema p che questa deritualizzazione della vita sociale moderna crea una crisi di senso nel momento in cui bisogna affrontare il problema della morte, che in

societ pre-moderne era affrontata attraverso rituali necessari allelaborazione del lutto (cfr. Halbwachs). LA SOCIOLOGIA AMERICANA DOPO CHICAGO. La Scuola di Chicago diede vita a una messe di studi empirici sociologici. Nel 1929 i coniugi Lynd pubblicarono Middletown, uno studio su una cittadina americana di medie dimensioni di cui analizzarono stratificazione sociale e stili di vita con vari metodi dindagine qualitativi. Negli anni Trenta Elton Mayo delluniversit di Harvard svolse unindagine commissionatagli dalla Western Electric Company sui fattori che influenzavano la produttivit dei suoi lavoratori, che dimostr limportanza delle relazioni umane allinterno di unazienda e lesistenza di unorganizzazione informale del personale a fianco di quella gerarchica ufficiale. In seguito tornarono di moda le ricerche quantitative, affermatesi con William Ogburn e il suo positivismo strumentale che tra i principali artefici annover Paul Lazarsfeld. Questultimo, dopo uniniziale collaborazione con lemigrata Scuola di Francoforte, fu tra i principali studiosi dellopinione pubblica, un concetto studiato gi da Walter Lippman in un celebre saggio del 1922. Il legame tra sociologia e istituzioni pubbliche fu fondamentale in America (anche per la capacit di ottenere fondi per le ricerche). Durante la Seconda guerra mondiale lesercito americano commission una vasta serie di ricerche sulla mentalit del soldato; parte di questi studi furono raccolti in The American Soldier a cura di Stouffer. In quello stesso periodo lente privato Carnegie Corporation commission la prima ricerca sulla problematica del razzismo verso i neri negli USA, che si concretizz nel lavoro An American Dilemma a cura di uno studioso svedese (una persona non coinvolta in prima persona dalla questione in modo da occuparsene in modo oggettivo). Slegata da istituzioni fu lopera di Charles Wright Mills che si occup dello studio della classe media americana (Colletti bianchi) e con un approccio neo-elitista dimostr come lapparenza della mobilit sociale negli USA nascondesse in realt unoligarchia ristretta in tutti i settori della societ (Llite del potere). TALCOTT PARSONS (1902-1979). La sociologia americana tra il 1930 e il 1960 dominata dalla figura di Parsons. P. studi biologia ed economia, perfezionandosi alla London School of Economics e ad Heidelberg dove ottenne il dottorato con una tesi sullorigine del capitalismo in Sombart e Weber. Ritornato negli USA, insegn dapprima economia e poi dal 1927 sociologia ad Harvard, dove divenne presidente del Dipartimento di Relazioni Sociali. Mor ad Heidelberg dove si era recato per festeggiare il giubileo del dottorato. Le sue opere principali sono: La struttura dellazione sociale (1937) Il sistema sociale (1951) Famiglia e socializzazione (1955) Sistemi di societ (1966-1971) Lapproccio di P. chiamato struttural-funzionalismo, poich si propone di individuare la struttura di fondo della societ e di comprenderla mostrando le funzioni che le sue parti assolvono (cfr. Durkheim). Altri hanno proposta la definizione pi appropriata di approccio sistemico. Egli cerca di integrare i due approcci contrapposti di Weber e Durkheim da un lato studiando lazione degli individui e dallaltro cercando il legame tra lazione e un quadro sopraindividuale (questultima prospettiva finisce per avere il sopravvento). Sviluppa una tassonomia (categorizzazione) della sociologia molto tecnica ma anche molto oscura, tuttavia estremamente apprezzata. Azione sociale. In La struttura dellazione sociale P. afferma che lazione (o atto) lunita elementare di cui si occupa la sociologia. Latto richiede i seguenti elementi: 1. Lattore, colui che compie latto;

2. Un fine verso cui orientato latto; 3. Una situazione di partenza da cui si sviluppano nuove linee dazione e in cui vi sono le condizioni ambientali, sulle quali lattore non ha possibilit di controllo, e i mezzi che invece lattore controlla e utilizza; 4. Un orientamento normativo dellazione, che porta lattore a preferire certi mezzi ad altri e certe vie ad altre, tuttavia basandosi sul sistema morale. Si nota come P. si sforzasse in questa visione di contrastare da un lato il comportamentismo, la tendenza cio a ridurre lazione umana a mero meccanismo di riposta a stimoli, togliendo ogni ruolo alla volont; dallaltro lutilitarismo, che spiega tutte le azioni in base a un interesse eliminando il ruolo dellorientamento normativo. Le norme collegano lindividuo alla societ di cui parte, il che in parte riduce il libero arbitrio umano: luomo nel suo comportamento vincolato da queste norme sociali (se non le segue sottoposta a sanzioni), e queste norme sono espressione dei valori di fondo di una cultura. Sistema. Ne Il sistema sociale P. definisce il sistema come un insieme interrelato di parti che capace di autoregolazione e in cui ogni parte svolge una funzione necessaria alla riproduzione dellintero sistema. Ogni sistema devessere in grado di svolgere almeno quattro funzioni (sistema A.G.I.L.): 1. Adattamento allambiente; il sottosistema che svolge questa funzione il sottosistema economico. 2. Definizione dei propri obiettivi; il sottosistema che svolge questa funzione il sottosistema politico. 3. Conservazione della propria organizzazione; i sottosistemi che svolgono questa funzione sono il sottosistema della famiglia e il sottosistema della scuola. 4. Integrazione delle parti componenti; il sottosistema che svolge questa funzione il sottosistema giuridico e il sottosistema religioso. In realt nella visione di P. gli individui non sono singole persone ma persone che svolgono dei ruoli specifici, modelli di comportamento regolati da norme ed orientati allespletamento di una funzione: P. non tratta dei signori X e Y, ma dellinsegnante e del meccanico. Il sistema sociale un sistema di ruoli. Nellambito del proprio ruolo ogni individuo entra in relazione con gli altri e contribuisce alla riproduzione del sistema nel suo complesso. I ruoli fanno anche parte delle istituzioni, sottounit del sistema sociale che implicano pi ruoli interagenti tra loro: la scuola, ad esempio (fatta dei ruoli di insegnante, studente, bidello, ecc.), la famiglia (padre, madre, figli). La critica rivolta a P. in questottica nellaver ignorato i conflitti sociali, le disfunzioni allinterno di un sistema (cfr. la devianza in Durkheim). Famiglia e socializzazione. P. riprende da Freud il concetto di interiorizzazione (in Freud chiamato introiezione): ogni individuo impara a seguire certe norme e a vivere in societ attraverso la formazione di unistanza psichica (il Super-Io) che riproduce lautorit inizialmente al di fuori di noi ma che poi noi interiorizziamo. Questa interiorizzazione delle norme e dei valori avviene nel corso del processo di socializzazione, che si realizza nellinfanzia grazie alla famiglia. Il ruolo della famiglia nellambito del sistema sociale quello di educare i figli, di socializzare i figli. In epoche pi remote, la famiglia esercitava diverse altre funzioni: economiche, religiose, assistenziali. Il processo di differenziazione sociale porta per la famiglia ad abbandonare queste funzioni - cedute ad altre istituzioni in favore dellunica, quella della socializzazione. La famiglia in P. nucleare, composta cio solo dai due genitori e dai figli, residente in unabitazione indipendente mononucleare. Allinterno della famiglia avviene una differenziazione di funzioni e ruoli: la moglie/madre assume il ruolo di casalinga che cura i figli e la casa; il padre/marito il bread-winner, colui che porta il pane a casa, cio che si procura di che da vivere, e il leader strumentale che si

occupa dellinterazione tra famiglia e societ. Questi due ruoli sono complementari, luno non esiste senza laltro. I figlie e le figlie svilupperanno una personalit che far propri i valori dei genitori e la differenziazione dei ruoli tra i due genitori. Questa visione della famiglia in P. stata ampiamente criticata per la sua idealit. N in America n in altre parti del mondo la famiglia nucleare la norma, P. ha in mente la classica famiglia W.A.S.P. nordamericana, bianca e del ceto medio, di cui propone limmagine ideale. Variabili strutturali e universali evolutivi. P. definisce un insieme di parametri sulle base dei quali possibile classificare societ e culture diverse: sono le variabili strutturali (pattern variables). Esse sono scelte binarie di fondo compiute da una cultura nel corso della sua esistenza: 1. Particolarismo/universalismo. E la differenza tra il comportamento di un genitore e quello di un giudice. Il primo ispirato a criteri particolaristici, che magari avvantaggiano il figlio ma non un altro individuo. Il secondo ispirato a criteri universalistici, le regole che applica valgono per tutti indifferentemente (legge uguale per tutti). 2. Diffusione/specificit. Nel primo caso lazione orientata a tener conto di tutti gli aspetti della personalit di chi mi sta davanti, nel secondo lazione si basa sul ruolo: un funzionario delle poste agisce in modo diffuso quando si comporta in relazione allamicizia che ha verso un cliente, in modo specifico quando agisce impersonalmente nellesercizio delle sue funzioni. 3. Ascrizione/acquisizione. E limportanza che una societ attribuisce a chi ha tratti derivatigli dalla nascita quali colore della pelle o famiglia di provenienza (ascrittivi), oppure per ci che quellindividuo stato capace di realizzare nel corso della sua esistenza (tratti acquisitivi). 4. Affettivit/neutralit affettiva. La differenza tra sistemi dazione nei quali vi una gratificazione affettiva (madre/figlio) o dove le relazioni si basano sul distacco affettivo (funzionario/cliente). 5. Interessi collettivi/interessi privati. Il diverso orientamento nellagire degli individui; il medico orientato verso interessi collettivi, limprenditore verso interessi privati (il proprio utile). Questultima variabile non stata molto sviluppata da P., il quale preferiva la prima ma notava come fosse la seconda a dominare nella modernit. In Sistemi di societ P. afferma che le societ moderne sono caratterizzate da azioni universalistiche e importanza data ai tratti acquisitivi; le societ tradizionali si basano su azioni particolaristiche e tratti ascrittivi. Indubbiamente questa visione di P. etnocentrica. Etnocentrica anche lidea degli universali evolutivi, cio modelli organizzativi che emergono in una societ nel corso della sua storia e che ne permettono ladattamento allambiente e il suo successo rispetto a societ che ne sono prive. Nel corso dellevoluzione umana, le societ primitive hanno visto laffermazione di universali evolutivi quali i concetti di linguaggio, religione, parentela (incentrata sul tab dellincesto), tecnologia (tecniche che portano luomo a controllare la natura). Nella rivoluzione neolitica diventano universi evolutivi i concetti di sistema di stratificazione sociale e di organizzazione politica. La societ moderna caratterizzata da quattro universali evolutivi: la burocrazia, il mercato, le norme universalistiche, la democrazia. In pratica solo quelle societ che nel corso della loro evoluzione hanno sviluppato questi concetti, questi universali, hanno raggiunto la maturit, la modernit. In parte questa visione sembra giustificare il colonialismo: le societ pi avanzate cercano di imporre questi universali evolutivi a societ che ne sono prive allo scopo di modernizzarle e civilizzarle. ROBERT K. MERTON (1910-2003).

Discepolo di Parsons, Merton fu dal 1941 fino al suo ritiro professore alla Columbia University di New York. Contrario alla grand theory parsoniana, propone teorie a medio raggio che non pretendono di essere universali. M. sostiene unanalisi funzionale: il concetto di funzione utile per la ricerca, di ogni azione e fenomeno se ne pu ricercare la funzione, ma la funzione non alla base di ogni comportamento sociale. M. rifiuta lidea parsoniana secondo cui ogni elemento del sistema sociale debba essere funzionare al sistema nel suo complesso, e rifiuta anche lidea che esistano istituzioni con funzioni indispensabili. La societ ricca di fenomeni che hanno perso la propria funzione (istituzioni tradizionali), che non lhanno ancora trova, che non lhanno per nulla o ne hanno pi di una. In questultimo caso, va anche fatta una divisione tra due tipi di funzione: Funzioni manifeste, dichiarate. Funzioni latenti. Un esempio fa riferimento al concetto di consumo vistoso che Veblen propose nella sua Teoria della classe agiata. Il consumo pu avere diversi significati; consumare pu significare soddisfare certi bisogni, e questa la funzione manifesta: es. lautomobile soddisfa unesigenza di trasporto di chi lacquista. Ma una funzione latente del consumo pu essere quella di avere a che fare col prestigio sociale: es. unautomobile costosa acquistata per dimostrare agli altri che chi ce lha ha anche i soldi per comprarla, e serve per rafforzare lo status sociale di chi la possiede. Un fenomeno quindi pu avere diverse funzioni; anche le istituzioni ne possono avere diverse: la scuola ha la funzione manifesta di educare i giovani, ma in certe condizioni ha la funzione latente di servire da parcheggio per i giovani in attesa di lavoro, alleggerendo la pressione sul mercato del lavoro. In un saggio sui mezzi di comunicazione di massa scritto insieme a Paul Lazarsfeld, M. parla delle molteplici funzioni dei mass media: la propaganda, il conferimento di uno status sociale a certi individui, limposizione di norme sociali, effetti (in parte peggiorativi) sui gusti popolari. Parla inoltre anche di effetti disfunzionali, come leffetto narcotizzante. Deprivazione relativa, devianza e anomia. M. spesso riprende concetti da altri autori, che poi amplia rendendone manifesta limportanza. Dalla citata ricerca The American Soldier, M. riprese il concetto di deprivazione relativa. Questo concetto descriveva nella ricerca sul soldato linsoddisfazione verso la propria carriera da parte di militari che in realt avevano una posizione gerarchica privilegiata, e il cui sentimento di frustrazione non aveva in realt un riscontro oggettivo. In M. la deprivazione relativa il sentimento di chi, abituato a coltivare grandi aspettative, anche in una situazione positiva si sente frustrato e privato di qualcosa che non ha. Ci dipende spesso anche dal diverso rapportarsi di ogni individuo a due gruppi diversi, un gruppo di appartenenza e un gruppo di riferimento. Il gruppo di appartenenza il gruppo di cui lindividuo fa parte nella sua vita; il gruppo di riferimento il gruppo a cui lindividuo aspira, ai cui valori di riferimento egli sispira idealmente. Se lindividuo non riesce a soddisfare gli input che provengono dal gruppo di riferimento nel gruppo in cui vive, egli finisce per sentirsi frustrato a prescindere dalloggettiva situazione in cui lindividuo si trova; scatta quindi la deprivazione relativa. M. svolge anche una rielaborazione del concetto di devianza. Ritiene che la devianza possa essere di tipi diversi: si pu essere devianti rispetto agli scopi che ci si prefigge (che vanno contro la norma), si pu essere devianti rispetto ai mezzi da utilizzare (mezzi il cui utilizzo sanzionato). In base a ci, M. fa una classificazione di quattro tipi di attori devianti: Innovatori; sono conformi rispetto agli scopi dominanti ma devianti rispetto ai mezzi da utilizzare. Ritualisti; sono fedeli rispetto ai mezzi consueti, ma non condividono gli scopi a cui questi mezzi dovrebbero servire.

Rinunciatari; rifiutano sia i valori e gli scopi comuni, sia i mezzi per raggiungere tali scopi. Ribelli; rifiutano scopi e mezzi comuni, ma non rinunciano a ritirarsi dalla scena bens lottano per affermare obiettivi e mezzi diversi. Su questa base, M. ridefinisce anche il concetto di anomia di Durkheim. Lanomia non definisce una situazione in cui c unassenza di norme condivise, bens una divisione in cui vi un contrasto inconciliabile tra gli scopi proposti dalla cultura dominante e i mezzi concreti per raggiungerli. Quando ad esempio la cultura dominante propone lideale del successo personale in termine di ricchezza, e la societ non abbia i mezzi per raggiungere quellideale, questo raggiunto con mezzi illeciti. Sociologia della scienza. La scienza quel tipo di conoscenza che si sviluppa dallesperimento e dallosservazione controllata. Oggetto di studio di una sociologia della scienza la relazione tra scienza e societ. M. afferma che la scelta da parte degli scienziati dei temi da studiare deriva solo in minima parte da interessi interni al mondo scientifico, perch principalmente la scelta dipende dagli interessi della societ a cui si appartiene, alle richieste di innovazioni tecnologiche e scientifiche provenienti da pi attori, dallopinione pubblica come dallesercito o dal governo ecc. M. afferma altres che lidea alla base della scienza stessa, quella secondo cui la verit sia accertabile razionalmente mediante losservazione metodica e lesperimento e non mediante ad esempio la rivelazione divina o filosofica, non nasce dalla scienza stessa ma dalla cultura di fondo della societ. Come gi Weber in Letica protestante e lo spirito del capitalismo, M. associa la nascita della scienza moderna con la nascita della modernit e afferma che solo letica protestante ha permesso la nascita della scienza nel momento in cui ha rigettato lautorit ecclesiastica come metodo di spiegazione della realt. La scienza unistituzionale sociale le cui azioni sono orientate dallatteggiamento culturale di fondo della societ di cui parte. Il rapporto tra scienza e societ pu per spesso essere conflittuale (la scienza ha comunque una sua certa autonomia). La scienza si basa infatti su un ethos specifico, i cui caratteri di fondo sono il valore dato al dubbio sistematico, che impone un dialogo aperto tra gli scienziati affinch una tesi sia verificabile da tutti; questo concetto implica inoltre la disponibilit universale dei risultati di ogni ricerca. Quando la societ si oppone a questi valori, c conflitto tra societ e comunit scientifica: ci avviene in tutte le dittature, ma anche quando in una societ democratica una particolare istituzione chiede alla comunit scientifica di mantenere il segreto su di una scoperta, di falsare i risultati o la imbavaglia affinch non ponga laccento su una scoperta particolare (cfr. USA e cambiamento climatico). Gli studi di M. sulla sociologia della scienza verificano il tipo di richieste che la societ rivolge nel corso del tempo alla comunit scientifica. Si nota come latteggiamento di fondo M. sia positivista, egli non compie una separazione netta tra scienze naturali e sociali. ALFRED SCHUTZ (1899-1959). Nacque a Vienna, studi economia e filosofia, e nel 1938 emigr a New York dove insegn fino alla morte alla New School of Social Research. Il suo approccio definito sociologia fenomenologica. Questa nasce dalla fusione della sociologia di Weber con la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl. Le sue opere principali sono: La fenomenologia del mondo sociale (1932) Saggi sociologici (postumi, 1962-1966) La struttura della rilevanza (postumo, 1970) Il suo primo saggio entusiasm Husserl stesso, il quale chiese a S. di divenire suo assistente; offerta rifiutata a causa della guerra e della partenza di S. Una volta giunto in America, scrive in inglese e pensa come un americano, proponendo nelle sue opere

riferimenti culturali pi americani che europei. La sua notoriet sar tuttavia successiva alla morte, diffusa grazie alle opere di Berger e Luckmann. La fenomenologia. Mentre da Weber S. riprende i concetti di azione, senso e comprensione, da Husserl ripreso il concetto stesso di fenomenologia. Essa lo studio di ci che appare (dal greco fainomai, apparire). Lidea di base che il soggetto non sia semplicemente parte del mondo, ma costruisca il mondo, poich esso si rivela solo allinterno delle categorie che il soggetto crea per inquadrare la realt. Lidealtipo di cui parlava Weber non una costruzione intellettuale usata solo dagli scienziati sociali, ma qualcosa di cui tutti noi ci serviamo nella nostra vita quotidiana: categorie nelle quali racchiudiamo tutto ci con cui abbiamo a che fare. Quello che il soggetto fa tipizzare la realt, cio ridurre la molteplicit del reale a insiemi di tipi di cose, tipi di persone, tipi di situazioni; i tipi sono delle rappresentazioni della realt. Bench in linea di principio ognuno potrebbe categorizzare la realt nelle tipologie che pi preferisce, in realt tutti gli appartenenti a una stessa societ tipizzano nello stesso modo. Questo da un lato perch il modo di tipizzare appreso durante la prima socializzazione, dallaltro proprio perch il vantaggio di tipizzare che queste categorie sono condivise da tutti e facilitano linterazione sociale. Poich la vita quotidiana fatta di routine, abitudini, tipizzare significa saper inquadrare ogni cosa che incontriamo in uno schema gi definito, cos da non doverci fermare ogni momento a riflettere su cosa sia quella cosa, quella persona, quella situazione in cui ci si imbatte. La routinizzazione una procedura economica perch permette di fare certe cose in automatico, facendone al contempo delle altre. In realt non solo nella sfera della vita quotidiana che noi costruiamo tipologie; ci avviene in ogni sfera del sociale. Come afferma il filosofo William James, esistono nella realt infiniti sottouniversi, infinite sfere della realt ognuna con il suo modo peculiare di tipizzare: la sfera della scienza, della religione, della pura follia, e ognuna ha le proprie regole. Noi viviamo dunque in diverse realt, definite da S. province finite di significato; la realt per eccellenza tuttavia sempre quella dei sensi e delle cose fisiche, cio la vita quotidiana. La caratteristica della vita quotidiana che noi al suo interno sospendiamo il dubbio che le cose possano essere diverse da come ci appaiono, diamo per scontato che sia cos e non altrimenti, routinizziamo la realt. La ragione di questo pragmatica, perch cos facendo evitiamo di dover ad ogni momento chiederci cosa significhi ci che vediamo, sentiamo, facciamo, diciamo. Tipizzando tutti i nostri comportamenti, le cose e le persone che ci circondano, agiamo pi rapidamente nella vita di tutti i giorni. Il senso comune. Il senso comune il pensiero dellovvio, il pensiero che usiamo nella vita quotidiana per sospendere il dubbio e rendere automatiche la maggior parte delle nostre azioni e reazioni allambiente, automatizzando le nostre risposte a problemi che si sono gi posti nel passato e che noi abbiamo gi risolto e non dobbiamo pi risolvere (es., guidare la macchina diviene dopo un po un automatismo). Il senso comune d per scontate le tipizzazioni che usiamo. Queste tipizzazioni non sono tutte elaborate dallesperienza personale. Poich la maggior parte della conoscenza del mondo deriva da esperienze trasmesse da altri (amici, famiglia, scuola, media), ci viene insegnato come definire lambiente e costruire tipologie per classificarlo (soprattutto tramite il linguaggio). Il senso comune un insieme di ricette per vivere. Il senso comune pu tuttavia in ogni momento andare in crisi. In un saggio sullo straniero, S. mostra la crisi di colui che si trova in un gruppo in cui si usano tipizzazioni diverse, si danno per scontate cose diverse, si usano regole diverse. Lo straniero chiunque entri in un gruppo con un senso comune diverso (in un nuovo gruppo di amici, in un nuovo ambiente di lavoro, in una nuova scuola, in un nuovo paese). Il senso comune in effetti vero in una determinata situazione fino a che esso funziona, finch le cose per diamo per scontate sono date per scontate da tutti,

finch tutti coloro che mi circondano condividono la stessa interpretazione della realt. Esso un sistema continuo di credenze. Il senso comune quello che ciascuno crede che tutti gli altri credano. Si basa sullaccordo tacito tra le persone di un gruppo nel dare per scontate le stesse cose, un accordo continuamente confermato dallattivit di ciascuno. Quindi si pu dire che la realt un insieme di credenze, ci che intendiamo come reale ci che noi crediamo reale, e questa credenza funziona solo quando convalidata pi o meno da tutti intersoggettivamente. La conseguenza conclusiva questa: la realt una costruzione sociale. Il reduce. In un saggio sul reduce, S. riflette sullinterruzione del senso comune che avviene in chi rimasto a lungo fuori dal gruppo di cui faceva parte e di cui condivideva quel particolare senso comune. S. usa tra laltro lesempio di Ulisse che torna ad Itaca e non riconosce pi i luoghi amati e tanto nostalgicamente rimpianti durante il viaggio di ritorno. Il reduce chiunque torna a casa dopo un periodo pi o meno prolungato di assenza. E legato al concetto di patria: il luogo da cui provengo e al quale voglio ritornare. Solitamente la propria casa e la propria famiglia; qui c un modello organizzato di routine che permette una vita in comune dei cos detti gruppi primari (usando una definizione di Cooley). Il gruppo primario caratterizzato dal rapporto faccia a faccia, cio il rapporto tra due o pi persone che condividono uno stesso spazio e uno stesso tempo durante questo rapporto, e dallintimit, cio dalla profonda conoscenza delle persone con cui abbiamo a che fare (si pu avere un rapporto faccia a faccia anche in metropolitana con uno sconosciuto). Soprattutto, il gruppo primario caratterizzato da situazioni istituzionalizzate, cio rapporti sociali ricorrenti e prevedibili. Quando il reduce abbandona la casa, non ha pi questo genere di rapporto; egli finisce per tipizzare la realt di cui prima era parte (come parte di un flusso, cfr. Bergson), e la idealizza tramite il ricordo. Ci avviene anche per coloro che restano: entrambi, insomma, reduce e famiglia, idealizzano laltro e non si rendono conto che laltro invece cambia nel frattempo, dando vita anche a diverse attribuzioni di importanza. Ad esempio, molti soldati al fronte si stupiscono di leggere nelle lettere da casa di cose che a loro non interessano minimamente, che tuttavia farebbero parte della loro conversazione quotidiana qualora fossero restati a casa; cambia il diverso modo di attribuire importanza alle cose. Inoltre, i cambiamenti da ciascuna delle due parti sono considerati tramati: il reduce torna cambiato e ci stupisce la famiglia, ma non lui che cambiato senza rendersene conto; anche la famiglia cambiata agli occhi del reduce, ma questa pur accorgendosene s assuefatta al cambiamento. Semplicemente, la realt cambiata nel frattempo e nessuna delle due parti se laspettava; S. afferma che per evitare questo problema ognuna delle due parti deve abituarsi allidea dellinevitabile cambiamento che avvenuto nellaltra parte. Sociologia e vita quotidiana. S. considerato solitamente esponente della microsociolologia, cio della sociologia che si occupa degli aspetti della vita quotidiana. Questa definizione riduttiva, perch S. partendo dallanalisi della vita quotidiana ha cercato di definire meglio lintera sociologia, attraverso uno studio delle forme di costruzione intersoggettiva della realt. Il contributo fondamentale di S. stato quello di mettere in questione la visione di chi dimentica che il mondo umano un mondo interpretato, e che dunque non vi sono fatti ma fatti interpretati. S. dimostra inoltre che le tipizzazioni della scienza sociale altro non sono che costrutti di secondo grado, cio tipi di tipi, idealtipi fondati gi sugli idealtipi formati dai vari soggetti nel corso della loro vita ordinaria. Ritorna la divisione tra scienze sociali e scienze naturali gi proposta da Weber: il mondo delle scienze sociali ha a che fare con un mondo di senso, che non sarebbe comprensibile senza far riferimento ai modi in cui i diversi attori lo interpretano.

PETER BERGER (1929) e THOMAS LUCKMANN (1927). Berger, nato a Vienna, e Luckmann, nato nellattuale Slovenia, emigrarono entrambi negli Stati Uniti collaborando con Schutz alla New School of Social Research di New York. Entrambi sono ancora vivi, il primo lavora negli USA e il secondo in Germania. Bench i loro studi siano differenziati (B. ha studiato soprattutto la modernizzazione e i rapporti tra cultura ed economia, L. si interessato alla comunicazione), entrambi sono famosi per il loro lavoro comune intitolato La realt come costruzione sociale (1966). Lopera intende avviare una lettura del pensiero di S. come una sociologia della conoscenza quotidiana, cio uno studio del modo in cui ciascuno interpreta la realt nel corso del suo agire ordinario. In questottica, lapproccio di S. visto come la pietra fondante di tutta la sociologia, poich riesce a combinare le due prospettive fondamentali della disciplina, quella di Durkheim riguardo loggettivit dei fatti sociali e quella di Weber riguardo laccento posto sul senso attribuito dagli individui al loro agire. Ci avviene in due mosse: da un lato la realt prodotta dagli individui in interazione tra loro come una realt oggettiva; dallaltro questa realt viene interiorizzata soggettivamente dagli stessi individui. Abitudine, routine, istituzione. Si immagini un primo uomo solo allinterno di un ambiente. Egli dovr affrontare numerosi problemi, cio il procurarsi da mangiare, il difendersi dagli animali e dalle condizioni climatiche ecc. Man mano che risolve questi problemi attraverso lesperienza, impara a darli per scontato costruendo delle abitudini, comportamenti tipici rispetto a situazione tipiche. Il comportamento soggettivo si solidifica. Nel momento in cui il primo uomo incontra un secondo uomo, entrambi si troveranno di fronte il problema di interpretare il comportamento dellaltro. Ognuno avr le sue abitudini, e dovranno comprenderle reciprocamente attraverso la comunicazione. Una volta che entrambi avranno imparato a tipizzarsi a vicenda, a prevedere in linea di massima il comportamento luno dellaltro, linsieme delle tipizzazioni, delle abitudini che condividono diviene una routine. La routine unabitudine condivisa il cui significato dato per scontato. Questo il secondo passo delloggettivazione del comportamento. Qualora ad un certo punto compaia un terzo personaggio, anche questi si trover nel problema di interagire con gli altri due, ma sar facilitato dal fatto che i primi due hanno gi consolidato una struttura di interazioni reciproche. Al terzo venuto questi comportamenti gli appariranno come qualcosa di gi dato, le routine non saranno costruite nel tempo ma saranno gi preesistenti, saranno unistituzione. Da questo momento tutti i nuovi venuti acquisiranno le regole comportamentali come istituzioni, realt gi date, non perch hanno una vita propria ma perch sono il prodotto dellinterazione di molti, la sedimentazione di quelle interazioni. Non capire che questi fatti sociali sono il prodotto dellinterazione umana e considerarli come innati si degenera nella reificazione, nella perversione delloggettivazione dovuta alloblio delle sue origini (cfr. Hegel). Poich tutti noi quando nasciamo siamo nella situazione di quel terzo uomo, noi impariamo a comportarci tramite lacquisizione di istituzioni; questa acquisizione avviene nel corso della socializzazione primaria (cfr. Parsons), durante la quale acquistiamo il senso comune. Il mutamento sociale. Tenendo a mente tutto ci si ovvia al problema di Parsons il quale epurava il mutamento sociale dalla sua teoria della societ considerandolo (come Durkheim) una patologia, poich va contro delle istituzioni eterne. Poich invece siamo noi a costruire quelle istituzioni, la realt pu sempre in ogni momento essere deistituzionalizzata. Ci avviene quando alcuni membri di una societ avvertono il bisogno di interpretare la realt in modo diverso da quello attualmente istituzionalizzato. Il mutamento pu essere prodotto dalle nuove prospettive o dai nuovi problemi delle tecnologie, da un senso di frustrazione sociale che porta alcune frange a elaborare prospettive pi soddisfacenti, da cambiamenti culturali, da figure profetiche (cfr. Weber). Il

mutamento deriva anche da un altro fenomeno generalizzato: poich la societ data dallintersecarsi di cerchie sociali diverse, ognuna col proprio senso comune, ciascun individuo continuamente costretto a combinare elementi di sensi comuni diversi creando di volta in volta nuovi sensi comuni, nuove costruzioni della realt. Ci porta di conseguenza alla percezione che in fin dei conti non esiste niente di certo, niente di naturale, n i nostri valori, n le norme insegnateci dai genitori, n il modo di descrivere la realt mediante un certo linguaggio. Tutto ci comporta uninevitabile senso di smarrimento e disagio (cfr. Mannheim) di cui Berger ha parlato in The Homeless Mind (La mente senza dimora, 1973): la consapevolezza che la realt sia una costruzione sociale diffonde un relativismo scettico che favorisce il mutamento sociale poich nulla pi dato per scontato, tutto pu essere cambiato. LE TEORIE DELLA VITA QUOTIDIANA DOPO SCHUTZ. Letnometodologia. Il termine etnometodologia stato coniato da Harold Garfinkel (1917) per intendere lo studio dei modi con cui ogni gruppo costruisce la sua realt. Schutz affermava che il senso comune tende a sospendere il dubbio; se il dubbio sospeso, per, ci significa che resta presente e pu in ogni momento riapparire. G. ha dimostrato come sia facile fa riapparire il dubbio in Studies in Ethnometodology (1967), in cui ha pubblicato i risultati delle sue ricerche: egli proponeva ai suoi studenti dellUniversit della California di andare in giro e a parlare a tutti quelli che incontravano mettendosi a cinque centimetri dal loro naso. I risultati erano lemerge negli interlocutori di sensazioni quali fastidio, disagio e addirittura panico; sono queste le sensazioni che derivano dalla percezione del dubbio che riemerge, dalla minaccia allordine della nostra realt. Un altro esperimento proposto era quello di provare a interrompere il discorso di una persona chiedendogli continuamente cosa intende dire (es., ho bucato una gomma; che cosa intendi per gomma? e cosa significa ho bucato? ecc.). In questo caso si dimostra come tutte le parole che intendiamo definiscano qualcosa nella realt che non capiremmo senza usare un linguaggio, e daltronde non possiamo col linguaggio spiegare tutti gli aspetti della realt che definiamo quindi ad un certo punto decidiamo che ci siamo spiegati abbastanza e non specifichiamo ogni singolo concetto: un accordo tacito, come diceva Schutz. Questo tipo di accordo ricorrente, nel senso che di volta in volta in ogni situazione va ridefinito. Questo spiega secondo G. che non esistono norme, ma solo accordi ricorrenti. Ad esempio se in un teatro c un cartello che impone di non fumare, ma sul palco sale un attore che nel corso del suo numero si mette a fumare, nessuno si alza per impedirglielo (sarebbe preso per eccentrico); questo dimostra che anche le norme esplicite non valgono mai in ogni contesto, ma a seconda delle situazioni. Mentre Parsons, di cui G. fu allievo nei primi anni della formazione, riteneva che le norme fossero universali (ma le reificava, come si visto), G. dimostra che la realt e le sue norme apparenti sono una costruzione che si riproduce costantemente ma in fin dei conti anche piuttosto precariamente. Letnometodologia arriva a ritenere anche la sociologia nientaltro che una costruzione tra le altre. Linterazionismo simbolico e la teoria delletichettamento. Il termine interazionismo simbolico fu coniato da Herbert Blumer, un sociologo di Chicago, ma si legato soprattutto alla figura di George Mead, che ne stato il padre, e la sua diffusione avvenuta soprattutto negli anni Sessanta. Esso un approccio teorico che studia linterazione, cio lazione sociale reciproca tra due o pi individui, e il suo carattere simbolicamente mediato, cio comprensibile solo attraverso linterpretazione che gli attori danno della situazione in cui essi stessi sono coinvolti. Mead affermava che lidentit il prodotto di unelaborazione delle definizioni che gli altri danno di s stesso e che sono

interiorizzate. Linterazionismo simbolico sottolinea il ruolo delle parole che quotidianamente usiamo nel dar forza alla nostra realt. Su queste basi si sviluppata soprattutto negli studi sulla devianza degli anni Sessanta la teoria delletichettamento: essa afferma che la devianza non tanto un fenomeno oggettivo ma uninterpretazione soggettiva di un comportamento, non che letichetta che si attribuisce a persone che si comportano in un certo modo. Howard Becker e loutsider. Nel suo Outsiders (Emarginati, 1963), Becker studia coloro che sono considerati devianti perch il loro comportamento offende le regole di base della vita in comune: assassini, ladri, drogati, vagabondi. Becker fa notare come il primo problema sia quello di dare una definizione della devianza. Ci sono diversi modi per definirla: Definizione di tipo statistico: deviante qualunque cosa troppo diversa dalla media; tuttavia in questo caso devianti sono anche persone troppo grasse o magre, gente con i capelli rossi, violatori del codice stradale. Definizione di tipo patologico: deviante qualunque cosa che rivela la presenza di una malattia, basandosi su unanalogia medica secondo cui quando lorganismo umano funziona bene sano, quando non funziona bene malato. Definizione di tipo funzionalista: deviante qualsiasi processo che rompe la stabilit, e dunque che sia disfunzionale. Diversamente funzionale ci che promuove la stabilit. Definizione di tipo normativo: devianza la mancanza di obbedienza alle norme imposte dal gruppo sociale di appartenenza. B. rifiuta tutte queste definizioni ed afferma che la devianza non una qualit dellatto commesso da una persona, ma piuttosto una conseguenza delletichettamento dato dal gruppo sociale di appartenenza. Un comportamento deviante un comportamento che la gente etichetta come tale. Nello studio sulle isole Trobriand compiuto da Malinowski, egli scopr che un giovane della comunit si era suicidato perch accusato di incesto con la cugina; questo fatto era risaputo nella comunit, ma tacitamente tollerato. Quando per il rivale del giovane afferm davanti a tutti la colpevolezza di questi, la comunit condann unanimemente il comportamento incestuoso portando il giovane al suicidio: quindi la devianza non nellatto in s, ma nel suo essere definito come tale dalla gente. Il problema duplice. Da una parte si riafferma lidea schutziana che la realt sia una costruzione sociale ma che comporta degli aspetti conflittuali nel momento in cui diversi soggetti hanno la possibilit di imporre la propria interpretazione (come fanno istituzioni specifiche quali i mass media e la polizia) etichettando certi individui in un determinato modo e ingabbiandoli in quelletichetta. Dallaltra letichetta diviene la proiezione di unaspettativa, nel senso che una volta che ho definito ladro quel determinato soggetto mi aspetter che ogni suo comportamento sia sbagliato e tendente al crimine (si pensi ai pregiudicati che restano sempre i primi ad essere sospettati quando accade un fatto). Ci comporta linteriorizzazione delletichetta, nel senso che per esempio chi definito unanimemente deviante sar spinto ad assumere davvero comportamenti devianti (cfr. teorema di Thomas). Ci che tuttavia B. dimostra, in contrapposizione es. con Durkheim e Parsons, che la devianza non la caratteristica di unazione, ma letichetta che il pubblico conferisce allattore di quellazione. Erwing Goffman (1927-1982). Lapproccio di G. definito approccio drammaturgico. Nella sua sociologia sono fondamentali i concetti di frame (cornice) e di meta-messaggio. Il meta-messaggio un messaggio sul messaggio, un chiarimento su una situazione che sta avvenendo e che qualifica quella situazione. In La vita quotidiana come rappresentazione (1959), G. afferma che la parola attore usata in sociologia per definire

chi compie lazione indica anche chi recita. Secondo G. nelle interazioni col pubblico ognuno di noi recita. Cos come nel teatro vi sono una scena e un retroscena, nella vita quotidiana c una scena in cui noi impersoniamo un ruolo a contatto col pubblico e assumiamo delle pose per piacere agli altri, e c anche un retroscena, la sfera privata, dove abbandoniamo il nostro ruolo, svolgiamo una critica autoriflessiva e ci prepariamo a nuove performance. Cos come nel teatro si crea un accordo tacito tra attore e spettatore che porta allinquadramento della situazione, a porre cio dei limiti definiti allazione (sappiamo che si sta recitando, che siamo in un teatro), anche nella vita quotidiana ogni volta che abbiamo a che fare con le persone produciamo un frame, una cornice cognitiva in cui inquadrare la situazione, in cui definire di che cosa si tratta. Nel momento in cui faccio lesame, so che sto facendo un esame universitario e tutte le azioni che avvengono sono comprese in merito a questa cornice esame. I messaggi espliciti o impliciti attraverso cui ci si intende a proposito del frame delle situazioni, attraverso cui cio definiamo le situazioni, sono dei meta-messaggi. A volte la trama della scena si rompe, avvengono delle azioni che escono dalla definizione: quando qualcuno fa qualcosa di imbarazzante o d i numeri; in questo caso si reagisce cercando di ripristinare la situazione normale, facendo finta di non aver visto o cambiando discorso. In Asylums (1961), G. espone le sue ricerche svolte in un ospedale psichiatrico, in cui si fece assumere per un anno come infermiere (il direttore soltanto era informato del suo vero ruolo) per studiare empiricamente la realt dei manicomi. G. fa una critica importante ai manicomi, considerati come istituzioni totali in cui chi vi internato resta del tutto segregato dal mondo. La sua personalit si disgrega, e si ricompone in un nuovo modo: cos come in un lager lindividuo diviene un numero, cos nel manicomio il pazzo diviene davvero pazzo perch interiorizza quelletichetta affidatagli dallistituzione. Il manicomio allora, lungi dal curare il paziente, acuisce il suo stato patologico a un livello incurabile. Sulla base di questa ricerca si impose negli anni Settanta un movimento contro i manicomi (animato in Italia dallo psichiatra Franco Basaglia) che nel nostro paese port alla chiusura di queste istituzioni ed ebbe importante risonanza anche negli altri Stati. George Homans e la teoria dello scambio. George Homans scrive Le forme elementari del comportamento sociale (1961). Avversario di Parsons, lo accusa di eccessivo relativismo: non nota che al di sotto delle differenza tra le varie cultura esiste una natura umana fondamentale ed universale (cfr. residui in Pareto). H. desume questi caratteri dalla psicologia comportamentista di Skinner. Questi afferma che luomo come ogni altro organismo vivente mosso essenzialmente dalla ricerca del proprio utile e tutte le sue azioni vanno ricondotte a questa spiegazione di fondo. H. ritiene dunque che ogni interazione sia fra diversi attori che fra attori e ambiente riconducibile a uno scambio nel quale ciascuno cerca di massimizzare il proprio guadagno e minimizzare i costi. H. ripropone la teoria dellutilitarismo anglosassone nella cui accezione sociologia ritiene che gli individui sono esseri razionali che agiscono in vista del proprio utile (cfr. homo oeconomicus in Pareto). In realt evidente come questa visione sia riduttiva e difficilmente applicabile nella realt. H. la propone come un suggerimento euristico, una chiave di comprensione della realt sociale, una possibile interpretazione. I continuatori della teoria dello scambio hanno riconosciuto che la razionalit degli attori sempre limitata, da fattori contingenti o dalle informazioni disponibili. La scuola di Palo Alto. Il nome deriva dalla cittadina della California dove ha sede lIstituto di ricerca sociale di cui si parla. La Scuola si affermata tra il 1959 e i primi anni Sessanta; tra i suoi autori - psichiatri, psicologici sociali, filosofi e antropologi - spicca Gregory Bateson (1904-1980). I suoi studi si concentrano principalmente sui processi comunicativi. Studiando il comportamento degli animali, B. nota che la maggior parte di

questi concepisce la nozione di gioco, che applica quotidianamente nelle relazioni con i propri simili. Ebbene, se lanimale in grado di giocare vuol dire che afferra il senso dei meta-messaggi necessari per giocare ( necessario chiarire che questo un gioco, altrimenti non si riuscirebbe a giocare). Di qui B. inizia ad investigare il sistema di comunicazione interpersonale, sia verbale che non verbale. Unapplicazione delle ricerche sui meta-messaggi applicata dalla scuola di Palo Alto nella ricerca sulle malattie mentali che avvengono a causa delle relazioni allinterno di una famiglia. Poich la famiglia un sistema, e lidentit di ciascuno deriva dalle interazioni comunicative che si sviluppano tra i suoi componenti, una certa forma di schizofrenia spiegabile in riferimento allo stabilirsi di una comunicazione deviante allinterno della famiglia. Ci avviene quando almeno uno dei membri della famiglia rivolge sistematicamente a un altro dei messaggi contraddittori: ad esempio una madre che ripete sempre al figlio di volerlo bene, ma nei fatti si comporta come se lo odiasse o lo ignorasse. Poich questo doppio legame si svolge allinterno di un gruppo chiuso legato da rapporti affettivi, in cui ad esempio il figlio non pu contrastare le affermazioni della madre a causa del rapporto necessario che ha con lei, in una situazione del genere si creano disturbi della personalit, ad esempio lelaborazione di una personalit bipolare che si scinda per interiorizzare in modo diverso i due messaggi contraddittori. Societ e comunicazione. Dagli anni Sessanta si imposto nella sociologia il tema dei mezzi di comunicazione (o media in inglese, dal plurale neutro latino). I mezzi di comunicazione di massa, o mass media, permettono una comunicazione uno-molti. Il primo mezzo di comunicazione di massa fu il libro stampato; limpatto sociale dalla stampa stato molto lento, poich implica la diffusione delle capacit di lettura e dellinteresse verso la lettura. Diversamente la radio, diffusasi a partire dal 1920, ha avuto un altissimo impatto sociale grazie al fatto che non necessita nessuna capacit particolare (basta ascoltare). Sullo stesso presupposto si basato il successo delle televisione, diffusasi dagli anni Quaranta, la quale andando a colpire sui due sensi della vista e delludito ha avuto un impatto ancora maggiore della radio. Gi Merton e Lazarsfeld avevano nel 1948 pubblicato uno studio sullargomento. In Le tendenze della comunicazione (1951), Harold Innis (che studi a Chicago con Park) afferma che la storia dellumanit sia stata caratterizzata dai differenti modi di comunicazione (cos come Marx parlava dei diversi modi di produzione). Prima solo comunicazione verbale, poi tramite iscrizioni in pietra, su pergamene, su fogli, libri e infine radio e TV. Ognuno di questi mezzi favorisce certe strutture sociali, e influenza le varie poche storiche. Sulla base di queste premesse, Marshall McLuhan in La galassia Gutenberg (1962) e Gli strumenti del comunicare (1964) ha studiato i modi in cui il passaggio da una cultura fondata sulla stampa a una basata sui sistemi audiovisivi influenza la struttura sociale e la mentalit degli uomini. McLuhan propone di rovesciare il rapporto messaggio/mezzo, e afferma che il mezzo stesso un messaggio, non un semplice veicolo: esso contribuisce a costruire il messaggio di cui appare il portatore e i suoi effetti sono autonomi rispetto al contenuto trasmesso. Egli ha anche coniato la celebre espressione villaggio globale, utilizzata per definire la nuova percezione che gli utenti di radio e televisione hanno ora del mondo, che grazie alla simultaneit delle notizie appare sempre pi piccolo e vicino (tutto il mondo paese). Walter J. Ong in Oralit e scrittura (1982) ha affermato come il mondo stia attraversando ora una fase di oralit secondaria, o oralit di ritorno, nel senso che torna a dominare la comunicazione orale a scapito di quella scritta. Gli approcci allo studio dei mezzi di comunicazione di massa pu essere sintetizzato in questi tre filoni principali: Studio dei contenuti specifici trasmessi dai media e dei loro effetti sociali (es. studio dellimpatto sociale di una soap opera o di una trasmissione politica).

Studio delleffetto che linsieme dei media ha sulla societ. Essi in questo senso aiutano a costruire la realt, strutturando il senso comune. Studio sul rapporto dei media con le forme della cultura. Il modo cio in cui i media influenzano la nostra percezione del mondo e il nostro modo di pensare.

LA SOCIOLOGIA CONTEMPORANEA. Il Sessantotto. I movimenti sociali giovanili degli anni Sessanta toccano il loro culmine nel 1968, bench attraversarono tutto quel decennio e in alcuni paesi continuarono fino alla met del 70. Il 1968 lanno del maggio di Parigi, la ribellione studentesca che contagi mezzo mondo grazie alla pubblicit fornita dai media. Il Sessantotto fu soprattutto un movimento antiautoritario di studenti e di giovani, di portata internazionale: negli USA fu caratterizzato da movimenti per i diritti civili dei neri e contro la guerra del Vietnam (pi che il 68 importante il 1964); in Italia e Germania, ma anche in Francia e Inghilterra, sincorpor in parte col marxismo e divenne movimento di lotta operaia, che in parte sfoci negli anni 70 in lotta armata da parte di frange estremiste (in Italia detti anni di piombo dal titolo di un film tedesco); in Germania cre una coscienza di opposizione a quella rimozione del ricordo dellOlocausto che Adorno aveva negli anni 50 condannato; nellEuropa orientale si espresse come dissidenza nei confronti del giogo sovietico, incarnato nellepisodio della primavera di Praga finito male; diede uno scossone che port alla caduta delle ultime dittature dellEuropa occidentale (Franco in Spagna, Salazar in Portogallo, i colonnelli in Grecia); port a un aumento dei salari, dei servizi pubblici, delle istituzioni democratiche, della parit tra donne e uomini, a un cambiamento nei costumi sessuali nelle societ occidentali. Rappresent soprattutto unautocritica della modernit nella misura in cui al sogno del progresso raggiunto con la razionalit strumentale si sostituisce la possibilit di coniugare la ragione con la fantasia e il desiderio. Mentre prima si ritenevano i movimenti sociali espressione di conflitti di classe o di disfunzioni del sistema sociale, e dunque come fenomeni eccezionali e negativi, ora il conflitto diviene un elemento endemico della modernit, un elemento indispensabile per il mutamento sociale. In Movimento e istituzione (1977) Francesco Alberoni propose una visione ciclica della vita sociale, in cui a periodi stabili e istituzionalizzati seguono periodi di contestazione, di effervescenza collettiva come li chiamava Durkheim; i movimenti sono carismatici nellaccezione weberiana, nel senso che sono capaci di imporre nuove regole e valori. Leredit del Sessantotto stato un peso sempre maggiore a tematiche culturali e identitarie rispetto a tematiche politiche in senso stretto: ne sono esempio le manifestazioni per la pace o lambiente, e soprattutto i movimenti neo-femministi degli anni 70 e 80 i quali facendo proprie le tesi de Il secondo sesso di Simone da Beauvoir (1949) proporranno unimmagine nuova della donna. In Italia la vera fine dei movimenti sessantottini fu nel 1980, quando a Torino si svolse la marcia dei Quarantamila composta dai quadri intermedi della FIAT che chiesero la fine dello sciopero degli operai e riaffermarono il diritto a una differenziazione dei rapporti tra operai e impiegati. Verso la globalizzazione. Dagli anni Settanta il capitalismo assume nuove forme: al modello fordista si sostituisce un modello post-fordista, tendente alla flessibilit, cio a continui spostamenti del capitale verso aree pi redditizie. Le grandi fabbriche vengono in gran parte smantellate e la produzione si sposta nei paesi dove il costo della forza-lavoro pi basso. Addirittura la produzione come forma principale del capitalismo assume meno rilevanza rispetto a una nuova forma di accumulazione del profitto che si svolge nelle piazza finanziare internazionali in maniera virtuale, e rispetto al ruolo della distribuzione, della vendita di ci che si prodotto (il che si concretizza in un ruolo crescente della pubblicit e del marketing). Dagli anni Ottanta inizia una fase di neo-liberismo, durante la

quale da un lato diminuisce il ruolo del Welfare State, dallaltro i governi lasciano pi libert di azione alle imprese private. La polarizzazione tra classe operaia e capitalista scompare: il ceto medio occupato nel settore terziario ora quello dominante nelloccidente, la polarizzazione ora si crea tra coloro che sono inclusi nel godimento del benessere e coloro che ne sono esclusi, creando una nuova classe inferiore composta dai lavoratori dei paesi meno sviluppati, che si oppongono alla modernizzazione o cercano di emigrare nei paesi occidentali per godere di quel benessere. Di contro, sorgono in occidente contromovimenti di stampo xenofobo e nazionalista, forse obbedendo al meccanismo del capro espiatorio proposto dalla Scuola di Francoforte. Bench da una parte la caduta dellURSS abbia ridotto la tensione nel mondo, dallaltra nascono nuovi conflitti dovuti innanzitutto a una crescente ostilit verso lOccidente e le promesse mancante della modernizzazione. La globalizzazione porta il mondo a diventare pi piccolo, ognuno ha consapevolezza dei grandi avvenimenti che accadono in ogni luogo del pianeta, le tecnologie informatiche aumentano laccesso alle informazioni, i mezzi di comunicazione di massa diffondono modelli di vita occidentali che creano tensione e conflitto tra coloro che non vogliono occidentalizzarsi. Anthony Giddens (1938). La sociologia di Giddens e della maggior parte dei sociologi contemporanei si situa tra due poli estremi: da una parte il tentativo di ricostruire una teoria funzionalista della societ, riprendendo il lavoro di Parsons e il concetto di sistema, sviluppato soprattutto da Niklas Luhmann; dallaltro di porre nuovamente laccento sul ruolo dellindividuo proposto da Weber, tramite le teorie della scelta razionale sviluppate soprattutto da Raymond Boudon. Anthony Giddens, noto sociologo inglese, si colloca appunto a met strada tra i due poli. Direttore della London School of Economics and Political Science, consigliere di Tony Blair e teorico di una terza via tra socialismo e neoliberismo, divulgatore di sociologia, la sua opera centrale La costituzione della societ (1984), un libro di teoria sociale. La teoria sociale non la stessa cosa della sociologia, situata a met strada fra le scienze sociali e la filosofia, non una disciplina specifica ma lintelaiatura concettuale della disciplina, da cui deriva la ricerca empirica: insomma la base teorica della sociologia, e come tale non verificabile n falsificabile empiricamente: solo alle ipotesi che ne derivano applicabile il giudizio vero/falso. La teoria sociale si occupa delle caratteristiche della natura umana, delle azioni e interazioni, e non solo sociologia ma ha a che fare con molteplici discipline (storia, antropologia, filosofia, economia). G. cerca di superare definitivamente latavica contrapposizione fra azione e quelle struttura, o meglio come si dice ora tra la macro-sociologia e la microsociologia. Quella che propone G. una teoria della strutturazione: le forme della vita sociale sono tanto qualcosa di imposto dal di fuori, quanto qualcosa di costruito dagli stessi individui tramite il loro agire. Il punto di giunzione nelle pratiche, corsi di azione che si ripetono nel tempo attraverso cui i soggetti quotidianamente riproducono le forme di vita sociale istituzionalizzate, ma mantenendo sempre insita la capacit di cambiarle: per questo le pratiche non sono routine, lattore capace in ogni momento di cambiarle. Questi assetti istituzionali sono sia vincoli che risorse: vincoli allazione perch simpongono allindividuo, risorse perch tramite queste che lagire possibile. Questo intende G. per dualit della struttura. Il mutamento sociale in questo senso non qualcosa che proviene dallesterno della societ, ma dato che la struttura costruita tramite le pratiche quotidiane dei soggetti il mutamento qualcosa che proviene dallinterno: i soggetti sono responsabili della riproduzione della struttura quanto del suo mutamento. Spazio e tempo. G. critica la divisione del lavoro tra spazio e tempo nelle varie discipline (la storia si occupa del tempo, la geografia dello spazio): spazio e tempo sono concetti anche sociali, la struttura della societ si dipana nel tempo, cio nella storia, ma anche

nello spazio. Inoltre questa separazione nella modernit scomparsa: se nellepoca premoderna le interazioni sociali avvenivano solo con la compresenza fisica dei soggetti coinvolti, dunque in un contesto spazio-temporale ristretto, nellet moderna ci non pi necessario. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione permette oggi lo stabilirsi di interazioni tra soggetti posti in luoghi molto distanti, e la percezione istantanea di eventi che accadono in contesti fisici lontani laddove prima le notizie arrivavano dopo giorni. La modernit. In molti testi di G., tra cui soprattutto Le conseguenze della modernit (1990), affrontata lidea di una modernit radicale. Alla fine del XX secolo la modernit sembra essersi radicalizzata (non siamo per in una post-modernit, quando in una tarda modernit). La fiducia verso la razionalit viene sempre pi vista appunto come fiducia, cio credenza irrazionale. Lidea stessa di progresso messa in crisi a causa dei nuovi rischi che essa comporta: nascono rischi artificiali, rischi di secondo grado, di cui siamo noi la causa, derivanti dagli stessi meccanismi che hanno garantito il progresso (cfr. Chernobyl). Ne Il mondo che cambia (1999) G. riprende le tesi di Ulrich Beck in La societ del rischio (1986): la nostra vita oggi estremamente rischiosa, nel momento in cui pu accadere qualcosa di catastrofico senza che noi possiamo fare niente. Non possiamo far altro che affidarci a sistemi esperti, cio sistemi che governano la nostra esperienza ma su cui noi non abbiamo controllo: quando saliamo su un aereo, ci affidiamo allesperienza del pilota e della torre di controllo ecc. G. tuttavia ottimista: rischio e incertezza non sono che laltra faccia della libert, il prezzo che dobbiamo pagare per essa. La societ autopoietica, nel senso che produce s stessa e bench il futuro non sia interamente nelle nostre mani luomo deve sviluppare la capacit di scegliere con criterio le diverse alternative che ci si pongono davanti. Per questo G. ricorre alla metafora del Juggernaut per descrivere la modernit radicale. Juggernaut nella mitologia hindi uno dei nomi del dio Krishna, signore del mondo, dotato di una straordinario potenza distruttrice; il simbolo della potenza dellumanit da una parte fonte di grandi opportunit creative, dallaltra fonte di grandi rischi. Lumanit deve cavalcare e tenere a freno il Juggernaut. Pierre Bourdieu (1930-2002). In La riproduzione. Sistemi di insegnamento e ordine culturale (1970), B. propone lidea che le istituzioni scolastiche non stimolino ma anzi vincolino il mutamento sociale: egli dimostra come gli studenti delle classi superiori sono avvantaggiati rispetto a quelli delle classi pi basse. Poich le istituzioni scolastiche propongono un tipo di istruzione congruente con le idee e la cultura delle classi superiori, queste ultime essendo gi mentalmente predisposte ad accettarne le regole si trovano meglio, laddove coloro che provengono da ceti bassi e da una cultura meno sviluppata sono svantaggiati. Il merito su cui in teoria si fonda il successo degli studenti sta nella capacit degli studenti di adattarsi ai canoni della cultura proposta. B. dimostra cos come le disuguaglianze sociali tendano a riprodursi nelle istituzioni, e chi parte svantaggiato rester probabilmente tale. Pur non essendo vicino ai moti dellepoca, il libro di B. legittim ci che i movimenti giovanili dellepoca proponevano. Ci che consente a certe persone di avere successo il possesso di un certo capitale. Ma B. non considera capitale solo quello economico: esiste anche un capitale culturale e soprattutto un capitale sociale. Il capitale culturale corrisponde alleducazione, allistruzione e alle conoscenze in possesso del soggetto; il capitale sociale dato dalle relazioni di cui il soggetto dispone, delle conoscenze che ha. Questultimo capitale a parit di condizioni il pi rilevante, perch consiste nella possibilit di mobilitare laiuto degli altri, avere la fiducia e il sostegno degli altri (o anche raccomandazioni). Il campo. Il capitale per essere tale devessere per riconosciuto e quindi spendibile. Si associa quindi al concetto di campo. Il campo un sottoinsieme della societ composto da

un certo numero di attori che condividono certi interessi, utilizzano certe regole e pratiche e certi rapporti di forza. I campi nella vita sociale sono innumerevoli: il campo dello sport, quello accademico, artistico ecc., ognuno caratterizzato da un particolare capitale riconosciuto dagli altri e spendibile in quel determinato campo. Un campo non unistituzione n un sottosistema, e i suoi confini sono molto vaghi, e dipendono dai limiti della rete di influenza reciproca che li caratterizza. Il campo dei campi ovviamente lo Stato, che determina le regole e i principi che debbono valere per tutti gli altri campi. B. afferma che anche il campo scientifico un campo come gli altri, e quindi lo scienziato deve riconoscere di essere situato cos come i soggetti che egli studia, di essere influenzato dalle relazioni e dai rapporti allinterno del suo campo: vincolato da regole accademiche, dai rapporti con gli editori, il pubblico, i committenti, le autorit, deve seguire principi metodologici precisi ecc. Habitus e pratiche. La permanenza allinterno di un determinato campo genera degli habitus, particolari modi di porsi agli altri, predisposizioni ad agire in un certo modo. E la parte sociale del carattere, della personalit di ciascuno, che permette a chi lo vede dallesterno di poter prevedere a grandi linee come si comporter il soggetto a determinati stimoli. E una seconda pelle, un abito appunto. Lhabitus determinato dallesperienza del soggetto, dalle sue preferenze, educazione, cultura; ne determina il comportamento, ma non lo vincola. Poich essere un soggetto avere la capacita di dire no, cio di non essere mero strumento degli eventi, degli altri e spesso di noi stessi, ognuno pu in ogni momento avere comportamenti al di fuori dellhabitus, o cambiare lhabitus stesso. In Per una teoria della pratica (1972) B., cos come Giddens, afferma che non esistono singole azioni ma corsi di azione, pratiche. Queste pratiche si consolidano nel tempo, ma non come routine perch non sono comportamenti automatici ma manifestazioni di un senso pratico: sono determinate dalla nostra esperienza nella realt, dalle nostre conoscenze del mondo e sono collegate al nostro habitus e al campo di cui facciamo parte. Identit e distinzione. In La distinzione (1979) B. pubblica una ricerca sul gusto e sui consumi. Sulla base di una ricerca empirica condotta negli anni Sessanta a Parigi e provincia intervistando 1.200 persone di gruppi sociali diversi riguardo i loro gusti musicali, alimentari, artistici, di arredamento, nonch la loro reazione a certe immagini fotografiche, B. fa notare come ci sia una differenziazione dei gusti e degli stili di vita a seconda delle classi e dei ceti a cui si appartiene. B. afferma che i gusti differenziano le diverse posizioni sociali, ma non solo: nel momento in cui un gruppo sociale critica i gusti dellaltro e difende i propri, costruisce una sua propria identit. I consumi derivati dai gusti non hanno solo una funzione materiale, ma anche quella di esprimere lo status di chi acquista quei determinati prodotti (cfr. Veblen e Merton). Chi sente musica classica e critica la musica rock costruisce intorno a questo suo gusto la sua identit peculiare, e in qualche modo i gusti fanno parte dellhabitus di ognuno e dipendono anche dai campi a cui ognuno appartiene. I cultural studies. Con lespressione cultural studies sintende una corrente di studiosi riunita intorno al Center for Contemporary Cultural Studies dellUniversit di Birmingham fondato nel 1964. Il suo primo direttore fu Richard Hoggart; altri membri di rilievo furono Raymond Williams, Edward Palmer Thompson e Stuart Hall. La loro idea che la cultura sia a whole way of live, unintera forma di vita, nel senso che la cultura il modo in cui diamo forma alle nostre esperienze, la cultura si riproduce nella vita concreta di ognuno e da ognuno e riformulata a innovata. La cultura socialmente condivisa, tuttavia in una societ esistono pi orientamenti culturali diversi e spesso in conflitto tra loro; unidea che essi riprendono da Gramsci (sono orientati politicamente a sinistra), in cui la cultura gode

di una certa autonomia ed intesa come il campo di lotta per legemonia fra le classi. Essi riprendono dalla Scuola di Chicago la predilezione per losservazione partecipante e in generale per la ricerca empirica. La loro idea che soprattutto la diffusione dei media e dei consumi (proposti dalla pubblicit) sia il mezzo con cui le classi dominanti impongo la loro egemonia, tendendo a distruggere le differenziazioni culturali e omogeneizzare gusti e orientamenti. Tuttavia essi criticano lidea che la societ sia composta da masse passive: come gi Giddens e Bourdieu, nonch Lazarsfeld, essi ritengono che la societ costituita da un pubblico attivo capace di interpretare autonomamente i messaggi dei media. In Codifica e decodifica (1980), Stuart Hall afferma che i messaggi proposti dai media sono interpretabili da ciascun soggetto in modo diverso: in senso critico, o travisandone i contenuti, o rifiutando il messaggio stesso, o non capendolo perch non si dispone degli adeguati strumenti culturali. Ci sono almeno tre modi di decodificare un messaggio: Decodifica egemonica: il destinatario intende il messaggio cos come lemittente intendeva presentarlo; Decodifica negoziata: il destinatario capisce il messaggio dellemittente ma ne cambia linterpretazione (es., un telegiornale perla di una manifestazione violenta e ne d un giudizio di condanna, io capisco ci che avvenuto e ne do un giudizio positivio); Decodifica aberrante: il destinatario interpreta ci che vede in maniera completante errata (es., un immigrato che non intende la lingua prende un telegiornale per un film). Da ci deriva che i media non sono onnipotenti, la loro influenza indebolita da variabili quali listruzione, il genere, let, la collocazione professionale del pubblico. I cultural studies si interessano anche alluso che si fa dei mezzi di comunicazione: luso che si fa del televisore in famiglia (guardandolo in determinati orari, lasciandolo acceso come sottofondo, trasformandolo in strumento di pratiche sociali come quando la famiglia si riunisce a guardare lo stesso programma). Luso dei media parte della nostra vita quotidiana, e i media stessi acquistano un senso che va al di l del messaggio che veicolano. In Televisione: tecnologia e forma culturale (1974), Raymond Williams propone il concetto di privatizzazione mobile. Grazie ai mezzi di comunicazione e di trasporto, luomo sempre pi autonomo, ma anche sempre pi mobile: senza muoversi di casa pu entrare in connessione con zone lontanissime tramite le televisione, e con lautomobile pu spostarsi a lunghe distanza. Televisore e automobile sono beni privati e usati dalla famiglia, ma grazie ad essi la famiglia pu muoversi virtualmente e fisicamente pi di quanto sia mai stata capace di fare prima di oggi.

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