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Storia contemporanea - Libro riassunto dettagliatamente

Storia contemporanea (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa)

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INTRODUZIONE ALLA STORIA CONTEMPORANEA

CAP. I : L’ETÀ CONTEMPORANEA: SPAZIO, TEMPO, ATMOSFERA

La nascita dell’era contemporanea si fa risalire alla Riv. Francese, ma molti


critici la segnano con il Congresso di Vienna (1815), evento che cercò di
annullare le spinte progressiste dei rivoluzionari.

E’ certamente questo un periodo in cui si veniva fuori da 15 anni di guerre


e nel quale si cercava di ricostruire Stati che sembravano sfaldati nei loro
organi rappresentativi e burocratici.

Dovevano migliorare le finanze, gli eserciti, i poteri giuridici e gli stessi


codici di legge.

Era il periodo in cui si costituivano i grandi centri urbani e Londra su tutti,


in cui cambiava la letteratura (Neoclassicismo e Romanticismo), in cui le
religioni davano più spazio alla dimensione individuale, in cui si pensava
anche alla casa come luogo da abbellire e fulcro della famiglia.

E’ evidente che questi cambiamenti vanno visti circoscritti ad alcune


nazioni europee e certamente non a tutto il mondo.

Forse la data migliore sarebbe il 1848 (II fase rivoluzionaria) inizio del
periodo in cui si viene a creare un nesso tra gli Stati; si vedono gli effetti di
un nuovo sviluppo economico; c’è una maggiore circolazione delle idee
politiche; si affacciano nel panorama storico anche paesi extra-europei
(Cina, USA, Giappone, Russia).

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La periodizzazione è il tentativo di organizzare il pensiero storico, cioè di


dargli una sequenza logica interna che ci permette di inquadrare
l’argomento e dargli delle chiavi interpretative.

Ci sono tre esempi di periodizzazione:

1- quella dello storico inglese Barraclough


2- quella dello storico americano Arno Mayer
3- quella dello storico inglese Eric Hobsbawn
Il I (Barraclogh) cercò lo spartiacque fra era moderna (che nel mondo
anglosassone si prolungava fino a dopo la I Guerra mondiale) e
contemporanea e propose di non prendere in considerazione un anno di
inizio, ma di considerare un lungo periodo di transizione, che doveva
andare dalle dimissioni di Bismarck (1890) al 1961, anno di inizio della
presidenza di Kennedy in USA.

Bismarck rappresentava il massimo esponente di una civiltà


conservatrice, mentre Kennedy diede l’avvio alla grande modernità ed al
cosiddetto Mondo globale (dove non esistevano frontiere politiche e
sociali).

Anche se il lavoro di Barraclough potrebbe sembrare originale, in effetti


ponendo delle date si è sottomesso anch’egli alle leggi della datazione ed
è stato soggetto a molte critiche.

Il II (Mayer) nel 1981 ha parlato di un “antico regime” che sarebbe durato


fino alla I Guerra Mondiale e che, quindi, non era terminato con la Riv.
Francese.

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I motivi erano diversi:

- la proprietà fondiaria fino ad allora non era ancora scomparsa;

- le vecchie aristocrazie contavano ancora moltissimo;

- gli stili di vita da imitare erano ancora quelli aristocratici.

Basta pensare che ancora allora chi aveva del denaro correva a comprare
un pezzo di terra o delle tenute agricole e, quindi, la radice del potere
economico era ancora la “terra”, ma questo voleva anche dire che chi
aveva il denaro acquistava la terra per sentirsi uguale ai vecchi nemici
sconfitti (i nobili proprietari terrieri).

Quindi, data spartiacque fu la I guerra mondiale, ma anche questa tesi fu


soggetta a critiche, perché in effetti chi era al potere era la borghesia
capitalista e non l’aristocrazia.

Il III (Hobsbawn) ha parlato, invece, di due secoli disuguali: un grande


‘800, che andava dall’Impero napoleonico alla fine della I guerra Mondiale
ed un piccolo ‘900, che andava dal 1918 al 1989, anno della caduta del
muro di Berlino e dei regimi comunisti.

Anche se questa tesi è stata considerata positiva dalla maggior parte degli
storici, anch’essa ha subito delle dure critiche.

Infatti, molti si sono chiesti se davvero con il 1989 fosse crollato il


Comunismo e poi perché proprio il Comunismo doveva essere
considerato rappresentante di un’intera epoca?

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Si può concludere che la periodizzazione non può essere mai assoluta e la


sua validità esiste solo se la mettiamo in rapporto ad un “quadro logico”,
che uno storico si pone e pone l’epoca da studiare.

L’età contemporanea si definisce individuando certe linee di sviluppo di


fenomeni non presenti in precedenza:

- il nuovo concetto di spazio: lo sviluppo dei mezzi tecnici a disposizione


dell’uomo e quello dei mass-media hanno allargato i confini dell’uomo e,
quindi, variato il concetto di spazio: ferrovie, automobili,aerei ecc. hanno
portato però anche inquinamento e stress ed i media hanno condotto alla
spettacolarizzazione dei problemi (o degli eventi).

Questo è evidenziabile, ad esempio, già con il successo delle insurrezioni


del 1848 (rispetto a quelle del 1830) dovuto alla diffusione tramite
stampa delle idee rivoluzionarie; e lo stesso è accaduto nel 1968 con i
movimenti studenteschi, mostrati in TV.

-La nuova dimensione sociale del singolo individuo: variando il concetto di


spazio è variata anche la dimensione sociale perché il singolo si è fatto
coinvolgere più da cose lontane che da quelle che gli accadono da vicino.

- L’urbanizzazione: è un altro cambiamento fondamentale (qui si intende


il rapporto dell’uomo con il territorio) dovuto alla costruzione di fabbriche
e grandi industrie nei pressi delle città. Questo come si sa ha provocato
uno spopolamento della campagna.

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- L’economia: subisce anch’essa una forte trasformazione e, di


conseguenza sono cambiati gli stili di vita (basta pensare al modo di fare
gli acquisti: dal piccolo bazar che conteneva di tutto ai grandi
ipermercati), la forza-lavoro (si è passati dall’artigiano al tecnico
specializzato o l’operaio che usa i macchinari nelle industrie e questo ha
condotto anche ad alienazione), i salari ed il rapporto fra economia stessa
e Stato.

Infatti, prima della seconda metà dell’800 c’era un’èlite che poteva
stabilire tutto, in seguito, si è affermata l’idea che il godimento di alcuni
diritti doveva riguardare la massa. Da qui il diritto di voto per tutti e la
nascita dei sindacati.

L’età contemporanea è considerata l’età delle ideologie.

le IDEOLOGIE sono forme di cultura che organizzano la vita delle persone


attraverso un sistema di valori; questo perché le società vanno capite e
governate e per fare questo c’è bisogno di cultura.

Prima dell’avvento delle ideologie, la scena culturale era dominata dalla


religione e dalla filosofia.

La religione cercava di far comprendere gli eventi ponendoli nel mistero


del rapporto fra uomo e divinità.

La filosofia spiegava il mondo attraverso l’uomo stesso , la sua razionalità


ed il suo porsi continue domande sull’esistenza.

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Quindi, se non tutti potevano essere religiosi, teoricamente tutti


potevano essere filosofi, ma non è stato così, perché la filosofia
necessitava comunque di cultura e, quindi, divenne élitaria.

Nell’800 nacquero le ideologie che si sostituirono:

- alla filosofia: dando una risposta razionale e concreta alle esigenze


delle persone;
- alla religione: chiedendo di credere anche ad un altro tipo di fede,
per lo più politica, esempi ne sono il fascismo o il comunismo.
Le ideologie possono essere inquadrate in una filosofia pratica, cioè in
una forma di pensiero che vuole comprendere il mondo, ma vuole
contemporaneamente organizzare la vita pratica degli uomini per
orientarne l’agire.

Con le novità sociali emergenti, l’uomo dell’età contemporanea è


disorientato e vuole risposte concrete, che le ideologie riescono a dare
ma la religione no.

Cambia così la RELIGIONE stessa. Scompare il senso del sacro e si inizia a


parlare di secolarizzazione della Chiesa, che dovette adattare il proprio
“linguaggio” a quello del nuovo secolo.

Per quanto riguarda la POLITICA: è evidente che con l’età contemporanea


si è dovuta organizzare in maniera differente, è variato il modo di
ottenere i consensi da parte del popolo che elegge i propri
rappresentanti. Tra il 1870 ed il 1918, tutti i sistemi elettorali si basarono

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sul suffragio universale, cioè sul diritto di voto per tutti, tranne che per le
donne che potevano votare solo negli USA ed in pochi altri Stati.

Solo nell’immediato I dopoguerra in Gran Bretagna ed in Germania si


aprirono le porte all’elettorato femminile (movimento delle suffragette);
in Italia ed in Francia questo avvenne solo nel II dopoguerra.

Accanto al problema della rappresentatività si era subito posto il


problema dei diritti fondamentali del cittadino, dei poteri dello Stato e del
modo di esercitare questo potere.

Bisognava redigere una “carta” che racchiudesse delle regole e così ci fu il


trionfo del costituzionalismo. Ma la fiducia nelle Costituzioni fu
sconfessata dalle ideologie socialiste che denunciarono il carattere
“apparente” della libertà individuale ad appannaggio dell’interesse di
piccoli gruppi o classi sociali.

Quindi, dall’ultimo decennio circa dell’800 in poi si è parlato sempre di


questione costituzionale, affermando che si parla di diritti uguali per gli
uomini, ma che in realtà ci sono troppe disparità sociali e culturali.

CAPITOLO II – LA SOCIETA’ DI MASSA

La Rivoluzione Francese sancendo i diritti fondamentali degli individui, il


principio d’uguaglianza e aprendo la strada al suffragio universale
contribuì al processo che portò alla moderna società di massa. La
Rivoluzione Industriale se da una parte incrementò la ricchezza fu anche
all’origine della nascita di un nuovo ceto medio il proletariato. La

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dimensione di massa assunta in politica portò alla nascita di


organizzazioni (i partiti), inoltre si favorirono nuove forme di
comunicazione.

Il concetto di massa dà l’idea di bassofondo comparsa come soggetto


sociale e politico ha generato fin dall’inizio timori nella classi dirigenti per
la paura della distruzione dell’antico regime. Fu il principio di uguaglianza
introdotto dall’illuminismo ad aver minato l’antico regime fondato
sull’idea di disuguaglianza.

L’uguaglianza dei diritti degli uomini diventava a sua volta uguaglianza


politica degli uomini, perché se tutti erano uguali allora non si poteva
giustificare la concessione dell’elettorato attivo (per una ristretta cerchia
di persone) e passivo per il restante.

Si dovette attendere il 1848 per vedere realizzato il principio


dell’universalità del suffragio sia pure solo maschile, ma esso fu realizzato
gradualmente si pensi che in Italia esso fu introdotto sostanzialmente nel
1912.

Le difficoltà incontrate nell’allargamento del suffragio vanno ricondotte al


timore dei conservatori per una presunta irrazionalità delle masse.

A partire dalla metà del 700 si avviò in Inghilterra uno sviluppo economico
che portò alla RIV.IND. ebbe inizio con l’invenzione di macchine che
semplificarono e aumentarono la produzione. Gli effetti sociali di questa
trasformazione economica e di queste invenzioni comportarono l’ingresso
nel cilco produttivo di donne/bambini. Le masse di lavoratori si

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concentrarono nei dintorni delle fabbriche, nacquero così le città


industriali e una nuova classe-ceto il PROLETARIATO(lavoratori delle
fabbriche). Il proletariato lavorava duramente e viveva in condizioni
pessime, ci furono così forme di protesta finalizzate al miglioramento
delle proprie condizioni di lavoro(lavoravano per ben 14 ore) e
all’aumento della retribuzione.

Sorsero inoltre i sindacati organizzazioni che fungevano da intermediari


nel rapporto tra datore e lavoratore.

La pratica del consumo inizialmente limitata alle classi superiori si fece


largo anche fra i ceti inferiori. Nacque così il grande magazzino che offriva
prodotti di ogni tipo consentendo al cliente di risparmiare grazie ai bassi
prezzi, l’aumento di produzione e la concorrenza rese indispensabile far
conoscere i propri prodotti attraverso la pubblicità aiutata dalla psicologia
sociale per catturare l’attenzione del consumatore.

Nel momento in cui l’orario lavorativo cominciò a ridursi emerse il


problema dei come l’operaio dovesse occupare il suo tempo libero. Il
primo luogo di ritrovo fu l’osteria, in seguito vennero creati i romanzi
d’appendice pubblicati a puntate, ciò comportò la nascita di grandi
aziende editoriali, nacque in seguito il cinema1896, la radio stesso anno,
la televisione.

Il consumo culturale di massa è stato oggetto di dibattito perché


costituiva la fine dell’arte e dell’espressione artistica.

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Il miglioramento alimentare-igenico-sanitario ha comportato


l’abbassamento della mortalità con il conseguente allungamento della
vita media. La società di oggi ha consentito ai giovani di poter scegliere
lavori diversi e più qualificati rispetto ai propri genitori. Si pensi che nel
800 alle donne era precluso l’accesso alle libere professioni e all’esercizio
del voto e che soltanto all’inizio del 900 nacquero le prime pubblicazioni
specifiche per donne/bambini.

Con l’avvento delle masse in politica segnato dai moti rivoluzionari che a
partire dal 1789 scossero l’Europa si modificarono il linguaggio della
politica e i suoi simboli(questi riassumevano i principi dei movimenti). In
passato la radio fu usata come veicolo di comunicazione politica ma la
fine del 900 ha visto la nascita di una nuova forma di comunicazione di
massa il WORLD WIDE WEB, il web rappresenta la libertà d’espressione e
un nuovo strumento di discussione/partecipazione politica.

CAPITOLO III GLOBALIZZAZIONE

L’contemporanea è caratterizzata da nuove potenze “cina”-“india”


mentre il vecchio continente europeo subisce i contraccolpi di una grave
crisi. La globalizzazione segnò i decenni successivi alla Riv.IND. poi un
lungo periodo di guerre mondiali e di crisi, ha indotto gli stati ad
accentuare il proprio ruolo in campo economico.

I decenni successivi alla seconda guerra mondiale sono stati caratterizza


da una forte ripresa fino alla crisi degli anni 70.

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La Riv.IND. aveva permesso di produrre elevate quantità di beni


attingendo da una nuova fonte di energia il carbone. Glie effetti positivi
erano visibili mentre quelli negativi furono percepibili più lentamente(tali
innovazioni avevano un costo ambientale elevato).

Essa non solo ebbe effetti nel campo produttivo ma anche sulla vita
sociale, vi fu l’inurbamento(campagnecittà) fenomeno migratorio
interno.

Gli economisti definiscono con il termine globalizzazione (1870-1913) la


circolazione oltre i confini nazionali di persone, beni, capitali, idee. Questa
globalizzazione fu resa possibile attraverso un sistema di regolazioni delle
monete chiamato GOLD STANDARD fatto iniziare nel 1717 in Gran
Bretagna quando ISAC NEWTON stabilì il cambio fisso dell’oro, si basava
sull’adesione di alcune regole(un paese non poteva stampare più carta
moneta dell’oro che possedeva ne avrebbe potuto liberamente importare
oro) quando si rispettavano queste regole si otteneva la stabilizzazione
economica. Ma il sistema non funzionò perché si basava sull’idea che la
quantità d’oro fosse sempre la stessa e invece ci fu la scoperta di nuove
miniere, e inoltre alcuni pesi non rispettarono le regole.

Tra il 1914 e 15 l’Europa perse la sua egemonia nel mondo, nello stesso
periodo emersero gli Stati Uniti che passarono da debitori a creditori
mentre l’Unione Sovietica si fece strada come potenza militare. Se
l’economia degli Stati Uniti crebbe anche durante le guerre essa subì un
rallentamento in conseguenza della grave crisi del 29.

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La prima guerra mondiale(1914-21) segnò una fase di arretratezza, la


globalizzazione si arrestò, il mercato non proliferò i danni dovuti alla
guerra furono ingenti, l’esportazioni si ridussero. Fu questo il momento in
cui gli Stati Uniti e Giappone cominciarono la conquista dei mercati, la
mappa agricola venne ridisegnata perché i territori europei divennero
campi di battaglia, quindi gli stati europei dovettero procurarsi altre
risorse, stamparono maggior moneta che portò all’aumento dei
prezziinflazione e il GOLD STANDARD venne sospeso. Alla fine della
guerra nella conferenza di Varsailles venne ridisegnata la mappa
dell’europa, venne smembrato l’impero asburgico. La germania ritenuta
responsabile dovette pagare ai paesi alleati (vincitori) un enorme cifra, la
situazione della germania ebbe ripercussioni anche sui paesi vicini,
neppure la Gran Bretagna si riprese, fu però a causa di un’errata
economia che aggravò la situazione.

Russia 1917 scoppiò una rivoluzione che portò a cambiamenti profondi in


quella che era una società agricola. Nazionalizzazione delle industri,
collettivizzazione delle terre, abolizione proprietà privata, eliminazione
del libero mercato.

Nel corso del 1929 in seguito alle notizie che la borsa americana stava
aumentando le vendite gli investitori americani spostarono i loro capitali
dai titoli di stato europei alla borsa di well street, non solo grandi capitali
ma anche molte persone investirono i loro risparmi. Il 24 ottobre fu il
giovedi nero il martedi successivo l’indice della borsa crollò, le banche
ritirarono i prestiti che avevano concesso ai cittadini innescando un

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circolo vizioso. Una delle cause fu determinata nella diminuzione di spesa


da parte dei consumatori cui seguì il rallentamento di produzione. Mentre
nei decenni precedenti si era attuato il libero mercato a partire dagli anni
30 si affermò la tendenza a incentivare il ruolo dello Stato in tutte le
attività economiche. Le politiche economiche dei paesi toccati dalla crisi si
risollevarono solo dopo la secondo guerra mondiale. La secondo guerra
mondiale comportò la perdita di 15milioni di persone, da un punto di
vista politico monetario segnò un passaggio importante perché gi accordi
di BRETTON WOODS del 1944 da quel momento non fu più l’oro il punto
di riferimento dei cambi ma il dollaro americano perché gli Stati Uniti
detenevano la maggior parte di riserve mondiali d’oro.

Nel 1947 gli Stati Uniti avviarono un programma di aiuti economici PIANO
MARSHALL tra i motivi vi era la necessità di mantenere il partner in grado
di acquistare i suoi prodotti ossia l’europa. Ma la ripresa fu possibile non
solo agli aiuti economici ma anche grazie alla capacità di gestire la
situazione, i lavoratori videro crescere i propri redditi, lo stato aiutò i vari
settori (sanità, istruzione ecc).

Il decennio 1970-80 rappresenta la fine della crescita e l’inizio di un


periodo di deindustrializzazione caratterizzato dal prevalere dei servizi più
deboli. Gli Stati Uniti furono segnati dalla crisi degli anni 70(aumentò
l’inflazione-bilancio in passivo).

Vi fu una crisi petrolifera che sconvolse i paesi occidentali e la crescita dei


paesi dell’europa orientale.

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Gli anni che vanno dal 1980 a 2008 sono segnati da una ripresa con un
nuovo processo di globalizzazione, aumento della velocità dei trasporti,
internet.

Nel 1992 si è dato vita all’Unione Europea , nel 2002 è entrata in


circolazione l’euro, i paesi più poveri si sono trovati in difficoltà nel
rispettare i parametri varati dall’unione. Nel 2008 vi è stata la crisi dei
mutui, essi sono stati concessi con troppa facilità.

I paesi più ricchi e potenti sono gli Stati Uniti, la Germania, la Gran
Bretagna mentre i paesi in difficoltà sono la Grecia, Portogallo, Italia e
Spagna.

CAPITOLO IV L’ETA’ DELLE IDEOLOGIE

L’ideologia è composta da elementi teorici, idee, valori e credenze.


Assume le caratteristiche di un sistema includendo al proprio interno
numerosi elementi che interagiscono tra loro, da un lato intende fornire
gli strumenti per comprendere la realtà, dall’altro intende fornire una
guida.

Essa nasce dalla convergenza di concetti/valori di più individui in tempi e


luoghi differenti. Le ideologie ispirano la costruzione di istituzioni, si
incarnano in personaggi/movimenti e sono analizzate dagli storici. Esse
debbono essere salvaguardate perché rappresentano il prodotto di una
lunga evoluzione storica.

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Una ideologia può ritenere che il mondo perfetto sia già esistito in un
tempo remoto e che poi sia stato corrotto da eventi successivi, in questa
caso essa intende tornare alla situazione positiva passata.

Oppure potrebbe puntare alla trasformazione del contesto.

Inoltre essa deve indicare quale sia il soggetto legittimato a detenere il


potere politico(tutti gli individui; un unico soggetto; una categoria
sociale), deve affrontare il rapporto tra Stato e società ovvero quanto il
primo possa e debba intervenire sul secondo.

L’IDEOLOGIA REAZIONARIA intende reagire a un evento che giudica


negativamente, punta a ripristinare una condizione simile a quelle che
esisteva prima del mutamento.

ANTIRIVOLUZIONARI ritengono che l’assetto politico/sociale debba essere


modellato sulla base dei principi che derivano dall’ordine naturale delle
cose, la rivoluzione appare una ribellione ai dettati di Dio. Il potere
politico spetta al re che deve anche egli rispettare tali principi.

Le strutture della società sono considerate più importanti del singolo


soggetto(famiglia,chiesa ecc), i singoli soggetti sono tenuti a conservare la
posizione sociale a loro assegnata alla nascita.

Il CONSERVATORISMO a differenza del reazionarismo non rifiuta il


mutamento ma accetta di interagire con esso, pure se intende rallentarlo
e limitarne i danni. I valori che un conservatore intende salvaguardare
sono: la struttura gerarchica della società(quindi egli è antiegualitario

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ritiene che le differenze tra gli uomini non possono essere eliminate e che
chi sta in alto abbia il dovere di guidare chi si trova in basso); l’ordine
sociale la piramide gerarchica non deve essere contestata, i diversi strati
che la compongono non devono entrare in contrapposizione ma
cooperare.

Il CONSERVATORISMO SOCIALE teorizza l’intervento pubblico al fine di


tutelare i meno abbienti con sussidi, assicurazioni, pensioni.

Cercarono di cancellare l’idea di lotta di classe, sono avversi ai principi


della democrazia: il potere politico spetta agli strati superiori della società
coloro che sono abituati a utilizzarlo è sbaglia per loro l’idea che chiunque
abbia il diritto di partecipare al governo di essa.

LIBERALISMO l’elemento centrale dell’ideologia è l’individualismo, la


tutela del singolo e la sua valorizzazione di fronte agli organismi collettivi,
non agisce in base a un piano razionale nel quale è designato un mondo
perfetto, né ritiene che sarà mai possibile, ma ha fiducia in un processo di
miglioramento graduale.

La libertà dell’individuo deve essere difesa dal potere pubblico, essi però
ritengono che lo Stato debba esistere perché deve intervenire quando la
libertà del soggetto è vincolata dal potere sociale oppure da altri
individui, lo Stato in questo caso ha il dovere di intervenire.

La libertà economica è difesa in virtù della convinzione che essa sia lo


strumento più efficace per promuovere il benessere collettivo.

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L’esistenza d’istituzioni rappresentative premette ai cittadini di ostacolare


i provvedimenti lesivi alla loro libertà.

I liberali ritenevano che tale potere dovesse essere affidato a chi dava
garanzia di saperlo usare, i criteri utilizzati per identificare i soggetti
erano: proprietà e istruzione.

RADICALISMO estremo sostenitore dei diritti degli individui, della


limitazione del potere dello Stato e della libertà economica si è opposto
alle istituzioni non rappresentative, desiderando che quelle
rappresentative si avvicinassero al popolo.

Il liberalismo ammette un solo tipo di uguaglianza FORMALE (tutti devono


essere uguali di fronte alla legge).

Quanto alle diseguaglianze esistenti nella società ritiene che esse siano
inevitabili, spesso giustificate dal merito individuale, oltre che utile a
promuovere la competizione e quindi lo sviluppo della società.

Il liberalismo è considerato l’ideologia della globalizzazione.

NEORADICALI(salvaguardano i diritti delle minoranze).

SOCIALISMO uguaglianza/fraternità. Massima priorità viene data al corpo


sociale il quale dovrà essere omogeneo e i singoli dovranno collaborare
tra di loro. Sul piano politico afferma la partecipazione di tutti alla
gestione del potere politico, sul piano economico l’abolizione della
proprietà privata con conseguente eliminazione dell’egoismo.

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KARL MARX-ENGELS dittature del proletariatosocietà senza classi


priva di proprietà privata/sfruttamento e disuguaglianza.

LENINISMO l’unica via praticabile per la realizzazione di una società senza


classi era la rivoluzione. Partito comunista partito di pochi, rigidamente
disciplinato.

CAP V LA TRASFORMAZIONE DELLA POLITICA E LE COSTITUZIONI

Elemento caratterizzante l’evoluzione costituzionale nell’ordine politico


occidentale è il modello inglese, un sistema che assicurava alla nazione
stabilità e progresso. Il continente guardava ad esso con ammirazione,
nella convinzione che l’esportazione della sua formula avrebbe garantito
crescita e sviluppo. In origine il re era il titolare del potere esecutivo ma la
prassi portò la corona a proporsi come potere di controllo/garanzia.

Il potere legislativo era detenuto da 2 camere: quella elettiva(comuni);


ereditaria(lord) parte nobile che aveva il compito di preservare le
tradizioni.

I 2 partiti storici erano il WHIG e il TORY. Il primo ministro era il leader del
partito vittorioso alle elezioni mentre il leader del partito soccombente
diveniva il capo dell’opposizione. Il governo aveva bisogno della fiducia
della camera dei comuni. Il legame tra legislativo ed esecutivo era ancora
più stretto dalla possibilità del primo ministro di decretare lo scioglimento
della camera dei comuni.

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Il modello inglese ispirò gli Stati Uniti, diedero vita a un sistema


presidenziale con un presidente della repubblica eletto a suffragio
universale, un sostituto del re d’Inghilterra. I potere esecutivi e legislativi
erano divisi, grande importanza aveva la CORTESUPREMA FEDERALE
guardino del rispetto dei limiti dei poteri.

Il modello inglese caratterizzò la maggior parte delle monarchie europee.

La Francia dopo aver cacciato la famiglia dei Borboni salì sul trono Luigi
Filippo D’Orleans però assunse un volto oligarchico e corrotto che
condusse all’esplosione di una rivoluzione 1848 che portò alla nascita
della seconda repubblica. Regime presidenziale che prevedeva l’elezione
del presidente a suffragio universale, ma un colpo di stato mise fine ad
essa e un plebiscito ratificò la restaurazione dell’impero.

La terza repubblica fu un compromesso tra monarchici e repubblicani in


quanto i primi potevano contare sulla maggioranza ma non avevano chi
proporre al paese mentre i secondi si trovavano in vantaggio sul terreno
della proposta politica, la crisi venne risolta adattando lo schema della
monarchia costituzionale inglese. Però la Francia rinunciava a darsi una
costituzione programmata che prevedesse precise finalità, il sistema
politico sarebbe stato bicamerale, esecutivo ed legislativo erano uniti dal
rapporto di fiducia, al presidente della repubblica era attribuito il potere
di sciogliere la camera bassa ciò allontanava le speranze di una repubblica
costituita sulla centralità parlamentare.

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L’affievolirsi dell’attrattiva verso il modello inglese va ricercata nella


politica interna della Gran Bretagna dove si allargò il suffragio e vi fu la
nascita del partito politico extraparlamentare, accusato di essere fonte di
corruzione, ben presto il partito divenne protagonista nella politica
inglese, molti temevano l’emergere di un nuovo ceto che avrebbe
stravolto il sistema parlamentare ma ciò non avvenne.

L’Italia si allontanò dall’Inghilterra perché essa si basava sul collegio


uninominale a doppio turno (anziché a turno unico) e per la negazione del
bipartismo tipico del modello inglese.

Gli anni 70 del 800 furono segnati dall’impero tedesco conseguenza della
vittoria Prussiana nei confronti della Francia. Bismack salito al potere nel
1862 intraprese una politica aggressiva, il sistema si configurava come
una monarchia militare, la struttura bicamerale (camera bassa) e (camera
alta), il punto di riferimento e il centro di ogni decisione restava
l’imperatore. Vi era inoltre il cancelliere capo dell’esecutivo responsabile
solo di fronte all’imperatore.

La prima guerra mondiale fu la levatrice della rivoluzione bolscevica del


17, protagonista dell’avvento del comunismo fu un partito nuovo non più
di massa bensì con selezionati rivoluzionari che avevano il compito di
causare una rottura. L’esportazione di questo partito fuori dalla Russia
sarebbe stata il mezzo per diffondere la rivoluzione bolscevica con
l’intento di creare un sistema comunista su scala mondiale, inoltre per

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annientare tutte le posizioni contrastanti veniva negata la


rappresentanza.

1 rivoluzione tedesca  2 impero Guglielmo  3 repubblica di Weimar il


suffragio venne allargato alle donne al di sopra del 20 anno di età, il
governo presieduto dal cancelliere non più sovraordinato rispetto ai
ministri, alla testa dello stato il presidente della repubblica, questo
sistema non fu in grado di evitare che Hitler salisse al potere.

L’era delle tirannie (comunismo sovietico- fascismo italiano- nazismo


tedesco). L’idealtipo totalitario può essere un sistema in grado di
garantire una forza organizzata, una pianificazione economica.

Differenze regime totalitario e autoritario, il primo in campo economico


ricerca l’abolizione del mercato mentre il secondo si disinteressa in
campo politico in quanto deve essere monopartito condizione
indispensabile affinché siano conseguibili gli obiettivi, un’altra
caratteristica è che le leggi sono stabilite e modificate secondo la loro
volontà.

Unione Sovietica costituzione 1936 SOVIET, PRESIDIUM, CONSIGLIO DEI


COMMISSARI DEL POPOLO. SOVIET(prevedeva 2 camere);
PRESIDIUM(organo composto da 1presidente, 14 vicepresidenti, 20
membri), CONSIGLIO DEI COMMISSARI DEL POPOLO(aveva il compito di
tradurre in pratica le decisioni dei soviet e del presidium).

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Germania Hitler salì al potere nel 1933 il regime assunse i tratti di una
dittatura, il 14 luglio il Partito Nazionale Fascista fu proclamato partito
unico.

Mussolini salì al potere nel 1922, nel 1926 fu proclamata la decadenza dei
parlamentari e dei partiti fu questa la premessa per la nascita del partito
unico.

CAP VI RELIGIONI ED Età CONTEMPORANEA

Con l’incidere della modernità le religioni dovettero far fronte ad una


serie di sfide, cambiamenti economici/politici.

Con il concetto di secolarizzazione si indica un processo di


ridimensionamento della sfera religiosa a vantaggio di quella profana,
descrive il processo connesso alla diffusione della modernità in cui il ruolo
delle chiese viene eroso.

La modernità è l’esito di un processo connesso alla nascita del capitalismo


industriale che a sua volta ha inciso sui processi di inurbamento, massicci
flussi migratori cambiarono le città europee/americane contribuendo alla
nascita delle società multi-religiose.

Inoltre i risultati della scienza moderna si posero in contrapposizione con


le certezze religiose.

La modernità contribuì alla diffusione dello stato liberale all’interno di


esso si diffonde la teoria della tolleranza religiosa, nel corso del 600 si
manifestarono i primi conflitti tra religione e scienza.

La religione è un sistema che per essere tale deve comporsi di un gruppo,


di un numero di credenti/riti, attraverso i quali il gruppo si tiene in
contatto.

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I sistemi religiosi ebbero differenti reazioni all’avvento della modernità: il


protestantesimo(lutero,zwingli,calvino) mostrarono un atteggiamento
aperto nei confronti delle scoperte scientifiche, mostrò una grande
apertura nei confronti della critica biblica.

Religione della modernità per prima riconobbe il principio di libertà di


coscienza, la separazione tra stato e chiesa, interesse e apertura nei
confronti delle altre religioni.

È sulla questione relativa alle scoperte scientifiche che il protestantesimo


manifestò il suo rifiuto dando vita al FONDAMENTALISMO RELIGIOSO
(reazione alla modernità, recupero dei principi fondamentali).

Il cattolicesimo ebbe un rapporto più conflittuale con la società moderna,


alcuni storici hanno individuato questo conflitto nella rivoluzione francese
e nei suoi orientamenti anti-clericali che sfociarono nello scontro violento
con la chiesa cattolica. Ma il concilio di vaticano II negli anni 70 del XX
secolo avviò una visone positiva nei confronti della modernità.

L’ortodossia (cristianesimo ortodosso) si caratterizzò per la sua riluttanza


a recepire gli elementi della cultura moderna.

L’ebraismo fu in grado di confrontarsi con la modernità, accoglie i metodi


e i risultati delle scienze moderne, la critica biblica, adottò la lingua
tedesca, abolì i riti e credenze frutto di una lunga storia.

Il conflitto dell’ebraismo riformato contribuì a creare un ebraismo


ortodosso che non accettò di eliminare l’ebraico come lingua liturgica
non tenne il rispetto dei riti che contribuivano a mantenere l’identità
ebraica.

L’islam e l’induismo subirono l’esperienza del dominio coloniale, l’islam


più di ogni altra religione sembra aver reagito con drammaticità alla
modernità, la spiegazione va individuata nell’impatto che il dominio
coloniale ha causato al mondo islamico.

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L’induismo sostenitore di una concezione tollerante promosse il


confronto con le religioni diverse.

CAPITOLO VII

LE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Par. 1 – La <<società internazionale>> europea e le grandi potenze

Le grandi rivoluzioni economiche, ideologiche e politiche che


contrassegnarono l’ingresso nell’epoca contemporanea non ebbero una
manifestazione parallela nelle relazioni internazionali.

Come si sa, nell’800 i Europa si erano stabilizzati gli stati moderni (venuti
fuori da un processo iniziato nel ‘600) nei quali i principi erano autonomi
nel proprio territorio e cercavano di mantenere in vita, comunque, una
sorta di comunità tra gli stati stessi.

Burke, a proposito di questo, affermava che nel ‘700 c’era una


<<repubblica diplomatica d’Europa>> che portò allo sviluppo di un
insieme di regole di relazione (il diritto internazionale), di mezzi di
comunicazione e di scambio (la diplomazia), che configurò lentamente
una vera e propria <<società internazionale>> di stasi in Europa.

Bisogna notare che all’interno di quest’ordine vi era anche lo ius belli = il


diritto di fare la guerra, cioè il ricorso allo strumento militare per
salvaguardare i territori da eventuali invasioni.

Le diversità fra gli stati, comunque, c’erano ed erano determinate anche


dal desiderio dei principi che, concependo lo stato come proprietà
personale (patrimonialismo), finanziavano gli imprenditori ed i viaggi nei
vari continenti (mercantilismo).

Così all’inizio dell’800 venne formalizzato il concetto di grande potenza e


5 erano gli stati che avevano quest’appellativo: Francia, Impero asburgico,

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Inghilterra, Russia e Prussica, fra le quali esisteva una sorta di equilibrio


(bilance of power).

Par. 2 – L’età delle rivoluzioni e l’avvio dell’età contemporanea

Questo sistema fu scosso dalle 2 grandi rivoluzioni di fine ‘700, ma il


termine di potere non cambiò molto. Ma in termini di cultura del sistema
i cambiamenti furono forti; per es.: in Francia cambiò il concetto di
nazione, che da “comunanza di nascita di un gruppo sociale su un
territorio” diventò “popolo che è soggetto politico unitario ed
organizzato, di fronte al potere del sovrano”.

La Francia diventò con la rivoluzione prima e Napoleone poi, la Grande


Nation e solo Gran Bretagna e Russia furono capaci di affiancarla nel ruolo
di grande potenza.

Ma fu proprio l’incontentabilità di Napoleone che portò alla formazione di


una Coalizione europea antinapoleonica (1813) che s’impegnò a riportare
la Francia nei vecchi territori e dichiarò di voler cooperare per 20 anni per
controllare la pace europea (Trattato di Chaumont – 1814).

Par. 3 – L’ordine di Vienna ed il <<concerto europeo>>

Nel 1815 fu convocato a Vienna un grande congresso europeo che


avrebbe dovuto ri-sistemare l’Europa dopo la rivoluzione e dopo
Napoleone.

Si parlò subito di legittimismo: l’Europa era una comunità basata sul


diritto, in cui i governi validi erano quelli sanzionati dalla tradizione, dalla
legge e dalla religione (assolutismo monarchico).

Fu rivista la carta d’Europa e ri-divisa fra le potenze:

- l’Impero asburgico ottenne l’Italia e la Germania;

- l’Inghilterra ebbe confermato il predominio extra-europeo;

- la Russia si spinse verso il centro Europa ed ottenne la Polonia;

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- la Prussica ottenne tutti i territori sul fiume Reno;

- la Francia rimase con i territori prima dell’avvento di Napoleone.

Sempre al Congresso, lo zar Alessandro I propose una Santa Alleanza dei


sovrani cristiani europei, che impegnava i firmatari a darsi reciproco
sostegno nel nome di <<giustizia, amore e pace>>.

Un altro tipo di cooperazione è quello del concerto europeo da parte


inglese, che funzionò per circa 40 anni dal 1815.

Iniziò con diverse riunioni al vertice tra gli esponenti delle grandi potenze
(diplomaci by conference) e le regole stabilivano che nessun problema
europeo dovesse ricevere soluzioni “europee”; nel senso che ogni
potenza prima di intervenire in situazioni non sue doveva consultare i
paesi interessati al concerto.

Quindi, nessuno aveva diritto a modificare lo status quo creatosi con il


Congresso di Vienna.

Ma a partire dal 1820 molte furono le rivolte costituzionali e liberali verso


le quali ci furono due posizioni:

1) Metternich richiedeva subito l’intervento militare;

2) L’Inghilterra non intendeva sostenere tutti quei troni vacillanti, ma


voleva intervenire solo in questioni territoriali (= cioè se qualcuno
voleva spostare i territori stabiliti dal Congresso di Vienna).

Anche gli USA con la famosa “dottrina di Monroe” (1823) dichiarando la


diversità fra mondo europeo e mondo americano, si distaccò dal contesto
europeo.

In Grecia ci fu, in questo periodo, da risolvere la cosiddetta questione


d’Oriente: l’impero ottomano (turco) perdeva la sua egemonia nei
Balcani, che rimanevano frammentati in nazioni piccole ed isolate (fra

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queste la Grecia) e su questi stati sia la Russia che la Gran Bretagna


volevano mettere le mani.

Ma il concerto europeo prese delle decisioni importanti fra il 1829-40, fra


cui l’indipendenza della Grecia.

Par. 4 – I nuovi movimenti nazionali e la <<Pax Britannica>>

Dopo queste vicende , la diplomazia delle conferenza non funzionò più e


le crisi successive (per es.: le rivolte del ’30 –’31) furono risolte con i
criteri di compromessi fra le grandi nazioni.

In questo periodo erano sorti dei movimenti che si ispiravano al


<<principio di nazionalità>> e che richiedevano l’indipendenza nazionale
a livello politico.

Ma anche a livello economico, grazie al modello liberale inglese ed alle


idee dell’utilitarismo, si creò un’opposizione con i sovrani al potere.

Si ebbe così la nascita di una nuova egemonia mondiale sul motto della
Pax Britannica, con lo sviluppo di nuovi mercati e nuovi territori, con al
centro l’Inghilterra e Londra, che regolavano gli scambi internazionali,
basati sul liberalismo economico.

Par. 5 – La crisi del concerto europeo: l’unità italiana e quella tedesca

Gli anni ’30 videro, in Europa, il crearsi di due fronti:

- le corti reazionarie: Vienna, Berlino, San Pietroburgo;

- l’Europa occidentale “liberale”: cooperazione tra Parigi e Londra

Si indeboliva così il concerto europeo e la crisi sfociò nelle rivolte del


1848, votate principalmente alle cause della libertà nazionale.

Si iniziò con la Rivoluzione parigina che instaurò la II repubblica, poi iniziò


la crisi dell’impero asburgico, che pose la questione dell’unificazione
italiana e tedesca.

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Tutte le rivolte furono sedate ma ormai il sistema internazionale di


Vienna era allo sbando e bastò un momento particolare: la guerra di
Crimea (1853-56) a spazzare via tutto.

Questa guerra per il potere sui balcani portò alla rottura del legame fra
Austria e Russia (grazie a grandi uomini politici come Bismarck e Cavour)
all’indipendenza.

Con la guerra d’Austria del 1866, gli Asburgo furono fatti fuori dagli affari
tedeschi e Bismarck aveva ottenuto ciò che voleva, poter gestire la nuova
egemonia della Germania.

Par. 6 – Stato e Nazione nell’epoca degli imperialismi

Nella seconda metà dell’800, lo Stato era entrato sempre più a far parte
delle trame della vita sociale e questo necessitava di una legittimazione
da parte del popolo (accettazione).

Tale legittimazione poteva venire solo se si sfruttava la forza dell’appello


nazionale (ufficial-nazionalismo).

Questa nazionalizzazione delle masse fu possibile grazie all’allargamento


del suffragio ed alla mobilitazione politica dei ceti piccolo-borghesi e
popolari.

Ma tutto questo portò anche ad un distacco dal liberalismo ed alla nascita


dell’età dell’imperialismo, basata sulla centralità della conquista coloniale
europea di territori extra-europei (l’Africa fu tutta spartita).

Bisognava allargare i confini commerciali per trovare materie prime, per


favorire il commercio estero ed accrescere potere sulla concorrenza
commerciale di altre nazioni.

Nasce in questo periodo anche il protezionismo, cioè cercare di produrre


e consumare le merci all’interno della propria nazione, senza acquistare
dall’estero.

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Ma le rivalità crescevano e si viveva con la paura di una guerra


imminente, paura che veniva combattuta con uno stile di vita molto
libero, che è quello della Belle Epoque.

Si facevano anche accordi segreti fra le nazioni, ne sono l’esempio:


l’Alleanza franco-russa del 1891-94 che doveva servire a contrastare il
potere di Germania ed Inghilterra (bipolarismo).

Alla morte di Bismarck la Germania voleva ingrandire il suo impero a


spese della Gran Bretagna (Weltpolitik = politica mondiale) e così
quest’ultima cercò alleanze con la Francia (Entente Cordiale) e con la
Russia.

Inoltre, altre grandi potenze, come USA, Giappone e Cina si stavano


affacciando sul panorama economico mondiale.

Par. 7 – La I Guerra Mondiale

La I Guerra Mondiale scoppiò, come si sa, per un problema austro-serbo


ed un gioco di alleanze che non potettero negare il loro appoggio. Da
europea divenne mondiale perché l’America poco tollerava il forte
militarismo tedesco. La Russia lasciò la guerra a causa della Rivoluzione
scoppiata contro lo zar e la Germania capitolò perché non riuscì a reggere
contro gli USA.

Si dovette, a questo punto, costruire una pace che doveva essere


duratura e non basata sulle alleanze precedenti.

Così, il presidente americano Wilson creò il principio dell’associazione


delle forze: community of power basato sulla Società delle Nazioni
(SDN), che nacque a Parigi nel 1919.

Era un’associazione di stati sovrani che si accordavano di limitare le


proprie sovranità: avrebbe potuto intervenire nelle crisi internazionali con
sanzioni politiche ed economiche.

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In effetti, poi l’associazione si risolse fra 4 nazioni: USA, Gran Bretagna,


Francia ed Italia.

La Germania era uscita dalla guerra lacerata e sconfitta, ma


demograficamente ed economicamente ancora forte, dovette subire
pesanti spese per le <<riparazioni>> dei danni di guerra.

Ciò creò le premesse per un forte risentimento tedesco.

Francia e Gran Bretagna approfittarono della crisi dell’impero ottomano


nei Balcani (vedi capitolo precedente).

L’Italia era impegnata a ristabilire le proprie frontiere (= questione


adriatica).

Per tutti questi motivi il Trattato dell’SDN non fu mai ratificato e così in
Europa non si ebbe un forte punto di riferimento.

Par. 8 – L’Europa verso la catastrofe

Intorno al 1925 sembrava che, lentamente, l’Europa si fosse avviata verso


una stabilità sociale ed economica. Ma si erano introdotte nel sistema
delle innovazioni:

- il totalitarismo russo;

- il fascismo italiano

E questo contribuì allo sfacelo quando sopraggiunse la crisi del 1929 (Wall
Street Crash); questa era nata come fenomeno di inceppamento della
macchina produttiva e finanziaria americana e si tradusse in una forte
depressione produttiva europea ed extra-europea.

Le economie dei vari paesi si chiusero e si aprirono le porte a forti


nazionalismi con il sistema economico del protezionismo.

In Germania questo causò il crollo della Repubblica di Weimar e la salita al


potere di Hitler.

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La Gran Bretagna cercò di limitare gli eventuali danni di Hitler con l’idea
dell’appeasement: una politica che intendeva pacificare il dittatore
tedesco accettando le sue mosse e raggiungendo compromessi politici
per stemperare la sua aggressività.

L’aggressione italiana all’Etiopia nel 1935 peggiorò il quadro delle


relazioni europee e Mussolini,non accettato dalle altre nazioni, si legò ad
Hitler e nel 1936 iniziò il cosiddetto asse Roma-Berlino.

Altro focolaio di crisi fu la Spagna con l’instaurazione del regime di Franco


(guerra civile 1936-39).

Par 9 – La II Guerra Mondiale ed il nuovo bipolarismo  ANDATE A


VEDERLO SUL LIBRO

Par. 10 – Guerra fredda e stabilizzazione dei blocchi

Alla fine della guerra si delineava il bipolarismo di due superpotenze


extraeuropee: USA ed Unione Sovietica.

La Germania fu divisa in 4 zone d’occupazione militari e nel 1947 fu


proclamata dagli USA la dottrina Truman (manifesto ideologico anti-
comunista) e fu approvato il Piano Marshall = progetto di ricostruzione
europea con l’aiuto degli USA.

La Germania fu, infine, divisa fra Est ed Ovest e questa divisione vide la
nascita della Guerra Fredda = uno scontro ideologico fra USA ed URSS che
rasentò la III Guerra Mondiale, ma che fu evitato grazie all’equilibrio del
terrore (paura delle armi nucleari).

Infatti, i paesi alleati avevano “occupato” la Germania dell’ovest, mentre i


russi quella dell’est e la città di Berlino era stata divisa in due da un muro.

Fu fatta un’alleanza atlantica nel 1949 che doveva giovare all’America per
acquistare la leadership mondiale.

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Inoltre, l’America accettò che per giungere alla meta di un’economia


mondiale aperta, gli stati nazionali governassero prudentemente la
propria integrazione ed apertura.

Nel 1950, a partire dal piano Schuman finalizzato a controllare la ripresa


produttiva e poi quella militare tedesca, nacque la prima comunità
europea a sei la CECA.

Il blocco sovietico era più circoscritto geograficamente ed incuteva paura


per il suo volto brutale, legato alla figura di Stalin ed alle sue voglie di
espansione.

Per quanto riguarda i paesi extraeuropei, molti iniziarono a chiedere


l’indipendenza ed a decolonizzarsi e come frutto della decolonizzazione,
apparvero sulla scena mondiale nuovi interlocutori.

Intorno al 1955 iniziò la cosiddetta distensione e questo cammino


incontrò molte difficoltà, tra cui la crisi di Cuba (che ci fu quando Fidel
Castro con un colpo di stato prese il potere e si schierò dalla parte della
Russia) e la guerra nel Vietnam.

Par. 11 – L’indebolimento progressivo e la fine del bipolarismo.

Il bipolarismo iniziò a terminare quando le due superpotenze


cominciarono a mostrare i loro limiti:

- l’URSS quando iniziò il suo confronto economico e sociale con la


Cina e dovette superare le fasi di sviluppo economico basate
sull’industria pesante (siderurgia e meccanica);

- gli USA quando ebbero difficoltà finanziarie e si videro superati dalle


economie europee e giapponese. Nel 1971 ci fu la crisi del dollaro
che cessò di essere la prima moneta di cambio.

Tutte queste situazioni portarono ad un dialogo sul controllo degli


armamenti nucleari.

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La distensione però, non fu solo fra USA ed URSS perché le potenze


europee la utilizzarono per trovare forme di convivenza e cooperazione
nuove.

Ne è l’esempio l’ostpolitik dei governi tedeschi:

1) nel 1966 quando vennero firmati 2 trattati di non aggressione della


Germania occidentale con l’Unione Sovietica e con la Polonia;

2) nel 1975 quando ci fu la Conferenza sulla sicurezza e la


cooperazione in Europa (CSCE) ad Helsinki.

Gli USA, dopo le difficoltà dei primi anni ’70, iniziò a riprendersi la
posizione di leadership:

- normalizzando i rapporti con la Cina;

- riducendo i costi dell’apparato militare

Cosa che non riuscì a fare l’Unione Sovietica.

Tra il 1974 ed il 1979 i paesi del Terzo Mondo ed in particolare i paesi


esportatori di petrolio si avvidero delle loro possibilità.

I primi anni ’80 videro una battuta d’arresto della distensione globale e la
crisi più grave fu suscitata dal dispiegamento della Russia europea di
nuovi missili nucleari e dall’invasione dell’Afghanistan (1979), sempre da
parte dell’Unione Sovietica.

Ma questa fase terminò con la salita al potere di Gorbacev, che applicò il


sistema della Perestrojka 8ristrutturazione) e Glasnot (trasparenza) per
riformare l’URSS ed abbandonare le velleità imperiali precedenti.

Terminò così, definitivamente, la Guerra Fredda, ma rimase in questo


modo un’unica superpotenza politico-militare, cioè gli USA e questo lo si è
visto in varie occasioni:

- guerra del golfo;

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- intervento nella crisi della ex-Jugoslavia

- operazioni militari in Iraq ed Afghanistan.

CAP VIII I MOVIMENTI DELLE DONNE

Il 900 è stato definito il secolo delle donne, nel XX secolo sono giunti a
conclusione quei processi avviati nel 700, attraverso i quali le donne
hanno conquistato i diritti di cittadinanza, diritti politici, sociali, civili e
hanno affermato la loro soggettività nella sfera pubblica e privata.

Secondo il pensiero greco la donna non era in grado di sviluppare un


ordine morale di costituirsi come soggetto, il suo ruolo era legato alla
sfera familiare, alla procreazione e cura della famiglia. Esse erano
soggette all’autorità del padre/marito.

Fin dall’inizio i movimenti delle donne si sono mossi su due lati: la


rivendicazione dell’uguaglianza e la richiesta di accesso ai diritti universali.

Nel 1890 nacque la National American Woman Suffrage Association che


avviò una forte campagna di mobilitazione e tale circolazione delle idee
femministe fu favorita dallo sviluppo dei primi giornali femminili. Tale
associazione legittimava le donne non solo come mogli/madri ma anche
come cittadini.

L’accesso all’istruzione superiore fu elemento importante della battaglia,


alle donne era vietato l’accesso alle università.

Inoltre lottarono per il riconoscimento della maternità, per il


miglioramento delle condizioni di vita delle donne lavoratrici.

In Italia nel 1910 fu istituita la cassa di maternità.

Nel 1949 la scrittrice BEAUVOIR pubblicò nella cosiddetta seconda ondata


il volume IL SECONDO SESSO, affermando che la prima condizione per il
processo di liberazione della donna era costituita dall’evoluzione della sua
condizione economica/politica e sociale.

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Il movimento femminista ebbe come obiettivo anche la liberazione della


donna dal potere patriarcale.

Inoltre negli Stati Uniti le femministe afroamericane misero in evidenza la


loro doppia oppressione come donne e come nere.

Molte e importanti sono state le conquiste raggiunte leggi per la parità


salariale, contro la discriminazione, la violenza, le leggi di legalizzazione
dell’aborto.

CAP IX MASS MEDIA

Tra il XVI e VIII secolo vi erano grandi problemi per trasmettere


comunicazioni/informazioni, fu solo nel 1840 che nacqui il telegrafo
elettrico e l’uomo entrò così nel villaggio globale.

Negli anni 50 del 800 ci fu la diffusione della stampa, questa subì una
trasformazione dovuta all’innalzamento dell’istruzione e quindi alla
diminuzione dell’analfabetismo, lo stile giornalistico diventò più
leggero/vivace. Gli imprenditori compresero di ridurre i costi di
produzione del giornale.

La prima guerra mondiale conferì ai mass media-stampa una prima


dignità. Altro strumento di comunicazione apparso durante la guerra fu i
cinegiornali settimanali.

Il primo mezzo di trasmissione a distanza dei suoni è stato il telefono, agli


inizi del 900 al telefono si affiancò la radio, nacque come sistema che
inviava messaggi in codice morse, in seguito negli anni 30 diventò mezzo
di massa.

Il potere politico si rese conto della straordinarietà di questo mezzo, essa


era vista come incentivo alla democrazia, informare-trattenere e educare
era la missione. Tuttavia il limite della radio era l’assenza di immagini.

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Dal 1947 al 1954 la televisione conquistò le abitazioni americane,


affermandosi progressivamente in tutti i paesi come importante
strumento politico/sociale.

Anche il web di recente ha acquisito legittimazione nel panorama


comunicativo: i media hanno dato ampia visibilità a filmati amatoriali,
blog e social network dando modo a una democrazia partecipativa.

CAP X L’ AMBIENTE

Il problema del rapporto tra l’uomo e l’ambiente è diventato centrale


dopo la Rivoluzione industriale quando l’uomo ha aumentato la capacità
di modificare il proprio habitat. Il termine ECOLOGIA parola coniata nel
1886 utilizzata per indicare la branca della scienza che studia l’interazione
tra esseri viventi e ambiente, è diventato un termine familiare.

L’uomo ha interagito sempre con l’ambiente circostante utilizzandone le


risorse, prima della rivoluzione si pensava che tutto fosse equilibrato ma
in realtà i problemi sorgono sin dall’inizio della storia. Bisogna pensare
che la stessa agricoltura ha sempre avuto un impatto sull’ambiente, essa
impoverisce i terreni, ma un importante innovazione fu rappresentata
dall’introduzione di piante che rilasciano nel terreno sostanze fertilizzanti.

L’espansione demografica, la necessità di espandere le coltivazioni e le


pratiche di deforestazione hanno comportato conseguenze disastrose.

La superficie boschiva dei paesi europei negli ultimi anni è tornata ad


aumentare grazie a politiche di riforestazione.

La rivoluzione industriale portò con sé elevati tassi d’inquinamento


dovuto all’uso del carbone che produceva fumi tossici che ricadevano
sotto forma di pioggia acida. L’inurbamento aveva portato inoltre il
sovraffollamento dei quartieri vicini alle fabbriche e l’assenza di fogne
comportava dei pericoli sanitari. È innegabile che lo sviluppo dell’industria
ha prodotto un ampliamento del benessere ma al tempo stesso ha

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causato danni significativi. Rispetto agli anni 60/70 possiamo ritenere che
l’inquinamento nel mondo occidentale sia minore grazie a politiche di
controllo, miglioramenti tecnologici, politiche di delocalizzazione in altri
paesi.

La popolazione mondiale negli ultimi due secoli è cresciuta, ciò è dovuto


all’abbattimento della mortalità infantile e al miglioramento del tenore di
vita. Paesi come la Cina hanno utilizzato in passato politiche di
pianificazione familiare mentre nell’area occidentale vi è tale problema
anzi il tasso di natalità risulta basso e vi è un progressivo invecchiamento
della popolazione. L’800 fu il secolo del CARBONE, il 900 del PETROLIO
mentre incerto sarà la risorsa energetica del XXI secolo, la fusione
nucleare appare lontana e le energie rinnovabili sono promettenti ma
ancora incapaci di sostituirsi al petrolio.

Negli ultimi anni si è inserito un nuovo timore il RISCALDAMENTO


GLOBALE: l’emissione di gas che producono un effetto serra contribuisce
all’innalzamento delle temperature del pianeta, ciò potrebbe portare da
un lato alla desertificazione di vaste aree e dall’altro allo scioglimento dei
ghiacci con conseguente innalzamento del livello dei mari. Per contrastare
questa tendenza è stato definito il cosiddetto protocollo di KYOTO del
1997 i paesi aderenti dovranno ridurre le emissioni del 5% rispetto ai
valori del 1990.

I sostenitori delle centrali nucleari tendono a sottolineare il debole


impatto ambientale, valutano basso il rischio di un incidente, considerano
le scorie un problema risolvibile e giudicano la diffidenza frutto di una
carente informazione. Tuttavia la convinzione della sicurezza degli
impianti nucleari fu scossa nell’ 1986 CHERNOBYL con il rilascio
nell’atmosfera di materiali radioattivi trasportati in Europa a rafforzare i
sentimenti antinucleare è stato il recente incidente di FUKUSHIMA.
Indubbiamente la sicurezza delle centrali è cresciuta però resta il
problema dello smaltimento delle scorie si devono individuare luoghi di

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stoccaggio sicuri per un lasso di tempo superiore alla durata delle nostre
vite.

CAP XI L’EMERGERE DELL’ASIA NELLA STORIA CONTEMPORANEA

Nel contesto della guerra fredda l’Asia divenne una delle arene di scontro
tra le due superpotenze: Stati Uniti e Unione Sovietica.

Le potenze che avevano colonizzato l’Asia nel corso dei decenni


precedenti (Gran Bretagna-Francia-Olanda-Giappone-Stati Uniti) persero i
loro possedimenti coloniali: ciò avvenne in seguito all’esplosione del
sentimento nazionalistico all’interno delle colonie.

In ambito internazionale era necessario definire le politiche che


avrebbero consentito di difendere la sovranità conquistata.

La trasformazione dell’Asia è stata prodotto di due fattori: la


competizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti e la lotta condotta dai
leader nazionalisti per lo sviluppo e mantenimento del potere.

Quando il 15 agosto 1945 l’imperatore annunciò la decisione di


arrendersi, i giapponesi rimasero increduli per loro l’idea di occupazione
del loro territorio da parte delle truppe straniere era inimmaginabile.

La principale preoccupazione degli americani era quella di disinnescare il


potenziale militare, le forze armate giapponesi furono smobilitate,
l’industria delle armi distrutta. Il secondo obiettivo fu quello di innescare
un processo di democratizzazione dell’isola.

Il Giappone adottava un sistema parlamentare di tipo inglese, in cui la


Dieta il massimo organo si dotava di una configurazione bicamerale. Il
diritto di voto era garantito a tutti i cittadini, il potere giudiziario venne
reso indipendente da quello legislativo, alla Corte Suprema venne
garantito il diritto di controllare la costituzionalità delle leggi. L’articolo 9
imponeva ai giapponesi al rinuncia alla guerra.

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Nonostante la resistenza dell’élite locali il Giappone andava gradualmente


assumendo una configurazione democratica ed egualitaria.

Nel 1948 le riforme vennero allentate, le forze di polizia riguadagnarono


maggiori poteri, l’élite maggiore controllo, ciò perché l’America cercava di
resistere all’espansionismo Sovietico.

Durante la guerra di Corea il punto di scontro di maggior pericolo


rimaneva lo stretto di Taiwan, nel 1954 l’armata di liberazione popolare
cinese di MAO aprì il fuoco su alcune isole di taiwanese, l’intento era di
intimidire gli americani ma i cinesi furono costretti da questi ad
indietreggiare. Gli americani chiedevano che la Cina rinunciasse all’uso
della forza contro Taiwan, mentre i cinesi insistevano dicendo che questa
era parte della Cina.

Nel 1958 i cinesi rincominciarono a bombardare l’isola, gli americani


fornirono l’equipaggiamento militare di cui Taiwan aveva necessità
mettendo nelle condizioni di respingere i cinesi.

Tuttavia gli Stati Uniti non vedevano di buon occhio la possibilità dello
scoppio di un conflitto per la difesa di alcuni isolotti senza alcun valore.

La crisi nello stretto ebbe effetti nocivi sulle relazioni tra cinesi e sovietici
perché quest’ultimi avevano più volte cercato di riportare i cinesi alla
moderazione per evitare scontri con gli Stati Uniti, quando nel 1958 i
sovietici non vollero fornire le armi ai cinesi i rapporti si ruppero.

Tale allontanamento fu il presupposto per un miglioramento dei rapporti


tra cinesi e americani.

Fino alla fine degli anni 40 la regione del Sud-Est asiatico (Vietnam) era
rimasta esclusa dall’orbita sovietica: la sua lontananza impediva che Stalin
se ne facesse carico. Due importanti eventi modificarono la situazione: il
successo comunista nella guerra civile in Cina e il fattore che i successori
di Stalin fossero interessati a sostenere i compagni nel sud-est asiatico.

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Nel 1950 la lega per l’indipendenza del Vietnam era quasi riuscita a
liberarsi dei francesi che ricevettero però l’aiuto degli americani,
impedendo così la vittoria. Così Sovietici e Cinesi proposero una
conferenza che servisse a ricercare una pace negoziata per prevenire una
sconfitta francese e un coinvolgimento americano. Ma l’America si rifiutò
di siglare l’accordo e lasciare il paese in mano alle elezioni, non era quello
per Washington il modo migliore per contenere l’avanzata del
comunismo, l’obiettivo divenne quello di realizzare un movimento
nazionalista che avrebbe fermato la diffusione del comunismo. La guerra
ebbe fine nel 1973, dopo 30 anni di guerra la rivoluzione vietnamita aveva
avuto al meglio su francesi, americani e sull’opposizione interna.

Molta importanza ricopriva per i giapponesi la possibilità di avere accesso


al mercato statunitense. Alla metà degli anni 70 il paese asiatico
incominciò a rappresentare una minaccia, le esportazioni risultavano
maggiori delle importazioni, il miracolo giapponese si era concretizzato:
quella nipponica era diventata la seconda economia mondiale e poteva
sognare di scalzare l’America. Questo successo scatenò le paure degli
americani, si crearono così rapporti di tensione tra giapponesi e
americani, però in seguito l’eccezionale crescita economica giapponesi si
arrestò complice la guerra di KIPPUR scoppiata nel 1973. I problemi che
hanno investito il Giappone negli anni successivi-lenta crescita-
disoccupazione- non hanno diminuito gli straordinari traguardi raggiunti.

Negli anni 70 le quattro tigri erano diventate tutte parti integranti del
sistema economico mondiale. La COREA DEL SUD e TAIWAN erano centri
industriali di primissimo piano, mentre HONG KONG e SINGAPORE
stavano diventando protagonisti nell’esportazioni di servizi finanziari e nei
servizi di comunicazione.

Alla vigilia della morte di Mao nel 1976, serpeggiava all’interno del
partito una frattura che vedeva contrapposti coloro che volevano

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preservare la Cina da qualunque influenza esterna e quelli che


propugnavano una maggiore apertura.

Il principale attore nel processo di apertura cinese al mondo fu DENG che


attuò quattro modernizzazioni: nei campi dell’agricoltura, industria,
scienza/tecnologia e difesa.

Negli anni 80 le riforme portate avanti da DENG si erano ormai affermate


riscuotendo un enorme successo, lo standard di vita della popolazione era
migliorato, i cinesi sognavano la quinta modernizzazione ossia il passaggio
dal comunismo alla democrazia. Deng però volle annientare il movimento
per la democrazia e i suoi leader, così il 4 giugno le truppe cinesi
massacrarono i manifestanti, la brutale repressione spezzò i sogni di chi
sognava la democrazia, tali azioni vennero condannate dagli Stati Uniti e
paesi Europei.

Taiwanizzazione = incremento partecipazione dei taiwanesi al governo


della Repubblica di Cina, nacque un sentimento di tolleranza che portò
alla nascita di spinte pro-democratiche. Il 1987 ci fu l’instaurazione della
democrazia nella Corea del Sud, si diede avvio a una politica di apertura ai
paesi comunisti che venne definita NORDPOLITIK. Tale politica inoltre
prevedeva nei confronti della Corea del NORD l’intensificazione dei
contatti economici/politici e un piano di riunificazione. Il 10 aprile del
2000 si arrivò alla ratifica di un accordo relativo alla pace tra i due paesi.

CAP XII 1789-1815 LA NASCITA DELL’Età CONTEMPORANEA.

Il periodo 1789-1815 costituisce una fase di transizione in cui si compie il


passaggio dall’età moderna all’età contemporanea.

Le rivoluzioni americana, francese, le agitazioni politiche, le guerre


napoleoniche e la fine del sacro romano impero ridisegnarono la mappa
politica europea. Mentre gli inizi dell’industrializzazione in Gran Bretagna

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mostrarono le caratteristiche di un processo che avrebbe mutato


l’economia mondiale.

Dapprima abbiamo la guerra dei 7 anni 1756-63 che oppose Borboni


(Francia e Spagna) e la Gran Bretagna, questa lasciò la Francia indebolita e
la Gran Bretagna decise di approfittare delle nuove terre americane
conquistate dai francesi, ma vi fu una protesta da parte degli americani.

Dal 1775-1783 si ebbe la rivoluzione americana, essa è stata una guerra


d’indipendenza delle colonie americane dalla Gran Bretagna, le colonie
erano 13 e si estendevano da nord a sud.

Nord a causa del clima sfavorevole fiorì l’industria: nacque così una
società costituita da artigiani/mercanti/piccole industrie.

Sud clima favorevole all’agricoltura, si sviluppò una aristocrazia terriera,


che sfruttava i neri deportati dall’africa.

Nacquero i malcontenti tra colonie e madrepatria perché gli inglesi


consideravano le colonie un mercato riservato allo sfruttamento da parte
della madrepatria: 1 le materie prima dovevano arrivare solo
all’Inghilterra; 2 i prezzi erano decisi dagli inglesi; 3 le importazioni solo
dalla madrepatria.

Il 4 luglio vi fu la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti redatta da


Jefferson, l’Inghilterra non accettò tale dichiarazione e si ebbe la guerra
ma le truppe del re George III dovettero ritirarsi ed il sovrano riconobbe
con la pace di Varsailles il 3 settembre 1783 l’indipendenza delle 13
colonie.

Il 17 settembre 1783 fu promulgata la costituzione: 1 fu esteso il diritto di


voto; 2 furono eliminati i privilegi ecclesiastici; 3 tolleranza ai culti
religiosi.

RIVOLUZIONE FRANCESE

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Durante il regno di Luigi XV la situazione economica della Francia si


aggravò così che fu costretto a convocare gli stati generali, la borghesia
propose che il voto fosse dato in base ai singoli deputati(no in base alle
camere) e che i lavori si svolgessero in un’unica assemblea. Una grande
maggioranza votò contro gli antichi privilegi, il 14 luglio 1789 vi fu la presa
della Bastiglia e la liberazione dei detenuti politici, il 26 agosto 1789
l’assemblea costituente votò per mettere in atto alcune leggi: 1 libertà
d’espressione, 2 inviolabilità della proprietà privata, 3 l’uguaglianza di
ogni cittadino di fronte alla legge e la separazione dei potere dello stato
tra legislativo, esecutivo e giudiziario. DICHIARAZIONE DEI DIRITTI
DELL’UOMO E DEL CITTADINO, questa era un certificato della morte
dell’antico regime.

L’Assemblea riorganizzò l’amministrazione, la giustizia e l’economia


francese, inoltre promulgò la costituzione civile del clero che prevedeva la
nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, il diritto di nomina dei vescovi
senza chiederne conferma al Papa; il giuramento di fedeltà nei confronti
dello Stato.

Luigi XV decise di fuggire dalla Francia ma alla frontiera venne


riconosciuto e arrestato, il re passò per traditore della nazione.

Vi erano 2 orientamenti i giacobini (estremisti) che propugnavano


l’abbattimento della monarchia e i girondini che difendevano la
monarchia.

Vinsero i giacobini riuscendo a proclamare la Repubblica una e indivisibile


e a far condannare a morte il re.

Nel 93 si votò la costituzione dell’anno I della repubblica per la prima


volta in europa s’introdusse il suffragio universale sopprimendo la
discriminazione di cittadini attivi e passivi e attribuendo il diritto di voto
(segreto e protetto) a tutti i francesi maschi maggiorenni. Ma contro la
Francia si era creata una coalizione degli stati europei così dopo aver

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cacciato i girondini i giacobini instaurarono un regime dittatoriale


denominato il TERRORE per salvare la rivoluzione dai nemici interi ed
esterni.

Ma vi fu un colpo di stato e il potere passò nelle mani del direttorio


formato da 5 membri dal quale emergerà la dittatura di Napoleone
Bonaparte.

Egli con un colpo di stato abrogò il direttorio autoproclamandosi primo


console instaurando la repubblica presidenziale. Utilizzò la religione come
strumento di pacificazione firmando il concordato con il Papa, la Francia
otteneva la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, il diritto di nomina dei
vescovi, il giuramento di fedeltà al governo mentre il papa la libertà di
culto pubblico con il diritto d’indossare l’abito anche al di fuori dei luoghi
di culto, lo stipendio per il clero.

Nel 1802 diviene console a vita, il 2 dicembre 1804 assunse la carica


d’imperatore della Francia e venne consacrato con il nome di Imperatore,
all’inizio del 1805 assunse il titolo di re d’Italia consolidando il suo potere
con la creazione di una dinastia.

Ma gli stati europei ostili a Napoleone crearono una coalizione


antinapoleonica egli non era neppure appoggiato dalla borghesia francese
che chiese la restaurazione della dinastia borbonica, egli dovette così
ritirarsi in esilio nell’isola dell’Elba. Ma il ritorno dei borboni aveva
aumentato la disoccupazione, gli aristocratici miravano a vendicarsi di
ufficiali/soldati napoleonici, così Napoleone rientrò cacciando Luigi VIII
ma le grandi potenze costituirono una nuova coalizione e sconfissero
Napoleone a Waterloo 1815 relegandolo a Sant’ELENA.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Fu caratterizza dall’innovazione di tecniche e strumenti legati


all’agricoltura, in conseguenza crebbero le risorse finanziare economiche
grazie alla modernizzazione di essa, permettendo la creazione di un

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capitale utilizzato a sua volta per investimenti industriali. Vi fu l’uso del


carbone al posto del legno come fonte di energia ciò costituì la prima
tappa della modernizzazione della siderurgia. Anche il tessile si sviluppò,
la popolazione aumentò e vi fu l’esodo dalle campagne alle città,
producendo una grande quantità di mano d’opera a basso prezzo.

CAP XIII (1848) COSTITUZIONI,DIRITTI, NAZIONALITà

I moti del 1848 nacquero a causa della contraddizione tra l’immobilismo


politico dei regimi esistenti e i processi di trasformazione
economica/sociale/culturale che si stavano delineando attraverso le varie
correnti dell’epoca. Vi fu la sollevazione all’unisolo dei popoli oppressi,
una manifestazione violenta di emancipazione. Tra il 1845-46 si verificò
in Europa una crisi economica nel settore dell’agricoltura dagli effetti
devastanti.

La borghesia illuminata sosteneva gli ideali di libertà e modernizzazione,


questa classe sociale voleva porre un freno al potere monarchico e alla
chiesa ampliando il coinvolgimento dei popoli ma tuttavia rifiutavano
l’idea di democrazia, di sovranità popolare in senso pieno perché
giudicata fioriera di disordini, a guidare il cambiamento perciò dovevano
essere le classi medie agiate.

La borghesia voleva dare legittimazione alle strutture dello stato così da


rendere significativa la partecipazione popolare alla gestione delle risorse
pubbliche.

I tumulti del 48 produssero una crisi politica in cui s’infiammarono le


piazze di tutta Europa. In Francia si diffuse il malcontento, la monarchia di
luigi filippo si stava rivelando sorda alle richieste di equità sociale/politica
avanzate dai cittadini. Il 23 febbraio scesero in strada operai-borghesi-
studenti, il sovrano fu costretto ad abdicare, la crisi venne risolta con la
nascita di un governo provvisorio la seconda repubblica. Questa attuò

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provvedimenti importanti la liberazione degli schiavi dalle colonie,


riduzione dell’orario di lavoro, abolizione della pena di morte.

Si svolsero l’elezioni a suffragio universale (maschile) le prime in europa


per la formazione dell’assemblea costituente. L’assemblea dimostrò
subito il suo profilo moderato, il 4 novembre fu promulgata la nuova
costituzione che affidava il potere esecutivo al presidente della repubblica
con il compito di nominare i ministri e di comandare le forze armate,
venne ridimensionato il ruolo del parlamento.

A dicembre si tennero le elezioni presidenziali in cui vinse Luigi Napoleone


(nipote di Napoleone Bonaparte).

I moti tedeschi ebbero 2 obiettivi: la trasformazione liberale delle


istituzioni e l’unificazione. Nel regno di Prussia vi erano ancora i
tradizionali meccanismi politici, il re Federico Guglielmo IV promise una
costituzione e convocò un assemblea costituente. Il parlamento prussiano
proclamò la libertà di stampa, il suffragio universale maschile, la parità
delle confessioni religiose.

Il contagio si allargò, a Francoforte fu convocata l’assemblea costituente


eletta a suffragio universale con il compito di elaborare una unità politica
più ampia dell’accordo doganale, ma i lavori procedettero con grande
difficoltà perché all’interno dell’assemblea si venne creando una frattura
tra sostenitori del progetto PICCOLO TEDESCO(di una Germania raccolta
intorno alla Prussia senza l’Austria) e quello GRANDE TEDESCO(con
l’Austria posta a guida degli stati tedeschi).

Alla fine prevalse l’opzione piccolo tedesca, la corona venne affidata a


Federico Guglielmo IV di Prussia che però la rifiutò ritenendo
inammissibile ricevere il potere da una assemblea eletta dal popolo,
l’unificazione tedesca era fallita.

In Italia dal 1846-48 ci fu il biennio riformatore in cui i sovrani dovettero


introdurre delle innovazioni nella conduzione politica dei loro stati.

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In Sicilia i moti videro i democratici ribellarsi a Ferdinando II di Borbone, il


sovrano cercò di spegnere l’ondata rivoluzionaria accordando ai sudditi
del Regno delle 2 Sicilie una carta costituzionale, la mossa fu però
insufficiente a fermare la protesta che si estese al resto della penisola,
tant’è che anche gli altri regnanti furono costretti a concedere la
costituzione.

Questo però non bastò alle popolazioni dell’Italia centro-settentrionale,


così scoppiarono rivolte a Venezia, Milano, Lombardo-Veneto.

A Venezia gli insorti liberarono dal carcere MANIN il quale assunse la


guida del movimento rivoluzionario, cacciò gli austriaci, formando un
governo provvisorio.

Anche Milano fu contagiata dalla rivolta dopo le famose 5 giornate,


borghesi, popolani,artigiani e operai salirono sulle barricate per opporsi ai
soldati, l’esercito si ritirò.

Sollecitato da liberali e democratici decisi a liberare l’Italia dagli austriaci


CARLO ALBERTO decise di dichiarare guerra all’Austria. Gli altri regnanti
timorosi del diffondersi di agitazioni inviarono truppe ai Savoia, ma
l’illusione di una guerra nazionale durò poco da prima il Pontefice e poi
Ferdinando di Napoli e il gran duca di Toscana si ritirarono così che i
Savoia si ritrovarono da soli, dopo 3 giorni di serrati combattimenti le
truppe piemontesi si ritirarono abbandonando il Lombardo Veneto al
proprio destino.

Nel 1849 CARLO ALBERTO riaprì le ostilità con esiti sconfortati, le armate
asburgiche riportarono la penisola sotto il loro controllo.

I moti nacquero per liberare la penisola dallo straniero e per affermare


l’emancipazione politica/sociale dei plebei, inizialmente le lotte per i
diritti e la democrazia andarono a braccetto con quelle per l’indipendenza
ma poi quest’ultime prevalsero scagliando i popoli gli uni contro gli altri.
Ma la rivoluzione del 48 comportò una crescita della partecipazione

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politica prodotta dal movimento d’opinione che poté giovarsi dello


sviluppo della stampa.

CAP XIV (1860) LA GUERRA CIVILE AMERICANA

La guerra civile interruppe lo sviluppo del paese che presentava una


struttura sociale e culturale complessa a causa delle differenze
economiche/culturali risalenti alle 13 colonie.

Nel 1860 al momento delle elezioni di Lincoln gli stati uniti era il terzo
paese per un gran numero di popolazione in quanto vi era stato il boom
demografico e l’immigrazione.

Gli stati uniti al contrario di quanto avveniva in Europa erano in grado di


accrescere due settori: quello dell’agricoltura e dell’industrializzazione.

A sud si era sviluppata l’agricoltura mentre a nord l’industria, fra le due


economie vi era integrazione in quanto le fabbriche del nord avevano
bisogno del cotone del sud, e il sud aveva bisogno dei capitali. Ma nel
corso della metà del 800 gli stati del nord abolirono la schiavitù inutile
all’economia, mentre nel sud dove vi era una economia agraria schiavista
non vedeva la schiavitù come un male.

Il sud apparve agli occhi del nord avverso al progresso economico e


morale mentre il nord apparve agli occhi del sud avversi ai bianchi legati
alla propria terra, alle proprie tradizioni.

Nel 1850 il conflitto precipitò, il sud nel timore che il nord avesse la forza
politica per eliminare la schiavitù essi cercarono di costituzionalizzarla
costringendo gli stati del nord a restituire ai proprietari gli schiavi fuggiti
sul loro territorio, il nord prese a percepire il sud come il luogo che
intendeva imporre un modello sociale/economico retrogrado oltre che
moralmente ignobile.

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Il sud riteneva che il diritto alla libertà si applicasse solo ai bianchi,


difendeva lo schiavismo come sistema sociale corretto per governare i
rapporti fra razze superiori e inferiori.

Alle elezioni del 1860 vinse ABRHAM LINCOLN che vincendo in tutti gli
stati del nord anche se perse nel sud ottenne la presidenza.

1 gennaio 1863 vi fu l’emancipazione degli schiavi, fra il 1865 e 69 furono


approvati gli emendamenti che garantivano cittadinanza e diritti agli ex
schiavi.

CAP XV (1870) IL NUOVO EQUILIBRIO EUROPEO.

Nel 1870 la Prussia voleva riunire tutti i popoli di lingua tedesca in un


unico impero, l’artefice del processo di unificazione fu BISMARK. Il timore
dell’accerchiamento portò la Francia a scontrarsi con la Germania la quale
voleva dimostrare a tutte le potenze europee la sua superiorità.

La guerra franco-prussiana che si combatte nel 1870 e che terminò con


l’assedio di Parigi, segna una svolta nel sistema politico europeo.

In Francia nacque così la Repubblica Francese in risposta alla sconfitta del


regime precedente, mentre per l’Italia il processo di unificazione porta a
un ridimensionamento delle differenze tra la destra e la sinistra.

CAP XVI (1898) LA GUERRA ISPANO-AMERICANA E L’IMPERO


STATUNITENSE.

Nel 1898 gli Stati Uniti dichiararono guerra all’impero spagnolo, il


conflitto scoppiò in risposta alle azioni spagnole, a Cuba un movimento
nazionalista rivendicava l’indipendenza dell’isola.

La guerra durò pochi mesi e si concluse con il successo degli Stati Uniti
che li portò ad acquistare il controllo delle Filippine, Portorico e dell’isola
di Guam nel Pacifico.

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La guerra tra gli Stati Uniti e Spagna segna l’inizio dell’inarrestabile ascesa
degli Usa come potenza globale, l’annessione delle Hawaii rappresentò un
segnale importante, per la loro collocazione le Hawaii rappresentavano
un importante base militare/commerciale.

A Cuba si era formato un movimento di resistenza al dominio spagnolo


che rivendicava l’indipendenza dell’isola, gli spagnoli cercarono di
reprimere l’insurrezione con metodi feroci che vennero denunciati dalla
stampa statunitense, essa inoltre era oggetto delle ambizioni americane.

Il 25 aprile 1898 gli Stati Uniti dichiararono guerra all’impero spagnolo, il


conflitto fu breve e trionfale per l’america.

L’america non si limitò solo a cuba ma attaccò anche la flotta spagnola


nelle Filippine, procedettero inoltre a occupare l’isola di Portorico e l’isola
di Guam nel Pacifico.

Diverse ragioni indussero l’america a muovere guerra alla Spagna:

1 allora era diffusa l’idea che la potenza dominante sarebbe stata in grado
di controllare le vie di comunicazione navale;

2 essa sperava di ottenere vantaggi economici/commerciali;

3 la guerra fu presentata all’opinione pubblica come una guerra


umanitaria.

L’effetto del conflitto fu che gli Usa potenza economica e militarmente in


ascesa entrarono nell’arena internazionale, diventò una grande potenza.

CAP XVII FINE SECOLO

Gli ultimi anni del XIX secolo rappresentarono un momento travagliato


per i paesi europei. Per l’Italia la fase di crisi si ebbe dopo l’uscita di scena
di CRISPI, questo aveva fronteggiato le proteste inasprendo le misure di
polizia, fece approvare le pene per i reati d’opinione e vietò le
organizzazioni con finalità sociale. Il suo successore STARABBA concesse

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l’amnistia dei detenuti politici ma il cattivo raccolto del 1897 e il carovita


provocarono un incremento degli scioperi, il 1898 si aprì con un ulteriore
aggravamento che portò tensioni nelle piazze alle quali risposero con
brutalità. La crisi si avviò all’epilogo quando l’anarchico BRESCI uccise
UMBERO I responsabile delle stragi, il suo successore VITTORIO
EMANUELE III ratificò la necessità di voltare pagina.

Negli stessi anni anche la Francia era sottoposta a una violenta crisi
politica istituzionale, la causa scatenante fu la vicenda giudiziaria di un
capitano ebreo accusato di spionaggio a favore della Germania e esiliato
sull’isola del diavolo. Il fatto si trasformò in una vicenda politica, che
conquistò le pagine dei giornali, riemersero le leghe antisemite nelle
quale il vero obiettivo era colpire la cultura liberale considerata
responsabile del declino della patria. Ma nel 1898 emersero le prove delle
falsificazioni, confermandosi un carattere esclusivamente politico.

Meno traumatica fu la crisi che attraversò la Gran Bretagna, l’elemento


scatenante fu la proposta di concedere l’autonomia all’Irlanda non meno
allarmanti si mostravano i dati sulla scarsa efficienza degli apparti
amministrativi e militari.

Gli anni di fine secolo della Spagna furono segnati da alcuni avvenimenti
drammatici, la perdita delle colonie (Cuba-Filippine) a causa della
sconfitta subita dagli Usa 1898, l’anno precedente era stato assassinato il
primo ministro esponente conservatore inventore della formula turnista
cioè dell’alternarsi al potere delle forze moderate e di diverso
orientamento.

CAP XVII LA PRIMA GUERRA MONDIALE

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Le origini del conflitto possono essere ricondotte a 3 cause : 1 di natura


politica; 2 di natura culturale; 3 di naturale militare.

1 Le cause del conflitto sono da ricercarsi, da una parte, nella crisi dei
rapporti internazionali europei infatti nel 1914 vi erano rapporti tesi fra
le grandi potenze: AUSTRIA contro RUSSIA (perché la Russia indeboliva il
ruolo dell’Austria come principale potenza dell’area balcanica e perché
formentava il nazionalismo slavo dando luogo all’esistenza del
multinazionale impero asburgico). FRANCIA contro GERMANIA ( la Francia
sognava la rivincita contro la Prussia che l’aveva umiliata e rivoleva
indietro i territori dell’ Alsazia e Lorena).

GERMANIA contro L’INGHILTERRA (per la supremazia navale).

2 Tra le cause culturali troviamo il radicalizzarsi del nazionalismo e il


malinteso darwiniano secondo il quale la guerra fosse occasione per
migliorare i popoli.

3Vi era la convinzione che la guerra sarebbe stata breve e che bisognava
attaccare per primi portò entrambi gli schieramenti ad avviare la
mobilitazione degli eserciti prima che la diplomazia avesse esaurito le sue
opzioni.

Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo erede al


trono d’Austria-Ungheria venne assassinato a Sarajevo da uno studente
bosniaco facente parte di una organizzazione segreta del governo serbo.
L’Austria che cercava di estendere il proprio dominio ai danni della Serbia
utilizzò il pretesto ed inviò un ultimatum alla Serbia la quale si rifiutò di
scendere a patti così il 28 luglio 1914 l’Austria dichiarò guerra alla Serbia.
La Russia diede il suo appoggio alla Serbia e mobilitò l’esercito per
prevenire un eventuale attacco tedesco, la Germania a sua volta
interpreto ciò come un attacco di ostilità e dichiarò guerra alla Russia il 31
luglio 1914. Il 1 agosto la Francia legata alla Russia da un trattato di
alleanza militare mobilitò le forze armate così il 3 agosto la Germania

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dichiarò guerra anche contro di essa. Il sistema delle alleanze fu tale, da


una parte si schierarono l’Austria e la Germania, dall’altra (TRIPLICE
INTESA ) l’Inghilterra, la Francia e la Russia, mobilitate in difesa della
Serbia.

La Germania invase quindi la Francia, passando attraverso il Belgio e


violandone così la neutralità, cosa che suscitò molto scalpore soprattutto
in Inghilterra, che per questo motivo scese in campo al fianco delle truppe
francesi.

L’intenzione tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”,


rapida e veloce, ma il tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed
estenuante, in quel che fu definita una “Guerra di Trincea”.

Nel 1915 anche l’Italia entrò in guerra. In quel periodo l’opinione pubblica
era divisa i due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti”(contrari
all’ingresso dell’Italia in guerra CATTOLICI-SOCIALISTI), dall’altra gli
“interventisti” (vedevano di buon occhio una guerra che dimostrasse le
capacità militari della nazione assicurando conquiste territoriali e una
influenza nel Mediterraneo orientale NAZIONALISTI).

Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con


la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di
Londra. Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro
l’Austria ed, in caso di vittoria, avrebbe dovuto ottenere le terre irredente
di Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e della la città di Valona, in Albania.

Il 23 maggio le truppe italiane entrarono in guerra.

Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente


lento, combattuto nelle trincee scavate nelle montagne del Friuli da
soldati reclutati tra le fasce più povere della popolazione. Inoltre tutti i
contendenti dapprima la Germani in seguito gli altri stati cominciarono ad
utilizzare i gas venefici aumentando la mortalità sui campi.

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Nel 1917, si ribaltò la situazione, con l’ingresso nel conflitto degli Stati
Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il ritiro della Russia, impegnata entro
i propri confini con la Rivoluzione.

L’offensiva austriaca divenne sempre più pressante, finché l’esercito


italiano subì la famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con
gravi ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del Paese. Ebbero
infatti inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il
governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale,
evitando defezioni ed ammutinamenti.

Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione


della Prima Guerra Mondiale con la vittoria della Francia.

Sul fronte italo-austriaco, l’esercito italiano, guidato dal nuovo generale


Armando Diaz, riuscì a conquistare Trento e Trieste, stipulando un
armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace.

La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in


particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi delle due
potenze europee: Francia ed Inghilterra. All’Italia furono concessi i
territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria. Dallo smembramento
dell’impero austro-ungarico nacquero quindi nuove realtà territoriali e
politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.

CAP XIX LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA

Tale rivoluzione inaugura il 900 la sua periodizzazione (1914-1989) si


ebbe perché la Russia avendo partecipato alla prima guerra mondiale
aggravò le condizioni del popolo con enormi perdite di uomini e di mezzi
che portarono alla mancanza di beni di prima necessità e al rapidissimo
aumento dei prezzi. Ciò generò un malcontento generale con un
conseguente susseguirsi di scioperi e sommosse popolari. Furono le

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strade di Pietrogrado a divenire tra il 23 e il 27 febbraio 1917 il teatro


della RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO una mobilitazione di massa ebbe inizio,
lo zar diede ordine di sedare la sommossa ma assunsero il controllo della
capitale, si formarono due nuovi nuclei costituiti da SOVIET(consiglio) dei
deputati operai affiancati da soldati e il governo provvisorio DUMA
deputati appartenenti al blocco progressista. Lo zar Nicola II fu costretto
ad abdicare a favore del fratello che rinunciò al trono a sua volta, fu la
fine della dinastia DEI ROMANOV e del potere monarchico in Russia. I due
organismi dettero vita al DUALISMO DI POTERE nel quale il governo
provvisorio deteneva il potere ma era vincolato dai soviet. Una prima crisi
si ebbe in primavera sul tema della guerra e della pace e si risolse con le
dimissioni del ministro degli esteri e di guerra favorevoli a continuare la
guerra e con l’ingresso dei socialisti, menscevichi e socialisti rivoluzionari
nel governo. Questi erano contro la guerra imperialista favorevoli
all’unità nazionale e alla guerra difensiva, era questa la linea dei soviet e
che riscuoteva consenso nelle manifestazioni popolari. Il 3 aprile ci fu il
ritorno di Lenin, egli era favorevole a una rottura con il governo
provvisorio, all’uscita dalla guerra, alla concentrazione del potere nelle
mani dei soviet e alla instaurazione della dittatura del proletario. Ma vi fu
una crisi di governo sfociata con le dimissioni dei soviet e nell’assunzione
della leadership di KERENSKIJ ma le forze moderate vedevano ormai nel
generale KORNILOV l’uomo forte che avrebbe potuto riportare l’ordine, il
comandante fece marciare le truppe militari verso la capitale per
instaurare una dittatura militare ma vennero bloccati dai militanti
bolscevichi. I bolscevichi trassero notevoli vantaggi dal fallito tentativo
controrivoluzionario del generale Kornilov; ottennero la maggioranza nei
Soviet e TrosKy fu eletto presidente. Lenin decise di prendere il potere di
procedere in una insurrezione armata prevista per il 25 ottobre, il piano
insurrezionale funzionò alla perfezione, infatti riuscirono in poche ore ad
occupare i punti strategici principali della città conquistando il Palazzo
D’Inverno, e nell’arco di una giornata i bolscevichi s’impadronirono del

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potere. Furono approvati i due celebri decreti sulla pace e sulla terra: con
il primo si lanciava un appello internazionale per l’immediata sospensione
delle attività belliche, mentre con il secondo prevedeva il programmi di
socializzazione della terra, con un terzo decreto venne istituito il nuovo
governo provvisorio che prese il nome di Soviet dei commissari del
popolo, o Sovnarkom. Alla presidenza andò Lenin, mentre il ministero per
le Nazionalità venne affidato a Stalin.

Il nuovo potere aveva sin dall’inizio manifestato dipresso per le regole


democratiche e Lenin aveva in più occasioni sostenuto la necessità del
terrore di massa per difendere la rivoluzione, giornali e riviste
dell’opposizione furono posti fuori legge, fu indetto il terrore rosso il
governo legittimava l’esecuzione sul posto “di controrivoluzionari
=oppositori”. Gli accordi che sancirono l’uscita della russia dalla guerra
furono siglati il 3 marzo a BREST-LITOVSK.
CAP XX IL GRANDE CROLLO DELL’ECONOMIA 1929

La grande depressione del 1929 fu una grave crisi che colpì il mercato
azionario di New York, gli sconvolgimenti della crisi furono di portata
internazionale, le difficoltà economiche favorirono la dittatura anche in
quei paesi non totalitari.

Durante la prima guerra mondiale gli Stati Uniti fornirono ai paesi europei
risorse finanziare, diventando creditori e assumendo il ruolo guida. Negli
anni 20 gli Stati Uniti adottarono politiche economiche che favorirono lo
sviluppo fu questo un periodo di espansione produttiva, di progresso,
prosperità. I cittadini americani cominciarono a credere che arricchirsi
fosse una attività veloce e semplice, si verificò un boom degli
investimenti, si compravano terreni non per edificarli ma per rivenderli ad
un prezzo più alto. Il mercato azionario cominciò la sua scesa nel 1927 gli
investitori americani comprarono azioni della borsa di New York in vista
del rialzo del loro prezzo che si verificava perché agli investitori
desideravano comprare lo stesso titolo, si organizzarono sistemi di

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finanziamento grazie ai quali era possibile acquistare azione senza


pagarne interamente il prezzo. Mentre il prezzo dei titoli continuava a
crescere nel 1929 l’economia americana cominciò a subire i primi segni di
flessione in alcuni settori (edilizia,automobili ecc.), dai primi giorni di
settembre gli operatori della borsa di Wall Street cominciarono a ricevere
ordini di vendita determinando un ribasso dei prezzi dei titoli e inducendo
altri investitori a tirarsi indietro. Il 24 ottobre giovedi nero la borsa di New
York diede luogo al panico in cui una enorme folla di proprietari
desiderosi di vendere non trovava acquirenti se non a prezzi ridotti, in
poche settimane sfumarono le fortune dei cittadini. La speculazione in
borsa aveva coinvolto non soltanto i singoli risparmiatori ma anche
imprese/società(che avevano ottenuto prestiti dalla banche i quali non
sarebbero più tornati indietro), e di conseguenza si era ridotta la capacità
delle banche di esaudire le richieste di rimborso dei depositi. Cominciò la
corsa agli sportelli per ritirare i depositi prima che fosse troppo tardi.
Poiché la banca centrale era contraria a concedere finanziamenti alla
banche in difficoltà molte di esse fallirono.

Il comune giudizio da parte degli studiosi sulle politiche adottate dal 1929
al 1932 è che queste peggiorarono la situazione infatti la politica
monetaria adottata in questi anni fu restrittiva inoltre molti ritengono che
le dichiarazioni allarmistiche del presidente Hoover svolse una parte nella
perdita di fiducia che sfociò nella crisi della borsa. La dottrina economica
allora prevalente era il laissez-faire che professava la fiducia nel mercato
di ristabilirsi da sé. Ma dopo il crollo della borsa Hoover decise una
riduzione delle imposte, promosse programmi di rilancio dell’economia e
dell’occupazione.

La grande depressione colpì tutti i paesi del mondo, l’unico paese a non
esser colpito fu l’Unione Sovietica grazie alla limitatezza dei suoi rapporti
economici con il resto del mondo. Dopo il crollo della borsa si
abbatterono sulle economie europee già in difficoltà il ritiro dei prestiti
americani dovuto al bisogno interno di liquidità.

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La causa della propagazione della crisi sembra essere l’adozione di misure


monetarie restrittive che depressero la produzione, i prezzi e
l’occupazione di tutti i paesi.

Nonostante i problemi di liquidità in cui incorse il sistema bancario


italiano, nel nostro paese non si verificò mai nessuna corsa al ritiro dei
depositi, ciò perché non fu permesso grazie ai cosiddetti “salvataggi
bancari”, le operazioni di salvataggio non scatenarono il panico perché la
dittatura consentì di condurle in segretezza.

Negli Stati Uniti la ripresa cominciò nel 1933 quando fu eletto il


presidente Roosevelt che intraprese un programmi di ripresa economica
che chiamo New Deal, promosse un programma per alleviare la miseria,
sostenne le industrie, finanzio i lavori pubblici, impose controlli
governativi sugli istituti finanziari.

La depressione durò 10 anni.

Un economista Keynes pubblicò un sua teoria dove dette fondamento al


ruolo dello stato nell’economia, fondò un nuovo approccio ossia la
macroeconomia.

Dopo quella crisi le persone divennero più attente ai fenomeni


dell’economia che prima sembravano essere tanto distanti da loro.
CAP XXI 1936 LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

I generali che provocarono la sollevazione=alziamento non pensavano che


si sarebbe trasformata in una sanguinosa guerra civile. Il loro obiettivo era
di mettere fine ai conflitti sociali, sventare la minaccia del comunismo e
ristabilire l’ordine.

Con lo scoppio della guerra civile la Spagna divenne frontiera dello


scontro fra fascismo e antifascismo. Già nel 1923 vi fu un colpo di stato
con il generale Primo de Rivera che dopo essersi impadronito del potere

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aveva imposto un direttorio militare, essa si era inoltre ispirata al


fascismo italiano, tuttavia il suo progetto fallì.

Con le prime elezioni avvenute il 12 aprile 1931 non solo la spagna cessò
di essere una monarchia considerata forma naturale di governo per il
paese ma essa introdusse anche una drastica separazione tra lo stato e la
chiesa.

Fu Manuel Azana la figura centrale in questo periodo, intellettuale


raffinato capo dei partiti repubblicani guidò la coalizione repubblicano-
socialista che governò il paese fino al 1933, nel biennio che seguì si
confrontarono da una parte le forze politiche legittimate dal risultato
elettorale desiderose di ridimensionare le riforme precedenti, dall’altra le
destre spagnole. Il culmine fu raggiunto quando scoppiò una rivoluzione
rapidamente repressa, tale rivolta non diede avvio a un ripensamento né
tra le destre sorda al miglioramento delle classi lavoratrici né la sinistra
che continuò a propugnare la rivoluzione sociale come unica soluzione.
Diviso al proprio interno il governo non sopravvisse così il presidente della
repubblica convocò le elezioni in esse si confrontarono la sinistra FRONTE
POPOLARE la destra FRONTE NAZIONALE e il centro PARTITO NAZIONALE
BASCO. Il FRONTE POPOLARE uscì vincitore dalle elezioni i mesi che
seguirono segnarono il progressivo logoramento.

L’alziamento non ebbe il successo auspicato, la sollevazione militare riuscì


solo in circa metà del paese di qui l’avvio della guerra civile. Varie sono le
cause: sperequazioni sociali, squilibri regionali ecc. scoppiato per cause
interne coinvolse altre nazioni. Per circa 3 anni la spagna fu il campo di
battaglia in cui non solo si decise il destino della spagna ma dell’Europa, di
qui il coinvolgimento dei antifascisti europei e di democratici di tutto il
mondo che andarono a combattere con lo scopo di imprimere una svolta.

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CAP XXII LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il secondo conflitto mondiale viene fatto iniziare al 1 settembre 1939


quando le armate tedesche invasero la Polonia provocando la reazione di
Francia e Gran Bretagna che dichiararono guerra alla Germania, ma
questo fu l’ultimo atto della politica di Hitler. Infatti fin dal 1933 Hitler
aveva violato i limiti imposti alle armate tedesche avviando un
programma di riarmo, nel marzo 1936 le truppe tedesche invasero la
Renania provincia delle società nazionali, nel marzo 1938 l’Austria venne
annessa alla Germania unione proibita dal trattato di Versailles, nel 1938
sempre Hitler proclamò la volontà di incorporare la cecoslovacca. Nella
conferenza di Monaco Francia-GranBretagnia-Italia acconsentirono alla
richiesta nel tentativo di arrivare a un compromesso con Hitler il quale si
assicurò la non aggressione proprio con il patto di non aggressione in
cambio della Polonia orientale.

1939-40

La guerra rimase inizialmente confinata nel teatro europeo, la Germania


aveva fin dal 1936 stipulato un patto di cooperazione con l’impero
giapponese, una lotta comune la loro contro il comunismo. Il giappone
però che dal 1937 stava conducendo una guerra di conquista della cina
non entrò subito in guerra. Più vincolante era l’alleanza con l’Italia dovuta
al patto d’acciaio, tuttavia allo scoppio delle ostilità l’Italia dichiarò la non
belligeranza

Nell’aprile del 1940 in 3 settimane di combattimenti l’esercito francese


venne travolto dalle armate tedesche, la Francia si arrese il 25 giugno.

1940-41

Nell’estate 1940 la Germania dominava l’Europa: aveva annesso Danzica-


Polonia occidentale- Alsazia-Lorena-Francia settentrionale-Belgio-Olanda-
Danimarca-Norvergia rimanevano come stati liberi coloro che avevano
dichiarato la non belligeranza Svizzera-Svezia-Spagna mentre Jugoslavia-

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Grecia-Ungheria-Romania-Bulgaria-Slovacchia erano paesi alleati. L’italia


nel timore di rimanere isolata diplomaticamente e la certezza che la
guerra sarebbe stata breve spinsero Mussolini a far entrare il paese in
guerra, ma le armate italiane erano impreparate e guidate da generali
invecchiati. Il 10 giugno 1940 l’italia dichiarò guerra alla Francia e Regno
Unito.

Nell’ottobre attaccò la Grecia ma la campagna si risolse in un disastro,


sorte non migliore ebbe con la decisione di attaccare l’Egitto, da quel
momento l’italia avrebbe continuato la guerra come un subordinato e
non come un alleato della Germania.

Nell’aprile del 41 la Gran Bretagna rifiutò le offerte di pace di Hitler e


resistette agli attacchi aerei condotto dall’aviazione tedesca.

1941-42

Le sorti del conflitto furono determinate da 2 eventi: la decisione di Hitler


di attaccare L’Urss e l’adesione dell’Italia e Germania alla guerra contro gli
Stati uniti provocata dal Giappone si trasformo in una guerra mondiale. In
breve i tedeschi conquistarono quasi tutta la russia ma con l’arrivo
dell’inverno privi di equipaggiamento invernale i soldati tedeschi furono
respinti. Gli Stati Uniti entrarono in guerra contro il Giappone-Germani-
Italia tra l’8 e l’11 dicembre alleandosi con la Gran Bretagna-Austria-
Olanda, per quasi 6 mesi i giapponesi sembrarono inarrestabili ma il 4
giugno 1942 la flotta giapponese venne distrutta e il giappone non era in
grado di rimpiazzare le perdite subite.

1942-44

Nel 1942 le forze dell’asse(italia-germania) ripreso ad avanzare sul fronte


russo, dal 23 agosto fino al 31 gennaio 1943 tedeschi e russi
combatterono fino a quando l’armata tedesca si arrese.

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A luglio i tedeschi tentarono un contrattacco nella battaglia di Kursk ma


furono sconfitti. In nord Africa le truppe italo-tedesche vennero battute.

La francia centro-meridionale rimasta fino ad allora libera venne occupata


dalle truppe tedesche.

Il 10 luglio le truppe alleate sbarcarono in Sicilia e sconfissero le truppe


italo-tedesche, l’invasione e gli incessanti bombardamenti portarono alla
caduta del regime il 25 luglio Mussolini venne arrestato. L’8 settembre
l’Italia si arrese agli alleati.

La seconda guerra mondiale è considerata l’evento più violento con un


numero elevato di morti e di perseguitati.

All’inizio del 1945 la sconfitta tedesca era ormai palese ma Hitler ordinò
una resistenza a oltranza, in marzo però le truppe tedesche si sfaldarono
mentre in italia il 1 maggio.

La battaglia di berlino fu l’atto finale della guerra dove poco prima che i
sovietici conquistarono al città Hitler si suicidò.

Rimaneva il giappone al quale gli alleati chiesero la resa minacciando la


distruzione del paese, di fronte al rifiuto gli Stati Uniti il 6 agosto usarono
la prima bomba atomica su Hiroshima seguita da l8 su Nagasaki, il 15
agosto l’imperatore si arrese.

CAP XXIII 1949 LA RIVOLUZIONE CINESE

Il PARTITO COMUNISTA CINESE(PCC) nacque a Shanghai il 1 luglio 1921,


traeva forza da una nuova generazione di studenti,attivisti che
desideravano sanare le disuguaglianze presenti nel paese. Nel secondo
congresso che si tenne a Shanghai si decise che i comunisti avrebbero
dovuto cercare un’alleanza politica con i rappresentati del movimento
democratico borghese (destra), si procedette quindi verso la formazione
di un fronte unitario ma ben presto quando il controllo del movimento

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nazionalista passò nelle mani di JIANG JIESHI questo fece di tutto per
marginalizzare i comunisti imponendo delle restrizioni.

Diventando capo dell’esercito rivoluzionario nazionale lanciò alla fine di


luglio 1926 la SPEDIZIONE SETTENTRIONALE in cui l’obiettivo era di
colpire i signori che dopo il crollo della dinastia QING si era no divisi il
potere, l’obiettivo appunto era quello di riunificare il paese, la campagna
riscosse successo.

Inoltre dopo aver sfasciato l’alleanza con i comunisti JIANG venne


nominato presidente del governo nazionale 1928 si trattava di una
dittatura militare in cui il popolo aveva un potere limitato.

La sconfitta dei “signori di potere” e la riunificazione del paese non aveva


risolto i problemi che affliggevano la cina dove era presente un sistema
economico precario e una diffusa povertà, più che occuparsi di dare una
soluzione a tali problemi JIANG spendeva le sue energie a combattere il
PCC che aveva fatto breccia tra gli agricoltori/allevatori impoveriti.

Nel movimento comunista emerse una figura centrale MAO ZEDONG, i


comunisti nell’autunno del 1943 diedero vita alla LUNGA MARCIA durata
fino alla fine del 1935, essi attraversarono il paese da sud a nord, nel
gennanio 1935 in una storica riunione CONFERENZA DI ZUNYI la figura di
MAO cominciò ad assumere maggiore importanza.

Il periodo che va dal 1936 al 1945 è di centrale importanza perché: i


comunisti e nazionalisti dettero vita a un secondo fronte unitario per
cercare di arginare l’invasione da parte dei giapponesi, l’invasione
cominciò il 7 luglio 1937 l’avanzata sembrava inarrestabile e sul finire
della stagione estiva le città più importanti erano cadute.

Solo la sconfitta da parte degli alleati mise JIANG nelle condizioni di


riguadagnare il controllo del paese.

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La fine della seconda guerra mondiale non riconsegnò la pace alla cina,
perché riemersero gli scontri tra comunisti e nazionalisti che diede luogo
a una guerra civile 1946-49 in cui ebbe la meglio il partito pcc, in qualità di
nuovo leader MAO ZEDONG proclamò la nascita della REPUBBLICA
POPOLARE CINESE IL 1 OTTOBRE 1949 A PECHINO.

Il PCC si mosse immediatamente per alleviare la miseria provocata dalla


guerra, per ricostruire le infrastrutture distrutte e rianimare l’economia.

Con questa serie di problemi sarebbe stato difficile per qualunque


governo ma il pcc ottenne dei risultati stupefacenti.

Diede luogo alla riforma agraria(gli appezzamenti di terreno vennero


confiscati ai proprietari terrieri e ridistribuiti ai contadini poveri); nacque
la soppressione dei controrivoluzionari coloro che avevano collaborato
con i nazionalisti; contrastarono la corruzione, lo spreco e la truffa; si
scagliarono contro i borghesi nazionali, gli industriali, i mercanti accusati
di attività illecite. Un altro obiettivo fu risolvere la disuguaglianza tra
uomo e donna infatti nel 1950 attraverso una legge resero i due sessi
uguali dinanzi alla legge, sancendo il diritto della donna di chiedere il
divorzio, l’età legale per contrarre matrimonio era 18uomini e 20donne,
fu stabilito che si contraesse matrimonio solo per libera scelta.

I comunisti si occuparono anche del cattivo stato in cui versavano i servizi


sanitari, inoltre diedero luogo a un miglioramento del sistema educativo
ed infine crearono un piano di programmazione economica.

Mao decise di allearsi con l’unico paese con cui condivideva la stessa
ideologia ossia l’Unione Sovietica, nel 1950 fu siglato il trattato di
amicizia,alleanza,mutua assistenza.

Ma dapprima la guerra di Corea dove i sovietici ebbero l’occasione per


testare la fedeltà dei cinesi che non intervennero nel conflitto ed infine
cominciarono a scontrarsi su questione di ordine politico, ideologico,

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militare, economico che portò alla rottura dell’alleanza tra Unione


Sovietica e Cina.

CAP XXIV 1950 LA GUERRA DI COREA

Il 15 agosto non appesa si diffuse la notizia della dichiarazione di resa da


parte dell’imperatore giapponese Hirohito i cittadini coreani furono
contenti.

Già molto prima della fine della guerra si era cominciato a discutere sulla
disposizione dei possedimenti coloniali, alla conferenza del cairo il
presidente americano, il primo ministro inglese e il leader del partito
nazionalista cinese i tre oltre a ribadire la loro convinzione di continuare a
combattere contro il giappone, conclusero che le colonie nipponiche
avrebbero riguadagnato la loro libertà dopo un periodo di
amministrazione fiduciaria. Inoltre si decise che l’Unione Sovietica alla
fine del conflitto Europeo sarebbe intervenuto contro il giappone. I
sovietici dichiararono guerra al Giappone l’8settembre 1945, gli americani
cominciarono però a temere che i sovietici avrebbero finito per occupare
l’intera isola ed essi non erano pronti a partecipare all’occupazione tanto
mento potevano combattere l’Unione Sovietica così decisero di arrestare
l’avanzata la penisole venne divisa in due parti.

Quando le truppe americane giunsero sulla penisola trovarono una


situazione politica orientata verso sinistra così essi decisero di appoggiare
come futuro leader RHEE anticomunista. Al nord invece la scelta dei
sovietici cadde su un giovane contraddistintosi nella resistenza coreana
anti-giapponese.

La situazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica peggiorò sfociando


nell’inizio della guerra fredda nel 1947.

Venne creata da parte delle Nazioni Unite una commissione che doveva
vigilare e accompagnare il paese alla elezioni, ma i sovietici si rifiutarono
di riconoscere tale commissione e così le elezioni si tennero solo nel sud

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della penisola dove vinse RHEE, a nord risposero proclamando la


Repubblica democratica popolare di Corea in cui KIM-IL-SONG assumeva
la carica in questo modo la penisola era spaccata in due.

Il 25 giugno 1950 violenti scambi di artiglieria riecheggiarono nella


penisola, gli americani portarono l’accaduto alla attenzione delle nazioni
unite che ottenendo l’invio di forze armate internazionali in soccorso
della Corea del sud. Gli Stati Uniti furono posti a capo del contingente
internazionale, la prima fase si concluse il 30 settembre 1950 allorché gli
alleati riuscirono a spingere all’indietro i nord coreani. Ma una eventuale
sconfitta nord coreana avrebbe significato l’instaurazione di un regime
liberale=Stati Uniti e ciò avrebbe minacciato il consolidamento del
comunismo cinese, perciò il primo ministro cinese diffidò gli alleati
dall’oltrepassare la linea di demarcazione (38parallelo).

Con l’aiuto dei cinesi le truppe nord coreane si risollevarono e ripresero la


loro marcia verso il sud continuarono a scontrasi fino a quando il 27 luglio
del 1953 le due parti firmarono un armistizio creando un territorio tra i
due paesi “smilitarizzata” in cui nessuno avrebbe dovuto avere accesso.

La guerra di Corea fu una tragedia epocale, le vittime furono quasi 3


milioni, tuttavia essa aveva lasciato un esercito più addestrato ed
equipaggiato.

La guerra scoppiata con l’obiettivo di riunificare la penisola aveva finito


per dividerla dando origine a due paesi distinti in conflitto tra di loro e
consolidando due sistemi ideologici antitetici.

CAP XXV 1956

IL XX CONGRESSO DEL PCUS

Nel 1955 i paesi del blocco sovietico avevano formalizzato la loro


cooperazione mediante il patto di varsavia.

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Fu il XX congresso di PCUS a dare avvio a una serie di cambiamenti non


solo all’interno del blocco sovietico ma nell’intera rete delle relazioni
internazionali.

Il rapporto sui crimini e gli orrori commessi da Stalin e letto dal generale
del congresso CHRUSEV gettò i partiti comunisti nel panico.

Il Polonia ci si divise fra coloro che intendevano riformare le istituzioni


dello stalinismo e i conservatori, tuttavia la maggioranza dei polacchi non
respingeva il comunismo ma chiedevano una declinazione più umana.

L’illusione di una liberalizzazione controllata si spezzò con la rivolta


scoppiata a causa della protesta degli operai che a sua volta si trasformò
in una insurrezione repressa nel sangue dalle forze polacche.

In autunno la situazione peggiorò coinvolgendo operai-contadini-studenti


questi chiedevano norme di lavoro sostenibili, aumento dei salari, fine
della collettivizzazione agricola.

La situazione si chiuse con un compresso politico su 3 punti: de


collettivizzazione della terra, mantenimento della piccola proprietà
contadina, fine del controllo sovietico sulle strutture militari e con il
rafforzamento dei rapporti con la chiesa cattolica, si trattava di una
liberalizzazione controllata.

La rivoluzione ungherese che prese avvio sull’onda delle manifestazioni


polacche fu l’esito di una crisi politica tra l’ala stalinista e quella
riformatrice del partito comunista. All’inizio gli stalinisti guidati da RAKOSI
riuscirono a emarginare NAGY e i suoi seguaci (comunisti che
desideravano la riforma) ma dopo il XX congresso del PCUS l’opposizione
interna riprese. Ritenuto responsabile dell’illegalità e degli orrori RAKOSI
fu costretto a dimettersi che venne sostituito con GERO, ciò implico una
insoddisfazione popolare.

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Il malcontento esplose ad ottobre, per oltre una settimana Budapest visse


in uno stato di guerra non dichiarata fra le truppe sovietiche e migliaia di
civili. Il 4 novembre il comando sovietico dette il via all’operazione
militare denominata TEMPESTA che piegò in una settimana la resistenza
dei civili nel frattempo KADAR ex ministro lanciò un appello per la
costituzione di un governo rivoluzionario operaio-contadino, il 7
novembre i suoi sostenitori entrarono a Budapest e iniziarono la
ricostituzione delle strutture di potere comuniste.

La tiepida reazione americana alla crisi polacca rassicurò la leadership


sovietica, nuove espressioni come coesistenza pacifica sostituirono il
conflitto armato che nessuna delle due parti aveva intenzione di attuare.

CAP XXVI 1957 I TRATTATI DI ROMA E LE ORIGINI DELL’INTEGRAZIONE


EUROPEA

I trattati di Roma 1957 rappresentano il risultato di un cammino


decennale compiuto dai paesi dell’Europa occidentale alla ricerca di
strumenti d’integrazione economica/politica/sociale.

Con la firma dei trattati fu sancita la nascita della COMUNITà ECONOMICA


EUROPEA (CEE) e della COMUNITà EUROPEA DELL’ENERGIA ATOMICA
(EURATOM) ciò costituì una delle tappe fondamentali del processo
d’integrazione europea post bellica. Il varo del piano MARSHALL
promosso dagli Stati Uniti che affermava il sostegno, la ricostruzione e la
ripresa economica europea sancì l’inconciliabilità tra la politica americana
e quella sovietica.

La costituzione del COMINFORM 1947 organismo che riuniva i partiti


comunisti fu una reazione alla dottrina americana, ciò rese ancora di più
esplicita la divisione in due blocchi contrapposti.

Un primo risultato dell’integrazione fu la nascita del CONSIGLIO EUROPEO


con l’obiettivo di definire azioni comuni in ambito
economico/sociale/culturale e l’ORGANIZZAZIONE EUROPEA PER LA

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COOPERAZIONE ECONOMICA sorta per organizzare la ricostruzione


postbellica.

Inoltre il PATTO ATLANTICO promosso dagli Stati Uniti legò i paesi


dell’Europa ciò costituì un passo verso forme di alleanza politica sempre
più strutturate.

La Francia che voleva riguadagnare centralità nella politica europea


affrontò il problema del rilancio della produzione industriale ed
energetica, in questo contesto prese corpo il piano SCHUMAN, ci fu così la
nascita della COMUNITà EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ACCIAIO (CECA)
questo fu un passo nella direzione della costruzione di un mercato
comune. Le diplomazie europee decisero di creare un esercito europeo
COMUNITà EUROPEA DI DIFESA(CED), l’avversione della Francia di aprire
alla Germani l’ingresso nel patto atlantico fu all’origine del nuovo
progetto PLEVEN prevedeva la costituzione di un esercito europeo dove le
truppe tedesche avrebbero partecipato in un stato di subalternità.

Ma dopo esserne stata l’ideatrice la Francia abbandonò il progetto CED


imprimendo un arresto all’integrazione europea.

Nei trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 da Italia-Francia-


Germania(occidentale)-Belgio-Olanda e Lussemburgo si istituì la
COMUNITà ECONOMICA EUROPEA (CEE) e la COMUNITà EUROPEA
DELL’ENERGIA ATOMICA (Euratom).

Scopo della CEE era di promuovere l’instaurazione di un mercato comune


e il riavvicinamento delle politiche economiche degli stati membri, con un
decisivo miglioramento del tenero di vita, perseguita attraverso la
creazione di un’unione doganale, la libera circolazione di
capitali/servizi/cittadini.

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CAP XXVII 1960 DECOLONIZZAZIONE IN AFRICA

Le idee di emancipazione politica/sociale che nei territori di Africa e Asia


si erano andate rafforzando durante la fase coloniale giunsero a
compimento. In Asia il processo prese avvio nell’immediato periodo
postbellico 1946 mentre per quanto riguarda l’Africa il 1960 può essere
considerato anno di svolta, si accesero così speranze di emancipazione
sociale ed economica dopo la fase di sopraffazione e dello sfruttamento
del periodo coloniale.

In Africa emersero movimenti nazionalisti essi elaboravano teorie e prassi


sull’emancipazione dei popoli, facevano parte di un’èlite intellettuale che
presentavano le proprie rivendicazioni rivolgendosi agli europei visti
come oppressori delle popolazioni colonizzate.

Oltre all’indipendenza economica un’altra priorità era la questione dello


sviluppo economico e sociale.

La questione sarà centrale nel dibattito tenutosi in Indonesia nel 1955 alla
quale partecipò l’Africa e l’Asia, si sancì i principi della sovranità
nazionale, del rispetto dei diritti umani e dell’eguaglianza dei popoli.

La Francia era restia ad abbandonare i suoi progetti coloniali con l’intento


di rafforzare la politica economia/culturale/sociale all’interno della
comunità francese, la svolta verso la concessione di autonomia e
d’indipendenza dei territori africani e dettata da una serie di ripercussioni
interne alla madrepatria.

Il processo di decolonizzazione non si è totalmente compiuto,


l’indipendenza economica e il progresso sociale per la maggior parte delle
popolazioni non si è realizzato.

CAP XXVIII GLI ANNI 60

Gli anni 60 sono ricordati come un decennio felice. Tale immagine è


legata alla prosperità dell’ottocento industrializzato e al trionfo della

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civiltà del benessere con la crescita economica, la modernizzazione e il


progresso sociale, l’obiettivo infatti era di combattere le ineguaglianze e
di allargare la società del benessere.

L’elezione del presidente democratico degli Stati Uniti KENNEDY nel 1960
segnò l’avvio del decennio, egli incarnò grandi speranze ma incontrò
anche due ostacoli: il sud del paese reticente sui temi dell’integrazione
razziale e lo scontro tra Est e Ovest infatti nell’agosto del 1961 Mosca
costruì il muro di Berlino ciò si tramutò nel simbolo della guerra fredda.

Dall’Europa il conflitto tra USA e URSS si spostò a Cuba, dove Kennedy


cercò di soffocare il regime socialista instaurato da Fidel Castro, il
tentativo fallì e Mosca intensificò l’apparato militare e installò sull’isola le
basi di lancio dei missili che avrebbero potuto raggiungere il territorio
americano. Nel 1962 CHRUSCEV accettò di smantellare le basi in cambio
dell’impegno USA ad astenersi da azioni militari contro Cuba.

Il 22 novembre 1963 Kennedy fu ucciso a Dallas ad egli successe


JOHNSON, a partire dal 1965 il coinvolgimento americano nella guerra del
VIETNAM causò turbolenze politiche, economiche e sociali, l’intero paese
fu sconvolto dall’esito della guerra.

JOHNSON decise di non ricandidarsi e fu eletto NIXON il suo ingresso


caratterizzò la fine del conflitto nel VIETNAM, ma anche la crisi del
sistema monetario e quella petrolifera.

In Francia troviamo la figura di CHARLES DE GAULLE che decise di


sfruttare la guerra fredda per creare un secondo pilastro contro l’est in un
ruolo di leadership in Europa e in piena autonomia dall’America, questa
Europa doveva essere un’ unione di stati in antitesi alla visione federalista
ma tale ipotesi fallì.

Così la Francia cercò di creare l’alleanza franco-tedesca che sanciva una


importante collaborazione.

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De Gaulle criticò la guerra in Vietnam, arrivò a denunciare il sistema


monetario fondato sulla parità oro-dollaro considerato svantaggioso per i
paesi europei.

L’Italia fu uno dei paesi occidentali nei quali più evidente fu il consolidarsi
del benessere sociale, tutti gli indicatori economici mostravano un segno
positivo, vi era disponibilità di manodopera a basso costo, il decollo
dell’industria del paese, si giunse alla nazionalizzazione del comparto
elettrico e si istituì la scuola media unica.

CAP XXIX 1967 LA QUESTIONE MEDIORIENTALE

Il 5 giugno 1967 ebbe inizio la guerra dei 6 giorni, per la storiografia araba
essa non è stato altro che la manifestazione della natura imperialista di
ISRAELE, quindi il conflitto sarebbe stato scatenato per acquisire territori
con forza con la complicità degli USA. Mentre per l’ISRAELE questa fu una
rsp a una serie ti attacchi, incursioni terroristiche da parte di (Siria,Egitto
ecc).

Per Israele nel 1967 si trattava di sopravvivere in un contesto ostile con i


paesi arabi impegnati a coordinare un attacco col pieno appoggio
dell’Unione Sovietica. Mosca nello scatenarsi della guerra ha avuto
indubbiamente un ruolo ciò perché era uscita sconfitta nel braccio di
ferro con gli Usa e per questo cercava una rivincita in Medio Oriente.

Chi era restio a un confronto armato con ISRAELE era il leader del mondo
arabo NASSER, quello che egli temeva era un coinvolgimento diretto degli
Stati Uniti a fianco degli israeliani, nonostante il possente programma di
riarmo dell’Egitto attuato dall’Unione Sovietica.

Il comandante delle forze armate era AMER, Nasser gli aveva delegato il
compito di evitare un colpo di stato a suo sfavore in cambio gli aveva
concesso carta bianca. Amer non condivideva la decisione di Nasser e
infatti spingeva il presidente a far precipitare la situazione confidando
nella forza dell’esercito egiziano e nell’appoggio dell’Unione Sovietica.

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Il 1967 si aprì con un clima teso, fu in questo clima che il 13 maggio i


sovietici informarono l’Egitto che Israele stava ammassando truppe al fine
di invadere il paese, ma la notizia era del tutto infondata.

Israele era riluttante a ordinare la mobilitazione contro l’Egitto perché


voleva essere sicuro che gli Stati Uniti si sarebbero schierati militarmente
al suo fianco, ma gli Stati Uniti a loro volta erano restii a impegnarsi al
fianco degli israeliani per non dover aprire un altro fronte bellico con la
guerra di Vietnam in corso e perché temevano una reazione dell’Unione
Sovietica.

Il 5 giugno del 67 Israele attaccò fu una guerra lampo di 6 giorni, il suo


scopo era vanificare un attacco dal paese arabo ossia dall’Egitto, gli
israeliani erano del parere che sconfiggere l’Egitto avrebbe significato
umiliare il mondo arabo.

Israele inoltre doveva infliggere consistenti danni ai nemici prima che


intervenissero l’Unione Sovietica e in soli 6 giorni ci riuscì. La sera del 6
giugno Nasser e il comandante Amer ordinarono alle truppe egiziane la
ritirata che si trasformò in una fuga.

Il 7 giugno conquistarono la striscia di Gaza, l’8 raggiunsero il canale di


Suez, anche Gerusalemme Est venne conquistata, il 9 l’intera Cisgiordania
e il 10 arrivò il cessate il fuoco dell’Onu.

Gli Usa nonostante la reticenza mostrata prima dello scoppio del


conflitto, visti i risultati cominciarono a considerare Israele una vera
potenza su cui lo schieramento occidentale poteva contare contro il
blocco sovietico.

La guerra dei 6 giorni sconvolse gli equilibri mediorientali infatti per la


prima volta Israele aveva in mano una valida carta per farsi accettare
nella regione e vivere in pace: la restituzione dei territori conquistati.

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CAP XXX 1968 I GIOVANI AL POTERE

Il 68 deve essere ricordato come rivoluzione delle


mentalità/costumi/linguaggi.

Due elementi costituirono i contesti di rivolta studentesca giovanile, la


critica nei confronti della società accusata di una nuova forma di dominio
attraverso la pubblicità, mass media, una nuova tirannia basata su un
benessere illusorio, e l’opposizione alla guerra del VIETNAM quindi contro
l’imperialismo coloniale e a sostegno del movimento di lotta
anticoloniale.

Nel 1962 comparve il primo manifesto programmatico centrato sulla lotta


dei diritti civili e sulla libertà individuale”manifesto di PORT HURON”.

A BERKELEV l’attivismo studentesco aveva intimorito le autorità


universitarie tanto che nel 1964 agli studenti fu impedito di tenere i loro
banchetti di informazione propagandistica politica.

Il richiamo giovanile all’autogestione e alla democrazia partecipativa si


tramutò nel movimento studentesco statunitense.

A Berlino gli studenti tedeschi si mobilitarono in rsp a una serie di


limitazioni.

A Varsavia gli studenti iniziarono una serie di manifestazioni che furono


represse con violenza.

Ci fu inoltre la “primavera di Praga”dove le truppe sovietiche posero fine


al movimento di studenti.

Maggio 68 fu nel corso di questo mese che la rivolta studentesca sembrò


tramutarsi in evento rivoluzionario che coinvolse 9 milioni di francesi che
manifestavano rivendicazioni salariali.

In italia la crescita del livello di scolarizzazione de del numero delle nuove


immatricolazioni colse impreparato il sistema di formazione universitaria

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ancora elitaria, l’elemento comune che scatenò le prime proteste era


costituito dal tentativo studentesco di porsi come soggetto
dell’università. Nel 1968 vi fu il dilagare delle proteste nell’intera
penisola, il 68 si tramutò in protesta globale e l’università era soltanto il
luogo dove tale rivolta si esprimeva.

CAP XXXI LA CRISI PETROLIFERA

L’idea di benessere e progresso conobbe una brusca frenata, l’elemento


di maggiore criticità è da ricondurre alla traumatica presa di coscienza
dell’esaurimento delle scorte petrolifere, e la difficoltà degli Stati Uniti
nell’esercitare la leadership, la super potenza infatti doveva fare i conti
con l’elevato dinamismo economico dei paesi europei e del a Giappone
uscito brillante dalla fase di ricostruzione.

La schiacciante vittoria israeliana nella guerra dei 6 giorni contro gli arabi
aveva determinato una conflittualità regionale. Tanto che il 6 ottobre
1973 gli egiziani contando sull’effetto sorpresa attaccarono gli israeliani.

I sovietici si schierarono con gli arabi e gli Stati Uniti con gli israeliani.
Come reazione gli stati arabi annunciarono la riduzione del greggio ai
paesi che avevano sostenuto gli israeliani nel conflitto, il prezzo di un
barile di petrolio passò da 4 dollari a 12.

Gli Stati Uniti e L’Unione Sovietica ordinarono ai belligeranti la fine


immediata, il 27 ottobre 1973 a tre settimane dallo scoppio delle ostilità, i
combattimenti cessarono.

Gli israeliani conclusero il conflitto con una spettacolare controffensiva


che permise di dimostrare la loro superiorità strategica e militare.

CAP XXXII IL SETTEMBRE CILENO

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L’11 settembre 1973 il presidente socialista SALVADOR ALLENDE si suicidò


a Santiago del Cile assediato dall’esercito. Con lui morì il primo e unico
tentativo nelle di creare il socialismo per via democratica. Ciò sancì il
passaggio traumatico/violento da un’ epoca dominata dalla politica a una
contrassegnata dall’antipolitica. Nascendo così una feroce dittatura
militare. Inoltre il regime militare che nacque accantonò il vecchio
modello economico perciò si passò da un dirigismo protezionista al
liberismo economico, apertura dei mercati, rilancio esportazioni.

CAP XXXIII (1976) DAL FRANCHISMO ALLA DEMOCRAZIA: LA TRANSIZIONE


SPAGNOLA

La morte del dittatore spagnolo Francisco Franco 1975 costituì la


premessa per l’avvio di un processo politico che condusse la Spagna a
smantellare il precedente regime dittatoriale e ad approdare alla piena
democrazia. Fu un regime d’ispirazione nazionalista, reazionaria e
fascista. Alla su morte gli successe JUAN CARLOS che pose alla guida del
governo nel 1976 ADOLFO SUAREZ, fu questo a far approvare il 18
novembre 1976 la LEY DE REFORMA POLITICA, quindi a mettere in atto la
transizione spagnola che si svolse in meno di 3 anni. La ley de reforma
politica riconosceva la sovranità popolare, attribuiva potere legislativo
alle Corti composte da deputati e senatori, introducendo il suffragio
universale.

Il 15 giugno 1977 si svolsero le elezioni politiche che videro la vittoria del


partito di SUAREZ, in seguito fu elaborata la costituzione. Sul piano
istituzionale la transizione aveva dovuto sciogliere due nodi: quello del
passaggio da una dittatura quarantennale a un sistema democratico e
quello del superamento di un sistema statale centralizzato.

CAP XXXIV IL CROLLO DEL MURO DI BERLINO E LA FINE DELLA DIVISIONE


TEDESCA

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La resa del regime nazista nel maggio 1945 segnò anche la fine della
Germania in quanto entità statale e territoriale. La coalizione degli alleati
(Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica) delimitò la Germani
in 4 zone ognuna affidata al controllo di uno dei vincitori. Berlino subì un
destino analogo di divisione pur trovandosi nel territorio controllato dai
sovietici. L’urgenza d’impedire la rinascita di una Germania aggressiva
portò alla denazificazione e smilitarizzazione. Gli Stati Uniti maturarono la
convinzione che l’unico obiettivo funzionale ai propri interessi fosse la
riunificazione della Germani sotto controllo alleato e la sua
democratizzazione attraverso le elezioni. I piani sovietici erano diversi:
Stalin auspicava la riunificazione della Germania ma anche la
neutralizzazione dall’influenza sovietica, il disegno di Stalin non
contemplava l’autodeterminazione del popolo tedesco (diritto di un
popolo a scegliere il proprio regime politico). Così si crearono due regimi
economici/politici/sociali radicalmente diversi a OVEST e a EST.

Berlino nel tentativo di arrestare il processo di occidentalizzazione impose


il blocco delle vie di comunicazione tra Occidente e Berlino, l’operazione
ottenne l’effetto indesiderato di accelerare la creazione di una nuova
entità la REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA con capitale a BONN e con
istituzioni tipiche della democrazia parlamentare occidentale. In risposta
Mosca creò la REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA. Gli Stati Uniti
ritenevano che soltanto dimostrando la loro superiorità del sistema
occidentale avrebbero persuaso Mosca a concedere l’autodeterminazione
del popolo tedesco. La pressione tra i due blocchi contrapposti comportò
all’alba del 13 agosto 1961 la popolazione di Berlino ad assistere
all’erezione di un muro controllato a vista dalla polizia ed esercito. A
rimanere imprigionata era la popolazione orientale a cui era negata
qualunque possibilità di transito verso Ovest. Ma nel 1989 a seguito di
una serie di manifestazioni che raggiunsero il milione di partecipanti il
regime non riuscì più a contenerle neppure con metodi repressivi, il
regime Est fu costretto a riconoscere il fallimento della propria politica di

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isolamento e ad aprire le proprie frontiere con l’Occidente. La rimozione


delle barriere materiali e simboliche non comportò la riunificazione della
Germania questa poteva dirsi ufficialmente conclusa nel 1990.

CAP XXXV L’EUROPA DI MAASTRICHT

Il trattato istitutivo dell’Unione Europea venne firmato a Maastricht il 7


febbraio 1992 ed entrò in vigore il 1 novembre 1993. Esso riuniva in un
unico testo i risultati di una conferenza intergovernativa sull’unione
economica e monetaria. Si trattava di una cooperazione dei paesi membri
basata nel settore della politica estera e di sicurezza e in materia di
giustizia e affari interni. Venne istituita la cittadinanza dell’unione, essa
veniva riconosciuta a tutti i cittadini degli stati membri, inoltre per
passare all’adozione della moneta unica ciascun Paese avrebbe dovuto
rispettare cinque parametri di convergenza:

 Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.

 Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e


Italia furono esentati).

 Tasso d'inflazione non superiore dell'1,5% rispetto a quello dei tre


Paesi più virtuosi.

 Tasso d'interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso


medio degli stessi tre Paesi.

 Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della


moneta nazionale.

La moneta unica entrò in circolazione il 1 gennaio 2002.

CAP XXXVI L’11 SETTEMBRE 2001

La mattina dell’11 settembre 2001 l’organizzazione terroristica al-Qaida


guidata da Osama Bin Laden lanciò una serie di attacchi contro gli Stati
Uniti. Quattro aerei pilotati da terroristi suicidi furono dirottati contro i

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simboli del potere economico e militare americano le Torri gemelle sede


del WORLD TRADE CENTER a New York e il Pentagono a Washington,
quasi 3000 persone morirono.

L’attacco terrorista alimentò una fiammata di patriottismo, la bandiera


divenne simbolo di dolore e lutto, un simile sentimento sembrava offrire
terreno fertile per uno scontro tra Occidente e Islam. L’ascesa di un simile
nazionalismo ebbe ricadute interne, il 26 ottobre 2001 ci fu
l’approvazione del PATRIOT ACT limitava le libertà civili e il diritto alla
privacy dei cittadini, questa stabiliva che gli immigrati potevano essere
trattenuti in stato di fermo a tempo indeterminato senza avere un
avvocato se ritenuti terroristi. Dopo gli attentati l’attenzione si concentrò
sulla sicurezza nazionale.

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