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1800: ETA’ DEL PROGRESSO

I- Apogeo
caratteri dell’Ottocento: società, economia, politica
della borghesia
- Positivismo + Riv. industriale Proudhon (soc. utopistico)
- Capitalismo + Banche
Introduzione
- Questione sociale: borghesia (capitalismo) VS proletariato (socialismo) Bakunin (anarchismo)
- Prima
Se da un e Seconda Internazionale
lato quest’epoca Marx (comunismo)
è ben simboleggiata dall’ascesa della classe sociale borghese e dal
progresso di cui si rende protagonista, è pur vero che, al contempo, assistiamo alla nascita della
Sviluppo socio-economico VS Sviluppo politico
classe operaia, con relative condizioni di vita precarie. Rispettivamente, parleremo di Seconda
rivoluzione industriale e progresso economico - con arricchimento della classe borghese, no
all’avvento dellunghi
tempi capitalismo vero e proprio - ebrevi
tempi di questione sociale - già emersa durante i moti del
‘48, primaritmi lenti Bretagna, poi in Francia
in Gran ritmi serrati
e nel resto del mondo.

L’età del progresso: borghesia, positivismo, seconda rivoluzione


industriale, capitalismo
Condizioni socio-culturali (la classe borghese):
L’Ottocento, specie per quel che riguarda gli anni della seconda metà, è senz’altro il secolo della
borghesia, entro la cornice della nascente economia di tipo capitalistico. Sin dalla sua
nascita nel Medioevo, la borghesia è la classe sociale legata al concetto di mobilità sociale,
all’in uenza economica come arma per riscattare la propria posizione di nascita. “Essere
borghese” signi ca esercitare un certo tipo di professione, comportarsi in un certo modo,
frequentare determinati ambienti, vestirsi e pensare in un certo modo: “essere borghese”
signi ca, in altre parole, avere un determinato stile di vita e una certa reputazione.
In una posizione di medietà tra la nobiltà e la classe operaia, il borghese poteva essere un
banchiere, un grande industriale o proprietario terriero, un funzionario dello Stato; ma anche
un avvocato, un medico, no addirittura ad essere un impiegato pubblico, un commerciante, o
un artigiano. Non tutte queste professioni sono considerate “di pari livello” sociale, per cui
all’interno della classe borghese stessa, troviamo una suddivisione in grande, media e piccola
borghesia. In questo ampio spettro sociale, trionfano quei valori tipici della mentalità
borghese, quali la libertà di scegliersi la vita, l’individualismo, la mobilità sociale. Anche a livello
di svago, nascono molte usanze divenute tipiche ai giorni nostri: l’attenzione per la moda, il
mettersi in mostra agli aventi mondani (balli, feste, teatri); prende avvio l’usanza di andare in
vacanza d’estate, con la conseguente nascita del settore turistico.
Analogamente al Medioevo, epoca in cui la borghesia nasce contestualmente alla rinascita delle
città (da cui il nome “borghese”: “abitante del borgo”), anche nell’Ottocento la sede dell’attività
borghese rimane il centro urbano: la città è il simbolo della produttività e della modernità, per
cui strade, palazzi, fognature e reti idriche vengono rinnovati e costruiti da zero, là dove
mancavano (abbiamo visto un esempio di questo fenomeno con il rinnovamento urbano di
Parigi durante l’Impero di Napoleone III). La città rispecchia la mentalità borghese e la sua
gerarchia interna: nei palazzi del centro vivono i grandi borghesi, mentre nelle zone residenziali
si trovano borghesi meno importanti; la periferia cittadina è, d’altra parte, la zona riservata alla
classe operaia. Ogni occasione è buona per fare pubblico sfoggio della propria posizione
sociale, per rivendicare la propria in uenza, per cui cresce in maniera considerevole
l’investimento in ambito artistico, culturale, scienti co e tecnologico: vengono organizzate
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grandi ere internazionali per esporre i frutti del progresso, da cui il nome di esposizioni
universali, manifestazioni magni che della modernità, spinte della grande competizione tra
nazioni. istituzione del premio NOBEL (1901)
Condizioni culturali e loso che (il positivismo):
La classe sociale borghese così come è stata descritta è naturalmente legata allo sfoggio di beni
materiali, sia nella vita quotidiana individuale, sia collettivamente. Le grandi scoperte
scienti co-tecnologiche, conseguenza diretta dei grandi investimenti in questo ambito,
portano gli intellettuali dell’epoca a nutrire grandi speranze nei confronti del progresso. A
livello storico- loso co, questi sono gli anni del positivismo: con questo termine si indica
quella cultura deistica nei confronti del progresso scienti co, per cui la loso a stessa
acquisisce un’impronta di tipo fortemente scienti co, che ne modi ca profondamente la
natura. Siamo, infatti, nella seconda metà dell’Ottocento, in Germania abbiamo l’idealismo
tedesco, quindi una loso a che, di per sé, dichiara come proprio il compito di discutere le
premesse della scienza, con un metodo dichiaratamente distinto da quello scienti co. La
loso a positivista, glia della cultura del progresso borghese, ricalca invece il metodo
scienti co, su un orizzonte di profondo ottimismo. August Comte viene considerato il
fondatore di questa corrente loso ca, che assegna alla scienza un ruolo quasi religioso: il
compito della scienza è, infatti, quello di rigenerare l’uomo e l’ordine sociale, poiché nalmente
si è entrati nell’era scienti ca (“positiva”), abbandonando il precedente stato di oscura
astrattezza. La nuova loso a ha, quindi, un carattere fortemente pragmatico, volto all’utile e
alla trasformazione della realtà, sull’esempio del metodo scienti co, paradigma particolarmente
di successo in ambito tecnico, quindi considerato come degno di essere imitato. Per questi
tratti fortemente applicativi del positivismo, spesso si indica Comte come padre della moderna
scienza sociologica.
Un forte input alla cultura positivista viene dall’opera del naturalista Charles Darwin, padre
della Teoria dell’evoluzione: L’origine de a specie (1859) è il primo tentativo di spiegazione
della specie-uomo all’interno della sola natura, per cui Darwin, illustrando i gradi di una lenta
evoluzione di organismi che si adattano all’ambiente, accende più che mai il dibattito scienza-
fede, poiché si crede che il darwinismo sia in contrasto con il creazionismo biblico.
È per questo che, alla fede religiosa, il positivismo sente di poter contrapporre la fede
scienti ca.
(- Che cosa pensi del rapporto tra fede e scienza? Possono convivere?
- Riguardo al positivismo, che cosa pensi dell’utilizzo del termine “fede” nell’ambito della
“scienza”? Ti sembra che i due termini possano convivere senza problemi?
- Il “vero” dualismo è tra scienza e religione?)

Condizioni tecnico-economiche (la seconda rivoluzione industriale e il


capitalismo):
Gli ingenti investimenti in ambito tecnico e industriale portano ad una signi cativa
modi cazione delle tecniche di produzione, quindi ad un progresso tale da condurre ad una
seconda rivoluzione industriale (ci ricordiamo la prima?). Le scoperte avvenute in ambito
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scienti co si traducono in altrettante applicazioni pratiche, di cui bene ciano i diversi settori
industriali:
- Industria chimica: concimi, coloranti, gomme, bre tessili arti ciali, medicinali, esplosivi.
Tutte innovazioni che porteranno incrementi nei vari ambiti di applicazione, dall’agricoltura,
al tessile, no alla medicina;
- Industria elettrica: nel 1878, Thomas Edison inventa la lampadina, per cui si procede,
contestualmente, al trasporto di energia elettrica, per consentirne l’utilizzo;
- Industria bellica: rivoluzione nella produzione delle armi e della macchine da guerra,
grazie alle innovazioni nella produzione di ferro e acciaio (lega di ferro e carbonio) e alle
scoperte chimiche legate agli esplosivi;
- Automobili: tra il 1851 e il 1891 prende avvio la produzione delle automobili, in relazione
alla rivoluzionaria invenzione del motore a scoppio e alla scoperta del combustibile che
soppianterà il carbone, imprimendo all’industria l’accelerazione tipica dei nostri giorni: il
petrolio.
A fronte di queste nuove tecnologie, le piccole imprese si trovano sempre più impossibilitate a
stare al passo con il progresso: adeguarsi al nuovo ritmo produttivo signi ca sostenere spese
ingenti per l’acquisto di macchinari di ultima generazione, per cui di cilmente una piccola
impresa poteva permettersi di competere con la concorrenza delle grandi realtà aziendali. È
proprio in questo orizzonte che possiamo autenticamente comprendere l’origine dell’ideologia
capitalista: in questa fase assistiamo ad un’evoluzione del capitalismo generico classicamente
inteso, che diviene un vero e proprio capitalismo nanziario.
Facciamo un passo indietro: in economia, il capitalismo indica un sistema economico in cui
imprese e/o privati cittadini possiedono mezzi di produzione e ricorrono al lavoro
subordinato per produrre beni e servizi a partire dalle materie prime, così da generare un
pro tto attraverso la vendita. Si tratta di un’economia di mercato, di ispirazione liberista,
opposta all’economia piani cata tipica del protezionismo economico, in cui lo Stato
interviene per regolamentare il mercato. Il capitale può essere, in generale, una somma di
denaro, un appezzamento di terra, un’azienda: il sistema curtense medievale, il sistema feudale
in generale e il sistema del latifondo sono tutte forme di capitalismo, ovvero forme di
produzione legate all’esistenza di un proprietario e di lavoratori subordinati. Il cambiamento
sostanziale legato all’Ottocento riguarda il ruolo di spicco assunto dalle banche: per investire
nei nuovi mezzi di produzione legati alle innovazioni tecnologiche dell’epoca, si rendeva
necessario chiedere dei nanziamenti, erogati proprio dalle banche. Nasce perciò uno stretto
legame tra le banche e le grandi aziende: le une investono erogando nanziamenti a favore delle
aziende, in modo da avere un ritorno tramite gli interessi; le aziende possono, invece,
permettersi i migliori strumenti tecnologici sul mercato grazie ai nanziamenti delle banche,
assicurandosi la certezza di un pro tto tale da poter pagare gli interessi senza perdite. La banca
è, quindi, un istituto di tipo nuovo: non funge più semplicemente da deposito di denaro, ma
svolge anche l’attività di investimento del denaro depositato (con tutti i rischi che ne derivano).
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Capiamo bene come il capitalismo sia espressione quasi diretta dello spirito borghese, in
quanto costruito sulla libera iniziativa dei singoli imprenditori: potenzialmente chiunque può
arricchirsi senza vincoli. Entrando nel merito del fenomeno e dell’ideologia capitalista, però,
dovremmo a mano a mano essere in grado di comprendere come, in realtà, questa
potenzialità del capitalismo, specchio di tutto ciò che nasce con la borghesia, come la
meritocrazia e il riscatto sociale, si traduca nel proprio opposto, per cui sembra che il denaro
porti sempre altro denaro e la povertà altra povertà: chi possiede già del capitale, potrà
investire per accrescere sempre di più la propria ricchezza e ra orzare la propria in uenza, che
quasi sempre coincide con una forte rappresentanza politica, quindi con provvedimenti in
ambito di legislazione economica volti a favorire il mantenimento dello status quo; mentre, chi
non possiede un capitale di partenza, sempre più di cilmente riuscirà a farsi strada e a
riscattarsi socialmente, rimanendo il più delle volte parte di quei lavoratori subordinati
sfruttati dai capitalisti per mettere a frutto le materie prime possedute. Ecco che, a partire
dalla borghesia come simbolo del riscatto sociale e della meritocrazia, nasce una nuova forma di
immobilismo sociale, per cui viene ad istituirsi un dualismo all’interno della società tra
borghesia e classe operaia di cile da ribaltare. In seno alla borghesia stessa, nasce, come
correlato e controparte necessaria, la classe operaia, e con essa la questione sociale.

La questione sociale: classe operaia, socialismo, comunismo


Detto ancora diversamente, “se qualcuno si arricchisce, contemporaneamente è probabile che
qualcun altro stia diventando povero”, perciò inevitabilmente nasce una questione sociale,
come diretto risvolto dell’incremento industriale. Ne abbiamo già parlato in relazione ai
disordini degli anni ‘30 e del ‘48 in Europa. La Gran Bretagna, come spesso accade, precorre i
tempi: in favore della classe operaia vengono emanati diversi provvedimenti, volti a
regolamentare la giornata lavorativa e a statalizzare la tutela e l’assistenza dei lavoratori. Nel
1838 viene redatta la Carta del popolo, da cui deriva il cartismo, movimento in favore della classe
operaia: si richiedeva il su ragio universale maschile, fattore ritenuto necessario per la
votazione in parlamento di provvedimenti in favore dei lavoratori (Approfondimento: I
Diggers e il True Leve ers Standard Advanced: il 20 aprile 1649 un gruppo di Inglesi aveva
già formulato e ssato in una sorta di manifesto molti dei punti cardine delle moderne teorie
socialiste, tra cui principalmente ricordiamo l’abolizione della proprietà privata e l’uguaglianza
di tutti gli uomini).

Parliamo di socialismo in riferimento a tutte quelle dottrine miranti a realizzare gli interessi
della classe operaia: o in termini di collaborazione tra classi, oppure, più spesso, in termini
di lotta sociale. Il socialismo, ridotto ai minimi termini, chiede:
- Abolizione delle classi sociali;
- Soppressione della proprietà privata e dei mezzi di produzione e di scambio.
Si propone, cioè, di eliminare alla radice le condizioni di esistenza del capitalismo, come
presupposto di ogni di erenza socio-economica.
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In principio, socialismo e comunismo vengono usati come sinonimi, ma gli intellettuali si
preoccuperanno, dopo il 1848, di chiarire le di erenze. Per comprendere la complessità del
discorso legato alla questione sociale, si farà rifermento a tre autori principali:
- Pierre-Joseph Proudhon, il cui nome è legato al socialismo utopistico;
- Michail Bakunin, il cui nome è legato all’anarchismo;
- Karl Marx, il cui nome è legato al socialismo scienti co, che poi è il comunismo.
Socialismo La prospettiva proposta da Proudhon è particolarmente importante nell’ambito del socialismo
utopistico
(così detto francese: è del 1840 la sua opera Che cos’è la proprietà? in cui de nisce la proprietà un vero e
da Marx xk proprio furto, ovvero un’appropriazione da parte di pochi della ricchezza generata dal lavoro
analizza
società dei molti, che poi sono i lavoratori. L’auspicio di Proudhon è quello di una società in cui venga
futura e non
presente, comeabolito il reddito derivante ai capitalisti dallo sfruttamento dei lavoratori. Per questo motivo,
fa Marx!)
Proudhon si dimostra simpatizzante anche nei confronti dell’anarchia come possibilità per i
lavoratori di essere liberi dall’oppressione.
Anarchismo Bakunin è, invece, considerato il padre dell’anarchismo moderno, un movimento che si adatta
bene alle masse diseredate dei Paesi più arretrati: il primo nemico del proletariato non è il
capitalismo, ma lo Stato, per cui l’obiettivo dell’azione rivoluzionaria di massa consiste
nell’eliminazione dello Stato come autorità centralizzata e coercitiva, fonte delle disuguaglianze
e dell’oppressione.
Comunismo/ Karl Marx è, senza dubbio, l’intellettuale più signi cativo nell’ambito della questione sociale:
Marxismo/
Socialismo sulla base della loso a hegeliana, reinterpretata in chiave materialistica, e sui principi di lotta
scientifico sociale, Marx elabora la dottrina comunista. Marx si fa erede del socialismo francese,

facendone un momento interno alla rivoluzione comunista vera e propria: Fourier, Owen,
Saint-Simon, Proudhon sono tutti autori a erenti a quello che lui chiama socialismo
utopistico, in contrapposizione al socialismo scienti co, basato sull’analisi della realtà
socio-economica, come processo storico della relazione tra forze produttive sociali e rapporti
di produzione fondati sulla proprietà privata. Il comunismo è socialismo nel senso scienti co,
perché analizza la realtà socio-economica e avanza proposte precise.
Marx sostiene che il cambiamento debba essere guidato dai proletari (ti sei chiesto l’origine
del nome?), gli operai della moderna industria capitalistica, poiché il lavoro quotidiano
ripetitivo e disumanizzante era all’origine dell’alienazione, condizione eliminabile solo a costo
dell’abolizione della proprietà privata. In questo senso, il socialismo così descritto è la prima
fase, volta a condurre alla ne dello sfruttamento: la parte, invece, costruttiva della proposta
marxiana, che lo di erenzia sostanzialmente dal socialismo, consiste nell’istituzione del
comunismo come sistema sociale e politico basato su forme comunitarie di produzione e
consumo. La proposta è espressa nel Manifesto del partito comunista (1848), uno dei testi più
signi cativi nella storia del pensiero politico: così come la borghesia nasce portando a
dissolvimento il precedente ordine sociale aristocratico, allo stesso modo, dialetticamente, la
classe operaia porterà alla ne dell’ordine sociale borghese. I proletari, con lo sviluppo
dell’economia capitalista, sono destinati a crescere in numero no a costituire la maggioranza
della società, per cui è solo questione di tempo prima che gli operai di tutto il mondo si
uniscano nella lotta di classe contro l’ordine precostituito e conducano alla dittatura del
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proletariato. Una volta istituita questa dittatura comunista, l’obiettivo è quello di giungere ad
uno Stato in cui i beni e le terre non sono di nessuno, per cui possono essere di tutti: nessuno è
oppresso o sfruttato, il lavoro e i beni sono amministrati secondo il principio “da ognuno secondo
le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni”.

Socialismo, anarchismo e comunismo sono quindi i movimenti nati in seno alla questione
sociale per contrastare le ingiustizie della società capitalista. Per coordinare le proposte di
azione, i rappresentanti fondano l’associazione internazionale dei lavoratori,
un’organizzazione internazionale che coinvolgeva anche i mazziniani.
La prima internazionale nasce nel 1864, tra gli altri anche da Marx, a Londra: parte dalla
constatazione che gli stessi problemi sociali a iggono diversi Paesi, per cui si rende necessario
coordinare una strategia comune di abbattimento delle ingiustizie e tutela dei lavoratori.
Questa prima esperienza trarrà la sua forza e la sua rovina dalla convivenza di più correnti
ideologiche: la ricchezza iniziale, infatti, cede presto il passo ad un dibattito interno tra
anarchismo e socialismo, tanto che i mazziniani abbandonano l’associazione. Marx espelle in
seguito i seguaci di Proudhon, nel 1871, e lo stesso Bakunin nel 1876, evento che segna la
separazione tra socialismo e anarchismo.
Possiamo osservare i frutti dell’Internazionale sul nire dell’Ottocento, poiché le ideologie
socialiste raggiungono consensi tali da essere rappresentate in parlamento: nascono in Europa i
primi partiti socialisti, tra cui ricordiamo il Partito socialdemocratico tedesco (1875)
fondato sulle dottrine marxiste, il Partito operaio francese (1882).
La prima internazionale viene sciolta nel 1876, mentre la seconda internazionale va dal 1889
al 1916, questa volta a Parigi: si a erma la tendenza marxista dell’associazione, l’esclusione degli
anarchici e dei contrari alla partecipazione parlamentare. Il primo maggio viene dichiarato
giornata internazionale dei lavoratori e si stabilisce l’indipendenza dei sindacati dai partiti.
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