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verso la fine del XIX secolo alcuni pensatori rifiutarono la razionale cultura
positivista proponendo valori e un'idea di verità lontanissimi dal sapere tecnico
scientifico.
Il Decadentismo crede che la ragione e la scienza non possano dare una vera
conoscenza del reale, perché l’essenza del reale è al di là delle cose, è
misteriosa, ambigua, indecifrabile, e può essere compresa solo liberandosi da
una struttura razionale di pensiero: la realtà appare ai loro occhi come un
mistero pervaso da simboli e nascoste corrispondenze che si può
comprendere soltanto attraverso l'intuizione e i sensi.
Il Decadentismo
Agli inizi degli anni ottanta e novanta del XIX secolo si avvertiva in Francia uno
stato d'animo caratterizzato da un senso di disfacimento (di decadenza) e
termine di una civiltà; si avvertiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale.
In questo periodo l'uomo si sente in contrasto con la società che lo circonda,
insensibile e distaccata di fronte alle sue esigenze.
Non convince l'ottimismo ipocrita, l’illusorietà dell’idea positivista di progresso
continuo.
Le borghesie europee, che nel corso dell'800 avevano combattuto all'interno dei
loro stati per il trionfo degli ideali, nati dalla Rivoluzione Francese del 1789,
voltano le spalle alle masse popolari, disattendendo così ai principi di liberté,
egalité e fraternité.
Ottenuto il potere in accordo con i sovrani regnanti, la borghesia, depositaria
dell'economia, cura i propri interessi e conduce un tipo di vita perbenista e
conformista ed è insensibile verso il popolo.
Nascono le prime "questioni sociali", i sindacati (per tutelare i doveri ed i diritti del
lavoratore) e le lotte proletarie fra capitale e lavoro dipendente.
Entra in crisi l'ottimistica fiducia nel progresso mentre contestualmente prende
corpo un sentimento di repulsione per la civiltà moderna.
Organo ufficiale del movimento srà la rivista “Le Dècadent”, fondata nel 1886.
Dal positivismo al decadentismo