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Che cos’è la sociologia?

La sociologia è l’insieme composito di programmi scientifici, che hanno per oggetto le


relazioni e le istituzioni umane. E’ la disciplina che si occupa della dimensione
scientificamente sociale della vita umana. Come scienza sociale formula interrogativi sulla
base di una riflessione teorica sedimentata e cerca risposte sulla base di informazioni
raccolte sistematicamente. Questa disciplina può aiutarci a capire meglio il mondo in cui
viviamo, senza darci però delle certezze assolute, ma delle “ragionevoli certezze”.
Auguste Comte è considerato il padre fondatore di questa disciplina. E’ il primo ad
utilizzare il termine “sociologia”. Nasce con una visione iniziale fortemente scientifica (per
questo motivo Comte aveva pensato di denominarla “fisica sociale”) possibilmente intorno al
1824.
I padri fondatori danno vita a varie sociologie⇒ intuizioni su come guardare e capire il
mondo sociale.
La disciplina può essere definita:
● Empirica⇒ osservazione regolare di dati
● Nomotetica⇒ ricerca delle leggi.

Vi è un problema: anche altre scienze sociali si occupano di società (per esempio l’economia,
l’antropologia culturale, la psicologia sociale, l’economia…). Per capire in che modo la
sociologia si differenzi dalle altre scienze sociali e per capire se vi siano linee di
demarcazione su piani diversi esistono tre nuclei fondamentali che rispondono a questi
quesiti:

● La soluzione gerarchica⇒ Questa risale ad Auguste Comte (evoluzionista) , il quale


assegna alla sociologia una posizione privilegiata rispetto alle altre discipline, di
conseguenza essa è considerata quella “più alta”, poiché è nata per ultima, ed è
destinata a completare il processo evolutivo che ha condotto la conoscenza umana ad
affrontare oggetti sempre più complessi.
● La soluzione residuale⇒ Walter Runciman sostiene che rientri nel campo della
sociologia tutto ciò che non sia oggetto di un’altra scienza sociale specializzata, tutto
ciò che è troppo contemporaneo o troppo poco discorsivo per essere definito “storia”,
tutto ciò che si riferisce a delle comunità troppo grandi e complesse per essere
studiate dall’antropologia. Questa soluzione risulta insoddisfacente poiché non
chiarisce il carattere problematico dei confini con altre discipline: la sociologia
studia lo stesso ambito di fenomeni che è oggetto delle altre scienze sociali. I confini
tra le discipline non identificano delle categorie di oggetti concreti, ma dei modi di
guardare ai loro molteplici aspetti.
● La soluzione analitica o formale⇒ Appartiene a George Simmel (sociologia
culturalista) il concetto di interazione sociale: secondo cui la sociologia è definibile in
base ad una prospettiva analitica che dalla varietà di fenomeni sociali isoli le forme di
associazione dissociandole dal loro contenuto particolare. (La sociologia così studierà
le forme di subordinazione e dominio, la competenza e la concorrenza, l’imitazione,
la divisione del lavoro…). Simmel si pone il quesito di come cambi il modo di
relazionarsi in un contesto di metropoli, le conseguenze sul loro benessere…
studiando il quotidiano della società. La sociologia studia le forme pure di relazione.
Questa soluzione risulta insoddisfacente: la distinzione tra forma e contenuto è
chiara sul piano analitico, ma difficile da applicare in concreto. Consapevole di non
avere un programma e di essere asistematico.

Sociologia come definizione tautologica


Indichiamo con questo termine l’insieme di ricerche di coloro che si riconoscono e sono
riconosciuti come sociologi.
I confini tra sociologia e le altre discipline sono sfumati e mutevoli nel tempo.

Origini
Si comincia a parlare di sociologia nella cultura europea attorno alla metà del XIX secolo. La
nascita della disciplina è influenzata da grandi trasformazioni:
● L’avvento della scienza moderna e la rivoluzione scientifica ⇒ Verso la fine del
XVIII secolo inizia a diffondersi la fiducia nella possibilità di estendere i principi del
metodo scientifico allo studio dell’uomo, della società e della cultura. Cambia il
rapporto tra uomo e sapere: è un qualcosa che viene costruito con osservazione
empirica della realtà da parte degli scienziati. Rivoluzione di pensiero. Illuminismo
ed empirismo (Locke, Newton, Voltaire, Hume). Nuova idea di scienza (Bacone,
Galilei). Passiamo dall’idea di irrazionalità che governa il mondo alla razionalità. Idea
che il mondo sociale possa essere studiato, analizzato e governato con gli strumenti
della razionalità. Mutamento culturale e tecnologico. Illuminismo: Cambiamento
nella concezione culturale dell’epoca. (Prima idea di irrazionalità es: quadro di Boch e
poi razionalità con Goya⇒ vuole dirci che i mostri si presentano quando la
razionalità non è attiva, è necessaria la razionalità).
● Rivoluzione Industriale⇒ Vi è un grande cambiamento nei sistemi produttivi:
abbiamo il passaggio dallo stampo agricolo ad una natura industriale con
l’affermazione della grande fabbrica (l’avvento delle grandi macchine e della catena di
montaggio con divisione del lavoro razionale e standardizzato al fine di massimizzare
il lavoro). Gli operai svolgono attività specifiche. Di conseguenza vi è anche un
cambiamento nella distribuzione delle ricchezze (stratificazione sociale) e
l'affermazione di un’organizzazione lavorativa. Iniziano, però, a verificarsi dei
fenomeni di marginalizzazione sociale mai visti prima, la grande differenza è che vi
sono aree urbane caratterizzate da miserabilità nuove, che generano dei problemi
sociali (prima non avevano la stessa valenza, è un concetto nuovo) ⇒ nasce il
fenomeno degli scioperi. Cominciano ad aumentare la ricchezza ed il benessere, vi
sono dei consumi di massa. Anche la densità della popolazione aumenta in quel
periodo. Parliamo di una rivoluzione tecnologica (treno, medicina, macchine nelle
fabbriche…-> le persone cominciano a disporre di beni che prima erano considerati di
lusso).
● Rivoluzione Francese⇒ Grazie a quest’ultima marca simbolicamente la caduta di un
ordinamento politico fondato sul principio dinastico e il potere assoluto: lo scettro
passa quindi nelle mani del popolo, che ha dei diritti. Cambia quindi la concezione
del potere (non è più dato). Mutamento politico, istituzionale e sociale. Si verifica la
riduzione delle distanze a livello di diritti tra un sovrano/nobile e una massa (senza
diritti) ⇒ i diritti sono di tutti. Nasce la concezione di diritto civile, che ognuno ha in
quanto cittadino, avere dei diritti riguarda la collettività ⇒ nascita di una
costituzione che tutela i diritti di tutti ⇒ comporta delle questioni fortemente
sociologiche: Bisogno di produrre statistiche sociali, dare risposte politiche.

Vi è il crollo di un mondo sociale che preesisteva e la nascita di un altro. Nascita di un nuovo


mondo sociale.
La sociologia mette il mondo in questione, cambiamento vorticoso. Crolla un ordine statico
e viene sostituito da un ordine dinamico. Vi è il bisogno di indirizzare questo cambiamento.

In generale, il periodo dalla metà dell’800 fino alla prima guerra mondiale ha comportato in
Europa dei cambiamenti economici, politici, sociali di enorme rilevanza. (Periodo del
positivismo e Belle époque).
● Dal punto di vista economico⇒ industrializzazione dei principali paesi europei e
concentrazione crescente del capitale. Gli stati hanno sostenuto una centralizzazione
crescente della regolamentazione e del coordinamento di diverse attività.
● Nella vita quotidiana⇒ sviluppo dei mezzi di comunicazione nei diversi paesi
attraverso reti ferroviarie e navi a vapore, e successivamente aeroplani a motore,
telegrafo e telefono. Abbiamo l’illuminazione di città e fabbriche grazie a condutture
di gas centralizzate e l’impiego dell’elettricità.
● Progressi della medicina⇒ miglioramento dell’igiene e aumento della popolazione.
● Diffusione dell’istruzione e urbanizzazione.
● Dal punto di vista politico⇒ sviluppo di regimi parlamentari con l’ampliamento del
diritto di voto, oltre al fatto che i partiti politici diventano sempre più rilevanti
(comparsa dei partiti della classe operaia).

1870-1914⇒ Età dell’Imperialismo: periodo di maggiore espansionismo coloniale europeo.


Nella seconda metà del XIX secolo i paesi europei stavano imponendo il proprio potere in
Africa, Asia, Oceania. ⇒ le colonie fornirono all’Europa: materie prime, mano d’opera,
armate, mercati. In pochi erano contro la colonizzazione, in molti la sostennero come
necessità o missione civilizzatrice.
I sociologi di questo periodo vi hanno prestato poca attenzione: utilizzarono i dati raccolti
dagli etnografi al seguito delle spedizioni militari, ma non discussero le spedizioni in se
stesse.

Il termine “modernità” fu coniato da Charles Baudelaire nel 1861⇒ venne a significare


“epoca del nuovo”.
La cultura europea visse la seconda metà dell’800 e la prima parte del 900 con un’euforia
dettata dal progresso e uno sviluppo senza precedenti. A questa sensazione si accompagna
l’idea di essere parte di una civiltà superiore a quella di ogni altro popolo e di essere immersi
in un progresso che non avrebbe potuto essere arrestato.
La parola “civiltà” divenne sinonimo di “Europa” e “Occidente”.
Auguste Comte
Positivista.
Ha una relazione con Caroline Massin, con cui ha un grande confronto intellettuale.
Conia la legge dei tre stadi: teologico, metafisico o astratto, positivo o scientifico.
● Teologico⇒ Il governo del mondo è degli dei, i quali decidono le sorti del mondo. Lo
associa alla monarchia.
● Metafisico⇒ Vi è lo stesso governo con idee e concetti astratti (virtù, lotta tra bene e
male, principi… ). Lo associa all’oligarchia.
● Positivo⇒ Per governare il mondo c’è bisogno di scienza e razionalità. Gli uomini
con la scienza analizzano il mondo e mettono in pratica ciò che al mondo serve:
ordine e progresso. “L’amore come principio, l’ordine come base, il progresso come
fine ultimo”. Lo associa alla democrazia. Un sapere sul reale, certo e preciso
(empiricamente definito e fondato) e costruttivo. ⇒ utopia sociale: religione positiva.
Comte dice che ci siamo emancipati da un mondo di false credenze. La scienza ci
offre delle certezze.

In cosa è diversa dalle altre scienze sociali


● Non è una scienza esatta, i dati che produce sono affetti da incertezza.
● La psicologia si concentra sul singolo individuo, la sociologia sulle interazioni
sociali.
● Universale: insieme composito di discipline (sociologia della famiglia, economica…).

Strumenti di indagine
● Studia empiricamente la società, attraverso dati.
● Si pone delle domande a cui deve rispondere.
● Metodi differenti.

A cosa serve?
● Trovare soluzioni a problemi sociali.
● Prevenire problemi sociali.
● Capire la società.
● Maggiore consapevolezza riguardo i fenomeni.
● Finalità diverse: Filosofia sociale, politica, critica, scienza…
I fondatori del pensiero sociologico di fronte al mutamento

Emile Durkheim
Nasce in Lorena nel 1858.
Programma: fondare la sociologia.
1887: comincia a insegnare la sociologia all’università di bordeaux, fu uno dei primi studiosi
in Europa ad occupare in università una cattedra di sociologia. Fu uno dei primi a fondare
una rivista sociologica: L’anneé sociologique.
Ha esercitato un’influenza grandissima sul 900 e su diverse altre scienze dell’uomo.

Opere importanti
● La divisione del lavoro, 1893.
● Le regole del metodo sociologico, 1895.
● Il suicidio, 1897.
● Le forme elementari della vita religiosa, 1912.

Problema di fondo del pensiero di Durkheim: la coesione in una società e la sua riproduzione
nel tempo.
Il suo problema scientifico corrisponde a rispondere al quesito: “che cosa tiene insieme una
società?” ⇒ la morale.
Sentimento morale ⇒ ciò che unisce l’insieme sociale alla società stessa, realizzandosi in una
solidarietà dei membri tra loro, consente la vita in comune.
Società = ordine morale.

Per spencer, la società si basa su un contratto stabilito tra i membri sociali che perseguono il
proprio utile (=utilitarismo). ⇒ durkheim pensa che la società non sia comprensibile
muovendo dall’analisi dei comportamenti dei singoli. Società = ciò che precede e rende
possibile ogni contratto. La vita collettiva precede la vita dei singoli separati, e i contratti
sono qualcosa di possibile solo tra soggetti che intendano rispettarli.
⇒ il comportamento di ciascun uomo non è mai comprensibile pienamente se non come
espressione del suo inserimento in un insieme sociale.
Morale ⇒ insieme di valori e credenze che si esprimono in norme (= regole alla cui infrazione
corrispondono delle sanzioni) alle quali ciascuni membro della società è vincolato.
⇒ vincoli che agiscono:
● Dall’esterno: infrangere una norma provoca reazioni che puniscono chi lo fa.
● Dall’interno: l’individuo avverte dentro da se una spinta al rispetto delle norme
stesse.
Appartenenza a una morale comune ⇒ ciò che fonda la solidarietà che lega fra loro i membri
di una società.

Esempio: dieci comandamenti ⇒ insieme di norme morali su cui la società ebraica fondava
il proprio vivere comune. Infrangendosi si incorre in una punizione. Essi si impongono alle
coscienze venendo a costituire l’orizzonte dei valori a cui il singolo si conforma dall’interno.
Norme incorporate nella religione cristiana, tuttora parte della nostra cultura.

Norme possono essere:


● Esplicite (come quelle dei dieci comandamenti).
● Implicite (come la maggior parte delle norme quotidiane); es: il comportamento dello
studente a scuola.
⇒ per Durkheim sono fatti sociali.

In Regole del metodo sociologico:


“Quando assolvo il compito di marito, padre o fratello io adempio a dei doveri che sono
definiti al di fuori di me e dei miei atti, nel diritto e nei costumi. Non li ho fatti io, ma li ho
ricevuti mediante l’educazione. Analogamente, per ciò che riguarda le credenze e la vita
religiosa, esse esistevano prima del fedele, esistono al di fuori di lui. Il sistema monetario che
impiego per pagare i miei debiti, gli strumenti di credito che utilizzo nelle mie relazioni
commerciali, le pratiche seguite nella mia professione, funzionano indipendentemente
dall’uso che ne faccio. Questi tipi di condotta o pensiero non sono solo esterni all’individuo,
sono dotati di un potere coercitivo che si impone a lui. Se cerco di violare le regole del
diritto, esse reagiscono contro di me in modo da impedire il mio atto. Quando si tratta di
massime puramente morali, la coscienza pubblica contiene tutti gli atti che la offendono
mediante la sorveglianza che essa esercita sulla condotta dei cittadini e le pene specifiche di
cui dispone”.

Ordine di fatti che presentano caratteri molto specifici: modi di agire, pensare e sentire
esterni all’individuo, dotati di un potere coercitivo in virtù del quale si impongono su di lui.
Essi non possono venire confusi né con fenomeni organici (=consistono di rappresentazioni
e azioni) né con i fenomeni meramente psichici (=nella e mediante la coscienza individuale).
⇒ fatti sociali.

Fatti sociali ⇒ fenomeni che non si possono spiegare ricorrendo alla sola analisi delle azioni
dei singoli o all’analisi psicologica delle loro motivazioni. Essi sono qualcosa che si presenta
in media o normalmente all’interno di una società.
Ciò che li definisce come tali è che essi si impongono ai singoli come qualcosa che proviene
dal di fuori e li attraversano nei loro modi di sentire, pensare e comportarsi.
I fatti sociali esistono nella misura in cui esistono gli uomini, ma contemporaneamente
hanno un’esistenza indipendente che sovrasta la volontà di ciascuno.
Durkheim propone di trattarli “come se fossero cose” ⇒ essi hanno un’esistenza che non si
spiega a partire dalle coscienze e dalle azioni degli individui. Rispetto alla volontà dei
singoli, hanno una durezza (sono durevoli, ma possono mutare) che non si lascia scalfire.
Esempio: linguaggio ⇒ intersoggettivo, ciascun individuo lo trova in qualche modo già dato,
esso è trascendente rispetto alla volontà o alla capacità di cambiarlo arbitrariamente. Modo
di fare consolidato, risultato dell’interazione di innumerevoli uomini in un tempo
lunghissimo. E’ qualcosa che attraversa ogni singolo uomo.
Si può usare una lingua in modo scorretto, ma ciò si scontra con delle sanzioni, al limite non
ci si fa capire o ci si espone al ridicolo e a delle correzioni.
⇒ linguaggio = fatto sociale. Lo si può spiegare solo a partire dalla società.

L’approccio funzionalista
Società = realtà sui generis, superiore alla vita dei suoi membri. Unità di livello superiore,
dotata di una vita che non si spiega restando al livello della semplice descrizione di ciò che la
compone. Essa si esprime in fatti sociali ⇒ la sociologia è la scienza che studia l’insieme di
fatti sociali.
Metafora di un corpo per descrivere la società ⇒ metafora organicista: la società viene
descritta come organismo, dotato di una serie di organi che si integrano e cooperano tra
loro. Consiste nello sforzo di spiegare ogni elemento di una società tentando di riconoscere
quali funzioni tale elemento svolga all’interno di essa.

Spiegazione funzionalista: spiegazione di un fenomeno sociale sulla base dell’individuazione


della funzione che esso adempie per la vita dell’insieme della società. Durkheim non ritiene
che questa sia l’unica spiegazione cui il sociologo deve ricorrere: questa è possibile solo dopo
che siano stati analizzati i nessi causali.
Non bisogna confondere l’idea Durkheim Ivana di funzione con l’idea che ogni fenomeno
sociale debba coincidere necessariamente con qualche fine prestabilito.
⇒ esempio tipico: trattamento della devianza= termine sociologico che intende l’esistenza di
comportamenti che si distaccano dalla norma. Il crimine ad esempio. Tuttavia è devianza
anche qualunque comportamento che sia percepito come “anormale” (abbigliamento strano).
Funzione della devianza: nel momento in cui il crimine viene punito attraverso la messa in
opera di riti adeguati esso svolge la funzione di
● rinsaldare la coscienza collettiva
● La società riafferma le sue regole
● Può rappresentare un momento di sperimentazione della società rispetto a nuove
norme. ⇒ un movimento sociale spesso nasce come espressione di una devianza di
norme stabilite che con il passare del tempo può diffondersi generando una nuova
conformazione delle norme stesse.
La funzione non corrisponde a nessun fine prestabilito.

Per Durkheim diversi tipi di società: in la divisione del lavoro sociale sviluppa un discorso
sull’evoluzione delle società umane come un movimento da un tipo di società all’altro.
● Società semplici ⇒ basate su una bassa divisione del lavoro.gli individui svolgono
attività poco differenziate tra loro. Caratterizzate da una solidarietà meccanica: si
presenta tra individui strettamente uniti tra loro da vincoli quotidiani. In questo tipo
di società, le coscienze degli individui tendono a differenziarsi scarsamente le une
dalle altre. La coscienza collettiva tende a ricoprire quella individuale: le persone
pensano in modo molto simile ⇒ scarsa tolleranza della società per comportamenti /
punti di vista diversi da quelli incorporati nelle norme della vita comune. Il diritto si
presenta nella forma di leggi punitive⇒ le norme tendono a vincolare ogni aspetto del
comportamento e ogni infrazione è considerata attentato alla coesione del gruppo.
● Società complesse ⇒ corrispondono alle nazioni moderne. Fondate su un’ampia
divisione lavorativa, le attività sono fortemente differenziate tra loro ed esistono
numerose istituzioni intermedie (famiglia, comunità di vicinato…) che mediano
l’appartenenza del singolo all’insieme della società. L’evoluzione storica delle società
umane verso la complessità sempre crescente è ricondotta da Durkheim alla crescita
della divisione del lavoro. Questa dipende dall’ampliarsi della società nello spazio e
dall’aumento del numero della densità delle popolazioni. Solidarietà organica:
stabilisce i legami tra gli individui che hanno tra loro grandi differenze, ma che
devono cooperare. Le mansioni dei singoli si differenziano e con ciò si danno le basi
per una diversificazione dei contenuti delle coscienze. Anche i loro punti di vista
sviluppano delle differenze ⇒ individualizzazione delle coscienze. Il diritto si
presenta nella forma di leggi restitutive ⇒ l’infrazione del singolo è considerata nei
termini di un danno arrecato ad altri in un ambito specifico della vita. La tenuta delle
norme morali qui è più problematica⇒ il fatto stesso che gli individui possano
comportarsi e pensare in modi differenti rende meno forte la tenuta di norme. Più
necessaria ⇒ non essendo più la solidarietà data meccanicamente attraverso
l’adesione irriflessiva di ciascuno ad uno stesso modo di pensare, la coesione
dell’insieme sociale diventa qualcosa che va mantenuto appositamente attraverso
meccanismi. La società contemporanea può soffrire di anomia: le norme morali
condivise non ci sono più/ l’individuo non sa più a che sistema morale fare
riferimento. Porta a patologie che rischiano di disgregare la società (es. conflitti del
capitalismo). Cura attraverso il corporativismo : sviluppo di associazioni intermedie
tra i singoli e la società basate sull’associazione professionale. Potenziamento dei
processi educativi. La risposta all’anomia è uno sviluppo coerente e diffuso in un
sistema morale che si imponga a tutti i membri della società. Funzione dei processi
di socializzazione: garantire l’integrazione coerente del singolo all’interno
dell’insieme di norme che regolano la vita sociale.

Ha in mente che c’è un ordine morale ⇒ norme, ruoli, vincoli esterni e interni agli individui,
che generano solidarietà e rendono possibile la società.
Per il sociologo le norme sono fatti sociali ⇒ oggetto specifico della sociologia, modi di
agire, di pensare e sentire esterni all’individuo eppure dotati di un potere di coercizione in
virtù del quale si impongono su di lui (preesistono). Esempio: il pudore e il fatto di andare in
giro vestiti.
● Rituali ⇒ creano coesione, creano appartenenza. Esempio: salutarsi, pranzo della
domenica…
● Linguaggio
● Condotta dello studente ⇒ divisione di ruoli, le norme danno la possibilità di
facilitare il processo di apprendimento.
Gruppi sociali diversi hanno norme diverse.
Diversi da tutti gli altri: non sono fenomeni organici o psichici, sono una realtà sui generis.
Esistono perchè praticati dagli individui, ma li sovrastano e attraversano. Sono il dominio
della sociologia, la scienza che studia l’insieme di fatti sociali.
Come studiare i fatti sociali?
“Come se fossero cose”, essendo esterni agli individui. Li studio nella loro dimensione
esterna. Misurazione. La società è più la somma degli individui: è un organismo che ci parla
attraverso i fatti sociali. Al contempo, l’individuo isolato, esterno al sociale, per d. Non
esiste. Mi interessa la funzione per la società di ogni fatto sociale (es. a cosa serve la
religione?) ⇒ sociologia funzionalista.
● Condotta dello studente: divisione di ruoli, le norme danno la possibilità di facilitare
il processo di apprendimento.
Esiste una funzione anche dentro la devianza delle norme ⇒ generare innovazione sociale.
La devianza è il principale meccanismo con cui le norme si rafforzano, attraverso la
sanzione.

Durkheim studia il suicidio, come fatto sociale.

Se voglio far capire che un valore è giusto ad altri individui⇒ coercizione attraverso la
socializzazione (la coercizione non è per forza imposizione); esempio: per far condividere il
valore secondo cui la razza ariana è superiore utilizzo la propaganda.

“Fatto sociale” è un’etichetta non più usata in sociologia, che inventò durkheim. “Istituzioni
sociali” è invece usato.
“Istituzioni” sono:
● Ogni credenza e forma di comportamento condotta dalla collettività (es: famiglia, i
valori ⇒ credere che il valore/forma di condotta della famiglia sia un nucleo sociale
importante)
● “Insiemi di norme (le cose devono essere in un certo modo) e pratiche, la cui
esistenza ha carattere durevole (persistono) sovraindividuale (esterne), che esprimono
un certo potere (coercitivi) sugli individui costituendo i campi di condizioni entro cui
si situa l’agire” ⇒ le istituzioni sociali definiscono gli spazi di azione che gli individui
hanno.
● “Modelli di comportamento che in una determinata società sono dotati di Cosenza
normativa”.
Concetto fondativo nella sociologia, che coglie l’essenza della visione durkhemiana del
sociale, e che ancora oggi è strumento analitico. Approccio scientifico positivista empirica.
Comte e durkheim ⇒ punti di riferimento dell’approccio positivista. Durkheim fa la prima
ricerca empirica di sociologia.
Studio sul suicidio
Suicidio: qualcosa che riguarda in senso esclusivo un singolo individuo. Scelta deliberata di
sottrarsi alla vita. Prima dimostrazione empirica della validità della sua impostazione della
sociologia.
Opera tesa a dimostrare che l’individuo isolato non esiste e che gran parte di ciò che
usualmente pensiamo come caratteristico dell’essere individuale è riconducibile all’influenza
della società.
Suicidio⇒ libertà del singolo, sceglie di sottrarsi alla coesione.
L’oggetto della ricerca di Durkheim non è il suicidio di singoli individui, ma il tasso di
suicidi che si riscontra in una società.
Tasso di suicidi nei vari paesivi: regolarità e tendenza a restare costati nel tempo.
Che a suicidarsi sia un individuo piuttosto che un altro dipende da variabili soggettive, la
tendenza sucidogena è connessa a variabili extrasoggettive: fatti sociali.
Numero complessivo di suicidi in una società è sempre in relazione con il grado di
integrazione social che la società medesima consente.
Ricerca basata su metodo empirico.==> uso metodico di dati statistic, interpretati alla luce di
integrazione sociale.

All’inizio affronta la tesi per cui il numero di suicidi sarebbe da correlare con fattori
climatici. ⇒ le due serie di dati si muovono in modo diverso.
Osservando le statistiche dei diversi paesi ⇒ correlazione positiva: i membri di confessione
protestante presentano un tasso di suicidi maggiore rispetto ad altri. =0> proporzione che
rimane costante, sembra che il tipo di confessione religiosa presenti una connessione.
Religione protestante: offre ai membri un grado di integrazione minore =0> er durkheim
dipende dal libero esame della propria o scienza da parte di ciascuno dei suoi membri. Il
protestante è meno vincolato del cattolico ai dettami di una tradizione, e non dipende da
insegnamenti impartiti dall'autorità ecclesiastica. ⇒ situazione che può rivelarsi difficile:
devono confrontarsi in solitudine con dio e trovare in loro la forza di stabilire le leggi del
proprio comportamento.
1. ⇒ suicidio egoistico: ha a che fare con un forte sviluppo dell’ego, con l’enfasi della
cultura protestante sulla libertà e la solitudine de singolo soggetto di fronte alle
proprie scelte di fondo.
Stabilisce una correlazione tra numero di suicidi e integrazione del singolo nella comunità.
Altre osservazioni:
1. Suicidio piu frequente in persone non sposate ⇒ conferma che la tendenza è legata a
situazioni di indebolimento delle relazioni
2. Andamenti dell’economia ⇒ numero più alto durante una crisi economica, anche
positiva. ⇒ diffusa incertezza e anomia: mancanza di norme morali chiaramente
condivise.

2. ⇒ suicidio anomico:
● allentamento nelle forme della morale collettiva
● Aumento dell’incertezza rispetto alle norme cui conformarsi
⇒ in entrambi i tipi di suicidi il numero di casi entro una società è ricondotta allo stato di
integrazione sociale. ⇒ è una spiegazione sociale.
3. Suicidio altruistico: espressione di una forte coesione sociale (esempio: sacrificio di un
milite per la patria).

Critiche sulla ricerca


Metodo: confronto tra serie differenti di dati: variano simultaneamente ⇒ variazione
concomitante, correlazione significativa.
Interpretazione: non sta direttamente nei numeri ⇒ teoria del sociologo che propone ipotesi
di spiegazione del senso secondo cui i dati analizzati sono correlati.
Tre critiche:
1. Controllo delle fonti dei dati ⇒ si basa su fonti statistiche che riguardano il numero
dei suicidi registrati dalle autorità civili che dipendono dalle registrazioni dei medici.
Vi sono pressioni sui medici e autorità per non registrare certe morti come suicidi. ⇒
inattendibili in parte. Ci invita a tenere conto del modo in cui i dati sono costruiti
alla fonte.
2. Alcune spiegazioni riconosciute da durkheim come significative ⇒ nei paesi studiati
la popolazione protestante tende a vivere nelle città, i cattolici nelle campagne.
Possibile ipotizzare che il tipo di residenza influisca sul tasso dei suicidi. Ci invita a
non arrestare l’analisi ad una sola correlazione significativa.
3. Analisi puramente quantitativa⇒ lascia in ombra le motivazioni soggettive di colore
che si spingono al suicidio. Sarebbero accessibili con metodi di ricerca diversi, che
mettano in luce variabili diverse da quelle individuate o che mettano i luce aspetti del
fenomeno sociologicamente significativi che potrebbero portare a una tipologia
diversa da quella proposta. Durkheim si concentra sui metodi quantitativi, ma è bene
utilizzare entrambi i metodi, compensando le deficienze di un metodo e i pregi
dell’altro.
“Le forme elementari della vita religiosa”
Perchè Durkheim si occupa di religione? ⇒ coesione sociale; è un fenomeno sociale
perdurante; siamo in un periodo in cui si affaccia la modernità, il progresso scientifico, di
conseguenza c’è gente che non crede nella religione, ma nella scienza.

Secolarizzazione: processo della progressiva perdita di rilevanza che le istituzioni, le


pratiche e le credenze esplicitamente religiose attraversano nella modernità. ⇒ concomitante
ascesa dell’importanza attribuita alla scienza + spiegazioni scientifiche + progressiva
emancipazione della sfera della vita politica e civile di dettami religiosi.

Stato= istituzione laica ⇒ deve definire regole e diritti che valgono per tutti i cittadini ⇒
parte di un processo di differenziazione sociale: le credenze religiose tendono nella
modernità a diventare un fatto privato.

Le forme elementari della vita religiosa:


● L’elemento fondamentale della vita religiosa è la distinzione tra sacro e profano. ⇒
distinzione elementare = la si ritrova in ogni espressione di credenze religiose.
● La vita religiosa si esprime in credenze e riti (azioni coordinate collettive). Le
credenze articolano la visione del mondo propria del gruppo che le condivide,
esprimendone e insieme rafforzandone la solidarietà. I riti sono pratiche dotate di
valore simbolico.
● ⇒ loro funzione principale: fondare e preservare gli ideali collettivi della società.
Sacralizzazione dei fondamenti della morale: elemento determinante della coesione
sociale.
● Ciò che gli uomini hanno adorato è la potenza trascendente della società stessa. Le
credenze religiose attribuiscono in altri termini ad una potenza estranea degli
attributi che sono propri della società.

Religione ⇒ sistema solidale di credenze e pratiche relative a cose sacre, separate e


interdette, le quali uniscono in un’unica comunità morale tutti coloro che vi aderiscono.

Le forme concrete delle pratiche e credenze religiose variano nel tempo, ma in tutte vi è
qualcosa di comune. Durkheim ritiene che lo studio delle forme più elementari possano
aiutare a cogliere qualcosa che riguarda la natura universale della religione.
Durkheim critica le religioni ⇒ esse rappresentano una sorta di proiezione fuori del mondo
umano di qualche cosa che invece è essenzialmente umano. Riconosce in modo esplicito la
funzione delle religioni per il sostegno delle norme morali che garantiscono la coesione
sociale.
Individuazione della distinzione tra sacro e profano ⇒ caratteristica generale dei fenomeni
religiosi.

In un modo o nell’altro, ogni società si fonda su delle credenze.

All’interno dell’opera è presente una teoria sull’effervescenza sociale ⇒ momenti nella vita
collettiva in cui gli uomini assieme sviluppano un’energia e una passione che li rendono
capaci di affermare e proiettare fuori di se delle credenze a cui attribuiscono il carattere di
rivelazioni di una potenza superiore.

Paradossò insito nel ragionamento durkheimiano:


● Riconoscimento dell’importanza della religione per i fondamento della morale
● Sviluppo di una critica scientifica delle religioni che di fatto finisce per
delegittimarle agli occhi dei fedeli.
⇒ critica scientifica delle religioni è un portato del processo di secolarizzazione.
Ciò che ne consegue è o la prognosi di una progressiva perdita di integrazione nelle società
moderne, oppure l’idea che non sono sempre le religioni propriamente dette ciò che
garantisce la coesione sociale.

⇒ problemi che sono parte integrante della situazione del pensiero moderno e
contemporaneo. Esso da un lato riconosce che gli uomini fondano la propria convivenza su
basi razionali, bensì su credenze. Nello stesso tempo, mina alle basi il funzionamento della
società stessa di cui svela i meccanismi.

Religione: insieme di pratiche e credenze, storicamente e culturalmente situate, che ha a che


fare con i grandi enigmi che circondano l’uomo e che riguardano la dimensione del senso.

I fondamenti della sociologia della conoscenza


Durkheim sviluppa il nucleo fondamentale della sociologia della conoscenza. Egli constata
che la teoria proposta dai filosofi tenda a polarizzarsi in due posizioni:
● Empiristi ⇒ la conoscenza si sviluppa direttamente dalle sensazioni, coordinate e
sistematizzate nel corso dell’esperienza.
● Kant ⇒ la conoscenza nasce dall’incontro di dati sensoriali, con un apparato
intellettuale che è dato a priori, con categorie dell’intelletto innate e universali. (Non
significa che esse siano universali e naturali) ⇒ sono sociali: si costituiscono
attraverso l’interazione tra gli uomini e il loro ambiente, trasmesse tramite la cultura
= diventa chiaro perchè i concerti sono espressi in parole, il linguaggio è prodotto
sociale. E’ attraverso l’acquisizione di un linguaggio che ciascuno di noi diventa
membro di una società e viene a condividerne i modi di concepire il mondo. ⇒
durkheim vuole affermare che i modi in cui conosciamo il mondo hanno origine
sociale. Al variare della società, anche le forme del conoscere variano. Nel dare
insieme un senso ed un ordine al mondo, nel costruire collettivamente i modi in cui
ci si rappresentano le cose e gli ideali riguardo a come le cose dovrebbero essere
fatte, che gli uomini sviluppano i propri linguaggi e le proprie forme di conoscenza.
Durkheim osserva che le sensazioni vengono coordinate dal soggetto entro un apparato di
categorie. Noi non percepiamo dati bruti, li organizziamo entro un apparato cognitivo che
da ordine al mondo.
Strumenti cognitivi ⇒ organizzano l’esperienza stessa.

Contestualizziamo: la modernità si accompagna a secolarizzazione (altra forma di


differenziazione sociale)
● Perdita di rilevanza delle credenze religiose
● Emergere di istituzioni laiche
● Ritiro delle credenze nella sfera del privato.
Studia:
● In chiave comparata
● Materiali etnografici
● Giunge a identificare elementi chiave delle religioni.
● Distinzione sacro-profano
● Credenze e riti, che (ri)creano ordine collettivo ⇒ tutte le religioni hanno credenze
che creano un ordine collettivo.
● Funzione di preservare ideali collettivi⇒ preservazione di un ordine e ideali collettivi;
conservatrice.
● Si adora in realtà la società stessa, la sua potenza trascendente ⇒ adorare la
collettività.
Con la secolarizzazione, si riduce lo spazio di norme morali collettivamente condivise che
fanno da guida agli individui.
Con la nascita degli stati moderni nascono simboli e rituali laici.

Due ulteriori aspetti sul pensiero di Durkheim, paradossali e cruciali per lo sviluppo della
sociologia:
● Critica le religioni, svelandone il “vero” contenuto, però ne riconosce l’effettiva
funzione e il ruolo cruciale per l’integrazione sociale. Ma così ne mina il potere
coesivo stesso.
● Pone i fondamenti per la sociologia della conoscenza: la nostra percezione del mondo
è ordinata in categorie sociali che organizzano la nostra stessa esperienza, ma che ci
vincolano anche a quella lettura: sono categorie socialmente determinate (es:
linguaggio).

Karl Marx

Influenza enorme sulla politica. Non si definisce un sociologo. Viene tra Comte e Durkheim.
E’ un economista, filosofo, storico, politologo. Attivista, giornalista, politico.
Manifesto del partito comunista.
Opera principale: il capitale.
Marx è essenzialmente un filosofo hegeliano, la sua influenza è avvertibile nella sua opera. ⇒
estraneo al clima positivista del suo tempo.
Proseguimento della sua opera = superamento della filosofia.
Idea: criticare l’economia politica.
Lavoro scientifico volto a dimostrare quanto è sbagliata l’economia politica di allora.
Vede una continuità stretta tra ruolo di economista e attivista/giornalista.
Pensa che il frutto del suo studio debba servire a cambiare il mondo sociale.
Il momento scientifico e quello dell’azione politica sono un tutt’uno in Marx.
Vuole andare oltre il positivismo (che era dominante). Non ha una visione asettica dello
scienziato sociale, ha una visione immanente della filosofia, che serve per cambiare il
mondo. Bisogna produrre il cambiamento.
Principale oggetto di riflessione: movimento generale della società sorta con la rivoluzione
industriale, egli riteneva che il cuore dell’analisi di tale movimento stesse nella critica
dell’economia politica.

Le origini filosofiche del pensiero marxista e la concezione materialistica della storia


Termine “dialettica”: molto ricorrente ⇒ termine hegeliano. ⇒ per Hegel e Marx è un
movimento del pensiero o della realtà che attraverso la negazione di una precedente
affermazione, conduce a una sintesi che è il superamento di entrambe.

Quando Marx parlerà di superamento della società capitalistica intenderà che essa
dispiegandosi produce al suo interno delle contraddizioni che conducono ad un livello
superiore, a qualcosa che conserva gli sviluppi della società capitalistica come i suoi
presupposti, ma li fa scomparire e li supera sintetizzandoli entro una nuova formazione: il
comunismo.

Da Hegel viene anche il concetto di alienazione. ⇒ per H. È aspetto dell’oggettivizzazione,


elemento essenziale della storia umana.
Quando gli uomini lavorano, producono degli oggetti. L’oggetto è una negazione del
soggetto, e può essere superata. ⇒ autocoscienza dell’uomo, riconosce l’oggetto come
proprio prodotto e ne provoca una riappropriazione.
Il lavoro umano è alienato in certe condizioni: quando vi è sfruttamento dell’uomo
sull’uomo. ⇒ secondo Marx, Hegel non si accorge che non è il lavoro in sè a produrre
un’alienazione, ma il lavoro in certe condizioni.

La situazione della classe operaia in Inghilterra, Engels ⇒ denuncia delle dure condizioni di
vita cui erano sottoposti i lavoratori delle prime fabbriche ⇒ Marx ne il capitale ne
documenta la miseria.
Il lavoratore produce per un altro uomo, il suo padrone⇒ la sua alienazione. Il suo prodotto
non è suo, come non è suo controllo ciò che produce e come produce, né la gestione delle sue
relazioni con i propri compagni. ⇒ il lavoro, invece di essere l'autorealizzazione dell’uomo,
diventa la negazione dell’uomo stesso.
⇒ la riappropriazione dell’oggetto di cui parlava Hegel deve essere un’azione pratica, una
rivoluzione che restituisca a chi lavora il controllo del proprio lavoro.
Le interpretazioni filosofiche non nascono dal nulla: secondo Marx corrispondono alle
condizioni in cui vivono gli uomini in un tempo determinato, e le descrivono come in uno
specchio deformato che trasforma la condizione storica concreta in una situazione
universale, cioè eterna. ⇒ materialismo storico= modo di pensare che parte dall’analisi delle
condizioni materiali degli uomini, così come sono storicamente determinate. Storia dei modi
in cui gli uomini si sono organizzati insieme per produrre, rapportarsi alla natura per
garantirsi la sopravvivenza.
⇒ divisione del lavoro ineguale.
Modi concreti in cui il lavoro viene diviso, modi in cui viene suddivisa la proprietà, e
tecniche di produzione che di volta in volta sono storicamente disponibili ⇒ struttura =
determina le forme di tutto il resto ⇒ sovrastruttura (ambiti delle istituzioni,
rappresentazioni religiose, morale e filosofia)==> non dotati di una storia propria.

“La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente
intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale”.

Ideologia= insieme di proposizioni che rappresentano il mondo in modo parzialmente


falsificato; una rappresentazione del mondo che descrive e insieme occulta le sue condizioni
reali. Forma di pensiero che giustifica l’esistente. Occulta le contraddizioni, nasconde i
conflitti e tende a immobilizzare la storia. Tipicamente la forma di pensiero delle classi
dominanti di una società, il cui interesse è quello di occultare i conflitti interni, che sono le
contraddizioni che costituiscono il momento negativo della dialettica storica e che
conducono al superamento della forma sociale data. Chi ha interesse a mantenere in vita tale
forma sociale esistente è portato a occultare tali contraddizioni. Con ciò il suo pensiero
diviene ideologico.
Anche i dominati possono condividere l’ideologia dei dominatori (per incomprensione dei
propri interessi o per paura di accettare le implicazioni conflittuali ⇒ falsa coscienza.

Scopo de il capitale ⇒ indagare il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione


e di scambio che gli corrispondono.
● Modo di produzione per Marx = insieme, storicamente determinato, di mezzi per la
produzione e di rapporti di produzione (i rapporti che gli uomini stabiliscono fra loro
riguardo al produrre (ad esempio il rapporto che gli uomini stabiliscono tra i membri
di una tribù primitiva)
● Modo capitalistico di produzione= modo di produzione emerso dalla rivoluzione
industriale. Modo moderno di produzione.
“Industria” e “modo di produzione capitalistico” non sono sinonimi ⇒ nella seconda
espressione sono contenute determinazioni che alla prima mancano, vale dire ai caratteri
specifici dei rapporti sociali.
● Modo di produzione capitalistico = la struttura di base di ogni società è data
esattamente dai rapporti che gli uomini intrattengono tra loro e con la natura al fine
di produrre ciò che è necessario a soddisfare i loro bisogni. Modo di produrre che
storicamente ha coinciso con l’avvento della produzione industriale. Fondato sul
capitale.
“Capitalismo” ⇒ nome dato da max alla società la cui struttura è fornita dal modo
capitalistico di produzione.

Il capitale consta di materie prime, di strumenti di lavoro e mezzi di sussistenza di ogni


genere, che vengono impiegati per la produzione di nuove materie prime, nuovi strumenti di
lavoro, nuovi mezzi di sussistenza. Le parti costitutive sono creazioni del lavoro, prodotti del
lavoro, lavoro accumulato, che serve come mezzo per una nuova produzione.
La definizione del capitale viene fornita dagli economisti, la loro definizione fa
corrispondere il capitale al lavoro accumulato, utilizzato come mezzo per una nuova
produzione.
Il problema è spiegare cosa rende il lavoro accumulato, capitale. ⇒ ciò che trasforma
un’esterna risorse in capitale è una specifica condizione dei rapporti sociali. Il capitale è
lavoro accumulato all’interno di una certa situazione dei rapporti sociali.
● ⇒ rapporti dove entrano in relazione i proprietari dei mezzi di produzione: i
capitalisti. Dall’altra parte vi sono i proletari, che dispongono della propria forza-
lavoro.
● Rapporto mediato dal denaro: la forza-lavoro si presenta come una merce che viene
venduta ai primi a un certo prezzo (=salario). Attraverso il salario, i lavoratori salariati
possono acquistare i beni necessari alla propria sussistenza. Sono pagati con un
salario che corrisponde a una certa quota del loro tempo, che essi vendono. Fuori dal
lavoro, essi sono uomini liberi.
● I beni economici prodotti all’interno del modo di produzione sono merci= la
produzione è finalizzata alla vendita dei prodotti sul mercato. Ogni merce ha un suo
valore d’uso, differente per ogni tipo di merce, ma possiede anche un valore di
scambio: si esprime con il prezzo della merce stessa. E’ un qualcosa di astratto,
prescinde dalle qualità concrete e dalle differenze sensibili delle singole merci, per
renderle tutte comparabili e quindi scambiabili tra loro sulla base di rapporti che
esistono tra i loro prezzi. Il denaro è l’equivalente universale del valore di scambio
delle merci.
● Il lavoro accumulato si presenta come capitale quando viene utilizzato nella
produzione, assieme al lavoro vivo dei salariati, per ottenere un profitto da parte del
capitalista.

Il modo capitalistico di produzione


Capitalismo: presenta un tipo di scambio particolare, non si tratta semplicemente di
scambiare merci tra loro, ma di produrre, con delle merci, altre merci che abbiano un valore
maggiore di quello che era presente all'inizio.
Il capitalista all’inizio possiede un certo ammontare di denaro (D) che investe acquistando
delle merci (M), acquistando materie prime, strumenti di produzione (il lavoro accumulato), e
forza-lavoro (il lavoro vivo degli operai salariati). Facendo lavorare i suoi operai, egli ottiene
nuove merci, che una volta vendute sul mercato, si tramutano in un ammontare di denaro
(D’) superiore a quello disponibile all’inizio.
Scambio che caratterizza il capitalismo: D-M-D’.
La differenza tra D e D’ sta in ciò che costituisce il profitto, ed è ciò che muove il capitalista.
Secondo gli economisti, il profitto è il risarcimento dell’impegno del capitalista. Risarcisce il
rischio che è onesto all’investire e lo ricompensa per le sue attività di controllo sull’intero
processo.

Forza-lavoro degli operai ⇒ merce particolare, di tipo umano. Quando il capitalista acquista
la forza lavorativa dei suoi operai, egli la paga come una merce: pagandola al suo prezzo.
Trattandosi di esseri umani, corrisponde al costo dei beni necessari per la sussistenza e la
riproduzione fisica degli operai.
Il lavoro dell’operaio, da un lato trasferisce il valore di scambio delle materie prime e degli
strumenti a disposizione nelle merci prodotte, ma dall’altro produce più del valore di
scambio corrispondente al prezzo della sua forza lavorativa.

Giornata lavorativa di un operaio rappresenta con un segmento ac, dove ab corrisponde al


tempo in cui l’operaio produce merci il cui valore di scambio corrisponde a quello del suo
salario, e la parte bc è in più: prodotto del plusvalore ⇒ ha origine in un plus lavoro, che
l’operaio svolge in aggiunta a quanto sarebbe bastevole a pareggiare i conti con quello che il
capitalista ha speso assumendolo e acquistando tutto ciò che è necessario a produrre. Nei
rapporti di produzione capitalistici, il plusvalore diviene profitto che è proprietà del
capitalista.
⇒ il profitto nasce per Marx dallo sfruttamento dell'operaio: dal fatto che egli è pagato con
un salario che corrisponde al costo dei beni necessari alla sua sopravvivenza, mentre il lavoro
che egli realizza per conto del capitalista genera in realtà un valore superiore a quello
corrispondente al salario e a tutti i mezzi di produzione impiegati.
Nell’appropriazione del plusvalore da parte del capitalista sta l’alienazione dell’operaio: il
frutto del lavoro non è suo, ma di altri. A lui resta il salario, basta solo a comprare il
necessario a farlo sopravvivere. Ciò che rende il lavoro accumulato capitale è lo
sfruttamento. ⇒ il modo di produzione capitalistico è per Marx un modo di produzione dove
uomini formalmente liberi vendono la propria forza-lavoro a dei capitalisti, in cambio di un
salario: i capitalisti utilizzano tale forza-lavoro per la produzione di merci al fine di ottenere
un profitto, che resta di loro proprietà.

L’economia a cui si riferisce Marx è ideologica: descrive qualcosa di vero, ma tace


l’essenziale.
Nella misura in cui l’economia non investiga storicamente i rapporti sociali che
costituiscono il lavoro accumulato come capitale, ma li assume come rapporti universali. ⇒
ribadisce il carattere ideologico: descrive la realtà di un modo di produzione specifico
trasformandolo in una condizione eterna.

La nozione di classe
Classe= un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione all'interno di
rapporti di produzione tipici di un modo di produzione dato.
Ogni società è caratterizzata secondo Marx dalla presenza di classi.
Le classi sviluppano interessi diversi, ed entrano in conflitto per la definizione del potere
all’interno della società. La lotta tra classi per Marx è un dato ricorrente nella storia umana.
Anche all’interno della società dominata dal modo di produzione capitalistico esistono le
classi. All’interno del modo di produzione capitalistico Marx individua principalmente due
classi, i cui interessi sono antagonistici:
● Borghesia ⇒ Capitalisti= proprietari dei mezzi di produzione. ⇒ interesse a sfruttare
il più liberamente possibile la forza-lavoro degli operai. Gli interessi della borghesia
sono ammantati da un’ideologia che giustifica i rapporti esistenti e presenta il
capitalismo come il rappresentante degli interessi universali dell’umanità.
● Proletariato⇒ lavoratori salariati = non posseggono i modi di produzione, e vendono
la forza-lavoro sul mercato. ⇒ interesse a liberarsi dallo sfruttamento. Gli interessi
del proletariato sono raramente noti alla classe operaia. Il passaggio della classe
operaia da uno stato in cui è incapace di riconoscere i propri interessi ad uno in cui li
riconosce, e si organizza di conseguenza, è il passaggio dalla classe di per sé alla
classe per sé: passaggio in cui la classe operaia acquisisce una propria coscienza di
classe. ⇒ passaggio che non si genera automaticamente, si produce nel corso delle
lotte che gli operai intraprendono contro i capitalisti , e attraverso lo sviluppo di
forme di organizzazione entro cui gli operai stessi abbiano modo di elaborare la
propria visione antagonista a quella dell’ideologia.
Il progressivo dispiegamento del modo di produzione capitalistico tende secondo Marx.
Spingere tutte le altre classi entro o a fianco di queste due classi fondamentali.
Classe= soggetto collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi:
l’appartenenza di determinati individui a una classe è data immediatamente dalla loro
collocazione entro i rapporti di produzione.

La teoria marxiana del mutamento


L’oggetto specifico della riflessione marxista è il movimento generale della società
capitalistica. L’interesse di Marx è volto a comprendere le condizioni di movimento della
società capitalistica che vanno nella direzione del suo superamento, cioè del suo passaggio
ad un’altra formazione sociale, a causa delle contraddizioni al suo interno.
Tutti i motivi della teoria marxiana si fondono in una che mira a identificare le ragioni e
direzioni del mutamento all’interno della società sorta con la rivoluzione industriale.
Storia= dialettica. ⇒ in ogni formazione sociale si formano delle contraddizioni tra le forze
produttive e i rapporti di produzione, che portano verso il suo superamento.

A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in
contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà dentro
i quali tali forze si erano mosse. Questi rapporti si trasformano in loro catene. ⇒ subentra
un’epoca di rivoluzione sociale.

I rapporti di produzione borghesi sono l’ultima forma antagonistica della produzione


industriale: antagonismo che sorge dalle condizioni di vita sociali degli individui. Le forze
produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le
condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione si
chiude la preistoria della società umana.

Modo di produzione capitalistico =più grande generatore di mutamento sociale e materiale


mai apparso nella storia.
Società moderna ⇒ mutamenti nella vita materiale grazie alla produzione. L’elemento
motore di questo processo sta nella ricerca di profitto dei capitalisti.
Interesse del capitalista: aumentare il più possibile la quota di pluslavoro. ⇒ può ottenere
questo obiettivo in due modi:
● Allungando la giornata lavorativa dei lavoratori salariati ⇒ prime fasi della
rivoluzione industriale. Limiti fisiologici della natura umana e opposizione degli
operai stessi.
● Rendendo il loro lavoro più produttivo⇒ maggiori frutti. Organizzazione del lavoro
di fabbrica più efficiente e razionalizzata con l’introduzione delle macchine. ⇒
produzione maggiore di merci dall’operaio, il pluslavoro aumenta in proporzione. ⇒
sul lungo periodo: caduta tendenziale del saggio di profitto: caduta dovuta al fatto
che rispetto all’investimento complessivo del capitalista, la parte dedicata
all’acquisto e alla manutenzione delle macchine cresce, mentre, in relazione, decresce
quella dedicata all’acquisto della forza lavoro= l’unica che produce nuovo valore. Nel
breve periodo è redditizia: consente di battere la concorrenza grazie alle macchine,
producendo un numero maggiore di merci, merci di nuovo tipo o di qualità superiore.
⇒ il capitalista può abbassare il prezzo o invadere nuovi mercati. Per conseguire il
profitto, quindi, il capitalista è sempre alla ricerca di innovazioni tecnologiche che
vanno a modificare le condizioni di vita delle persone: cambiano i modi di lavorare, e
ciò che la gente può consumare.
⇒ il capitalismo genera mutamento: richieste di nuove fonti di energia e materie prime,
nuovi mezzi di comunicazione, sistemi di trasporto adeguati all’espansione dei mercati e
così via. Il motore dei mutamenti che esso induce è dato dalla ricerca del profitto da parte
dei capitalisti, che accrescono il proprio potere e al contempo, provocano una crescita
parallela della classe operaia= più numerosa e sempre più povera, essa diviene consapevole
della propria forza e del proprio ruolo nella produzione. ⇒ la ricchezza che essa produce è
prodotta collettivamente, ma poi di essa si appropriano privatamente i singoli capitalisti. La
classe operaia può organizzarsi per rivoluzionare i rapporti sociali esistenti. ⇒ obiettivo di
edificare una società senza più classi e senza proprietà privata, fondata sull’uguaglianza e
giustizia.
Contraddizione principale: classe operaia che cresce entro il capitalismo, ma si pone come
antagonista al capitalismo in quanto tale.
⇒ risoluzione: comunismo⇒ società nella quale i produttori, liberamente associati, si
approprieranno collettivamente del frutto del proprio lavoro.

Individuo e società
Marx parla di diverse forme di società, caratterizzate da diverse strutture.
Uomo= essere sociale.gli esseri umani non esistono se non in società. L’individuo isolato
per Marx non è pensabile.
Rapporto tra i sessi= aspetto elementare del rapporto dell’essere umano con un altro essere
umano. Senza di questo, l’umanità non è pensabile. Ma non è neppure pensabile senza un
rapporto degli uomini con la natura: si deve mangiare, si devono riprodurre le condizioni per
la sussistenza entro un ambiente determinato. Gli uomini entrano in relazione tra loro ⇒
società.
I modi di questa relazione mutano nel tempo: producendo quello che è loro necessario, gli
uomini producono in qualche modo anche se stessi: modificano il loro il mondo circostante,
i propri strumenti, le forme della loro convivenza, proprio pensiero e la propria coscienza di
sé, sviluppando una sensibilità e dei bisogni che crescono e si raffinano a mano a mano che
cresce e si affina la capacità di produrre.
Uomo= sociale ⇒ la sua stessa coscienza è prodotta dall’interazione sociale. La base della
conoscenza è il linguaggio = sociale.
“Il linguaggio è antico quanto la coscienza, è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per gli altri
uomini e che dunque è la sola esistente anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge
soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini”.

Società moderna: la divisione del lavoro è molto sviluppata, la forma in cui i prodotti di
questo lavoro diviso si ricongiungono è il mercato= sistema di rapporti astratti, sistema dove
gli individui non scambiano i propri prodotti tra di loro in base a rapporti personali, ma in
base a leggi impersonali, rappresentate a leggi impersonali, rappresentate dai prezzi delle
merci, di fronte al mercato, ciascuno è effettivamente isolato: i suoi rapporti con gli altri
passano attraverso le merci, diviene possibile agli uomini immaginarsi come esseri isolati.
Egli produce come non mai prima,e perviene a un controllo sulla natura di proporzioni mai
neppure immaginate nelle epoche storiche passate: la capacità di godere dei rapporti con gli
altri uomini e la natura, viene meno. Società = potente, il singolo è impotente.
⇒ visione utopica di Marx.

Marx studia il capitalismo e i modi di produzione. Come le diverse società nella storia hanno
fatto fronte alla produzione e distribuzione dei beni. Lo fa con un taglio storiografico ed
anche comprando tra i diversi paesi.
Teorizza con Engels il manifesto del partito comunista. ⇒ manifesto, diventa un riferimento
politico per un'importante fetta dell’elettorato di diversi paesi e per ore tutto il 900.
Spettro del comunismo ⇒ timore che pervade la realtà di allora. E’ tale che tutte le potenze
della vecchia Europa si coalizzano per dare la caccia allo spettro del comunismo. E’ tempo
che i Comunisti espongano le proprie idee, i loro fini. Cristallizza nel manifesto le idee del
comunismo.
⇒ Marx non ha inventato il comunismo.
Mescola studio dei modi di produzione (per la critica dell’economia politica) e attività
politica.

Analizzare i modi di produzione (=modi con cui una società fa fronte all’essenza di adattare
se stessa all’ambiente circostante e fa fronte all’esigenza di produrre dei beni e ci sia
sussistenza dei beni nella società). Marx cerca elementi costanti dei modi di produzione tra
diversi paesi e momenti storici ed estrapola ciò che è costante. Li studia con lo stesso
approccio di durkheim. Guardando empiricamente i fenomeni.
Tutti i modi di produzione sono un insieme che varia di circostanze in circostanza di:
● Mezzi di produzione ⇒ relazioni sociali che hanno luogo attorno ai mezzi di
produzione.
● Rapporti di produzione ⇒ che teoricamente si affermano attorno ai mezzi
⇒ struttura sociale. Ogni società. Oggetto fondamentale di ogni studio sul sociale.

Mutamento di produzione ⇒ mutamento dei rapporti di produzione.

Tutto ciò che va studiato è la struttura della società e i mutamenti storici sono mutamenti
della storia della società.
Storia: non è un flusso di cambiamenti legati al mondo delle idee. Flusso di cambiamenti
legati a come cambiano i rapporti dei modi di produzione. Cambiano i mezzi e i rapporti
attorno ai mezzi.
Storia dell’umanità: storia di lotte nei rapporti di produzione
Divisione del lavoro ⇒ ineguale. Diseguali posizione dei rapporti di produzione
Motore della storia

Proprietà privata dei mezzi di produzione: uno degli elementi che caratterizzano i mezzi di
produzione nel capitalismo.
Accanto alla struttura c’è molto altro. ⇒ sovrastruttura: tutto il resto.
La chiama sovrastruttura perché tutto ciò che è processo sociale (legami tra individui),
politico (organizzazione processi decisionali nello stato- rapporti di potere) e spirituale
(valori) ⇒ la struttura influenza tutto questo.
Produzione delle idee e rappresentazione della coscienza ⇒ direttamente intrecciate alle
relazioni materiali dell’uomo.
Vita vera: modi di produzione.
Primato della struttura sulla sovrastruttura.
Sovrastruttura: funzionale al mantenimento della struttura. Funziona in modo tale da
preservare la struttura.
Compito: Liberare la coscienza degli individui dall’ideologia.
⇒ sociologia critica e pubblica: critica funzionamento società penetrando nel dibattito
pubblico.
Studia il capitalismo da storico. Accidente storico unico, diverso dai processi storici
differenti. Fondato sul capitale. Fatto di materie prime, materiali di lavoro ⇒ tutto ciò che
serve a produrre piu i mezzi di sussistenza ( la forza lavoro è un mezzo di produzione,
mantenimento in vita degli operai). Tutto questo viene impiegato x produzione materia
prime, nuovi mezzi lavoro, nuovi mezzi di sussistenza.
Capitalismo: reinvestimento della produzione. Si produce per produrre ulteriormente.
Capitale: frutto del lavoro e lavoro accumulato ⇒ serve come mezzo per la nuova produzione.

Rapporto di denaro tra capitalisti e proletari. Fortemente monetizzato.


scambio capitalista ⇒ forte connotazione dello scambio come scambio moneta.
Scambio della merce nel mercato tra uomini liberi (diritti) in cambio di denaro ⇒ cosa nuova.
Capitalismo: quasi tutto passa nel libero mercato. Mercificazione del lavoro, della vita
sociale…
Merce (lavoro) che a sua volta viene tradotta in denaro. ⇒ non è determinato come gli altri
beni.
Al crescere il valore della merce, cresce la produzione di essa. ⇒ prezzo di quella merce. Vale
per tutte le merci, ma non per il lavoro. ⇒ c’è un rapporto di produzione ineguale, il
capitalista ha il potere. ⇒ sistematica asimmetria, c’è sfruttamento (oppressori e oppressi).
Valore prodotto dal lavoro maggiore di quello che viene retribuito ⇒ plusvalore: quando si
paga un salario si paga la produzione e la sussistenza, ma non copre tutto il valore. Nei
rapporti diseguali, il capitalista si appropria del plusvalore e ne trae profitto ⇒ diventa
capitale (=accumulazione di plusvalore). ⇒ critica all’economia politica di allora. Marx dice
che l’economia politica non è scienza, ma ideologia (=sovrastruttura). Mistificazione della
realtà che serve al suo mantenimento, che nasconde elementi fondamentali che vanno
svelati.
Ideologia: rappresentazione parzialmente falsa della realtà.
Enfasi sull’istruzione come merito.

Concetto di alienazione: Marx mette in luce che nella società capitalista, gli individui che
vendono il loro lavoro e che vengono privati del lavoro che hanno venduto vivono una
situazione di alienazione.
In condizione di sfruttamento, il prodotto del mio lavoro è altro da me e di cui non posso
riappropriarmi completamente perché qualcun altro si appropria del mio prodotto. ⇒ stato
di alienazione: sono altro da me.
Marx ha bisogno di spiegare perché gli operai non hanno ancora fatto la rivoluzione e
subiscono l’oppressione della società capitalista.
● Falsa coscienza ⇒ realtà che nasconde loro la realtà (religione come oppio dei popoli,
stato con azione di oppressione…)
Marx dirà che non solo a livello individuale sono alienati e hanno falsa coscienza, ma anche a
livello di classi sociali
● In sé, insieme di individui che occupano la stessa posizione nei rapporti di
produzione).
● per sé: che collericamente prende coscienza della propria posizione e
dell’oppressione, e agisce collettivamente.
⇒ individui sovrastati da falsa coscienza, oppressione…
La critica di quel sistema produttivo unito allo sviluppo di una coscienza collettiva dei propri
interessi può scardinare quell’ordine sociale. ⇒ rivoluzione, si può instaurare un nuovo modo
di produzione.

La differenza con Durkheim


Marx è lontano dalla visione funzionalista di integrazione di durkheim.
Nell’analisi entrano potere e conflitto (non inteso come patologia). ⇒ sono parte essenziale
del sociale.
Conflitto: ciò che genera il mutamento e motore della storia.
La storia vede dei cambiamenti a causa di una rivoluzione tecnologica. Conflitti di potere
attorno a quei nuovi mezzi e rapporti di produzione ⇒ storia di conflitti attorno ai mezzi di
produzione.
Per Marx il mutamento non è un problema, è normale che la struttura possa cambiare ⇒ c’è
conflitto.
Conflitto per Durkheim: patologia speciale
Marx: Connaturato ai rapporti di produzione ineguali ed è motore della storia.

Dal manifesto del partito comunista:


“La storia di ogni società esistita fino a questo momento è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi,
patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e
oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto e condussero una lotta ininterrotta, ora
latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la
società o con la comune rovina delle classi in lotta”.

Materialismo storico: i cambiamenti stanno nei conflitti legati ai rapporti di produzione =


motore della storia.

Capitalismo: diverso dalle società precedenti ⇒ si fa chiara la separazione tra oppressori


(borghesi) e oppressi (operai). Mai nella storia è stata così netta la distinzione. ⇒ ciò che
rende la società così diversa: urbanizzazione e concentrazione delle fabbriche. Prima gli
oppressi erano sparsi in un territorio più vasto.
Capitalismo: pieno di contraddizioni manifeste ⇒ chiudono la preistoria dell’umanità:
questo perchè il motore della storia è stato il conflitto tra oppressi e oppressori

Conflitto⇒ parte integrante di società. Teorie del conflitto.


Funzionalista ⇒ patologia
Conflittualisti ⇒ fisiologico, fattore di mutamento sociale.

Il profitto viene dal plusvalore che viene dallo sfruttamento (=plus lavoro). Crescita di
produrre ===> maggiore investimento in macchinari, efficienza e meno nell’acquisto di
lavoro.
Sfruttamento della classe operaia sempre peggiore.

La ricerca del profitto porta prima a maggior pluslavoro poi a maggior produttività ⇒
maggior profitto ma nel lungo, maggior innovazione, più risorse, e caduta tendenziale del
saggio di profitto.

Maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella storia


Crescita del capitale e del potere dei capitalisti ma crescita della classe operaia: numerosità,
concentrazione, povertà relativa ⇒ maggior consapevolezza del proprio ruolo ⇒ rivoluzione
con fine dello sfruttamento e riappropriazione del lavoro: comunismo.

Sintesi che porterà al comunismo. ⇒ cambio dei mezzi di produzione.


Modo di produzione- contraddizione- cambiamento

Cosa ha impedito la realizzazione delle teorie marxiane?


● Marx ignora che mentre si sviluppa il modo di produzione industriale, si sviluppa un
enorme corpo sociale intermedio (tecnici, funzionari, commercianti) nel XX secolo.
Nascono le burocrazie ⇒ non manuali.
● C’è diffusione di un benessere economico ⇒ l’operaio vive in condizioni migliori ⇒
riduzione della vocazione rivoluzionaria. Lo stato inoltre mette in atto due strumenti:
forme di controllo (eserciti nazionali pronti a intervenire, forme di polizia…,
propaganda) e lo stato sociale (nato da Bismarck: idea di garantire supporto ai
cittadini grazie al fatto che si riconoscono i diritti sociali (=sistema sanitario,
assicurativo…)
● Dislocazione dello sfruttamento su scala globale

La rivoluzione comunista non c’è stata… perché Marx è importante?


Ci ha lasciato una quantità di concetti di studio della società che continua a vivergli.

Max weber

Rigetta il positivismo. Studioso che ha influenzato maggiormente la sociologia del XX


secolo.
In parallelo si colloca a durkheim e Marx.
Ha in mente di fondare le scienze sociali.
Si pone un problema di oggettività conoscitiva e della scienza come professione.
● Si occupa del rapporto che esiste tra economia e società ⇒ dialogo con Marx.
● Stesso problema di durkheim e Marx
Crea uno strumentario metodologico nuovo per le scienze sociali ⇒ sistematizza una
distinzione che c’era nel campo della filosofia e della scienza: scienze della natura e scienze
che implicano la coscienza umana (scienze dello spirito).
La sociologia è una scienza dello spirito, non può usare lo stesso metodo scientifico della
natura, ha a che fare con il senso che gli individui danno alle cose ⇒ contrapposizione con
Durkheim.

● Sistematizza dei concetti che ancora oggi sono usati in sociologia: agire razionale,
burocrazia, razionalizzazione, tipo ideale.
● Allontanandosi dal metodo scientifico delle scienze naturali e avvertendo il bisogno
che la conoscenza sociologica sia oggettiva è costretto a dover porre comunque
l'oggettività non basandosi sul metodo scientifico classico.

Ricostruisce fatti storici in chiave sociale capendo i meccanismi che hanno generato certi
fenomeni.
Marx: idea della scienza e azione politica unite ⇒ risponde dicendo che non fa politica, i suoi
valori non entrano nella sua scienza sociale, essa è oggettiva. ⇒
● Fondamento empirico diverso dal positivismo di durkheim
● Risponde al pensiero di Marx

Approccio metodologico alternativo a quello di Durkheim.


Gran parte del pensiero weberiano non sarebbe comprensibile senza riprendere il pensiero
marxista sulla genesi e le caratteristiche del modo di produzione capitalistico e a proporre
soluzioni teoriche differenti, entro un atteggiamento politico radicalmente diverso.

Le preoccupazioni weberiano investono tre campi di indagine:


● Metodologico ⇒ il problema del metodo delle scienze sociali e dei rapporti tra sapere
scientifico e giudizi di valore.
● Storico-comparativo⇒ problema della genesi, specificità e destino della civiltà
occidentale moderna.
● Sistematico ⇒ problema di una definizione sistematica e coerente dei concetti della
sociologia.
⇒ ordini di questione intimamente connessi tra loro.

La sociologia come scienza comprendente


In economia e società:
La sociologia deve designare una scienza la quale si popone di intendere in virtù di un procedimento
interpretativo, l’agire sociale, e di spiegarlo causalmente nel suo corso ed effetti.
Sociologia ⇒ interpreta l’agire sociale.
Sociologia comprendente = scienza comprendente, scienza cui il primo obiettivo è
comprendere l’agire sociale. ⇒ intendere il significato che quell’azione ha agli occhi di chi la
compie. Mettersi nei panni di chi compie l’azione.
Agire sociale = agire dotato di senso.

Per “agire” si intende un atteggiamento umano se e in quanto l’individuo che agisce congiunge ad
esso un senso soggettivo.

Un agire è tale se e in quanto vi è connesso un senso.


La possibilità che si dia comprensione, distingue le scienze sociali da quelle naturali ⇒ segna
una frattura rispetto a Durkheim.

Se un uomo lancia una pietra, devo comprendere il senso di quel gesto. L’uomo è un soggetto
che agisce con dei motivi e dei fini.

Weber intende tutte le scienze sociali come scienze comprendenti, che hanno per oggetto
l’agire in quanto comportamento dotato di significato. Differenze tra le varie discipline
scientifiche.
Sociologia: scienza orientata alla generalità ⇒ intende studiare le azioni sociali degli
individui in quello che esse hanno di tipico; deve astrarre da azioni singolari certe
caratteristiche comuni e produrre delle tipologie di fenomeni = tipi ideali.
E’ necessario individuare le cause dei fenomeni. Una spiegazione causale completamente
esaustiva non è possibile per i fenomeni umani. Spiegazione causale significa rintracciare le
condizioni che sono sempre presenti quando essi si manifestano.

Il concetto di tipo ideale e i fondamenti dell’agire sociale


Non ogni forma di agire è sociale: lo è solo l’agire orientato all’atteggiamento altrui.

Tipi ideali: costruzioni del pensiero, strumenti conoscitivi di cui gli scienziati sociali si
dotano per comprendere il senso delle azioni. Quadro concettuale, ha il puro significato di
un concetto limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata.
Diverse specie di tipi ideali:
● Tipi ideali determinati da formazioni storiche colte nella loro individualità
● Tipi ideali concetti (es. burocrazia)
● Tipi ideali come tipi di azione sociale
Quattro tipi di agire sociale:
● Agire razionale rispetto allo scopo ⇒ nel quale il soggetto agisce in vista di un fine
determinato, e calcola i suoi sforzi in modo razionale per raggiungere tale fine.
● Agire razionale rispetto al valore ⇒ orientato alla credenza nell’incondizionato valore
in sè di un comportamento in quanto tale, a prescindere da qualunque
considerazione relativa alle conseguenze di tale comportamento. Comprensibile solo
in riferimento ad un valore, rilevante per il soggetto che compie l’azione a
prescindere dalle conseguenze che può comportare.
● Agire affettivo ⇒ legato a un particolare affetto o stato d’animo del soggetto.
● Agire tradizionale ⇒ dettato da un’abitudine acquisita.

Secondo weber, nel mondo moderno si assiste a un accresciuto predominio dell’agire


razionale rispetto allo scopo. Le azioni degli uomini tendono a farsi sempre più strumentali.
La frequenza di azioni orientate esclusivamente a valori in sè decade. Il crescente
predominio di forme d’agire di tipo razionale rispetto allo scopo corrisponde allo sviluppo di
un processo di razionalizzazione.

Il concetto di capitalismo
La società occidentale moderna ha il suo perno nel capitalismo.
Per weber, un atto economico capitalistico è un atto che si basa sull’aspettativa di guadagno
derivante dallo sfruttare abilmente le congiunture dello scambio, dunque da probabilità di
guadagno formalmente pacifiche. Si basa su aspettative di guadagno formalmente pacifiche
e disciplinate razionalmente e reiterate nel tempo. L’agire economico capitalistico è un agire
specificamente orientato all’aumento costante del capitale.
Capitalismo: sistema economico al cui interno i soggetti agiscono al fine di conseguire un
guadagno in modo formalmente pacifico utilizzando le congiunture dello scambio. Il tipico
soggetto del sistema è il proprietario dell’impresa capitalistica, che dispone di un capitale e
mira ad accrescerlo mediante il conseguimento rinnovato di profitti reinvestiti per procurare
nuovo profitto.
Il capitalismo è organizzato secondo un’organizzazione razionale del lavoro formalmente
libero = utilizzo di lavoratori salariati, giuridicamente liberi, per lo svolgimento delle attività
dell’impresa.
Un agire economico è detto di tipo capitalistico nella misura in cui è orientato a perseguire,
in modo sistematico e continuo nel tempo e formalmente pacifico, u profitto. E il
capitalismo occidentale moderno è un sistema di imprese, collegate tra loro attraverso il
mercato, in cui ogni impresa agisce per conseguire il profitto e organizza le proprie attivià
conformemente a tale scopo in modo razionale.

Un’epoca nel suo complesso può essere definita tipicamente capitalistica se la copertura dei
fabbisogni è talmente orientata in senso capitalistico che, e venisse meno questo tipo di
organizzazione, l’intera copertura del fabbisogno crollerebbe.
⇒ i bisogni si risolvono con il capitalismo.

Rispetto a Marx, è assente il tema dello sfruttamento. La definizione di weber non si basa
sulle caratteristiche dei rapporti di produzione, ma da un lato riporta la formazione del
profitto alla sfera dello scambio, e dall’altro definisce il capitalismo sulla base di un insieme
di caratteristiche che riguardano il senso dell’agire e le condizioni storiche in cui tale agire si
dispiega. ⇒ la denuncia dello sfruttamento dei lavoratori, per weber è una critica morale al
capitalismo, che non ha nulla a che fare con la definizione scientifica.
La definizione di weber comprende anche qualcosa che non è presente nella definizione
marxista: il riferimento al carattere razionale dell’agire capitalistico, cioè alla razionalità
formale del calcolo economico che vi è alla base dell’organizzazione razionale del lavoro.
Razionalità = agire razionalmente rispetto allo scopo.

Perchè il capitalismo potesse svilupparsi, sono stati necessari numerosi fatti storici:
● Disponibilità di un lavoro formalmente libero ⇒ fine della schiavitù e del servaggio
● Sviluppo di mercati aperti
● Separazione tra famiglia e impresa
● Sviluppo di un diritto fondamentale statuito ⇒ consente ai soggetti dell’agire
capitalistico (le imprese) condizioni in cui le norme dettate dal potere politico non
siano soggette a continui mutamenti.
⇒ fattori secondo weber presenti in molte altre epoche e società. La loro combinazione si è
prodotta solo nell’occidente moderno. Mentalità specifica necessaria ad attribuire senso a un
agire come quello capitalistico. ⇒ spirito del capitalismo.

Lo spirito del capitalismo e le sue origini nell’etica protestante


Quali sono le condizioni che hanno determinato il sorgere del capitalismo? Lo spirito del
capitalismo è l’ethos razionale che lo anima. Il punto è individuare le origini e la capacità e
della disposizione degli uomini dell’occidente moderno a sviluppare in modo particolare
delle forme di condotta pratico-razionale nella vita.queste sono alla base dell’agire
economico di tipo capitalistico. Un agire che calcola in vista di un guadagno.
Il protestantesimo pone l’accento sull’individuo come interprete diretto della parola di dio.
Esso si differenzia dal cattolicesimo per un’enfasi particolare sulla vita mondana.
Beruf = “professione” e “vocazione”. Nel concetto di beruf i protestanti hanno indicato il
carattere sacro dei compiti professionali di ciascuno, la dimensione religiosa dell’occuparsi
di compiti connessi alla propria posizione nel mondo.
Dogma della predestinazione delle anime. L’uomo non può modificare ciò che oleò la grazia
può concedere.
Il singolo è portato a scrutare ogni segno che possa venirgli a conferma del proprio destino.
Il compimento del successo del proprio dovere professionale viene a costituirsi in questo
quadro come un modo di rispondere alla pressione psicologica prodotta dalla dottrina della
predestinazione. La condotta della vita che emerge dall’insieme di tali atteggiamenti è
fortemente metodica.
Ascesi intramondana: adesione al mondo, nel compimento del proprio beruf, e insieme ascesi
del mondo, rinuncia a ogni godimento, fuga da ogni tentazione.
⇒ atteggiamento affine a quanto richiede lo spirito del capitalismo. Per sviluppare
un’impresa capitalistica è necessaria una tensione culturale particolare: dedicarsi nel modo
più sistematico e razionale possibile alla propria professione economica e al contempo
rinunciare a utilizzare i guadagni per goderne: ciò che si è guadagnato deve essere
reinvestito per la rescita della propria produzione.
L’etica protestante favorisce la mentalità capitalistica.

Il puritano volle essere un professionista, noi dobbiamo esserlo.

Lo sviluppo del capitalismo, tende a perdere nel suo corso i fondamenti culturali legati
all’etica protestante. Una volta avviato, il capitalismo procede meccanicamente.
Il profitto e il successo professionale vengono perseguiti per se stessi, o alternativamente,
per consentire il conseguimento di qui beni esteriori che l’etica puritana fuggiva come
tentazioni.
Weber non vede alternative plausibili al capitalismo. Nei confronti del socialismo è scettico
⇒ la sociologia di weber è avalutativa.

L’avalutatività delle scienze sociali


Valori= orientamenti culturali di fondo che motivano le nostre condotte.
Distinzione tra riferimento i valori e giudizio di valore.
● Il riferimento ai valori ⇒ soggettivo riferirsi nella propria condotta a certi valori.
● Giudizio di valore ⇒ affermazione che, riguardo certi fenomeni, esplicitamente
dichiara “è bene” o “è male”.
Lo scienziato sociale on può fare a meno di riferirsi ai valori:
● Sono parte de senso che gli attori attribuiscono al proprio agire: poichè la sociologia
per weber è orientata a comprendere tale senso, deve essere in grado anche di
comprendere i valori.
● Non può farne a meno: è un uomo e come tale è situato in un contesto storico e
sociale, vive delle passioni, si schiera con gli uni o con gli altri e giudica la realtà i cui
è immerso. Egli studia qualcosa perchè la ritiene rilevante. I suoi orientamenti
personali lo spingeranno poi a scegliere di analizzare certi nessi causali piuttosto che
altri.
Ciò che garantisce l’oggettività del lavoro dello scienziato sociale è che nel corso della
ricerca, egli si sforzi di essere consapevole dei propri orientamenti soggettivi e sappia
mettere tra parentesi i propri riferimenti di valore., e quindi eviti di emettere dei giudizi di
valore rispetto ai fenomeni che studia. ⇒ avalutatività.

Etica (sfera dei valori) =oggetto della ricerca delle scienze sociali, ma il lavoro di queste
stesse scienze è scientifico solo nella misura i cui si differenzia dall’etica stessa.

Le forme di legittimazione del potere


Cosa può rendere legittima la violenza? La validità dell’autorità che la impone. L’autorità è
l’espressione di un potere legittimo.

Potere= capacità di un soggetto di produrre degli effetti, ovvero di intervenire con efficacia
sulla realtà. Quando il potere di qualcuno ha direttamente per oggetto altri esseri umani,
possiamo parlare di potere sociale: capacità di un soggetto di produrre effetti su altri. Al suo
interno si situa il potere politico ⇒ coincide con il potere di governo all’interno di un dato
raggruppamento politico . Esso può basarsi meramente sulla forza (il governo si risolve
nell’imposizione di regole che convengono agli interessi o alle convinzioni di alcuni, a
prescindere dagli interessi degli altri) o invocare dei principi di legittimità (le regole si
basano su un criterio condiviso e vengono ritenute legittime).

Differenza tra potenza e potere:


● Potenza ⇒ chi la subisce si trova costretto a seguire la volontà dell’altro
● Potere ⇒ qualcuno che obbedisce ad un comando perchè ritiene legittimo il potere da
cui il comando emana.
Problema: comprendere con quale senso l’obbedienza sia accordata ⇒ comprendere come un
comando politico, entro un certo raggruppamento sociale, possa essere considerato
legittimo.
Tre tipi di legittimazione del potere:
● Tradizionale ⇒ poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute
sempre valide.
● Carismatico ⇒ quando poggia sulla dedizione straordinaria al carattere sacro o alla
forza eroica o al valore esemplare di una persona, e degli ordinamenti rivelati o creati
da essa.grande potenzialità di produrre mutamento. Il carisma è la più grande forza
rivoluzionaria potenziale della storia. Sempre legato a una persona particolare.
● Razional-legale ⇒ poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti e nel
diritto di coloro che sono chiamati a esercitare il potere in base ad essi. L’obbedienza
è prestata alle leggi impersonali. Forma di legittimazione del potere più tipica delle
società moderne. Essa favorisce un mutamento sociale continuo e regolato. Poiché le
leggi sono razionalmente stabilite dagli uomini, e prevedono regole per la loro
revisione, il mutamento è sempre possibile.

L’esistenza di un potere legittimo non significa che il ricorso alla forza scompaia.
Laddove il numero o la forza di coloro che vi si oppongono sopravanzino sopra coloro che
sostengono la legittimità del potere dato, emergono conflitti dai quali potrà eventualmente
scaturire un nuovo potere.

La burocrazia
⇒ forma tipica di apparato amministrativo connessa al potere razional-legale. In rapporto
allo stato moderno, la burocrazia consiste in un apparato di individui espressamente
organizzato per l’espletazione di compiti amministrativi: funzionari ⇒ esercitano le funzioni
connesse alla propria carica sulla base di procedure standardizzate e obbedendo a
un’autorità impersonale.
La burocrazia dello stato moderno si fonda su seguenti principi:
● Esistenza di servizi e competenze rigorosamente definiti da leggi o regolamenti
● Gerarchia delle funzioni
● Separazione tra la funzione e l’uomo che la svolge, criterio della non-proprietà
personale della carica.
● Reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione specifica e
sulla base di esami = meritocrazia
● Retribuzione del funzionario mediante un salario erogato dallo stato.
Burocrazia ⇒ + efficiente di altri sistemi quando si tratta di amministrare società ampie e
complesse. = patrimonialismo (caratteristico dell’Europa feudale)

Stratificazione sociale
⇒ modo in cui in una società gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati
e ordinati gerarchicamente.
In Marx, la nozione di classe è cruciale nell’analisi della stratificazione sociale. ogni società è
divisa in classi.
Per weber in ogni società coesistono diversi ordinamenti:
● Economico ⇒ la nozione di classe è centrale. Una classe per weber è un insieme di
individui che condivide possibilità analoghe di procurarsi dei beni economici.
Possibilità pari di accedere ai servizi. Nella società occidkentale moderna, la classe si
definisce specificamente in relazione al mercato. Appartengono alla stessa classe
individui che hanno possibilità tipicamente simili di situarsi sul mercato in base al
possesso o al non possesso di beni. ⇒ interessi economici simili.
● Culturale⇒ la stratificazione si esprime attraverso i ceti. Weber definisce situazione
di un ceto un effettivo privilegio positivo o negativo nella considerazione sociale.
Esso può essere fondato sul modo della condotta della vita, sulla specie
dell’educazione ricevuta, sul prestigio derivante dalla nascita.
● Politico⇒ si realizza nelle forme degli apparati politici e amministrativi di un gruppo
sociale, cioè nelle cariche che vi si possono ricoprire.
In ognuno di questi ordinamenti la stratificazione si presenta secondo criteri differenti.

⇒ sociologia comprendente: basata sulla comprensione, che ha come oggetto il comprendere


l’agire sociale degli individui.
Agire sociale = oggetto della sociologia => azioni degli individui ogni volta che è orientato
all’atteggiamento di altri individui. Gli individui agiscono con mille criteri (orientarsi
all’agire degli altri- voglio/non voglio una risposta dagli altri)
Ogni volta che vi è agire sociale vi è spazio di studio per la sociologia. Se io studio l’agire
sociale degli individui devo farlo comprendendo il loro punto di vista ⇒ comprendere il
senso.

Weber ⇒ sociologo che fonda il paradigma della sociologia dell’azione.


● ⇒ sociologia comprendente
● Sociologia dell’attore.
Ricostruisce il senso degli attori (a differenza di durkheim) ed è interessato agli attori (a
differenza di Marx, gruppi sociali).
Introduce l’individualismo metodologico ⇒ i fenomeni non vanno spiegati come fenomeni
sociali a sé, vanno studiati a partire dall’individuo, dalla sua prospettiva ⇒ ricostruire il
senso e le azioni che hanno portato a un certo fenomeno sociale.
Non è detto che il senso sia quello attribuito dagli attori, e non è detto che gli attori ne siano
consapevoli.

Come studiare i fenomeni sociali?


Positivismo ⇒ tante cause ala base del problema. Problema della multicausalità.
Ricercare condizioni e fattori alla base del fenomeno ⇒ non studio un fenomeno sociale nella
sua globalità ponendolo in correlazione con altri fenomeni sociali, ma devo scomporre il
fenomeno cercando i fattori e condizioni alla base di esso. Una volta scelti un insieme di
fattori, bisogna vedere come si combinano con l’azione degli individui.

Fenomeno sociale ⇒ no qualcosa di esterno, coercitivo e determina l’agire di tutti i soggetti.


Un fenomeno sociale è qualcosa che emerge dall’azione di molti individui.
I fatti sociali emergono dall’agire dotato di senso degli individui sotto certe circostanze.
Le persone compiono una scelta di azione, guidata da fattori comuni agli individui, e l’ordine
sociale emerge dalle scelte dotate di senso da ognuno. ⇒ emergentismo.
Studio come risultato dell’aggregazione di scelte individuali che si intrecciano
Identificare il senso dell’azione degli attori che hanno generato il fenomeno collettivo.
Identificare le circostanze di contesto che hanno portato gli attori a prendere delle decisioni.

Come dare spazio al senso?


Come non perdersi inella molteplicità dei sensi dell’agire e della plurlità di cause dei
fenomeni?
Vede la possibilità dai fenomeni storici di individuare circostanze ricorrenti, circostanze che
si ripropongono, idealtipi ⇒ tipi ideali con cui il sociologo lavora.
Cerco categorie che posso impiegare per spiegare ⇒ opera di astrazione.
Strumento impiegato a piu livelli di concettualizzando e ⇒ formazioni storiche (es.
capitalismo

Quattro tipi di azione:


● Agire razionale rispetto allo scopo⇒ ingegnere che costruisce ponte. Chiara visione
dell’obiettivo, mezzi a disposizione, si agisce in maniera razionale calcolando mezzi
migliori per raggiungere il proprio obiettivo. Chiara visione e chiaro calcolo.
● Agire razionale rispetto ai valori ⇒ condotta degli individui guidata da uno scopo che
non è materiale. Condotte razionali rispetto al valore, ne vado a cogliere l’essenza a
prescindere dalle conseguenze. (Martire: azione estremamente orientata in modo
razionale rispetto al valore). A prescindere dalle conseguenze. (Partecipare a una
manifestazione).
● Agire affettivo ⇒ agire in base allo stato d’animo.
● Agire tradizionale ⇒ “si è sempre fatto così” (cenni di saluto formale). Abitudine
acquisita.
⇒ strumenti euristici che permettono di portosi a un fenomeno sociale e cercare di capire
quali sono i fattori che li fanno emergere

⇒ Logica sistematizzante fondativa.


Approccio metodologico completamente nuovo, si distanzia dal lavoro degli storici.
Idea che nella disciplina si utilizzerà questo metodo per essere il più oggettivi possibili per le
analisi.

Nella società a lui contemporanea, l’agire razionale rispetto allo scopo dilaga. ⇒
razionalizzazione della società.

Tipi ideali di legittimazione del potere


Potere: possibilità di trovare obbedienza al comando.
Potere sociale: poter agire sugli altri cambiando i loro comportamenti.
Weber lo studia, per lui non esiste solo la stratificazione legata ai mezzi di produzione,
asimmetrico dei diversi gruppi attorno ai mezzi di produzione.
Accanto alla stratificazione sociale ⇒ potere sociale.
Potere politico: potere di governo in un raggruppamento.
● Potenza ⇒ esecuzione ottenuta con forza
● Potere ⇒ obbedienza ottenuta da legittimazione. Può basarsi su tipi di legittimazione
diversa:
● Tradizionale ⇒ il comando mi dice di obbedire a un qualcosa in linea con ciò che è
sempre stato. Credenza in valori validi da sempre.
● Razionale ⇒ credenza in leggi impersonali razionalmente statuite (e mutate) con
deliberazione pacifica. Connessione tra il comando e il fine di quel comando. Il
comando viene emesso da un organo che riconosco e che sta razionalmente agendo
all’interno di istituzioni.
● Carismatico ⇒ credenza in qualità personale di un individuo, forza rivoluzionaria.
Con il capitalismo, la legittimazione del potere è razionale, si ha la percezione che vi siano
degli ordini utili per tutti.
Nel tempo, i governi sono sempre più mossi a esercitare la loro azione tramite potere, e
sempre meno tramite potenza.
⇒ sistematicità fondativa.

Analisi del capitalismo occidentale moderno


⇒ spettro dell’analisi di Marx.
● Capitalismo: tipo ideale, meno generale dei precedenti, storico. ⇒ l’atto economico
capitalistico si basa su aspettativa di un guadagno da scambio, in forme pacifiche.
● Gli attori tipici sono proprietari di imprese.
● Organizzazione razionale del lavoro libero (c’è una piena razionalità rispetto allo
scopo nell’organizzare il lavoro = tratto peculiare del capitalismo moderno)
● Soddisfazione dei bisogni della società soprattutto nel mercato
⇒ rispetto a Marx manca lo sfruttamento: il profitto è un esito dello scambio, analisi senza
critica morale, che è fatto di attori proprietari di imprese che esercitano un potere, ma non
per questo esercitano uno sfruttamento. Se introduco lo sfruttamento, introduco una
dimensione valoriale nel mio oggetto di studio = avalutatività.
Cosa c’è più rispetto a Marx? Razionalità.
Sistema produttivo che origina anche dalla razionalità (caratteristica e motore di nascita del
capitalismo).
Marx: netta distinzione tra oppressi e oppressori ⇒ polarizzazione in due gruppi.

● Il ricercatore deve esplicitare gli elementi di circostanza importanti


● Esplicitare cosa reputa importanti del punto di vista degli attori
● Ricorrere a tipi ideali ⇒ tipizzazioni, pur essendo astrazioni semplifica e della realtà
ci aiutano a fare chiarezza quando analizziamo ⇒ Strumento euristico fondamentale
per la comprensione.

Avalutatività ⇒ si allontana dalla sociologia di Marx (critica).

Nascita del capitalismo occidentale moderno


Weber vuole capire come si afferma questo sistema politico. Trova dei fattori ,
comportamenti ostati di senso degli attori:
● Disponibilità di lavoro formalmente libero ⇒ si può acquistare, è un lavoro sul
mercato.
● Weber ci dice che i mercati sono aperti, prima operavano a livello di cittadina, al
contrario di adesso, che sono su spazi molto più ampi.
● Separazione tra famiglia e impresa = sfere distinte. In passato, erano un tutt’uno.
Adesso vi è una distinzione ⇒ distinzione della sfera economica e quella privata e
familiare.
● Istituzione di diritto formalmente stabilito (garanzia su aspettative) ⇒ i mercati
possono espandersi.
● Mentalità specifica “spirito del capitalismo” (senso di azione sociale) ⇒ per Marx:
sovrastruttura. modo di stare al mondo e di pensare che si incastra perfettamente,
dando vita al capitalismo = etica protestante calvinista ⇒ modo di pensare e di
intendere il proprio agire che è perfettamente coerente con le premesse precedenti e
può generare il capitalismo (non solo oppio dei popoli- Marx).
Weber porta la dimensione culturale alla pari di quella strutturale ⇒ opposizione rispetto a
Marx, avrebbe considerato il mondo culturale come sovrastruttura.

Etica protestante: elementi perfettamente coerenti con lo spirito del capitalismo


Un calvinista protestante ha delle caratteristiche che lo rendono perfettamente integrato con
la logica capitalista, prima ancora che nasca il capitalismo.
Somma condizioni di contesto dell’agire dei calvinisti, aggregazione agire, imitazione da
altri ⇒ capitalismo.
● Rapporto diretto individuo-Dio ⇒ non vi è di mezzo un apparato clericale,
sacramenti.
● L’individuo ha una minore ascesi ⇒ attribuisce minore importanza sfera credenze e
quella materiale. Da più importanza a ciò che si fa e si produce ⇒ forte senso di
destinazione al proprio compito professionale. Beruf-sacri compiti professionali.
● Non si accumula lusso ⇒ non disperde consumi che non sono necessari, non soddisfa
piaceri mondani. Si sta al mondo per fare il proprio dovere, non per soddisfare i
propri piaceri.
● Credono nella predestinazione ⇒ permea il loro quotidiano = Ansia per la salvezza ⇒
ricerca di segni di successo. ⇒ reinvestimento costante.
● Lavoro metodico senza tentazioni. ⇒ ascesi intramondana: dentro il mondo stesso
cerco prova della mia salvezza e di ottenere elementi che mi portano alla salvezza
eterna.
⇒ insieme di comportamenti di matrice religiosa che si incastra con le condizioni
capitalistiche. Li porta ad avviare il capitalismo, cominciano ad accumulare sempre più
capitale, a reinvestirne sempre di più. In cerca della propria salvezza, generano lo spirito del
capitalismo =
● enfasi sul lavoro e la professione
● Importanza nel reinvestire
● Rinunci al godimento mondano
● Attitudine razionalistica

Capitalismo:
● Per i puritani ⇒ modo pieno di senso di stare al mondo
● Per noi ⇒ gabbia d’acciaio, condizione in cui dobbiamo comportarci da capitalisti, i
beni esteriori hanno una forza sempre più grande nella storia. Rischia di diventare un
ordine morale che ci sovrasta = gabbia d’acciaio (simile a Marx, il quale parla di
motore vorticoso).

Concetto di razionalizzazione e disincanto del mondo


La storia non ha una direzione, un fine (interpretazione non teologica) ma i processi sociali
possono tendere in una direzione. La storia è un flusso di eventi di cui possiamo ricostruire il
senso, i meccanismi che hanno portato a un certo processo. E’ l’esito di circostanze in cui
individui mossi da interessi generano un esito rispetto a un altro.
Razionalizzazione ⇒ si impone gli uomini contemporanei, continuerà a imporsi anche in
futuro con maggiore forza.
● Efficienza = necessità di efficienza del mercato e dello stato ⇒ portano verso la
razionalizzazione ⇒ burocrazia: funziona sulla base di principi di razionalità.
● Espansione della Fiducia (dimensione culturale) nel dominio della ragione e
mentalità scientifica. ⇒ espansione della razionalizzazione “tutto un giorno sarà
scientificamente spiegato e governato”.
⇒ disincanto del mondo: mondo privato di elementi magici e religiosi:
● La natura diviene strumento
● Scissione tra ragione e valori
Gli individui trovano senso delle loro azioni in elementi magici e religiosi.
L’etica si fonda sulla responsabilità individuale.
Weber inserisce l’idea di razionalizzazione a più livelli.
Introduce il concetto di burocrazia: una società di mercato in cui la razionalità entra in
gioco, avrà un apparato amministrativo corrispondente a un potere razional-legale (=governa
il capitalismo). La burocrazia ha un potere coercitivo. Costruisce il tipo ideale di burocrazia:
Organizzazione con coordinamento impersonale e standardizzato tra attori specializzati. ⇒
tre elementi fondamentali.
Importanza del coordinamento impersonale ⇒ ruoli predefiniti, a quelle posizioni sono
attribuiti compiti, diritti e doveri (decisi in base a chi ricopre quella posizione). Impersonale
a monte. Sarai trattato e tratterai persone sulla base delle loro posizioni, non sulla base di
elementi affettivi e particolaristici. Ruoli slegati dalle persone che li esercitano, non sono
ruoli ereditari. La burocrazia si impone agli attori con una logica impersonale mai visto
prima.
Standardizzata⇒ segue procedure standard e uguali per tutti. Procedura ad hoc. Non è
Possibile improvvisare una procedura.
Prende il tipo ideale di burocrazia e lo applica allo stato moderno.
Il burocrate deve seguire normative e prendere decisioni coerenti con l’impianto della
procedura standard.

Burocrazia dello stato moderno:


● Servizi e competenze definiti da leggi ⇒ determinano come funziona la burocrazia
● Gerarchia di funzioni⇒ relazioni gerarchiche dei ruoli
● Impersonalità della carica (non proprietà e procedure standard)
● Reclutamento su formazione/esami
● Retribuzione statale⇒ lo stato paga chi fa parte della burocrazia

Stratificazione sociale: differenziazione e ordinamento gerarchico degli individui in una


società.
I gruppi di individui fanno la storia. La storia è un flusso di eventi senza senso. Non contano
solo i gruppi definiti in base alla struttura economica. In tutte le società esiste una
stratificazione economica (somiglianza a Marx).
Individui che hanno interessi simili ⇒ significa che individui che hanno posizioni diverse,
hanno accesso diseguale alle risorse.
La stratificazione sociale per Marx è definita dalla posizione rispetto ai mezzi di produzione.
⇒ si traduce in conflitto tra classi sociali (borghesi e proletari).
Weber segue Marx in questo, però dice che sono uno degli ordinamenti sociali caratteristici
di ogni società.
Esiste anche una stratificazione culturale
Per weber ci sono molteplici ordinamenti:
● Ordinamento economico= classi con interessi e vantaggi di mercato simili.
● Ordinamento culturale= ceti basati su status, considerazione sociale (posizione,
nascita, educazione…). Le persone dello stesso ceto tendono ad abbinarsi.
● Ordinamento politico (=cariche in apparati politici). Dentro gli apparati politici si
hanno diversi livelli di potere nell’arena politica.

Gli individui sono gerarchicamente ordinati in modi che non sono automaticamente il
riflesso dell’altro. Multidimensionalità della stratificazione sociale. ⇒ disuguaglianze.
Non si pone la questione del genere come ulteriore forma di stratificazione nella società =
altri tempi.

Avalutatività delle scienze storico-sociali


Identificazione parziale delle condizioni a monte e del senso per gli attori ⇒ alto rischio che
i valori del ricercatore lo influenzino.
Nella scelta del proprio oggetto di studio fa riferimento ai valori.
Necessario per:
● Identificare fenomeni e cause
● Comprendere il senso per attori
Inevitabile, il ricercatore è parte dei processi storico-sociali che indaga.

Giudizio di valore: dire cosa è bene e male in base ai valori.


Vanno evitati con:
● Consapevolezza, esplicitazione
● Disciplina
I giudizi di valore sono propri di etica e di politica, non della scienza.

Autore fondativo

Georg Simmel
Sociologo asistematico. Si concentra sullo studio della modernità = diffusione di cure
sanitarie, prestazioni sociali, opportunità di istruzione…
Periodo di pace prolungata ⇒ elemento che incide sul benessere della modernità.
Costante possibilità di avere incontri con tecniche nuove e scoperte scientifiche, deriva
dall’innovazione continua della modernità.
⇒ c’è più tempo per pensare, esiste il tempo libero che riguarda molti più individui. ⇒ si
sviluppa un’autocoscienza della civiltà occidentale diversa, si vive una trasformazione che
altre civiltà incontreranno in futuro.
Si accompagna a delle riflessioni sull’ambivalenza della modernità (Nietzsche). Concentrato
sugli elementi di tensione che caratterizzano la modernità.

Contemporaneo di Weber.
Simmel si focalizza su tutto ciò che è cultura, la dimensione culturale.
Asistematico
Vuole descrivere le caratteristiche della modernità. Le persone hanno una coscienza
maggiore riguardo il loro posto nel mondo.
Focus sulle interazioni sociali nella ambivalente modernità con attenzione alla vita
quotidiana.
Non mira a un quarto teorico unitario, cerca connessioni con sguardo curioso sul mondo che
vive.
“La mia eredità assomiglia a denaro contante, che verrà diviso tra molti eredi”
La società= ciò che si vede quando un insieme di individui interagiscono se guardiamo alla
giusta distanza.
esiste da una prospettiva che prende la distanza dagli individui e le loro relazioni di
reciprocità che si sono consolidate nel tempo (=sociazione)
La società vincola gli individui, imponendo la cooperazione (forte tensione della modernità
dell’individualismo delle differenze) individui consapevoli della propria unicità (diseguale) e
volti a massimizzare la propria realizzazione

Non c’è supremazia della società, nessuna reificazione della società, nessun giudizio
normativo o diagnosi chiusa.
Simmel è il sociologo della modernità= non solo guardare alla struttura economica
capitalistica, ma guardare anche a me gli individui vivono la modernità. ⇒ è fondamentale
l’ambivalenza e tensione individuo e società.
Concetto chiave: reciprocità delle influenze ⇒ le influenze dell'azione sono sempre
bidirezionali. Questo lo porta a un livello più ampio: nel mondo sociale non esiste una
causazione lineare. Ci sono costanti costellazioni di corrispondenze tra le varie parti del
sociale ⇒ portano il mondo sociale ad elementi in continua tensione e interazione. (Modo di
pensare molto lontano da quello di Durkheim).
“La sociologia si occupa di descrivere le forme che le relazioni di reciprocità assumono in
situazioni e tempi differenti, solidificandosi nelle grandi istituzioni, o rimanendo effimere
come nelle relazioni più fuggevoli”.
Grandi istituzioni: forme di interazioni tra individui che nel tempo si sono consolidate
abbastanza da diventare modelli di comportamenti prevedibili.

Sociologia formale: studio delle forme storiche, descrive le forme che si sono consolidate,
cristallizzate di sociabilità.
(Diverso da weber).

Simmel non dà dei giudizi di valore, si limita a descrivere gli elementi della tensione. ⇒ per
questo è molto vicino a weber.

Progetto di fondare la sociologia come branca autonoma del sapere.

Società e sociologia nel pensiero di Simmel


Cos’è la società? Il pensiero umano opera per astrazioni o ad una certa distanza dall’oggetto.
La società è un oggetto del pensiero che emerge considerando problemi di individui ad una
certa distanza.
Gli uomini stanno tra loro in relazioni di reciprocità: concetto fondamentale di Simmel.
Reciprocità= rete di relazioni di influenza reciproca tra una pluralità di elementi.
Gli oggetti della sociologia sono le forme di relazioni reciproca che sussistono tra gli uomini.
La società emerge nella misura in cui più individui entrano in azione reciproca. “Società è il
nome con cui si indica una cerchia di individui, legati l’un l’altro da forme varie di
reciprocità”.
Alla nozione di reciprocità va affiancato il concetto di sociazione = processo attraverso un
una forma di azioni reciproche che si consolida nel tempo.
Una società in senso proprio è il risultato di una certa sedimentazione nel tempo di alcune
forme di azione reciproca.
“Se è vero che la società è reciprocità tra individui, la descrizione delle forme che questa può
assumere è il compito della scienza della società in senso stretto”.
La sociologia per Simmel è una scienza formale: si occupa di descrivere le forme che le
relazioni di reciprocità assumono.

Le forme e la vita
La vita è un fluire incessante e una produzione di forme in cui questo fluire si fissa. Si tratta
di forme di relazione, istituzioni, simboli, idee, prodotti della vita economica ed opere
artistiche: la cultura, sia nel suo aspetto materiale che in quello linguistico ed espressivo. La
loro oggettività, prodotto della vita, si contrappone al carattere fluido della vita stessa. Il
mutamento culturale è prodotto di questa tensione.
⇒ dinamismo della cultura.
Tragedia: la vita stessa non può essere compresa che sulla base di simboli, categorie o
raffigurazioni che, nella misura in cui costituiscono una fissazione della vita stessa, le si
contrappongono inevitabilmente, o la riducono, e mancano così di afferrarla, condannandosi
al proprio superamento.
Ciò che vediamo del mondo è sempre di meno di quanto sarebbe possibile vedere, e ogni
visione è destinata ad essere sostituita da altre. Un sapere esaustivo è impossibile per
definizione.
⇒ asistematicità della sociologia di Simmel. Ogni pensiero da forma al mondo secondo una
prospettiva: ma infinite prospettive sono possibili, la pretesa di una completezza sistematica
è un’illusione.

Metropoli, denaro e intellettualizzazione della vita


Modernità=crisi permanente. Il mutamento in se stesso è il suo rinvilio. La modernità è
flusso e instabilità di ogni forma, e la cultura che ne elabora il concetto, tenta di venire a
patti con il mutamenti perpetuo ma che, nello stesso momento in cui riconosce la necessità
del mutamento, si rende anche conto del fatto che il mutamento stesso nega la stabilità dei
concetti con cui essa tenta di venirne a capo o di comprenderlo: cultura intrinsecamente
problematica.

Indagare le forme dell’esperienza moderna = esperienza metropolitana:


● Intensificazione della vita nervosa
● Intellettualismo della coscienza.
L’uomo è un essere che si distingue, la sua coscienza viene stimolata dalla differenza fra
l’impressione del momento e quella che precede; le impressioni si alternano con una
regolarità abitudinaria.
La metropoli crea proprio queste ultime condizioni psicologiche, crea nelle fondamenta
sensorie della vita psichica, un profondo contrasto con la città di provincia e con la vita di
campagna, con il ritmo più lento, più lento, più abitudinario e inalterato dell’immagine
sensorio-spirituale della vita che queste comportano.
Il carattere intellettualistico della vita psichica metropolitana, in contrasto con la provincia.
Gli strati meno consci della psiche e si sviluppano nella quieta ripetizioni di abitudini
interrotte.
L’intelletto è la più adattabile delle nostre forze interiori: per venire a patti con i
cambiamenti e i contrasti dei fenomeni non richiede quegli sconvolgimenti e quei drammi
interiori che la sentimentalità, a causa della sua natura conservatrice, richiederebbe
necessariamente per adattarsi ad un ritmo analogo di esperienze.

L’intelletto si distingue dalla ragione: la seconda è un principio che dà ordine alle


conoscenze empiriche.
● L’intelletto è la facoltà essenzialmente logico-combinatoria, orientata alla
calcolabilità. ⇒ la più superficiale e la più adattabile.
Essendo orientato essenzialmente al calcolo, l’intelletto prescindere dalle differenze
qualitative tra i fenomeni, e a rifuggire ogni giudizio di valore.
● Corrispondenza tra tendenze intellettualistiche della vita e dell’esperienza
metropolitana e i caratteri tipici dell’economia monetaria: le metropoli sono sempre
state la sede dell’economia monetaria, poichè la molteplicità e la concentrazione
dello scambio economico vi procurano al mezzo di scambio in se stesso
un’importanza che la scarsità del traffico rurale non avrebbe potuto generare.
Economia monetaria e dominio dell’intelletto si corrispondono. In entrambi è
comune l’atteggiamento della neutralità oggettiva con cui si trattano uomini e cose,
una giustizia formale si unisce spesso a una durezza senza scrupoli. L’uomo
puramente intellettuale è indifferente a tutto ciò che è propriamente individuale, da
questo conseguono relazioni e reazioni che non si possono esaurire con l’intelletto
logico, come nel principio del denaro l’individualità dei fenomeni non entra.

Il denaro è l’equivalente universale.


La personalità dell’uomo blasè (cittadino disincantato e annoiato, colui che si comporta
come se avesse già visto tutto) è uno dei prodotti emblematici di questa costellazione di forze
che spingono verso l’indifferenza nei confronti di tutta la varietà qualitativa delle cose.
Lo sviluppo della metropoli, l’inellettualizzazione della vita e la diffusione del denaro si
combinano nel generare una forma di esperienza peculiare alla modernità. ⇒ sistema di
relazioni sociali contraddistinte da un notevole grado di anonimità.

I processi che Simmel descrive non vengono mai intesi come espressione di una tendenza
unidirezionale: se in certi ambiti della vita si manifestano come tendenze, è probabile che in
altri ambiti si manifestino tendenze contrarie. ⇒ crescente anonimità delle relazioni in
pubblico convive con l’importanza crescente di relazioni fortemente personalizzate come
l’amicizia o l’amore.

Il pensiero di Simmel non è valutativo.

La differenziazione sociale= + stretta, poco numerosa e indifferenziata al suo interno è una


cerchia sociale, tanto meno individualizzati sono i contenuti della coscienza di ciascuno dei
suoi membri. Quanto più, la cerchia si allarga, tanto più il singolo ha la possibilità di
sviluppare il senso della propria autonomia. La metropoli è il luogo della massima
concentrazione e della massima differenziazione sociale, è la sede dell’individualità per
eccellenza.

È l’altra faccia della libertà che a volte non ci si senta da nessuna parte così soli e
abbandonati come nel bruchilio della metropoli: qui come altrove, non è detto affatto che la
libertà dell’uomo si manifesti come un sentimento di benessere nella sua vita affettiva.
● Spirito oggettivo: cultura oggettiva nei prodotti dell’uomo
● Spirito soggettivo: si manifesta nella cultura di un soggetto. Ciò che questi sa per
averlo imparato, per averlo vissuto o per averlo elaborato personalmente. La cultura
dei soggetti dipende da quella oggettiva. Non esiste se non entro un individuo
concreto.
⇒ sproporzione tra questi due poli dello spirito.

La moda
I tratti dell’eccentricità della ricerca ossessiva di segni distintivi sono caratteristici di un
tentativo di costruzione di una personalità che tende a svuotarsi di senso.
Simmel si limita a registrare la contraddittorietà e l’ambivalenza dei processi che si
manifestano.

Due spinte contraddittorie:


● Distinzione⇒ esigenza di differenziarsi, di affermare la nostra singolarità rispetto
agli altri.
● Imitazione⇒ esprime il bisogno di affermare la nostra partecipazione ad una cerchia
sociale che riconosciamo autorevole in fatto di stile.
Nella decisione di seguire una moda il singolo afferma la propria volontà di distinguersi.
La differenziazione tra gli individui si afferma in virtù delle capacità di ciascuno di farsi
valere, la moda è un processo di mobilità sociale apparente. La diffusione della moda stessa
finirà per vanificare il tentativo di utilizzarla per differenziarsi: il processo continuerà
all’infinito.
Paradossò della moda: esprime autonomia e obbedienza.
Elementi della moda: caducità (muore e si rigenera) e transitorietà.

Analisi di diade e triade


● Diade: interazione di due individui ⇒ forma di interazione alla cui base c’è sempre
una scelta fondamentale. I due scelgono di agire. Scelta di fondo carica di pathos.
Quando uno dei due sceglie di non interagire più viene meno la diade, ed esistono
solo due individui singoli. Legami personalistici: non si prescinde dagli elementi
personali, se non si prendono in considerazione c’è il rischio che la diade si sciolga.
● Triade: interazione di tre individui. Non c'è più il pathos ossessivo che il pathos si
esaurisca. Apre la possibilità a una quantità di possibili alleanze (si può interagire a
due a due per escludere un terzo, per convincerlo…). Ci sono triadi in cui uno gioca il
ruolo di mediazione= conflitto fra due con un mediatore. Analisi che si può applicare
a interazioni micro ma a qualsiasi interazione sociale. Permettono di analizzare una
vasta gamma di interazioni sociali.
⇒ l’interazione di un gruppo dipende dalle sue dimensioni
⇒ gruppi più grandi implicano sottogruppi e coordinamento.

Analisi della vita nelle metropoli


Si chiede come cambino le interazioni sociali in una metropoli.
● Gemeinschaft (comunità): comunità in cui gli individui si conoscono personalmente,
relazioni stabili isolate dal resto, c’è una fusione tra i membri che deriva che il mondo
è dato così com’è e noi aderiamo. Fusione spontanea delle volontà in base a lealtà a
un dato (solidarietà meccanica, durkheim coesione sociale)
● Gesellschaft: associazione più vasta e aperta con liberi individui che interagiscono
più liberamente in modo impersonale con chi credono. Scambi più astratti.

Tonnies nostalgico per la perdita di certezze morali.


Simmel non ha nostalgia dell’ordine morale che ha tonnies dell’ordine morale.

Intensificazione della vita nervosa: molti stimoli ma soverchianti.


Intellettualismo della coscienza: analisi (iper)razionale del flusso, ma senza l’ancoraggio
affettivo della comunità
Anonimità delle relazioni e indifferenza, ma parallela ascesa della rilevanza delle relazioni
personalizzate di amicizia e amore.
Massima espressione della tecnologia e parallela massima distanza tra spirito soggettivo e
oggettivo: sapere tecnico degli oggetti soverchiante rispetto a sapere esperienziale del
soggetto
Per Simmel la parola chiave è ambivalenza.

Il cittadino è un uomo blasè nelle metropoli⇒ ha già visto tutto, è difficile stupirlo.
Indifferenza, noia, scetticismo.
“Attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose… il significato e il valore
delle cose stesse sono avvertiti come irrilevanti”.

Analisi del denaro


Denaro: pervasivo. Nella modernità assume una valenza di scambio che prima non aveva.
Mezzo di scambio più comune.
Le interazioni sociali vengono influenzate dal denaro.
L’economia monetaria e l’intellettualizzazione (razionalizzazione) della società si
corrispondono e sono in relazione tra loro. Conseguenze importanti sugli individui:
Mercati e razionalizzazione
Neutralità oggettiva con cui si trattano uomini e cose ⇒ denaro come equivalente universale,
il denaro rende tutto uguale e comparabile. Traduttore di quattrini sulla stessa metrica di
qualsiasi cosa.
Tutto si riduce a quantificazione a discapito delle qualità, alle quali si dedica sempre meno
attenzione.

Al blasè tutto appare di un colore uniforme, grigio. Ma questo stato d’animo è il fedele
riflesso soggettivo dell’economia monetaria.

Analisi della moda: tipica espressione caduca e rapidamente transitoria della modernità.
Forma di individualità nella modernità
Gli individui sono consapevoli della propria individualità e si sentono padroni delle proprie
scelte, al contempo sono parte di una massa indistinta. ⇒ concentrazione di individui nelle
città e individualismo qualitativo confliggono nell’esperienza dei soggetti: si afferma la
moda = strumento con cui l’individuo manifesta agli altri la sua individualità.
La moda è un meccanismo superficiale di distinzione dagli altri, ma anche imitazione di un
gruppo.
Moda: tensione individuale all’affermarsi e manifestazione di appartenenza a un gruppo. Gli
stessi gruppi manifestano dei canoni di appartenenza.
⇒ modo per fare mobilità sociale apparente: promuoviamo noi stessi verso un gruppo sociale
verso cui tendiamo. ⇒ ceti. (Per Marx sovrastruttura e ideologia).
Paradosso di autonomia e obbedienza dell’individuo: si esprime il proprio io obbedendo a
dettami esterni.

Esistono tante sociologie. Bagnasco fa un tentativo di classificazioni della sociologia in tipi


di sociologia.

Paradigma: condivisione da parte dei ricercatori di una prospettiva. Certo modo di studiare
un oggetto che i ricercatori condividono. Paraocchi che gli scienziati indossano, gli fa vedere
una porzione di realtà, mostrandogli alcuni fenomeni e non altri. Visione distorta di una
realtà, condivisa.
Thomas kuhn ha deciso di chiamare paradigmi scientifici quegli assunti di base di natura
teorica e metodologica sulla base dei quali una omunità scientifica sviluppa un consenso
storicamente accettato da tutti o quasi i suoi membri.
⇒ fase di scienza normale.
Durante le rivoluzioni scientifiche si creano nuovi paradigmi.
Nelle scienze sociali questo modello è difficilmente applicabile: pluralità di paradigmi in
competizione tra loro, quando uno di essi tende a prevalere, la sua egemonia è solo parziale e
temporanea.

Nelle scienze naturali l’evidenza empirica fa cambiare i paradigmi


I fenomeni sociali non sono statici. ⇒ cambiano molto in fretta, a differenza delle scienze
naturali.
Disciplina giovane
Ciò che studiamo può essere studiato a talmente tanti livelli, che gli autori che hanno dato
vita sono ancora ben presenti.

4 paradigmi:
1. Ordine ⇒ società è un sistema sociale organico, parti interconnesse che lavorano in
relazione l’una all’altra (funzionalista = durkheim). Hobbes postulò un patto di
soggezione mediante il quale gli uomini, sottoponendosi all’autorità coercitiva dello
stato, erano riusciti a controllare la loro natura egoistica e violenta che altrimenti
avrebbe condotto alla disgregazione della società. Adam Smith vide nel mercato che
regola gli scambi l’elemento connettivo capace di tenere insieme individui e gruppi
che perseguono interessi diversi. L’ordine sociale deve trovare fondamento in
qualche meccanismo o processo che operi nella struttura interna dell’organismo
sociale. ⇒ organismo: i modelli organicisti della società sono una delle prime
proposte di soluzione del problema dell’ordine avanzate nell’ambito sociologico. Per
spencer e Comte la società è concepita come un organismo le cui parti sono
connesse tra loro attraverso una rete di relazioni di interdipendenza. L’equilibrio
che si genera è dinamico ⇒ sottoposto a un continuo processo di evoluzione che va
dal semplice al complesso, dall’omogeneo all’eterogeneo. Il motore del processo è la
competizione tra le specie, la quale seleziona coloro che hanno maggiore capacità di
adattamento alle trasformazioni, generando nuovi organismi e nuove funzioni, con la
conseguenza di innestare processi di differenziazione e di divisione del lavoro. Da
Spencer in poi la divisione del lavoro è diventata una questione centrale. Per Simmel
produce differenziazione sociale = fa in modo che l’eterogeneità tra gli appartenenti.
Una società genera le basi per l’individualizzazione tipica della modernità. Gli esseri
umani, sempre più diversi gli uni dagli altri, devono fare affidamento sugli altri per
soddisfare le proprie esigenze, sviluppando dei rapporti di interazione reciproca,
diretta o indiretta attraverso la mediazione del denaro ⇒ la diversità estende e
approfondisce le relazioni di interdipendenza. Nella modernità l’ordine sociale cresce
spontaneamente dall’interno, la società è possibile perchè perchè non è possibile fare
a meno di quella e te di interdipendenza che lega individui sempre più diversi.
Durkheim trova un nesso profondo tra forme della divisione del lavoro e forme di
solidarietà sociale. Nella società dove la divisione del lavoro è scarsa e le unità che le
compongono sono poco differenziate tra loro, ciò che unisce è un vincolo di
solidarietà fondato sulla credenza in una comune origine. Il vincolo di solidarietà
appare originarsi dall’esterno, in una credenza sacrale o religiosa. ⇒ solidarietà
meccanica. Nelle società moderne, dove prevale la divisione del lavoro, il vincolo di
solidarietà è interno, è fondato sui nessi di interdipendenza tra le varie funzioni e
professioni svolte da individui e gruppi sociali. ⇒ solidarietà organica. Per Tonnies i
termini “organico” e “meccanico” hanno significati diversi da quelli attribuiti da
durkheim. Organica è la comunità, che emerge in forme embrionali in seno alla
famiglia nei rapporti tra la madre e il bambino. Sono rapporti improntati a intimità,
riconoscenza, condivisione di linguaggi, significati,abitudini, spazi, ricordi ed
esperienze comuni. Nella società gli individui vivono isolati, o in tensione gli uni con
gli altri. La società è una costruzione artificiale e convenzionale, composta da
individui separati, ognuno dei quali persegue il proprio interesse personale. Essa
entra in gioco solo come garante del fatto che le obbligazioni che i contraenti hanno
reciprocamente assunto verranno onorate.
2. Struttura ⇒ coordinate sociali che guidano l’azione-concezione olistica. Ogni
individuo nasce in un mondo sociale preformato, cresce in un determinato ambiente ,
assume valori, credenze, visioni del mondo, modi di pensare e abitudini che vigono
nella società in cui è nato e nell’ambiente specifico in cui vive. La libertà
dell’individuo rimane confinata nei limiti ristretti consentiti dalla struttura sociale.
Tutte le volte che imputiamo alla società le cause del comportamento di un individuo
o gruppo seguiamo un approccio che parte dalla struttura sociale per arrivare
all’individuo. I modelli di spiegazione usati da Marx e durkheim sono classificabili
nell’ambito della struttura. Quando Marx parla di sfruttamento dei lavoratori salariati
da parte dei capitalisti ⇒ la posizione che occupano nella struttura sociale impone
agli uni di fare tutto il possibile per accrescere i profitti e ali altri di vendere la
propria forza lavoro a un prezzo che garantisce a loro appena la sopravvivenza.
Durkheim teorizza esplicitamente che la società viene prima degli individui, che i
fatti sociali possono essere spiegati solo da altri fatti sociali e che non è possibile
partire dal comportamento egli individui. Durkheim mostra che nel suicidio operano
cause sociali ⇒ possono spiegare come in certe condizioni sociali, che riducono il
livello di integrazione di un individuo nelle reti di rapporti sociali, aumenti la
probabilità che egli giunga alla decisione di togliersi la vita. Anche le teorie
funzionalista che operano come modello di spiegazione di tipo strutturale: le parti
sono spiegat in relazione alle funzioni che svolgono per il tutto. Teoria dei ruoli ⇒
spiega il comportamento degli individui in base alla posizione che occupano in uno
dei sottoinsiemi che compongono il sistema sociale. Ruoli= strutture normative che
determinano le aspettative, vale a dire l’insieme dei diritti e doveri nei confronti di
chi occupa una determinata posizione sociale. ⇒ è la società che spiega gli individui
e non viceversa. La struttura sociale seleziona e forma gli individui adatti a ricoprire
quei ruoli e occupare quelle posizioni. ⇒ il paradigma strutturale riflette una
concezione olistica del sociale, concepisce la società come l’unità prioritaria di
analisi e gli individui come veicoli attraverso i quali la società si esprime.
3. Conflitto ⇒ ordinamenti sociali provvisori e conflitti tra gruppi come norma. Per
Marx in ogni società i rapporti sociali fondamentali sono quelli che si instaurano
nella sfera della produzione e distribuzione dei beni e servizi che servono alla
società stessa per funzionare e riprodursi. ⇒ struttura di classe. Rapporti di dominio
e sfruttamento e intrisecamente conflittuali in quanto gli interessi delle classi
contrapposte sono inevitabilmente antagonistici. Le idee religiose, filosofiche,
politiche, istituzioni giuridiche svolgono una funzione ideologica = sovrastruttura. La
storia è stata fino ad ora lotta di classe. Il conflitto di classe è la grande forza della
storia, il motore del mutamento sociale di una società senza classi. Per weber il
conflitto non si riduce alla lotta di classe: le poste in gioco intorno alle quali si
mobilitano gli interessi in conflitto sono molteplici. Le varie sfere non sono isolate
una dall’altra, ma sono reciprocamente connesse, anche se ognuna mantiene una
relativa autonomia. I conflitti che si manifestano in una sfera si ripercuotono e
possono estendersi anche alle altre, senza però che tra le varie sfere possano stabilirsi
rapporti di determinazione unilaterali. ⇒ tesi weberiano sulle origini protestanti
dello spirito del capitalismo. Il conflitto in questo caso nasce nella sfera religiosa e su
un terreno teologico e morale. Il conflitto per weber non è una condizione patologica
della società, ma la sua situazione normale. Esso conduce alla creazione di strutture
istituzionali (weber li chiama ordinamenti sociali) che esprimono rapporti di forza
che si sono provvisoriamente consolidati e che svolgono la funzione di regolazione
del conflitto. Ogni assetto istituzionale è solo provvisoriamente stabile, prima o poi
coloro che sono interessati al suo mantenimento si contrapporranno a quelli
interessati alla sua trasformazione. Non c’è in weber, al contrario di Marx, un esito
finale dove i conflitti si placano e regna l’armonia. Il conflitto genera sia ordine sia
mutamento. La società= insieme di istituzioni e conflitti che si intrecciano su piani e
sfere diverse. Gli attori sociali si muovono in questo spazio dovendo scegliere
continuamente da che parte stare. Scelta ⇒ tra paradigma dell’azione e della
struttura.
4. Azione⇒ società fatta di individui con spazi di manovra, libertà, azione. Spazio di
agency degli individui. A weber si attribuisce di aver posto i fondamenti. I principi di
questo paradigma sono due: a) i fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle
loro cause microscopiche (azioni individuali); b) per spiegare le azioni individuali
bisogna tenere conto dei motivi legati agli attori. In riferimento a questo paradigma
si parla di individualismo metodologico. Ad esso viene attribuito un significato
logico: non si possono imputare azioni a entità astratte o ad attori collettivi di cui si
ipostatizza l’unità. Attore collettivo= concetto di agency ⇒ un ente che agisce
attraverso gli individui, ma è dotato di una propria volontà e capacità di azione
indipendente dalla volontà e capacità degli individui che la esprimono. Per spiegare
un’azione bisogn tenere conto dei motivi dell’attore= senso intenzionato. Bisogna
mettere in atto un processo di comprensione. L’attore si muove sempre in situazioni
che comportano vincoli e condizionamenti, ma non si riduce mai ad essere un
burattino mosso da forze esterne che non è in grado di controllare. Gli esseri umani
non sono del tutto trasparenti a se stessi (non sanno dare ragioni plausibili dei loro
comportamenti) e spesso si autoingannano su quali sono le vere ragioni delle loro
azioni. Secondo weber, la comprensione raggiunge il massimo grado di evidenza nel
caso delle azioni razionali. La razionalità di cui parlano gli economisti si riferisce a
una nozione ristretta del concetto: riguarda solo la razionalità strumentale/teologica
che weber distingue dalla razionalità rispetto al valore. Il primo tipo di razionalità si
riferisce a quelle forme di comportamento orientate intenzionalmente verso uno
scopo; il secondo tipo riguarda i comportamenti conformi a scelte valutative che
l’attore ha adottato come criteri assoluti di orientamento dell’azione, a prescindere
dall’ conseguenze. Razionali rispetto allo scopo sono quelle che si realizzano nello
scambio di mercato in cui gli attori coinvolti perseguono un obiettivo di
ottimizzazione. Razionale rispetto al valore è ad esempio, il comportamento del
militante pacifista che si rifiuta di indossare le armi. L’uomo non è un essere
razionale, ma è un essere capace di agire razionalmente, ogni sua azione concreta
può avvicinarsi o discostarsi dal modello dell’azione razionale ed essere quindi
interpretabile e spiegabile causalmente alla luce dei motivi che possono averla fatta
convergere verso o deviare da tale modello.
Nonostante molteplicità di paradigmi abbiamo un lessico e una grammatica comune per
studiare i processi fondamentali del tessuto sociale.

Compatibilità tra paradigmi


● Paradigma della struttura ⇒ vede nella società prevalentemente l’elemento della
costrizione e gli individui come esseri che devono, volenti o nolenti, adattarsi alle
circostanze che vengono loro imposte. ⇒ teatro dei pupi.all’attore viene lasciato
nessuno/poco spazio.
● Paradigma dell’azione ⇒ concede spazio all’attore, può scegliere diversi corsi di
azione pur nell’ambito dei vincoli posti dalla struttura. Le strutture sociali, le
istituzioni, sono aggregati di azioni che si sono consolidate nel tempo, possono
anche essere modificate da altre azioni.
● Passaggio da azione a struttura= decisivo nel quadro del paradigma dell’azione. Il
concetto di effetto non intenzionale è di grande importanza ⇒ tipico effetto: rapporto
tra etica protestante e spirito del capitalismo. Questa categoria è importante per due
ragioni: a)mette in luce come sia frequente il caso di azioni individuali che producono
effetti diversi alle azioni degli attori; spiega come da una molteplicità di azioni
individuali si generino strutture intenzionali che nessun attore ha voluto
intenzionalmente ma che una volta consolidatesi, costituiscono un vincolo per gli
attori stessi. (Es. istituzione mercato)
Paradigmi⇒ incompatibili solo se si adotta una visione prevalentemente deterministica del
condizionamento dei comportamenti umani da parte della struttura sociale, o se si adotta
una visione unilaterale dell’individuo come attore svincolato da ogni condizionamento
esterno.

Quattro diverse famiglie di sociologia:

● Sociografia ⇒ descrittiva, descrivere dati sul sociale. Descrizione ricca e densa di


casi, collocati nei loro contesti complessi e interpretati alla luce di questi, cercando
regolarità. (Simmel)
● Analisi sociologica⇒ spiegare, scienziato neutrale. Formulazione di teorie
esplicative della realtà, con modelli di meccanismi basati su azioni individuali poi
aggregate, per spiegare fenomeni sociali con approccio scientifico oggettivo.
Cerchiamo meccanismi che spieghino regolarità macro, in spiegazioni micro
(Durkheim e Weber).
● Critica sociale⇒ interpretare, critico sociale. Analisi apertamente valutativa con
finalità di emancipazione sociale e contrasto dello status quo attraverso la sua
denuncia espressiva. (Marx)
● Sociologia applicata⇒ applicare, professionista per problemi. Analisi esperta di
problemi sociali concreti e delle loro soluzioni per supporto tecnico alle decisioni di
policy.

Modi diversi di fare sociologia a causa di vari padri fondatori. Approcci diversi.

Boudon dice che l’unica sociologia che conta è l’analisi sociologica. ⇒ weberiano.

Azione, relazione e interazione sociale


Società fatta di individui che si influenzano reciprocamente⇒ sociologia formale di Simmel.
Relazione sociale= due individui si influenzano a vicenda. Da luogo a interazione sociale
(forma di relazione sociale in cui quello che accade si ripete nel tempo).
Azione sociale= agire riferito al comportamento di altri individui, o orientato nel suo corso
in base a questo.
Weber sviluppa una tipologia dell’azione sociale:
● Azione razionale rispetto allo scopo ⇒ chi agisce valuta i mezzi rispetto agli scopi
che si propone, considera gli scopi in rapporto alle conseguenze, paragona i diversi
scopi possibili e i loro rapporti.
● Azioni razionali rispetto al valore ⇒ chi agisce compie ciò che ritiene gli sia
comandato dal dovere, dalla dignità, da un precetto religioso, da una causa che reputa
giusta, senza preoccuparsi delle conseguenze, implica una scelta consapevole.
● Azioni tradizionali ⇒ espressioni di abitudini acquisite, reazioni abitudinarie a
stimoli ricorrenti, comportamenti che si ripetono senza interrogarsi su possibilità
alternative e sul loro vero valore.
Molto raramente un comportamento concreto può essere classificato solo con una delle
categorie indicate. Normalmente, per descrivere un’azione sarà necessario fare riferimento
alla combinazione di tipi diversi. La tipologia non spiega i comportamenti delle persone⇒
strumento molto utile per impostare problemi di analisi. Ottimo esercizio di immaginazione
sociologica, particolarmente utile quando si confrontano azioni in contesti ultra li diversi.
Ne traiamo varie conclusioni:
● È sempre meglio provare a considerare prim un’azione come razionale, e se mai dopo
classificarla in altro modo, in particolare come tradizionale.
● La razionalità dell’azione è relativa alla situazione nella quale gli individui si trovano:
proprio perchè non consideravamo la situazione nella quale gli altri si trovavano, non
vedevamo che i loro comportamenti erano razionali.
● Se bisogna tener conto del senso delle azioni degli attori, ne deriva che la situazione
alla quale fare riferimento per classificarla è quella che gli attori definiscono, data la
conoscenza che ne hanno e il punto di vista che adottano.
⇒ definizione della situazione da parte degli attori: teorema di Thomas = una situazione è
definita dagli attori come reale, diventa reale nelle sue conseguenze.
⇒ se si sparge la voce che una banca è in difficoltà, chi vi ha depositato i propri risparmi si
affretterà a ritirarli e nel giro di poco la banca sarà davvero in difficoltà. ⇒ profezia che si
autoadempie, Merton.

Se invece che uno solo, l’attenzione viene posta su due o più attori si parla di relazione e
interazione sociale.
● Relazione sociale= due o più individui che orientano le loro azioni. Essa può essere
stabile e profonda, o transitoria e superficiale. E’ spesso cooperativa= orientata a
raggiungere fini considerati comuni o almeno compatibili, mossa da sentimenti
amichevoli, interessi pratici anche diversi che si sono adattati dopo una
contrattazione, dal senso del dovere. Anche il conflitto (riguarda azioni orientate dal
proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza altrui) può
costituire una relazione sociale.

● Interazione sociale= due o più persone in relazione tra loro agiscono reagendo alle
azioni degli altri. Si realizza, si riproduce e si cambia nel tempo il contenuto di una
relazione. Processi di interazione= elementi base per la definizione dei gruppi.

Gruppi formali= regole precise sui requisiti, sulle procedure per l’ammissione e sui
comportamenti da tenere per continuare a far parte del gruppo.
⇒ criteri taciti nei gruppi informali= la frequenza dell’interazione, la definizione di
appartenenza da parte dei membri e la definizione da parte di altri possono coincidere o no,
a seconda delle circostanze. Per un certo periodo, alcuni possono non frequentare il gruppo,
avendo perso interesse alla partecipazione, ma se non vengono formalmente esclusi è
possibile una facile ripresa della partecipazione in circostanze mutate. La definizione dei
confini di un gruppo è sempre relativa alla situazione.
Carattere importante del gruppo: grado di completezza = si riferisce al rapporto tra membri
che fanno effettivamente parte del gruppo e persone che hanno i requisiti richiesti per
l’appartenenza. Un grado crescente di completezza tende ad aumentar la capacità di
influenza sociale del gruppo.
Bisogna diffidare delle categorie residue= concetti che sono espressi solamente per
differenza. I concetti, per essere analiticamente utili e per non nascondere aspetti della
realtà, vanno sempre costruiti in positivo.
● Candidati appartenenti ⇒ il gruppo costituisce un gruppo di riferimento: essi ne
condividono i fini e sentono di poter accettare le sue regole, hanno criteri di
valutazione simili a quelli dei membri.
● Uomo marginale ⇒ il gruppo è un gruppo di riferimento, ma la allegoria individua
figure che si sono staccate da un gruppo di appartenenza, del quale non condividono
più obiettivi e regole, senza che esistano condizioni per essere ammessi nuovamente.
● Membri potenziali ⇒ coloro ai quali il gruppo deve rivolgere la sua propaganda e
attenzione se desira aumentare la propria completezza.
● Non membri neutrali ⇒ insieme, in genere relativamente grande, di ci è sullo sfondo
sociale del gruppo.
● Non membri autonomi ⇒ pericolosi per il gruppo, sono per questo segno di
debolezza, ne impediscono la completezza. Rifiutano di partecipare al gruppo.
● Non membri antagonisti ⇒ il rifiuto motivato del gruppo è anche l’espressione di
norme e valori contrari.

Proprietà strutturali
Forme durevoli di interazioni = possibili quando il comportamento delle persone è
reciprocamente prevedibile e atteso. Ruolo ⇒ insieme dei comportamenti che in un gruppo
tipicamente ci si aspetta da una persona che del gruppo fa parte.
Il contenuto dei ruoli cambia da cultura a cultura, da un’epoca all’altra, ma resta il fatto che
nella famiglia è individuabile un insieme di ruoli tipici.
Esistono norme di comportamento che valgono per i membri del gruppo e che regolano i
loro rapporti.
Rilevare un insieme di ruoli differenziati, relativamente stabili e fra loro collegati, è il modo
più semplice di descrivere la struttura di un gruppo.
In un gruppo sociale i ruoli possono essere più o meno differenziati. Spesso un gruppo
grande è anche a grande differenziazione dei ruoli, ma non necessariamente, perchè la
differenziazione dipende anche dalla densità sociale = concentrazione spaziale delle persone
e dal volume delle loro interazioni: quanto più aumentano le dimensioni e la densità sociale
tanto più è probabile riscontrare una differenziazione dei ruoli.
Durkheim ⇒ distingue tra società segmentali (ruoli simili) e società a divisione del lavoro
(=moderne e industriali).
Due tipi formali importanti:
● Ruolo specifico⇒ insieme di comportamenti limitato e precisato
● Ruolo diffuso ⇒ comportamenti attesi sono un insieme più ampio e meno definito. Il
ruolo di un negoziante che gestisce una bottega da solo è più diffuso di quello di un
commesso di un supermercato: il primo, oltre che vendere, deve comprare, deve
vendere, tenere i conti, pulire il negozio, ed è dunque insieme venditore, compratore,
contabile, addetto alle pulizie, il secondo è solo venditore.
Un individuo ha diversi ruoli: può essere figli, fratello, genitore, operaio… possiamo
distinguere gli individui a seconda che impegnino il comportamento di tutti o quasi i ruoli di
un individuo.
Il concetto di ruolo si può declinare secondo i diversi paradigmi.
I ruoli sono definiti in modo diseguale in base a delle caratteristiche: il genere è un esempio.
Nel video, durante la giornata è un entrare e uscire da ruoli diversi ⇒ conciliazione lavoro,
famiglia. Deve essere mamma, moglie, professionista, gestione domestica, attenta sulle cose
più frivole, tenersi in forma.
Interagire socialmente è una grande fatica.
Agire coerentemente con i propri ruoli fino a quando non entra in gioco la devianza.
Ruoli che sono fatti di prescrizioni, non neutrali rispetto ad altri ruoli e sono costantemente
rinforzati da chi partecipa alle situazioni.
⇒ fare una cena con persone amiche c’è spazio per comportamenti più personalistici e
informale. Nella cena formale si rispettano i ruoli e ci si comporta come gli altri si aspettano.

● Gruppi totalitari= es. carcere ⇒ tutti i ruoli di una persona carcerata sono interni al
carcere.
● Gruppi segmentali= es. scuola ⇒ il ragazzo non è solo studente.
● Gruppi primari = di piccole dimensioni, a ruoli diffusi, con contenuti affettivi e
molto personalizzati.
● Gruppi secondari = più grandi dimensioni, ruoli specifici, relazioni più fredde e
spersonalizzate.
● Gruppi formali= basati su un regolamento esplicito in vista di certi scopi
● Gruppi informali = formati in modo spontaneo e senza che siano state fissate regole
precise per il suo funzionamento.

Potere e conflitto
Potere ⇒ energia sociale di cui un attore dispone nel condizionare l’azione di un altro.
Fenomeno di relazione.
Weber ⇒ il potere è la possibilità di trovare obbedienza ad un comando che abbia un
determinato contenuto. A ogni rapporto di potere corrisponde anche un interesse
all’obbedienza da parte del soggetto più debole. All’espressione di un potere anche forte
corrisponde una capacità più o meno grande di condizionarne gli obiettivi, le modalità e le
conseguenze.
Weber parla anche di potere legittimo o autorità= relazioni nelle quali sono previsti diritti di
dare ordini e doveri di ubbidire, considerati legittimi da entrambi gli attori.
Legittimazione del potere ⇒ modo di incanalare l’energia per i bisogni del funzionamento
della società. Relazioni di autorità sono formalmente previste in tutti i gruppi secondari e si
trovano egualmente in gruppi primari come la famiglia. I genitori esercitano autorità sui
figli in modo diffuso, perché diffuso è il loro ruolo. Un capoufficio esercita autorità in modo
specifico.
Gli attori possono andare al di là degli ambiti della legittimazione: esempio un capo ufficio
può pretendere favori personali da un impiegato. I soggetti possono anche cercare di
cambiare i criteri della legittimazione. ⇒ l’energia si libera e si produce conflitto. ⇒ riguarda
azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e resistenza
altrui. Per quanto riguarda i gruppi, all’interno di questi è normale, inscindibilmente legato
alla cooperazione, ma un certo grado di conflitto interno e con altri gruppi può anche essere
considerato essenziale per la loro formazione e persistenza. A seconda delle circostanze e dei
suoi modi, il conflitto può distruggere una relazione sociale o un gruppo.
● Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo ⇒ attraverso il
conflitto, i soggetti di un gruppo acquistano o conservano facilmente la
consapevolezza della loro identità e particolarità, mentre in assenza di conflitto ciò
potrebbe non verificarsi o verificarsi in maniera debole. (Es. relazioni tra gruppi
etnici, politici, religiosi, fra diverse scuole scientifiche, fra gruppi formati su base di
appartenenza di classe, che Marx chiamava “classi di per sè”. Sumner parla di ingroup
(gruppo di appartenenza), e ostilità nei confronti di specifici altri (out-groups).
● I gruppi che richiedono un impiego totale della personalità sono capaci di limitare i
conflitti, ma se questi esplodono, tendono a essere di particolare intensità e anche
distruttivi delle relazioni di gruppo. Queste relazioni sono tipiche delle diadi e in
generale in gruppi primari come la famiglia. Il forte investimento affettivo è
caratteristico di queste relazioni, ed è tale forza a controllare le possibilità di
conflitto. Se però questo si innesca, mette in gioco i forti investimenti della
personalità e tocca una pluralità di contenuti, essendo i ruoli in questione di tipo
diffuso. (Le liti di famiglia possono condurre a rancori implacabili). E’ del tutto
normale che marito e moglie litighino su dove andare in vacanza, non per questo
salterà il matrimonio , e se dovesse succedere on sarà dipeso essenzialmente da
questo, diversa è una divergenza incolmabile sulla decisione di avere figli.
● Il conflitto con altri gruppi aumenta la coesione interna ⇒ il nemico alle porte fa
dimenticare i dissidi interni, il richiamo alla lotta induce spirito di collaborazione e
anche di sacrificio in nome del gruppo. Se però nel gruppo esisteva una scarsa
solidarietà sociale, la spinta all’unità può non essere sufficiente e determinarsi la sua
disgregazione. Un gruppo che si continuamene in lotta con altri deve controllare con
cura i comportamenti dei suoi membri e tende per questo a divenire intollerante al
suo interno, perchè non può sopportare deviazioni dall’unità. Ciò può comportare
che esso assuma il controllo di molti ruoli delle persone che ne fanno parte,
diventando di tipo totalitario. La proprietà esaminata vale anche nella circostanza
particolare in cui, per ottenere coesione, il nemico sia inventato= capro espiatorio ⇒
membro del gruppo al quale si da sempre la colpa se qualcosa non funziona, per fare
in modo che altri non litighino seriamente; le minoranze etniche sono state spesso
nella storia capro espiatorio per le società che le ospitavano, subendo feroci
repressioni. Può accadere anche che un gruppo il quale abbia sconfitto un nemico ne
inventi un altro per poter sopravvivere. Per quanto siano previste regole precise e
puntuali, non è mai possibile una relazione completamente regolata e controllata in
termini di autorità. Si apre un campo di conflitti, parte normale dell’interazione
all’interno di ogni gruppo.
● Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti. Una lite per un
giocattolo fra due bambini che non si conoscono è spesso la prima mossa di un
successivo stabile rapporto di gioco d’amore e d’accordo. L’adattabilità in questo
senso di un gruppo sociale dipende dalle forme in esso previste e accettate di
espressione dei conflitti. Se un gruppo tollera i conflitti al suo interno, prevedendo
regole e procedure per la loro espressione, allora è probabile che i conflitti diano
luogo a progressivi adattamenti della sua struttura, assicurandone la persistenza
attraverso una continua modificazione delle forme di interazione. Gruppi a struttura
rigida possono reggere nel tempo reprimendo i conflitti; quando però questi si
accumulano ed esplodono, allora è anche probabile che i gruppi si disgreghino.
Il comportamento collettivo
⇒ insieme di individui sottoposti a uno stesso stimolo, che reagiscono ed interagiscono tra
loro in situazioni senza sicuro riferimento a ruoli definiti e stabilizzati.
Tre tipi tra i più importanti di comportamento collettivo:
● Panico ⇒ reazione collettiva spontanea. La sensazione di pericolo immediato si
associa alla percezione che ci sono poche vie di uscita e che queste si stanno
chiudendo, in una situazione in cui mancano precise informazioni su come le cose si
evolvano. Si innescano allora comportamenti irrazionali e asociali. L’individuo tende
a reagire guardando solo se stesso e vedendo gli altri piuttosto come avversari che
come possibili amici. Comportamenti individualistici (negazione di relazioni sociali).
● Folla ⇒ insieme di persone riunite in un luogo, reagiscono a uno stimolo sviluppando
umori e atteggiamenti comuni, ai quali possono seguire forme di azione collettiva.
Essa può esprimere comportamenti violenti, ma anche pacifici e gioiosi. Aspetti
razionali del comportamento sono presenti nella formazione della folla insieme ad
altri non controllati razionalmente, come la facile diffusione di voci, o la semplice
espressione di sentimenti. Atteggiamenti e comportamenti solidaristici ⇒ folla
espressiva: radunamenti e comportamenti inconsueti come balli, canti, sbornie,
espressione comune di una gioia, dolore… folla attiva: attenzione e sentimenti degli
individui sono orientati all’esterno, su persone o cose definite, che diventano
l’obiettivo di azioni in genere conflittuali e a volte violente. (Es. manifestazione
spontanea contro l’arresto di un dissidente politico). Le persone si rafforzano in un
atteggiamento ricevendo in risposta dagli altri lo stesso stimolo, per esempio la
paura= reazione circolare
● Pubblico ⇒ insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno
opinioni diverse su come affrontarlo e discutono fra loro a questo riguardo. La
differenza con la folla è che il pubblico esprime più opinioni e atteggiamenti, mentre
la folla ne esprime uno solo. Forma delle opinioni. Un messaggio riceve una risposta
con contenuto diverso= interazione interpretativa. Un problema avvertito come
urgente polarizza su due opinioni. I pubblici si formano in società dove è normale
che chi governa o decide, debba essere orientato dall’opinione pubblica. In società
totalitarie, le folle e le dicerie tendono a sostituire i pubblici.
Esempi di azione sociale: salutare con un cenno.
Interazioni ripetute, si cristallizzano in relazioni sociali.
Relazione sociale: genitore-figlio ⇒ fatto sociale. Avventori dello stesso bar.
Gruppi sociali: individui che interagiscono tra loro, interazioni cooperative con continuità
(altrimenti folla) e schemi di interazioni prestabiliti. Non sono categorie sociali.
⇒ famiglia, associazione, sindacato, azienda ecc.
rituali consolidati (in famiglia a capotavola si siede x…).
Com’è possibile l’interazione nei gruppi sociali? ⇒ deve esserci una definizione di quella
situazione e che sia definita consensualmente. (Esempio: squid game). Un gruppo sociale
esiste e c’è una definizione della situazione che è condivisa.
La definizione della situazione è necessaria e cruciale per dare senso all’agire.
Cambiando la definizione della situazione, gli attori sociali non riconoscono più quale sia il
senso.
Thomas: “una definizione definita dagli attori, anche se non vera, sarà vera nelle sue conseguenze”.
Merton: profezia che si autoadempie.
Teoria dell’etichettamento + effetto Pigmalione.
Per agire: sapere cosa fare e cosa è corretto fare, cosa ci si aspetta da noi. Osa è coerente fare
in quella situazione = insieme delle aspettative che gli altri hanno su di noi, per ottenere i
miei fini. ⇒ avere un ruolo.

Gruppo sociale = insieme di persone tra loro in interazione con continuità secondo schemi
relativamente stabili, le quali si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da
altri. Lo schema di interazione deve svolgersi su base di relazioni cooperative. Episodi di
conflitto sono frequenti nei gruppi, divergenze di opinioni e interessi si scontrano in
continuazione, ma una relazione puramente conflittuale non dà luogo a un gruppo. Una
categoria sociale non è un gruppo, e non lo è nemmeno una classe sociale.
⇒ proprietà che riguardano l’interazione relativamente stabile e continuativa di due o più
persone.
definizione della situazione ⇒ posizioni sociali= abbiamo posizioni diverse/simili, che sono
importanti perchè su di noi convergono aspettative di cosa dobbiamo fare, guidano i nostri
comportamenti= ruoli (“l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in
quanto occupa una determinata posizione piu o meno strutturata rete di relazioni sociali, ovvero in
un sistema sociale.” -“ norme e aspettative provengono dagli individui che occupano le posizioni
collegate a urla del soggetto, hanno carattere esterno, oggettuale e obbligante e costrittivo, sono
suscettibili di diverse interpretazioni, e a seconda della situazione possono essere in varia misura
rispettate o ignorate o evase”-“ il loro insieme, il ruolo, non deve essere confuso con il modo in cui
l’individuo che occupa una data posizione effettivamente agisce, questo i dirà comportamento di
ruolo, e i grado in cui questo si avvicina o meno al ruolo è detto grado di conformità o all’opposto, di
devianza”. -Gallino.

Realtà come costruzione sociale. Sta in piedi perché gli individui danno senso a interazioni
ripetute.
Socializzazione: processo con cui gli individui vengono esposti a tutte le regole che
governano un ruolo, inseriti in un ruolo e forzati a replicarlo. Vengono a conoscenza che se
non si comportano coerentemente a quel ruolo verranno sanzionati. Non ci poniamo
nemmeno il dubbio di volere o meno aderire a quel ruolo.
Problema della trasmissione del patrimonio culturale (e quindi anche nei ruoli e delle
definizioni delle situazioni).
Socializzazione primaria: formazione dei comportamenti di base, nella famiglia.
Secondaria: formazione delle competenze specifiche. All’esterno della famiglia e del canale
dell’istruzione (film..)
Agenzie di socializzazione in costante tensione tra innovazione e riproduzione.
Componenti di ruoli sono trasversali, altri sono specifici ad una determinata realtà. Non è
detto, ad esempio, che delle norme vadano bene per tutti i posti di lavoro.
La socializzazione ai ruoli va avanti per tutta la vita, con messa in scissione dei ruoli ⇒
decisione di cambiare il proprio ruolo sociale in un gruppo e trasmettere alle generazioni
successive un ruolo nuovo. Devianza di un ruolo.

Esempi di tipologie dei gruppi:


● Gruppi primari ⇒ gruppi di piccole dimensioni, con ruoli diffusi e contenuti
affettivi/personalizzati (famiglia, amici…). Gli individui agiscono poco in relazione del
ruolo, e più in relazione affettiva.
● Gruppi secondari⇒ gruppi di ampie dimensioni, con ruoli specializzati e relazioni
fredde/spersonalizzate. Conta la specializzazione del ruolo.
(Simile a società e comunità, solidarietà meccanica e organica)
● Gruppi totalitari= istituzioni totali ⇒ gruppo di individui che vede predefiniti tutti i
vissuti del proprio ruolo quotidiano. Gli individui vengono annullati in ogni loro
spazio di azione. (Esercito, conventi, ospedali…).
● Gruppi segmentali⇒ definiscono un solo ruolo di un individuo.
Una setta può essere un mix di gruppo primario e gruppo totale.

Possiamo tipologizzare anche i non membri di un gruppo.

Le reti
Network analysis: campo di ricerca che considera con apposite tecniche e in riferimento a
proprietà a via via messe in luce, le reti di relazioni tra le persone.
Una persona può essere isolata, in relazione con altre persone, può anche essere in relazione
diretta o indiretta, tramite conoscenti di conoscenti ai quali può accedere, con un gran
numero di altre. Raggiungere una persona che non si conosce tramite catene di persone che
si conoscono tra loro è molto più rapido di quanto si immagini.
Reti⇒ possono essere a maglia larga o maglia stretta. Una rete è a maglia tanto più stretta
quanto più le persone che un individuo conosce si conoscono tra loro. Una persona che vive
in un piccolo paese ha probabilmente un network a maglie strette. Gli abitanti di una grande
città hanno reti a maglie più larghe. I legami tra le persone collegate nelle reti variano per
intensità, durata, frequenza, contenuto. Quanto al contenuto, possono essere limitate a un
solo carattere (es. una persona è frequentata solo per lavoro) o sommare più caratteri: lavoro
ed amicizia, per esempio.
Dentro i gruppi: network sociali (un’altra microsociologia) ⇒ modi con cui gli individui
stanno in relazione tra loro.
Densità delle reti: più intensità/reciprocità/contenuti degli scambi
I network non sono neutri rispetto agli attributi degli individui.
I ragazzi che crescono tendono a tenere separata la rete familiare (molto densa) e la rete delle
nuove esperienze, con il tempo le due reti possono collegarsi.

Le carriere morali
Negli anni 20 e 30 del secolo scorso, in una Chicago in grande crescita, fu sviluppato uno dei
programmi più vasti di studi sociologici: taxi-dance hall ⇒ affitto di ragazze per ballare
(giovani che in genere avevano già allentato i legami con la famiglia, insoddisfatte del
proprio precedente modo di vivere e affascinate dall’atmosfera dei locali da ballo. Qui
potevano trovare una certa popolarità e prestigio) Fu possibile individuare un percorso tipico
seguito da molte di loro.
⇒ uno dei primi esempi di carriere morali= tipiche successioni di esperienze vissute da
categorie di persone.
⇒ osservare i tentativi e le successive mosse delle persone nell’adattarsi a un ambiente che in
gran parte non può essere da loro influenzato, per cercare di mantenere o conquistare una
propria immagine e possibilità di vita, una ragionevole stima dagli altri e l’autostima
personale.
La carriera è immaginata come un processo di interazione, nella quale il soggetto sperimenta
le sue possibilità suscitando reazioni positive o negative degli altri, alle quali risponde a sua
volta cambiando o precisando il proprio comportamento, in una sequenza che porta verso
una sua definizione sociale.
Avendo ricostruito carriere tipiche, dopo l’osservazione di molte carriere, possiamo però dire
che, fatto un certo passo, qualora si verifichino certe circostanze è probabile che una person
ne faccia un altro in una certa direzione.

Rappresentazioni del sè e relazioni in pubblico


Metafora goffmaniana: fondazione microsociale della società nella vita quotidiana ⇒ attori
impegnati di fronte a un pubblico con attività di ribalta e retroscena.
Usando la metafora del teatro, Goffman descrive un gioco che si svolge su una scena, dove
gli attori (la compagnia) cercano di controllare le idee che gli altri (il pubblico) si fanno di
loro, per presentarsi nella migliore luce possibile e in un modo che sia credibile.
● Luoghi di ribalta= dove ci si comporta e e veste con certe formalità. Devi ademèpiere
ai ruoli (ristorante). Pressione della ribalta= pressione del pubblico che si aspetta
qualcosa ⇒ per durkheim è una coercizione esterna che deriva dalle norme. Quando
un comportamento esce dalla scena, avvertiamo la pressione della ribalta e
giustifichiamo il comportamento con gli altri.
● luoghi di retroscena= dove ci si può rilassare: scambiare gli uni per gli altri può avere
conseguenze disastrose per una relazione sociale. L’interazione può essere tra
persone che si conoscono o tra estranei che si trovano causalmente insieme in un
luogo pubblico. o sei da solo o sei con un gruppo di persone che possono vedere
come sei davvero. (Cucina del ristorante).

Goffman parla di ruoli incongruenti:


● Delatore ⇒ chi finge presso gli attori di essere un membro della compagnia, avendo
così accesso al retroscena riportando informazioni riservate al pubblico;
● Compare ⇒ segretamente si accorda con gli attori e si mescola tra il pubblico per
orientarlo;
● Spettatore puro ⇒ professionista riconosciuto come spettatore qualificato;
● Intermediario ⇒ appartiene a due compagnie che sono l’una il pubblico dell’altra e
può mettere in atto giochi di triade;
● Non persona ⇒ chi, pur essendo presente, non fa parte della rappresentazione e
viene ignorata (es. conducente del taxi);
Esistono regole di etichetta e rituali con i quali si sperimenta l’accesso agli altri e si
misurano la possibilità e i limiti di un reciproco coinvolgimento.
Anche la più anonima e fugace delle relazioni (es. incontro con un estraneo per strada) ⇒
interazione molto complicata nella quale si scambiano numerosi messaggi: disattenzione
civile.

Garfinkel = padre dell’etnometodologia. ⇒ la realtà sociale è fatta di una gamma articolata


di prescrizioni. Esperimenti di rottura= fare qualcosa di totalmente inatteso. ⇒ all’inizio
assecondano quei comportamenti, cercheranno di codificare, e comprenderanno che l'ordine
è stato violato.

Capitale sociale micro e macro


Organizzazione sociale= come gli individui hanno imparato a coordinare stabilmente le loro
interazioni, creando apposite strutture artificiali nelle quali cooperare, con risultati
complessivi. Spesso si tratta di grandi gruppi, nel quale gran parte dell’interazione è a
distanza, fra individui che neanche si conoscono. L’organizzazione non riguarda solo i
gruppi formali, ma comprende anche quei tipi di relazioni e interazioni che abbiamo
chiamato “tessuto intimo della società”.

Capitale sociale=patrimonio di relazioni di cui dispone una persona e che questa può
dunque impiegare per i suoi scopi.
La cooperazione è possibile dati certi caratteri del tessuto complessivo di relazioni, e il
capitale sociale può essere considerato come una specie di bene pubblico, del quale
usufruisce l’insieme dei partecipanti.
La fiducia è una componente del capitale sociale, che può avere origini diverse, può però
dipendere anche dalla forma delle relazioni.
Nella società moderna il capitale sociale è depositato principalmente in organizzazioni
formali, che continuano a funzionare anche se gli individui cambiano, e che permettono una
cooperazione efficiente, ottenuta da sistemi di incentivi e sanzioni, riconosciuti e rispettati
dai partecipanti.
La ricerca si è posta due principali obiettivi analitici e pratici:
● Come far convivere risorse di capitale sociale informale nelle grandi organizzazioni
formali
● come scoprire e coltivare risorse di capitale sociale in situazioni difficili, dove questo
non è valorizzato ma è potenzialmente presente.
Tipicamente il capitale sociale viene preso per prendere decisioni.
● Micro: ricchezza del proprio network. Dotazione di relazioni sociali che l’individuo
ha. Risorsa che gli individui hanno. I miei legami che riesco ad attivare.
● Macro: livello di collettività.
Società coesa e frammentata

Società= capitale sociale, reti, gruppi, diadi e triadi, ruoli e socializzazione, situazione e
posizioni sociali, organizzazioni e associazioni, valori e norme, istituzioni.
Grande diffusione nella società di organizzazioni e associazioni= si tratta di gruppi
progettati per raggiungere alcuni limitati scopi, basati su regolamenti chiaramente stabiliti,
al contrario di piccoli gruppi informali come un gruppo di amici. ⇒ gruppi secondari
formali.

Gli individui agiscono spesso in gruppi: organizzazioni o associazioni.


Celle di attori collettivi ⇒ fini che vengono perseguiti in modo organizzato o associativo.
● Associazioni: insieme di individui che condividono ideali o interessi. Adesione
volontaristica e identitaria. (Distinzione tra movimenti-spontanei, ma per
sopravvivere devono istituzionalizzarsi- e partiti). Si condividono i fini, sentendoli
come propri, dal momento che corrispondono a propri ideali o interessi. Un insieme
di persone che ritiene di avere interessi o ideali simili può dar vita a un’associazione
per difenderli o realizzarli insieme. In genere le persone si distribuiscono fra loro
alcuni compiti necessari alla vita dell’associazione: l’associazione si da una sua
organizzazione. Può però anche succedere che l’associazione richieda che si
costituisca un ufficio stabile per quei compiti, assumendo persone pagate perchè li
svolgano, secondo certe procedure stabilite, con capacità professionali per farlo. ⇒
organizzazione
● Organizzazioni: insieme coordinato di risorse umane e materiali. Adesione
utilitaristica e impersonalità dei ruoli. Coordinamento. Viviamo nella società delle
organizzazioni ⇒ nasciamo viviamo e moriamo in organizzazioni (nascita in
ospedale). Guidate da burocrazie. Partecipare è un lavoro, remunerato di solito in
denaro. Il motivo della partecipazione è strumentale. I ruoli vengono prima e sono
più importanti delle singole persone. Capita spesso in sociologia che il termine
assuma significati diversi a seconda degli autori. Associazioni e organizzazioni
hanno comune il fatto di essere degli attori artificiali, costruii per conseguire degli
obiettivi che le persone reali da sole non potrebbero raggiungere. Questi attori
artificiali, una volta costituiti, cominciano ad avere vita propria: di un’associazione o
organizzazione diciamo che ha degli scopi, possiede un patrimonio, ha una sede,
prende una determinata decisione. La diffusione delle organizzazioni è stata ovunque
massiccia ⇒ società delle organizzazioni.
Ci sono decisioni che possono essere considerate del gruppo⇒ attore collettivo.
● Gruppi improntati a un agire razionale rispetto allo scopo.

Tocqueville cerca di individuare uno spazio che le libere associazioni occupano facendosi
largo tra le istituzioni portanti della società: in particolare, tra lo stato, da una parte, i gruppi
ai quali si appartiene per nascita come la famiglia, dall’altra. ⇒ società civile.
Nelle società moderne la possibilità di associarsi è un diritto tutelato dalla legge: diritto di
persone che riconoscono di avere ideali o interessi simili a sviluppare le loro opportunità
insieme.

Associazionismo= quando si considera la diffusione di esso in un paese è molto importante


considerare la cultura e la storia. In Italia si sono sempre registrati tassi bassi di
associazionismo⇒ indice di scarsa modernizzazione. Anni 70: caratterizzati da elevato
associazionismo sindacale e politico, due forme associative successivamente in
diminuizione. Anni 80: crescita dell’ssociazionismo sociale⇒ attività di utilità sociale a
favore di associati e di terzi. Tendenzache si ferma negli anni 90. Notevole variabilità
regionale del fenomeno.
15% della popolazione italiana svolge un’attività volontaria, in netta diminuizione la quota di
chi fa volontariato in modo informale. Aumentano i gruppi che agiscono in ambiti che già da
tempo sono i principali veicoli del volontariato: le organizzazioni del terzo settore e
parrocchie.
Organizzazioni razionali:
Secondo weber esistono delle differenze significative tra la burocrazia dell’organizzazione
pubblica e le tendenze di organizzazione di altri ambiti delle società.
Motivo della diffusione della burocrazia per weber⇒ superiore efficienza e razionalità
rispetto ad altre forme di organizzazione. La discussione sul modello burocratico si è
sviluppata a partire dall’osservazione che spesso la burocrazia è inefficiente e irrazionale.
Modello burocratico (weber)
● Divisione stabile e specializzata di compiti orientati allo scopo, con regole di
comportamento
● Precisa struttura gerarchica con poteri di controllo
● Competenze specializzate con reclutamento e non ereditarietà ⇒ richiede una
preparazione adeguata per chi occupa quella posizione, l’esercizio a tempo pieno e
continuativo della professione, un’assegnazione alla posizione per mezzo di un
meccanismo di concorso, e meccanismi di carriera fra i quali sono importanti gli
scatti automatici per anzianità
● Remunerazione del ruolo organizzativo

Un’organizzazione di questo tipo si è diffusa nel mondo moderno perchè si presta alla più
universale applicazione a tutti i compiti per precisione, continuità, rigore e affidamento.
Motivo dell’efficienza: nella burocrazia potere e controllo sono esercitati sulla base di
conoscenza e competenza = organizzazione razionale.
Weber Attira l’attenzione su alcuni caratteri che effettivamente rendono le organizzazioni
moderne a grandi linee simili tra loro.
Ma spesso la burocrazia non è efficace e neppure efficiente.

● Merton⇒ la burocrazia richiede regole generali e chiaramente definite. Tutto


nell’organizzazione è previsto perchè i rapporti nell’organizzazione siano i più
impersonali possibile, al fine di eliminare ostilità o favoritismi, complicazioni
affettive, ansietà. La struttura burocratica esercita una pressione costante sul
funzionario affinchè sia metodico, prudente, disciplinato. Chi lavora
nell’organizzazione tede a sviluppare una deformazione professionale: i regolamenti
diventano per lui dei fini a se stessi. La conformità al regolamento finisce per dar
luogo a un’aderenza puntigliosa alle regole formali. Proprio le condizioni che
normalmente portano all’efficienza in situazioni particolari e specifiche producono
inefficienza.
● Crozier ⇒ pone al centro dell’attenzione le relazioni di potere: la possibilità di
interferire sul comportamento di altri al di là degli ambiti di autorità previsti
dall’organizzazione. In un’organizzazione perfettamente razionalizzata questo potere
residuo non potrebbe sussistere, perchè il comportamento di ognuno sarebbe
perfettamente previsto e visibile. Un’organizzazione del genere per Crozier è
impossibile, non c’è mai una soluzione unica e perfetta per ogni problema
minimamente complicato e perchè non è possibile prevedere tutti gli aspetti dello
svolgimento di un compito. Ogni incertezza nella regolamentazione di un ruolo
organizzativo comporta l’esistenza di un certo potere discrezionale nelle mani di chi
quel ruolo svolge, che può essere da lui usato per contrattare la propria
partecipazione nell’organizzazione in vista di vantaggi particolari.

Il gioco consiste per i privilegiati nel cercare di conservare le fonti di incertezza alla base del
loro privilegio. Per gli altri, che in qualche modo sono danneggiati, nel tentativo di
sottometterle al controllo. La direzione deve gestire i conflitti ed è costretta a dare molta
importanza ai problemi interni di salvaguardia dell’equilibrio tra le diverse parti
dell’organizzazione, a scapito anche della propria efficienza. I gruppi non privilegiati
premeranno per una maggiore regolamentazione che tolga incertezza e dunque vantaggi
altri altri. Anche i mezzi a disposizione dell’autorità di un vertice di un sistema burocratico,
quanto più questo corrisponde al modello puro, tanto più si limitano a precisare e aumentare
le regole. In questo modo l’organizzazione finisce in un circolo vizioso perchè rendendo più
minuziose e stringenti le regole diminuisce la capacità di adattamento alla varietà
imprevedibile con cui i problemi si presentano.
A seconda delle situazioni, può avere ragione l’uno o l’altro.

Perchè la burocrazia improntata alla razionalità è inefficiente?


Le organizzazioni al contempo cercano di prevedere il sociale e allo stesso tempo sono
immerse nel sociale. A volte non funzionano, perché:
● Sono imprevedibili
● mancano risorse, oppure scattano dei meccanismi:
● ci sono delle regole generali che devono comparire casi specifici (formalismo
burocratico-conformismo-, in cui il rispetto della regola diventa prioritario rispetto
alla soluzione del problema). ⇒ merton, teorie di medio raggio.
● Giochi di potere: spazi di discrezionalità nelle regole come ambiti di esercizio del
potere, da parte di gruppi portatori di interessi. (M. Crozier)
Forme diverse di organizzazione
La burocrazia di weber si basa sul principio fondamentale della prevedibilità dei
comportamenti ottenuta attraverso la loro standardizzazione.
Per conseguire un determinato risultato, è possibile individuare una serie di azioni
successive, ognuna delle quali è standardizzata, vale a dire è fissata nei dettagli una volta per
tutte; potrà e dovrà allora essere ripetuta senza errori da una persona alla quale compete
secondo l’organigramma. ⇒ principio che si scontra con due difficoltà:
● Gli individui interagiscono con l’organizzazione mettendo in gioco propri fini anche
in concorrenza con quelli dell’organizzazione. Le persone non sono mai
completamente prevedibili.
● È possibile progettare uno schema di comportamenti standardizzati se i problemi che
l’organizzazione incontra nel realizzare i suoi compiti sono semplici e si presentano
senza grandi variazioni da un momento all’altro; standardizzare i comportamenti è
tanto meno facile quanto più l’organizzazione opera in un ambiente stabile. ⇒ es.
direzione per obiettivi raccomandata da Drucker: in questo schema, più che alle
regole bisogna fare attenzione agli obiettivi fissati a grandi linee, in certa misura
contrattati tra superiori e inferiori, ciò che implica un’ampia possibilità di discuterli
senza tenere troppo conto della gerarchia nel valutare le proposte; in successive
riunioni gli obiettivi possono essere ridefiniti e ricontrattati; i rapporti sono più
personalizzati. Secondo drucker, un’organizzazione basata su questi principi motiva
maggiormente le persone a impegnarsi, porta alla luce le zone di inefficienza e i
giochi di potere consentendo di affrontarli, è più capace ad adattarsi in un ambiente
poco prevedibile. ⇒ sistema in realtà non facile da realizzare, si adatta meglio alle
funzioni dei dirigenti piuttosto che a quelle dell’organizzazione, poiché sviluppa
competizione tra gli individui creando nuove tensioni.
⇒ teoria delle cinque configurazioni di Mintzberg
Per ottenere maggiore efficienza, il modo di coordinamento cambia a seconda delle
dimensioni dell’organizzazione, del tipo di tecnologia impiegata nella produzione di beni o
servizi e della prevedibilità dell’ambiente. Si definiscono cinque configurazioni tipiche:
● Struttura semplice ⇒ il controllo è esercitato direttamente dal vertice. Es. piccola
azienda agraria.
● Burocrazia meccanica ⇒ standardizzazione dei compiti + gerarchia. È in sostanza la
burocrazia di weber= efficiente se l’ambiente è stabile, se si tratta di produrre beni o
servizi in grande serie, con una tecnologia standardizzata.
● Burocrazia professionale ⇒ coordina dipendenti con un lungo tirocinio di
formazione esterno all’organizzazione; una volta assunti, vi è ampia discrezionalità
nello svolgimento del loro lavoro, sono poco controllati.
● Struttura divisionale ⇒ si avvicina alla direzione per obiettivi di drucker. Il
coordinamento si ottiene fissando degli obiettivi generali e compatibili tra loro a
settori con funzioni diverse (divisioni), che poi sono indipendenti nelle loro scelte su
come raggiungerli. Una grande organizzazione complessa si adatta meglio
all’ambiente, perché ogni divisione può tenere conto del proprio ambiente e
tecnologia.
● Adhocrazia⇒ “ad hoc”: espressamente per questo. Gruppi di lavoro con compiti
specifici, formati da persone che si conoscono bene e lavorano insieme fidandosi
delle rispettive competenze, senza vincoli di gerarchia e regole precisate, ai quali
sono assegnati compiti che richiedono alta professionalità, ma anche capacità di
inventarsi procedure e regole ⇒ es. gruppo di scienziati costruito ad hoc per studiare
un fenomeno ancora sconosciuto.
Per mintzberg esistono funzioni per cui rimangono migliori le organizzazioni burocratiche.
Non esiste un unico modo migliore per progettare un’organizzazione. Anche all’interno di
un’organizzazione parti diverse tendono a organizzarsi in modo diverso.

Le organizzazioni possono essere considerate degli attori collettivi che prendono decisioni.
Nelle organizzazioni, le persone cooperano; ciò non toglie che nell’ambito di vincoli posti
dalla struttura, esse interagiscano tenendo conto dei loro obiettivi, proprio per influire sulle
decisioni e quindi sugli obiettivi dell’organizzazione.
Il problema di distinguere obiettivi dell’organizzazione e obiettivi delle persone non si pone
o è meno importante nel caso delle associazioni, alle quali si partecipa perché se ne
condividono i fini. Si pone per le organizzazioni, alle quali vi si partecipa per i vantaggi che
vi si ricavano.
Gli obiettivi dell’organizzazione sono definiti dalle coalizioni= gruppi di persone con
interessi comuni che si alleano con altri gruppi con interessi diversi dai loro, contrattando
certe decisioni cruciali. Bisogna tenere conto dell’insieme delle regole e dei vincoli che una
determinata organizzazione pone, altrimenti fallisce.

⇒ ripensamento del tipo di razionalità:


● Razionalità rispetto allo scopo: scelta coerente dei mezzi rispetto al fine che ci si
propone. ⇒ tipo ideale. La burocrazia per weber è razionale, perchè impone agli
attori che ne fanno parte di comportarsi in modo razionale, cioè di compiere azioni
con quei caratteri.

● Herbert Simon: sostiene che sia necessario prendere sul serio l’affermazione che il
comportamento reale non la raggiunge praticamente mai. È impossibile avere una
conoscenza completa e una previsione di tutte le conseguenze che discendono da
un’eventuale scelta, così come è impossibile avere in mente tutte le alternative ⇒
razionalità limitata= mira a ottenere risultati soddisfacenti, e lo fa semplificando la
realtà in modelli che trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo
orizzont. È il tipo di razionalità possibile in normali condizioni di incertezza-nel
mondo reale mancano:
● Conoscenza completa di tutte le conseguenze
● Quadro completo di tutte le alternative (fini e mezzi)
● ⇒ raccogliere tutte le informazioni necessarie porterebbe a non compiere la
decisione: incertezza permea le decisioni.

● Razionalità incrementale ⇒ incertezza ambientale; attori che all’inizio non hanno


idee chiare ed esattamente coincidenti. Riconosce la necessità di aggiustamenti
progressivi, la possibilità di trovare in un momento successivo mezzi e occasioni che
prima non si vedevano o non erano disponibili, di cambiare anche obiettivi lungo il
percorso, cercando accordi e soluzioni soddisfacenti. Primo effetto: cominciare a
vedere meglio i termini dei problemi e spesso di trovare con più facilità i mezzi di cui
si ha bisogno. Quanto più l’ambiente è instabile, tanto più è necessaria una
razionalità incrementale per poter ottenere dei risultati.
● razionalità sinottica ⇒ razionalità che ha in mente weber a proposito della
burocrazia: poter fare inizialmente delle scelte che tengano conto di tutti i dati
rilevanti, in relazione a obiettivi chiari e condivisi, predisponendo i mezzi necessari
ai fini, i quali possono essere poi realizzati senza cambiare programma e senza più
intoppi. Quanto più l’ambiente è stabile e prevedibile, tano più è possibile pensare in
termini di razionalità sinottica.
Il ruolo è un insieme di norme (esterne all’attore, si impongono all’individuo).
Se si vuole che tanto l’organizzazione, come attore collettivo, quanto le persone come attori
individuali siano razionali, l’organizzazione deve essere tale da permettere che una decisione
soggettivamente razionale rimanga razionale quando viene riesaminata dal punto di vista del
gruppo.
● ⇒ un’organizzazione non può essere razionale, se non si comportano razionalmente
le persone che ci lavorano.
● Gli obiettivi dell’organizzazione e delle persone devono armonizzarsi. Si cerca di
ottenere ciò con incentivi che spingano le persone a partecipare (stipendio,
possibilità di carriera…) ma vale comunque anche qui il principio della razionalità
limitata. Ciò che si riuscirà a ottenere, non sarà mai una perfetta coincidenza di
obiettivi, ma un compromesso dal quale dipenderanno concretamente l’adattamento
degli obiettivi e l’efficienza dell’organizzazione.

Mannheim parla di razionalità funzionale e sostanziale:


● Razionalità Funzionale ⇒ chi si adatta a ordini ricevuti, eseguendoli senza errori.
● Razionalità sostanziale ⇒ quella di chi cerca di comprendere come diversi aspetti di
una situazione siano collegati tra loro, interrogandosi sul loro significato e
valutandoli in base ai propri criteri di giudizio, anche rispetto ad altre possibilità ⇒
atto di coscienza.
Lo sviluppo delle organizzazioni aumenta la sfera delle attività funzionalmente razionali, ma
per Mannheim non promuove allo stesso tempo la razionalità sostanziale, spingendo al
conformismo e all’incapacità a pensare in modo autonomo.
La scelta tra fini diversi è un problema culturale o politico.
Quanto più un tipo di scelte organizzative mette in discussione interessi generali o ideali
profondi, tanto più quelle scelte tendono a essere discusse su giornali e libri, vincolate o
promosse da quelle leggi.
La razionalità sostanziale tende per queste vie a controllare e orientare la razionalità
funzionale.

La razionalità funzionale non basta, serve razionalità sostanziale ⇒ incentivi, senso di


appartenenza.
Anche le organizzazioni strutturate hanno bisogno di elementi associativi più semplici, la
razionalità non è solo strumentale ma anche valoriale.
Valori= orientano l’azione in vista della sua realizzazione, orientano l’azione in vista della
sua difesa. Concetto polisemico, il suo significato varia a seconda dell’uso, da una disciplina
all’altra e all’interno di ogni singola disciplina.
Valori e fini⇒ legati tra loro come in una catena: i valori sono i fini ultimi dell’azione, per
realizzare i quali gli esseri umani devono perseguire dei fini di ordine inferiore che quindi a
loro volta sono nello stesso tempo fini e mezzi.
I valori, se non riguardano qualcosa che si ha si teme di perdere, indicando un dover essere
che va al di là dell’essere, una tensione verso uno stato di cose ritenuto ideale e desiderabile,
ma che non è, o non è ancora realizzato. L’orizzonte in cui si collocano i altri può essere sia
terreno (i valori stimolano l’impegno per la loro realizzazione su questa terra e favoriscono
atteggiamento attivo e positivo nei confronti del mondo, deve essere migliorato), sia
ultraterreno (favoriscono atteggiamento passivo nei confronti del mondo, la perfezione può
essere raggiunta solamente attraverso la fuga dalle cose mondane e i valori trovano la loro
realizzazione compiuta solo nel regno dei cieli).
La natura trascendente dei valori fa sì che essi plasmino la visioni del mondo e siano legati
strettamente alle idee religiosi e alle concezioni del bene e male (morale).
Per lo scienziato sociale, i valori esistono come fatti sociali⇒ vengono fatti propri da
individui o gruppi i quali orientano in base ad essi il loro agire.
Individui e gruppi scelgono i valori che guidano il loro agire. ⇒ soggettivi, ma anche
oggettivi: le costellazioni di valori sono prodotte da dinamiche sociali di lungo periodo
riconducibili all'intreccio dell'agire di una pluralità di soggetti.

● Orientamenti da cui discendono i fini delle azioni altrui (fini ultimi) ⇒ weber
● Espressione di un dover essere trascendente e ideale o rimandato a un futuro lontano
● Fatti sociali che forniscono motivazioni ai comportamenti di gruppi, orientandoli ⇒
durkheim
● Orientamenti soggettivamente scelti, ma oggettivamente dati perchè prodotto di
determinati contesti storico-sociali (socializzazione)

Valori e relative parole chiave negli autori classici


● Durkheim: coesione, ordinamento sociale, norme.
● Marx: valori dominanti e ideologia
● Simmel: costellazioni di valori
● Weber: razionalità rispetto ai valori e autonomia della sfera produttiva; politeismo
dei valori; avalutatività.
Tipi di valori
● Universalmente condivisi in una cultura (diritti umani, principi di democrazia,
libertà, primato della vita sulla morte, dignità di una persona, eguaglianza…) ⇒ patto
sociale
Sistema più o meno coerente di valori sull’adesione ai quali c’è basso conflitto.
⇒ articolo 10 della costituzione italiana, principi fondamentali: lo straniero, al quale sia
impedito nel suo asse l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla costituzione
italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Marx afferma che i valori dominanti di una società sono i valori della classe dominante.
● Stabilisce un collegamento tra dominio e dominio culturale ⇒ ciò che avviene nella
sfera dei valori deve essere messo in relazione di dipendenza unilaterale con ciò che
avviene in altre sfere (in particolare in quella del potere);
● Valori in termini di ideologia⇒ se i valori dominanti sono quelli della classe
dominante, vuol dire che essi vengono fatti propri in qualche modo anche dalle classi
dominate. La classe dominante esercita un’egemonia culturale sulle altre classi e
quindi sull’intera società. L’affermazione di Marx presenta un limite: sembra
escludere la possibilità di valori universalmente condivisi nell’ambito di una cultura e
di un’epoca. È possibile formulare l’ipotesi che tali valori esistano, che siano prodotti
nell’ambito di processi storici di lungo periodo e che siano l’esito della lotta tra
classi, gruppi di interesse, stati, ecc. ⇒ valori universalmente condivisi. Quando un
valore diventa universale, aumenta la sensibilità degli esseri umani alle situazioni
nelle quali viene negato. Presidiano i confini del vivere civile, definiscono la natura
del patto sociale.

Noi viviamo in una società dove vi è un pluralismo di valori.


Anche il linguaggio comune riconosce che ci sono valori ultimi e che sono organizzati per
ordinamenti gerarchici.
Sistemi di valori ⇒ in ogni epoca o società ci può essere un unico sistema di valori
imperante, oppure ce ne possono essere diversi in conflitto tra loro (weber, politeismo dei
valori) oppure i diversi sistemi possono coesistere pacificamente l’uno accanto all’altro,
oppure vi può essere una congerie pluralistica di valori scarsamente connessi tra loro.
Le società umane presentano gradi diversi di integrazione dei valori in sistemi di valori, il
grado di integrazione può variare nel tempo.
Per parsons le società stanno insieme perchè sono tenute insieme da sistemi di valori
sufficientemente integrati e coerenti.
Quando sistemi di valori o singoli valori sono in conflitto tra loro, i gruppi che ne sono
portatori entrano essi stessi in conflitto, che sarà tanto più aspro quanto minori saranno il
numero e l’importanza dei valori condivisi. ⇒ situazioni di dilemma etico.
Infinite situazioni in cui gli individui sono posti di fronte a dilemmi etici e sono costretti a
scegliere tra valori ai quali attribuiscono una grande importanza.

Marxismo⇒ può essere considerato l’ultima grande religione di redenzione della storia. La
realizzazione della società senza classi (=valore ultimo dell’uguaglianza tra uomini) è
spostata nel tempo in un imprecisato futuro e richiede oggi, il sacrificio di intere
generazioni a beneficio di quelle future. Esse potranno assaporare il frutto della vita
autentica, una volta superata ogni forma residua di dominio dell’uomo sull’uomo.
Differimento delle gratificazioni ⇒ pone l’agire dell’oggi al servizio del risultato che si
realizzerà domani.

Processo di secolarizzazione⇒ indebolito l’ancoraggio al sistema dei valori nelle credenze


religiose, Nietzsche parla di morte dei valori ⇒ non significa che i valori si siano estinti.
Antichi valori permangono accanto a nuovi, la sfera dei valori è alimentata da nuovi
movimenti sociali capaci di mobilitare energie e formulare nuovi criteri per distinguere ciò
che è bene da ciò che è male.
Si tratta sempre di linee di tendenza che nascono in un campo di tensioni generate
dall’emergere di gruppi che prima e più di altri percepiscono il divario tra essere e dover
essere, tra uno stato reale e uno ideale.
● Nelle società moderne si sta ampliando il grappolo dei valori universali.
● Il sistema di valori si frammenta, al suo posto si creano nuovi valori e aree di
microsolidarietà a livello di vita quotidiana e macrosolidarietà a livello planetario.
● Processo di presenti di azione dell’orizzonte di realizzazione dei valori in cui ogni
individuo cerca di realizzare il proprio ideale di vita buona.

I valori generano norme ⇒ norme come specificazioni dei valori, prescrizioni per orientare i
comportamenti rispetto i valori.
Norme come obbligazioni, valori come guide.
Le aspettative che nutriamo nei confronti degli altri che nutrono gli altri nei nostri
confronti sono all’origine della prevedibilità dei comportamenti. Almeno nella maggior parte
dei casi, sappiamo che la gamma dei comportamenti possibili in quella data situazione è
ristretta entro un numero limitato di alternative. I comportamenti sono prevedibili perchè
seguono certe regolarità, riconducibili ad abitudini quasi meccaniche. In altri casi questa
dipende dal conformismo: la maggioranza si comporta in quel modo e non si vedono ragioni
per comportarsi diversamente. In altri casi, quello può essere un modo tecnicamente
adeguato per raggiungere un certo scopo⇒ si segue una norma tecnica.
I comportamenti incontrano delle sanzioni, che possono assumere forme differenti, possono
essere sia positive che negative, comportare una pena in caso di deviazione e/o un premio in
caso di conformità.
● sanzioni esterne ⇒ deterrente abbastanza efficace per indurre gli individui a non
deviare dalle norme sociali, ma la probabilità che alla deviazione a una norma scatti
subito una sanzione è molto scarsa.
● Sanzioni interne ⇒ giudicano le nostre azioni e ci fanno sentire in colpa quando
deviamo da una norma sociale, molto più efficaci. Perchè funzionino è necessario che
l’individuo abbia fatto proprie quelle norme sociali ⇒ interiorizzazione delle norme
(avviene durante la socializzazione). Non tutte le ultime e gli individui interiorizzano
le norme allo stesso modo. Inoltre, certe norme vengono interiorizzate più
debolmente rispetto ad altre. Più è basso il grado di interiorizzazione di una norma
(livello delle sanzioni interne) e più affidamento si deve fare sulle sanzioni esterne per
fare in modo che la norma venga rispettata. Accade comunque che gli individui
trasgrediscano le norme anche se le hanno interiorizzate. ⇒ debolezza della volontà.

Obbediamo alle norme perchè:


● le riteniamo legittime
● Tradizioni
● Scelta razionale
● Timore di sanzioni esterne
● Controllo sociale
● Timore di sanzioni interne-interiorizzazione delle norme

Molti tipi di norme


● Costitutive ⇒ attività che non esisterebbero all’infuori delle regole stesse, non
ammettono eccezioni e la loro applicazione non richiede in genere un apparato
preposto alla loro interpretazione.
● Regolative⇒ indicano ciò che è prescritto o vietato nell’ambito di un’attività già
costituita, più frequentemente violate, ammettono eccezioni e consentono ampio
spazio nell’interpretazione.
● Giuridiche⇒ leggi emanate dall’autorità (potere legislativo), presuppongono un
apparato per la loro applicazione (giudiziario) e per l’amministrazione delle sanzioni
da esse previste (istituzioni penali). Ogni sistema giuridico è coinvolto in continui
processi di mutamento nei quali nuove norme vengono prodotte e applicate e vecchie
norme cadono in disuso.
● Esplicite/implicite⇒ molto spesso nel quotidiano, i comportamenti seguono regole o
norme che si danno per scontate. Ci accorgiamo che certe regole esistono solo
quando vengono trasgredite.
● Buone maniere⇒ gli esseri umani sviluppano precocemente una notevole sensibilità
che suggerisce loro come devono comportarsi in una data situazione. Le buone
maniere sono normalmente seguite dalla maggior parte delle persone senza bisogno
che vengano esplicitate.
● Codici deontologici ⇒ stabiliscono principi e modalità ai quali si devono attenere gli
appartenenti dell’esercizio delle loro attività professionali, sulla base di specifiche
etiche professionali. ⇒ notevole autonomia normativa. Anche organizzazioni
criminali: codice d’onore.

Sistema giuridico di un qualsiasi stato moderno= incoerenze e contraddizioni ⇒ formato


attraverso la stratificazione nel tempo di leggi diverse, rispondenti alle mutevoli esigenze
della società. Non è infrequente che si verifichino situazioni nelle quali:

● Eccesso di norme⇒ solo il ricorso agli esperti consente di districarsi nei meandri
della legislazione.
● Norme incoerenti⇒ la stessa azione è nello stesso tempo prescritta da una norma e
vietata da un’altra ⇒ dilemma etico. Merton parla di contemporanea presenza di
norme e contro-norme.
● Anomia⇒ carenza di norme, l’azione non trova chiari punti di riferimento normativi.
Durkheim parla di anomia = caratteristica di una condizione oggettiva di una società
in situazione di crisi e mutamenti rapidi e convulsi dove gli ordinamenti normativi
non sono più in grado di incanalare i comportamenti individuali.
Anche se le norme sociali possono essere vissute come costrizioni che limitano la libertà
dell’individuo, la loro assenza lascia spesso gli esseri umani in una condizione di
disorientamento e quindi in preda a pulsioni che non sono più in grado di controllare.
Norme= vincoli all’azione, ma definiscono anche il campo delle opzioni tra le quali gli
individui sono liberi di scegliere. Il fatto che in ogni società ci sia una pluralità di sistemi
composti da norme spesso contraddittorie, apre agli individui spazi di libertà e rischi di
anomia.

Insieme di norme coordinate: istituzione ⇒ modello di comportamento dotato di cogenza


normativa (ad essi è associata qualche forma di controllo sociale, es. scuola, famiglia, tabù
incesto) solo alcune istituzioni hanno organizzazioni.
Nel linguaggio sociologico riguarda tutti i modelli di comportamento e non solo quelli che si
manifestano in apparati e organizzazioni. Affinchè un modello di comportamento possa
essere considerato un’istituzione, è necessaria la presenza di un elemento normativo in
qualche misura vincolante.
Ogni istituzione comporta la presenza di qualche forma di controllo sociale che assicuri che
lo scarto tra comportamenti prescritti e comportamenti effettivi non superi determinati
limiti, pena la dissoluzione dell’istituzione stessa.

non sempre ha un’organizzazione.


In chiave macro: tessuto sociale visto come gli elementi aggregati che si impongono sugli
individui. Plasmano i comportamenti degli individui.
Molte istituzioni sono universali culturali ⇒ presenti in tutte le società (tabù incesto,
linguaggio, religione…)
Grande variabilità.
Ottica funzionalista: a quale bisogno rispondono? (Durkheim)

Parsons: modo consolidato di analisi delle istituzioni ⇒ è stato il grande autore di


riferimento del periodo di grande sviluppo degli usa.
AGIL.
Ogni sistema sociale deve rispondere a 4 funzioni fondamentali:
A) adattarsi al contesto
B) Definire dove vuole andare
C) Garantire integrazione
D) Garantire nel tempo latenza (mantenimento di strutture valoriali di fondo nel tempo)
⇒ è possibile utilizzare il sistema agil per l’intera società o per un piccolo gruppo.
● Funzione economica= formulare dei fini
● Funzione politica = adattare i mezzi ai fini
● Funzione normativa = regolare le transazioni tra le sue parti
● Funzione riproduttiva= mantenimento della struttura latente (orientamenti).
Possono esserci dei contrasti tra le varie funzioni, che devono integrarsi.
Alle varie funzioni corrispondo istituzioni diverse, anche se molte istituzioni svolgono una
pluralità di funzioni ⇒ multifunzionalità. La stessa funzione può essere svolta da una
pluralità di istituzioni (alternative funzionali) e le funzioni di un’istituzione possono
modificarsi nel tempo a vantaggio o a discapito di altre istituzioni.

Il grado di istituzionalizzazione di un sistema di regole dipende da diversi fattori:


● Forme flessibili o rigide del controllo sociale che ne garantiscono l’osservanza;
● Grado di informazione in merito alla loro esistenza di cui dispongono gli attori
coinvolti dal grado di accettazione di tali regole da parte della società nel suo
complesso;
● Dal tipo e dall’intensità delle sanzioni che premiano la conformità o puniscono la
trasgressione;
● Grado di interiorizzazione nei codici morali individuali;
● Grado in cui le norme vengono osservate oppure no.

Istituzioni totali= cogenza normativa tale da vincolare l’individuo in tutti i suoi


comportamenti. Esercitano controllo pervasivo e costante sui comportamenti e spesso anche
sui comportamenti degli individui. Restringono, fino a quasi annullare i gradi di libertà degli
individui coinvolti. ⇒ Goffman studia gli ospedali psichiatrici: se nell’istituzione ospedale
psichiatrico entri come “malato di mente” non avrai spazio per affermare la tua sanità
mentale. L’istituzione totale forza gli individui ai comportamenti che sono quelli attesi.

Processo di istituzionalizzazione
Movimenti sociali = alla base del mutamento. Pongono degli obiettivi e mobilitano le risorse
per conseguirli. Nascono in genere da stati di tensione o da conflitti, si presentano come
innovativi o devianti. ⇒ può diventare un’istituzione oppure scomparire. Per sopravvivere
devono istituzionalizzarsi.

Albero i ha contrapposto movimento e istituzione come i due stati fondamentali del sociale:
● Movimento ⇒ stato funzionale in cui i rapporti sociali sono fortemente
personalizzati, diffusi, carichi di emotività e affettività.
● Istituzione ⇒ prevalgono rapporti impersonali regolati da sistemi astratti di norme.
Alcune istituzioni sono riscontrabili in tutte o quasi le società. ⇒ istituzioni universali
culturali (es. tabù dell’incesto, linguaggio, religione, arte, gioco…).

Ciclo di vita delle istituzioni


Ciclo di vita più lungo rispetto a quello degli individui che si trovano ad agire nel loro
ambito.
Simmel⇒ individui e istituzioni si muovono su orizzonti temporali diversi. Ogni individuo
vive in un mondo popolato da istituzioni che preesistono la sua nascita e che sono destinate
a sopravvivere alla sua morte.

Due tipi fondamentali di processo:


● Le istituzioni nascono, si sviluppano e muoiono per effetto di processi spontanei;
approccio individualista. Le istituzioni appaiono come formazioni organiche, nate e
cresciute spontaneamente.
● Eventi e processi sono imputabili alla volontà specifica di qualche attore. Approccio
istituzionalista. La storia delle istituzioni rimanda alla storia di fondatori, sostenitori
e distruttori delle istituzioni stesse.
La stessa istituzione può essere vista in circostanze diverse come effetto di processi
spontanei o azioni intenzionali.
Linguaggio= istituzione sorta spontaneamente nell’ambito di una comunità di parlanti e che
le azioni intenzionali possono modificare solo marginalmente.
Le istituzioni possono scomparire perché si estinguono da sole, o perché vengono distrutte
da qualche attore individuale o collettivo.
Prospettiva funzionalista ⇒ le istituzioni nascono per rispondere a qualche bisogno o
esigenza sociale insoddisfatta sei estinguono quando scompare il bisogno che le ha
originate.

La considerazione dei rapporti tra istituzioni e ambiente suggerisce di adottare una


prospettiva sistemica ⇒ ogni istituzione viene vista come un sistema di regole in rapporto
con altre istituzioni e quindi con altri sistemi di regole.
Quando un cambiamento avviene in qualche ambito, questo si ripercuote sulle altre
istituzioni collegate, trasforma cioè il loro ambiente.
Il tipo e l’intensità della risposta alle sfide dell’ambiente dipendono dalla capacità
dell’istituzione di percepire e valutare i mutamenti esterni, di mobilitare le proprie risorse e
di organizzare la propria reazione.
Il mutamento delle istituzioni dipende anche dal modo di affrontare le tensioni e i conflitti
che si sviluppano al loro interno. I fattori di mutamento possono essere sia esogeni che
endogeni.
Le istituzioni dispongono di una vasta gamma di possibili risposti, ma solo alcune di queste
sono effettivamente attivabile nelle circostanze date.
Due tipi di risposta strategica alle sfide ambientali:
● Risposta rigida ⇒ tendente a conservare l’identità e l’integrità dell’istituzione di
fronte alla turbolenza interna o esterna;
● Risposta flessibile ⇒ in grado di modificare la propria struttura interna, ridefinire i
confini con l’ambiente e quindi l’identità stessa dell’istituzione (Simmel).
L’incapacità di dare risposte flessibili ai mutamenti interni o esterni riduce, almeno nel
lungo periodo, le possibilità di adattamento e quindi di sopravvivenza dell’istituzione.

Boudon ⇒
● può esserci un attore dotato di potere sociale che impone un’istituzione.
● Molti effetti dei comportamenti individuali danno luogo a effetti aggregati senza
nemmeno volerlo. (Rinforzo delle norme/sanzioni)
● Capacità di adattamento dell’istituzione all’ambiente.
Es. mercato in occidente in ex urss

Identità e socializzazione
Ogni società deve assicurare la propria continuità nel tempo di fronte al flusso incessante di
membri in entrata e uscita. È necessario che essa disponga di pratiche e istituzioni per
trasmettere ai nuovi venuti almeno una parte del patrimonio culturale che ha accumulato nel
corso delle generazioni: la socializzazione = processo mediante il quale i nuovi nati
diventano membri della società.
Patrimonio culturale ⇒ valori, norme, atteggiamenti, conoscenze, capacità, linguaggi che
consentono alla società di esistere, di adattarsi al suo ambiente esterno e di modificare a sua
volta questo e se stessa.
In società altamente diverse e complesse una parte del patrimonio culturale deve essere
trasmessa a tutti i membri della società, mentre la seconda parte (competenze sociali
specifiche) vanno distribuite in modo differenziato a seconda del grado e del tipo di divisione
sociale del lavoro.
● Competenze sociali di base = acquisire un livello minimo di competenza
comunicativa, usare il linguaggio per scambiare informazioni con gli altri membri e
capacità di entrare in contatto e rapporto con gli altri ⇒ sviluppo di legami sociali. ⇒
socializzazione primaria: primi anni di vita del bambino fino al raggiungimento
dell’età scolare.
● Competenze sociali specifiche= consentono agli individui di svolgere ruoli
particolari e comportano la capacità di usare linguaggi e di disporre di conoscenze
condivise solo da parte di coloro che sono coinvolti nell’esercizio di tali ruoli. ⇒
socializzazione secondaria : fase successiva, prosegue per tutto l’arco della vita.

Ogni società deve affrontare continuamente problemi nuovi rispetto ai quali il suo
patrimonio culturale si dimostra in parte inadeguato: vecchi modelli di comportamento si
rivelano inattuali e ne devono essere elaborati di nuovi.
Le agenzie alle quali sono affidati i compiti della socializzazione operano in un campo
attraversato da esigenze contrastanti di conservazione e innovazione: da un lato vi sono
coloro che spingono a socializzare le nuove generazioni alla tradizione, dall’altro coloro che
inducono a scartare come sorpassati e non più adeguati molti contenuti culturali ai quali si
erano alimentate le generazioni precedenti.
Patrimonio = risultato di un processo di accumulazione iniziato molte decine di migliaia di
anni fa.

In che misura il patrimonio accumulato dall’umanità nel corso della sua lenta e lunga
evoluzione viene trasmesso alle nuove generazioni sotto forma di informazioni genetiche e
quanto invece deve essere appreso nel coso del processo di socializzazione?
Sia le concezioni che vedono lo sviluppo umano preminentemente determinato da fattori
genetici, sia le concezioni opposte sono entrambe da respingere nella loro unilateralità.

Etologia= studi sul comportamento animale. I loro comportamenti sono dettati dal loro
istinto. Anche gli animali sono capaci di apprendere.
Differenza fondamentale tra animali e uomini: l’uomo ha capacità di apprendimento
straordinariamente maggiore alla quale si accompagna una dotazione istintualità meno
specifica. ⇒ capacità contenute nel feto che cresce nel grembo materno e che si sviluppano
gradualmente nel corso del processo di crescita dell’organismo= potenzialità che hanno
bisogno di essere attivate da un processo di socializzazione.
La dotazione genetica originaria condiziona, ma non determina, lo sviluppo delle capacità
individuali. Altrettanto importanti: pratiche di allevamento ed educazione e l’insieme delle
esperienze che accompagnano l’infanzia, adolescenza e intero ciclo di vita dell’individuo.

Disuguaglianze

Parsons e la Stratificazione sociale nel funzionalismo


Struttura sociale= ambiente in cui i soggetti interagiscono, esito delle interazioni funzionali
degli attori. L’aggregazione di diversi status/ruoli è alla base della formazione delle classi che
producono specifici strati sociali.
Parsons distingue tra:
● Status ascritti= genere, etnia, luogo di nascita, appartenenza familiare
● Status acquisiti= corsi dell’azione sociale; competenze personali, capitale umano,
aspettative e desideri di ciascun individuo.
Parsons indica che nei processi di selezione l’individuo è chiamato a superare le posizioni
ascritte e realizzarsi con riferimento al need for achievement= orientamento
all’autorealizzazione tipica delle società moderne, industriali, democratiche, che definisce
impegni e capacità personali definite da un sistema meritocratico. ⇒ sacrifici che verranno
poi ripagati.
Secondo Parsons, la stratificazione sociale svolge una funzione positiva, perché qualifica e
assegna meritocraticamente ogni individuo a una specifica posizione nel sistema di
stratificazione sociale.
Visione funzionalista= idea di fondo era che nello sviluppo delle società industriali i valori
del particolarismo (aspettative su famiglia, parentela, razza, provenienza etnica), sarebbero
stati sostituiti da pratiche e istituzioni di tipo universalistico e meritocratico. ⇒ “risposta
funzionale” ai bisogni delle società moderne, improntati sulla produzione di fabbrica, su
prerequisiti formali dell’istruzione e sul carattere altamente tecnico e specialistico della
conoscenza. ⇒ predominio della visione delle disuguaglianze meritocratiche.
Fine di Parsons= stabilire una teoria dell’azione umana (AGIL)= presupposto dell’esistenza
astratta di un sistema basato su funzioni fondamentali che si sviluppano in ogni società,
quattro ambiti analitici. ⇒ quadro generale delle società in cui dimensione psicologica,
sociale e culturale sono intrecciate. Riprende durkheim: ogni relazione presuppone una
solidarietà, e non un patto.
I valori basici del sistema sociale sono trasmessi per modellare i bisogni-disposizioni degli
individui in modo che nel corso della loro socializzazione imparino a canalizzarli nei ruoli e
nelle aspettative che la società esige.
La concezione di Parsons è quella di un sistema sociale quasi del tutto chiuso e
autoriproducentesi, rispetto al quale alcune variabili esterne intervengono ad alterare i
meccanismi altrimenti statici di riproduzione sociale.
Parsons ha provato a spiegare anche le cause del mutamento con radice interna al sistema:
● Devianza ⇒ a seguito di una socializzazione imperfetta (es. genitori non disponibili/
non riescono ad educare adeguatamente il figlio)
● Innovazione⇒ interpretazioni di ruolo diverse da quelle istituzionalizzate
/costituzione di minoranze che aderiscono a nuovi valori.
Parsons ammette la possibilità che il sistema sociale si trasformi in vari suoi punti interni,
sebbene la tendenza predominante sia verso l’integrazione, conformità, equilibrio.
1945, some principles of stratification= “la principale necessità funzionale che spiega la
presenza universale della stratificazione è l’esigenza sentita da ogni società di collocare e
motivare gli individui nella struttura sociale” ⇒ attori sociali raffigurati come parte di
meccanismi generali che tendono all’equilibrio globale delle strutture sociali.
Per i funzionalista la stratificazione è inevitabile ma anche utile affinchè ci siano
integrazione ed efficacia tra istruzione e mercato del lavoro. ⇒ mansioni, compiti,
conoscenze e abilità tecnico-specifiche differenti producono risorse materiali e conoscitive
di diverso valore per la società. ⇒ necessario che le posizioni sociali siano minuziosamente
distinte e ricompensate con livelli di reddito e prestigio adeguati al contributo che danno
alla società.
Il funzionalismo si sposava bene con l’idea della società industriale e il suo avanzamento
tecnologico-scientifico. La visione funzionalista scommetteva sulla probabilità che tutti i
paesi occidentali avrebbero gradualmente ridotto le disuguaglianze fino alla loro struttura
prettamente meritocratica eliminando quelle dovute a discriminazioni, ingiustizie e valori
del passato. Secondo Parsons, la tendenza moderna attraverso l’individualismo, la
specializzazione e la spersonalizzazione avrebbero cancellato i residui di ingiustizia sociale.
principi della meritocrazia, credenzialismo delle competenze e dell’uguaglianza: valori che
comprendevano quello della realizzazione (è giusto che le persone raggiungano una
posizione grazie alla motivazione e al talento e non grazie alle ascrizioni), gli orientamenti
universalistici (applicazione di criteri standard, universali, astratti e formali invece del
particolarismo), i valori che premiano la specificità di ruolo e funzione delle persone nel
loro contesto di azione (anziché della diffusività), la neutralità affettiva piuttosto che
l’affettività e infine l’orientamento verso il sé piuttosto che alla collettività.
⇒ rappresentazione che mostrava crepe:
● La stratificazione occupazionale americana non era centrata sull’uguaglianza di
opportunità: riproduceva forti discriminazioni razziali, etniche e di genere.
● Le caratteristiche ascritte avevano un peso nei destini delle persone, influenzano i
percorsi e i posizionamenti nel mercato del lavoro.

Parsons ⇒ ottimismo sociologico e fede nelle virtù della modernizzazione: sebbene nel breve
termine la differenziazione possa causare tensioni per l’equilibrio del sistema, queste sono
destinate ad essere eliminate man mano che il sistema produce nuove funzioni di
integrazione.
Nei principali esempi forniti da Parsons il processo inizia nella sfera economica dando poi
origine al bisogno di regolazione da parte dello stato e delle istituzioni della vita civile. ⇒
funzionalismo normativo (paradigma):
● le ricompense disuguali forniscono una struttura di incentivi che garantisce che gli
individui dotati di maggior talento si impegnino a lavorare e innovare, contribuendo
così al miglioramento degli standard materiali della società nel suo complesso.
● Nella società esiste consenso intorno alla legittimità delle loro ricompense superiori,
in quanto gli innovatori sono funzionalmente più importanti.
● Il prestigio relativo attribuito alle diverse occupazioni corrisponde alla quota di
ricompense materiali e potere delle occupazioni stesse, facendo sì che le
disuguaglianze siano considerate legittime dalla società.
● Alcune somiglianze nella stratificazione occupazionale di diversi paesi dell’occidente
avanzato riflettono l’esistenza di una logica dell’industrialismo= tutte le società
industriali e moderne richiedono forme di divisione del lavoro simili e dunque anche
simili strutture di prestigio occupazionale e di classe.
⇒ validità dei principi criticata perché i contesti sociali e momenti storici diversi possono
influire sul consenso per le disuguaglianze socioeconomiche.
⇒ sono stati proposti metodi alternativi per spiegare le dinamiche di consenso per la
stratificazione: es. Warner e Lunt in una cittadina del Massachusetts= le percezioni,
definizioni e reputazioni che le persone sviluppano circa le differenze di classe sono
importanti quanto i dati oggettivi. ⇒ sottolinea come azioni, Pratiche e strategie dei singoli
individui tese a migliorare la propria posizione nella scala economica e sociale e a escludere
gli individui delle classi inferiori dipendano dalla percezione e dalla reputazione relativa alle
disponibilità economiche e al prestigio professionale propri e degli altri.
Lockwood riuscì a dimostrare come le immagini della struttura di classe delle persone
comuni sono influenzate dall’ambiente in cui queste vivono e influenzano a loro volta
l’effettiva struttura di classe. In The Blackcoated worker definì la posizione di classe come
combinazione di tre fattori:
● La posizione economica (fonte e livello di reddito)
● Situazione lavorativa (insieme delle relazioni sociali in cui l’individuo è inserito in
virtù della sua posizione)
● Situazione di status (posizione nella gerarchia di prestigio).

“Stratificazione sociale”= espressione che descrive le strutture di disuguaglianze aventi


carattere sistematico.
Schemi di classe:
● Teoricamente fondati⇒ emergono da teorie sociologiche relative alle relazioni
sociali di potere. Es. teorie del mutamento sociale e in particolare analisi marxista.
Valore in termini soprattutto di teoria che interpreta le disuguaglianze come esito
della struttura dei rapporti economici all’interno di una società. Classe= insieme di
attori potenzialmente in conflitto con altre classi. Da questi conflitti ⇒ cambiamenti
sociali.
● Convenzionali⇒ misurazioni che propongono una gerarchia di occupazioni sulla
base di fattori predefiniti (status sociale). Partono dallo studio delle variabili
occupazionali e ruotano attorno alla misura di vantaggi e svantaggi legati ai rapporti
di lavoro. ⇒ contributo utile allo studio di disuguaglianze in termini di divari
socioeconomici tra i gruppi di occupazioni.

Studi americani: tendenza a identificare le classi come aggregati di individui con pochi
riferimenti alle causalità della formazione delle classi.

Approccio neomarxista
Concetto chiave= sfruttamento.
Il benessere materiale degli sfruttatori dipende in modo causale diretto dalle privazioni
materiali degli sfruttati. ⇒ l’interdipendenza inversa del benessere tra le classi dipende
dall’esclusione dei proletari dall’accesso alle risorse fondamentali dell’assetto economico.
Esclusione che genera a sua volta vantaggi materiali per i capitalisti, poiché offre loro mezzi
e potere per appropriarsi dell’efficienza del lavoro dei proletari. ⇒ sfruttamento= diagnosi
del processo attraverso cui la disparità di diritti e poteri nella gestione delle risorse
produttive genera disuguaglianze nei redditi e altre forme di risorse materiali.
Prospettiva neomarxista: il controllo delle risorse economiche è la base della stratificazione
sociale.
Braverman⇒ previsto lo sviluppo della produzione di massa come causa della
dequalificazione professionale e quindi della proletarizzazione della forza lavoro.
Secondo Wright la classe superiore ha il controllo di mezzi di produzione, capitale
finanziario, investimenti, forza lavoro. Classe inferiore non ha il controllo.
Secondo Wright non è possibile stabilire una distinzione tra salariati e capitalisti e basta,
egli identifica la presenza di gruppi con una posizione meno definita che denomina
“collocazione di classe contraddittoria”= classi che riescono ad influire sull’organizzazione
di risorse appartenenti ad una o più dimensioni. Contraddittorie perché mostrano sia
caratteristiche simili alle classi superiori (controllo di risorse economiche) e a quelle inferiori
(scarso controllo).
Wright ha evidenziato che l’internazionalizzazione delle filiere produttive, i processi di
esternazionalizzazione e le dinamiche di globalizzazione dell’economia espandono le
occupazioni dirigenziali, intellettuali e impiegatizie nelle aree urbane del capitalismo
avanzato; le posizioni proletarie crescono nelle aree marginali, nelle città dei paesi
economicamente emergenti, nelle megalopoli e nel terzo mondo.
Il dibattito sociologico sulle classi si è spostato sulle questioni pratiche relative all’inventario
ottimale per definire le classi. Spostamento avvenuto poiché una parte crescente della ricerca
empirica, ha ruotato sempre più attorno ai dati codificati sui singoli individui in modo da
collocare ogni soggetto in una precisa posizione della stratificazione sociale. Nel caso
dell’analisi di classe implica l’assegnazione specifica e univoca nelle relazioni di classe.

Approccio neoweberiano
Gli approcci weberiani fanno riferimento a schemi di classe relativi a collocazioni interne
alle organizzazioni del lavoro, potere di scambio nel mercato del lavoro e alle dimensioni
culturali nella sfera dei consumi da parte dei vari ceti professionali.
Weber sostiene che una situazione di classe è quella in cui vi è una condivisione della
probabilità di procurarsi beni, ottenere una posizione nella vita e trovare soddisfazione
interiore. Il controllo delle risorse influisce sulle capacità di contrattazione all’interno di
processi di libero scambio e ciò a sua volta influisce sull’esito di tali scambi.
Se il modello marxista si basa su due nessi causali generati dalle relazioni di classe (una ha il
capitale e l’altra no e nel mercato del lavoro una ha il potere e l’altra no) il modello weberiano
si basa su un unico nesso causale calato nella sfera degli scambi. Egli estende le relazioni di
scambio oltre la produzione in senso stretto, includendo gli ambiti del consumo, del credito
e potere politico. Tuttavia, la logica sociale del capitalismo riguarda sempre e comunque lo
scambio economico. L’approccio weberiano resta focalizzato su un’unica dimensione di
disuguaglianza, ovvero quella dello scambio economico. Le relazioni sociali mediate dal
mercato distribuiscono opportunità e vincoli a seconda delle risorse che ciascun individuo è
capace di portare nel mercato, le quali variano in base alla distinzione tra coloro che hanno i
mezzi di produzione e coloro che non hanno nulla. Le risorse variano anche in base alla
qualità e quantità di competenze, abilità e attitudini di mercato. Ulteriori differenziazioni
avvengono in base al tipo di proprietà e al tipo di servizi che sono in grado di offrire sul
mercato.
Quattro classi risultanti:
● Gruppi imprenditoriali e Proprietari
● Piccola borghesia
● Classe media
● Classe operaia
⇒ approcci che evidenziano relazioni deterministiche tra le risorse che gli individui portano
sul mercato e ciò che ricevono in cambio.
Goldthorpe critica sia l’approccio funzionalista sia la logica dell’industrialismo, dicendo che
è impossibile che le società occidentali convergano verso un unico modello di stratificazione
sociale. Egli pone l’accento sulle disuguaglianze in quanto tali. Elabora uno schema di classe
aggregando categorie occupazionali della scala di desiderabilità generale. Egli fa riferimento
alla situazione di mercato e alla situazione di lavoro. Lo schema combina le categorie
occupazionali tra loro equiparabili in termini di fonte e livello di reddito, livello di sicurezza
economica e opportunità di carriera, sia in termini di collocazione all’interno del sistema di
autorità e controllo che governa il processo di produzione. ⇒ approccio criticato per aver
considerato solo il genere maschile, dando per scontato anche che tutte le occupazioni siano
a tempo pieno e che il lavoro di cura femminile non retribuito non sia classificabile come
attività a cui far corrispondere una data posizione di classe dentro e fuori la famiglia. Le
studiose femministe hanno disapprovato questa scelta rimarcando che in molti casi il
reddito della moglie è essenziale per mantenere la posizione economica e lo stile di vita
dell’aggregato familiare. Negli anni 90 è andata rafforzandosi l’idea che sia necessario
analizzare sia la specifica posizione di classe del marito che della moglie= doppia
appartenenza di classe, anche alla luce del costante aumento della partecipazione femminile
al mercato del lavoro nei paesi avanzati.

Approccio neodurkheimiano
Durkheim aveva sostenuto che le associazioni dei lavoratori sarebbero potute diventare le
principali forme organizzative con un ruolo interposto tra stato e individui. Esse avrebbero
stabilito e definito un sistema etico del lavoro per risolvere i conflitti e la concorrenza tra
membri interni di ciascuna organizzazione e tra le organizzazioni stesse ⇒
istituzionalizzazione del conflitto che ha contribuito a depotenziare le opposizioni tra
sfruttatori e sfruttati, ma rimane la disuguaglianza delle opportunità.
Gli approcci durkheimiani si concentrano sui processi sociali in base ai quali l’appartenenza
a una determinata classe è ristretta a coloro i quali ne hanno le caratteristiche di esigibilità.
⇒ modelli che sottolineano l’importanza dei mezzi istituzionali attraverso cui si ottiene
chiusura sociale (proprietà privata, licenze per una professione…) e gli sforzi degli individui
nel contrastare norme che contribuiscono alle disuguaglianze.
Prendendo spunto dalla soluzione a due classi, il modello durkheimiano la riprende e la
amplifica enfatizzando il ruolo di associazioni, organizzazioni, albi professionali, gruppi
ristretti di interesse con dimensione locale. I meccanismi di chiusura sociale per i neo
durkheimiani costituiscono un veicolo per conseguire legittimi interessi di contesto. ⇒ la
chiusura sociale anche se non intenzionalmente costituisce un moltiplicatore delle
disuguaglianze economiche e sociali. Quando le opportunità di mobilità sono limitate,
l’equilibrio di flusso della mobilità è interrotto e si verifica lo sfruttamento di rendite di
posizione. Il versante della legittimazione risiede nel fatto che finiamo per giustificare e
ritenere equo che le professioni più prestigiose, importanti e necessarie siano ricoperte dai
lavoratori meglio qualificati.
Stratificazione in numerose microclassi definite a livello di singole professioni-occupazioni
distinte in termini categoriali. ⇒ es. sorensen sostiene che lo sguardo micro su strutture
professionali di tipo locale e specifico consente di cogliere fenomeni altrimenti assenti o
poco visibili nell’analisi dei grandi aggregati di classe. ⇒ le professioni danno vita a vere e
proprie comunità collettive, gemeinschaftlich = risorse posizionali che sono fonte di
sfruttamento e disuguaglianza.

Pierre Bourdieu
Alla fine degli anni 80, il lavoro empirico sulle classi e disuguaglianze era diviso in tre aree:
1. Analisi a livello macro di ampie basi dati, approccio relazionale diviso tra quello
neoweberiano di Goldthorpe o neomarxista di Wright;
2. Studi storico-sociologici dei processi di formazione delle classi focalizzati sulla
concezione delle classi come agenti sociali del cambiamento o conservazione;
3. Interesse per analisi relazionale delle classi associato all’imporsi di una sociologia
culturale e dei consumi che prende le mosse dal lavoro di Bourdieu sulle
disuguaglianze.
Lavoro di Bourdieu⇒ interesse per la visione multidimensionale delle disuguaglianze sociali
e per il ruolo che vi giocano i fattori economici e quelli culturali. Lettura innovativa, egli è
contrario alla separazione tra teoria e ricerca, scarta gli orientamenti metodologici
positivisti, preferisce la tecnica statistica dell’analisi delle corrispondenze multiple con
variabili categoriali.
Bourdieu introduce il concetto di habitus: un sistema di disposizioni socialmente costituite
che orienta pensieri, percezioni, espressioni, azioni. Qualcosa che preesiste alle azioni stesse
e che è estraneo agli schematismi del calcolo razionale. Rifiuta gli schemi convenzionali
delle classi: li considera fuorvianti perché tendono a proporre distinzioni astratte che
precedono l’analisi. Individuando i confini di classe in anticipo rispetto alla ricerca si corre il
rischio di trattare le classi come entità autonome.
Bourdieu rileva una serie di posizioni eterogenee della classe media e tratteggia di dettagli
quelle posizioni altrimenti marginali negli schemi analitici di classe (intellettuali, artisti…).
L’ambito delle classi non si limita solo al mondo della produzione ma abbraccia l’intera
gamma delle relazioni sociali. Le classi non emergono dai disuguali rapporti dei gruppi
rispetto ai mezzi di produzione, ma rispetto a diseguali condizioni di esistenza, sistemi di
disposizioni sociali, dai vari condizionamenti e dalle disuguali dotazioni di potere e capitale.

Il capitale
⇒ insieme di risorse e poteri effettivamente utilizzabili. Non è concepito solo in termini
economici, ingloba anche altri attori di posizionamento e traiettoria sociale.
Capitale culturale, sociale e simbolico. Sottolinea che l’analisi delle classi non può ridursi
solo a un discorso economico, né al solo discorso simbolico. Tutte le dimensioni
(economiche, simboliche, relazionali) concorrono in termini dinamici a plasmare la realtà dei
rapporti tra i vari gruppi sociali secondo una stratificazione i cui confini tendono a mutare.

Habitus
⇒ nesso tra le strutture sociali e l’agire e il pensare dei singoli in termini di posizionamento
sociale. Insieme di schemi inconsci di percezione e di pensiero.
Costellazione mentale di agire pratico strutturata e strutturante:
● Strutturata= gradualmente trasferita dalla famiglia e ambiente sociale ai figli come
un insieme di schemi culturali tra loro correlati al punto da porsi come struttura.
● Strutturante= tali schemi strutturano il pensiero e l’agire che l’individuo affronta nel
corso delle esperienze di vita.
L’habitus spiega anche perchè il capitale culturale non sia costituito solamente dai titoli di
studio ma includa anche l’insieme dei beni simbolici e valori trasmessi dalle agenzie
educative (famiglia, scuola, cultura libera) e dalle esperienze di contesto che lo stesso habitus
ha favorito.
● L’habitus è il principio generatore e unificatore che ritraduce le caratteristiche
intrinseche e relazionali di una posizione sociale in uno stile di vita abbastanza
unitario e coerente= insieme strutturato di pratiche, rappresentazioni e
classificazioni.
● Principio generatore di distinzione= tendenza generale a classificare le cose e
persone in una determinata maniera.
● Tendenza all’inerzia= riproduzione continua: ciascuno di noi nelle nostre esperienze
quotidiane tendiamo a riprodurre le strutture classificatorie prodotte dalle prime
esperienze. ⇒ al contempo è improbabile che le strutture classificatorie siano
perpetuate all’infinito come schemi sempre identici a sé stessi senza modifiche o
alterazioni. Ogni uso di tali schemi è una piccola o grande alterazione degli stessi. Il
fatto che lo spazio sociale sia così fortemente differenziato garantisce l’esistenza di
sistemi multipli di classificazione, uno in competizione con gli altri. Competizione
che può generare invenzione simbolica. L’habitus è compatibile con la bidirezionalità
del rapporto tra struttura e azione.

Ha soprattutto un’origine di classe: è posto in relazione con la classe vista come spazio
sociale pratico-simbolico. L’habitus di classe implica pratiche e rappresentazioni che non
sono generate né da un’esplicita considerazione delle norme né dal calcolo razionale.
L’habitus non è l’abitudine, le disposizioni possono generare pratiche altamente spontanee e
inventive.
Ogni posizione nello spazio sociale corrisponde a un particolare insieme di condizioni di
vita, che Bourdieu definisce “condizioni di classe”.

Assi
Assi = stratificazione sociale come spazio tridimensionale, nel quale le occupazioni si
collocano su tre continuum: (ponte tra micro e macro)
● Volume di capitale totale (economico + culturale)= asse più importante, differenzia
le posizioni nel sistema professionale in base al volume di capitale dei singoli
individui. Al vertice vi sono industriali, dirigenti del settore privato e professori
universitari: condizione di potere derivante da capitale economico e/o culturale molto
elevato. ⇒ classe dominante. Le categorie professionali sono differenziate tra loro in
modo tale che i professori e i produttori nei campi artistici e culturali con capitale
culturale molto elevato ma con capitale economico medio o medio-basso si
oppongono a industriali, imprenditori, datori di lavoro, commercianti, con capitale
economico più elevato, ma con capitale culturale inferiore.
● Composizione di capitale tra economico e culturale. Proprietari di piccole imprese,
tecnici, impiegati, insegnanti= piccola borghesia. Risorse più o meno
simmetricamente suddivise tra l’economico e il culturale.
● Traiettorie di mobilità ascendenti/dipendenti dei gruppi nel tempo ⇒ se è un
gruppo che nel tempo si muove in miglioramento o peggioramento. Terzo asse,
classe operaia: capitale economico e culturale diametralmente opposto a quello della
classe dominante. Il terzo asse traduce un trattamento quasi strutturale del tempo.
L’asse delle traiettorie differenzia le posizioni in base alla mobilità dei soggetti. I soggetti si
posizionano in differenti condizioni di classe o di frazione di classe in base al cambiamento
o alla stabilità che hanno sperimentato nel tempo nei volumi e nelle composizioni dei loro
capitali di partenza. Bourdieu cattura nel movimento temporale le capacità di chiusura
all’esterno da parte delle professioni liberali (medici, notai, farmacisti).
Oltre ai movimenti verticali, lungo il primo asse, la mobilità può anche comportare
movimenti lungo il secondo asse. Nel primo caso la posizione della classe e della frazione di
classe di un individuo variano simultaneamente nel tempo; nel secondo caso, la
preponderanza di un tipo di capitale lascia posto alla preponderanza dell’altro tipo di
capitale⇒ conversione di capitale.
Il modello descrive un universo in continuità ⇒ analisi statistica multidimensionale in cui si
rapportano tra loro:
1. Gerarchia dei differenti volumi di capitale culturale ed economico
2. Erra hai delle differenti composizioni di tale capitale
3. Tendenze dinamiche di mobilità dei gruppi sociali.
⇒ campo di forza in cui le proprietà che lo definiscono sono delle agenti= capaci di
trasformare anche le sottili differenze di status in gerarchie radicali di disuguaglianze.

Stili= a classi diverse corrispondono diverse pratiche e preferenze di consumo:


● Borghesia ⇒ adesione a estetica dominante
● Classi inferiori ⇒ gusto per necessità e funzionalità
● Piccola borghesia ⇒ buona volontà culturale (aspirazione e vincoli) ma mancandole
la cultura borghese, tende ad abbracciare anche le forme estetiche popolari.
I gusti creano distinzione e lotte di classe sul piano simbolico, per affermare la legittimità
della cultura canonica.
Gli habitus non sono statici e si rilassano, anche a livello individuale.
Diverse pratiche e preferenze delle persone si raggruppano in diversi settori dello spazio
sociale. Tra i membri della classe dominante= stile di vita attorno a un senso di distinzione.
Sensibilità all’estetica dominante.
Habitus delle classi inferiori= gusto per la necessità. Preferenza estetica per la funzionalità
piuttosto che per la forma.
Piccola borghesia= incline a mostrare uno sforzo di buona volontà culturale, ma mancandole
la cultura borghese, tende ad abbracciare anche le forme estetiche popolari.
Le lotte per la mobilità hanno una componente dinamica e simbolica.
Quando l’azione si discosta dalle condizioni in cui è stato costituito l’habitus incorporato, è
possibile che l’habitus si riveli inefficace (anomalia individuale) e pertanto nuove pratiche
possono riplasmarlo riadattandolo alla situazione. Gli schemi che strutturano l’habitus sono
trasportabili= sono in grado di operare attraverso diversi ambiti e campi della vita sociale,
quindi possono conferire un’unità di pratiche fenomenologicamente diverse.
Qualsiasi collettività sociale è il risultato di atti simbolici combinati, di auto classificazione e
classificazione da parte di altri, che vengono applicati ai vari componenti di ciascun gruppo
di status.
I processi di mobilità svolgono un ruolo cruciale nella definizione delle classi.
Lo spazio sociale può essere definito un campo di classi sociali. Gli stili di vita fanno parte
delle lotte per il posizionamento sociale e vengono socialmente gerarchizzati e classificati in
base a giudizi di valore della cultura dominante che si fa legittima. Insieme di quegli
elementi della cultura riconosciuti degni, canonici e distinti.

⇒ presenza nella società di disuguaglianze sistematiche, lungo diverse dimensioni: (weber)


● Economiche-classi
● Politico- partiti
● Culturali-ceti
Per weber ci sono gruppi che competono per diverse risorse.
Tende a prevalere la stratificazione occupazionale (mercato), i sociologi hanno ragionato
nella prima metà del 900 soprattutto i termini di classi ⇒ disuguaglianze di salute,
condizioni abitative…. Ma soprattutto stratificazione occupazionale.
Grande dibattito che ha caratterizzato quasi tutto il 900: tra i sociologici che denunciavano
stratificazione di disuguaglianza sociale e altri che giustificavano le disuguaglianze sociali.
Parsons e struttural-funzionalismo:
Teoria della modernizzazione
● Disuguaglianze funzionali alla società = forme differenziate di ricompense. Forma di
incentivazione.
● Achievement domina su ascription.
● Universalismo domina sul particolarismo ⇒ trattano tutti allo stesso modo.
● Integrazione prevale sul conflitto.

Disuguaglianze: meritocratiche, qualcosa su cui la società è d’accordo perché sono forme di


integrazione. (Sociologi conflittualisti e funzionalisti).
Nel tempo l’associazione tra origini sociali e i destini sociali degli individui non calavano ma
restavano stabili ⇒ stabilità nelle disuguaglianze.
Studi statistici che usano ampie basi di dati con schemi di classificazione mostrano che la
teoria della modernizzazione è empiricamente smentita:
● Le disuguaglianze si riproducono tra generazioni e non si affermano pari opportunità
● La stratificazione sociale muta con i cambiamenti macro del mercato del lavoro, ma
le distanze sociali tra gruppi permangono.
Si fa strada un approccio alternativo ai classici e innovativo: ⇒ analisi relazionale tra le
classi, centrata sulla dimensione culturale e dei consumi. (Bourdieu) ⇒ quattro concetti
fondamentali
● Stratificazione è multidimensionale
⇒ concetto di capitale= insieme di tutte le risorse che gli individui possono usare a loro
beneficio. ⇒ Capitale economico, sociale, culturale e simbolico.
Non sono solo le occupazioni a definire la stratificazione, ma combinazioni di diverse forme
di capitale.

⇒ habitus diversi portano a divisioni delle interazioni sociali. Permea le interazioni micro.

⇒ tutto ciò ha a che fare con la socializzazione, ma non solo. Adattamento del proprio
habitus nel tempo.
Come funziona la stratificazione sociale in situazioni micro
Rende micro a fronte di un secolo nella quale la stratificazione è stata studiata soprattutto in
chiave macro (Marx, weber)

Stratificazione: focus su istruzione, occupazione e redditi.


L’istruzione incide fortemente sull’occupazione, e il destino occupazionale influenzerà il
reddito. L’istruzione influenza anche il reddito.

Talcott Parsons
⇒ influenza enorme sulla sociologia americana e gran parte di quella europea.
Opere: la struttura dell’azione sociale, il sistema sociale, famiglia e socializzazione, sistemi di
società.

Struttura di una società= insieme delle relazioni che collegano tra loro i diversi elementi
della società, in modo tale che il significato di ciascuno di questi elementi non è
comprensibile isolatamente, poiché è determinato da rapporti che intrattiene con gli altri e
dalla funzione che svolge per l’insieme.

Parsons vuole integrare le prospettive di weber e durkheim.

Azione sociale e sistema


La struttura dell’azione sociale ⇒ considera l’azione come unità elementare di cui si occupa la
sociologia. Un “atto” richiede necessariamente: 1.l’attore; 2. Un fine; 3. Ha inizio in una
situazione le cui linee di sviluppo differiscono dal fine. La situazione di partenza è
analizzabile in base a due elementi: quelli nei confronti cui l’attore non ha possibilità di
controllo (condizioni dell’azione) e quelli su cui ha controllo (mezzi). 4. Forma di rapporto
tra questi elementi, nella scelta di mezzi alternativi per un dato fine vi è un orientamento
normativo dell’azione. I mezzi non sono scelti a caso, ma devono essere soggetti a un fattore
indipendente, selettivo, la conoscenza del quale è necessaria per la comprensione
dell’andamento dell’azione.

L’importanza delle definizioni di Parsons sta nel tentativo di rendere conto della relativa
libertà di scelta che ha l’attore nei confronti della situazione in cui è immerso e
nell’accentuazione del peso che hanno le norme nel vincolare e governare l’azione.
Norme= nesso che collega la personalità di ogni individuo all’insieme sociale di cui è parte.
Ognuno di noi agisce in base a una serie di regole di origine sociale, solidali con un insieme
di valori e credenze= cultura.
⇒ Parsons distingue personalità, sistema sociale, cultura.

Il sistema sociale ⇒ ogni sistema deve essere in grado di svolgere almeno quattro funzioni:
● Adattarsi all’ambiente= compito del sottosistema economico
● Definire i propri obiettivi= compito del sottosistema politico
● Conservare la propria organizzazione= compito del sistema educativo
● Garantire l’integrazione delle proprie parti= sottosistema giuridico.
⇒ AGIL= Adaptation, Goal Attainment, integration, latent pattern maintenance.

Il sistema sociale mette in relazione tra loro individui che agiscono, sono individui in quanto
hanno una personalità che permette loro di ricoprire dei ruoli. ⇒ sistema sociale= insieme
di ruoli.
Esercitando il proprio ruolo conformemente alle norme, ciascun individuo entra in relazione
con gli altri e contribuisce alla riproduzione dell’intero sistema. Questo funziona grazie alle
norme. Vi è un continuo feed-back tra le parti: agendo in base alle norme noi ci
comportiamo come gli altri si aspettano che facciamo, e a nostra volta contribuiamo a
rinforzare queste aspettative.

Famiglia e socializzazione
Da Freud riprende il concetto di interiorizzazione. Il “super-io” riproduce al suo interno
l’autorità che gli si impone dapprima come un vincolo esterno. Il processo di
interiorizzazione delle norme e valori coincide con la socializzazione= si realizza
prioritariamente nella prima infanzia, in seno alla famiglia.
La funzione più importante della famiglia sta nel suo contributo alla socializzazione dei figli.
L’evoluzione della società comporta di norma un processo di differenziazione e
specializzazione delle istituzioni.
Differenziazione= processo di moltiplicazione dei ruoli che un sistema sociale permette,
rappresenta una risposta adattiva all’ambiente.
Specializzazione=corrisponde alla precedente; i ruoli differenziati si rapportano a compiti
sempre più circoscritti.
Insieme, differenziazione e specializzazione comportano una complessità sempre crescente
del sistema sociale.
⇒ rispetto alla famiglia, significa che essa perde alcune funzioni tradizionali,
specializzandosi nello svolgimento di un compito più specifico: socializzazione dei bambini
e stabilizzazione della personalità degli adulti.
Famiglia moderna= famiglia nucleare: coppia genitori+ figli, tende a separare i suoi
membri dal resto della famiglia e a comportare la residenza in un’abitazione dipendente. ⇒
moglie/madre= leader espressiva; marito/padre= breadwinner e leader strumentale. La
posizione della famiglia nel sistema sociale dipende in misura preponderante dalla
professione del padre. I ruoli della madre e del padre sono complementari. I figli e le figlie
svilupperanno la propria personalità facendo propri i valori cui i genitori si ispirano e
imparando ciascuno a svolgere i compiti connessi ai ruoli che sarà chiamato ad assumere.
Famiglia= istituzione che media tra il sistema sociale e personalità.

● Norme= modelli di condotta, prescrizioni implicite o esplicite, chi non vi si adegua è


sottoposto a sanzioni.
● Valori= ciò a cui le norme si ispirano, atteggiamenti culturali di fondo.
● Ruoli= insiemi di comportamenti regolati da norme, attraverso cui l’individuo
interagisce con gli altri. Tipicamente complementari. Ciascun individuo ricopre una
pluralità di ruoli. ⇒ insieme di ruoli= status, posizione che egli occupa
complessivamente in una società.
● Istituzioni=sottounità del sistema sociale che implicano più ruoli interagenti tra
loro.
● Socializzazione= processo con cui un individuo interiorizza valori e norme,
diventando capace via via di svolgere ruoli che le istituzioni gli richiederanno e di
accedere così al proprio status.
● Variabili strutturali= scelte binarie riguardanti alcuni atteggiamenti culturali di
fondo, che sarebbero riscontrabili analiticamente al di sotto di ogni sistema di
azione. ⇒ particolarismo/universalismo; diffusione/specificità;
ascrizione/acquisizione; affettività/neutralità affettiva; orientamento agli interessi
collettivi/orientamento agli interessi privati.
⇒ utilizzano soprattutto la prima e la terza delle variabili nei suoi studi sui sistemi e società,
osserva che le società moderne sarebbero diverse da quelle tradizionali nella misura in cui
privilegerebbero tipi d’azione orientate in senso universalistico e ispirate al principio
dell’acquisizione. Le società tradizionali, hanno tipi d’azione particolaristici e orientate a
prendere in considerazione soprattutto gli elementi ascrittivi di ogni persona.
Teoria sociologica e società moderna⇒ l’evoluzione delle società è descritta come il
susseguirsi di diversi livelli corrispondenti ciascuno all’emersione di un nuovo modello
organizzativo. Tali modelli sono universali= si incontrano in tutte le società che si situano
allo stesso livello; evolutivi= promuovono un adattamento dell’ambiente migliore di quello
che era possibile prima del loro avvento.
1. Livello⇒ stadio di sviluppo delle società primitive; sono evolutivi universali lo
sviluppo del linguaggio come capacità di comunicare, della religione come forma
elementare della cultura, della parentela come forma primordiale dell’organizzazione
sociale, della tecnologia come sintesi di conoscenze empiriche e di tecniche pratiche
atte a controllare e potenziare l’interscambio tra uomo e natura.
2. Livello⇒ rivoluzione neolitica; universali evolutivi sono lo sviluppo di un sistema di
stratificazione sociale e di un sistema specificamente deputato alla legittimazione
dell’assetto politico. Lo sviluppo della stratificazione sociale= miglioramento delle
prestazioni nella società.
3. Livello⇒ quattro nuovi universali evolutivi: a) burocrazia, b) mercato, c) norme
universalistiche generalizzate d) democrazia. Burocrazia e mercato⇒ rendono
sistema sociale più efficiente sul piano organizzativo ed economico; sviluppo di
norme universalistiche generalizzate libera l’azione di ciascun individuo dalle
restrizioni imposte da appartenenze ascritte; ordinamento democratico basato su
leadership elettive a suffragio esteso a tutti i membri della società consente di
mediare pacificamente gli interessi dei membri favorendo il preservarsi di un
consenso diffuso. ⇒ svilupparsi di questi ultimi=formazione società moderna.

Critiche a Parsons
⇒ limiti del suo funzionalismo: concentrandosi su ciò che è funzionale al sistema, Parsons
si vieta di comprendere i conflitti sociali. ⇒ difficoltà a concettualizzare il mutamento
sociale, che riduce entro una prospettiva evoluzionistica. Non si capisce che cosa per
Parsons generi e faccia mutare i valori. Uso della teoria dei sistemi: monca, Parsons non
tematizza il rapporto tra osservatore e osservato.

Teoria che si appoggia spesso su osservazioni riguardanti la società americana a lui


contemporanea, così finisce per universalizzarla.

Chiusura del nucleo familiare rispetto al resto della parentela è rara nel mondo e anche in
America, non è la norma (le famiglie nere per esempio non somigliano al modello descritto).
La complementarietà dei coniugi comporta una subordinazione della donna ⇒ critiche
femministe. Le forme della famiglia nel mondo sono varie e anche in mutamento costante.
Parsons ha in mente la famiglia nordamericana, bianca, anglosassone e di ceto medio.
Descrive la sua immagine ideale: quello che i suoi membri, soprattutto maschi, vorrebbero
che essa fosse. Parsons finisce per attribuire all’ideale stesso il valore di una norma sociale.

Parsons afferma di richiamarsi a weber, ma si limita solo l'agire razionale rispetto allo scopo.
Problema cruciale di weber: come interpretare l’agire, per Parsons il problema è descrivere
l’azione scomponendola nei suoi elementi. ⇒ fa passare in secondo piano il lato
dell'interpretazione e tende a sostanzializzare il concetto di azione come se essa fosse una
cosa. In realtà, noi raramente compiamo singole azioni, ma siamo immersi in catene di
azioni difficilmente separabili: il che spiega perché weber non parlasse usualmente di azione
ma di agire. ⇒ Parsons perde delle sfumature che in weber sono importanti e si ritrova con
un concetto che privilegia in modo eccessivo la dimensione volontaria, finalistica ed
esplicitamente cognitiva dell’agire sociale.

Le teorie della modernizzazione nordamericane

Teorie della modernizzazione.


Modernità= modello normativo come lo stato più avanzato dell’evoluzione sociale, che è
stato raggiunto dai paesi occidentali e in particolare dagli Stati Uniti, e a cui ogni paese del
mondo non può che desiderare di accedere e a cui presumibilmente finirà per omologarsi.
Intesa come una miscela coerente di elementi che sono considerati solidali tra loro:
industrialismo, democratizzazione della vita politica, razionalizzazione, secolarizzazione e
individualismo.

Secondo le teorie: Atteggiamento tradizionalista visto come d’intralcio allo sviluppo , tende a
generare personalità poco inclini all’innovazione. I rapporti tra paesi tradizionali e quelli più
avanzati favoriranno la rimozione degli ostacoli. Conterà la diffusione dell’impiego di
macchine e fonti inanimate di energia, saranno importanti anche istruzione e media. Sarà
infine decisivo il sostegno dell’occidente ad élite locali animate da spirito imprenditoriale.
⇒ teorie che hanno dei limiti.

● Gino Germani: nelle società del terzo mondo si trovano tipicamente ad affrontare
aspettative di benessere che si fanno pressanti prima che ci sia la possibilità di
soddisfarle, e a sollecitare una partecipazione politica che non sono in grado di
incanalare in istituzioni adeguate. Considerare quasi tutte le società extraoccidentali
“tradizionali” e intrisecamente statiche corrisponde a una disattenzione nei confronti
di storia e delle immense diversità locali.
⇒ Elementi culturali tradizionali e moderni convivono ovunque!
Shils distingue tra tradizionalismo e tradizione:
● Tradizionalismo⇒ orientamento culturale che tende a caricare il passato di valenze
positive e a legittimare norme e comportamenti sulla base del passato in se stesso.
● Tradizione⇒ trasmettersi di certi elementi della cultura da una generazione all’altra.
Modernità= ostile al tradizionalismo, ma non pone fine alle tradizioni.

● Nesso tra modernizzzione economica e democratizzazione non è universale: molti


esempi in aree del mondo, modernizzazione economica convive con regime
autoritario.
● Le teorie implicano il presupposto che i rapporti tra i paesi sviluppati e quelli che si
avviano oggi allo sviluppo siano positivi e che i secondi abbiano in linea di principi le
stesse chance di quelli che si sono sviluppati prima. ⇒ negato nelle teorie della
dipendenza : i paesi sviluppati esportano manufatti industriali ma i prezzi relativi
sono determinati dai primi, che hanno maggiore potere contrattuale. La produzione
di materie prime comporta un basso sviluppo delle tecnologie e ha pochi effetti
indotti sull’economia restante. ⇒poca promozione della modernizzazione
complessiva. Gli investimenti di imprese dei paesi sviluppati nel terzo mondo
provoca il drenaggio di gran parte dei profitti a vantaggio dei primi ⇒ sviluppo del
sotto-sviluppo.

Robert Merton
Più che il funzionalismo come approccio globale, merton sostiene un’analisi funzionale.
Merton dice che ciò che è funzionale per un attore può non esserlo per un altro: il mondo
sociale è conflittuale, ed è dubbio che sia possibile identificare un punto di vista in grado di
decidere per tutti.
Merton rifiuta l’idea che tutti gli elementi di un sistema sociale debbano avere una funzione,
e quella secondo cui certe istituzioni svolgano funzioni indispensabili.
Distingue tra funzioni manifeste e latenti. ⇒ Veblen spiega che il consumo può avere a che
fare con il prestigio sociale, può portare ad un innalzamento o rafforzamento dello status
sociale. Lo status si innalza attraverso l’ostentazione della capacità di acquistare merci
costose.
⇒ acquistare qualcosa per mostrare ai vicini di consumare beni costosi= latente⇒ non
appare immediatamente allo sguardo e può non essere percepita come tale neppure dagli
attori coinvolti. Possono contraddire quelle manifeste, spesso vi si affiancano.
Acquistare perché è utile a soddisfare il bisogno per cui è stata creata= manifesta.

Teoria e struttura sociale ⇒concetto di deprivazione relativa: mostra che ogni individuo si
rapporta almeno a due gruppi: gruppo di appartenenza (quello di cui egli fa parte nella sua
vita) e gruppo di riferimento (quello a cui aspira e ai cui valori si riferisce idealmente). Se il
gruppo di riferimento possiede opportunità e suggerisce bisogni che l’individuo non può
soddisfare nel gruppo in cui vive, egli si sente soggettivamente frustrato, a prescindere da
quanto bene o male stia nella realtà.

Rielaborazione Mertoniana di devianza e anomia:


Devianza= può riferirsi a cose diverse. Quattro tipi di devianti:
● Innovatori= pur conformandosi agli scopi dominanti, sono devianti rispetto ai mezzi
che usano per raggiungere gli scopi.
● Ritualisti= rimangono fedeli ai mezzi consueti, pur non condividendo scopi a cui
questi dovrebbero servire.
● Rinunciatari= rifiutano sia valori e scopi comuni, norme che riguardano i mezzi per
raggiungere gli scopi.
● Ribelli= mettendo in discussione obiettivi e mezzi comuni non si ritirano dalla scena
sociale, lottano per affermare obiettivi e mezzi diversi.

Anomia= situazione in cui vi è una disgiunzione tra gli scopi dell’esistenza che la cultura
propone e le possibilità concrete di raggiungerli attraverso comportamenti “normali”:
quando una gran parte dei membri della società non ha i mezzi per raggiungere in modo
lecito gli obiettivi che pur condivide, questi vengono perseguiti in maniera illecita.

Profezia che si autoavvera⇒ esempio più tipico quello di una diceria di una banca
insolvente.

Sociologia della scienza


Oggetto della sociologia della scienza= interdipendenza dinamica tra la scienza e la
circostante struttura sociale. Le reciproche relazioni tra scienza e società costituiscono
l’oggetto di studio.
Esistenza di un insieme di domande che la società pone alla scienza.
L’idea che la verità sia qualcosa di accertabile razionalmente mediante l’osservazione
sistematica e l’esperimento è l’idea senza cui la scienza non esisterebbe. Idea che nasce nella
cultura più vasta in cui è inserita. Perché la scienza si sviluppi è necessario che la cultura
formuli l’idea che essa possa esistere, che attribuisca agli scienziati uno status, che
concepisca le domande a cui essi possono cercare risposta.
Scienza= istituzione sociale. Si basa su una serie di procedure specifiche e su un ethos
specifico⇒ valore chiave al dubbio sistematico: comporta che ogni affermazione sia
verificabile intersoggettivamente e impone il dialogo aperto tra scienziati, implica la
disponibilità universale dei risultati di ogni ricerca e pretende che ogni scienziato sia
valutato in relazione esclusiva ai meriti del proprio lavoro. Può entrare in collisione con la
società che la circonda.
La scienza è scienza se ha un’organizzazione che consente al dubbio di esprimersi.

Sociologia della scienza di merton anche discussa. ⇒ poco sensibile alle differenze tra
scienze naturali e sociali, comporta un’idea della cumulabilità dei risultati della ricerca
scientifica. ⇒ Kuhn nega la cumulabilità del sapere scientifico mostrando che la storia della
scienza è fatta di ricorrenti passaggi da un paradigma all’altro.

Titoli di studio, occupazioni, redditi

Tre macrodimensioni fondamentali per lo studio della disuguaglianze: titoli di studio,


occupazioni, redditi. ⇒ interrelazioni reciproche: l’istruzione è la principale chiave d’accesso
alle occupazioni più prestigiose, molte delle posizioni lavorative di prestigio sono
remunerate meglio in termini di reddito.

Espansione complessiva dell’education. Poiché i sistemi educativi hanno specifiche


evoluzioni trasformative, come è possibile confrontarne efficacia, efficienza ed equità? Si è
tentato di trovare degli indicatori standard per la classificazione dei titoli di studio della
popolazione:
● Livello di alfabetizzazione ⇒ con riferimento al gruppo culturale o sociale di
provenienza. Il grado di alfabetizzazione indica il numero di individui che sono in
grado di leggere e scrivere in una società. = base per la comparazione nel tempo e
spazio.
● Quote della popolazione che conseguono un dato titolo di studio ⇒ standard comune:
ISCED (international standard classification of education) = parametro comparativo
internazionale. 1997 nuovo standard= ISCED 97 (copre il livello e il campo di
istruzione).
⇒ con la diffusione delle analisi internazionali, l’attenzione si è estesa ai risultati educativi
ottenuti dagli studenti. Fondamentale passaggio dall’achievement (raggiungimento formale di
un dato livello di istruzione) all’assessment di competenze curriculari. Problema analogo
anche nel campo della misurazione e classificazione delle occupazioni, nel tempo sono
cambiate, si sono arricchite di specificazioni tecniche o sono sorte come nuove. ⇒ l’ILO ha
definito degli standard ISCO (International standard classification of occupation).
Per l’istat la professione è intesa come un complesso di attività lavorative concrete,
unitarie rispetto all’individuo che la svolge, che richiama, a vari livelli, statuti,
competenze, identità e sistemi di relazione propri.
● Livello di competenza=di complessità, estensione dei compiti svolti, livello di
responsabilità e di autonomia decisionale che caratterizza la professione.
● Campo di competenza= differenze nei domini settoriali, ambiti disciplinari delle
conoscenze applicate, attrezzature utilizzate, materiali lavorati, tipo di bene prodotto
o servizio erogato.
Il criterio della competenza delinea un sistema classificatorio articolato su cinque livelli di
aggregazione gerarchici:
1. 9 grandi gruppi professionali
2. 37 gruppi professionali
3. 129 classi professionali
4. 511 categorie
5. 800 unità professionali a cui sono riconducibili le professioni esistenti nel mercato
lavorativo.
Nove gruppi professionali:
1. Legislatori, imprenditori, alta dirigenza
2. Professioni intellettuali, scientifiche, elevata specializzazione
3. Professioni tecniche
4. Professioni esecutive nel lavoro d’ufficio
5. Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi
6. Artigiani, operai specializzati e agricoltori
7. Conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli
8. Professioni non qualificate
9. Forze armate.

Il sistema classificatorio ISCO è integrato con il sistema ISCED ⇒ rende possibile


individuare la posizione nella struttura occupazionale di un individuo in concomitanza con il
proprio titolo di studio. Quasi tutte le grandi indagini nazionali e internazionali utilizzano
classificazioni appena richiamate che, a partire da queste e tramite opportune
trasformazioni, formalizzate in algoritmi di rimodifica, è possibile giungere alle
modellizzazioni della stratificazione delle classi sociali.

Le disuguaglianze socioeconomiche vengono solitamente misurate in relazione al reddito


percepito dalle persone. Quando si studia il reddito in relazione ai titoli di studio, alle
professioni e/o alle classi sociali, si fa in genere riferimento al reddito da lavoro. = entrate
che un individuo percepisce in un certo lasso temporale in relazione a una data occupazione.
Valore con forte componente dinamica. (Il reddito si distingue dalle rendite da patrimonio,
beni ereditati= componente statica).
Reddito a sua volta collegato al potere d’acquisto= consentito dall’ammontare delle
rispettive entrate monetarie.
Reddito correlato in modo variabile al possesso di capitale umano (istruzione e competenze)
alla posizione di classe. Esso dipende poi da fattori come la posizione sociale ed economica
della famiglia d’origine= trasmissione intergenerazionale del reddito, dall’età anagrafica,
genere, appartenenza generazionale.

Diseguaglianze persistenti, nonostante la modernizzazione e nonostante la crescita dei livelli


di istruzione.
Stabilità nel tempo a livello collettivo, ma a livello individuale? Tempo come passaggio tra
generazioni o entro la generazione.
Mobilità sociale: indica lo spostamento degli individui e dei gruppi da una posizione
socioeconomica a un’altra⇒ origine e arrivo sono differenti. ⇒ focus molto forte
sull’occupazione.

Circolazione delle élite, Vilfredo Pareto ⇒ in ogni tempo e luogo gli individui sono divisi in
gruppi che si procurano beni sottraendoli ad altri gruppi.
Due strati: governanti e governati. Le élite si manifestano in parecchi modi:
Conquista della ricchezza presso i popoli commercianti e industriali, il successo militare dei
popoli bellicosi, l’abilità politica, la bassezza di carattere dell’aristocrazia, le democrazie e
demagogie, i successi letterari del popolo cinese, l’acquisizione di dignità ecclesiastiche nel
medioevo.
Le élite si dividono in due sottogruppi ⇒ quello che detiene il potere e chi ambisce a
sottrarlo. Il potere affiacchirà la prima élite, che dovrà cedere il posto all’altra. Il sistema può
mantenere un certo equilibrio fintanto che l’élite al potere riesce a inglobare l’élite in ascesa,
ma la storia della società umana è una storia del continuo avvicendarsi delle élite. ⇒ idea che
ha presupposto l’estrema disomogeneità e disuguaglianza nelle società umane.
Teoria di Pareto rielaborata da Gini⇒ studi del ricambio sociale sostenne la natura razziale
dei tassi di natalità delle classi sociali (durante il fascismo). Per lo scienziato, le nazioni
mostrano alti tassi di natalità e fertilità nella loro giovinezza, poi con il benessere subentra la
denatalità, a cominciare dalle classi sociali più elevate. ⇒ confronto tra natalità
dell’ambiente urbano con quello rurale, ammontare dei redditi, patrimonio, numero di figli
per famiglia, professioni e grado di istruzione dei genitori. È oggi evidente che i tassi di
natalità non dipendono da fattori biologici o razziali.

Secondo dopoguerra, studi sulla mobilità sociale ⇒ essa può dipendere da processi di
sradicamento, acculturazione o risocializzazione.
● Sdradicamento ⇒ esperienza che può accompagnarsi a situazioni molto dolorose e
difficili, anche in riferimento alle traiettorie ascendenti, che possono produrre
spiazzamento o non riconoscimento da parte di persone che emigrano da un luogo
all’altro alla ricerca di migliori opportunità lavorative.
● Acculturazione ⇒ sottolinea l’importanza dei processi di ridefinizione delle identità
sociali e i cambiamenti nel modo di agire e pensare degli individui in ascesa. Man
mano che si produce la transizione, il soggetto ridefinisce sé stesso, in alcuni casi
accelerando culturalmente la transizione = Merton, socializzazione anticipata.
● Processo di adattamento della stratificazione sociale (anni 60) alle trasformazioni
economiche, tecnologiche e organizzative che toccavano i mercati del lavoro e
strutture delle professioni. In quegli anni di boom economico, l’approccio si rivelò
cruciale per verificare la tenuta delle aspettative nei confronti del sistema
capitalistico e democratico delle società occidentali e dei sottoinsiemi scolastico e
del mercato del lavoro. ⇒ mobilità professionale verticale, prova dell’avanzamento
della modernizzazione e dell’allargamento delle eguaglianze di opportunità,
legittimazione del libero mercato, competizione e concorrenza come istituzioni
benefiche per la lotta alla povertà.
⇒ merton nota il persistere di forti barriere strutturali alla mobilità di alcune categorie
sociali. Secondo lui, l’appartenenza a status considerati inferiori, spesso apertamente
discriminati, la segregazione razziale allora presente negli USA, le sacche di povertà nelle
metropoli, le persone delle classi e ceti inferiori, minoranze etniche avevano scarsissime
possibilità di scalata sociale.
L’andamento della mobilità sociale è più o meno simile in tutte le società industriali
occidentali ed è correlato ai processi di industrializzazione, ma, data la sua bassa diffusione,
non cancella le disuguaglianze sociali e non include gli strati più poveri della popolazione.

Il passaggio da una posizione all’altra può avvenire in senso migliorativo (dal basso verso
l’alto) o peggiorativo (dall’alto verso il basso).
Mobilità orizzontale= il passaggio da una posizione all’altra nell’ambito del medesimo
gruppo, classe, ceto sociale.
La mobilità può riferirsi al singolo (solitamente ci si riferisce alla sua traiettoria scolastica e
lavorativa, la sua carriera professionale e i risultati in termini di risorse economiche,
prestigio e reputazione) o a un gruppo di individui, classi, ceti ⇒ studiati attraverso
strumenti statistici. Nella comparazione l’elemento di partenza può essere o il gruppo di
individui (mobilità intragenerazionale) o la generazione precedente (mobilità
intergenerazionale).

Tavola di mobilità sociale ascendente-discendente; orizzontale-verticale; intra-


intergenerazionale; di lungo/breve duraggio; assoluta-relativa

Immobili: individui che non hanno mobilità sociale.


Cosa genera tanto spostamento tra una generazione e l’altra: cambiamento del sistema
produttivo (se prima c’erano tanti operai, oggi ci sono tanti impiegati).
Goldthorpe distingue tra due tipi di mobilità:
● Mobilità sociale assoluta: cambiamenti dovuti al sistema produttivo
Spostamento a causa dell’istruzione. È data dal numero complessivo di individui che
cambiano classe sociale. Cambiamento nello spazio delle posizioni sociali, o sperando le
effettive probabilità che ha un individuo di arrivare a una destinazione piuttosto che un’altra
nel corso del tempo. Analisi dei flussi in uscita delle differenti posizioni o classi sociali. Si
punta a rilevarla quando si vuole capire se una società è dinamica dal punto di vista
dell’evoluzione della sua struttura occupazionale, analizzando nel tempo gli spostamenti da
una data classe di origine a un’altra classe. Sono più o meno tutte o molte le classi sociali che
beneficiano della trasformazione generale della stratificazione occupazionale. Nella storia
delle società moderne si è notato che i fenomeni di mobilità assoluta sono stati più frequenti
e significativi.
● Mobilità sociale relativa: opportunità di cambiare classe sociale che hanno gli
individui a parità di punti di partenza. Quanto c’è una condizione di pari opportunità
negli spostamenti/fluidità sociale/quanto prevale l’achievement sull’ascription?
Considera le opportunità differenziali che gli individui hanno per arrivare a una certa
destinazione in funzione della loro classe di origine. Certifica il livello di fluidità
sociale: più la fluidità è completa e meno la classe sociale di origine determina il
destino sociale di una persona. Si considera quando l’obiettivo è quello di valutare il
livello di uguaglianza delle opportunità nel corso del tempo. Il cambiamento altera il
rapporto tra le diverse classi di appartenenza.

Pur in presenza di maggiore istruzione e mobilità assoluta (corto raggio), persistenza delle
disuguaglianze nelle opportunità di mobilità relativa.
⇒ assenza di fluidificazione: la società non diviene più meritocratica.

I fenomeni di mobilità sociale


L’assunto generale era che lo sviluppo della società industriale i progressi tecnologici e
scientifici, l’istruzione e la formazione aperte a tutti e il libero mercato temperato
dall’intervento della mano pubblica avrebbero condotto verso una stratificazione sociale
equa, funzionale alla meritocrazia, e soprattutto dispensatrice di opportunità di
miglioramento delle condizioni materiali delle classi inferiori.
La piena efficacia dei regimi capitalisti nello sconfiggere i problemi di povertà sarebbe stata
soltanto una questione di tempo: ciò che in minima parte è avvenuto nel periodo degli anni
60 e 70: la generazione dei baby boomers è riuscita a raggiungere posizioni lavorative
migliori di quelle dei padri.
Il clima di guerra fredda costituì un forte sprone per misurare il livello delle disuguaglianze
interne ai paesi occidentali.
L’avanzata sociale che caratterizzò il rapporto tra le due generazioni ovvero quella di coloro
che erano già adulti negli anni 50 e 60 e quella dei loro figli, fu una mobilità assoluta di corto
raggio.ci fu un avanzamento realizzatosi all’interno di un movimento più generale di
trasformazione che traghettò le economie da un assetto industriale a uno basato sui
servizi.=(Cambiamento del sistema produttivo). Featherman, Jones e Hauser sostennero che
la mobilità dipendesse soprattutto dal forte impatto di una serie di fattori esogeni alla
stratificazione che avevano sospinto il mutamento sociale nei paesi occidentali nel secondo
dopoguerra.
Goldthorpe⇒ analisi sulla stratificazione sociale in Gran Bretagna confermò la permanenza
delle disuguaglianze. Nel corso di oltre un decennio la numerosità delle classi medie era
raddoppiata e quella della classe operaia ridotta, ma i passaggi degli individui tra le varie
classi erano comunque di corto raggio, da una sottoclasse a quella immediatamente
superiore. Buona parte delle aspettative riposte nel modello della società meritocratica è
andata disattesa.si affermò una divaricazione di approcci.un primo approccio ha indagato la
fluidità sociale: la distribuzione delle concrete opportunità che le persone di origini sociali
diverse hanno di raggiungere varie posizioni all’interno del sistema di stratificazione
sociale.un secondo approccio ha enfatizzato il problema della formazione e dell’azione delle
classi: una classe diventa una formazione stabile quando gli individui che ne fanno parte ne
condividono valori, idee, stili di vita e ritengono di avere interessi comuni.
⇒ mobilità relativa come variabile dipendente delle disuguaglianze di origine e di arrivo, e
sociologia del conflitto.

I cambiamenti che si registrano nelle strutture sociali sono influenzati dallo sviluppo
tecnologico e dalla modificazione nelle forme della divisione del lavoro, ma dipendono anche
dai comportamenti dei singoli e delle famiglie, dagli orientamenti culturali dalle delle classi
stesse.lottano per migliorare o mantenere le posizioni di partenza, i patrimoni, i redditi, il
prestigio, i piccoli o grandi privilegi di cui potenzialmente possono godere. Prospettiva che
parte dal presupposto che ogni classe sociale produce spinte migliorative ma dato che il
rapporto tra classi è un sistema piramidale che legittima le disuguaglianze socio economiche
non può mai determinarsi uno spazio capace di includere tutte le motivazioni e le azioni di
ascesa sociale che pervadono la società.ciò può avvenire in termini assoluti e non
relativi.Cobalti e Schizzerotto avevano messo in relazione la classe sociale della famiglia di
origine la classe sociale del soggetto rilevata alla prima occupazione e la classe sociale
rilevata al momento dell’indagine: risultati che evidenziavano una quasi assenza di mobilità.
Sebbene in generale la società italiana avesse assistito a importanti movimenti della
popolazione verso una classe di arrivo diversa da quella di origine=mobilità di corto raggio.
I dati riguardanti la mobilità relativa mostravano il riprodursi di disuguaglianze tra i vari
strati della popolazione e l’estrema difficoltà da parte delle generazioni di migliorare in
termini netti le posizioni ereditate dalla loro origine sociale.
L’espansione dell’istruzione ha avuto effetti di un certo rilievo nel ridurre le disuguaglianze
di genere e i divari occupazionali tra alcune aree del paese.negli ultimi anni i risultati hanno
invece posto in risalto fenomeni di mobilità verso il basso a contribuito alla crisi finanziaria
ed economica del 2007- 2008.
Le trasformazioni subite nel tempo dalla stratificazione delle classi sociali dei diversi paesi
riflettono le modificazioni intercorse nella divisione internazionale delle specializzazioni
economiche. La globalizzazione e l’aumento delle interdipendenze economiche tra contesti
diversi, hanno favorito l’espansione delle classi medie, ma hanno contribuito a formare una
sorta di stratificazione sociale internazionale che rende anche variabile la posizione dei
gruppi professionali e sociali a seconda del paese di riferimento che si sceglie di analizzare.

I consumi come indicatore e fattore di disuguaglianza


Burger afferma che la domanda di determinati oggetti e beni piuttosto che altri non è spinta
soltanto da ragionamenti di ordine economico e utilitaristico, ma nasconde anche bisogni di
affermazione culturale. I consumi rivestono un ruolo decisivo come dimostrazione delle
capacità di acquisto e come adesione a specifici modelli di gusto che rimandano alla capacità
di saper scegliere e usare, nelle pratiche quotidiane, ciò che l’offerta mette a disposizione.i
consumi rientrano nella ricostruzione delle dinamiche di classificazione sociale.intreccio tra
le tre forme di capitale: il capitale economico è posseduto dal singolo individuo sulla base
del reddito e della professione, culturale ereditato dalla famiglia e integrato con le
esperienze scolastiche trasmissione culturale, sociale la cui dimensione fa riferimento alla
qualità e quantità delle reti di relazione di cui è parte l’individuo.forma di alimentazione di
questi tre tipi di capitale: il consumo di determinati beni e servizi può contribuire
all’aumento del capitale economico, i consumi culturali possono favorire l’espansione del
capitale culturale, i consumi che riguardano passioni e interessi riconosciuti da determinate
cerchie sociali possono contribuire ad aumentare la densità di tali relazioni e quindi il
capitale sociale.Mary Douglas e Baron Isherwood ne il mondo delle cose dimostrano che i
beni di consumo sono accessori rituali e marchi di identificazione sociale. Segnano diverse
differenze di status che possono anche travalicare i confini posti dalla stratificazione
economica delle classi: ciò che si misura e soprattutto la dimensione economica delle
disuguaglianze e i livelli di deprivazione.

Bagnasco, Barbagli e Cavalli distinguono tra


● Mobilità di lungo raggio ⇒ passaggio tra stati o classi in posizioni lontane
● Mobilità di corto raggio ⇒ spostamenti tra posizioni contigue.

Chi non ha un’occupazione rischia di sparire dagli studi. ⇒ studi sulla povertà rimasti
separati da quelli della mobilità sociale.
La povertà può essere definita in termini di reddito e nella sua accezione più comune come
assenza di risorse monetarie occorrenti per garantire a se stessi e alla propria famiglia
dignitose condizioni di vita.
Entrambi i concetti di povertà si basano su una soglia minima di reddito disponibile al di
sotto della quale le famiglie sono considerate povere.
● Povertà sociale assoluta: chi ha un reddito inferiore alla soglia minima di
sussistenza. Chi non può sopravvivere, non può acquistare i beni di prima necessità.
● Povertà sociale relativa: sotto la soglia del reddito mediano della popolazione. (60%)

Elaborare indici che misurano i diversi livelli di risorse economiche disponibili o il diverso
livello o tipo di consumi implica assumere un’equivalenza tra risorse economiche disponibili
o beni e servizi acquisibili e livello di benessere generale, ignorando altri importanti vincoli
che incidono sul benessere delle persone.
⇒ visione unidimensionale del fenomeno.
Quanti sono i poveri in Italia? Circa il 10% della popolazione.

Profilo sociodemografico dei poveri: in Italia la povertà colpisce soprattutto i bambini


italiani del sud, tuttavia per le famiglie composte da stranieri è intorno ai 20-30 anni.

Non solo una questione di reddito, fenomeno multidimensionale.

Coefficiente Gini= strumento utile per valutare anche l’ampiezza della povertà con un
numero compreso tra 0 e 1. I valori del coefficiente prossimi allo zero indicano una
distribuzione abbastanza omogenea ed egualitaria della ricchezza e di conseguenza una
scarsa presenza di povertà economica. Tutti posseggono esattamente la stessa quota di
ricchezza. Al contrario, valori elevati del coefficiente implicano una situazione di forte
disuguaglianza: collettività in cui una sola persona detiene ricchezza.
Coefficiente gini :
● misura le disuguaglianze in relazione ai rapporti tra i diversi gruppi.
● Indice semplice per effettuare i confronti tra i diversi paesi e consente di osservare
l’andamento delle disuguaglianze nel tempo.
● Consente ai policy makers di simulare l’efficacia degli interventi di trasferimento dei
redditi sui livelli di disuguaglianza economica.
● Ma non offre indicazioni
⇒ alcuni ricercatori hanno suggerito di aggiungere valutazioni soggettive agli indicatori
monetari.

Prospettiva determinante per una concezione non monetaria della povertà⇒ Capabilty
approach (Nussbaum e Sen): definizione della povertà come un fenomeno non solo
economico, ma multidimensionale. Basata sui concetti di capabilities e functionings ⇒ pone
la povertà in una regione di tangenza tra la deprivazione dei beni primari e le funzioni di
realizzazione, più precisamente nella carenza di capacità di un individuo di essere e agire.
● Capacitazione: possibilità concreta di agire di fronte a opportunità, per il proprio
benessere (difficile da misurare, ma ci sono tentativi). Idoneità e abilità in relazione
all’opportunità e potenzialità favorevoli al benessere della persona. Rimanda alla
concreta possibilità di agire, al fine di perseguire scopi di qualità della vita che
valorizzino e rappresentino qualcosa di importante per la persona.
● Funzionamenti⇒ risultati acquisiti dall’individuo sul piano fisico e intellettivo. Per
negazione, la povertà è una condizione di “non funzionamento” oppure di capability
deprivation.
● Non funzionamento⇒ le persone hanno le capacità adeguate ma non hanno le
risorse per attivare i funzionamenti.
● Capability deprivation⇒ le capacità disponibili sono adeguate, ma la persona non ha
le capacità di convertirle in funzionamenti efficaci.
⇒ la povertà diventa estrema quando si verificano insieme le condizioni di non
funzionamento e di non capacitazione.

Sen parte dalle basic capabilities= condizioni adatte a sviluppare i funzionamenti basilari
della dignità umana. Un approccio che voglia cogliere le dimensioni importanti del
benessere deve contemplare le libertà sostanziali attraverso le quali i diritti umani vengono
garantiti alle persone e da queste praticati. Sen riporta l’esempio della libertà civile e politica
negli Stati Uniti dove, come in tutte le democrazie, i cittadini hanno il diritto formale a
esprimere un voto alle elezioni. Solo quando tutte le effettive barriere al diritto di voto
saranno rimosse, si potrà dire che tale diritto coincide in sostanza con la capacità di voto.
Implica che la povertà è anche la privazione delle libertà di porre in atto ciò che è dichiarato
come diritto.
Le capabilities indicano non solo la possibilità di esercitare un diritto, ma anche la
possibilità di farlo avendo più di una modalità a disposizione.
Sen⇒ diversi tentativi di rendere operativa la dimensione teorica del capability approach,
diverse strade:
● Analisi complessiva ⇒ punta a ricostruire l’intero insieme di funzionamenti dandone
una rappresentazione globale. Può lasciare i singoli funzionamenti in condizioni di
non aggregazione. A) dominanza vettoriale⇒ includere molti dati, ance se ciò
produce un ordinamento solo parziale tra funzionamenti; dominanza sequenziale ⇒
consente di comparare distribuzioni di benessere relative a due paesi diversi o in
tempi diversi. Analisi multivariata⇒ può essere utile, permette di identificare
l’insieme di funzionamenti a partire da molteplici variabili che operano
simultaneamente, misurando quali di queste incidono maggiormente sulla
dimensione generale di povertà. Altro metodo: produrre indici di
mutlidimensionalità di povertà. B) se si intende sposare il capability approach con
l’immediatezza sintetica di visualizzazione della poevrtà si usano i metodi aggregati.
Analisi multimensionale della povertà ⇒ aggregare più indicatori di deprivazione per
ottenere un unico indice cardinale di povertà. Human Development Index= esempio
operativo importante di come il capability approach abbia spostato il concetto e la
misurazione della povertà da un piano economico e monetario a uno
multimensionale e sociale. Indice composito basato su più indicatori relativi alle
aspettative di vita, istruzione e reddito pro capite. Per i paesi sviluppati è stato
aggiunto anche l’esclusione sociale. Dal 2010 abbiamo anche l’Inequality adjusted
human development index allo scopo di includere anche le disuguaglianze interne
ad ogni paese. Vi è poi anche l’indice della povertà umana= strumento di
misurazione della povertà non basato sul reddito, ma sulla povertà come insieme di
deprivazioni che impediscono un’esistenza sana e longeva. Lo sviluppo di tecniche
sempre più raffinate ha condotto a inquadrare diverse dimensioni e livelli di povertà.
L’istat distingue tra “famiglie sicuramente povere”, “famiglie appena povere” e
“famiglie a rischio di povertà” ⇒ dipendono dalla distanza calcolata attraverso
numerosi indicatori socioeconomici e culturali, rispetto alla linea della soglia di
povertà.

Esclusione sociale= mancanza di integrazione sociale dell’individuo, che potrebbe generare


condizioni di povertà in senso più ampio di quello connesso al possesso di mezzi adeguati
alla sussistenza. ⇒ enfatizzazione dell’importanza delle relazioni sociali nell’attuire o
controbilanciare le condizioni di disoccupazione, precarietà ,overworking, scarsa salute,
capabilities di espressione e partecipazione alla vita pubblica.

ISTAT⇒ indicatori di benessere equo e sostenibile, 12 domini fondamentali per la misura del
benessere.

Genere e disuguaglianze
Le disuguaglianze di genere preesistono a quelle di classe, quella di genere sembra essere la
disuguaglianza storicamente più dura a morire.
Complessivamente nel mondo, il 55% delle donne è attivo nel mercato del lavoro, contro il
78% degli uomini e in nessun paese la quota di donne occupate eguaglia o si avvicina a quella
degli uomini.
Divario salariale: le donne guadagnano in media il 40% in meno degli uomini.
La loro presenza alla guida del paese è limitata.
Nell’Africa sub sahariana per ogni 180 donne che partoriscono ce n’è una che perde la vita e
le donne adulte sono poco istruite e hanno scarso accesso ai mercati del lavoro. Nei paesi in
via di sviluppo la maggior parte delle donne che riceve una retribuzione è collocata nel
settore informale ⇒ no tutele, sfruttamento, no diritti di sicurezza sociale e condizioni
lavorative molto dure.
2019: le donne occupavano il 25% dei seggi parlamentari e il 21% dei ministeri.
Rappresentanza politica femminile: osteggiata e vessata violentemente, donne
maggiormente vittime di violenza e minacce.
Ogni anno 12 milioni di bambine e adolescenti sono vittime di matrimoni forzati che
pongono a repentaglio salute, istruzione e prospettive di lavoro.
Solo 60 paesi su 150 avevano raggiunto la parità di genere nell’accesso all’istruzione primaria
e secondaria nel 2019.
Le discipline scientifiche hanno contribuito a lungo ad avvalorare una visione statica, quasi
naturalistica dell’appartenenza al maschile e al femminile.

● Sesso: definizione puramente biologica (cromosomi, genitali, ormoni, fisico, ecc), che
sottolinea elementi di differenza, pur in presenza di molte comunanze⇒
maschi/femmine. Due sessi. Apparato genitale, organi sessuali interni ed esterni,
livelli di ormonalità…
● Genere: nome per indicare il modo sessuato con il quale gli esseri umani si
presentano nel mondo e vengono percepiti. Insieme dei processi con il quale ogni
società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana e struttura
così la vita e le esperienze di uomini e donne differenziandole le une dalle altre. Il
corpo viene sussunto nel concetto di genere. Costruzione sociale delle differenze
biologiche, dimensione culturale dei corpi che trasforma il dato biologico in
aspettative sociali e identità “culturalmente approvate” (con relative sanzioni e
rinforzi sociali) ⇒ uomini/donne. Il genere guarda ai ruoli costruiti socialmente e che
rinforzano/enfatizzano socialmente una differenza biologica. Assegna attraverso
ruoli, infinità di aspettative sociali… risorse differenti, divisioni di compiti diversi,
benefici diversi, poteri e responsabilità diverse. Processo di costruzione sociale di tali
caratteristiche biologiche.

Processo di costruzione sociale delle caratteristiche biologiche, dimensione culturale dei


corpi.
⇒ gender: Diverse scrittrici femministe avevano già ragionato sul termine nel 700, già
riflettuto sulla tematica del genere (socializzazione delle bambine al ruolo di madre e
casalinga, il lavoro domestico non retribuito e le discriminazioni in campo professionale).

Quattro ondate femministe:


● Prima ondata⇒ seconda metà del XIX secolo e primi decenni del XX secolo. Mette a
fuoco alcune dimensioni delle diseguaglianze di genere.
● Seconda ondata o “neofemminismo” ⇒ anni sessanta/settanta; trasforma le
differenze tra uomo e donna in risorsa e usa la diversità di genere per combattere il
patriarcato e l’oppressione femminile.
● Terza ondata ⇒ anni 90; si focalizza sulle molteplicità di differenze “al femminile”, si
disegna un concetto di genere mutevole.
● Quarta ondata ⇒ XXI secolo; sintesi tra esigenze e modalità espressive e narrative
delle donne e la cultura plasmata dalle nuove tecnologie della comunicazione.
Storicamente, le donne sono state orientate all’assunzione di ruoli intrisecamente connessi
con l’attività di riproduzione sociale, disponibilità alle gravidanze, accudimento,
allevamento, socializzazione dei bambini, cure domestiche, sorveglianza e rigenerazione dei
corpi maschili (regolare disponibilità sessuale): la donna è “per natura” procreatrice, le sono
stati affidati in misura quasi esclusivi tali compiti.
sessualità femminile: molto più controllata, orientata alla procreazione.

La tematizzazione del concetto di genere ha permesso di risalire all’origine dei processi di


discriminazione a danno delle donne, indicando come causa principale la trasformazione
della differenza biologica in differenze di ruoli e in diseguaglianze sociali.

⇒ non si riducono le identità al dato biologico, sovrapposizione parziale (cisgender)


La questione non è così femminile: ma di rapporti tra generi⇒ condizione femminile e
condizione maschile, in relazione, determinano divisione di risorse, benefici, poteri,
responsabilità-processi in mutamento. Femminilità e maschilità non sono rigidamente
determinati dalla dimensione fisico-biologica, sono cruciali il sostegno culturale e sociale. ⇒
critica al determinismo biologico.
La distanza tra genere e sesso costringe a mettere in evidenza il tema che ci sono differenze
e disuguaglianze.
Un concetto che ci aiuta a districare differenze da disuguaglianze:
● Differenze fisico-biologiche: base per strutture discriminatorie
● Disuguaglianze: distribuzione iniqua di risorse materiali e simboliche ⇒ es. compiti
di cura assegnati alle donne “deboli”.
Il genere traduce una differenza biologica in diverse responsabilità.
Linda Nicholson descrive il genere come un’entità plastica, un medium attivo e mutevole.

L’appartenenza sessuale è determinata dal ventitreesimo paio di cromosomi.


Maschi: cromosoma Y; testosterone: ormone maschile, ma presente anche nel corpo
femminile. Lo stesso vale per l’estrogeno.
I corpi maschili e femminili sono differenti ma risultano anche simili.

Tra gli anni 60/70 le studiose femministe hanno esplorato la tematica della relazione tra
genere e potere, focalizzato sulla subordinazione femminile e sulla produzione, riproduzione
e istituzionalizzazione del dominio maschile. ⇒ contestazione dell’inferiorità del genere
femminile, che nel corso della storia è stata inserita nell’ordine naturale delle cose. Le
studiose individuano il seme della discriminazione nella trasformazione della differenza
biologica in differenze di ruoli e in differenze sociali. ⇒ Simone De Beauvoir, il secondo
sesso: pone le basi per l’avvio di una nuova fase del discorso femminista occidentale. Sostiene
la necessità del superamento di una visione gerarchica che vede l’alterità femminile come
inferiore, “il secondo sesso”. La necessità sentita è quella di problematizzare il processo di
definizione dell’identità femminile, vincolata dal destino biologico e schiacciata dal ruolo
materno e riproduttivo.
Genere: indicatore di una duplice presenza⇒ essere e divenire donna e al contempo, essere e
divenire uomo.
Disuguaglianza tra i due sessi ⇒ diversa distribuzione dei poteri. Patriarcato.
Le differenze tra i due sessi in natura si sono prestate alla costruzione di una disparità che si
è perpetuata nel tempo e in virtù della quale il genere maschile ha potuto stabilire a proprio
vantaggio una divisione del lavoro e accesso alla sfera intellettuale e simbolica a detrimento
del sesso femminile.
Primo bersaglio del femminismo: disuguaglianza e asimmetrica distribuzione del potere tra
i due generi.
Diventare uomini= realizzare soggetto forte, neutrale, che ha fatto tacere il proprio corpo,
imponendo il proprio potere sugli altri corpi.
L’essere donna e l’essere uomo è il prodotto storico che ha attraversato le diverse culture e
società, all’interno delle quali sono stati diversamente definiti il maschile e il femminile,
creando specifiche identità collettive e individuali.
Le relazioni di genere cambiano costantemente, così come variano tra le culture le norme
sociali che regolano e approvano i comportamenti individuali.

Differenze fisico-biologiche: costituito la base per il consolidamento di potenti strutture


discriminatorie ⇒ hanno assegnato a uomini e donne attraverso un complesso rinforzo
culturale, caratteristiche, attitudini, ruoli, professioni, livelli di potere differenti e spesso in
antitesi.
I maschi sono generalmente più grandi e forti = diseguale distribuzione delle risorse
materiali e simboliche. Il possesso della forza fisica rende possibile l’esercizio della violenza
sugli altri; divisione di genere nel lavoro ⇒ assicurato le condizioni per lo sviluppo e la
sopravvivenza della società industriale e in particolare del modello fordista, produzione
industriale e di massa. ⇒ il ruolo fordista aveva bisogno di ruoli ben definiti, stabili, fissi e
fortemente radicati nelle istituzioni quali famiglia, scuola e mercato del lavoro. Le differenze
culturalmente imposte tra maschilità e femminilità venivano riaffermate di continuo come
imperativi sociali.
L’istituzione sociale del genere sottolinea che quanto essi fanno viene percepito come
differente.
Un simile sforzo culturale va nella direzione di far combaciare l’appartenenza di genere con
l’eterosessualità.

Ulteriore distinzione tra genere e orientamento sessuale (=preferenze sessuali di un


individuo):
● Eterosessualità normativa su base “naturale”, per la riproduzione sociale: è stata
istituzionalizzata in una forma normativa e imposta di rapporti sociali, di identità e
di discorsi. Nella società contemporanea è stata trasformata in un comportamento
naturale. Monique Wittig (femminista materialista) ha concettualizzato
l’eterosessualità come regime politico.
● Ordinamento del mondo sociale, che non poggia su valori neutrali: gli elementi
fondativi del maschile e femminile sono culturalmente dati e sottintendono una
dimensione gerarchica (es. mascolinità tossica e femminilità stereotipa). ⇒
eteronormatività. Normalità= superiorità (mascolinità tossica: aspettative che
legittimano i loro comportamenti aggressivi-femminilità stereotipa: dare per
scontato che una donna si presenti sempre al meglio della sua forma; donna più
portata alla cura dei figli…). Attraverso la definizione sociale dei corpi femminili e
maschili, e di specifiche relazioni tra donne e uomini, diventa possibile garantire un
mondo “ordinato” nelle sfere della riproduzione e produzione sociale.

Socializzazione al genere: Le bambine sono preparate allo svolgimento dei compiti di cura,
educate a ricoprire i ruoli sociali secondari e socializzate alla rinuncia.
Bambini e ragazzi ⇒ mascolinità dominante, concetti di lavoro produttivo, successo
economico, aggressività, omofobia e rifiuto del femminile, pena la messa in discussione della
virilità e la paura di provare vergogna o di essere umiliati di fronte ad altri uomini.
Le definizioni stereotipate di femminilità e maschilità possono portare conseguenze:
influenza negativa sui processi di autostima che può alimentare lo sviluppo di sentimenti di
sottomissione e passività; violenza connessa all’anti-femminilità, omofobia, transfobia,
aggressività, confusione e insicurezza.
La maschilità è stata associata alla dimensione pubblica, al senso di diritto al potere e alla
pratica dell’identità come dominio; la femminilità al privato, alla cura, riproduzione,
subordinazione, dove i compiti di riproduzione risultano svalorizzati rispetto alla
produzione.
Le normatività rendono più fluide le interazioni sociali.
Genere e prescrittività di orientamento sessuale strutturano le interazioni sociali.
⇒ Tema su cui è in corso un mutamento sociale (arene di conflitto).
Terreno di battaglia tra riproduzione sociale e mutamento sociale: pluralità di identità,
fluidità, oltre logica binaria.

Esempi di analisi delle disuguaglianze di genere


● Segregazione educativa e occupazionale orizzontale: gli ambiti disciplinari scelti
dalle donne sono radicalmente diversi da quelli degli uomini. Differenze tra le quote
di uomini e donne presenti nei diversi settori occupazionali dell’economia. Con la
crescita dell’occupazione femminile si è osservato che la presenza delle lavoratrici si
andava concentrando in alcuni settori e tipi di impiego (professioni infermieristiche,
istruzione, ristorazione…). La segregazione orizzontale è aumentata con l’espansione
dei servizi che impiegano le donne nei livelli intermedi e inferiori delle qualifiche
professionali, in posizioni part-time, sottopagate e con scarse prospettive di carriera
(gender pay gap).La segregazione spiega in parte il riprodursi dell’elevata
concentrazione di uomini nelle posizioni di comando e nei vertici delle gerarchie
occupazionali.
● Segregazione Verticale: le donne accedono meno agli studi superiori, rispetto agli
uomini. Soffitto di cristallo ⇒ le donne vedono bloccarsi la loro ascesa ai piani alti
delle imprese. Fenomeno evidente nei casi in cui esiste una larga base di donne
competenti e capaci nelle posizioni intermedie, ma negli incarichi dirigenziali
risultano concentrati gli uomini. I criteri di prestigio e gli stereotipi di genere
favoriscono la scalata degli uomini nei ruoli di comando che annullano lo stigma
altrimenti associato alla figura dell’uomo che svolge un mestiere femminile. Nei
settori in cui gli uomini rappresentano la maggioranza, si osserva una
discriminazione statistica ⇒ rinforza l’idea che siano gli uomini a dover rivestire i
ruoli di comando, poichè questo indica l’osservazione superficiale dei numeri. I lavori
riservati alle donne riservano meno opportunità formali, scarse prospettive di
avanzamento e nessun accesso alla formazione. Rafforza gli stereotipi sulle capacità e
sulle aspirazioni delle donne.
● Second shift: una delle questioni più rilevanti della critica femminista: le donne con
un lavoro retribuito devono comunque far fronte alle attività domestiche e di cura.
Ricadono differentemente su uomini e donne. “Doing gender”(routine incorporate
nelle interazioni sociali della vita di tutti i giorni). L’ideologia delle sfera separate ha
rafforzato l’idea del male breadwinner: uomo responsabile del mantenimento
economico della famiglia con la moglie a occuparsi della casa e dei figli. Associato
all’idea delle sfere separate, il culto della vera femminilità ⇒ qualità e virtù, doveri e
obblighi: pietà, purezza, domesticità e sottomissione. L’identità di ruolo delle
donne era presentata in termini di emotività, predisposizione alla cura, remissività,
comprensione, tolleranza, cooperazione; quella degli uomini in termini di logica,
razionalità, inclinazione agli affari e competitività. Separazione sfera pubblica e
privata ⇒ sollevava gli uomini da impegni familiari e costringeva le lavoratrici a
barcamenarsi tra il dovere sociale di madri e la ricerca dell’indipendenza economica.
⇒ doppia presenza.

Le pratiche di socializzazione nei primi mesi di vita riproducono i dettami sociali su ciò che
costruisce un comportamento appropriato al genere a cui si appartiene.
La critica femminista ha puntato il dito sul fatto che l’equilibrio degli aspetti biologici tra
maschile e femminile sia stato istituzionalizzato a discapito delle donne.

La mistica della femminilità, Betty Friedan ⇒ suggerì che la depressione che molte
casalinghe ritenevano un problema personale era il riflesso di una condizione generalizzata
di subordinazione in seno alla famiglia= sistema di oppressione.

È necessario considerare il genere una struttura: Esistono rapporti stretti tra l’iniqua
divisione del lavoro familiare non retribuito e le disuguaglianze di reddito tra donne e
uomini, tra il livello di istruzione dei partner e la propensione a svolgere il lavoro domestico,
tra i modelli di socializzazione al genere e la propensione a privilegiare il lavoro retribuito
rispetto agli impegni domestici.
Qualsiasi organizzazione lavorativa modula vantaggi e svantaggi, premi e retribuzioni,
sfruttamento e controllo, azioni ed emozioni basandosi sulla distinzione tra mascolinità e
femminilità.

I pluralismi che attraversano i nostri corsi di vita sono interpretabili all’interno dei sempre
più intensi processi di globalizzazione.
Lo sviluppo tecnologico ha favorito la crescita di nuovi modi di comunicare ⇒ più rapidi,
partecipativi, fluidi, pluridirezionali e sganciati dai “limiti del mondo fisico” e ha accelerato,
all’altro lato, il confronto tra culture.

La moltiplicazione di opportunità, sfide, interdipendenze e gradi di libertà ha esercitato un


consistente impatto sulla formazione delle identità di genere.
Nell’attuale fase storica si stanno ridisegnando i confini delle identità di donne e uomini: il
comune ritardato ingresso nella vita adulta (prolungata permanenza nella famiglia di origine,
maggiore investimento nell’istruzione, innalzamento dell’età media per il matrimonio,
minore propensione al matrimonio e alla procreazione con una posticipazione della
conquista di una propria autonomia. ⇒ connesso con l’aumento del lavoro e della
scolarizzazione femminile, la crescente possibilità per le donne, di costruire la propria
identità senza sperimentare la maternità, l’assunzione di responsabilità che prima
appartenevano solo a uomini, il consolidamento di stili di leadership al femminile, la
crescente propensione maschile ai ruoli di cura e a modelli di paternità responsabili, affettivi
e accudenti.

Il nesso welfare-mercato del lavoro può plasmare, allargare, ridurre tali disuguaglianze.
● Sistemi liberali con scarso intervento pubblico ⇒ lasciano al mercato la funzione di
determinare l’offerta di lavoro rivolta alle donne, spesso con orari part time, mentre
offrono pochi sostegni pubblici alle lavoratrici che hanno carichi familiari.
● Sistemi a tradizione socialdemocratica ⇒ lo stato ha assunto un ruolo esteso nel
fornire sostegno e servizi pubblici universali che alleggeriscono i carichi di lavoro
femminile, promuovendo il duplice obiettivo dell’uguaglianza sociale ed equità di
genere. Dall’altro lato ha alimentato una spiccata segregazione verticale tra i generi.
● Nei paesi dell’Europa continentale il modello sembra incoraggiare il mantenimento
delle disuguaglianze di genere poiché il sostegno pubblico si traduce soprattutto in
congedi materni molto lunghi che spingono le madri a lasciare il lavoro retribuito
senza poi farvi ritorno e il mercato del lavoro riserva alle madri soprattutto posizioni
part-time e lavori poco qualificati.
● Paesi dell’Europa meridionale ⇒ le disuguaglianze di genere sono ancora più
marcate, il welfare per le famiglie è scarso e il mercato del lavoro incoraggia il
modello del male breadwinner, con una quota contenuta di occupazione femminile.

Teoria del capitale umano ⇒ allo scopo di massimizzare le entrate economiche della
famiglia, uomini e donne, in base alle preferenze di ciascuno e alle rispettive aspettative di
retribuzione, investono in competenze diverse. Anche le donne istruite preferirebbero posti
di lavoro che pagano meno, in cambio di seguire gli impegni familiari. Sul lato della
domanda si concentra sui pregiudizi e discriminazioni dei datori di lavoro, che preferiscono
gli uomini alle donne, perché ritengono la produttività, la disponibilità e la motivazione dei
primi superiore a quella delle seconde.

Rosabeth Kanter ⇒ divisione del lavoro genera una distribuzione delle opportunità e delle
ricompense che spesso prende lo sviluppo delle preferenze da parte delle persone. Non
appena un tipo di impiego tende a femminilizzarsi, comincia a perdere prestigio.
Joan Acker ⇒ il genere è una struttura costitutiva dell’organizzazione del lavoro piuttosto
che un elemento che la influenza.
I mondi professionali non sembrano porsi in modo proporzionato alla nuova offerta di
qualifiche e capacità: divario tra le performance femminili nel campo dei titoli di studio e
quelle rilevabili nel mondo del lavoro. ⇒ graduale scoraggiamento e poi abbandono di donne.

Leaky pipeline ⇒ scarsa presenza di donne nelle professioni apicali della scienza applicata,
tecnologia, ingegneria e matematica. Sebbene la quota delle laureate in questi campi stia
aumentando, nei passaggi cruciali delle carriere la loro presenza si fa via via più rarefatta:
● Le studentesse scoprono nelle istituzioni accademiche e di ricerca e ancor di più
nelle imprese del settore il predominio di valori orientati alla competizione,
competitività, produttività, business, anziché alla ricerca disinteressata e alla
cooperazione.
● Densità maschile ⇒ più si sale nei gradini gerarchici più prevalgono reti, relazioni e
ambienti maschili.
● Pressioni esterne che riorientano le aspettative e obiettivi delle giovani.
● I decisori delle carriere altrui sono molto spesso uomini che discriminano le donne a
causa del persistere dell’associazione tra valori della mascolinità e scienze dure,
tecnologia, ingegneria e matematica.

⇒ cambiamento culturale, comporta conflitti, ma minore cambiamento sul piano strutturale.


Perché esistendo dei contratti nazionali le donne spesso vengono pagate meno?
Nel settore privato esistono margini di contrattazione individuale, incentivazioni, premi
aziendali. Esistono posizioni di intra organizzazione che
C’è il circuito dei vecchi amici ragazzi= decide dentro l’organizzazione chi fa carriera. Se ai
vertici dell’organizzazione sono prevalentemente maschi, faranno carriera maschi.
Pluralità, intersezionalità e differenze
Una delle prime contestazioni al programma del femminismo e alla sua visione del genere
era stata mossa dalla minoranza femminile afroamericana e dal movimento lesbico ⇒
distanze da una posizione teorica “elitaria” e incline a imporre un dettato universale valido
per tutte le donne. Si obiettava che la discriminazione sperimentata dalle donne
afroamericane non era la stessa delle donne bianche, per le quali il problema della razza non
si pone.

Genere ⇒ si interseca con modalità razziali, etniche e nazionali molto differenziate. È


impossibile separarlo dalle intersezioni politiche e culturali in cui è plasmato e riprodotto.
Quando le identità di genere si sovrappongono ad altre identità danno vita a forme di
pregiudizio e pratiche discriminatorie distinte.
Intersezionalità= modo complesso e cumulativo attraverso cui effetti di discriminazione si
abbinano, si sovrappongono o si intersecano, amplificando il risultato finale in termini di
disuguaglianza.

Le persone che si identificano con più gruppi svantaggiati possono essere facilmente escluse
o trascurate dalle politiche di inclusione e delle pari opportunità. Al contempo, l’invisibilità
prodotta dalle identità multiple può anche proteggere le donne potenzialmente vulnerabili,
rendendole un target meno prototipi o di forme comuni di pregiudizio. ⇒ paradossi
dell’intersezione di più forme di identificazione sociale.

Susan Moller Okin ⇒ convogliare a favore del gruppo una politica di riconoscimento della
differenza significa accorpare soggetti ed entità diverse, con diritti diversi in conflitto tra
loro, con il risultato di oscurarne le divisioni interne.

Genere femminile costituisce la metà dell’umanità ⇒ improprio confonderlo nei discorsi sui
diritti e rivendicazioni politiche con le minoranze.

Disuguaglianze nel tempo-collettivo e individuale


● Età=dato biologico, ma anche status ascritto con conseguenti ruoli. Fattore di
organizzazione e controllo sociale. L’età porta con sè una serie di aspettative, norme
e sanzioni attraverso il quale una società indica cosa l’individuo può o deve fare a
quella determinata età e cosa non può fare. Le aspettative e i ruoli connessi all’età
rimangono potenzialmente aperti a continue trasformazioni. Individui nati nello
stesso periodo ⇒ sequenza socialmente strutturata di ruoli ⇒ Coorte=aggregato di
individui con un’origine temporale accomunante (se nascita, attraversano gli stessi
episodi storici alla stessa età).
● Generazioni= una coorte diventa generazione quando fa esperienza degli stessi
eventi con forti discontinuità negli anni della formazione e sviluppa una coscienza in
merito, che lega gli individui nel sentirsi diversi dalle coorti differenti. (K.
Mannheim). Il concetto di generazione muove dall’assunto secondo cui il riferimento
alla dimensione anagrafica e cronologica non è di per sé sufficiente a comprendere i
processi di mutamento. Secondo Mannheim non è necessario considerare la
collocazione storico-sociale, la possibilità che una serie di individui facessero
esperienza degli stessi eventi, contenuti di vita ecc. partendo dalla stessa forma di
coscienza stratificata. Ogni specifica collocazione generazionale può favorire la
formazione di nuovi modi di sentire, pensare e agire. È necessario che si costituisca
un legame tra quanti sono esposti in uno stesso contesto storico-sociale: ciò si
verifica quando gli individui sono esposti
● Corso di vita= non più ciclo di vita, ma un percorso fatto di transizioni tra stati in
diversi ambiti di vita, che si cumulano in una traiettoria (individuale e collettiva).
La dimensione micro individuale si intreccia fortemente con la dimensione macro.
Le aspettative e i ruoli connessi all’età sono potenzialmente aperti a continue
trasformazioni, sequenza socialmente strutturata di ruoli. = coorte. I due processi sono
interdipendenti.

⇒ transizione all’età adulta.


5 tappe:
● Asse educativo-professionale
● Asse familiare-matrimoniale
Soglie con tempistiche e normatività per genere e classe sociale.
Gruppi sociali diversi avevano aspettative sociali diverse.

Studi dagli anni 80


● Posticipazione delle tappe e transizione
● Desincronizzazione tra i giovani più istruiti, soprattutto se maschi
● Allungamento della durata di transizione
Processo molto cambiato soprattutto nei paesi mediterranei ⇒ si parla di giovani adulti=
prolungamento giovinezza - reversibilità e transizioni yo-yo, soprattutto tra i più istruiti. ⇒
meno dei riti di passaggio, fasi di transizioni.

Come si creano/riducono le disuguaglianze in chiave diacronica?


I dibattiti: esito di scelte individuali o vincoli contestuali? Azione o struttura? Scelta
razionale o culturale?
Due sviluppi:
● Corsi di vita studiati grazie a indagini longitudinali e internazionali. Coorti a
confronto nei loro corsi di vita: tempo individuale e tempo storico, i diversi contesti
sociali
● Transition studies: multidirezionalità, negoziazione, interazione fenomeni e piani,
dimensione identitaria.

Altri fenomeni nuovi, aldilà della transizione giovani-adulti:


Invecchiamento popolazione ⇐⇒ definizione/negoziazione identità di anziano-
restringimento dei ruoli sociali e culture dell’invecchiare.
Denatalità.

Disuguaglianze come intersecarsi di agency e dimensioni strutturali.


Intersezionalità⇒ molteplicità di fattori, a diversi livelli*, che interagiscono sulle
opportunità e sulle scelte degli individui, generando disuguaglianze.
*caratteristiche individuali, contestuali, storiche, di policy.

Due studi sul gender pay gap


Primo articolo: quantitativo, ingresso nel lavoro dei laureati
Secondo articolo: approccio + dinamico
Come è possibile collegare ai concetti visti o ai classici della sociologia.
Weber ⇒ organizzazioni: impersonali. Questo non viene ritrovato, poiché esiste
discriminazione di genere, la logica impersonale delle organizzazioni fallisce di fronte a
questioni di genere.

Lavoro e disuguaglianze
Molti legami diretti con le diseguaglianze.
Sociologia economica: studia interazione tra fenomeni e istituzioni sociali e mercati.
Lavoro: occasione di mobilità sociale.
La struttura occupazionale di un paese è fortemente legata anche alla sua struttura di
classe e i mutamenti nel tempo della prima contribuiscono a definire le possibilità di
mobilità sociale dei membri di una società.
Le disuguaglianze non sono influenzate dal sistema economico solo attraverso le dinamiche
del mercato del lavoro. Sono molti gli altri gli ambiti regolati dal mercato in cui gli individui
agiscono ed entro cui maturano diverse disuguaglianze.
● Italia: fattore che illustra bene il rapporto tra lavoro e disuguaglianze è il territorio ⇒
a diverse aree del paese corrispondono differenti modelli produttivi e mercati del
lavoro, diversi livelli quantitativi e qualitativi dei servizi sociali, educativi e sanitari,
eterogenei gradi di sviluppo economico e sociale e dotazioni differenziate di risorse
non strettamente economiche, come il capitale sociale e civicness. A questi fattori
corrispondono diverse disuguaglianze nelle condizioni di vita e conseguenti flussi
migratori interni che caratterizzano ancora ora il paese.
● Abitazioni ⇒ la distribuzione della risorsa casa tra generazioni e contesti territoriali,
i modi in cui sono regolati il mercato immobiliare e quello creditizio incidono su
diverse dimensioni della disuguaglianza abitativa. Conseguentemente, si generano
disuguaglianze sia nell’accesso sia nella qualità degli alloggi, come anche sul
possesso dell’abitazione. ⇒ ripercussioni sulla scansione e i tempi di transizione alla
vita adulta, la formazione della famiglia e le scelte procreative, l’accesso a
opportunità di studio e lavoro, conseguenti al vivere o meno in contesti urbani
caratterizzati da una diversa offerta formativa e occupazionale. La disponibilità di
una dimora si configura come un fattore cruciale di integrazione sociale. Mercato
casa= generatore di molte forme di disuguaglianza e viene influenzato da esse.
⇒ le forme di disuguaglianza di una collettività sono originate dall’intreccio di diversi
mercati, sistema di welfare e politiche sociali, composizione sociodemografica e modelli
familiari.
Le diseguali condizioni di lavoro sono una costruzione sociale.

Posizione occupazionale e classe sociale (occupazionale) ⇒ comporta sia un reddito sia una
collocazione rispetto ai mezzi di produzione, secondo la visione marxiana. Delinea anche la
collocazione nella rete di relazioni che hanno luogo all’interno delle organizzazioni in cui il
lavoro viene erogato. Da tali relazioni asimmetriche derivano rapporti di potere e
subordinazione tra individui con occupazioni diverse. Il lavoro contribuisce anche
all’appartenenza dei soggetti a diverse cerchie relazionali che dalle organizzazioni si
diramano in altri contesti sociali. All’interno del mercato di lavoro stesso: disuguaglianze di
reddito (working poor: chi lavora e non arriva a fine mese), rischio di disoccupazione, a livello
relazionale, nell’accesso a network sociali differenziati e a dotazioni diseguali di capitale
sociale, anche sulle aspirazioni occupazionali per i propri figli, scelte di istruzione e sulla
riproduzione intergenerazionale delle classi sociali.
⇒ Delineazione della multidimensionalità della stratificazione sociale messa in luce
dall’analisi weberiana, anche le opportunità nel mercato del lavoro.
⇒ dall’insieme di queste molteplici risorse deriva l’accesso a posizioni occupazionali
vantaggiose e la possibilità di salvaguardare nel tempo le proprie posizioni dominanti. I
diversi gruppi di lavoratori che nelle organizzazioni condividono interessi simili sono
orientati a preservare o espandere il proprio spazio occupazionale e mantenere i propri
vantaggi = strategie di chiusura sociale.
⇒ diseguali competizioni nelle arene occupazionali. = embeddedness delle istituzioni
economiche.
Le economie occidentali si caratterizzano per sistemi di stratificazione in cui la mobilità
sociale tra generazioni è stata intensa in termini assoluti, con figli che hanno svolto
occupazioni diverse da quelle dei genitori conseguentemente al mutamento del sistema
produttivo e della struttura occupazionale. I cambiamenti nella mobilità relativa
intergenerazionale, cioè nella fluidità della stratificazione nel tempo, sono stati più modesti:
le disuguaglianze di origine all’accesso a diverse classi occupazionali sono state costanti.
I fenomeni di mobilità assoluta e relativa sono stati influenzati da trasformazioni nelle
strutture produttive dei paesi, che hanno reso possibili fenomeni di parziale fluidificazione e
nella stratificazione sociale.
L’appartenenza a una classe sociale rimane rilevante e consente di dare conto di importanti
divari nelle condizioni economiche degli individui.
Paesi occidentali: tendenziale crescita delle disuguaglianze dei redditi e della ricchezza. ⇒
conseguenza di un ampio sistema di cambiamenti nel sistema produttivo, mercato del
lavoro, sistemi di welfare. Caso italiano ⇒ profonde crisi del 92 e 2007. Discesa di molti
soggetti dalla classe medio-bassa a quella più povera.
Lavoratori per i quali il reddito non è sufficiente per arrivare a fine mese ⇒ working-poors,
condizione distribuita in modo diseguale.

Non solo il mercato del lavoro influenza le disuguaglianze, ma ne è anche influenzato: l’agire
micro dei membri delle diverse classi nelle organizzazioni e le lotte politiche per la
regolazione del mercato giocano un ruolo decisivo nel suo funzionamento.
Molti e ineguali rischi nel mercato del lavoro
Il lavoro incide sulle diseguaglianze attraverso tutti questi meccanismi.
Il rischio di esclusione dall’occupazione varia in intensità che nella forma specifica in base al
genere, età, coorte di nascita, contesto geografico, background migratorio e fase del ciclo di
vita. (Peso delle caratteristiche ascritte sull’achievement).
● Inattività⇒ Il nostro paese si caratterizza per l'elevato rischio di inoccupazione di
lunga durata per i giovani, soprattutto nelle regioni del mezzogiorno. ⇒
inoccupazione tanto lunga da tradursi in scoraggiamento dei giovani in cerca del
primo impiego, quindi in rinuncia alla ricerca attiva e in uno stadio di inattività. Si
arriva all’età adulta senza aver sperimentato un vero lavoro, si passa attraverso
lavoretti, spesso irregolari, senza un’adeguata socializzazione al mondo del lavoro e,
in alcuni contesti territoriali, con una preoccupante esposizione al rischio di
coinvolgimento in attività criminali. Il rischio stesso di NEET è fortemente diseguale
in base al livello di istruzione e alle risorse familiari sulle quali i giovani possono
contare.
● Rischio di perdere il lavoro⇒ condizioni del ciclo economico e la crisi iniziata nel 07
hanno prodotto effetti importanti sui tassi di disoccupazione. Anche le conseguenze
della pandemia saranno differenziate per gruppi occupazionali. Caratteristiche
individuali che espongono maggiormente al rischio di disoccupazione: il fatto di
partire da una condizione contrattuale instabile, basso livello di competenze da
offrire sul mercato, vivere in aree economicamente depresse e per le donne il carico
familiare. Spesso, le madri con figli piccoli faticano a rientrare nel mercato del lavoro
dopo esserne uscite. Svantaggio femminile: efficace esempio di come le
disuguaglianze trovino strutturazione in processi a cavallo tra dotazioni individuali,
organizzazioni, sistemi di welfare ed elementi culturali.
● Rischio più subdolo nel mercato del lavoro consiste nel non vedere valorizzate le
proprie competenze nelle organizzazioni e nel non rivestire un ruolo occupazionale
adeguato. ⇒ sovraistruzione: fenomeno più diffuso tra i giovani altamente istruiti,
soprattutto quando provengono da ambiti disciplinari di laurea per i quali l’offerta
supera la domanda. In Italia è frequente che non si faccia carriera e si resti a lungo
nella posizione occupazionale in cui si era inizialmente entrati nel mondo lavorativo,
senza avanzamenti che riducano le disuguaglianze di origine. Fenomeno che vale
anche per gli stranieri, che spesso sono costretti ad accettare occupazioni a bassa
qualifica anche se ne svolgevano una altamente qualificata nel paese di provenienza e
a dispetto del loro livello di istruzione.
● Forme contrattuali poco tutelanti e caratterizzate da elevata instabilità, elementi
che si traducono in percorsi frammentati e discontinui dentro e fuori al mondo del
lavoro ⇒ penalizzazioni salariali.
● Mancate tutele del sistema di welfare (future modeste pensioni, malattia, maternità)
e difficoltà a pianificare i corsi di vita. Distribuzione ineguale che colpisce i giovani
soprattutto con bassa istruzione e con minori possibilità di sostegno familiare.
● Illegalità e contiguità con ambienti criminali ⇒ soggetti fragili, con minori
possibilità di fronteggiare il ricatto economico sottostante le forme di sfruttamento,
individui con basse qualifiche professionali, in condizioni socioeconomiche
svantaggiate, spesso nelle regioni meridionali o migranti privi di permesso di
soggiorno.

Rischi di natura occupazionale ⇒ incidenza su accesso al reddito, salute, mercato abitativo,


fruizione culturale, partecipazione sociale.
Sociologia economica: studia interazione tra fenomeni e istituzioni sociali e mercati.

Diseguaglianze e welfare state


Stato interviene dicendo che bisogna promuovere per tutti i cittadini un minimo livello di
benessere.
Lo stato decide esplicitamente di intervenire nel mercato perché ci sono dei rischi sociali
che vanno contrastati attivamente. Riconoscimento dei diritti sociali.
Espansione come risposta tra comunismo e anticomunismo, nasce come compromesso tra le
forze del mercato.
Il concetto di welfare state rimanda all’idea di uno stato del benessere. = stato sociale in
italiano. ⇒ evoluzione dello stato di diritto liberale affermatosi all’indomani della
rivoluzione del XVIII secolo e che è fondato sull’idea che tutti sono sottoposti alla legge in
modo uguale, senza distinzioni. ⇒ stato di diritto liberal-democratico con la statuizione del
suffragio universale, e ha poi incluso il riconoscimento di diritti sociali ai cittadini.
“Tutti”= range che varia a seconda del modello di welfare, dai pochi beneficiari a tutti i
cittadini, e in alcuni casi anche allo straniero che si trova temporaneamente in uno stato.
L’introduzione del termine welfare è storicamente attribuita all’arcivescovo di Canterbury
William Temple che, che nel 41 coniò l’espressione in un tentativo di caratterizzare il
radicale contrasto con lo stato di guerra e potenza dei nazisti. Welfare state= obiettivo di
ridurre l’effetto delle disuguaglianze di origine naturale (rude) e sociale (optional). Le prime
meritano soccorso e le seconde appartengono alle scelte personali.
Dibattito sulla legittimità o meno di un’azione volontaria da parte dello stato volta a
correggere le disuguaglianze naturali e/o sociali che favoriscono la scalata di alcuni soggetti
ai vertici della società ponendo altri ai margini. ⇒ si fonda sulla considerazione che la
società sia un’impresa cooperativa per il reciproco vantaggio all’interno del quale si hanno
sia un conflitto di interessi (gli uomini hanno interesse a sapere come vengono ripartiti quei
maggiori benefici nati dalla loro cooperazione e in genere preferiscono riceverne una
quantità maggiore) sia un’identità di interessi (=la operazione sociale rende possibile una
vita migliore per tutti rispetto a quella che si vivrebbe contando solo su se stessi). ⇒ è
necessario stabilire principi di giustizia per scegliere come realizzare la distribuzione:
1. Coloro che ritengono che le disuguaglianze naturali siano frutto del caso e siano un
evento fortunato o sfortunato a seconda delle circostanze.quando non sono frutto di
discriminazioni, le disuguaglianze vanno attribuite esclusivamente alla
responsabilità dell’individuo= normale e necessaria dinamica selettiva dell’arena
sociale. ⇒ concezione liberale classica, John Locke: non c’è necessità dello stato che
intervenga nell'arena sociale ed economica per modificare il sano gioco delle forze
individuali. Non vi sarebbe alcun pianificatore capace di garantire la giustizia sociale
meglio di quanto non sappia già fare da solo il mercato, nessun pianificatore è in
grado di controllare tutti i fattori coinvolti e di prevedere i mutamenti del sistema
sociale, nel tempo e in luoghi differenti.
2. Posizione opposta (Rawls, sen, dworkin, walzer, Sandel, MacIntyre). Gli individui, se
lasciati al loro destino nell’arena sociale, accentueranno le disuguaglianze, poiché
queste in fondo sono sempre sociali, a causa dei meccanismi di esclusione che
rafforzano le differenze naturali tra gli individui. L’eguaglianza non ha bisogno di
ragioni, solo la disuguaglianza ne ha. Compito dello stato sarebbe quello di agire con
“mano visibile”, razionale e volontaria, al fine di correggere le disuguaglianze sociali
che quando colpiscono gli individui oggetto della sorte bruta lo fanno per assenza di
adeguate politiche sociali inclusive.

La povertà e la ricchezza discendono dunque dall’idea di competenza nell’esercizio di un


ruolo sociale dotato di valore, cosicché sia possibile scambiare prestazioni in cambio di un
compenso economico e/o reputazionale.
La diversa disponibilità di capitale umano e sociale condiziona la disponibilità, l’esercizio e
la spendibilità delle proprie competenze, determinando l’ammontare del capitale economico
e reputazionale cui si può accedere. Ciò incide sulle scelte esistenziali e di consumo
dell’attore, in prima persona e la sua famiglia. Ne deriva un atteggiamento definito nei
confronti del futuro e dell’educazione dei figli così come nelle scelte di consumo
fondamentali per la sopravvivenza.

Concetto di povertà multifattoriale e multidimensionale , in cui è difficile scorgere cause


ed effetti e i diversi fattori coinvolti finiscono per intrecciarsi variamente, a volte come
variabili dipendenti e a volte come variabili indipendenti.
La povertà economica incide sulla salute, ma di contro, l’assenza di salute impedisce di
proporsi competitivamente sul mercato del lavoro. ⇒ salute= variabile indipendente che
spiega in parte la riduzione in povertà delle persone a causa della perdita o
dell’allontanamento del lavoro per periodi più o meno lunghi.
Laddove vi è instabilità lavorativa, la minaccia di esclusione sociale diventa più incisiva; la
precarietà del lavoro diventa del resto una delle cause più gravi dell’approfondirsi delle
disuguaglianze. I dati sulla povertà confermano la stretta relazione tra basso titolo di studio
e povertà.

L’origine del moderno stato sociale si colloca nel XIX secolo in Germania, con Bismarck. ⇒
l’azione diviene pubblica, sistematica, legalizzata e organizzata. Tuttavia, è a Lord Beveridge
che si deve la nascita della moderna concezione di welfare state.
Welfare state= stato in cui il potere organizzato è usato deliberatamente allo scopo di
modificare le forze del mercato in almeno tre direzioni:
● Garantendo a individui e famiglie un reddito minimo
● Mettendo individui e famiglie in condizione di fronteggiare certe “contingenze
sociali” che porterebbero a crisi individuali e familiari
● Assicurando a ogni cittadino i migliori standard disponibili in relazione a una
gamma concordata di servizi sociali.
Interventi statali ⇒ adozione di politiche keynesiane: politiche di pieno impiego, perseguite
mediante gli strumenti di politica fiscale, crescita del debito pubblico, espansione dei livelli
di fornitura statale di istruzione, sanità e sicurezza sociale.
Colin Crouch lo ha definito “compromesso sociale di metà secolo”.

Diverse logiche di funzionamento


Andersen ⇒ il diritto sociale è garantito in tutte le società da: mercato⇒ risorse
Famiglia⇒ economie informali e distribuzione delle risospese
Stato
Ciò che varia nelle società è l’equilibrio tra i tre.
● Modello liberale⇒ il benessere dei cittadini passa direttamente attraverso il mercato.
Stato sociale assistenziale. Sviluppo limitato del welfare pubblico. Le regole per
usufruire dei servizi gratuiti o calmierati sono state storicamente abbastanza
restrittive e oggi sono diventate ancora più selettive garantendo solo servizi pubblici
minimi, sovvenzionando servizi privati di erogazione come nella sanità. In questo
caso il processo di decommodification è avvenuto in minima parte. Tipico dei paesi
anglo-sassoni.
● Modello conservatore-corporativo⇒ i diritti dei cittadini sono garantiti con una
logica assicurativa destinata ai lavoratori. Tende a incoraggiare l’assistenza basata
sulla famiglia. La demercificazione è avvenuta attraverso la “rifamiliarizzazione” di
attività di cura, attraverso l’erogazione di incentivi monetari e fiscali a favore delle
madri che optano per il lavoro a tempo parziale o attività di casalinga. Tipico di
Germania, Austria, Belgio e in parte Francia, si accompagna al male breadwinner.
● Modello social-democratico⇒ modello paesi nord-Europa. Uguaglianza di
trattamento dei cittadini con standard di servizio molto elevati. Processo molto
spinto di demercificazione e defamiliarizzazione. Uguaglianza economica tra le
classi di lavoratori.socializzazione preventiva dei costi di cura dei bambini, anziani e
soggetti fragili sottraendo alle famiglie gli oneri di sostenere tali categorie sociali. =
ingente spesa pubblica per gli oneri sociali, riduzione al minimo della povertà,
problemi sociali e rischi di emarginazione = raggiungimento di obiettivi di benessere,
riduzione delle disuguaglianze economiche e di genere. Famiglia e mercato ruolo
minimale.
● Modello sud-europeo⇒ variante del modello corporativo. Inizialmente Andersen
non include tra i modelli Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, poiché tali paesi
sembravano avere caratteristiche miste con elementi tipici di un regime. Forte spesa
pubblica per le pensioni e un processo incompleto di demercificazione. Benessere
delegante alla famiglia, logiche familiari coniugate con logiche assicurative.
⇒ logiche diverse, incidono sul costo di farsi stirare una camicia.
Macro istituzioni sociali incidono sulle condizioni di vita micro dei cittadini.
1980: i paesi scandinavi presentavano i livelli più elevati di demercificazione e una spesa
pubblica per il welfare molto sostenuta, mentre quello dei paesi del regime liberale
registrava i livelli più bassi.
Due tendenze:
● Il terzo settore si sta espandendo in tutti i paesi occidentali ⇒ ampliamento del
welfare mix.
● Risposta a bisogni personalizzati
Come lo Stato sociale agisce sulle disuguaglianze?
Vuole appianare le disuguaglianze, se non appianarle vuole eliminare la cosa più bassa della
distribuzione (liberale). Possiamo vedere quanto distribuisce la risorse e quanto riesce
nell’appianare le disuguaglianze. ⇒ Svezia riduzione delle disuguaglianze tra generazioni.

Possibilità di ricevere il welfare: dipende dalla costruzione sociale del bisogno. ⇒ poveri
meritevoli e poveri immeritevoli.
Dagli anni 70⇒ riduzione crescita economica e crisi fiscale ⇒ crisi dei welfare. ⇒ ha
riproposto un assetto normativo deregolato e ha rescisso i vincoli solidaristici del periodo
keynesiano, riaffermando il carattere ordinativo ed equilibrativo delle forze invisibili del
mercato. Dibattito interno incentrato su dialettica “libertà versus uguaglianza”.
Influente chiave di lettura dell’economista Sen che ha concettualizzato la povertà in termini
multidimensionali.
La ridefinizione dei principi e delle pratiche del welfare state si basa anche sul terzo settore.
Netta riduzione delle risorse destinate al welfare.
In Italia le fasce più deboli della popolazione restano ancora tagliate fuori dall’accesso ai
servizi che in passato avevano una copertura universalistica.

Donne all'origine della sociologia, promesse mancate e possibili


sfide
● Le donne all’origine della sociologia sono intellettuali presenti e numerose. ⇒
studiosa americana Mary Jo Deegan (sociologa femminista), ha scritto “Women in
sociology”: ha ricostruito 51 bibliografie degli studi che le donne hanno fatto.
Centratura sugli Stati Uniti, ma anche delle europee. Vi è anche una lista di 66 donne
(lavoro in corso). Libro che parla di “founding sisters”. Uomini e donne con relazioni
alla pari, che hanno danno lo stesso contributo negli stessi ambienti. Il secondo libro
è “The women founders”, 15 bibiografie (tra cui 3 donne europee). Harriet Martineau:
considerata la prima sociologa e giornalista contemporanea di Comte. Donne che
possiamo considerare sociologhe sulla base dei seguenti criteri di Kasler:
insegnavano sociologia o avevano una cattedra di sociologia; facevano parte di
associazioni sociologiche; erano autrici o co-autrici di articoli o testi sociologici; si
auto-definivano sociologhe; venivano definite da altri come sociologhe. Erano
intellettuali molto note ai loro tempi, al di là dei confini sociologici. Le più influenti
donne nel mondo sono state sociologhe: Jane Addams ⇒ conosciuta come fondatrice
del servizio sociale, nell’ultima fase della sua vita si dedica alla battaglia pacifista.
Emily Greene Balch, Alva Myrdal ⇒ premi nobel per la pace. Harriet Martineau ai
tempi scrittrice di successo; accanto a Durkheim e Comte, lei traduce il corso di
Comte in inglese, chiarisce e trasforma dei concetti, Comte le chiede di ritradurre in
francese il testo. Scrive un testo: primo testo di metodologia della ricerca sociale. La
morale, le buone maniere… sono cose (lo dice prima di Durkheim, i fatti sociali sono
cose) la applica in uno studio empirico. Marianne Weber (moglie di weber) prima
donna eletta al parlamento tedesco, indipendente dal marito, molto più conosciuta di
lui ai tempi. Scrive donne e cultura: confronto con Georg Simmel. Quando Weber
muore, la sua grande opera “economia e società” viene approfondito grazie all’opera
della moglie, che ha costruito la prima revisione integrale, oltre a scrivere una
biografia del marito, presentandolo come un genio. Declina la teoria del potere dal
punto di vista delle donne, inserisce la variabile di genere,squilibrio di potere rispetto
agli uomini. Eleanor Marx (ultima figlia di Marx), lui la definisce come la sua vera
erede, pur essendo molto misogino. Scrive the women question: introduce la questione
di genere nella teoria del conflitto marxista parlando della società patriarcale. Viola
Klein ⇒ scappa da Vienna, allieva di Mannheim, sviluppa l’idea del “femminino”.

● Donne che non sono state marginali ⇒ contributo significativo alla teoria e alla
ricerca sociale. La creazione della scienza della società aveva il focus sulla correzione
delle disuguaglianze sociali, guardando al tema con chiave intersezionale. Donne che
cercavano equilibrio tra teoria e pratica di ricerca. Donne che avevano il loro
progetto professionale come quello degli uomini. Contributo teorico: Jane Adams
alcuni parlano di paradigm lost= idea che il sociologo è un vicino di casa, per fare
sociologia bisogna stare sul campo e sviluppare una riflessione personal, grounded,
embodied e involved. Idea della partecipazione empatica. Contributo metodologico:
harriet Martineau, indicatori sociali chiave che devono essere studiati per conoscere
un sistema sociale. Contributo empirico: jane addams (il suicidio di durkheim non è
il primo)”hull house maps and papers” censimento degli abitanti di quartieri marginali
di Chicago e produzione di 8 mappe.
● Contributo progressivamente dimenticato dalla storia della sociologia attraverso vere
e proprie strategie di cancellazione. L’inizio della sociologia era un grande
movimento emancipatore (donne, uomini, classe operaia, afroamericani). Donne
derubate di ciò che avevano realizzato “effetto matilda” (effetto che vede come grandi
innovazioni prodotte da donne sono state attribuite a uomini). Sociologia aveva una
premessa egalitaria. Il contributo di donne è divenuto marginale per due strategie: 1.
Politics of gender ⇒ donne avevano barriere di accesso molto grandi (istruzione
superiore, università…), l’accesso delle donne agli sudi è stato conflittuale. Criticate
per i loro profili intellettuali poliedrici, sminuivano il proprio contributo. Riduzione
dell’autorevolezza del loro contributo in quanto donne (considerate figlie, mogli,
sante, traduttrici, assistenti sociali, scrittrici, giornaliste…). 2. Politics of Knowledge
⇒ distanza tra sociologia accademica e al di fuori. Vengono marginalizzati gli
attivisti e i più critici. Prevalere del rigore scientifico, neutralità e astrazione formale:
il sociologo deve cercare una conoscenza scientifica fine a se stessa, non stare dalla
parte degli svantaggiati. Esclusione dal canone sociologico: manuali di sociologia in
cui vengono sempre meno citate delle donne, non menzionate, cancellate.

Perché riflettere oggi sulle founding sisters in Europa e Italia?


Riflessione sulle differenti voci che hanno dato un contributo teorico, metodologico,
empirico allo sviluppo della sociologia.
Prendere atto del fatto che la tradizione sociologica è una costruzione sociale, non immune
alle dinamiche che studia, include alcuni ed esclude altri.
Considerare il contributo offerto da queste scienziate sociali, in particolare a partire dalla
questione di donne come oggetto ma soggetto della sociologia.

In Italia
Anche nella sociologia italiana vi erano delle donne. A Torino nel 1920 viene istituito
l’istituto internazionale di sociologia attorno a Francesco cosentini e alla moglie Lily
Cosentini.
Elisa Salerno ⇒ studia la condizione delle donne operaie e l’effetto del lavoro in fabbrica
riguardo le donne.

Migrazioni e disuguaglianze

Background migratorio ⇒ a metà strada tra caratteristica ascritta ed acquisita.


Differenze ascritte che diventano disuguaglianze attraverso cui ostacolano l’assoluzione di
alcune risorse.
Background migratorio svela che esiste un distinguo di fondo tra differenze e disuguaglianze
e tra ascritto e acquisito.
Distinzione tra immigrati e nativi e tra immigrati e autoctoni.
Migrazioni
Fenomeno presente in modo imponente da sempre nelle vicende umane, ma rilevante nelle
società attuali: XXI secolo, come the age of migration:era in cui le migrazioni raggiungono
una sfera globale.
● ⇒ globalizzazione: mobilità di lungo raggio e in tempi brevi, economicamente tra
paesi vi è un’interdipendenza che in passato non era così stretta (scambi di
competenze e forza lavoro..).
● Attualmente vi è una politicizzazione del tema (chiusura frontiere, politiche di
controllo…)
● Super diversificazione: le società sono sempre + composite in termini di background
migratorio (varietà maggiore), all’interno delle minoranze vi sono differenze molto
maggiori che in passato. Le attuali migrazioni sono generatrici di “super-diversità” ⇒
concetto introdotto da Vertovec per descrivere la proliferazione delle diversità di
popolazione, comprendente un processo di diversificazione tra nativi, gruppi di
immigrati e minoranze etniche ed anche all’interno di questi gruppi. Molte
migrazioni interne tra i nativi.
Le migrazioni internazionali si sviluppano come movimenti di persone che, in maniera
temporanea o permanente, regolare o irregolare, volontaria o forzata, vanno alla ricerca di
condizioni economiche, sociali o politiche migliori rispetto a quelle disponibili nel proprio
contesto di vita.
Migrazioni ⇒ distribuzione diseguale di risorse tra paesi a forte processo migratorio e paesi
riceventi.
● Pull factors= attrazione esercitata dalle opportunità offerte dai paesi di immigrazione
in termini di qualità della vita, opportunità di lavoro e reddito, sicurezza, chance di
formazione.
● Push factors= fattori di spinta e pressione a lasciare il paese di origine, a causa di
condizioni di vita problematiche.

A partire in genere sono i soggetti “più adatti”: persone in buona salute, elevata resistenza
fisica, buone disponibilità economiche, necessari strumenti culturali per orientarsi,
dispongono di reti relazionali di supporto e sono in grado di adattarsi facilmente alle
richieste del mercato del lavoro nel contesto di arrivo. ⇒ diseguali opportunità tra chi si
sposta e chi resta. (Persone mobili e immobili).
Vi sono anche gli sfollati interni o i displaced, a seguito di guerre civili o conflitti
internazionali, e rifugiati.
Gli immigrati possono ritrovarsi a scoprire che, oltre alle minori opportunità di cui hanno
sofferto per il fatto di essere casualmente nati in una determinata area del mondo, l’esito
positivo del loro percorso non è scontato e l’immigrazione in un nuovo paese può rivelarsi
fonte di ulteriori problemi: spesso si ritrovano ad occupare posizioni socialmente marginali,
occupazioni poco qualificate, scarse possibilità di mobilità socioeconomica, politicamente
alienati e non partecipano pienamente alla vita della comunità e società civile, i loro figli
manifestano difficoltà in campo scolastico-formativo.
Disuguaglianze intersocietarie prodotte dai processi di colonizzazione in America Latina ⇒
gli squilibri socioeconomici e di potere, strutturatisi nei secoli passati a livello globale, nei
rapporti tra paesi, all’interno dei confini nazionali tra gruppi maggioritari/autoctoni e
minoritari, rappresentano le basi ideologiche e culturali che giustificano lo sviluppo di una
società gerarchizzata in relazione all’elemento etnico-razziale. Nelle società c’è stata una
collocazione di ognuna delle identità etniche in una precisa gerarchia occupazionale ⇒
eredità del colonialismo ed espansione imperialista. Gli squilibri di potere, dominio
economico, cognitivo e culturale persistono sotto diverse forme.
Boaventura de Sousa Santos considera l’esistenza di un “sud globale”= metafora dei gruppi
di popolazione esclusi, silenziati e marginalizzati come gli immigrati.
Gurminder Bhambra avanza la proposta delle “sociologie connesse” ⇒ secondo l’autrice
l’Europa rifiuta di assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei richiedenti asilo e
rifugiati e non rispetta i propri impegni in materia di diritti umani, ignora le storie coloniali
che hanno segnato il progetto europeo: solo recuperando queste storie l’Europa potrebbe
sviluppare un progetto cosmopolita e più inclusivo.

Intreccio multiforme con la questione delle diseguaglianze⇒ disequilibri globali tra società,
a monte della migrazione (eurocentrismo, questione post-coloniale, diritti umani: “sud
globale” metafora marginalizzati) provenire da un paese dominante o dominato fa una
grande differenza.
● Disuguaglianze nelle opportunità di migrazione (chi parte?) tipicamente chi lascia il
paese nativo ha delle risorse da investire. Le reti migratorie sono capitale sociale.
● Disuguaglianze, a valle della migrazione, tra le società (chi guadagna e chi perde?) il
sud che vede migrare gente istruita perde capitale umano = svantaggio e
sottosviluppo economico.
● Differenze nelle società di arrivo che diventano disuguaglianze, a valle di processi
problematici di integrazione.
“Mobility turn” nelle scienze sociali: le attuali migrazioni sono generatrici di “super-
diversità” ⇒ concetto introdotto da Vertovec per descrivere la proliferazione delle diversità
di popolazione, comprendente un processo di diversificazione tra nativi, gruppi di immigrati
e minoranze etniche ed anche all’interno di questi gruppi.

“Differenze sociali”: include tutte le caratteristiche degli individui e dei gruppi che li
distinguono gli uni dagli altri. ⇒ possono essere:
Caratteristiche ascritte ⇒ per nascita, senza volontarietà e sforzo individuale (famiglia di
origine, sesso, capitale familiare culturale, coorte di nascita, età, background familiare, luogo
di nascita e background migratorio)
Caratteristiche acquisite⇒ per volontà e impegno individuale (lavoro, istruzione, posizione
nella stratificazione sociale).
⇒ distinzione euristica, molto utile sul piano concettuale, ma applicabile solo parzialmente
ai casi reali.
Paolo Ceri distingue tra:
● Differenze⇒ caratteristiche ordinabili lungo una scala di importanza
● Diversità⇒ caratteristiche qualitative non ordinabili, comparabili tra loro solo in
termini di uguale o diverso. (Caratteristiche ascritte o religione ecc).

È evidente che gli immigrati condividano con gli autoctoni numerose diversità e differenze.
Differenze etniche o razziali:
● Etnia⇒ sistema di classificazione di gruppi che attribuisce agli individui una
discendenza comune sulla base di percezione di somiglianze culturali.
● Razza⇒ classifica i gruppi considerando somiglianze fisiche considerate innate. Le
razze umane non esistono, sono l’esito di interazioni tra popolazioni di diversa
provenienza che hanno portato ad attribuire rilevanza a determinati tratti somatici al
fine di delimitare i confini tra le categorie sociali e strutturare i rapporti tra gruppi.
Strumento di dominio tra popolazioni. ⇒ Usate come criterio definitorio dai nativi e
come criterio auto-definitorio dagli immigrati stessi

Diversità e differenze danno luogo a disuguaglianze etniche quando sono oggetto di una
classificazione e valutazione sociale di soggetti appartenenti a gruppi diversi, all’interno di
un processo che porta ad associare ed attribuire a diversità e differenze, vantaggi e
svantaggi, ricompense o discriminazioni.
Il migrante si trova ad affrontare una disparità nel trattamento da parte delle istituzioni nel
contesto di integrazione con cui interagisce, in base al possesso di caratteristiche ascritte e
acquisite considerate negative e, pertanto, viene collocato nelle posizioni più basse della
scala sociale.
⇒ eredità vincolante e discriminante fatta di svantaggi sociali e trasmessa dai genitori ai figli
⇒ seconda generazione: sembra indicare implicitamente che la condizione immigrata si
erediti, il termine fa riferimento al fatto demografico che gli immigrati fanno figli, ma
soprattutto al fatto sociale che i figli condividono con i propri genitori forme di
discriminazione socioprofessionale ed etnica e, talvolta, anche lo status sociale.

Immigrati vs autoctoni: popolazioni che, per essere stanziate in un determinato territorio


da epoca assai remota, si ritenevano nate dalla terra medesima.il termine equivale ad
aborigeno e indigeno.
Immigrati vs nativi: chi ha avuto i natali in un luogo, che ne proviene per nascita; come
sinonimo di indigeni o più genericamente per indicare la gente del luogo, in
contrapposizione ai forestieri, agli immigrati.

Diversità portano a diseguale accesso a risorse della stratificazione

Tre meccanismi nella convivenza interetnica:


● Pregiudizio ⇒ formulazione di giudizi stereotipi sui membri di un gruppo etnico,
categorizzati sulla base del mantenimento di posizione di vantaggio. Giudizio sui
membri di un determinato gruppo etnico, formulato a prescindere dalla conoscenza
diretta, si traduce in atteggiamenti negativi ed etnocentrici. Frutto di apprendimento
sociale e cognitivo e della tendenza alla categorizzazione che porta a identificare le
persone anche attraverso stereotipi. Ha la funzione sociale di mantenere i privilegi
tra i membri del gruppo dominante ingroup a sfavore degli altri gruppi outgroup,
ampliando le disuguaglianze fra nativi e minoranze etniche o immigrati. I pregiudizi
si connettono alla discriminazione.
● Discriminazione ⇒ comportamenti conseguenti ai pregiudizi, a volte legittimati
facendo esplicito riferimento a questi, a volte non consapevoli, a volte ovvia
conseguenza di apparente neutralità di regole (es. festività altre). I pregiudizi possono
fornire legittimazione diretta con una differenza di trattamento a motivo di una
caratteristica specifica (colore della pelle, cognome…), ma anche con una modalità
indiretta, quando un criterio neutrale si ripercuote su una persona in virtù della sua
appartenenza etnica, religiosa, culturale (abbigliamento non concesso sul luogo di
lavoro…). Contribuiscono alla creazione di un terreno fertile alle ideologie xenofobe o
razziste.
● Razzismo ⇒ ideologia che, in diverse forme, gerarchizza i gruppi umani in base al
possesso o meno di alcune caratteristiche (cittadini non alla pari). Sulla base di
supposto fondamento biologico, in gruppi “superiori” ed “inferiori”.

Le disuguaglianze su base etnico-culturale si presentano sulla base di rischi cumulati, alcuni


dei quali sono condivisi con i nativi, altri riguardano solo i migranti.

specifici fattori di rischio per i migranti:


● Esperienza diretta e recente della migrazione
● Difficoltà specifiche dei neo-arrivati
● Barriere linguistiche, comunicative, informative
● Status giuridico irregolare, “sospeso”, temporaneo
● Capitale umano non riconosciuto
⇒ importanza di impiego del concetto di intersezionalità (es. donna nera di basso status
socio-economico).
Capitale sociale etnico: risorsa di ripiego per l'entrata e l’insediamento nel paese, è in grado
di compensare i problemi conseguenti all’evento migratorio, ma può costituire un vincolo
per l’azione individuale, lo spirito di iniziativa, la possibilità di uscire dai confini del network
e liberarsi dai pregiudizi e discriminazioni.

Intersezionalità: approccio che meglio sembra spiegare il concentrato di disuguaglianze


relativo ai migranti. Rappresentano le molteplici discriminazioni e gli assi dell’oppressione
che agiscono contemporaneamente, è necessario che tutte le dimensioni siano considerate
nella loro interazione simultanea.

Per la formazione l’etnia costituisce insieme al genere e allo status socioeconomico, la


principale fonte di disuguaglianza socioeducativa. ⇒ gli immigrati, i richiedenti asilo e i
rifugiati affrontano maggiori ostacoli nell’accesso e nella fruizione dell’istruzione
obbligatoria, corrono maggiori rischi di trattamento discriminatorio e hanno maggiori
probabilità di frequentare studi di scarsa qualità, raggiungere bassi livelli di apprendimento
e abbandonare il sistema di istruzione.
Campi sociali cruciali per integrazione
● Istruzione ⇒ cumulazione con svantaggi di background socio-economico; ostacoli di
accesso; processi discriminatori; minore qualità; maggiore rischio di ESL (early
school leavers). Rischi di segregazione scolastica, mancato accesso alla scuola
pubblica obbligatoria e la marginalizzazione di gruppi particolarmente vulnerabili
come i minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo o rifugiati. In Italia:
riduzione significativa delle disuguaglianze tra la prima e la seconda generazione di
migranti e un’inclusione altamente positiva nella scuola primaria. Nell’istruzione
secondaria i miglioramenti stentano ad arrivare. Le ricerche hanno spiegato gran
parte del divario di apprendimento a sfavore degli stranieri a partire dai differenziali
nello status socioeconomico⇒ svantaggio residuale per la riuscita scolastica
derivante da fattori culturali connessi alle scarse competenze in italiano, un limitato
supporto allo studio da parte delle famiglie, basse aspirazioni.
● Lavoro⇒ inserimento lavorativo complementare ai nativi: occupazioni più pesanti,
meno prestigiose, con più bassi ritorni economici, minori tutele, lavoro nero
integrazione subalterna nei contesti metropolitani, che richiedono servizi
iperadattabili e a basso costo (Ambrosini): colf, badanti (etichetta di badante esprime
una visione ridotta e svalorizzante di chi assume un ruolo di cura e di chi ha bisogno
di cura; le donne che lo svolgono sono tipicamente proveniente dall’Europa dell’est,
subiscono discriminazione a livello biografico, perchè donne che svolgono un lavoro
di cura; sociale a causa di reti di connazionali che impediscono di trovare altri
impieghi e strutturale dato l’alto bisogno di caregivers in una società caratterizzata
da un ampio processo di invecchiamento) riders (nelle grandi città; impegnativo per
il numero di ore, con forme di contratto di breve durata e reiterate nel tempo,
scarsamente remunerato e poco tutelato dal punto di vista dei diritti e della sicurezza.
In poco tempo tra i riders milanesi la percentuale di italiani è crollata, mentre è
aumentata quella di africani e asiatici a causa delle scarse competenze linguistiche e
limitate informazioni che li rendono vulnerabili e incapaci di difendere i propri
interessi o di chiedere un miglioramento), lavori stagionali: emblematico il caso
dell’agricoltura nel sud. Esposto allo sfruttamento e alla tratta internazionale, basato
su prassi e comportamenti illeciti. Mansioni “da immigrati”: poco qualificate e
tutelate, senza contratti o con contratti irregolari. Integrazione subalterna ⇒ gli
immigrati vengono impiegati sulla base di iperadattabilità e l’economicità del loro
lavoro. Si segnala anche il “modello metropolitano” diffuso nelle grandi città, fanno
emergere una domanda di lavoro subalterno, flessibile e irregolare.
⇒ zanfrini parla di “cattivo lavoro”: lavoro non degno e non tutelato, ha a che fare con un
problema di involuzione sociale e di erosione dei diritti, facilitato dalla disponibilità di
manodopera altamente adattabile e a basso costo.
Disuguaglianze etniche ⇒ funzione specchio della migrazione: mette in evidenza gli aspetti
latenti e occulti del funzionamento delle istituzioni della società di accoglienza, in cui
problemi e difficoltà esperite dai migranti corrispondono ai punti critici delle società di
arrivo. Rivelano elementi fondamentali sulla natura delle società di accoglienza, sulla storia,
istituzioni (welfare, istruzione, formazione, mercato del lavoro…).
Il nodo cruciale per le società multiculturali è rispettare le differenze garantendo eguali
opportunità (contrastando disuguaglianze).

Tre logiche alla base di modelli/politiche di integrazione:


● Garanzia di eguaglianza, a prescindere da etnia/religione ⇒ paradigma
assimilazionista(es. integrazione linguistica nel paese di arrivo)
● Accettazione e riconoscimento delle differenze ⇒ paradigma multiculturalista (es.
tutela di espressione delle diverse minoranze; presenza di moschee, regioni a statuto
speciale in cui vengono riconosciute diverse etnie, politiche volte a far convivere
diverse etnie, libertà di espressione).
● Promozione dell’interazione tra persone di diverse culture ⇒ paradigma della
diversità (es. pratiche interculturali di confronto e costruzione di significati
condivisi).

La distinzione concettuale tra differenze e disuguaglianze permette di ragionare sulla


questione aperta del coniugare le pari opportunità per i migranti con il rispetto della
differenza nelle singole carriere di vita, nelle scelte, comportamenti e traguardi da
raggiungere.

Tre domande:
-in che misura e in che modo le diversità culturali di cui sono portatori gli immigrati sono
riconosciute e accettate nelle diverse sfere di integrazione dei contesti di arrivo?
-Come vengono garantite agli immigrati le pari opportunità in diversi ambiti di inserimento
delle società che li accolgono?
-Uno scambio positivo e alla pari tra soggetti culturalmente differenti è perseguito e
realizzato negli interventi e nelle misure che vengono sviluppati e implementati?
⇒ Giménez scompone i diversi modelli di integrazione sulla base di tre dimensioni
operative:
● Garanzia del diritto all’uguaglianza, indipendentemente dall’etnia, cultura o
religione di appartenenza ⇒ paradigma dell’uguaglianza e delle pari opportunità,
fondato su un’analisi verticale della stratificazione socioeconomica e delle relative
disuguaglianze strutturali. Approccio che ha alimentato politiche di tipo
compensativo e apertamente assimilazioniste, che hanno identificato le carenze e i
deficit linguistico-culturali di una data minoranza come fonti di disuguaglianza.
Sono profondamente radicate in un habitus monolingue e monoculturale che
considera inferiori e assorbe o neutralizza le diversità altrui e le minoranze
linguistico-culturali. Risultato dell’esperienza storica dello stato nazionale
occidentale e centralizzato.
● Accettazione e riconoscimento di diversità e differenze ⇒ paradigma della
differenza, approccio che promuove un’analisi orizzontale di etnia, religione, genere,
età, generazione e delle diverse capacità connesse a queste diversità, individuando
strategie di empowerment dei singoli gruppi minoritari. Modello che si basa sulla
tolleranza tra gruppi appartenenti a diversi sistemi culturali: nello spazio pubblico i
soggetti si muovono su un piano di uguaglianza e nella sfera privata trovano
espressione le specificità culturali.
● Enfasi sull’interazione positiva tra persone appartenenti a diverse culture ⇒
paradigma della diversità, critica ai modelli assimilazionista e multiculturalista.
Strategia di analisi e d'intervento di tipo interculturale, intesa come prospettiva
relazionale, trasversale e intersezionale, basata sull’interazione tra identità
eterogenee. Si è sviluppata come risposta pragmatica alle preoccupazioni delle città
multiculturali, attraverso azioni e pratiche volte a riconoscere gli aspetti positivi della
diversità, a promuovere la prossimità e le interazioni tra nativi e immigrati, a
rafforzare la coesione sociale e a favorire l’appartenenza di tutti i cittadini alla sfera
pubblica. Interculturalismo: specifica visione di integrazione, secondo cui la
differenza è migliore dell’uniformità e il sistema sociale trarrà maggiore beneficio
dalla varietà piuttosto che dall’omogeneità.

Addams sosteneva che l’esclusione di alcune categorie sociali era da considerare non solo
una questione di diritti negati, ma soprattutto un problema di mancata partecipazione da
favorire secondo la sua visione di società costruita dal basso e con il contributo di tutti.
Diversità e differenze possono essere in grado anche di offrire vantaggi dal momento che il
background migratorio rende i soggetti capaci di funzionare in un ambiente urbano
multietnico e diversificato, che richiede creatività, adattabilità, abitudine alla mobilità e
interesse all’apprendimento delle lingue straniere.
Ottimismo degli immigrati: la migrazione è un progetto di mobilità sociale
intergenerazionale, tutti i genitori immigrati hanno elevate aspirazioni rispetto alle
prospettive per i loro figli e sono disposti a fare grandi sacrifici per raggiungere tali obiettivi.
È possibile accumulare nel tempo opportunità sociali e culturali muovendosi nella scala
sociale: Inizialmente, piccole possibilità si collegano ad altre e sono il punto di partenza per
altri miglioramenti ⇒ effetto moltiplicatore.

Un esempio di mutamento sociale: la rivoluzione digitale


La diffusione dei media digitali nelle pratiche quotidiane sta alimentando una
trasformazione dei processi comunicativi e dell’interazione sociale ⇒ network society=
forma di società in cui le relazioni sociali si basano sempre più su reti mediatiche. ⇒ social
network society.
Detta anche “rivoluzione inavvertita”.
Grande cambiamento per la società: c’è traccia ⇒ si creano nuovi contesti di relazioni online,
nuove arene digitali caratterizzate dall’esistenza di relazioni asimmetriche di potere,
dall’essere inclusi/esclusi da esse, logiche di mercato (come nell’arena tradizionale).
Digital divide= avere o non avere accesso al dispositivo informatico e alla rete.
● Primo livello: accesso alla rete. Disuguaglianza nelle possibilità di accesso alle
tecnologie delle informazioni o della comunicazione (TIC) e internet. ⇒ dicotomia tra
connessi e non connessi alla rete, gap nell’accesso sia all’interno dei paesi tra
segmenti della società sia tra i paesi.
● Secondo livello: competenze di uso e modalità di utilizzo. Focus anche sul concetto di
disuguaglianza digitale. Differenze tra gli individui sulla base di diverse risorse
culturali e sociali. Capacità digitali dei soggetti con differente background
socioeconomico e modalità di utilizzo.
● Terzo livello: uso consapevole per miglioramento del proprio benessere (anche per
trovare lavoro). Capacità di migliorare la propria condizione sociale usando le TIC.
(Es. usufruire dei servizi offerti dallo stato). ⇒ capitale digitale, “ponte” che
trasforma altri capitali in TIC e genera ritorni. Interagisce con i diversi tipi di
capitale (economico, sociale, culturale) posseduti in misura differente dai soggetti e
che influenzano le possibilità e capacità d’uso delle TIC, e permette di sfruttare
risorse ottenute in internet e trasformarle in vantaggi sociali. Si impiega nelle arene
digitali, si intriga col capitale sociale ed economico, ma funziona da capitale ponte,
connette il mondo digitale e reale.
⇒ capitale che si sta rivelando particolarmente utile durante la pandemia di COVID-19:
mette a nudo e amplia diverse forme di disuguaglianza preesistenti: divari nell’accesso alla
rete e ai devices tra studenti, lavoratori e famiglie di diversa estrazione socioeconomica e
collocazione geografica; dislivelli nelle competenze digitali tra docenti di differente età e
formazione; le differenze strutturali tra lavoratori “cognitivi”. Lavoratori manuali e semi-
manuali, in relazione alle disuguali possibilità di agire o meno in modalità smart working.
Un ritorno alle condizioni precedenti sembra a breve improbabile, vista la diffusa
routinizzazione della dimensione di distanziazione a cui nel frattempo sono andate incontro.
Attività centrali della vita quotidiana (studio, formazione, lavoro, relazioni sociali di
convivialità).
Ci sono minoranze che sono escluse, non hanno accesso alla rete: gli anziani.
Le app hanno reso intuitive molte attività.

Digitale e disuguaglianze: due scenari ipotetici


● Normalizzazione: accesso e uso universale. Le differenze nell’accesso alle TIC
scompariranno per effetto di processi socioeconomici, grazie alla diminuzione dei
costi e alla semplificazione delle interfacce. Posizione condivisa dai cyber-utopisti:
prospettano potenzialità di sviluppo individuale e sociale, grazie a nuove forme di
accessibilità del sapere.
● Stratificazione: accesso, ma soprattutto uso che rinforza le disuguaglianze . Le
disuguaglianze legate al digitale si sommano a quelle del mondo reale. Processo
circolare e cumulativo che determina una configurazione della stratificazione
sociale. ⇒ gerarchia omologa della stratificazione sociale: c’è chi ha più risorse ed è
più incluso nel mondo digitale. Cyber-scettici: i media digitali rappresentano un
nuovo motivo di differenziazione sociale, si lega alla teoria degli scarti di
conoscenza= la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa tra la popolazione
non porta all’uguaglianza sociale, ma a forme di sviluppo e distribuzione della
conoscenza diversificate.
⇒ evidenza empirica a supporto degli scarti di conoscenza, informazioni che circolano e
vengono assimilate diversamente da diversi gruppi sociali
⇒ (s)vantaggi cumulativi: età, istruzione, genere, condizioni socio-economiche. Vantaggi
iniziali garantiscono ulteriori privilegi: il rischio è che la sottoclasse dei poveri di
informazione sia ancora più marginalizzata nella società.
⇒ tema emergente di e-inclusion (es. COVID-19: DAD, smart working, informazione su
pandemia).
I segmenti di popolazione con un più elevato status socioeconomico tendono ad acquisire le
informazioni dai mass media con un ritmo più veloce= scarto di conoscenza dei segmenti
con status socioeconomico minore tende a crescere.

Multidimensionalità delle disuguaglianze sociali


Segmenti più in ritardo in termini di diffusione di internet: soggetti di età medio-alta (over
45), basso titolo di studio, inattivi che non hanno mai lavorato o hanno svolto solo lavori
manuali. Recente indagine istat rivela che i non utenti di internet sono prevalentemente
donne, anziani, residenti al sud, individui con basso titolo di studio.
Utenti regolari di internet (che lo hanno usato negli ultimi tre mesi) ⇒ 80% nella classe di età
tra gli 11 e i 15 anni e superano il 90% tra gli individui tra 16-20 anni.
Nelle classi d’età più anziane l’uso di internet è meno frequente, i divari tra i più e meno
giovani si riducono per le persone con titoli di studio elevati. ⇒ Il livello di istruzione
connota disuguaglianze culturali nell’uso dei media digitali. Oltre ai gap dei fattori
anagrafici, sono le variabili socioculturali a discriminare gli individui, e questo anche tra i
più giovani.
Nella realtà giovanile ci sono due tipi di divario digitale:
● Relativo⇒ strettamente condizionato da variabili strutturali come lo status di
origine, l’istruzione del giovane. Più è elevato il livello culturale suo e del padre ad
esempio, più è frequente e complesso l’uso delle TIC.
● Assoluto⇒ si esprime in un uso non appropriato, discontinuo e superficiale delle
TIC, che si riscontra anche in ragazzi istruiti. Per analizzarlo occorre esaminare
aspetti più strettamente culturali, come la lettura di quotidiani e libri.
Ulteriore variabile per l’analisi delle disuguaglianze digitali: gender digital divide ⇒
disequilibrio tra uomini e donne sia nell’accesso sia nelle modalità d’uso alle TIC. Divario
marcato in relazione a competenze informatiche avanzate, occupazione e ruoli decisionali
nel settore digitale, dove le donne sono sottorappresentate. La digitalizzazione rischia anche
di incrementare gli stereotipi di genere, perpetuando discriminazioni, oggettificazione
sessuale e violenza di genere, attraverso il modo sessista con cui le donne sono spesso
ritratte nei contenuti mediatici. Disuguale livello di competenze digitali. Differenze che si
riproducono anche su base sociodemografica e culturale.

Sviluppo di competenze digitali= decisivo per favorire l’e-inclusion come condizione


necessaria per garantire l’equità e giustizia sociale.
Le disuguaglianze nell’accesso e competenze comportano nuove forme di esclusione sociale,
la disuguaglianza digitale si somma a quelle già esistenti, influendo sulle chance di vita.
Digitale e scuola
Massivi investimenti nelle infrastrutture e pratiche digitali (meso)
Mutamento nelle prassi quotidiane nelle classi (micro)
Governance digitale e dematerializzata dell’educazione su logiche di accountability (macro)
⇒ quale esito sulle disuguaglianze educative? Interrogativo su se e come le trasformazioni
apportate dalla digitalizzazione propongono o ripropongono nuovi/vecchi vincoli e
possibilità nei processi di apprendimento con riproduzione socioculturale di disuguaglianze
educative.
Una questione rimanda alla relazione tra l’uso delle TIC e livello di apprendimento degli
studenti. Le indagini internazionali confermano che gli studenti che usano un pc a casa
ottengono risultati scolastici migliori di chi non lo fa; tuttavia, a lungo andare si mostra un
decremento fino al punto che gli utenti con le frequenze d’uso più alte hanno performance
uguali o peggiori di chi non usa mai internet.
Evidenze per cui l’uso di TIC in classe produce risultati migliori in studenti che hanno già
buone performance: ciò evidenzia il rischio di aumentare la differenziazione tra studenti più
e meno brillanti e mostra l’effetto che i differenziali culturali e sociali preesistenti esercitano
anche nell’ambiente scolastico tecnologizzato.
La questione generazionale a scuola si esprime fra nativi e immigrati digitali (studenti nati
e cresciuti nell’era della multimedialità e insegnanti che hanno dovuto imparare). Differenze
che non possono essere ricondotte solo a fattori generazionali, ma anche alle competenze
richieste dai media digitali. Modellamento cognitivo indotto dalle tecnologie digitali che
genererebbero nuovi stili di pensiero, apprendimento e comunicazione.
La digitalizzazione ha anche impattato i sistemi di governance educativa: la
dematerializzazione dei servizi (portali registri elettronici…), pubblicazione in rete di info
sulle scuole che hanno condotto alla digital education governance.
La volontà dei genitori di accedere alle info e risorse loro a disposizione sia per accedervi
che per interpretarle, dipendono dal retroterra sociale, culturale, economico di ciascuno, per
cui le famiglie con minori risorse socioculturali ed economiche avrebbero minori possibilità
e capacità di usufruire di una reale libertà di scelta e questo acuirebbe le esistenti
disuguaglianze sociali

Analisi delle disuguaglianze digitali a scuola richiede una prospettiva multidimensionale:


● Micro⇒ soggetti, competenze digitali e ruoli nei processi educativi mediati dalle
TIC;
● Meso⇒ dotazione di infrastrutture tecnologiche dalle scuole e le metodologie di
insegnamento-apprendimento;
● Macro ⇒ relazioni tra sistema educativo e sistema economico, politico, culturale e
risposta delle politiche educative ai bisogni formativi della società.
Le tecnologie conquistano spazi sempre più ampi della vita e il web è incorporato nelle
pratiche quotidiane: esse si inseriscono nelle pratiche sociali esistenti, adattandosi alle
esigenze individuali.
Famiglie più connesse: dove c’è almeno un minorenne (9 su 10), le meno connesse quelle
composte solo da over 65enni (1 su 3). Ha una connessione a banda larga il 94% delle famiglie
con almeno un componente laureato, contro il 46% di quelle in cui il titolo di studio più
elevato è la licenza media.
Le persone di età compresa tra i 14 e 24 anni, fuori casa o fuori dal posto di lavoro, usano il
telefono in più del 74% dei casi per connettersi alla rete (solo un terzo circa ricorre al pc
portatile). L’età del possesso del primo smartphone si abbassa anno dopo anno fino a
raggiungere nel 2017 gli 11 anni e mezzo.
In termini di disuguaglianze digitali, si ipotizzano maggiori problemi di sovraconsumo nei
segmenti sociali con minori risorse economiche e culturali. La quantità d’uso diventa un
indicatore negativo anziché positivo.
Lo smartphone, per esempio, per alcuni segmenti sociali ha contribuito a ridurre il divario
all’accesso, ma non quello nelle competenze digitali.
Le forme preesistenti di disuguaglianze sociali influenzano il digital divide a tre livelli:
accesso, uso, vantaggi sociali. Esso a sua volta influenza le disuguaglianze sociali sulle quali
si basa. Le TIC possono però favorire la mobilità sociale.
Analisi delle disuguaglianze deve tener conto del sistema politico, sociale e culturale in cui
le tecnologie sono incorporate, perché le disuguaglianze sociali e digitali si influenzano
reciprocamente e vanno considerate come fenomeni complementari.

Fattori di mediazione
● Competenze digitali
● Conoscenze pregresse
● Controllo genitoriale
● Insegnanti
⇒ alle prese con i nativi digitali
Istruzione e disuguaglianze
Ruolo ambivalente per l’istruzione: strumento di emancipazione (achievement si afferma
su ascription) e, al contempo, motore di riproduzione di diseguaglianze.
Meccanismo chiave con cui stratificazione sociale si riproduce (origini sociali diverse ⇒
titoli di studio diversi ⇒ posizioni nel mercato del lavoro diverse).
Nonostante la logica dell’achievement, pesa l’ascription.
Istruzione= motore di riproduzione delle disuguaglianze, ma anche spazio in cui la logica
dell’achievement viene affermata con forza rispetto all’ascription.

Evidenza che a parità di istruzione, le caratteristiche ascritte pesano nel lavoro. (Es. Gender
pay gap).

900: enorme espansione del sistema educativo:


● Accresciuta domanda di competenze specialistiche, con allocazione sempre più
meritocratica degli individui (funzionalismo)
● Competizioni nelle burocrazie con strategie di chiusura sociale, basate sulle
credenziali educative, da parte di diversi “status group”. ⇒ inflazione delle
credenziali educative: sempre più l’accesso a lavori passa dal possesso di competenze
e credenziali educative. Bene posizionale= quando sei in una coda (di lavoro), ha il
valore di spostarti nella coda, i titoli di studio funzionano in questo modo. ⇒
credenzialismo (non è solo certificazione di competenze, ma è anche un valore
posizionale); mette in luce l’inflazione delle credenziali educative= perdita di valore
dei titoli di studio più bassi.

⇒ Ogni individuo cerca di ottenere titoli di istruzione più elevati; i gruppi sociali con
posizioni nelle burocrazie organizzative cercheranno di alzare le barriere di accesso per
proteggere le proprie posizioni. ⇒ credenziali sempre + specifiche per fare quel lavoro.

● Stratificazione verticale⇒ credenzialismo su bene posizionale.


● Stratificazione orizzontale ⇒ tracking e streaming (segregazione) più o meno
intensi e più o meno precoci. Si vede già nella scuola superiore: sempre più indirizzi
molto differenziati. Le scuole all’interno dello stesso indirizzo differenziano l’offerta
formativa.
⇒ sono legate alle disuguaglianze educative.
Tanto più è precoce la stratificazione orizzontale, tanto più le disuguaglianze tenderanno a
riprodursi con forza e ci sarà importanza dell’ascription.
Istruzione non solo come competenze e credenziali.
⇒ socializzazione a diversi ruoli in stratificazione sociale (Bowles and Gintis).
Socializzazione ad essere riconosciuti come meritevoli e dominanti, ed altri in posizione di
dominati, meritano istruzione più bassa e di minore qualità.
⇒ organizzazione scolastica che socializza ai rapporti di produzione.
⇒ esiti di scelte razionali a valle di preferenze e informazioni diseguali. (Boudon)
⇒ selezione, eliminazione e segregazione, sulla base di capitale culturale ed ethos di classe
(Bourdieu), visibile ad esempio nei codici linguistici (Bernstein).

L’importanza della scelta scolastica post licenza media


L’Italia come altri paesi occidentali, mostra un elevato tasso di riproduzione delle
disuguaglianze in ambito educativo.
Il tracking nella scuola secondaria di secondo grado è un importante momento di
riproduzione di disuguaglianze
Incide notevolmente sulle future carriere universitarie

Intervento universale degli insegnanti in un sistema scolastico dove l’orientamento è un


anello debole.
Spesso formulato in maniera diseguale.
A parità di performance scolastiche, studenti provenienti da classi sociali + elevate sono
indirizzati più verso il liceo rispetto a quelli + svantaggiati
Nel processo di formulazione del

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