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DESTRA E SINISTRA HEGELIANA: FEUERBACH

Questi sono due schieramenti che si formarono a partire dalla riflessione hegeliana. Hegel, infatti,
quando muore, era all’apice del successo. Quindi, subito dopo la sua morte, ci sono molti filosofi
che tentano di ricalcare le sue orme ritrovandosi con le sue idee. Questi “hegeliani” si possono,
però, dividere in due correnti, essendo la sua filosofia interpretabile in più modi: destra e sinistra
hegeliana.
Destra e sinistra hanno in parte connotazione politica, derivando questi termini dalla divisione del
Parlamento francese post-rivoluzionario: quelli che si sedevano a sinistra erano generalmente più
progressisti, più rivoluzionari e repubblicani, quelli invece che si sedevano a destra erano
solitamente più moderati e conservatori. Questi caratteri rimangono anche nella destra e sinistra
hegeliana, essendo che spesso nella destra hegeliana c’erano persone di età un po' più avanzata
(venivano chiamati “vecchi hegeliani”), i quali hanno una lettura conservatrice del pensiero di
Hegel. Gli esponenti della sinistra, invece, chiamati a volte “giovani hegeliani”, tendono ad
accentuare di Hegel gli aspetti più rivoluzionari.
ELEMENTI DI CONTRASTO TRA LE DUE CORRENTI
LA TRIADE HEGELIANA
Chiaramente tra queste correnti si sono diversi elementi di contrasto. Il primo è l’interpretazione
diversa che danno della dialettica hegeliana. La sinistra pone soprattutto l’accento sul
cambiamento, sul movimento che questa introduce nel mondo. Quando Hegel passa dalla tesi
all’antitesi parla esplicitamente del fatto che l’antitesi consiste nel mettere in movimento le
assunzioni della tesi. Gli esponenti della destra, invece, sottolineano la conservazione, ovvero la
sintesi che era una ripresa potenziata della tesi, ed era quindi pacificatoria. Quindi, questi ultimi si
concentreranno sull’interpretazione giustificazionista della filosofia hegeliana per cui il mondo non
va cambiato, ma va bene così.
IL RUOLO DELLA RELIGIONE
Hegel quando parlava di spirito assoluto nell’Enciclopedia, parlava di arte, religione e filosofia.
Tutte e tre queste discipline hanno come oggetto l’Assoluto, ma ognuna usa una metodologia
differente (l’unica giusta è la filosofia). Gli esponenti della sinistra vedono la religione come un
momento di passaggio per arrivare alla filosofia, ma essa non basta, va superata per poter
giungere alla filosofia. Essa ha sicuramente portato alla comprensione di qualcosa dell’Assoluti ma
ora bisogna andare oltre. Gli esponenti di destra, invece, pensano che la religione sia
importantissima perché è fondamentale per comprendere il senso della vita, non va superata e
messa da parte. Certo, la filosofia è ancora meglio, ma la religione ha un suo significato, ha un
ruolo importante soprattutto quando ci si rivolge al popolo che può non conoscere la filosofia ma
che conosce la religione.
LE DIVISIONI DELLO STATO
La destra hegeliana ritiene che lo Stato sia l’incarnazione di Dio nel mondo, l’Assoluto che si
presenta nel mondo. Quindi, lo Stato in ogni momento storico è esattamente come deve essere:
chi è al potere è giusto che lo sia e lo stesso vale per le leggi che sono frutto del cammino che
l’Assoluto ha compiuto per arrivare fin qui. Quindi uno Stato come il loro dove c’era solo una
parziale divisione dei poteri e dove il sovrano era una figura forte, per la destra va benissimo. La
sinistra hegeliana, al contrario, crede che anche lo Stato debba essere immerso nell’azione
dialettica e debba essere quindi sottoposto a cambiamenti, in modo da ottenere nuovi diritti,
nuove garanzie e migliorie.

FEUERBACH E L’ATEISMO
Il leader della sinistra hegeliana che moltissimo influenzerà lo stesso Marx è Feuerbach,
importantissimo perché riprende molte delle suddette credenze della sinistra, ma per certi le
estremizza soprattutto per quanto riguarda la religione. Egli viene considerato il grande padre
dell’ateismo filosofico ottocentesco che cerca di spiegare perché gli uomini credano e abbiano
creduto e perché non dovrebbero più credere.
L’ESSENZA DEL CRISTIANESIMO
Questa è un’opera fondamentale in cui per la prima volta il filosofo descrive la sua visione riguardo
Dio e la religione e l’ateismo. Poi ne verranno pubblicate altre due: I principi della filosofia
dell’avvenire e L’essenza della religione. Ma questa è sicuramente l’opera cardine.
RAPPORTI ROVESCIATI
Feuerbach analizza il pensiero di Hegel e di tutto l’idealismo rivolgendogli un duro atto di accusa,
accusandolo di aver completamente frainteso le cose. Infatti, secondo il filosofo, l’idealismo
rovescia i rapporti normali che ci sono tra le cose. Per esempio, per l’idealismo prima viene
l’astratto e poi il concreto (prima lo spirito e poi la sua incarnazione materiale, prima viene
l’infinito poi il finito), per cui noi singoli non siamo importanti, siamo solo derivati dell’assoluto.
Sempre per questa linea di pensiero, l’idealismo arriva a dire che il pensiero precede l’ente che
pensa. Questo, secondo Feuerbach, è assurdo perché il concreto è sempre la causa materiale di
tutto ciò che è astratto, secondo lui non può esserci un pensiero se prima non c’è qualcuno che lo
pensa. Quindi, astratto, infinito e pensiero sono effetti del concreto, del finito e della mente, cioè
di qualcosa di singolare. Per capire meglio questa questione, citiamo Marx (che riprenderà la
stessa di Feuerbach): pensiamo all’idea di frutto e pensiamo ai frutti singoli che ho di fronte a me,
quale viene prima? Chiunque abbia un po' di buon senso direbbe che prima viene la frutta
concreta e poi pensando su di esse ne viene fuori il concetto di frutto. Per cui, il concreto è la
causa mentre l’astratto è l’effetto. Il filosofo deve quindi operare un rovesciamento dell’idealismo.
RELIGIONE COME ANTROPOLOGIA
Feuerbach applica questa metodologia anche alla religione, essendo egli convinto che l’hegelismo
è una religione mascherata. La religione dice che noi esseri umani finiti siamo effetti di Dio, non
potremmo esistere senza di Lui (quindi anche per la religione c’è prima l’astratto e poi il concreto).
Ma se bisogna rovesciare questo tipo di rapporto, bisogna farlo anche in campo religioso. Se noi lo
facciamo ci accorgiamo che non è vero che, come dice la Genesi, Dio ha creato l’uomo a sua
immagine e somiglianza, ma è vero che l’uomo ha creato Dio a sua immagine e somiglianza.
Feuerbach dice ciò perché è convinto che Dio non esista e perché crede che sia una proiezione
umana, una speranza che l’uomo si è creato da solo guardando la sua esperienza concreta di vita
per dargli un significato. L’uomo, dunque, ha preso le sue caratteristiche e le ha alienate da sé
riversandole nell’idea di Dio, potenziando però queste caratteristiche, che lo rendono un Uomo
perfezionato, un “Superuomo” potremmo dire, che non ha più i limiti della umanità ma ne ha le
stesse caratteristiche. Quindi, la religione è falsa nel suo contenuto sostanziale, però non è inutile:
noi andando a studiare le religioni degli altri popoli, conosciamo meglio l’uomo, in quanto il Dio di
ogni popolo è creato a immagine e somiglianza di quel popolo, Dio ci mostra il modo in cui noi
vediamo noi stessi, è una prima forma di autocoscienza, in quanto noi riversiamo in Dio ciò che ci
sembra di essere, però potenziato. Quindi, studiare religione significa fare antropologia.
DA DOVE NASCE L’IDEA DI DIO
Come è stato possibile che l’uomo abbia creato storicamente l’idea di Dio? Feuerbach tentò di
dare spiegazioni. La prima ipotesi che lui avanza è quella per cui l’uomo ha innanzitutto notato che
lui stesso ha dei limiti e però abbia confrontato questi suoi limiti con la specie umana nella sua
interezza, che supera i limiti, allora, pensare ad un Dio che compia definitivamente questo
percorso diventa plausibile. Un’altra ipotesi, che deriva sempre dai limiti umani, deriva dal fatto
che noi sì ci guardiamo finiti ma non ci accontentiamo di esserlo, poiché la nostra volontà è
illimitata, ma ci scontriamo con la nostra natura che non ce lo consente. Ma, il nostro cuore
desidera talmente tanto l’infinito che crea l’immagine di Dio. Per sintetizzare al meglio ciò, ecco la
celebre frase di Feuerbach “Dio è l’ottativo del cuore umano fatto tempo presente”: l’ottativo è un
tempo verbale greco che esprime desiderio; quindi, dire ciò significa che Dio è ciò che il cuore
umano desidera, che si presenta ora, consolandolo della sua limitatezza. Terza ipotesi: l’uomo da
sempre si è visto succube della natura, ha visto che per sopravvivere e per mangiare ha bisogno
della natura, e questo lo ha portato a personificarla (religione pagana) così da poterla pregare per
ottenere dei favori.
L’ATEISMO COME DOVERE MORALE
Bisogna dunque liberarsi tanto dell’hegelismo quanto della religione che operano alla stessa
maniera, alla maniera di un uomo timoroso della sua finitudine che sia aggrappa con tutte le sue
forze ad ogni parvenza di Assoluto. Ma non bisogna liberarsene solo per un gusto puramente
intellettuale, ma bisogna stare attenti poiché quando alieniamo da noi le nostre caratteristiche e le
riversiamo in Dio, di fatto ci indeboliamo, perché smettiamo di lottare e di prenderci le nostre
responsabilità affidandoci e sperando in Dio. “Perché Dio sia grande l’uomo deve farsi piccolo”,
quindi l’ateismo diventa un dovere morale, in quanto quando mi libero della religione potrò
ritornare a contare sulle mie forze, divenendo più grande di come mi sono umiliato davanti a Dio.
Per cui se io “uccido Dio” (Nietzsche), le caratteristiche che io gli avevo dato ritornano a me e io
come umanità potremo diventare Dio, poiché riassumeremmo in noi la forza e l’intelligenza che
prima abbiamo delegato a Dio.
UOMO DI CARNE E SANGUE
Dunque, la filosofia dell’uomo si risolve in un’esaltazione dell’uomo e nel fatto che bisogna
studiare l’uomo, ma non solo astrattamente, anche concretamente, come essere di carne e
sangue, come essere che prova emozioni e sentimenti e che ha bisogno degli altri, che non può
vivere da solo. La vita dell’uomo è sempre un incontro tra io e tu con il quale l’io si può riconoscere
e può capire cosa gli fa bene e cosa gli fa bene, confrontandosi.
L’UOMO È CIO’ CHE MANGIA
Questa citazione significa che l’uomo va studiato nella sua materialità, per cui se vogliamo che
l’uomo migliori bisogna badare agli aspetti materiali. Dunque, con questa frase, Feuerbach voleva
incitare a migliorare le condizioni materiali dell’uomo così che possa apportare migliorie
all’umanità. L’umanità viene esaltata, viene vista come Dio sceso in terra. È onnipotente e
onnisciente. Per questo motivo con Feuerbach si parla anche di filantropismo, poiché l’uomo deve
essere aiutato ad entrare a pieno titolo e in maniera degna nell’umanità, che siano trattati da veri
uomini, che siano sfamati, così da potersi dedicare anche alla riflessione comune. La filosofia di
Feuerbach sfocia nel filantropismo nella misura in cui sostiene che il primo passo davvero
importante da fare per cambiare il mondo è migliorare le condizioni dell’uomo, il suo stile di vita e
il suo rapporto anche con i beni materiali, in quanto all’elevazione materiale succederà
necessariamente un’elevazione spirituale dell’individuo.

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