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STORIA DELLA

FILOSOFIA
CONTEMPORANEA

Schemi
A. A. 2010-2011

MIRIAM COLLURA
MARGHERITA BRAMBILLA

LA SINISTRA HEGELIANA E FEUERBACH


LA SINISTRA HEGELIANA
Se il primo terzo del secolo XIX pu essere definito dei grandi sistemi, con la morte di Hegel la filosofia
sistematica cominci a sfaldarsi, ci non significa che essa non fu pi ripresa, anzi molte delle filosofie successive
trassero da questa motivi e fermenti.
Due saranno i problemi maggiormente discussi:
- quello religioso la religione per Hegel uno dei momenti dello spirito assoluto, dello spirito che si
contempla come spirito; per un momento inferiore alla filosofia in quanto rappresentazione e non
concetto di s.
- quello politico cosa significa laffermazione hegeliana che la filosofia del diritto deve comprendere, il
diritto vigente, ossia ci che (il reale razionale)?
o Si devono accettare le giustificazioni vigenti?
o Si devono trasformare le istituzioni per razionalizzarle?
Su questi due problemi si distinsero e si opposero la destra e la sinistra hegeliana.
Per ci che riguarda la politica gi con Hegel vivente si erano manifestate correnti diverse allinterno
della sua scuola:
- Scuola storica del diritto, a cui Hegel stesso si era opposto, rappresentata da Hugo e Savigny,
che arrivava a formulare concezioni reazionarie
- Corrente liberale, e quindi opposta alla scuola storica, come manifestato dal pensiero di Gans,
discepolo di Hegel. Egli si oppose alle idee politiche conservatrici del maestro adattando la sua
teoria alle esigenze liberali del tempo e lungi dal pensare che lo stato prussiano fosse lultima
realizzazione dello spirito assoluto, affermava che esso avrebbe continuato a svilupparsi.

1. H. Heine (1799-1856)
Heine traeva dal pensiero hegeliano conseguenze rivoluzionarie, insistendo sul parallelismo, gi accennato da
Hegel, fra la filosofia kantiana e la rivoluzione francese. Parlando della Critica della ragion pura, scrive: con questo
libro ha inizio in Germania una rivoluzione intellettuale che presenta la pi curiosa analogia con la rivoluzione politica in
Francia...si rifiuta ogni forma di rispetto della tradizione...Kant fu il nostro Robespierre. Alla rivoluzione intellettuale
sarebbe per dovuta seguire anche una rivoluzione politica, pi radicale di quella francese

2. F. D. Strauss (1808-1874)
La rottura fra destra e sinistra hegeliana avvenne quando nel 1835 Strauss pubblic la Vita di Ges.
Strauss studi teologia al seminario di Tubinga dove studiarono anche Schelling e Hegel, ma dove Hegel era
ancora praticamente ignorato; lo lesse cos per conto proprio. Scrivendo una dissertazione sul dogma della
resurrezione sent cadere la sua fede religiosa, nonostante questo continu i suoi studi. La teoria hegeliana della
religione come rappresentazione venne probabilmente interpretata da Strauss in modo tale da ridurre le dottrine
religiose a espressioni puramente immaginative di verit che solo la filosofia poteva esprimere adeguatamente.
Egli non manifest per il suo pensiero fino alla pubblicazione della Vita di Ges. Questo testo era caratterizzato
da alcune novit: fino ad allora lesegesi biblica aveva seguito due direzioni:
a. quella soprannaturalistica, che accettava per vero tutto ci che era riportato nel testo sacro, compresi per
esempio i miracoli
b. quella razionalistica, iniziata con Reimarus, che eliminava dai vangeli tutto ci che non poteva essere
spiegato razionalmente
Entrambe le posizioni trattavano poi i vangeli come fonti storiche.
Strauss accetta la parte negativa della critica razionalistica: rifiuta ogni elemento soprannaturale sulla base della
tesi a priori per cui il miracolo impossibile perch va contro il principio di causalit. I vangeli non
riferiscono fatti storici, ma esprimono il modo in cui la prima comunit cristiana vide e costru la figura del
Cristo. Il Cristo dei vangeli il mito creato dalla comunit cristiana intorno alla figura di un uomo che ha
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predicato qualcosa ed stato per questo condannato a morte. Il mito di base quello del Messia atteso dal
popolo ebraico e su questo tutto stato creato ad hoc di modo che tutto risultasse corrispondente.
Questo testo ebbe forte incidenza culturale soprattutto allinterno della scuola hegeliana; uscirono subito
recensioni pro e contro la Vita di Ges e fu Strauss che, negli scritti polemici contro i suoi avversari, indic coi
termini di destra e di sinistra, desunti dalla collocazione dei deputati francesi, le due correnti nelle quali era divisa
la scuola hegeliana:
 destra hegeliana: interpretava la filosofia di Hegel in modo da conciliarla con la religione tradizionale
 sinistra hegeliana: interpretava la filosofia hegeliana in senso razionalistico (in questa corrente Strauss
collocava anche se stesso)
Per Strauss la verit della religione espressa dalla filosofia; in questo senso lincarnazione del Verbo non
sarebbe da intendersi come lincarnazione della divinit in un singolo uomo, ma in tutta lumanit. Lidea
dellunit della natura divina e umana non si poteva dedurre dai vangeli. Strauss d quindi 3 risposte possibili:
- o tutta la storia narrata dai vangeli e vera destra hegeliana
- o parzialmente veracorrente di centro
- o dai vangeli non si pu dedurre una verit storicasinistra hegeliana
Per sostenere la sua interpretazione Strauss si avvaleva della critica storica (contraddizioni fra i vangeli e altre
fonti storiche) e in questo si allontanava da Hegel, che si disinteressava della critica storica cercando solo la verit
filosofica espressa in forma di rappresentazione in questi testi.
Si noti poi che latteggiamento di Strauss e della sinistra hegeliana nei confronti della religione
fortemente legato con latteggiamento politico: essere critici nei confronti della religione tradizionale
significava essere critici nei confronti del sistema politico. Inoltre c uninterpretazione della dialettica hegeliana
che segna il distacco da Hegel: mentre la dialettica hegeliana il riconoscimento che il reale stesso gi razionale,
per Strauss la razionalit deve essere instaurata dallazione rivoluzionaria.

3. Bruno Bauer (1809-1882)


Uno dei critici della vita di Ges fu Bruno Bauer, anche se dopo pochi anni pass dalla destra alla sinistra; di
questo suo nuovo atteggiamento testimonianza lo scritto La tromba del Giudizio Universale, in cui lautore di
finge inorridito delle conseguenze empie e rivoluzionarie della filosofia hegeliana; in realt propone
uninterpretazione atea e liberale della filosofia di Hegel. La filosofia hegeliana atea perch la pi perfetta
delle filosofie: la filosofia infatti la distruzione della religione.
Bauer dichiara poi come dovrebbe intendersi linterpretazione hegeliana del dogma della reincarnazione: Dio
doveva diventare uomo, onde lumanit acquistasse la certezza che luomo Dio. Queste parole
preludono alla concezione di Feuerbach.
Molto pi tendenziosa linterpretazione della filosofia politica di Hegel: Bauer adopera spesso frasi staccate dal
contesto e d loro un significato diverso di quello che hanno in Hegel.
NB: la sinistra hegeliana ebbe come organo gli Annali di Halle, fondati da Arnold Ruge nel 1838; vi
pubblicarono articoli Bauer, Feuerbach e Marx.

LUDWIG FEUERBACH (1804-1872)


1. Cenni biografici
Colui che avrebbe dovuto denunciare con pi decisione il carattere teologico della filosofia hegeliana cominci
da teologo e da hegeliano. Si laure infatti ad Erlangen nel 1828 con una dissertazione De ratione una, universali
infinita, in cui si manifest pienamente hegeliano; ma larticolo Per la critica della filosofia hegeliana, del 1839, segn
poi il suo distacco da Hegel.
Scritti:
 Una storia della filosofia moderna da Bacone a Spinoza, 1833
 Saggi di storia della filosofia su Leibniz e Bayle, 1836 e 1838
 Lessenza del cristianesimo, 1841
 Principi di una filosofia dellavvenire, 1843
 Lessenza della religione, 1845
 Teogonia, 1857
 Il segreto del sacrificio o Luomo ci che mangia, 1862
 Sullo spiritualismo e materialismo, 1863-66

2. I primi scritti
Pensieri sulla morte e limmortalit, 1830: Feuerbach distingue in questo testo 3 epoche della storia dello spirito e
dellumanit europea per ci che riguarda limmortalit:
1. greco-romana non si parla di immortalit dellanima: lideale dellindividuo realizzato allinterno
della collettivit, non quindi necessario proiettarlo in unaltra vita.
2. cristiana-medioevale nemmeno qui ha importanza, secondo lautore, limmortalit personale,
perch il singolo non era affidato a se stesso ma viveva allinterno della comunit della Chiesa;
lessere nella Chiesa era dunque lessenza del singolo.
3. moderna solo in questepoca tutto concepito in funzione dellindividuo e anche Dio concepito
come persona; la differenza fra luomo e Dio una differenza di grado.
Per Feuerbach la realt vera, e quindi immortale, non lindividuo, ma lo spirito dellumanit, allinterno del
quale tramonta ogni individualit e ogni personalismo.

3. La critica della filosofia hegeliana


Per la critica della filosofia hegeliana, articolo, 1839: Feuerbach rimprovera a Hegel di presupporre allinizio della sua
filosofia (Essere della Scienza della Logica) tutto quello che svolger poi nel suo sistema, commettendo cos un
duplice errore:
a. cominciare con un concetto astratto, quando invece sarebbe possibile richiamarsi subito al reale
b. non seguire un metodo genetico-critico, nel concetto di essere gi implicito tutto quello che verr
dopo, non perch esso esprima tutto quello, ma perch Hegel gi pensava alla sua conclusione, allidea
assoluta.
Manca alla filosofia hegeliana unautentica dimostrazione, dove per dimostrare si intende: esprimere il proprio
pensiero ad altri; il modo di comunicare con gli altri il linguaggio, il quale, dice lautore, non altro che la
realizzazione del genere (Gattung), la mediazione dellio con il tu, che toglie ogni isolamento individuale. Viene
cos introdotto in questopera in fondamentale concetto di Gattung, che indica il comune elemento umano, la
totalit di cui ogni uomo partecipe. La dialettica hegeliana, proprio perch deduzione a partire da unidea, da
un concetto astratto, un monologo della speculazione con se stessa, mentre la vera dimostrazione deve essere
dialogo della speculazione con lempiria.

4. Lessenza del cristianesimo, 1841


Nel cristianesimo Feuerbach vede la religione per eccellenza, egli quindi, nel definire lessenza del cristianesimo
intende definire lessenza religione in generale.
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Per ci che riguarda il rapporto religione-filosofia, Feuerbach si oppone a Hegel: la religione non una forma
imperfetta di filosofia (rappresentazione), ma opposta ad essa. vero infatti che alla base dei misteri della
religione ci sono verit semplici e naturali, ma queste sono presentate in forma di immagini che sono il frutto di
una patologia psichica, di unalienazione delluomo da s in un altro, nel trascendente.
Tesi principale: in quanto luomo il solo animale religioso, la religione deve essere radicata nellessenza
delluomo.
Introduzione: il concetto di religione
Feuerbach parte da una fenomenologia delluomo: il carattere essenziale delluomo la coscienza, non in
quanto individuo (cosa che tra laltro pu essere propria anche di un animale), ma di s come specie (Gattung);
avere coscienza di s significa avere coscienza della propria essenza universale, ossia della propria umanit. In
questo senso luomo ha una duplice vita:
- vive in mezzo alle cose, come gli altri animali
- riflette per anche su di s e si coglie come distinto dalle cose stesse: luomo in pari tempo Io e Tu, pu
porre s al posto dellaltro
Da qui si sviluppa questo processo logico:
i.
in quanto lessenza oggetto della coscienza delluomo qualcosa di infinito
ii.
e in quanto loggetto della religione esso stesso infinito,
iii.
allora loggetto della religione lo stesso oggetto delluomo che ha coscienza di s come Gattung, ossia
la stessa essenza delluomo.
Lessenza delluomo, dice Feuerbach, consiste in ragione, volont e amore. Loggetto di queste attitudini umane
lessere assoluto, ma in quanto lessere assoluto la stessa essenza delluomo allora la coscienza che luomo
ha di Dio la coscienza che luomo ha di s. Luomo religioso non consapevole di questo assunto, il quale
invece rivelato dal discorso filosofico, il quale ci palesa che lessenza di Dio si identifica con lessenza
delluomo la religione la prima forma di autocoscienza, che per ancora nella sua fase infantile: come il
bambino coglie lumanit prima nellaltro e poi in se stesso, cos fa luomo che passa dalla religione alla filosofia.
Per mostrare che il concetto di Dio non che il concetto dellumanit oggettivata, Feuerbach esamina gli attributi
divini:
- persona
- sapienza
- amore
- giustizia
Questi non sono altro che attributi umani.
Vero ateo non colui che nega Dio, ma colui che nega i suoi attributi: ci che distingue il credente dallateo sono
gli attributi che il credente predica dellassoluto. Luomo religioso pone il soggetto di questi attributi fuori
dalluomo stesso con la conseguenza di umanizzare Dio e degradare luomo stesso: per arricchire Dio luomo
deve infatti impoverirsi dei suoi attributi, facendo apparire grande la distanza che li separa. Affinch Dio sia tutto
bisogna che luomo sia nulla, dunque affinch luomo sia tutto bisogna che Dio non sia.
Prima parte: applicazione del concetto di religione per spiegare i dogmi del Cristianesimo (essenza antropologica della religione)
Innanzitutto lautore afferma che i caratteri che la metafisica attribuisce a Dio sono i caratteri dellintelletto,
dunque: Dio lipostatizzazione dellintelligenza umana. Questi caratteri sono per negativi in quanto Dio si
conosce via negationis.
Il Dio della religione per anche Legge o Essere morale, lideale della perfetta moralit. In quanto luomo a volte
nega la legge morale e sente il bisogno di ristabilire laccordo fra s e lessere perfetto, egli pensa Dio come Amore
a questo concetto di Dio come Amore si connette il dogma dellIncarnazione: lIncarnazione non altro che
lapparire sensibile della natura umana di Dio. Dio quindi non si fatto uomo perch luomo diventasse Dio, ma
poich luomo era gi Dio, Dio ha potuto farsi uomo. LIncarnazione non quindi pi un fatto
sovrannaturale, lespressione di una verit, che lamore divino.
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Seconda parte: lessenza teologica, ossia non vera, della religione (le distorsioni a cui la religione sottopone la verit)
Errore fondamentale: concezione egoistica, utilitaristica della realt
- la religione una dottrina della salvezza individuale
- la sua morale fondata solo sulla paura della punizione
- in quanto pone tutte le perfezioni come gi realizzate al massimo grado in Dio, distoglie luomo dal
realizzarle nel mondo

5. Principi di una filosofia dellavvenire, 1843


I Principi sono anticipati da altri 2 scritti:
Necessit di una riforma della filosofia, 1842 le nuove filosofie non hanno un fondamento
antropologico, ma solo filosofico: sono nate per superare le filosofie precedenti e non per rispondere alla
domanda che cos il reale? o in senso generale che cos luomo?. Per rispondere a queste domande
bisogna innanzitutto guardare che cosa luomo oggi: un uomo che ha perso la religione. La filosofia
deve quindi adeguarsi a questo stato di cose e divenire atea.
Tesi provvisorie per la riforma della filosofia, 1842
La prima tesi afferma: il segreto della teologia lantropologia*, ma la teologia il segreto della filosofia speculativa,
vale a dire di quella che si distingue dalla teologia comune perch colloca nellal di qua quellessere divino che la teologia
comune ha, per paura e incomprensione, relegato nellal di l**
* cfr Essenza del Cristianesimo
** critica alla filosofia di Hegel, tesi spiegata poi nei principi: il torto della filosofia speculativa non sta nel
fatto di aver identificato Dio col soggetto -questo il suo merito- ma nellaver identificato Dio col solo
pensiero delluomo e non con luomo totale. Questo perch il pensiero umano sa foggiare solo
astrazioni, quindi la filosofia speculativa ha solo sostituito il Dio persona della teologia comune con le
astrazioni dellintelletto umano, compiendo di fatto il medesimo errore.
Tesi fondamentale: Soltanto un essere sensibile un essere vero, un essere reale.
Giustificazione: il reale mi dato come qualcosa da cui io patisco, che mi limita; ci nei confronti di cui sono
passivo il senso, dunque il sensibile il reale. Ci da cui io patisco qualcosa che agisce su di me; ma ci che
agisce lio, dunque il modo originario di essere dellaltro da me quello di essere un altro io, un tu.
Il rapporto originario con il tu un sentimento: lamore, che il sentimento che accetta laltro nella sua alterit.
Lamore lorgano della nuova filosofia e dimora nella verit della sensazione, in quanto solo in una logica
dellamore che lessere o il non essere contano, ossia preme che la cosa sia o non sia. Il cuore non vuole oggetti
astratti, metafisici o teologici, vuole oggetti reali e sensibili. La nuova filosofia poggia dunque su questa massima: io sono
un essere reale, sensibile1, il corpo nella sua totalit il mio stesso essere (da qui la celebre frase luomo ci che
mangia).
Da qui si pu capire perch letica di Feuerbach ha come precetto lamore fra gli uomini, di cui limperativo
categorico : pensa come un essere reale, vivente; non escludere da te niente di essenzialmente umano. In quanto
lessenza delluomo non sta nelluomo singolo, da qui segue che essa contenuta solo nellunit delluomo con
luomo (unit che poggia sulla differenza fra io e tu); fine delluomo sar dunque la comunione con gli altri.

NB: Coi sensi non si colgono soltanto le cose esterne, ma anche lanimo, i sentimenti degli altri uomini (empatia), il
significato delle cose.

K. MARX
(1818-1883)
Cenni biografici
Karl Marx nacque a Treviri, nel regno prussiano, dove non si potevano esercitare le professioni liberali se non si
era cristiani. Il padre di Marx, ebreo, accett di ricevere il battesimo e fece battezzare anche i suoi figli. Questa
imposizione dal di fuori di una confessione religiosa non contribu a orientare religiosamente lanimo di Marx,
che probabilmente fu ateo fin da ragazzo.
Si iscrisse alluniversit di Bonn per studiare diritto, ma si appassion presto alla letteratura. Poi opt per la
filosofia, studi le opere di Hegel, frequent i giovani della sinistra hegeliana e si laure nel 41 (dissertazione:
Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e di Epicuro).
42/43: collabor con la Gazzetta Renana; quando il governo prussiano la soppresse, si trasfer a Parigi dove
fond gli Annali franco-tedeschi. Qui cominci lo studio delleconomia classica, scrisse i Manoscritti economicifilosofici e strinse con F. Engels unamicizia che doveva durare tutta la vita.
Nel 1845 espulso dalla Francia, si rec a Bruxelles dove con Engels scrisse lIdeologia Tedesca. In questi anni
avvenne la rottura con Proudhon2, Marx critic la sua opera: ci che lo irritava di pi era il rifiuto di Proudhon di
accettare il principio della lotta di classe.
Nel 1847: redasse il Manifesto dei comunisti.
Dopo un breve soggiorno in Germania venne di nuovo espulso e si trasfer definitivamente a Londra dove
pubblic le sue opere pi importanti (scrisse anche diversi articoli e diresse il movimento operaio):
- 1859: Per la critica delleconomia politica
- 1867 primo volume + altri 2 postumi : Il Capitale
- 1936-41: Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica

I primi scritti
Se si prescinde dalla dissertazione di laurea, il pensiero di Marx fu sempre rivolto a problemi politici e sociali,
problemi che egli credette di poter risolvere con unanalisi puramente scientifica.
Degli scritti preparatorii per la dissertazione dottorale sottolineiamo limportanza data ai periodi di crisi nella
storia della filosofia, a quei periodi che vengono dopo i grandi sistemi (dopo Aristotele, dopo Hegel, per
esempio). La crisi data dal fatto che il sistema filosofico sta per conto suo e si trova davanti un mondo che non
quello da esso elaborato, ma un mondo apparente: c una dilacerazione fra il sistema che dovrebbe
esprimere la totalit e il mondo che poi non risulta tale quale espresso.
Ma proprio da questa crisi che deve rinascere la filosofia: una filo che non si limiti a comprendere il mondo,
ma si rovesci in un rapporto pratico (di trasformazione) con la realt.

CRITICA DELLA FILOSOFIA HEGELIANA DEL DIRITTO PUBBLICO (postuma, 1927)


Dopo la soppressione della Gazzetta renana, Marx si dedic allo studio della filosofia del diritto di Hegel e ne
comment ogni paragrafo della parte dedicata allo Stato distacco da Hegel: le soluzioni hegeliane gli sembrano
o antinomie irrisolte o tautologie. bene sottolineare che con Marx la dimensione speculativa prende il suo
primato a favore di componenti di natura reale3.

Proudhon, Pierre-Joseph (Besanon 1809 - Parigi 1865), pensatore e uomo politico francese, ritenuto uno dei padri
dell'anarchismo. Nel 1838, abbandonati gli studi, si trasfer a Parigi, dove conobbe Karl Marx e Michail Bakunin. Nel 1841
pubblic il pamphlet Che cos' la propriet?, in cui contenuta la celebre definizione: 'La propriet un furto'. In quest'opera si
scagli contro la concentrazione del potere economico e della propriet privata nelle mani di pochi privilegiati, ed espresse i
fondamenti delle teorie radicali che lo avrebbero reso noto come pensatore anarchico.
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Marx, con Nietzsche e Freud vengono definiti i maestri del sospetto in quanto ritengono che le motivazioni dei
fenomeni sono sempre pi profonde di quanto si creda e spesso inconsapevoli.

Lo Stato detto da Hegel necessit esterna e fine immanente della famiglia e della societ civile. Se
necessit esterna, commenta Marx, contro la famiglia e la societ civile, se fine immanente la
loro perfezione. Per un verso la famiglia e la societ civile sembrano i presupposti dello Stato, per laltro
verso lo Stato presentato come la totalit che si divide nelle sfere della famiglia e della societ civile
critica: Hegel mette lideale al posto del reale e cerca di dedurre dallideale quel reale che
dellideale invece il presupposto.
Le determinazioni astratte dalle quali parte Hegel (concetti logici-metafisici) debbono in qualche modo
essere riempiti, concretati, per dare luogo alla filosofia del diritto, e allora acriticamente viene assunta
unempirica esistenza come verit dellidea.
La costituzione per Hegel presupposta al potere legislativo e tuttavia consegue il suo ulteriore sviluppo
nel continuo progresso delle leggi. Per Marx le due affermazioni sono in contrasto e lopposizione si
risolve solo se si tiene presente che anche le costituzioni sono nate da un potere legislativo, che non
quello della costituzione stessa; ma per vedere questa soluzione bisogna considerare non gi lidea dello
Stato, ma vedere come si formano e trasformano gli stati: ci si rende conto che la trasformazione non
progressiva ma rivoluzionaria: sono le rivoluzioni che fanno le costituzioni.
La conclusione della critica alla filosofia del diritto di Hegel fu il materialismo storico4. Marx riconosce a Hegel il
merito di aver individuato il momento economico della societ, e di averne fatto un momento essenziale dello
sviluppo dellumanit, ma il suo torto stato di averlo subordinato alla societ politica.
Le classi sociali per Marx non lo Stato che determina la societ civile, ma questa che determina lo
Stato la societ civile lespressione degli interessi economici.
Hegel invece, come abbiamo visto, assume lempiria come verit dellidea e questa empiria lo stato
borghese, sorto dal dissolversi della societ medievale. Nella societ medievale cera identit tra le classi
della societ civile e le classi in senso politico: si faceva parte dello Stato in quanto si apparteneva ad una
corporazione ed era la classe economica che determinava quella politica. Hegel si trova in una situazione
storica dove c separazione tra societ civile e societ politica e sente questo come una contraddizione,
ma ritiene che questa separazione sia un momento necessario allidea Non da biasimare Hegel

perch descrive lo Stato moderno tale qual , ma perch spaccia ci che come lessenza dello
Stato (primo errore).
Un secondo errore il tipo di rimedio che egli propone: gli stati vengono intesi come elemento che
media fra gli interessi particolari e linteresse generale dello Stato per Hegel la massa non pu
assumere il potere politico; anzi le classi sociali hanno funzione politica solo se hanno i loro
rappresentanti in parlamento.
Uno dei punti della concezione hegeliano dello Stato che pi ripugna Marx quello della preminenza
data alla classe dei proprietari fondiari: qui si vede, secondo il nostro autore, come non sia la sfera
politica quella che subordina a se la sfera economica, ma sia il potere della propriet privata quello che
determina la struttura dello Stato: per Hegel infatti la propriet fondiaria deve essere inalienabile e
passare in eredit; quindi per il fatto di essere nati proprietari si partecipa al potere legislativo.
In sintesi si possono distinguere gli elementi di Marx in continuit con Hegel:
 primato della totalit sulle parti
 importanza della dimensione storica
e di critica a Hegel:
 mettere il predicato al posto del soggetto, cio di cominciare da concetti ipostatizzati anzich dal
concreto che lesperienza ci offre
 subordinare la societ civile allo Stato
4 Con questo nome fu designato da Engels il canone di interpretazione storica proposto da Marx e precisamente quello che
consiste nel riconoscere ai fattori economici un peso preponderante nella determinazione degli eventi storici. Il presupposto
il p.d.v. antropologico secondo il quale la personalit umana costituita intrinsecamente dai rapporti di lavoro e di
produzione in cui luomo entra per far fronte ai suoi bisogni.

 valorizzazione della dimensione non teoretica del lavoro

La questione ebraica in polemica con Bruno Bauer: la soluzione dei problemi politici condizionata dalla
soluzione ai problemi economici In Prussia un editto del 1816 escludeva gli ebrei dalle funzioni pubbliche, ma
un movimento liberale rivendicava la piena parit di diritti per gli ebrei. Bauer poneva agli ebrei anche
labbandono della loro religione, affermando che labbandono della religione era condizione per lemancipazione
politica, finendo per per assumere una posizione antisemita. Marx afferma che emancipazione politica non
vuole ancora dire ancora emancipazione umana Lo Stato pu essere liberale senza che luomo sia libero. Applicata alla
tesi ebraica la tesi di Marx vuol dire: gli ebrei saranno davvero emancipati quando si saranno liberati dallo spirito
mercantile, dal desiderio di guadagno, diffuso del resto in tutta la civilt borghese. Per Marx individuale
equivale ad egoistico: i diritti delluomo proclamati dalle costituzioni francesi del 91 e del 93 sono solo diritti
delluomo egoista La libert di cui si parla la libert delluomo in quanto monade isolata e racchiusa in s.

MANOSCRITTI ECONOMICO FILOSOFICI (1844)


NB: si possono distinguere due Marx:
a) Il Marx dei Manoscritti: umanesimo marxista (la realizzazione delluomo inteso come il nuovo Prometeo,
che nega ogni di dipendenza dal finito o dallinfinito) ripreso soprattutto dai neomarxisti francesi
b) Il Marx del Capitale: la scienza dei passaggi necessari ripreso dalla filosofia sovietica e dallo
strutturalismo francese
la new left americana avr invece un ruolo di mediazione fra le due posizioni.
I Manoscritti espongono i primi risultati che Marx ha tratto dallo studio degli economisti classici, fra cui Adam
Smith. Egli intende studiare la connessione delleconomia politica con lo Stato, il diritto, la morale, la vita
civile. I Manoscritti sono costituiti in buona parte da citazioni di economisti: nel primo manoscritto si desumono i
dati sul salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria. Ne risulta che il salario corrisponde sempre al minimo
necessario per mantenere in vita loperaio e la famiglia. Se, per lintroduzione di macchine e perfezionamenti
tecnici, il lavoro di un operaio produce pi di quello che produceva prima, non si ha una diminuzione di ore di
lavoro e nemmeno un aumento del salario, ma solo un aumento del profitto. Che la societ sia in progresso o in
declino loperaio sempre in condizioni di miseria.
Si trova qui una definizione di capitale la propriet privata dei prodotti del lavoro altrui. Quindi la massima
produzione di ricchezza coincide con il massimo impoverimento delloperaio. Leconomia politica ci dice
che le cose vanno cos, non ce ne dice il perch, afferma Marx.
Spiega poi il sorgere della propriet privata dalla alienazione del lavoro umano. Il fatto del progressivo
impoverirsi delloperaio quanto pi egli produce ricchezza Non esprime altro che questo: che loggetto, prodotto dal
lavoro, prodotto suo, sorge di fronte al lavoro come un ente estraneo. Marx applica al lavoro ci che Feuerbach aveva detto
della religione: Pi luomo mette in Dio e meno serba per se stesso. Loperaio mette nelloggetto la sua vita e questa non
appartiene pi a lui bens alloggetto.
Conseguenze del lavoro alienato:
I. Alienazione del lavoratore rispetto a s: il lavoro diventa estraneo al lavoratore, la vita che egli d
alloggetto, gli estranea e nemica, la ricchezza che egli produce per altri e non per se stesso; anzi
quanta pi ricchezza produce tanto pi egli cade in miseria.
II. Alienazione del lavoratore rispetto al prodotto: loperaio non comprende pi in cosa consiste la
propria attivit produttiva, perch non vede ne fruisce del risultato del suo lavoro (catena di montaggio).
Il prodotto il risultato dellattivit delloperaio, se il prodotto gli estraneo, gli diventa estranea anche la
propria attivit. Cos che loperaio non si afferma pi nel suo lavoro ma si nega.
III. Alienazione delluomo rispetto alla propria essenza: Luomo un ente generico (Marx riprende il
termine Gattung, usato da Feuerbach, che significa genere o essenza universale). Luomo un
Gattungswesen poich consapevole di s nella sua essenza universale. Ora lalienazione fa s che
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quella che dovrebbe essere lattivit caratteristica delluomo foggiare la natura- diventa solo un mezzo
per sopravvivere, per conservare la propria vita animale. Luomo fa cos della sua essenza (attivit vitale:
il lavoro) solo un mezzo per sopravvivere.
IV. Alienazione del lavoratore rispetto agli altri uomini (concorrenti): estraneit delluomo allaltro
uomo, perch quando luomo estraniato dalla sua essenza specifica, estraniato anche dallaltro uomo.
Il lavoro alienato del lavoratore diventa oggetto di godimento per un altro uomo, diventa propriet di un altro: il
capitalista. Da qui si capisce che la propriet privata la conseguenza del lavoro alienato.
Secondo Marx le leggi delleconomia contemporanea sono espressioni del lavoro alienato e non leggi radicate
nellessenza stessa del lavoro come essenza delluomo, per cui mutando le strutture economiche, muteranno
anche le leggi economiche. Ma il mutamento per Marx deve essere radicale:.
 IL VERO COMUNISMO effettiva soppressione della propriet privata quale autoalienazione
delluomo e quindi una riappropriazione dellumanit, una riconquista dellumanit da parte
delluomo. Le cose non saranno pi guardate come cose da possedere, ma come oggetti di cui ognuno
pu fruire.
Lultimo del manoscritti una Critica della dialettica e della filosofia hegeliana in generale. Dopo una critica aspra
degli hegeliani di sinistra (Strauss e Bauer), Marx riconosce i meriti di Feuerbach: il solo che sia in un rapporto
serio e critico con la dialettica hegeliana.
Contributo di Feuerbach:
- laver provato che la vecchia filosofia non altro che religione trasposta in pensieri, quindi alienazione
- aver fondato il vero materialismo, facendo del rapporto sociale il principio fondamentale della sua teoria
- laver contrapposto alla negazione della negazione il positivo fondato positivamente su se stesso
Con Feuerbach, Marx daccordo nel ritenere che Hegel cominci da enti ideali, anzich dal reale come offerto
dalla storia. Il merito di Hegel di aver inteso loggettivazione come una opposizione, come un alienazione
dunque, e il suo superamento come una soppressione di questa alienazione. I limiti di Hegel sono invece:
- di vedere solo laspetto positivo del lavoro, non quello negativo
- di ritenere che il superamento dellalienazione si compia nellautocoscienza, nel sapere assoluto
(allautocoscienza, alla soggettivit, Marx contrappone luomo reale, corporeo) Il torto di Hegel di
aver pensato che il soggetto, lautocoscienza alienata nelle cose, possa riconquistarsi nel pensiero.

IDEOLOGIA TEDESCA (1846)


La critica a Hegel si prolunga in questopera, nella critica agli hegeliani di sinistra rientra anche Feuerbach.
Lideologia tedesca, scritta in collaborazione con Engels, ha infatti come sottotitolo: Critica della filosofia tedesca nei suoi
rappresentanti: Feuerbach, B. Bauer e Stirner e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti. Ideologi sono qui detti in senso
spregiativo tutti i filosofi che credono di modificare il mondo con le idee, mentre le teorie non sono altro che
lespressione delle condizioni reali nelle quali gli uomini si trovano, bisogna dunque trasformare queste
per modificare quelle.
PRIMA PARTE: il materialismo storico.
Marx e Engels insistono nel dire: noi partiamo da presupposti, ma presupposti reali.
1 presupposto: esistenza di individui umani viventi. Umani sono gli individui che non trovano gi
pronti i propri mezzi di sussistenza ma li producono. Il modo in cui gli uomini producono il loro mezzi
di sussistenza determina il loro modo di vita in questo modo Marx identifica lessenza umana con
lattivit produttiva, intendendo ogni altra attivit come una emanazione di questa: la morale, la
religione, la metafisica non hanno una loro autonomia.
Laccresciuta produttivit, laumento dei bisogni, laumento della popolazione d luogo alla divisione del lavoro
(vs specializzazione). Lessere destinati ad una lavoro determinato per Marx una costrizione: nella societ
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comunista invece ciascuno non ha una sfera di produttivit esclusiva, ma pu specializzarsi in qualsiasi ramo a
piacere. Laspetto deteriore della divisione per Marx quello fra lavoro manuale e mentale, perch da questo
nasce:
- la convinzione che la coscienza sia qualcosa di distinto dalla materia
- una classe che fruisce del lavoro altrui senza lavorare
La divisione del lavoro quello che d origine alla divisione delle classi. Le lotte politiche sono nel
fondamento lotte di classe: quando per il proletariato avr conquistato il potere politico, allora la lotta cesser.
Da notare questa affermazione: Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente dunque
quando sar instaurato il comunismo muteranno anche le idee, in quanto le idee della classe dominante sono in
ogni epoca le idee dominanti.
MANIFESTO DEI COMUNISTI (1848)
Il Manifesto insiste sulla lotta di classe come momento fondamentale della storia: la storia di tutta la societ
la storia della lotta delle classi [...] che sempre finita, o con una trasformazione rivoluzionaria di tutte le societ, o con la
totale rovina delle classi in contesa.
Oggi la lotta si radicalizzata perch tutta la societ si va dividendo in due classi:
- capitalisti coloro che hanno la propriet dei mezzi di produzione
- proletariche hanno solo la propria forza lavoro
Con la conquista del potere politico da parte del proletariato finir la lotta di classe, perch il proletariato
la classe che non possiede nulla (differentemente dalla classe borghese) e che quindi non ha una propriet da
difendere: la propriet provata diventer cos propriet sociale. Il proletariato lavanguardia dellumanit in
quanto possiede gli interessi delluomo come tale (sopravvivenza, famiglia, riproduzione) (NB: Lenin affermer
che la consapevolezza teorica degli interessi del proletariato posseduta solo dal partito).
Dottrina del valore: il valore dipende dalla quantit di lavoro impiegato per la produzione di un oggetto.
La forza lavoro viene comprata, dal capitalista, e viene pagata con un salario equivalente ai mezzi necessari per
rigenerarla, ossia quanto basta per mantenere in vita loperaio e per consentirne la riproduzione e dunque il
mantenimento in vita della prole. Ma luso della forza lavoro viene protratto per un periodo superiore a quello
incorporato nel salario: la differenza fra il lavoro fornito e il lavoro pagato crea un plusvalore, di cui il
proprietario si appropria e da cui si genera il profitto (non coincide con il profitto in quanto il capitalista ha
comunque delle spese).
o valore duso: dato dal fatto che ogni merce serve a soddisfare un bisogno umano
o valore di scambio: dato dal fatto che la merce soggetta a vendita sul mercato ed quindi soggetta alla
legge domanda-offerta
valore duso
valore di scambio

= plusvalore

Il capitale poi distinto in:


o capitale variabile: coincide con il capitale mobile investito nei salari
o capitale costante: coincide con il capitale investito nei macchinari

tasso di profitto =

plusvalore
c. costante + c. variabile

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Inoltre necessario distinguere fra i termini:


o struttura: costituzione economica della societ
o sovrastruttura: costituzione ideologica, giuridica, statale della societ stessa e che dipende dalla struttura
Fondamentali sono le condizioni strutturali in quanto da esse dipendono:
- lalienazione delluomo
- i passaggi necessari della storia
- il darsi di una societ senza classi
Per modificare la sovrastruttura di una societ sar poi necessario modificarne la struttura (vs ideologi che
volevano cambiare il mondo con le idee, come quel medico che vuole curare la malattia rimuovendone solo i
sintomi).
NB: secondo Marx la societ senza classi avrebbe dovuto realizzarsi nelle societ a capitalismo avanzato
(Inghilterra, Germania), cosa di fatto non successa. Si formarono due linee di pensiero intorno al dibattito che
scatur da questo:
- sinistra: il crollo del capitalismo ci sar come situazione storica
- destra: la societ senza classi una meta ideale (approfondito laspetto riformista)
Secondo Rosa Luxemburg il capitalismo non fallito, come previsto da Marx, a seguito dellavvento
dellimperialismo, che non era possibile prevedere.
Mentre in Russia il partito comunista and formandosi sotto la guida di Lenin (anche attraverso notevoli
degenerazioni), i partiti europei di ispirazione marxista nacquero soprattutto in Francia e in Italia, come partiti di
lotta al governo:
Neomarxismo francese, in posizione dialettica rispetto alle posizioni russe:
- Sottolinea la dimensione umanistica del pensiero di Marx (Esistenzialismo)
- Sottolinea la posizione del Marx del capitale, studiando le strutture permanenti allinterno delle
varie culture (Strutturalismo)
GRAMSCI, autore dei quaderni filosofici che delineano il PCI, di cui possiamo approfondire alcuni
punti:
- nellUnione Sovietica il partito comunista arrivato al potere e poi si preoccupato di
modificare la situazione culturale a suo favore; in Italia invece secondo Gramsci non si deve
pensare di andare al potere per poi controllare cultura e diritto, ma bisogna arrivare prima ad
una egemonia culturale, a cui seguir quella politica.
- il marxismo italiano deve essere in linea con la cultura italiana, bastata sulla secolarizzazione e
sullimmanentizzazione culminata nello storicismo crociano.
- il concetto di intellettuale organico: lintellettuale legato alla dimensione socio-economica da
cui proviene e di cui conosce gli interessi profondi, per questo pu formularsi a livello teorico.
Questa figura gi esisteva nelluomo di chiesa e Gramsci la riprende per caratterizzare le guide
intellettuali del partito.
- teoria del blocco storico: consisteva nel fare in modo che il ceto medio, alleato con i partiti di
destra, si alleasse con quelli di sinistra; ci avrebbe permesso una pi forte diffusione culturale
dei valori comunisti e quindi una possibilit di egemonia politica. Secondo Del Noce il PCI
avrebbe voluto sostituire a certi valori altri valori (basati sullaltruismo e il bene comune), ma di
fatto la pars destruens (secolarizzazione) riuscita, mentre la pars costruens fallita, in quanto la
societ secolarizzata non pi stata in grado di assorbire nuovi valori (la societ aveva gi
assunto i valori del consumo societ radicale basata su successo-benessere-ricchezza e sulla
prevalenza dei diritti sui doveri).

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SREN KIERKEGAARD
(1813-1855)
Vita e opere
Nasce nel 1813 da un padre angosciato dal pensiero della colpa, ebbe uninfanzia priva di spensieratezza e gli
manc quella religione puerile nella quale il bambino familiarizza prima di tutto con Ges. Il cristianesimo
Cristo morente in croce, il sangue, il dolore, la massa dannata: tali sono i lari di questa strana famiglia nella quale
la formazione religiosa di Kierkegaard si attua nel segno dellangoscia.
1830: si iscrive alluniversit alla facolt di teologia, ma si interessa anche di lettere e di filosofia.
1835-38: ha luogo quellavvenimento che Kierkegaard indica come il gran terremoto, che forse la rivelazione
di una colpa paterna. La crisi si concluse con un riavvicinamento al cristianesimo e con una riconciliazione con il
padre, dal quale lo aveva allontanato la vita dissipata degli anni precedenti.
1840: si fidanza con Regina Olsen, ma dopo un anno rompe il fidanzamento, forse per motivazioni legate alla
fede.
1841: tesi per il dottorato in filosofia Sul concetto di ironia
1843: Aut-Aut
1844-45: Timore e Tremore, La ripetizione, Il concetto di angoscia, Briciole filosofiche, Stadi sul cammino della vita
tutte opere pubblicate con pseudonimi, a cui si alternarono, pubblicati con il suo nome, i Discorsi
edificanti
1846: Postilla conclusiva non scientifica alle Briciole filosofiche, col lo pseudonimo di Joannes Climacus (gi usato per le
Briciole).
1849: La malattia mortale ed Esercizio del cristianesimo.
Diverse sono le polemiche con la Chiesa danese, che culminarono nellarticolo Era il vescovo Mynster un testimone
della verit?; Kierkegaard attacc poi violentemente la chiesa in una serie di articoli raccolti sotto il titolo Il
momento.

Kierkegaard vs Hegel

falsa la pretesa di risolvere lassoluto con la ragione; lassoluto non si risolve, ma ad esso ci si affida
mediante un salto nella fede.
Interpretazione non prometeica del singolo: il singolo si sostiene ed nellessere nel suo rapporto con
Dio
Il singolo sceglie, in termini di aut-aut, e porta con s la responsabilit di questa scelta, che va sempre
ripresa e riconfermata durante tutta la vita.
stadi dellesistenza
I.
Estetico: don Giovanni
II.
Etico: assessore Guglielmo
III.
Religioso: Abramo

La verit soggettiva
In Kierkegaard c, similmente alla sinistra hegeliana e a Marx, una reazione allo speculativo di Hegel, non in
nome delluomo che ha esigenze concrete quanto pi in nome delluomo singolo che prende coscienza del suo
essere precario e contingente di fronte a Dio e si riscatta nella fede in Lui. La religione, cos duramente criticata
dalla sinistra hegeliana, torna in primo piano come una dimensione essenziale delluomo.
Il pensiero di Kierkegaard non facilmente afferrabile perch egli non lo ha mai esposto sistematicamente, anzi
ha sempre irriso al sistema come tentativo di chiudere la verit in una esposizione oggettiva parte dalla
definizione scolastica di verit come conformit del pensiero con lessere (adequatio), ma si domanda poi: con
quale essere? con quale pensiero? La verit la conformit di uno spirito esistente con quellessere che sia capace
di colmare la sua passione (verit come soggettivit) il compito del pensiero soggettivo quello di comprendere se stesso
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come esistenza, il culmine dellinteriorit di un soggetto esistente la passione, alla passione corrisponde la verit come paradosso, e
il fatto che la verit diventa paradosso precisamente fondato nel suo rapporto al soggetto esistente.
Che cosa intende Kierkegaard per soggetto esistente? Innanzitutto un soggetto singolo, infinitamente interessato
allesistere, al quale cio la sua esistenza preme, mentre di questa esistenza sente la precariet (esistere
divenire).
La verit soggettiva il modo in cui lesistente si riferisce allassoluto (il Dio della Bibbia) e ci mediante una
decisione, un atto di fede il quale portatore di un rischio.
Per comprendere la concezione religiosa dellautore possiamo considerare quattro specie di credenti in
relazione alle loro affermazioni:
1. io non ho creduto, ma ho riflettuto tutta la vita sul cristianesimo
2. ho perseguitato i cristiani perch il cristianesimo aveva infiammato al mia anima e non ho voluto se
non estirparlo dal mondo, proprio perch ho compreso il suo terribile potere
3. ho abiurato il cristianesimo perch se gli avessi dato un dito mi avrebbe preso tutto e io non volevo
appartenergli completamente
4. io non ho soltanto creduto al cristianesimo, lho anche spiegato
Sarebbe il quarto uomo a trovarsi nella posizione pi pericolosa poich ha creduto attraverso la speculazione e
credere con la ragione impossibile.
Uso della comunicazione indiretta, paragonata al modo in cui Dio si manifesta nella creazione: Dio dappertutto
nella creazione, ma non vi direttamente, e solo quando lindividuo si ripiega su se stesso (solo nellinteriorit
come autoattivit) egli diventa in grado di vedere Dio il motivo del Deus absconditus spesso illustrato dalla
tradizione cristiana e che Kirkegaard ha assunto come modello nella sua attivit di scrittore, e lo ha assunto non
perch si nascosto sotto pseudomini, ma perch ha esposto il suo pensiero presentando certe figure o
descrivendo certi stati danimo piuttosto che descrivendo dottrine.

AUT-AUT (1843)
Opposizione a Hegel: la filosofia per Hegel mediazione tra gli opposti, il suo motto potrebbe essere et-et,
mentre per Kierkegaard il motto aut-aut: scelta di uno dei due opposti, i contrasti non si mediano.
Con una finzione letteraria Kierkegaard presenta lopera come ledizione di Victor Eremita in due manoscritti, A
e B, che rappresentano due tipi di esistenza:
A. ESTETICO: Don Giovanni
Latteggiamento edonistico e corrisponde a un momento che lo stesso Kierkegaard ha vissuto.
latteggiamento di colui che rifiuta la scelta e si rinchiude nel godimento dellistante.
Il manoscritto, dopo una serie di pensieri intitolati Diapsalmata, comprende un commento al Don
Giovanni di Mozart intitolato Gli stadi dellerotico immediato o lerotico musicale: unopera classica perch vi
la piena compenetrazione di forma e contenuto: la forma la musica, perfetta espressione dellerotico,
e il Don Giovanni la figura che incarna lo stesso erotico.
Sensualit e cristianesimo: nel mondo pagano la sensualit era inconsapevole, il cristianesimo invece,
opponendo la sensualit allo spirito ne fa una categoria, un modo di esistenza. Mentre la parola
adeguata espressione dellidea, la musica espressione adatta al senso, ecco perch il Don Giovanni
il capolavoro per eccellenza, perch Mozart ha trovato alla musica loggetto per cui fatta.
Kierkegaard distingue tre stadi dellerotico nella musica di Mozart:
1) il paggio nelle Nozze di Figaro: Il senso si svegliato, ma non ancora in movimento, ancora in quiete, non
giunto alla gioia e alla conquista, ma ancora in una profonda malinconia; il desiderio soltanto un
presentimento di se stesso, non ha ancora un oggetto determinato.
2) Papageno nel Flauto magico: il desiderio si svegliato, ma non si ancora fissato come
desiderio.
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3) Don Giovanni: il desiderio assolutamente vero, trionfante, irresistibile, demoniaco. Don


Giovanni una figura tipicamente medievale, che rapp il demoniaco sotto laspetto della carne,
come Faust il demoniaco sotto laspetto dello spirito, e pu essere espresso dalla poesia, perch
unidea, Don Giovanni, che una forza della natura, pu essere espresso solo dalla musica.
Alla figura del seduttore Kierkegaard ha dedicato un altro saggio di Aut-Aut, il Diario di un seduttore, in
forma di lettere fra il seduttore Joannes e la sua vittima Cordelia. A differenza del Don Giovanni per
Joannes non rappresenta una forza naturale, bens intellettuale.
B. ETICO: assessore Guglielmo
La seconda parte di Aut-Aut contiene gli scritti che il pseudo editore attribuisce a B, lassessore
Guglielmo, il quale, rivolgendosi a un giovane amico estetizzante, che poi A, il personaggio della prima
parte, esalta il valore del matrimonio.
In questa seconda parte vi sono due testi principali:
- il valore estetico del matrimonio
- lequilibrio dellestetico e delletico nella formazione della personalit
Il matrimonio rappresenta la seriet della vita: le impone quel tanto di disciplina che necessario
per dar valore agli aspetti immediati della vita. Pretendere invece di rimanere nellestetico, di
cogliere il piacere dellistante senza impegnarsi, di lasciare aperte tutte le possibilit, senza attuarne
seriamente nessuna, significa disperdere la propria vita in una molteplicit inconsistente e trovarsi a un
bel momento di fronte al vuoto. Latteggiamento edonistico non manifestazione di vitalit, ma
mancanza di coraggio, di impegnarsi a vivere nel tempo e non nellattimo.
La scelta, bisogna scegliere nella vita: latteggiamento estetico laffermazione che tutte le possibilit si
equivalgono, latteggiamento etico decisione e scelta.
Tu credi, dice lassessore Guglielmo al suo amico, di poter vivere sempre come in una mascherata,
mettendoti ora una maschera ora laltra, non sai che verr una mezzanotte in cui ognuno dovr mascherarsi?
lo sbocco dellestetico la tristezza e la disperazione: la disperazione di fronte ad ogni possibilit
della vita. Da questa disperazione si pu uscire mediante la scelta, come scelta di scegliere e uscire cos
dallindifferenza. Questa scelta esige un salto, un atto di libert che la filosofia non sa spiegare.
C. RELIGIOSO: Abramo
Il pentimento lespressione pi alta della concezione etica della vita, ma precisamente questa la
contraddizione delletica per cui spunta il paradosso della religione, cio la redenzione a cui corrisponde
la fede: letica pura mi dice che devo sempre essere insoddisfatto di me, ma questa coscienza della mia
insufficienza morale, il pentimento, mi paralizzerebbe e mi lascerebbe scoraggiato se non
credessi nella redenzione, nel potere che Dio ha di cancellare il peccato e di ricostruirmi moralmente.
La fede un salto oltre letico: il suo modello Abramo, che crede contro ogni speranza mentre accetta
di sacrificare il figlio Isacco. Alla sua fede dedicato Timore e tremore.
Kierkegaard vuole rivivere la fede di Abramo e capirne la grandezza; la grandezza di un uomo si misura
dalla grandezza di ci che ama, e chi ama Dio il pi grande di tutti; si misura anche dalla sua speranza e
che spera limpossibile il pi grande. La fede di cui Abramo ci offre il modello contro ogni ragione:
Abramo credette in forza dellassurdo.
La fede in un certo modo opposta anche alletica, perch letico luniversale ci che valido per
tutti.
La fede in un certo modo opposta alletica, poich letica luniversale, ci che valido per tutti, la
fede invece la risposta del singolo alla chiamata di Dio e mette il singolo di fronte a Dio la fede
il paradosso che il singolo pi alto delluniversale.

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La libert e il peccato
Lo scoglio fondamentale che la filosofia non pu spiegare il peccato. Esso non oggetto di scienza, non
appartiene al mondo delle idee, nel quale si muove la filosofia, ma al mondo dellesistenza. Il problema risulta dal
fatto che letica propone un ideale, ma non si cura poi di mettere luomo nelle condizioni per attuarlo
(Kierkegaard paragona letica alla legge dellAntico Testamento, che fa conoscere il peccato ma non insegna
alluomo come liberarsene).
Se il peccato non si pu spiegare, si pu per descrivere lo stato danimo che precede il peccato: ovvero
lINNOCENZA; essa coincide con lo stato di ignoranza e cos Kierkegaard descrive questo stato Lo spirito
delluomo come sognante..in questo stato c pace e quiete; ma allo stesso tempo qualcosaltro che non n inquietudine n lotta,
perch non c niente contro cui lottare. Allora che cos? Il nulla. Ma quale effetto ha il nulla? Esso genera angoscia. Questo
il profondo mistero dellinnocenza: essa nello stesso tempo angoscia. Sognando lo spirito proietta la sua propria realt, ma questa
realt il nulla, questo nulla linnocenza lo vede continuamente fuori di s.
Langoscia un oscillare fra lattrazione e la repulsione, si pu paragonare ad uno stato di vertigine, essa la
vertigine della libert. Langoscia la stessa possibilit della libert, possibilit che appunto d vertigine.
Ancorarsi al finito vuol dire peccare, e cadere; peccare infatti significa dar credito a quel nulla che loggetto
dellangoscia.
Il peccato si decide nel momento, e il momento cos inteso non ha n passato n futuro (listante); latomo
delleternit, il primo riflesso delleternit nel tempo.
Il peccato non ancora il demoniaco, il demoniaco la non libert che vuole chiudersi in se stessa (si
manifesta nella taciturnit); vuole ma non ci riesce mai interamente perch essa rimane sempre in rapporto con il
bene, con la possibilit di convertirsi: il demoniaco langoscia della possibilit del bene, langoscia di poter
decidere per il bene che non voglio.
Kierkegaard distingue due tipi di demoniaco:
- psichico-somatico: culmina nellabbruttimento
- pneumatico: lindifferenza di fronte ai valori e alla verit, come oggetto e contenuto della libert
Come langoscia pu sfociare nel peccato, e addirittura nel demoniaco, essa pu portare alla salvezza e
sfociare nella fede. Langoscia la possibilit della libert e per questo profondamente formativa, educatrice,
ma anche la pi pesante di tutte le categorie. La realt sempre finita, determinata, gi fatta; chi formato dalla
realt si trova di fronte a un mondo gi dato; chi invece si trova di fronte alla possibilit deve scegliere, deve fare
da s il proprio mondo: non crearselo alla maniera idealistica, ma riassumere la situazione data come qualcosa che
si vuole e che si accetta come Socrate accett la cicuta. Chi si lascia formare dalla possibilit, afferma lautore,
ottiene linfinito.

BRICIOLE DI FILOSOFIA (1844-45) e POSTILLA (1846)


Le Briciole sono in realt una visione teologica delluomo.
Problema: come si pu insegnare la verit?
 Lipotesi ideale il punto di vista del discepolo:
Cita la soluzione socratica: il maestro non fa che sollecitare il discepolo a ricordare la verit gi saputa e
dimenticata. Il maestro umano maieuta, poich solo a Dio appartiene il generare. La soluzione per non
soddisfa Kierkegaard poich sopprime il momento e la decisione nel tempo, infatti se fin dalleternit conoscevo
la verit il mio cercarla illusorio, solo un prendere coscienza della propria eternit. Ma luomo non eterno,
temporale. Per salvare la temporalit bisogna supporre che il discepolo non abbia la verit, ossia che si trovi
nella non-verit, e che abbia coscienza di questo. Colui che insegna la verit, deve anche dare al discepolo le
condizioni per comprenderla. Di queste condizioni egli era privo, a causa della sua propria colpa, del peccato.
Del peccato luomo non pu liberarsi da s, deve quindi essere messo da Dio nella condizione di
liberarsi, di uscire dalla non verit, per questo lo chiameremo:
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- Salvatore, poich salva il discepolo dalla non-libert


- Redentore, perch libera colui che si era fatto da s prigioniero
- Riconciliatore, in quanto toglie lira che gravava sulla colpa
Il discepolo che passa dallo stadio di non verit, allapertura verso la verit, diventa un altro uomo, un uomo
nuovo, si volta verso la verit, ossia si converte, e la conversione lo fa rinascere. La rinascita, la conversione, non
il ricordare che si partecipato alla verit, ma un momento, un fatto che si attua nellistante e che frutto di
scelta e decisione.
 Il punto di vista del Maestro:
Lunit tra il maestro divino e il discepolo si realizza mediante unelevazione del discepolo: una elevazione,
per che non dia al discepolo lillusione di essere quello che non , ossia di essere pari al maestro. Affinch
lelevazione non sia illusoria bisogna che il discepolo prenda coscienza di dover tutto al maestro e proprio qui sta
la difficolt: comprendersi niente senza tuttavia essere annientato, dovere tutto a Dio e mantenere la fiducia in se
stesso.
Se lunit non pu avvenire con lelevazione allora avverr labbassamento del Maestro per poter realizzare
lunit con luomo bisogna che Dio diventi uguale alluomo. un paradosso che urta lintelligenza, ma che lintelligenza
costretta ad accettare come propria sconfitta. Infatti la ragione non pu dimostrare lesistenza di Dio.
Di fronte al paradosso si possono assumere due atteggiamenti:
I.
accettarlo con un atto di fede*
II.
assumerlo come scandalo e rifiutarlo
* non un aiuto per la fede essere contemporanei a Ges, perch aver visto un uomo non basta a farmi
credere che quelluomo lincarnazione di Dio. La contemporaneit pu essere solo loccasione per la fede, essa
mi fa vedere in un fatto storico qualcosa di eterno, e alleterno ogni epoca sta egualmente vicina. Il salto della
fede resta un salto: si tratta di credere.
di qui prende spunto la Postilla: Si pu mai dare un punto di partenza storico per una conoscenza
eterna? questo il problema di Lessing secondo Kierkegaard.
Per Socrate il problema non c perch luomo da sempre partecipa alla verit eterna; per Lessing esso ha una
soluzione negativa, perch dal temporale non si pu passare alleterno, luomo tutto nel temporale. Sia Socrate
che Lessing rifiutano il salto, luno perch crede che luomo sia gi l dove dovrebbe saltare, laltro perch ritiene
che luomo non possa saltare.
Polemica contro la speculazione: Ci che suscita polemica in Kierkegaard la considerazione speculativa del
cristianesimo, cio il tentativo di giustificarlo filosoficamente. La polemica contro la speculazione la polemica
contro il tentativo di ridurre il cristianesimo a manifestazione storica. Kierkegaard cita questa affermazione di
Hegel: linterno lestero, vuol dire che non c un al di l di ci che appare. Anche il cristianesimo quindi si
risolve nelle sue manifestazioni, in ci che stato nella storia. Kierkegaard invece afferma che il cristianesimo
quello vissuto nellinteriorit dellindividuo, e di questo non si pu fare nessuna teoria nel sapere storico luomo
riesce a sapere un mucchio di cose sul mondo, nulla su se stesso ed invece proprio su se stesso preme alluomo di sapere
qualcosa. Il sapere speculativo un sapere che astrae dallesistenza, ossia proprio da quello che ci preme di pi.
RIVALUTAZIONE DELLETICA: lesistenza non si coglie nel pensiero, alla modalit cartesiana, ma nella
soggettivit etica letica limpegno del singolo di fronte a Dio. Letica infatti innanzitutto impegno, non
basta pensare il bene, bisogna volerlo con tutte le forze, a prescindere dai risultati che si possono ottenere.
La parabola del buon Samaritano: forse il levita che pass oltre luomo lasciato semivivo dai banditi pensava che
sarebbe stato bello soccorrerlo ma non lo fece; ma supponiamo che il rimorso il rimorso labbia portato a tornare
sui suoi passi senza timore alcuno e supponiamo anche che egli sia arrivato troppo tardi, quando gi il buon
Samaritano aveva portato luomo in un albergo, egli avrebbe comunque agito nellimpegno per il bene.
Per la storia lintenzione non conta nulla, conta solo il risultato, per letica vale il viceversa: conta lintenzione.

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Etica e religione
Il problema patetico-dialettico: come si pu decidere nel tempo una beatitudine eterna? (problema prima
trattato della Postilla)
- patetico perch suppone la passione verso un fine assoluto,
- dialettico perch la passione lelemento di tensione della contraddizione.
Il pathos esistenziale, differentemente da quello estetico (che legato allidea), realt vissuta. Nella sfera della
realt il pathos supremo dunque lazione: non lazione considerata nei suoi risultati storici, ma lazione etica.
Letica anche la premessa dellatteggiamento religioso.
Esistere significa trasformare radicalmente la propria esistenza, rinunciare alla conciliazione del rapporto con Dio
con gli interessi personali, rinunciare alla logica dellet-et.
Lesistenza religiosa ha alcuni caratteri comuni con la vita monastica, ma a differenza del monachesimo
medievale, non ha segni esteriori: esteriormente tutto resta come prima, interiormente tutto cambiato.
Lespressione decisiva del pathos esistenziale (che coincide con latteggiamento religioso) la coscienza della
colpa:poich non c colpa se non in rapporto a Dio.
Nellambito dellesistenza religiosa si possono distinguere, rispetto alla beatitudine eterna:
- rapporto A: lesistenza religiosa in senso generico, cos come pu avverarsi nellimmanenza.
Lindividuo riconosce il proprio nulla di fronte a Dio, alla beatitudine eterna, ma cerca in s questo
rapporto, cerca dunque in s una spiegazione dello stesso.
- rapporto B: lindividuo crede che un altro possa metterlo in rapporto con Dio, e laltro Cristo.
questa per eccellenza la religiosit del paradosso, perch rinuncia a spiegare razionalmente la propria
fede, che non solo fede in un assoluto, ma fede in Cristo.
Il problema di Lessing si risolve quindi solo con un atto di fede: la fede che un Uomo nato nel tempo
lincarnazione di Dio.
Il pensiero di Kierkegaard avr forti influenze su:
- esistenzialismo (Heidegger)
- teologia protestante (Karl Barth)

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IL POSITIVISMO
Da un punto di vista teoretico il positivismo pu essere considerato come una reazione ai grandi sistemi
idealistici della prima met XIX, ma considerato storicamente ha unorigine e uno svolgimento indipendenti.
Punto di vista teoretico: se consideriamo idealismo hegeliano e positivismo come due blocchi di
dottrine che, effettivamente, si contrappongono:
- primato dellidea nellidealismo, primato dellosservazione nel positivismo
- affermazione che luomo spirito, partecipazione allo spirito assoluto nellidealismo; riduzione
delluomo alla natura, considerazione delluomo come un prodotto della natura nel positivismo
- affermazione della divinit dello spirito, nellidealismo; riduzione della divinit a illusione puerile
nel positivismo.
Punto di vista storico: i positivisti hanno ignorato lidealismo e hanno attinti a altre fonti, che sono per
il positivismo francese gli enciclopedisti e gli ideologi, con i quali condividono lidea che una
preparazione scientifica sia la base della filosofia, e che da questa debba essere eliminata la metafisica.
Filosofia positiva: il termine compare gi in Saint-Simon ma Comte colui che ne fa pi largo uso. Nel
Discours sur lensemble du positivisme (1848) ha enumerato i vari significati del termine positivo: Positivo significa
relativo, organico, preciso, certo, utile, reale, proprio lultimo significato che spiega gli altri, Positivo si oppone a
chimerico ed esclude il misterioso. Solo una conoscenza che resti nellambito dellesperienza utile, cio pu
migliorare le condizioni degli uomini. Non ha valore il sapere in s, ma solo il sapere che giova allumanit. Da
qui quindi si spiegano gli altri termini:
certezza si oppone a indecisione, indica leliminazione dei dubbi che riguardano i problemi insolubili
dellantica metafisica;
preciso si oppone a vago, sempre in opposizione alla metafisica.
organico vuol dire capace di raccogliere insieme i risultati delle scienze per approdare a una scienza
delluomo che possa guidare la sua condotta.

GLI IDEOLOGI
Il termine ideologia: ha un significato molto diverso negli idologues francesi tra Sette e Ottocento, e in Marx:
- per gli idologues francesi ideologia vuol dire studio della genesi delle idee. Gli ideologi mantengono
vivo lo spirito dellet illuministica, nellinteresse per le scienze e nellaffermazione di uno stretto legame
tra ricerca scientifica e filosofica. Centro di riunione degli ideologi fu inizialmente il salotto della vedova
di Helvtius: intorno al gruppo di frequentatori del salotto si costitu una prima socit dAuteuil, alla
quale parteciparono molti illuministi (dAlembert, Diderot, Cabanis, Condorcet). Durante gli anni del
Direttorio, morti o dispersi alcuni idologues della prima ora, altri intellettuali di aggiunsero al primo
nucleo. Tutti ritennero fondamentale la scienza delluomo (stretto legame fra ricerca scientifica e ricerca
filosofica).
Gli ideologi professavano una grande ammirazione per Locke e per Condillac, ma pur ritenendo necessario
andare oltre Condillac. Questo andare oltre assume caratteri diversi, due sembrano le direzioni principali, che
hanno i loro rappresentanti maggiori in Cabanis e Destrutt de Tracy.
1. Rapporti tra coscienza e corpo
P. J. G. CABANIS (1757-1808): va oltre Condillac perch ritiene che non si possa partire dalla sensazione
come da un primum, ma si debba cercare lorigine nella struttura e nel funzionamento dellorganismo
umano. La sua opera principale i Mmoires sur les rapports du physiqye et dy moral (1802), si presenta come ricerca di
fisiologia, ma il contenuto e lobbiettivo sono molto pi ambiziosi: tutta la vita cosciente, il moral, si riduce a
physique.
Polemica con lantropologia cartesiana: Cabanis propone una concezione unitaria delluomo, pur
traendo profitto dalla spiegazione meccanicistica che Cartesio dava della vita animale per estendere una
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analoga spiegazione anche alla coscienza umana, alle attivit che Cartesio attribuiva alla res cogitans.
Sebbene la soppressione della res cogitans non implichi che nella visione di Cabains la fisiologia si spieghi
solo con processi meccanici.
La fisiologia di Cabanis vitalistica e federativa, ma il principio vitale non una forza estranea alla materia: lo
stesso risultato dellorganizzarsi della materia. Vivre cest sentir
Sentire: non vuol dire soltanto avere delle sensazioni, vuol dire anche attivit psico-affettiva e volitiva
delluomo, unattivit che elaborata dal cervello che, secondo il famoso paragone, sdecerne il pensiero
come lo stomaco secerne i succhi gastrici. ( Condillac)
A. L. C. DESTUTT DE TRACY (1754-1836) : landare oltre Condillac significa specialmente approfondire la
gnoseologia sensistica. lui infatti il creatore del termine ideologia.
Il problema delluomo, la scienza delluomo al centro della filosofia degli ideologi. Non sembra opportuno
chiamare psicologia questa scienza, perch psicologia vuol dire scienza dellanima; ideologia invece vuol dire
scienza delle idee, quella scienza che risulta dallanalisi delle sensazioni.
Destutt de Tracy accetta senza riserve la spiegazion mterialistica di Cabains e come per lui la interpretazione della
conoscenza data dalla fisiologia. A differenza del medico Cabanis, Tracy studia il prodotto dellattivit
fisiologica, dalla quale vengono prodotte le idee: in questo senso lideologia la filosofia prima. Nellordine
dellessere la scienza prima la fisiologia, poich le funzioni dellorganismo sono la causa del pensiero,
nellordine della conoscenza la filosofia prima lideologia (NB la logica una parte dellideologia: le leggi del
pensiero sono le leggi della psiche umana).
2. Lesistenza dei corpi esterni
Un altro problema lasciato in eredit dal presupposto che loggetto immediato della conoscenza siano le idee e
non le cose, era quello del come si arrivi a conoscere lesistenza dei corpi esterni. Si tratta di arrivare a spiegare
come sia possibile un giudizio di esistenza.
Condillac aveva attribuito al tatto la capacit di farci conoscere corpi esterni al nostro; Trac ritiene invece che il
tatto attesti soltanto la modificazione del soggetto senziente, per questo fa appello alla capacit di muoversi.
Ora, nel compiere un movimento percepiremo una sensazione composta dalla sensazione di movimento e da
quella di resistenza al movimento. Percepiremo quindi una sensazione non semplice ma duplice: condizione
necessaria per istituire un giudizio. Quindi la materialit lungi dallessere impedimento alla conoscenza,
la condizione della di essa.

AUGUSTO COMTE (1798-1857)


1. Cenni biografici
Collaboratore per molti anni di Saint-Simon, si discosta dal suo pensiero per il fatto di ritenere che
lorganizzazione o la riorganizzazione sociale debba essere fondata su un rigoroso sistema scientifico,
convinzione dovuta forse alla sua formazione matematica.
Nel 1824 ruppe i rapporti con Saint-Simon, e nel 26 pubblic Considrations sur le pouvoir spirituel e decise di dare
inizio a un corso di filosofia positiva in casa sua: ebbe anche degli uditori eccezionali: von Humboldt,
Poinsot. Nel 1830 pubblic il primo volume del Cours de philosophie positive.
Nel 1845 conobbe Clotilde de Vaux della quale si innamor, ma ella mor nel 1846: Comte gi fissato sul suo
lavoro di filosofo, si fiss ancora di pi su questo amore e deific addirittura Clotilde. Ella limmagine della
divinit, e la divinit lumanit. Che Dio fosse lessenza delluomo alienata dalluomo stesso laveva detto anche
Feuerbach, ma questi non aveva cercato di ricostruire, scimmiottando il cattolicesimo, una nuova religione e un
nuovo culto, come fece Comte creando un calendario di feste di santi (che sono poeti e scienziati) con sette
sacramenti e un clero.
Fra il 1851 e il 1853 pubblic il Sistme de plitique positive , al quale diede il sottotitolo: Trattato di sociologia che istituisce
la religione dellumanit. Si scier prima con i rivoluzionari e poi con i conservatori, del 1855 lAppel aux
conservateurs. Mor nel 1857.
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Sebbene fosse un uomo pieno di fissazioni e di squilibri ebbe un influsso notevole sul pensiero dell800.
2. I tre stadi del sapere
Lo stesso Comte inizia il Cours de philosophie positive (1830) enunciando la famosa legge dei tre stadi. Nel cammino
dello spirito umano ogni ramo delle conoscenze passa per tre stadi:
1) teologico o fantastico: lo spirito umano rivolgendo la sua ricerca alla cause prime e finali degli oggetti,
si rappresenta i fenomeni come i prodotti dellazione diretta e continua di agenti soprannaturali; lultimo
passo del sistema teologico stato il passaggio dal politeismo al monoteismo; Infanzia
2) metafisico astratto: che solo una modificazione del primo, gli agenti soprannaturali sono sostituiti da
forze astratte; lultimo passo del sistema metafisico la riduzione delle entit particolari a un solo ente: la
natura; Giovinezza
3) scientifico positivo: lo spirito umano riconoscendo limpossibilit di riconoscere conoscenze assolute,
rinuncia a domandarsi quale sia lorigine e il destino delluniverso, per cercare solo di scoprire con luso
ben combinato del ragionamento e dellosservazione le loro leggi effettive, cio le loro relazioni
invariabili di successione e somiglianza. La spiegazione dei fatti non quindi altro che listituzione di un
nesso tra i diversi fenomeni e alcuni fatti generali che il progresso della scienza tende a ridurre sempre
pi di numero. Maturit
La perfezione del sistema positivo sarebbe di ridurre tutti i fenomeni sotto una unica legge, per es quella
di gravitazione.
Stadio positivo, conoscenza positiva, filosofia positiva, non significano solo la raccolta di osservazioni, di fatti:
non c conoscenza umana senza una teoria che connetta i fatti osservati: per questo non concepibile un salto
dalla teoria teologica a quella positiva: il progresso sempre graduale.
Ma c una sfera di fenomeni ai quali lo studio positivo non ancora giunto: i fatti sociali, ed questo il passo
che Comte si propone di far compiere al sapere: costruire una fisica sociale, colmare la grande lacuna che
resta per compiere la filosofia positiva.
3. La filosofia come metodologia della scienza
Oltre a questo scopo speciale, il Corso ha uno scopo generale: quello di costruire una filosofia positiva. Nella
sua vision la filosofia ridotta a epistemologia. La studio della filosofia consiste nel determinare lo spirito di
ciascuna delle scienze, nello scoprire le loro relazioni e connessioni, nel riassumere, se possibile tutti i loro
principi proprii in un minimo numero di principi comuni, in conformit con il metodo positivo.
La filosfia positiva di Comte in fondo quello che intendeva essere lideologia degli idologues, con questa
differenza:
- per gli idologues, lideologia riconduceva alla psicologia e in ultima analisi alla fisiologia
- per Comte la riduzione non pu essere cos immediata.
Vi dunque un duplice punto di vista per studiare la filosofia positiva:
1. quello dinamico: che studia i procedimenti dello spirito umano cos come si riflettono nelle scienze
2. quello statico: studia la radice di questi procedimenti nella struttura anatomica e fisiologica delluomo.
Poich losservazione dei procedimenti conoscitivi non si pu fare direttamente (lo spirito umano pu osservare
tutti i fenomeni fuorch i suoi), bisogna farlo studiando i prodotti di tali procedimenti che sono le scienze. Dalla
metodologia delle scienze si pu ricavare le leggi seguite dalle nostre funzioni intellettuali e una volta conosciute
queste leggi si potr applicarle alla ricerca della verit. Primo risultato filosofia positiva. Un secondo risultato
quello di mostrare lunit del sapere, cio di presentare le scienze come rami di un solo tronco. Terzo risultato:
contribuire ai progressi delle singole scienze. Quarto: offrire lunica base solida alla riorganizzazione
sociale.
4. Lordine logico delle scienze
Nella seconda lezione Comte stabilisce lordine logico delle scienze: astronomia, fisica, chimica, fisiologia e fisica
sociale.
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Valore scienza per se stessa: non esclusa la finalit pratica di tutte le scienze, ma se si badasse solo
allutilit, si correrebbe il rischio di perdere moltissimi vantaggi pratici che possono venire dopo millenni.
La divisione delle scienze che abbiamo citata in base al criterio della semplicit delloggetto.
Comte ordina le scienze secondo un ordine logico ma rileva limportanza che lordine storico ha per farci
capire come siano costituite le scienze.
Nella sua classificazione ha enumerato 5 scienze, ma il primo volume del Cours tutto dedicato alla matematica,
perch la vera base fondamentale di tutta la filosofia naturale, ossia di tutte le scienze.
5. La sociologia
Quella che Comte considera la parte pi originale della sua filosofia la fisica sociale, o sociologia. La prima
lezione presenta osservazioni meritevoli di attenzione: come nelle altre scienze, una tecnica valida presuppone
una esatta conoscenza teorica, cos anche la tecnica politica, lorganizzazione sociale, esigerebbe una scienza della
societ.
Ora non abbiamo ancora questa scienza: le teorie sociali non sono ancora uscite dallo stadio teologicometafisico.
I Fase - teologica: politica reazionaria, garantisce lordine, ma impedisce il progresso; rappresentata dai
regimi autoritari feudali.
II Fase - metafisica: erige ad assoluto, a dogma, ci che era necessario solo per distruggere il sistema
antico; rappresentata dalla Rivoluzione francese
III Fase - positiva: fondata su ordine e progresso; se ne auspica la venuta.
Dogmi incompatibili con la societ civile
Illimitata libert di coscienza: una posizione incoerente, perch se la libert di espressione un
dogma, un valore assoluto bisogna riconoscerla anche ai reazionari. Quando i principi della filosofia
positiva saranno stati stabiliti, la libert sar limitata. Non c infatti libert in fisica, in chimica, ossia
nelle scienze, perci quando la societ sar organizzata su basi scientifiche non ci sar pi bisogno di
discutere, se non sui modi particolari di applicazione di quei principi.
Uguaglianza: necessaria per abolire le classi dellantico regime, ma nella nuova societ si richiede una
nuova classificazione sociale. Luguaglianza veramente un principio universale se significa riconoscimento
della dignit delluomo, diventa dogma inconciliabile con la societ civile se vuol dire attribuzione di qualsiasi
funzione a qualsiasi individuo.
Altro punto importante che per Comte i rivoluzionari stanno bene allopposizione, ma non al governo, perch
al governo diventano reazionari (incoerenti con i loro dogmi).Accanto alle concezioni reazionarie e
rivoluzionarie, opposte fra loro, c una terza opinione che egli chiama stazionaria: quella dei fautori della
monarchia parlamentare, egli la ritiene un compromesso, una forma ibrida, nella quale diventa difficile riunire gli
uomini in una fede politica.
Situazione attuale (al tempo di Comte) quella di unoscillazione fra rivoluzione e reazione.
La politica reazionaria tende direttamente, malgrado le sue vane pretese morali, a sviluppare le disposizioni al
servilismo e allipocrisia.
La politica rivoluzionaria tende a sviluppare i sistemi di odio e di invidia contro ogni superiorit sociale, il cui
sfogo costituisce una specie di rabbia cronica.
Il guaio che la politica in mano agli avvocati e ai letterati, mentre dovrebbe essere retta da precise teorie
scientifiche.
Ci che distingue lo studio scientifico dei fenomeni sociali, dalle considerazioni teologiche sulla
politica, la considerazione dei fenomeni sociali come fenomeni naturali, quindi modificabili s, ma
limitatamente, non indefinitamente e arbitrariamente. I fenomeni sociali sono soggetti a leggi naturali
e quindi si possono modificare solo dopo aver conosciuto queste leggi.
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Nello studio sociale bisogna distinguere:


- laspetto statico: studio delle condizioni di esistenza della societ e corrisponde allordine
- laspetto dinamico: lo studio delle leggi dello sviluppo delle societ progresso.
Quindi non c un bene e un male politico assoluto, perch una costituzione adatta a determinate condizioni
sociali pu non esserlo a condizioni diverse. Bisogna quindi studiare la dinamica sociale, sulla base dei tre modi
validi per le scienze in generale:
- osservazione: va inquadrata in una teoria dei tre stadi
- esperimento: non diretto, ma alterando la connessione normale degli elementi di un fenomeno.
- metodo comparativo: nello studio dei fenomeni sociali consiste sia nel rilevare differenze e analogie,
ma soprattutto nel metodo storico, che consiste nel paragonare fra lori diversi tipi di societ in diverse
epoche e studiare le leggi dello sviluppo della societ nel tempo.
Socievolezza fondamentale delluomo: condizione di esistenza comune a tutte le societ , secondo Comte
non vero che uno stato selvaggio, asociale delluomo, abbia preceduto lo stato sociale, perch gli uomini
sono per natura socievoli.
Societ originaria e primordiale la famiglia, che si fonda sulla subordinazione dei sessi e sulla subordinazione dei
figli ai genitori.
Altra condizione di esistenza della societ la divisione del lavoro che si concilia con la cooperazione degli
sforzi.
La legge fondamentale della dinamica sociale la legge dei tre stadii, anche il progresso sociale segue questa
legge:
stadio teologico: la supremazia del potere militare, allo stadio positivo la supremazia dellattivit
industriale. In questa fase dominano due poteri, quello dei sacerdoti e quello dei militari, poteri rivali tra
di loro, ma complementari e necessari per la societ di quello stadio.
stadio metafisico: corrisponde la politica rivoluzionaria che Comte considera nel suo duplice aspetto:
negazione delle istituzioni precedenti e preparazione di nuove istituzioni. La negazione comincia, come
abbiamo gi detto con la riforma protestante che combatte il cattolicesimo, cio il regime feudale.
La disgregazione del regime feudale avviene in tre tappe:
- come disgregazione spontanea nei secoli XIV e XV
- come negazione consapevole con la riforma protestante nel XVI XVII
- come negazione filosofica (deismo sostituito al monoteismo) nel XVIII
Ma accanto a questi elementi negativi ne operano alcuni positivi come lascesa della borghesia, il sorgere
della nuova scienza.
Questa sociologia in fondo una filosofia della storia, anche se con caratteri molti diversi da quella hegeliana. Ma
Comte non si ferma a una filosofia della storia: vuole indicare anche i caratteri della nuova societ
organizzata dalla filosofia politica. Il primo la distinzione tra potere spirituale e potere temporale. Lautorit
spirituale deve essere data ai filosofi e deve essere solo di poteri consultivi per ci che riferisce allazione, affidata
questultima al potere politico. La filosofia morale dovr insegnare agli uomini i loro diritti (puramente
individuale) e i loro doveri (direttamente sociale).

JOHN STUART MILL (1803-1873)


1. Cenni biografici
Figlio di James Mill, uomo politico, seguace della filosofia di Bentham, J.S. Mill ebbe uneducazione intellettuale
precocissima sotto la guida del padre. A 12 anni aveva gi letto lOrganon di Aristotele e altri trattati di logica.
Intorno al 1840 dopo il fallito tentativo di fondare il terzo partito liberale radicale, torn agli studi della filosofia
speculativa, la quale al superficiale appare una cosa cos remota dagli affari della vita e dagli interessi delluomo,
in realt la cosa che pi li influenza.
Ritenne perci necessario, per fondare una dottrina etica e politica, partire dalla logica. Nel 1843 pubblic
Sistema di logica, dopo questa elaborazione due compiti gli si proponevano: chiarire i presupposti filosofici generali
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(a cui dedicato lEsame della filosofia di Hamiton -1865) e rivedere le dottrine esistenti sui problemi delluomo e
della societ (a cui sono dedicati gli scritti Sulla libert - 1859 e Lutilitarismo -1861).
2. Linflusso di Jeremy Bentham (1748-1832)
Il padre di J.S. Mill erra un seguace entusista di J. Bentham, la cui opera principale lIntroduzione ai principi della
morale e della legislazione 1789.
Piacere: unico scopo della vita umana e unico movente della attivit umana il suo perseguimento
La regola suprema della morale: promuovere la massima felicit possibile per il maggior numero, dove
felicit inteso come somma di piaceri e eliminazione del dolore.
Come gi Epicuro, questa ricerca non deve essere nellimmediato, ma si raccomanda una condotta austera. La
differenza fondamentale tra la dottrina di Bentham e quella epicura la preoccupazione sociale: il fatto di
tendere alla felicit del maggior numero di persone impone notevoli limiti alla ricerca del piacere individuale.
Lintento era senza dubbio filantropico, le premesse teoretiche erano materialistiche antireligiose. Infatti a suo
parere le conseguenze della religione sono lintolleranza e odio, ma il difetto pi grande della religione di
ammettere una fonte di conoscenza diversa dallesperienza, mentre lesperienza lunica fonte di conoscenza e di
sentimenti. A questo dedicata la principale opera filosofica di Mill: Analisi dei fenomeni della mente umana (1829).
A questo sensualismo nella teoria della conoscenza e utilitarismo in morale, James Mill cerc di educare il figlio.
Ma la concezione etica di Bntham non soddisfece interamente J.S. Mill:
antropologia semplicistica
sbocco autoritario della politica benthamiana
3. La logica: la tesi fondamentale
Nel Sistema di Logica J.S. Mill espone gli elementi essenziali di tutta la sua filosofia.
Premesso che la logica la scienza del corretto inferire, Mill la distingue dalla psicologia, la logica non deve
occuparsi delle operazioni dellintelletto, in quanto fenomeni della mente, deve analizzare il processo di
inferenza.
La tesi fondamentale : ogni inferenza da particolari a particolari e Mill cerca di dimostrarla sia quando,
parla del sillogismo, sia quando parla dellinduzione.
4. Il sillogismo
Nel sillogismo la premessa maggiore una proposizione universale: una proposizione in cui un predicato viene affermato
o negato di unintera classe, in cui cio qualche attributo, o la negazione di qualche attributo, si asserisce dun numero indefinito di
oggetti.
Laltra premessa pone un individuo, o unaltra classe pi ristretta, nella classe che soggetto della maggiore.
Consegue che lattributo dellintera classe si pu affermare delloggetto incluso nella classe.
dictum de omni: giustifica nella logica tradizionale il sillogismo, in base ad esso tutto ci che si pu
affermare di una classe si pu affermare di ci che incluso nella classe.
Questa massima appare conveniente ad un sistema di metafisica, una volta generalmente accettato, ma che per
Mill completamente superato. Il dictum de omini esprimeva lintercomunicabilit della natura.
Che le propriet di uomo fossero le propriet di tutti gli uomini era una proposizione di reale significato. Ma
quando si sa che uomo vuol dire solo linsieme di tutti gli uomini e che non c nulla di reale se non quegli oggetti
individuali, non si impara nulla di nuovo quando si applica ad uno di quegli oggetti ci che vero di tutti. Per
questo il sillogismo come una burletta.
Qual allora il principio fondamentale del sillogismo? Uno simile agli assiomi della matematica che si
sdoppia cos:
- per sillogismo affermativo: le cose coesistenti con la stessa cosa coesistono fra loro
- per sillogismo negativo: una cosa coesistente con unaltra, con la quale non coesiste una terza non
coesistenze con la terza.
La differenza dal dictum de omni in quel coesiste, come puro dato di fatto.
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Hanno ragione gli avversari del sillogismo quando dicono che la conclusione gi presupposta nella maggiore,
come potrei dire che tutti gli uomini sono mortali se non sapessi gi che Tizio mortale?
La verit della proposizione tutti gli uomini sono mortali si ricava solo dallosservazione.
 Linferenza dunque sempre dal particolare al particolare.
Il presupposto di Mill che il soggetto della maggiore o una classe o una realt universale: o nominalismo o
realismo nel problema degli universali e poich il realismo inconcepibile bisogna accettare il nominalismo.
Ma Mill non lo in modo rigoroso.
Mill conosce molte teorie che distinguono specificamente le proposizioni matematiche dalle generalizzazioni di
esperienze:
- le prime sono verit necessarie,
- le seconde sono generalizzazioni di fatti.
Egli obbietta che per affermare la necessit delle proposizioni matematiche necessario supporre che esse si
riferiscano a enti immaginari. Ora, gli enti geometrici non sono enti immaginari poich hanno relazione con i
fatti, si riferiscono a qualcosa che ha unesistenza reale. E tuttavia non esistono enti geometrici: non esistono
punti senza grandezza, non possiamo concepire una linea senza la grandezza.
Come mai costruiamo proposizioni su oggetti che non esistono e non possiamo concepire? Secondo Mill
possiamo ragionare su una linea retta come se non avesse larghezza perch abbiamo una facolt che tutto il
dominio che possiamo esercitare sulle operazioni della nostra mente: la facolt, quando una percezione
presente ai nostri sensi, di porre attenzione ad una parte soltanto di quella percezione o di quel concetto, invece
che al tutto. Quindi in realt loggetto della geometria sono gli oggetti esistenti.
Conclusione: gli assiomi della geometria sono verit sperimentali, generalizzazioni dellosservazione. La
proposizione due rette non possono racchiudere uno spazio uninduzione dallevidenza dei nostri sensi.
5. Linduzione
Stando cos le cose si capisce che la forma fondamentale di inferenza sia quella che parte dai particolari osservati:
linduzione, alla quale dedicato il III libro del Sistema di logica.
Linduzione quelloperazione della mente con cui inferiamo ci che sappiamo vero in uno o pi casi singoli, sar vero in tutti i casi
rassomiglianti ai primi per certi determinati aspetti. il processo con cui concludiamo che quello che vero in certi individui di una
classe vero dellintera classe.
Fondamento induzione: la legge della causalit universale. Ogni fatto che ha un inizio ha una causa, ma
poich per Mill causa significa solo antecedente, la proposizione ogni fatto che un inizio ha una causa
equivale a questaltra: ogni fatto che ha inizio ha un antecedente, ossia ogni fatto che ha un inizio ha un
inizio. Questo sta a significare nientaltro che c uniformit nella natura.
La causa lantecedente invariabile, leffetto il conseguente invariabile, Che ogni fatto comincia a esistere, abbia una
causa e che questa causa si debba trovare in qualche fatto o concorso di fatti immediatamente precedenti al suo accadere, si deve
assumere per certo.
Ma come arriviamo a questa certezza?
Non in virt di una specie di istinto, ma per il fatto che anche la legge di causalit conosciuta per
induzione.
Arriviamo a questa legge universale con una generalizzazione di molte leggi meno universali. Cio dopo aver
constatato correlazioni fra il tale e il tal altro fenomeno arriviamo alla legge generale di causalit.
Fin ora le legge di causalit riuscita, ogni scoperta di una determinata connessione tra fenomeni conferma che
in generale, la connessione tra fenomeni c. Quindi ogni scoperta di una legge naturale presuppone la legge di
causalit, non perch questa sia un principio a priori, ma perch ogni legge determinata la verificazione di
questa legge. Il che si accorda perfettamente con la teoria di Mill per la quale le proposizioni universali sono il
riassunto di constatazioni di fatto.

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6. La logica delle scienze morali


Per i fenomeni pi complessi per non basta linduzione diretta: bisogna completarla con il metodo deduttivo
che una combinazione di induzione e deduzione, e consta di tre momenti:
1. induzione diretta: si risale con linduzione alle cause dei vari aspetti del fenomeno complesso
2. raziocinio: si fa unipotesi sulla combinazione alla quale devono dare origine le diverse leggi scoperte con
linduzione, un processo di calcolo;
3. verifica: facciamo intervenire quella combinazione di cause e vediamo se il fenomeno si avvera.
Nel campo della morale lapplicazione del metodo deduttivo non facile, e questo spiega perch le conoscenze
morali non siano ancora giunte a uno stadio scientifico.
Mill si chiede se le azioni umane sono sottomesse a leggi inviolabili. Necessit o libert, cosa regola le azioni
delluomo? Egli accetta la prima ma le considerazioni che egli fa nella sua tesi ci mostra che egli non accetta un
determinismo rigoroso. In realt come medio fra le determinazioni esterne delle nostre volizioni e le nostre
volizioni stesse c il carattere.
Esso pur risultando in ultima analisi da sensazioni, circostanze e motrici, una volta formato acquista una certa
autonomia.
La teoria piuttosto oscillante di Mill sulla libert si pu riassumere dicendo che le nostre volizioni dipendono
da quello che noi siamo, che il frutto non solo dei motivi e delle cose esterne a noi, ma anche di quello che
vogliamo essere.
7. Scienze sociali
La persuasione generale che comanda la sociologia di Mill che le leggi sociali solo la risultante delle leggi della
natura umana individuale. La via per scoprire tali leggi non pu essere n il metodo chimico, n geometrico.
Il metodo chimico: quello che parte solo dalla storia e che Mill vede rappresentato da Macaulay.
Secondo questa teoria luomo solo quello che vive in societ. E poich non si possono fare
esperimenti nella storia dei popoli, resta solo come base quello che la storia ci offre come dato. Il dato
storico troppo complesso perch ci si possano rintracciare le cause sociali.
Il metodo geometrico: quello che parte da un unico principio per dedurre la scienza dei fatti sociali.
Esempi sono le teorie di Hobbes, Bentham e Rousseau. un metodo errato perch non tiene conto
della complessit delluomo. Luomo non mira solo al suo interesse personale o a preservare la
propria libert personale, ma un complesso di sentimenti.
Il metodo delle scienze sociali deve essere il metodo deduttivo concreto cio deve considerare tutte le
cause che influiscono sulleffetto. Tali cause sono note dalla psicologia e dalletologia.
8. Lesame della filosofia di Hamilton
In una lettera a A. Bain del 1863 Mill scrive che si propone nellopera che sta elaborando di affrontare le
fondamentali difficolt metafisiche, delle quali non aveva potuto trattare nella logica. Lidea di affrontare tali
difficolt mediante la discussione filosofica di Hamilton sorge da una concezione della filosofia inglese,
contemporanea a Mill, in base alla quale divisa a filosofia in due correnti
metafisica - assolutista: ritiene che luomo possa conoscere la realt assoluta
empirista - relativistica: ritiene che loggetto della conoscenza sia solo relativo allintelligenza umana, sia
fenomenico. Tale teoria si suddivide ulteriormente in due orientamenti
o uno ritiene che oltre al fenomeno via sia un noumeno,
o laltro secondo cui i poteri e confini della conoscenze umana sono si relativi ai fenomeni, ma al
di l dei fenomeni non viene postulata affatto unaltra realt fatta di noumeni.
Ora, secondo Mill, la filosofia di Hamilton parte da una tesi relativistica della conoscenza, ma poi si
contraddice e sfocia in una teoria assolutistica. Si contraddice perch accanto alla conoscenza
rappresentativa, ammette anche una conoscenza presentativa, cio quella delle qualit primarie. Con questo
principio tutto finisce per diventare immediatamente conosciuto.
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Tuttavia come nel problema degli universali Mill era nominalista a met, cos anche nella teoria della conoscenza
soggettivista a met, poich ammette che loggetto non si risolva semplicemente nelle sensazioni ma sia una
possibilit permanente di sensazioni e che il soggetto sia una possibilit permanente di sentimenti.
9. Scritti etico-politici
I pi notevoli scritti etico-politici sono I principi delleconomia politica, La libert, Lutilitarismo.
Nei Principi di economia politica, Mill rifiuta la teoria secondo la quale i provvedimenti per migliorare le condizioni
dei lavoratori dovrebbero essere presi dalle classi sociali superiori, tali provvedimenti dovrebbero venire sai
lavoratori, con mezzi pacifici.
La sua preoccupazione quella di conciliare la giustizia sociale con la libert individuale.
La libert civile implica:
- libert di pensiero, religiosa, di espressione
- libert di gusti e di progettare la nostra vita secondo il nostro carattere
- libert di associazione
N Lutilitarismo (1861), J:S. Mill sembra riprendere la stessa tesi di Bentham, in realt c una tesi che modifica
profondamente quella di Bentham: la tesi della differenza qualitativa oltre che quantitativa fra i piaceri. Per
sapere quali sono i piaceri superiori non c che affidarsi al giudizio di chi li ha provati e prender nota di quali
sono preferiti da tutti o quasi.
Nel 1874 furono pubblicati postumi Tre saggi sulla religione. Il primo morale e critica la tesi secondo la quale
luomo dovrebbe seguire la natura, se per natura si intende ci che inferiore allintelligenza umana.
Il secondo sostiene che se mai si pu parlare di Dio non lo si pu concepire come creatore ma come intelligenza
limitata nel suo potere dalla materia e dalla forza.
Nel terzo: lidea di un Dio infinitamente intelligente e potente utile agli uomini per la loro elevazione morale.

HERBERT SPENCER (1820-1903)


1. Cenni biografici
Figlio di un maestro studi sotto la guida del padre, nel 1846 decise di dedicarsi interamente allo studio della
filosofia.
Nel 1850 pubblic la Statica sociale, nel 1852 Lipotesi dello sviluppo e nel 1855 Principi di psicologia nei quali la teoria
evoluzionistica ampliamente sviluppata. Considerato che Lorigine della specie di Darwin fu pubblicata nel 1859:
non quindi da lui che Spencer assunse la concezione evoluzionistica, probabile piuttosto che egli sia stato
influenzato dalla tesi del fisiologo von Baer: nel suo sistema per la teoria evoluzionistica diventa una dottrina
filosofica, una spiegazione di tutto il reale.
Le basi della filosofia di Spencer sono esposte nel primo volume del suo sistema di filosofia: i Primi principi (186062), seguito poi da Principi di biologia (1847-67), Principi di psicologia (1870-72), Principi di sociologia (1877-96), Principi
di etica (1879-1893).
2. I Primi principi
Ci limiteremo qui ad esporre le tesi fondamentali della filosofia di Spencer, esposta nei Primi principi.
Non c opposizione fra religione e scienza, purch la religione si ritenga lelemento comune e implicito in
tutte le religioni: anche le religioni diametralmente opposte nei loro dogmi specifici vanno daccordo nel
riconoscere che il mondo un mistero che esige una spiegazione.
Daltra parte la scienza lascia molti problemi insoluti e insolubili: natura dello spazio e del tempo, divisibilit
finita o infinita della materia, natura del movimento.
Lo scienziato sa pi di ogni altro che nulla pu essere conosciuto nella sua intima essenza. Che cosa vuol dire infatti
conoscere e spiegare? Vuol dire classificare il nuovo in una serie si casi gi noti.
E qui Spencer cita Hamilton e Mansel per confermare la tesi che la nostra conoscenza relativa.

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Anche la religione dice che tutte le cose sono manifestazioni di una realt che supera la nostra conoscenza. La
scienza ha avuto ed ha il compito di purificare la religione dalle forme grossolane nelle quali essa ha proclamato
quella verit.
Se non possiamo conoscere lessenza profonda della realt qual loggetto della nostra conoscenza? In
che senso conosciamo?
Spencer affronta questi problemi nella seconda parte del suo scritto, inizialmente indicando la differenza tra
filosofia e scienza. La filosofia la conoscenza pi generale. Anche la scienza generalizza, ma la filosofia ha un
grado pi alto di generalit, essa la fusione delle conoscenze scientifiche. Lesperienza un sapere non
unificato, la scienza un sapere parzialmente unificato, la filosofia sapere completamente unificato.
MA qual il criterio di validit del sapere, il criterio di verit, visto che non cogliamo mai la realt in s o
lassoluto?
La coerenza: non vi altro modo di provare la validit di una persuasione se non il mostrare che essa si accorda
con tutte le altre. Per fare questo esame bisogna presupporre che abbia valore lattestazione della coscienza che
coglie la coerenza o lincoerenza.
Cos facendo constateremo che le manifestazioni dellInconoscibile si dividono in due classi:
impressioni, forti costituiscono loggetto
idee, deboli costituiscono il soggetto.
Ogni cosa dunque o impressione o idea, o piuttosto complessi di impressioni o idee.
Questa distinzione non basta per`per stabilire cosa reale.
Reale = ci che persiste nella coscienza, la persistenza il carattere della realt.
Pensare non vuole solo dire avere dei fatti di coscienza, vuol dire metterli in relazione.
La materia uno spazio che oppone resistenza, il tempo risulta dalla combinazione di spazio e materia.
La materia indistruttibile, una verit a priori, cio unesperienza alla quale non si oppone mai unesperienza
contraria.
La materia indistruttibile, il movimento non viene mai meno, la forza si conserva e si conservano le relazioni
fra le forze. Sono queste le verit filosofiche? Sono elemento costitutivi della filosofia.
Ci rimane da cercare una legge di composizione dei fenomeni che comprenda le leggi dei fenomeni componenti.
E questa la legge della ridistribuzione continua della materia e del movimento.
I fenomeni che conosciamo non cominciano a esistere nel momento in cui li conosciamo,cosa sono stati prima
cosa saranno dopo? La conoscenza non soddisfatta finch non ha colto il passaggio dallimpercettibile al
percettibile e dal percettibile allimpercettibile. Questo cerca di fare la conoscenza umana per ogni specie di
fenomeno.
Ora la legge generale della storia delluniverso quella che determina il passaggio da uno stato diffuso,
impercettibile a uno stato concentrato e percettibile.
La storia delluniverso un passaggio dallomogeneo alleterogeneo. Anche le societ si evolvono in questo
senso: le trib selvagge sono aggregati di uomini che hanno tutti i medesimi compiti, con levoluzione i compiti si
differenziano e le societ si organizzano in forme sempre pi complesse.
Letica la dottrina della condotta umana individuale. Una condotta buona quando raggiunge lo scopo e lo
scopo dellattivit umana il piacere uno stato favorevole alla conservazione della vita. Spencer non accetta
la tesi utilitaristica, poich distingue mezzi e fini della condotta: il fine laffermazione della vita, i mezzi
possono essere anche faticosi.
Il positivismo italiano: ROBERTO ARDIG (1828-1920)
Sul positivismo italiano ha molto influito la filosofia di Spencer a cui si ispir Roberto Ardig.
Nel discorso sul Pomponazzi nel 1869, che segna il suo distacco dal il cristianesimo, egli sottolinea limportanza
del pensiero nella storia: le idee sono i moventi della storia.
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La grandezza del pensiero moderno sta nel far valere le ragioni della natura, nella scienza, che vuol essere basata
non sulla autorit di un maestro qualunque ma sullevidenza diretta dei suoi veri.
La ragione dei fenomeni deve essere cercata nelle cose stesse che si vedono.
Due tesi fondamentali:
1) tutta la realt natura
2) lunica conoscenza valida quella scientifica
Fenomeni fisici e fenomeni psichici sono distinti mentalmente, ma inscindibili e ci conducono allidea di realt
psicofisica, unidea che Adrig ritiene nuova.
Lunica conoscenza valida per Adig la scienza, egli per diversamente da Spencer non riduce la filosofia a
sintesi dei risultati delle scienze, ma la concepisce come scienza generale, scienza del limite al quale tendono le
scienze particolari.
La scienza conoscenza dei fatti, la legge la somiglianza dei fatti. Non ci sono idee a priori.
Nella morale insiste sulle idealit, ossia sugli ideali morali che per come del resto le idee teoretiche non sono
date a priori,a ma sono il risultato dellevoluzione della specie umana.
Il bene morale larmonia sociale e si ottiene con il superamento delle tendenze egoistiche.

29

LA CRITICA DELLA SCIENZA IN FRANCIA E HENRI BERGSON


Il positivismo aveva talora presentato la conoscenza scientifica come assoluta e incontrovertibile; la critica a
questa visione del sapere venne, oltre che da filosofi, anche da scienziati, che proprio nellelaborazione della
scienza si rendevano conto delle sue caratteristiche e anche dei suoi limiti.

HENRY POINCAR (1854-1912)


La science e lhypothse : per un osservatore superficiale la verit scientifica sembra sottratta ad ogni possibilit di
dubbio e pare dunque infallibile, in realt nella scienza lipotesi ha funzione essenziale e unipotesi pu sempre
essere contraddetta. Le proposizioni poi che non sono ipotesi, sono convenzioni, ossia decreti- sono il modo pi
comodo per esprimere ci che sappiamo sulla natura.
Il ragionamento scientifico-matematico fa uso del ragionamento par recurrence, ossia del principio di induzione
completa: se il numero 1 gode di una certa propriet P, e si pu dimostrare che, se un numero n gode della
stessa propriet P, la gode anche il successivo n+1, allora questa propriet goduta da tutti i numeri.
La matematica non che uno schema fatto su misura, gli assiomi della geometria sono convenzioni che si
prestano ad esprimere i rapporti fra le cose. Nella genesi della geometria lesperienza ha un ruolo principale:
lesperienza ci fa scegliere come campione un gruppo di fatti sul quale misurare gli altri, e la scelta determinata
dalla comodit: le geometria ordinaria non la pi vera, il linguaggio pi comodo, ed comodo ci che
meglio si presta a prevedere i fatti.
NB: Poincar osserv anche che le proposizioni scientifiche sono s delle regole dazione, ma regole che
comunque riescono e che quindi hanno un certo fondamento nella realt.

PERRE DUHEM (1861-1916)


Duhem non fu solo storico della fisica, ma anche fisico egli stesso ed epistemologo; espose la sua epistemologia
nel volume La thorie physique, la cui tesi principale questa: le teorie fisiche non si possono far dipendere da
una metafisica e questo perch una teoria fisica non una spiegazione della realt, ma un sistema di
proposizioni matematiche, dedotte da un piccolo numero di principi, che hanno lo scopo di rappresentare
quanto pi semplicemente, completamente ed esattamente possibile, un insieme di leggi sperimentali.
Per poter essere formulata matematicamente una teoria fisica deve adoperare solo nozioni che possano essere
espresse con numeri problema: a quale condizione un attributo fisico pu essere significato da un
simbolo numerico?
Cartesio: a condizione che il mondo sia pura quantit ed estensione.
In questo modo Cartesio mescolava fisica metafisica, ritenendo che le nozioni sulle quali sono formulati
gli enunciati di una teoria fisica fossero non simboli del sensibile, quanto espressione stessa della realt.
Secondo Duhem un principio di fisica non pu n confermare n contraddire una tesi metafisica,
perch non si pronuncia sulla realt, ma su certi segni matematici privi di esistenza oggettiva.
Una teoria fisica non solo creazione del linguaggio pi comodo, essa la sistemazione coerente di un
complesso di leggi fisiche. Le leggi nascono dallosservazione di un gruppo di fenomeni di cui danno poi
uninterpretazione. In questo senso una legge fisica non n vera n falsa, ma approssimata e dunque
sempre rivedibile. Il progresso della fisica infatti determinato dallesperienza, che fa scoppiare disaccordi fra
leggi e fatti e ci obbliga a rivedere le prime.
TESI DI DUHEM-QUINE il contrasto fra una teoria fisica e lesperienza non si risolve con la negazione di
una sola ipotesi, ma mette in discussione un intero sistema (contesto empirico, strumentale, etc.) e non ci dice
quale parte del sistema vada negata.
EMILE BOUTROUX
Le leggi naturali sono contingenti, ossia la necessit espressa dalle leggi naturali solo una necessit ipotetica, la
necessit di rapporti tra fatti posto che questi fatti ci siano; ma che i fatti sono quelli che sono solo un dato di
esperienza.
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JULES LACHELIER
Linduzione suppone non solo uniformit nella natura, ma anche finalit.
EMILE MEYERSON
La scienza mira non solo a descrivere, ma anche a spiegare i fenomeni e nelle sue spiegazioni presuppone due
tesi filosofiche:
Realismo: il mondo corporeo esiste realmente
Principio di causalit: cercare la causa vuol dire cercare la ragione di un fenomeno, ossia identificare la
ragione con ci di cui ragione; in questo senso spiegare significa trovare unidentit, il che presuppone
che a fondamento del reale stia ununit. Lunit solo supposta perch le esperienze sono molteplici e
irriducibili alluno: lesperienza presenta degli irrazionali.

HENRI BERGSON
(1859-1941)
Cenni biografici
Nasce a Parigi e qui si forma presso lEcole Normale, dove aderisce ad una concezione meccanicistica della
realt; successivamente se ne allontana ritenendo che i fatti spirituali- i dati immediati della coscienza- non
potessero ridursi a quantit, a estensione.
Ebreo di origine si avvicin sempre pi al cristianesimo, ma rifiut il battesimo per divenire parte dei perseguitati
durante la guerra.
Opere principali:
Essai sur le donnes immdiates de la coscience (1889)
Matire et mmoire (1896)
Lvolution cratrice (1907)
Le deux sources de la morale et de la religion (1932)
Energie spirituelle (1919)
La pense et le mouvant (1934)

Durata e intuizione
La filosofia di Bergson, pur basandosi quasi esclusivamente sulla descrizione di fatti concreti e non sulla
posizione di tesi generali, pu vedersi come costruita su queste due proposizioni:
la realt durata
lorgano per cogliere la realt lintuizione
I capisaldi del suo pensiero si trovano gi nel Saggio sui dati immediati della coscienza (1889) Ci esprimiamo
necessariamente con parole e pensiamo per lo pi nello spazio. In altri termini il linguaggio esige che stabiliamo fra le

nostre idee le medesime distinzioni nette e precise, la medesima discontinuit che vi fra gli oggetti
materiali. Questa assimilazione utile alla vita pratica, e necessaria nella maggior parte delle scienze. Ci significa che il
pensiero concettuale nasce da necessit pratiche: per manipolare il reale bisogna spezzettarlo, dividerlo; in questo
modo nasce il concetto di cose nello spazio divise luna dallaltra. Per questo motivo la metafisica tradizionale
concepisce il reale come costituito di cose (sostanze): questa concezione il frutto di una proiezione sul reale di
punti di vista che riflettono solo esigenze della vita pratica e della vita sociale.
C invece una conoscenza che coglie immediatamente il reale: la coscienza dellio tale coscienza non
coincide con la conoscenza di noi stessi come soggetti di rappresentazioni e sentimenti, poich tale conoscenza
mediata e non immediata, mediata dalla presenza delle cose; la vera immediata coscienza che lio ha di s
quella della durata.
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Durata vuol dire memoria del passato e anticipazione del futuro; passato e futuro possono vivere solo in una
coscienza poich fuori della coscienza il passato non pi e il futuro non ancora: fuori della coscienza passato
e futuro non esistono.
necessario per precisare la differenza fra la durata- che il tempo reale o tempo vissuto- e la concezione meccanica
del tempo che, al pari di quello che gli orologi frazionano in particelle uguali, un concetto spurio costruito
artificiosamente attraverso lintroduzione nella durata delle idee di spazio, numero e quantit. Il tempo viene
ridotto cos a grandezza misurabile e omogenea, del tutto simile alla grandezza spaziale, ma profondamente
diversa dal tempo reale, che Bergson definisce durata. La durata costituita da momenti diversi tra loro solo
da un punto di vista qualitativo- ossia irriducibili a misura e irripetibili- a differenza del tempo della
meccanica, quantitativo e caratterizzato dalla reversibilit.
La concezione meccanica nel tempo talmente penetrata nel pensiero comune che per recuperare lautentica
dimensione del tempo-durata necessario un potente sforzo di astrazione, che consenta alla coscienza di
liberarsi dallossessione dellidea di spazio restituendosi a se stessa. proprio la realt interiore della coscienza a
rivelarsi come durata.
Per fare ci necessario distinguere i fatti della coscienza dalle cose materiali: mentre nello spazio gli oggetti
materiali sono esterni gli uni agli altri e stanno fra loro in un rapporto di giustapposizione, che consente di misurarli
e numerarli, i fatti di coscienza, quali si svolgono nel tempo vissuto, non sono separati gli uni dagli altri
bens si organizzano fra loro, si arricchiscono sempre pi compenetrandosi lun laltro, cosicch nel pi
semplice di essi si pu riflettere lanima intera.
Come abbiamo precedentemente detto la difficolt di un recupero della durata dipende dal fatto che alle esigenze
pragmatiche della vita sociale, e in particolare dal linguaggio che di essa il veicolo indispensabile, si adatta molto
meglio un io i cui stati interiori siano ben definiti e facilmente esprimibili dalla fissit delle parole.

La libert
Le obiezioni mosse allesistenza della libert presuppongono una concezione della coscienza come somma di atti
che vengono a susseguirsi nel tempo omogeneo (si presuppone quindi la concezione meccanica del tempo); lio
invece ununit in divenire in cui diversi atti e stati si integrano e si fondono. Si pu dunque dire che siamo liberi
quando i nostri atti esprimono la nostra intera personalit perch da essa emanano. Significa quindi che i nostri
atti dipendono da noi, dalla nostra personalit e dal nostro carattere, il che implica il fatto che essi dipendono dal
nostro intero vissuto. per questo impossibile prevedere in toto il comportamento altrui, perch significherebbe
conoscere lintero vissuto del soggetto, il che impossibile; ogni previsione sullaltrui comportamento pu essere
solo probabile poich conosciamo e possiamo prevedere in modo infallibile solo le nostre scelte.

Anima e corpo
Metire et mmoire (1896) tratta dei rapporti anima-corpo arrivando in fondo a due ipotesi filosofiche, che lautore
cerca di avvalorare attraverso un esame scientifico sulle afasie e le amnesie.
Tesi: il corpo lo strumento per agire sulle cose (la stessa percezione attivit pratica: essa consiste nel
distaccare, nellinsieme degli oggetti, lazione possibile del mio corpo su di essi; la percezione non altro se non
una selezione). Per agire utile cogliere in una situazione presente ci che la accomuna con una
situazione passata approfittando cos dellantica esperienza. Questa una forma di memoria, possibile perch
lo spirito ha il potere di richiamare il passato. Ora, senza la capacit di ricordare non ci sarebbe neppure lazione:
senza lo spirito non ci sarebbe neppure il corpo.

LEVOLUZIONE CREATRICE (1907)


Il testo svolge una concezione cosmologica. Le teorie sullevoluzione ai tempi di Bergson erano di due tipi:
1. levoluzione della specie dovuta a fatti casuali modello: Darwin
nella lotta per la vita un mutamento casuale avvenuto in un individuo pu avvantaggiarlo e farlo
sopravvivere, in questo modo egli avrebbe pi possibilit di trasmettere il suo carattere a degli eredi; in
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questo modo avverr una selezione naturale degli individui pi resistenti. La trasformazione della specie
non risponde dunque a nessun ordine prestabilito, ma segue un processo necessario.
2. levoluzione segue in ordine e un piano prestabilito dallesterno
questo seconda teoria implica una concezione statica della realt: il piano stabilito risulterebbe
immutabile
levoluzione, in contrasto col punto due, creatrice di forme nuove e non predeterminate: levoluzione il
frutto dello slancio vitale, di una forza immanente la natura stessa. Lo slancio vitale non segue ununica traiettoria
ma si ramifica e si specifica in ogni tipologia di essere vivente.

LE DUE FONTI DELLA MORALE E DELLA RELIGIONE (1932)


La morale: secondo il positivismo lunica fonte della moralit la pressione sociale, ossia lesigenza della
conservazione della societ. Per Bergson questa solo una delle fonti della moralit; essa una fonte per la
maggior parte degli uomini poich lindividuo si trova nella societ in modo analogo a quello in cui una cellula si
trova nellorganismo: la vita sociale ci appare come un sistema di abitudini che rispondono ai bisogni della comunit. La
pressione di queste abitudini sullindividuo lobbligazione sociale.
La coscienza, lavorando in profondit, ci rivela per una personalit incommensurabile a quella degli altri
individui e perci anche inesprimibile. Per questo lopera degli eroi morali- Socrate, Ges- non si spiega con
lobbligazione sociale, come non si spiega con essa lamore per lumanit dato che non mai esistita una societ
che abbracci lumanit intera.
Possiamo dunque rilevare due tipi di morale e due diversi fonti di queste:
morale socialeha come fondamento la societ chiusa in se stessa e come fine la conservazione
morale creatrice ha come fondamento la persona e come fine lumanit
si fonda sullemozione ed una partecipazione di quello slancio vitale che attraversa la materia; la sua
caratteristica la carit verso tutti gli uomini e le sue origini sono mistiche. Questa moralit non si
insegna e non ha leggi, ma segue lispirazione, o in seguito a una chiamata o seguendo lesempio dei
grandi mistici
La religione: come ci sono due tipi di morale, ci sono anche due tipi di religione:
religione statica chiusa e creata dalla funzione fabulatrice dello spirito umano, da quella attivit per
cui si creano favole per spiegare eventi cosmici e umani. Tale funzione ha il compito di:
frenare nelluomo limpulso allegoismo al quale lo porterebbe lintelligenza e questo avviene
appunto creando entit fantastiche che puniscono il male e premiano il bene
confortare il soggetto che cadrebbe nel pessimismo a causa della sua intelligenza a causa del
fatto che essa ha dei limiti
religione dinamica aperta ( riferita alluomo in quanto tale), essa la religione dei mistici
si noti che come residui di religione statica possono rimanere anche in uomini aperti alla religione, cos
una vena di misticismo vive nellanimo di ogni uomo autenticamente religioso se la parola di una grande
mistico trova una eco in uno di noi, non vi forse perch vi forse in noi un mistico che sonnecchia e che aspetta solo una
occasione per risvegliarsi?.
Anche il misticismo una presa di contatto con quello slancio vitale che permea la natura.

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LA FILOSOFIA TEDESCA DALLOTTOCENTO AL NOVECENTO


Il positivismo non lunica corrente filosofica della seconda met del XIX secolo: in Germania esso occupa un
posto molto limitato; c s una reazione ai grandi sistemi idealistici, ma la reazione si compie o in nome di un
ritorno a Kant o addirittura a un tipo di filosofia, come quella di Herbart, che si avvicina a quelle di Leibniz e
Wolff.

JOHANN FRIEDRICH HERBART (1776-1841)


Di poco pi giovane di Hegel, J.F. Herbart reag decisamente allidealismo e si scost notevolmente anche da
Kant.
Filosofia: per Herbart elaborazione di concetti, sottolineando cos che essa non intuizione, e in
particolare non quella intuizione intellettuale di cui parlavano Fichte e specialmente Schelling.
Ci sono diversi modi di elaborare concetti:
quello della logica, che mira a rendere i concetti chiari e distinti
quello della metafisica, che elimina i contrasti integrando i concetti La metafisica non ha altra missione se non
quella di rendere intelligibili i concetti che lesperienza le impone
quello dellestetica, che elabora i concetti che nascono da valutazioni immediate, approvazione o
disapprovazione; lestetica la scienza delle valutazioni, quindi comprende lestetica nel senso usuale, ma
anche la morale.
La filosofia non pu cominciare con il problema della conoscenza, bisogna cominciare dalla metafisica e,
inizialmente, lasciar da parte la questione se si conoscano le cose in s o solo i fenomeni. La filosofia deve
dunque cominciare col dubbio, con la scepsi, ma non pu fermarsi nel dubbio. Si pu si deve dubitare che le
cose siano come ci appaiono, ma da questo dubbio radicale si esce riflettendo che se nulla ci fosse, nulla
apparirebbe, dunque lo stesso apparire rimanda a un essere. Certo che noi non conosciamo lessenza
delle cose, se le cose fossero cos come appaiono sarebbero contraddittorie (es. concetto di materia come
estensione, cosa come soggetto di diverse qualit), e il contraddittorio impossibile, il principio di non
contraddizione ha valore assoluto.
Mutamento: aspetto della realt che pi mostra il contraddittorio del reale. Il mutamento infatti un
non-essere di ci che , un essere di ci che non . Per togliere la contraddizione dal mutamento si
sono tentate tre vie che per non riescono a superarla e danno luogo a un trilemma
o Prima via: meccanicismo, il mutamento dovuto a una causa eterna, ma il produrre leffetto da
parte della causa esterna un mutamento, e questo richiede unaltra causa, e cos allinfinito;
o Seconda via: spiega il mutamento con una causa interna, quella che vede il mutamento come il
risultato di unautodeterminazione, ossia di libert. Questa soluzione intendendo la libert come
autodeterminazione contraddittoria,
- sul piano teoretico sarebbe un voler di volere che implicherebbe un processo allinfinito
- sul piano morale perch la libert come autodeterminazione implicherebbe un agire
senza motivi
o Terza via: consiste nellaffermare che la realt il divenire, che il divenire originario. la via
seguita da Hegel. Tale tesi deriva secondo Herbart dallipostatizzazione dellastratto concetto del
divenire.
Come si pu spiegare dunque il mutamento?
La metafisica pu dirci solo che la ragione del divenire il puro essere, in questo sta la verit
delleleatismo: lessere semplice. Lessere in s immutabile e uno, nel senso che non diviso.
La metafisica il presupposto
della psicologia ha il compito di spiegare come lanima si rappresenti le cose e giovandosi della
filosofia della natura
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della filosofia della natura la cui finalit conduce allipotesi che il mondo proceda e sia retto da uno
spirito potente e da Dio (a differenza di Kant lesistenza di Dio non solo un postulato della ragion
pratica, ma anche un completamente del sapere teoretico)
Letica di Herbart non fondata sul dovere (come in Kant) ma sui giudizi di valore immediatamente evidenti.
I = per Herbart la libert non un originario potere di scegliere, ma laccordo fra il volere e la
valutazione, si liberi quando si vuole ci che si giudicato come bene libert interiore, il
fondamentale rapporto morale
II = rapporto fra il volere e il maggior bene d luogo allidea di perfezione
III = accordo col volere altrui, benevolenza
IV = diritto, che nasce per evitare la discordia fra gli uomini
V = sanzione
Limportanza data alla scienza nel sistema di Herbart procurarono alla sua filosofia una notevole influenza nella
seconda met del XIX secolo.

ADOLF TRENDELENBURG (1802-1872)


Laristotelismo di A. Trendelenburg tessuto sullordito della problematica logica-psicologica ed epistemologica
espressa dai massimi sistemi dellesperienza della seconda met del XIX secolo, accomunati dal rifiuto della
filosofia della natura di matrice idealistica e romantica, aperti alle nuove sollecitazioni del dato scientifico ed
impegnati nella ricerca di un nuovo modello di filosofia dellesperienza.
A sorreggere lintera ricerca di Trendelenburg lideale di un sapere unitario e rigorosamente fondato.
Geschichte der Kategorenlehre ravvisando una perfetta corrispondenza delle singole categorie alle parti
elementari del discorso, propone un filo conduttore grammaticale nella deduzione della tavola
aristotelica delle categorie
Ricerche logiche la tesi dellunit del sapere trapassa nellaffermazione dellidentit di logica e metafisica,
indicate complessivamente come philosophia prima (Hegel)
La tesi di identit logica e metafisica, fondata sullidentit di pensiero ed essere e sulla non contraddizione come
universale criterio di verit, guadagnata in polemica con la scuola di Herbart.
Nonostante la vicinanza al pensiero hegeliano, per quel che riguarda lidentit tra logica e metafisica,
Trendelenburg verr ad esprimere un rifiuto totale per la dialettica hegeliana:
mentre per Hegel il metodo dialettico perch dialettica la realt che esso riflette
per Trendelenburg il movimento non potr mai essere risolto nella dialettica del puro pensiero, la quale
resta pur sempre distinta dal movimento reale, n potr assorbire in s questultimo, colpendo cos gli
organi vitali della concezione dialettica
o la pretesa di rappresentare un sapere assoluto
o la funzione costruttiva della negazione Trendelenburg rimprovera Hegel per aver confuso
negazione logica e negazione reale, e di aver comunque presupposto ad ogni passo del sistema
loperato dellintuizione sensibile. La negazione dialettica pu essere di due tipi, puramente
logica, oppure reale.
Nel caso della negazione logica Trendelenburgsi chiede se essa possa condizionare in tale modo
il progresso del pensiero che ne nasca un nuovo concetto. Ci non pu avvenire perch la
negazione logica si radica soltanto nel pensiero.
Ammesso che la contraddizione di cui tratta la dialettica hegeliana sia quella indicata
dallopposizione reale e designata con il termine aristotelico di contrariet, chiaro che in questo
secondo caso, nel quale la figura successiva esprime ed afferma un contenuto diverso ed
autonomo rispetto al contenuto della tesi, il processo dialettico possibile. Ma da dove il
pensiero attinger questo nuovo contenuto? Evidentemente dallintuizione, solo lappello
allintuizione sensibile potr risultare decisivo quanto al valore della contraddizione e della
successiva conciliazione, ossia dellintero movimento dialettico, che non verr ad esprimere una
dialettica del puro pensiero.
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Questultimo aspetto della critica ad Hegel viene assunto, nelle Logische Untersuchungen con la distinzione di
categorie reali e categorie modali, ed il conseguente riconoscimento di un certo primato delloggetto della
metafisica rispetto a quello della logica.
Metodo genetico: sostituisce la dialettica hegeliana nelle Ricerche logiche, e a differenza di questa
mantiene ferma la distinzione tra movimento reale e ideale, rendendo possibile la fondazione di un
sapere inteso come conoscenza a priori verificabile nellesperienza, e non semplicemente
regolativo di questa. Dal movimento deducono le categorie reali, ossia si giustificano gli oggetti a priori
dellesperienza.
Oggettivamente considerati, gli enti empirici esprimono per una categoria che intellegibile anche dal punto di
vista del soggetto, questo il fine: movimento e fine rappresentano dunque le due supreme categorie dalle quali
possibile ampliare la nostra conoscenza, la cui finalit viene a realizzarsi nelluomo mediante volont.
Idea assoluta: fondamento di una possibile sintesi di idealismo e realismo.
Compito del Naturrecht sar poi quello di sviluppare la fondazione del diritto naturale sulla base di questa
concezione organica del mondo.

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ARTHUR SCHOPENHAUER
(1788-1860)
1. Cenni biografici
Figlio di un agiato commerciante, Arthur Schopenhauer, nato a Danzica nel 1788, avrebbe dovuto seguire la
medesima attivit del padre. Vi si dedic infatti per qualche anno, ma nel 1807 segu la sua vocazione allo studio
dei classici e in due anni si mise in condizione di iscriversi allUniversit di Gottinga, dove segu anche corsi di
fisica, chimica, astronomia. Per la filosofia ebbe come professione G.E. Schulze, lautore dellEnesidemo. Nel 1811
si trasfer a Berlino, dove ascolt senza entusiasmo le lezioni di Fichte. Si addottor nel 1813 a Jena con la
dissertazione Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente. Dimor dal 1814 al 1818 a Dresda, dove scrisse Il
mondo come volont e rappresentazione; lopera ebbe scarsa fortuna, come pure le lezioni che Schopenhauer tenne
come libero docente.
Schopenhauer cominci ad essere apprezzato solo dopo la pubblicazione dei Pererga e Paralipomena, nel 1851.
Nellultimo decennio della sua vita raggiunse quella fama che aveva cos ardentemente desiderato. Mor a
Francoforte, dove si era trasferito fin dal 1831, nel 1860.

2. Il mondo come rappresentazione


Fin da La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente5 Schopenhauer afferma la tesi con la quale inizier lopera
maggiore: il mondo la mia rappresentazione. Noi conosciamo solo le nostre rappresentazioni, oggetto ci che
rappresentato e fondato. Non un caso che Schopenhauer indichi proprio in Kant e Platone i suoi maestri, in
quanto i due filosofi hanno in comune la convinzione che il mondo di cui abbiamo esperienza apparenza, non
vera realt.
Rappresentazione: consiste nel rapporto necessario tra soggetto e oggetto, nessuno di questi due
termini, infatti, pu stare senza laltro
o il soggetto ci che non diventa mai oggetto della conoscenza propria o altrui
o loggetto ci che conosciuto dal soggetto, senza di esso il soggetto non conoscerebbe nulla (e
non ci sarebbe nemmeno il soggetto in quanto esso tale soltanto in quanto conosce).
Erroneamente il realismo (che Schopenhauer chiama anche materialismo) fa derivare il soggetto
dalloggetto, partendo da una realt esterna che informa di s la soggettivit. Ma altrettanto erroneamente
lidealismo risolve loggetto nel soggetto. N il soggetto pu prevalere sulloggetto n loggetto sul
soggetto: la conoscenza data dallunione di entrambi.
La tesi il mondo la mia rappresentazione non ha bisogno di essere dimostrata, perch evidente a chi rifletta,
anche se lontana dalle persuasioni delluomo comune. Luomo che riflette, il filosofo, si rende conto che
tutto ci che egli apprende nella sua coscienza. Il mondo da cui circondato esiste solo come rappresentazione, cio
solo in rapporto a un altro che se lo rappresenta: e questo altro lui stesso.
Sebbene Schopenhauer ponga a fondamento della sua dottrina della conoscenza la distinzione kantiana tra
fenomeno e noumeno, egli intende il primo come semplice parvenza (pur concordando con Kant che esso il
risultato delle forme a priori della conoscenza umana). Egli, infatti, lo paragona al velo Maya di cui parla la
filosofia indiana, in quanto copre la realt vera (la cosa in s). Se, dunque, per Kant il fenomeno il punto di
arrivo della conoscenza umana, per Schopenhauer invece essere deve essere travalicato per giungere al noumeno.
Alla concezione realistica Schopenhauer oppone il suo idealismo. Si resta tuttavia disorientati quando si
legge che le rappresentazioni sono risultato dellattivit dei sensi, dal sistema nervoso, del cervello. Il contrasto
risolto con laffermazione che il materialismo una spiegazione di ordine fisico, mentre lidealismo una
teoria metafisica. Il che vuol dire: nel mondo fenomenico le cose procedono come dicono i materialisti, ma la
materia non la realt vera, non la cosa in s.
5 In questa prima opera, una dissertazione pubblicata nel 1813, pronunciata per la tesi di laurea in filosofia che
Schopenhauer consegu a Jena in quello stesso anno, il filosofo tedesco sostiene che la causalit rappresenta il principio di
ragion sufficiente per il quale si pu comprendere come il mondo dei fenomeni sia caratterizzato da quel totale
determinismo materialistico che sar alla base del successivo sviluppo del suo pensiero. Tutto infatti determinato secondo
quattro diverse necessit: logica, fisica, matematica, morale.

37

La-priori
Anche per Schopenhauer la filosofia prende le mosse dallanalisi delle forme a priori della conoscenza, sebbene
esse vengano intese un po diversamente
per Kant le forme a priori sono le condizioni in base a cui il soggetto pu conoscere un oggetto
per Schopenhauer le forme a priori sono le conseguenze della rappresentazione: esse sono
contenute in quel fatto assolutamente primo che lindissolubile rapporto tra soggetto e oggetto.
Le forme a priori sono tre:
1) lo spazio e 2) il tempo (corrispondono alle intuizioni pure di Kant) fungono da principio di
individuazione della materia
3) la causalit (a cui si riducono le dodici categorie kantiane) costituisce lessenza della materia,
infatti, noi non possiamo percepire le cose nello spazio o nel tempo se non in quanto esse agiscono
le une sulle altre, in questo senso la rappresentazione della realt non altro che la rappresentazione
della causalit nello spazio e nel tempo.
Schopenhauer in omaggio a Kant continua a chiamare spazio e tempo sensibilit, sebbene nel suo sistema il
termine sia improprio, la sensibilit presuppone gi la materia da cui provengono le sensazioni, nella sua
concezione invece la materia nasce soltanto allinterno della rappresentazione. La forma a priori della causalit
coincide invece con lintelletto, inteso in modo assai diverso da Kant, non infatti facolt del giudizio, in quanto
la causalit non altro che la rappresentazione immediata della realt come attivit.
Tramite gli apriori della spazio, del tempo e della causalit la realt viene colta intuitivamente. In questo modo
sensibilit e intelletto convergono in ununica conoscenza immediata.
Se le rappresentazioni proprie della sensibilit e dellintelletto hanno carattere immediato, quelle della ragione
sono invece mediate. Essa congiunge pi rappresentazioni in ununica rappresentazione, cio giudica.
Poich i concetti sono esprimibili soltanto attraverso parole, la ragione anche la facolt del linguaggio.
Ragione e linguaggio distinguono gli uomini dagli altri esseri viventi, mentre lintelletto appartiene anche agli altri
animali.

3. La volont
Come si detto per Schopenhauer il mondo della rappresentazione un velo illusorio che nasconde la vera
realt. Ma come si pu attingere la cosa in s che soggiace al mondo fenomenico? Non attraverso la
conoscenza intellettiva e razionale, la quale legata al fenomeno. Se luomo non fosse altro che soggetto
sottostante alle forme a priori del conoscere, non sarebbe mai possibile pervenire al noumeno, ma non cos:
luomo anche un essere corporeo. Ora il corpo ha una duplice valenza:
1) da un lato esso soltanto un oggetto tra gli oggetti, in questo senso non sfugge alle leggi della
rappresentazione e si ricade nel fenomenico
2) dallaltro il corpo espressione di volont, in questo senso la sede di una forza irriducibile alla
rappresentazione.
Attraverso lesperienza corporea luomo pu pertanto penetrare al di l del mondo della rappresentazione e
pervenire alla cosa in s, al fondamento noumenico che sta alla base di goni manifestazione fenomenica della
realt. La cosa in s che sta a fondamento delle rappresentazioni dunque volont.
I caratteri fondamentali di questa volont noumenica sono due
la volont una e non sottost al principio di individuazione
la volont irrazionale, si presenta come unaspirazione senza fine e senza scopo, un tendere che non
conduce a nessun ordine e a nessuna acquisizione definitiva una forza cieca e inconscia, pura
volont di vivere.
La volont non per solo delluomo: tutto ci che esiste in quanto esiste volont. Essa si esprime nella
tendenza dei viventi a conservarsi e riprodursi.
Se da un lato il mondo rappresentazione (o fenomeno), dallaltro esso loggettivazione della volont. La
volont infinita, infatti, si oggettiva -cio si realizza- in una serie progressiva di gradi.
38

Al livello pi basso vi sono le forze della natura: gravita, impenetrabilit, solidit, fluidit, elettricit,
magnetismo, propriet chimiche ecc. Queste forze -al contrario di come le considera la scienza- sono
forze metafisiche che agiscono indipendentemente dalla legge di causalit.
o Al livello intermedio vi sono le diverse specie, con tutte le caratteristiche e tutte le forme di impulso
vitale che sono a esse proprie.
o Al livello pi alto vi la volont che si realizza nei singoli individui umani: ciascuno di essi appare
fornito di uno specifico volere che si esprime come volont razionale.
Tra il mondo fenomenico costituito da una pluralit di individui e la cosa in s vi sono altre oggettivazioni della
volont indipendenti dagli apriori, queste sono le idee, le quali al pari di quelle platoniche costituiscono i modelli
universali a cui si conforma la realt, sebbene nellottica di Schopenhauer non siano ancora la realt vera, cio la
volont infinita.
o

La concezione della cosa in s come volont conduce a un radicale pessimismo: poich la volont irrazionale
ci che noi consideriamo ordine e armonia soltanto illusione.
Alla base della realt non vi altro che unaspirazione senza scopo che conduce a una eterna e inconsulta
tensione, a un bisogno che non pu mai trovare un soddisfacimento duraturo. La volont privazione e
quindi dolore e sofferenza. Quando loggetto della volont conseguito la soddisfazione non che
momentanea e si traduce subito in noia. Cos lesistenza una penosa altalena tra due mali: la privazione e la
noia.

4. Le vie della liberazione dalla volont


Loggettivazione della volont nel mondo fenomenico principio di sofferenza e di dolore. La liberazione da
questi mali deve necessariamente passare attraverso la negazione del mondo fenomenico. Occorre pertanto
attingere una forma di conoscenza che non obbedisca pi al principio di individuazione e che quindi, si sottragga
alle forme a priori dello spazio, del tempo e della causalit. Schopenhauer individua tre forme di conoscenza
non fenomenica a cui corrispondono tre gradi di liberazione dai mali della volont.
a) Larte. La prima forma di conoscenza non fenomenica data dallarte, che per Schopenhauer conoscenza
delle idee. Nellesperienza artistica il soggetto riesce a svincolare loggetto dalle condizioni spaziali,
temporali e causali che lo individualizzano e a contemplarlo come una specie universale, come
unessenza. Anche le idee sono rappresentazioni, ma in esse lelemento rappresentativo si riduce al fatto
primario e universale del necessario rapporto tra soggetto e oggetto.
Fra le arti la musica occupa il posto pi alto: lidea stessa del mondo, esprime cio nel linguaggio pi
universale lessenza del mondo, che la volont; esprimendola, la oggettiva, aiuta a distaccarsi da essa.
b) La morale. Una pi duratura liberazione dai mali della volont pu derivare dalla morale, la quale
rappresenta la naturale continuazione dellattivit artistica. La virt nasce sempre da una forma di
conoscenza, attraverso di essa luomo giunge a comprendere la necessit di negare il proprio spontaneo
consenso allimpulso della volont di vivere. Ci avviene attraverso una estensione, dal piano conoscitivo a
quello pratico, della sospensione del principio di individuazione (gi realizzata nella contemplazione
artistica), in modo da eliminare ogni conflittualit fra gli individui. Questo obbiettivo viene conseguito in due
tempi
o dapprima attraverso il diritto, che fa si che il soggetto non leda la volont altrui
o poi attraverso la compassione, che permette di assumere un atteggiamento caritatevole verso gli
altri.
c) Lascesi. Un pi alto grado del processo di liberazione dai mali della vita richiede una negazione della
volont di vivere in s stessa. A questo scopo finalizzata lascesi, intesa come mortificazione dei bisogni
della vita sensibile. Lideale a cui ogni procedura ascetica deve tendere la completa negazione della
volont ovvero laffermazione della nolont (noluntas), la non-volont. Lesito finale del processo di
negazione di volont il nulla, che esprime la completa negazione della volont di vivere, la quale reca con s
anche la negazione del mondo come oggettivazione di questa volont.
39

NB Quello di Schopenhauer un misticismo ateo, che rifiuta il mondo per giungere alla pura negativit. Infatti,
la sola speranza che luomo ha di raggiungere il nulla data dalla morte.
Come si detto la fama giunse tardi a Schopenhauer, ma si estese anche oltre il mondo filosofico, anzi
specialmente oltre, in particolar modo fra gli artisti, fra i quali va ricordato Wagner.

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IL RITORNO A KANT
Il ritorno a Kant, proclamato alla met del secolo XIX, fu un ritorno specialmente al Kant della Critica della ragion
pura, in particolare dellEstetica e dellAnalitica trascendentale, e indic un prevalere dei problemi gnoseologici su
quelli metafisici.
- Hermann HELMHOLTZ (1821-1894), fisiologo di professione, vedeva in Kant una filosofia aperta alla
scienza.
- Friedrich Albert LANGE (1828-1875) interpret lapriori come la nostra organizzazione psichica e trov
nella filosofia kantiana una teoria che permetteva di superare il materialismo senza sfociare in concezioni
metafisiche e senza trascurare i risultati delle scienze.
- J.F. FRIES (1773-1843) diede uninterpretazione psicologia o antropologia allapriori kantiano.

La scuola di Marburgo: JERMANN COHEN (1842-1918)


Nettamente opposta allinterpretazione psicologica dellapriori la filosofia della cos detta scuola di Marburgo,
che ha come capostipite H. Cohen. Nella concezione positivistica:
loggettivo il fatto, la sensazione, laposteriori
lapriori sinonimo di soggettivo e di arbitrario
secondo Cohen invece lapriori il fondamento delloggettivit della scienza. La scienza moderna non si
infatti costituita come un accumularsi di fatti osservati, ma con lunificazione dei fatti sotto leggi, ipotesi, teorie.
Ipotesi, teoria: lapriori, la conoscenza pura
Compito della filosofia lindagine di questi elementi puri della conoscenza scientifica; la critica di Kant
innanzitutto critica del sistema, dei metodi, dei principi di Newton. La Critica kantiana non unindagine della
facolt conoscitiva, ma una metodologia della scienza.
Per questo viene respinta ogni interpretazione psicologica della logica. Concepire la filosofia come metodologia
della scienza significa difendere il carattere scientifico della filosofia. Il ritorno a Kant una condizione
perch la filosofia abbia carattere scientifico.
Anche Kant va interpretato, va continuato e superato.
Spazio e tempo diventano categorie
La cosa in s viene eliminata, non c una cosa in s distinta dal pensiero, ma lessere lessere del
pensiero.
Lattivit del pensiero non intuitiva, ma produttiva; la logica che scienza del pensiero, scienza
dellorigine, del nascere della cosa, e perci si identifica con la metafisica.
Lessere trovato passando per il nulla. Cohen vedeva nel calcolo infinitesimale lespressione del sorgere
dellessere dal pensiero, perch il calcolo infinitesimale fa vedere come sorga una grandezza da un punto,
fa vedere quasi come si crei lessere.
Cohen ha concepito la filosofia come metodologia della scienza, ma si interessato prevalentemente delle
scienza matematiche e naturali. Letica ha per oggetto il dover essere. La religione fondata sul sentimento, una
volta spogliata dallelemento mitico, si identifica con la morale.

PAUL NATORP (1854-1924)


Paul Natorp non solo convinto degli stretti rapporti tra filosofia e scienza, ma afferma che la filosofia sia
filosofia della scienza. Rispetto a Cohen egli allarga il concetto di scientificit, nella sua visione la filosofia, pur
essendo teoria della scienza, non trascura nessun aspetto della vita umana. Daltronde solo come teoria della
scienza la filosofia pu avere proprio carattere e una propria autonomia: sulle cose la filosofia non pu dirci
nulla, poich le cose sono inesauribili e sono dominio delle scienze particolari.
Oggetto filosofia: il conosciuto, ossia leterno processo nel quale lessere che il pensiero pone come
oggetto riceve la sua concreta determinazione.

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Non si pu infatti conoscere il conoscere perch il conoscere consiste nellavere presente un oggetto, nellessere
correlato di un oggetto. la mia conoscenza (per es. ludire) c in quanto c per me un contenuto (il suono); lesserci del suono
per me: ecco la mia conoscenza del suono
Non cogliamo la coscienza come un fluire nel tempo; n il soggetto ci dato come attivit, come azione:
cogliamo solo successioni e mutamenti di contenuti. Tuttavia c qualcosa di vero nella distinzione
tradizionale fra soggettivo e oggettivo: quello che chiamiamo soggettivo non altro che loggettivo imperfetto
oggetto lelemento necessario e universale, la legge alla quale si possono ricondurre i nostri fatti di
coscienza;
soggetto il contenuto di coscienza ancora indeterminato.
Al limite del soggettivo sta il puro dato vissuto, ineffabile, inesprimibile.
Lunit di soggetto-oggetto un processo sintetizzante che fa sorgere loggetto dalla funzione del pensiero.
La conoscenza originariamente sintesi; lanalisi serve solo come controllo delle sintesi gi operate. Se fosse
vera la concezione aristotelica, la scienza come arricchimento di conoscenza non sarebbe possibile; la si spiega,
invece, se la conoscenza sintesi, progressiva determinazione delloggetto. Si parte da una x, da un indeterminato
e lo si arricchisce determinandolo sempre meglio.
Loggetto non dunque il punto di partenza, ma il punto di arrivo della conoscenza; piuttosto che obiectum
proiectum, ci che il pensiero proietta determinando sempre meglio il reale. Loggetto sempre in fieri,
compito infinito.
Nellidea come compito infinito gi implicito il concetto di sollen, dover essere. Il dover essere determinato
dalla sua immanente direzione, direzione senza fine, senza un Dio legislatore. La logica del dover essere letica:
lattivit morale retta solo dalla pura forma della legge, che la pura forma del logico; da queste seguono
caratteristiche importanti come la coerenza, lunit.

ERNST CASSIRER (1874-1945)


Cassirer viene dalla scuola di Marburgo, ma ha una apertura alle scienze dello spirito molto pi ampia di quella
dei suoi predecessori. La sua prima opera sistematica Substanbegriff und Funktionsbegriff del 1910 ancora orientata
alle scienze naturali, ma pi avanti le sue vaste e profonde ricerche di storia della filosofia lo condussero a
considerare anche altre forme di attivit spirituale. La Filosofia delle forme simboliche tratta infatti del linguaggio, del
pensiero mitico e della conoscenza. Anche nelle opere sistematiche lo svolgimento teoretico ha sempre nello
sfondo la storia della filosofia.
Una convinzione resta costante in Cassirer: studiare la struttura del pensiero significa studiare la struttura
stessa del reale, perch il reale si identifica con la sua manifestazione. E questo risulta dallanalisi stessa del
pensiero.
Kant: credeva ancora alla distinzione tra forma e contenuto del pensiero e riteneva che la logica
formale di Aristotele fosse una dottrina definitiva; ma le cose non stanno cos: anche la logica
progredisce.
La logica Aristotelica riflette la metafisica di Aristotele: la concezione di un mondo di cose, di sostanze, dalle
quali bisogna astrarre i caratteri comuni per coglierne lessenza, che data dalla forma. Linfecondit dei pretesi
concetti ottenuti per astrazione port ad una riforma della logica e per conseguenza della dottrina della
realt. Le scienze progredirono matematizzandosi, e nella matematica il concetto fondamentale non quello di
sostanza, ma quello di legge, di funzione, di relazione. I concetti matematici non si ottengono per astrazione dalle
cose, ma sono costruiti dal pensiero stesso, perci sono irreali eppure hanno oggettivit.
Lo studio delle forme irrazionali o pre-razionali di conoscenza allarga la sfera di interessi di Cassirer, ma
non modifica la sua teoria della conoscenza. Nel linguaggio come nellarte e nel mito, ci troviamo di fronte a
contenuti sensibili che non portatori di un significato spirituale universale. Natura del simbolo. Un contenuto
sensibile pu essere portatore di un significato universale in quanto la funzione fondamentale dello stesso
significare gi presente e operante prima ancora che venga posto il singolo simbolo. Luniversalit del
significato consiste poi nel suo essere collegato, messo in relazione, con altri contenuti presenti nella conoscenza.
Simbolo: singolare universalizzato.
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La conoscenza sempre e solo conoscenza mediata attraverso simboli, segni. Polemizzando con altre correnti di
pensiero (Mach, Bergson) Cassirer afferma che non si va oltre il simbolo, quando si crede di aver squarciato il
velo, ci si trova in un momento inferiore al simbolo, in un puro sentire.
La realt in s, la realt trascendente non esiste, perch la realt consiste nel suo manifestarsi, e tanto pi alta la
realt quanto pi perfetta la manifestazione (eco hegeliana).

HEINRICH RICKERT (1863-1935)


Rickert con Windelband, del quale fu discepolo, il maggiore rappresentante di quella corrente che, dalle sedi
universitarie dalle quali si diffuse fu detta scuola del Baden.
Nella prefazione alla Allgemeine Grundlegung der Philosophie, Rickert ci dice qualcosa della sua formazione filosofica.
Prima di approfondire lo studio della storia della filosofia era arrivato a un radicale relativismo. Fu Windelband
ad aprigli gli occhi sui notevoli guadagni del criticismo kantiano per la scienza. A differenza per dei neokantiani
di Marburgo non vede opposizione ma continuit tra Kant ed Hegel.
Per Rickert la filosofia deve essere scienza: sapere per sapere, teoria pura. Essa si costituisce cercando di pensare,
ossia di determinare concettualmente ci che vissuto.
Tutto: oggetto della filosofia, lessere nella sua totalit. Il concetto pi ampio, capace di abbracciare
il tutto, quello di qualche cosa, di ente.
Non si pu per rimanere eternamente in questo concetto, bisogna determinare
a) a quali condizioni c il qualche cosa (forma). La forma lunit, lidentit con se stesso. Ma una cosa non
pu essere identica con se stessa se non distinguendosi da altro. Questo il principio delleterotesi (
Hegel, laltro qualcosa di positivo, di dato oltre luno). Non si pu dedurre dialetticamente tutta la ricchezza
della realt, ma bisogna che essa sia data nellesperienza. Alla scienza e alla filosofia spetta poi di ordinare
questo molteplice in concetti.
b) fin dove esso si estenda (contenuto). Il tutto deve abbracciare oggetto e soggetto. La riduzione del tutto a
oggetto la posizione del realismo ingenuo, la riduzione del tutto a soggetto, il soggettivismo. Per
conciliare le esigenze delloggettivismo e del soggettivismo bisogna rinunciare a concepire la realt sotto una
sola forma, ammettendo un pluralismo ontologico.
- Reale tutto ci che occupa spazio e tempo
- Irreale tutto ci che ha valore, ci il cui essere consiste nel valere
Il valore si incarna in un reale, in un bene, ma va distinto sia dalloggetto reale nel quale si incarna, sia
dallatto con il quale lo riconosciamo:
- si distingue dallente reale nel fatto che, mentre la negazione di un reale termina al nulla, la negazione
di un valore termina ad un valore negativo.
Ci sono valori che valgono solo per determinati soggetti (es. piacere), altri che valgono indipendentemente
dal soggetto (es. verit). Valori teoretici e ateoretici.
Dopo aver messo in luce il valore si pu risolvere il conflitto tra oggettivismo e soggettivismo:
loggettivismo il corretto atteggiamento di fronte al reale
il soggettivismo il corretto atteggiamenti di fronte al valore.
Il soggetto non un reale, ma la pura forma di ogni oggetto che sia presente come conosciuto (quindi vero),
buono, bello ecc. Cos Rickert interpreta anche lio trascendentale di Kant, poich lio trascendentale il
principio delle categorie, ossia delle regole, delle norme, del valore.

WILHELM DILTHEY (1833-1911)


Figlio di un dotto pastore protestante, Dilthey fu indirizzato allo studio della teologia, che segu nelle Universit
di Heidelberg e di Berlino. Fu professore prima a Basilea, poi in varie Universit tedesche e infine a Berlino. Tutti
i suoi scritti presentano un carattere di frammentariet, che rivela un tratto della personalit di Dilthey come
pensatore.
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La filosofia di Dilthey ha come punto fisso la convinzione che solo la storia possa dirci cosa sia luomo. Per
questo egli si pone il problema di una teoria della conoscenza storica, conoscenza di realt spirituali. Di qui la
necessit di capire cosa siano le scienza dello spirito, di quelle che si dicono scienze morali. La sua maggiore
opera teoretica infatti lIntroduzione alle scienze dello spirito del 1883.
Dilthey accetta di Kant la tesi che la nostra conoscenza limitata al mondo dellesperienza, ma rifiuta quella della
soggettivit del tempo, perch senza tempo non c storia, anzi non c vita.
Spirito: si distingue e caratterizza dalla natura proprio per la temporalit, e per il suo potere di essere
immediatamente dato, vissuto. I fatti naturali sono colti dallesterno, mentre i fatti spirituali sono colti in
se stessi e vissuti.
LErlebnis , esperienza vissuta, costituisce il centro generatore delle scienze dello spirito. La scientificit della
filosofia esige che si vada oltre limmediatezza dellErlebnis, o meglio che si analizzi ci che implica.
La psicologia necessaria per farci conoscere che cosa luomo come soggetto spirituale, luomo che oggetto e
soggetto della storia. Ma per conoscere luomo cos considerato non basta la psicologia degli psicologi. Occorre
un altro tipo di psicologia, e Dilthey ne traccia i caratteri nel saggio Idee per una psicologia descrittiva e analitica (1894) .
Compare qui la distinzione fra spiegare e comprendere:
spiegare applicare la categoria della causalit
comprendere cercare di rivivere un fatto di coscienza
Nellesperienza interiore dato prima il tutto, e solo dopo si pu scomporre questo tutto in elementi, il nesso
dato. Ma una psicologia ci vuole: anche la critica della conoscenza ha bisogno della psicologia, ma non della
psicologia modellata sulle scienze naturali. Per elaborare una simile psicologia occorre studiare le opere
delluomo, e luomo che opera nella storia non solo lindividuo, ma luomo che vive in rapporto con gli altri,
nella societ. Per poter cogliere i tratti comuni delluomo, bisogna esprimere il dato vissuto, che per Dilthey
assolutamente certo.
Problema: tracciare il concetto che Dilthey ha di filosofia. La difficolt nasce dallantinomia che c tra
il concetto di filosofia come visione del mondo che aspira a una validit universale e quello di storicit
della filosofia.
La filosofia ha in comune con larte e la religione il carattere di universalit. Dallaltra parte la filosofia vive nella
storia. Dilthey sembra risolvere le difficolt negando la possibilit della filosofia come metafisica e risolvendo la
filosofia nella riflessione sulla filosofia. In sostanza la filosofia ricondotta alla storia della filosofia.

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F. W. NIETZSCHE
(1844-1900)
La vita
Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rcken, il 15 ottobre 1844 da Karl Ludwig, pastore protestante. A 12 anni
cominci a scrivere poesie e comporre musica. Dopo aver frequentato la scuola di Pforta, nota per i suoi rigidi
sistemi educativi, nel 1864 venne immatricolato come studente di teologia a Bonn, per trasferirsi un anno pi
tardi a Lipsia dove segue le lezioni di Ritschl, uno dei maggiori studiosi tedeschi di filologia.
Nel 1865 lesse Il mondo come volont e rappresentazione di Schopenhauer e ne rimase conquistato. A soli 24 anni
ottenne la cattedra di lingua e letteratura greca a Basilea. L entr in rapporto con il teologo Franz Overbeck e
Richard Wagner.
1872 pubblic il suo primo libro, La nascita della tragedia, che incontra lostilit dei pi importanti filologi. Venne
difeso da Wagner e Rohde e progett Il libro del filosofo. Nel 1873 scrisse La filosofia nellepoca tragica dei Greci e Su
verit e menzogna nel senso extramorale, che rimarranno entrambi inediti. Tra il 1873 e il 1876 uscirono le Quattro
considerazioni inattuali. Nel frattempo andava affievolandosi il legame con Wagner, poich Nietzsche era portato a
vedere in lui lestremo rappresentante del romanticismo e a scorgere laffermarsi di uno spirito di rassegnazione e
rinuncia.
Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi di cui esce la prima parte nel 1878 segn il suo distacco definitivo da
Wagner e Schopenhauer. Fu in questo periodo che la sua salute diventa sempre pi cagionevole. Nel 1876
dovette interrompere linsegnamento a Basilea per poi rinunciare definitivamente alla cattedra nel 1879. La sua
vita diventer quella di un malato inquieto e nervoso: Nietzsche viveva in solitudine tra la Svizzera, lItalia e la
Francia. Nel 1880 usc la seconda parte di Umano, troppo umano, che comprende le due appendici Opinioni e sentenze
diverse (1879) e Il viandante e la sua ombra (1880).
Nel 1882 a casa Meysenburg conobbe una giovane russa di 21 anni, Lou Andreas Salom, in questa donna
credeva di aver trovato una discepola e compagna, ma lei rifiut di sposarlo e gli preferisce Paul Re. Il filosofo si
sent abbandonato e tradito.
Nel 1883 entr in contrasto con la sorella a causa del fidanzamento di questa con il wagneriano antisemita B.
Frster. Sempre quellanno pubblic le prima due parti di Cos parl Zarathustra, a cui seguir la terza nel 1884. Fu
questo un periodo di grande euforia psichica e di massacrante lavoro intellettuale per il filosofo che pubblic
- Al di l del bene e del male. Preludio di una filosofia dellavvenire (1886)
- Genealogia della morale. Uno scritto polemico (1887)
- Il caso Wagner (1888)
- Crepuscolo degli idoli. Ovvero come si filosofa col martello (1888)
- Lanticristo. Maledizione del cristianesimo (1888)
- Ecce homo. Come si diventa ci che si (1888)
- Nietzsche incontra Wagner (1888)
Nietzsche si stabil a Torino, dove cominci a dare i primi segni di squilibrio mentale, ai primi del 1889 fu vittima
di un crollo psichico.
Alla morte della madre venne preso in custodia dalla sorella che, dopo il suicidio del marito aveva creato un
archivio a Weimar con il proposito di gestire leredit letteraria del fratello. Intanto la fama di Nietzsche cresceva,
proprio quando il filosofo non poteva pi rendersene conto. Morir il 25 agosto del 1900 a Weimar.
Filosofia e malattia: il punto di vista tradizionale e quello odierno
Per lungo tempo la malattia di Nietzsche ha rappresentato un argomento di cui si servita certa critica per
screditare il suo pensiero.
Lalternativa consisteva solamente nellinterpretare la sua filosofia come effetto della sua malattia o la sua
malattia come risultato della sua filosofia. La malattia veniva considerata secondo due prospettive:
- come un elemento negativo: da mettere in relazione con il suo pensiero in base al pregiudizio positivistico
secondo cui una filo dovuta a una mente malata sarebbe per ci stesso malata
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come un elemento integrante e costitutivo del suo pensiero, visto come espressione, sia pure geniale, di una
mente disturbata.
In seguito la situazione cambiata, la malattia ha cessato di essere vista come una componente intellettualmente
negativa, ma stata concepita come una condizione creativa. Questa inoltre era anche la convinzione di
Nietzsche colui che soffre fortemente vede dalla sua condizione, con una terribile freddezza le cose al di fuori6. Inoltre un
fatto universalmente ammesso che la filosofia di Nietzsche vada considerata oggettivamente per quello che dice.
diventato perci uno pseudoproblema il tentativo di distinguere fra i nuclei di pensiero condizionati dalla follia e
nuclei indipendenti da essa.
Nazificazione e denazificazione: le opposte leggende su Nietzsche
Il nome di Nietzsche stato associato per lungo tempo alla cultura nazifascista. Questa lettura, che ha trovato la
sua espressione emblematica nel libro di Bumler Nietzsche, il filosofo e la politica stata agevolata dallattivit della
sorella Elisabeth che ha contribuito a diffondere limmagine del fratello come teorico e propugnatore di una
palingenesi reazionaria dellumanit.
Certo, nel processo di nazificazione, Elisabeth ha le sue responsabilit, esemplificate dal noto episodio della
visita di Hitler allarchivio di Nietzsche, ma attribuire alla sorella la totale responsabilit della nazificazione di
Nietzsche risulta eccessivo.
Come risulta eccessiva la pretesa di attribuire a Nietzsche la paternit dellideologia nazionalsocialista, anche se
bisogna ammettere che nei testi editi e inediti si trovano spunti antidemocratici atti a favorire per lo meno una
lettura reazionaria e di destra.
Le interpretazioni nazifasciste da cui avevano gi preso le distanze sin dagli anni trenta autori come Heidegger,
Jaspers e Lwith, sono state radicalmente contestate nel dopoguerra, nel corso di un vistoso processo di
denazificazione.
Anzi negli ultimi decenni alla figura di Nietzsche nazista subentrata la figura di un Nietzsche progressista.
In questi ultimi anni la situazione cambiata: con il venir meno delle leggende opposte, ha cominciato a
affermarsi un punto di vista che non intende misconoscerne le componenti reazionarie.

Caratteristiche del pensiero e della scrittura di Nietzsche


Il pensiero di Nietzsche risulta caratterizzato da una radicale messa in discussione della civilt e della filosofia
delloccidente, che si traduce in una distruzione delle certezze del passato.
I miei scritti sono stati chiamati una scuola di sospetto ancor pi di disprezzo.7
Questopera di demolizione polemica del passato non si risolve in un semplice rifiuto delle teorie ma mette a
capo un nuovo tipo di umanit: il superuomo o loltreuomo. Da ci il carattere propositivo. A questo si
aggiunge anche la ricerca di nuove modalit espressive di nuove forme di comunicazione filosofica:
Nietzsche un poligrafo, come mostrano i suoi scritti
- quelli giovanili, che sono ancora legati alla forma accademica del saggio e del trattato
- a partire da Umano troppo umano , saranno caratterizzati dalla forma breve e dalluso dellaforisma, che esige
sempre uninterpretazione.
Cos parl Zarathustra si ispira alla scrittura in versetti propria dei vangeli, segue il modello della poesia in
prosa e dellannuncio profetico, ricco di simboli, allegorie e parabole.
Attributo comune di questi diversi stili un tono personale e coinvolgente che testimonia lesistenzialit del
filosofare nietzscheano: In tutte le opere che ho scritto, io ho messo dentro anima e corpo: non so che cosa siano problemi
puramente intellettuali.
Il pensiero di Nietzsche programmaticamente asistematico, dietro il sistema egli scorge una forma specifica
di volont di potenza, cio un desiderio di impadronirsi della totalit del reale, desiderio che egli, scriba del caos,

6
7

cifr. Aurora
cifr. Umano, troppo umano

46

denuncia come illusorio. Inoltre, la predilezione per gli orizzonti aperti lo porta a contestare la forma chiusa del
sistema.
qualcosa di puerile, o addirittura una specie di impostura, quando oggi un pensatore propone una totalit d conoscenze, un
sistema; siamo troppo accorti, per non portare dentro di noi il dubbio pi radicale sulla possibilit di una tale totalit. 8
Le opere di Nietzsche vengono convenzionalmente suddivise in quattro fasi:
gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano: La nascita della tragedia (1872), le quattro
Considerazioni inattuali (1873-76) e alcuni inediti, fra cui La filosofia nellepoca tragica dei Greci (1873) e Su verit
e menzogna in senso extramorale (1873);
gli scritti intermedi del periodo illuministico o genealogico: Umano troppo umano (1878-80), Aurora (1881),
La gaia scienza (1882), Idilli di Messina (1882);
gli scritti del meriggio o di Zarathustra: Cos parl Zarathustra e i relativi frammenti postumi;
gli scritti del tramonto o degli ultimi anni: Al di l del bene e del male (1886), Genealogia della morale (1887), Il
caso Wagner, Crepuscolo degli idoli, Lanticristo, Ecce homo, Nietzsche contro Wagner, Tentativo di autocritica (1886)9

IL PERIODO GIOVANILE
Tragedia e filosofia
La nascita della tragedia unopera nella quale coesistono, filologia, filosofia, estetica e teoria della cultura.
Lispirazione dominante comunque di tipo filosofico. Daltra parte Nietzsche non si era mai identificato con la
filologia accademica: fin dalla prolusione del 1869 su Omero e la filologia classica egli mostrava di intendere la
filologia in unottica che si potrebbe dire filosofica,
Motivo centrale: distinzione tra apollineo e dionisiaco che per il filosofo sono i due impulsi di base
dello spirito e dellarte greca
- lapollineo, che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al
divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica
- il dionisiaco scaturisce dalla forza vitale e partecipazione al divenire, si esprime nellesaltazione
creatrice della musica e della poesia lirica.
Nietzsche insiste sul carattere originariamente dionisiaco della sensibilit greca, portata a scorgere ovunque
il dramma della vita e della morte. Lapollineo nasce solo sul terreno di una visione dionisiaca dellesistenza, nel
tentativo di sublimare il caos nella forma. Infatti:
in un primo tempo, nella Grecia presocratica, impulso apollineo e impulso dionisiaco convivono
separati e opposti;
poi, nellet della tragedia attica (Sofocle ed Eschilo) apollineo e dionisiaco si armonizzano tra di loro
dando origine a opere sublimi che riuniscono sia la rappresentazione del mondo, sia il furore orgiastico
del dionisiaco.
Per quanto riguarda lorigine della tragedia, Nietzsche riprende lidea secondo cui essa sarebbe nata dal coro
tragico, dal coro dei seguaci di Dioniso, mascherati da capri, ma dandone una nuova interpretazione: il dramma
tragico diviene tale quando Dioniso rappresentato tramite una serie di immagini che trasformano in un mondo
di ideale compiutezza e bellezza il vissuto di sofferenza delleroe.
Nellarte successiva avviene un processo di decadenza che porta al prevalere lapollineo, esso si
concretizza nella tragedia di Euripide (che trasforma il mito tragico in un susseguirsi realistico di
avvenimenti razionalmente concatenati) e attinge la sua espressione paradigmatica nellinsegnamento di
Socrate, il filosofo con il quale si compie luccisione delle profondit istintuali della vita.
Decadenza tragedia = spia rivelatrice decadenza civilt occidentale, essa simboleggiata
dallopposizione fra spirito dionisiaco e spirito socratico, cio fra uomo tragico, portato a dir s alla
vita, e uomo teoretico, portato a violentare la vita con la sferza dei suoi sillogismi.
8
9

cifr. Frammenti postumi, Le verit provvisorie


cifr. La nascita della tragedia

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Nella Nascita della tragedia i concetti base dellapollineo e dionisiaco non hanno un significato univoco:
1) sono i due impulsi di fondo dellanima e dellarte greca
2) sono due stadi fisiologici che corrispondono al sogno e allebbrezza, dal sogno nasce larte apollinea,
dallebbrezza nasce larte dionisiaca della danza e del canto corale
3) rimandano al dualismo schopenhaueriano fra rappresentazione e volont, ossia fra la superficie
illusoria del fenomeno e la realt noumenica
4) designano due forme di conoscenza, luna superficie e illusoria, laltra profonda e veritiera
5) indicano le due forze polari della vita, cio i due principi metafisici che governano il mondo.
Pur essendo in collegamento Nietzsche non li pone sullo stesso piano, conferendo una manifesta preminenza e
una pi radicale originariet al dionisiaco.
La celebrazione nietzscheana dello spirito tragico e dionisiaco coincide con una forma di celebrazione della vita
che tende a porsi al di l del pessimismo e dellottimismo. Da ci il problema dei rapporti tra Nietzsche e
Schopenhauer.
Nietzsche
deriva da Schopehuer la tesi del carattere doloroso e raccapricciante dellessere,
ma rifiuta la tematica dellascesi, contrapponendogli un atteggiamento di entusiastica accettazione
dellessere nella globalit dei suoi aspetti.
Due sono quindi gli atteggiamenti possibili di fronte alla vita:
- rinuncia e fuga, quindi ci che mette a capo lascetismo, la morale cristiana
- accettazione della vita cos com da cui deriva lesaltazione della vita e il superamento delluomo.
Dioniso il dio dellebbrezza e della gioia, il dio che canta, ride e danza, lincarnazione di tutte le
passioni che dicono S alla vita e al mondo; per questo Nietzsche dichiara di esserne il discepolo.
Se, quindi, il mondo una sorta di gioco estetico e tragico, ne segue che solo larte riesce a comprendere
veramente il mondo. Da ci la natura metafisica dellarte e la sua funzione di organo della filosofia.
Questesaltazione della tragedia, che si accompagna a una concezione della civilt come processo di decadenza
dovuto al progressivo imporsi dello spirito antitragico di tipo socratico-platonico, sfocia nellideale di una
rinascita della cultura tragica incentrata sullarte, in particolare sulla musica, di cui Nietzsche scorge
unincarnazione in Wagner.

Le Considerazioni inattuali: storia e vita


Fra il 1873 e il 1876 Nietzsche scrive le quattro Considerazioni inattuali, in cui lauspicata rinascita della cultura
tragica si traduce in unopera critica della cultura contemporanea.
I. David strauss, luomo di fede e lo scrittore (1873). La prima inattuale attacca il vecchio teologo Strauss, il cui
libro appare agli occhi di Nietzsche inficiato da uno svergognato ottimismo filisteo.
II. Sullutilit e il danno della storia per la vita (1874). Nietzsche si schiera contro lo storicismo e lo storiografismo:
leccesso di storia indebolisce la potenzialit creatrici delluomo. Oltre che soffrire di una coscienza
epigonale lindividuo del XIX secolo appare restio ad impegnarsi per ci che sa essere caduco e passeggero.
In balia del passato luomo risulta incapace di creare qualcosa di nuovo nel presente.
Oblio: fattore indispensabile alla vita, senza una certa dose di dimenticanza non c felicit (rimando
Canto notturno di un pastore errante dellAsia di Leopardi) n possibilit alcune di agire efficacemente nel
presente.
La storia non per solo danno, essa, infatti, pu essere utile nella misura in cui sta al servizio della vita (la
storia per la vita e non la vita per la storia). La vita rappresenta quindi lottica con la quale rapportarsi alla
storia e instaurare un rapporto proficuo con il passato.
La storia appartiene al vivente sotto tre rapporti, cui corrispondono tre tipi di storia:
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1. in quanto attivo e ha aspirazioni storia monumentale quella di chi guarda al passato per
cercarvi modelli e maestri, diviene negativa nel momento in cui tende a mitizzare e abbellire il passato
cancellandone alcune zone, oppure quando stimola il coraggioso alla temerariet e lentusiasta al
fanatismo;
2. in quanto preserva e venera storia antiquaria quella di chi guarda al passato con fedelt e amore,
dannosa se degenera in una cieca furia collezionistica;
3. in quanto soffre e ha bisogno di liberazione storia critica quella di chi guarda al passato con come
a un peso di cui liberarsi per poter vivere, reca danno se porta alla presunzione di poter recidere il
passato con il coltello.
Ognuno di questi tre generi di storia, osserva Nietzsche, nel suo diritto se rimane nel suo ambito, in caso
contrario genera solo atteggiamenti unilaterali e malsani.
III. Schopenhauer come educatore (1874). Esalta il filosofo di Danzica per il suo anticonformismo intellettuale e per il
suo amore della verit.
IV. Richard Wagner a Bayreuth (1876). Nella quarta inattuale il grande musicista continua a fungere da redentore
della cultura e da incarnazione del senso tragico. Caratterizza questo scritto e quello precedente la
celebrazione del Genio come prototipo inattuale di umanit superiore.

IL PERIODO ILLUMINISTICO
Il metodo genealogico e la filosofia del mattino
Umano troppo umano segna linizio di un nuovo periodo del filosofare di Nietzsche, che coincide con lavvento
della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dallesplicito ripudio dei maestri di un tempo. Questo
mutamento mette capo
allabbandono della metafisica da artista, larte viene considerata come il residuo di una cultura di stampo
mitico,
al privilegiamento dellottica della scienza rispetto a quella dellarte e della metafisica, il redentore della
cultura non pi lartista, ma il filosofo educato agli ideali della scienza.
Nietzsche diventa cos illuminista perch impegnato in unopera di critica della cultura attraverso la scienza.
Scienza: un metodo di pensiero in grado di emancipare gli uomini dagli errori che gravano sulle loro
menti, che viene identificato con un procedimento critico di tipo storico e genealogico.
- Critico perch eleva il sospetto a regola di indagine
- Storico o genealogico poich ritiene che non esistano realt statiche o immutabili, ma che
ogni cosa sia lesito di un processo sempre da ricostruire.
Questo metodo assume la forma concreta di una chimica delle idee e dei sentimenti, impegnata a fa
scaturire un atteggiamento dal suo opposto (la verit dalla menzogna, laltruismo dallegoismo ecc.) e a
mettere a nudo le matrici umane dei valori sovraumani.
I concetti in cui si incarna la filosofia illuministica sono
lo spirito libero, che si identifica in colui che grazie alla scienza riesce a emanciparsi dalle tenebre del
passato, inaugurando cos una filosofia del mattino basata sulla concezione della vita come strutturale
transitoriet. Per questo la figura che meglio lo identifica il viandante (non un viaggiatore retto a
una meta finale: perch questa non esiste, perci non potr legare il suo cuore troppo saldamente ad
alcuna cosa particolare).
la filosofia del mattino, in questa fase illuministica la tendenza critica e demistificatrice del filosofare di
Nietzsche si afferma apertamente e assume la forma si una programmatica messa in discussione delle
certezze consolidate, cos che egli appaia il grande smascheratore di tutte le illusioni. Fra gli errori
dellumanit e le maschere della civilt europea Nietzsche colloca soprattutto la morale e la metafisica.

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La morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche


Gi nella seconda fase del suo pensiero Nietzsche svolge compiutamente la critica alla metafisica, che trova la sua
espressione pi caratteristica nella teoria della morte di Dio, annunciata nella Gaia scienza. Per comprendere
cosa il filosofo intenda con la sua celeberrima formula bisogna tenere presente che per lui Dio sostanzialmente:
1) il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dellessere al di l dellessere, in un altro
mondo, contrapposto a questo. Connesso a ci la convinzione di Nietzsche secondo cui Dio e
loltremondo abbiano storicamente rappresentato una fuga dalla vita. In Dio dichiarata inimicizia alla vita, alla
natura, alla volont di vivere! Dio, la formula di ogni calunnia dellaldiqua, di ogni menzogna dellaldil.10
2) la personificazione delle certezze ultime dellumanit, cio tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate
attraverso i millenni per dare un senso e un ordine rassicurante alla vita. Limmagine di un cosmo ordinato e
benefico soltanto una costruzione della nostra mente ai fini di sopportare la durezza dellesistenza. Di
fronte a una realt che risulta contraddittoria e disarmonica, per poter sopravvivere gli uomini hanno dovuto
convincere se stessi e i loro figli che il mondo qualcosa di logico, benefico e provvidenziale, da ci il
proliferare di metafisiche e religioni.
Davanti allo sguardo disincantato dei filosofo, le metafisiche e le religioni si sono definitivamente palesate
per quello che sono: decorazioni della realt e bugie di sopravvivenza. La coscienza di vivere in un mondo
sdivinizzato cos radicata in Niezsche da spingerlo a ritenere superflua ogni ulteriore contro dimostrazione
della non esistenza di Dio. Un tempo si cercava di dimostrare che Dio non esiste, -oggi si mostra come ha potuto avere origine la
fede nellesistenza di un Dio.11 Di conseguenza a Nietzsche premono ormai lannuncio della morte di Dio e la
riflessione sulle conseguenze prodotte da questo fatto.
In uno dei passi pi significativi de La gaia scienza Nietzsche drammatizza il messaggio della morte di dio con il
racconto delluomo folle. Come il platonico mito della caverna, anche questo passo contiene una ricca
simbologia filosofica:
- luomo folle = il filosofo profeta
- le risa ironiche degli uomini del mercato = lateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell800
- la difficolt di bere il mare, di strusciare lorizzonte, di sciogliere la terra al sole = allusione al carattere
arduo e sovraumano delluccisione di dio
- il precipitare nello spazio vuoto = il senso di vertigine e smarrimento che seguono allo svanire dei punti
di riferimento assoluti
- la necessita di divenire dei noi stessi per apparire degni della grandezza dellazione pi grande =
richiamo al fatto che per reggere la morte di Dio luomo deve farsi superuomo
- il giungere troppo presto = la coscienza che la morte di Dio non si ancora concretizzata in un fatto di
massa
- le chiese come sepolcri di Dio = allusione alla crisi moderna delle religioni considerate come residui del
passato.
La morte di Dio costituisce s un trauma, ma solo in relazione a un uomo non ancora superuomo: essa
coincide con latto di nascita del superuomo.
Tale annuncio sconvolgente non in Nietzsche una semplice constatazione storica: lateismo nella sua
visione una sorta di istinto filosofico. Lasciare in piedi anche la pi vaga ipotesi sulla possibilit di Dio
significa minare alla base del discorso nietzscheano, che si erge programmaticamente a partire dagli effetti della
morte di Dio e di ogni suo ipotetico surrogato (in Cos parl Zarathustra lasino un sostituto idolatrico di Dio e
allude alle varie forme dellateismo positivista del XIX secolo).

10
11

cifr. Lanticristo
cifr. Aurora

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Coincidendo con il venir meno delle certezze metafisiche, la morte di Dio corrisponde al tramonto definitivo
del platonismo, la metafisica per eccellenza, stato Platone a calunniare filosoficamente questo mondo e a
inventare lidea di un mondo contrapposto, che ha finito per rivelarsi come una favola. Ci storicamente
avvenuto in un processo che in Crepuscolo degli idoli Nietzsche scandisce in sei tappe:
1. con Platone e la filosofia greca si ritiene che il mondo vero sia attingibile dai saggi
2. con il cristianesimo: il mondo vero viene promesso ai saggi e virtuosi
3. in un terzo momento il mondo vero, ritenuto indimostrabile, viene ridotto a un obbligo e a un postulato
morale (Kant)
4. avviene poi il canto del gallo del positivismo, che rappresenta il primo risveglio della ragione
antimetafisica
5. in un quinto momento il mondo vero si rivela unidea inutile e superflua, il trionfo di tutti gli spiriti
liberi
6. e infine, con lannuncio di Zarathustra si ha leliminazione del mondo vero dellaldil e del mondo
apparente dellaldiqua, ovvero la definitiva sconfitta di ogni prospettiva metafisico-dualistica che faccia
del nostro mondo una copia negativa di un altro mondo.
In Aurora Nietzsche presenta la fine del mondo vero in termini di autosoppressione della morale, intendendo
dire che proprio in omaggio ai valori morali e cristiani della veracit e dellonest che noi abbiamo finito per
sbarazzarci delle idee morali e metafisiche di matrice platonico-cristiana.

IL PERIODO DI ZARATHUSTRA
La filosofia del meriggio
Cos parl Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno (1883-85) apre la terza e decisiva fase del filosofare di
Nietzsche, che comincia l dove si era conclusa la filosofia del mattino, ossia con la consapevolezza che con
leliminazione del mondo vero tolto di mezzo anche il mondo apparente, cio ogni scissione
dualistica con la realt. Dopo la morte di Dio si aprono due possibilit:
lultimo uomo
il superuomo.
Oltre a segnare linizio di un nuovo periodo del pensiero nietzscheano, lopera segna unautentica rivoluzione
stilistica: infatti scritta come una sorta di poema in prosa.
Perch Nierzsche ha eletto la figura arcaica di Zarathustra a portavoce delle proprie idee? La questione
dibattuta. Certo che in un passo di Ecce homo Zarathustra viene interpretato secondo il modello
dellautosoppressione della morale, ossia come colui che, essendo stato il primo ad aver tradotto la
morale in termini metafisici, sarebbe stato anche il primo a accorgersi dellerrore della morale.
Dal punto di vista concettuale i temi sono sostanzialmente tre: i superuomo, la volont di potenza (che torner
nellultima fase del pensiero di Nietzsche), leterno ritorno.
Il superuomo In linea generale il superuomo un concetto filosofico di cui si serve Nietzsche per esprimere il
progetto di un tipo di uomo qualificato da una serie di caratteristiche che coincidono con i temi di fondo del
suo pensiero.
Il superuomo colui che in grado
di accettare la dimensione tragica e dionisiaca della vita
di dire S alla vita,
di reggere la morte di Dio e la perdita delle certezze assolute,
di far propria la prospettiva delleterno ritorno,
di emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, di porsi come volont di potenza,
di procedere oltre il nichilismo.
51

In quanto tale il superuomo non pu che stagliarsi sullorizzonte del futuro.


Lbermensch pi che indicare un uomo potenziato (es. lestata dannunziano o luomo superlativo) piuttosto
un uomo oltre luomo, cio un uomo che si colloca al di l di ogni antropologico dato, capace di creare nuovi
valori e di rapportarsi in modo inedito alla realt.
Poich poi luomo terra ed nato per vivere sulla terra, ne deriva che luomo sostanzialmente corpo:
lanima insussistente. Questa rivendicazione della natura terrestre del superuomo fa tuttuno con laccettazione
totale della vita che propria dello spirito dionisiaco. La terra cessa di essere il deserto in cui luomo in esilio
per trasformarsi nella sua dimora gioiosa e il corpo non pi la prigione o tomba dellanima ma diventa il
concreto modo di essere delluomo nel mondo.
Nietzsche descrive la genesi del superuomo, essa avviene attraverso tre metamorfosi: Tre metamorfosi io vi nomino
dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone franciullo.
o Cammello: rappresenta luomo che porta i pesi della tradizione e che si piega di fronte a Dio e alla
morale, allinsegna del tu devi.
o Leone: rappresenta luomo che si libera dai fardelli metafisici e etici allinsegna dellio voglio, ancora
una libert negativa, non ancora libert di.
o Fanciullo: rappresenta loltreuomo, cio quella creatura non risentita di stampo dionisiaco che, nella sua
innocenza ludica sa dire di si alla vita e inventare se stessa al di l del bene e del male a guisa di spirito
libero.
Il superomismo del filosofo di Rken presenta espliciti connotati antidemocratici e reazionari, la liberazione che
Nietzsche auspica non qualcosa che riguarda tutta lumanit, ma soltanto una parte di essa, ovvero
unlite di individui superiori che non si limita a erigersi al di sopra delle masse, ma che ha addirittura bisogno
della schiavit della masse come della sua base e condizione. Il superuomo non rimanda a un possibile modo di
essere di tutti, ma a un possibile modo di essere di pochi (ovviamente tutto questo non si traduce in un progetto
politico definito, ma rimane a livello prettamente filosofico).
Leterno ritorno La teoria delleterno ritorno delluguale, ovvero della ripetizione eterna di tutte le vicende del
mondo, il pensiero pi profondo della filosofia nietzscheana. La prima formulazione la troviamo nellaforisma
341 de La gaia scienza:
il peso pi grande, se un giorno o una notte un demone strisciasse furtivo nella pi solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: questa
vita come tu ora la vivi e lhai vissuta, dovrai riviverla ancora innumerevoli volte, e in essa non ci sar mai nulla di nuovo, ogni
piccola cosa della tua vita dovr fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione, VUOI tu questo ancora una volta e
innumerevoli volte?
Sin da questo passo, il pensiero delleterno ritorno tende a palesare il suo carattere selettivo:
mentre luomo, di fronte alla prospettiva delleterno ritorno reagisce con il terrore e il senso di peso
il superuomo accetta con gioia entusiastica leterna sanzione dellessere
La formulazione pi eloquente della teoria delleterno ritorno la troviamo in Cos parl Zarathustra nel discorso La
visione e lenigma: Zarathustra narra di una salita su un sentiero di montagna, durante il quale egli, con il nano che
lo segue si trova di fronte a una porta su cui scritta la parola attimo (= il presente) e dinanzi al quale si uniscono
due sentieri, il primo porta allindietro (passato) e laltro porta in avanti (futuro). Allora chiede al nano se le due
vie non sono destinate a contraddirsi in eterno, alla risposta del nano che allude alla circolarit del tempo,
Zaratustra espone un abbozzo di teoria delleterno ritorno.
A questo punto la scena cambia ed come se si entrasse in una visione (pastore che morde la testa al serpente) la
quale allude al fatto che luomo (il pastore) pu trasformarsi in creatura superiore e ridente (superuomo) solo a
patto di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero delleterno ritorno ( serpente come emblema del circolo) ,
mediante una decisione coraggiosa nei suoi confronti ( = il morso alla testa del serpente).
Tutto va, tutto torna indietro, eternamente ruota la ruota dellessere.12

12

cifr. Cos parl Zarathustra

52

Nietzsche torna a una concezione precrstiana della temporalit, non pi rettilinea ma ciclica. Collocarsi
nellottica delleterno ritorno vuol dire rifiutare la concezione lineare del tempo come catena di movimenti,
ognuno dei quali ha senso solo in funzione degli altri. Una dottrina della temporalit di questo tipo ha come
presupposto la mancanza di felicit esistenziale, poich nessun momento vissuto, per essa, ha davvero in se
stesso una pienezza autosufficiente di significato. Viceversa, credere nelleterno ritorno significa ritenere che
il senso dellessere non stia fuori dellessere, in un oltre irraggiungibile e frustrante, ma nellessere
stesso.
Il tipo di uomo capace di decidere leterno ritorno non pu essere lindividuo occidentale caratterizzato dal
risentimento, ma solo un superuomo in grado di vivere la vita come gioco creativo.

LULTIMO NIETZSCHE
Nelle opere dellultimo periodo, finita la parte costruttiva del suo pensiero, Nietzsche entra in una serrata
polemica contro il suo tempo, e con il filosofare con il martello13 si propone di distruggere le credenze
dominanti per far posto allavvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla creazione del superuomo. I temi che
ritroviamo sono la volont di potenza, nichilismo, prospettivismo.

Il crepuscolo degli idoli etico-religiosi e la trasvalutazione dei valori


Il tema dellaccettazione della vita porta il filosofo a polemizzare aspramente contro la morale e il
cristianesimo.
La morale sempre stata considerata come un fatto evidente che si autoimpone allindividuo. In ogni scienza
della morale esistita fino a oggi non mai stato posto il problema stesso della morale: mancato il sospetto
che ci potesse essere qualcosa di problematico.
Primo passo nei confronti della morale: mettere in discussione la morale stessa. In vista di ci Nietzsche
intraprende unanalisi genealogica al fine di scoprirne leffettiva genesi psicologica.
In questo viaggio guidato da una convinzione dove voi vedete cose ideali io vedo cose umane, ahi troppo umane14.
Nietzsche ritiene, infatti, che i pretesi valori trascendenti della morale e la morale stessa siano un
proiezione di determinate tendenze umane da svelare.
- La voce della coscienza non altro che la presenza in noi delle autorit sociali
- La moralit listinto del gregge nel singolo e i valori etici sono il risultato di determinate prospettive di
utilit per il mantenimento e il rafforzamento delle forme di dominio umano.
Due sono i momenti di snodo che segnano levoluzione della morale:
1. Morale dei signori, si realizza nel mondo classico, la morale era espressione di unaristocrazia ed era
improntata ai valori vitali (forza, salute, fierezza, gioia),
2. Morale degli schiavi si afferma con il cristianesimo e si definisce a partire dai valori antivitali
(disinteresse, abnegazione, sacrificio).
Come si spiega che ad un certo punto lumanit occidentale abbia imboccato la strada della malattia e della
decadenza? Ci avvenuto perch la morale dei signori, originariamente comprende in s non solo
letica dei guerrieri ma anche quella dei sacerdoti.
Guerriero si rispecchia nelle virt del corpo
Sacerdote tende a perseguire le virt dello spirito, il che lo induce a provare un certo
risentimento verso i guerrieri -poich la natura irresistibile-, ma non potendo dominare su di essi,
la casta sacerdotale cerca di affermare se stessa elaborando una tavola di valori antitetica a quella
dei cavalieri che antepone al corpo lo spirito (Nietzsche vede soprattutto negli ebrei un popolo
sacerdotale).
La morale sacerdotale quando riceve la partecipazione delle masse, si trasforma in una vera e propria potenza
e d origine al cristianesimo, che, avendo inibito gli impulsi primari dellesistenza, ha prodotto un tipo di

13
14

Ricondurre a spiegazioni non teoretiche fenomeni umani che erano spiegati teoreticamente.
cifr. Ecce homo

53

uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza. Il cristiano per
questo un uomo autotormentato.
Oltre alla genealogia della morale, Nietzsche propone una genealogia della teologia e della filosofia. Luomo
una realt in perenne divenire, da qui la sua continua ricerca di garanzie. Per questo egli interpreta la realt in
modo da poter viere meglio. Dallipostatizzazione delle interpretazioni derivano le teorie. Rendere la vita
ordinata lobbiettivo delluomo come tale. Specchio di questa ontologia la grammatica (per questo lo
Zarathustra scritto in forma poetica!).
Da ci la necessit di una trasvalutazione di tutti i valori. La mia verit tremenda, perch fino a oggi si chiamava
verit la menzogna. Trasvalutazione di tutti i valori: questa la mia formula per latto con cui lumanit prende la decisione
suprema su se stessa, un atto che in me diventato carne e genio15.
Trasvalutazione: non va intesa come semplice rifiuto dei valori antivitali a favore di quelli vitali, ma come
un modo nuovo di rapportarsi ai valori che non vengono pi intesi alla luce di verit metafisiche, ma
come libere proiezione delluomo nella sua antiascetica volont di potenza. Per questo il filosofo si
configura come un legislatore costruttore di storia.

La volont di potenza
Nietzsche identifica la volont di potenza con lintima essenza dellessere, ovvero con il carattere
fondamentale di ci che esiste: la vita stessa. La molla fondamentale della vita non sono gli impulsi auto
conservativi o la ricerca del piacere ma la spinta allautoaffermazione. Essa trova la sua espressione pi alta nel
superuomo perch la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di s. La vita autopotenziamento e
autocreazione, cio libera produzione di s.
Se lessenza della vita il potenziamento della vita, e se tale potenziamento si identifica con la creazione
che la vita fa di se stessa, ne segue che larte intesa nel senso ampio di forza creatrice, non soltanto una
forma della vita, ma la sua forma. Lartista perci la prima visibile forma di oltreuomo.
NB Ridimensionamento critica alla dimensione artistica della fase illuministica.
La volont di potenza ai suoi livelli pi alti si configura coma la forza con cui nel corso della storia gli
uomini progettano e instaurano valutazioni e interpretazioni. Da questo punto di vista, la volont di
potenza trova il proprio culmine nellaccettazione e istituzione delleterno ritorno, ovvero nellatto in cui il
superuomo si libera del peso del passato e redime il tempo. Zarathustra afferma il carattere creativo e redentore
della volont rispetto al tempo, proprio grazie alla volont di potenza che il macigno del cos fu si scioglie nel
cos volli che fosse.
Questa tematica contiene anche le valenze ben pi crude della sopraffazione e dominio:
La vita essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto estraneo e pi debole 16
Primo principio: nessun riguardo per il numero, la massa, i poveri e gli infelici, mi importano i primi e pi riusciti esemplari.17
Non si pu fa re a meno di notare come in questa teoria ci siano aspetti antidemocratici e antiegualitari.

Il problema del nichilismo e del suo superamento


Nietzsche intende per nichilismo
in una prima accezione, la volont del nulla, ovvero un atteggiamento di fuga e di disgusto nei
confronti del mondo concreto;

15

cifr. Ecce homo


cifr. Al di l del bene e del male
17 cifr. Frammenti postumi
16

54

in una seconda accezione la situazione delluomo contemporaneo che, non credendo pi nei valori
supremi e in uno scopo metafisico delle cose, finisce per avvertire di fronte allessere, lo sgomento del
vuoto e del nulla.
Perch Nietzsche pur avendo attraversato il nichilismo si senta ormai sopra e dopo di esso?
Alla domanda cos il nichilismo Nietzsche risponde che manca il fine. Ma per quale motivo a un certo
punto della storia luomo sostiene che non c un fine e che tutto niente? Questo da collegarsi al fatto che
luomo in virt delle dottrine metafisiche, si immaginato dei fini assoluti e in seguito ha scoperto che non
esistono, cos piombato nellangoscia nichilista. Quanto pi luomo stato illuso, tanto pi rimasto deluso.
Il nichilismo come stato psicologico subentra quando abbiamo cercato un senso nellaccadere, e in esso
non c. Sta venendo il tempo dove dovremo pagare di essere stati cristiano per due millenni.

Nietzsche pur essendo nichilista radicale, lo in modo da superare il nichilismo stesso. Infatti il nichilismo gli
appare solo uno stadio intermedio, ovvero un No alla vita che prepara il grande Si a essa attraverso
lesercizio della volont di potenza.
Da qui la distinzione tra:
nichilismo incompleto: in cui i vecchi valori vengono distrutti, ma i nuovi che vengono introdotti
hanno la medesima fisionomia (nazionalismo, storicismo, naturalismo)
nichilismo completo: quello vero e proprio e pu essere segno
o di debolezza, in questo caso si ha il nichilismo passivo dove ci si limita a prendere atto del
declino dei valori e a crogiolarsi nel nulla
o di forza, che porta al nichilismo attivo che si esercita come forza violenta di distruzione.
Il nichilismo estremo o estatico raggiunge la sua completezza quando fungendo da premessa per il superamento
del nichilismo stesso e per lesercizio della volont di potenza, passa dal momento distruttivo a quello costruttivo,
ovvero quando si rende conto che il senso, non essendo dato, deve essere umanamente inventato. DARE UN
SENSO, questo compito resta da assolvere, posto che nessun senso vi sia gi.
In conclusione: dal punto di vista di Nitzsche, progettare di vivere senza certezze metafisiche non significa
distruggere ogni senso o norma, ma responsabilizzare luomo a porsi come fonte di valori e significati.

Al di l delloggetto e del soggetto: il prospettivismo e il superuomo ermeneutico


La sconfessione della pretesa di cogliere le cose in se stesse e la tendenza a ridurre ogni conoscenza a
uninterpretazione condizionata da qualche interesse prendono la forma nellultimo Nietzsche di un radicale
prospettivismo. Con questo termine egli intende la teoria secondo cui non esistono cose o fatti ma sono
interpretazioni circostanziate di cose o di fatti.
Ne segue che il mondo non ha un senso ma innumerevoli sensi, esso interpretabile in modi diversi.
Tale prospettivismo non da confondersi con una forma di idealismo che alla base di tutto ponga lio. Anche il
soggetto risulta una costruzione interpretativa: il soggetto non niente di dato, solo qualcosa di aggiunto con
limmaginazione, qualcosa di appiccicato dopo.
Alla base di ogni interpretazione stanno bisogni e interessi collegati allistinto di conservazione e alla
volont di potenza Sono i nostri bisogni che interpretano il mondo. La conoscenza e la logica sono invenzioni per
porre sotto controllo il caos multiforme dellesperienza quotidiana. La stessa idea dellio o del soggetto come
sostanza solo una finzione. Le cosiddette verit sono soltanto illusioni di cui si dimenticata la natura
illusoria e il linguaggio solo un esercito di metafore.
Il radicale prospettivismo di Nietzsche stato attaccato da taluni critici che lo hanno accusato di mettere capo a
un paradosso autoreferenziale:
prospettivismo = tesi P. Se P vera e se ogni concezione in effetti uninterpretazione, questa conclusione si
applicherebbe a P stessa, quindi anche P si rivelerebbe a sua volta come uninterpretazione , quindi P sembra
aver confutato se stessa.
55

Del resto non possibile negare la verit, ogni verit e allo stesso tempo proclamare con entusiasmo profetico la
propria verit.
comunque un fatto che per il filosofo tedesco dire che non esiste una verit in s non significa dire che
tutte le interpretazioni siano equivalenti e che di fronte allo scontro fra le diverse volont di potenza,
portatrici ognuna di una determinata prospettiva sul mondo, non vi siano criteri di scelta.
In realt il filosofo tende a individuare criteri di scelta nella salute e nella forza, cio in definitiva, nella vita stessa
che rimane per Nietzsche istanza suprema e principio filosofico fondamentale. Poich la vita si
concretizza in una molteplicit di interpretazioni, il rifiuto del monismo e laccettazione del pluralismo
ermeneutico diventa una manifestazione di salute: Lunit (il monismo) un bisogno dellinerzia, la pluralit
dellinterpretazione un segno di forza.
La salute a cui allude Nietzsche il modo dessere globale del superuomo come colui che sa vivere senza certezze
o fedi assurde.

RILIEVI CRITICI
La critica si a lungo domandata quale fosse lintento di Nietzsche, due sono le interpretazioni principali.
a. Interpretazione forte Quella di chi ritiene che il filosofo tedesco volesse proporre una nuova morale, in cui
vi sia il dominio dei forti e in cui gli istinti siano posti al vertice. Fu linterpretazione che si afferm in prima
battuta.
b. Interpretazione debole Quella di chi ritiene che il vero intento del filosofo di Rcken fosse quello di
proporre un al di l del bene e del male. Sebbene la proposta sia debole, questa prospettiva ha un
risultato forte: la dissoluzione della vecchia metafisica e lavvento di una nuova epoca.
Uninteressante rilievo quello offerto da Scheler, il quale mostra come il modello di Nietzsche possa essere
usato in maniera duplice. Il meccanismo del risentimento, infatti, pu essere applicato anche al contrario, come
reazione alla difficolt di assumere valori ascetici, quindi:
- si pu ridurre lascetismo a vitalismo
- si pu ridurre il vitalismo ad ascetismo
Questo perch il metodo del risentimento non dice quali valori siano da assumere, Nietzsche a supporre
(ontologicamente) che i valori fondamentali siano quelli vitali!
Il vitalismo dunque lo strumento per dissolvere lo spiritualismo, ma questa resta una delle interpretazioni
possibili, non detto che sia il punto di arrivo. Se non propongo una verit non posso dire che un altro sistema
sia falso, solo limitarmi a fare uninterpretazione.

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LA FILOSOFIA ITALIANA
NELLA PRIMA META DEL SECOLO XX
Gli hegeliani dellOttocento
Nei primi trenta anni del Novecento la filosofia dominante in Italia stata lidealismo neohegeliano, nelle due
forme crociana e gentiliana.
Hegel trov seguaci soprattutto a Napoli e la sua eredit aliment i moti di pensiero nelle rivoluzioni del 48 fino
ad arrivare ai primi movimenti socialisti. LItalia del primo Novecento si misurava cos con due grandi pensatori:
Hegel e Marx. In particolare Hegel dei patrioti napoletani e Marx di Labiola. Fra gli hegeliani ricordiamo
Francesco de Sanctis e Bertrando Spaventa, rispettivamente gli ideali maestri di Benedetto Croce e Giovanni
Gentile.

ANTONIO LABRIOLA (1843-1904)


un altro studioso che Croce riconobbe come maestro, anche se non ne segu in toto le idee. Labriola fu per un
certo periodo herbartiano e ci caratterizz anche il suo successivo accostarsi a Marx. Di Herbart18, accetta la
negazione della libert come originario potere di scelta e laffermazione di un determinismo psicologico. La
coscienza morale per esempio intesa dal pensatore come un fatto empirico, un riassunto della formazione etica
di ciascun individuo. In questa formazione etica iene ad assumere sempre pi importanza la societ e Labriola
approda infine al materialismo storico.
Diversamente da altri socialisti italiani che accostavano alla loro politica concezioni positivistiche, Labriola si
ispira direttamente agli scritti di Marx ed Engels, indagando in modo specifico lelaborazione materialistica
della storia appunto.
La differenza fondamentale di quello che il nostro autore chiama comunismo critico dalle altre concezioni
socialiste e rivoluzionarie sta nellaver considerato la trasformazione della societ capitalistica in societ
comunistica (attraverso labolizione della propriet privata) come un processo necessario. In riferimento al
Manifesto Labriola afferma che la novit sta nellaver inteso il comunismo in relazione ad una nuova
concezione della storia (materialismo storico), per questa concezione il comunismo cessa di essere speranza e
aspirazione e diventa la soluzione necessaria delle lotte di classe. Dopo aver affermato che a fondamento dei
fatti storicista la struttura elementare della societ e che lo studio di tale struttura leconomia, Labriola avverte
che si tratta innanzitutto di concepire storicamente leconomia e di spiegare il resto delle mutazioni storiche come
mutazioni delleconomia stessa.

BENEDETTO CROCE
(1867-1952)
Vita e opere
Benedetto Croce nacque nel 1886 a Pescasseroli in Abruzzo, ma comp studi liceali a Napoli. Dopo aver perso i
genitori in un terremoto, enne accolto in casa dello zio a Roma, dove frequent, senza poi laurearsi, i corsi di
giurisprudenza e segu le lezioni di filosofia morale di Antonio Labriola. Tornato a Napoli si dedic agli studi di
storia letteraria e politica.
1901: Estetica come scienza dellespressione e linguistica generale
1903: fond la rivista La Critica, alla quale collabor fino al 1923 Giovanni Gentile
18

Herbart, Johann Friedrich (Oldenburg 1776 - Gottinga 1841), filosofo e pedagogista tedesco. Il pensiero di Herbart si
contraddistingue come una decisa affermazione del 'realismo', vale a dire della dottrina che sostiene l'indipendenza della
realt dall'io e dagli atti di conoscenza dell'io.

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Nel 1910 fu nominato senatore e tra il 1920-21 Ministro dellIstruzione Pubblica. Nel 1925 assunse un
atteggiamento di opposizione al fascismo e fu presidente del Partito Liberale dopo la caduta dello stesso.
Nel 1947 fond a Napoli lIstituto Nazionale di studi storici.

La filosofia dello spirito


Per Croce la filosofia metodologia della storia, ossia chiarimento dei concetti necessari per condurre una ricerca
storica (dove il termine storia va inteso in senso generale, non solo come storia politica ma anche come storia
dellarte, della cultura in genere). Espone sistematicamente i principi di questa metodologia nella su Filosofia dello
spirito, che comprende:
Estetica
Logica
Filosofia della pratica
o Economia
o Etica
La filosofia si risolve dunque tutta nella filosofia dello spirito.
Possiamo a questo punto confrontare Croce con il sistema hegeliano e notiamo che:
scomparsa la filosofia della natura
la logica, che nel sistema hegeliano costituisce la prima parte della filosofia ed anteriore alla filosofia
della natura e dello spirito, diventata una sezione della filosofia dello spirito cos come era intesa da
Hegel la logica era una ontologia e si identificava con la metafisica; ora Croce non ha alcun interesse
metafisico: i veri problemi sono solo quelli che si riferiscono a realt concrete, a una determinata
sfera della realt. La sola sfera del reale che interessi Croce il mondo della cultura (il mondo dello
spirito).
TEORIA DEI DISTINTI: Il mondo della cultura costituito da forme specificatamente diverse e tentare di
identificare queste attivit, di ridurle sotto un medesimo concetto, sarebbe un peccare di misticismo,
dimenticare ci la concreta variet del mondo in cerca di ununit che dovrebbe costituirne la profonda essenza,
mentre questa essenza immanente le cose stesse e sta nella loro specificit.
Possiamo dunque dire che:
ci che vivo della dialettica hegeliana la concezione dialettica che intende la realt un processo al quale
necessario il momento della negazione
ci che morto della dialettica hegeliana il tentativo di sintetizzare i distinti, di far trapassare luno nellaltro
momenti specificatamente distinti dellaattivit umana: larte nella religione e questa nella filosofia.
Nel divenire dello spirito si sintetizzano gli opposti (per esempio bello e brutto, per cui il bello non
ci sarebbe senza il brutto) e non i distinti (per esempio bello e vero).
I distinti sono come le parti di un unico organismo, che lo spirito, e come un organismo non potrebbe essere
senza le membra cos lo spirito non se non nelle sue distinte forme. I distinti sono in numero finito: il loro
numero offerto dalla storia, dai tipi fondamentali di attivit spirituale che si riscontrano nella storia.
Distinti
arte
scienza
attivit economica
attivit morale

Oggetti propri
bello
vero
utile
buono

Fra questi quattro momenti dellattivit spirituale c non solo unit organica ma anche circolarit: luno
presuppone laltro.

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ESTETICA (1901): primo momento dellattivit dello spirito, larte


Larte intuizione-espressione, la capacit di dar voce alle intuizioni.
Lintuizione conoscenza dellindividuale, una conoscenza che ha una sua autonomia e che non ha bisogno per
esistere di essere illuminata dai concetti, ossia da una conoscenza universale.
Alcuni errori e obiezioni relativi alla definizione crociana di arte:
1. a chi obbiettasse che nellarte si trovano sempre concetti, misti e fusi con le intuizioni, Croce risponde
che nel loro essere misti e fusi essi non sono pi concetti ma elementi di intuizione
2. altra obiezione afferma che se larte fosse intuizione-espressione tutti saremmo artisti. Croce risponde
che luomo comune non artista perch non ha intuizioni si crede che noi tutti, uomini ordinari, intuiamo e
immaginiamo paesi, figure, scene, come i pittori, e corpi, come gli scultori; salvo che pittori e scultori sanno dipingere e
scolpire quelle immagini, e noi le portiamo dentro il nostro animo inespresse. Ci che cogliamo un povero schizzo
che non potrebbe avere altra sincera e propria espressione se non in un guazzabuglio.
3. altro errore da evitare quello di confondere intuizione con percezione; la percezione implica un
giudizio di esistenza, cosa da cui lintuizione prescinde
Il bello, afferma Croce, espressione riuscita, o meglio espressione, in quanto lespressione, se non riuscita,
non espressione. Non c poi bellezza fuori dellarte (in accordo con Hegel, Croce nega che esista il bello in
natura).
Negli scritti posteriori allEstetica, Croce complet e chiar la sua teoria.
o Breviario di estetica (1912): il carattere lirico dellarte ci che d coerenza e unit allintuizione il sentimento:
lintuizione veramente tale perch rappresenta un sentimento, e solo da esso e sopra esso pu sorgere. []larte sempre
lirica, o, se si vuole, epica e drammatica del sentimento. Ci che ammiriamo nelle opere darte la perfetta
forma fantastica che vi assume uno stato danimo.
o Il carattere di totalit della espressione estetica (saggio del 1917): larte idealizzazione di sentimento, a ci
dovuta luniversalit dellespressione artistica. Lindividualit del sentimento superata infatti nella
contemplazione artistica.

LOGICA: secondo momento dellattivit dello spirito, il concetto


Nel concetto si ha la conoscenza delluniversale. Per Croce universale significa:
ultrarappresentativonon sono autentici concetti i concetti empirici come casa, gatto, rosa perch
non sono ultrarappresentativi, non vanno cio oltre il contenuto di una conoscenza particolare
onnirappresentativonon sono autentici concetti i concetti astratti, i concetti matematici, perch non
sono onnirappresentativi, ossia non esprimono la totalit del reale
gli autentici concetti sono universali-concreti, i concetti appunto della logica, e sono pochi; Croce ne d alcuni
esempi come qualit, svolgimento, finalit poich non c realt che da essi sfugga.
Il concetto non vive nel vuoto, ossia sempre animatore di unintuizione e nello specificare lintuizione d luogo
a un giudizio
1) giudizio individuale: quando si compie un giudizio su fatti particolari (questa cosa un opera darte)
2) giudizio definitorio: quando definisco qualcosa (larte intuizione)
In realt i due giudizi non sono separati, ma si identificano perch le verit di fatto (giudizi individuali) hanno lo
stesso carattere di necessit delle verit necessari (giudizi definitori). Sarebbe tanto assurdo che Cesare non avesse
passato il Rubicone quanto che larte non sia unintuizione. Il concetto sintesi di giudizio individuale e
giudizio definitorio: il concetto sintesi a priori logica.
Dallidentit di giudizio individuale e giudizio definitorio (o pi propriamente dalla profonda convinzione
dellidentit filosofia-storia) segue lidentit di filosofia e storia gli stessi problemi della logica, dellestetica,
della filosofia della pratica hanno senso solo per illuminare fatti storici (STORICISMO CROCIANO).
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Filosofia e storia sono le sole vere scienze: le scienze naturali, costituite da concetti empirici, e la matematica,
costituita da concetti astratti, non hanno valore teoretico ma solo pratico.
Lidentit di filosofia e storia ribadita in Teoria e storia della storia della storiografia (1916) e ne La storia come pensiero e
come azione (1938) la conoscenza storica esaurisce tutta la conoscenza; ogni concreto conoscere non pu che
essere legato alla vita, ossia allazione. Un conoscere per il conoscere non accade mai perch intrinsecamente
impossibile, in quanto ogni conoscere stimolato dalla pratica e nella pratica ha il suo fine (lazione
indispensabile alla formazione del concetto).

FILOSOFIA DELLA PRATICA, terzo momento dellattivit dello spirito, lattivit pratica
Lazione stimolo alla conoscenza e daltra parte la conoscenza presupposto dellazione, perch per fare
bisogna sapere cosa si vuole fare. Si noti per che la conoscenza presupposta allazione sempre una conoscenza
storica, cio la conoscenza della situazione nella quale si deve operare, non una pretesa di valori e fini da attuare.
Non ci sono per Croce giudizi di valore distinti da giudizi di fatto.
Il giudizio pratico coincide con la volizione e col giudizio storico, poich il giudizio si d sullazione
compiuta, la valutazione di un fatto. Bene non ci che si adegua a un ideale o a un dover essere, bene la
stessa realt del volere e male lirrealt del volere.
Non c poi distinzione tra volizione azione: la volizione gi azione come lintuizione estetica gi
espressione. In questo senso non si distinguono libert di volere e libert di agire: il problema della libert
riguarda solo la libert del volere e questa intesa da Croce come spontaneit, creazione di novit, non come
potere di scelta.
Lattivit pratica ha due forme:
attivit economica; vuole e attua ci che corrispettivo solo a quelle condizioni di fatto in cui
lindividuo si trova fini individuali
attivit etica; vuole e attua ci che, pur essendo corrispettivo a quelle condizioni, si riferisce insieme a
qualcosa che le trascende fini universali
Lattivit economica pu esserci senza lattivit etica, mentre lattivit etica non pu esserci senza quella
economica, poich non pu esserci senza la volizione di un particolare: luniversale non pu mai essere senza il
particolare in cui si incarna.
Differenza fra principio etico e legge: mentre il principio etico universale (si estende a tutte le possibili azioni ed
esprime lessena di ognuna), le leggi sono astratte. La legge un atto volitivo che ha per contenuto una
classe di azioni, MA non esistono classi, esistono solo individui e situazioni concrete: si vuole solo in concreto.
Le leggi sono utili in quanto ci aiutano ad orientarci nellazione, allo stesso modo in cui gli pseudoconcetti ci
aiutano ad orientarci di fronte al mondo. La legge per pre-morale, al di qua della morale in quanto non
morale per necessit; essa per questo appartiene allattivit economica per questo si pu ridurre il diritto
alleconomia ( invece errato ridurre il diritto alletica).

GIOVANNI GENTILE
(1875-1944)
La riforma della dialettica hegeliana e BERTRANDO SPAVENTA (1817-1883)
Giovanni Gentile dipende molto pi direttamente dallo hegelianismo che non Croce; suo maestro fu Donato
Jaia, che ebbe a sua volta come maestro Spaventa ed lo stesso Gentile a connettere la sua riforma della
dialettica hegeliana con quella he sarebbe stata intravista da Spaventa.
Centrale in Spaventa lidea della circolazione del pensiero europeo: la filosofia italiana del Rinascimento
aveva dato i suoi frutti nellidealismo tedesco non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma Spinoza, Kant, Fichte,
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Schelling ed Hegel sono stati i veri discepoli di Bruno, Vanini, Campanella e Vico. Successivamente i filosofi italiani degli
ultimi duecento anni non gli parvero pi droghe da far rivoltar lo stomaco, ma gli ideali e inconsapevoli eredi
della filosofia tedesca.
Gentile caratterizza lhegelianismo di Spaventa contrapponendolo a quello di ortodosso di Augusto Vera:
Vera concepisce lidea come qualcosa di oggettivo e trascendente; Spaventa come qualcosa di oggettivo e
immanente
Vera si interessa prevalentemente di filosofia della natura e filosofia della religione; Spaventa di
gnoseologia, logica, storia
Spaventa concepisce la gnoseologia come introduzione alla metafisica ed questa posizione, forse pi
kantiana che hegeliana, che pu essere messa in relazione con il positivismo che andava affermandosi.
Spaventa stesso ad indicare i punti in cui daccordo con il positivismo: il positivismo ha la sua origine nelle
scienza che concernono luomo e qui sta il suo valore. Se la natura che deve essere studiata bisogna riconoscere
che la vera natura il fare umano. Luomo per Spaventa essenzialmente storia e chi dice storia dice positivismo. Il
positivismo la vera espressione dellesigenza contenuta nellidealismo: linfinita esistenza come attivit delle cose
e specialmente delluomo.
Spaventa interpreta poi hegelianamente le tappe dellidealismo da Kant a Hegel: Hegel doveva provare lidentit
di Io e non-Io che Schelling pone come unintuizione e il valore di Hegel sta proprio in questo, nel provare
lidentit di soggetto e oggetto. Resta aperta la questione circa la riuscita di questo progetto e Spaventa lascia
intuire un fallimento dellideale maestro. Occorre per questo una riforma della dialettica hegeliana, che sarebbe
poi stata compiuta da Gentile nellopera omonima del 1913:
Gentile distingue due inconciliabili forme di dialettica:
dialettica del pensato, di stampo platonico e antica per Gentile la dialettica della morte poich
presuppone la realt determinata ab aeterno
dialettica del pensare, prettamente moderna la dialettica della vita, non conosce infatti mondo che
gi vi sia, che sarebbe appunto un pensato; non suppone realt al di l della conoscenza. La storia del
pensiero la nuova dialettica, il processo stesso del reale
In questo senso necessario eliminare da Hegel lingombro del platonismo e continuare quella riforma
gi avviata da Spaventa: lessere per non da concepirsi come pensato, ma come pensare stesso.

Vita e opere
Giovanni Gentile nacque a Castelvetrano (Trapani) nel 1875. Studi filosofia alla Normale di Pisa, dove fu, come
detto, scolaro di Donato Jaia. Fu poi professore allUniversit di Palermo, di Pisa e di Roma. Amico di Benedetto
Croce, con cui collabor alla Critica, ruppe i rapporti con lui soprattutto per divergenze politiche: fu considerato
il filosofo ufficiale del fascismo. Ministro della Pubblica Istruzione dal 22 al 24, autore di una riforma della
scuola che tuttora, seppur variata, dura. Fu ucciso da un gruppo di partigiani a Firenze nel 1944.

TEORIA GENERALE DELLO SPIRITO COME ATTO PURO (1916)


Lattualismo o idealismo attuale, si sviluppa fra il 1911 e il 1923, con la pubblicazione delle opere fondamentali:
1912: Latto del pensare come atto puro, a cui si accompagna Riforma della dialettica hegeliana del 1913
1916: Teoria generale dello spirito come atto puro
1916: I fondamenti della filosofia del diritto
1917-23: Sistema di logica come teoria del conoscere
Lopera inizia con un richiamo allidealismo di Berkeley (esse est percepi): non c oggetto se non per un soggetto
che lo pensi. La realt non pensabile se non in relazione con lattivit pensante: non c oggetto se non nellatto
in cui esso pensato. Tutto il pensabile immanente allatto di pensare, o tout court allatto.
Allobiezione che la nostra mente non pensa tutto il pensabile- per evitare questa obiezione Berkeley ammetteva
un pensiero divino- Gentile risponde che un pensabile c nellatto in cui pensato e in quanto non attualmente
pensato non c affatto. La vera realt non quel pensiero finito che ho in me, ma il mio stesso pensare.
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Non dato pensare nulla di per s stante e di indipendente alla realt dellio come atto puro di
pensiero: la natura, gli individui, la storia, Dio non sono reali se non nellatto puro di pensiero che pensa la
natura, gli individui, la storia, Dio. Lattualismo si propone come un soggettivismo immanentistico assoluto, nel
quale la soggettivit pura dellio pensante viene assunta come lattivit che regge la responsabilit infinita di ogni
realt pensabile.
Per questo lattivit pensante non va pi concepita materialisticamente come attuantesi nel tempo e nello spazio,
tutto in me in quanto io ho in me il tempo e lo spazio come ordini di ci che si rappresenta nellesperienza.
Il richiamo dunque ai promotori del soggettivismo idealistico moderno:
BERKELEY ha avuto il merito di dimostrare la contraddittoriet di una realt materiale che esista
fuori della mente, quando invece loggetto, proprio perch pensato e percepito, sempre mentale. Il suo
limite di essersi fermato ad una forma platonizzante di idealismo ammettendo una mente divina
assoluta, trascendente la mente pensante delluomo.
KANT dischiude la strada dellidealismo scoprendo un punto di vista trascendentale; quando infatti si
sia chiarito che il soggetto pensante lio trascendentale allora sbarrata la via ad ogni ritorno del
platonismo; sufficiente a consapevolezza che questo io trascendentale, oltre che universale, deve essere
riconosciuto anche infinito e, come tale, esaustivo della totalit del reale. Esso uno spirito superiore a
tutti gli interessi particolari eppure immanente la personalit pi profonda delluomo.
Limite di Kant non aver percorso fino in fondo questa strada, rifugiandosi nel noumeno; ma tale
scoperta avrebbe dato i suoi frutti nellidealismo postkantiano.
Dice Gentile nel pensiero sono da distinguere tre momenti, non successivi, ma idealmente progressivi, la cui conclusione la loro
sintetica unit, ossia appunto il pensiero. Primo, coscienza di s. Secondo, coscienza di qualche cosa. Terzo, coscienza di s che
coscienza di qualche cosa (autocoscienza). Si pu anche dire: soggetto, oggetto, unit di soggetto e oggetto Lo spirito dunque
svolgimento e in quanto tale esso storia, in quanto pensiero di s invece filosofia.
In modo pi specifico:
1. larte la forma della soggettivit; essa sentimento, esaltazione del soggetto
2. la religione lantitesi dellarte, esaltazione delloggetto; siccome loggetto puro inconoscibile,
loggetto della religione sar affermabile solo misticamente e sar inaccessibile al pensiero
3. sia larte che la religione sono inattuali in quanto non si danno ancora come pensiero pensante, come
unit soggetto-oggetto; la filosofia la soluzione dellantitesi arte-religione, in quanta essa, essendo
appunto pensiero pensante (autocoscienza che si realizza attraverso la coscienza delloggetto) sintesi di
soggetto e oggetto.
In questo modo si approda anche allidentificazione di filosofia e storia, dal momento che lautocoscienza si
realizza attraverso la coscienza dei fatti, delle cose. Gentile nega ogni distinzione fra res gestae e historiam rerum
gestarum: i fatti accaduti sono reali solo nel pensiero che li pensa e che, pensandoli, pensa se stesso.
Non c nemmeno opposizione fra attivit pratica e filosofia: lopposizione fra teoria e pratica c solo se si
concepisce la teoria come un passivo rispecchiamento di una realt gi data; se la conoscenza invece creazione
delloggetto lopposizione scompare. Non c dunque opposizione fra sapere e fare, ma fra un sapere in
astratto e un sapere in concreto.
Problema: se tutta la realt atto di pensiero, questo atto positivit, come si spiegano il male, il
dolore e la colpa? questo lantico problema del male e dellerrore. Quando si ripetuto che male e errore, da
Agostino in poi, sono non-essere balenata una verit che solo lidealismo attuale consente di spiegare in modo
rigoroso. Ci che gli uomini dicono male e errore non mai il presente dello spirito, che sempre
necessariamente bene e verit, ma sono il bene e il vero di ieri , ora scaduti in non-essere, in quella negativit che
caratterizza lo spirito che eternamente si sorpassa, di atto in atto. Siamo in presenza di una radicale negazione di
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ogni attualit del male e dellerrore, in cui non a torto Croce vede emergere lindifferentismo teoretico e etico a
cui porta la vanificazione del male.

La logica
Nella Teoria generale Gentile afferma che loggetto sempre dato ad un soggetto e poi osserva che anche il
soggetto, se lo si considera come una realt e un ente, a sua volta oggetto, pensiero pensato. Di qui la
necessit di risalire a un pensiero pensante, ma oggettivabile, fondamento delloggetto e soggetto empirici.
Questa posizione per, osserva Bontadini, va incontro allobiezione che il pensiero pensante debba essere a sua
volta pensato perch se ne possa parlare.
Migliore la posizione della Logica nella quale Gentile chiarisce che il pensiero pensante non una cosa, il
concreto, latto di conoscere, sintesi di soggetto e oggetto (la logica del concreto si identifica con ci con la
filosofia). Il conoscere puro quello che non ha al di fuori di s il conosciuto, ma il cui conosciuto latto stesso di conoscere. In
questa posizione Bontadini vede il superamento del dualismo gnoseologico di origine cartesiana.

PIERO MARTINETTI (1872-1943)


Piero Martinetti nacque a Pont Canavese, studi filosofia allUniversit di Torino dove si laure con una tesi sulla
filosofia indiana. La sua prima grande opera lIntroduzione alla metafisica (1904), con la quale vinse la cattedra di
Filosofia teoretica nella futura facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit di Milano. Qui insegno fino al 1931,
quando lasci la cattedra per non prestare giuramento al partito fascista.
I classici che pi influirono sul suo pensiero furono: Parmenide, Plotino, Spinoza, Kant. Aderente alla filosofia
della seconda meta del XX sec, soprattutto tedesca, Martinetti ritiene che la filosofia non pu non essere
metafisica e alla metafisica introduce la teoria della conoscenza.

Metafisica e teoria della conoscenza


La metafisica lo studio sistematico, scientifico, del reale nella sua totalit. Anche le filosofie che dichiarano
impossibile la metafisica contengono implicitamente una metafisica. Le obiezioni contro la metafisica valgono
solo contro quelle tipologie che pretendono di dedurre tutto il sistema della realt da uno o pochi principi: la
metafisica deve anchessa, come le scienze particolari, partire dallesperienza. Ci che la distingue dalle altre
scienze non dunque il metodo, ma luniversalit del compito. Infatti lesperienza da cui deve partire la
metafisica non lesperienza volgare (linsieme delle convinzioni sulle quali ognuno di noi si basa per vivere la
quotidianit), ma lesperienza pura e ad essa si arriva attraverso unepurazione dellesperienza volgare
mediante la teoria della conoscenza.
Tale epurazione pu compiersi secondo due punti di vista:
ontologico: considera gli esseri come realt indipendenti dallo spirito conoscente; la soluzione
metafisica a cui esso conduce il naturalismo
psicologico: i fenomeni vengono compresi sotto la categoria unica di fenomeni della coscienza;
conduce allidealismo
In relazione alla teoria della conoscenza, Martinetti critica:
1. realismo ingenuo: inteso come affermazione che la conoscenza sensibile coglie lessere in s delle cose,
dove per cose si intendono le realt materiali. Argomenti contro il realismo critico sono gli errori dei
sensi, le illusioni e le allucinazioni
2. realismo scientifico: le uniche cose reali sono le qualit primarie (estensione e movimento)
3. realismo critico: teoria secondo la quale conosceremmo solo le nostre rappresentazioni, le quali
presupporrebbero una realt in s, un oggetto a cui si riferiscono. Per Martinetti lunico dato della
conoscenza sensibile lessere stesso della conoscenza e la coscienza non implica una duplicit, ma
sintesi di soggetto e oggetto. Questo perch oltre alla coscienza non c altra realt: la nostra
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rappresentazione non quindi unimmagine della realt, come vorrebbe il realismo critico, ma la realt
stessa.
La conoscenza sensibile solo la prima tappa di un processo conoscitivo che si attua in un processo di
unificazione; esso si attua meglio nella conoscenza razionale: le prime forme di unificazione razionale sono lo
spazio e il tempo, unificazione pi profonda invece la causalit, che stabilisce connessioni necessarie fra fenomeni
successivi. La causalit una forma per mezzo della quale il pensiero realizza quellunit assoluta che si impone
allintelligenza come un dover essere e ci spinge a cercare sempre pi avanti la causa.
Come la causalit il riconoscimento dellidentit dei successivi, cos lidentit logica il riconoscimento
dellidentit dei coesistenti. Tale riconoscimento comincia con una rappresentazione individuale
tipica(percezione e riconoscimento di un oggetto) e prosegue per nozioni sempre pi generali fino ad arrivare
allunit logica, che non la pura astrazione ma al contrario la pi comprensiva di tutte le unit sensibili.
Problema: la vera realt unit o molteplicit? Come Parmenide, Martinetti risponde che unit, ma tale unit
non essere come vuole il filosofo di Elea, ma dover essere, ossia coscienza.

La libert
Nel testo omonimo del 1928 Martinetti vicino a Spinoza, non ammette infatti la libert come libero arbitrio e
tenta di dimostrare come la libert non si opponga alla necessit. Si possono riconoscere tre tipi di necessit
(matematica, logica e causale) che hanno fra loro un carattere comune: il fatto che la necessit espressione di
ununit, unidentit.
Ora, la libert lo svolgimento di unattivit conforme alla natura del soggetto operante. Se la libert si
identifica con la spontaneit, libert e necessit non si oppongono; alla libert si oppone solo la coazione.
Ci sono per diversi gradi di spontaneit:
I. spontaneit animale
II. spontaneit che segue una conoscenza intellettuale ed detta libert pratica
III. spontaneit che segue la conoscenza della ragione- in senso kantiano- ed detta libert morale

ANTONIO BANFI (1886-1957)


Scolaro del Martinetti, ebbe in comune con il maestro lapertura alle diverse correnti filosofiche europee, specie
tedesche. La sua opera principale, Principi di una teoria della ragione (1926), un panorama sulla filosofia
contemporanea. Dal Martinetti per lontano per il carattere antimetafisico e antireligioso della sua filosofia.
Si indica la filosofia di Banfi con il termine razionalismo critico, ma non facile precisare il ruolo della ragione
se non forse in senso negativo. La ragione non fede, non apertura alla trascendenza e non evasione
romantica dalla realt: apertura al reale che lesperienza ci offre, specialmente alla storia.

BERNARDINO VARISCO (1850-1933)


Per Varisco la filosofia ha il compito di orientare la vita e la preoccupazione fondamentale del filosofo quella di
dare una giustificazione della religione. In questo tentativo di giustificazione il filosofo si pu dire che abbia
attraversato tre momenti:
1. fase positivistica: il sentimento il fondamento della religione ed opposto alla ragione
Scienza e opinioni (1901)
2. fase idealistica: il manifesto pu essere tradotto in ragione e il Dio del sentimento si presenta alla
ragione come assoluto Pensiero e assoluto Essere
I massimi problemi (1910)
Conosci te stesso (1912)
3. fase di mediazione: lopposizione fra sentimento e ragione vinta ed dimostrata razionalmente la
personalit di Dio
Unit e molteplicit (1920)
Linee di filosofia critica (1925)
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Sommario di filosofia critica (1927)


Dalluomo a Dio (postuma)
La metafisica, secondo il nostro autore, presuppone non gi una critica della conoscenza, ma una teoria della
conoscenza, che risponde alla domanda in che modo sappiamo?.
Varisco parte dalla sensazione e ne d una teoria realistica: il sentito non una modificazione del soggetto
senziente, ma qualcosa di dato, anche se un fatto di coscienza.
Oltre la sensazione c la cognizione, che conoscenza non di fatti ma di leggi, di universali. Le leggi esprimono
relazioni fra i caratteri dei concreti e il fatto che le cose abbiano caratteri in comune prova che anche nella realt e
non solo nel pensiero ci sono rapporto e connessione. Ma non ci sono solo rapporti parziali: tutte le cose sono
connesse fra loro hanno un carattere in comune, lessere. Lessere, in quanto puro indeterminato, non
esiste di per s, ma si attua nei concreti che posso essere intesi come monadi, centri di attivit.
Problema: lessere si risolva tutto nelle sue determinazioni, nei concreti, o si attua anche per s,
indipendentemente dai concreti? Lessere si realizza solo nellesperienza o anche trascendendo lesperienza?
Panteismo o teismo? Il problema per Varisco non si pu risolvere razionalmente ma solo mediante il sentimento;
solo il sentimento infatti capace di risolvere valori. Il valore pi alto il valore delluomo come persona. Ora, i
valori se non fossero permanenti non ci sarebbero, ma in quanto ci sono, allora sono permanenti. Una realt
nella quale sorgono dei valori deve possedere un suo valore intrinseco e perpetuo nel quale si accordino
perpetuamente i singoli valori.

PANTALEO CARABELLESE (1877-1948)


Scolaro del Varisco, ha poi seguito un proprio indirizzo. La sua opera principale Il problema teologico come filosofia
(1931), che comincia con queste parole La filosofia o anche metafisica o non ; per metafisica si deve intendere,
con Aristotele, la scienza dellessere in quanto essere, ossia dellessere uno e universale, aggiunge il
Carabellese. La vera scoperta kantiana non stata lintrascendibilit del fenomeno, ma laffermazione che lessere,
la vera realt, idea. La realt non costituita infatti solo dai corpi, come afferma il materialismo, n da un puro
soggetto, come vuole lidealismo, n dai due mondi paralleli di natura e spirito, come vorrebbe il realismo, ma
costituita di concreti, che sono unit di soggetto e oggetto (il mio-saper-lessere, dice lautore). Il concreto nella
sua integrit non si identifica n con luniversale (oggetto), n con il singolare (soggetto). In questo non essere
esaurito dai concreti sta la trascendenza dellOggetto, lEssere, che Carabellese identifica con Dio. Questo Dio
per il Dio filosofico, non una realt esistente; se infatti esistesse, come essere assoluto e unico, non ci sarebbe
posto per lesistenza dei soggetti finiti: siamo invece noi che in quanto molti e finiti, pensiamo Dio come lunico
e lassoluto noi molti io, pensiamo Dio, lunico.
Il problema dellesistenza di Dio nasce da una contaminazione fra lesigenza religiosa e lesigenza filosofica: la
religione adorazione e fede e sembra che debba esistere loggetto di tale fede ma non cos Non lesistenza di
Dio, che linabisserebbe nel nulla, sente il credente, a lesistenza pura dellio, costituita da quellunico assoluto oggetto che in s, e che
perci non ha una sua propria esistenza.

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FRANZ BRENTANO E LA SUA SCUOLA


FRANZ BRENTANO
(1838-1917)
1. Cenni biografici
Nato nel 1838 a Marienberg sul Reno, Brentano frequenta il liceo di Aschaffenburg e studia filosofia presso le
Universit di Monaco, Wrzburg, Berlino e Mnster, coltivando quella passione per i problemi dellesistenza
umana, che in lui prevarr sugli iniziali, e mai del tutto abbandonati, interessi per le questioni matematiche.
Dal 1862 al 1864 studi teologia a Monaco e a Wrzburg e nel 1864 venne consacrato sacerdote.
Intanto linteresse per la filosofia greca, e in particolare per Aristotele, cominci a dare i primi frutti con il
volume Sul molteplice significato dellessere secondo Aristotele (1862) e lo accompagner sino al saggio Aristotele e la sua
visione del mondo del 1911.
Nel 1866 Brentano ottenne a Wrzburg labilitazione in filosofia, presentando uno studio su Schelling. Per sei
anni tenne il suo insegnamento a Wrzburg, ma proprio in questo periodo matur la svolta pi radicale, e pi
dolorosa: la proclamazione del dogma dellinfallibilit papale, contro il quale egli aveva scritto un pro-memoria
per la conferenza episcopale tedesca su mandato di Mons. Kettler. Al termine di una lunga riflessione decise nel
1873 di abbandonare il sacerdozio e di uscire dalla Chiesa Cattolica; insieme lasci la cattedra di Wrzburg.
nel 1874 che Brentano venne chiamato allUniversit di Vienna, e nello stesso anno, pubblic le prime due
parti de La psicologia dal punto di vista empirico. Dapprima diffidenti, gli allievi rimasero ben presto colpiti
dallinsegnamento del filosofo (che in questo momento ha come discepolo anche Husserl).
Brentano rimase a Vienna per ventuno anni, durante i quali pubblic:
- Sullorigine della conoscenza morale,
- Sul futuro della filosofia
- Le quattro fasi della filosofia e la sua attuale considerazione
Non gli mancarono difficolt accademiche, tanto che nel 1895 decise di abbandonare lAustria e si trasferisce in
Italia. Qui ristamp la Psicologia e pubblic le Ricerche di psicologia della sensazione nel 1907, oltre a due studi su
Aristotele.
Quando lItalia entr in guerra nel 1915, si trasfer a Zurigo, dove muor nel 1917.

2. La filosofia e la sua storia


Linteresse di Brentano per Aristotele rivela non soltanto la passione dello storico, ma anche lapprezzamento per
un pensatore che ha saputo essere un grande filosofo, proprio perch fedele ad un metodo rigorosamente
scientifico. Questa cautela metodologica non impedisce ad Aristotele di essere il maggior teista dellantichit e
di pervenire a risultati altamente speculativi; anzi, nellinterpretazione brentaniana, lo Stagirita diventa addirittura
lanticipatore di molte tesi, pi tardi sostenute dalla filosofia scolastica e destinate ad offrire il fondamento
razionale della concezione cristiana.
Se vero che con Aristotele la filosofia greca ha raggiunto il suo apogeo, non si deve pensare che Brentano
proponga un semplice ritorno indietro come rimedio per la crisi in cui versa il sapere filosofico. Nei saggi: Le
quattro fasi della filosofia e la sua attuale condizione (1895), Sui motivi dello scoraggiamento nel campo filosofico (1874),
Sullavvenire della filosofia (1892), vengono delineate le grandi fasi che ciclicamente il sapere filosofico ha percorso.
I fase: realizza una evoluzione ascendente, caratterizzata da un interesse vivo e puramente teoretico, e da
un metodo adeguato
II fase: segna il primo stadio della decadenza, annunciata da un indebolimento e da una contraffazione
dellinteresse scientifico
III fase: lepoca dello scetticismo dominante; la scienza divenuta non scientifica non merita pi
fiducia. Ci si volge alla costruzione di dogmi filosofici, e poich si privi di un metodo adeguato, si
accettano principi non evidenti e si diventa prigionieri delle pi gravi illusioni. questa la fese mistica,
nella quale si pensa si sapere tutto e non si sa nulla.
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Lanalisi delle regole che determinano il passaggio da una fase allaltra consente di capire perch certe filosofie
siano nate in un dato momento, ma anche di elaborarne una, in grado di sfuggire alla decadenza che ha
colpito tutte le altre. Secondo Brentano nellepoca contemporanea si avvertono segni di ripresa.
3. La psicologia descrittiva
Dove si potranno trovare le basi per un rinnovamento della filosofia? Secondo Brentano solo la psicologia
impostata in un modo nuovo potr offrire gli strumenti per affrontare questioni metafisiche pi impegnative.
Nellarticolo I miei ultimi desideri per lAustria distingue tra
psicognosia, detta anche psicologia descrittiva, che mostra gli elementi psichici ultimi, dalla
combinazione dei quali risulta linsieme dei fenomeni psichici
psicologia genetica, che ci informa sulle leggi secondo cui i fenomeni si producono e scompaiono
A porre le basi per una psicologia descrittiva destinato il volume pi celebre dellautore La psicologia dal punto di
vista empirico, nel quale Brentano prima di presentare una classificazione dei fenomeni psichici, si preoccupa di
determinare la differenza tra
- fenomeni psichici caratterizzati da un rapporto ad un contenuto
- fenomeni fisici
Quando deve poi precisare la natura del contenuto dei fenomeni psichici rivela per una posizione altalenante:
- mentre in un primo tempo sembra includere fra i possibili oggetti di pensiero anche gli enti non reali
- successivamente chiarisce meglio la sua tesi affermando che ogni oggetto di un atto psichico sempre
un ente reale; quanto viene effettivamente intenzionato solo un fatto psichico, unattivit psichica,
perci sempre qualcosa di reale, mentre il presunto oggetto irreale viene pensato in obliquo, cio
indirettamente, e non ha quindi un essere autonomo rispetto a quello dellatto conoscente.
Un altro aspetto che caratterizza i fenomeni psichici, a differenza di quelli fisici, il fatto che possono essere colti
attraverso una percezione interna, che possiede unevidenza immediata. Questo accade perch nella percezione
di s non si hanno due atti distinti, ma uno stesso atto insieme cosciente delloggetto e di se stesso. Non
avviene cos per la percezione esterna, in tal modo della realt effettiva noi abbiamo soltanto una conoscenza in
senso improprio e non siamo autorizzati a pensare che gli oggetti fisici esistano cos come ci appaiono.
Brentano distingue tre tipi di fenomeni psichici:
1. la rappresentazione, che consiste nel semplice essere presente di un certo oggetto alla coscienza e
quindi sta alla base di tutti gli altri atti
2. il giudizio, caratterizzato dallassenso, cio dal fatto di affermare o negare un certo contenuto
rappresentato e questo un modo specifico di avere coscienza, del tutto diverso dalla volont. Lassenso
laffermazione di quanto appare e si fonda quindi su un vedere, su una evidenza oggettiva. Poich
essenziale al giudizio la convinzione che qualcosa sia veramente, allora il giudizio esistenziale
costituisce il modello di tutti gli altri, i quali devono essere ridotti a giudizi di esistenza.
3. gli stati affettivi

4. Lontologia
Nelle opere di Brentano la ricerca per determinare quale sia veramente loggetto del pensiero, procede
parallelamente alla riflessione sullessere. Il termine essere pu venire inteso
come verbo, ed in questo caso ha lo stesso significato di altri verbi come esistere, sussistere, esserci
come sostantivo, ed in questo caso significa il reale, la cosa, un ente temporale, concreto e individuo che
loggetto adeguato del nostro pensiero.
Lontologia bretaniana rivela per altro il suo aspetto peculiare in queste parole: un essere, nel senso proprio, non
soltanto ogni sostanza e ogni parte di ogni sostanza, ma anche ogni accidente. Distanza da Aristotele, per Brentano
lessere in senso proprio non solo la sostanza, ma anche laccidente, che al pari di essa un reale!

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5. La metafisica
Si precedentemente detto che Brentano prevede una rinascita per la filosofia, e in particolare per la metafisica,
anche grazie al contributo che, dal punto di vista metodologico, le scienze sono in grado di offrire, per quanto i
due settori di indagine rimangano, in molti aspetti, diversi. Tenendo ferma questa differenza, nello scritto
Sullesistenza di Dio Brentano cerca di applicare il metodo intuitivo e il calcolo delle probabilit, propri delle
scienze naturali, alle dimostrazioni dellesistenza di Dio, che per il filosofo non vano dimostrare.
Brentano pensa che quattro siano le prove valide:
1. la prova teleologica: si afferma che il richiamo ad una cieca necessit non sufficiente a spiegare
lordine presente nel mondo; lammissione di unintelligenza creatrice, e quindi capace di ordinare tutte le
cose nella loro essenza, pi probabile delle spiegazione basata sul caso;
2. la prova basata sul movimento: il fatto del mutamento e del divenire richiede un primo principio
movente;
3. la prova fondata sulla continenza: si fonda su un fatto, la constatazione che nel mondo ci sono cose
che potrebbero non essere, e una legge, che afferma che una casualit assoluta impossibile;
4. la prova psicologica: muove dallaffermazione che lanima risulta essere una sostanza inestesa e
spirituale, come tale essa non pu nascere dalla generazione corporea e, poich non vi sono tracce di una
sua preesistenza al corpo, occorre ammettere un principio attivo che la creai in qualche momento dello
sviluppo embrionale e la infonda nel corpo.
Brentano non ammette largomento ontologico in quanto si fonda su un paralogismo per equivocazione:
- scambia una proposizione che, secondo il senso, negativa, con una affermativa
- scambia una determinazione nominale con una reale.

6. Letica
Al problema morale Brentano ha dedicato unattenzione costante, come mostrano Sullorigine della conoscenza morale
e Fondazione e costruzione delletica. Due sono i problemi etici cui d maggiore rilevanza:
1. quello del bene. Alla nozione del bene secondo il nostro autore non si perviene attraverso la metafisica,
ma mediante il sentimento. Il bene nel senso pi ampio della parola ci che deve essere amato con retto amore, ci
che degno di essere amato. Lamore retto si rivela immediatamente come tale, tuttavia il sentimento non
coglie la nozione astratta di bene, ma avverte che qualcosa, individuale e concreto, buono.
2. quello della libert. Dopo un iniziale adesione allindeterminismo, Brentano pone un fermo
atteggiamento in difesa del determinismo, che accetta perch difficilmente pu sussistere un ambito
libero in un universo nel quale vige in modo generale il determinismo, poich lindeterminismo non
spiega come avvenga latto di volizione e, infine, perch sulla base del calcolo delle probabilit ritiene di
aver provato il valore universale del principio di causa.

CARL STUMPF (1848-1936)


Impegnato in numerose ricerche di psicologia sperimentale, Stumpf non trascura di interessarsi anche di
questioni filosofiche pi generali e cerca soprattutto
di precisare meglio i rapporti esistenti fra i nostri atti psichici elementari e i loro oggetti
di scoprire un sistema di discipline indispensabili a fondare le diverse scienze naturali e umane.
Stumpf si considera un empirista, ma ammette anche delle entit diverse dalle cose reali. Egli ritiene poi che la
nostra conoscenza non debba tanto partire da una semplice analisi concettuale, quanto piuttosto da una base
empirica.
Psicologia e teoria della conoscenza unopera dedicata al confronto fra la posizione psicologista e quella
criticista, in essa Stumpf assume una posizione equilibrata.
Una distinzione fondamentale quella tra
fenomeni, che sono costituiti dai contenti immediati delle sensazioni, dai loro ricordi e dalle loro
immagini
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funzioni psichiche, che sono linsieme di atti ed esperienze, come losservazione dei fenomeni e dei loro
rapporti, il collegamento dei fenomeni entro dei complessi, la formazione dei concetti, il comprendere e il giudicare, il
desiderare e il volere
Le funzioni non sono riducibili a fenomeni e viceversa. Altro concetto fondamentale quello di Gebilde (forme
ideali) che costituiscono il correlato di determinate funzioni psichiche. Le relazioni, infine, non sono riducibili
n a fenomeni, n a funzioni.
Questa prima distinzione permette di delineare una serie di discipline, neutrali e prescientifiche, che studieranno i
diversi ambiti ora descritti ed elaboreranno i fondamenti per le varie scienze, naturali e umane.
Sulla suddivisione delle scienze presenta la seguente catalogazione delle scienze
o la fenomenologia si occupa dei fenomeni nel loro insieme
o leidologia la scienza dei Gebilde
o la scienza generale delle relazioni studia i rapporti fra i fenomeni
o la psicologia ha per oggetto funzioni
o la metafisica si pone la domanda sulle leggi comuni e sulla connessione unitaria di tutti gli
oggetti precedentemente distinti

ANTON MARTY (1847-1914)


Oltre ad alcune ricerche di carattere psicologico, il campo al quale Marty si dedicato con maggiore impegno e
originalit stato quello della filosofia del linguaggio.
Sullorigine della lingua rifiuta sia la teoria innatistica che quella empirista, mostrando come la lingua sia
nata per lesigenza della comunicazione reciproca.
Lopera maggiore di Marty sono le Ricerche sulla fondazione della grammatica generale e della filosofia del linguaggio, il testo
intende analizzare i problemi fondamentali di una semasiologia descrittiva, ossia di una dottrina del
significato, soffermandosi sulla distinzione fra materia e forma.
Assume notevole importanza la forma interiore del linguaggio destinata ad essere mezzo di collegamento fra il
suono e il significato, in modo che, anche con un numero abbastanza scarso di segni facilmente intelligibili si
ossa dominare una maggiore quantit di contenuti e anticipare la comprensione delle proposizioni.
Le ricerche linguistiche lo inducono a trattare anche di gnoseologia: i nomi sono infatti segni che indicano un
oggetto e significano una rappresentazione, ossia un fatto psichico. Marty ritiene che la conoscenza non sia una
relazione fra due termini, ma piuttosto una propriet relativa. Egli cerca cos di risolvere il problema aperto da
Brentano con la negazione degli entia rationis e con la restrizione degli oggetti di conoscenza possibile al solo
ambito del reale.

KASIMIR TWARDOWSKI (1866-1938) E ALEXIUS MEINONG (1853-1920)


Twardowski dedica i suoi scritti allanalisi e approfondimento di questioni logiche o gnoseologiche puntuali e ben
determinate. Nel volume La dottrina del contenuto e delloggetto della rappresentazione introduce la distinzione fra
contenuto e oggetto psichico, il contenuto infatti lanello di congiunzione fra latto e loggetto di una
rappresentazione. Inoltre Twardowski rileva
il contenuto in quanto mentale sempre esistente,
loggetto pu non esistere o essere contraddittorio, possiede talora delle propriet incompatibili con un
fatto psichico
Per questo non ci pu essere rassomiglianza fotografica fra oggetto e contenuto, quasi che il secondo fosse
unimmagine del primo. Quando si ha un oggetto costituito da diverse propriet, il contenuto della sua
rappresentazione costituito dallinsieme delle diverse rappresentazioni di quelle propriet.
Alla dottrina dellintenzionalit e alla descrizione dei fatti psichici proposte dal maestro Meinong, Twardowski
apporta approfondimenti e radicali modifiche.
Meinong ritiene che i diversi atti psichici abbiano oggetti loro propri:
rappresentazione obbietti
giudizio obbiettivi (dellessere/ dellessere determinato)
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sentimento e desiderio dignitativi o valutativi


Egli introduce inoltre un terzo tipo di atti: le assunzioni, nelle quali si afferma o si nega una proposizione senza
per essere certi della verit della proposizione stessa. Meinong sviluppa una prospettiva fortemente
oggettivistica, che sottolinea lindipendenza dei valori rispetto allatto psichico che li coglie e sottolinea come non
abbia valore il singolo oggetto o una sua propriet, ma il fatto che tale oggetto ci sia o meno. Il sentimento
latto idoneo a cogliere i valori, i quattro dignitativi (piacevole, bello, vero, buono), mentre il desiderio intenziona
forme di dovere, i desiderativi.

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HUSSERL (1859-1938) E LA FENOMENOLOGIA


Premesse
Il metodo fenomenologico non invenzione di Husserl, ma il metodo che tutti i filosofi seguono o cercano di
seguire quando si domandano quali sono le cose cos chiaramente manifeste (i fenomeni appunto) da non poter
essere negate. Non tutti per teorizzano questo metodo, diversamente da quanto fa Husserl.
Definizioni hedeggerriane del fenomeno inteso dalla fenomenologia:
ci che si mostra nei fenomeni volgarmente intesi come qualcosa che loro presupposto e che li accompagna[]
ci che a prima vista e per lo pi non si mostra, ma per connesso essenzialmente con ci che si mostra a prima vista e
per lo pi, s da costituire il senso e il fondamento
Ma se per Heidegger ci che implicito in ogni fenomeno lessere, per Husserl il fenomeno il dato alla
coscienza.

Cenni biografici
Edmund Husserl nacque a Prossnitz in Moravia (impero austro-ungarico) nel 1859. Studi matematica alle
Universit di Lipsia, Berlino e Vienna e qui si addottor. Sempre a Vienna ascolt le lezioni di Franz Brentano e
decise di dedicarsi alla filosofia. Dedic il suo primo scritto filosofico al Concetto di numero nel 1887, che gli diede
labilitazione allinsegnamento universitario. Tale scritto and poi a costituire la prima parte della Filosofia
dellaritmetica (1891).
Si diede quindi allo studio della logica ed espose le sue idee nelle Ricerche logiche (volume I, Prolegomeni a una logica
pura: 1900, secondo volume: 1901). Nel 1901 fu nominato professore allUniversit di Gottinga e nel 1916 venne
chiamato allUniversit di Friburgo.
1913: Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica
1929: Logica formale e logica trascendentale
1931: Meditazioni cartesiane (testo in francese ottenuto da una serie di conferenze parigine; il testo tedesco
pubblicato postumo nel 1950)
1936: in forma di articoli la prima parte de La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, pubblicata
interamente nel 1954
Mor nel 1938, in tempo per non finire in un campo di sterminio nazista, data la sua origine ebraica. Lascia
unimmensa mole di inediti, la cui pubblicazione fu iniziata dal francescano belga Van Breda, che era riuscito a
sottrarli alla distruzione.

Husserl e Brentano: LA FILOSOFIA DELLARITMETICA (1891)


Poich Husserl paragon lautentico atteggiamento filosofico alla conversione religiosa, possiamo distinguere tre
conversioni husserliane:
I. conversione alla filosofia per influsso di Brentano e successiva ricerca dei fondamenti psicologici
della matematica
II. conversione alla logica pura
III. conversione caratterizzata dalla riduzione fenomenologica o epoch e primato della coscienza
Per quanto riguarda la prima conversione, da Brentano Husserl eredita:
1. la convinzione che la filosofia debba essere scienza rigorosa
2. laffermazione che il criterio di verit levidenza oggettiva
3. la nozione di intenzionalit
4. laffermazione che solo la percezione interna (termine per non usato da Husserl) pu darci levidenza
dellesistenza delloggetto

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La Filosofia dellaritmetica pu essere divisa in due parti:


nei primi capitoli si tratta del concetto di numero e di molteplicit e si discutono le varie teorie
sullargomento
nella seconda parte si tratta dei concetti simbolici di numero e delle origini logiche dellaritmetica
Husserl parte dalla definizione euclidea di numero come molteplicit di unit. Per comprendere cosa significano i
termini molteplicit e unit dobbiamo considerare che il numero il legame collettivo che nasce
dallatto psichico del collegare lunione collettiva costituita da certi atti psichici che collegano i contenuti adunandoliil
legame collettivo pu dunque essere colto solo mediante una riflessione sullatto psichico dal quale risulta linsieme.
Husserl afferma che a fondamento del concetto di numero sta un atto psichico, infatti:
La molteplicit, come abbiamo visto, ha origine da un atto psichico: latto di unificare
Lunit, che sta a fondamento della molteplicit, anchessa costituita da un atto psichico: latto di
rappresentare uno significa qualcosa, qualcosa un contenuto pensabile e comune a qualsiasi
contenuto pensabile il fatto di essere contenuto di una rappresentazione. Il concetto di qualcosa
nasce dunque da una riflessione sullatto del rappresentare

La critica di Gottlob Frege (1848-1925)


Nella Filosofia dellaritmetica Husserl critica la definizione di numero di Frege contenuta nei Fondamenti dellaritmetica
(1884).
o Frege distingue nettamente il problema della giustificazione di una proposizione da quello del modo in
cui arriviamo a conoscerla; il primo un problema della scienza in questione, il secondo della psicologia.
Ora, laritmetica non ha nulla a che fare con il modo in cui si formano in noi i concetti che essa adopera,
ossia con la psicologia. Essa ha invece stretti rapporti con la logica e con essa si identifica.
o Il numero, afferma poi Frege, qualcosa di oggettivo (si noti che oggettivo non vuol dire propriet
sensibile) e la sua oggettivit deriva dal fatto che si rinuncia a dire qualcosa del suo contenuto (aspetto
intensivo) e lo si definisce solo mediante la sua estensione (estensione una funzione che associa ad
ogni concetto un insieme di oggetti, di oggetti che cadono sotto il concetto dato. Lestensione di un
concetto un oggetto complesso, una classe di oggetti). Come si pu definire la direzione senza dire che
cosa essa , ma definendola come lestensione del concetto di rette parallele, cos si pu definire il
numero attraverso la sua estensione. Viene qui introdotto il nuovo termine equinumeroso: il concetto F
equinumeroso al concetto G ogni qual volta esiste la possibilit di porre in corrispondenza biunivoca gli
oggetti che cadono sotto G e quelli che cadono sotto F. In generale il numero la classe di tutte le
classi i cui elementi possono essere posti in corrispondenza biunivoca.
Spieghiamo per alcuni termini:
Oggetto ci che non pu mai fungere da predicato e ha o pu avere un nome proprio; ci che
completamente determinato
Concetto ci che pu fungere da predicato; ci che suscettibile di determinazione
Senso il modo in cui un oggetto ci viene dato
Significato loggetto designato da un segno; coincide con lestensione del termine stesso
per ex: le due espressioni stella della sera e stella del mattino hanno senso diverso, ma
identico significato (il pianeta Venere)
Rappresentazione un fatto soggettivo ed , per esempio, limmagine che accompagna un
concetto, ma che diversa nei singoli uomini che hanno il medesimo concetto
Concetto ci che pu essere comunicato fra gli uomini
Su alcuni punti Husserl daccordo con Frege:
 rifiuto dellempirismo
 rifiuto della riduzione del numero a propriet fisica degli oggetti
 rifiuto della riduzione delle proposizione matematiche a proposizioni ottenute per induzione
Ma c un punto fondamentale su cui non differisce da Frege:
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la riduzione del concetto di numero alla sua estensione per Husserl, come abbiamo detto, il
contenuto- la comprensione- del concetto di numero dato da un atto psichico.
Frege risponde a Husserl con una lunga recensione della Filosofia dellaritmetica dove gli obbietta, tra laltro, di
confondere tra rappresentazione e concetto e di mescolare psicologia e logica.

Linflusso di BERNHARD BOLZANO (1781-1848)


La dottrina della scienza di Bolzano vuole essere linsieme delle regole che bisogna seguire nella divisione del
campo della verit in scienze particolari e nellesposizione delle medesime. Questa parte presuppone per
uneuristica (arte di trovare la verit),
una teoria della conoscenza, che dica a quali condizioni la verit conoscibile,
una dottrina dei fondamenti, che dica che cosa la verit in s e che coincide con la logica pura
Una verit in s una proposizione che enuncia una cosa cos come essa , prescindendo dal fatto che
qualcuno pensi o pronunci tale proposizione e dalla cosa a cui si riferisce.
Ci sono verit in s, perch laffermazione di tali verit implicita nella loro stessa negazione: negare che esitano
verit in s infatti affermare una verit, dire cio come stanno le cose.
Poich le verit in s sono enunciate in proposizioni, esistono proposizioni in s, indipendenti dallatto che le
enuncia. Una proposizione costituita da rappresentazioni, dunque se ci sono proposizioni in s ci sono anche
rappresentazioni in s.
La proposizione in s si distingue non solo dallatto che la pensa, ma anche dalla cosa alla quale si riferisce (se
enuncio la proposizione esiste un ippogrifo tale proposizione significante nonostante non vi sia alcuno
oggetto ippogrifo nella realt). La proposizione in s e la verit in s non hanno esistenza reale, non hanno luogo
n spazio e per questo Bolzano le concepisce come oggetto dellintelletto divino.

Lidea di una logica pura e la polemica con lo psicologismo


Husserl ammette che un oggetto ideale come il numero sia espressione di un atto psichico: possiamo chiamare
questa teoria psicologismo, uno psicologismo per mitigato e opposto allo psicologismo radicale, il quale
afferma che le leggi logiche non sono altro che le espressioni della struttura mentale delluomo.
Nei PROLEGOMENI A UNA LOGICA PURA (1900), Husserl intende eliminare lo psicologismo radicale,
contro cui rivolge due argomenti:
1. le leggi logiche sono necessarie e universali, dunque se esse fossero espressione della nostra struttura
psichica, sarebbero proposizioni ottenute per generalizzazioni di esperienze, come sono le leggi
psicologiche
2. lo psicologismo si contraddice perch pretende di dire qualcosa di oggettivamente valido, pretende di
dire come stanno le cose circa la psiche umana, adoperando una teoria secondo la quale noi non
esprimeremmo mai come stanno le cose, ma solo il modo di reagire della nostra psiche
Le leggi logiche esprimono invece relazioni fra oggetti ideali. La verit unidea, essa non un fenomeno fra i
fenomeni e non dunque un fatto di coscienza, non caratterizzata dalla temporalit, dallessere qui e ora e dal
poter apparire e scomparire; di essa ne abbiamo coscienza come abbiamo coscienza di ununiversale.
Nel contraddire lo psicologismo radicale, Husserl abbandona anche lo psicologismo mitigato a favore di una
logica pura. La logica pura scienza della scienza la scienza un sapere evidente e sistematico
il fatto che sia evidente il risultato della polemica con lo psicologismo poich non si pu dire che non
c evidenza e che tutto dipende dalla nostra struttura psichica; non si pu ignorare che le cose stanno in
un certo modo e che questo evidente
la sistematicit della scienza, la connessione fra le sue proposizioni, data dal render ragione di ci che vi
si asserisce; conoscere la ragione di qualche cosa significa vedere la sua verit come tale che vaga
necessariamente.
Ci sono:
o verit individuali: sono contingenti, e per questo non se ne pu propriamente rendere ragione
o meglio, se ne rende ragione mostrando che sono necessariamente legate ad unaltra verit
73

contingente. Questo possibile solo se si lega la prima verit alla seconda mediante una legge,
ossia una verit necessaria (esempio del fumo e del fuoco: rendere ragione della verit
contingente c ora fumo dicendo che c un fuoco possibile solo se si presuppone che ci sia
un nesso necessario fra fuoco e fumo, ossia se si riconducono verit individuali a verit
universali.
o verit universali: ossia necessarie; rendere ragione di queste verit significa ricondurle a
preposizioni immediatamente evidenti, non ulteriormente fondabili, che vengono chiamate
principi.
Ci sono scienza che incarnano questo ideale di scientificit (aritmetica, geometria, ecc.) e Husserl le chiama
scienze nomologiche, altre invece che da queste si distinguono e vengono chiamate scienza descrittive
(anatomia, geografia, ecc). Le scienze nomologiche sono le scienze fondamentali perch fondano tutte le altre. La
condizione della possibilit della scienza sono i principi su cui si basano le sue deduzioni e i concetti sui quali
sono formulati tali principi (concetti categoriali).
Problema: quali sono i principi logici, ossia i principi e i concetti comuni a tutte le scienze? Husserl sottolinea che
una cosa seguire una dimostrazione geometrica e coglierne levidenza, unaltra chiedersi quali sono i principi
che presiedono lo stesso procedimento dimostrativo.
Daccordo con Frege e con Bolzano, Husserl identifica logica pura e matematica, intesa come dottrina pura
della molteplicit. Loggetto della matematica moderna non pi soltanto la quantit o lo spazio in cui viviamo,
ma il concetto di un possibile campo di conoscenza da dominare mediante un teoria e questo campo definito
proprio molteplicit.

Lintuizione delle essenze


Husserl distingue due momenti della logica:
1. logica come teoria delle possibili teorie si identifica con la matematica pura e stabilisce quali siano le
forme che deve assumere uninferenza valida
2. logica come teoria della possibilit di una teoria in generale domanda come possibile una teoria
Si visto che le proposizioni necessarie e universali sono le condizioni di possibilit di una teoria e dunque di una
scienza e che tali proposizioni sono distinte da quelle ottenute per generalizzazione di esperienze. A fondamento
di questa distinzione sta quella tra intuizione di un dato di fatto e intuizione di una essenza. Le proposizioni
necessarie esprimono rapporti fra essenze, le proposizioni ottenute per induzione sono
generalizzazione di fatti.
RICERCHE LOGICHE (1900-1901): in questopera Husserl non usa ancora il termine essenza, ma quello di
specie e svolge il suo discorso in polemica con lempirismo prekantiano. Questo afferma che le nozioni
universali non si distinguono da quelle individuali, ma sono o nozioni individuali che stanno per molte altre
(Berkeley) o immagini sbiadite di impressioni particolari (Hume). Husserl afferma invece che la differenza fra
oggetti specifici e oggetti individuali garantita dallevidenza: una cosa questo oggetto rosso, altro il colore
rosso che pu appartenere a diversi oggetti.
Husserl spiega in due modi perch la differenza fra questi oggetti stata spesso negata:
1. perch si confonde lesistenza reale con il modo di essere di un oggetto di pensiero: affermare che ci
sono universali non significa dire che essi esistano in natura. Gli universali, le essenze, non sono
oggetti reali, ma idee.
2. perch si fa confusione fra il problema psicologico (come sorgono in noi nozioni universali) e quello
logico (cosa rappresentano le nozioni universali). Poich le nozioni universali sorgono dallesperienza e
lesperienza sempre individuale, si riduce la nozione di universale alle percezioni individuali. Ma facile
negare a parole che ci siano degli universali, eppure non facile pensare tale negazione (anche quando si
riduce luniversale alla somiglianza fra individui che cos quelluniversale se non ci che fra quegli
individui vi di identico?).
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IDEE PER UNA FENOMENOLOGIA PURA E PER UNA FILOSOFIA FENOMENOLOGICA (1913):
nel capitolo Fatto ed essenza, Husserl riconosce che la conoscenza comincia con lesperienza e lesperienza
conoscenza di un mondo di cose, di fatti. Un fatto:
- accade in un certo momento nel tempo
- contingente, cos ma per sua natura potrebbe anche essere diversamente
Nel fatto colgo sempre un essenza: nel fatto del suono colgo un quid (il suono, ci che specifica il fatto, la sua
essenza) e il suo esserci.
Husserl indica alcuni caratteri della conoscenza delle essenze:
1) conoscenza per intuizione, conoscenza immediata
2) conoscenza distinta dalla conoscenza del fatto
Questo spiega anche la distinzione fra proposizioni necessarie e proposizioni ottenute per induzione
dallesperienza: tutto ci che dato di fatto, per quanto si ripeta costantemente nellesperienza, potrebbe anche
essere altrimenti; ci che consegue lessenza invece non potrebbe essere altrimenti.
Si potrebbe obbiettare che le proposizioni geometriche e aritmetiche hanno bisogno dellintuizione sensibile, ma
Husserl risponde che il ricorso allesperienza nelle scienze eidetiche non fondante perch non risponde ad una
esigenza logica, ma solo psicologica; nelle scienze sperimentali invece lesperienza sta come fondamento (se un
geometra soffrisse si allucinazioni e anzich tracciare figure reali sulla lavagna le vedesse solo nellimmaginazione,
le sue dimostrazioni avrebbero uguale valore; invece se uno scienziato sperimentale soffrisse di allucinazioni
durante gli esperimenti, le sue conclusioni risulterebbero errate).
Si pu poi distinguere fra:
o essenze materiali o regionali sono quelle che si realizzano in un oggetto sperimentabile.
La regione il genere supremo di un certo tipo di essenze materiali ogni oggetto empirico concreto si inserisce con
la sua essenza materiale in un supremo genere, in una regione di oggetti empirici (esempio di regione la natura).
o essenze formali sono quelle che si riferiscono alloggetto in generale
In corrispondenza con questi due tipi di essenze ci sono due tipi di ontologia:
o ontologie regionali
le ontologie regionali valgono quanto le essenze materiali di cui sono indagine, il problema : quante
essenze materiali riusciamo a cogliere? I discepoli del periodo di Gottinga intesero la fenomenologia
come complesso di ontologie materiali ritenendo che noi cogliamo le essenze materiali del mondo
corporeo, tentando di costituire una filosofia della natura a priori che ebbe generalmente leffetto di
screditare la fenomenologia agli occhi degli scienziati. Maggiore fortuna ebbe invece la fenomenologia in
campo morale, religioso e psicologico.
o ontologia formale, che si identifica con la logica
Nelle Idee Husserl tratta anche del linguaggio, in quanto lespressione linguistica rinvia sempre a un significato e a
un oggetto. In relazione al linguaggio si possono distinguere alcune scienze:
o grammatica: studia le condizioni alle quali lespressione ha senso
o logica: detta le regole per evitare la contraddizione
o logica della verit: attraverso la quale si pu cogliere il reale. Lo scopo della conoscenza infatti
lintuizione, il cogli mento di realt, ossia il vedere ci che intendo come riempito di senso attraverso una
coincidenza di realt e verit. La verit quellatto di coscienza in cui il soggetto conoscente rileva che la
sua intensione effettivamente riempita dal suo oggetto.
Problema: lintuizione pu essere adeguata? La conoscenza adeguata data solo dal cogito, ma per
quanto riguarda il mondo esterno la nostra conoscenza non mai completamente adeguata in quanto la
conoscenza delloggetto avviene sempre da un certo punto di vista che non lo fa cogliere in tutti i suoi
aspetti in modo pieno (si pu dire che un solo punto di vista intuito, mentre tutti gli altri sono intesi).
In quanto non adeguata, la percezione non garantisce nemmeno dellesistenza delloggetto.
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La coscienza come intenzionalit


Stadi di coscienza intenzionali e loro contenuti (quinta Ricerca): si tratta di mettere in luce lambiguit del termine
contenuto di coscienza.
Innanzitutto Husserl distingue tre significati del termine coscienza:
1) consistenza totale dellio la coscienza linsieme dei fattori che costituiscono lio empirico
2) percezione interna significa autocoscienza
3) intenzionalit la coscienza sempre coscienza di qualcosa. Il qual cosa di cui si ha coscienza non
per costitutivo reale dellio, della coscienza del primo significato: quando immagino Giove io e il mio
immaginare facciamo una cosa sola, ma Giove non un mio modo dessere (io sono immaginante
Giove, non sono Giove). In questo modo lautore elimina anche alcuni problemi circa per esempio il
passaggio dalla coscienza al reale, poich questi andranno trattati in una concezione della realt e non in
una teoria della conoscenza. Husserl chiama intenzionale la relazione fra soggetto conoscente e
oggetto conosciuto, per distinguerla fra la relazione che c fra il soggetto e il suo atto
conoscitivo.
La teoria dellintenzionalit ripresa nelle Idee : lintenzionalit ci che caratterizza la coscienza in senso
pregante. Latto di coscienza chiamato noesi, loggetto intenzionale, noema e il noema non mai costitutivo
reale della coscienza.

Il concetto di fenomenologia
Quando Husserl prese coscienza del proprio metodo filosofico gli diede il nome di fenomenologia (pi tardi
chiam fenomenologia trascendentale anche le conclusioni raggiunte con tale metodo). Il metodo fu espresso
con il motto Zu den Sachen selbst (andiamo alle cose, andiamo a vedere come stanno le cose).
Fenomeno per il nostro autore ci che manifesto, ci che appare. Per questo modo enuncia come principio
di tutti i principi questo: ogni intuizione che presenta originariamente qualche cosa di diritto fonte

di conoscenza; tutto ci che si offre a noi originariamente come nellintuizione deve essere assunto cos
come si offre, ma anche soltanto nei limiti in cui si offre. Non per detto che ci che pi manifesto e
sta a fondamento di ogni conoscenza sia ci di cui siamo pi consapevoli.

Lepoch o riduzione fenomenologica


Per andare alla cose bisogna eliminare i pregiudizi, ossia sospendere lassenso su tutto ci che non sia
pienamente evidente. Latteggiamento comune e naturale caratterizzato dalla persuasione di vivere in un
mondo di cose esistenti, di cose con un significato pratico, di oggetti da usare. Il filosofo deve mettere tra
parentesi queste certezze, non servirsene come punto di partenza per la filosofia.
Husserl utilizza cos il termine scettico epoch col quale veniva indicata la sospensione dellassenso ad ogni
proposizione che non fosse pienamente evidente. Questo termine viene paragonato dallautore stesso al dubbio
cartesiano, rilevandone per anche le differenze: lepoch non propriamente un dubbio, ma un metter fra
parentesi, non servirsi delle persuasioni della vita quotidiana come premesse della filosofia.

Estensione dellepoch alle conclusioni delle scienze


Se le persuasioni della vita quotidiana vanno messe fra parentesi, anche le conclusioni delle scienze subiranno la
stessa sorte, per la ragione che queste presuppongono quelle.
Per esempio la sfera propria delle scienze della natura linterpretazione del dato di esperienza e in questa
interpretazione le scienze procedono in modo critico e rigoroso; il dato per accettato ingenuamente, non ci si
domanda se questo dato sia la realt ultima e indubitabile. La filosofia invece si pone questo problema, e per
questo sospende inizialmente lassenso su ci di cui si pu dubitare.

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Dunque come non svalutazione del mondo della vita quotidiana il negare che esso sia punto di partenza della
ricerca filosofica, cos non una svalutazione della scienza il dire che la filosofia non deve partire dai risultati
delle scienze.

La coscienza come realt fondamentale


Il residuo della riduzione fenomenologica, ci che resiste allepoch la coscienza (la coscienza la realt
immediatamente evidente), la soggettivit. Husserl adduce due ragioni per giustificare lesistenza
incontrovertibile della coscienza:
1. nellautocoscienza loggetto si identifica realmente con latto che lo coglie
2. per la ragione precedente solo la coscienza di s conoscenza adeguata, coglie loggetto in se stesso
Husserl ha sottolineato laffinit della sua tesi col cogito cartesiano, rilevandone anche le differenze: il soggetto
del cogito una res cogitans, un lembo di quel mondo che va messo fra parentesi nella stessa epoch, mentre il
residuo della riduzione la coscienza trascendentale.
La coscienza non solo la realt immediatamente evidente, anche il fondamento di ogni realt: il mondo
costituito dalla coscienza. I termine costituzione per ambiguo: Sokolowski intende costituire come dare
significato, ma dare significato significa crearlo o rivelarlo? Vanni Rovighi protende per uninterpretazione in
senso creazionale per quanto riguarda il primo libro delle Idee, mentre nel secondo Husserl parla di come il
mondo si manifesta.
La tesi che il mondo costituito dalla coscienza spiega lidentit di ontologia e logica affermata in Logica
formale e logica trascendentale (1929): lontologia formale la scienza dellente in generale; lente costituito dalla
coscienza e perci le leggi dellessere (ontologia) sono le leggi del pensiero (logica).

Coscienza e tempo
Husserl parte dalle analisi di Brentano e come lui assume un esempio concreto di svolgimento temporale
nellaudizione di una melodia. La divergenza con Brentano per sta nel fatto che mentre questultimo attribuiva
allimmaginazione il ritenere il passato e anticipare il futuro, Husserl afferma che vivere il tempo non lo stesso che
trattenere con limmaginazione il passato o anticipare il futuro, ma un percepirlo attraverso un procedimento
che Husserl chiama ritenzione e che distingue da quello compiuto dallimmaginazione:
- mentre la riproduzione immaginativa in nostro potere, almeno entro certi limiti (tant che possiamo
richiamare alla mente una melodia quando lo vogliamo), la ritenzione non lo (quando ascoltiamo una
melodia non in nostro potere modificarla)
- altra caratteristica della ritenzione la sua evidenza (mentre ascolto una melodia non mi chiedo mai se le
battute precedenti a quella appena sentita erano corrette o meno, differentemente quando ricordo una
melodia mi faccio spesso questa domanda)
Le realt temporali come il suono e la melodia sono noemi (oggetti intenzionali) della coscienza e la coscienza a
sua volta temporale, un flusso di coscienza.
Husserl si chiede se ci siano due tempi, quello degli oggetti e quello della coscienza e risponde negativamente
lunico flusso della coscienza quello in cui si costituisce lunit temporale del suono e lunit dello stesso flusso di coscienza, ossia un
suono dura nel tempo proprio perch dura nel tempo la coscienza che lo percepisce: lio si distende nel tempo (
Agostino: tempo come distentio animi). Il tempo poi connesso con la possibilit porto il mio futuro in me come
orizzonte di possibilit nelle quali sar.

LA CRISI DELLE SCIENZE EUROPEE E LA FENOMENOLOGIA


TRASCENDENTALE
(1936-1954)
Lio trascendentale: non facile cogliere il significato del termine trascendentale e la difficolt accresciuta dal
fatto che la coscienza trascendentale la coscienza di un io personale. Lio che raggiungo nellepoch pu essere
definito io solo in modo equivoco, perch sono proprio io, io concreto, che mi pongo di fronte al mondo e che
lo interrogo. Lio trascendentale, dice Husserl, il luogo originario e la fonte prima di ogni significato e verit.
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In questopera c poi laffermazione che lautentico sapere non dato dalle scienze sperimentali: questa
non per una professione di irrazionalismo, al contrario proprio lassoggettarsi alle scienze ha posto luomo in
balia dellirrazionalismo, in quanto tutto quello che non rientrava nel dominio scientifico era stato inteso come
sottoposto a scelte irrazionali con la conseguenza che non si cercato un sapere che fosse di guida alla vita. La
forma filosofica dellesistenza invece consiste nel dare a se stessi e alla propria vita una regola di vita attinta dalla
pura ragione. Ed per raggiungere questo ideale che necessario mettersi nellatteggiamento dellepoch, per
ritrovare quelle verit prime che permettano di scoprire il significato della vita umana in tutte le sue forme,
compresa la scienza sperimentale.

MAX SCHELER (1874-1928)


La concezione della fenomenologia
Di Husserl, Scheler accolse in particolare il carattere fondamentale dellintuizione (il principio di tutti i
principi) e la teoria dellintuizione delle essenze.
A differenza di Husserl invece si interess specialmente di problemi morali, sociologici e nella fase teistica,
religiosi e metafisici.
Definizione di fenomenologia: un atteggiamento dello sguardo dello spirito in cui si vede o si vive qualcosa che, senza
quellatteggiamento, rimarrebbe nascosto: si scopre cio un regno di fatti di natura particolare.
Anche il concetto di intuizione diverso da quello di Husserl: intuito s ci che dato in se stesso, ma Scheler
accentua il carattere di vissuto cha ha questo contatto con la realt. C modo e modo di entrare in contatto con
la realt:
- c latteggiamento naturale che considera la realt relativamente alluomo e dunque da un punto di vista
utilitario
- c latteggiamento filosofico che considera la realt non come ambiente in cui bisogna vivere, ma come
mondo; le cose vengono considerate nella loro essenza, senza considerare la loro utilit
- c latteggiamento delle scienze naturali che si distingue solo per grado da quello naturale e quotidiano;
le scienze sono per loro natura ordinate alla tecnica, hanno lo scopo di dominare il mondo e
trasformarlo, non di conoscerne lessenza. Appunto perch le scienze hanno uno scopo pratico, esse
hanno ad oggetto solo ci che esiste: lesistenza ci nota mediante lurto che le cose esercitano su di noi,
conosciamo le cose esistenti perch percepiamo lostacolo che esse esercitano sulle nostre attivit.
Caratteristica delluomo per, secondo lautore, ci che i greci chiamavano ragione e che Scheler chiama
spirito, ossia la capacit di conoscenza disinteressata ed tale interesse contemplativo che muove a far filosofia.
Luomo contemplatore dellessere e non semplicemente animale intento a trarre utilit dal suo ambiente.
[tesi esposte in Fenomenologia e teoria della conoscenza, 1913 e in La posizione delluomo nel cosmo].

Letica
IL FORMALISMO DELLETICA E LETICA MATERIALE DEI VALORI (1913-1916)
Primato del valore sul dovere: formalismo per Kant significa che la legge morale vale per la sua forma di legge,
che luniversalit, non per la sua materia, ossia per ci che comanda. Kant pone questo aut-aut: o si vuole
qualcosa perch si deve volerlo o perch la cosa piace, ma in questo caso non si possono fondare valutazioni
soggettive perch il piacere sempre soggettivo. Infine, bene ci che la legge morale comanda e per sapere che
cosa la legge comanda basta chiedersi se la massima personale pu essere eretta a principio universale.
Scheler non ritiene che il concetto di dovere sia il concetto fondamentale delletica: un etica che metta a
fondamento il dovere (etica imperativa) pecca di arbitrarismo: comincia con un devi perch devi senza
giustificare il comando. Essa inoltre un etica del risentimento: letica del dovere una disciplina degli impulsi
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e finisce col condannare tutto ci che gioia e pienezza di vita, assumendo il sacrificio come criterio del bene
morale.
Il concetto fondamentale delletica invece il valore. I beni sono cose che hanno valore, i valori sono dunque le
qualit per cui le cose esistenti qui e ora sono buone. Allaut-aut kantiano si pu dunque opporre una terza
ipotesi: si pu volere una cosa non perch piace o perch comandata, ma per il suo valore.
I beni sono fatti, i valori essenzefra essenza si possono stabilire rapporti necessari e universali, si pu
dunque scoprire un rapporto necessario tra volont umana e certi valori, ossia cosa luomo deve volere- ma pu
anche non volerlo a garanzia della sua libert- per essere pienamente uomo.
Lerrore di Kant stato quello di identificare a priori con formale, ci sono invece proposizioni a priori materiali
ed esse sono proprio le valutazioni morali: sono a priori materiali quando la materia sulla quale si
pronunciano un essenza e non un fatto. Non necessario ricorrere al formalismo per pronunciare il
carattere a priori della valutazioni morali.
I valori sono oggetto di intuizione emozionale: la pretesa che i valori si apprendano con lintelletto dipende da
due pregiudizi:
1. la negazione dellintenzionalit del sentimento mentre Scheler afferma che i sentimenti non sono solo
modi di essere e modificazioni del soggetto, ma anche modi di apertura allaltro, sono loriginaria
intenzionalit del valore.
Lesempio quello dellira: quando diciamo che lira scoppiata significa che essa nata in
conseguenza allapprendere un certo fatto e ad apprenderlo come un male, sorta dunque come
intenzionalit sentimentale di valore negativo.
2. la persuasione che solo lintelletto e la ragione siano attivit spirituali c secondo lautore una
spiritualit extra-teoretica
Lintuizione dei valori oggettiva, nel senso che apprende una realt gi data, non semplicemente un
nostro modo di sentire, quindi pu fondare delle valutazioni morali universalmente valide.
Scheler distingue quattro tipi di valori fondamentali gerarchicamente ordinati:
I. valori sensibili hanno come poli piacevole-spiacevole
II. valori vitali hanno come poli nobile-volgare
III. valori spirituali, che comprendono i valori estetici (bello-brutto), di giustizia (giusto-ingiusto) e della
conoscenza (vero-falso)
IV. valori religiosi hanno come poli santo-profano

Lantropologia
Cogliere un essenza, domandarsi cosa una cosa prescindendo dallinteresse vitale, significa svincolarsi
dalloppressione del legame con la vita, significa dunque che un essere spirituale non legato agli impulsi e
allambiente, ma aperto al mondo. Un tale ente ha un mondo e non solo un ambiente. Ci che per un
animale solo un ambiente, un centro di resistenza o attrattiva, diventa per luomo, un mondo, un oggetto da
conoscere. In questo prescindere dallesistenza consiste lepoch.
In quanto soggetto spirituale, luomo persona ossia centro di atti intenzionali. La persone un soggetto
individuo, concreto. Come soggetto di atti intenzionali, la persona non pu mai diventare oggetto di autoosservazione perch un atto si coglie solo mentre lo si compie: lo si vive, non lo si osserva lunico ed esclusivo
modo in cui una persona data il compimento stesso dellatto vivendo il quale essa Si coglie. Per lo stesso motivo anche la
persona altrui non si conosce come oggetto, ma solo cercando di rivivere i suoi atti.

La metafisica. Filosofia e religione


La capacit spirituale delluomo ci che rende possibile la filosofia:
o LA PRIMA EVIDENZA FILOSOFICA che c qualche cosa, che non c il nulla. Questa evidenza
implicita nel cogito che gi laffermazione di un essere determinato, quello pensante. Dal rendersi
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conto che c qualche cosa nasce la meraviglia di fronte allessere. Se nellatteggiamento quotidiano
lessere ci sembra ovvio, nellatteggiamento filosofico ci stupisce.
LA SECONDA EVIDENZA FILOSOFICA che vi un essere assoluto. Si presenta subito la
distinzione fra ens a se e ens ab alio in quanto questultimo non pu esistere se non c lens a se. Dire che vi
un essere assoluto non significa dire quali sono gli attributi di questo essere, su questo punto per il
pensiero di Scheler cambiato:
o nel periodo teistico Scheler sembra ammettere come immediatamente evidente anche la
trascendenza dellessere assoluto, anche se afferma che lens a se della metafisica non il
Dio della religione; o piuttosto essi sono realmente, ma non intenzionalmente identici,
ossia non rispondono al medesimo modo di intenderli.
Si possono distinguere tre teorie sul rapporto religione-filosofia:
1. Identit totale pu assumere sue forme a seconda che si riduca la religione alla
filosofia o la filosofia alla religione
2. Identit parziale la teoria scolastica: la religione aggiunge alle verit
metafisiche le verit rivelate, ma ha comuni con la metafisica alcune dottrine come
lesistenza di Dio e alcuni suoi attributi
3. Sistema di conformit (teoria condivisa da Scheler) loggetto della religione
distinto da quello della metafisica. Ci a cui tende la religione non la conoscenza
razionale della realt originaria, ma la salvezza delluomo mediante una comunione
di vita con Dio; il Dio della religione il Salvatore, eminentemente persona ed
quindi intuibile solo a livello emozionale, ma mai definibile e perfettamente
conoscibile.
o

nellultimo periodo Scheler ritiene che la suprema realt sia insieme impulso e spirito, ma non
Dio. Il Dio del teismo sta alla fine del divenire e non allinizio del mondo; ha il significato di un
fine ideale che verr raggiunto solo nella misura in cui il mondo diverr il perfetto corpo di Dio.
Dio dunque si realizza nelluomo, che la pi alta manifestazione della realt originaria.

NICOLAI HARTMANN (1882-1950)


Ontologia e realismo
Hartmann preoccupato di affermare il primato dellontologia sulla teoria della conoscenza, e di segnare le
differenze fra la nuova ontologia- la sua- e la vecchia ontologia- quella di Wolff. La nuova ontologia
differisce dalla vecchia per il metodo, non pi logico-deduttivo, ma fenomenologico-analitico.
 Lontologia filosofia prima perch studia ci che presupposto in ogni altra conoscenza, ma non pu
dedurre le sue conoscenze da un primo principio, deve invece ricavarle dallanalisi dei fenomeni (dati
evidenti) e in questo senso filosofia ultima.
 Lontologia filosofia prima perch studio dellente in quanto ente, ossia dellessere visto che lessere
ci che compete ad ogni ente in quanto tale. In quanto lessere laspetto pi universale, il concetto di
essere implicito in ogni altro concetto, quindi lo studio dellessere al di qua di idealismo e
realismo.
Sembra che il termine realismo abbia poi un duplice significato:
- vuol dire che il conoscere non un porre o un creare loggetto, ma un apprendere qualcosa
che indipendente dallatto con cui lo conosciamo in questo primo caso il realismo
immediatamente evidente
- vuol dire che esiste una realt indipendente dalle nostre rappresentazioni in questo secondo
caso il realismo il frutto della riflessione su certi caratteri della conoscenza
Il problema del realismo non se esista una realt in s, ma come essa mi sia data; la realt mi data in
tre modi:
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1) nella conoscenza: il conoscere loggetto evidenzia la trascendenza di questo, in quanto mi resta


sempre in parte ignoto e ci provato dal fatto che la nostra conoscenza pu sempre progredire
2) negli atti emozionali, perch in questi si ha lesperienza dellostacolo: siamo toccati e premuti
da una realt che dobbiamo subire
3) nel complesso degli atti emozionali che costituisce il nostro atteggiamento nella vita

Momenti, categorie, sfere e modi di essere


Lessere indefinibile in quanto ogni definizione rimanda a un concetto logicamente anteriore e non c nessun
concetto anteriore al concetto di essere e ogni altro concetto unesplicitazione del concetto di essere. Ci sono
vari tipi di determinazioni dellessere:
categorie costitutive, sono i diversi generi in cui si divide lessere
determinazioni che appartengono a ogni genere di ente
o momenti dellessere (essenza ed esistenza)
o sfere dellessere (essere reale e essere ideale)
o modi dellessere (possibile, attuale, necessario)
NB: si spesso confusa lessenza con lessere ideale e lesistenza con lessere reale, ma anche lessere reale ha
unessenza e anche lessere ideale ha unesistenza. Lessenza rimane la stessa sia negli esseri ideali che in quelli
reali.
Lessere ideale in s, ossia ha un oggettivit, irriducibile a unattivit di pensiero e tuttavia non reale.
Lesempio pi tipico lessere degli enti matematici. In riferimento a questi esseri Hartmann dice che lessere
ideale funziona nel reale come una sorta di struttura.

Possibile, necessario, contingente


Ai modi dellessere dedicato Possibilit e attualit (1938).
Contingente negativamente, contingente il non-necessario, positivamente ci che da s cos
come .
Necessario ci che non pu essere altrimenti, ci che determinato da altro.
La necessit assoluta dunque una contraddizione in termini, in quanto necessario significa dipendente;
nei rapporti di dipendenza non si pu andare allinfinito, ci dovr dunque essere un principio non
fondato, non dipendente e perci non necessario, ossia contingente ogni necessario rimanda a un
contingente.
- Possibile quando per possibilit non si intende la possibilit logica (assenza di contraddizione), ma la
possibilit reale sempre implicata in essa una relazione. realmente possibile solo ci di cui si
avverano tutte le condizioni necessarie alla sua esistenza. Come non c nulla di assolutamente
necessario, non c nemmeno nulla di assolutamente possibile.
La possibilit reale non mai possibilit disgiuntiva, di essere o non essere, poich le condizioni che
fanno essere una cosa non sono le stesse per cui la cosa non pu essere. La condizione per cui si
confondono possibilit positiva (possibilit di essere) e possibilit negativa (possibilit di non essere) sta
nel fatto che non conosciamo mai tutte le condizioni di possibilit di una cosa.
Cos concepita la possibilit si identifica con lattualit: quando si avverano tutte le condizioni necessarie
affinch una cosa sia, la cosa attualmente e finch manca anche una sola condizione la cosa non
nemmeno possibile. Solo ci che attuale possibile e ci che non attuale non nemmeno
possibile. Quando si avverano tutte le condizioni per lessere di una cosa la realt attuale anche
necessaria.
Lattualit, a differenza del possibile e del necessario, un modo assoluto in quanto lattualit dice solo
lessere cos e non altrimenti, ma non dice il rapporto ad altro. Problema: in questo caso modi relativi
(possibilit e necessit) verrebbero a coincidere con modi assoluti. La difficolt risolta se si tiene
presente che lattuale anche necessario quando si tratta di un ente condizionato; lincondizionato invece
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attuale e non necessario, ossia contingente. La contingenza un modo assoluto, il modo di essere
dellAssoluto.
Hartmann formula cos un principio che lopposto del principio di ragion sufficiente: non c necessit
senza contingenza, ma pu esserci contingenza senza necessit. Principio che si pu esprimere anche in
modo pi paradossale: Dio,come ente assolutamente necessario, piuttosto lente assolutamente contingente.
Il termine contingente applicato allAssoluto ha cos riacquistato il suo significato originale: non pi solo ci che
da s cos come , ma anche ci che e potrebbe non essere. Il principio e il fondamento della realt dunque
irrazionale. Lontologia hartmanniana sfocia in questo modo in una metafisica.

I quattro gradi dellessere


La struttura del mondo reale (1940) e Philosophie der Natur (1950), dove Hartmann prettamente fenomenologico.
Nella prima di queste opere esposta la teoria sui quattro gradi o strati dellessere reale:
1. natura inanimata
2. natura vivente
3. realt psichica
4. realt spirituale
Luomo unit inscindibile di queste quattro realt, ma ci non nega la loro distinzione. In particolare i gradi
superiori si fondano su quelli superiori, i quali sono pi ricchi ma anche pi fragili.
Caratteristica dei primi due gradi la spazialit, mentre gli ultimi due non sono nello spazio ma solo nel tempo: il
tempo comunque la caratteristica di ogni grado dellessere reale (mentre lessere ideale atemporale).
Ricordiamo poi che Hartmann distingue fra:
- spirito personale
- spirito oggettivo: il complesso delle attivit spirituali in quanto si realizzano nella storia e
costituiscono una civilt
- spirito oggettivato: costituito dalle opere nelle quali questa cultura si realizza
( Filosofia dello spirito di Hegel)

Letica
Etica (1926): come Scheler, Hartmann afferma che il concetto fondamentale delletica quello di valore e che i
valori si intuiscono emozionalmente.
Il testo si divide in tre parti:
I.
struttura del fenomeno etico
parte generale delletica: dopo la critica alle etiche naturalistiche (edonismo e utilitarismo) lautore
definisce il concetto di valore e i rapporti fra dovere e valore.
II.
regno dei valori morali
parte speciale delletica: panorama dei valori, delle leggi che ne esprimono i rapporti e delle virt che li
incarnano
III.
problema della libert del volere
Hartmann afferma la libert del volere come autodeterminazione
Una tesi presente in tutta lopera: non c teleologia nella natura, solo luomo, attraverso la sua libert, che
pone una finalit nel reale; la pone ordinando come mezzi per la realizzazione di valori (o disvalori) quelle che
in natura sono cause necessarie.

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ESISTENZIALISMO
Lesistenzialismo come atmosfera culturale e filosofica
Il concetto di esistenzialismo uno dei pi problematici e controversi della storia filosofica del Novecento.
Infatti, a dispetto della sua oggettiva rilevanza storico-culturale, gli storici sembrano manifestare nei suoi
confronti un certo imbarazzo, documentato dal fatto che egli ultimi decenni, nelle storie generali della filosofia
si tende a eludere ogni forma di discorso introduttivo e di inquadramento storiografico.
Tutto ci ha finito per spingere gli studiosi a considerare il termine esistenzialismo come una vuota etichetta, o a
parlare pi che di esistenzialismo, di esistenzialisti e di filosofia dellesistenza.
Da ci la necessit di alcune precisazioni di ordine metodologico e critico.
Lesistenzialismo una specifica atmosfera culturale e filosofica, che ha unito una serie di autori, i quali, in
un determinato movimento della loro elaborazione teorica si sono trovati ad essere partecipi di essa, sebbene
in seguito alcuni di essi abbiano intrapreso altre strade.
Parlare di esistenzialisti non risolve il problema, ma lo sposta soltanto.
Il fatto che lesistenzialismo rappresenti una fluida e sfaccettata atmosfera di pensiero non esclude
lesistenza di alcuni tratti comuni.
Quando si parla di esistenzialismo bene distinguere fra
a) lesistenzialismo come situazione storico culturale
b) lesistenzialismo come filosofia
che pur restando strettamente connessi costituiscono due realt distinte.
Lesistenzialismo come situazione storico culturale Lesistenzialismo un clima culturale che ha caratterizzato il
periodo compreso fra i due conflitti mondiali. Si configura come un atteggiamento spirituale caratterizzato
da una accentuata sensibilit nei confronti della finitudine umana e degli aspetti che la caratterizzano.
Il sostantivo esistenzialismo e laggettivo esistenzialistico figurano in tutti quei contesti di discorso in cui si
vuole attirare lattenzione sugli aspetti limitanti o tendenzialmente negativi della condizione umana nel mondo.
Sulla sensibilit esistenzialistica hanno influito
- la delusione storica connessa alla guerra,
- la delusione culturale nei confronti degli ideali e delle correnti di pensiero di tipo ottocentesco.
Per questi motivi lesistenzialismo ha mantenuto stretti legami, sin dallinizio, con certe manifestazioni letterarie
in cui era pi vivo il senso della drammaticit e problematicit della vita umana:
- le opere di Dostoevskij e Kafka
- la letteratura esistenzialistica (Sartre, Simone de Beauvoir, Camus)
- il decadentismo
- lermetismo italiano
Non bisogna per ridurre lesistenzialismo a una corrente che pone al centro soltanto la consapevolezza della
crisi, nellesistenzialismo europeo sono infatti rinvenibili anche filoni di pensiero e istanze culturali che si
pongono come abbozzo di soluzione alla crisi. In questi indirizzi la finitudine cessa di rivestire un senso
esclusivamente negativo per assumere un significato tendenzialmente positivo.
Lesistenzialismo come temperie filosofica Inteso in senso stretto e tecnico, lesistenzialismo un insieme di
filosofie che risultano caratterizzate da taluni tratti comuni, che denunciano lappartenenza a un medesimo clima
speculativo. Ecco le principali consonanze delle filosofie dellesistenza:
- la centralit della riflessione sullesistenza
- lesistenza viene identificata con il modo dessere proprio delluomo
- tale modo dessere viene descritto innanzitutto come un rapporto con lessere, che si manifesta
nellessere-oltre delluomo
- manifestano una passione per lessere
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lessere presenta valenze filosofiche diverse (Heidegger evento di carattere ontologico, Sartre realt
esperienziale, Jaspers e Pareyson Assoluto e divino, ecc.)
- il rapporto esistenziale con lessere viene interpretato come qualcosa in cui ne va delluomo
- luomo non una realt esistenziale gi data, ma un ente che si trova di fronte a determinate possibilit
di realizzazione
- lappello alla scelta e allautenticit implicano una sottolineatura della singolarit e irripetibilit delluomo
- lesistenza si configura nella situazione tipicamente umana di essere-gettato-nel-mondo ed segnata dalla
finitudine
In sintesi lesistenzialismo filosofico un concetto storiografico per indicare tutte quelle forme di pensiero che si
sono trovate a condividere la concezione dellesistenza come modo dessere proprio delluomo.
Lesistenzialismo stato spesso accusato di
irrazionalismo, sebbene in realt si sia limitato a mettere in luce che la conoscenza e la ragione non
rappresentino la totalit dellesistenza
apoliticit, sebbene dal punto di vista degli esistenzialisti la singolarit dellesistenza non escluda affatto
lorizzonte della comunicazione.

IL PRIMO HEDEGGER: LESSERCI E LE SUE STRUTTURE


Per molto tempo Heidegger stato considerato come la maggior figura dellesistenzialismo contemporaneo,
ovvero con il filosofo che pi di tutti avrebbe incarnato lo spirito e le istanze della filosofia esistenziale del
Novecento. In seguito, con la pubblicazione degli inediti degli anni trenta e dei nuovi scritti che lo studioso
andava elaborando nello spirito della svolta, apparso evidente che il problema centrale di Heidegger,
coerentemente con il programma ontologico di Essere e tempo, non era quello dellesistenza, bens quello
dellessere. Ci in armonia con le dichiarazioni del filosofo
devo [] ripetere che le mie tendenze filosofiche, anche se in Essere e tempo questione di Esistenza e di Kierkegaard, non
possono essere classificate come filosofia dellesistenza [] la questione che mi preoccupa, non quella dellesistenza delluomo;
quella dellessere nel suo insieme in quanto tale. Dichiarazioni che ritroviamo nella Lettera sullumanismo (1947).
Da ci una diversa maniera di rapportarsi ad Heidegger, come filosofo dellesistenza o come filosofo dellessere.
Una distinzione questa che sembra insoddisfacente, in quanto, da un lato, riduce il filosofo allesistenzialista tout
court, dallaltro riduce lesistenzialismo di Heidegger a un semplice equivoco storiografico del passato.
In realt Heidegger, pur non essendo storiograficamente classificabile come esistenzialista tout court, risulta parte
integrante della storia dellesistenzialismo. Infatti, non dobbiamo dimenticare che:
Essere e tempo di fatto unanalitica esistenziale, sebbene condotta in vista dellelaborazione del problema
dellessere;
il protagonista principale di Essere e tempo non lessere bens lesistenza;
il tentativo di appiattire il secondo Heidegger sul primo risulta altrettanto fuorviante del tentativo di
appiattire il primo Heidegger sul secondo, cio di leggere Essere e tempo sulla falsariga dellinterpretazione
che ne ha offerto Heidegger stesso dopo la svolta;
Essere e tempo ha influito sullesistenzialismo, ed stato al tempo stesso influenzato dalla coeva atmosfera
esistenzialistica e dalla sua sensibilit per gli aspetti negativi e limitanti della condizione umana.
Per questo utile inserire il primo Heidegger insieme agli altri esponenti dellesistenzialismo, dedicando poi al
secondo Heidegger una trattazione separata.

1. Vita e scritti sino alle soglie degli anni trenta


Martin Heidegger nacque il 26 settembre del 1889 a Messkirch, nel Baden, da una famiglia cattolica di umili
condizioni sociali. Grazie a una borsa di studio si trasfer a Costanza e a Friburgo, dove ottenne la maturit liceale
(1909). Dopo un periodo di noviziato tra i gesuiti, presto interrotto, intraprese gli studi teologici presso
lUniversit di Friburgo. Dopo due anni cambi facolt per dedicarsi allo studio della matematica, delle scienze
naturali e della filosofia. Fra i testi filosofici che influenzarono la sua formazione vi sono: Il molteplice significato
dellente secondo Aristotele di Brentano, Ricerche logiche di Husserl e Sullessere. Compendio di ontologia di Carl Braig.
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Nel 1913 consegu il dottorato con la tesi La dottrina del giudizio nello psicologismo. Arruolato come volontario allo
scoppio della guerra, venne congedato per motivi di salute. Richiamato alle armi nel 1915, prest servizio a
Friburgo, poi a Berlino e infine a Verdun.
Nel 1915 ottenne la libera docenza con una dissertazione su La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto. La
prova di lezione orale, pubblicata lanno successivo, ha per tema Il concetto del tempo nella scienza della storia.
Nel 1917 spos Elfride Petri. Due anni dopo abbandon la chiesa cattolica. Nel 1920 in casa di Husserl conobbe
Jaspers, di cui divenne amico e con cui intrattenne un profondo dialogo filosofico.
Dal 1923 al 1928 insegn allUniversit di Marburgo, dove costitu una cerchia di allievi, tra i quali Lwith,
Gadamer e Arendt. A Marburgo Heidegger conobbe un periodo di intensa creativit e tenne numerosi corsi.
Intanto, negli intervalli lasciati liberi dallinsegnamento universitario, si rifugiava in una baita a Todtnauberg, nella
Foresta nera, dove scrisse Essere e Tempo (1927), che segn il definitivo distacco dalla fenomenologia.
Nel 1929 successe a Husserl nella cattedra di Friburgo tenendo la prolusione su Che cos metafisica? Nello stesso
anno collabor al volume per onorare i 70 anni di Husserl con larticolo Sullessenza del fondamento e pubblic il
volume Kant e il problema della metafisica.

2. Neokantismo, fenomenologia e ontologia: lermeneutica della fatticit


Ledizione completa delle opere, la cosiddetta Gesamtausgabe, ha permesso di gettare ulteriormente chiarezza sulla
produzione heideggeriana del periodo che precede Essere e tempo, confermando lesistenza di una traiettoria
speculativa, che, partendo dal neokantismo, attraversa lesperienza fenomenologica, ha finito per mettere capo
allelaborazione di una forma peculiare di ontologia.
Dopo la tesi di dottorato La teoria del giudizio nello psicologismo (1914), in cui Heidegger prende posizione contro lo
psicologismo, allontanatosi dalla prospettiva antimetafisica dei neokantiani, afferma che la filosofia non pu,
alla lunga, fare a meno dellottica che le propria: la metafisica.
Nei corsi friburghesi del 1919-1923 si assiste sia al progressivo allontanamento di Heidegger dal neokantismo, sia
al suo avvicinamento alla fenomenologia, sia al crescente approfondirsi dellinteresse storico e teoretico per
lontologia. Parallelamente emerge sempre pi un interesse per lesserci storico delluomo.
La definitiva confluenza del problema dellessere con il problema della storicit e della fattualit della vita
costituita da Essere e tempo.

3. Il problema dellessere e lanalitica esistenziale


Alla base di Essere e tempo vi la questione dellessere. Tale problema oggi caduto nelloblio, nella dimenticanza,
poich stato assunto come qualcosa di tanto chiaro quanto ovvio e quindi non bisognoso di alcuna
problematizzazione.
Si dice: il concetto di essere il pi generale e vuoto di tutti e resiste perci a qualsiasi tentativo di definirlo.
Essere: il fenomeno19 per eccellenza. Lessere insieme il pi noto, perch implicito in ogni altro
concetto, e il pi oscuro. Tentare di fissarlo d le vertigini. Comprendiamo dunque lessere e tuttavia
non ne abbiamo il concetto scrive Heidegger nel volume Kant e il problema della metafisica
Da ci la necessit di una ripetizione esplicita di tale problema. Lo scopo dichiarato di Essere e tempo infatti
la delineazione di unontologia che, partendo da quella media e vaga comprensione dellessere permetta, almeno,
di comprendere e di formulare la domanda intorno allessere, pervenga a una determinazione esplicita del senso
dellessere.
In ogni domanda si possono distinguere
ci che si cerca
ci che si interroga
ci che si ricerca o si trova domandando
19

Il fenomeno ci che implicito in tutto ci che si manifesta, ma usualmente trascurato, compito della filosofia
portarlo alla luce.

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Nella domanda intorno allessere


ci che si ricerca lessere
ci che si interroga un ente
ci che si trova ricercando il senso dellessere
Il primo problema dellontologia quindi di trovare lente al quale la domanda sullessere specificamente
indirizzata. Questo ente luomo: Questo ente, che noi stessi sempre siamo e che, fra laltro, ha quella possibilit dessere che
consiste nel porre il problema, lo designiamo col termine Esserci (Dasein). Luomo possiede quindi un primato ontico e
ontologico rispetto agli altri animali
o ontico, poich configurandosi come lente al cui essere appartiene costitutivamente il domandare,
possiede quella struttura dessere che lesistenza
o ontologico, poich fruisce per costruzione della capacit di porre il problema dellessere, capacit che
rappresenta la condizione preliminare di ogni possibile ontologia.
Lanalisi del modo dessere dellEsserci dunque essenziale e preliminare per lontologia: solo interrogando
lEsserci si pu tentare di comprendere che cos lessere. E poich il modo di essere dellEsserci
lesistenza, ne segue che lontologia fondamentale deve essere cercata in unanalitica esistenziale, volta a
mettere in luce le peculiarit strutturali dellEsserci.
Lesistenza caratterizzata
dalla possibilit di rapportarsi in qualche modo allessere, tramite una comprensione dellessere implicita e preontologica
dalla possibilit dessere, lesistenza non una realt fissa e predeterminata, ma un insieme di possibilit fra cui
luomo deve scegliere; luomo ci che ha da essere, ci che progetta di essere.
Lessere dellEsserci un ex-sistere, cio trascendimento, problematicit e quindi uno stare al di fuori o al di l di
s, per questo LEsserci appare come lente a cui nel suo essere ne va di questo essere stesso, ossia come un ente il cui
essere risulta in gioco.
Heidegger distingue poi tra
comprensione esistentiva o ontica, la quale concerne lesistenza concreta del singolo
comprensione esistenziale o ontologica, che si propone di indagare le strutture fondamentali
dellesistenza, i cosiddetti esistenziali, che mira dunque lessere dellente
poich ogni conoscenza dellente presuppone sempre una preliminare comprensione dellessere dellente, alla
base di ogni verit ontica sta la verit ontologica.

4. Fenomenologia, ontologia ed ermeneutica


Secondo Heidegger lanalitica esistenziale deve assumere come suo metodo quello fenomenologico, la cui
massima pu essere espressa con il precetto di puntare direttamente alle cose Il termine fenomenologia esprime una
massima che pu essere formulata cos Verso le cose stesse! Il filosofo tedesco si sforza di chiarire lidea programmatica
di fenomenologia chiarendo il senso dei termini che la compongono e del nome che risulta dalla loro sintesi:
o fenomeno non la parvenza, ma la manifestazione o la rivelazione di ci che la cosa stessa nel suo
essere in s, la cosa stessa in quanto appare e cos come appare
o logos consiste nel far vedere ci di cui si discorre ed vero quando porta alla luce ci che era
nascosto
Fenomenologia assume quindi il senso di lasciar vedere da se stesso ci che si manifesta, cos come si manifesta
da se stesso, cio in modo che lessere dellente si mostri nelle sue strutture essenziali. La fenomenologia la scienza
dellessere dellente: ontologia.
La fenomenologia, inoltre, una scienza la cui procedura costituita dallinterpretazione. Poich linterpretazione
il compito proprio dellermeneutica allequazione ontologia=fenomenologia si accompagna lequazione
fenomenologia=ermeneutica. Ne segue che la filosofia ontologia universale e fenomenologica, muovente
dallermeneutica dellesserci.

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5. La distruzione fenomenologica della storia dellontologia: temporalit e senso dellessere


LEsserci ha la prerogativa di interpretarsi nellorizzonte della tradizione, la quale, per, tende a coprire ci che
tramanda. La stessa questione del senso dellessere si trova avvolta nelloblio. Per questo ogni sua riproposizione
deve assumersi il compito di indagare la propria storia. Larticolazione dellontologia in chiave fenomenologica ed
ermeneutica si connette quindi al progetto di un confronto critico con la tradizione filosofica, mediante una
distruzione fenomenologica della storia dellontologia.
Distruzione: non ha valenza negativa, allude a unopera di decostruzione critica dei concetti tradizionali e
rappresenta uno dei tre momenti costitutivi (assieme alla riduzione e costruzione) del metodo
fenomenologico. Laspetto negativo consiste nella critica contro loggi.
Anticipando i risultati della sua analisi, Heidegger afferma che la temporalit sar dimostrata come il senso
dellessere dellente chiamato Esserci. Il tempo deve essere posto in chiaro e determinato come lorizzonte di ogni comprensione
e di ogni interpretazione dellessere.
Lelaborazione del problema dellessere viene a definirsi in questi due compiti, a cui corrisponde la
programmatica suddivisione di Essere e tempo,
Parte prima: linterpretazione dellEsserci in riferimento alla temporalit e lesplicazione del tempo come
orizzonte trascendentale del problema dellessere
Parte seconda: linee fondamentali di un distruzione fenomenologica della storia dellontologia sulla
scorta della problematica della temporalit.

6. Lessere nel mondo e lessere con altri


Lanalitica esistenziale deve cominciare dalla descrizione di ci che luomo nella vita quotidiana, cos com
innanzitutto e perlopi, nella sua quotidianit media. Il carattere fondamentale delluomo lessere nel mondo. Si
potrebbe dire che questa la traduzione heideggeriana dellintenzionalit, ma una traduzione particolare, non
infatti lapertura teoretica al mondo (come in Husserl): unapertura tecnica. Il mondo in cui luomo un
complesso di utensili, di cose da adoperare.
Lessere nel mondo originariamente un aver a che fare con, un curarsi delle cose.
Tale prendersi cura ha le caratteristiche
della trascendenza
del progetto
oltrepassando la realt di fatto, lEsserci progetta la realt secondo una totalit di significati facenti capo a lui
stesso, ossia come insieme di strumenti utilizzabili.
Lessere nel mondo non va inteso
- n in senso spaziale
- n come una propriet che luomo pu possedere o meno
Luomo innanzitutto e per lo pi nel mondo secondo la modalit del commercio. Il commercio caratterizzato
dalla visione ambientale preveggente, ossia dalla visione circospetta del mondo, come dellinsieme di rimandi
fra gli utilizzabili. Il mondo si qualifica come una totalit di rimandi e di significati mettenti capo alluomo.
Lessere in mezzo a una totalit di strumenti coincide con lessere familiari con una totalit di significati
(strumento = stare per = segno). Questa totalit coincide con la mondanit.
Qui Heidegger inserisce una critica al problema della conoscenza. Alcune filosofie moderne tendono a
concepire la conoscenza come una sfera interiore, nella quale luomo sarebbe incapsulato; si colloca il
conoscere dentro il conoscente, e poi ci si fa la domanda come pu avere un oggetto, o come deve essere fatto
loggetto, perch il soggetto possa conoscere senza fare un salto in un'altra sfera. Questo pseudo-problema si
fonda su due presupposti erronei
a) che il conoscere sia il modo originario di rapportarsi al mondo
b) che il conoscere sia una qualit interiore del soggetto
Il problema se vi sia un mondo e se il suo essere possa venir dimostrato, come problema posto dalluomo come esser nel mondo (e chi
altro potrebbe porselo?) privo di senso. (Essere e Tempo, p.220)
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Lo scandalo della filosofia non che non si sia ancora trovata una dimostrazione valida dellesistenza del mondo,
come dice Kant nella Prefazione alla seconda edizione della Critica alla ragion pura, ma che si cerchi una simile
dimostrazione.
Un altro essenziale lesser-con (Mitsein), ossia lessere uno in mezzo ad altri, ed un carattere connesso con
lesser-nel-mondo. Gli oggetti del mondo rimandano infatti sempre ad altri. Gli altri non sono inferiti come altri
io, ma sono dati originariamente come principi del medesimo mondo in cui vivo. Come il rapporto tra luomo e
le cose un prendersi cura, cos il rapporto delluomo e gli altri un aver cura. Pu significare
sottrarre agli altri le loro cure forma inautentica della coesistenza, un mero essere insieme
aiutare gli altri ad essere liberi e ad assumersi le proprie cure forma autentica della coesistenza, il
con-Esserci

7. Il capire
Nel mondo mi trovo sempre con un determinato atteggiamento affettivo. Anche lindifferenza non assenza di
stato affettivo, ma il modo in cui lessere sentito come un peso. Nel sentirsi luomo si coglie come uno che di
fatto c; non si messo da s al mondo, ma ci si trova, e ci si trova quasi gettato.
Originario come il sentirsi il capire.
Capire: la radice di ogni conoscenza, essenzialmente un proiettare delle possibilit. Luomo capisce
una cosa solo quando sa che cosa pu farsene, e capisce se stesso solo quando sa che cosa pu
essere, quando sa che cosa pu fare di s, quando progetta di essere in un certo modo.
Nel capire lessenza delluomo si rivela come un poter essere, che qualcosa si pi dellessere di fatto. Lessenza
delluomo consiste nella sua esistenza per questo Heidegger descrive lesistenza come decisione, attuazione di
possibilit.
La ragion dessere ultima, il fondamento, la libert. Luomo c e ha da essere, la sua essenza la
preoccupazione. Se infatti luomo fosse totalmente determinato e non potesse precorrere delle possibilit, non si
preoccuperebbe.
Angoscia: situazione fondamentale delluomo
8. Esistenza autentica e inautentica
Langoscia ben diversa dalla paura; si ha paura di una cosa determinata, mentre ci che mette angoscia
indeterminato. Ci si angoscia di essere al mondo, e ci si trova soli di fronte al mondo; il singolo si trova solo di
fronte al mondo, un mondo che apparso come senza ragione, di fronte al quale ci si domanda perch c?.
Per fuggire dallangoscia ci si butta nellaffaccendamento con le cose, nel mondo del si (man).
La paura unangoscia decaduta al livello del mondo, non autentica, e nascosta a e stessa come angoscia. Livellarsi alle cose,
capire se stessi in base alle cose vivere in modo inautentico, come uno dei tanti, come il si del si dice, si fa. Tre
sono le caratteristiche dellesistenza inautentica:
la chiacchiera, si oppone al linguaggio che per sua natura svelamento dellessere, obbedienza
allassioma la cosa sta cos perch cos si dice
la curiosit, non per lessere delle cose ma per la loro apparenza
equivoco, per cui tutto sembra compreso, afferrato ed espresso, ma in realt non lo .
Luomo che esiste autenticamente si trova di fronte alla sua estrema possibilit che la morte.
Morte: sempre una possibilit del singolo, la mia morte, come mia lesistenza; per questo il si
ignora e vuole ignorare la morte: un fatto che si muore, ma io, intanto, vivo; quindi non si parla della morte,
non ci se ne occupa.
o Il si ignora la morte, perch la morte annulla il mondo delle occupazioni delle preoccupazioni
quotidiane.
o Luomo che esiste autenticamente guarda in faccia questa sua estrema possibilit aspettandola.

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Esistere autenticamente vuol dire avere il coraggio di sentire langoscia di fronte alla morte, alla possibilit del
proprio non essere, vuol dire accettare la propria finitezza. Grido della coscienza, un richiamo alla propria
manchevolezza.
Questa secondo Heidegger una descrizione alla luce di un ideale. Alla base dellinterpretazione ontologica
dellesistenza sta un ideale di umanit. Non si pu, secondo Heidegger, filosofare senza presupposti: filosofare
vuol dire chiarire e svolgere fino in fondo i presupposti che si hanno.

9. Lessere dellEsserci in quanto Cura


I caratteri ontologici fondamentali dellente-uomo sono
o lesistenzialit, qualificata da comprensione e progetto
o leffettivit, definita dal trovarsi gettata nel mondo
o la deiezione, determinata dalla caduta dellEsserci nella quotidianit banale dei suoi commerci con il
mondo
La totalit di queste determinazioni viene compresa nellunica determinazione della Cura, la struttura
fondamentale dellesistenza. La Cura lunita delle determinazioni dellessere dellEsserci.

10. Il tempo
Qual il senso della Cura? Intendendo per senso ci che rende possibile e comprensibile qualcosa, Heidegger
risponde che il senso della cura la temporalit, sono le stesse strutture dellEsserci a rimandare ad altrettante
dimensioni del tempo.
La temporalit rende possibile lunit dellesistenza, essere di fatto ed essere decaduto, e perci costituisce originariamente la totalit
della struttura della cura.
Il progetto proietta lEsserci verso il futuro
Lesser gettato inchioda lEsserci al passato
La deiezione radica luomo nel presente inautentico del prendersi cura delle cose
I tre momenti del tempo -passato, presente, futuro- sono un esser fuori, un protendersi sono estasi, nel senso
etimologico20. La temporalit rappresenta il senso unitario della struttura della Cura, in quanto questa
un essere-avanti-a-s (progetto), essere-gi-in (gettatezza) ed essere-presso (deiezione).
La temporalit pu attuarsi autenticamente o inautenticamente, secondo i due modi fondamentali dessere
dellEsserci.
Il futuro
o inautentico, assume la forma dellaspettarsi
o autentico, assume la forma della decisione anticipatrice o del vivere per la morte.
Il passato
o nellesistenza inautentica si manifesta come paura, facendogli dimenticare la sua possibilit propria e
autentica
o nellesistenza autentica langoscia.
Il presente
o nellesistenza inautentica la presentazione stessa delle cose del mondo che conduce alla routine e
allinsignificanza, che corrisponde allistante
o nellesistenza autentica attimo, inteso come colpo docchio autentico sulla situazione esistenziale.
Questo mostra che le cose ci si presentano diversamente a seconda del nostro atteggiamento
- come cose da adoperare, quando ci fermiamo a guardarle
- come enti quando le consideriamo filosoficamente.
Ovviamente questo non significa che le cose dipendano dalluomo, ma che dalluomo dipende il significato delle
cose.
20

Estasi: dal verbo existnai star (histnai) fuori (ex) dalla mente.

89

Dottrina verit La tradizione colloca la verit nel giudizio, che presuppone la manifestazione di ci che
soggetto logico del giudizio. Dire che una enunciazione vera significa che essa scopre lente in se stesso, che lascia
vedere lente in se stesso. Questo potere di manifestare la caratteristica delluomo: Lessere aperto il
modo fondamentale di essere delluomo, in virt del quale esso ci . Quindi a parere di Sofia Vanni Rovighi la
verit per Heidegger si attua nella conoscenza, le cose sono vere in manto manifeste allintelligenza.
La grossa differenza rispetto alla concezione scolastica della verit non sta nellaverla collocata prima del
giudizio, ma nellaver collocato originariamente nelluomo, nel Dasein, il potere di manifestare, di
rendere intelligibile lente. Per questo laffermazione di verit eterne resta fantastica finch non si sia
dimostrata leternit delluomo.
Negli scritti posteriori Heidegger sottolineer sempre di pi che lintelligibilit data allessere lessere. La
verit ontica, cio la capacit di manifestare lente, presuppone la verit ontologica, ossia lapertura allessere; e
luomo non lautore, ma il pastore dellessere, il luogo di manifestazione dellessere.

KARL JASPERS (1883-1969)


Karl Jaspers ebbe, come Husserl, una formazione scientifica, specialmente medica. La sua prima opera filosofica
notevole fu la Filosofia del 1932. Espose poi i capisaldi del suo pensiero in Ragione ed esistenza 1935, Filosofia
dellesistenza 1938, La verit 1947. Ebbe un atteggiamento estremamente coraggioso nei confronti del nazismo, ed
espresse il suo pensiero su problemi etico-politici come la colpa della Germania e la bomba atomica.
La sua formazione spiega perch nelle lezioni del 1937 egli presenti la filosofia mettendola a raffronto con le
scienze. La filosofia un atteggiamento capace di dare un fondamento alla vita umana. Un atteggiamento,
appunto, perch non un sapere, almeno non come quello delle scienze particolari. La filosofia non scienza
perch non sapere di cose determinate, ma il problema dellessere. Lessere non nessuna delle cose che
sono oggetto di sapere: loggetto non lessere, ma un essere determinato, un modo dessere. Lessere
lonnicomprensivo, ci che si annuncia in ogni oggetto determinato, ma non si identifica con nessuno di essi.
La filosofia non pu quindi essere ontologia, perch non c un concetto capace di esprimere lessere, ma pu
essere chiarimento di ci che condizione dei vari enti.
Kierkegaard e Nietzsche sono gli autori a cui Jaspers si ispira dichiaratamente. Per entrambi la
riflessione filosofica innanzitutto riflessione delluomo su se stesso.
Termini chiave nella filosofia di Jaspers:
Ragione un termine inadeguato al reale quando pretende di essere conoscenza oggettiva e incontrovertibile,
indispensabile quando lo sforzo illuminante di chiarire cosa siamo noi e che cosa ci circonda.
Dasein il dato empirico, pu essere dato esteriore, ma anche luomo quando considerato come uno che c.
Esistenza il modo caratteristico dessere delluomo, che non dato, ma pu essere. Lesistenza lorigine del
mio essere, si pu chiarire, ma non conoscere con un sapere scientifico. Uno dei caratteri dellesistenza la
comunicazione. La verit non altro che lesprimibilit dellessere nella comunicazione; per questo non
c una verit fissa e immutabile, ma diverse verit. La verit dello spirito la convinzione che abbraccia tutte le
facolt umane. Lesistenza appello alla trascendenza, come esistenza, sperimento la verit nella fede, fede che
appunto orientamento verso la trascendenza. Nellesistenza io cerco lessere. Il limite una cifra della
trascendenza, essa infatti non si manifesta in se stessa, ma in certi fatti che bisogna decifrare.
Loggettivit metafisica si chiama cifra perch non p in se stessa la trascendenza, ma il suo linguaggio; in quanto linguaggio non
compresa e neppure appresa dalla coscienza in generale; la natura del linguaggio e il modo nel quale ci interpella sono per lesistenza
possibile.

JEAN-PAUL SARTRE (1905-1980)


1. In s e per s
Jean-Paul Sartre ha espresso il suo pensiero sia in opere filosofiche sia in romanzi, in opere drammatiche, in saggi
politici.
Sebbene accolga la teoria husserliana dellintenzionalit (per la quale conoscere o aver coscienza sempre aver
coscienza di qualche cosa, aver coscienza di qualche cosa vuol dire essere in faccia a una presenza concreta e piena che
90

non la coscienza) trae da essa una conclusione che non husserliana, e cio che la coscienza non rivela mai se
stessa, ma solo laltro, il conosciuto.
Il conosciuto lin s una presenza concreta e piena che non la coscienza. Lin s increato, chiuso in se
stesso, non suscettibile di mutamento, sfugge alla temporalit.
La coscienza il per s, il puro lasciare apparire, ed coscienza di s.
Entrambi questi caratteri, che con termini tradizionali (non usati da Sartre) chiameremo intenzionalit e
autocoscienza, implicano un non essere:
il primo perch quasi un annullarsi di fronte alloggetto
il secondo perch come uno sdoppiarsi, un non coincidere pienamente con s, un non essere pieno e
massiccio come lin s
Il per s nasce da un nullificarsi dellin s. Quindi la pienezza dellessere non pu identificarsi con la coscienza,
con lintelligenza, poich la coscienza, lintelligenza, nasce dallintrodursi del nulla nel pieno e massiccio essere,
che lin s. Dio non pu esistere, poich dovrebbe essere insieme pienezza di essere e pienezza di intelligenza.
La persuasione delle religioni e delle filosofie teistiche che allorigine del reale stia una intelligenza nasce dal
desiderio che luomo ha di farsi Dio. Il desiderio indice di una mancanza e loggetto del desiderio il
valore. Il valore incondizionatamente, in quanto si impone e deve essere; ma daltra parte non , proprio
perch deve essere. Il valore suppone dunque non solo la mancanza, ma la conoscenza di una mancanza e il
progetto di colmare questa mancanza: il valore viene al mondo in virt delluomo.

2. La corporeit
Carattere fondamentale delluomo la corporeit. Generalmente il problema del corpo mal posto: si parte
dalla coscienza, colta immediatamente come mia, e poi ci si domanda come questa coscienza possa unirsi a un
corpo, che il corpo cos come lho conosciuto negli altri; si cerca cio di unire la coscienza mia al corpo altrui,
per questo il problema insolubile. Se invece ci si pone il problema del corpo mio, ci si accorge che la domanda
del come esso possa unirsi alla coscienza non ha senso, poich io ho coscienza di me come corpo: la corporeit
mi data come una dimensione delle mia coscienza. In due modi infatti si pu conoscere il proprio corpo:
immediatamente, come ci attraverso cui le cose mi si manifestano e per cui posso agire sulle cose in
questo modo il corpo vissuto, mi dato come un modo della coscienza, ci per cui mi si manifestano
gli oggetti;
oggettivamente, come una cosa fra le cose il corpo mi noto come una cosa che posso in parte
vedere.

3. Lessere con altri


Lessere con altri un altro carattere fondamentale delluomo. Ci sono alcuni fenomeni che mi rivelano laltro
- lo sguardo
- la vergogna

4. La libert
Il per s, si diceva, non solo coscienza delloggetto: azione. La condizione dellagire la libert, che
nellessenza delluomo. Lessenza delluomo non precede la sua azione, luomo di fa mentre nega lin s, non
c nulla che possa determinarlo: luomo stesso che si determina, facendosi, progettandosi, costruendo la sua
essenza.
Anche chi ammette il pi rigido determinismo, deve ammettere che noi abbiamo limpressione di scegliere; il
determinista potrebbe dire che sono i motivi che ci determinano a volere, in base al loro peso, alla loro
importanza. Secondo Sartre siamo noi che diamo peso ai motivi, cos come siamo noi a dar significato al nostro
passato, in modo che ci determini.

91

IL SECONDO HEIDEGGER: LA CENTRALIT DELLESSERE


Vita e scritti (1930-1975)
Nel 1930 Heidegger tenne la conferenza Dellessenza della verit, essa segna linizio della svolta del suo pensiero.
Di fronte alla progressiva affermazione del nazismo, non nasconde le sue simpatie per il Fhrer. Il
coinvolgimento pubblico con il nazismo avvenne con la sua elezione a rettore dellUniversit di Friburgo
nellaprile del 1933. Nel maggio dello stesso anno prese la tessera del partito e assunse il Rettorato, pronunciando
il celebre discorso Lautoaffermazione delluniversit tedesca. In esso Heidegger prospetta agli studenti un triplice
compito: il servizio del lavoro, il servizio di difesa e il servizio di sapere. Nel 1934 in seguito a difficolt e
contrasti con le autorit naziste, Heidegger decise di dimettersi, abbandonando ogni ambizione politica e
dedicandosi da questo momento solo allinsegnamento e alla ricerca. Tenne una serie di conferenze che attestano
il cambiamento di traiettoria del suo pensiero, ormai incentrato intorno al problema dellessere. Nel
1936 a Roma incontr Gentile e tenne due conferenze su Hlderlin e lessenza della poesia e su LEuropa e la filosofia
tedesca.
Fra il 1935 e il 1936 pronunci in pi occasioni la conferenza Lorigine dellopera darte. Nel 1935 tenne un corso di
Introduzione alla metafisica. In questo periodo tenne anche una serie di lezioni su Nietzsche.
Alla fine della guerra, Heidegger venne messo sotto accusa per il suo coinvolgimento nel Terzo Reich: gli venne
confiscata la casa e fu interdetto allinsegnamento.
Nel 1947 venne edita la Lettera sullumanismo dove Heidegger annuncia pubblicamente la svolta del suo
pensiero.
Nel semestre invernale 1951-1952 torn a fare lezione.
Tenne una serie di conferenze sul problema della tecnica con il titolo complessivo Sguardo su ci che . Fino alla
met degli anni settanta pubblic un gran numero di volumi, continuando a condizionare il dibattito filosofico
internazionale.
Nel 1966 concesse unintervista con il titolo Ormai solo un Dio ci pu salvare, in cui parl dei suoi rapporti con il
nazismo e la politica.
Mor a Fribugo il 26 maggio 1976.

Lincompiutezza di Essere e tempo e la svolta


In Essere e tempo Heidegger commenta: abbiamo noi oggi una risposta alla domanda intorno a ci che propriamente
intendiamo con la parola essente? Per nulla. dunque necessario riproporre il problema del senso dellessere. Ma siamo almeno in
uno stato di perplessit per il fatto di non comprendere lespressione essere? Per nulla. dunque necessario cominciare col ridestare
la comprensione del senso di questo problema. Oltre a non possedere una risposta al problema dellessere, abbiamo
anche smarrito il senso e limportanza del problema. Da ci la necessit di una sua esplicita riproposizione che
passa attraverso unanalisi del modo di essere di quellente che pone il problema dellessere, cio uno studio
delluomo in quanto esistenza.
Come sappiamo Essere e tempo unopera incompiuta, perch la sua costruzione stata interrotta?
Le ipotesi di lettura sono molteplici, secondo lautointerpretazione dellautore ci dipenderebbe dallincapacit
del linguaggio di dire lessere, secondo altri studiosi il motivo primario risiederebbe nella stessa architettura del
testo, che cerca di raggiungere lessere a partire dallEsserci.
Questi due motivi sono strettamente legati e appartengono a quella costellazione di pensiero nei confronti della
quale Heidegger intende prendere le distante. Da ci la svolta del suo pensiero. In che cosa consiste la Kehre?
1) Filosoficamente la svolta consiste nel rovesciamento della questione dellessere, circa il modo di
rapportarsi a tale problema, non pi risalendo allessere dallesistenza, ma ponendosi direttamente
nellottica dellessere. Tramite un procedimento finalizzato a pensare luomo in rapporto allessere e
non lessere in rapporto alluomo.
2) La Kehre avviene a partire dagli anni trenta, Heidegger vi accenna in maniera esplicita nella conferenza
del 36 Hlderlin e lessenza della poesia e nella Lettera sullumanismo del 47.
3) Rispetto al primo Heidegger si pu parlare di una continuit nella rottura
92

continuit garantita dalla vocazione ontologica della filosofia heideggeriana


rottura attestata dal fatto che a un certo punto Heidegger, anzich far dipendere la
comprensione dellessere da una preliminare comprensione dellesistenza, ha fatto dipendere la
comprensione dellesistenza da una preliminare comprensione dellessere.
4) Fra le conseguenze pi rilevanti della Kehre vi la tendenza a pensare luomo non come soggetto di
rivelazione autonoma, ma come luogo e tramite della rivelazione dellessere.
o
o

Dopo Essere e tempo: la differenza ontologica, il nulla e lessenza della verit


Essere e tempo era arrivato alla conclusione: che lEsserci, in quanto Cura, temporalit; che la temporalit, in virt
del rapporto privilegiato dellEsserci con lessere, rappresenta lorizzonte possibile di ogni comprensione
dellessere in generale. Questa concezione implicava una contrapposizione di fondo nei confronti della tradizione
occidentale e della sua idea dellessere in termini di semplice-presenza, modellata sulle categorie di sostanza e
permanenza. Da ci la critica heideggeriana alla metafisica e alla sua storia, critica che rappresenta una
componente di base del secondo Heidegger.
Heidegger riflettendo sullessenza della metafisica21 si concentra su alcuni termini che si riveleranno determinanti
per la sua nuova filosofia dellessere: differenza ontologica, il nulla e la verit.
Lessenza del fondamento (1929) Heidegger esamina il principio leibniziano di ragion sufficiente,
presente nella storia della metafisica sotto forma di principio di causalit. Secondo tale principio tutto ci
che esiste ha una causa o un fondamento che ne spiega lesistenza. Heidegger afferma che il
fondamento lEsserci (non in senso idealistico) nel senso che lEsserci, in virt della sua libert e
trascendenza, cio del suo rapporto con lessere, permette al mondo di modificarsi, ossia di costruirsi in
quanto tale. Nella tradizione il fondamento era a sua volta fondato e autofondato, per Heidegger
lEsserci non fondamento in nessuno di questi due modi
o lEsserci non pu essere a sua volta fondato perch rappresenta la condizione di possibilit del
darsi del mondo
o lEsserci non autofondato, cio una semplice presenza da cui tutto deriva, in quanto esiste
concretamente sotto forma di progetto
lEsserci fondamento solo come assenza di fondamento. Ci accade perch lEsserci, in quanto
progetto gettato, libert che tutto fonda, ma che non fonda a sua volta se stessa. Questa mancanza di
fondamento permette allEsserci di manifestare lente, che reso visibile dallessere.
Da qui la nozione di differenza ontologica, per cui lessere non lente e non va confuso con esso.
Che cos metafisica? (1929) Heidegger si sofferma sul problema del nulla, che a sua avviso costituisce la
metafisica stessa, distinguendola dalle scienze particolari. Egli sostiene che
o il niente non esiste solo perch c il non, la negazione, ma al contrario, c la negazione
perch esiste il niente
o il niente viene esperito come la negazione completa della totalit dellente
Questa si esperisce nellangoscia, come esperienza emotiva del nulla di tutto lente (ni-ente).
Per vivere lesperienza del nulla noi dobbiamo trascendere lente, trascendenza grazie a cui lente diviene
visibile. In virt di questo procedere oltre lente, di questo uscire fuori dallente, per vederlo dallalto ci
possibile conoscere lente in quanto tale e interrogarci su di esso. Il niente, che, in quanto ni-ente
coincide con un nulla-di-ente costituisce lo sfondo originario grazie a cui lente diventa
accessibile. E poich lo sfondo originario grazie a cui lente diviene visibile si identifica con lessere, ne
deriva che il niente e lessere sono la stessa cosa. essere: niente: lo Stesso. Lesperienza del nulla
coincide con lesperienza dellessere, inteso come ci che non lente ma ci che lo rende visibile.
La connessione tra Lessenza del fondamento e Che cos metafisica? risulta dunque evidente: la seconda riflette sul
nulla, la prima nomina la differenza ontologica, il nulla il nulla dellente, quindi lessere colto a partire dallente.

21Il

termine metafisica in questo periodo non ha ancora valenza negativa, poich sta semplicemente a significare quel tipo di
riflessione che s pone il problema dellessere oltre lente come tale.

93

Dallessenza della verit dedicato al tema della verit. Gi in Essere e tempo il filosofo tedesco aveva
contesta il concetto tradizionale di verit come corrispondenza, mostrando come questo risulti
secondario. Per adeguarsi allente occorre che lEsserci sia gi preliminarmente aperto allente, cio che
vi sia gi un orizzonte in cui lEsserci pu incontrare lente e lente pu manifestarsi alluomo. Tale verit
coincide con la libert, intesa nel senso ontologico del lasciar-essere-lente nel suo disvelamento
().Ogni svelamento preceduto e accompagnato da un velamento, il mistero dellessere. La
libert si configura come un dono dellessere alluomo, che permette alluomo di essere ci che e
allente di manifestarsi.
Quindi mentre in Essere e tempo la verit era pensata in termini esistenziali, come un modo di essere
dellEsserci, dopo la Kehre tende a configurarsi come laccadere dellessere stesso.
Da ci la polemica contro le dottrine che hanno ridotto la verit a una propriet delluomo, a una facolt
del soggetto, rappresentata di volta in volta dalla dinoia (Aristotele), dallintellectus (Tommaso), dal cogito
(Cartesio), dalla volont di potenza (Nietzsche). Di questa progressiva antropologizzazione della verit
responsabile Platone, che ha capovolto il nesso tra verit ed essere, riducendo la verit alla correttezza
del pensare e del volere.

La metafisica, loblio dellessere e il nichilismo


A partire da Introduzione alla metafisica il termine metafisica assume una connotazione negativa.
Metafisica: quel pensiero che, pur ponendosi il problema dellessere, lo elude subito, limitandosi a
unindagine intorno allente: Essa pronuncia necessariamente e perci costantemente lessere. Tuttavia [] non pensa
lessere nella sua verit.
Da Anassimandro a Nietzsche la metafisica stata soltanto una fisica, cio una forma di pensiero che si
persa fra gli enti dimenticando lessere, ovvero la differenza tra lessere e lente. La metafisica oblio
dellessere. Infatti
o si concentrata sullente in quanto ente ontologia
o si concentrata sullente supremo teologia
sempre stata costitutivamente onto-teo-logia
- ontologia perch interessata al fenomeno dellente
- teologia perch fa dipendere tutti gli enti da quellente fondamentale e supremo che Dio
- logica perch pensa lente in riferimento alla ragione, instaurando un predominio del pensiero sullessere
Da ci la necessit di tornare alla domanda intorno allessere in quanto tale.
La centralit del problema metafisico nel pensiero heideggeriano testimoniata dal fatto che in esso la storia
dellOccidente fatta dipendere dalla maniera con cui intesa la parola essere: la metafisica non un
accadimento della storia, ma laccadere stesso della storia.
La metafisica concepita come progressivo oblio dellessere si scandisce in una serie di momenti che hanno il loro
compimento in Nietzsche, egli rappresenta il punto darrivo della metafisica in generale, poich non ha
fatto altro che portare al massimo grado loblio occidentale dellessere. Per questo la filosofia di Nietzsche non
unantimetafisica inattuale, bens una metafisica attuale, perch rappresenta il punto darrivo del nichilismo
occidentale di quella sua espressione planetaria che la tecnica.

Essere, uomo ed evento


Che cosa intende Heidegger per essere? Il nostro filosofo lo spiega attraverso una serie di concetti-metafore pi
o meno atti ad alludere ad esso.
Lessere ci che entifica lente, ovvero che lo lascia essere e lo rende visibile. Lessere la radura
(Lichtung) al cui interno gli enti diventano manifesti.
Lessere un evento che si d in destini e parole-chiave differenti. Levento configura lessere in
quanto tempo originario.
Lessere un evento che si manifesta e si nasconde, un evento dalla fisionomia epocale. La
sospensione del donarsi dellessere in quanto tale, il suo intimo celarsi, ci per cui lessere risulta
94

epocale, ossia automanifestantesi per epoche. La metafisica occidentale, in virt delloblio dellessere,
per eccellenza lepoca dellepoch dellessere.
Lessere-tempo-linguaggio ci che apre e istituisce le varie epoche e i vari mondi, levento
che eventualizza.
Uomo ed essere sono coessenziali: luomo non mai senza lessere e lessere non si d mai senza luomo.
Sebbene la filosofia di Heidegger ruoti intorno allessere, proprio questo termine risulta insoddisfacente come
mostrano luso della grafia arcaica Seyn o la cancellatura cruciforme di Sein (che allude alla necessit di difendersi
dal modo d pensare metafisico), da qui il privilegiamento dei concetti di Lichtung e Ereignis: Non c pi spazio
nemmeno per il nome essere.

La centralit dellessere e la polemica antiumanistica e antiesistenzialistica


Nel secondo Heidegger assistiamo a un progressivo spostamento di accento dalluomo allessere, alla luce
della consapevolezza secondo cui siamo su di un piano dove c principalmente lessere e non, come vorrebbe
Sartre, su di un piano dove vi sono soltanto gli uomini. Al punto che il problema intorno allessenza delluomo
cessa di essere un problema intorno alluomo per diventare un problema intorno allessere. Impostazione
antiumanistica che caratterizza il pensiero della Kehre.
Umanistica: ogni dottrina che spieghi e valuti lente nel suo insieme a partire dalluomo e in vista
delluomo, subordina lessere alluomo.
Lumanismo non una dottrina antimetafisica, ma un pensiero che fa parte integrante della storia della
metafisica e del suo oblio dellessere. Contro lumanismo Heidegger afferma che luomo non il padrone
dellente, ma pastore dellessere. luomo piuttosto gettato dallessere stesso nella verit dellessere, in modo che, cos esistendo, custodisca la verit dellessere, affinch nella luce dellessere lente appaia come quellente che . Se e come esso appaia []
non luomo a deciderlo. Lavvento dellente riposa nel destino dellessere.
Queste tesi, che formano il nucleo teorico della Lettera, trovano la loro esemplificazione sia nella ripetizione
ontologica dellanalitica esistenziale, sia nella teoria heideggeriana dellarte e del linguaggio.
Per quanto riguarda il primo punto Heidegger si sforza di riportare gli esistenziali allessere in quanto
evento, operazione che sottintende una parallela storicizzazione di quelle strutture dellEsserci che Essere e tempo
sembrava pensare ancora in modo statico ed essenzialista. Lesistenza cessa di essere il movimento o il progetto
con cui luomo si rapporta allessere per divenire le-statico stare dentro nella verit dellessere.
Analogamente linautenticit e la deiezione cessano di essere modalit improprio dellumano stare al mondo
per divenire modalit improprie del rapporto delluomo con la verit, finendo per coincidere con loblio
dellessere. Il progetto cessa di essere lespressione di unattivit umana per diventare la manifestazione di
uniniziativa dellessere. Parallelamente la storia cessa di identificarsi con il mero compiersi dellattivit umana
per divenire storia dellessere.
Poich Sartre aveva identificato lesistenzialismo con lumanismo, la polemica antiumanistica si accompagna in
Heidegger alla polemica antiesistenzialistica. Quel che conta lessere non luomo. Lumanismo mettendo tra
parentesi lessere finisce per abbassare luomo; questo perch la dignit di fondo delluomo risiede nella custodia
ontologica della verit dellessere. Quindi lantiumanismo heideggeriano non implica una cancellazione delluomo
a favore dellessere, ma una sua ricomprensione a partire da questultimo.

Arte, poesia e linguaggio


1. Lopera darte
La dottrina dellessere in termini di evento trova il suo sfondo nella teoria dellopera darte, che si articola in
particolare in due scritti
- Lorigine dellopera darte (1935)
- Hlderlin e lessenza della poesia (1936)
il cui intento, ricordiamo, non di tipo estetico, ma ontologico.
Che cos unopera darte? Heidegger, dopo aver distinto fra cosa, mezzo e opera, afferma che per comprendere
lessere-cosa della cosa e lessere-strumento del mezzo risulta indispensabile muovere dallopera, intesa come
95

opera darte. Larte si configura come il porsi-in-opera-della verit. Il filosofo illustra queste tesi con un
riferimento al celebre quadro di Van Gogh raffigurante un paio di scarpe da contadina. Il quadro di Van Gogh
laprimento di ci che un mezzo della vita quotidiana in verit. Lopera darte istituisce la verit. Larte
messa in opera della verit nel senso che la verit stessa che si mette in opera.
Lilluminarsi di un mondo per mezzo della verit fatta opera non corrisponde a unilluminazione totale. La verit
infatti si configura sempre come unapertura che sempre, nello stesso tempo, una chiusura. In sede artistica il
gioco tra disvelamento e occultamento assume la forma di una lotta fra Terra e Mondo:
la Terra allude a quella zona naturale e oscura su cui luomo fonda il suo abitare, zona che si
costituisce come permanente riserva di significati, sempre ulteriormente, e mai definitivamente,
esplicitabili
il Mondo allude allaspetto culturale dellopera e coincide con il suo tratto pubblico e manifesto.
Terra e Mondo si implicano a vicenda e risultano indissolubilmente connessi fra loro: il Mondo abbisogna della
Terra come suo fondamento o terreno; la Terra abbisogna del Mondo perch attraverso di esso pu
indirettamente mostrarsi.
Giocando sul duplice significato del termine tedesco Dichtung22Heidegger scrive che ogni arte , nella sua essenza,
poesia, ossia un produrre che fa tuttuno con il porsi in opera della verit. Due sono i termini usati per indicare la
poesia:
- Dichtung la poesia nel senso lato, cio la poesia come storicizzarsi della verit ed essenza di ogni arte
- Poesie la poesia in senso stretto, come specifica arte della parola.
Heidegger finisce per assegnare a questultima un primato fra tutte le arti, in quanto rappresenta la forma propria
del linguaggio.
2. Il linguaggio
Lanalisi heideggeriana del linguaggio muove da un rilievo fenomenologico: il parlare ci connaturato [] luomo
in quanto parla. Ma avverte il filosofo: in verit parlare sul linguaggio forse anche peggio che scrivere sul silenzio. Il
linguaggio non pu mai essere ridotto a distaccato oggetto di indagine. Ogni discorso sul linguaggio cade
allinterno del linguaggio stesso e presuppone che esso sia gi rivolto a noi.
Linoggettivabilit e intrascendibilit del linguaggio sono connessi alla linguisticit originaria della nostra
esperienza del mondo: non esiste apertura di mondi che non sia un evento linguistico.
Questo perch il linguaggio delinea lambito o lorizzonte entro cui le cose vengono allessere. Il linguaggio
la casa dellessere, il luogo in cui si eventualizza levento dellessere.
Quindi non tanto luomo a possedere il linguaggio, quanto il linguaggio a possedere luomo. Dimora dellEssere
il linguaggio, perch il linguaggio, come Dire originario, il modo dellEreignis. LEreignis implica a sua volta una
coappartenenza essere-uomo, che linguisticamente si esprime nellappello e nella risposta. Poich il linguaggio
annuncio o appello, luomo parla solo in quanto ascolta, cio solo in quanto risponde a esso.
3. Poesia e civilt
Lessenza del linguaggio da ritrovare nella sua forma pi compiuta: il linguaggio poetico. La poesia intuizione
in parole dellessere. La parola poetica coincide con il Dire primordiale, quel Dire grazie al quale soltanto si
mostra allaperto tutto ci che noi poi discutiamo e trattiamo nel linguaggio di tutti i giorni; la poesia il
linguaggio originario di un popolo. La poesia il fondamento che regge la storia rifiuto modello
storicistico larte non esprime o rispecchia unepoca, ma la plasma.
4. Poesia e pensiero
Heidegger sottolinea la vicinanza fra pensare e poetare: solo nel dialogo con la poesia che il pensiero si avvicina
allessenza del linguaggio, e quindi dellessere. Tutto ci fa si che il pensiero si concretizzi in un assiduo colloqui

22

Poesia, ma anche come il greco poiesis, creazione, produzione.

96

con gli antichi filosofi greci e con la voce dei poeti. Hlderlin, in particolare, viene eletto a interprete privilegiato
della modernit e dei problemi del presente: va oltre il nichilismo e anticipa unet nuova. Di matrice
hlderliniana anche la dottrina della quadratura, con cui Heidegger allude allo squadernarsi del mondo nelle
quattro direzioni del cielo e delle terra, dei mortali e dei divini. Direzioni su cui il filosofo non si sofferma molto,
ma che viene ripresa quando spiega la cancellatura cruciforme del termine essere (Sein) alluda
in negativo alla necessit di difendersi dal modo di pensare metafisico
in positivo alle quattro contrade delleventualizzarsi dellessere.
5. Ontologia ed ermeneutica
Con laccentuazione del nesso tra essere e linguaggio, lontologia diventa ermeneutica, cio esercizio di
interpretazione di enunciati verbali, parole e discorsi. Se le cose sono nel linguaggio e come linguaggio, il compito
del pensiero diventa quello di ascoltare il linguaggio. Ascolto che assume la forma concreta dellinterpretazione.
Etimologia costituisce una componente imprescindibile dellontologia.
Lermeneutica di Heidegger si configura come unermeneutica in cammino. Egli pensa linterpretazione come
Errterung, che si identifica con lesercizio della localizzazione ermeneutica, che colloca il detto nellambito
del non-detto, da cui ogni ente e parola proviene. Per questo la filosofia di Heidegger potrebbe configurarsi come
una sorta di teoria della Differenza inesauribile, cio come unontologia ermeneutica che scorge, nellessere, un
Altro mai totalmente esplicitabile.

La tecnica
La metafisica trova il proprio compimento nella tecnica, che la metafisica realizzata a livello planetario.
Tecnica la figura epocale del nostro tempo.
A questo fenomeno sono dedicate una serie di conferenze del 1949 la pi importante delle quali La questione
della tecnica.
Lindagine di Heidegger verte sullessenza della tecnica, per questo il suo un discorso non tecnico sulla tecnica,
intesa come un modo del disvelamento.
A suo giudizio la tecnica era pensata dai greci in termini di produzione, un rendere manifesto ci che prima non
era tale. Anche la tecnica moderna un modo del disvelamento, che per non si dispiega nella forma della
semplice produzione, ma in quella della provocazione, del trarre fuori. Questa provocazione consiste nel fatto
che lenergia nascosta dalla natura viene messa allo scoperto, immagazzinata, trasformata, ripartita.
Per descrivere lessenza della tecnica moderna Heidegger usa il termine Gestell, abitualmente indica una
suppellettile, come un piedistallo o uno scaffale. Scomponendolo nel prefisso Ge (insieme) e nel verbo stellen
(porre) attribuendo il significato di totalit del porre tecnico, totalit che assume la forma di una gigantesca
macchina al servizio della volont di potenza. In quanto modo del disvelamento il Gestell non dipende da
uniniziativa umana, ma dallessere e dal suo destino. Luomo provoca la realt perch lui stesso provocato,
ossia perch si trova a esistere in quello storico e specifico modo del disvelamento che il Gestell.
Heidegger ritiene che nel mondo della tecnica vi sia un pericolo, quello dello smarrimento
dellessenza delluomo quando il disvelato (lente) non si presenta neanche pi come oggetto ma
come fondo e luomo stesso, nellassenza di oggetti, appare solo come colui che impiega e amministra il
fondo, allora luomo diviene fondo egli stesso
dellessenza della verit quella peculiare forma di disvelamento che lim-posizione viene assunta
come unica forma del disvelamento, cio luomo, dando per scontata lequazione essere= Gestell, non si
accorge che il Gestell soltanto una modalit del disvelamento e precisamente la sua modalit nichilistica,
cio quella in cui dellessere come tale non pi nulla, allora egli abdica di fatto alla sua essenza di
pastore dellessere e custode della verit.
Ma l dove c pericolo, cresce anche ci che salva. La tecnica, in quanto pericolo supremo, contiene, in se stessa, anche
un chance di salvezza suprema. La tecnica quindi un Giano bifronte, poich
- da un lato il Gestell produce un sempre pi frenetico installarsi delluomo nella dimensione nichilistica
della tecnica
97

dallaltro contiene la possibilit di un disvelamento pi originario, in grado di fare spazio alla verit
dellessere.
La tecnica rappresenta un evento destinale da approfondire filosoficamente, cio da assumere nella sua
ambivalenza originaria di possibile annuncio, nel pericolo, della salvezza. Di fronte ad essa non rimane che
lattesa.

Il superamento della metafisica e laltro pensiero


1. La fine della filosofia
Heidegger fa coincidere la fine della metafisica con la fine della filosofia: il pensiero a venire non pi filosofia, perch
esso pensa in modo pi originario alla metafisica, termine che indica la stessa identica cosa. Pi in particolare, Heidegger
dichiara che la filosofia giunta alla fine, poich essa ha specificato il suo interrogare, sino a smembrarsi nelle
singole scienze.
La fine della filosofia implica lavvento di un pensiero essenziale antitetico al pensiero calcolante della scienzatecnica. Tale pensiero essenziale si concretizza in un pensiero memorante, avente lo scopo di mantenere vivo il
problema dellessere. E questo allinsegna di un pensiero in grado di attuare un salto al di l delle concettualit
logica della filosofia e congiungere pensare e poetare.
post-metafisico
post-filosofico
Ma il superamento della metafisica non pu essere opera delluomo. La metafisica, infatti, non si identifica con
un errore delluomo, bens con la storia o il destino dellessere. Ne segue che levento onto-storico del
superamento della metafisica non pu essere il risultato di un progetto umano, ma qualcosa che accade a
partire dellessere stesso. Se tutto nellessere e dallessere e il pensiero stesso dellessere, luomo non pu
esercitare alcuna forma di padronanza nei confronti dellessere. Lunica cosa che rimane alluomo lattesa
nutrita di pensiero: la sua essenza consiste nellessere lattedente, che attende lessere custodendolo in modo
pensante.
2. Lessere e Dio
Da quanto si detto deriva quel tipico atteggiamento di abbandono alle cose e allessere che, in quanto
fidente lassen (lasciar essere), si contrappone al wollen (volere) della soggettivit moderna. Atteggiamento che fa
tuttuno con il tenersi aperti per il mistero. Denken ist Danken, Pensare ringraziare.
Questa concezione del pensare come affidamento e ringraziamento spiega la vicinanza di Heidegger alla
problematica religiosa che egli ha espresso dichiarando ormai solo un Dio ci si pu salvare. La portata filosofica di
tale espressione, come quella circa lultimo Dio, non chiara, come non del tutto chiara la posizione
complessiva di Heidegger circa il problema di Dio.
Possiamo comunque dire che Heidegger
oppone il Dio vivente della fede al Dio astratto dei filosofi, al punto di ritenere che un pensiero privo del
Dio filosofico risulti pi vicino al Dio divino
si rifiuta di identificare lessere con Dio, lessere non n il Dio delle religioni n il Dio dei filosofi.
Lessere non Dio, tuttavia il manifestarsi di Dio pu avvenire solo nella dimensione dellessere
Niente da stupirsi se, poste queste premesse, la riflessione heideggeriana su Dio finisce per risolversi nel vago di
unindeterminata attesa. Lunica cosa certa che per il filosofo tedesco il possibile avvento di Dio non pu
attuarsi n nelle forme tradizionali dellontoteologia metafisica n nelle forme consuete delle religioni positive.
3. Le ambiguit dellontologia heideggeriana
Nella teoria heideggeriana del superamento della metafisica alberga unambiguit di fondo (inafferrabilit
essere/avvento nuova et in grado di andare oltre loblio dellessere, sforzo di pensare lessere attraverso un
linguaggio poetico/necessit di un lavoro interpretativo), da ci due letture: una di sinistra, laltra di destra.
La lettura di destra interpreta il superamento della metafisica alla stregua di un ritorno o di un disvelamento
dellessere. La lettura di sinistra insiste invece sullinoggettivabilit strutturale dellessere, sia nel senso di una
98

concezione dellessere come alterit irrisolvibile in identit, sia nel senso di unontologia postmetafisica in cui
dellessere come tale non ne pi nulla. Lettura che si accompagna alla tesi secondo cui il lavoro di
ripercorrimento della storia della metafisica non si identificherebbe con una sorta di attivit preparatoria, ma
coinciderebbe con la forma definitiva del pensiero dellessere che ci dato realizzare.
La lettura di sinistra, pur ammettendo che nei testi di Heidegger prevale una prospettiva di lettura di destra,
sostiene che il rischio di questultima di scambiare, per oltrepassamento della metafisica, una semplice replica
della metafisica della presenza.
In ogni caso Heidegger ritiene che il rapporto del pensiero postfilosofico con la metafisica non sia n di
negazione, n di superamento, bens di accettazione-distorsione.

Heidegger e il nazismo
Ladesione di Heidegger al nazismo rappresenta un fatto inquietante che getta una luce sinistra sulla sua persona
e sulla sua opera. Com possibile, ci si chiede, che uno dei maggiori pensatori del Novecento abbia potuto
avvallare un fenomeno aberrante come il nazionalsocialismo? Per far chiarezza sullargomento divideremo la
questione in tre punti.
1) Quali sono i rapporti fra Heidegger e il nazismo, inteso come movimento e regime politico? Due
interpretazioni sono le maggiori
secondo una lettura ladesione heideggeriana al nazismo sarebbe stata temporanea e parziale,
un errore grave da cui Heidegger si sarebbe prontamente ripreso;
secondo unaltra lettura (rappresentata da Farias) lappoggio heideggeriano al nazismo non
avrebbe avuto la forma di uno sbandamento momentaneo, ma di una scelta radicale e durevole.
Heidegger aveva finito per scorgere nel Fhrer lastro nascente di un nuovo inizio, cio lespressione
di una svolta, da ci lidealizzazione della figura di Hitler.
Cercando di minimizzare il proprio abbaglio storico-politico Heidegger ricorder come anche Hlderlin e
Hegel si fossero sbagliati. Pi solida la replica heideggeriana secondo la quale ne 1933-34 il nazismo non
aveva ancora palesato il proprio volto criminale.
2) Quali sono i rapporti di Heidegger e il nazismo, inteso come ideologia e visone del mondo? Ladesione
heideggeriana al movimento politico non si accompagnata a una parallela accettazione dellideologia
ufficiale del regime. In Heidegger sono assenti due obbiettivi di fondo della politica hitleriana
lo sterminio delle razze nocive
la fabbricazione di una razza di signori
In ogni caso il suo comportamento fu ambiguo: proprio mentre sottoponeva il nazionalsocialismo a una
disamina volta a relativizzarne il significato metafisico, egli, continuava a ostentare pubblicamente la propria
adesione al Partito.
3) Quali sono i rapporti tra la filosofia di Heidegger e la sua operazione politica? Anche a proposito della
relazione tra filosofia e scelta politica nella biografia heideggeriana esistono due interpretazione di base
la prima, escludendo lesistenza di un rapporto diretto fra il nazismo di Heidegger e la sua
filosofia, ritiene possibile isolare il pensiero dallimpegno politico, da ci la conclusione secondo cui
la sua dottrina non ha nulla a che fare con il nazismo
la seconda, concependo la filosofia heideggeriana come organicamente connessa
allesperienza politica, sostiene che i suoi capisaldi teorici riflettono o, per certi aspetti, implicano
ladesione al movimento, risultando quindi ideologicamente inquietanti.
Entrambe le letture si rivelano insoddisfacenti perch troppo rigide. Per questo una parte degli studiosi
orientato verso un terzo modello di lettura che, asserendo lesistenza di rapporti mediati e complessi fra
scelte politiche e orizzonti filosofici, discorre dei nessi possibile tra filosofia e politica. Fra questi possiamo
citare
la teoria della storicit dellEsserci che ha assunto sfumature di carattere politico
la sfiducia nella democrazia moderna
99

la convinzione di Heidegger della superiorit germanica


Per questo terzo modello, quindi, sostenere che tra la filosofia di Heidegger e la sua adesione al nazismo
esistano possibili nessi teoretici equivale a escludere che tra heideggerismo e nazismo esista un rapporto di
identit o di estraneit. Tutto ci senza scorgere nellerrore fatale di Heidegger un motivo idoneo a
screditare tutta la sua filosofia.

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MAURICE MERLEAU-PONTY
(1908-1961)
La vita
Lattivit di Merleau-Ponty si inscrive nella stagione esistenzialistica francese. Come Sartre compie i suoi studi
allEcole Normale Suprieur e anchegli ben presto respinge lidealismo di ispirazione kantiana degli annoi
universitari e le suggestioni del bergsonismo, per cercare nuove vie pi prossime alla realt. Nel 1939 inizia un
paziente lavoro di rilettura degli inediti di Husserl. La situazione storica ne sollecita anche limpegno politico e
durante loccupazione tedesca entra a far parte della Resistenza.
Dapprima professore liceale a Parigi, poi docente universitario a Lione e di nuovo a Parigi, alla Sorbona e alla
Normale, nel 1952 diventa titolare di filosofia al Collge de France. Partecipa alla fondazione della rivista Temps
Modernes, di cui diviene il direttore politico e dalle cui pagine segue levolversi della situazione politica del
dopoguerra.
La sua opera anticipa alcune delle tendenze della nuova cultura strutturalista.

La ripresa della fenomenologia husserliana


Le prime opere di Merleau-Ponty costituiscono uninterpretazione originale del pensiero di Husserl. Che cos la
fenomenologia?, si chiede lautore nelle prime pagine della FENOMENOLOGIA DELLA PERCEZIONE
(1945): la fenomenologia lo studio delle essenze e per essa tutti i problemi consistono nel definire delle essenze: per esempio
lessenza della percezione e quella della coscienza. Ma la fenomenologia anche una filosofia che ricolloca le essenze nellesistenza e
pensa che non si possa comprendere luomo e il mondo se non sulla base della loro fatticit. La riduzione fenomenologica
sarebbe dunque la forma di una filosofia esistenziale, lungi dallessere quella di una filosofia idealistica.
In pi il momento pi autentico della riduzione fenomenologica non sar tanto quello che ci farebbe
accedere ad una pura coscienza costituente, ma quello che, dietro le certezze dellatteggiamento naturale, svela
la nostra originaria inerenza ad un mondo. Al termine della riduzione fenomenologica io non trovo un nucleo di
verit intrinseca, ma un soggetto votato al mondo.

La fenomenologia della percezione e la critica allontologia tradizionale


Il ritorno al precategoriale, che per Merleua-Ponty si identifica con il momento percettivo, comporta un radicale
ripensamento delle categorie ontologiche che la scienza e la filosofia- da Cartesio in poi- hanno posto alla
base delle loro indagini.
Dimentichiamo troppo spesso che luniverso scientifico non che lespressione seconda del mondo vissuto e
assumiamo le strutture scientifiche cha abbiamo proiettato sul mondo come se fossero realmente esistenti. Va
ritrovato il primo ingenuo contatto con le cose, quella meraviglia di fronte al mondo che ci consentirebbe di
veder riaffiorare loriginariet dellesperienza del mondo.
Nel descrivere il momento percettivo Merleau-Ponty ha presente la psicologia della Gestalt: anche il dato
sensibile pi semplice non un termine assoluto, ma si d sempre in un contesto relazionale. La percezione
implica un orizzonte, la figura sempre una figura-su-sfondo e la cosa si offre sempre e solo per aspetti:
queste sono le caratteristiche della nostra apertura al mondo.
Lattivit percettiva si presenta come un potere di articolare e differenziare e lattenzione si identifica con il
potere che la coscienza ha di intenzionare oggetti diversi, traendoli da un comune alone di
indeterminatezza.
Critica alla nozione classica di sensazione: la sensazione intesa classicamente non nulla di realmente
esperito, ma corrisponde allatteggiamento analitico dello scienziato che osserva e del filosofo che
riflette. Le qualit elementari che lempirismo attribuisce alla sensazione (il fatto ci che io sia in grado di
percepire dei caratteri isolati dal loro contesto, mentre invece non esperisco lazzurro se non come lazzurro di
quella lana) non fanno altro che portare a una frammentazione della realt che smentita dai fatti e comportano
101

il ricorso ad associazioni artificiali che tentano di ricomporre lintero, che ci che si offre gi nella realt come
rapporto di senso.
Critica al razionalismo: il razionalismo sopprime tutti i problemi tranne quello del suo cominciamento, in quanto
anche lintellettualismo deve partire da un dato, sia pure esso un dato di pensiero. passando dallempirismo
allidealismo non si fa altro che passare da unoggettivit assoluta a una soggettivit assoluta, ma entrambi non
valgono e si reggono solo per reciproca contrapposizione. Empirismo e razionalismo non sono ce due
momenti complementari della mutilazione della medesima esperienza percettiva.

Il corpo
La riduzione fenomenologica di Merleau-Ponty consiste dunque in uneliminazione di tutto ci che non pi
percezione, ma solo interpretazione del percepito, e ci conduce al mondo dellesperienza originaria, la quale ha
un correlato ineliminabile: lessere-al-mondo percipiente. Il corpo ci si presenta come il veicolo dellessere al
mondo, come laccesso obbligato alla percezione.
Il corpo non una cosa a cui sarebbe associata una coscienza: nella percezione determinanti psichiche e
condizioni fisiologiche si innestano le une sulle altre in una veduta preoggettiva- lessere-al-mondo appunto- che
al tempo stesso la maniera con cui accediamo al mondo e un modo di apparizione di esso.
Lesperienza del corpo proprio ci rivela un modo di esistenza ambiguo, infatti:
- per un verso esso rappresenta il nostro condizionamento di fondo: un insieme di stratificazioni
biologiche, ambientali, consuetudinarie, da cui non possiamo prescindere
- per un altro esso determina la possibilit di un punto di vista senza il quale non ci sarebbe conoscenza

Laltro
Proprio in quanto lattivit percettiva sempre prospettica e dunque sempre incompiuta, questa invoca la
possibilit di pi punti di vista e quindi di pi soggetti percipienti.
Occorre innanzitutto uscire dal circolo vizioso del pensiero oggettivo, che pone lIo per poi chiedersi come
lautocoscienza possa essere colta nel Tu e quindi nel Si; bisogna riconoscere che la prima esperienza dellaltro
non consiste nellesperire un corpo a cui va associata una soggettivit in seguito in base ad un ragionamento, ma
nellesperienza di un comportamento in cui laltro gi dato nella sua interezza, senza mediazione di alcuna
operazione intellettuale.
C poi un oggetto culturale che esplica una funzione essenziale nella percezione dellaltro: il linguaggio. Il
dialogo infatti, costituendosi su un terreno comune allaltro e a me, offre lesperienza di un essere-a-due, di cui n
luno n laltro preso individualmente lautore.
Per Merleau-Ponty la conclusione che essere e coesistenza sono due sinonimi: vero che c un solipsismo
vissuto che non pu essere superato, ma solitudine e comunicazione non sono che le due facce della stessa
medaglia della coesistenza.

Il tempo
Tutte le nostre esperienze si dispongono secondo il prima e il dopo: la mia percezione presente dipende da quella
che lha preceduta ed anche responsabile dellorientamento di quella che la seguir; in questo modo loggetto
riceve, nel suo apparire, ununit di senso data dalla collezione di percezioni passate e future dello stesso.
Come lo spazio,anche il tempo non per un processo reale, ma nasce dal mio rapporto con le cose. Il
tempo non quindi un dato di coscienza, ma la stessa coscienza che costituisce il tempo.
Il tempo pu essere inteso come sintesi, ma una sintesi che resta sempre incompiuta: la sintesi temporale il
movimento stesso della vita che si dispiega e non c altro modo di effettuarla se non quello di viverla.
La coscienza progetto del mondo destinata ad un mondo che essa non abbraccia n possiede, ma verso il quale non cessa di
dirigersi.
102

La storia
Lio stato descritto nella sua contingenza, nel suo trovarsi fra le cose, in un mondo culturale, in una situazione
interumana gi data e che al tempo stesso permette lemergere di un senso che per un verso lio trova nelle cose e
per laltro lo costruisce. Ne risulta la non-necessit della storia: la razionalit della storia non gi data o
predeterminata, lio che riflettendo sulla storia la stabilisce, senza averne tuttavia alcuna garanzia.
La libert dellio non quindi la libert senza confini di Sartre perch luomo appunto nasce nel mondo, in un
mondo che gi costituito e per un verso ci condiziona, per laltro ci apre ad una moltitudine di possibilit, cos
che non c n determinismo n scelta assoluta. In questo modo Merleau-Ponty ripropone il problema della
responsabilit storica.
Ci non significa che la storia sia il luogo dellassurda, in essa sussistono degli orientamenti, che emergono dalla
prassi intersoggettiva degli uomini e che nostro compito individuare.

Limpegno politico
Latteggiamento di Merleau-Ponty di piena adesione al materialismo storico: il marxismo per lautore
innanzitutto una filosofia della storia. In particolare ci che caratterizza la concezione materialistica della storia
lo sforzo di restituire ad essa il suo fondamento autenticamente umano e non, come spesso avviene in campo
politico, una caduta nellideologia e una convalida teorica della situazione di fatto.
Nella confusione della realt comunista, soprattutto per quanto riguarda la situazione dellURSS, Merleau-Ponty
inizia una progressiva messa in questione dei fondamenti stessi del marxismo.

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IL PRAGMATISMO
Il pragmatismo nacque negli ultimi decenni dellOttocento per avere poi il suo apice nei primi quindici anni del
Novecento e spegnersi infine con rapidit.
Stando su un piano molto generico si pu tentare una definizione del termine pragmatismo, ma vi sono una
gran quantit di sfumature e significati differenti.
In senso generalissimo il pragmatismo ha il suo centro nella tesi per la quale il valore di una proposizione
dipende dalla sua verifica pratica, anche se non appena si tenta di precisare tale verifica si va incontro a un gran
numero di risposte differenti.
Alcune accezioni del termine pragmatismo:
1. teoria per la quale una dottrina (o una proposizione) vera se porta al verificarsi di ci che essa enuncia
2. teoria per la quale unasserzione vera se porta a risultati utili, piacevoli, ecc. ( forse laccezione pu
comune del termine)
3. teoria per la quale una prospettiva vera se empiricamente verificabile
4. teoria per la quale il significato di un termine consiste nellinsieme delle operazioni che si compiono per
determinare il suo contenuto e/o nelle attivit pratiche che si possono compiere su tale oggetto
5. teoria che si identifica con il convenzionalismo (anche in relazione alla comunicazione interpersonale)
Il pragmatismo comunque parla spesso dellorigine e della funzione strettamente biologica del pensiero,
anche se non tutti i pragmatisti sono biologisti radicali.
Il termine pragmatismo fu usato per la prima volta in una pubblicazione del 1898 da James, ma esso era gi stato
messo in circolazione da CHARLES SANDERS PIERCE (1839-1914), al quale dobbiamo quello che
stato considerato il manifesto del pragmatismo, cio larticolo How to Make our Ideas Clear, 1878.
Ci che di questo autore ci pi noto la sua teoria del significato o semeiotica: il concetto di un oggetto
il concetto di tutti i possibili effetti di esso. Finch un oggetto non viene messo alla prova con lazione
sperimentale umana, non si pu nemmeno dire quali propriet esso abbia.
Pierce aggiunge anche che il significato di una contenuto intellettuale consiste nel suo contributo alla
organizzazione della vita pratica e sociale. Quelle tesi che risultino indispensabili per la sussistenza della societ,
dovranno essere assunte non solo come pienamente significanti, ma anche come vere. La verit per non appare
mai come conseguibile in modo definitivo, in quanto la societ, come criterio di controllo e di verifica delle
proposizioni, incessantemente diviene e con essa la verit inserita in un processo costantemente aperto
(fallibilismo).
In questo contesto sottolinea poi limportanza dei procedimenti sintetici e la differenza fra:
abduzione: scoperta di unipotesi per spiegare un fatto; ha quindi a che fare con il momento creativo
induzione: generalizzazione di un fatto e talora il momento in cui si applica la proposizione abdotta ai
casi particolari, ossia si prevedono nuovi fatti partendo dallipotesi formulata

WILLIAM JAMES (1842-1910)


Inizi i suoi studi nel campo delle scienze naturali e della medicina e in medicina si laure ad Harvard. Dopo una
lunga malattia e una grave crisi depressiva si interess sempre pi di problemi filosofici e religiosi e soprattutto al
problema della conciliazione della scienza (meccanicismo) con la fede in Dio e con la libert umana.
Notevoli poi i suoi contributi alla psicologia.
Il pensiero di James si raccoglie attorno a due prospettive fondamentali:
 Empirismo radicale
trova i suoi punti di originalit nelle seguenti tesi:
1) lesperienza originaria delluomo non dualistica, non si costituisce come originaria distinzione
di soggetto e oggetto, ma sorge come un flusso di feelings, un flusso vitale nel quale solo in un
secondo momento si compiono delle distinzioni. Coscienza ed oggetto si distinguono non
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ontologicamente ma come serie diverse di relazioni tra momenti dellesperienza che entrano a
caratterizzare eminentemente la vita delluomo (coscienza) oppure non la riguardano in modo
diretto (mondo fisico), ma si ha sempre a che fare con momenti dellesperienza.
Se questa prospettiva ha inizialmente un carattere prettamente gnoseologico (lesperienza
originaria non sorge come consapevolezza della differenza fra sapere e saputo), essa prende poi
anche un carattere metafisico (lesperienza originaria la realt matrice di tutte le altre).
2) Lesperienza ci d non solo le singole cose ma anche le relazioni fra le cose, compresa la
relazione di causa ed effetto.
3) Esiste ununit di fondo nelle cose date nellesperienza che lega il molteplice in ununit
dinamica che si attua in modo progressivo.
4) Ci che supera ogni esperienza possibile, supera anche i limiti entro i quali ha senso una
discussione filosofica.
 Pragmatismo
si presenta come un metodo per cogliere il significato delle idee e delle teorie propone,
rispetto a diverse teorie riguardanti il medesimo oggetto, di sottoporre tali teorie
allaccertamento della loro portata pratica: se hanno esisti pratici diversi i loro significati saranno
diversi, in caso contrario avranno il medesimo significato.
si propone come dottrina della verit alla concezione tradizionale della verit che la intende
come la corrispondenza fra lidea e la cosa, James sostituisce la tesi per cui la verit satisfactory
adaptation del soggetto allambiente: una proposizione- unidea- sorge partendo certamente
dallapprensione di fatti e partendo da tale apprensione il soggetto elabora una teoria-ipotesi, in
funzione di un problema pratico, e colloca gli oggetti allinterno di nuove relazioni, affinch egli
possa trovare delle risposte ad alcuni suoi interrogativi di interesse pratico. In questo senso la
verit dellipotesi consiste nel processo della sua verificazione, che pu avvenire attraverso
operazioni mentali o fisiche (esaltazione del metodo sperimentale delle scienze).
laddove lesperienza non ci soccorre, e non si pu evitare di prendere posizione, legittimo far
valere ci che pi ci preme dal punto di vista dei nostri interessi e dei nostri gusti.
Il pragmatismo si propone cos come un metodo per far fronte alle domande fondamentali
delluomo, rispetto alle quali egli non pu evitare di prendere posizione.
In particolare il migliorismo (contrapposto a ottimismo e pessimismo) la scelta
antropologica di James: propone la concezione di un Dio inteso come intelligente cooperatore
dellopera delluomo per il miglioramento del mondo, ma non come essere infinito e
onnipotente. Un Dio infinito e onnipotente infatti non permetterebbe il male- mentre esso un
fatto- non lascerebbe spazio a una piena libert umana. James non manca di sottolineare il
fatto che lesperienza religiosa sempre vissuta e dunque personale.

JOHN DEWEY (1859-1952)


Fu filosofo, psicologo, pedagogista e, con James, il maggior rappresentante del pragmatismo, di cui diede una
versione operativistica. Molto interessato ai problemi etici e sociali, Dewey si occup anche delleducazione.
Sub in giovent linflusso del naturalismo evoluzionistico, della scuola scozzese del common sense e
dellidealismo hegelianizzante.
Dopo aver insegnato filosofia alluniversit del Michigan e del Minnesota, insegn alluniversit di Chicago. Qui
fond una Laboratory School nella quale speriment le sue idee pedagogiche. Infine divenne professore di
filosofia alla Columbia University di New York.
La riflessione di Dewey si svolta fondamentalmente in quattro direzioni:
1. logica e epistemologia
2. psicologico-antropologica
3. etica
4. pedagogica
105

In generale per il pragmatista il vero non propriamente il vero, ma lutile. In realt, per Dewey, il pragmatista
che afferma questo, intendendo che la verit di una dottrina dipenda dal suo successo pratico, non ha ancora
capito lunit che lega il vero e il pratico. Infatti certe forme di pragmatismo sembrano affermare che una
proposizione logica limitata, di modo che necessario ricorrere a considerazioni extra-logiche per rilevarne la
verit. In questo modo la prassi e la logica vengono ad opporsi, mentre per il nostro autore la logica
unespressione intrinseca della prassi.
Per Dewey si tratta non di giustificare le conoscenza in base a ci che di utile pu essere ricavato da essa, ma di
definire il senso stesso del conoscere con il ricorso alloperare. La conoscenza :
qualcosa di attivo e operativo: vuol dire trasformare una situazione indeterminata da una molteplicit
disordinata a un sistema unificato e ordinato
prospettiva e anticipatoria: conoscere significa anticipare possibili operazioni da compiersi in funzione
della capacit di azione e delle funzionalit delle cose
ricerca di significati: il significato di una proposizione la serie delle conseguenze operative che se ne
possono ricavare.
NB: il dato sensibile, la qualit immediata, dellempirista non immediatamente oggetto di conoscenza, ma lo
pu diventare cessando di essere mero stimolo al conoscere e ponendosi come ci che seguir se vengono
compiute determinate operazioni.
In definitiva: si parler di verit di una proposizione quando, attraverso la serie di operazioni ed esperienze da
essa sollecitata, si sar raggiunta quella manipolazione della situazione tale da aver restaurato lequilibrio vitale la
cui frattura aveva determinato il sorgere del problema e della teoria stessa.
Metafisica: se il contenuto di unidea non pu essere che operativo, allora lintero complesso delle
categorie metafisiche diviene insignificante. Ci alla base della violenta polemica antimetafisica di Dewey.
Antropologia: Dewey sottolinea limpossibilit di conoscere una natura umana statica e definibile in modo
adeguato e limpossibilit di proporre una ideale natura umana come modello dellagire. Infatti i mutevoli
condizionamenti biologici, materiali e sociali rendono luomo anchesso mutevole.
Etica: una tesi di grande rilievo quella che nega una distinzione ontologica fra mezzi e fini. Luomo non
agisce in vista di valori che siano esterni alla sua stessa attivit, egli, in condizioni non ostacolate), desidera
lazione per puro amore di questa e non ha bisogno di fini che la trascendano. Quando limpulso allattivit
ostacolato invece lazione concepita come faticosa e sgradevole e solo la restaurazione di condizioni naturali per
lattivit restituir alluomo il gusto per lattivit libera e intelligente e permettere di eliminare gli equivoci circa la
necessit di fini trascendenti e presupposti lazione stessa (il fine sar solo la conclusione del processo attivo e
non latto dotato di maggiore dignit).
In questo modo Dewey pone il valore nellattivit stessa, purch libera, innovatrice e intelligente.
NB: se lintelligenza sempre operativa anche leducazione dovr favorire lintegrazione del conoscere con il fare
e dovr organizzarsi in forme democratiche che favoriscano la libera attivit come costitutiva di valore.

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BERTRAND RUSSELL
(1872-1970)
Cenni biografici
Figura dominante nel campo intellettuale e filosofico inglese del Novecento, Bertrand Russell nacque in una
famiglia aristocratica inglese. Studi filosofia a Cambridge, dove si avvicin allidealismo hegeliano, di cui reca
traccia il libro An Essay on the Foundations of Geometry del 1897. Nella pubblicazione del 1900, A Critical Exposition
of the Philosophy of Leibniz appare per pi legato a Kant che a Hegel; significativa qui la scoperta che Leibniz d
una fondazione logica alle dottrine metafisiche, e che lintera Monadologia tratta da alcune tesi circa la natura
delle proposizioni. Lidealismo scompare definitivamente dal suo orizzonte filosofico con il libro del 1903 The
Principles of Mathematics, in favore di un realismo platonico circa la natura dei numeri.
Fino al 1916 lavor come ricercatore presso il Trinity College di Cambridge, furono questi gli anni pi fruttuosi,
durante i quali nacquero i Principia Mathematica (1910-1913), che rappresentano una pietra miliare della logica
matematica.
Espulso da Cambridge in quanto anti-interventista nella guerra, fu visiting professor a Harvard nel 1914 e a Pechino
nel 1920-21. Condusse unintermittente attivit accademica tra lInghilterra e gli Stati Uniti fino al 1944, quando
rientr in patria. Riletto fellow e lecturer al Trinity College di Cambridge si dedic a scongiurare il pericolo di una
terza guerra mondiale, e fu alla guida della Campagna per il disarmo nucleare.

La logica matematica
Russell stesso a dichiarare nella sua Autobiografia che ci che soprattutto desiderava sin dal suo arrivo a
Cambridge era trovare un motivo per ritenere vera la matematica. Orient dunque la sua ricerca sia in campo
matematico sia in campo filosofico.
1900 incontro con Peano fu per Russell rivelatore
Nei Principles of Mathematics getta le basi del programma che sar realizzato nei Principia Mathematica, per cui,
essendo i concetti matematici fondamentali definibili in termini di concetti logici, lintera matematica
pura poteva essere dedotta da un certo numero di concetti logici. Adesione al programma logicista di
Frege
Lironia della sorte vorr che proprio uno dei pi convinti seguaci del logicismo ne determinasse il crollo. Fu
Russell, infatti, a scoprire quel paradosso che distruggeva il concetto di classe su cui lintero programma
logicista si reggeva.
Paradosso di Russell: si basa sulla domanda se la classe di tutte le classi che non sono membri di se
stesse, sia o no membro di se stessa. In ogni caso la risposta implica il proprio contrario, da qui la
contraddittoriet del concetto di classe. (es. il killer che uccide tutti i killer che non uccidono se stessi)
Nella ricerca di una soluzione Russell elabor la teoria dei tipi logici. Tale teoria definisce come tipo un certo
campo di significanza delle espressioni, classificabili in tipi diversi a seconda che si tratti di
nomi di oggetti - tipo 0
propriet di tali oggetti - tipo 1
propriet di propriet - tipo 2
e cosi via
Stabilendo he un predicato che appartiene a un certo tipo possa essere applicato in modo significativo solo al
tipo immediatamente inferiore, diventava illegittimo chiedersi se una propriet appartenesse o no a se
stessa, in quanto in tal modo il predicato non riferito al tipo inferiore. La teoria dei tipi provocava per una
drastica limitazione della legittimit del discorso, e complicava il discorso sui numeri (la teoria dei tipi non in
grado di costruire la serie dei numeri interi) e la descrizione della logica. Russell tent di ovviare a questi
inconvenienti introducendo
- lassioma si riducibilit
- lassioma di scelta
107

- lassioma dellinfinito
e proponendo di sostituire la distinzione tra tipi di entit con una distinzione tra tipi di simboli, riferendosi non
pi alle cose, ma alle parole.
Dopo i Principia Russell non si occup pi di logica matematica, ma il suo contributo in questo campo ancora
oggi sviluppato e discusso.

Lanalisi del linguaggio


Fin da quando ho abbandonato la filosofia di Kant e di Hegel, ho cercato di risolvere i problemi filosofici per mezzo dellanalisi; e
reso fermamente persuasoche un progresso possibile soltanto per mezzo dellanalisi. Tale metodo analitico diede risultati
particolarmente brillanti nel caso dellanalisi del linguaggio, risultati che rifluirono nel celebre articolo On denoting.
qui proposta la teoria delle descrizioni, che distingue
nome logico (es. Walter Scott) non gli pu essere attribuito il predicato di esistenza, ha significato
anche se isolato, i nomi sono dunque forme dimostrative di espressione;
descrizione definita (es. lautore di Waverley) ad essa pu essere attribuito il predicato di esistenza, se
isolata non denota nulla, per questo si pu dire che le descrizioni sono simboli incompleti o affermazioni
esistenziali che dichiarano che una certa cosa ha la propriet contenuta nella descrizione
stabilendone la non-intercambiabilit logica, nonostante entrambe le espressioni indichino lo stesso oggetto.
In questo modo Russell mette in luce la profonda differenza logica di due espressioni, considerate
grammaticalmente equivalenti nel linguaggio ordinario. Questa distinzione apre la via alla costruzione di quelle
lingue perfette in cui forma logica e forma grammaticale coincidono infallibilmente. Russell mise in guardia i
filosofi contro linadeguatezza del linguaggio ordinari e la sua implicita e fuorviante ontologia. Uso
linguaggio simbolico.
I risultati influenzarono ed orientarono la sua ricerca filosofica e la sua riflessione ontologica ed ebbero grande
risonanza nel mondo filosofico.
Dibattito Russell e Strawson. Strawson non condivideva lassunto base russelliano, secondo cui il
significato di un nome loggetto cui esso fa riferimento, e le frasi legittime soggetto-predicato, formato
cio dai nomi propri logici, sono necessariamente o vere o false. Egli quindi afferma che le frasi in se
stesse non sono necessariamente vere o false, e pur senza avere riferimento, possono essere significative:
la notazione di verit o falsit deriva loro infatti dalluso che ne viene fatto.
In ogni caso Russell visto come uno dei padri di quel movimento filosofico analitico che domina lorizzonte
della filosofia contemporanea anglosassone.

Senso comune, scienza e filosofia


Prima di accostarci ad una tematica pi tradizionalmente filosofia in Russell, va tenta presente linevitabile
semplificazione che si dovr fare delle tesi russelliane, in quanto esse spesso mutano radicalmente col passare
degli anni e da unopera allaltra, e in quanto spesso anche le parole chiave risentono di mutamenti di significato e
uso.
Russell ritiene che la conoscenza scientifica, filosofica e quella propria del senso comune abbiano la medesima
fonte e le stesse regole.
Senso comune: il punto di partenza sia della scienza che della filosofia, e in esso si sedimentano una
metafisica ed una fisica primitive. La conoscenza del senso comune ha tre difetti
o troppo sicura di s
o vaga
o contraddittoria
il che provoca gravose conseguenze, quali
o la credenza in oggetti pi o meno permanenti
o la acritica accettazione dellattendibilit della memoria e della testimonianza
o la fede nellesistenza delle menti altrui
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Il modo di vedere del senso comune, per, non pu essere rigettato in toto, poich esso ha successo
nella vita quotidiana. Si potrebbe considerare la materia grezza, da lavorare affinch divenga, in seguito
ad approssimazioni successive, scienza.
Scienza: centrale nel pensiero di Russell, tanto che il dubbio metodico che egli deriva da Cartesio e
il conseguente rifiuto di accettare alcunch se non dopo averlo sottoposto al vaglio di una rigorosa
analisi, sembra avere ununica eccezione nel suo pensiero: la fede indiscussa e indimostrata che la scienza
in generale, la fisica in particolare, siano vere. Ci ribadito anche quando affronta il problema di una
giustificazione della verit della scienza, mostrando anche qui di non dubitare della verit della scienza,
ma della nostra capacit di dimostrala tale.
Filosofia: ha il compito di sostituire qualcosa di pi preciso a convincimenti ordinari infondati o
erronei, deve gettare un ponte tra il mondo dei sensi e il mondo della scienza, utilizzando il metodo
analitico e logico e dellanalisi del linguaggio. Una tale filosofia non cercher risposte immutabili a verit
eterna, ma sar sempre pronta allaggiornamento e alla revisione. Il suo ambito dinteresse sar il mondo
e luomo.

Cosa esiste
Lesame di cosa esiste deve precedere quello di come conosciamo, in quanto la stessa conoscenza, per Russell,
un evento, un fatto, di quelluniverso a cui il suo interesse era primariamente rivolto. La sua problematica
ontologica si sviluppa in un tentativo di definire gli oggetti del senso comune e della fisica e di collegarli tra loro.
Apparentemente, infatti, tra il sole descritto dal senso comune e lo stesso solo descritto da un astronomo non c
neppure il pi vago rapporto di somiglianza. Una prima risposta data nelle conferenze del 1918 La filosofia
dellatomismo logico, la cui tesi leggermente modificata nel 1924 con Atomismo logico.
Tesi atomismo logico: il mondo composto da particolari semplici, cui appartengono qualit
semplici che stanno in relazioni semplici una con laltra. Gli oggetti semplici non possono essere
ulteriormente ridotti con attribuzioni di qualit. Gli oggetti semplici vanno precisandosi come fatti
atomici.
Fatto = quel tipo di cosa che rende un enunciato vero o falso
Nel saggio Sulla natura dellapprendimento del 1914 Russell discute la cosiddetta teoria del monismo neutrale, che
risponde al quesito metafisico circa la natura di ci che esiste affermando che le cose comunemente considerate
spirituali e le cose comunemente considerate fisiche non differiscono per qualche propriet intrinseca posseduta dalle une e non dalle
altre, bens differiscono soltanto per il modo come sono disposte e per i contesto nel quale si trovano. Dopo aver respinto tale
teoria, Russell viene sfumando la sua iniziale posizione dualistica (La conoscenza del mondo esterno)e il realismo cede
il passo ad un momentaneo fenomenismo.
nella Analisi della mente del 1921 che Russell afferma che la sostanza che compone il mondo non n spirito,
n materia, ma un neutral stuff (Adesione al monismo neutrale), alla base di fisica e psicologia, e di cui sono
composti i fatti atomici che compongono il mondo.
Fisica interpreta le relazioni tra gli aspetti dei particolari come relazioni causali
Psicologia interpreta le relazioni tra gli aspetti dei particolari come relazioni determinate dalle leggi della
prospettiva
Ma di che natura sono tali relazioni? Tali relazioni sono puramente soggettive, e sono trovate con un atto di
introspezione.
Influsso importante nelladesione al monismo neutrale di Russell il behaviourismo.
behaviourismo: teoria psicologica per la quale tutto quello che pu essere conosciuto sulluomo
scopribile con il metodo dellosservazione esterna.
Tale prospettiva mantenuta anche in Lanalisi della materia, anche se lintroduzione della teoria causale della
percezione risulta difficilmente compatibile con il monismo neutrale, in quanto implica la reintroduzione di una
differenza tra fisico e mentale.

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Ne La conoscenza umana il discorso sul monismo neutrale lasciato cadere. Levento fisico si distingue da quello
mentale in quanto, a differenza di questo, inferito, inoltre, mentre la conoscenza mentale immediata e certa,
quella fisica approssimata e modificabile.

Come conosciamo
Lo sviluppo pi ampio della riflessione filosofica di Russell dedicato allesame della conoscenza umana: solo
dallesito di tale analisi sapremo se la nostra visione delluniverso ha qualche possibilit di essere vera.
Lapproccio nettamente empirista: costante infatti laffermazione che la nostra conoscenza deriva
dallesperienza. Nonostante Russell affermi evidenti limiti di questa posizione, egli ritiene che non vi siano
possibilit migliori. Lempirismo come teoria della conoscenza si dimostrato inadeguato, sebbene in misura minore di qualunque
altra teoria della conoscenza.
Ne I problemi della filosofia viene proposta una prima distinzione tra
conoscenza by acquaintance una conoscenza per esperienza diretta, in cui non interviene nessun
processo deduttivo o inferenziale, ed quella dei dati sensoriali, della memoria, dellintrospezione e degli
universali, o concetti
conoscenza by description conoscenza per descrizione, labbiamo quando, data una certa
descrizione, sappiamo che c un oggetto, e non pi di uno, che possiede una data propriet, ed la
conoscenza dei nomi comini e dei nomi propri
Una proposizione contenente descrizioni deve poter essere ridotta interamente a termini di cui abbiamo
conoscenza diretta, e limportanza della conoscenza per descrizione risiede nella possibilit che ci offre di
oltrepassare i limiti dellesperienza personale.
Quindi, dipendendo la verit della conoscenza derivata dalla verit della conoscenza intuitiva, sar fornendo un
criterio di verit per questultima che si garantir la verit anche della prima. Il criterio dato dai gradi di evidenza
immediata, per cui avremo
certezza assoluta dati sensoriali
certezza relativa verit della logica e della matematica
La tesi abbandonata in Analisi della mente, dove si afferma che vi identit tra la macchia di colore e la nostra
sensazione visiva di quella macchia, quindi la sensazione, cos intesa, non conoscenza. Russell aggiunge, inoltre,
che gli errori dei sensi sono errori di credenza, che sar vera o falsa a seconda che ci sia o no un fatto ad essa
corrispondente. Qui i dati assumono un significato pi ampio, e per essi si intendono sensazioni che implicano
alcuni rapporti temporali e spaziali.
Ne Lanalisi della materia lintera seconda parte dedicata alla percezione e al suo rapporto con la scienza.
Teoria causale della percezione: poich la fisica parte dalle percezioni, e il suo scopo di formulare
leggi sul comportamento del mondo esterno, bisogna ammettere la teoria causale della percezione,
infatti, se le percezioni non avessero cause esterne, verrebbe meno il fondamento stesso della fisica, e
saremmo abbandonati al solipsismo.
Russell mostra dunque di essere saldamente ancorato al realismo, sebbene si limiti a respingere e non confutare
lalternativa scettica. In questa ottica, compito della filosofia trovare un criterio che ci permetta di distinguere
tra sogno e percezione reale. Purtroppo sembra fallito il tentativo di reperire un criterio che funzioni apriori, e la
validit di una percezione appare misurabile solo dalla correttezza delle deduzioni che se ne traggono
circa altri eventi.
Per quanto riguarda il rapporto tra soggetti percipienti e oggetti percepiti, Russell affronta il problema
esaminando lo spazio e il tempo e distinguendo
uno spazio-tempo fisico nato per inferenza e costruzione dal secondo, con cui mantiene in comune
le propriet logiche e matematiche, sebbene la scoperta della teoria della relativit abbia aumentato il
divario tra i due
uno spazio-tempo percettivo non si adatta alla teoria di Einstein

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Mondo comune la sua esistenza dimostrata a partire dalla serie di caratteri invarianti comuni a tutte le
percezioni dei diversi soggetti, non pu dunque essere dimostrata razionalmente in maniera rigorosa, ma pu
essere assunta come ipotesi di lavoro.
In Significato e verit Russell tratta anche del problema della verit di una frase, risolvendolo asserendo che una
frase vera quando c un fatto, detto verificatore, cui essa corrisponde. Il realismo viene mantenuto. Un
enunciato pu essere vero anche se non esiste alcun metodo per scoprire se lo .
Tutta lampia tematica gnoseologica ripresa e sistematizzata da Russell ne La conoscenza umana, punto darrivo e
sintesi della sua riflessione epistemologica. Anche qui premesse indiscusse sono
- la verit della scienza
- il rifiuto dello scetticismo
compiute entrambe in nome del senso comune. Nella percezione distinta la sensazione, come materiale
grezzo, in cui non si distingue tra conoscere e conosciuto. Gli accrescimenti che inducono il passaggio dalla
sensazione alla percezione sono abiti associativi, il pi comune dei quali linferenza animale. Lerrore pu
annidarsi nel processo inferenziale, mai nella sensazione in s stessa. Compito del filosofo sar di scoprire quei
principi che rendono antecedentemente plausibili certe specie di generalizzazioni. Tali principi sono chiamati da
Russell postulati. La conoscenza viene distinta secondo due significati principali:
conoscenza dei fatti rispecchia, le sue fonti sono sensazioni e memoria
conoscenza delle connessioni generali tra i fatti manipola, le sue fonti sono le generalizzazioni, i
postulati
I postulati sono cinque
I.
quasi-permanenza, elimina il concetto di sostanza implicito nelle affermazioni su cose e persone fatte dal
senso comune, e la cosa definita come una serie di eventi simili e contigui nello spazio e nel tempo
II.
linee causali e separabili, sostituisce la causa effetto, introducendo al suo posto la proposta che un evento
fa spesso parte di una serie di eventi
III.
continuit spazio-temporale, nega lazione a distanza e afferma lassenza di linee causali ininterrotte
IV.
postulato strutturale, afferma che se molti eventi sono raggruppati intorno a un centro, esso la causa
probabile di tali eventi
V.
analogia, dato un rapporto costante tra due eventi A e B, se in un certo caso si osserva A ma non c
possibilit di osservare B, probabile che anche in quel caso B si verifichi.
I postulati sostituiscono linduzione e sono necessari per giustificare la scienza, ma offrono solo un grado di
probabilit e mai certezze. In questo senso rappresentano il limite dellempirismo di Russell. Il cammino
filosofico russelliano non quindi servito a trovare verit immutabili, ma rendere meno confusi i termini
esaminati.

Cenni di etica
In Sintesi filosofica c un capitolo dedicato alletica. Per Russell letica esula dallimpegno filosofico, e va legata al
comportamento e al costume sociale. Secondo Russell, infatti, i giudizi etici non possiedono una verit
poich sono espressione di desideri. Quando affermiamo lodio male stiamo in realt dicendo vorrei che
nessuno sentisse odio, ossia non stiamo facendo nessuna asserzione ma semplicemente esprimiamo un
desiderio.
Letica consiste di principi generali che aiutano a determinare regole di condotta. Mentre la morale provvisoria
e si adatta alle diverse esigenze delle societ ed epoche, si dovrebbero poter reperire dei principi etici costanti
come base comune di quelle.
Abbandonato il punto di vista, mutuato da Moore, secondo il quale il bene indefinibile, Russell propone di
fondare sul desiderio la distinzione buono-cattivo. I desideri sono prodotti di tre fattori
disposizione naturale
educazione
circostanze presenti
111

Tra questi si deve agire sulleducazione, facendo s che il desiderio sia rivolto al bene.
Base utilitaristica: la proposta di orientare i desideri in senso armonioso e di distinguere bene e male in bade
allarmonia o meno dei desideri, non ha altro scopo che quello di ottenere la maggior felicit possibile per il
maggior numero possibile di uomini contemporaneamente.

112

WITTGENSTEIN
(1889-1951)
La vita
Ludwig Wittgenstein nasce a Vienna nel 1889 da una facoltosa famiglia di industriali metallurgici. Il padre gli
impartisce fin dallinfanzia nozioni tecniche, fisiche e matematiche. Inizialmente Wittgenstein sembra rispondere
a queste speranze iscrivendosi al Politecnico di Berlino e recandosi nel 1908 a Manchester per specializzarsi in
ingegneria aeronautica. Qui per comincia ad appassionarsi ai problemi di matematica pura. Rivelatore in questa
direzione lincontro con Frege, avvenuto a Jena nel 1911: Frege gli consiglia di frequentare lUniversit di
Cambridge, centro avanzato per gli studi logico-matematici. Nel 1912 risiede a Cambridge, dove conosce
Bertrand Russell, che insegna al Trinity College, e inizia con lui un rapporto di collaborazione. Un anno dopo si
trasferisce per in Norvegia dove rimane in condizione di voluto isolamento.
Allo scoppio della guerra si arruola come volontario; catturato dagli italiani nel 18 e imprigionato a Cassino,
riesce comunque a procurarsi una copia dellIntroduzione alla filosofia matematica di Russell, dove trova riferimenti a
lui stesso. Scrive allora a Russell comunicandogli di aver elaborato alcune delle problematiche che avevano
affrontato insieme; tale lettera un accenno di quel che sar il Tractatus logico-philosophicus, che uscir nel
1921.
Dopo la fine della guerra insegna come maestro nella Bassa Austria, fa poi il giardiniere per un certo periodo e
infine collabora con un architetto a Vienna.
Nel 1926 torna a Cambridge e presenta il Tractatus come tesi di dottorato: nel 1939 diventa docente, occupando
la cattedra che prima era stata di Moore. Dopo lAnschluss chiede e ottiene la cittadinanza inglese. Nel 1947
abbandona la cattedra e vive in solitudine in Irlanda, qui stende le Ricerche filosofiche (prima: 1941-1945,
seconda: 1947-1949), pubblicate postume nel 1953. Nel 1949 torna in Inghilterra e scopre dessere malato di
cancro, muore nel 1951.

I fatti e il mondo
Il Tractatus si presenta innanzitutto come unopera di filosofia del linguaggio. Lintento di Wittgenstein per
ontologico: gli interessa comprendere come il mondo si sia costituito e quindi studiare il linguaggio come
riflesso del mondo stesso. Lobbiettivo dire con chiarezza:
- come fatto il mondo
- le condizioni del mondo
- ci che oltre il mondo e dunque oltre il discorso (tema del mistico)
Il suo intento non dunque da leggersi in chiave positivistica.
Due sono infatti i termini chiave che ricorrono in tutto il testo:
mondo, inteso come totalit dei fatti
linguaggio, inteso come totalit delle proposizioni che significano i fatti stessi
 I fatti sono gli elementi costitutivi della realt, completamente indipendenti dalla mente il mondo tutto ci che
accade.
- il fatto non ha nulla in comune con gli oggetti, perch questi ultimi sono sempre dipendenti da
altro, laddove un fatto autonomo e indipendente dagli altri fatti (Wittgenstein non crede nelle
relazioni)
- il fatto ci che verifica o falsifica gli enunciati
Contro la vecchia metafisica per la quale il mondo composto di oggetti, egli lo ritiene composto di fatti.
Anche le proposizioni sono dei fatti o stati di cose (in quanto parole, segni, suoni...), ma sono fatti che
significano, vivono cio di vita referenziale.
Il linguaggio comunque un metodo di rappresentazione inadeguato, perch il metodo migliore per
rappresentare un fatto sarebbe ricostruirlo in un plastico, ma il pi pratico. Il significato di un enunciato
consiste nel fatto che gli corrisponde nella realt la proposizione mostra come stanno le cose, se essa vera. Il
113

significato non va per confuso con il riferimento: noi siamo in grado di comprendere il significato di un
enunciato anche se non siamo a conoscenza della sua verit a falsit.
 I fatti sono composti da parti semplici e differiscono dalle loro parti: infatti i fatti (aRb) e (bRa), pur
possedendo gli stessi costituenti, differiscono luno dallaltro.
 Il fatto un accadere, il sussistere di stati di cose uno stato di cose ci che corrisponde a una
proposizione elementare vera.
Una proposizione elementare (atomica) un enunciato non scomponibile in parti pi semplici.
Wittgenstein fornisce una serie di condizioni a cui le proposizioni elementari devono ottemperare per essere
veramente atomiche (elementari, semplici):
1. devono essere logicamente indipendenti (non devono implicarsi a vicenda)
2. devono raffigurare uno stato di cose, tale che, se sono vere, lo stato di cose esiste attualmente
3. devono essere formate da una combinazione di nomi e questa combinazione deve contenere solo nomi
che corrispondono a stati di cose
4. devono essere intrinsecamente positive, cio riferirsi a stati di cose realmente esistenti (una proposizione
falsa se si riferisce a uno stato di cose che non esiste)
5. devono potere essere false in un modo soltanto
Vi sono poi proposizioni molecolari (complesse), costituite quindi da pi stati di cose.
Dalle analisi precedenti concludiamo che il linguaggio la raffigurazione logica del mondo e il linguaggio
inteso da Wittgenstein in identit con il pensiero, per cui i limiti del pensiero sono anche i limiti del linguaggio:
nulla che non sia un fatto pensabile o esprimibile.
NB: dal fatto che il linguaggio la raffigurazione del mondo constatiamo anche che la struttura del mondo pu
essere solo esibita, ma non enunciata dal linguaggio perch ci richiederebbe un linguaggio diverso, un
metalinguaggio che sia in grado di dire qualcosa circa il linguaggio stesso e questa opzione non presa in
considerazione dallautore.

Il mondo come totalit di fatti


Il mondo la totalit dei fatti atomici (stati di cose), cio dei fatti che accadono indipendentemente uno
dallaltro.
- Ogni fatto complesso composto di fatti atomici: positivo se sussiste effettivamente, negativo se non
sussiste.
- A sua volta ogni fatto atomico composto da oggetti semplici, che costituiscono la sostanza del mondo.
La forma di questi oggetti linsieme dei modi determinati in cui essi possono combinarsi nei fatti atomici
(forma, colore, tempo...).
Poich la totalit degli stati di cose sussistenti il mondo, enunciando tutti i fatti atomici positivi si
enuncerebbero tutti gli oggetti del mondo. Wittgenstein non dice per come i fatti atomici possano essere
identificati, ne afferma per lesistenza: se tali fatti atomici non esistessero, risulterebbe priva di fondamento la
natura referenziale del linguaggio e sarebbe impossibile cogliere il significato degli enunciati.

Gli oggetti che compongono i fatti atomici, gli elementi costitutivi del mondo, compongono anche, sottoforma
di nomi, le proposizioni atomiche, che sono gli elementi costitutivi del linguaggio. La proposizione infatti la
raffigurazione logica o formale di un fatto, cio la rappresentazione di una determinata configurazione possibile
degli oggetti che costituiscono il fatto. Una proposizione ha significato se esprime la possibilit di un fatto,
ossia se i suoi costituenti (segni o parole) sono combinati insieme in una forma che una delle possibili
combinazioni degli oggetti che costituiscono il fatto.
Questa connessione necessaria fra proposizioni e fatti
- da un lato rende raffigurabili, cio esprimibili, i fatti
- dallaltro rende valido, ossia dotato di significato, il linguaggio stesso, garantendogli laccordo col mondo
114

Permane comunque una differenza fra realt e immagine: limmagine contiene solo la possibilit della realt che
rappresenta. Ci in grado di preservare il significato della proposizione anche quando essa falsa gli enunciati
infatti non stanno al posto delle cose, ma si limitano a raffigurarle e per tanto possono anche svolgere male il
loro compito. Raffigurare in modo falso significa correlare in una combinazione che non esiste degli
oggetti che, al di fuori di quella combinazione, esistono.
La struttura del linguaggio dunque convenzionale, risponde a regole ben precise di sintassi.

La scienza naturale come totalit delle proposizioni vere


La scienza per Wittgenstein unattivit intellettuale che crea immagini o modelli della realt, cio
rappresenta il mondo, ed distinta dalla filosofia, che ha invece il compito di porre i limiti logici alla sfera della
scienza naturale e della conoscenza umana. La scienza naturale consiste nella totalit delle preposizioni vere, ossia
si identifica con la totalit delle verit contingenti.
Le teorie scientifiche si articolano in:
1. generalizzazioni empiriche: proposizioni molecolari che descrivono oggetti (la loro totalit la
descrizione onnicomprensiva del mondo)
2. leggi di natura: descrizioni indirette della realt, in quanto fanno ricorso a termini teorici
3. principi specifici di un sistema: leggi proprie di un determinato modello fisico
Wittgenstein sembra sposare una concezione strumentale della scienza: egli non ritiene che le leggi naturali siano
in grado di spiegare perch le cose accadono, esse consentono, per quel che possibile, solo delle previsioni su
come potranno essere costruite le mie affermazioni sulla realt ( una legge quella che mi suggerisce di chiamare
atomo o elettrone una certa entit fisica piuttosto che unaltra).
Secondo lautore poi non esistono, propriamente parlando, leggi naturali, ossia regolarit basate sul rapporto di
causalit. Questo perch i fatti atomici sono totalmente indipendenti luno dallaltro e le proposizioni elementari
concernono fatti atomici, quindi fra le proposizioni elementari non sussitono nessi causali. Le leggi
propriamente dette appartengono solo alla logica, mentre fuori di esse tutto accidentale.
Ogni sistema scientifico comunque arbitrario e non esiste una descrizione delluniverso migliore di unaltra,
tuttal pi si pu dire che un sistema e pi semplice rispetto a un altro.

Tautologie, contraddizioni e non senso filosofico


Il punto di partenza della logica di Wittgenstein la concezione estensionale: tutte le proposizioni non sono
che funzioni di verit dei propri componenti. Per esempio il valore di verit di una congiunzione di due
proposizioni deriver dal valore di verit delle due componenti.
Questo metodo permetter di calcolare il valore di verit di qualsiasi enunciato complesso, il problema resta
quello di come calcolare il valore di verit di una proposizione elementare. La proposizione elementare, in quanto
stato di cose, risulter vera se esiste lo stato di cose raffigurato, falsa se esso non esiste. La mediazione fra il
linguaggio e gli stati di cose costituita in questo modo dallesperienza, che confronta preposizioni a fatti
determinando il valore di verit delle prime.
NB: si gi detto che il significato di un enunciato NON il suo valore di verit, tant vero che noi
comprendiamo il significato di una proposizione ben prima di apprendere il suo valore di verit.
Possiamo distinguere fra:
 tautologie proposizioni che esprimono la possibilit generale di un fatto, ma che sono sempre vere
indipendentemente dai fatti stessi. Tali proposizioni non sono informative perch compatibili con
qualunque stato del mondo (per esempio si veda la tautologia piove o non piove: 1 sempre vero che
piove o non piove e 2non sto fornendo nessuna informazione sul tempo che fa).
Wittgenstein le ritiene proposizioni degeneri, cio comprensibili ma prive di significato, in quanto non
dicono nulla sul mondo, essa compatibile con tutti gli stati del mondo.
115

contraddizioni contraddittorio un enunciato che afferma p e non-p. Al pari della tautologia, la


contraddizione comprensibilissima, ma priva di significato perch incompatibile con tutti gli stati
del mondo. Essa sempre falsa, come la tautologia sempre vera.
La contraddizione, come regola logica, ha sempre avuto un ruolo costruttivo nelle tecniche di
argomentazione e precisamente nelle dimostrazioni per assurdo. Per Wittgenstein non siamo invece
obbligati a rigettare una teoria se la scopriamo contraddittoria: possibile assumere stipulazioni ad hoc
che ci consentano di mantenere la teoria vietando linsorgenza di quella contraddizione.

Tautologie e contraddizioni sono prive di significato e tuttavia non si possono ritenere dei non-sensi il nonsenso un enunciato che sorge dal mancato rispetto delle regole della sintassi logica del linguaggio. La
sintassi logica la disciplina che stabilisce a priori delle regole per indicare quando una combinazione di segni
pu rappresentare un possibile stato di cose, ossia quando una combinazione di segni una proposizione.
Secondo la classificazione del Tractatus :
 solo gli enunciati della scienza, passibili di essere veri o falsi, sono significanti
 le tautologie e le contraddizioni sono prive di significato, dunque le proposizioni della logica sono
insensate
 gli enunciati della metafisica trascendente tradizionale sono insensati
NB: le stesse proposizioni che compongono il Tractatus sono pseudo-proposizioni, che hanno il compito di
studiare il funzionamento della sintassi logica: esse cercano di esprimere ci che pu essere solo mostrato, sono
degli illuminati non-sensi (ricordiamo che non possibile un metalinguaggio che rifletta sul linguaggio stesso).

Il ruolo della filosofia e il mistico


Lunico compito che Wittgenstein riconosce alla filosofia quello di essere una critica del linguaggio, cio una
chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia unattivit che spiega i pensieri non filosofici che altrimenti
resterebbero oscuri: risultato della filosofia non sono proposizioni filosofiche, ma il chiarirsi di proposizioni.
La filosofia dunque:
- riflette sulla natura e sulle condizioni delle nostre rappresentazioni del mondo (che sono
conoscenza e scienza)
- guarisce dagli eccessi della metafisica trascendente ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico
bisogna mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno
Wittgenstein tende a identificare filosofia, logica e metafisica critica; la filosofia infatti, per svolgere il suo
compito, utilizza gli strumenti della logica e risulta essere la dottrina della forma logica delle proposizioni scientifiche.
In questo senso la filosofia, pi che una forma di conoscenza, unattivit, un certo tipo di atteggiamento. Con
la filosofia non si scoprono nuove verit, ma si individuano i limiti del pensiero e della sua espressione linguistica.
Infatti i linguaggi naturali presentano numerosi segni di ambiguit e per evitarli necessario utilizzare un
linguaggio completamente univoco.
Si capisce anche perch Wittgenstein afferma che i problemi filosofici sono un non-senso: il valore non mai
un fatto, perch quando comincia ad essere fatto esso cessa di essere valore, cosicch nel mondo non c alcun
valore e se ci fosse cesserebbe di essere tale. Letica, come dottrina sul valore, non ha senso in quanto il suo
oggetto non esiste nel mondo per lo stesso motivo per cui non ha senso parlare della morte, la quale non mai
un fatto la morte non evento della vita. La morte non si vive. Per tanto tutti i problemi relativi al mondo, alla vita, alla
morte, ai fini umani non si possono porre.
Ci non significa che Wittgenstein neghi lesistenza di ci che inesprimibile poich il mistico si mostra, ma il
suo mostrarsi accade nel silenzio. Il mistico risulta essere linsieme delle componenti logiche e vitali che non

116

possono essere raffigurate mediante il linguaggio. Linsensatezza del mistico non porta dunque alla sua
cancellazione, al contrario esso andr praticato, cos come la vita non va raccontata, bens vissuta.

La svolta: la teoria pragmatica del linguaggio


Gli incontri iniziati dal 1927 con alcuni esponenti del Circolo di Vienna, la conoscenza del matematico
intuizionista Brouwer e, ancor prima, i numerosi scambi con il logico ed economista Ramsey, forniscono al
filosofo loccasione per un radicale ripensamento del Tractatus. In particolare Ramsey attribuisce alle
espressioni linguistiche un ruolo pragmatico nellorientare il comportamento umano; per questo autore il
significato delle proposizioni deriva non solo dal rapporto delle espressioni con gli oggetti, ma anche dalluso che
gli uomini fanno di tali proposizioni.
Le Ricerche filosofiche, 1953 (preparate dalle Osservazioni filosofiche, dattiloscritte entro il 30 e poi abbandonate),
costituite da due parti (composte la prima parte: 1941-1945, la seconda: 1947-1949), segano una rilevante svolta
nel pensiero di Wittgenstein. Il taglio pragmatico di Ramsey fatto proprio dal nostro autore: lideale del
linguaggio deve essere trovato nella sua stessa realt e questo dunque mediante luso, che la consuetudine
della sua applicazione nella realt.
Il Tractatus aveva delineato un linguaggio ideale, logicamente perfetto, nelle Osservazioni filosofiche Wittgenstein
scrive invece: che strano se la logica si dovesse occupare di un linguaggio ideale e non del nostro! Cosa dovrebbe esprimere infatti
quel linguaggio ideale? Di certo quello che ora esprimiamo nel nostro linguaggio abituale; ma allora la logica non pu che occuparsi di
questo.
Per quanto riguarda invece la funzione del linguaggio, esso ora visto non pi solo come un mezzo per
designare, ma come uno strumento per fare le cose senza il linguaggio non potremmo influenzare gli uomini cos e cos,
non potremmo costruire strade e macchine ecc.. Il denominare diviene dunque solo uno dei possibili usi del linguaggio.
Wittgenstein abbraccia la tesi per la quale il significato di una proposizione non costa nel riferimento, ma
dato semplicemente alluso.

Il linguaggio come strumento


Il linguaggio da intendersi come uno strumento funzionale a determinati scopi, che devono essere identificati in
via preliminare. Questa presenza dellelemento volontario essenziale se dal linguaggio si esclude lelemento
dellintenzione, la sua funzione crolla interamente.
Viene con ci affermata la dimensione pratica del linguaggio, che non abbisogna di alcuna mediazione per
raggiungere il mondo esterno, ma che lo include come propria destinazione. Per esempio, quando dico Acqua!,
Via!, ecc, non ho solo il mente la denominazione, ma pure leffetto che voglio raggiungere.
Ne consegue anche che una proposizione, come anche una parola, non ha un significato definito e
indipendente dal contesto allinterno del quale usata.
In questottica comprendere il linguaggio non significa compiere unoperazione mentale, ma attuarne il
significato e la spiegazione del significato non univoca, ma particolare e contingente: il linguaggio non pi
inteso come un simbolismo sottoposto alle regole del calcolo matematico. Si pu invece dire: il significato di una
proposizione il suo scopo. Ed per questo che un linguaggio non si impara attraverso lapprendimento di
regole, ma mediante laddestramento alluso.
La concordanza fra linguaggio e realt non pi un dato assoluto, nel senso che non stabilita una volta per
tutte, ma relativa al gioco linguistico in cui ci stiamo muovendo.

La teoria dei giochi linguistici e le regole


Nelle Ricerche il linguaggio un processo simbolico nel quale i significati non sono dati dal riferimento univoco
alle cose di cui sono la descrizione; una forma di vita, lo svolgimento di unattivit governata da regole diverse a
seconda delle circostanze. Non esiste un modello che unifichi tutte le forme linguistiche, per cui non ha senso
117

tentare una definizione globale di linguaggio. Secondo Wittgenstein il peccato maggiore della filosofia sta proprio
nellaver ricercato sempre luniversale piuttosto che il particolare.
Esiste una pluralit di usi alternativi e complementari che si modificano e aumentano di numero perch il mutare
delle esigenze umane determina il sorgere di giochi linguistici nuovi. I giochi possono essere raggruppati per
analogia in famiglie, e gli stessi criteri per eseguire i raggruppamenti famigliari sono anchessi molteplici e vari.
Il normativo non pi quindi determinato precedentemente dallesterno, perch solo allinterno di un
determinato codice, cio di un certo uso, un enunciato acquista un significato chiaro e univoco.
Il gioco linguistico un uso specifico del linguaggio sottoposto a specifiche regole, un contesto normativo che
funziona analogamente al gioco degli scacchi. Si possono cos rilevare alcuni tratti che i giochi hanno fra loro in
comune:
1. sono attivit governate da regole costitutive che determinano correttezza o scorrettezza delle mosse
2. il significato delle mosse non anteriore al gioco (il significato delle parole), ma si costituisce allinterno
del gioco stesso
3. un enunciato una mossa nel gioco del linguaggio che sarebbe insensata se noi prescindessimo dal gioco
nel quale ha luogo
I molteplici giochi linguistici sono correlati fra loro allinterno di un sistema complessivo. Wittgenstein paragona
linsieme del linguaggio a una vecchia citt il cui centro costruito dal linguaggio quotidiano, mentre le
costruzioni pi recenti e ordinate della periferia sono i linguaggi specialistici delle scienze.
Abbiamo gi anticipato che fra i diversi giochi linguistici si possono rilevare delle somiglianze di famiglia: la
somiglianza di famiglia il criterio per raggruppare concetti e espressioni senza concedere (come invece fa
lessenzialismo) che esista qualcosa di reale al di sotto di questi concetti o di quelle espressioni. Quando
consideriamo che cosa hanno in comune i vari giochi linguistici ci rendiamo conto che non si tratta di una
singola caratteristica, bens di una complessa rete di sovrapposizioni e incroci, come i membri di una stessa
famiglia possono assomigliare a ciascuno degli altri, ma in differenti aspetti.
Le regole che governano un gioco linguistico sono una serie di atti che noi ci apprestiamo a seguire e a
cui siamo abituati e addestrati. Ci per non toglie che queste regole non siano affatto rigorose e siano quasi
sempre inespresse e inconsapevoli in chi le applica. Seguire una regola significa semplicemente compiere
unadeguazione di massima a una prassi diffusa che tuttavia lascia spazio allappropriazione personale e
alladattamento, il linguaggio dunque relativo alle diverse forme di vita.
Innanzitutto le regole del linguaggio hanno due aspetti:
- vi sono le regole per il costituirsi di quel gioco
- vi sono le regole per vincere il gioco stesso
I tratti comuni alle diverse regole sono i seguenti:
1. sono indicazioni prescrittive e non fenomenologiche: non descrivono, per esempio, come la gente parla,
ma come dovrebbe parlare
2. sono funzioni normative e le espressioni linguistiche sono lo strumento per attuarle
3. sono generali
4. non hanno una forma linguistica standard, ma variano a seconda dei contesti
5. c una sostanziale differenza fra seguire una regola e agire in conformit a essa: il secondo caso non si
distingue dalle regolarit presenti in natura, il primo determinato dalla consapevole intenzione
dellagente
NB: non c un linguaggio privato, perch esso strutturalmente praticabile da una pluralit di individui. Non c
neppure uninteriorit, che ridotta a comportamento (mi accorgo che tu comprendi quello che dico perch hai

118

certi comportamenti coerenti rispetto a quello che ti ho detto). Linteriorit accenna solo a delle disposizioni (il
linguaggio dellinteriorit un linguaggio disposizionale).

La filosofia come autoterapia


Il concetto di filosofia come di una malattia e la cura di questa malattia come cessazione del filosofare,
domina la seconda fase del pensiero di Wittgenstein, allo stesso modo in cui la prospettiva del silenzio mistico di
fronte ai problemi filosofici aveva dominato la prima. La filosofia per anche la terapia: dissolvendo i non
sensi, le interpretazioni erronee del linguaggio presenti nelle proposizioni filosofiche, lattivit filosofica guaritrice
non fa che riportare le parole al loro uso coerente e quotidiano, senza per affermare nulla di proprio. La terapia
consiste solo nel riportare le parole dal loro uso metafisico al loro uso giornaliero e gli unici risultati della filosofia
sono la scoperta di questo non-senso.

Il primo Wittgenstein e il neopositivismo


Il Tractatus stato sottoposto a una serie di letture e analisi divergenti e ha esercitato un influsso determinante
innanzitutto sui neopositivisti che, influenzati anche dalla lettura di Russell, lo elessero come un testo
esclusivamente rivolto alla logica e alla filosofia del linguaggio. Pur misconoscendo la valenza etica delle sue
affermazioni e rigettando la nozioni di mistico, ne accettarono la generale impostazione logicista nello studio del
linguaggio.
Linterpretazione pi ampia della filosofia del primo Wittgenstein data dai neopositivisti sta ne Il neopositivismo
logico (1936), di Julius R. Weinberg: per questo testo Wittgenstein intende chiarire il rapporto fra gli asserti
significanti e i corrispondenti oggetti; ci possibile solo se realt e linguaggio hanno lo stesso numero di
componenti e la stessa struttura.
Altre interpretazioni, come quella di Gertrude Anscombe (Introduzione al Tractatus Do Wittgenstein, 1959), mirano a
fare di Wittgenstein una figura indipendente rispetto al neopositivismo.
In conclusione, possiamo asserire che su non poche delle tesi di fondo il neopositivismo debitore a
Wittgenstein, ma che per altri versi la curvatura empiristico-positivistica non presente nellautore nelle forme e
nella misura che i neopositivisti credettero di vedervi.

Leredit del secondo Wittgenstein


Le Ricerche filosofiche hanno generato un nuovo, differente approccio alla filosofia del linguaggio e hanno dato un
contributo ad alcuni recenti sviluppi dellepistemologia.
La tesi per cui il significato luso, stata interpretata come un invito a misurare le problematiche filosofiche sul
linguaggio ordinario, offrendo cos il fondamento per una filosofia del linguaggio ordinario.
Gli aspetti francamente pragmatici del secondo Wittgenstein sono stati tenuti presenti da alcuni esponenti della
filosofia ermeneutica, soprattutto da Habermas e da Apel, che in quegli aspetti hanno identificato una
componente aprioristica regolativa di quel gioco linguistico particolare e in trascendibile che il linguaggio
ordinario.
A questa tesi se ne collega unaltra secondo la quale tutti i problemi sono in sostanza problemi di linguaggio e
possono essere risolti mediante un accertamento del significato dei termini impiegati. ci ha costituito la base per
la filosofia analitica.
Anche lidea della filosofia come malattia ha alimentato diversi settori del pensiero: essa per esempio stata
ripresa da Rorty ne La filosofia e lo specchio della natura (1979).
In realt per, il fiorire di recenti studi sul neopositivismo ha confinato Wittgenstein a un ruolo deuteragonistico;
questo anche in seguito ai pi recenti sviluppi della pragmatica, ha fatto s che Wittgenstein venisse relegato nei
suoi antecedenti pi remoti. Alcune tesi del nostro autore sono comunque presenti in diverse prospettive
contemporanee, soprattutto per quanto riguarda la filosofia analitica.

119

IL NEOPOSITIVISMO
Il movimento neopositivistico
1. Genesi e sviluppi
Il neopositivismo unampia corrente filosofica sviluppatasi nella prima met del Novecento che assume a suo
problema centrale quello della razionalit scientifica. Trae la sua denominazione dal positivismo ottocentesco,
sebbene poi se ne differenzi
per la perdita di quellottimismo tipicamente 800, complici i due conflitti Mondiali,
per un intendimento pi attento, tecnico e critico della scienza,
per la consapevole e spiccata tendenza empiristica (per questo i neopositivisti spesso vengono detti
anche neoempiristi)
per una grande attenzione nei confronti dellaspetto logico-linguistico delle teorie scientifiche.
La concezione scientifica del mondo - manifesto programmatico del 1929 scritto da due degli esponenti del primo
circolo di Vienna - Neurath e Hahn- e Carnap. I tratti caratteristici indicati nellopera sono
- lo scopo di raggiungere lunificazione della scienza
- lenfasi posta sul lavoro collettivo
- lidentificazione del metodo della chiarificazione concettuale nellanalisi logica
- il programma di distruzione della metafisica
- lo sviluppo di linguaggi formali che rettifichino le oscurit del linguaggio ordinario
- il rigetto di ogni apriorismo
Il movimento si afferm in due circoli principali,
il circolo di Vienna la prima fase del circolo -primo Circolo di Vienna- fu costituita da alcune
riunioni svoltesi a partire dal 1907 fra il matematico Hans Hahn, il fisico Philipp Frank e il filosofo e
sociologo Otto Neurath. Questi studiosi si incontravano in un caff della vecchia Vienna il gioved sera
per dibattere di questioni generali di filosofia della scienza e per analizzare il pensiero di Mach, Rey,
Poincar e Duhem.
La seconda fase del circolo, denominato a partire dal 1928 Associazione di Ernst Mach, prese avvio
quando Feigl e Waismann proposero a Schlick di costruire uno stabile gruppo di discussione, risorsero
cos i celebri colloqui del gioved sera.
il circolo di Berlino si costitu nel 1927 come erede della Societ per la filosofia positivistica con il
nome di Societ di filosofia empirica. I punti di riferimento filosofici erano costituiti da scienziati
come Helmholtz, Planck, Boltzmann e Einstein e da logici come i rappresentati della Scuola di Gottinga
e da Russell. Il circolo berlinese ruotava attorno a Reichenbach e includeva Lewin, Grelling, Khler, von
Mises, Hempel e Dubislav.
La collaborazione fra i due circoli, avviata da una serie di congressi, il primo dei quali si tenne a Praga nel 1929, si
fece approfondita e sistematica soprattutto grazie alla rivista Erkenntnis.
2. Lirradiazione europea e la fase americana
I convegni a cui i neopositivisti parteciparono o che organizzarono si svolsero nelle pi disparate citt, europee e
non, diffondendo la nuova cultura filosofica attenta alle istanze della scienza e orientata verso un modo rigoroso
di condurre la riflessione.
Durante le guerre alcuni esponenti (Feigl, Carnap, Reichenbach, von Mises, Hempel, Frank) dei due circoli
emigrarono in America, perch erano ebrei. Complice questo trasferimento, da un lato, la proibizione da parte
della Germania nazista, una volta annessa lAustria, di far circolare gli scritti degli aderenti al movimento, e
lascesa del nazismo, i due circoli di dispersero definitivamente.
I numerosi rappresentanti del neopositivismo trasferitisi negli Stati Uniti vi trovarono un ambiente simpatetico;
nacque cos nel 1938 lEnciclopedia internazionale della scienza unificata, sotto la direzione collettiva di Neurath,
Carnap e Morris.
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Sebbene sul piano umano lavventura neopositivistica si concluda nel 1997 con la morte di Hempel, sul piano
teoretico si potrebbe fissare la conclusione ideale del movimento nel 1950, anno in cui il saggio di Hempel,
Problemi e mutamenti del criterio empiristico del significato, segna la rinuncia al principio di verificazione in qualsiasi
forma.

Tesi fondamentali del neopositivismo


I neopositivisti si raccolgono intorno ad alcune tesi di fondo che si possono cos riassumere.
1) Gli enunciati dotati di significanza cognitiva sono quelli suscettibili di verifica empirica. Questa posizione non
implica una completa teoria semantica, poich si rivolge esclusivamente agli enunciati dichiarativi, i soli che
hanno propriet di essere veri o falsi.
2) Poich la scienza si basa sullesperienza, la verifica empirica costituisce lattivit conoscitiva per eccellenza.
Nonostante questo i neopositivisti non si soffermano sulle nozioni di osservabile e di evidenza, assumendole
come non problematiche. Solo Carnap affronta marginalmente la questione, dove scrive che un predicato P di
un determinato linguaggio L osservabile per un determinato organismo N, se in grado di confermare o
P(b) o P(b), dove per b si intendono argomenti opportuni.
3) Le proposizioni della metafisica sono insensate nellambito della conoscenza, in quanto impossibile
sottoporle a verifica empirica. Il neopositivismo, quindi, non rimprovera alla metafisica di essere falsa, ma
linsensatezza delle sue dichiarazioni; tanto che Schlick scrive: lempirista non dichiara al metafisico le tue parole
affermano il falso, ma piuttosto le tue parole non affermano assolutamente nulla!. Egli non polemizza con il suo interlocutore,
ma si limita a dirgli: non ti capisco.
4) La metafisica, letica, la religione e larte non producono conoscenza, ma manifestano soltanto il bisogno
delluomo di esprimere il proprio sentimento della vita, il proprio atteggiamento emotivo e volitivo verso
lambiente, la societ, ecc. Poich la semplice manifestazione di un atteggiamento emotivo la metafisica
mette capo a una costitutiva incapacit di comunicazione fra i suoi cultori.
5) Gli enunciati significanti possono essere classificati secondo la dicotomia analitico/sintetico
a. le proposizioni analitiche sono vere in funzione della forma logica
b. le proposizioni sintetiche sono vere in funzione del significato dei loro termini
Ogni enunciato cognitivamente significante solo se analiticamente vero o falso oppure se sintetico,
questa distinzione va mantenuta per giustificare la natura apodittica della conoscenza logica e matematica
rispetto a quella empirica.
6) La filosofia non una scienza, ma unattivit chiarificatrice che ha il compito di analizzare il linguaggio
stabilendo i criteri di significanza e perci discriminando gli enunciati cognitivamente significanti da quelli che
non lo sono. La filosofia quindi unattivit mediante la quale si chiarisce il senso degli enunciati.
7) La scienza una sola; questo consente di elaborare una visione unitaria o unificata del sapere.
8) Il discorso scientifico esclusivamente logico e formale. Di conseguenza per tutti i neopositivisti le teorie
scientifiche sono delle costruzioni linguistiche con le seguenti precise caratteristiche formali
a. la teoria formulata in un linguaggio logico L in una logica matematica del primo ordine con
identit
b. i termini di L possono dividersi in tre distinte classi dette vocabolari
o il vocabolario logico (consiste di costanti logiche, inclusi i termini matematici)
o il vocabolario osservativo VO (contiene i termini osservativi che designano entit osservabili
come rosso, sedia, ecc.)
o il vocabolario teoretico VT (contiene i termini teoretici che designano entit non osservabili
come atomo, neutrino, ecc)
c. i termini del vocabolario osservativo sono interpretati in diretto riferimento a oggetti fisici o a
propriet di oggetti fisici direttamente osservabili
d. c un insieme di postulati teorici T di cui solo i termini non logici provengono da VT

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e. i termini del vocabolario teorico sono dati mediante definizioni esplicite in termini di VO mediante
regole di corrispondenza C, cosicch per ogni termine F di VT ci deve essere una definizione della
forma [D], che poi la forma logica della definizione esplicita: [D] (x) (Fx= Ox)
dove Ox un enunciato di L contenente simboli di VO ed eventualmente il vocabolario logico.
La teoria scientifica risulta allora essere la congiunzione TC dellinsieme degli assiomi T (le leggi teoriche della
teoria) e linsieme C delle regole di corrispondenza. Le quali hanno il compito di
definire i termini teorici
garantire il significato cognitivo dei termini teorici
- specificare le procedure sperimentali che consentono di applicare una teoria ai fenomeni
Lindividuazione delle regole di corrispondenza uno dei problemi centrali del neopositivismo.
La tesi capitale dellintero movimento quella dellempirismo: la sola base su cui siamo autorizzati ad
accettare enunciati fattuali levidenza osservativa; infatti si d solo conoscenza empirica, basata su
dati immediati.
Evidente in alcuni punti linflusso del kantismo, sebbene poi esso venga largamente superato.

MORITZ SCHLICK (1882-1936)


Moritz Schlick nasce a Berlino nel 1882. Studia con Planck e dopo labilitazione insegna a Rostock, Kiel e
Vienna. Viene assassinato nel 1936 sulla scalinata dellUniversit di Vienne da uno squilibrato, il cui gesto viene
tuttavia giustificato dal regime nazista per aver tolto di mezzo il rappresentante pi autorevole della filosofia
viziosa.
Il punto di partenza di Schlick analogo a quello di Wittgenstein: la filosofia non una forma di conoscenza, ma
unattivit di chiarificazione concettuale e di controllo del linguaggio che si sviluppa per allinterno della ricerca
scientifica. Laccertamento dei termini di cui la scienza fa uso compito specifico della filosofia, che sebbene non
abbia un ambito proprio mantiene tutta la sua dignit.
Uno dei risultati del pensiero di Schlick la formulazione del principio di verificazione, che offre il criterio per
effettuare la verifica empirica di un enunciato.
Principio di verificazione: il significato di una proposizione il metodo della sua verifica.
Questa teoria sottintende la distinzione tra
verificabilit di principio
verificabilit di fatto
un tesi attualmente non verificabile (es. sullaltra faccia della luna esistono montagne di tremila metri), potr
essere verificata in futuro; essa rimarrebbe significante anche se, scientificamente, sapessimo con certezza che
non si potr mai raggiungere la superficie dellaltra faccia della luna perch la verificazione resterebbe sempre
concepibile. Quindi una questione di principio risolvibile se potessimo immaginare le esperienze che dovremmo avere per darle
una risposta. Un enunciato dotato di senso soltanto quando esistono procedure empiriche atte a
constatare leffettiva esistenza degli stati di cose che esso asserisce; altrimenti esso detto metafisico e per
conseguenza privo di significato.
Il principio di verificazioni non era per senza difficolt, tanto che queste convinsero altri neopositivisti, fra cui
Carnap, a offrirne formulazioni sempre pi deboli.
Quali esperienze consentono la verifica empirica degli enunciati? La base confirmatoria della scienza deve
essere costituita da proposizioni elementari che diano conto in modo indubitabile delle nostre esperienze.
Il dibattito su quali fossero e in quale modalit dovessero venir formulate tali proposizioni diede origine alla
polemica sui protocolli.
La polemica dei protocolli si snoda in due fasi fondamentali
in una prima fase la quasi totalit dei neopositivisti opt per esprimere le esperienze di base nel
linguaggio fenomenistico, in base alla ricezione psicologica individuale
in una seconda fase (che si apr intorno al 1932 quanto Neurath rilev i limiti del linguaggio
fenomenistico) la maggioranza dei positivisti fece ricorso a un linguaggio fisicalistico, di tipo
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intersoggettivo, che descriveva oggetti in linea di principio osservabili da tutti Protocollo di Otto alle
ore 3 e 17: [Il pensiero di Otto alle ore 3 e 16 era: (Alle ore 3 e 15, nella stanza, un tavolo era percepito
da Otto)]. Programma riduzionista.
Protocollo: enunciazione elementare che si riferisce a percezioni immediate e costituisce il punto di
partenza della teoria scientifica Il termine protocollo preso dalla psicologia, che prescriveva al soggetto sul
quale faceva esperimenti di scrivere, segnare immediatamente le immagini, sentimenti ecc. suscitati da un certo
stimolo, e chiamava protocolli i materiali raccolti. Affinch i protocolli siano spogliati il pi possibile da elementi
soggettivi, essi vanno espressi con una proposizione del tipo Tizio, il giorno tale, allora tale, nel tale luogo, vede
una lancetta passare sul tal numero. I protocolli vanno cio espressi nel linguaggio della fisica.
Il distacco tra il fenomenista Schlick e il fisicalista Neurath permase, mentre Carnap fu indotto a ritenerlo una
semplice opzione linguistica che tuttavia non riguardava in concreto le esperienze fondanti.

OTTO NEURATH (1882-1945)


Nato a Vienna nel 1882, studia matematica, economia, storia e filosofia. Insegna economia politica allUniversit
di Heidelberg. Riparato in Austria per ragioni politiche vi rimane fino al 1934, anno in cui si trasferisce in
Olanda, per poi passare in Gran Bretagna, dove, dal 1940 fino alla morte proseguir le sue ricerche.
Il punto di partenza di Neurath ladesione a un nominalismo radicale che vede la scienza come puro
costrutto linguistico, privo di un riferimento o ancoraggio a qualcosa di esterno.
Circa il rapporto linguaggio/realt Schlick e Neurath hanno due posizioni antitetiche.
Schlick ritiene che la conoscenza empirica abbia come base losservazione del soggetto, egli pensa che vi
sia una sorta di momento magico di completa evidenza, comunicabile ma strettamente soggettivo.
Neurath ritiene invece che nella conoscenza non ci sia nulla di magico, lesperienza soggettiva in quanto
non stabile incontrollabile, quindi la base empirica rilevante, ma discutibile. La conoscenza quindi si
basa sui protocolli, il linguaggio, non levidenza empirica, ad assicurare la base teorica. Per questo egli
rigetta sia la tesi schlickiana dellesistenza di protocolli originari che apparterrebbero a un soggetto
singolo, sia il solipsismo metodologico di Carnap.
La tesi dellintrascendibilit del linguaggio avversa al primo Wittgenstein e agli altri rappresentanti del Circolo
di Vienna, particolar modo a Carnap e Schlick. Il criterio per determinare la verit degli enunciati consiste
nel confrontarli con altri enunciati del sistema linguistico. Modello coerentistico di verit: gli enunciati
sono veri quando mostrano coerenza nel sistema globale degli enunciati, falsi in caso contrario.
Critica modello corrispondentistico: secondo Neurath presuppone lerronea convinzione che sia possibile
uscire dal linguaggio per confrontarlo con la realt, ma la realt non che la totalit delle proposizioni cio il
linguaggio.
Neurath dunque abbraccia la tesi per cui il linguaggio visto come un fatto fisico e viene risolto nel fatto
fisico del suono. Fra linguaggio e realt c relazione di identit.
In quanto linguistiche le proposizioni protocollari sono di per se stesse
universali
intersoggettive
anche se includono il nome proprio anche se includono il nome proprio e le circostanze determinate di colui che
le formula: esprimono stati di cose rilevabili da chiunque. Ma i protocolli sono per Neurath anche
revisionabili e fallibili, sono delle semplici ipotesi su cui modellare la conoscenza ma che non la rendono
apoditticamente certa, bens congetturale.
Principio di Neurath: si compone di due aspetti che vanno a costruire una visione olistica della scienza
- il controllo di un enunciato non pu essere effettuato senza appoggiarsi a qualche altro enunciato o
assunto teorico, non esiste mai unesperienza del tutto neutra e priva di elementi teorici (anticipa
la tesi che ogni proposizione carica di teoria)
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se troviamo un enunciato che contraddice il sistema, siamo liberi di modificarlo o di lasciarlo cadere per
mantenere immutato il sistema, oppure di modificare in modo adeguato il sistema per far s che al suo
interno lenunciato possa risultare consistente
Altro elemento chiave del pensiero di Neurath la posizione fisicalista, per cui gli unici enunciati
cognitivamente significanti sono quelli traducibili nel linguaggio della fisica, ovvero in termini di oggetti
spazio-temporali. Per cui ogni problema filosofico che non si lasci formulare nel linguaggio fisicalistico appare
privo di senso.
Nella sua considerazione della logica e del sapere scientifico Neurath non manca di effettuare una storicizzazione
delle leggi scientifiche, rilevandone le componenti convenzionalistiche. Altro tratto caratteristico
lenciclopedismo, lidea dellunificazione di tutte le scienze in ununica scienza, che dipende dalla convinzione
dellinterconnessione delle leggi delle varie scienze.
Neurath viene elaborando un visione della scienza che contraddice in svariati punti quello che la tradizione
ha attribuito ai neopositivisti.

HANS REICHENBACH (1891-1953)


Di formazione scientifica, ma di interessi in prevalenza teorici, Reichenbach tra i primi filosofi a intuire
lenorme portata filosofica della teoria della relativit.
Egli ritiene che la costruzione del sapere scientifico si basi su sincretismo di ragione ed esperienza, e
distingue -prima di Popper- tra
contesto della scoperta
contesto della giustificazione.
Sottolineando proprio per questo come la scoperta non sia dovuta ad un induttivismo grossolano, bens richieda
anche lapplicazione di facolt intuitive che il metodo non pu insegnare o descrivere.
Studiando la fisica relativistica Reichenbach si era convinto che non si poteva pi sostenere lidea che luomo
fosse in possesso di un apparato categoriale rigido ed unico ( Kant), egli ritiene di conseguenza che
lapparato concettuale di cui abbiamo bisogno non si costituisca e non sussista indipendentemente
dallesperienza. I princpi di base che utilizziamo non sono categorie, ma assiomi, che non possono mai
ritenersi definitivi.
Negli anni trenta la critica reichenbachiana alla nozione di apriori di fa radicale: la ricerca epistemologica non
ha per oggetto illusorie strutture perenni della conoscenza, ma litinerario della scienza nel suo farsi. Tutto questo
non si risolve in una disattenzione nei confronti del momento teorico e in una fiducia nellimmediatezza: il
filosofo ritiene che le regole di formazione dei concetti non siano degli apriori, ma degli assiomi scelti
convenzionalmente e in via ipotetica.
Analisi della probabilit: lo strumento che consente di affrontare sia le problematiche dellinferenza
deduttiva e induttiva, sia quelle relative al significato.
Reichenbach convinto che, dal punto di vista logico, non si dia alcuna fondazione del principio di
induzione, che pu essere fondato solo a livello fattuale: linduzione di dimostrata strumento efficace pe le
predizioni e tanto basta.
Linduzione e la causalit possono essere definite solo in base a fondamenti probabilistici, perch nella
conoscenza non pu essere preso in considerazione che un limitato numero di parametri

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RUDOLF CARNAP (1891-1970)


Fenomenismo e costruzione logica del mondo
Rudolf Carnap sicuramente la figura dominante del neopositivismo. Il suo pensiero si radica su alcune tesi
fondamentali, che ha sempre difeso
lunit della scienza,
la natura linguistica delle teorie scientifiche,
il verificazionismo.
La prima opera di una certa ampiezza di Carnap, La costruzione logica del mondo, ha lo scopo dichiarato di
formulare il sistema dei concetti costituivi della scienza. Gli elementi originari su cui tali concetti si
costruiscono sono le esperienze vissute elementari. Lobbiettivo di ricostruire lesperienza, dal suo livello
immediato sino alle forme pi sofisticate, in forma perfettamente trasparente alla ragione; lesito auspicato una
ricostruzione chiarificatrice in cui tutti gli aspetti opachi della realt trovino piena chiarificazione. Ci possibile
considerando non i contenuti, ma le relazioni (es. carta ferroviaria: non considera la conformazione del territorio
perch il suo obbiettivo rendere conto della posizione relativo e della distanza tra le varie stazioni). Lopera
realizza cos una riduzione rigorosa di tutto ledificio del sapere facendo cadere il dualismo tra scienze naturali e
spirituali.
La base del sistema costituzionale convenzionale, e Carnap adotta i processi psichici personali per la loro
affidabilit e riconoscibilit immediata. Lelemento minimo della conoscenza costituito dalla sensazione.
Sensazioni: complessi di relazioni, sono le esperienze vissute elementari formate da elementi discreti e
configurantesi come un flusso in cui impossibile isolare realmente singoli luoghi.
Carnap costruisce gerarchicamente, a partire da questo punto di vista fenomenico,
- il campo psichico proprio
- il campo fisico
- il campo psichico altrui
- il campo spirituale
non negando la dimensione storica delluomo, ma riconoscendola nella sua autonomia, pur risultando
riconducibile indirettamente ai dati desperienza.
Molteplici aspetti del testo sembrano contraddire il suo intento
- la struttura del progetto costruzionale si serve di descrizioni che sono soltanto definizioni strutturali, senza
riferimenti empirici
- la conoscenza oggettiva non affatto ridotta a quella empirica
- lapparato matematico adottato non costituito dallesperienze
- lattuazione del sistema di costituzione assume strumenti convenzionali e quindi difformi dallesperienza.
La presenza di questi elementi e di un influsso kantiano rende questopera non riconducibile al riduzionismo in
senso stretto.

Erroneit e praticabilit della metafisica


Lintento antimetafisico diffuso in tutto il neopositivismo. Ne La concezione scientifica del mondo si legge la
concezione scientifica del mondo non conosce enigmi insolubili. Il chiarimento delle questioni filosofiche tradizionali conduce, in parte,
a smascherarle quali pseudo problemi; in parte, a convertirle in questioni empiriche. Limpossibilit della metafisica
trascendente non dovuta pertanto allinsolubilit dei suoi problemi, ma alla loro insensatezza. Tutti i problemi
che legittimo porsi sono, almeno in linea di principio, ottenere risposta.
Il fondamento logico della metafisica poggia su due errori basilari
leccessiva aderenza della riflessione alla struttura del linguaggio naturale
la convinzione che il pensiero possa generare conoscenza da solo, senza riferirsi ai dati empirici.
La negazione neopositivistica del sintetico a priori conduce a intendere la conoscenza esclusivamente come
conoscenza di rapporti strutturali e non di cose in s.
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Nel celebre articolo Leliminazione della metafisica mediante lanalisi logica del linguaggio Carnap afferma che ogni
linguaggio strutturato in base a un vocabolario e a una sintassi.
Sintassi: insieme di regole che prescrivono il modo in cui devono essere formati gli enunciati per
comporre successioni valide.
Se le regole sintattiche vengono violate si originano due pseudoproposizioni
- quelle in cui compaiono parole che sembrano essere in possesso di un significato ma in realt ne sono
prive (Lanima immortale)
- quelle che si compongono di parole in s dotate di significato, ma connesse violando la sintassi, dando
cos origine a enunciati privi di senso (Giulio Cesare un numero primo)
Queste sono le proposizioni della metafisica.
NB Critica ad Heidegger: assume la parola nulla come il nome di un oggetto, mentre in realt nulla
semplicemente la negazione di un enunciato possibile.
Se la metafisica trascendentale va completamente eliminata, c un secondo tipo di metafisica, lanalisi
categoriale, che ancora possibile. Dunque le tradizionali problematiche della metafisica che lanalisi logica del
linguaggio mostra non essere insensate mantengono un significato se reinterpretate come questioni di tipo
pragmatico sulla modalit di formulazione delle teorie.

Protocolli e fisicalismo
Dopo una prima adesione al linguaggio fenomenistico a partire dal 1932 Carnap inverte radicalmente la rotta e
accetta il fisicalismo (come emerge dai saggi Il linguaggio della fisica come linguaggio universale della scienza e La psicologia
nel linguaggio fisicalistico). Lobbiettivo di Carnap, a differenza di quello di Neurath, di operare una
generalizzazione del linguaggio della fisica per renderlo atto alla trattazione delle questioni conoscitive in
generale. Ciascuno chiuso in un solipsismo metodico, che lo costringe ad assumere come punto di partenza
soltanto i propri protocolli; per uscire da questo radicale soggettivismo bisogna esprimere gli enunciati in un
linguaggio fisico.
Nella Psicologia nel linguaggio fisicalistico la scienza vista come un sistema di enunciati costituito da due linguaggi
- quello protocollare include gli enunciati contenenti il riferimento a un protocollo originario, ottenuti
direttamente dallesperienza e dunque non necessitanti di verifica
- quello sistematico include gli enunciati singolari che si riferiscono a localizzazioni spazio-temporali e
quelli universali o leggi di natura
Lintersoggettivit garantita dal riferimento al linguaggio protocollare di diversi individui.
Da ci discende un materialismo metodico, cio una dottrina che non si impegna sullesistenza della materia o
dello spirito, ma che si limita a esprimere lesigenza di formulare in termini fisici i protocolli.
NB La preferenza di Carnap ai dati di senso dovuta soltanto dalla preoccupazione di evitare possibili
riferimenti a una realt extralinguistica.

La sintassi logica del linguaggio


Ladozione di un punto di vista fisicalistico fa cadere il problema della connessione fra linguaggio e realt; resta
come unica dimensione quella linguistica.
In Sintassi logica del linguaggio Carnap si occupa dellelaborazione di una sintassi logica, ossia dalle regole formali
valide per un certo linguaggio e che prescindono dal significato delle parole e degli enunciati, ma che, a differenza
della sintassi grammaticale, non riguarda solo le regole di formazione, ma anche quelle che governano le
inferenze. Metalinguaggio: il prodotto della sintassi logica, attraverso il metalinguaggio possibile tradurre
gli enunciati delle varie teorie per valutarne la consistenza logica.
Principio di tolleranza: lunico requisito che un linguaggio deve possedere la coerenza interna, quindi
esistono una molteplicit di linguaggi. Non esiste un linguaggio privilegiato, ma regole specifiche di
ciascun linguaggio e regole valide per ogni linguaggio.
Questo approccio consente comunque di individuare le pseudo proposizioni della metafisica, traducendole in
proposizioni che parlano di parole e studiandone la correttezza formale.
126

dunque possibile costruire una molteplicit di linguaggi, dei quali non ha senso chiedersi se siano veri o falsi.
Tuttavia il progetto fallir: lo stesso Carnap ammetter che la riduzione della semantica alla sintassi era un
compito per certi versi inopportuno, se non irrealizzabile.

Verso la liberalizzazione del neopositivismo


In una terza fase che ha inizio con lo scritto Confermabilit e significato Carnap si rende conto che
1) unasserzione universale non mai verificabile in modo conclusivo
2) unasserzione esistenziale verificabile (C un corvo nero), ma non la sua negazione, in quanto
proposizione universale (Non c nessun corvo nero)
3) il processo di verificazione infinito anche per gli enunciati singolari (la verifica non pu essere di tutto)
4) la base empirica non mai certa
5) non esistono verificazioni conclusive
6) lo stesso requisito della verificabilit di tutti gli enunciati protocollari scarsamente praticabile nella
scienza
fallisce il riduzionismo radicale (la possibilit di ridurre i predicati descrittivi del linguaggio scientifico a
predicati osservabili) e cade lesigenza della diretta verifica empirica degli enunciati scientifici
Carnap finisce per sostituire allesigenza della verifica quella pi debole della conferma. Un enunciato
confermabile se enunciati osservativi possono contribuire alla sua conferma o smentita e solo a questa condizioni
esso significante. In questo caso i problemi vertono sulla possibilit di definire un grado quantitativo di
conferma.

Semantica e ontologia
A partire dal 1939 Carnap abbandona la convinzione che tutti gli enunciati possano essere trattati in forma
sintattica: viene cos recuperata la designazione, lesigenza di rapportare il linguaggio ai fatti di cui parla. Il
filosofo si muove adesso in base alla convinzione che i segni possiedano un riferimento alla realt e possano
essere interpretati in base a questultima. Carnap rid natura semantica a concetti prima attribuiti alla sintassi ed
ammette il ricorso a entit astratte.
Fondamentale la distinzione tra
questioni interne che si domandano quali entit esistano allinterno di una certa teoria, la quale offre
sempre gli strumenti per rispondere alle questioni interne che sono dunque teoretiche e possiedono un
autentico apporto conoscitivo
questioni esterne si chiedono se le entit esistano davvero, al di fuori dalla teoria, queste domande
non possono essere risolte dalla teoria, non sono teoretiche e non aumentano la conoscenza. Esse sono
questioni pragmatiche, decisioni sullontologia, la scelta dipende dalla comodit, dalleleganza, dalla
potenza che vogliamo conferire a un determinato linguaggio teoretico.
Gli strumenti semantici cos approntati e la liberalizzazione del linguaggio consentono di accettare i termini
teorici, che si riferiscono a entit non osservabili, ma di cui la scienza non pu fare a meno. Non serve pi che i
termini possiedano un riferimento empirico, sufficiente che siano derivati mediante un sistema di regole da
elementi osservabili. La teoria quindi composta: 1)da un linguaggio osservativo, 2) da un linguaggio teorico
parzialmente interpretato grazie alle regole di corrispondenza che ne rendono possibile la derivazione dal primo.

La logica induttiva e i fondamenti della probabilit


Il fallimento del progetto riduzionistico induce Carnap a istituire una relazione di tipo probabilistico fra teoria
ed esperienza. Dal momento che le leggi di natura non possono avere una conferma completa unipotesi o una
teoria scientifica potranno essere ammesse in base alla quantit e al carattere dellevidenza empirica disponibile.
Sta alla logica induttiva il compito di derivare enunciati universali a partire da enunciati singolari e formulare in
termini quantitativi il grado di conferma che una certa evidenza fornisce a una certa ipotesi o teoria.
Carnap definisce la conferma mediante la funzione c
127

c (h,e)=r
che ci fornisce il livello in cui levidenza e conferma lipotesi h e dove r, in obbedienza al calcolo classico della
probabilit, un numero compreso tra 0 e 1. Se si aggiunge una nuova evidenza confermante e1, avremo che
c(h, e & e1) > c (h,e)
Il grado di conferma la probabilit stessa intesa in senso logico.
I metodo di conferma sono virtualmente infiniti: non c un metodo corretto, ogni metodo si legittima in base ai
propri scopi.
Alcuni limiti della logica induttiva di Carnap emersero ben presto e il filosofo stesso se ne rese conto. Tra questi
il fatto che le ipotesi generali o leggi di natura hanno un grado di conferma sempre uguale a zero. A giudizio del
filosofo questa situazione non sconcertante, perch quanto ricerca il grado di conferma in cui le informazioni
empiriche sostengono un caso particolare. Sebbene questo esito sia controintuitivo, i grandi sviluppi della logica
induttiva sarebbero stati impensabili senza i contributi offerti da Carnap.

Il neopositivismo giuridico
HANS KELSEN (1881-1973)
Maggiore esponente del neopositivismo giuridico, Hans Kelsen probabilmente il giurista pi celebre del
Novecento.
Diritto: non mai un fatto empiricamente riscontrabile, esso consiste propriamente in quel
procedimento che trasforma un qualsiasi fatto in atto giuridico
Il presupposto di Kelsen che una trattazione del diritto pu aversi solo a patto di osservare un metodo
rigorosamente descrittivo, dal momento che i giudizi di valore devono essere rigettati in quanto irrazionali
oppure dotati di un valore pratico estraneo alla trattazione del diritto stesso.
Obbiettivo: costruzione di una scienza pura del diritto, di una conoscenza, cio, rivolta soltanto al
diritto.
Da qui lostilit nei confronti di ogni giusnaturalismo (per cui una norma valida solo se anche giusta).
La questione basilare la validit della norma.
Norma: consiste nel carattere cogente che esercita nei confronti di coloro di cui disciplina il
comportamento, dipende dalla sua forza di vincolare i comportamenti degli individui; la sua violazione
prevede una sanzione. La norma viene espressa da un giudizio ipotetico: dato un evento A (illecito), deve
seguire un evento B (la sanzione). Lillecito non dunque la negazione ma la conferma dellesistenza del
diritto.
Il diritto risulta quindi essere una tecnica sociale che ha per fine lorganizzazione della forza.
Perch la sanzione venga posta in essere necessario un soggetto, cio lo Stato. Questultimo deve possedere
una magistratura, preposta alla comminazione della sanzione. Presupposto di validit dellintero sistema
giuridico poi la Costituzione, come condizione logico-trascendentale della validit oggettiva delle norme
giuridiche.
Le norme del diritto non devono essere rispettate perch giuste o buone, ma perch valide in virt del fatto che
sono state poste in essere secondo determinate modalit e assumendo per vero che esista una norma
fondamentale che stabilisce unautorit creatrice del diritto.

NORBERTO BOBBIO (1909-)


La riflessione giuridica di Bobbio nasce dallesigenza di rigore e chiarezza, e assume sin da principio un taglio
metodologico. La scientificit dello studio della giurisprudenza si fonda non sui contenuti, ma sul rigore del
procedimento. Infatti, dai prncipi del diritto, che sono posti convenzionalmente, si devono trarre con un
metodo deduttivo le conseguenze logiche attraverso un uso puramente strumentale della ragione.
Lanalisi della giurisprudenza consiste nellanalisi del linguaggio del legislatore in vista della coerenza
complessiva e tre sono gli ambiti da prendere in considerazione
il chiarimento della proposizioni iniziali,
128

la definizione delle regole di trasformazione,


lordinamento degli enunciati di un sistema.
Alla base della sua intera ricerca vi sono tre termini: liberalismo, democrazia, socialismo.
Societ un insieme di individui, ognuno dei quali ha sopra di s la responsabilit e il rischio del
proprio destino.
Su questa opzione individualistica si fonda ladesione di Bobbio alla dottrina liberale dello Stato, che intende
la libert in senso negativo come libert da, e presuppone che sia garantita la protezione dellindividuo
dalloppressione del potere. Quindi unautentica democrazia non pu essere una democrazia liberale. Piuttosto
tra Stato liberale e Stato democratico vi un rapporto di interdipendenza, nel senso che lo Stato
democratico rappresenta lo sviluppo naturale e la condizione dello Stato liberale.
Durante lelaborazione del suo pensiero Bobbio matur la consapevolezza dellinsufficienza di una democrazia
politica che non fosse anche una democrazia sociale (rifiuto marxismo + teoria gramsciana dellegemonia). A
distinguere lorizzonte socialista basta il riferimento al valore delleguaglianza, un valore da coniugare con
quello irrinunciabile della libert. Il socialista tende a ridurre leguaglianza di tutti entro larea dei diritti
fondamentali della tradizione giusnaturalistica.

La crisi del neopositivismo


1. Il dibattito sul principio di verificazione
Il principio di verificazione ha rappresentato uno dei nuclei teorici del neopositivismo. Eppure questo principio
mostr, in misura sempre pi chiara, una serie di difficolt che lo fecero diventare elemento di crisi dellintero
movimento.
Nella Logica della scoperta scientifica (1934) Popper denunciava il carattere inverificabile e dunque metafisico del
principio stesso. A ci si aggiungeva il fatto che anche le leggi naturali risultassero inverificabili, in quanto
proposizioni universali, non deducibili da una classe finta di enunciati osservativi. (NB risposta Carnap)
Un enunciato esistenziale verificabile, ma la sua negazione non lo in quanto universale. Inoltre il principio
si mostra troppo liberale. Si prenda ad esempio un enunciato S che soddisfi il principio, allora anche la
disgiunzione SvN, risulta verificabile, perch alla verit di una disgiunzione sufficiente che uno solo dei
disgiunti sia vero. Per di pi, il principio di verificazione ci suggerisce che gli enunciati inverificabili sono
privi di significanza empirica, ma lenunciato La luna fatta di formaggio e nessuno lo sa, bench il primo
membro della congiunzione sia falso, sembra comprensibile. Tuttavia, se lo si verificasse provandone la
verit, il secondo enunciato risulterebbe falso e cos lenunciato intero.
Se vero che anche le proposizioni protocollari sono rivedibili, allora non esistono verificazioni conclusive.
Il principio di verificazione risultava privo di significato, perch non poteva ritenersi n analitico n sintetico.
Perci esso finiva per apparire un dogma non empiristico dellempirismo. Inoltre il principio sembrava
incapace di giustificare linsieme della scienza vista nella sua struttura linguistica, dal momento che solo in
minima parte il linguaggio della scienza costituito da proposizioni immediatamente empiriche.
I tentativi dei maggiori esponenti del neopositivismo di rileggere il principio di verificazione come
definizione esplicativa, n vera n falsa, dimostrano lincisivit delle obiezione.
2. Critiche alla received view
Fin dai primi anni cinquanta emerse una serie di capitali obiezioni intorno ai punti che caratterizzavano la visione
neoempiristica delle teorie scientifiche denominata in seguito received view, tra i quali ricordiamo
lenciclopedismo, la volont di costruire un sapere assolutamente unitario
il riduzionismo
la dicotomia analitico/sintetico
il modello logico-linguistico della scienza
la distinzione tra linguaggio teorico e osservativo
una modalit logica anzich storica di guardare allo sviluppo delle scienze empiriche
129

il peso conferito allinduttivismo


lantimetafisica.

Nuove interpretazioni del neopositivismo


La pi recente ricerca storiografica sul neopositivismo ha potuto evidenziare il carattere complesso del
movimento, procedendo ad una emendazione di quelli che erano parsi ormai punti fermi. Le principali novit si
possono cos riassumere
per lempirismo logico il carattere dellesperienza assai sofisticato e resta lontano da ogni empirismo
ingenuo o sensismo
lempirismo logico non d per scontato il dato della scienza
sono ammessi spazi per laccettazione della metafisica non trascendentale
le posizioni antimetafisiche non conducono allabbandono della filosofia

Il neopositivismo in Italia
Al momento del suo apparire il neopositivismo non suscit in Italia alcun interesse, fatta salva la figura di
Federico Enriques (1871-1946). , per, merito di Ludovico Geymonat (1908-1991) aver diffuso in Italia le
tematiche neopositiviste. A partire dagli anni quaranta anche Giulio Preti (1911-1972) produce sul
neopositivismo alcuni saggi di carattere storico. Nel 1953 usc la monografia di Francesco Braone (1923-2001) Il
neopositivismo logico. Altrettanto importante fu la figura di Paolo Parrini (1943).

130

K.R. POPPER
(1902-1994)
Vita e scritti
Karl Raimund Popper nacque nei pressi di Vienna nel 1902. Alluniversit segu corsi di varie discipline e
approfond soprattutto filosofia, matematica e fisica teorica. Nel 1928 si laure in filosofia. Si trasfer in Nuova
Zelanda. Tornato in Europa nel 1946. Tre anni dopo venne nominato professore di Logica e metodo scientifico.
Considerato tra i maggiori filosofi della scienza del Novecento, stato insignito di varie onorificenze.
Tra gli scritti principali ricordiamo: Logica della ricerca (1934); Miseria dello storicismo (1944-45); La societ aperta e i suoi
nemici (1945); Congetture e confutazioni (1963); Rivoluzione o riforme? Un confronto (1971, con H. Marcuse); Conoscenza
oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico (1972); La ricerca non ha fine (1976); Lio e il suo cervello (1977); I due problemi
fondamentali della teoria della conoscenza (1979); Poscritto alla logica della scoperta scientifica (1982-83); Alla ricerca di un
mondo migliore (1984); Il futuro aperto (1985); Il mito della cornice (1994); La conoscenza e il problema corpo-mente (1994);
Tutta la vita risolvere problemi (1996); La lezione di questo secolo (1995).

Popper e il neopositivismo
Il rapporto tra Popper e il neopositivismo rappresenta uno dei problemi pi controversi e discussi. Tre le
interpretazioni pi principali:
1) secondo una prima interpretazione Popper sarebbe stato una sorta di neopositivista dissidente.
Dissidente, ma pur sempre neopositivista;
2) per la seconda interpretazione Popper sarebbe stato lavversario per eccellenza, colui che avrebbe
contribuito a provocarne la fine
3) per una terza interpretazione, la pi recente, quella di Popper non sarebbe n un epistemologia
sostanzialmente riconducibile an neopositivismo n una critica e unalternativa radicale a ecco, bens una
posizione intermedia, ovvero una combinazione di elementi neopositivistici e anti-positivistici.
Sicuramente la terza interpretazione pi fondata delle altre, sebbene infatti non si pu negare un legame tra
Popper e il positivismo, non si pu nemmeno inglobare il sui pensiero quello dei filosofi dei Circoli di Vienna e
Berlino.

Popper e Einstein
Non il positivismo, ma Einstein fu il principale punto di riferimento in rapporto al quale si Popper costitu il
suo pensiero. in relazione al padre della relativit e al tentativo di chiarire cosa significasse la rivoluzione
einsteiniana che Popper formula i suoi problemi teorici di base ed elabora il nucleo centrale del suo pensiero
epistemologico.
Si potrebbe dire ce la rivoluzione epistemologica di Popper rappresenti il riflesso, in filosofia, della rivoluzione
scientifica compiuta da Einstein in fisica. Popper sembra stare ad Einstein, come Kant sta a Newton.
Ma quali sono i tratti della rivoluzione einsteiniana che hanno specificatamente influito su Popper e che
giustificano una tesi storiografica come questa? Innanzitutto Popper rimase colpito dal fatto che Einstein avesse
formulato delle previsioni rischiose, ossia che le sue teorie fossero programmaticamente organizzate non in
vista di facili conferme, ma in vista di possibili smentite.
Inoltre Popper trasse da Einstein la conclusione che le teorie scientifiche non sono verit assolute, ma semplici
ipotesi o congetture destinate a rimanere tali.
In sintesi, Popper per sua stessa ammissione, ha tratto da Einstein i princpi di fondo della sua epistemologia
il falsificazionismo e
il fallibilismo.
Le nostre teorie sono fallibili e fallibili rimangono anche quando abbiamo ricevuto conferme
lampanti.
131

Rilevanza e ineludibilit dei problemi filosofici


I due ambiti di cui maggiormente Popper si interessato nelle sue analisi sono lepistemologica e la filosofia
politica. A fare da sfondo la certezza che animava il filosofo dellineliminabilit della filosofia: Tutti gli uomini
sono filosofi, perch in un modo o nellaltro assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. gli insiste inoltre sul
fatto che, come esistono teorie scientifiche o politiche perch esistono problemi scientifici o politici, cos
esistono le teorie filosofiche perch esistono problemi di natura specificatamente filosofica. Di conseguenza
rifiutando la riduzione della filosofia a semplice analisi linguistica, Popper ha continuato a scorgere in esse la
disciplina dei grandi problemi, avvertendo che la filosofia ha sempre a che fare con la conoscenza della realt e
non con vuote parole. C almeno un problema cui sono interessati tutti gli uomini che pensano: quello di comprendere il mondo
in cui viviamo, e quindi noi stessi e la conoscenza che ne abbiamo.

Il falsificazionismo
Il punto di partenza di Popper la ricerca di un criterio di demarcazione fra scienza e non scienza.
Demarcazione: la linea di confine fra le asserzioni delle scienze empiriche e le altre asserzioni.
Secondo un radicato luogo comune una teoria risulta scientifica nella misura in cui pu essere verificata
dallesperienza. In realt secondo Popper il verificazionismo un mito e unutopia in quanto, per verificare
completamente una teoria o una legge dovremmo aver presenti tutti i casi, ma ci impossibile. Da una somma,
per quanto ampia, di casi particolari non potr mai scaturire una legge universale. Inoltre mentre le conseguenze
di una teoria sono di numero infinito, i controlli effettivi della medesima sono di numero finito.
Per questo Popper avanza come criterio di demarcazione il criterio di falsificabilit, per cui una teoria
scientifica ella misura in cui pu venire smentita, in linea di principio, dallesperienza.
Quindi una teoria che non possa venir contraddetta da nessuna osservazione e che non vieti laccadimenti di
alcunch, non ha un contenuto empirico e non dice nulla di scientificamente valido intorno al mondo. Al
contrario, pi numeroso sono le possibili esperienze falsificanti, pi ricco appare il contenuto empirico e
scientifico di una teoria.
La piattaforma del processo di falsificazione costituita dalle asserzioni-base.
Asserzioni-base: sono quegli enunciati elementari, aventi la forma di asserzioni singolari di esistenza
(es. nel luogo K c un indice), che risultano intersoggettivamente controllabili e sulla cui accettazione
esiste un accordo di fondo tra gli osservatori scientifici.
Protocolli, nelle asserzioni-base il valore non dipende da propriet intrinseche, ma da una decisione
dei ricercatori, ossia dal fatto che gli scienziati di un certo periodo storico si trovano daccordo nel
ritenerle valide e nellusarle come mezzi di controllo delle teorie. Tuttavia, poich la comunit dei
ricercatori pu sempre decidere di metterle in discussione, ne segue che la base empirica del sapere
risulta priva di qualsiasi assolutezza.
Le asserzioni-base inoltre fungono da base del sapere scientifico in senso metodologico
o le asserzioni base logicamente possibili servono per stabilire il carattere empirico delle teorie
o le asserzioni base effettivamente accettate costituiscono il punto di partenza del concreto
meccanismo di controllo di una teoria.
Per questo sono la chiave di volta dellintera epistemologia popperiana.
Secondo Popper il principio di falsificabilit gode di superiorit epistemologica sul principio di verificabilit,
questo perch fra i due vi asimmetria logica. Infatti
- miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria
- ma basta una smentita per confutarla.
Quindi quello che si pu imparare dallesperienza non la verit di una teoria, ma la falsit di unipotesi.
In ogni caso Popper ritiene che le teorie possano venire corroborate. Unipotesi teorica corroborata quando ha
superato il confronto con unesperienza potenzialmente falsificante. Tuttavia la corroborazione non indice di
verit, ma semplicemente uno strumento per stabilire la preferenza rispetto alla verit. Quindi pur non
potendo fungere da criterio di giustificazione delle teorie, la corroborazione pu fungere da criterio di scelta fra
ipotesi rivali.

132

Il criterio di falsificabilit di Popper stato variamente discusso. In ogni caso bene tenere presente che
se dal punto di vista logico la smentita di una teoria un fatto definitivo, dal punto di vista metodologico
nessuna smentita certa e definitiva; per essere coerente con se stesso, il falsificazionismo risulta
costretto a ritenere falsificabili le pi accreditate falsificazioni.
Parlare di una teoria confutata dallesperienza non equivale a parlare di una teoria immediatamente
espulsa dal corpo della scienza. Infatti, perch una teoria venga rifiutata occorre che se ne abbia a
disposizione una migliore.
Per questo Popper da un iniziale modello monoteorico basato sul confronto teoria-esperienza, pervenuto a un
modello pluralisti o pluriteorico, teoria-teoria teoria-esperienza.

La riabilitazione della metafisica


Il principio di falsificabilit non un criterio di senso, ma un semplice criterio di demarcazione. Di
conseguenza, per quanto riguarda la metafisica, il discorso di Popper risulta diverso da quello
neoempiristico. Anche per il filosofo viennese la metafisica non scienza, in quanto non falsificabile, ma ci
non toglie che essa abbia senso. Non comprendiamo benissimo che cosa i metafisici vogliono dire, anche se non
disponiamo di strumenti atti a controllare la validit delle loro tesi.
Inoltre secondo Popper ai neoempiristi sfuggita la serie di interconnessioni psicologiche e storiche fra le teorie
metafisiche e le teorie scientifiche:
- dal punto di vista psicologico, la ricerca empirica risulta impossibile senza la fede in idee metafisiche
generali che determinano quali problemi esplicativi sceglieremo di affrontare, e quali tipi di risposte
considereremo idonee
- dal punto di vista storico, la metafisica rappresenta la fonte da cui rampollano le teorie delle scienze
empiriche.
Infine bene tenere presente che le dottrine metafisiche, pur non essendo empiricamente controllabili, sono pur
sempre razionalmente criticabili e discutibili.

La critica epistemologica al marxismo e alla psicanalisi


Molto pi duro risulta latteggiamento di Popper nei confronti del marxismo e della psicoanalisi, come mostra
una limpida pagina di Congetture e confutazioni. Secondo la sua visione marxismo e psicoanalisi sono dottrine
onniesplicative a maglie larghe, che appaiono dotate di insufficiente falsificabilit, anzi dirette ad aggirare
possibili smentite tramite continue ipotesi di salvataggio. Non a caso Popper scrive: lelemento pi caratteristico di
questa situazione mi parve il flusso incessante delle conferme, osservazioni, che verificano le teorie in questione.
Per quanto riguarda il marxismo, le previsioni erano controllabili, e, di fatto, vennero falsificate. Tuttavia, invece
di prendere atto di tali confutazioni i seguaci di Marx reinterpretarono sia la teoria sia le prove empiriche per farle
coincidere, salvando la teoria. Analogamente la psicoanalisi risulta compatibile con i pi disparati comportamenti
umani, al punto che qualsiasi caso pu fungere da conferma delle sue discordanti dottrine.

Inesistenza ed esistenza del metodo e il procedimento per congetture e confutazioni


Popper si presenta, a prima vista, come un tipico filosofo del metodo. In realt la sua posizione in merito pi
articolata di quanto non appaia. Infatti,
- da un lato Popper afferma testualmente che non c alcun metodo per scoprire una teoria
scientifica, sostenendo che le teorie sono lesito di congetture audaci e intuizioni creative e non di
procedimenti da manuale. Anzi, lorigine di molte teorie scientifiche palesemente extra scientifica.
- Dallaltro il filosofo non nega che le teorie, una volta formulate, vadano provate attraverso il principio
di falsificabilit.
Quindi, pur essendo convinto dellinsistenza di un metodo capace di trovare le teorie, Popper crede, dallaltro
lato, nellesistenza di un metodo in grado di controllare le teorie.
Tutta la mia concezione del metodo scientifico si pu riassumere dicendo che esso consiste di questi tre passi: 1) inciampiamo in
qualche problema; 2) tentiamo di risolverlo, per esempio proponendo qualche nuova teoria; 3) impariamo dai nostri errori, in
133

particolare da quelli su cui ci richiama la discussione critica dei nostri tentativi di soluzione, una discussione che tende a condurci a
nuovi problemi. O per dirla in tre parole: problemi-teorie-critica.
Questo metodo altro non che il procedimento per congetture e confutazioni o per prova ed errore. Esso,
secondo Popper, si configura come una sorta di prolungamento culturale del maccanismo che sta alla base
dellevoluzione biologica e del processo di adattamento e sopravvivenza della specie.
In altri termini, se la scienza non episteme, ma doxa, ne segue che lerrore fa parte integrante del sapere
scientifico al punto che fare scienza significa incorrere in errori e da questi trarre insegnamento. Razionalismo
critico.

Il rifiuto dellinduzione e la teoria della mente come faro. Popper e Kant


Per una tradizione di pensiero che va da Bacone ai giorni nostri, osserva Popper, la scienza si fonda
sullinduzione, intesa come procedimento che va dal particolare alluniversale. In realt linduzione concepita
come procedimento di giustificazione delle teorie, non esiste; infatti, per quanto numerose possano essere
le osservazioni singolari, esse non sono mai capaci di produrre teorie universali. Questa impotenza strutturale
dellinduzione trova emblematica illustrazione nella vicenda del taccino induttivi sta raccontata da Berdtrand
Russell:
Fin dal primo giorno questo tacchino osserv che, nellallevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9
del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne esegu altre in
una vasta gamma di circostanze: di mercoled e di gioved, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che
splendesse il sole. Cos, arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le pi
disparate. Finch la sua coscienza induttivista fu soddisfatta ed elabor uninferenza induttiva come questa: Mi
danno il cibo alle 9 del mattino. Purtroppo, per, questa conclusione si rivel incontestabilmente falsa la vigilia di
Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.
La critica di Popper ha come bersaglio specifico linduzione ripetitiva o per enumerazione, questo non
significa che egli intenda salvare linduzione per eliminazione, ossia il modello epistemologico secondo ci una
prova legittima unipotesi non solo se conferma lipotesi stessa, ma confuta le rivali, il cui numero, secondo il
filosofo sempre infinito.
Di conseguenza Popper afferma che le teorie non vengono ricavate con un procedimento che va dai fatti alle
teorie, ma con un procedimento che va dalle teorie al loro controllo tramite i fatti. Il punto di partenza della
ricerca scientifica non costituito dai nudi fatti, ma da congetture o ipotesi da cui vengono deduttivamente
ricavate delle conclusioni da sottoporre al responso dellesperienza.
La dottrina epistemologica di Popper fa quindi propri alcuni elementi del razionalismo e altri di empirismo
- da un lato fa proprio lorientamento logico-deduttivo del razionalismo,
- dallaltro accetta linsegnamento di fondo dellempirismo moderno, secondo cui solo lesperienza pu
aiutarci a decidere in merito alla validit di unipotesi.
Il rigetto dellinduzione si accompagna a un rifiuto dellosservazionismo, ossia della teoria secondo la quale lo
scienziato osserva, o dovrebbe osservare, la natura senza presupposto o ipotesi precostituite. Secondo Popper la
nostra mente non un recipiente vuoto, ma un faro che illumina, un deposito di ipotesi. Per cui nellaccostarci ai
fatti siamo sempre impregnati di teoria. Losservazione carica di teoria.
La teoria della mente come faro richiama la nota sintesi kantiana secondo cui il nostro intelletto non deriva i
propri schemi mentali dalla natura, ma li impone a se stessa. La differenza sta nel fatto che, mentre per il criticista
gli schemi della mente sono necessariamente validi, per il falsificazionista essi sono delle semplici ipotesi che
lesperienza pu smentire in ogni istante.

Scienza e verit
Secondo Popper la scienza non episteme, in quanto le sue dichiarazioni sono e restano doxa, cio pure
ipotesi. La scienza non ha a che fare con la Verit, ma con semplici congetture.

134

Il fallibilismo si accompagna al rifiuto del classico modello fondazionalista e giustificazionista del sapere,
ossia alla concezione della scienza come insieme di verit dotate di un fondamento certo, che la filosofia avrebbe
il compito di scoprire e legittimare teoricamente. Contro il fondazionalismo e il giustificazionismo Popper
afferma che
il nostro sapere strutturalmente problematico e incerto
la scienza possiede la fallibilit e lautocorreggibilit
il classico problema di come possiamo giustificare la nostra conoscenza risulta privo di senso
alluomo non compete il possesso della verit, ma solo la ricerca, mai conclusa, di essa.
Da ci la connessione fra popperismo e socratismo: Il fallibilismo nientaltro che il non-sapere socratico. Lo scopo
della scienza non la verit, ma il raggiungimento di teorie sempre pi verosimili, pi vicine alla realt.
Di conseguenza la scienza risponde a un criterio generale di progresso, mentre non possiamo mai avere
argomenti sufficientemente buoni per pretendere di aver raggiunto la verit, possiamo avere argomenti
ragionevolmente fondati per preferire una teoria allaltra. Il problema della preferenza razionale si articola in due
sottoproblemi:
1) il problema della preferenza fra teorie scientifiche e teorie non scientifiche su questo punto Popper
categorico, le teorie scientifiche sono preferibili perch possono essere sottoposte al metodo
falsificazionista del controllo empirico
2) il problema della preferenza fra teorie scientifiche per poter confrontare due teorie t1 e t2 anzitutto
va assunto che il contenuto di verit e falsit delle due sia confrontabile, a questo punto t2 preferibile
alla teoria t1 -quindi pi vicina alla verit- se e solo se
o il contenuto di verit, ma non il contenuto di falsit, di t2 supera quello di t1
o il contenuto di falsit di t1, ma non il suo contenuto di verit, supera quello di t2
Da qui la formula che esprime la misura di verosimiglianza di una teoria sar: Vs(a)= CtV (a)- CtF (a), dove CtV (a)
il contenuto di verit di a, e CtF (a) una misura del suo contenuto di falsit.
Tale definizioni si rivelata inesatta, e lo stesso Popper ha francamente riconosciuto la sua insostenibilit. In ogni
caso la valutazione di una teoria scientifica come migliore di altre leffetto di una discussione critica. Ci
ovviamente presuppone che le teorie rivali siano confrontabili fra loro, e il rifiuto del concetto neopositivistico di
incommensurabilit delle teorie.

Il realismo dellultimo Popper


La visione fallibilistica della scienza si accompagna, in Popper, al rifiuto di due classiche posizioni filosoficheepistemologiche:
- lessenzialismo poich la scienza non pu mai pervenire a una spiegazione ultima e definitiva dei
fenomeni
- lo strumentalismo poich le teorie scientifiche non sono esclusivamente strumenti di previsione e di
calcolo, ma enunciati descrittivi che ci informano circa la realt e che possono essere, in rapporto a essi,
veri o falsi.
Tutto questo sta alla base della ripresa popperiana del realismo, che corrisponde allelaborazione di una teoria
realistico-obbiettivistica basata sulla definizione della verit come corrispondenza fra proposizioni e fatti.
Questo sbocco si connette al desiderio di evitare il relativismo implicito in quelle posizioni di pensiero che
risultano prive di un criterio atto a valutare la consistenza delle teorie stesse. Certo, ammette Popper, anche il
realismo non n dimostrabile n confutabile.
Un altro aspetto delloggettivismo e del realismo dellultimo Popper la teoria dei tre mondi, possiamo, infatti,
distinguere i seguenti tre mondi
il mondo degli oggetti fisici o degli stati fisici
il mondo degli stati di coscienza o degli stati mentali
il mondo dei contenuti oggettivi di pensiero ( Platone)

135

Mente e corpo
Nello scritto Lio e il suo cervello Popper affronta il problema dei rapporti fra mente e corpo. Egli, rifacendosi a una
sorta di dualismo cartesiano, difende un dualismo interazionistico basato sullipotesi secondo cui mente e
corpo, pur formando due mondi distinti, risultano in rapporto di azione reciproca.
Popper nello scritto interviene anche nella disputa fra indeterministi e deterministi, interpretando
con le nuvole i sistemi fisici, che al pari dei gas, sono altamente irregolari, disordinati e imprevedibili,
con gli orologi i sistemi fisici regolati, ordinati e prevedibili.
Secondo il filosofo, poich il determinismo distrugge ogni idea di creativit, lindeterminismo rappresenta un
prerequisito necessario, anche se non sufficiente per ogni dottrina della libert. Da qui Popper perviene alla tesi
secondo cui la libert risieda nel controllo plastico del comportamento tramite i princpi della razionalit critica.

Osservazione e teoria
Come hanno evidenziato gli sviluppi della filosofia della scienza, il falsificazionismo si trova di fronte a una
difficolt di fondo. Infatti, se non esistono osservazioni pure, ma solo osservazioni cariche di teorie, sembra che
decada il concetto di una possibile falsificazione delle teorie mediante lesperienza, cio tramite enunciati
osservativi.
Per superare la difficolt Popper ricorso alla nozione di conoscenza di sfondo, ovvero alla tesi secondo la
quale le nostre osservazioni, pur dipendendo da una serie di presupposizioni generali, risultano indipendenti
rispetto alle specifiche ipotesi teoriche che vengono sottoposte al controllo.

Il rifiuto della dialettica e la battaglia contro lo storicismo


Le opere in cui Popper affronta i problemi riguardanti la societ e la politica sono Miseria dello storicismo e La societ
aperta e i suoi nemici. Loriginalit di queste opere consiste nel tentativo di difendere le ragioni della libert e del
pluralismo con argomentazioni di natura epistemologica.
La critica allo storicismo preceduta da unanalisi critica della nozione di dialettica.
Dialettica: non altro che unassolutizzazione dellautentico procedimento scientifico incarnato dalla
triade problemi-teorie-critiche. Popper ne denuncia il carattere vago e tautologico, sostenendo in
particolare, che la dialettica di tipo heglo-marxiano non possa essere accettata come una base valida per
delle previsioni scientifiche.
A questo punto si passa allanalisi del concetto di storicismo, che riveste, nel pensiero popperiano, uno schema
polemico di natura tipico-ideale per alludere a tutte quelle filosofie che hanno preteso di cogliere un senso
globale oggettivo della storia, ovvero una sorta di destino cui gli individui dovrebbero uniformarsi. La critica
di Popper si svolge a due livelli
a livello conoscitivo, lo storicismo contestato nella sua stessa pretesa di base di cogliere un senso
oggettivo o una struttura necessaria che formerebbe lessenza della storia del diritto umano, non
esiste un senso della storia precostituito rispetto alle interpretazioni
a livello pratico, lo storicismo confonde leggi e tendenze, credendo di poter predire il futuro
inevitabile delle cose umane e dimenticando che una previsione, per essere scientifica, deve basarsi su
una legge e non su una tendenza.
Popper convinto inoltre che nello storicismo alberghi sempre unutopia totalitaria che produce asservimento
e sofferenza per gli uomini. Tipico il caso di Lenin, il quale giustifica le sofferenze provocate dalla rivoluzione, a
costo che si realizzi il programma marxista. In sintesi, il credo filosofico della visione storicista, si accompagna a
una forma di fanatismo politico che cela una vocazione intollerante e violenta.

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La teoria della democrazia e il riformismo gradualista


La critica metodologica e politica allo storicismo si accompagna, in Popper, al discorso sullanalisi rea societ
chiusa e societ aperta. Riprendendo la contrapposizione bergsoniana Popper distingue fra
o societ chiusa scaturisce da un atteggiamento mitico-irrazionale di fronte al mondo e si regge su
unorganizzazione di stampo collettivista (o tribale), avente alla sua base norme rigide di
comportamento, imposte dautorit agli individui che la compongono
o societ aperta scaturisce da un atteggiamento critico-razionale di fronte allesistente e si regge su un
tipo di organizzazione protesa a salvaguardare gli spazi di libert e di discussione dei cittadini.
Come si visto il progetto totalitario delle societ chiuse trova nello storicismo un potente alleato. Popper accusa
in particolare lantica utopia platonica e le teorie hegeliana e marxista. A Platone ed Hegel viene rimproverata la
statolatria che caratterizzerebbe la loro filosofia illiberale e antidemocratica, evidenziata dalla risoluzione della
morale nella politica e dallindividuo nello Stato. Pi articolato il giudizio su Marx, che Popper stima per
lonest intellettuale e il senso dei fatti, dallaltro lo reputa un falso profeta, scorgendo nella sua filosofia la pi
elaborata e pi pericolosa forma di storicismo.
Il privilegiamento popperiano della societ aperta mette capo a una dottrina della democrazia.
Democrazia: non pu caratterizzarsi solo come governo della maggioranza, la democrazia si
identifica con la possibilit, da parte dei governati, di controllare i governanti, mediante una serie di
istituzioni strategiche.
Da qui la critica per latteggiamento rivoluzionario e lesaltazione del metodo riformista.
Programma della tecnologia sociale a spizzico: prescrive interventi limitati e graduali, ed esorta ad
avanzare un passo alla volta, confrontando i risultati previsti con quelli raggiunti. Il metodo step by step
lunico in grado di mantenere quel bene prezioso che la libert.
Come risulta evidente, Popper non ha mai smesso di esaltare, nellambito di questo quadro teoretico, il valore
del pluralismo democratico, considerato con lequivalente, in sede politica, del pluralismo difeso in ambito
epistemologico, intendendo per pluralismo, un fecondo metodo razionale di coesistenza umana, proteso a
salvaguardare, in nome del progresso, la molteplicit concorrenziale delle visioni del mondo e dei modi di vita.

137

LEPISTEMOLOGIA POSTPOSITIVISTICA
Caratteri generali
Con lespressione epistemologia postpositivistica si intende quel tipo di filosofia della scienza che ha preso
radicalmente le distanze dalla concezione neopositivistica e popperriana della scienza. Possiamo elencare alcuni
tratti salienti di questa corrente:
1) antiempirismo e antifattualismo: i fatti ci sono noti solo tramite le teorie e allinterno di determinati
quadri concettuali
2) attenzione per la configurazione storico-concreta del sapere scientifico: la filosofia della scienza
senza la storia della scienza risulta vuota o fuorviante
3) messa in luce dei condizionamenti extrascientifici a cui la scienza sottoposta
4) negazione di un presunto metodo fisso del sapere e di ogni rigida demarcazione della scienza
rispetto alle altre attivit
5) tendenza a radicare le teorie in quelle pi ampie strutture concettuali che sono i paradigmi o i
programmi si ricerca
6) immagine della scienza come impresa olistica, nellambito della quale i controlli empirici investono il
sapere scientifico nella sua globalit e quindi non permettono di giudicare le verit delle singole
asserzioni o delle singole teorie
7) esclusione di un base empirica neutrale in grado di fungere da criterio di verificabilit o falsificabilit
delle teorie
8) tendenza a insistere sullincommensurabilit degli schemi concettuali e dei paradigmi
9) il rigetto della tradizionale idea di progresso scientifico, sia nella forma positivistica di accumulo di
certezze che in quella popperiana di approssimazione graduale alla verit
NB: pi soddisfacente del termine epistemologia postpositivistica sembra essere quello di epistemologia
postempiristica, che evidenzia il rifiuto della matrice empiristica del verificazionismo neopositivistico e del
falsificazionismo popperiano, anche se questa espressione non rientra nelluso canonico.

KUHN (1922-1996)
Nasce negli Stati Uniti nel 1922 a Cincinnati (Ohio), studia inizialmente fisica teorica ad Harward, conseguendo il
dottorato. Si dedica poi agli studi di storia e filosofia della scienza, insegnando anche in diverse universit. Attivo
fino alla morte, ha influito notevolmente sulla filosofia e sulla cultura contemporanee.
La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962-70): Kuhn ha elaborato una prospettiva originale, sostenendo che le
nuove dottrine non sorgono n da singole verificazioni, n da singole falsificazioni, ma dalla sostituzione del
modello esplicativo vigente (paradigma) con uno nuovo.
Kuhn distingue por fra diversi periodi scientifici:
periodi di scienza normale la fase caratterizzata dalla presenza di un paradigma determinato al
quale una comunit scientifica riconosce la capacit di rispondere efficacemente ai problemi posti. In
questo periodo il paradigma non viene mai messo in discussione.
periodi di scienza straordinaria o rivoluzionaria Kuhn ritiene che per un sommarsi di
anomalie, ossia di eventi nuovi e insospettati, gli scienziati cerchino di far rientrare tali anomalie
allinterno del paradigma vigente. Ci per farebbe s che le crepe allinterno dello stesso continuino ad
aumentare, sino a portare a una vera e propria crisi rivoluzionaria, che porta allabbandono dellantico
paradigma, che obbliga a uno sguardo sul mondo completamente differente da quello precedente.

138

Il fatto che il paradigma sia un nuovo e indipendente sguardo sul mondo, spiega anche perch secondo Kuhn, i
vari paradigmi che si sono succeduti nella storia sono incommensurabili fra loro. Infatti ogni osservazione
empirica assume un significato diverso a seconda del contesto teorico con cui lo si interpreta
Posta lincommensurabilit dei vari paradigmi, quali sono i motivi che portano allabbandono dellantico
paradigma per quello nuovo?
Kuhn innanzitutto scrive che il passaggio da un paradigma a uno opposto non pu essere realizzato con un passo alla volta, n
imposto dalla logica o da unesperienza neutrale. [...] esso deve compiersi tutto in una volta oppure non si compir affatto e ancora
i nuovi scienziati abbracciano un nuovo paradigma per ogni genere di ragioni e di solito per pi ragioni allo
stesso tempo. Alcune di queste ragioni si trovano completamente al di fuori della sfera della scienza. Ci
appunto significa che labbandono del paradigma pu implicare motivi culturali, sociologici e psicologici e non
deriva da alcun confronto razionale con i paradigmi precedenti.
Per quanto riguarda il progresso del sapere, Kuhn, contestando la tradizionale immagine teleologica della scienza
come sviluppo lineare e cumulativo, afferma che nella storia c progresso non perch ci si approssima sempre di
pi a una verit assoluta, ma perch ci si allontana sempre pi da stadi primitivi di ricerca. In altri termini, nella
scienza non c progresso verso qualcosa, ma a partire da qualcosa.
Lepistemologia di Kuhn stata accusata da pi parti di irrazionalismo
- LAKATOS scrive non c nessuna particolare causa razionale dellemergere di una crisi kuhniana. Crisi un
concetto psicologico; un panico contagioso. Poi emerge un nuovo paradigma incommensurabile con il precedente. Non ci
sono standard razionali per il loro confronto. [...] Cos per Kuhn la rivoluzione scientifica irrazionale, una questione di
psicologia di massa.
- POPPER, a proposito dellincommensurabilit dei paradigmi sostiene che Kuhn esagera una difficolt
facendola diventare unimpossibilit. Certo, diverse visioni di mondo possono essere incommensurabili,
ma teorie che offrono soluzioni agli stessi problemi o a problemi analoghi sono di regola confrontabili.
Negli anni Kuhn ha cos cercato di mitigare la sua dottrina:
- ha parlato di taluni criteri o valori che presiedono alla scelta di teorie rivali, in base ai quali risulta
possibile preferire una teoria allaltra.
- ha distinto fra lincomunicabilit delle teorie e la comunicabilit dei risultati tecnici che da quelle teorie si
ricavano
- infine tornato a parlare di paradigma, precisando che esso riveste due significati di base:
a. matrice disciplinaria = costellazione di credenze (valori, teorie, tecniche) condivise da una
determinata comunit scientifica.
 matrice perch composta di elementi ordinati di vario genere, ciascuno dei quali esige
unulteriore specificazione
 discliplinaria perch si riferisce al possesso di una determinata disciplina
b. esemplare delle concrete soluzioni di rompicapo, che costituiscono lassetto specifico della
scienza normale (nel suo stato normale la scienza cerca di rispondere a interrogativi che le
vengono posti da determinati fenomeni)
Kuhn sottolinea anche che il fatto che il paradigma sia lelemento chiave del divenire della scienza non significa
che la scienza di una determinata et sia qualificata da un unico paradigma, anzi la tensione tra molteplici matrici
disciplinari costitutiva dello stesso panorama scientifico.

LAKATOS (1922-1974)
Nasce in Ungheria nel 1922 da una famiglia ebrea e partecipa alla lotta contro il nazismo. Nel 1944 si laurea in
fisica, matematica e filosofia. Dal 47 alto funzionario del Ministero della cultura e delleducazione. Subisce le
persecuzioni del regime comunista e viene imprigionato nei campi staliniani. Rilasciato, nel 56 torna allattivit
politica. Insegna poi a Londra accanto a Popper, da cui subisce profondi influssi. Muore a Londra di infarto.
139

Alla base del pensiero di Lakatos vi un serrato confronto con Kuhn e Popper: vicino alle posizioni di
Popper, Lakatos contesta Kuhn per aver assimilato le rivoluzioni scientifiche a delle conversioni religiose,
derivanti da un irrazionale cambiamento di fede. Per Lakatos una prospettiva scientifica entra in crisi e viene
sostituita non a causa di presunti esperimenti cruciali (differisce su questo punto da Popper), ma grazie al
presentarsi di una prospettiva rivale gli scienziati hanno la pelle dura. Non abbandonano una teoria solo perche alcuni fatti
la contraddicono. Di solito o inventano qualche ipotesi di salvataggio per spiegare quella che noi chiamiamo unanomalia o, se non
riescono a spiegare lanomalia, la ignorano e indirizzano la loro attenzione ad altri problemi.
Lakatos propone una concezione della storia della scienza come di una serie di programmi di ricerca in razionale
confronto fra loro.
In particolare lautore distingue tre tipi di falsificazionismo:
1. dogmatico: pur ammettendo la falsificabilit di tutte le teorie, ritiene infallibile la base empirica
un tipo di falsificazione insostenibile, in quanto ritiene che si diano falsificazioni incontrovertibili e
immediate
2. metodologico ingenuo: laccettabilit degli asserti di base convenzionale e non esistono falsificazioni
incontrovertibili
insostenibile in quanto considera in controllo empirico alla stregua di un confronto fra teoria e
esperimento, anzich fra due o pi teorie rivali e in quanto pensa che lunico risultato di questo
confronto sia la falsificazione, ossia leliminazione della teoria peggiore, invece che la conservazione di
quella migliore
3. metodologico sofisticato: approva una teoria nuova solo se questa manifesta un aumento di contenuto
empirico avvalorato rispetto alle teorie rivali
accettabile e coerente in quanto afferma che per poter falsificare un programma di ricerca occorre
dimostrare che esso non pi capace di prevedere fatti nuovi, mentre un altro programma di ricerca
possiede tale capacit
Secondo Lakatos, in riferimento a queste tre forme, si potrebbero individuare tre Popper:
1. Popper0, il falsificazioni sta dogmatico, il quale uninvenzione dei critici
2. Popper1, il falsificazioni sta ingenuo
3. Popper3, il falsificazioni sta sofisticato
Il Popper reale per consisterebbe nel Popper1 con qualche elemento del Popper2, in quanto in tale autore vi
sarebbe stato un tentativo, mai portato a compimento, di passare dal secondo al terzo tipo di falsificazionismo.
In sintonia con la prospettiva olistica, Lakatos afferma che non si danno mai teorie isolate, ma solo gruppi di
teorie solidali fra loro, che egli denomina appunto programmi di ricerca. Per programma di ricerca scientifico
si intende una costellazione di teorie scientifiche coerenti fra loro e obbedienti ad alcune regole metodologiche
fissate da una determinata comunit scientifica.
Un programma di ricerca costituito da:
 un nucleo di teoria ritenuto inconfutabile in virt di una decisione metodologica
 una cintura protettiva, costituita da ipotesi ausiliarie aventi la funzione di schermo per la difesa del
nucleo.
 la cintura si specifica in uneuristica negativa (prescrive quali vie di ricerca evitare) e in uneuristica
positiva (prescrive quali vie di ricerca seguire e come cambiare la varianti confutabili del programma)
Un programma di ricerca poi valido finch si mantiene progressivo, sino a quando risulta fecondo e in grado
di condurre alla scoperta di fatti nuovi. Viceversa regressivo quando risulta infecondo e propenso a inventare
teorie solo allo scopo di accogliere fatti noti.

140

Contro Popper, Lakatos sostiene che non esistono esperimenti risolutivi che possano far entrare in crisi una
teoria, e soprattutto che per far decadere una teoria ci voglia molto tempo: la critica di un programma infatti
un processo lungo e molto frustrante, solo una critica costruttiva, con laiuto di programmi di ricerca rivali,
pu ottenere reali successi. Le rivoluzioni scientifiche dunque accadono in virt di decisioni razionali da parte
della comunit di ricercatori, che intendono sostituire il programma ormai regressivo con nuovi programmi
allaltezza della situazione. Non si tratta per mai di decisioni scontate e definitive poich solo con il
senno di poi che si pu stabilire con sicurezza il carattere progressivo o regressivo di un programma.
NB: per questo bisogna considerare sempre con un po di indulgenza i programmi pi giovani che devono
ancora ben formarsi.
Lakatos si occupato anche di teoria matematica e nel volume Dimostrazioni e confutazioni (1976), muove dalla
convinzione che le teorie matematiche siano quasi empiriche e non euclidee. Esse infatti non sorgono da
una procedura deduttiva che parte da assiomi, ma si muovono nella direzione opposta. Solo nelle fasi di
dogmatismo la matematica si sviluppata sottoforma di una teoria assiomatica.
In matematica poi, la scoperta detta euristica e si articola in diversi momenti:
a. formulazione di una congettura
b. dimostrazione informale che consiste in un esperimento mentale
c. contro esempi
d. analisi finale della dimostrazione
In ogni caso non si raggiungono mai certezze: lo sviluppo della matematica consiste nellaumento di rigore.

FEYERABEND (1924-1994)
Nato a Vienna nel 1924, partecipa alla secondo guerra mondiale rimanendo ferito e, per un certo tempo,
paralizzato. Dopo essersi occupato di storia del teatro e di regia, studia matematica, fisica e astronomia a Vienna,
dove si laurea. Si trasferisce in Inghilterra, proseguendo gli studi a Londra sotto la guida di Popper, ma rifiuta la
proposta di divenirne assistente. Ottiene per un posto a Bristol, grazie allintervento di Popper e di Schrdinger,
dove insegna Filosofia della scienza. Successivamente viene chiamato a Berkeley, in California, ma tiene corsi
anche in altre universit e presso il Politecnico di Zurigo. Muore in Svizzera nel 1994.
Feyerabend considera la teoria dei programmi di ricerca di Lakatos non soddisfacente: quando si considera un
programma di ricerca in uno stato di avanzata degenerazione, si sente il bisogno di abbandonarlo e di sostituirlo,
pur essendo legittimo fare lopposto e conservare il programma. Se non saggio rifiutare teorie erronee al
momento della loro nascita, in quanto potrebbero migliorare col tempo, tanto meno saggio rifiutare programmi
di ricerca in declino, i quali potrebbero riprendersi e raggiungere uno splendore imprevisto.
Il fallimento di Lakatos sta a significare che in campo scientifico non esistono metodi o regole da seguire in
modo obbligatorio e da ci deriva lesito del pensiero di Feyerabend, ossia lanarchismo epistemologico
nella pratica scientifica non esistono criteri fermi e immutabili c un solo principio che possa essere difeso in tutte
le circostanze e in tutte le fasi dello sviluppo umano. il principio: qualsiasi cosa pu andar bene.
Feyerabend intende con ci farsi paladino dellinventiva della scienza e alla base di questo anarchismo sta la
concezione storica per la quale non esistono regole o principi che non siano stati violati in qualche circostanza.
Anzi, linosservanza delle leggi metodologiche pi accreditate rappresenta una condizione di base per il successo
dello scienziato, il quale deve essere un po uno spregiudicato come lo fu Galileo. lo stesso Galileo a
dimostrare anche che proprio il proliferare di punti di vista sul mondo ci che pi giova alla scienza, mentre
luniformit non fa altro che annullare il potere critico delluomo.
Lanarchismo, secondo lautore, non vale solo per la scienza, ma per tutte le attivit umane e per lo
sviluppo della cultura nel suo complesso: abbiamo dunque la generalizzazione dellanarchismo
epistemologico in anarchismo metodologico.
141

Lanarchismo epistemologico stato per accusato di essere auto contraddittorio in quanto si autoelide: se
tutto va bene, va bene anche che tutto va bene, ma va bene anche che tutto non va bene e che va bene, dunque,
che tutto sia conforme a delle norme specifiche.
Questo spiega perch Feyerabend abbia sentito la necessit di spiegare meglio lanarchismo epistemologico,
affermando che esso non implica il rifiuto di ogni regola, ma soltanto lesclusione di una precettistica
assoluta sostengo che tutte le regole abbiano dei limiti, ma non che si debba procedere senza regole.
Lanarchismo si accompagna al rifiuto di una rigida demarcazione o linea di confine fra la scienza e le altre
attivit, soffermandosi sulle possibili analogie che fra esse sussistono, in particolare fra quelle esistenti fra
esperienza scientifica e esperienza artistica (accomunate dal procedere creativo e dalluso di strategie di
persuasione).
La metafisica: rifacendosi allopera di riabilitazione operata da Popper e radicalizzandola, Feyerabend ritiene che
la scienza di oggi possa esistere e conservarsi come tale a patto di incorporare in se stessa la metafisica, cio a
contraddire se stessa e le proprie teorie. Per essere buoni scienziati bisogna essere buoni metafisici, poich una
scienza libera dalla metafisica nelle condizioni di diventare un sapere metafisico dogmatico.
Rapporti tra osservazione e teoria: Popper aveva sottolineato che le osservazioni sono sempre cariche di
teoria, in quanto sono interpretazioni alla luce di teorie; Feyerabend non si limita a questo, ma dice anche che le
osservazioni sono totalmente dipendenti dalla teoria lesperienza nasce insieme alle assunzioni teoriche, non prima di
esse.
La dottrina dellinesistenza di una base empirica comune a pi teorie si accompagna alla dottrina
dellincommensurabilit delle teorie: appurato che non esistono dati e concetti neutrali, cio indipendenti da un
preciso contesto teorico, si costretti ad ammettere il principio della meaning variance (varianza di
significato), ossia la tesi secondo cui il significato di termini extralogici dipende dal contesto in cui vengono
adoperati, al punto che nessun termine di una data teoria pu essere considerato come avente lo stesso
significato rispetto ai termini corrispondenti in unaltra teoria.

Vengono elencati tre significati di base dellincommensurabilit:


1. due o pi teorie si dicono incommensurabili perch adoperano concetti per i quali non funzionano le
consuete relazioni insiemistiche di inclusione, esclusione, sovrapposizione. lincommensurabilit
dovuta alla varianza di significato
2. due o pi teorie si dicono incommensurabili perch, oltre che implicare concetti diversi, sottintendono
anche percezioni o esperienze diverse
3. due o pi teorie si dicono incommensurabili perch usano metodi diversi di praticare la ricerca e
valutarne i significati
Di fronte alle numeroso critiche volte a marchiare lesisto relativistico di tale dottrina, Feyerabend ha finito per
attenuare alcune sue posizioni originarie, precisando per esempio che lincommensurabilit un fatto raro, che
riguarda solo teorie globali o, al limite, i grandi sistemi cosmologici e che concerne solo limpossibilit di stabilire
relazioni deduttive fra teorie in conflitto.
Piano politico-sociale: lanarchismo metodologico si concretizza nel progetto di una societ libera e
democratica, intendendo per democrazia non solo il diritto della gente di vivere nel modo che ritiene pi
opportuno, ma anche una forma di coesistenza in cui vengono riconosciuti uguali diritti e uguali spazi di potere
agli individui e alle diverse tradizioni, senza che questi debbano uniformarsi ai modelli dominanti.

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Polemica contro lo strapotere della scienza: in realt la scienza una fra le molte forme di pensiero che sono
state sviluppate dalluomo e non necessariamente la migliore. Per neutralizzante lo strapotere della scienza,
che spesso porta a misconoscere tutte quelle forme conoscitive extrascientifiche, necessario separare la
scienza dallo Stato, per controllarla democraticamente. Da ci il progetto di una societ in cui le decisioni
fondamentali vengano prese da comitati di cittadini che, pur ricorrendo alla consulenza degli esperti, non lascino
loro lultima parola.

143

LA FILOSOFIA ANALITICA
Con il termine filosofia analitica si designano un gruppo di filosofi facenti parte di una corrente di pensiero
sorta in Inghilterra agli inizi del Novecento e successivamente sviluppatasi in direzioni molteplici e in modo
non sempre omogenei. Una delle influenze preponderanti su questo movimento stato il neopositivismo,
comune alle due correnti infatti
linteresse per il linguaggio,
per le sue condizioni di significanza e
per la sua struttura fondamentale.
Entrambe ritengono poi che ci non sia soltanto un modo, fra gli altri, di fare filosofia, ma costituisca la
condizione e lessenza stessa dellindagine filosofica.
Ma, al di l delle molte somiglianze, non vanno taciuti i punti che differenziano le due correnti:
mentre i neopositivisti riservano il loro interesse al linguaggio delle scienze, il solo corretto e
significante;
gli analisti, prendendo spunto dallultimo Wittgenstein, ritengono che non ci sia un solo modello
linguistico capace di offrire lunica rappresentazione sensata del reale, ma che si debbano sottoporre ad
analisi le diverse forme linguistiche, come compaiono nei vari contesti del parlare comune.
Da questo punto di vista gli autori, che verranno qui considerati, prendono sempre pi le distanze
dallatomismo logico, sviluppatosi in Inghilterra fino agli anni 30, che ha in Russell e nel primo Wittgenstein
gli esponenti pi noti.
Atomismo logico: riteneva di poter ricavare le asserzioni del linguaggio ideale, partendo da poche
formule primitive della logica, mediante una serie di regole chiaramente esplicate e capaci di garantire la
correttezza delle conclusioni. Inoltre applicando queste formule ai dati offerti dallesperienza sensibile,
latomismo logico pensava di poter costruire un linguaggio non equivoco e dotato di senso, nel quale il
mondo e tutti i fatti che lo costituiscono potessero venire adeguatamente raffigurati.
Le difficolt intrinseche a tale progetto fecero s che a Cambridge e ad Oxford si andasse affermando un
movimento di ben diverso indirizzo.
Sebbene gli esponenti della filosofia analitica non possano essere accomunati da un corpus di dottrine
fondamentali da tutti condivise, vi sono alcuni tratti comuni:
il rifiuto ad affrontare i classici problemi e di fornire risposte sistematiche e fondate, che pretendano
di dire una parola assoluta e definitiva,
il fatto che la filosofia sia intesa pi come ricerca mirante a chiarificare e controllare il linguaggio
lassunzione del linguaggio come punto di partenza della riflessione.

GEORGE EDWARD MOORE (1973-1958)


Negli anni trascorsi a Cambridge come studente Moore risent dellinfluenza di due insegnanti: McTaggart,
rappresentante del neoidealismo ingelse, e Sidgwick, che ammetteva una forma di intuizionismo in etica e
riconosceva il senso comune come un punto di riferimento costante per le sue analisi.
Negli scritti degli anni 1899-1903 Moore delinea gli ambiti, che anche in seguito saranno al centro del suo
interesse, e appronta un metodo e una prospettiva che resteranno immutati nelle ricerche successive.
La natura del giudizio assume una posizione antipsicologistica, poich sostiene che i concetti non siano
n semplici parole, n contenuti mentali o parti di essi, ma abbiano unesistenza autonoma.
Nel 1903 compaiono due opere molto significative
- Principia Ethica.
- La confutazione dellidealismo, che indica la direzione delle ricerche gnoseologiche di Moore, e costituisce
uno dei motivi della rinascita del realismo nella filosofia contemporanea anglo-americana. In questo
scritto analizza lasserzione esse est percepi, che secondo lautore dimentica che in ogni atto di percezione
sussistono due elementi
144

o loggetto conosciuto
o e latto di coscienza che lo percepisce.
Inoltre tende a confondere loggetto della percezione con la percezione delloggetto, riducendo cos al
solo momento soggettivo e coscienziale un rapporto sussistente fra due distinte entit. Quindi loggetto
non un contenuto di coscienza, e neppure parte di un tale contenuto. Latto della percezione ci d
accesso alla realt, quindi non ha senso chiedersi come uscire dalle nostre sensazioni.
La critica allidealismo presente anche in altri testi di Moore, come La concezione della realt (1917), in cui
polemizza con la concezione idealistica dellirrealt del tempo, e La prova dellesistenza del mondo esterno (1939), in cui
intende affermare lesistenza di cose materiali, rimandando alle certezza del senso comune.
Il ricorrente appello al senso comune costituisce un altro motivo di ordine metodologico. A questo tema
dedicato il saggio del 1925 In difesa del senso comune che offre lelenco di una serie di verit immediatamente
evidenti per il senso comune. Moore afferma
- di essere assolutamente certo di possedere un corpo, il quale nel corso della sua esistenza venuto in
contatto con altri corpi materiali ed altri corpi umani;
- di essere convinto che sulla Terra molti corpi umani siano esistiti prima della sua nascita e
indipendentemente da lui;
- che egli, ed altri essere umani abbiano avuto varie esperienze legate alla coscienza di quanto li
circondava;
- e che molti altri esseri umani credano, al pari di lui, di conoscere effettivamente tutti questi fatti.
Tali convinzioni si affermano per luniversale consenso con cui sono accolte, per le contraddizioni o le
conclusioni paradossali a cui pervengono quanti le mettono in dubbio e per la loro immediata evidenza.
Fra le convinzioni del senso comune Moore non ritiene di dover includere n lesistenza di un Dio creatore del
mondo e neppure la sopravvivenza dellanima dopo la morte.
Su alcuni punti nodali, per, il significato delle asserzioni del senso comune deve essere analizzato.
Questione dei sense-data (dati sensoriali): oltre allatto di coscienza e alloggetto, secondo Moore
occorre ammettere dei dati sensoriali, percepiti in modo immediato, i quali restano per ben distinti
dalla coscienza di chi li coglie.
Non ben precisata rimane, invece, la relazione che intercorre fra i dati sensoriali e gli oggetti reali: Moore oscilla
tra
realismo, secondo cui il dato sensoriale parte della superficie delloggetto
rappresentativismo, per cui c una parte delloggetto che sta in relazione con il dato
fenomenalismo, secondo il quale sappiamo che ad un certo dato ne sono collegati molti altri, che noi
avremmo potuto percepire qualora si fossero realizzate determinate condizioni.
Un appello al senso comune contenuto anche nella premessa delletica, laltro problema che ha attirato Moore,
oltre a quello gnoseologico, cui sono dedicati i Principia Ethica.
Il compito delletica secondo Moore:
1. la determinazione della natura del bene in generale
2. la determinazione della condotta umana che pu dirsi buona anche se per Moore propriamente
filosofica solo lindagine metaetica, ovvero quella che si sofferma si questioni di analisi del
linguaggio etico, pi che di fornire indicazioni normative
Come emerge gi chiaramente da quanto anticipato, Moore (Principia Ethica, 1903) riteneva che sul piano etico
necessario il rifiuto di qualsiasi impostazione psicologistica che faccia coincidere il riconoscimento del valore con
uno stato mentale, egli suggeriva una teoria decisamente realistica che attribuiva unesistenza autonoma, del tutto
peculiare, alle principali qualit etiche, autonomia motivata dalla ferma convinzione dellimpossibilit di dedurre il
valore da un fatto. Questo per rivendicare lautonomia del sapere morale. Infatti il sapere morale ha uno
statuto che non permette di ricondurlo a nessunaltro tipo di sapere (anti-psicologismo e anti-positivismo).
Una separazione di fatti e valori era gi stata attuata in precedenza:
145

Max Weber: stabilisce la differenza tra la-valutabilit della conoscenza scientifica (essa libera dai
valori, Wertfrei) e la libera e soggettiva conoscenza di fatti morali (valutativa). Il sapere morale risulta
essere, nella prospettiva di Weber, valutativo-soggettivo e quindi soggetto ad una scelta personale.
 Legge di Hume: passaggio indebito dallelemento descrittivo a quello prescrittivo, dal piano dellessere
a quello del dover essere (questione gi rilevata anche da Aristotele: non bisogna passare senza valide
argomentazioni da un ambito speculativo ad un ambito pratico).
Moore si inserisce in questo contesto di autonomia dellambito morale e di separazione di tale ambito da quello
descrittivo.


Il bene una nozione semplice del tutto indefinibile, di cui si ha una conoscenza intuitiva: il bene ci che
tutti sanno che cosa sia, con un appello implicito al senso comune. Per Moore lunica definizione possibile di
bene affermare che il bene il bene, ossia che il bene indefinibile. Infatti la definizione possibile quando si
possono enunciare la parti che compongono lintero di quel concetto da definire, scomponendo loggetto fino ad
arrivare ai suoi elementi pi semplici e non ulteriormente definibili. Il Buono non pu essere definito poich
un oggetto semplice e senza parti ed uno di quegli oggetti di pensiero ultimi in riferimento ai quali le altre
cose sono definite. Quindi per riferirsi alle proposizioni etiche che riguardano ci che bene in s necessario
basarsi su intuizioni, ossia su proposizioni che non sono suscettibili di prove pro o contro (lunica definizione
che si pu fornire di bene quella ostensiva, ossia quella che consister nellindicare ci per cui sta questa
nozione etica).
Le teorie etiche del passato non vengono rifiutate da Moore solo perch esse hanno confuso le questioni di
analisi con quelle morali, o perch non hanno riconosciuto la centralit della definizione della nozione di bont,
ma perch in esse Moore rinviene una definizione di bene radicalmente errata.
fallacia naturalistica questa consiste nel confondere buono con una propriet naturale o metafisica o nellaffermare che
esso identico con tale propriet o nel fare un inferenza fondata su tale confusione. La fallacia naturalistica nasce quindi
quando non si riconosce la peculiarit del termine buono e delletica in generale, e si cerca di definire il bene nei
termini di qualche altra cosa, riducendo cos la morale a qualcosa di diverso. Tale errore nel passato stato
commesso:
- dalle etiche naturalistiche: quando la cosa in base alla quale si definisce il buono un oggetto naturale ossia
un oggetto di esperienza; letica viene cos a ridursi ad una scienza empirica e positiva.
Benthamutilitarismo: bene = felicit generale, soddisfazione dei bisogni
Stuart Milledonismo psicologico: bene = piacere
Spenceretica evoluzionistica: bene = il pi evoluto
- dalle etiche metafisiche: definiscono buono in riferimento ad un oggetto di cui si inferisce lesistenza in un
mondo soprasensibile.
Stoici la totalit dellesistente, la natura, unentit metafisica. La saggezza quindi lessere
conformi alle leggi della natura
Spinozala natura Dio
Kantil bene morale ha una sorta di garanzia metafisica
Tommaso - Hegelfondamento metafisico delletica
Open question argument cos vero che il bene indefinibile che quando predichiamo il bene di qualche
cosa, resta sempre aperta la questione se ci di cui stiamo parlando sia effettivamente bene. In questo modo
possiamo anche renderci conto dellerrore delle definizioni metafisiche o naturalistiche di bene: il fatto
che rimanga aperta e pienamente significante una domanda di questo genere significa che tutte le definizioni di
bene date dalle teorie etiche non sono soddisfacenti, se una di esse fosse corretta non potrebbe avere alcun senso
chiedere se quella data propriet veramente buona, la domanda sarebbe infatti assurda (sarebbe come chiedere
ci che buono veramente buono?). Tale questione aperta comunque importante perch rende possibile lo
spazio della domanda morale.
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Una delle parti pi oscure dei Principia quello relativo allo status ontologico delle propriet non- naturali. Il
bene non una propriet naturale, infatti esso non esiste nel tempo; non la bont ma solo le cose buone possono
avere unesistenza in un tempo e in un luogo. Questo non significa per che il bene non abbia realt, poich esso
in qualche modo, anche se in un modo non empirico ma pur sempre autonomo (il bene propriet non
naturale). Il bene e la bont di fatto non si danno senza le propriet naturali poich sono in quelle propriet, ma
non sono riconducibili ad esse. La bont non va concepita come necessariamente collegata con gli oggetti
naturali, ma essa ha una sua autonoma realt, un suo proprio staus ontologico anche se speciale. Tutto ci determina
alcune conseguenze
- nessuna analisi empirico-scientifica potr mai darci come risultato il bene. In questo senso Moore
afferma che i giudizi di valore intrinseco che vertono sul bene, non potranno mai avere una fondazione.
- affermando la centralit della nozione di buono Moore riconosceva un valore secondario alle nozioni di
buono come mezzo, dovere, giusto ecc. , inoltre cos il dovere e il giusto vengono considerati predicati definibili
a partire dalla nozione di buono (Moore affermer in un secondo tempo la centralit del concetto di
dovere anche rispetto a quello di buono, che diventer termine di secondaria importanza).
Per risolvere il problema di quali cose abbiano un valore intrinseco o siano buone in se stesse, lautore inserisce il
metodo dellisolamento assoluto necessario esaminare quali cose siano tali che, se esistessero di per se stesse,
assolutamente isolate, la loro esistenza si dovrebbe giudicare ancora buona. [] Decisamente le cose di maggior valore che noi
possiamo conoscere o immaginare sono certi stati di coscienza, che si possono indicare come il piacere dei rapporti umani e della
fruizione degli oggetti belli. E in queste due situazioni che si pu sperimentare quel bene-bello presente ma che non
riconducibile n alla parti della relazione n alloggetto in se stesso.

ALFRED JULES AYER (1910-1989)


Nei suoi primi saggi, in particolare nel volumetto Linguaggio, verit e logica, Ayer sottoscrive globalmente le
posizioni del Circolo di Vienna, traendo dalle premesse neopositivistiche tutte le conseguenze cos da ottenere
una concezione della filosofia del tutto alternativa rispetto alla metafisica tradizionale.
Anche secondo Ayer il criterio per vagliare lautenticit e la significanza delle proposizioni il principio di
verificazione. Secondo il filosofo una affermazione
direttamente verificabile se risulta o essa stessa una affermazione di osservazione, oppure tale da
implicare almeno una affermazione di osservazione non deducibile dalle sole altre premesse
indirettamente verificabile se soddisfa le condizioni seguenti
o che, in congiunzione con certe altre premesse, implichi una o pi affermazioni verificabili
direttamente e non deducibili dalle sole altre premesse
o che le altre premesse non includano affermazioni che non siano o analitiche, o direttamente
verificabili, o suscettibili di venire determinate per altra via come verificabili indirettamente
Le uniche proposizioni sensate sono perci quelle relative allorizzonte empirico, le quali non possono
mai essere necessarie, ma, per principio, sono delle ipotesi probabili, verificabili o falsificabili da parte
dellesperienza.
Da qui linsensatezza della metafisica, che deve la sua origine ad errori linguistici e dalla convinzione che ogni
termine di una proposizione denoti qualcosa di reale. Di conseguenza Ayer rivolge anche una critica radicale
alla teologia e alletica. In particolare, le proposizioni valutative, nella misura in cui sono significative, sono
normali affermazioni scientifiche, nella misura in cui non risultano scientifiche non sono significative, ma sono
semplici espressioni di emozione, che non possono essere n vere n false.
Il compito della filosofia allora semplicemente interpretare il senso di una proposizione, eliminando le
ambiguit.
In opere successive, come I fondamenti della conoscenza empirica, il positivismo di Ayer sviluppa il fenomenismo gi
presente nei suoi primi scritti, approfondendo lanalisi dei dati sensoriali, insistendo sul fatto che il problema
della percezione soltanto il problema linguistico.
147

Il modo in cui viene affrontato il problema delle cose materiali in Il problema della conoscenza mostra per un
allontanamento dallimpostazione puramente linguistica e dalla soluzione fenomenologistica del problema della
percezione. Le cose materiali, quindi, devono essere intese come costruzioni teoriche o ipotesi scientifiche, in
quanto riferirsi ad esse equivale ad elaborare una teoria sui dati sensoriali.
Anche relativamente al problema dellio si pu notare un evoluzione nel pensiero di Ayer: dalle posizioni
iniziali, in cui la persona veniva identificata attraverso le sue determinazioni corporee, successivamente, egli tende
a passare ad una concezione che vede nellio un insieme di fenomeni collegati da una costruzione teorica, fondata
sui rapporti fra i contenuti sensoriali.
In seguito Ayer si differenzia cos anche da quelle tendenze oxoniensi che riducono il compito del filosofo ad
una mera analisi del linguaggio.

FRIEDRICH WAISMANN (1896-1959)


La lunga consuetudine con Wittgenstein ha influenzato profondamente il pensiero di Waismann, che
inizialmente si occupa di argomenti di carattere matematico, come il concetto di probabilit. Egli nega che la
matematica si fondi sulla logica e, poich il tentativo di fondare unidea su unaltra non pu andare allinfinito,
occorre fermarsi alle proposizioni prime.
Concetto di numero: non definibile, pu essere descritto mediante il modo con cui la parola numero
e quelle indicanti i numeri concreti vengono effettivamente usate. Il termine numero raccoglie in s
una famiglia di concetti, che occorre distinguere attraverso le loro regole di applicazione e i vari contesti
di cui fanno parte.
Nel saggio Che cosa lanalisi logica? Waismann sottopone a critica la concezione del Tractatus e le pretese
neopositivistiche di ridurre tutti gli asserti della scienza a proposizioni empiriche, elementari e certe. Non vi
sono proposizioni che diano elementari e del tutto indipendenti dalle altre.
Nellarticolo del 1945 Verificabilit il filosofo rileva come il controllo empirico possa rafforzare o indebolire una
proposizione, ma non possa mai provarla in modo definitivo.
Queste critiche indicano come per Waismann lanalisi sia diretta ad esaminare il funzionamento del
linguaggio ordinario, perch in questo ambito che la filosofia chiamata ad assolvere il suo compito. Questa
analisi serve innanzitutto ad eliminare lalone metafisico che certe parole hanno e che da luogo a grossi equivoci.
Quello che per Waismann continuer a ripetere che il significato di un termine si risolve totalmente solo
nel sistema linguistico di cui lenunciato fa parte, quindi non possibile tracciare regole fisse per svolgere
lanalisi. In questo modo, una questione filosofica viene risolta quando si svela la confusione che laveva fatta
nascere. Oltre a questo scopo, la filosofia ha anche il compito di aprirci gli occhi e condurci a vedere le cose in
modo nuovo. Da qui un recupero in positivo della metafisica.

GILBERT RYLE (1900-1976)


Fondamentali nella formazione di Ryle furono lo studio di alcune opere di Platone e Aristotele, ma anche la
filosofia di Russell e Wittgenstein. Egli ritenne sempre essenziale il confronto sia con soluzioni avanzate nel
passato, sia con movimento estranei a quello analitico.
Un primo frutto delle analisi di Ryle fu larticolo Espressioni sistematicamente fuorvianti del 1931, in cui allanalisi
chiarificatrice di certe espressioni ambigue, affiancata la volont di non eliminare lambito del linguaggio
ordinario, nel quale le espressioni vengono usate in maniera intelligibili agli interlocutori. Lanalisi quindi non ha
il compito di costruire un linguaggio alternativo, ma di compiere unopera di chiarificazione. Le espressioni che
possono favorire argomentazioni erronee possono essere raggruppate in questo modo
asserzioni quadi ontologiche, nelle quali il predicato costituito da termini come esiste, reale,
oggettivo, e sembra quindi indicare la condizione del soggetto;
asserzioni quasi-platoniche, in cui il soggetto sembra denotare delle entit universali;
asserzioni descrittive e quasi-descrittive, in cui sono comprese quelle espressioni che sembrano nomi
propri, ma in effetti si limitano a denotare indirettamente un oggetto mediante certi attributi (a queste
148

appartengono anche le espressioni che solo apparentemente denotano, in quanto gli oggetti a cui fanno
riferimento non esistono).
In un articolo successivo, Oggetti immaginari del 1933, Ryle osserva come quegli enti che compaiono in racconti o
favole, non sono gli oggetti di una facolt conoscitiva (es. limmaginazione), ma semplicemente non hanno
esistenza.
Le riflessioni sulla teoria dei tipi di Russell condussero Ryle alla convinzione che molti degli errori linguistici
dipendono da errori categoriali, cio dalla tendenza ad applicare ad un oggetto di un certo tipo dei predicati
che non gli competono.
Mito dello spettro nella macchina: uno degli errori categoriali per Ryle pi gravido di conseguenze
nella storia della filosofia. La concezione dualistica dei rapporti anima-corpo, infatti, per il filosofo del
tutto insostenibile; per questo egli interpreta il rapporto tra spirito e corpo come il rapporto fra una
propriet disposizionale e la sua manifestazione. Per questo i processi mentali non sono separati dal
mondo nel quale viviamo, dal nostro organismo e dai suoi movimenti.
Per recuperare il linguaggio ordinario, Ryle si sforza di eliminare il conflitto fra questo e il mondo delle scienze
fisiche. Il linguaggio scientifico e quello ordinario hanno due compiti diversi e operano su due piani distinti,
perci non ci pu essere contrasto.
Nellarticolo Linguaggio ordinario si afferma che lanalisi mira soprattutto a spiegare luso delle parole, piuttosto che
il loro significato, cercando di evitare il ricorso a linguaggi ideali e termini tecnici, i quali sono sempre esposti al
rischio di eludere le questioni e di confondere i problemi.

JOHN WISDOM (1904-1993)


Anche la proposta di Wisdom non mira tanto a proporre sistematiche e ben definite risposte ad alcuni problemi,
quanto piuttosto a precisare esattamente metodo e scopi dellindagine filosofica, ai fini di sottrarla dai ricorrenti
assalti della tentazione scettica. Lanalisi filosofica ha il compito di esplicitare il rapporto fra lingua e
realt, mediante la teoria delle costruzioni logiche, cio tentando di tradurre proposizioni riguardanti certe entit
in altre proposizioni relative ad entit ultime e fondamentali.
Wisdom cerca di distinguere lopera del filosofo da quella dello scienziato e del linguista e ritiene che essa
non sia interamente riducibili ad una attivit di mera traduzione, ma implichi una penetrazione intuitiva della
struttura ultima della realt.
Con il saggio La perplessit filosofica del 1936 si ha un mutamento nel suo pensiero, Wisdom propone una
concezione secondo cui le asserzioni filosofiche sono in realt delle raccomandazioni verbali sulluso di
certi enunciati, fatte per consentire una migliore comprensione del linguaggio che usiamo e per eliminare cos
perplessit e confusioni. Lintenzione quella di svelare i rapporti fra categorie ontologiche e sfere linguistiche
solitamente celati nel linguaggio ordinario. I filosofi dovrebbero continuamente cercare di dire ci che non pu essere detto.
Principio di verificazione: perde la sua importanza, anzi secondo Wisdom non altro che un asserto
metafisico.
Oltre alla critica al principio di verificazione, lautore svolge anche una critica nei confronti della considerazione
neopositivistica della metafisica: i paradossi metafisici non esprimono delle mere falsit, ma ci aiutano ad
approfondire le cose che pi ci sono famigliari, e tuttavia tendono a sfuggirci.
Negli ultimi saggi raccolti in Paradosso e scoperta, questa concezione viene sviluppata: orizzonte del pensiero
filosofico ci che conosciamo, ma poich esso ci viene nascosto da schemi concettuali e linguistici, la filosofia
avr il compito esclusivo di analizzare i termini, ma sar pure in grado di condizionare il nostro atteggiamento
verso le possibilit che ci stanno di fronte.

JOHN LANGSHAW AUSTIN (1911-1960)


Esaminando limpostazione e i risultati della tradizione filosofica occidentale, Austin ne rileva linsufficienza,
linconcludenza e la mancanza di un accordo unanime su ben definite posizioni metodologiche o contenutistiche.
La causa sta nel modo spesso oscuro con cui vengono posti i problemi. Superficialit e semplificazione
affliggono la speculazione filosofica. Questi difetti si concretizzano soprattutto nella tendenza ad unificare
149

sotto termini universali dei fenomeni assai diversi fra loro, appartenenti a contesti eterogenei, e di proporre per i
relativi problemi delle soluzioni valide in tutti i casi possibili.
La radice di questi mali risiede nel privilegio assegnato alla funzione descrittiva del linguaggio (in realt
con le parole non ci si limita a descrivere cose ma si compiono anche azioni). Austin ritiene che sia necessario
assumere come oggetto di indagine il linguaggio ordinario, che molto meno incoerente di quanto possa
sembrare, al fine di sottolineare la ricchezza di sfumature che possiede. Per questo lanalisi che Austin compie si
caratterizza come una sorta di fenomenologia del linguaggio, che si preoccupa di caratterizzare i contesti entro
cui si compie latto linguistico e di rilevare gli effetti che esso capace di produrre sul comportamento delle
persone.
Austin rifiuta di privilegiare la funzione descrittiva del linguaggio, poich ritiene che con le parole non soltanto si
descrivono cose, ma si effettuano anche delle azioni. Perci, in un primo momento, distingue
enunciati constatativi che forniscono una descrizione e sono suscettibili di essere veri o falsi
enunciati performativi o esecutivi con i quali si eseguono atti.
Nel corso di lezioni del 1955 Quando dire e fare Austin approfondisce la questione, cercando di delineare una teoria
complessiva dellatto linguistico. Dicendo qualcosa compiamo un atto
- locutorio l'atto di costruire un enunciato attraverso il lessico e le regole grammaticali di una
determinata lingua per veicolare un dato significato (non , si badi, un mero atto fonetico, ma possiede
una componente anche ftica e retica; una scimmia che emetta il verso "igo" ha compiuto un atto
solamente fonetico, ben diverso da chi razionalmente afferma "I go").
- illocutorio l'azione che chi comunica compie e che determina il modo in cui quanto viene detto
deve essere inteso (dire a qualcuno), il livello illocutorio corrisponde all'intenzione che viene perseguita
"nel dire", cio con il fatto stesso di pronunciare l'enunciato. Entra qui in gioco la nozione di forza
illocutoria, che non un'intensit di azione, bens l'intenzione linguistica che sta nell'enunciato, la
direzione verso la quale l'enunciato tende, il modo in cui l'enunciato va interpretato.
- perlocutorio l'effetto che chi comunica si prefigge di suscitare nell'interlocutore, leffetto dellatto
illocutorio: allarme, curiosit, irritazione e cos via (dire qualcosa perch qualcuno lo faccia, anche se
questa risposta potrebbe non verificarsi).
I termini valutativi non sono portatori di verit logica, bens di verit retorica in quanto efficaci. Per Austin
quindi la bont morale ci che riesce a far condividere determinati atteggiamenti dal punto di vista
emotivo (dove per emotivo si intende latteggiamento psicologico che muove al comportamento) attraverso
luso del linguaggio.

PETER FREDERIK STRAWSON (1919-2006)


Lorientamento della filosofia analitica non induce soltanto a valutare diversamente limportanza della logica
formale rispetto al linguaggio ordinario, ma spinge anche a riesaminare alcuni problemi che da unaccurata analisi
logica sembravano aver ricevuto soluzioni soddisfacenti e forse definitive. il caso dellanalisi delle
espressioni denotative condotta da Russell, sulla quale torna Strawson con un atteggiamento fortemente
critico. Nellarticolo Sul riferire gli afferma che Russell ha chiarito le condizioni necessarie per compiere
unasserzione vera, quando si proferisce un enunciato descrittivo, ma non ha offerto una spiegazione corretta
delluso di tali enunciati. Al contrario di Russell, Strawson ritiene che le espressioni denotanti non siano n nomi
propri, n descrizioni.
Enunciato: non di per s n vero n falso, ma denota qualcosa che ha un certo valore di verit a
seconda delluso che noi concretamente ne facciamo. Vi sono poi enunciati che non denotano alcun
oggetto e che per questo non sono suscettibili di essere veri o falsi.
Limportanza che ha il contesto in cui un enunciato proferito nellanalisi di Strawson, lo ha condotto a
ritenere non esistano enunciati di per s contraddittori e nemmeno espressioni di per s incompatibili. Da qui la
necessit di prendere in considerazione il linguaggio ordinario.
Gli studi di Strawson lo hanno condotto a riproporre la distinzione fra soggetto e predicato, distinzione che
si coglie nella connessione fra individuo e concetto. Il recupero del rapporto soggetto-predicato fa sentire i suoi
150

effetti nel modo di impostare il problema ontologico e porta il filosofo ad elaborare una metafisica descrittiva,
che intende distinguere nettamente
dalla metafisica riformatrice, che vuole soltanto chiarire il funzionamento effettivo dei nostri concetti,
illustrare quali sono le categorie pi universali del nostro pensiero e spiegare quali strutture noi
attribuiamo alla realt;
dalla metafisica revisionista, che pretenderebbe di dire che cosa dovremmo pensare delle strutture del
mondo e di indicare come dovremmo correggere i nostri concetti.
Allinterno di questa metafisica una priorit ontologica spetta ai corpi materiali, che hanno una collocazione
spazio temporali. Tra i corpi materiali le persone formano quellinsieme di individui attraverso i quali possibile
identificare gli individui privati. I concetti di mente e corpo sono poi derivati dal concetto di persona, intesa
come realt unitaria.

Lanalisi del discorso morale


Parlando di Moore e Ayer abbiamo accennato a due posizioni che hanno costituito dei punto di riferimento per il
successivo dibattito riguardante il rapporto fra le asserzioni fattuali o descrittive e i giudizi morali. Se il
dover essere non riducibile allessere e neppure da questo deducibile ancora possibile giustificare le
proposizioni valutative e quelle imperative, le nozioni di bene e di norma?
Allinterno di questo dibattito due sono le posizioni principali che si sviluppano tra gli analisti
lintuizionismo, proposto da Moore e poi ripreso da Prichard, Ross ed Ewing, secondo cui il bene
una qualit semplice indefinibile, una propriet non naturale, ma tuttavia reale, che ci data
immediatamente attraverso intuizione (antinaturalista, realista, intuizionista, cognitvista);
lemotivismo, elaborato nella sua forma pi radicale da Ayer, che ritiene che i giudizi morali servano
soltanto ad esprimere i sentimenti di colui che li pronuncia, e non siano portatori di un valori di verit,
quindi siano privi di senso. In generale una teoria etica secondo cui i precetti etici non hanno una
matrice conoscitiva e razionale, bens pratica ed emotiva (antinaturalista,antirealista, anti intuizionista e
anticognitivista).
STEVENSON, pur rimanendo nellambito di unanalisi emotivistica, si distacca da Ayer. In Etichs and Language
(1941) definisce gli enunciati etici (ossia quelli in cui si dice che qualcosa buono o cattivo) come espressioni di
approvazione o di disapprovazione verso qualcosa o verso qualcuno. Per Stevenson il linguaggio morale un
linguaggio coinvolgente (i proferimenti valutativi impegnano il parlante). Solo i sentimenti e i desideri
coinvolgono lattore morale al punto di motivarlo, quindi lidea di buono avr a che fare con la motivazione, il
buono avr il carattere del movente.
Ci sono stati due diversi approcci alla morale:
- quello di chi tenta una definizione di buono
- quello di chi punta principalmente sul sentimento soggettivo
Per Stevenson sono entrambi sbagliati in quanto considerano gli asserti etici come asserti descrittivi (in senso
oggettivista come Platone, Kant, Moore o come teoria dellinteresse, per esempio Hobbes e Hume). vero che
gli asserti etici in qualche modo descrivono, ma questo non il loro carattere principale poich la morale in
primis collegata allagire.
Per questo la morale, che collegata allesperienza e in particolare agli interessi, non pu strutturarsi su norme,
ma sullesperienza stessa.
NB: non vi un passaggio dal cognitivismo (per Stevenson lesperienza non legata alla conoscenza) al
conativo, poich non si sta solo parlando di una morale dellinteresse, ma di una morale dellagire che, come tale,
influenza e gestisce gli interessi del soggetto.
Stevenson avvi lo studio degli asserti etici, la pragmatica del linguaggio morale. Innanzitutto egli ricostru il
termine buono in un senso vitale: buono una nozione inafferrabile per la sua generalit, ma non per questo
bisogna sminuirne la rilevanza al punto da considerarlo privo di senso (emotivismo neopositivista). Lessere
buono secondo Stevenson ha tre qualit:
151

a.

deve essere potenzialmente oggetto di disaccordo intelligenteossia possibile un discorso di senso sui
problemi etici
b. deve avere forza motivante deve quindi impegnare i soggetto e indirizzarlo
c. non deve poter essere scoperto soltanto attraverso luso del metodo scientifico perch ci che questo
scopre legato esclusivamente alluso descrittivo del linguaggio che non abbraccia lintero ambito
della morale
Stevenson infatti sottolinea che si devono distinguere due diversi usi del linguaggio, usi che dipendono soltanto
dallo scopo soggettivo che si prefigge il parlante a che possono essere chiamati descrittivo e dinamico. I
termini etici, come tutti i termini valutativi, hanno una funzione dinamica, essi producono uno stimolo capace di
avviare processi psicologici nei confronti delluditore. Tale significato emotivo contenuto nei termini etici una
propriet che dispone luditore ad attuare processi mentali, ma la risposta dello stesso pu variare a causa delle
circostanze; infatti il termine buono cos vago e indefinibile proprio perch pu avere una molteplicit di
sensi comprensibili solo in un determinato contesto.
Nel secondo dopoguerra limpostazione del problema si modific sensibilmente: maggiore attenzione viene
rivolta alluso dei termini etici nel contesto del discorso, sono approfondite le analisi sul significato di buono e si
studiano anche le forme di argomentazione tipiche del discorso morale.
S. TOULMIN si propone di esaminare i caratteri del ragionamento morale. Da tale indagine risulter che i
termini valutativi non delimitano una particolare classe di parole o di enunciati, ma rinviano piuttosto ad un
modo peculiare in cui sono usati le parole e gli enunciati: viene messo in luce che il discorso etico ha
proprie tecniche argomentative. In tal modo, le valutazioni non si limitano ad esprimere nostre emozioni o nostri
atteggiamenti, ma tentano di rendere compatibili questi sentimenti con larmonia della vita sociale, anche se il
ragionamento si rivela impotente.
Una posizione centrale assunta da R. HARE che presenta unanalisi delletica in termini di prescrittivismo.
Riconosce che al discorso morale non si possa applicare il criterio di significanza proprio delle asserzioni, e che
nel linguaggio i termini possono venire usati in molti modi, ma si differenzia da Stevenson perch non condivide
la concezione psicologica del significato e pensa che il linguaggio sia articolato secondo una serie di regole e
funzioni. Per Hare lessenza dei termini etici consiste nellindicare che cosa si deve fare e nel prescrivere
un certo comportamento. Il carattere prescrittivo accomuna le valutazioni morali agli imperativi, anche se
mancano delluniversit propria di quelle. Hare vede che negli imperativi presente
- una componente descrittiva o frastico (comune anche alle asserzioni)
- una componente pi propriamente imperativa o neustico.
Evidentemente gli imperativi avranno senso solo in riferimento ad unesperienza attuabile nel mondo empirico e
questo criterio di significanza, dal quale il frastico dovr essere misurato, accomuna gli imperativi e le asserzioni.
La costanza di significato del termine buono viene garantita dalla sua natura prescrittiva.
Altra caratteristica dei giudizi di valore, oltre alla prescrittivit, luniversalit, che evita la caduta nel fanatismo e
rende possibile un atteggiamento liberale di tolleranza e di rispetto degli ideali altrui.
P.H. NOWELL-SMITH, pur muovendosi nella direzione di Hare, sostiene che i termini etici hanno una pluralit
di usi. Secondo il suo punto di vista con il termine buono si intende mostrare il proprio favore per
qualcosa, ma si vuole anche affermare di possedere delle ragioni per esprimere il proprio parere a
questo modo. Anche qui le valutazioni non sono espressione di scelte emotive, ma vengono pronunciate sulla
base di motivazioni razionali ed esigono unapplicazione universale: chi non si attiene a queste condizioni, mostra
di non possedere dei principi morali.

152

Lanalisi del linguaggio religioso


Dopo liniziale presa di posizione di Ayer, che proponeva una forma di ateismo semantico, gli sviluppi subiti
dalla filosofia analitica e la maggiore attenzione rivolta al linguaggio ordinario e ai suoi usi hanno consentito di
affrontare il problema del discorso religioso in un modo diverso e con una maggiore disponibilit.
Utilizzando il principio di falsificazione A. FLEW ha avanzato una tesi, che ha dato origine a una vivace
discussione. Egli afferma che il teista ritiene di poter sottrarre, in linea di principio, le asserzioni religiose a
qualunque obiezione, mossa su un fondamento di esperienza, e pensa che, se non ci sono fatti capaci di
falsificare quelle asserzioni, esse sono prive di contenuto empirico e non ci offrono alcuna informazione sulla
realt.
Le reazioni alla posizione di Flew si sono sviluppate in modo articolato.
THOMAS MC PHERSON nellarticolo La religione come linesprimibile ricorda che impossibile formulare
linguisticamente quanto inesprimibile e che proprio alla classe dellinesprimibile apparterrebbero le cose su cui i
teologi pretendono di soffermarsi. Quindi, lunico modo per evitare le assurdit di molti discorsi teologici
sarebbe quello di rifugiarsi nel silenzio.
JOHN JAMIESON CARSWELL SMART sottolinea che la domanda sullesistenza di Dio superflua, in quanto
le prove per affermare che D esiste non hanno valore teoretico. Nel saggio esistenza di Dio afferma che nel
Cristianesimo si deve parlare di conversione e non di prove. La pretesa di fondare gli asserti religiosi su dei
ragionamenti ignorerebbe la logica del linguaggio religioso.
R.M. HARE cerca di determinare in positivo la natura del discorso religioso. Contrariamente a quanto pensa
Flew, gli asserti religiosi non pretendono di dare delle spiegazioni e quindi non possono essere
sottoposti a tentativi di falsificazione: essi indicano piuttosto un certo atteggiamento globale verso il mondo.
R.B. BRAITHWAITE recupera, invece, il senso del discorso di fede riducendolo a discorso morale. Nel saggio
Una visione empiristica della natura del credo religioso afferma che le asserzioni di fede vengono usate per esprimere
limpegno del credente a praticare un certo tipo di vista, quindi svolgerebbero solo una funzione di stimolo
psicologico in favore di un certo comportamento.
Altri analisti rifiutano le conclusioni di Flew e ritengono che anche le asserzioni religiose siano, almeno in un
certo modo, falsificabili, e quindi ci forniscano una conoscenza della realt. BASIL MITCHELL osserva che i
fatti empirici possono falsificare le asserzioni religiose, anche se per il credente ci non pu mai
avvenire in modo decisivo e definitivo.
JOHN HICK individua due motivi per fondare la significanza del linguaggio religioso, il quale non pu
essere falsificato. Da un lato levento storico dellIncarnazione consente di fondare le affermazioni fatte dal
credente su Dio, in quanto, guardando al modo con cui Cristo si comportato, possiamo comprendere che cosa
vuol dire la bont di Dio, il suo amore e la sua misericordia. Dallaltro Hick pensa che al termine di questa vita
sar possibile avere lesperienza di quanto stato creduto. La figura di Cristo costituisce una garanzia per il
credente, il quale si affida a qualcuno.
I.T. RAMSEY applicando alla teologia lanalisi linguistica, ritiene che i linguaggio religioso manifesti una logica
strana. Il linguaggio religioso fa sempre riferimento a un dato sensibile, percettivo, ma esprime anche
un qualcosa di pi, che rivela una dimensione trascendente, dischiude una intuizione nuova allintero universo e
rende possibile un impegno personale assunto in forma totale. Nella sua analisi Ramsey cerca cos di salvare sia la
tipicit della situazione religiosa, sia un collegamento, seppure peculiare con lesperienza.
Nellambito della filosofia analitica ha poi riscosso molto interesse e suscitato un vivace dibattito la questione
riguardante la validit dellargomento ontologico, in particolare ci si soffermati
sul problema se lesistenza sia un predicato (in connessione con la critica kantiana)
sulla versione anselmiana dellargomento.
RUSSELL aveva a pi riprese sostenuto che la prova ontologia non valida. Dallanalisi delle espressioni
descrittive, condotta nel saggio Sulla denotazione, risulta che non si pu compiere largomentazione: LEssere
perfettissimo ha tutte le perfezioni, ma lesistenza una perfezione, perci lEssere Perfettissimo esiste, in
quanto la prima premessa si trasforma in C una e una sola entit X che perfettissima e di questultima
153

proposizione non viene fornita alcuna prova. Successivamente nel saggio La filosofia dellatomismo logico Russell
rileva che il concetto di esistenza pu venire correttamente attribuito solo alle funzioni proposizionali
non ai singoli individui. Quindi dicendo esistono deli x (uomini), si intende semplicemente dire che la
proposizione a (Piero) un uomo talvolta vera, cio si vuole affermare che quella funzione proposizionale
viene soddisfatta da almeno un argomento. Attribuendo lesistenza a un individuo, si commette perci un
assurdit, in quanto si pretende di attribuire a un nome un predicato che compete soltanto ad una
funzione proposizionale.
Su questo tema si sofferma anche G.E. MOORE, che conclude che, almeno entro i limiti circoscritti dalle sue
analisi, le varie voci del verbo esistere non stanno per un attributo.
Unesplicita applicazione d queste riflessioni allargomento ontologico viene compiuta da G. RYLE in alcuni suoi
articoli. Egli ritiene che nelle proposizioni esistenziali non si attribuisca un predicato ad un soggetto e che, quindi,
lesistenza non possa essere implicata dallessenza di un certo ente, giacch, non essendo essa stessa
una qualit, non pu essere inclusa nellessenza di un carattere o di un predicato complesso. Poich
lesistenza non una determinazione effettiva, occorre ammettere che neppure il soggetto delle proposizioni
esistenziali sia un nome e indichi un individuo: anche il termine Dio perderebbe cos il suo carattere di nome
e diventerebbe una descrizione. Unaltra obiezione di Ryle si fonda sulla tesi secondo cui tutte le proposizioni
esistenziali sono sintetiche e non sono mai logicamente necessarie; proprio questo sarebbe invece richiesto
da chi pretende di affermare che c qualcosa la negazione della cui esistenza implica contraddizione.
Partendo da questa premessa JOHN NIEMEYER FINDLAY sviluppa una confutazione dellesistenza di Dio:
se largomento ontologico fallisce, allora la coerenza logica esige che si affermi limpossibilit
dellesistenza di un Essere perfettissimo, senza fermarsi ad una posizione semplicemente agnostica.
Latteggiamento religioso consiste nella totale reverenza che noi proviamo verso un qualche oggetto e
nellesigenza di attribuire ad esso una superiorit assoluta rispetto a tutti gli altri enti. Non si pu accettare la
nozione di Dio, come oggetto religioso, e la concezione kantiana o analitica delle verit necessarie, senza
pervenire ad una posizione atea.
In contrapposizione con Findlay, NICHOLAS RESCHER sviluppa il suo saggio La prova ontologica riesaminata. In
esso sostiene che il termine Dio pu essere adeguatamente compreso solo entro una certa esperienza, quella
religiosa. La proposizione Dio esiste un giudizio sintetico a priori, che si fonda su unesperienza, ma
insieme risulta solo dal significato del termine, la cui comprensione resa possibile mediante quella
esperienza.
In CHARLES HARTSHORNE si assiste invece ad un accostamento pi diretto al Proslogion, per approfondire il
nesso esistente fra i capitoli secondo e terzo. Da un lato largomento ontologico non verrebbe intaccato dalla
obiezione secondo cui lesistenza non un predicato; dallaltro, esso, nei due capitoli verrebbe formulato in due
maniere diverse, in modo che, i rilievi abitualmente mossi sembrano valere contro luna, ma no n contro laltra. Si
arriva cos a concludere: dire che Dio non esiste necessariamente equivale a dire che egli non potrebbe esistere
cos, e poich non potrebbe esistere in modo contingente, equivale a dire che non potrebbe esistere affatto.
Lunico modo per rifiutare il teismo consisterebbe allora nel respingere lidea di Dio come
contraddittoria o priva di senso.
Anche NORMAN MALCOLM distingue due prove nellopera di Anselmo.
La prova del secondo capitolo fallace perch poggia sulla falsa dottrina che lesistenza sia una
perfezione.
La prova del terzo capitolo, rivendicando che una perfezione limpossibilit logica della non esistenza,
riesce a provare che la nozione di esistenza contingente non pu essere applicata a Dio.
La conclusione la medesima: lunico modo comprensibile per respingere laffermazione di Anselmo consiste nel
sostenere che il concetto di Dio autocontraddittorio e privo di senso.

154

GLI SVILUPPI FILOSOFICI DELLERMENEUTICA CONTEMPORANEA


Ermeneutica e filosofia
Il nome ermeneutica (da hermenia) contiene in s una famiglia di significati che alludono ad attivit intercollegate
quali lesprimere, il portare messaggi, il tradurre, linterpretare, ecc. Heidegger, con una connessione forzata, fa
derivare questo termine da Hermes, il messaggero degli di.
Sebbene lumanit sia sempre stata alle prese con il problema interpretativo, lermeneutica intesa come
metodologia o teoria elaborata e consapevole dellinterpretazione, un prodotto tipicamente moderno. Negli
ultimi secoli infatti, lermeneutica, inizialmente ristretta al campo scientifico dellesegesi dotta o a quello
dellesegesi biblica, si aperta a questioni riguardanti ogni tipo di testo. Ci grazie soprattutto a Friedrich
Schleirmacher, in cui linterpretazione viene a significare la comprensione di ogni testo il cui senso non
sia immediatamente evidente a causa di una qualche distanza (linguistica, temporale, psicologica, ecc.).
Questo sviluppo dellermeneutica ha trovato tappa importante anche in Heidegger, dove il comprendere si
configura come una delle struttura costitutive dellEsserci, il cui essere-nel-mondo si accompagna sempre a
una comprensione. Ad Heidegger si rif esplicitamente Gadamer, la maggiore figura dellermeneutica
contemporanea.
Il fatto che lermeneutica sia diventata sempre pi influente nel corso del Novecento anche il frutto di
circostanze storiche e socio-culturali: lermeneutica sembra destinata a fiorire specialmente nei momenti in cui
concezioni consolidate entrano in crisi. Se luomo un animale interpretante lo tanto pi quando la sua
esperienza di vita complessa e problematica. Tale appunto la situazione della civilt moderna e
contemporanea.

GADAMER
(1900-2002)
Vita e opere
Gadamer nasce a Marburgo nel 1900. Studia prima allUniversit di Breslavia, poi a quella di Marburgo. Si forma
prevalentemente a livello umanistico, cultore della filologia classica e consegue poi il dottorato in filosofia.
Scheler lo avvia poi alla fenomenologia, che ha modo di apprendere a Friburgo dalla viva voce di Husserl. A
Marburgo prosegue gli studi con Heidegger e diviene professore straordinario. Nel 1928 ottiene la libera docenza
in filosofia e nel 1937 diviene professore ordinario. Insegna a Lipsia e a Francoforte, infine rileva la cattedra di
Jasper a Heidelberg. Dopo labbandono dellinsegnamento ha continuato ad essere culturalmente attivo fino alla
morte, avvenuta nel 2002. Il suo scritto pi importante Verit e metodo del 1960.

Il problema filosofico dellinterpretazione e lesperienza dellarte


In Verit e metodo Gadamer affronta sistematicamente il problema dellinterpretazione. Tre sono gli scopi
fondamentali del testo di Gadamer:
1) contrariamente allindirizzo normativo dellermeneutica tradizionale, dichiara che lo scopo della sua
indagine non quello di fissare una seri di norme tecniche del processo interpretativo, ma quello di
chiarire le condizioni del comprendere, ossia i modi in cui si articola il fenomeno interpretativo.
2) mostrare come il comprendere, che per lui fa tuttuno con linterpretare (ogni comprensione
interpretazione), non sia uno dei caratteri possibili delluomo ma coincida con la stessa esistenza umana
(il comprendere non uno dei possibili atteggiamenti del soggetto, ma il modo dessere dellesistenza come tale). Da ci
risulta anche luniversalit dellermeneutica.
3) illustrare come nel comprendere si realizzi unesperienza di verit e di senso, irriducibile al metodo della
scienza, ossia al quel tipo di sapere che persegue lideale di una conoscenza obiettiva e neutrale del
mondo. da ci il rapporto di tensione fra verit (ermeneutica) e metodo (scienza), suggerito dal titolo.
155

NB: si pu chiamare vera esperienza quella che modifica realmente chi la fa, il soggetto, e nello
stesso tempo loggetto (tipico il caso dellarte).
PRIMA PARTE: messa in chiaro del problema della verit in base allesperienza dellarte
Critica allesteticismo moderno: alla teoria dellarte come bella apparenza, derivante dal fatto che il
dominio delle scienze naturali ha condotto a screditare ogni possibilit di conoscenza che si collochi fuori dal
suo ambito metodologico, pu corrispondere la coscienza estetica, la cui operazione tipica quella di
attuare un processo astraente (differenziazione estetica) che consiste nella separazione dellopera dal
suo contesto vitale originario e nella fruizione del suo puro valore estetico. Esempio di questo per
esempio il museo. Parallelamente a questa astrazione assistiamo a uno sradicamento dellartista, assimilato ad
un outsider, privo di radici e ruoli definiti.
Larte per Gadamer invece non una fantasticheria surreale, ma unesperienza del mondo e nel mondo, che
modifica realmente chi la fa, ampliando la comprensione che egli ha di se stesso e della realt che lo
circonda.

Ontologia dellopera darte, che ruota intorno al concetto di gioco, di cui ci offre unattenta descrizione che
si presta ad un interessante parallelismo con larte:
o il protagonista effettivo del gioco non sono i giocatori, bens il gioco stesso, il quale ha una sua
dinamica che, pur sviluppandosi attraverso i giocatori, trascende gli stessi
primato dellopera rispetto ai suoi autori e fruitori, in quanto essa, una volta prodotta, vive di vita
propria
o auto-presentazione o auto-rappresentazione: il gioco unattivit che non ha scopi esterni, ma
solo lauto-rappresentazione di se medesimo
larte un gioco che realizza se medesima nel processo stesso del gioco (produzione e
interpretazione-fruizione)
o non solo rappresenta qualcosa attraverso qualcuno, ma anche per qualcuno
la rappresentazione dellarte essenzialmente costituita dal fatto che si rivolge a qualcuno
o in quanto realt autonoma, il gioco forma, ossia un tutto significativo che come tale pu essere
ripetutamente rappresentato
larte trasmutazione in forma, ossia rappresenta un mondo totalmente nuovo e autonomo
quale totalit ordinata e compiuta, in contrapposizione al caotico mondo quotidiano

il problema dellincontro o della mediazione fra il mondo originario dellopera e quello dellinterpretefruitore: a tal proposito Gadamer accenna a due maniere diverse di intendere il nesso passato-presente:
o ricostruzione Schleiermecher: identifica il problema ermeneutico con la riproduzione-ricostruzione
del mondo originario passato a cui lopera appartiene. Secondo Gadamer questo procedimento
destinato a fallire in quanto una vita restaurata non pi originaria
o integrazione Hegel: le opere del passato per Hegel sono simili a frutti staccati dallalbero, bisogna
sempre sforzarsi di pensare il passato in funzione del presente, tramite unopera di mediazione di ci
che stato e ci che
Scrivendo che lestetica deve risolversi nellermeneutica, Gadamer intende evidenziare che la fruizione
dellopera darte comporta il problema pi generale dellinterpretazione, ossia della messa in luce, nel
presente, del significato del proprio passato. Questo problema sar trattato nella sezione seconda del testo.

SECONDA PARTE: il problema della verit e le scienze dello spirito


Il circolo ermeneutico: la mente dellinterprete non una tabula rasa, anzi abitata da schemi di senso,
da linee orientative provvisorie che costituiscono dei preliminari alla decodificazione
dellinterpretato. Quindi ci che si deve comprendere in parte gi compreso.
156

Il circolo ermeneutico stato filosoficamente individuato e discusso da Heidegger: esso non costituisce un
limite del comprendere, ma la condizione stessa della possibilit di ogni accesso al mondo e agli enti
da interpretare.
Rifacendosi a Heidegger, Gadamer afferma che il circolo ermeneutico non qualcosa di negativo, ma
lunica maniera di accedere allinterpretandum. Bisogna dunque acquistare coscienza di questo circolo e
mettere alla prova i pregiudizi che lo abitano, eventualmente ponendosi disposti a doverne rivedere
alcuni. Ci anche perch il soggetto stesso che va ad urtare contro loggetto e che scopre la verit o meno
di questi pregiudizi. Questo evidenzia anche la relazione che va ad attuarsi fra soggetto e oggetto allinterno
dellinterpretazione: chi vuol comprendere un testo deve essere pronto a lasciarsi dire qualcosa da esso.
Tale circolo anche lattestazione del carattere storico-finito della razionalit umana: luomo non unentit
autocreatrice, ma si trova gettato nel mondo, si trova dunque ad esistere in un determinato contesto storico e
culturale da cui eredita una specifica mentalit.

Riabilitazione dei pregiudizi: i pregiudizi non sono qualcosa di necessariamente falso, esistono anche
pregiudizi veri e legittimi. Essi fanno parte integrante della nostra realt di esseri sociali e storici, al punto
che una loro totale eliminazione impensabile, in quanto coinciderebbe con lannullamento del nostro io
concreto.

Riabilitazione dellidea di autorit: lidea di autorit non implica necessariamente quella di obbedienza cieca e
di abdicazione della libert e della volont, lautorit risiede piuttosto in un atto di riconoscimento, che
consiste nel conoscere la superiorit del giudizio e dellintelligenza dellaltro e nel concedergli perci la
propria fiducia. Vi quindi una netta distinzione fra i termini autorit e autoritarismo, in quanto
lautorit non ha bisogno di affermarsi in modo autoritario.

Riabilitazione della tradizione: di fronte alla pretesa illuministica di sbarazzarsi della tradizione si erge la
pretesa romantica di ristabilire delle tradizioni radicate davanti alla quale la ragione dovrebbe solo tacere,
dimenticando il fatto che una tradizione, per essere tale, deve essere razionalmente e liberamente accettata.
In ogni caso luomo non pu collocarsi fuori dalla tradizione, poich questa fa parte della sostanza storica del
suo essere.
Il lavoro ermeneutico, secondo Gadamer, implica una tensione fra estraneit e famigliarit: se
linterpretandum fosse completamente estraneo, limpresa ermeneutica sarebbe destinata al fallimento totale,
se fosse completamente famigliare invece tale impresa non avrebbe senso. Ora, lestraneit sottolineata
dalla distanza temporale e dovuta al carattere di alterit delloggetto interpretato, la famigliarit invece
dovuta al fatto che interpretare e interpretato appartengono entrambi al medesimo processo storico, radicato
nella tradizione, la quale sta appunto come mediazione di distanza fra i due poli dellinterpretazione. Il ruolo
di nesso fra passato e futuro a cui funge la tradizione fonda la verit delle scienze dello spirito (Gadamer
precisa infatti lesistenza di precise esperienze extra-metodiche rispetto al metodo scientifico, che pur
collocandosi esternamente rispetto allarea della scienza, risultano fondamentali per luomo: storia, arte, ecc.).
Questa circostanza trova unillustrazione nel principio della storia degli effetti, il quale allude al fatto
che linterprete pu accingersi al compito interpretativo solo sulla base di interpretazioni gi date, ossia sulla
scorta della fortuna o degli effetti prodotti da un determinato evento. Di questo concetto a Gadamer non
interessa tanto laspetto metodologico-normativo, quanto laspetto teoretico-trascendentale, la
constatazione di una condizione di fondo nel comprendere storico. Al principio della storia degli effetti
corrisponde la coscienza della determinazione storica, ossia la consapevolezza della nostra storicit
costitutiva o del nostro essere esposti agli effetti della storia. Questa coscienza ci impedisce di studiare la
storia in modo neutrale (metastorico).

157

Appurato questo lincontro ermeneutico potr consistere solo in una fusione di orizzonti, dove il proprio
tempo non annullato, ma posto al servizio della comprensione del tempo altrui. Tale fusione
proprio possibile in garanzia di quella mediazione fra passato e presente che la tradizione.

Lattivit ermeneutica assume la forma di un dialogo fra presente e passato. Pi in particolare, ritenendo che
lessenza del sapere consista nellarte del domandare, Gadamer scorge nel dialogo il fulcro dellesperienza
ermeneutica. Il testo, che nasce a sua volta come risposta a una domanda, ci pone domande e ci sollecita nel
suo interrogarci e noi a sua volta poniamo ad esso nuovi interrogativi, nellambito di un processo mai
completamente concluso. Gadamer infatti esclude la possibilit di un sapere assoluto: il nostro sapere
storico-ermeneutico strutturalmente parziale e costitutivamente finito (Kant).

TERZA PARTE: dallermeneutica allontologia. Il filo conduttore del linguaggio


Gadamer prende qui in considerazione il linguaggio, mostrando come tutti i caratteri dellermeneutica
esistano solo in virt del linguaggio e come linguaggio. Il linguaggio fa infatti tuttuno con la nostra
esperienza concreta delle cose, al punto che non c cosa dove vien meno il linguaggio, poich la parola
appartiene in qualche modo alla cosa stessa.
Tesi chiave: lessere, che pu venir compreso, linguaggio lessere linguaggio, ossia tutte le forme di vita sono
linguaggio e come tali possono venir esperite e comprese. Dire che lessere linguaggio significa anche dire
che lessere in generale, e lessere umano in particolare, interpretazione (essere = linguaggio =
interpretazione). Ci suggerisce anche lidea di un disvelamento dellessere nel linguaggio e
nellinterpretazione.

Lesperienza estetica possiede la medesima struttura ontologica dellesperienza del bello: il concetto
di verit sotteso allesperienza ermeneutica implica un tipo di incontro con i testi il quale, analogamente al
tipo di incontro con la bellezza, ha il significato di un incontro con qualcosa che si auto-impone come tale
quando comprendiamo un testo, il significato di esso ci si impone esattamente come ci avvince il bello.

Gadamer articola il concetto di verit riferendosi a quello di appartenenza e di gioco:


o per appartenenza intende una situazione in cui non sia ha tanto un agire del soggetto sulla Cosa,
quanto un agire della Cosa (tradizione, verit, ecc.) sul soggetto. Tale dottrina di impronta
heideggeriana intende la comprensione come un momento dellessere stesso e non innanzitutto
come un fatto del soggetto. La verit non mai propriamente un afferrare, ma un ontologico
appartenere alla cosa, che ci possiede e ci supera.
o con lidea di gioco, inteso come processo che possiede un primato rispetto ai suoi protagonisti,
Gadamer ribadisce come la verit sia un evento di cui luomo non il soggetto ma il tramite.
Il mondo concepito attraverso la metafora del gioco infinito: esso un inesauribile auto
rappresentazione dellessere nel linguaggio.

Gadamer evidenzia anche il fatto che il compito ermeneutico infinito, linterpretazione un processo senza
fine. Nessuna interpretazione pu infatti porsi come definitiva. Solo se la comprensione consistesse
nellappropriarsi delloggetto estraneo potrebbe esserci la totale interpretazione delloggetto, ma ci, come
abbiamo visto, non avviene proprio perch la conoscenza della verit non mai un possedere loggetto, ma
lascia che loggetto si sveli (e quindi qualcosa di esso rimane sempre velato). Linterpretazione pu anche
dunque sempre accrescersi, attraverso il suo continuo rinnovarsi.

Lurbanizzazione dellhedeggerismo e la filosofia pratica


stato visto in Gadamer una sorta di Heidegger secolarizzato (che non ha ragione di sperare in un Dio
salvatore) e nellermeneutica in generale una sorta di urbanizzazione di Heidegger, protesa a liberare
questo dagli umori polemici nei confronti della modernit e della cultura contemporanea.
158

Questa presa di distanza da Heidegger si concretizzata nella tendenza a trasformare lermeneutica in una
filosofia pragmatica: persuaso che la ragione non possa ridursi a pura razionalit strumentale, Gadamer fa appello
a una razionalit responsabile, in grado cio di agganciare lesercizio concreto dellintelletto alla prassi concreta
del vivere. Lautore si fa anche paladino di una ragione antiscientista (non antiscientifica) che, pur
riconoscendo alla scienza una peculiare funzione, si batte contro le sue pretese assolutistiche e resti protesa verso
la conquista di una nuova saggezza consona allet contemporanea della tecnica.
Gadamer, a fronte del suo appello alla solidariet, si fa anche insistente nellaffermare la necessit di un incontro
della filosofia occidentale con le altro culture, alla luce di un pubblico dialogo e confronto di idee.

Altre linee di tendenza dellermeneutica moderna


EMILIO BETTI (1890-1968)
- Teoria generale dellinterpretazione, 1955
- Lermeneutica come metodica generale delle scienze dello spirito, 1962
Paladino di un ermeneutica obiettivista, polemicamente orientata contro il soggettivismo delle ermeneutiche di
matrice heideggeriana. Berti accusa Gadamer di aver privilegiato laspetto ontologico dellermeneutica a scapito di
quello metodologico, dimenticando che il compito di una teoria dellinterpretazione non descrittivo, ma
normativo. Betti accusa poi Gadamer di aver sopravvalutato la soggettivit dellinterprete, sino a smarrire
lalterit e lautonomia dellinterpretato.
Il metodo proposto dal Berti si articola in quattro canoni fondamentali:
1. canone dellautonomia ermeneutica delloggetto o canone dellimmanenza del criterio
ermeneutico prescrive il rispetto dellalterit delloggetto nei confronti del soggetto
2. canone della totalit e coerenza della considerazione ermeneutica fa presente la correlazione fra
le parti costitutive del discorso e il loro comune riferimento a quel tutto di cui fanno parte
3. canone dellattualit dellintendere linterprete chiamato a ripercorrere in se stesso il processo genetico, e cos
al ricostruire dal di dentro e a risolvere ogni volta nella propria attualit un pensiero, unesperienza di vita, che appartiene
al passato, vale a dire, a immetterlo come fatto di esperienza propria, attraverso una specie di trasposizione, nel circolo della
propria vita spirituale
4. canone delladeguazione dellintendere o canone della retta corrispondenza e consonanza ermeneutica
prescrive unapertura congeniale e fraterna del soggetto nei confronti delloggetto interpretato
LUIGI PAREYSON (1918-1991)
- Esistenza e persona, 1950
- Verit ed interpretazione, 1971
Maestro dellesistenzialismo e fautore di una forma di personalismo ontologico proteso a salvaguardare i diritti
della persona e dellessere, Pareyson ha progressivamente accentuato la fisionomia ermeneutica del suo
pensiero, concependo il rapporto essere-persona alla stregua di un rapporto fra verit e interpretazione.
Si poi sforzato di conciliare lunicit metatemporale della verit e la pluralit storica delle sue interpretazioni. Ha
poi distinto fra pensiero espressivo (che rispecchia il proprio tempo) e pensiero rivelativo (che insieme al
proprio tempo rivela anche la verit). Infine pervenuto a unontologia della libert, che radica la libert
delluomo in quella di Dio.
MAURIZIO FERRARIS (1956)
Storia dellermeneutica, 1988
Formatosi nellambito della scuola ermeneutica di Pareyson, ha in seguito assunto atteggiamenti polemici nei
confronti dellermeneutica.

159

Lermeneutica ha trovato diffusione anche in ambito americano, combinandosi con le correnti di pensiero ivi
presenti. Ricordiamo ad esempio RICHARD RORTY.
Negli ultimi decenni del Novecento lermeneutica divenuta una delle filosofie pi influenti del panorama
mondiale ed entrata in stretti rapporti anche con altre espressioni della cultura contemporanea (epistemologia,
scienze umane, teologia, ecc.), al punto che si visto in essa una sorta di koin, di idioma comune, della filosofia
di fine secolo.

RICOEUR
(1913-2005)
Vita e opere
Ricoeur fu testimone prezioso non solo per il valore intrinseco alla sua opera, ma anche per il suo collocarsi in un
ideale crocevia delle molteplici e pi vitali tendenze della ricerca filosofica odierna, tendenze che raramente si
sono incontrate e spesso hanno preferito seguire percorsi paralleli, ignorandosi reciprocamente.
Paul Ricoeur nasce a Valence nel 1913. Dopo aver compiuto studi di filosofia a Rennes, li continua a Parigi e
consegue poi labilitazione allinsegnamento nei licei. Nel 1948 succede a Jean Hyppolite alla cattedra di Storia
della filosofia di Strasburgo, mentre nel 1957 chiamato alla Sorbona a occupare la cattedra di Filosofia generale.
Discepolo di Gabriel Marcel, durante la prigionia in Germania studia Jasper e Husserl. Protagonista della vita
intellettuale parigina degli anni sessanta, insegna Filosofia allUniversit di Nanterre, di cui fu anche rettore.
Nel 1974 assume la direzione della Revue mtaphysique et de morale e fonda il Centre de recherches phnomnologique et
hermneutiques.
Dopo aver insegnato per tre a anni al Lovanio, termina la sua carriera come docente universitario nel 1980. Ha
successivamente insegnato alla Divinity School dellUniversit di Chicago. Lagato anche allItalia da intense
collaborazioni intellettuali, ha partecipato a diversi colloqui filosofici.

Fenomenologia e ermeneutica
Esistenza ed ermeneutica (1965)
Discepolo sia di Marcel che di Husserl, Ricoeur ha tentato di compiere linnesto dellermeneutica sulla
fenomenologia. Per fondare lermeneutica sulla fenomenologia egli contrappone unimmagine ormai famosa,
quella della via corta e della via lunga: la via corta quella dellontologia della comprensione di
Heidegger, che necessit di essere integrata attraverso una ricognizione fenomenologia del e del mondo della vita
(uno strato di esperienza anteriore al rapporto soggetto-oggetto) che Heidegger aveva escluso con un passaggio
diretto dalla comprensione allontologia, per questo Ricoeur chiama il suo programma la via lunga.
meglio dunque, per il nostro autore, partire dalle forme derivate della comprensione e mostrare in esse i segni
della loro derivazione; ci significa che si devono prendere le mosse dal piano stesso in cui la comprensione si
esercita, ossia quello del linguaggio.

Larco ermeneutico tra spiegare e comprendere e la teoria del testo come azione
La via lunga per la costituzione di unermeneutica ontologica, per Ricoeur transita anche attraverso il metodo
(lepistemologia): lobiettivo quello di affermare la complementariet tra spiegare (metodo) e comprendere
(verit).
In Gadamer la coppia verit e metodo, secondo Ricoeur, dovrebbe essere sottoposta a una lettura in termini
meno antitetici in quanto i due momenti non sono alternativi e contrapposti. La soluzione di tale alternativa, che
per Ricoeur costituisce laporia centrale dellermeneutica, passa attraverso la discussione critica dei tre principali
campi dove il rapporto tra spiegazione e comprensione viene oggi dibattuto:
teoria del testo
teoria dellazione
teoria della storia
160

Dalla correlazione e dal gioco di rinvii che si determina tra testo, azione e storia pu scaturire lidea di una
dialettica spiegare-comprendere, cio la costruzione della teoria dellarco ermeneutico in cui spiegare di pi
aiuta a comprendere meglio e da cui nasce il circolo ermeneutico, inteso come struttura insuperabile della
conoscenza applicata alle cose umane.
Per rendere conto di questa dialettica spiegare-comprendere, Ricoeur precisa che:
- sul piano epistemologico non ci sono due metodi, luno esplicativo e laltro comprensivo: a rigore
solo la spiegazione metodica, la comprensione piuttosto il momento non metodico che si compone
con il momento metodico della spiegazione. La spiegazione e la comprensione sono due stadi dellunico
arco ermeneutico, nella prospettiva di spiegare per meglio comprendere.
Comprensione e spiegazione non si oppongono come due metodi. In senso stretto solo la spiegazione metodica. La
comprensione il momento non metodico che precede, accompagna e circonda la spiegazione. In questo senso, la
comprensione include la spiegazione. Di rimando, la spiegazione sviluppa analiticamente la comprensione.
- sul piano ontologico il termine comprensione designa al contempo:
a. il polo non metodico, opposto a quello della spiegazione in ogni scienza interpretativa
b. lindizio non metodologico ma propriamente veritativo della relazione ontologica di
appartenenza del nostro essere agli esseri e allEssere se la filosofia si occupa del comprendere
perch esso testimonia, nel cuore dellepistemologia, unappartenenza del nostro essere allessere che precede ogni
costituzione in forma di oggetto, ogni opposizione di un oggetto a un soggetto
In Ricoeur non c posto per laut-aut metodo-verit: il luogo privilegia dellarticolazione fra verit metodo il
testo.
Lermeneutica si definisce operativamente come lavoro dellinterpretazione testuale. Un testo qualsiasi discorso
fissato nella scrittura ed esso si realizza nella complessa relazione-mediazione con latto della lettura.
- Dal punto di vista psicologico grazie alla scrittura il mondo del testo pu far esplodere il mondo
dellautore, mentre nel cuore stesso della lettura che spiegazione e comprensione si conciliano
integrandosi. Il fine della lettura non tanto quello di recuperare lintenzione presunta dellautore,
quanto quello di mettersi in ascolto del testo, confrontandosi con esso in una sorta di dialogo a distanza.
Lautore del testo parla attraverso il testo stesso, ma questo per molti versi, se ne libera: chi resta a
parlare il testo, che ci trasporta nel suo mondo e ci orienta in virt della dinamica dello spiegare
e comprendere, cio dellinterpretare spiegare liberare la scrittura, cio le relazioni interne di dipendenza che
costituiscono la statica del testo; interpretare intraprendere il cammino di pensiero indicato dal testo, mettersi in marcia
verso loriente del testo:
- Dal punto di vista sociologico a unopera essenziale prestarsi ad aprirsi a una serie illimitata di
letture, situate in diversi contesti socio-culturali e psicologici. Alla liberazione del testo dallautore
corrisponde dunque unanaloga autonomizzazione rispetto al lettore.
Dunque sia dal punto di vista psicologico che da quello sociologico il testo deve potersi decontestualizzare in
modo da lasciarsi ricontestualizzare in una nuova situazione: in questa ricontestualizzazione consiste latto
di lettura.
Lautonomia del testo produce unimportante conseguenza ermeneutica, la distanziazione: essa costitutiva non
solo del fenomeno del testo come scrittura, ma anche la condizione dellinterpretazione.
A questo concetto si ricollega la nozione mondo del testo, che designa il principale compito ermeneutico
lopera letteraria, attraverso la finzione e la poesia, ci distacca dalla realt quotidiana della vita e ci dischiude la
possibilit di intrattenere con la realt un rapporto diverso che raggiunge il mondo non pi solamente al livello
degli oggetto manipolabili, ma al livello di essere-nel-mondo. La comprensione diventa una struttura dellesserenel-mondo, di quella situazione derivante dal fatto che luomo originariamente gettato nel mondo, e risponde
allessere come progetto di possibili propri allinterno delle situazioni stesse in cui ci troviamo. Ci che da
interpretare una proposizione di mondo, di un mondo tale da potervi progettare uno dei miei possibili pi
propri. Finzione poesia non mirano allessere ma alla modalit del poter essere.

161

Il testo diviene il medium attraverso cui comprendiamo noi stessi, in quanto esso vive attraverso lentrata in scena
del lettore: la distanziazione creata dalla scrittura consente lappropriazione del testo alla situazione
presente del lettore. Comprendere dunque comprendersi davanti al testo.

Dalla psicoanalitica allermeneutica del s


 Perch Freud?
Nella svolta ermeneutica di Ricoeur, che ha inizio negli anni sessanta, il confronto con la psicoanalisi e il
passaggio attraverso Freud stato decisivo. A tal proposito ricordiamo:
- Dellinterpretazione. Saggio su Freud, 1965
- Il conflitto delle interpretazioni, 1969
Secondo Ricoeur lopera scritta da Freud (Linterpretazione dei sogni, 1899) fa s che la psicoanalisi non solo
appartenga al movimento delle cultura contemporanea, ma interpretando tale cultura, la modifichi radicalmente.
Con Freud la psicoanalisi si eleva a livello di unermeneutica della cultura: essa strettamente legata
allermeneutica in quanto interpretazione dei sogni e della cultura; essa lavora sul linguaggio e sui simboli.
Ad unanalisi pi approfondita possiamo rilevare che il filosofo di stampo cartesiano sa che le cose sono dubbie,
ma non dubita che la coscienza non sia tale quale appare a se stessa. Differentemente con Marx, Nietzsche e
Freud (i maestri della scuola del sospetto), siamo entrati nel dubbio sulla coscienza: la coscienza sempre
anche falsa coscienza e in quanto tale richiede un lavoro interpretativo capace di comprenderne il senso
nascosto-mostrato. A partire dai maestri del sospetto la comprensione diventa unermeneutica. Freud avrebbe
cos prodotto la crisi della filosofia del cogito e avrebbe stimolato lavvento di una nuova filosofia delluomo e
del soggetto in grado di fare della coscienza non pi un dato, ma un compito.
Secondo Ricoeur poi, Freud pu essere letto da due punti di vista:
a) genetico-energetico, ossia dal punto di vista delleconomia delle forze psichiche in gioco
b) della scoperta del senso delle espressioni psichiche
Ricoeur propone di considerare entrambe le dimensioni poich ritiene che in Freud lenergetica passa attraverso
unermeneutica e lermeneutica scopre unenergetica, cio che la possibilit del desiderio si annuncia entro e mediante un
processo di simbolizzazione e di unermeneutica del simbolo stesso. Il desiderio delluomo un quid insuperabile
sia a livello conoscitivo che a livello pratico e la psicoanalisi stessa non supera questo limite perch un quanto
interpretazione pur sempre conoscenza indiretta.
La psicoanalisi si presenta per Freud come unarcheologia del soggetto, essa testimonia che il conoscere non
si mai staccato dalla vita, ma che si radica sempre nellesistenza concreta, intesa come desiderio e sforzo.
Il concetto di archeologia del soggetto per estremamente astratto fino a quando non lo si pone in rapporto di
opposizione dialettica con il concetto di teleologia del soggetto solo il soggetto ce ha un telos ha un arch. Nella
loro reciproca dialettica, che consente una duplice lettura della psiche:
larcheologia del soggetto si manifesta in un movimento analitico e regressivo verso linconsciotrova il
suo modello nellinterpretazione psicoanalitica e si propone di spiegare le figure successive con quelle
anteriori (ex complesso di Edipo). Il suo presupposto che luomo sia un essere destinato a rimaner
preda della sua infanzia
la teleologia del soggetto come un movimento sintetico e progressivo verso lo spirito il suo modello a
la Fenomenologia dello spirito di Hegel e si propone di identificare le anteriori con quelle posteriori. Il
suo presupposto la coscienza come compito, cio come verit assicurata solo alla fine del processo
Nella dialettica fra procedura archeologica e teleologica emerge la complementariet tra due ermeneutiche
applicate alla cultura, che altrimenti sarebbero irriducibili e contrapposte:
unermeneutica amplificatrice e recuperatrice, attenta al sovrappi di senso incluso nel simbolo
unermeneutica demistificatrice, che si inscrive nella tradizione del sospetto (Freud, Nietzsche, Marx),
essa ha il compito di denunciare gli inganni e di abbattere gli idoli per consentire alluomo di vedere pi
in fondo a se stesso
162

 Metafora, tempo e racconto


La metafora viva, 1975
Centro della riflessione ermeneutico-filosofica svolta da Ricoeur in queste opere il fenomeno dellinnovazione
semantica consiste nella produzione di un senso nuovo attraverso le procedure creative del linguaggio
polisemico, il potere creativo e lo schematismo dellimmaginazione produttrice e il confronto con le
fondamentali problematiche del tempo, della storia e della funzione narrativa e mimetica del racconto.
proprio attraverso la metafora, come manifestazione e produzione del linguaggio creativo e veritativo, che
noi uomini facciamo esperienza del linguaggio e della realt.
La metafora stata schematicamente classificata in questo modo:
1) un tropo, ossia una figura di discorso che riguarda la denominazione
2) unestensione della denominazione realizzata mediante una deviazione del senso letterale delle parole
3) la ragione di tale deviazione si trova nella somiglianza
4) la funzione della somiglianza di fondare la sostituzione del senso figurato al senso letterale di una
parola che avrebbe potuto essere utilizzata nello stesso luogo
5) il significato sostituito non comporta alcuna innovazione semantica
6) per questo la metafora non fornisce alcuna informazione sulla realt, essa pu essere annoverata fra le
funzioni emozionali del discorso
La metafora viva un evento testuale e discorsivo, carico della potenzialit di raffigurare la realt e insieme di
scoprire dimensioni ontologiche nascoste dellesperienza umana. Essa trasforma la nostra visione del mondo
proiettandola in un senso concettuale nuovo e creando una nuova comprensione del mondo. La metafora ha di
mira lessere non pi nella modalit del dover essere, ma del poter essere.
Tempo e racconto, 1983-85
In continuit con questa riflessione abbiamo quella sul rapporto fra temporalit, storia a funzione narrativa.
Il tempo il tema filosofico che regola lopera dallinizio alla fine, la problematica della funzione narrativa del
discorso come luogo in cui il tempo diviene tempo umano invece affrontata in due sezioni distinte:
1. luna incentrata sulla configurazione, cio sulle operazioni narrative operanti allinterno del linguaggio
stesso nella forma della costruzione dellintreccio dellazione e dei personaggi
2. laltra incentrata sulla raffigurazione, ovvero sulla trasformazione dellesperienza viva mediante il
racconto
La raffigurazione viene situata da Ricoeur al livello di unaporetica della temporalit- che fa emergere lo
scarto fra il tempo vissuto e il tempo fisico-cosmico e mostra che la temporalit non si lascia dire nel
discorso diretto ma richiede il discorso indiretto- e una poetica della narrativit, la quale pu dar voce
allesperienza esistenziale della temporalit. Il tempo in qualche modo il referente del racconto, mentre
la funzione del racconto quella di articolare il tempo in modo da conferire a esso la forma di
unesperienza umana.
Il problema che si pone quello del passaggio dalla configurazione allinterno del racconto a una raffigurazione
del mondo reale del lettore, fuori dal testo del racconto. Allermeneutica spetta dunque il compito di
indagare il complesso delle operazioni che consentono allautore del racconto di presentare al lettore la
sua storia, distinguendola dallesperienza quotidiana, ma senza lacerare i fili che a essa la connettono.
Nei confronti dello svolgimento dellintreccio narrativo, lermeneutica chiamata a svolgere una triplice
mimesis, intesa come processo di imitazione e rappresentazione dellazione:
1. capacit di precomprensione dellazione, dal momento che lazione umana ha gi una struttura linguistica
2. capacit dellopera di dare forma al mondo delle azioni umane
3. capacit dei testi narrativi di creare i presupposti per una nuova prassi, una ri-configurazione dellazione

163

 Il s e lalterit: lultimo Ricoeur


- Se come un altro, 1990
Ricoeur ricerca una diversa forma dellidentit, partendo dalla critica allimmediatezza originaria della coscienza
tipica delle filosofie di matrice cartesiana e riprendendo il primato della nozione di mediazione riflessiva.
Lautore afferma che il soggetto non un centro che si autofonda ma unidentit che non pu non porsi la
domanda su quel S che ciascuno nel rapporto costitutivo con lAltro, propone cos di distinguere fra due
differenti significati dellidentit:
- Idem (o medesimezza) implica la permanenza nel tempo di un Io che rimane identico a se stesso
- Ipse (o ipseit) sottolinea la ricchezza del soggetto, il suo essere diverso, altro, distinto e il suo
indispensabile aprirsi al alto. Lipse infatti guarda a se stesso come a un altro da s; lalterit risulta
quindi originariamente inclusa nellidentit.
Ricoeur sottolinea tre esperienze della vita morale che manifestano questo aspetto dellalterit:
1. La stima di s: il soggetto giudica le proprie azioni e ha cura di se stesso nellaspirazione a compiere una
vita che sia compiuta. Quando si dice che qualcuno stima se stesso come se si dicesse che egli stima se
stesso come se fosse un altro (Io stimo Me).
2. La sollecitudine per laltro: la tensione allAltro si esplicita gi nella riscoperta di quellaltro che in me e
che mi fa volgere allAltro da me. Ossia, avendo provato lesperienza della stima di me stesso, sono in
grado di riconoscere lAltro.
3. La vita istituzionale: le stesse istituzioni, quando viene dato loro il compito di garantire la giustizia, non
possono prescindere da quel rapporto che si instaura nella relazione interpersonale; soprattutto non
possono esimersi dalla sollecitudine per laltro. Sia la sollecitudine per laltro che leguaglianza ricercata
dalla giustizia presuppongono la cura di se stessi come se si fosse un altro.
Lermeneutica del s si presenta cos come una filosofia pratica.

164

IL MARXISMO DALLA FINE DELLOTTOCENTO AD OGGI


Fra revisionismo ed ortodossia
Sul finire dellOttocento, mentre il marxismo dalla Germania si diffonde in vari paesi europei, allinterno della
socialdemocrazia tedesca si comincia a discutere sullattendibilit di certe previsioni di Marx, come quella
dellimpoverimento crescente del proletariato, del progressivo inasprimento dello scontro fra classi, del crollo
inevitabile del capitalismo.
EDUARD BERNSTEIN (1850-1932), uno degli esponenti pi autorevoli del partito, osservava che leconomia
tedesca si stava sviluppando in una direzione ben diversa da quella prevista da Marx: la Germania
attraversava una fase di indubbia prosperit economica. Molto distante dallidea del socialismo come esito
ineluttabile, Bernstein intendeva il socialismo come un ideale morale, una sorta di estensione sociale delletica
kantiana. Laltra faccia di questo ritorno a Kant il rifiuto della dialettica hegeliana.
Errore Marx ed Engels: servendosi della dialettica hegeliana per contrabbandare come una necessit
storica quel socialismo che in realt era solo il termine di una loro tensione morale, hanno compromesso
la scientificit del loro lavoro.
Per Bernstein non esiste nessun rapporto di implicazione necessaria fra la considerazione realistica della storia di
Marx ed Engels e le loro aspirazioni etiche: i due piani vanno mantenuti distinti.
Al revisionismo di Bernstein si oppongono i marxisti ortodossi che hanno il loro portavoce in KARL
KAUTSKY (1854-1938), fondatore e direttore della rivista teorica della Seconda Internazionale. Secondo
Kautsky, al di l di certe apparenze, lo sviluppo del capitalismo conferma le previsioni di Marx relative
allaggravarsi della crisi economica e alla necessit storica della rivoluzione socialista. Egli inoltre opera una sorta
di riduzione del marxismo ad una forma di evoluzionismo sociale, ritenendo che la storia dellumanit non sia altro
che un caso particolare della storia degli esseri viventi. Fra le conseguenze di questa riduzione si segnalano
- da un lato, la sostanziale liquidazione della dialettica e la sua sostituzione con il principio di interazione
fra individuo e ambiente
- dallaltro, la rottura dellunit di teoria e prassi, tipica del marxismo originario, a favore di una concezione
del marxismo come scienza pura.
In campo morale Kautsky assunse una posizione di stampo naturalistico: le norme morali nascono dagli istinti
sociali e si evolvono in corrispondenza di essi.
Nonostante le ripetute dichiarazioni di fedelt al marxismo rivoluzionario, a livello politico il socialdarwinismo di
Kautsky fin per convergere con il revisionismo di Bernstein.
Un tentativo di superamento dellantitesi ortodossia-revisionismo pu essere colto nellopera di ROSA
LUXEMBURG (1871-1919). Nei suoi studi economici e nei suoi scritti politici allopera una concezione del
marxismo che la separa nettamente dai dal moralismo neokantiano di Bernstein sia dal fatalismo evoluzionistico
di Kautsky. Per Luxemburg essere marxisti non significa sottoscrivere ogni singola affermazione di Marx, ma far
proprio il suo metodo dialettico-materialistico.
Metodo dialettico-materialistico: consiste nella capacit di considerare qualsiasi fenomeno a partire
dalla totalit di cui esso parte, evitando di isolarlo. La dialettica anche la chiave di volta per cogliere il
legame esistente fra le teorie economiche e politiche di Marx e il suo punto di vista rivoluzionario.
ancora la dialettica che impedisce di cadere nellequivoco del naturalismo e dellevoluzionismo
kautskiano, consentendo di vedere nel socialismo una tendenza presente nello sviluppo storico.
Rosa Luxemburg ben lontana dal ritenere il socialismo ineluttabile, tuttavia tiene ferma la teoria del
crollo inevitabile del capitalismo. Per riprodursi indefinitamente il capitalismo avrebbe bisogno di aree
coloniali sempre nuove verso le quali convogliare i beni che esso produce in eccedenza, poich questo
impossibile, si dovr necessariamente arrivare ad una fine del capitalismo.
La fiducia nella capacit di iniziativa della classe operaia la mise in urto
165

con lattendismo politico della socialdemocrazia tedesca


con Lenin, a cui rimproverava la nota tesi del Che fare?, per la quale la coscienza di classe pu essere
introdotta nel proletariato solo dallesterno, ad opera dei dirigenti di partito.

Negli altri paesi dellOccidente europeo il dibattito sul marxismo non ha in questo momento lintensit che ha in
Germania, ma presenta ugualmente motivi di interesse.
MAX ADLER (1873-1937) interpreta il marxismo come scienza sociale positiva in cui materialismo e dialettica
non hanno nessun significato ontologico, ma sono solo delle ipotesi di lavoro per lo studio della vita sociale. Nei
lavori socio-economici di Marx operante un metodo conoscitivo che rivela la profonda affinit gnoseologica
del marxismo con il criticismo kantiano.
In Francia la diffusione del pensiero marxista avviene soprattutto per opera di PAUL LAFRAGUE (1842-1911),
genero di Marx: in lui coesistono un rigido determinismo economico e un generico rivoluzionismo di stampo
romantico.
GEORGE SOREL (1847-1922) caratterizza il suo anacrosindacalismo dallesaltazione della violenza proletaria e
dal mito dello sciopero generale.
Un notevole contributo viene inoltre da ANTONIO LABRIOLA, che accentua loggettivit della considerazione
materialistico-dialettica della storia. Il comunismo critico, sostiene, non pi la critica soggettiva applicata alle
cose, ma il ritrovamento dellautocritica che nelle cose stesse. La critica vera della societ la societ stessa,
che per condizioni antitetiche dei contrasti su cui si poggia, genera da s la contraddizione. Affrontando il
problema delle relazioni fra economia e altri aspetti della vita sociale si preoccupa di mettere in guardia contro il
meccanicismo e lautomatismo. Labriola respinge lidea che la storia debba essere spiegata come effetto
dellincontro di una molteplicit di fattori, ma non nega che questa dottrina possa orientare la ricerca storica.
Infine, profondamente convinto che il materialismo storico sia in un certo senso tutto il marxismo.
Lenin e il marxismo-leninismo sovietico
In Russia la diffusione del marxismo legata al nome di GEORGJ VALENTINOVI PLECHANOV (18161918). I suoi primi scritti sono diretti contro il movimento populista, che riteneva che la rivoluzione socialista
potesse compiersi in Russia senza passare per il capitalismo e valorizzando invece le strutture comunitarie del
mondo contadino. Plechanov riteneva invece che ci non fosse possibile e che quindi per il momento il
proletariato russo dovesse limitarsi a favorire il compiersi della rivoluzione borghese. Anche il suo pensiero
filosofico si pone volutamente sulla scia del materialismo dialettico di Engels, senza apportarvi correzioni
originali.
Come Plechanov anche LENIN (1870-1924) inizia la sua attivit polemizzando con i populisti. Nello studio
del 1899 Sviluppo del capitalismo in Russia mostra che leconomia di mercato ormai solidamente impiantata anche
in Russia, e che perci il sogno dei populisti si definitivamente infranto. Sollecitato dalle critiche di alcuni
marxisti neokantiani (marxisti legali) Lenin si impegna nellanalisi dei caratteri propri della nuova fase
imperialistica del capitalismo. A differenza di Luxenburg ritiene che leconomia capitalistica non sia
necessariamente destinata allautodistruzione: solo il proletariato ha il potere di far crollare il dominio della
borghesia. A differenza di quello che pensava Marx, per, Lenin convinto che la catena dellimperialismo
mondiale vada spezzata dallanello pi debole, la Russia. Abbandona dunque la convinzione dei marxisti
ortodossi che la storia vada da s verso la rivoluzione e il socialismo attribuendo un peso decisivo alliniziativa
rivoluzionaria del proletariato. In Stato e rivoluzione, scritto alla vigilia dellOttobre, Lenin insiste sulla necessit di
far precedere allestinzione dello Stato e allavvento del comunismo, una fase di dittatura del proletariato, per
difendere la rivoluzione dagli attacchi interni ed esterni. Lunico, fra i molti scritti di Lenin, ad avere carattere
propriamente filosofico Materialismo ed empirocriticismo in cui si sforza di dimostrare che gli empirocriticisti non
sono altro che degli idealisti camuffati. Egli inoltre sottolinea che la conoscenza che abbiamo del mondo esterno
sempre approssimativa; il criterio in base al quale si pu verificarne la verit quello della pratica, ma
tale criterio talmente indeterminato da non permettere alle conoscenze di trasformarsi in assoluto.

166

Filosofia marxista: consiste soprattutto nel materialismo gnoseologico. Da qui Lenin afferma che la
filosofia sempre una presa di partito pro o contro il materialismo.
Limpronta oggettivistica della gnoseologia sviluppata da Lenin appare almeno in parte superata in favore di una
impostazione pi dialettica del rapporto soggetto-oggetto nei Quaderni filosofici -una raccolta di note e appunti stesi
da Lenin attorno al 1915-. Lidea della dialettica come la dottrina che mostra come gli opposti possono essere e sono soliti
essere identici spinge Lenin a rivalutare il ruolo attivo svolto dal pensiero umano allinterno del processo
conoscitivo.
Dopo il 1922, anno in cui sale al potere STALIN (1879-1953), il dibattito sulla filosofia marxista prosegue in
Russia con una certa vivacit ed caratterizzato dallo scontro fra i meccanicisti (Bucharin) e i dialettici (Deborin).
Con linizio degli anni trenta il controllo del partito sugli sviluppi del pensiero filosofico si fa pi rigido: vengono
condannati tutti coloro che non di rassegnano a ripetere e difendere il marxismo leninismo. Nella prospettiva
staliniana la dialettica materialistica assume un vero e proprio statuto ontologico: essa infatti non solo un
metodo di indagine storico-sociologica, ma pretende di definire la struttura dinamica di qualsiasi livello di realt.
Quanto al materialismo storico Stalin ribadisce la dipendenza delle sovrastrutture politiche e ideologiche dalla
base economica, ma sottolinea anche il ruolo attivo che politica e ideologia possono assumere nei riguardi
dellorganizzazione economica della societ.
La prima critica articolata dello stalinismo fu sviluppata da TROTSKIJ (1879-1940), che nella Rivoluzione tradita
sostenne che in URSS la base economica della societ era indubbiamente socialista, mentre restava borghese il
modo di distribuzione del reddito. Egli inoltre polemizza con la pretesa staliniana di costruire il socialismo in un
solo paese, in cui vede la rinuncia al principio marxista-leninista dellinternazionalismo proletario.
Il marxismo occidentale di Lukacs e Korsch
Nel 1923, mentre in Russia il marxismo leninismo si avvia a divenire dottrina di Stato, escono in Germani due
libri
- Storia e coscienza di classe di Lukacs
- Marxismo e filosofia di Korsch
che possono essere considerati il punto di partenza di quegli sviluppi contemporanei del marxismo.
GYRGY LUKACS (1885-1971) prima di diventare marxista aveva subito linfluenza del neokantismo, il vero
punto di forza del suo pensiero, per, la riscoperta della dialettica hegeliana. Lukacs infatti dichiara che per ci
che concerne il marxismo, lortodossia si riferisce esclusivamente al metodo. Egli interpreta la dialettica come capacit di
sottrarre i fatti sociali alla loro apparente fissit per considerarli come parte di una totalit in divenire,
soltanto il metodo dialettico, infatti, consente di cogliere nella loro storicit gli avvenimenti storico-sociali. Se,
quindi, la dialettica lassunzione del punto di vista della totalit, essa comporta il rifiuto del dualismo
soggetto-oggetto e laffermazione della loro identit. La possibilit di cogliere questa identit venuta meno
con lavvento della societ borghese, questa perdita si manifesta
- nella divisione del lavoratore dai mezzi di produzione
- nella divisione tra lavoratore e prodotto del suo lavoro.
Gi Kant, secondo Lukacs, si era reso conto che possibile afferrare la totalit solo se si supera il dualismo
soggetto-oggetto, egli per si arrestato di fronte allimpossibilit di dissolvere in forme razionali la datit e
lirrazionalit delle cose in s. Con labbandono del razionalismo e ladozione del metodo dialettico, Hegel
avrebbe avuto il grande merito di porre il problema nei suoi termini autentici. La sua soluzione del problema,
lidentificazione di soggetto e oggetto, per ancora mitologica, poich non trovata nellambito della storia.
Merito di Marx stato invece laver scoperto che esiste allinterno della societ borghese un soggetto che pu
diventare veramente cosciente di s solo prendendo coscienza dello sviluppo dellintera societ: il proletariato.
Ma per Lukacs la rivoluzione socialista non n ineluttabile, essa solo una possibilit oggettiva.
Dopo la condanna di Storia e coscienza di classe da parte dellInternazionale comunista (1924), con lavvento del
nazismo in Germania Lukacs si rifugi nellURSS. In tale occasione pronunci una dura autocritica, in cui rigetta
la tendenza idealista e proclama la sua fedelt al marxismo leninismo.
167

A partire dallinizio degli anni Trenta


- la storiografia filosofica che si incentra soprattutto su Hegel e sulla filosofia tedesca post-hegeliana;
- lestetica Lukacs ritiene che larte, come la scienza, rispecchia la realt nel modo della particolarit; il
realismo la prerogativa dellarte autentica ed implica da parte dellartista una tensione a portare alla luce
le contraddizioni e le tendenze latenti in una data situazione storico-sociale;
- la critica letteraria.
Tuttora aperto il dibattito attorno allOntologia dellessere sociale, lultima fatica di Lukacs, in cui egli si sforza di
mostrare che il livello umano-sociale dellessere, che ha come struttura costitutiva il lavoro. Nella sua insistenza
sul finalismo come caratteristico dellessere sociale, Lukacs si rif esplicitamente ad Hartmann, del quale
condivide la critica al soggettivismo fenomenologico-esistenzialista e al gnoseologismo dei neopositivisti.
KARL KORSCH (1886-1961) in Marxismo e filosofia interpreta il pensiero di Marx come la totalit complessiva di
una teoria della rivoluzione sociale, i cui elementi non possono essere considerati luno indipendentemente dallaltro.
Come Lukacs, Korsch identifica il nucleo della filosofia marxista nella dialettica, ma insiste sulla necessit
che essa resti legata alla prassi rivoluzionaria del proletariato. Egli non si limita a criticare il marxismo
ortodosso e Kautsky, ma rimprovera anche Lenin di aver considerato la teoria come qualcosa che si aggiunge
dallesterno alla prassi del proletario.
Dopo lesilio negli Stati Uniti sembra prevalere una considerazione del marxismo come sociologia. Nel Karl Marx
le teorie di Marx ed Engels risultano radicalmente storicizzate e relativizzate: esse non sarebbero altro che
lespressione della loro epoca. Ci che resta del marxismo sono dunque alcuni fondamentali principi
metodologici di cui Marx si sarebbe servito per sviluppare le sue indagini sociologiche. Korsch ne identifica
tre
- la specificazione storica, le categorie marxiste non sono universalmente valide, ma si riferiscono solo
ad una certa forma di societ
- il mutamento, la societ borghese moderna non pu essere concepita evoluzionisticamente
- la connessione di ogni teoria sociale con il divenire pratico-materiale della societ allinterno
della quale sorge.
ANTONIO GRAMSCI (1891-1937)
Mentre in Germania Lukacs e Korsch puntano direttamente ad una rielaborazione filosofica del marxismo, in
Italia Antonio Gramsci si interroga soprattutto sulle condizioni necessarie per avviare e sviluppare una effettiva
trasformazione della societ italiana in senso socialista; solo allinterno di questa fondamentale preoccupazione
politica che trovano posto le sue considerazioni sulla natura e sulla funzione del marxismo come filosofia della
prassi.
Gruppo sociale fondamentale: il fattore decisivo della direzione di sviluppo di ogni societ per
Gramsci. Solo nel momento in cui un gruppo sociale diventa cosciente della sua condizione e capace di
coinvolgere gli altri gruppi sociali in questa coscienza che esso si afferma come gruppo sociale
fondamentale, superando il momento puramente economico-corporativo della sua esistenza ed
assumendo una fisionomia nazionale-popolare.
Gramsci chiama egemonia (gi impiegato da Lenin) il processo di formazione di una volont collettiva, di
cui il gruppo sociale fondamentale si fa promotore. Lattivit egemonica tende al blocco storico, che
corrisponde allunificazione culturale e politica dei vari gruppi sociali attorno a quello fondamentale. Il limite
della borghesia europea, e di quella italiana in particolare, sarebbe consistito nellincapacit di costituire un vero e
proprio blocco storico.
Con Gramsci ci troviamo di fronte ad una correzione della tradizionale dottrina marxista dei rapporti fra
struttura e sovrastruttura:
- da un lato si accentua il momento culturale e politico del divenire sociale rispetto al momento puramente
economico,

168

dallaltro allinterno della stessa sovrastruttura egli attribuisce il primato alla societ civile, subordinando
ad essa la societ politica, cio lo Stato inteso come apparato coercitivo. (Marx il momento giuridicostatale ha la precedenza su quello ideologico)
Questa priorit assegnata al momento della unificazione etico-politica della societ pone in primo piano il
problema degli intellettuali.
Intellettuali: non costituiscono un gruppo sociale autonomo, ma sono i portavoce della
consapevolezza che ciascun gruppo sociale ha della sua funzione economica, sociale e politica. Per
intellettuali occorre intendere tutto lo strato sociale che esercita funzioni organizzative in senso lato.
Dal Rinascimento in poi, gli intellettuali italiani non hanno saputo promuovere quella unificazione culturale della
societ, che secondo Gramsci dovrebbe costituire il loro compito specifico. Essi hanno preteso di separarsi dal
popolo e dai suoi problemi, si sono concepiti come una categoria sociale indipendente dallinfluenza delle
vicende storico-politiche e hanno cos dato luogo alla scissione fra cultura popolare ed alta cultura.
- Intellettuali tradizionali, Croce e Gentile ne sono lultima espressione storica.
- Intellettuale organico colui che condivide i problemi e i bisogni delle masse popolari e si sforza di
darne unelaborazione e uninterpretazione coerente. Nellet medioevale questo ruolo in Europa venne
svolto dalla Chiesa.
Gramsci procede cos verso una tendenziale identificazione dellintellettuale organico con il dirigente
responsabile di partito. Il partito si pone per Gramsci come la realizzazione embrionale di quella volont
collettiva che esso stesso concorre a costruire. Questo organismo, che anticipa la societ futura e d
soddisfazione alle pi disparate esigenze dei suoi membri, per Gramsci anche il termine ultime cui riferirsi per
distinguere il bene dal male.
Non solo la morale, ma anche la filosofia viene funzionalizzata alla prassi politica; essa diventa cio uno
strumento a servizio del progetto egemonico perseguito dal gruppo sociale emergente. Il compito proprio della
filosofia sar quello di elaborare coerentemente la concezione del mondo di questo gruppo egemone di favorirne
la penetrazione allinterno della societ intera. Relativizzazione della filosofia alla politica
La conseguenza dellinterpretazione globale che Gramsci d del marxismo conduce ad uno storicismo assoluto.
La concezione gramscina della prassi come unit di soggetto e oggetto, come esercizio della volont che investe il
dato oggettivo e lo riplasma secondo il proprio disegno, alla radice del rifiuto gramsciano della sociologia
positivistica, ma anche del materialismo metafisico.
Gramsci opera un recupero della componente attiva, contro loggettivismo della ortodossia sovietica. La stessa
storia non altro che politica, attivit pratica dei diversi gruppi sociali in lotta per legemonia.
In questo modo si costruisce una prospettiva immanentistica e relativistica, in cui non c posto per
laffermazione della trascendenza e neppure per il riconoscimento della dignit sostanziale del singolo uomo, che
finisce per essere confuso con il gruppo sociale di cui parte. Lunico criterio di verit sembra essere il successo
della prassi politica. Non stupisce che il pensiero gramsciano si ritrovi incapace di una adeguata fondazione della
libert individuali e dei diritti civili e che emerga una considerazione strumentale della democrazia e del
pluralismo.
Analogo latteggiamento nei confronti della religione e della Chiesa cattolica: la filosofia della prassi implica un
ateismo e un laicismo assoluti.
Della Volpe, Mondolfo, Banfi
I Quaderni del carcere di Gramsci diventarono subito il riferimento essenziale per lo sviluppo teorico e pratico del
marxismo nel nostro Paese. La cultura marxista italiana appare largamente dominata
dalla caratteristica impronta storicistico-relativistica e nazional-popolare del pensiero gramsciano
dallistanza di un ritorno rigoroso ai testi marxiani.
Questultimo punto presente fin dallimmediato dopoguerra negli scritti di GALVANODELLA VOLPE
(1895-1968) che tuttavia non godettero mai di una vasta risonanza allinterno del comunismo italiano. Al
marxismo Della Volpe era approdato negli anni della Resistenza, lo scopo principale che si prefigge quello
di mostrare come una logica materialistica sia capace di una considerazione positiva della particolarit
169

e della finitezza. Il punto di arrivo di questa tradizione materialistica, che includerebbe Aristotele, lo
sperimentalismo galileiano, Hume e Kant, costituito da Marx, e precisamente dalla sua polemica tesa a
smascherare il carattere tautologico e mistificante della logica hegeliana. Della Volpe valorizza soprattutto il
tentativo marxiano di mettere a fuco una nuova concezione scientifico-materialistica della dialettica. Nucleo
essenziale di questa dialettica scientifica il metodo del circolo concreto-astratto-concreto, che indica i tre aspetti
logico-gnoseologici comuni ad ogni sapere in quanto scienza
1) il dato problematico o istanzia storico-materiale
2) lipotesi o stanza storico-razionale
3) lesperimento o materia e ragione.
La definizione del marxismo come galileismo morale riconosce appunto a Marx il merito di aver esteso allo
studio del mondo umano quel metodo scientifico di conoscenza che Galileo aveva impiegato nel mondo
naturale.
In ambito etico Della Volpe si muove soprattutto contro la concezione platonico-cristiana dellindividuo inteso
come persona, cio come depositario di un valore originale. A questo ideale il marxismo oppone unimmagine
delluomo interamente definito dalla sua attivit pratica, dal suo lavoro. Il lavoro diventa la concreta
essenza delluomo.
Di notevole interesse lo sforzo compiuto da Della Volpe per lelaborazione di unestetica marxista. Il tratto
peculiare dellespressione artistica risiederebbe secondo lautore nella sua struttura semantica, per il suo valore
polisenso, infatti, il linguaggio artistico si differenzierebbe sia dallunivocit del linguaggio scientifico, sia dal
carattere equivoco del linguaggio comune.
Lelemento che contraddistingue il marxismo dellavolpiano la restituzione di rigore ed al marxismo.
A differenza di Della Volpe, che nega alcun legame tra dialettica scientifica marxista e dialettica hegeliana,
RONDOLFO MONDOLFO (1877-1976) imposta la sua analisi proprio sulla continuit delle due.
Sottolineando specialmente la componente umanistica del pensiero marxiano, secondo Mondolfo Marx
riconoscerebbe nelluomo il ruolo di artefice della sua storia. Costretto ad emigrare a causa delle leggi razziali, la
sua influenza rimase assai limitata.
Una posizione di rilievo occupata da ANTONIO BANFI (1896-1957), anche se il suo contributo
teoreticamente pi cospicuo resta il razionalismo critico elaborato prima delladesione al marxismo, egli si
sforza di mostrare che la razionalit non rappresenta n un essere trascendente, n un essere immanente
lesperienza: esso la sfera dellunit dellesperienza non in quanto data dogmaticamente, ma come sistema
relazionale dei suoi momenti, in cui questi continuamente si risolvono. Negli anni della seconda guerra mondiale
ritenne di poter identificare nel marxismo la traduzione etica del suo razionalismo critico:
come materialismo storico il marxismo contribuirebbe alla costruzione di unetica concreta e positiva,
indicando la direzione di marcia della storia e i compiti che la storia stessa assegna allumanit e in
particolare alla classe operaia;
come materialismo dialettico il marxismo rappresenterebbe una sicura garanzia contro ogni
semplificazione dogmatico-metafisica della realt e dellimmagine stessa delluomo (in cui confluiscono
la concezione scientifico-tecnica della natura di Galileo, la concezione della storia come totalit dialettica
di Hegel).
Netta la preclusione di Banfi nei confronti della metafisica e della religione, assunte come sinonimo di
dogmatismo e di disimpegno storico.

170

Il neomarxismo francese
In Francia il ripensamento del marxismo comincia a svilupparsi al di fuori dei canoni stabiliti dellortodossia
sovietica solo dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Fra i pochi pensatori marxisti indipendenti la figura di maggior rilievo quella di HENRI LEFEBVRE (19011979). Dal suo punto di vista in Marx il metodo dialettico si aggiunto al materialismo storico e allanalisi
del contenuto economico. Abbandonata la forma idealistica e astratta il metodo dialettico acquista universalit
e raggiunge tutta la sua ampiezza filosofica: diventa una concezione generale del mondo, una nuova filosofia.
Linterpretazione di Marx costa a Lefebvre laccusa di revisionismo. Per una decina danni il filosofo francese si
dedica ad accurate indagini storiografiche, finch nel 1959 viene espulso dal partito per averne criticato il
dogmatismo politico e culturale. Da allora si dedicato ad uno studio sociologico delle nuove forme di
alienazione. Il neocapitalismo tende a svuotare la classe operaia delle sue potenzialit rivoluzionarie, facendola
partecipe della generale cora al consumo ed alimentando in essa lillusione del benessere economico. Per questo
occorre
ridefinire il concetto di rivoluzione dovr mirare al cambiamento della vita quotidiana
chiamare alla rivoluzione i ceti sociali emarginati
Risultano cos elementi costitutivi dellanalisi di Lefebvre la spregiudicatezza limpronta fortemente libertaria del
suo marxismo.
Anche quello di LUCIEN GOLDMANN un marxismo di stampo sociologico, egli vuole infatti costituire una
sociologia della cultura. Goldmann si richiama a Lukacs mutuando da lui due categorie fondamentali per la
fondazione di una sociologia della cultura.
Sruttura dinamica significativa: corrisponde alla visione del mondo.
Massimo di coscienza possibile: il massimo di profondit e di coerenza cui pu giungere la
visione del mondo di cui una certa classe portatrice. In questo senso essenziale distinguere la
coscienza possibile di una classe, dalla sua coscienza reale, che il risultato delle limitazioni e deviazioni
che fanno subire alla coscienza di classe le azioni degli altri vari gruppi sociali e dei fattori naturali e
cosmici.
Fra i lavori storiografici, in cui Goldmann si sforza di applicare la sua metodologia sociologica, il pi famoso il
saggio del 1955 su Pascal e Racine, intitolato Le Dieu cach, in cui Pascal e Racine rappresenterebbero il massimo
di coscienza possibile della nobilt togata del Seicento francese.
Lefebvre e Goldmann hanno contribuito ad affrancare il marxismo francese, ma lincidenza delle loro posizioni
sullo sviluppo complessivo del pensiero marxista dopo il 1945 non nemmeno lontanamente paragonabile a
quella esercitata da un autore che marxista pu dirsi solo in senso molto lato: JEAN-PAUL SARTRE (19051980). Qui ci limiteremo a richiamare i motivi fondamentali della Critique de la raison dialectique (1960). Tuttavia il
tormentato rapporto fra lesistenzialismo sartriano ed il marxismo ha come snodi principali anche i seguenti
scritti
- Les Temps modernes 1946, in cui con il saggio Materialisme et revolution rigetta la metafisica ingenua e
dogmatica dei marxisti, ma riconosce lautenticit dellistanza rivoluzionaria di cui il marxismo si fa
portavoce
- nel saggio introduttivo alla Critique, Question de methode, Sartre ritorna sul problema del rapporto fra
esistenzialismo e marxismo, dichiarando che lesistenzialismo non ha altra ambizione che quella di
riproporre allinterno del marxismo la centralit della questione antropologica.
Per il Sartre della Critique luomo essenzialmente prassi-progetto. Egli chiama totalizzante questa relazione
dialettica che lega luomo alle cose e agli altri uomini, e che ha nel lavoro una delle sue applicazioni pi
elementari e immediate.
Sproporzione fra i bisogni e i mezzi: ha impedito il realizzarsi di questa immagine delluomo.

171

Questa condizione di penuria determinerebbe la conflittualit dei rapporti umani: relazioni interpersonali e
istituzioni storiche finiscono per ricadere nel dominio di quello che Sartre chiama il paratico-inerte, la
controfinalit.
Il solo avvenimento che si ponga di fatto come superamento dellalienazione, come rinascita della libert, quello
del gruppo in fusione, cio di una molteplicit di individui che liberamente vogliono un identico fine e che
insieme lottano per raggiungerlo.
Fila di passeggeri in attesa dellautobus = carattere anonimo rapporti umani nellambito del pratico inerte
Folla che prende la Bastiglia = immagine del gruppo in fusione
Lesplosione della rivolta non trae per direttamente origine dallalienazione scoperta dalla libert, ci vuole un
concorso di circostanze storiche. Anche il gruppo in fusione finisce per per ricadere nellopacit del praticoinerte, in quanto, pi esso si avvicina alla realizzazione degli scopi che si era prefisso, tanto pi tende a
istituzionalizzarsi.
Si discusso molto ed ancora si discute sullautentico significato di alcune delle tesi fondamentali della Critique,
innegabile per che il rapporto di Sartre con il marxismo abbia influito su di questo.
La destalinizzazione, avviata nel 1956 dal XX Congresso del Partito comunista sovietico, ebbe tra i suoi effetti
anche quello di favorire la diffusione di quel processo di ripensamento del marxismo in chiave antropologica gi
messo in modo dopo la fine della seconda guerra mondiale da Lefebvre, Goldmann e Sartre.
Nella Francia degli anni Cinquanta certamente ROGER GARAUDY lautore nel quale si compie in modo pi
emblematico il passaggio dal marxismo di stampo staliniano ad un marxismo di stampo umanistico.
Linterpretazione di Marx si fonda in Garaudy sulla tesi di una essenziale continuit fra il pensiero di Marx e
quello di Fichte proprio riguardo alla visione delluomo, concepito da entrambi come autocreatore, come libero
artefice di se stesso. Marx non farebbe altro che integrare questa nozione fichtiana con la scoperta del
condizionamento che la situazione storico-sociale esercita sullattivit di autocreazione dellio.
Laltra dimensione fondamentale del pensiero marxiano per Garaudy quella metodologica: il marxismo
fornirebbe cio gli strumenti atti a sviluppare
- una metodologia della ricerca storica
- una metodologia delliniziativa storica che gli uomini sono chiamati ad assumere per trasformare la
societ, per umanizzarla
Sollecitato da Bachelard, Garaudy propone per di sostituire alla gnoseologia leniniana una concezione della
conoscenza intesa come costruzione di modelli, che garantirebbe pi equilibrio tra il momento passivo e
attivo del conoscere.
Analogamente, tenta di sottrarsi alle strettoie del realismo socialista identificando il nucleo dellestetica marxista
nellidea di mito.
Mito: rappresentazione simbolica che ricordi alluomo la sua verit di essere creatore.
soprattutto nellambito dellinterpretazione marxista della religione e del cristianesimo che Garaudy ha
mostrato grande capacit di innovazione. Egli riconosce che la religione non sempre e solo una delle forme di
alienazione delluomo, ma anche espressione dellesigenza di uscire fuori da tale situazione alienata. Nel
cristianesimo contemporaneo, sostiene Garaudy la componente apocalittica, che accentuerebbe il carattere
sovversivo della fede, sta riemergendo contro la componente costantiniana, che vedrebbe nelluomo soprattutto
il limite e il peccato.
Del resto anche il marxismo contemporaneo stato costretto ad un processo di ripensamento analogo a quello
che in atto fra i cristiani, questo processo avrebbe condotto i marxisti alla scoperta di un insieme di esigenze
che essi avrebbero in comune con i credenti. Da qui la possibilit di un dialogo tra marxisti e cattolici.
Dopo lespulsione dal Partito latteggiamento di Garaudy nei confronti del cristianesimo entra in una nuova fase:
il filosofo francese non si limita pi a sottolineare lesigenza di un dialogo fra cristiani e marxisti, ma sostiene
esplicitamente la compatibilit e perfino limplicazione reciproca della fede cristiana e dellazione
rivoluzionaria. Tuttavia il cristianesimo in cui egli crede non altro che un cristianesimo svuotato dei suoi
contenuti essenziali e ridotto ad una fede generica nelluomo autocreatore.
172

Ernst Bloch: marxismo ed utopia


Linsistenza sul futuro come autentica dimensione delluomo e linteresse alla religione sono i motivi centrali della
riflessione filosofica di ERNSE BLOCH (1885-1977), salito alla ribalta solo negli anni Sessanta. In ogni livello
di realt, secondo il suo punto di vista, presente un impulso originario che spinge in avanti, verso il
trascendimento del dato e la realizzazione del possibile.
Principio di speranza: principio ontologico che intende il futuro la vera dimensione delluomo. Perch
il futuro si realizzi come novum occorre per che luomo non si lasci vincere dallangoscia e della paura.
Se il futuro per Bloch la dimensione autentica dellessere, il presente il regno delloscurit, non mai vissuto
per se stesso, ma sempre prolungamento del passato o anticipazione del futuro. Solo nella speranza, nella
tensione la futuro, che il presente incomincia ad illuminarsi e il passato perde qualcosa della sua opacit.
Punto di saldatura fra la filosofia della speranza e il marxismo il concetto di utopia concreta: il marxismo
sarebbe per Bloch, infatti, unutopia concreta, in quanto concentrata innanzitutto sulla analisi critica del presente
e dedicata il minima parte alle indicazioni riguardanti il futuro.
Oltre ad aver definito il concetto di materia presente in Marx come di materia in movimento, Bloch mette in
discussione il rapporto tra struttura e sovrastruttura, accentuando la loro dipendenza.
Per quanto riguarda la religione, Bloch autore di uninterpretazione volta rilevare nelle pagine Bibiliche la
dimensione sovversiva.
Uno dei meriti principale del filosofo -secondo Vanni Rovighi- soprattutto quello di aver riconosciuto il legame
problematico che sussiste fra
- momento dellanalisi e della previsione scientifica
- desiderio o speranza che dovrebbero esserne allorigine
nella riflessione marxista.
Il marxismo strutturalista di Louis Althusser
in un clima di generale insofferenza alla generale impronta umanistica del neomarxismo francese che si
inserisce il lavoro di LOUIS ALTHUSSER (1918), uno dei pi lucidi e vigorosi esponenti del marxismo
contemporaneo. Althusser si propone di rimettere a fuoco le specificit della teoria marxista, in questo senso una
delle questioni decisive la periodizzazione degli scritti marxiani.
1845 anno che secondo Althusser segna labbandono da parte di Marx delle categorie filosofiche di cui sera
servito in precedenza e la loro sostituzione con una serie di nuovi concetti che renderebbero possibile una
conoscenza scientifica della storia.
Da qui la convinzione di un antiumanismo presente nella teoria marxista.
Altro bersaglio polemico di Althusser la convinzione che Marx avrebbe fatto propria la dialettica
hegeliana, limitandosi a capovolgerla. In realt egli sostiene che Marx rigetti in blocco le strutture portanti della
dialettica hegeliana, fra tutte in particolare la nozione di contraddizione. Con Hegel Marx non avrebbe altro in
comune se non la concezione della storia come processo senza soggetto.
Secondo Althusser dal 1845 Marx avrebbe inaugurato una nuova scienza, la scienza della storia, ma che ne della
filosofia? Egli risponde che la filosofia marxista solo in ritardo rispetto alla nascita della scienza marxista: la
filosofia marxista attende ancora di essere elaborata.
Quale compito Althusser attribuisce al sapere filosofico? Due sono le posizioni del filosofo in merito.
- In un primo momento egli riduce la filosofia a pura epistemologia, lintervento della filosofia
consisterebbe quindi nel tracciare la linea di demarcazione fra lo scientifico e lideologico.
- Inseguito accentu la subordinazione della filosofia alla politica, la filosofia, dunque, non pi
epistemologia, ma intervento nellambito della scienza a partire da una certa presa di posizione politica.
Cos, anche il pi scientista dei marxisti contemporanei, si arrende di fronte allimpossibilit di separare la
scientificit del marxismo dallorizzonte filosofico allinterno del quale si costituisce, abbandonando la sua
precedente posizione.

173

LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
Alcune notizie biografiche suoi vari autori
HORKHEIMER MAX (1895-1973) nacque in una famiglia ebrea della media borghesia industriale e lavor
per un po presso lazienda paterna. Durante questo periodo conobbe leconomista Friedrich Pollock, che
divenne suo grande amico. Dopo la laurea, si prodig per la fondazione dellIstituto per la ricerca sociale di cui
divenne ben presto direttore. Divenne professore di filosofia sociale allUniversit di Francoforte, dove ebbe
come collaboratori Adorno, Lwenthal e Fromm. La vittoria del nazismo in Germania lo costrinse ad emigrare a
Parigi; nel frattempo lIstituto venne spostato a Ginevra e successivamente a Parigi dopo il 1933. Nel 1932 fond
la rivista Zetschrift fr Sozialforschung, che diresse fino a 38. Nel 34 si trasfer a New York, ricostruendo lIstituto
presso la Columbia University. Insieme ai cuoi collaboratori, fra cui Marcuse, realizz numerose ricerche e
inchieste sociologiche. Rientrato in Germania dopo la guerra riprese la direzione dellIstituto a Francoforte e
venne nominato rettore dellUniversit della citt.

ADORNO WIESENGRUND THEODOR (1903-1969) nacque da commerciante ebreo e madre corsogenovese, da cui assumer il cognome italiano. Sar lei a suscitargli linteresse fin da giovane per la musica che poi
svilupper studiando a Vienna. Si laure in filosofia allUniversit di Francoforte. Ebbe poi modo di incontrare
Horkheimer, col quale si impegn in una lunga e fruttuosa collaborazione, culminata nella stesura comune della
Dialettica dellilluminismo (1947). Nel 1931 nominato docente allUniversit di Francoforte ma poi costretto a
emigrare con lavvento del nazismo prima a Parigi e poi ad Oxford, infine negli Stati Uniti dove continu la
collaborazione cin Horkheimer. Dal 38 al 41 diresse la sezione musicale della radio di Princeton,strinse poi un
intenso rapporto intellettuale con Thomas Mann e lo aiut nella stesura della parte musicale del Doctor Faust.
Dopo la seconda guerra mondiale ritorn in Germania e divenne condirettore dellIsituto.

MARCUSE HERBERT (1898-1979) si laure a Friburgo con Heidegger e partecip poi a un lavoro per
unedizione degli scritti giovanili di Marx. Nel 1933 fu costretto a emigrare a Ginevra e lanno dopo a New York,
dove collabor con lIstituto. Rimase negli Stati Uniti anche dopo la fine della guerra e fu una guida teorica
fondamentale delle rivoluzioni studentesche del 68.

Origini e ascendenze filosofiche


Il pensiero della scuola di Francoforte stato in modo troppo sbrigativo identificato con quello di Marcuse, che
senzaltro il pensatore pi noto ma non per questo il pi rappresentativo degli studiosi che negli anni intorno al
1930 si raccolsero presso lIstituto per la ricerca sociale di Francoforte. In realt la storia della scuola di
Francoforte si pu considerare in larga parte coincidente con la biografia intellettuale di Horkheimer, primo
ispiratore del gruppo, insieme agli apporti di Adorno e F. Pollock. Con la morte di questi personaggi pu
considerarsi conclusa lesperienza di Francoforte, senza nulla togliere al contributo, che pu intendersi come una
seconda fase della scuola, dato da discepoli come Habermas e Schmidt.
Horkheimer si forma prevalentemente allinterno della filosofia kantiana, con un notevole interesse anche per il
pensiero di Schopenhauer; hanno anche un notevole rilievo linteresse per lo sviluppo delle scienze e per il
dibattito epistemologico ad esse sotteso, che fanno s che lautore arrivi ad accettare una sorta di marxismo antihegeliano. La sua adesione al socialismo nasce come rivolta morale al mondo borghese, di cui egli faceva parte
per estrazione sociale, e matura nel contesto rivoluzionario degli anni 20 in Germania, precisandosi poi
nellimpegno della fondazione dellIstituto per le ricerche sociali di Francoforte, caratterizzato da rigore
scientifico e dallindipendenza dai legami di partito. Manifesta in questi anni simpatia per Rosa Luxemburg, la
cui figura per lui un punto di riferimento importante poich rappresenta la purezza dellideale rivoluzionario.
Essere dalla parte della Luxemburg significava anche condividere le critiche a Lenin, alla supremazia del partito
sulla classe operaia, accettare la distinzione fra violenza e terrore che esclude la violenza come carattere stabile
nella struttura sociale e la accetta solo nel suo aspetto difensivo.
174

Il confronto con Hegel: uno dei punti fondamentali e che maggiormente ha dato adito a errate interpretazioni
il riferimento alla categoria della totalit. Quando i Francofortesi insistono nel dire che i fatti sociali vanno
interpretati alla luce della totalit, facile pensare a un loro debito nei confronti del sistema hegeliano. In realt
questa esigenza di totalit deriva dallattenzione di Horkheimer nei confronti dello sviluppo scientifico, in
particolare in riferimento da un lato alla teoria del campo magnetico di Faraday (precisata poi nelle equazioni
differenziali di Maxwell) e dallaltra alla psicologia della Gestalt. La lezione delle scienze appresa dallautore nel
senso che la percezione del tutto non meno originaria di quella delle sue parti e che per studiare i singoli
fenomeni, lungi dal chiudersi in uno studio settoriale e specialistico, bisogna aprirsi alla conoscenza del
contesto e delle varie connessioni in cui il fenomeno inserito.
Lo scritto di Horkheimer Hegel und das Problem der Metaphysik (1932), precisa la sua posizione nei confronti
dellidealismo hegeliano. Hegel, sostiene lautore, intende la conoscenza come conoscenza assoluta e perci non
tollera nessuna alterit irrisolta n ad essa esterna. In questo senso la storia interpretata come auto movimento
del soggetto nella continua Aufhebung (superamento-negazione) delle contraddizioni che andranno poi a risolversi
nella totalit dello spirito. Risulta per Horkheimer impossibile scindere il metodo di Hegel dal suo sistema, in
quanto il primo scaturisce direttamente dal secondo. La storia cos interpretata direttamente a partire dal
sistema, il cui presupposto lidentit di soggetto e oggetto e che porta a concepire la storia come processo
necessario.
Dunque, mentre Marcuse ritiene possibile separare il metodo dal sistema e dunque vedere nel concetto hegeliano
di ragione un carattere rivoluzionario e nella dialettica un processo volto a superare ogni realizzazione inadeguata,
Horkheimer invece accetta la dialettica solo nellambito di una sua radicale riformulazione. La dialettica
inconclusa (che preannuncia la dialettica negativa di Adorno) vuole sottolineare limpossibilit per la ragione
finita delluomo di colmare esaustivamente lo scarto tra soggetto e oggetto, mentre dietro al mito
dellidentit si nasconde solo la logica del dominio in cui la ragione delluomo asservita al potere.
La posizione di Adorno senzaltro vicina a quella di Horkheimer, tant che arriva a sostituire il motto
hegeliano con quello lintero il falso, e ci per due motivi:
- perch falsa la pretesa delluomo di conoscere esaustivamente la totalit
- perch falsificante la pretesa di mettersi dal punto di vista della totalit deducendo da essa i particolari,
perch ci significa livellarli e annegarli nelluniversale
Eppure Adorno accetta la rivendicazione hegeliana dellintrascendibilit formale del pensiero (non pu
essere dato o affermato nulla se non nel pensiero), ma respinge lintrascendibilit ontologica (non esiste nulla
al di l del pensiero umano). Il fatto che non possa essere dato nulla se non nel pensiero non implica che non
esista nulla se non nel pensiero.
Anche per Adorno lo spirito umano non assoluto e non quindi identico col suo oggetto, cio con la realt,
sia perch trascende ogni contenuto limitato e ogni situazione di fatto, sia perch non riesce a possedere in modo
esaustivo la realt, che gli rimane almeno parzialmente misteriosa. Questa posizione permette di porsi in
atteggiamento critico di fronte alle situazioni storico-sociali, mai considerate immodificabili.

Ricerca sociale e marxismo


Come abbiamo detto per capire un fatto bisogna coglierne le concrete relazioni ed il processo in cui inserito, in
modo che esso risulti quale , ossia un prodotto sociale, e come tale modificabile. Il bersaglio polemico la
cosiddetta sociologia empirica di ispirazione positivistica, che si limita ad analizzare i singoli fatti atomizzati e cos
facendo non fa altro che falsificarli, in quanto li trasforma in un assoluto naturale, cosa che in realt non sono,
poich essi sono appunto il risultato di un processo sociale.
Per quanto riguarda luomo, che un momento della totalit sociale, sarebbe errato cadere nel determinismo,
perch la complessit della realt sociale tale che non ci permesso il ricavare leggi come facciamo nelle scienze
naturali, soprattutto perch nella dinamica sociale parte integrante la capacit riflessiva e critica degli individui.

175

Ci non toglie che una societ possa caratterizzarsi con linee di tendenza particolari, tali da condizionare in parte
gli uomini.
Questa conoscenza della societ mossa da un interesse mirante ad una societ futura come comunit di uomini
liberi in cui si realizzi la felicit di tutti gli individui. Ci implica inevitabilmente una concezione filosofica
delluomo e della storia e avverte che gli uomini non sono destinati a rimanere sempre tali e quali sono stati
ridotti dalle situazioni sociali determinate. La ricerca sociale diventa con ci teoria critica della societ, in
quanto giudica le situazioni vigenti nella prospettiva di una comunit liberata.
Il confronto con Marx: i Francofortesi accettano la teoria marxista come importante strumento di indagine
della societ borghese, ma prendono le distanze da ogni aspetto deterministico presente nel marxismo. Il
materialismo invece inteso:
- come realismo gnoseologico (la mente rispecchia un mondo di cose) in contrapposizione allidealismo
- come consapevolezza dei condizionamenti del pensiero che derivano dallintreccio tra razionalit e realt
sociale
Chi mira alla liberazione delluomo, inteso come uomo concreto, non pu accettare nessun fatalismo di
sorta, n alcuna prospettiva politica che metta al di sopra degli uomini concreti idoli collettivi come lo
stato o il partito. In opposizione ad ogni individualismo, ma anche ad ogni teoria che trascuri il singolo
Horkheimer afferma che il concetto delle dignit dellindividuo una delle idee che definiscono unorganizzazione umana della
societ e ancora allorch si pone il diritto dello Stato al di sopra di quello dei suoi membri potenzialmente gi messo in atto
lorrore.
Ogni traccia di determinismo rifiutata anche a proposito del problema della rivoluzione proletaria, che Marx
ritiene inevitabile in funzione delle condizioni socio-economiche del periodo storico. Per i Francofortesi
linteresse rivoluzionario non nasce in modo deterministico in quanto le classi mutano ed evolvono e ci
sperimentato in riferimento alla tesi principale del Capitale- il crollo del capitalismo- non si realizzata con la
necessaria transizione al socialismo, ma con un passaggio dal capitalismo concorrenziale al capitalismo
monopolistico.

Analisi critica della societ industriale


La societ contemporanea nasce ispirandosi ai principi borghesi e in particolare al liberalismo economico. Con
laffermarsi del principio di scambio, le idee di libert e uguaglianza affermate dalla borghesia per combattere i
privilegi feudali, tendono sempre pi a rovesciarsi nel loro opposto. Le condizioni di scambio non sono infatti
eque, poich riflettono i rapporti di forza presenti nella societ. In questa situazione la stessa esistenza delluomo
tende ad essere vista come un momento del processo produttivo e quindi come subordinata al principio
dominante del profitto. La ricerca dellutile individuale e del proprio vantaggio diventano il criterio supremo e il
denaro assume il ruolo di idolo dominante. Lindividualismo, unito al principio di scambio, genera una
societ antagonistica, in cui regna in tutti i campi la concorrenza che si rivela distruttiva di ogni autentico
rapporto umano. Luomo cos sempre pi solo e questo sentimento accompagnato dal diffondersi dellansia e
dellinsicurezza.
Di questa societ Adorno traccia un quadro efficace in Minima moralia ed interessante il suo discorso
sullamore: lamore corrotto dalla volont di possesso e si lascia sfuggire cos il proprio oggetto, perch si priva
dellesperienza dellincontro sincero con laltro. Lamore il contrario del possesso e dellegoismo, perch
essenzialmente donazione di s. lamore che pu prefigurare la speranza di una societ migliore.
Oltre a queste analisi si pu tener presente quella di Marcuse in Luomo a una dimensione (1964): la societ
industriale qualificata come repressiva, perch, servendosi delle tecniche pi progredite di persuasione della
massa, manipola luomo fino a sostituire i suoi bisogni vitali con bisogni fittizi, di modo che venga oscurata la sua
capacit di giudizio critico sulla societ stessa e sui suoi mali.
176

Le radici dellalienazione: dialettica dellilluminismo e critica della ragione strumentale


La radice ultima dellalienazione non pu essere la propriet privata come codificazione di certi rapporti di
produzione che rispondono ad una necessit storica, come dice il marxismo. Se questo fosse vero una volta
eliminati questi rapporti che si esprimono nella propriet privata, anche la societ antagonistica dovrebbe
scomparire. Invece la storia mostra che dove stata eliminata la propriet privata permane la logica del dominio:
ci si riscontrato nei paesi dellarea sovietica.
Qual allora la ragione dellalienazione delluomo? Perch lumanit allapice della sua civilt caduta in
comportamenti tanto barbari e odiosi come la costruzione dei Lager nazisti? Horkheimer e Adorno sostengono
che alla base della civilt occidentale sta limpulso allautoconservazione. Tale impulso nasce dalla paura mitica
di perdere il proprio io come paura della morte e della distruzione e genera lilluminismo, da intendersi nel
senso ampio di progresso del pensiero che persegue lobbiettivo di rendere gli uomini padroni e eliminare con ci
la paura della propria finitezza. Lilluminismo genera un ripiegamento egocentrico del soggetto con la
conseguente perdita di valore per tutto ci che altro da s, visto come ostile e pericoloso. Da ci nasce la logica
del dominio, per cui la stessa razionalit umana vede il mondo come una preda e concepisce e realizza la
conoscenza in funzione del proprio dominio sulle cose.
Questa volont di potenza si rivolge in primo luogo verso la natura e tende a dirigersi verso gli altri uomini,
dando vita ad unorganizzazione sociale che alla fine subordina luomo stesso alla sua logica. Secondo
Horkheimer lattuale societ simile a una macchina che corre senza meta, avendo sbalzato il
conducente dal suo posto di comando e rendendolo funzionale ai suoi ingranaggi.
La ragione si trasforma in mero pensiero calcolante, in mero utensile universale per la fabbricazione di altri
strumenti: la ragione strumentale nega la sua stessa capacit di cogliere la verit ed ridotto a capacit di ricercare
la funzionalit di certi mezzi rispetto a scopi prefissati. La fabbrica diventa il prototipo dellesistenza umana
e alla sua logica tutto subordinato: il successo e lutilit divengono il supremo criterio di verit.
Questo asservimento dellintelligenza lasservimento delluomo stesso. Lilluminismo si rovescia in un principio
opposto rispetto a quello originario, scade nella distruzione delluomo.
Le barbarie dellantisemitismo sono state possibili perch la sempre pi perfezionata razionalit dei mezzi si
accompagnata alla pi assurda irrazionalit dei fini. Le manifestazioni pi estreme della decadenza della
societ sono perfettamente coerenti con la logica del dominio che ne sta a fondamento.
Anche la scienza si sviluppata in coerenza con questa logica e lo stesso si pu dire dellindustria culturale, che
diventato strumento di manipolazione delle masse. Per questo Adorno nella sua estetica afferma che la vera arte
(non di quellarte intesa come prodotto di mercato) deve essere portatrice di una carica critica della societ
di modo che possa favorire e risvegliare la crescita e la maturazione delle coscienze.

Le vie della liberazione e i limiti della liberazione intramondana


Lesercizio riflessivo e critico del pensiero il punto archimedeo per invertire le tendenze regressive della societ
attuale: necessario partire dalla consapevolezza della propria colpa. Questo perch i rapporti di
produzione possono essere sintomo del male della societ, ma la radice ultima da ritrovarsi nellatteggiamento
umano di appropriazione. necessario capovolgere questa logica affinch la liberazione delluomo non sia
precaria.
Lalternativa alla logica del dominio e dellegoismo la logica dellamore donativo, illuminato dalla volont di
verit. Bisogna rifiutare la scorciatoia fallace della violenza, che rientra nella stessa logica da eliminare e che
quindi non fa che aggravare il male.
In questi termini i Francofortesi non svalutano la prassi, tuttaltro, ritengono per che essa debba sempre essere
illuminata da un corretto impegno teorico.
Litinerario speculativo implica anche una critica alluomo prometeico di Marx: i mali delluomo hanno unorigine
pu profonda di quel che si crede, non sono un fardello esterno che pu essere facilmente eliminato. Se luomo
177

si considera lassoluto, in grado di eliminare da s le sue colpe e i suoi limiti, allora comprensibile che non ci sia
posto per Dio nella sua vita. Ma luomo non assoluto, luomo protagonista della storia sia in positivo che in
negativo e in ci riconosciuta la finitezza delluomo stesso. Lesistenza umana pu essere liberata
dallassurdo che laffligge solo nella speranza nellAltro. Lungi dal vedere Dio come un rivale, gli autori
parlano di speranza, di nostalgia e addirittura di paura che Dio non ci sia. In Dio luomo pu di nuovo sperare di
essere liberato da quel male e da quella sofferenza che lo corrompono dallinterno.

178

LA NEOSCOLASTICA
Il primo neotomismo
Con lUmanesimo e il Rinascimento si era determinata una frattura fra la filosofia insegnata nelle Universit,
ancora sottoposta allautorit ecclesiastica e dove si insegnava lAristotele cristianizzato, e le correnti pi vive di
pensiero, che si riagganciavano maggiormente allAristotele e al Platone pagano. Lo studio della natura port poi
a quella rivoluzione scientifica che demol la fisica aristotelica ed esercit un notevole influsso nella filosofia
moderna.
Quando anche le Universit furono sottratte allautorit ecclesiastica e si aprirono a nuove correnti, le scuole
religiose cominciarono a non ignorare il pensiero moderno, tuttavia non riuscendo pi a mantenere un proprio
vigore speculativo. Per questo motivo in Germania la Facolt di Teologia di Tubinga tent una riflessione
sullidealismo ottocentesco, che per non ebbe grandi influssi sulla filosofia cattolica.
In Italia si pu ricordare VINCENZO BUZZETTI (1777-1824), che si rifece ai testi di S. Tommaso dAquino
e ne insegn la filosofia. Il suo influsso fu notevole sulla formazione dei fratelli Sordi, Serafino e Domenico; in
particolare Serafino probabilmente influenz linclinazione al tomismo di Gaetano Sanseverino (1811-1864),
che fu al centro del neotomismo napoletano.
Questo risvegli dellinteresse per il pensiero scolastico e in particolare tomistico, si trov in armonia con una
tradizione rimasta sempre viva nel pensiero domenicano e fu agevolata dallenciclica del 1879 Aeterni Patris di
Leone XIII, che invitava le scuole ecclesiastiche allinsegnamento di Tommaso.
Due i problemi affrontati dai primi neotomisti (che sono poi i problemi coi quali venivano a confrontarsi con i
pensatori moderni):
il problema della conoscenza
il problema delluomo
A tal proposito ricordiamo MATTEO LIBERATORE (1810-1892) e le sue due opere:
- Della conoscenza intellettuale (1857-58) la conoscenza originariamente presenza della cosa stessa al
soggetto. Lautore espone poi la teoria dellastrazione per spiegare luniversalit dei concetti: latto
originale di intendere lastrarre, ma lastrazione universalizzatrice diversa da quella degli empiristi,
che si caratterizza per un semplice isolamento di un aspetto del dato.
- Del composto umano (1862) il problema del dualismo anima-corpo risolto affermando lunit
sostanziale dei due: lanima la forma sostanziale del corpo.
Altra opera importante quella di TOMMASO ZIGLIARA (1833-1893), Della luce intellettuale e dellontologismo
(1874) dove lautore afferma che la teoria dellilluminazione agostiniana simile alla teoria dellastrazione operata
dallintelletto agente presente in Tommaso23 e differisce dallontologismo24.
Specie per quanto riguarda la natura delluomo, forte fu lesigenza di confrontare le conclusioni filosofiche
con quelle della scienza: GIOVANNI MARIA CARNOLDI (1822-1892) afferm che le teorie scientifiche,
soprattutto quelle medico-biologiche, dovrebbero confermare e verificare le teorie filosofiche.

La neoscolastica di Lovanio (Belgio)


Alle origini della neoscolastica lovaniese sta una cattedra di alta filosofia di S. Tommaso fondata nel 1882
presso lUniversit. La Facolt di Lovanio era cattolica, ma frequentata prevalentemente da laici, e ci dava alla
cattedra tomistica una carattere pi aperto di quello delle altre cattedre. Essa ebbe poi risonanza notevole grazie
23

Lintelletto agente astrae dal fantasma (rappresentazione oggetto derivante dalla conoscenza sensibile) i dati spaziotemporali e costituisce la specie intelligibile, che informa lintelletto possibile e che porta alla creazione del verbum mentis
(concetto).
24
Tesi fondamentale: luomo possiede una visione o intuizione immediata dellente (o dellEnte), in quanto lente si rivela
alluomo stesso.

179

alloperato di DESIR MERCIER (1891-1926), il quale, fra laltro, adoperava il francese e non il latino durante
le sue lezioni. Mercier riun intorno a s un gruppo di altri docenti e nel 1889 fond lInstitut Suprieur de
Philosophie, che dal 1894 ebbe come organo la Revue noscolastique de Philosophie.
Il clima culturale era dominato dal positivismo e si capisce perch Mercier e i suoi collaboratori discutessero
specialmente di problemi posti dalla scienza, in particolare dalle scienze biologiche e dalla psicologia
sperimentale.
- Psicologia (1892) Mercier rivaluta la concezione tomistica dellunit delluomo contro le concezioni
dualistiche di stampo cartesiano
- Le origini della psicologia contemporanea (1897) le concezioni materialistiche delluomo sono sorte come
opposizione allo spiritualismo di derivazione cartesiana
- Criteriologia generale imposta la ricerca sullanalisi degli atti conoscitivi, in particolare dei giudizi necessari
e universali. Confuta la teoria kantiana dei giudizi sintetici a priori e afferma che le proposizioni
matematiche sono espressione di giudizi analitici, che non possono essere negati senza contraddizione.
Tale anche la proposizione lesistenza di ci che contingente esige una causa e poich le nostre
sensazioni sono contingenti, deve esistere una causa di esse da noi distinta.

Il problema gnoseologico
JOSEPH MARCHAL (1878-1944) autore de Le point de dpart de la metaphysique (1926) nel quale afferma, in
relazione al pensiero kantiano, che il giudizio un riconoscimento dellessere. Lessere, che il vero, anche il
fine supremo dellintelligenza, ci che le d valore. In quanto un fine non pu esercitare una causalit se non
reale, nel giudizio (affermazione) il soggetto intelligente ha coscienza di essere determinato da un realt che fine
e valore.
Marchal accetta anche un aspetto della Critica kantiana: la conoscenza oggettiva non possibile senza lapporto
di un elemento che non viene dal dato, ma per il nostro autore tale elemento non la categoria, ma
laffermazione dellessere che luomo scopre come partecipazione allEssere supremo.
L. NOL (1878-1955), discepolo e successore di Mercier a Lovanio, fu uno dei primi, fuori dalla Germania, a
conoscere Husserl e forse anche per questo mise in rilievo il carattere della conoscenza come presenza immediata
del reale.
J. DE TONQUEDEC (1868-1962) assume una posizione analoga a quella di Nol: la conoscenza un dato che
nessuna formula esprime adeguatamente n riesce a spiegare, ma che ognuno trova nella sua esperienza personale. In particolare, il
conoscere umano un vedere in chiaroscuro, inadeguato; di qui la necessit del discorso e del passaggio graduale
e faticoso da nozioni generiche e confuse a conoscenze pi specifiche, anche se perfettibili.

Gilson e Maritain
Due pensatori che hanno contribuito a far conoscere la scolastica come corrente di pensiero e non come una
serie di dottrine imposte dallautorit ecclesiastica.
ETIENNE GILSON (1884-1978) fu in primo luogo uno storico della filosofia medioevale, ma tratt anche di
filosofia teoretica (Lessere e lessenza, 1948). Tommaso dAquino , per lautore, colui che ha il vero concetto
dellessere come actus essendi, non semplicemente come aliquid, essenza. Lessenzialismo, ossia la concezione del
reale come essenza, un difetto in cui cadono praticamente tutte le filosofie tranne quella di San Tommaso. La
metafisica dellessere per Gilson la metafisica dellEsodo (3, 14), dove Dio si rivela a Mos Io Sono Colui che
sono (da intendersi come Io Sono Colui che ).
Gilson sostiene poi il concetto di filosofia cristiana, cio di una filosofia alla quale i dogmi cristiani portano un
contributo di dottrine e non solo un atteggiamento di spirito.

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JAQUES MARITAIN (1882-1973) giunse alla filosofia tomista attraverso una conversione religiosa e nelle sue
teorie manifesta lattenzione minuziosa dei convertiti. Egli cerc sempre il significato attuale delle dottrine
tomistiche.
Sensibile allarte ha elaborato Art e scolastique (1920) e Lintuition cratrice dans lart et dans la posie (1953),
unestetica ispirata a Tommaso.
Ha poi applicato i principi tomistici alla filosofia politica (Umanesimo integrale, 1936) ed stato spesso criticato di
eterodossia in quanto fautore della libert religiosa e oppositore di quei regimi che utilizzano la religione quale
strumento di potere. Forte poi il rispetto per il valore umano, anche se si realizza fuori o contro la Chiesa.
Per quel che riguarda le sue idee pi strettamente filosofiche ricordiamo la tesi del valore oggettivo della
conoscenza umana: la prima verit non il cogito, ma aliquid est, lessere esistente.

La neoscolastica italiana
In Italia il primo neotomismo rimase chiuso nelle universit ecclesiastiche fin quando non fu ripreso dal gruppo
di uomini che AGOSTINO GEMELLI (1878-1959) chiam allUniversit Cattolica del Sacro Cuore da lui
fondata a Milano nel 1921. Gemelli non era filosofo, fu medico e psicologo, ma anche uomo attento alla cultura.
Prima dellUniversit Cattolica fond nel 1909 la Rivista di filosofia neoscolastica, che si ispir alla corrente
lovaniese nellintento di inserirsi nella cultura contemporanea.
In Italia dominava lidealismo neohegeliano e con quello la neoscolastica si proponeva di dialogare, sia sul piano
della storia della filosofia che su quello della filosofia teoretica.

alla storia della filosofia moderna portarono buoni contributi EMILIO CHIOCCHETTI (1880-1951),
francescano e buon conoscitore dellidealismo tedesco, e FRANCESCO OLGIATI (1886-1962), che
apprezzava del pensiero moderno il suo aspetto di concretezza. Egli era poi convinto che ogni filosofia
avesse una tesi fondamentale (anima) e che quando tale tesi fosse inaccettabile, nulla della filosofia
corrispondente poteva essere accettato.
per quanto riguarda la filosofia teoretica ricordiamo:
ANTONIO MASNOVO (1880-1955). Ha inciso profondamente nello spirito dei suoi scolari,
soprattutto per aver inteso la filosofia non come lusso o abilit dialettica, ma come sforzo di risolvere
il problema della vita. Da questo nasce in primo luogo il problema di Dio, problema che non si pone
partendo dal concetto di Dio stesso, ma dallesperienza di un esistente, per vedere se questo rimandi
necessariamente a un Altro e se a questo Altro si possa dare il nome di Dio. I dato da cui si deve partire
il mio hic et nunc diveniente atto di pensiero e a questo si applica il principio ci che diviene non
ha in s la ragione del suo divenire (traduzione dellaristotelico omne quod movetur ab alio movetur), per
concludere allesistenza di un Indivenibile.
Secondo Masnovo poi la gnoseologia non altro che la metodologia della metafisica: nella metafisica si
partiti da una verit di fatto, un giudizio di esistenza. Da questa esperienza si sono tratte le nozioni di
ente e divenire; sulla nozione di ente si formulano i principi di non contraddizione e di ragion
sufficiente, rispetto allente in divenire si formula il principio di causalit. Dalla giustificazione delle realt
di fatto, si passa alla giustificazione delle realt necessarie (questa procedura chiamata subordinatismo
realista genetico concreto, per indicare che si possono giustificare solo affermazioni in concreto).
Per quel che riguarda i rapporti filosofia-religione, Masnovo si rifaceva a S. Agostino, che nelle
Confessioni ci presenta una filosofia che va al cristianesimo, che assoda alcune verit fondamentali, ma
lascia luomo ancora disorientato, nellattesa che venga preso per mano da Dio.
GIUSEPPE ZAMBONI (1875-1950) insegn per diversi anni gnoseologia alla Cattolica e si qualificava
volentieri filosofo analitico, intendendo con termine analitico latteggiamento volto a ricercare i dati
immediati che stanno alla base dei nostri concetti e giudizi. Questo atteggiamento pu ricordare quello
husserliano, ma non cosa certa. Maggiormente sicuro invece uninfluenza su Zamboni di Brentano,
in quanto i brentaniani erano ben conosciuti allUniversit di Padova, dove Zamboni si era formato. Con
181

Brentano egli ha in comune la persuasione che la filosofia sia sapere scientifico e che i dati dai quali essa
deve partire sono i fatti di coscienza poich solo questi sono i soli enti immediatamente evidenti. Per
ente Zamboni intende un soggetto fornito di un proprio actus essendi, latto di essere colto solo nellio e
pi precisamente nellatto di volont. Quando poi il soggetto abbia colto lessere in s in grado di
coglierlo anche in altro, in tutto ci che offra una resistenza allatto della sua volont.
Offr anche spunti interessanti per letica: la legge morale si scopre nellautocoscienza come un
orientamento fondamentale della volont.
Fra i neoscolastici milanesi della seconda generazione ha un posto di spicco GUSTAVO BONTADINI
(1903-1990), che preferisce per definirsi neoclassico, perch, pur intendendo conservare il patrimonio della
scolastica medioevale, si rif direttamente alle fonti classiche di questo pensiero.
Bontadini prese le mosse da uno studio dellidealismo di Gentile, di questo accett il superamento del
cosiddetto dualismo gnoseologico (dualismo di oggetto-soggetto, uomo-natura, pensiero-essere): latto
gentiliano, che corrisponde alla figura speculativa dellintero, costituendo la versione pi pura del concetto di
unit dellesperienza (la realt il soggetto pensante per Gentile) permette di riconoscere in esso la
contraddizione come qualcosa che deve essere tolto.
La metafisica per Bontadini metafisica dellesperienza: il riferimento alla fisica ineliminabile per il costituirsi
della metafisica stessa in quanto il legame con lesperienza implicito nello stesso termine meta-fisica. La
metafisica non viene dopo la fisica, ma la stessa apertura allulteriorit che intrinseca alla fisica stessa. La
metafisica bontadiniana essenzialemente una teologia razionale, attraverso la quale la fisica riceve la sua
salvezza, in quanto non possiede in s ma in altro la sua ragion dessere salvata dalla rapina del nulla. Questo si
comprende meglio approfondendo il pensiero dellautore.
Il discorso bontadiniano si struttura come una protologia (discorso sul fondamento), attraverso la definizione del
fondamento metafisico inteso come ci che toglie la contraddizione derivante dal non-essere dellessere
(divenire). Bontadini si rif direttamente al principio parmenideo o principio di non contraddizione lessere
e non pu non essere. Nellesperienza per limmobilit dellessere viene meno, si fa lesperienza del divenire.
Rispetto a tale aporia il pensiero si costantemente confrontato senza tuttavia trovarne una soluzione. La
filosofia cristiana salva invece lesperienza attraverso il teorema della creazione, in base al quale lImmobile crea
il mobile ex nihilo: il divenire non contraddittorio se pensato come creato dallImmobile e non come realt
originaria. Il teorema di creazione salva dalla contraddittoriet del divenire e mantiene la portata del principio
parmenideo.
Possiamo rilevare una duplice eredit del pensiero di Bontadini:
il discorso breve della metafisica: la metafisica come fondamento del sapere non si propone di
riassumere tutto il sapere, nella consapevolezza dei limiti della conoscenza umana
le linee per il costituirsi delle filosofie seconde, in quanto laporia essere-divenire stata sciolta con
lintroduzione del pensiero cristiano
Sulla peculiarit del concetto tomistico di essere insiste CORNELIO FABRO (1911-1997). Egli ha spesso
messo a confronto la concezione di Tommaso con quella di Heidegger ed daccordo con questultimo
nellaffermare che vi stato nella tradizione occidentale un oblio dellessere, delle differenza ontologica (essereente), ma questo oblio non c in Tommaso dAquino. Lerrore della filosofia occidentale quello stesso
segnalato da Gilson: lessenzialismo. Rispetto a Gilson per Fabro distingue esse da esistenza:
- lesistenza il venire ad essere, luscire dallo stato di possibilit
- lesse tomistico latto di ci che . Il puro essere dunque atto puro, lessere finito invece atto di
unessenza, partecipato dallEssere sussistente (il concetto di esse legato a quello di partecipazione)
In conclusione, questa la definizione generale di Vanni Rovighi delle neoscolastica: se si volessero indicare i
caratteri comuni della neoscolastica si potrebbe osservare che essa la filosofia di uomini di una determinata fede religiosa- pi

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precisamente: cattolica- e si domandano quanto di tale fede giustificabile razionalmente, ma non fanno della loro fede una premessa
o un ingrediente del discorso filosofico.
Un altro aspetto della neoscolastica la valorizzazione del mondo creato, del mondo corporeo specialmente e
limportanza data alle scienze della natura.
Un terzo carattere la concezione della filosofia come philosophia perennis, che pu essere intesa in due
modi:
a. la verit filosofica stata tutta scoperta, s che occorrerebbe solo impararla
b. non ci sono solo le filosofie, opera dei grandi pensatori, ma anche la filosofia come opera dellintera
umanit, opera sempre meglio abbozzata e mai finita e che presuppone sempre il lavoro dei predecessori

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