Fiamma Tarola
© Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in
Filosofia, a.a. 2020/2021
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Il terzo momento è quello della psicologia la quale studia lo spirito come tale. La
ragione è espressione della verità e idealità dello spirito stesso. L’autocoscienza si
pone soggettivamente come intelligenza che, attraverso la ragione, misura il
contenuto oggettivo al di fuori della prima e oggettivamente come volontà, la
quale trae il contenuto da sé stessa e riflettendosi su sé stessa lo paragona ad un
universale. Lo spirito giunge all’unità con esso stesso, le sue determinazioni non
sono più naturali ma concettuali.
indagate le differenziazioni all’interno dei tre popoli, e non le relazioni fra i tre,
che verranno analizzate dalla filosofia della storia. La trattazione delle
determinazioni fra i popoli greci-Lacedemoni, Ateniesi e Tebani- sarà trattata
brevemente dal filosofo, il quale afferma che un approfondimento su tali
differenze è da assegnare alla storia della filosofia. Maggiori differenziazioni vi
sono nei popoli cristiani, che sono gli Italiani, gli spagnoli, i Francesi, gli Inglesi ed i
Germani. Nei popoli meridionali, come gli Italiani e gli Spagnoli, domina
l’individualità che emerge nelle loro singolarità, meno in quelli settentrionali. Si
riscontra un’esaltazione del popolo tedesco, in particolar modo dal punto di vista
culturale, intellettuale e di interazione con il mondo esterno. Tali affermazioni sui
Germani sono da ricondurre ad un forte eurocentrismo, tipico dello spirito
romantico. Dobbiamo tuttavia riconoscere le influenze illuministiche in alcune
considerazioni antropologiche, come quella dell’univocità dell’origine dell’uomo e
dell’eguaglianza dei diritti di ciascun uomo, essendo creatura razionale.
Certamente Hegel fu condizionato da i dibattiti sull’origine della specie umana a
cui parteciparono filosofi del calibro di Kant e Voltaire. Egli ha una prospettiva più
vicina al primo, il quale sosteneva l’origine da un unico uomo, aderendo dunque
al racconto di Adamo ed Eva, e l’eguaglianza fra esseri umani. Voltaire propose
teorie poligeniste nelle quali l’uomo è stato generato da molteplici primi uomini
che hanno dato origine alle varie etnie presenti sul pianeta. Inoltre, H. fu
interessato agli studi medici sulla natura delle razze, nei quali si analizzava le varie
forme del cranio e del triangolo cranico che coinvolge la parte occipitale orecchio-
mandibola, dipendenti dalle differenti etnie.
scuola con la quale egli si avvicina alla universalità della vita. Interessante notare
come molti filosofi successivi ad H. riprenderanno il concetto di individualità e
universalità esaltando il Singolo, l’esistenza individuale e concreta dell’uomo, che
si perde nella descrizione di un Assoluto come quello hegeliano. Un critico di
Hegel, considerato filosofo proto-esistenzialista, fu Kierkegaard per il quale la
ricerca della verità è una attività destinata al Singolo e ha come scopo quello di
comprendere il senso della vita e le proprie scelte. «La verità – afferma
Kierkegaard - è una verità solo quando è verità per me». La filosofia hegeliana si
fonda sulla categoria del necessario, mentre quella di K. sul possibile, ovvero le
scelte. Inoltre, la contraddizione, l’opposizione dell’anima individuale si dissolve
nella sintesi, secondo il processo dialettico hegeliano; per Kierkegaard Hegel ha
ridotto l’uomo ad animale eliminando la contraddizione come peculiarità
dell’uomo, il quale si differenzia dagli animali poiché il Singolo è superiore al
genere (negli animali avviene l’opposto). Alla dialettica hegeliana che culmina
nell’Assoluto, momento sintetico, K. contrappone i tre stadi dell’esistenza
individuale, estetico, etico e religioso. Tornando all’anima singolarizzata, il filosofo
introduce le determinazioni contingenti naturali, del temperamento e del
carattere. Fra le disposizioni naturali abbiamo il genio e il talento (il primo
comprende e va oltre il secondo), che devono essere sviluppati con rigore
“secondo metodi universalmente validi”6. La ragione ha un ruolo primario nel
dominio del talento; in filosofia, afferma Hegel, il genio non è sufficiente. Il
pensiero logico sottomette il genio, il quale diviene libero. La prospettiva del genio
come qualità naturale che deve essere coltivata e che si manifesti solo in uomini
di cultura è stata influenzata ed in parte ereditata da Kant, il quale nella sua
Antropologia pragmatica trattò anche di carattere, contrapposto ad ethos, e dei
quattro temperamenti. Inoltre, H. evidenzia come la virtù non dipenda dal genio,
non sia innata, ma vada pretesa universalmente da ogni uomo. Per quanto
riguarda il temperamento la definizione è più complessa; è indipendente
dall’esterno, dall’azione e l’eticità della sua natura e dalla passione. Il filosofo
precisa come una cultura più elevata contrasti i temperamenti, i quali sono tra
l’altro poco applicabili agli individui, che soventemente ne possiedono più di uno.
I temperamenti sono quattro, come le virtù cardinali: il collerico, il sanguigno, il
flemmatico e il melancolico. Le differenze fra i temperamenti dipendono dal
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Note
Bibliografia di Lavoro
Achella, Etica & Politica / Ethics & Politics, XIV, 2012, 2, pp 8-27