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22/02/2022

L’essenza del cristianesimo – Feuerbach

-Preliminari
Feuerbach, filosofo tedesco, epoca ottocentesca, collocabile all’interno della sinistra hegeliana
(Marx più famoso) definizione problematica.
Riferimento a Hegel, Feuerbach insoddisfatto degli studi della giurisprudenza si è dedicato alla
filosofia e teologia diventando allievo stesso di Hegel. Rapporto importante quello della
filosofia e la teologia, perché in fondo la filosofia si voleva anche una forma conoscenza
razionale di dio (Hegel).
La teologia era strettamente legata a una religione in particolare, il divino cristiano, divinità i
cui tratti costitutivi sono costituiti dalla dogmatica della confessione cristiana. Cristianesimo
NO blocco singolare, ha sperimentato parecchie divisioni, questi autori sono anch'essi il
prodotto di questa divisione, autori e filosofi cresciuti all’interno della confessione di fede
cristiana luterana (chiese così dette riformate o protestanti, sorse pressapoco nel 500 quando
Martin Lutero si mise contro Roma, dichiarando che questa chiesa avesse tradito lo spirito
autentico del Vangelo e della parola apostolica, con l’obbiettivo dunque di riformare la chiesa).
Chiesa che prolifera per 3 secoli sino al tempo di cui ci stiamo occupando.
Al centro del cristianesimo sappiamo esserci 2 concezioni: cristo logica (dio a nostra immagine
e somiglianza) e natura trinitaria di Dio.
Esistevano punti di dissenso sul valore del pontefice, sul carattere di questo o quel sacramento
e sulla loro validità e sulle vie da cui attingere la salvezza (prosecuzione senza fine e autentica
nell’aldilà come vita dell’anima destinata ad una sorte più o meno felice a seconda del quale
l’anima si sia comportata in modo più o meno corretto nella vita terrena, dunque
contraddizione con precetti morali e dottrinali della chiesa).
TESTI SACRI: RECUPERA testi definiti come rivelatori (trasmissione divina di un testo
rivestito di un valore sacrale e salvifico al contenuto del quale quanti considerano autentica
questa scrittura debbano attenersi). Assunzione della verità depositata in un testo scritto →
modello ripreso dall’ebraismo islam con il Corano (libro sacro dettato da dio in cui ci si ripone
la comunicazione di quella che è la verità sacra da perseguire per ottenere la voita eterna dopo
la morte).
TEOLOGIA → a partire dallo studio dei libri sacri sviluppa una dottrina, un corpo di verità/
ordine morale al quale che la comunità che si riconosce in quella chiesa debba attenersi.
FILOSOFIA → essendo per sua origine (cultura e civiltà greca classica) praticando uno studio
delle cose ultime si è trovata in varie occasioni a contendere il terreno alla religione per
riguadagnare a se la fiducia e l’approvazione degli uomini, il caso in età pre-cristiana più
famoso possiamo ben dire ci sia stato con Socrate (4 secoli prima di Cristo ad Atene) fu
condannato a morte perché gli insegnamenti da lui divulgati = incompatibili con la religione
tradizionale greca.
Filosofia pretende di attingere la verità delle cose ultima non per via depositaria in un libro
sacro ma attraverso altre forme di sapere, certamente umane, accessibili all’uomo e riposte in
qualche forma di speciale intuizione che il filosofo vantasse di avere come individuo o come
rappresentante della specie umana o in virtù di un ragionamento (sui principi ultimi della
realtà).
Dualismo tra ragione e fede = elemento caratteristico dell’umanità europea cristiana.
Conflitto sta nel determinare se ai fini della conoscenza di Dio valga di più la ragione o la fede
se l’una e l’altra per vie diverse arrivino alla stessa conoscenza oppure ci sia un divario per cui
la ragione possa arrivare solo sino ad un certo punto in cui debba cedere il passo alla
fede(credere nella verità di qualcosa senza avere delle prove inconfutabili ricavate da noi stessi
e rimettersi a un’autorità es: libro sacro, chiesa con i sui dogmi, quella di un’ispirazione
personale ritenuta”mandata da Dio”).
Dualismo continua sino al tempo di Hegel (rappr. Di una visione della filosofia sviluppata in
un enorme sapere enciclopedico nel quale era in qualche modo assunto e “dimostrato” che la
ragione umana potesse arrivare alla conoscenza dell’ Assoluto (corrispettivo con il quale la
religione cristiana associa con il nome di Dio)).
Hegel affermava che religione insegnava attorno a Dio non sino in fondo dimostrativa adatta al
bisogno dell’uomo dedito ad altre attività che non fossero quelle della ricerca razionale-
filosofica che però soltanto attraverso alla filosofia potesse trovare la sua conferma, religione
dunque fornisce per rappresentazioni (forma figurata) quei concetti che la filosofia svolgeva in
forma astratta e individuale attorno a Dio.
Cristianesimo per Hegel = religione + evoluta + vicina al concetto di verità e di conseguenza
il cristianesimo restava come religione l’interlocutore principale con il quale ogni buon filosofo
dovesse misurarsi.
Già nel corso della filosofia precedente, età dei lumi (700) illuminismo non pochi autori e
pensatori che hanno avanzato non pochi dubbi riguardo all’origine divina del cristianesimo, sul
carattere salutare, alle regole di comportamento insegnate dal cristianesimo.

Quello che già Lutero aveva denigrato riguardo alla chiesa era la libera interpretazione del
fedele era stata negata dal clero e dunque riservata soltanto agli “specialisti” dunque quello che
propone era la cosa che ciascun fedele leggendo i testi sacri potesse trovare la propria chiave di
lettura(idea del libero esame). Iniziò anche un processo di traduzione nelle lingue volgari per
permettere anche a coloro che non o conoscessero il latino di avvicinarsi ai testi sacri.
Questo però si sviluppò oltre quelle che erano le attese dei protestanti e nelle mani dei filosofi
era proceduto sino a mettere in discussione storica-concettuale ciò che vi era tramandato nelle
sacre scritture.

Autori della sinistra hegeliana dunque sono un'espansione particolarmente radicale di questo
attrito tra religione e filosofia, teologia e filosofia che portò questi pensatori a un distacco nei
confronti della religione cristiana tramandata dalla teologia. Filosofia dell’uomo comune, della
strada come preferenza alla religione non solo nel raggiungimento della verità ma anche della
felicità non solo rimandata alla beatitudine eterna ma che dovesse essere raggiunta nella vita
terrena. Cristianesimo dunque costituisce un ostacolo alla ricerca di miglioramento delle
proprie condizioni di vita terrene.
Dunque attraverso la filosofia si passava attraverso un processo di emancipazione sociale la
quale se seguita dal cristianesimo era interesse di coloro che detenevano il potere all’interno
della società lasciate irrealizzate proprio per la funzione della religione come strumento
esercitato sui fedeli sinché questi sopportassero ingiustizie e mali nella vita terrena attendendo
una liberazione nell’aldilà senza potersi emancipare e ribellare dalle ingiustizie terrene.

FEUERBACH non era così orientato sui rapporti di lavoro e produzione per l’emancipazione
degli uomini ma era orientato verso l’idea che ci trattasse per uomo di riscoprire la sua natura
in quanto specie umana e intesa come realtà del mondo in cui siamo immersi, dunque
riscoprire quella natura umana matura che la religione, in particolare cristiana, sarebbe stata
tendente a deformare proprio in quella sua vocazione a istituire un dualismo tra spirito e
materia, tra vita terrena e aldilà, tra Dio e Uomo che per Feuerbach avrebbe rilevato come
radice ultima dell’alienazione (dare ad altri ciò che è nostro) cristiana e infelicità che impedisce
all’uomo di godere a pieno delle sue capacità realizzandosi per quanto si è possibile seguendo
impedimenti posti da noi stessi sul nostro cammino.
Tesi di Feuerbach: l’ Uomo ha fatto di Dio artefice di tutte quelle capacità che egli crede di non
possedere, tutto sta nel concepire che però l’uomo è in grado di arrivarci come specie senza
bisogno di chiamare in causa un ente sovra terreno.
Religione deve sparire per cedere il passo alla filosofia/scienza (+vera), teologia cede il posto
all’antropologia (uomo come realtà ultima dell’universo) inaugurando un periodo nuovo per
l’universo. Religione non necessaria ma solo necessaria di un progresso al cui traguardo vi
sono uomini che finalmente si affrancano da questa presenza (religione stessa).
ESSENZA DEL CRISTIANESIMO Feuerbach prima aveva già iniziato a rivendicare la
natura umana intesa nella sua carnalità nella quale non fosse corretto scindere anima e corpo
(perituro).
Arriva in maniera esplicita a dichiarare qualcosa in più partendo da un elemento autentico della
ragione umana come creatura malata, sofferente e infelice alla quale il clero volesse presentarsi
come la medicina.
Dunque quest’opera ESSENZA ci rimanda a che cosa? Intendiamo la natura profonda, la verità
profonda spogliata di tutto ciò che secondario, resta incontrovertibile, intende dunque andare
alla radice delle cose. Ricerca aldilà delle apparenze di ciò che è per Feuerbach il cristianesimo
(La Filosofia deve saldare i conti e affermare la completa indipendenza dalla religione).

LEZIONE DEL 23/02

Ci troviamo di fronte ad un testo scritto e ripubblicato (2 edizioni-2 prefazioni)

1° edizione 1841.
Mette in discussione il dissenso possibile dei lettori.
Atteggiamento speculativo della filosofia (no modo tradizionale di ragionamento (induzione o
deduzione)) → induce a ragionamento la natura stessa delle cose la quale costituisse la verità
che la filosofia dovesse semplicemente riflettere.
Cristianesimo rappresenta dunque lo stadio ultimo di sviluppo di quel fenomeno che è la
religione oltre il quale dovesse esser dato all’uomo il merito e il diritto di fare a meno della
religione stessa grazie alla filosofia.
Quest’opera non svolge completamente una filosofia della religione ma si limita agli elementi
critici (ci fa subito sapere che l’approccio alla materia è prevalentemente critico e polemico
non tale da riassumere l’intera materia che dovrebbe costituire il soggetto di una vera e propria
filosofia della religione la quale dovrebbe farci comprendere nonostante il lato critico che vi
sono dei lati positivi (cosa si intende per positivo o negativo? Buono o cattivo? Qui nel
linguaggio tecnico religione positiva = religione storica/tramandata quella che rappresenta un
dato di fatto, religione intesa come fenomeno storico non come qualcosa di correlato alla
natura umana ma come fenomeno particolare (determinati popoli, epoche nel corso della
storia)dunque si intende la religione cristiana come si è storicamente costituita)).
Elementi critici della religione, del cristianesimo, solo le rivelazioni relative ai libri sacri che
vanno sotto il nome di nuovo testamento.
Infantile e fantasioso (sviluppo ancora imperfetto della religione → condizione storica della
religione che deve essere superata).
Mitologia (rimanda a una favola, una creazione fantastica rivestita indubbiamente di un
significato importante) cristiana → equiparazione cristianesimo-religioni pagane (ogni
cristianesimo lo negava, per sostituire con religione veridica istituita da Gesù cristo). Vi sono
per Feuerbach però delle realtà fantastiche.
Favola, la tradizione storica a cui Feue. si riferisce è una tradizione in realtà mai esistita, basta
pensare ai vangeli stessi ai molteplici miracoli avvenuti (“saranno veramente successi? Sarà
vero che i pani e i pesci siano stati moltiplicati? Ecc...”). Si può davvero credere a un
concepimento sovrannaturale senza concorso umano? (interrogativi che si inaspriscono) mette
in discussione anche la resurrezione. Natura sovrannaturale, sovra umana del salvatore, questa
rappresentazione stessa, questa metafora è essa stessa una metafora o ha a che fare con la
realtà? Non tutto dunque si deve prendere per veritiero.
Filosofia hegeliana, scolastica che cosa avevano in comune? Pretesa di giustificare fede
mediante ragione → oggetto di fede ai cristiani compatibile con quello a cui la ragione ci
permette di arrivare per attingere a verità importanti ma che non ci sia dissidio tra fede e
ragione. Feue non ha questo punto di vista ma che quei filosofi come Hegel, scolastici (scuole
all’interno delle quali veniva tramandata la filosofia di Aristotele in un senso compatibile con
cristianesimo) = filosofia cavillosa, prende pari pari verità di fede che vuole salvare e cerca
rispetto alla verità di renderle intrinseche anche se in realtà non lo sono.
Accordo tra filo e rel. = falso accordo (si sottomettono tramite proprio arbitrio, quel che
insegna cristianesimo non diverso da ciò che insegna filosofia, a sua volta la rel. Sacrifica a se
stessa la filosofia vietando a quest’ultima il dissenso) fin tanto che è così una delle due fa torto
all’altra (filo e rel sono due modi dell’esperienza umana che divergono tendenzialmente).
Ma dove filo e rel, intese come generale si identificano, si trovano accordate? Soggetto = uomo
che pensa e che crede. Ogni modo di credere è anche un modo di pensare (2 dim. Della vita
spirituale differenti). Ragione e fede dunque si mescolano, quando crediamo qualcosa per fede
conferiamo all’oggetto tutta l’importanza che ascriveremmo ad altri campi a ciò che la ragione
ci insegna. Non possiamo tenere per buono qualcosa per cui abbiamo fede che però
consideriamo tramite la ragione non vero. Dunque la ragione dovrebbe soltanto confermare ciò
che l’uomo crede, il miracolo (tradizione mitologica) non è in contraddizione con la ragione
ma piuttosto qualcosa che deriva dall’onnipotenza divina. Feuerbach viene a domandarsi come
fa l’uomo a credere? In cosa consiste la fede? È evidente proprio che l’uomo non può essere in
quella condizione di scissione descritta prima , che i fedeli arrivano a convincersi ciecamente al
dogmatismo cristiano (evento sovrannaturale e eccezionale che va contro la natura delle cose).
“Certo che le leggi della natura sono quelle che conosciamo ma esiste da qualche parte
un’entità talmente potente da poter sovvertire l’ordine naturale delle cose quando egli desidera
per produrre il miracolo” no difetto di conoscenza umana dunque, miracolo autentico è quello
che non può essere ricondotto alle leggi naturali ma che prende in considerazione intervento
divino (resurrezione, guarigione miracolosa ecc…) miracolo = strumento di persuasione che
viene avvalorato al fine di vincere la scienza.
“Chi coltiva la fede crede sulla base di essa che la sua ragione non possa fare altro che
riconoscerle la possibilità del prodigio la cui ragion d’essere è esterno alla regolazione naturale
degli eventi”.
“Solo quando la fede no più verità che compenetra uomo si mette in luce la
contraddizione della fede con la ragione”. Religione dunque può entrare in crisi = scissione
→ verità che non possono essere accettate. Oggi miracolo = fake news mentre se riferito ai
testi sacri lo accetto come verità.
“Perché i miracoli non avvengono più?” in effetti uomo di fede sin tanto che è coerente con se
stesso dovrebbe credere che ancora oggi i miracoli avvengano. Realtà contraddittoria uomo
moderno dunque. O i miracoli di una volta erano impostura o i miracoli devono poter
succedere ancora oggi.
Differenza essenziale tra fede e ragione: fede e ragione anche quando uomo in pace con se
stesso come credente (crede in verità sovrannaturali “esiste ente in grado di sovvertire ordine
normale delle cose”) vi è concezione ordine del normale e del NON normale, riconosciamo ciò
che è ordinario universale (certe cause corrispondono certi effetti, non effetti mai visti). Fede
dunque ci dice di accettare un effetto particolare, tra fede e ragione a livello anche psicologico
sopravvive questo concetto di eccezione che la ragione stessa ripugna. Dunque dubbio di
conoscenza naturale (eccezione diventa dunque regola, uomo che si pone dubbio di conoscenza
universale della natura). Miracolo spiegato in quanto negato come tale ma ricondotto a un
concetto generale più esteso per la ragione, la religione invece indica come evento particolare
qualcosa di non riconducibile ad altro. Uomo religioso ammette che in casi particolari dio
decide di muoversi in quella direzione di sovvertimento naturale.
Tanti pregano per esaudimento di un aiuto, una guarigione miracolosa ma non avviene spesso,
per altri casi sì, allora uomo di fede comprende che sia Dio a decidere dove spendere il suo
potere. Stessa cosa per la produzione di disordine, guasti “Dio non poteva rendere uomo più
solido? Per proteggerlo dalle sciagure”. → Dio non poteva fare uomo più bravo? Meglio
capace di seguire la retta via? Domande della ragione che assillano uomo di fede il quale deve
rifugiarsi nel mistero per non dubitare.
Se dio è onnipotente perché Ammette il male? Modo per espiare? Per guadagnarsi la
salvezza?
Non vi è via meno tormentata e penosa?
Domande che si pone anche uomo di fede, alle quali risponde con “Volontà divina” che
neanche io credente comprendo ma ESISTE. Mistero che la ragione ripugna.
Per noi è facile credere in un dogmatismo religioso, in una verità nascosta, in ragioni a noi non
concepibili. Noi quando andiamo a dormire siamo certi che quando ci risveglieremo troveremo
la luce. La fede in quanto tale non è la fiducia dell’alternarsi di notte e giorno ma fede
nell’eccezione alla regola non la regola stessa, di conseguenza Feue ci dice che è intrinseco
alla natura della fede andare contro la ragione. Credenze verificate e non, natura vera e
propria della fede è quella di comprendere qualcosa per cui la ragione tenda a suggerirmi che
non è vero. Filosofia pretende dunque di sostituirsi alla religione.

Lezione del 01/03/2022


Uomo in quanto uomo, no appartenente a una cultura, epoca, civiltà o luogo su un pianeta,
essenza = ciò che contraddistingue l’uomo a prescindere da tutto.
Pag. 23 Qual’è il carattere distintivo uomo rispetto ad animali?
Esiste? Possono esservi e vi sono stati dei filosofi che considerano uomini = animali, la
tendenza prevalete però è andata nella direzione di individuare elemento distintivo specie
umana diversa da tutte altre specie che in qualche modo avvalorasse la conclusione che
uomo=animali concetto errato ma che uomo abbia qualcosa in più (nome di ragione). Capacità
di autocontrollo, specifica e riflessiva (Aristotele definiva uomo in quanto tale, secondo la sua
essenza come un animale che procede su due gambe e dotato di ragione).
Feuerbach si discosta in parte da questa tradizione in quanto dice che caratt. Essenziale uomo è
essere portatore di coscienza (no nel senso di aver nozione, sentimento, della propria esistenza
in quanto individuo, perché tutti noi che osserviamo il comportamento degli animali siamo
portati a concludere che anche questi abbiano una nozione di se in quanto individui cioè distinti
da tutte quelle creature che non fanno tutt’uno come “persona”), quello che per lui manca agli
animali facoltà di riconoscimento di se stessi in quanto facenti parte di una specie, dove si ha
coscienza si ha capacità di scienza, la coscienza è la facoltà di specie.
Uomo come animale che va alla ricerca dell’essenza delle cose in quanto ha nozione di se, non
solo come individuo in mezzo ad altri individui. Uomo pur considerato come individuo si
considera come membro di una collettività che come lui condividono come coscienza che per
tanto fanno parte della specie umana e che dunque partecipano ad una storia comune nella
quale tutti siamo chiamati a produrre, realizzare, un tassello che messo insieme a quelli
apportati da tutti i nostri simili contribuisca alla piena realizzazione/dispiegamento della
propria industria, delle proprie potenzialità per un grado completo di sviluppo come una sorta
di opera collettiva.
Specie umana attraverso apporto tutte generazioni riesce come corpo collettivo a realizzare
delle cose e imprese impossibili a individuo che in certo qual modo rappresentano surrogato di
questa nostra fragilità e debolezza individuale che riusciamo a ovviare se ci consideriamo come
membri di una specie. L’uomo ha bisogno di credere in Dio per sopperire a tutto ciò che non
riesce a fare in quanto essere finito, essere superiore che provvede sopperendo debolezza.
Se l’uomo invece acquistasse la nozione di se non solo come individuo ma in maniera
compiuta come membro di una specie ecco che ruolo di Dio si riduce sino a scomparire quando
uomo si rende conto che qualità attribuite a Dio sono in realtà raggiungibili dalla specie umana.
Miracoli che cessano di essere tali se noi consideriamo uomo come membro di una specie
immersa in un cammino storico di progresso nel quale certe cose che una volkta erano
impossibili nel corso del tempo diventeranno possibili.

Pag. 24 Uomo come IO e TU in pari tempo (sola creatura). Uomo come essere in grado di
riflettere, riflessione = qualcosa che rimbalza a noi, attività interiore propria della nostra
coscienza. Nell’uomo stesso la potenzialità di infinito è racchiusa, se uomo fosse realmente
uomo limitato alla finitezza della sua esistenza non arriverebbe nemmeno a concepire la
possibile esistenza di un essere come Dio, dunque qualcosa di infinito in lui esiste, infinito del
quale uomo ha nozione dapprima confusa, nel fatto di sapersi come appartenente della specie
umana, in cui abilità diventano infinite, concorso di ogni uomo diventa infinito.
Cos’è che fa l’uomo uomo? Feuerbach indica tre facoltà: Ragione, Volontà e il Cuore.
Per Feue. sembra riduttivo attribuire a uomo solo la razionalità, anche vita emotiva dell’uomo è
qualcosa di specificamente umano. Libertà è tanto più autentica quanto più la mia azione è
condizionata soltanto da quello che io voglio (Caso limite dato dalla concezione del dovere di
Kant, faccio il dovere per il dovere non per approvazione dunque non sarei completamente
libero) ma Feue non si ferma alla dimensione pratica e morale e aggiunge anche il cuore come
la sede delle passioni, dei sentimenti.
Oggetto della religione = qualcuno che rappresenti al massimo grado queste facoltà della
specie umana.

Pag. 25 Il carattere di queste facoltà è quello per il quale la ragione, la volontà e il cuore sono
fine a se stessi, valori in quanto tali, no in vista di qualcosa d’altro ma il fine ultimo della vita,
sono dunque l’espressione più compiuta della loro essenza in quanto non ricavano la loro
giustificazione da altro.
Il sentimento del divino che l’uomo prova nasce proprio dal fatto che queste facoltà sono
qualcosa che non l’uomo possiede ma qualcosa da cui l’uomo è posseduto.

Pag. 27 ciò che noi facciamo oggetto abbia forza di attrazione che agisce su di noi non perché
l’oggetto detenga davvero questo potere ma lo conferiamo noi, […]
Gli oggetti che noi investiamo di valore sul piano razionale, sentimentale, emotivo, sono
oggetti nei quali noi proiettiamo noi stessi, no ogg considerati separati dalla relazione con noi.

Pag.28 Uomo = Uomo capacità di sapersi parte della specie, qualcuno che ama specchiarsi è
vanitoso (Condanna come vizio), questa attrazione che uomo prova per sua figura non potrebbe
aver origine e degenerare in vanità se non fosse che ciò che all’uomo piace di se sono proprio
quei tratti per i quali che lui è un essere umano e non un’ altra cosa.
Sensazione di occasioni perdute, sensazione di membro della specie umana.
Onniscenza attribuita a Dio è in realtà onniscenza di individuo composto di tanti ndividui che è
il genere umano, il cui sapere accumulato dalle generazioni è ciò che noi proiettiamo nella
figura di Dio come qualcosa di appartenente a lui e non a noi.
La religione nasce da equivoco che uomo attribuisca specie limiti che appartengono a lui come
individuo, uomo può essere però incline a pensare che tutte le possibilità della specie possano
congiungere in un individuo che però riconosce le sue possibilità come limitate allora qui si
aprono le porte alla concezione di Dio (Umanità come finita).
Conclusione difettosa, viziata da una sorta di attaccamento a noi stessi come individui che ciò
che non riesce a noi non riesce a nessuno, nemmeno collettività, ed ecco che la possibilità di
trascendere individualità l’uomo finisce per attribuirla ad un ente non umano. (ultime 8 righe).

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