A differenza degli apologisti orientali, quelli occidentali rivendicano l’originalità della
rivelazione cristiana nei confronti della sapienza pagana, fondando tale convinzione sulla natura pratica e immediata della fede, anziché sulla speculazione. Il maggiore rappresentante dell’apologetica latina è Tertulliano, nato intorno al 160 a Cartagine da genitori pagani. Ebbe un’educazione eccellente e probabilmente esercitò a Roma la professione di avvocato. Convertitosi al cristianesimo, fu ordinato sacerdote e si batté in favore della nuova fede. In seguito aderì alla setta dei montanisti (che annunciavano l’imminente venuta dello Spirito Santo e richiamavano i credenti e la Chiesa al rigore e all’ascesi), per cui cominciò a polemizzare violentemente contro la Chiesa cattolica. Fondò anche una sua propria setta e pare sia vissuto sino alla più tarda vecchiaia. Produsse molti scritti polemici. Pensiero: condanna la filosofia, sostenendo che da essa nascono soltanto le eresie e che i filosofi, quindi, sono i “patriarchi degli eretici” (ad esempio: alcuni gnostici erano stati allievi di Platone o degli stoici; gli epicurei negavano l’immortalità dell’anima; tutti i filosofi erano concordi nel negare la resurrezione della carne; la dialettica del “disgraziato” Aristotele era il più inutile degli strumenti, poiché si adattava a tutte le opinioni); dice che il filosofo e Cristo non hanno niente in comune, definendo il primo “allievo della Grecia” ed il secondo “allievo dei cieli”. Alla luce di tali considerazioni, il detto di Cristo “Cercate e troverete” significa unicamente che bisogna cercare la dottrina cristiana finché non la si è trovata, cioè finché non si giunge a credere in essa. Infatti, come la ricerca esclude il possesso, così il possesso esclude la ricerca: una volta giunti alla fede, non si deve più cercare, altrimenti si precipita nell’eresia. Tertulliano, dunque, esclude l’esigenza di una ricerca che nasca dalla fede e che si alimenti di essa (esigenza che, invece, sarà avvertita da Sant’Agostino). La patristica nei secoli III e IV In questo periodo gli intellettuali cristiani rispondo ad una necessità interna alla Chiesa stessa: costituire la dottrina ecclesiastica in un organismo unico e coerente, fondato su una solida base logica. A tale proposito la continuità che gli apologisti orientali avevano stabilito tra il cristianesimo e il pensiero greco si rinsalda e si approfondisce. Il cristianesimo si presenta, quindi, come la filosofia autentica, che assorbe e porta alla verità il sapere antico, del quale può e deve servirsi per trarre gli elementi e i motivi della propria giustificazione. Un ruolo importante in tal senso fu svolto nell’ambito della scuola catechetica di Alessandria, in cui l’intera sapienza greca veniva utilizzata per gli scopi apologetici del cristianesimo. La scuola raggiunse il suo massimo splendore con Clemente e Origene. Clemente si rifà direttamente a Giustino, sostenendo che in tutti gli uomini, ma specialmente in quelli che si sono dedicati alla filosofia, è presente “una scintilla del Logos divino”, che ha fatto loro scoprire una parte della verità, per quanto non li abbia resi capaci di raggiungere la verità intera, la quale viene rivelata solo dal Cristo. Inoltre in Clemente si trova per la prima esplicita affermazione cristiana dell’infinità di Dio (“l’Uno è indivisibile e, perciò, infinito, in quanto è senza dimensioni e senza limiti”). Origene realizza il primo grande sistema di filosofia cristiana. Probabilmente nacque ad Alessandria alla fine del II secolo, fu a capo della scuola catechetica della città ed in seguito, per le persecuzioni di Caracalla, fu costretto a fuggire a Cesarea, dove fondò una nuova scuola. Morì martire a metà del III secolo, durante la persecuzione di Decio. Scrisse tantissimo, ma a causa dell’editto di Giustiniano contro di lui (543) e di un’accusa di eresia, molto parte dei suoi scritti è andata perduta. Tra le sue opere, è famoso un suo vastissimo Commentario alla Bibbia. Pensiero: - gli apostoli ci hanno tramandato le dottrine fondamentali del cristianesimo, ma non quelle accessorie; per cui, il cristiano che ha ricevuto da Dio la grazia della scienza e della parola ha il compito di interpretare le dottrine fondamentali e di ricavare da quelle le altre; - la Bibbia va interpretata in modo prevalentemente allegorico, per correggere o rigettare gli antropomorfismi presenti in essa; - Dio è superiore all’essere, alla sostanza, alle idee, per cui è una realtà assolutamente spirituale e trascendente; - Dio è il Bene nel senso platonico, giacché solo a Lui appartiene la bontà assoluta, di cui il Logos è l’immagine (non il Bene in sé); - Dio è eterno, mentre l’eternità del Figlio dipende dalla volontà del Padre; Dio è la vita, mentre il Figlio riceve la vita dal Padre; lo Spirito Santo è una forza puramente religiosa, che non ha una funzione specifica nella formazione del mondo; - il mondo sensibile si è formato per la caduta e la degenerazione delle sostanze intellettuali che costituiscono il mondo intelligibile. Come nel Fedro platonico, gli esseri sovrasensibili si sono volti al male per colpa o per pigrizia, ma in ogni caso per un atto libero imputabile solo a loro e non a Dio. Così è iniziata la loro caduta e, da intelligenze che erano, sono divenuti anime, destinate ad abitare in un corpo più o meno luminoso, a seconda della gravità della colpa originaria. Alcune intelligenze sono diventate le anime dei corpi celesti, altre degli angeli, altre ancora degli uomini; le più perverse sono diventate le anime dei diavoli. Tutte le anime, tuttavia, sono destinate a ritornare alla loro condizione originaria di intelligenze e a rientrare nel mondo intelligibile. Il ritorno avviene attraverso una lunga espiazione, che le anime subiscono vivendo in un numero indeterminato di mondi (che si succedono l’uno all’altro) finché non si purificano così da poter essere restituite alla condizione originaria (apocatastasi: ritorno di ogni cosa nell’ordine voluto da Dio, alla fine dei tempi). Anche l’anima dell’uomo segue lo stesso destino, per cui il messaggio cristiano svolge una funzione educativa che riconduce gradualmente alla vita spirituale. La Ragione, o Logos, che si è incarnata in Cristo, illumina progressivamente gli esseri umani e li sollecita a intraprendere la via del ritorno al mondo intelligibile, affinché essi si rendano nuovamente degni dell’eternità. Alla fine tutti gli esseri si risolleveranno e ritorneranno a Dio; e Dio sarà tutto in tutti. Gregorio di Nissa Gli avversari di Origene gli rimproverarono il posto subordinato che egli aveva assegnato al Figlio rispetto al Padre e lo ritennero addirittura responsabile della dottrina di Ario, che negava la natura divina di Cristo (tesi condannata dal Concilio di Nicea, nel 325, che ribadì la piena divinità del Figlio di Dio, identico al Padre nella sostanza e nella perfezione). La dottrina approvata a Nicea fu difesa, tra gli altri, da Gregorio di Nissa, originario della Cappadocia, il quale sostenne che la Trinità di Dio deriva dalla sua stessa perfezione (la sua ragione, a differenza di quella umana, è immutabile ed eterna, e quindi sussiste come persona, ovvero come Logos, o come Figlio di Dio; anche lo Spirito fa parte della sua stessa essenza e procede dal Padre e dal Figlio come un’altra persona che ha la loro medesima sussistenza e la loro medesima eternità). L’unità di Dio si giustifica con l’unità della sostanza delle tre persone. Infatti la sostanza è una realtà unica e semplice che non viene moltiplicata dal numero delle persone (o “ipostasi”) che ne partecipano.
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