diversi interrogativi sull'unit di Dio e sull'uguaglianza di natura appartenente alla Trinit (perch una natura condivisa e non tre nature? Perch un solo Dio e non tre dei?), cos come sorgevano perplessit sulle distinte operazioni ad extra di ciascuna persona divina (come possono esserci operazioni distinte per ciascuna persona se le persone sono inseparabili?), e infine si avanzavano dubbi sulle caratteristiche personali dello Spirito Santo, diverse da quelle del Figlio (come possono essere pensate relazioni differenti del Padre con il Figlio e del Figlio con lo Spirito Santo? Generazione e spirazione, nella loro distinzione, come vanno colte in Dio? ). Con l'affermazione di Dio Trinit Agostino si oppone vigorosamente al subordinazionismo delle persone divine, alle eresie ariane, esclude ogni fantasiosa quaternit, poich le persone divine non possiedono nature distinte, che diventano una natura comune in una quarta divinit;9 possedendo la stessa natura divina, perfettamente uguale in ciascuna di esse, sono l'unica natura divina. Sono consustanziali, coeterne, inseparabili tra loro. Non quindi intenzione di Agostino dimostrare la divinit della seconda e terza persona divina; egli la suppone in quanto affermata nella Sacra Scrittura, ma al tempo stesso fissa criteri esegetico-ermeneutici con i quali prende forma la prospettiva dell'unit e dell'uguaglianza delle tre persone divine, grazie alla quale rendere ragione a Dio Trinit. La divinit del Figlio e dello Spirito Santo era stata ben assicurata e difesa contro gli ariani dai teologi succeduti a Nicea, ma oltre alla delineazione del mistero, occorreva scandagliare la portata teologica dando voce alla ragione, risvegliata e nutrita dalla fede. Ben arduo fu affrontare e sciogliere i nodi problematici a partire dalle diverse formule adottate dai greci una essenza, tre sostanze e dai latini una essenza o sostanza, tre persone e Agostino si prodig in dettagliate distinzioni linguistiche e semantiche ben conoscendo le difficolt in cui s'imbatte l'uomo carnale che non giunge a comprendere i significati teologici della Trinit, perch troppo legato alle rappresentazioni dei corpi e quindi delle masse ed estensioni, e propende a pensare alla Trinit come a un'essenza pi grande di quella di ciascuna delle tre Persone divine, a non ritenere uguali le tre sostanze o persone, quando invece ognuna di esse uguale a ciascun altra singolarmente, essendo tutte e tre persone divine.10 Dopo Tertulliano, la parola persona aveva perso il significato primitivo di maschera, di personaggio del teatro, di ruolo per esprimere il concetto di persona morale usato dei giuristi; il cambiamento divenne ancora pi radicale in riferimento alle argomentazioni teologiche della Trinit di Dio. L'attenzione di Agostino per il concetto di persona fu costante, sempre mirata alla soluzione delle problematiche trinitarie che accendevano greci e latini; innanzitutto chiar la necessit di non intendere il termine persona come predicato: esso chiamato a indicare le relazioni intercorrenti fra i tre soggetti divini, nella loro distinta individualit e nella loro stessa essenza. Quindi, non abbiamo in Agostino la definizione di persona che emerger storicamente pi tardi con Boezio e che fu impiegata per le controversie cristologiche;11 con quel termine l'Ipponate volle proporre una perfezione in s assoluta e al tempo stesso l'indicazione di un soggetto ben individuato e riconoscibile; applicato alla Trinit quel termine consente di parlare delle relazioni che in essa sussistono. Ancora, in Agostino non troviamo la definizione di natura, bench ne possedesse certamente la nozione; egli comunque distingueva i significati di natura e persona, come risulta dall'elaborazione dottrinale della sua opera. Con natura si intende l'essenza Dio e per persona il soggetto sussistente, contraddistinto da essa, in quanto da lui posseduta; tale chiarificazione concorse a far luce sulle relazioni: il Padre non chiamato Padre se non perch ha un Figlio ed il Figlio non chiamato Figlio se non perch ha un Padre, queste non sono denominazioni che riguardano la sostanza. N l'uno n l'altro si riferisce a se stesso, ma l'uno all'altro e queste sono denominazioni che riguardano la relazione e non sono di ordine accidentale perch ci che si chiama Padre e ci che si chiama Figlio eterno ed immutabile. Ecco perch, sebbene non sia la stessa cosa essere Padre ed essere Figlio, tuttavia la sostanza non diversa, perch questi appellativi non appartengono all'ordine della sostanza, ma della relazione; relazione che non un accidente, perch non mutevole.12
attributi ed auspica il loro corretto impiego; egli quindi giunge a fissare un principio regolativo in ordine alle modalit con cui si parla di Dio: tutto ci che viene detto di Dio in senso assoluto va detto con affermazioni distinte di ciascuna persona singola, ossia del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo e al tempo stesso viene detto della Trinit, riferendosi ad essa al singolare e non al plurale. Analoga attenzione e richiesta allorch si esprimono le operazioni della Trinit. Data l'unit dell'essere, ne consegue l'unit dell'operare. In ogni operazione della Trinit vi il concorso di tutte e tre le persone, i tre soggetti divini agiscono, ciascuno sussistente per se stesso e distinto dagli altri, al contempo operano in modo inseparabile l'uno dall'altro. Cos, ad esempio, Agostino afferma con convinzione che nella creazione in azione la Trinit; l'inseparabilit delle tre persone divine nell'azione comporta, tuttavia, una separabilit di esse allorch si manifestano sensibilmente.16 In Dio, l'essere una natura e tre persone non affatto contraddittorio, ci avviene in quanto solo Dio assolutamente semplice e plurale; questo molto difficile da comprendere per i nostri limiti creaturali, per la conoscenza ed espressione che risultano frammentarie in quanto avvengono per gradi, in tempi successivi, infatti necessariamente scandiamo nel tempo ci che di per s unitario. Agostino afferma: con le nostre parole, che hanno certamente un suono sensibile, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo non possono essere nominati se non successivamente e distintamente secondo i tempi corrispondenti alle sillabe di ciascun vocabolo. Evidentemente nella sostanza in cui sussistono, i tre sono una cosa sola: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, identica realt senza alcun movimento temporale, al di sopra di ogni creatura, senza alcuna separazione nel tempo e nello spazio, una sola identica cosa, simultaneamente dall'eternit all'eternit, come l'eternit stessa che non esiste senza verit, essenza, amore.17 Quando parliamo di Dio possiamo partire o dall'unit Dio, dalla sua natura, o dalla Trinit di Dio; indifferente parlare prima dell'uno e poi nell'altro, in quanto inevitabilmente in Dio un aspetto comporta l'altro; mettere l'accento su un aspetto non comporta escludere l'altro. Dio Trinit, non triplice; non si pu parlare soltanto del Padre o soltanto del Figlio poich sono inseparabili; infatti sono sempre l'uno con l'altro, mai solo nell'uno o nell'altro.18 Questo ben spiegato con la dottrina dell'immanenza o meglio dell'inabitazione mutua delle tre persone divine, che dal secolo XII i greci, con S. Giovanni Damasceno, chiamarono pericoresis e i latini circumincessio.19
vivere proprio mentre si sta vivendo, nel sapere di avere una vita umana, dotata di un'anima intelligente e di un corpo, di cui non si pu dubitare, anche se pu affiorare qualche incertezza su eventuali altri elementi che completano e perfezionano l'uomo.30 Se nel Contra academicos Agostino mise a fuoco la consapevolezza delle proprie esperienze sensoriali -- si pu denominare questa consapevolezza coscienza empirica31 -- accompagnata dalla certezza del mondo sensibile in cui esercitiamo i sensi,32 nei Soliloquia la consapevolezza riguarda l'intero soggetto che si coglie esistente e pensante proprio mentre esiste e pensa.33 Il valore dell'esistere non astratto, esso si afferma nel vivere; l'esistere e il vivere, confermati come valori nel Libero arbitrio, consentono di scoprire l' altro valore dell'uomo: il capire (intelligere), con cui in grado di capire se stesso.34 La consapevolezza a questo livello coscienza intellettuale. Questa soglia della coscienza, bench avanzata rispetto alla precedente, non l'ultima. Nel De vera religione si fa strada il lumen rationis, che ha il compito di guidare l'uomo a riflettere, a giudicare, a pervenire alla verit -- il livello della coscienza razionale -- e quindi a trascendersi, ad accogliere la Verit trascendente. Come ulteriore e definitiva confutazione delle posizioni scettiche, Agostino offre nel De civitate Dei la conferma della possibilit dell'uomo di giungere alla certezza e alla verit, a partire dall'esistere (esse), dalla coscienza di esistere (nosse) e dall'amare (diligere) l'esistere e il suo averne coscienza.35 Qualsiasi obiezione che provenga dall'esperienza dell'errore non potr che confermare l'esistere; la coscienza di esistere la coscienza di avere coscienza.36 Agostino ravvisa cos nell'uomo l'immagine di Dio Trinit: l'uomo esiste, conosce, ama; tale spiegazione psicologica del mistero trinitario verr confermata, come presto vedremo, nel De Trinitate; la certezza della propria esistenza personale scaturisce dalla coscienza, certezza cosciente, consapevolezza del proprio esistere (novi esse me), che si potenzia nella coscienza dei propri dinamismi coscienziali (ita novi etiam hoc ipsum, nosse me). Altrettanto si pu dire dell'amore, che aggiunge un terzo elemento di inestimabile valore in cui si approfondisce il valore della coscienza: non posso ingannarmi di amare, poich non m'inganno sulle cose che amo ed anche se esse ingannano, vero che amo cose che ingannano.37 Anche l'amore verso la coscienza di esistere, la coscienza di avere coscienza, vero e certo; inoltre il desiderio della volont di esistere porta con s il desiderio e la volont di essere felici. Qualcuno, allora, potrebbe pensare che Agostino orienti le questioni della coscienza tenendo conto solo della verit e della certezza, senza far spazio a una valutazione dell'uomo che incorra in errori, che sbaglia anche quando ritiene l'errore qualcosa di vero; a questo proposito viene incontro la riflessione presente nell'Enchiridion, in cui Agostino considera l'oggettivit dell'errore e quindi il suo essere un male. Negare l'errore in quanto male o comunque sospendere un giudizio certo su di esso per continuare a dirsi sapienti, come facevano i rappresentanti della Nuova Accademia, viene disapprovato da Agostino, che ancora una volta confuta gli scettici per la contraddizione in cui cadono allorch negano di sapere (scire) ci che non possono non sapere (nescire).38 questo un particolare caso di coscienza razionale che non pu essere negata, anche se ci si illude di negarla. Ogni persona umana chiamata ad essere consapevole del proprio vivere, e quindi dei propri errori, ma quanti pensano di evitare l'errore, non prestando attenzione al loro vivere e non volendone essere consapevoli, si illudono di evitare l'errore; di fatto errano e confermano comunque il loro vivere e, con esso, la possibilit di essere consapevoli della propria scelta. Vi pertanto la consapevolezza di non sapere, come vi quella di voler vivere da nescenti; sebbene quest'ultimo aspetto sia un errore, va tenuto presente che anche quando si erra si vive: anche errando non si pu non avere la convinzione di vivere, non si pu sfuggire alla coscienza di vivere e di sapere. appena il caso di ricordare che in tutti i casi esplorati Agostino non impieg direttamente il termine coscienza n tanto meno autocoscienza, che sono frutto di riflessioni filosofiche a lui successive, ma quanto da lui scoperto nelle analisi psicologiche d forma a una sua personalissima teoria della conoscenza di s, del sapere consapevole, dell'esplorazione interiore che diviene un'originale chiave metodologica per inoltrarsi nell'esplorazione del mistero trinitario.
Indubbiamente Agostino assimil ed elabor la lezione di Plotino nelle Enneadi,41 ma certamente i suoi interessi psicologici acquisirono nuovo vigore dalla riflessione teologica. Indipendentemente dal mistero trinitario Agostino non avrebbe potuto elaborare una teoria filosofica della coscienza nei termini che conosciamo. Che egli abbia ricevuto eredit significative da Platone e da Plotino fuori dubbio, ma solo con esse la ricerca non avrebbe potuto raggiungere la profondit che incontriamo sul tema dell'uomo, immagine di Dio-Trinit. Infatti gli interrogativi che si succedono si raccolgono attorno alla possibilit umana di interrogarsi sulla Trinit, di delineare immagini della Trinit nell'uomo, a partire dall'esperienza di s comportante la consapevolezza del proprio essere personale e dei propri atti.42 Nel De Trinitate si rinvengono molteplici formule che esprimono significati attinenti al mistero trinitario; nell'illustrare i significati teologici, esse mettono in luce in chiave analogica realt, dimensioni appartenenti anche alla persona umana, alla sua vita. Un esempio, tra i tanti, pu essere la formula ispirata a un testo di S. Ilario di Poitiers che present le propriet delle persone divine in termini di aeternitas, species, usus eternit, forma, fruizione rispettivamente per il Padre, per la sua Immagine, per il Dono. Agostino, nell'analizzare i significati teologici, si sofferma sull'Immagine, sui suoi caratteri di proporzione, uguaglianza, rassomiglianza, corrispondenza con la Realt di cui Immagine, per mettere poi in risalto ci che la caratterizza: in essa c' la vita primale e suprema, per la quale vivere non diverso dall'essere, ma la stessa cosa l'essere e il vivere. In essa vi l'intelligenza prima e suprema per la quale non diverso vivere e intendere, ma intendere vivere, essere, tutt'uno.43 Intelligere, vivere, esse, nell'ordine esplicativo di presentazione, se da una parte contrassegnano l'Immagine, dall'altra fanno risaltare la relazione con il Padre, che in essa tutto conosce e fa; di qui l'amplesso del Padre e dell'Immagine che apre alla gioia, alla felicit o beatitudine, la cui fruizione nella Trinit lo Spirito Santo che raggiunge con la sua abbondanza tutte le creature, in proporzione alla loro capacit di vita, nella conservazione del loro ordine, nel riposo del loro luoghi. Nelle creature vi pertanto la traccia (vestigium) della Trinit, questa di tutte le cose summa origo, perfectissima pulchritudo, beatissima delectatio.44 Nella seconda parte dell'opera, dal libro ottavo al quindicesimo, il pensiero di Agostino si dispiega in modo nuovo, ma esso pur sempre conferma e sviluppo del suo piano principale. Egli ha maturato una certezza: occorre cercare Dio interiormente dunque occorre indagare sulla vera dilectio, sul vero amore.45 Vi la tensione nella ricerca (intentio)46 che sorregge Agostino a proseguire la via intrapresa, essa proviene dalla fede che alimenta la conoscenza e fa nutrire la certezza che essa potr compiersi quando Dio sar visto faccia a faccia (1Cor. 13, 12). Ora, nel pellegrinaggio terreno, pu essere d'aiuto parlare dell'uomo come immagine della Trinit, bench sia un'immagine inadeguata rispetto alla profondit del mistero. Essa comunque un'immagine di Dio che risulta familiare, riguarda infatti l'amore, ed pi accessibile allo spirito (mens) di quanto non sia la Trinit. Quando si ama intervengono tre realt: il soggetto che ama, l'amato e l'amore.47 Ogni persona umana ne fa esperienza e con la sua riflessione pu cogliere questa immagine che le appartiene: essa dotata di spirito (mens), di amore (amor), di conoscenza (notitia) allorch ha coscienza di s; tutte e tre le realt, nella loro distinzione e non meno nella loro unit, sono una significativa immagine della Trinit che l'anima umana possiede. nell'uomo interiore che risiede l'immagine di Dio Trinit; conoscere e amare contraddistinguono lo spirito umano; tali dimensioni sono distinte e inseparabili nella vita, anzi costituiscono l'unicit della vita umana stessa, considerata nella sua integralit. Nello spirito, inoltre, c' una trinit ancor pi evidente che quella di memoria, intelligentia, voluntas48:l'uomo ricorda, comprende, ama; lo spirito non pu mai esistere senza ricordarsi di s, senza comprendere s, senza amarsi, sebbene esso non pensi sempre se stesso.49 Questa seconda trinit risulta dall'approfondimento della prima. L'intelligenza e la volont sono le facolt proprie dello spirito, che procedono dalla memoria; esse sono tre cose distinte ma unitariamente costituiscono una vita, non sono tre sostanze, ma una sostanza, le reciproche relazioni tra esse concorrono a ricomporre l'unit: ho memoria di aver memoria, intelligenza e volont. Ho intelligenza di intendere, volere e ricordare. Ho volont di volere, di ricordare, di intendere. Con la mia memoria abbraccio insieme la mia memoria, intelligenza e volont50 . Va chiarito che questa trinit umana non immagine di Dio semplicemente perch lo spirito ricorda se stesso, si comprende, si ama; il suo senso non nell'autoreferenzialit, ma nella sua capacit di ricordare, comprendere, amare Dio, il Creatore dal quale dipende.51 negli ultimi libri che Agostino, completando la sua riflessione, giunge a distinguere la scienza dalla sapienza, in entrambe si riversa tutto ci che dell'uomo, ma con modalit differenziate: nella prima vi un'immagine meno perfetta della Trinit poich non trascende se stessa; solo nella seconda lo spirito giunge a conoscere, ricordare, amare il Creatore. Magistralmente Agostino stabilisce un costante confronto dialettico. Da una parte la somiglianza con la Trinit divina comporta il riconoscimento della dissomiglianza della trinit umana, dall'altra la scoperta in se stesso dell'immagine della Trinit conduce il soggetto umano a relazionarsi pi personalmente con Dio Trinit. Per un verso, le varie immagini trinitarie umane non sono perfette, per l'altro verso esse sono quanto di migliore vi possa essere in lui; esse mirabilmente sono nell'uomo, ma va detto subito che non sono l'uomo.52 Nella riflessione teologica contemporanea vi chi mostra perplessit sulle similitudini e sulle immagini, soprattutto sull'uso
dell'analogia psicologica per accostarsi oggi alla vita delle persone divine;53 non entriamo in merito ad esse, ma riteniamo che l'indagine agostiniana, nelle sue innumerevoli implicazioni teologiche e filosofiche offra un modello interpretativo che non possa relegarsi al passato, proprio perch traccia l'itinerario speculativo attraverso cui l'uomo, conoscendo se stesso, pu riconoscersi creato e amato da Dio.
7. Rilievi conclusivi
Il De Trinitate di Agostino l'opera di un gigante del pensiero e della fede. Nell'ambito di quanto stato proposto, ne focalizziamo le ragioni in ordine ai tratti pi cospicui. 1. Agostino svolse un notevole lavoro critico, a partire dall'incessante critica allo scetticismo dell'Accademia; essa, oltre il valore della confutazione degli accademici, raggiunge risultati particolarmente interessanti in ordine all'affermazione dell'ordine intelligibile della verit e quindi al suo reale raggiungimento nel pensiero, grazie alla consapevolezza di pensare. La sua criticit sempre accompagnata da note di carattere antropologico-esistenziale. La riflessione del De Trinitate porta l'uomo a cogliersi come pensante e come vivente; come tale, lo porta altres a cogliere la certezza incontrovertibile della propria esistenza. Anche in ordine al credere, il pensiero esercita un ruolo primario, per Agostino il credere stato sempre una particolare forma di pensiero: Lo stesso credere null'altro che pensare assentendo [...] Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede [...] La fede se non pensata nulla.54 Va subito detto che Agostino distinse pensare e conoscere, cogitare e cognoscere (nosse), cogitare e scire55 e quindi cogitatioe scientia, resa possibile quest'ultima dalla notitia, cio dalla presenza della coscienza a se stessa, dal ricordo che ha di se stessa. Il pensiero non quindi soltanto cogitatio dell'oggetto, qualunque esso sia; quando lo spirito si coglie con il pensiero (cogitatione) giunge a comprendersi e a riconoscersi, esso genera dunque questa intelligenza (intellectum) e questa conoscenza di s (cognitionem suam).56 Agostino pot riuscire mirabilmente a esprimere tutto ci grazie a una motivazione profonda che guid tutta la sua ricerca e che troviamo nei Soliloquia: Deum et animam scire cupio.57 La riflessione sul mistero dell'anima umana non pu allora tematizzare solo l'anima per se stessa o isolatamente, ma esige una ricerca filosofica vissuta come processo d'interiorit in cui si attui il suo trascendersi; pertanto quel processo dovr affermarsi come processo di trascendenza.58 quanto avviene con il pensiero riflessivo che conduce a scoprire e valorizzare la dimensione di consapevolezza del soggetto per aprirlo al rapporto con Dio Trinit. Il vero onore dell'uomo consiste nell'essere l'immagine e la somiglianza di Dio, immagine che non si conserva se non andando verso Colui dal quale impressa.59 Scoprire se stessi come immagine di Dio quanto di pi nobile possa desiderare lo spirito umano, tale immagine va cercata proprio nello spirito con cui l'uomo gi conosce e si conosce. Quantunque lo spirito umano non abbia la stessa natura di Dio, questa immagine va cercata e trovata nella natura umana, e perch questo possa venire necessario che lo spirito debba essere considerato in se stesso; e questa la condizione perch esso possa essere partecipe di Dio. Con una profonda comprensione antropologica Agostino afferma: anche quando lo spirito degradato e deforme per la perdita della partecipazione a Dio, resta tuttavia immagine di Dio; perch esso immagine di Dio in quanto capace di Dio e pu essere partecipe di lui.60 I testi della Scrittura, contenenti la rivelazione cristiana, costituiscono il luogo in cui si possono incontrare, confrontare, sviluppare il pensiero teologico e il pensiero filosofico. L'uno e l'altro sono chiamati ad avere ciascuno i propri interrogativi, i propri metodi d'indagine; ma entrambi attestano i percorsi dell'uomo verso la verit. Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e a sua somiglianza: questa affermazione di Genesi trova nel De Trinitate di Agostino chiavi ermeneutiche teologiche e filosofiche particolarmente feconde che, lungi da sovrapporsi o da promuovere solo un abile intreccio di contenuti, danno luogo a riflessioni destinate a organizzare un particolare modo di intendere e impiegare il discorso teologico e il discorso filosofico. Non si tratta ci collegare o applicare artificiosamente conoscenze filosofiche a verit rivelate, n di far soltanto derivare da conoscenze biblico-teologiche contenuti filosofici, si tratta di penetrare con l'intelligenza il mistero. Per Agostino, innanzi tutto, mistero quello di Dio Trinit, ma esso rinvia anche al mistero dell'uomo, chiamato a familiarizzare col mistero trinitario, a scoprirsi vestigio della Trinit. La scoperta della struttura trinitaria dell'anima, grazie all'investigazione dell'intellectus fidei, mentre prende forma di teorizzazione filosofica, investe l'ambito del pensiero teologico: ... quando verr la visione faccia a faccia che ci promessa, la vedremo con molta maggiore chiarezza e certezza di quanto ora vediamo la sua immagine che noi siamo.61 Dall'interpretazione trinitaria di Agostino emerge, cos, un peculiare significato del pensiero cristiano: nell'amore di Dio che l'uomo, immagine della Trinit, si perfeziona.
2.
3.
4.
Rosanna Finamore. La riflessione trinitaria in Agostino d'Ippona. L'uomo, immagine di Dio Trinit. Elaborare l'esperienza di Dio [in linea], Atti del Convegno La Trinit, Roma 26-28 maggio 2009, disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/teologia/>, [**59 B].
Note
1. Tra gli altri richiami, oltre a quelli delle Epistolae, vanno ricordati: Confessiones, XIII,11,12; De Agone christiano, 13,15-16,18; De beata vita 4,35; De Civitate Dei, 1,10; 24-30; De doctrina christiana I,5,5; De fide et symbolo, 2,34,5; 9,16-21; Enarratio in Psalmos 1,5; Sermones 52 139; Tractatus in Joannis Evangelium 1,8;18,3-6;20,3-11; 71,2; De praedestinatione sanctorum 8,13. Testo Cf. De Trinitate, 1,5.8. Testo Come egli stesso confid, le opere in lingua latina al suo tempo scarseggiavano e quelle greche aveva difficolt a leggerle. Testo De Trinitate, 3,1. Per la traduzione italiana verr impiegato: S. AGOSTINO, De Trinitate / La Trinit, Testo latino dall'Edizione Maurina confrontato con l'edizione del Corpus Christianorum, tr. it. di Giuseppe Beschin, Nuova Biblioteca Agostiniana, edizione latino-italiana volume 4, Citt Nuova Editrice, Roma 1987. Testo De Trinitate,5,1. Per la citazione paolina: 1 Cor.13,12. Testo Epistolae, 174. indirizzata ad Aurelio, vescovo di Cartagine; la lettera nei suoi contenuti costituisce un prologo alDe Trinitate. Circa la datazione sono state formulate diverse ipotesi; orientativamente si pu collocare l'inizio del De Trinitate nel 399 e la sua conclusione nel 420 circa. Per la datazione delle opere si riscontrano variazioni tra gli studiosi. La composizione dell'opera avvenne in due tappe: dapprima Agostino compose i libri I-XII, pubblicati inizialmente senza il suo permesso per l'impaziente desiderio di leggerli da parte dei suoi amici, e poi il libri finali XIII-XV. Testo De Trinitate, 1,1. Testo Il simbolo apostolico e quello niceno-costantinopolitano erano ben noti e impiegati da Agostino sacerdote e vescovo. In particolare, il secondo formula la fede attorno all'unicit di Dio, alla natura di Ges: egli consustanziale al Padre, generato e non creato, eterno come il Padre, allo Spirito Santo : quale Signore e datore di vita procede dal Padre, adorato e glorificato,ma manca in esso il riferimento esplicito alla Trinit e pertanto risulta meno didascalico e incisivo per le questioni trinitarie di quello atanasiano, come pu risultare dal seguente confronto, anche se parziale. [...] La fede cattolica questa: che veneriamo un unico Dio nella Trinit e la Trinit nell'unit. Senza confondere le persone, e senza separare la sostanza. Una infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, ed altra quella dello Spirito Santo. Ma Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola divinit, con uguale gloria e coeterna maest. Quale il Padre, tale il Figlio, tale lo Spirito Santo [...]. Il Padre Dio, il Figlio Dio, lo Spirito Santo Dio. E tuttavia non vi sono tre dei, ma un solo Dio. Signore il Padre, Signore il Figlio, Signore lo Spirito Santo. E tuttavia non vi sono tre Signori, ma un solo Signore[...]. Il Padre non stato fatto da alcuno: n creato, n generato. Il Figlio dal solo Padre: non fatto, n creato, ma generato. Lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio: non fatto, n creato, n generato, ma da essi procedente [...]. E in questa Trinit non v' nulla che sia prima o dopo, nulla di maggiore o minore: ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali. Cosicch in tutto, come gi detto prima, va venerata l'unit nella Trinit e la Trinit nell'unit [...]. Quicumque vult, Breviario Romano: Ufficio di Prima nella Festa della SS. Trinit. Testo Epistolae, 120,13. Testo Cfr. De Trinitate,7,6,11. Testo Cf. Boezio, De persona et duabus naturis contra Eutychen et Nestorium. Testo Trinit, 5,5, 6. Agostino si esprime sia in termini di sostanza, che per i latini era ricorrente, sia in termini di essenza in riferimento ai greci che impiegavano ousa. Il De civitate Dei afferma pure le relazioni divine come costitutive dell'essere di ogni persona divina. Cf. De civitate Dei 11, 10,11. Testo De Trinitate, 5,8,9. Testo
2. 3. 4.
5. 6.
7. 8.
13.
14. 15.
Ibidem. Testo In tutto il libro sesto Agostino impegnato ad affermare contro gli ariani l'uguaglianza perfetta delle tre persone divine; non vi alcuna contraddizione nell'affermare l'identit di sostanza e la trinit di persone. Fra le tre persone vi una mutua immanenza per cui Dio si pu dire trino ma non triplice. Testo Come accadde per lo Spirito Santo, che si manifest sotto forma di colomba o di lingue di fuoco. Testo De Trinitate, 4,21,30. Testo De Trinitate, 6, 7,9. Testo La circumincessio pu essere distinta in psicologica e ontologica. Cf. B. Lonergan, The Triune God: Systematics, translated from De Deo Trino: Pars Systematica (1964), by Michael G. Shields, edited by Robert M. Doran and H. Daniel Monsour, Collected Works of Bernard Lonergan, 12, University of Toronto Press, Toronto Buffalo London 1988, Assertion 13, pp. 413-420. Testo
20. De Trinitate, 1, 2,4. Testo 21. Agostino puntualmente analizza vari passi fin dall'inizio dell'opera. Cf. De Trinitate, 1,6,12-13. Testo
22. De Trinitate,2,1,3. Testo 23. De Trinitate,1,8,18. Testo 24. De Trinitate,5,16,17. Testo 25. De Trinitate,5,13,14. Testo 26. Ibidem. Testo 27. De Trinitate, 15,17,27. Testo
28. Gi nel precedente libro Agostino aveva dibattuto la questione dell'uomo immagine della Trinit. Cfr. De Trinitate, 7,6,12, ma nel Libro ottavo che essa viene sottoposta a una particolare teorizzazione filosofica. Testo 29. L'illuminazione proviene da Dio e la fede illumina la ragione; a questo riguardo non ci pu essere spazio per alcuna esitazione: se qualcosa resta ancora oscuro per la nostra intelligenza, non ci allontaneremo dalla fermezza della fede. Trinit, 8,1,1. Testo 30. Vita beata, II,7. In Trinit 15,12,21, all'interno di una riflessione pi ampia Agostino confermer con una scienza interna che noi sappiamo di vivere. Testo 31. Attingiamo la denominazione dei vari livelli di coscienza, pur nell'unit sua propria, dal pensiero di B. Lonergan, filosofo e teologo canadese del XX secolo, estimatore di S. Agostino e studioso di S. Tommaso, cf. B. Lonergan,Insight: A Study of Human Understanding (1957), edited by F.E. Crowe and R.M. Doran, Collected Works of Bernard Lonergan, vol. 3, University of Toronto Press, Toronto 1992, tr. it. Insight. Uno studio del comprendere umano, a cura di S. Muratore e N. Spaccapelo, Opere di Bernard J.F. Lonergan, vol. 3, Citt Nuova, Roma 2007; Id., Method in Theology (1972), University of Toronto Press, Toronto 2003; tr. it. Il Metodo in teologia, a cura di S. Muratore e N. Spaccapelo, Opere di Bernard J.F.Lonergan, vol. 14, Citt Nuova Editrice, Roma 2001. Per i riferimenti specifici all'interpretazione agostiniana cf. S. Biolo, La coscienza nel De Trinitate di S. Agostino, Libreria Editrice dell'Universit Gregoriana, Roma 1969. Testo
32. Cf, Contra academicos, III, XI,26. Testo 33. Soliloquia, II, I, 1. Testo 34. De Libero arbitrio,II, III,7. Testo 35. Cf. De civitate Dei, 11,26. Testo 36. Ibidem. Si fallor sum, 'Se mi inganno esisto'. Chi non esiste non si pu neanche ingannare e per questo esisto se mi inganno. E poich esisto se mi inganno, non posso ingannarmi di esistere, [...] Senza dubbio non m'inganno nel fatto che ho coscienza di esistere. Ne consegue che anche dal fatto che ho coscienza di avere coscienza non m'inganno. Testo 37. De civitate Dei, 11,26. Testo
38. Enchiridion, VII,20. Imo nescire se dicunt, quod nescire non possunt. Testo
39. Confessiones, XIII,11,12. Testo 40. Ibidem. Testo 41. Plotino, Enneadi, 4,10,6-9. In Plotino la coscienza si delinea come riflessione che pervade tutta l'interiorit, il pensiero si rivolge allora a se stesso, attua un ripiegamento che si allontana dalle attivit esterne per fissarsi su di s in una sorta di lucidit nuova che richiede immobilit. Tale ripiegamento propriamente la coscienza; con essa l'uomo scopre la propria interiorit, quale via che lo ricongiunger all'Uno. Prima di Plotino, Platone nel Carmideaveva posto la distinzione tra le cose della natura e dell'anima cosciente. Testo
42. La coscienza di s non si esaurisce nel rilievo fenomenologico di cogliersi consapevoli, ma si proietta oltre se stessa interrogandosi sulle persone della Trinit. Chi potrebbe concepire facilmente se in Dio la fusione di quei tre principi sia la Trinit, se essi a ciascuna delle persone convengano o se la Trinit, nella sua semplicit e infinit debba dirsi esistente, nota a se stessa, bastante a se stessa, immutabilmente identica nell'immensa grandezza dell'unit?Confessiones, XIII,11. Testo 43. De Trinitate, 6,10,11. Testo 44. De Trinitate, 6,10,12. Testo 45. De Trinitate 8,7,10. Testo 46. De Trinitate, 9,1,1. Testo 47. De Trinitate, 9,2,2. Cf. anche 9.3.3: lo spirito (mens) per amare se stesso deve avere coscienza di s mentre si conosce (notitia); conosce anche se stesso per mezzo di se stesso. Testo
48. De Trinitate, 10,11,17. Testo 49. De Trinitate, 15,3,5. Testo 50. De Trinitate, 10,11,18. La memoria e la facolt con cui l'anima si rende presente a se stessa ed presente a Dio che parla interiormente. Agostino ben lontano dai significati della reminiscenza platonica. Testo 51. De Trinitate,14,12,15. in questo modo che si rende sapiente. Sar dunque sapiente non per proprie capacit ma per la partecipazione alla luce che proviene da Dio. Testo
52. De Trinitate,15, 7,11. Testo 53. Cf. A. Milano, Trinit, in Dizionario Teologico Interdisciplinare, Marietti, Casale Monferrato (AL) 1977, vol. 3, p. 493. Testo 54. De praedestinatione sanctorum, 2,5. La citazione presente in Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, 79. Testo 55. Cf. De Trinitate, 10,5,7. Testo
58. M.F. Sciacca, Sant'Agostino, Morcelliana, Brescia 1949, pp.130-132. Testo 59. De Trinitate, 12,11,16. Agostino si era nutrito della letteratura latina, da giovane era rimasto affascinato dalla lettura dell'Ortensio di Cicerone che proponeva i valori filosofici come quelli pi consoni a far risaltare, attraverso un'educazione liberale, l'onore dell'uomo. L'onore viene ora letto in chiave filosofico-teologica cristiana. Testo 60. De Trinitate, 14,8,11. Testo 61. De Trinitate, 15,23,44. Testo
http://mondodomani.org/teologia/finamore2011.htm