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RUDOLF STEINER

I MISTERI
DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO

Due conferenze
tenute il 19 e 26 marzo 1907 a Berlino
da uno scritto non riveduto dal conferenziere
tradotto dall’edizione del 1930 del libro
“Die Mysterien des Geistes, des Sohnes und des Vaters”
Philosophisch-Anthroposophischer Verlag am Goetheanum
l
IL MISTERO DEL SANGUE
ED IL PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO.
Berlino, 19 marzo 1907,
conferenza del dott. Rudolf Steiner.
Titolo originale: Das Mysterium des Blutes und die Sünde wider den Heiligen Geist.
Non inclusa nell’opera omnia.
Tratto da “Die Mysterien des Geistes, des Sohnes und des Vaters”
(I misteri del Padre, del Figlio e dello Spirito).

Oggi, vogliamo prendere un’espressione come fondamento alla nostra trattazione,


un’espressione che a molti appare incomprensibile, o per lo meno difficilmente comprensibile, e
che si può comprendere soltanto se si collega ad essa il senso esoterico più profondo. La massima
che oggi ci introdurrà ancora più a fondo nello spirito e nel senso del Cristianesimo è:” Tutti i
peccati possono venire rimessi, eccetto quello contro lo Spirito Santo”.
In effetti, in tali parole, si trova il senso e la missione del Cristianesimo ed essa trova la sua
espressione in una concezione del mondo fondata sulla scienza dello spirito: essa è il giusto
strumento per svelare il senso più profondo che giace nascosto in tali parole. La scienza dello
spirito non vuole fondare una nuova fede né una nuova setta; il tempo in cui nuove concezioni di
fede o nuove religioni speciali potevano venire fondate è passato; il compito del futuro sta
nell’elaborazione delle diverse religioni esistenti, verso una grande religione unitaria dell’umanità.
La scienza dello spirito non vuole predicare nessuna nuova religione; essa, piuttosto, è lo
strumento per insegnare a capire le diverse religioni: le profonde verità che vi si trovano, alla fine
sono una, ed una sola cosa!
Il tratto del tempo, ha come direzione la trivializzazione delle verità religiose. Prendendo le
mosse da questo punto di vista, si fa passare volentieri Gesù Cristo come “il modesto uomo di
Nazareth” ; lo si fa passare volentieri come una specie di ideale umano superiore, circa come si fa
passare Socrate, Platone, Goethe ed altri ancora, come degli ideali; non si desidera trarlo fuori dal
niveau dell’umanità; molto si è lontani dal fatto di riconoscere che in questo Gesù Cristo ha avuto
dimora qualcosa che si è erto ben oltre l’umanità.
Ma per dare, per lo meno come presagio, un fondamento al mistero di Gesù Cristo,
dobbiamo far luce profondamente nelle questioni gnostiche antiche. Dobbiamo far richiamo a tutta
la saggezza umana per imparare a capire ciò che è successo fra il primo ed il trentatreesimo anno
della nostra era.
Sicuramente i documenti antichi non sono qui per essere esposti in trivialità, e non c’è
saggezza che sia abbastanza tale per svelare il senso profondo che giace in tale mistero.
Certo è vero, che la sua comprensione deve essere portata vicino a chi è di indole modesta,
ma è anche vero che è tanto profonda, tanto saggia, che nessuna saggezza è sufficiente per valutare
la sua intera profondità.
Da questo punto di vista, con questa disposizione, vogliamo infine far luce su cosa si intende
nel Cristianesimo, nel Cristianesimo realmente esoterico, con: “Spirito Santo, Figlio, che viene
detto anche Verbo o Logos, e con Padre.” - Non vogliamo penetrare nel significato di questi
concetti attraverso speculazioni filosofiche, e non vogliamo apportarvi arbitrariamente nessun
significato. Il senso di ciò è stato posto dagli iniziati, e dobbiamo attenerci a ciò che è stato
insegnato nelle scuole degli iniziati cristiani. E’ un male quando si testa la Bibbia e quando si
specula su cosa significa questo o quello. Sappiamo che esistono scuole in cui ne viene insegnato
il significato già da tempi antichi, molto antichi, ed è sempre il medesimo significato; non vi fu
mai un sapere diverso, mai vi furono punti di vista diversi.
Se ci rifacciamo a ciò che è entrato, per lo più superficialmente, nella storia, troviamo la
scuola esoterica che Paolo aveva ad Atene: la scuola di Dionigi.
Gli eruditi sono per lo più abituati a parlare di pseudo-Dionigi, perché non vi sono scritti a
sufficienza da provare l’esistenza di tale scuola; appena nel sesto secolo dopo Cristo ne troviamo
testimonianze scritte.
Dobbiamo però chiarirci il fatto che, per quanto riguarda l’uso di mettere le cose per iscritto,
i costumi sono essenzialmente cambiati. Quando, al giorno d’oggi, una persona ha delle idee
intelligenti, non può fare a meno di rivestirle di inchiostro e di farle svolazzare nel mondo. Allora i
pensieri più profondi erano severamente preservati dalla pubblicità; non venivano lanciati in testa
ad una qualunque persona, li si dava soltanto a chi si conosceva, soltanto a qualcuno che si era
ritenuto degno di accostarli. Soltanto chi aveva il senso della veridicità aveva il permesso di
ricevere le verità; in colui che pieno di dedizione apriva il suo cuore, in pieno sentimento, alle
verità, esse affluivano. Ciò che il discepolo doveva acquisire era silenzio, un anelito profondo, un
sentire dedito alle verità superiori. Questa è una visione del tutto diversa da quella odierna; in
effetti, oggi, una persona qualunque, può ricevere quelle verità indifferentemente con quale
disposizione d’animo essa vi acceda. A quel tempo si era dell’avviso che non si potesse ricevere
indifferentemente una verità come quella, per esempio, sul cielo stellato. Ci si rendeva conto che,
se si voleva far agire su di sé queste verità, si doveva fare i conti anche con queste disposizioni
d’animo; si consideravano dapprima, con disposizione pura ed elevata, verità semplici come quelle
matematiche, e fintantoché non gli veniva permesso l’accesso alle verità, la preparazione del
discepolo consisteva nell’educazione di questo giusto sentimento.
Così fu anche nella scuola di Paolo; i discepoli venivano preparati fino negli aspetti più
intimi, fintantoché non veniva loro permesso di andare incontro alle più alte verità. E questa
preparazione, come l’insegnamento conseguente, avveniva oralmente, di bocca in bocca; lo spirito
vivente passò da maestro a discepolo per molto tempo ed i portatori di verità esoteriche, i più
profondi iniziati, portavano sempre lo stesso nome. E così anche chi scriveva nel sesto secolo nella
scuola di Dionigi, portava il nome di Dionigi stesso.
Queste sono cose che si devono sapere per poter giudicare correttamente quando si parla di
Pseudo-Dionigi. Oggi, ed ora, vogliamo dibattere nel senso del Cristianesimo esoterico, sul senso
profondo di “Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Nella conferenza sul Padre Nostro (*) abbiamo ampliato l’argomento proprio in questo
senso. Abbiamo fatto conoscenza di quello che nel divino si esprime nei tre arti superiori
dell’uomo; abbiamo sentito che dietro il “Padre” si trova la volontà divina, dietro il “Regno”, la
parola, il Logos, dietro il “Nome” lo Spirito Santo.
Oggi vogliamo parlare, da un altro punto di vista, di questi tre arti, così come essi furono
trattati nella scuola esoterica cristiana. Brevemente, vogliamo condurre ora di fronte alla nostra
anima la relazione esistente fra parti inferiori e superiori dell’uomo. Abbiamo sempre insegnato
che l’uomo consiste di corpo fisico, eterico, ed astrale; all’interno di quest’ultimo vive l’Io - e
questa era la cosiddetta sacra quadruplicità. Siamo pure venuti a conoscenza del fatto che nel corso
dello sviluppo umano i primi tre corpi si sono trasformati. L’”Io” trasforma il corpo astrale, che è
portatore di passioni, impulsi e desideri; lo si potrebbe chiamare anche il corpo della coscienza.
Anche nel Cristianesimo esoterico si insegnava a nobilitare, a purificare, a chiarificare questo
corpo. E nella misura in cui ciò accadeva lo si chiamava lavoro dello Spirito Santo. Si poteva dire
che quella parte del corpo astrale purificata dal sé spirituale, il Manas veniva definita nel
Cristianesimo come “afferrata dallo Spirito Santo.”
Sappiamo che l’Io, trasformando, agisce anche sul corpo eterico; ora ciò è più difficile. Sul
corpo eterico agisce cambiando e nobilitando solo ciò che l’uomo raccoglie in sé nell’arte e nella
religione. L’arte vede ed anela all’eterno; l’eterno traspare attraverso di lei e gli impulsi dell’arte
agiscono più fortemente per la nobilitazione dell’uomo, di tutti i precetti della morale. Ma nel
modo più forte possibile, agiscono solo gli impulsi religiosi! Chi, con raccoglimento pieno di
dedizione, rivolge lo sguardo all’eterno, chi a lui si apre e lo fa affluire a sé, incorpora lo spirito
vitale, il Buddhi, che nel senso cristiano è il Logos, il Cristo. Questo, nel Cristianesimo esoterico,
viene chiamato “ accogliere in sé il Cristo”.
Per chiarificarvi il terzo arto, l’incorporazione del Padre, mi dovete permettere una piccola
digressione.
Vi prego di tenere sempre a mente che la scienza dello spirito non è assolutamente una grigia
teoria, altrimenti correreste il pericolo di formare una setta. No, essa vuole agire nella vita
quotidiana, nello spirito di purificazione, vuole passare e spiritualizzare, perché è conoscenza
spirituale pratica. Non vuole almanaccare, non vuole elucubrare, essa vuole che lo spirito scorra
nell’intera nostra cultura, e in questa direzione presta attenzione anche al pratico. Se vi trovate
immersi nella vita, se migliaia di impressioni della vita affluiscono a voi, ciò che vivete è solo una
parte delle vostre esperienze generali. Chi non considera ciò, non può concepire i segreti della vita.
Lo scienziato dello spirito vede più profondamente; sa che il corpo eterico ed astrale
vengono diversamente influenzati dalle esperienze quotidiane. Quello che raccogliete in voi
coscientemente, ciò che stimola la vostra attenzione cosciente per esempio su di una strada che
percorrete, trova la sua espressione negli ondeggiamenti e nelle correnti del corpo astrale.
L’occultista li può seguire. Ma vi sono altre impressioni che non esigono la piena attenzione
dell’uomo. Voglio parlare in maniera radicale per chiarificare cosa intendo. - Percorriamo una
strada e ci vengono incontro parecchie cose che non stimolano la nostra attenzione precisa;
sappiamo che siamo passati a destra ed a sinistra di vetrine, che c’erano a destra e sinistra facciate,
che ci sono venuti incontro uomini e carri, - certamente la nostra attenzione non era rivolta a ciò,
non abbiamo raccolto coscientemente nulla di tutto questo. Tuttavia la cosa non ci passa davanti
senza tracce, esercita un’impressione su di noi. Quando vediamo un cartellone, se sfogliamo un
giornale umoristico, non ci rimane impresso solo ciò che seguiamo coscientemente. Anche le cose
che non sono coscienti fanno un’impressione su di noi. Ci si cura di dire: queste impressioni fanno
presa al di sotto della soglia della coscienza. In verità è altrimenti. Moltissime cose agiscono
sull’uomo senza che gliene giunga coscienza e qualche volta agiscono profondamente ed in
maniera significativa. Infine agiscono sul corpo eterico. Questo corpo riceve continuamente delle
impressioni e da questo fatto, anche ciò di cui l’uomo non si rende conto, ha delle conseguenze
infinitamente importanti per l’evoluzione umana. Tutto ciò che ha luogo alla superficie della
cultura agisce sull’uomo, tutte queste cose risvegliano in lui delle immagini. La scienza dello
spirito, però, pone l’attenzione sulle sottocorrenti della nostra cultura e sempre accentua la
concezione del mondo spirituale, che sta dietro quello fisico, e la profonda relazione del mondo
esterno con le cose spirituali.
Un’epoca pensa diversamente, è disposta diversamente da un’altra; in un’epoca le correnti
spirituali sono superiori, in un’altra inferiori, più calcolate sulla sensazione. Per il ricercatore
occulto, essa rispecchia ciò che agisce sul corpo eterico come influssi occulti che vengono
esercitati sull’uomo. Quando si ricerca in maniera occulta il temperamento, le inclinazioni e i
sentimenti del mondo mitteleuropeo dell’undicesimo o dodicesimo secolo, si devono far risalire i
risultati sullo stile architettonico, l’arte, i mezzi culturali che allora circondavano le anime. Un
uomo di quei tempi poteva essere disposto diversamente, quando andava per le strade della sua
città, di un uomo dei tempi odierni - altre cose lo circondavano, altri sentimenti lo riempivano.
Non si può trascurare che anche ciò che si trova più in profondità nella coscienza, viene
profondamente influenzato da tali impulsi. E per questo motivo non si può sottovalutare la serietà
di quanto dico. I veri presupposti per il modo di sentire materialistico, si trovano proprio oggi alle
fondamenta della nostra cultura. Perciò non si può senz’altro considerare qualcuno come un
reazionario. Chi, nel suo modo di considerare, prende le mosse partendo dagli esseri spirituali, sa
che profondità e nobiltà agenti fino al corpo eterico, ne danno anche delle forze formative. E se si
estende questo modo di considerare le cose, anche a ciò che viene prodotto attraverso il modo di
sentire materialista, diventa chiaro che non si raggiunge nulla con insegnamenti e teorie, se non si
scende sino a queste cose. Non si può aspettare un cambiamento in meglio, fintanto che le verità
spirituali non si rispecchieranno in ciò che circonda l’uomo e che agisce su di lui, anche quando
non vi pone continuamente la propria attenzione.
Partendo da questa digressione vogliamo trattare la parte dell’essere superiore che si chiama
“atma” o Padre.
Sappiamo che anche il corpo fisico può venire trasformato a partire dall’io. Questa
trasformazione ha luogo coscientemente, attraverso ciò che viene insegnato nella scuola esoterica.
Tutto quello che può venire insegnato ai discepoli con la ragione, e che agisce sul corpo astrale, è
solo una preparazione. L’insegnamento inizia da dove l’io inizia a lavorare sul corpo eterico, dove
l’uomo supera il suo temperamento, le sue inclinazioni e abitudini; dove diventa un altro uomo.
Da tutto ciò, consegue la visione nei mondi superiori. Vediamo così come il corpo eterico ed il
corpo astrale si trasformano; ciò che trasforma il corpo fisico viene dal processo di respirazione.
Questi nobilita e spiritualizza il corpo fisico. L’esoterismo cristiano lo chiamo il Padre.
Dobbiamo fare delle differenze: tanto l’uomo ha in sé ciò che nobilita e trasforma il corpo
astrale, tanto più ha lo Spirito Santo in sé.
Tanto l’uomo ha in sé ciò che nobilita e trasforma il corpo eterico, tanto più ha il Figlio, il
Logos in sé.
Tanto l’uomo ha in sé (e questo è cosciente solo all’iniziato) ciò che nobilita e trasforma il
corpo fisico, tanto più ha in sé il Padre.
Così dobbiamo, qualora vogliamo differenziare i peccati o le bestemmie contro lo Spirito
Santo, contro il Figlio, o contro il Padre, ricordarci della missione del Cristianesimo come essa
venne concepita dai maestri esoterici. Essa trova la sua espressione nelle parole che pronunciò
Gesù Cristo quando gli venne detto che sua madre ed i suoi fratelli erano lontano: “Chi non lascia
Padre e Madre..., non entrerà in me”, oppure (Matteo 10,37) “ Chi ama il Padre o la Madre più di
me non è degno di me”. In Marco e Luca la cosa si esprime diversamente. Lì Egli dice: “Mia
Madre ed i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.(Luca
8,21; Matteo 12, 46-50).
In tutte queste parole abbiamo la vera missione del Cristianesimo. Vogliamo occuparcene
più da vicino e con ciò avere la migliore preparazione possibile per la nostra festa di Pasqua: il
mistero del Golgota.
Se torniamo indietro a lungo, nel percorso evolutivo dell’umanità, incontriamo l’epoca
lemurica. Sappiamo che dobbiamo cercare l’antica Lemuria a sud dell’attuale Asia, laddove ora
l’oceano indiano ondeggia con i suoi flutti. Lì, nell’antica Lemuria troviamo l’uomo mezzo
animale, e dotato di quattro arti, che già nella sua quadruplicità era dotato del corpo fisico, del
corpo eterico, del corpo astrale e della disposizione all’io, e che però non era nella condizione di
poter elaborare neanche la cosa più minuscola nei tre involucri inferiori; in effetti le forze che sono
necessarie per il lavoro su questi involucri, devono venire all’interno del portatore di questi
involucri stessi. Ciò che è il contenuto delle vostre anime, allora non era nell’uomo. L’io era in un
certo qual modo uno spazio cavo per raccogliere queste forze, e questa cavità è ancora presente
nell’uomo. Ciò che oggi l’uomo chiama il suo essere interiore più profondo, era allora al di fuori
dell’uomo; fu a quel tempo che si immerse nella custodia umana. Prima era una parte della natura
divina, riposava ancora nel grembo della divinità. Abbiamo rappresentato spesso il riversamento di
questo elemento divino come se una quantità di piccole spugne umane, e in un certo qual modo
ognuna di queste, avesse assorbito una goccia di questa sostanza spirituale divina che abbiamo
immaginato come una massa d’acqua. Così si divise nei singoli corpi umani ciò che è in voi, che
forma la vostra anima, e che prima riposava nel grembo divino, in modo che ognuno di questi
corpi trattenesse una goccia di questa sostanza divina unitaria. Questa sostanza unitaria si
individualizzò divenendo arti della divinità. Come ogni singolo dito possiede vita propria e
tuttavia appartiene all’intero organismo umano e di lui contiene la sua vita, così quelle gocce
contenevano in ogni essere umano la loro propria vita e dimoravano in quei corpi umani che si
erano preparati a raccoglierla e che aspettavano che la divinità le animasse..
Quegli esseri umani apparivano del tutto diversi dal giorno d’oggi! Restereste stupiti se
volessi descrivere questi involucri grotteschi che raccolsero le anime! Chi ha agito in modo che
questi involucri grotteschi si sviluppassero fino agli odierni corpi umani? Chi ha fatto ciò? Questo
è il lavoro dello stesso elemento animico che lavora nell’interiorità! Agisce dall’interno formando
e conformando il corpo fisico.
Si riceve una rappresentazione di questo lavoro delle forze animiche qualora si considerino,
nell’uomo attuale, i resti della configurazione di sé data dall’anima sul corpo. Quando, per
esempio, prendiamo in considerazione il sentimento di vergogna: il rossore della vergogna appare
sul volto; l’animico, la vergogna si esprime nel corpo nel rossore. Paura, timore, terrore, tutte
queste esperienze animiche si esprimono nel corpo nel pallore. Noi tutti sappiamo che ciò dipende
dal sangue: il sangue è l’espressione per l’essere che lavora internamente.
Questo vale solo per il sangue caldo! Come è vero che oggi nella vergogna, nel timore, nella
paura, nel terrore l’io agisce sul sangue e si esprime nel corpo in maniera assai ridotta, è vero
anche che allora l’effetto era grande e potente. Allora, quando il sangue esprimeva intimamente e
precisamente la forza interiore, la figura si formava e si configurava attraverso le singole razze. Le
esperienze interiori ed i sentimenti, conformavano il corpo umano quando ancora era soffice ed il
loro lavoro, il loro formare, accedeva per la via più lunga, attraverso il sangue. Il creatore, l’essere
interiore, la forza formatrice plastica, agiva dall’io sul sangue per la via più lunga,
nell’edificazione dell’essere umano. Così facciamo la conoscenza con il sangue, quale portatore
dell’io.
In questo percorso di idee, troviamo una spiegazione dell’affermazione della Bibbia sul fatto
che Adamo aveva centinaia d’anni. Questo si basa sul matrimonio vicino. Nei periodi iniziali di
ogni popolo troviamo gruppi più piccoli che erano imparentati l’uno con l’altro, tramite il sangue,
nello sposarsi esclusivamente all’interno dei loro gruppi e dei loro ceppi.- Ciò ha come
conseguenza qualcosa d’importante che troviamo accennato nel seguente dialogo fra Anzengruber
e Rosegger: Rosegger descrive i suoi contadini estremamente vivi, Anzengruber li descrive ancora
più vitali; i suoi contadini sono veri, profondamente veri di fronte ai nostri occhi. Quando i due
scrittori una volta passeggiavano insieme, Rosegger diede ad Anzengruber il consiglio di andare in
campagna per una volta e vivere un certo tempo fra i contadini, osservarli attentamente per poterli
descrivere ancora meglio. Ma Anzengruber rispose: ”Non lo farei mai, disimparerei tutta la mia
arte. Non ho mai visto un contadino, ma la comprensione per questi sta nel mio sangue; non ho
bisogno di averlo visto per poterlo descrivere, perché il sangue dei contadini agisce in me da
generazioni. Lo spirito che sta nel fatto di essere contadini agisce in me; passa a me, attraverso
padre, nonno, bisnonno, perché tutti i miei progenitori erano dei contadini.”
Così in Anzengruber rimaneva presente un grado della coscienza contadina. E questa era ben
superiore in tempi antichi! Allora il figlio non solamente sentiva nel modo in cui avevano
percepito padre e nonno, bensì era vivente in lui una reale memoria delle esperienze degli antichi
avi. Ci fu un tempo in cui l’uomo teneva nella sua memoria non solo quello che aveva passato egli
stesso, ma anche ciò che padre e antichi avi avevano compiuto. In queste antiche comunità chiuse
in sé stesse, il figlio diceva di quello che il padre aveva esperito: io l’ho esperito.- E così fu anche
nella generazione di Adamo che mantenne il proprio io per nove secoli.
L’io attraversava le generazioni: era un io unitario, un io di gruppo. In Adamo era incluso
uno di questi io trasmigranti e perciò si diceva che Adamo visse così al lungo. Questo è anche ciò
che si nasconde dietro l’affermazione della Bibbia sulla avanzata età di personalità prebibliche.
Da ciò scorgiamo come il sangue, che era qualcosa di unitario all’interno di questi gruppi
strettamente chiusi, veniva considerato come espressione dell’anima creatrice interiore dell’uomo,
come se racchiudesse, in un certo senso, questi uomini in unità.
Da cosa fu interrotto questa cosa? Da cosa, la memoria dell’uomo fu limitata alla propria
vita? - Attraverso i matrimoni misti! Con ciò si allentò il ceppo strettamente confinato e si diffuse
al popolo. L’uomo non avrebbe potuto svilupparsi diversamente, fino a quando questa stretta
comunità non fosse stata interrotta.
La memoria dei membri di queste comunità imparentate con il sangue, arrivava a
generazioni. Ora ricordiamoci che il portatore della memoria è il corpo eterico, - ed è qui che
abbiamo l’intima relazione fra sangue e corpo eterico: l’io si imprime nel corpo eterico, esso trova
la sua espressione in ciò che è racchiuso nel sangue.
Ricordiamoci di quello che nel proprio corpo eterico deve elaborare chi dovrà essere iniziato
e oggi vogliamo conoscere cosa ha a che fare con il sangue. Sappiamo da dove è venuta la
sorgente di queste scuole iniziatiche: essa si rifà alle antiche scuole turaniche di adepti di
Atlantide. Ed oggi vogliamo richiamarci all’anima che perseguiva l’iniziazione. Sappiamo che il
discepolo, quando era abbastanza preparato, veniva posto in sonno dall’iniziatore, per tre giorni,
cosa che permetteva all’iniziato di sollevare il corpo eterico dello scolaro dal suo corpo fisico. Il
corpo eterico viveva ora nei mondi superiori e, coscientemente, lo scolaro viveva in questi stessi
mondi spirituali, e per propria esperienza ne viveva la loro realtà. Solo attraverso la sua
preparazione gli veniva data questa possibilità. Quando era ritornato di nuovo nel suo corpo fisico,
poteva portare testimonianza della realtà dei mondi superiori in cui era vissuto.
Vediamo che, in questa iniziazione, si aveva a che fare con il fatto che l’uomo doveva
attutire la propria coscienza, cosa che avveniva interamente sotto controllo dell’iniziatore. Gli
iniziatori agivano attraverso gli iniziati nella vita, stavano in una certa misura al vertice
dell’edificio sociale, vi stavano come in una piramide sociale a cui ognuno credeva, a cui ognuno
guardava. Attraverso il fatto di agire sull’impulso degli iniziati, questi avevano tutto sotto la loro
autorità. E questa autorità era basata su verità e saggezza, perché solo i saggi potevano esercitare
questa autorità, senza che ne avvenisse danno all’umanità.
Nell’iniziazione, il punto centrale era quello di estrarre il corpo eterico nel modo giusto.
Questo l’iniziatore non lo poteva fare su un uomo qualsiasi. Per iniziare un uomo in tal guisa
erano necessarie lunghe e meticolose preparazioni. Dipendeva dal fatto che il sangue della persona
da iniziare avesse un giusto miscuglio. Da ciò ha origine la grande importanza che davano a ciò
generazioni di sacerdoti, i quali non potevano mescolarsi con altro sangue. Per secoli ci si preparò,
vennero unite persone che erano necessarie per un giusto miscuglio di sangue, affinché qualcuno
potesse diventare un iniziato. Questo era un tratto generale della vita umana. I più grandi iniziati
furono preparati per secoli in relazione al loro miscuglio di sangue. Questo era un tratto
caratteristico dell’iniziazione precristiana. Nel corso dell’evoluzione umana essa non poteva
sussistere per sempre, e questo da che dipese? Dipese dalle piccole comunità di sangue. Più
lontano ci rifacciamo nel tempo, tanto più ritroviamo un tale principio di iniziazione. Alla fine,
questo principio del sangue venne interrotto: la famiglia si allargò al ceppo, il ceppo al popolo.
A questo punto, si dovette annunciare che tutti questi ristretti legami di sangue dovevano
venire interrotti. In effetti, dove viveva il principio di comunità dell’uomo? Esso proveniva
attraverso il suo sangue.
Quando, in tempi preistorici, all’uomo in sviluppo veniva offerta la possibilità, attraverso il
sangue, che il divino si articolasse in lui, come aveva luogo tale articolazione? Essa ribolliva e
ondeggiava attraverso il sangue. - Chi parlava in tal guisa: io sono colui che è qui, che era qui, che
qui sarà.-, dove agiva nel modo più potente? - nel sangue che scorre nelle vene. Quando si
conduceva l’uomo verso il sublime - verso l’iniziazione - lo si conduceva trattando il suo sangue!
Chi comprende male il mistero del Cristianesimo e chi lo considera solo esteriormente! Il
Cristianesimo in sé è un fatto mistico! Lo possiamo comprendere solo se comprendiamo il mistero
del sangue.
Con l’apparizione del Gesù Cristo si è compiuto un cambiamento nella configurazione del
nostro pianeta! Se qualcuno potesse guardare da un altro pianeta sul nostro, a cominciare da alcuni
secoli prima della nascita di Cristo, attraverso i millenni fino nel più lontano futuro e se la sua
attenzione visiva potesse rivolgersi a questi, guardando non solo con occhi fisici ma rivolgendo la
propria attenzione all’atmosfera eterica ed astrale del nostro pianeta vedrebbe che, a cominciare
dal sesto secolo prima di Cristo, il nostro pianeta si trasforma lentamente e alla fine ha un
improvviso scossone: riceve un nuovo impulso; entra qualcosa di diverso nell’atmosfera della
Terra. Solo chi ammette che vi è qualcosa di spirituale intorno alla Terra e lo tratta come qualcosa
di reale, può capire cosa questo significa! Chi fa simili considerazioni, troverà l’espressione per
questa trasformazione, nello spirituale. E a questi noi diciamo: tutto ciò che lega l’uomo in piccole
confraternite di sangue si lacera a poco a poco. Viene il tempo in cui l’uomo lascia il padre, la
madre etc. etc.; tutto ciò che il sangue prepara come una sorta di io di gruppo deve sparire dalla
Terra! Se volete essere pronti a divenire un nuovo pianeta astrale tutto ciò deve sparire! Ed al
posto di ciò che sparisce, deve subentrare qualcosa di nuovo! Un grande legame fraterno
racchiuderà poi l’umanità e l’impulso verso questo legame fraterno lo ci si rappresenta in Gesù
Cristo! Egli è il fatto spirituale che attua questa trasformazione! Da qui viene l’ideale che Egli
rappresenta, quando così parla: “Chi non lascia padre e madre non potrà essere mio discepolo”. Da
qui l’avviso: ”Chi qui crede allo spirito divino è mio fratello e mia sorella!” Da qui
l’allontanamento dei parenti, perché questi legami di sangue sono un qualcosa di superato. Da
questo punto di vista, dobbiamo vedere queste parole di Cristo. Non un simbolo, non un confronto,
ma realtà! Perché esse sono una realtà!
Considerate la croce innalzata, il sangue che scorre dalle ferite! Vi sia chiaro che ha un
importanza nella storia del mondo! Perché scorre? Perché si parla di questo sangue? E’ ciò che
deve perdere la sua importanza in questi stretti confini, quando l’umanità si deve estendere al
veniente ideale, al legame fraterno generale! Non deve più dipendere dal sangue che pulsa nell’io,
ciò che deve unificare l’umanità.
Per questo motivo, attraverso le ferite del Cristo, scorre il sangue superfluo dell’io. Tutto il
sangue egoistico, egocentrico, che nell’uomo lega a madre, padre, fratello e sorella, deve tutto
scorrere via! Questo è un fatto reale! Nella misura del sangue che vediamo scorrere, si perde la
tendenza a formare comunità più ristrette, e nasce la tendenza a dover unificare l’intera umanità in
una unica, grande, comunità! Nessuno lo ha così strettamente sfiorato come Richard Wagner nel
suo Parsifal! Mai un esoterista si avvicinò tanto vicino alla più profonda verità dei segreti esoterici
del Cristianesimo!
Se lo impariamo a capire vedremo che, il più profondo senso del Cristianesimo, consiste nel
cancellare ciò che lega l’uomo a confini strettamente egoistici e vuole spezzettare l’uomo in
individui che si sentono singoli e che si riuniscono nell’amore per libera volontà! - E nella stessa
misura in cui si sentono membri del mondo intero, accrescono in individualità! In ciò, vedete nel
mistero del Golgota un impulso religioso del più alto significato. Qui si è preparato tutto ciò che
deve avvenire! Esso inizia ad agire per la festa di Pentecoste nel momento in cui lo Spirito Santo si
versa, cioè, quando comincia ad ergersi la comprensione per questo legame fraterno. Esso viene
indicato nel più bel simbolo, quando gli apostoli parlarono a tutti i popoli in tutte le lingue!
Attraverso lo Spirito santo viene preparato ciò che è scorso attraverso il sangue del Logos!
Rifacciamoci all’antico principio iniziatico. Allora tutto volgeva lo sguardo in alto, verso gli
iniziati. L’intera cultura riceveva da questi i propri impulsi. Ora questo è finito. Doveva aver
luogo lo spezzettamento dell’uomo in individui; contemporaneamente, venne con ciò creato
l’impulso alla fratellanza. L’antico principio iniziatico degli iniziatori alla verità e alla fratellanza,
non bastava più, se l’umanità voleva maturare a questa fratellanza. Ogni uomo deve essere in
possesso, per sé stesso, della saggezza e della verità. L’allargamento di questa saggezza, la sua
collaborazione con l’individualità, le vediamo nell’azione progressiva dello Spirito Santo e nel
modo in cui egli, da ora in poi, lavora nell’umanità. Fintanto che l’uomo ha dato ascolto
all’autorità, poteva vivere tranquillo nelle cerchie più ristrette, perché l’autorità si preoccupava di
tutto; ora tutto ciò è finito, le piccole comunità sono state interrotte, ora ogni singolo deve
preoccuparsi per sé stesso, ogni singolo deve raccogliere ciò che vale per ogni uomo. Cosa potrà
mai essere?
La saggezza che si versava nell’umanità tramite gli iniziati era qualcosa di unitario che,
proprio quando doveva venire portata da singoli uomini, si specializzava. Così nacquero gli
insegnamenti di saggezza che portarono all’uomo Buddha, Zoroastro ed Ermete; più piccole erano
le comunità, più si specializzavano.
Mentre veniva formata la lega fraterna, doveva scorrere nell’intera umanità ciò di cui prima
si erano preoccupati gli iniziati. In questa saggezza abbiamo ciò che unisce, ciò che unirà
l’umanità che ha lasciato padre e madre!
Come sono lontani gli uomini da questa coscienza unitaria, quando parlano delle loro
proprie opinioni e dicono:” io penso questo, io credo questo”! Essi sono passati all’egoismo,- sono
nello stato di disgregazione, non hanno ancora trovato l’unione con l’essere unitario. Sono così
individuali che più non si può! Dapprima dovrebbero disabituarsi a dire, quando parlano delle
conoscenze della saggezza: ”Questo è il mio punto di vista”. Questa è una condizione infantile!
Non esiste alcun punto di vista particolare nei riguardi della saggezza; chi ha capito l’idea dello
Spirito Santo, per prima cosa ha capito che verità e saggezza sono la stessa cosa! Chi qui continua
nel cammino, sa che non esistono diversi punti di vista, sa di darsi a qualcosa di anticamente
unitario! Non ha più bisogno di unirsi ad una autorità, perché lo spirito comune, lo spirito unitario
della saggezza e della verità, conduce ad una grande unione fraterna! Questa è l’esperienza della
festa di Pentecoste dove gli apostoli, a partire dai cuori di tutti gli uomini, parlano a tutti gli
uomini. La festa di Pentecoste è l’accenno che la configurazione della più alta verità, ci unisce tutti
allo spirito della verità. Quello che a partire da ciò agisce, e vive, è la saggezza unificatrice, che ci
può venire manifestata fintanto che vogliamo aprirci a lei e riceverla!
E chi pecca contro questa saggezza, che forma l’umanità all’unione fraterna, pecca contro
questo spirito unitario della verità e della saggezza; egli compie il grande peccato contro lo Spirito
Santo, che non gli può venire rimesso: perché pecca contro lo sviluppo della Terra, perché insegna
lo spirito della disgregazione e non lo spirito unificatore, che dovrà formare l’unione fraterna del
futuro.
Cosa ci insegna questo spirito unificatore?
La vera conoscenza dello spirito. Perciò la conoscenza positiva dello spirito è anche verità
positiva!
Questa non vuole predicare nei generali modi di esprimere morali, perché non è necessario
predicare all’umanità l’unione fraterna; vuole dare all’umanità saggezza, saggezza concreta, che
deve condurci all’unione fraterna.
Essa dà questa saggezza istruendo gli uomini a capire il proprio essere, rispondendo ai più
profondi enigmi dell’esistenza, sull’origine e la destinazione dell’uomo, insegnando lo sviluppo
del mondo! Chi persegue così nel sapere, chi così raccoglie conoscenza, chi così è preparato
attraverso gli insegnamenti positivi alla vera teosofia, viene interamente, da sé stesso, in
connessione con l’umanità; perché gli uomini vengono uniti all’unione fraterna, quando il sole
della saggezza li unisce nello spirituale, li nobilita interamente, li illumina interamente, li unisce
interamente.
Questa è la missione del Cristianesimo; questa stessa è l’espressione del rapporto fra l’uomo
che diviene sempre più libero e la riunione in piena libertà all’unione fraterna, alla luce della verità
che unisce tutto! Si forma interamente da sé, se si considera la più alta espressione cristiana:
”Riconoscerete la verità tramite la verità e la verità vi renderà liberi!”
Non esisteranno due idee sulla stessa cosa, quando l’umanità sarà giunta all’unione fraterna
nello spirituale; questo è il senso profondo di queste parole.
Quando l’umanità avrà riconosciuto la profonda verità, quando avrà vissuto la verità, poi
avrà trovato la verità, riconoscerà la profondità dell’espressione:” Riconoscerete la verità tramite
la verità ed essa vi renderà liberi”.
IL MISTERO DEL GOLGOTA
LA PURIFICAZIONE DEL SANGUE DALL’IO EGOISTICO.
Berlino, 26 marzo 1907,
conferenza del dott. Rudolf Steiner.
Titolo originale: Das Mysterim von Golgotha, die Reinigung del Blutes vom egoistischen Ich.
Non inclusa nell’opera omnia.
Tratto da “Die Mysterien des Geistes, des Sohnes und des Vaters”
(I misteri del Padre, del Figlio e dello Spirito).

Oggi vogliamo parlare del mistero del Golgota, ed al tempo stesso aggiungere una
trattazione pasquale. Proprio otto giorni fa, ho potuto accennare che il mistero del Golgota ha
avuto un profondo significato non solo nello sviluppo storico dell’umanità, bensì per il fatto che
esso possiede il significato più profondo per l’evoluzione terrestre, purché si includa l’uomo
nell’evoluzione terrestre! Qualora un osservatore da un lontano pianeta dirigesse i propri occhi per
millenni sulla nostra Terra, le apparirebbe presa in una trasformazione. Se la osservasse con lo
sguardo chiaroveggente e non solo con lo sguardo fisico potrebbe osservare anche che, con
l’apparizione di Gesù Cristo, entra una trasformazione spirituale tale da far cambiare l’atmosfera
spirituale dell’intera Terra. Anche la Terra ha il suo corpo fisico, il suo corpo eterico, il suo corpo
astrale. Noi tutti non siamo solo avvolti dall’aria, ma anche dal corpo eterico ed astrale della Terra.
L’osservatore vedrebbe, ora, che questi corpi possedevano determinati colori fino all’apparizione
di Gesù Cristo e poi essi cambiarono, presero nuovi colori, nuovi movimenti: così profondo è
questo avvenimento per la Terra e per l’evoluzione umana! Ma non dobbiamo figurarci il fatto
come se alla nascita di Gesù, con l’apparizione del Cristo, improvvisamente sia subentrato questo
cambiamento,- si è preparato per secoli e oggi non è ancora completato; si addensa e si consolida
di continuo e durerà ancora a lungo, finché tutti i frutti che sono stati seminati, con l’apparizione
del Cristo, non saranno stati fatti maturare!
Se volessimo comprendere di cosa si tratta, dovremmo farci scorrere di fronte allo spirito
l’intera evoluzione; dovremmo andare a ritroso fino al punto in cui l’uomo ha formato la sua
figura attuale. Ora viviamo nel cosiddetto quinto periodo della quinta era della nostra Terra. Se
andremmo a ritroso fino al periodo greco e latino, troveremmo in questo quarto periodo un’arte
meravigliosa e un diritto meraviglioso. Ancora più indietro nel terzo periodo fiorì la saggezza
sacerdotale egizio-caldaica-babilonese-ebraica. Nell’antica Persia sorsero i primi germi della
religione che il saggio Zaratustra aveva posto nel secondo periodo della nostra quinta epoca.
Ancora più indietro arriviamo al tempo in cui fiorì l’antichissimo popolo indiano; non quello che
conosciamo dai Veda e dalla Bhagavad-Gita: ancora più indietro visse una antica e meravigliosa
cultura, nel primo periodo della nostra epoca, che fiorì e venne accompagnata dagli antichi rishi
che insegnavano e guidavano ancora gli stessi iniziati! Immediatamente prima l’antica Atlantide
era stata spazzata via dalla grande inondazione; in Atlantide erano vissuti nella quarta epoca della
nostra cultura uomini che non avevano ancora leggi, che non avevano ancora divieti, che non
pensavano logicamente, che non potevano fare calcoli, che non potevano contare. Tuttavia, allora
l’uomo aveva altre forze animiche, per esempio possedeva una memoria meravigliosa e viveva in
una meravigliosa azione di ricambio con la natura che lo circondava. Ci rappresentiamo
giustamente tale epoca sapendo che allora anche le relazioni fisiche erano del tutto diverse da
quelle attuali. Un resto di ciò, ci è rimasto nelle saghe del “Niflheim”, “Nebelheim”. Masse spesse
e pesanti di nebbia pervadevano l’intera atmosfera dell’antica Atlantide e siccome tutti gli esseri
vivevano in questa atmosfera, i rapporti spirituali erano del tutto diversi. Andando ancora indietro
arriviamo alla terza epoca, l’antica Lemuria. L’umanità che si sviluppava in quest’epoca si estinse
non tramite una enorme inondazione , bensì tramite una potente rivoluzione della Terra tramite la
forza ignea.
A sud dell’attuale Asia, a nord dell’Australia, a ovest dell’Africa si estendeva questo
territorio, questa antica Lemuria. Un veggente, che con lo sguardo spirituale guardasse ai primi
tempi di questa Lemuria, troverebbe uomini che possedevano una figura totalmente diversa
dall’attuale umanità. Non possedevano ancora il germe per l’anima superiore, che abita nell’uomo
attuale, ma possedevano gli involucri per quest’anima. Questi involucri consistevano nel corpo
fisico, nel corpo astrale e nel corpo eterico; e tutti questi involucri avevano una specie di
insenatura ad eccezione dell’”io”.
La coscienza dell’io, rivolti alla quale noi diciamo “io”, questo immortale nucleo dell’essere
dell’uomo, riposava ancora nel grembo della divinità. Giù sulla Terra girovagavano gli uomini che
erano pronti ad accogliere questo nucleo dell’essere e se potessimo vederli si presenterebbero a noi
grottescamente ai limiti estremi della deformità. Così come ora questi involucri umani sono
avvolti dall’aria, così gli esseri di allora erano avvolti da una atmosfera spirituale, un cerchio
spirituale di aria, vivevano e si muovevano lì. Avevano una figura, una dimora (questo disegno
schematico potrà rendervelo chiaro),

che era pronta ad accogliere in sé l’”io”, il più alto contenuto spirituale. Questo stava, però, in uno
strato spirituale di aria, che si muoveva attorno e che circondava l’uomo. Dobbiamo chiarirci che
anche lo spirito può prendere diverse forme: quella che era il vostro spirito allora, non aveva
bisogno di alcun corpo. Le singole anime non vivevano separate, ma come in un bicchiere di
acqua, che consiste di innumerevoli gocce d’acqua; e come le gocce sono legate l’una all’altra, in
questo bicchiere erano così sciolte tutte le anime, in questa atmosfera spirituale, ed erano legate
l’una all’altra. E quando io prendo tante piccole spugnette, ed ognuna di questa assorbe una goccia
di questa massa acquosa, che viene di conseguenza divisa fra le sopracitate spugnette in modo tale
che ognuna di queste ne contenga una goccia, in una maniera analoga dobbiamo rappresentarci il
processo di animazione degli involucri umani. Ciò che era intorno si immerse nei corpi, e così si
individualizzò la generale sostanza spirituale nei singoli involucri umani. Ogni involucro umano
non raccolse interamente l’anima. Ho dovuto accennare a questo tipo di animazione in maniera
tale che vi sia chiaro che al di fuori del corpo, nell’ambiente, rimase ancora molto di questa
sostanza spirituale. E lo sviluppo dalla Lemuria fino a noi consistette nel fatto che, questo
elemento spirituale che era al di fuori dell’uomo, è sempre più penetrato nei corpi umani.
Dovete immaginare che l’uomo, allora, era in uno stato a metà fra il sonno e la veglia, come
lo è oggi un uomo addormentato, quando lo si osserva con occhi spirituali, che giace nel letto con
il corpo fisico ed eterico, nel mentre il corpo astrale è fuori e lavora nel corpo fisico (quando il
corpo astrale è fuori ne consegue lo stato di sonno). In tal modo si sarebbe potuto vedere l’uomo di
allora in maniera chiaroveggente: sognante all’interno dei più vivi sogni. Quando un uomo si
avvicinava ad un altro, nell’anima del primo saliva una forma di colori che a seconda, se chi si
avvicinava era amico, o nemico, significava simpatia od antipatia. E tanto più ciò che prima vi ho
descritto si immergeva dall’ambiente nell’uomo, tanto più la coscienza diveniva simile alla
coscienza di veglia attuale. Tutto ciò ebbe anche un effetto collaterale fisico. Nella Bibbia c’è
scritto: ”Dio insufflò all’uomo il respiro ed egli divenne un’anima vivente”. In effetti allora
all’uomo non venne insufflato solo il respiro, ma anche ciò che, come spirito, viveva nell’aria. Ciò
che come aria materiale vive in noi, l’aria che noi sentiamo, è il corpo fisico di uno spirito che
circonda la Terra! Quando respiriamo inspiriamo spirito!
Certo, è vero che ciò che allora si è immerso con l’inspirazione del respiro negli involucri
umani, è lo spirito, e l’aria è solo la materia di questo spirito! In realtà ed in verità, oggi respiriamo
il corpo di questo spirito: ciò che allora si è immerso nell’uomo è ciò che viene chiamato lo Spirito
Santo! Dobbiamo renderci conto che con questo tipo di respirazione, con questa immersione, era
allacciato ancora dell’altro, che a ciò è profondamente connesso: il sangue caldo dell’uomo! Prima
di allora non vi era alcun essere a sangue caldo sulla Terra. Sono comparsi dopo. Ed allora è
successo anche qualcos’altro: in ogni involucro umano penetrò una certa quantità di calore. Il
calore che portate in voi, allora era attorno agli antenati fisici dell’uomo. Immaginatevi il calore
che fluisce nel sangue di tutti gli uomini sulla Terra, allora ancora fuori dell’uomo, avviluppando
la Terra! Calore e spirito circondavano la sfera terrestre, che era avvolta in una potente atmosfera
calda. In questo calore, era incorporata un’altra spiritualità, che era simile a quegli spiriti che
avevano raggiunto il loro compimento sul Sole, quando il Sole era ancora un pianeta. La
spiritualità che è incorporata nel calore, ha una perfezione tanto elevata, quanto gli esseri che oggi
abitano il Sole. In effetti, allora, quando ancora circondava la Terra, fu questa calda spiritualità
portatrice di un’unica spiritualità per tutti gli uomini: e non era null’altro che lo spirito della Terra
stessa. Perché in fin dei conti, come l’uomo possiede il proprio spirito così, per colui che penetra
con lo sguardo queste cose, ogni pianeta è l’espressione di un essere spirituale, e così anche la
nostra Terra è il corpo di uno spirito: lo spirito della Terra. E il mezzo tramite cui questo spirito
penetra nell’uomo, è il calore sanguigno, attraverso il quale lo spirito stesso della Terra penetra
nell’uomo. Così dobbiamo rappresentarci che, quando cominciò l’evoluzione lemurica, da una
parte lo spirito che appartiene all’aria si immerse nell’uomo e, contemporaneamente, cominciò ad
immergersi anche lo spirito superiore che è contenuto nel calore del sangue: il vero spirito della
Terra.
Il primo spirito, che ha il suo corpo nell’aria, rende possibile all’uomo di giungere alla
lingua. Con il processo di respirazione si sviluppa la lingua: comincia il processo dell’espressione
dell’ ”io” che trova la sua perfezione nel periodo atlantico. Al momento in cui Dio insufflò il
respiro, lo spirito cominciò a parlare da sé nell’intimo dell’uomo, l’anima cominciò ad intonare
fuori la propria lingua, dall’interiorità dell’uomo venne il richiamo: ”Jahve! La qual cosa
significa : ”io sono quello che è, quello che era, quello che sarà!” Questo è il nocciolo esistenziale
eterno in ogni uomo che è immortale e che si svilupperà in tutte le eternità come rimanenti
individualità! Questo fu il primo riversarsi della divinità nell’uomo. Viene chiamato il riversarsi
dello Spirito Santo o il riversarsi di Jahve. Questo Dio che visse nei miti e nelle saghe dei venti,
che allontanano in fretta ciò che vive nell’aria, che viene percepito come una specie di divinità
impetuosa o ventosa, è Jahve. Esso accenna al fatto che questa divinità ha il suo corpo esteriore
nell’aria.
Questa divinità ha agito sul processo di individualizzazione dell’uomo; attraverso la sua
azione non poté acquisire l’individualizzazione proprio subito, dovette trovare il passaggio verso
questo fine. Dapprima l’uomo formò gruppi, non si sentiva alienato come individualità, si sentiva
appartenente al ceppo. L’uomo che oggi possiede una propria individualità, non si può fare una
giusta rappresentazione del sentirsi come parte di un ceppo: come la mano si sente parte
dell’organismo, così l’uomo si sentiva nel proprio ceppo. Tanto più i ceppi si estesero al popolo,
tanto più individualizzato divenne l’uomo.
Ciò che noi conosciamo come il processo continuo dell’acquisizione
dell’individualizzazione dell’uomo, è legato al sangue. Quando questo riversarsi dello spirito ebbe
luogo, all’epoca lemurica, non si riversò negli involucri umani una individualità unitaria. Vi erano
molte singole individualità nei dintorni spirituali della Terra. Jahve era una divinità fra le altre!
Siccome molte di queste anime di popolo si immersero, allora gli uomini si sono divisi in diversi
popoli: tanto più si immergevano, tanto più grandi ceppi polari formavano; però una associazione
consapevole dell’umanità verso un’unica unione fraterna, non fu così possibile. L’unione fraterna
divenne possibile solo attraverso il fatto che, oltre a questa animazione che agisce in molti ceppi di
popolo, l’unico spirito della Terra che vive nel calore, a poco a poco affluisce nell’uomo.
Veramente, quando si parla di Jahve bisogna parlare di più Jahve, di molti Spiriti Santi, ma
quando parliamo della spiritualità che vive nel calore, parliamo di un qualcosa di singolo. In
questo unico spirito abbiamo proprio il Logos, il Cristo, lo spirito della Terra, lo spirito unificatore
dell’umanità sulla Terra! Quando riflettiamo, sul fatto che tutto ciò che vive nel sé spirituale è
presente in pluralità, e che tutto ciò che vive nello spirito vitale agisce in unità, arriviamo al
contrasto fra i due e così capiamo che l’umanità, tramite il riversamento dello spirito, attraverso il
manas, dovette venire preparata al riversarsi dello spirito unitario del Budhi, finchè venne il Cristo
stesso che riunì tutto in unità!
Nel tempo in cui apparve il Cristo vi era un unico involucro che circondava l’intera Terra. In
ciò noi abbiamo tutto ciò che vive come spirito cristico, come principio unificatore. E proprio
come lo spirito si riversò nella Lemuria, così lo spirito cristico a poco a poco si riversò
nell’umanità, e si riversa sempre più a fondo, questo spirito che ha il suo corpo nel calore del
sangue. Quando si sarà riversato del tutto, la coscienza vivrà nell’intera umanità in modo tale da
essere un’unica unione fraterna. L’uomo si sentirà attratto dall’altro come un fratello, tutto ciò che
divide verrà allontanato, una grande comunità abbraccerà l’umanità.
In tutto il pianeta terrestre, ed in tutti gli esseri che a lui sono uniti, abbiamo ciò che viene
chiamato il corpo dello Spirito-Cristo. Perciò si deve prendere del tutto alla lettera, parola per
parola l’espressione :”Chi mangia il mio pane, mi calpesta con i piedi!”
Allora, il pane di chi, mangia l’uomo? Cosa calpesta con i piedi? Il pane del corpo e calpesta
con i piedi il corpo che viene descritto come lo Spirito-Cristo! Ciò in cui è penetrato lo Spirito-
Cristo! Chi alcuni secoli prima dell’apparsa del Cristo avesse potuto osservare per millenni la
nostra Terra avrebbe potuto seguire con l’occhio dello spirito come ciò che prima formava
l’atmosfera spirituale, a poco a poco comincia a riversarsi nei singoli uomini, e come da ciò
l’intera atmosfera della nostra Terra si sia trasformata. Questo è lo Spirito-Cristo che si è riversato,
a partire da questo momento, e questo è il significato cosmico di Gesù-Cristo!
Tutto ciò si preparò millenni prima di Cristo. Chi potesse seguire l’evoluzione della Terra
vedrebbe come il cambiamento comincia nelle cosiddette zone dei fondatori delle religioni:
Ermete Trismegisto, il tre volte potente, guida in Egitto l’umanità alla trasformazione del più
stretto principio di casta; Zoroastro, Mosè, Pitagora, Platone hanno tutti lavorato a questa
trasformazione.
Quanto prima comprenderemo tutto ciò, tanto prima comprenderemo lo spirito del
Cristianesimo!
Il riversamento dello spirito poté agire sul fatto che, l’amore di un uomo verso l’altro uomo,
era legato al sangue; gli uomini si amavano per lo più come membri di una casta, l’amore era
determinato dal sangue in comune. Ma quegli spiriti che si stabilirono fra gli uomini come spiriti
di popolo, che agirono su questo amore legato al sangue, agirono nel contempo in modo tale da
rendere unici ed individualizzare sempre più gli uomini. Con quest’azione l’uomo divenne sempre
più egoista. D’altro canto, ora si riversava lo spirito del Cristianesimo, lo spirito del Cristo
unificatore. Quando, ora, queste due correnti agiscono pienamente nell’uomo, a questi è possibile
trovare, nell’amore, lo slancio verso l’altro partendo interamente da sé stesso, spinto dallo Spirito-
Cristo.
Ora dovrebbe risultarci chiaro che al sangue umano era legato ciò che provocava il
sentimento, ciò che esprimeva l’amore del sangue. Più tardi divenne egocentricità: il sangue
assunse il carattere egoistico, e questo sangue egoistico doveva venire superato. L’egoismo
superfluo nel sangue umano, venne sacrificato sulla croce. Se questo sangue non fosse scorso,
l’egoismo si sarebbe sempre più accresciuto e avrebbe sempre più preso il sopravvento! Si è
sacrificato del sangue umano, per purificare l’umanità dall’egoismo, e questa purificazione del
sangue dall’“io” egoista è il mistero del Golgota!
Chi vede solo la parte materiale, chi vede soltanto sanguinare l’uomo sulla croce, non potrà
mai capire questo profondo avvenimento mistico! Capiamo il mistero del Golgota soltanto
sapendo che, sulla croce, corse del sangue che l’umanità doveva perdere, per sciogliersi dai legami
dell’egocentrismo egoista. Chi non lo capisce spiritualmente non potrà mai capire il Cristianesimo,
né il suddetto scioglimento. Se prima concepiamo quale incisiva importanza ebbe
quest’avvenimento per l’umanità, poi capiremo lo sviluppo della stessa umanità, e che in questo
avvenimento giace l’espressione per il più profondo sviluppo spirituale dell’umanità stessa.
Perciò, in tempi antichi, prima della comparsa del principio-Cristo nell’evoluzione umana, si
manifestò il mistero dello Spirito; tanto più si inoltrò Gesù Cristo, si manifestò il mistero del
Figlio; nel futuro ci sarà il mistero del Padre. Questo viene annunciato nell’Apocalisse; in essa si
annunciano i futuri misteri del Padre.
Vogliamo ora descrivere i misteri dello Spirito.
Furono fondati negli antichi vivai di iniziati in un posto fra l’America e l’Europa, Atlantide.
Queste scuole iniziatiche atlantiche si sono propagate fino ai nostri giorni. Una continuazione di
queste scuole iniziatiche turaniche erano i misteri che si trovavano nei paesi postatlantici;
troviamo dappertutto questi misteri, nell’antica India, in Persia, in Caldea, in Egitto, in Grecia. Chi
era abbastanza preparato, ed aveva superato le prove richieste, veniva accettato nella scuola e
poteva venire iniziato. Poteva accogliere in sé gli insegnamenti della saggezza, veniva purificato
da impulsi e desideri, veniva abituato ad una ordinata vita di pensieri, amava l’intera umanità;
diveniva senza patria, perché poteva amare gli uomini in maniera uguale e non solo quelli a cui
apparteneva per legami di sangue. Tutto ciò si esercitava in tali scuole e ciò che vi veniva
esercitato è ancor oggi uno sviluppo futuro.
Il discepolo che era giunto a non sentirsi più figlio di una casta, di una famiglia, aveva
raggiunto l’ultima fase, ed amava l’intera umanità, ed era divenuto figlio dell’uomo, passava
all’iniziazione, questo il segreto delle piramidi. Veniva posto in un sonno di tre giorni. In tale
sonno l’iniziatore poteva trarre lo spirito del discepolo come il vostro spirito si trae fuori dal corpo
nel sonno, ma ciò per il discepolo accadeva coscientemente. L’iniziatore poteva portare nella vita,
ciò che il discepolo aveva precedentemente imparato. Aveva imparato che vi è un mondo astrale e
devachanico, aveva raccolto concetti, sentimenti in sé, e siccome usciva dal corpo fisico con questi
concetti e queste sensazioni che sono ancorate nel corpo astrale ed eterico, l’iniziatore era in grado
di proiettargli tutto ciò nella vita; il discepolo peregrinava attraverso il mondo astrale e
devachanico, esperiva ciò che aveva imparato ed era quindi divenuto un sapiente. Quei mondi non
erano per lui più occulti; ne aveva riportato il ricordo. Quando si risvegliava all’interno del corpo
fisico, perveniva un suono che doveva strapparsi da solo dall’anima, quando essa ritorna dai
mondi spirituali, quando l’io è divenuto un cittadino dei mondi superiori, quando si è soffermato
fra gli spiriti. Così quando l’uomo aveva vissuto i segreti del modo spirituale, quando ritornava
alla vita, era divenuto un missionario, un annunciatore dello spirito, e tutto ciò esultava nelle
parole: “Eli, Eli, lama, azobothami!” che significano: “Dio mio, Dio mio, come mi hai reso gloria!
Questo è quello che si poteva sentire da chi era stato iniziato in tal guisa: “Dio mio, Dio mio, come
mi hai reso gloria!”
Se aveste interrogato un uomo simile, avreste trovato che l’iniziazione era un preannuncio di
ciò che vive nel Cristo; nel corpo eterico di un simile iniziato era sveglio lo spirito vitale; in lui si
era risvegliato interiormente il Cristo. Non era giunto fino al corpo fisico il fatto che, come uomini
eterici, questi iniziati erano divenuti immortali, ma nel loro corpo eterico avevano sperimentato
l’immortalità.
A questo punto, subentrò un grande progresso con l’apparizione del Cristo sulla Terra, con
colui che morì sulla croce! Aveva vissuto fin dentro il corpo fisico, tutto in Lui era divenuto vita,
tutto ciò che l’iniziato nei misteri attraversava nel suo corpo eterico. Lo si poteva vedere con gli
occhi fisici!
Gli iniziati potevano divenire beati, perché vivevano interiormente come la vita deve vincere
la morte! Adesso, secondo questi tempi, non si aveva più bisogno di questo; con il Golgota era
sceso fino al piano fisico ciò che prima viveva nei misteri.
Vi devo descrivere una cosa per poter capire il mistero del Figlio. Troviamo nel Vangelo
l’ultima cena pasquale. Troviamo Gesù Cristo circondato da dodici figure umane. Egli sedeva fra
questi come ad una tavola. Come erano apparse queste dodici figure umane? Chiunque che come
iniziato ha vissuto le esperienze dei mondi superiori, ha vissuto le stesse cose. Questi dodici
apostoli devono venire compresi come dodici diverse personificazioni. Dodici vite diverse in cui
Egli stesso è passato, dodici vite che non sono nient’altro che ciò che Egli portava in sé, come arti
della Sua stessa vita. Nell’ambito occulto si divide il corpo in dodici membra, e questo non è
null’altro che la ripetizione di dodici incarnazioni, attraverso le quali l’uomo a poco a poco viene
purificato. Tale è l’uomo, circondato dalle figure attraverso cui egli stesso è passato. Lo
circondano come durante un pasto ed egli stesso, l’uomo, è colui che dà ospitalità. Questa è
un’immagine che entra di fronte ad ogni anima nel mistero dello spirito. Chi la porta a conclusione
è un figlio dell’uomo, un uomo che nella sequenza delle sue incarnazioni è così purificato
dall’amore egoistico per cui non si sente figlio di una famiglia, di un ceppo, di un popolo, bensì
figlio dell’intera umanità! Fra i dodici, il tredicesimo, che rappresenta la più alta perfezione, è
colui che tutto ama; è l’iniziato! Tutto questo è quello che è stato provato dagli iniziandi nei mondi
superiori e che venne ripetuto sul piano fisico nell’ultima cena pasquale.
Seguiamo per una volta questa ripetizione. E’ come rivestita da un velo. Come tutto
l’esoterico esteriormente viene dato come rivestito da un velo, così è anche l’ultima cena pasquale
che Gesù Cristo ha dato. Non è un pasto abituale, deve ripetere sul piano fisico, come comunità
fisica, ciò che l’iniziato dello spirito ha spesso vissuto prima sul piano superiore.
Questo è espresso nel Vangelo di Luca, ventiduesimo capitolo, versi 9-20: “Gli chiesero:
“Dove vuoi che la prepariamo?” Ed Egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un
uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà e direte al padrone di
casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande ed addobbata; là preparate”. Marco 14, 13-
25.
Durante l’ultima cena pasquale spiegò ancora una volta che Egli era lo spirito della Terra,
che il pane era il suo corpo, che il vino era il suo sangue; poteva dire quale spirito della Terra:
”Questo è il mio sangue” di tutti i liquidi che attraversano la Terra. Egli poteva dire: “questo è il
mio corpo” di tutte le materie, che edificano il corpo dell’essere terrestre.
Poi giunge una scena dove Gesù sviluppa il mistero dello Spirito verso il mistero del Figlio,
per proseguire fino al mistero del Padre.
Quando portate di fronte alla vostra anima il fatto della personificazione delle sue dodici
incarnazioni come le figure che attorno a Lui rappresentano le sue dodici membra, quando lo fate
giungere correttamente di fronte all’anima e poi tentate con delicatezza, ed interiore tatto animico,
di concepire una posizione che svela ciò che vi è di più profondo nel Cristianesimo, potrete
scorgere il passaggio dal mistero dello Spirito al mistero del Figlio.
Pensate, ancora per una volta, cosa dovette accadere perché giungesse il mistero del Figlio.
Dovette andare perso il sangue, che è importante per l’egoismo della Terra. Verranno tempi in cui
gli uomini saranno sempre più egoisti e proprio per questo dovette venire sacrificato il sangue
egoistico superfluo, in modo tale che l’umanità potesse venire unificata verso una grande unione
fraterna.
Ciò che l’umanità ha fatto, è stato purificato e nobilitato dal Cristianesimo, sebbene
l’elemento egoistico si sia ingrandito sempre più per il fatto che l’umanità è divenuta sempre più
indipendente. Guardiamo ciò che ha avvolto la sfera terreste, consideriamo, per esempio tutti i
mezzi esteriori di trasporto, tutto ciò che la ragione ha escogitato, ciò che la ragione egoistica ha
realizzato: sono solo vie traverse nella soddisfazione dell’egoismo. L’unico contrappeso contro
questo crescente egoismo, lo poteva formare solo il Cristianesimo.
Come il figlio dell’uomo vede attorno a sé, come uno stampo delle sue incarnazioni, le
dodici figure, così colui che scorge nel futuro, riconoscerà in queste stesse figure ciò che l’umanità
deve attraversare, per raggiungere lo stato di perfezione. Chi ha attraversato i misteri del Figlio,
vede nel futuro sino alla fine dell’evoluzione terrestre. Qui la Terra passerà ad una nuova
condizione planetaria partendo dal suo stato astrale; imprimerà quale frutto dell’evoluzione nello
stato di Giove l’amore perfetto, che ha tolto via tutto l’egoismo, un amore totalmente illuminato,
totalmente purificato, totalmente spiritualizzato.
Per questo motivo Gesù Cristo poté dire: “Voi che sedete attorno a me rappresentate le
diverse membra del mio corpo, diversi gradi della perfezione, e se guardo al futuro, queste sono le
dodici stazioni che devono venire superate per giungere infine al Padre, alla perfezione”.
L’impulso e la sofferenza, istinti e desideri e tutto ciò che è presente nel sensibile deve venire
superato. Tutto questo si indica simbolicamente negli accadimenti dei dodici apostoli. Il periodo a
loro seguente si rappresenta con Giuda Iscariota! L’infima sensibilità è legata al più grande
egoismo. Giuda Iscariota è ciò che tradisce il Cristianesimo!
Verrà un tempo in cui, ciò che è accaduto sul Golgota, accadrà sull’intera Terra. Sembrerà
come se l’egoismo volesse portare la morte al Cristo e al Buddha. Sarà il tempo dell’anticristo. Vi
sarà la legge per cui, tutto ciò che accadde attorno alla croce, dovrà accadere anche sul piano
fisico. In un lontano sviluppo futuro, cadrà tutto ciò che è inferiore nell’uomo, e ora questo futuro
si sta già preparando. Non agirà più, poi, a partire dalle più basse passioni. Come oggi produce la
parola che può incarnare la cosa più sublime che abita la sua anima, così in futuro agirà creando
tramite la parola; come è divenuto egoista attraverso i sensi, attraverso la loro soppressione diverrà
di nuovo altruista. Il sangue dell’uomo verrà trasformato in modo tale, che in futuro creerà a
partire da sentimenti puri ed altruisti. Vi sarà un sesso umano che sarà creativo tramite la parola;
gli organi della sessualità si trasformeranno nel cuore con polmoni e laringe.
E qui avranno luogo le altre due evoluzioni che seguiranno dal Cristianesimo.
Il tempo in cui domina l’egoismo è rappresentato da Giuda Iscariota. Considerando
spassionatamente gli avvenimenti del mondo, si vede come i sensi dell’uomo sono in grado di
tradire e distruggere tutto lo spirituale. L’uomo diverrà più vitale se la parola, la cosa in lui più
sublime, diverrà creativa, e se il suo cuore sarà il suo organo spiritualmente creativo. Questa è
un’immagine da applicare ad un punto del Vangelo da cui possiamo vedere cosa seguirà quando il
Cristianesimo avrà reso tutti gli uomini altruisti e fraterni. Vediamo incorporato in Giuda Iscariota
ciò che rende gli uomini egoisti e la mèta finale dell’umanità in un lontano futuro è la dodicesima
stazione, la figura dello stesso Cristo. La trasformazione in questo modo si completa nella spinta
della forza creativa dal grembo al cuore. Ora ponete l’attenzione alla posizione di quel discepolo
di Gesù, quello che Egli più amava e di cui si dice che si trovava vicino al petto di Gesù stesso.
Tale posizione esprime come la più infima forza produttiva, la forza generatrice dell’uomo, si
spinge dal grembo al cuore, connesso ai polmoni e alla laringe. Questa posizione, indica anche che
Giovanni fu iniziato nel mistero del figlio, da Gesù Cristo. Dopo che il discepolo ha vissuto
questo, avrà trasformato le sue infime forze creative in forze superiori e arriverà al Padre, tramite
il Figlio.
E poi che può dire? Può dire quello che tutti gli iniziati dicono:” Mio Dio, mio Dio, hai
magnificato il tuo figlio”
Leggetelo in Giovanni:
Gesù disse: ”Ora il figlio dell’uomo è magnificato e Dio è magnificato in lui”.
Qui, l’ultima cena pasquale, ha perfezionato ciò che si è completato sul piano fisico. Quegli
uomini che hanno sopportato questo dalla parte di Gesù Cristo, uscendo dall’evoluzione terrestre
e salendo ad una superiore, si raduneranno attorno al Cristo. In mezzo a questa assemblea Egli
potrà urlare ancora una volta le parole già proferite allora sulla croce:” Eli, Eli, la sabachtani!”.
Questo motto è stato tradotto male in greco. Significa: ”Mio Dio, mio Dio, quanto mi hai
magnificato!”(cioè spiritualizzato). Con un piccolo cambiamento al testo ebraico da qui sorse il
motto scritto: “Eli, Eli, lama asabthani!”
Questo motto ci svela la lotta per distogliersi dalla materia: il mistero del Figlio. Ci mostra
che allora, l’intimo sguardo veggente del salvatore del mondo, vedeva sino alla fine
dell’evoluzione terrestre. La grande meta dell’umanità, consiste nel superamento di tutte le
diversità, e nel fondare un grande amore umano. Questa meta verrà raggiunta in alcun altro modo
se non nell’imparare progressivamente a penetrare nel mondo spirituale. Gli uomini, però, non
devono sciogliersi nella divinità prima di essere stati distinti singolarmente, bensì saranno
individualizzati come l’acqua nelle piccole spugnette.
L’umanità ha origine dall’essere divino e sviluppa i diversi io, e alla fine sarà
completamente individualizzata, ma nel contempo unita in una unione fraterna, e formerà una
unità che genererà una nuova stella: quella nuova stella che nell’Apocalisse viene chiamata “la
nuova Gerusalemme”. Le armonie delle sfere formeranno un eco nelle parole: “Eli, Eli, lama
sabachtani”. Mio Dio, mio Dio, come mi hai magnificato!
Queste parole vennero pronunciate sul Golgota e verranno ripetute quando l’umanità sarà
ascesa al gradino più alto, quando sarà progredita dal Figlio al Padre. Lo sguardo spirituale guarda
lontano, molto lontano, afferrando il segreto del Golgota! Le grandi feste dell’anno sono presenti
come delle grandi fermate, a cui l’umanità deve fermarsi per elevarsi dai consueti affanni
quotidiani, e per gettare uno sguardo nella grande evoluzione dell’umanità. Vi deve guardare
attraverso non per secoli, ma per millenni, e contemporaneamente deve guardare indietro con la
coscienza, alle stazioni attraverso le quali l’umanità è passata nel suo sviluppo.

Pag. 4. Il Padre Nostro. “Il Padre Nostro, una considerazione esoterica”, conferenza tenuta a
Berlino il 28 gennaio 1907, Opera Omnia N. 96. Titolo originale “Der Vaterunser, eine
esoterische Betrachtung”. Ed. Antroposofica, Milano 1987.

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