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MEDITAZIONI PER GIOVANNI COLAZZA (di Rastignac)


Pubblicato il 6 agosto 2019 da Admin

Quasi tutti conoscono il rimprovero di Alessandro ad Aristotele e la risposta di Aristotele ad Alessandro che
risuona attraverso i secoli e i millenni.

Essenzialmente vera anche ai giorni nostri: “Non angustiarti, il segreto si difende da sé”.

(Poi non so se queste furono le parole e anche se furono dette per davvero: non ero presente da quelle parti,
credo).

Ora, mutati i tempi, molto è stato rivelato…anche se il senso della frase di Aristotele si è, come molte altre cose,
assai più interiorizzato.

Perciò passo a Eco una pagina piuttosto delicata ma che è rintracciabile nella grande opera del Lascito di Rudolf
Steiner.

Possiede essa una caratteristica particolare: le indicazioni meditative che leggerete sono in lingua italiana.

ZUR STÄRKUNG DER LEBENSKRÄFTE

Es erfülle mir Herz und Seele

Friede Ruhe ○

Ruhe Kraft △

Kraft Hoffnung ♂

Die Figuren nach den Worten vorstellen


(Dieses so oft als Sie dessen sich bedürftig fühlen.)

_____

PER IL RAFFORZAMENTO DELLE FORZE VITALI

Mi riempia il cuore e l’anima

Pace Calma ○

Calma Forza △

Forza Speranza ♂

Rappresentarsi le figure dopo le parole

(Far questo esercizio tante volte quanto se ne sente il bisogno.)

Für Giovanni Colazza. ca. 1910

Da GA 268 p. 147.

Michael!

Prestami la tua spada

Affinchè io sia armato

Per vincere il drago in me.

Empimi della tua forza

Affinche io sgomini

Gli spiriti che vogliono paralizzarmi.

Agisci dunque in me
In modo tale che risplenda la luce

del mio io e possa cosi esser condotto

A quelle azioni degne di te.

Michael!

Für Giovanni Colazza ca. 1910

Da GA 268 p. 40.

(Rastignac)

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UN PENSIERO SU “MEDITAZIONI PER GIOVANNI COLAZZA (DI RASTIGNAC)”

Hugo de Paganis
il 6 agosto 2019 alle 17:27 scrive:

Può forse essere interessante per il benevolo lettore di Ecoantroposophia il fatto che sia l’esercizio dato da Rudolf Steiner,
per uso personale, a Giovanni Colazza, sia il successivo mantram, furono oggetto di colloqui tra Hella Wiesberger, la
Curatrice indefessa del Lascito di Rudolf Steiner e il qui scrivente lupaccio cattivissimo.

Durante uno degli incontri che ebbi – negli anni 80 del trascorso secolo – con Hella Wiesberger, con la quale nacque da
sùbito una fervida amicizia, improntata ad una sorta di militante “fratellanza d’armi” spirituale, questa volle donarmi la
riproduzione di una lettera scritta personalmente da Marie Steiner a Giovanni Colazza. Quella lettera, redatta sia nel testo
tedesco che in quello italiano, venne scritta da Marie Steiner su incarico dello stesso Rudolf Steiner. L’allora ancora Marie
von Sivers in quella lettera comunicava al Dottor Giovanni Colazza nella prima parte della lettera l’esercizio riportato da
Rastignac, e qui pubblicato dal blog di Ecoantroposophia, mentre nella seconda parte vi era il mantram di consacrazione
delle riunioni del Gruppo Novalis di Roma, ritualmente consacrato dallo stesso Rudolf Steiner, ed affidato alla direzione di
Giovanni Colazza.

Quella lettera fu per me un dono prezioso, che decenni dopo si rivelò addirittura provvidenziale, allorché, dopo la morte di
Romolo Benvenuti, che per circa quarant’anni aveva diretto il Gruppo Novalis, si presentarono alle riunioni del Gruppo
quattro antroposofe, che in quei decenni lo avevano completamente disertato, e che pretendevano di “spostare” il Gruppo
Novalis dalla sua naturale sede in Via Pindemonte a Monteverde Vecchio, a Via Saliceti, ove era la sede ufficiale della
Società Antroposofica di dornacchiana pecoresca obbedienza. Le quattro donne, sbraitando in una serie di incontri,
pretendevano altresì di trasformare le riunioni rituali in conciliamboli chiacchierosofici in stile “Club di Lettura e
Conversazione”. Come poi, su suggestione e indicazione dell’Innominato, come ho avuto modo di raccontare su questo
blog, fu tentato di imporre nella mia città.

Venni avvertito dell’insano e improvvido tentativo dalla cara amica M. di Roma, fedelissima di Massimo Scaligero, per cui
mi precipitai a Roma ad una delle riunioni del “Novalis”. I nostri amici romani – tutti discepoli di Massimo Scaligero – mi
invitarono ad intervenire in proposito. Dovetti rievocare l’origine sacrale del Gruppo Novalis, la sua funzione occulta, la
sua fondazione e consacrazione rituale mediante due mantram da parte di Rudolf Steiner negli anni 1910 e 1911. Mostrai la
riproduzione della lettera di Marie Steiner a Giovanni Colazza, nella quale si descrivevano le modalità ieratiche dello
svolgimento delle riunioni del Gruppo Novalis, e il clima meditativo che vi doveva regnare. Lessi uno scritto di Giovanni
Colazza su come dovevano svolgersi le riunioni del “Novalis”, affinché in esse regnasse quel sacrale clima meditativo,
che’egli chiamava “atmosfera di Soglia”. Lessi le indicazioni, concordanti assolutamente con le precedenti, che dopo la
prima guerra mondiale, Rudolf Steiner dette alal giovanissima Adelheid Petersen, allorché le affidò la direzione del
ricostituito gruppo antroposofico di Monaco di Baviera.

Queste esplicite testimonianze – tutte convergenti ad impulsare un clima interiore meditativo, e ad impulsare
energicamente la pratica interiore degli esercizi dell’Antroposofia – non furono affatto gradite alle quattro antroposofe –
tutte e quattro pregiudizialmente, e ferocemente avverse a Massimo Scaligero e alla sua Opera – il che le portò a scatenarsi
sia sul piano dialettico, che su quello emotivo. Facendomi forte della parola di Rudolf Steiner, di quella di Marie Steiner e
di Giovanni Colazza, nonché della storia ormai secolare del Gruppo Novalis, rintuzzai ripetutamente con calma tutte le loro
argomentazioni, sino a che, vedendo frustrato i loro tentativi, e rendendosi conto dell’inutilità di un insistere oltre, esse se
ne andarono. Così, oggi, il Gruppo Novalis continua la sua attività, come nei tempi passati, sotto la saggia ed energica
azione orientatrice della mia amica M.

Il mantram michaelita di Rudolf Steiner, riportato nel testo di Rastignac, mi venne donato da Romolo Benvenuti, al quale,
come ad altri, lo aveva donato a sua volta Giovanni Colazza. In uno dei colloqui con Hella Wiesberger, glielo portai. Quel
mantram, come altre cose del Gruppo Novalis che avevo, non era in possesso del Lascito, per cui ne ricevetti
ringraziamenti e mille benedizioni. Nonché altri doni preziosi. Quelli furono per me tempi della più grande gioia spirituale!

Hugo de’ Paganis,


lupaccio ringhioso,
sarà sempre più
lupaccio dispettoso.

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