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1. Le fonti principali
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Riguardo ad Anselmo il Padre Bouillard pone il parallelo tra questo e Blondel,
dicendo che Blondel ha fatto per il XX sec. ciò che Anselmo ha fatto per il suo tempo.
Da Anselmo prende il rapporto tra la filosofia e la teologia (che già è presente in
Agostino): la filosofia e la teologia sono sempre alla ricerca l=una dell=altra senza
alcuna opposizione (contro la separazione cartesiana e il nominalismo di Occam); la
filosofia è l=intellectus quaerens fidem e la teologia è la fides quaerens intellectum.
Qui l=intelletto è inteso nel senso più ampio rispetto al razionalismo moderno, è
l=intellectus di Cusano, l=intelletto che cerca la fede, che può essere illuminato da Dio
dall=interno.
Da Bernardo riprende molte molte intuizioni filosofiche, particolarmente la
precisione del ruolo della filosofia nei confronti della teologia, specificando il senso
della formula classica: philosophia ancilla theologiae. Bernardo spiega: APhilosophia
adiutrix theologiae, sed non adiutrix nisi libera et non libera nisi adiutrix@; la filosofia
non può essere al servizio della teologia se non è perfettamente libera, perché se non è
libera non è neppure filosofia e dunque non può servire a nulla, ma non sarà mai
veramente libera se non si riconosce al servizio di ciò che la supera: il suo ruolo è di
servire, non può svolgere il ruolo di padrona.
Sempre da Bernardo riprende ancora l=interiorità reciproca della libertà e della
grazia, contro l=opposizione tra esse che sarà frequente nell=epoca moderna, come pure
il rapporto naturale-soprannaturale. Questo suppone il desiderio naturale di Dio, che la
scolastica posteriore ha rifiutato su una base aristotelica sbagliata, ma che Tommaso
invece ammette (mentre la scolastica nascose perché sembrava in contraddizione con
Aristotele). Ciò sarà ripreso dal Cardinale de Lubac nella sua teologia, ma la parte
filosofica la deve a Blondel.
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Blondel la vita non si può ridurre al pensiero, l=azione non si può ridurre all=idea
dell=azione. Nella rifutazione di questi tre sbagli di Cartesio, piace a Blondel la
posizione di Malebranche, che è nella stessa linea di Cartesio, ma lo critica: rifiuta la
filosofia separata di Cartesio (al punto di fare l=opposto), il pragmatismo, ma non il
razionalismo (anche Malebranche identifica l=azione e l=idea dell=azione). Però da
Malebranche riprende anche la tematizzazione filosofica dell=inquietudine agostiniana.
Ma Blondel vede eccessiva la reazione di Malebranche a Cartesio: al posto
dell=estrinsecismo di Cartesio, Malebranche realizza una forma di intrinsecismo, dove
la natura e la grazia sembrano confondersi (egli non rispetta la vera distinzione tra la
fede e la ragione, anzi dice che la ragione supera la fede perché ne dà l=esplicitazione
completa - e questa sarà pure la tentazione di Hegel -). Blondel non accetta ciò, perché
vuole trovare un equilibrio, una distinzione ma senza separazione, come invece era in
Cartesio. Tutto ciò suppone di non confondere l=azione con l=idea dell=azione, di non
ridurre la vita al pensiero.
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1.6. Maine de Biran (1766-1824)
Ha realizzato un superamento del cartesianismo, riscoprendo la realtà spirituale
ma in modo rigoroso. Blondel riprende da lui l=idea del ruolo fondamentale della
volontà concreta e dell=apporto del corpo nell=elaborazione del pensiero (mentre fino
ad allora il corpo veniva visto come completamente fuori del pensiero o solo un
oggetto del pensiero ma non uno strumento del pensiero). Un concetto fondamentale è
quello di Asforzo motore volontario@: attraverso la resistenza stessa del corpo e del
mondo, la volontà si deve affermare e così giungere al pensiero (ciò si ritroverà in
Fichte).
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2. L=uomo e la sua opera
La vita è sempre molto importante per capire l=opera e il pensiero degli autori,
anche se a volte può essere all=opposto della loro dottrina. In Blondel la vita e l=opera
coincidono: impegno filosofico e impegno concreto sono la stessa cosa in Blondel.
Blondel è nato a Digione, in Borgogna, il 2 novembre 1861. Nato in una
famiglia di giuristi, padre notaio. E= una famiglia con una forte tradizione culturale, di
tradizione cattolica. Fa i suoi studi nelle scuole pubbliche: nel liceo e nell=università di
Digione, dove studia Diritto e Lettere. Nel 1881 entra alla Scuola Normale Superiore
di Parigi fino al 1884. Qui avrà due professori molto importanti, filosofi originali:
Emile BOUTROUX (1845-1921), che scrisse una tesi famosa sulla
Contingenza delle leggi della natura, che è già una limitazione del positivismo e tratta
soprattutto il problema dell=induzione. Introduce una filosofia un po= spiritualista,
idealista ma molto razionalee che si vuole rigorosa. E= uno dei migliori conoscitori in
Francia di Leibniz e di Kant.
Léon OLLÉ-LAPRUNE (1839-1898), che nel 1880 pubblica il suo famoso
libro sulla Certezza morale. E= un cattolico profondo, che rifiuta la filosofia puramente
concettuale e in un certo senso si fonda su un=intuizione interiore (che può anche
invocare Bergson, ma in modo diverso); è soprattutto un moralismo, che si pone molto
concreto, diverso dall=intellettualismo di Boutroux; ha delle intuizioni che saranno
riprese da Blondel. Non ha però una filosofia molto strutturata. A lui Blondel dedica
L=Azione del 1893 e l=altra tesi la dedica a Boutroux.
Sarà poi professore al liceo dal 1885 al 1889. Nel 1889 chiede di ritirarsi
dall=insegnamento per poter lavorare alla sua tesi di dottorato che sarà L=Azione del
1893 e insieme la tesi latina su Leibniz.
Nel 1893 difende la sua tesi sull=azione e la sua piccola tesi latina sul vincolo
sostanziale. C=è un legame stretto fra entrambe, dato che nel L=Azione Blondel vuole
dare una sua soluzione sul problema posto da Leibniz del vincolo sostanziale (come
fare l=unità delle sostanze composte, e soprattutto come unire il pensiero e l=essere).
Non avrà subito un posto universitario (soprattutto perché le sue conclusioni
sono in accordo con il cattolicesimo). Però Raymond Poincaré, cugino di E. Boutroux,
e ministro della pubblica istruzione, forzerà l=Università francese ad accettare Blondel,
ma in un posto secondario e lontano da Parigi, come professore aggiunto nel nord
della Francia (1895-1896); poì, dal dicembre 1896, sarà nominato professore
nell=Università di Aix-en-Provence. Vi rimarrà fino al 1927, anno in cui si ritira a
causa della cecità. Qui morirà nel 1949.
Nel 1896 pubblica la Lettera sull=apologetica, opera di prima importanza. Il
titolo completo è Lettera sulle esigenze del pensiero contemporaneo riguardo
all=apologetica e sul metodo della filosofia nello studio del problema religioso.
Inizialmente è apparsa come una serie di articoli negli Annales de Philosophie
chrétienne. Qui difende il suo metodo filosofico e mostra che è perfettamente
filosofico, dato che molti pensavano che non lo fosse, ma fosse religioso. Difende
questo soprattutto contro Léon BRUNSCHVICG (1869-1944), il primo editore critico dei
Pensieri di Pascal, che sviluppa un razionalismo idealista, assai lontano dal pensiero di
Blondel. Per rispondere alle accuse di irrazionalismo fattegli da lui, Blondel scrive
questa Lettera del 1896. Brunschvicg fu talmente colpito dalla risposta di Blondel, che
gli diventerà amico (morì nella casa di Blondel durante la guerra, dato che essendo lui
ebreo era stato nascosto da Blondel per sfuggire ai nazisti). - Questa Lettera, che era
destinata all=Università francese, la quale non voleva inizialmente accettare la sua tesi,
ha in realtà convinto i filosofi che lui era veramente filosofo, mentre d=altra parte ha
fatto sorgere una polemica grandissima con i teologi scolastici che lo accusavano di
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modernismo, e non capirono che la Lettera era indirizzata all=Università allora
anticristiana e ai teologi. Ricordiamo d=altronde che nel tempo in cui scrisse la Lettera,
non conosceva ancora Tommaso, ma solo una scolastica degenerata.
Nel 1904 scrive un=altra opera molto importante: Storia e dogma. Le lacune
filosofiche dell=esegesi moderna, che in realtà è l=unica soluzione razionale che
abbiamo a tutta la crisi modernista. E= il colpo decisivo che fa superare tale crisi. Il
modernismo in linea di diritto è già superato in quel momento. Però Blondel non fu
capito; anzi alcuni lo assimilarono ai suoi stessi avversari, cioè ai modernisti (come
avverrà per de Lubac). Risolve la crisi modernista mostrando che l=errore dell=
istoricismo (che è l=errore modernista in sé) e l=errore simmetrico dell=estrinsecismo
(che è la fonte dell=integrismo) procedono dallo stesso sbaglio iniziale, che è l=aver
dimenticato il ruolo fondamentale dell=azione della Tradizione reale della Chiesa; il
concetto stesso d=azione permette di risolvere questa crisi. Quest=opera è direttamente
indirizzata contro il modernismo. L=opera del 1910, La Settimana sociale..., è una
difesa del cattolicesimo sociale, al quale Blondel aderisce, contro l=integrismo. Quindi
l=opera del 1904 è contro il modernismo e quella del 1910 è contro l=integrismo, che è
l=errore simmetrico del modernismo. Per i modernisti Blondel è un integrista e
viceversa per gli integristi è un modernista dato che entrambi gli errori partono da una
principio manicheo.
Nel campo strettamente filosofico l=opera del 1906 Il punto di partenza della
ricerca filosofica è fondamentale; Blondel mostra criticamente il suo punto di partenza
e discute anche gli altri punti di partenza sbagliati, sia quelli puramente riflessivi, sia
quelli critici nel modo di Kant (non abbastanza realista), sia quello intuitivo di
Bergson.
Poi c=è un silenzio apparente di vent=anni. A causa di questo si parla ogni tanto
di un primo Blondel (il Blondel dell=Azione, della Lettera e di Storia e dogma) e di un
secondo Blondel. Ciò non è giustificato perché c=è una continuità fondamentale, anche
se c=è un approfondimento. Il secondo periodo inizia nel 1928 con una forma di
autobiografia intellettuale sotto forma di dialogo, che è L=itinerario filosofico di M.
Blondel. E= interessante perché lo stesso Blondel rilegge tutta la sua storia personale e
annunzia tutto quello che viene dopo: si vede chiaramente che è un cammino di
sviluppo progressivo, in seno ad una continuità fondamentale.
La prima opera importante della maturità è la ripresa in francese della sua tesi
latina, ma molto trasformata: Un enigma storico: il AVinculum Substanziale@ secondo
Leibniz e l=abbozzo di un realismo superiore (1930). E questo è il problema metafisico
nuovo, molto più vasto di quello del 1893, del quale tutta l=opera seguente sarà il
saggio di soluzione; perciò c=è un parallelo: la tesi latina del 1893 pone il problema
filosofico che sarà risolto dalla prima Azione, e questo libro del 1930 pone il problema
globale che tutta l=opera seguente vuole risolvere.
Pubblica poì nel 1932 Il problema della filosofia cattolica, che riprende
parzialmente la ALettera@ del 1896, assieme con alcuni articoli di discussione (già
pubblicati sotto un pseudonimo) sul Ametodo della Provvidenza@ del cardinale Victor
DECHAMPS, che influì molto sul Concilio Vaticano I (è uno dei tre relatori della Dei
Filius sulla rivelazione e la possibilità della ragione di raggiungere Dio). Blondel
scopre Dechamps nel 1904 e perciò questi non ha influenzato le sue opere precedenti,
però dice che il cardinale ha espresso in linguaggio teologico quello che lui ha detto in
linguaggio filosofico. Quindi vede come una conferma della sua opera.
La grande trilogia, in cinque volumi, è forse l=opera più importante, ma anche
più difficile, di Blondel:
- Il Pensiero (due volumi -1934);
- L=Essere e gli Esseri. Saggio di Ontologia concreta e integrale (1935);
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- L=Azione (I, 1936 e II, 1937); è solo il secondo volume della seconda Azione
che riprende i temi maggiori, trasformandoli, dell=Azione del 1893 e costituisce
una fenomenologia dell=azione, mentre il primo volume del 1936 è una
metafisica dell=azione, molto legata all=ontologia.
La trilogia viene completata dal La Filosofia e lo Spirito cristiano, che
riprende la quinta parte dell=Azione del 1893; inizialmente doveva contenere tre
volumi, ma ne scrisse solo due (1944 e 1946). E= una discussione tra il punto di vista
puramente filosofico che è quello di Blondel nella trilogia e il punto di vista della
teologia; riprende il tracciato di Anselmo intellectus quaerens fidem, fides quaerens
intellectum.
Muore il 4 giugno 1949 a Aix-en-Provence, ma tre giorni prima di morire, il
primo giugno, detta ancora l=avvertenza per l=opera Esigenze filosofiche del
cristianesimo, che esce postuma nel 1950, ma che è stata completamente preparata da
Blondel ed è fondamentale per capire tutta la sua opera, soprattutto il metodo
dell=implicazione; in quell=avvertenza annuncia l=apparizione del terzo volume della
Filosofia e lo Spirito cristiano. Ciò vuol dire che la sua opera non è compiuta e forse
non può essere compiuta, un pò come i Pensieri di Pascal. E= un=opera in divenire e
non chiusa; bisogna continuarla.
3. L=AZIONE (1893)
3.1. Introduzione
L=Introduzione pone chiaramente il problema: ASi o no, la vita umana ha un
senso e l=uomo ha un destino?@ Tale questione è universale perché concerne ogni
uomo: ogni uomo in quanto uomo, e ogni uomo concretamente singolare. Di fronte a
tale questione decisiva, che concerne tutta la vita presente e anche quella eterna, se ce
n=è una come dicono i cristiani, e implica il problema morale (come condurre la
propria vita di fronte a tale destino) e che più che un problema è un mistero perché ne
siamo implicati, ne siamo avvolti completamente e non si può oggettivare come i
problemi delle scienze positive. Di fronte a tale questione ci sono due vie principali:
- la via pratica o retta, che si impone a tutti, perché si deve agire; è
impossibile non agire; anche il non agire è un=azione, il riposo pure. Nessuno è
dispensato da questa via: né il più sapiente, né l=ignorante. Nella via retta (o pratica)
c=è però una guida molto precisa: la luce della propria coscienza. La via pratica non
consiste nel fare qualunque cosa, ma nel seguire ad ogni momento la luce della propria
coscienza. Però questo è l=ideale; in pratica sappiamo che non seguiamo sempre la luce
della nostra coscienza, anzi spesso facciamo altre cose rispetto a quelle che sappiamo
che dobbiamo fare. Dunque forse non basta. Soprattutto l=esperienza personale che si
acquisisce così, non si può comunicare; è vero che c=è una verifica morale, ma ciò ci
da una certezza personale non comunicabile. Ognuno deve fare per proprio conto
l=esperienza. E allora come fare per trovare, almeno in diritto, una soluzione che sia
universale e così comunicabile, che ci permette di dialogare su delle cose così
fondamentali e che nel corso della storia hanno ricevuto dagli uomini risposte
contraddittorie? Come fare una vera scienza dell=azione, della pratica (il sottotitolo
dell=Azione è infatti Saggio dei una critica della vita e di una scienza della pratica)?
La scienza deve essere universale, univoca, dunque valida in diritto per ogni uomo.
Qui entra appunto la seconda via.
- la via indiretta: è la via scientifica (cioè filosofica), razionale,
rigorosa. Questa via è necessaria anche per aiutare coloro che hanno smarrito la via
retta a ritrovarla ma in modo filosofico, così che sia possibile ritrovarla da parte di
ogni uomo che usa la ragione. La via teoretica, scientifica, non esime nessuno dalla via
pratica, anzi la presuppone; non si può percorrere la via filosofica senza presupporre
che ad ogni passo si deve seguire la propria coscienza, altrimenti, senza ciò, la
speculazione è errata. Ma la speculazione ha una guida propria che deve essere
rigorosa: qui il modello è il metodo dei residui di J. S. Mill (che, paradossalmente, si
trova in una posizione diametralmente opposta a Blondel, essendo un empirista); il
disegno di rigore di Mill nelle scienze sperimentali vuole essere anche quello di
Blondel nel campo del destino umano. Si chiama metodo dei residui perché Blondel
vuole studiare tutte le soluzioni teoreticamente possibili del problema dell=azione,
eliminando una dopo l=altra le false soluzioni, i vicoli ciechi che non hanno possibilità
di realizzazione. Quindi la prima parte del metodo dei residui consiste
nell=eliminazione delle false soluzioni. D=altra parte, positivamente, si tratta di mettere
in evidenza il residuo che non è ancora spiegato a una certo livello (ad es. l=azione nel
dominio dei fenomeni). E così si può giungere, attraverso la ragione e la volontà, al
nucleo irriducibile dell=azione umana, del destino umano.
L=Azione è costituita da cinque parti, con una struttura concentrica, come ha
mostrato Padre Henrici.
Le prime due parti sono abbastanza brevi e servono per preparare il terreno.
In questa parte incontreremo dapprima il fenomeno nel senso più esterno del
termine, cioè il fenomeno come si studia nelle scienze positive. Si vuole qualcosa, ma
forse questo aliquid potrebbe essere soltanto un fatto del mondo positivo studiato dalle
scienze. Quindi può darsi che l=azione si riduca a un semplice fatto che si può studiare
con le scienze positive. Ma questo è il positivismo: tutto si risolve tramite le scienze
positive, unica fonte di conoscenza (come dicevano Comte e i positivisti seguenti -
scientismo).
11 Ciò mostra l=infinità propria della libertà, che nel campo dei fenomeni fisici sarebbe
impossibile, perché nessuna forza fisica è infinita: per ogni forza si può immaginare una forza
superiore, per la libertà invece no. Quindi la libertà, che si esprime nel mondo dei fenomeni fisici, non
si esaurisce in questi. Si dovrà rendere conto di tale infinità, che basterebbe a provare che non siamo
puramente immersi nel mondo fisico o fisiologico.
Perciò c=è un determinismo che precede l=azione e un altro che la segue, ma
questa, se è deliberata, suppone anche una scelta libera che assuma tutto il
determinismo, per andare in una direzione o nell=altra. Dunque c=è una libertà almeno
fenomenale: l=azione ci appare necessariamente libera. E questa libertà ci è in qualche
modo "imposta": "non siamo liberi di essere liberi", non possiamo fare a meno che di
usare della nostra libertà ...
(Non sappiamo ancora se la libertà è nell=essere. Questa è una questione
ulteriore: si tratta qui solo dei fenomeni, cioè della fenomenologia dell'azione.)
La quinta parte del 1893 non esiste più nell=Azione del 1937, ma verrà
sostituita dall=opera La filosofia e lo Spirito cristiano. Questa quinta parte corrisponde
al compimento finale dell=azione e all=ipotesi del soprannaturale.
Finora abbiamo trovato l=essere necessario dell=azione, l=Unico Necessario,
cioè Dio stesso. Però noi non siamo ancora déi. Sappiamo che dobbiamo scegliere per
Dio o no. In un certo senso si potrebbe pensare che la filosofia si ferma qui. Però
arriviamo così all=ultimo posto possibile per la filosofia, che è ancora necessario, ma
che per essa diviene un=ipotesi; cioè dobbiamo fare l=ipotesi che sia Dio stesso ad
aiutarci ad arrivare, diciamo, nell=eternità divina. Questa è l=ipotesi del soprannaturale.
Cioè, per avere un=azione perfetta, si dovrebbe concepire che Dio stesso si riveli a noi
dicendoci come fare per arrivare nell=eternità. Da qui un=azione religiosa, che non sia
per nulla superstiziosa perché non viene dall=uomo, ma che sia rivelata, per ipotesi, da
Dio stesso. E= chiaro che per Blondel, come per Pascal, questa ipotesi si realizza
storicamente nella rivelazione giudeo-cristiana. Ma questa realizzazione è al di là della
filosofia; però non lo è l=ipotesi. Non è più la filosofia che può verificarla, altrimenti,
come avviene nell=idealismo tedesco, ci sarebbe una riduzione della religione, del
cristianesimo alla filosofia: se fosse la filosofia a decidere delle verità del
cristianesimo, questo non sarebbe più che una parte della filosofia. Dunque qui la
filosofia deve lasciare il posto a ciò che la supera, cioè la religione rivelata stessa. Ma
come si fa la verifica della realtà di quell=ipotesi? La verifica non si fa più nella
filosofia, ma solo nella pratica. Questa è la conclusione dell=Azione.
3.7. Conclusione
La filosofia non può andare oltre e non può dire in base alla sua sola competenza che
cosa è e che cosa non è il soprannaturale. Ma, se è consentito aggiungere una parola,
una sola, che oltrepassi il campo della scienza umana e la competenza della filosofia,
l'unica parola capace, di fronte al cristianesimo, di esprimere questa parte, la
migliore, della certezza che non può essere comunicata, perché nasce unicamente
dall'intimo dell'azione perfettamente personale, una parola che sia essa stessa
un'azione, bisogna dirla: "Esiste". (L'Azione, p. 492; trad. Sorrentino).
"Il pensiero non nasce e non si sviluppa che grazie al concorso effettivo di questa
natura che, anche sotto il suo aspetto materiale, è non soltanto penetrata di
intelligenza, ma prepara gli strumenti del pensiero" (pensante).
Tale metodo è in un certo senso già presente nell=Azione del 1893, ma non ci
viene presentato in modo esplicito. La spiegazione del metodo, usato soprattutto nella
Trilogia, viene fatta più chiaramente nell=opera postuma del 1950, Esigenze filosofiche
del Cristianesimo.
3 Qui si utilizza il termine Aparticolare@ non nel senso tecnico visto sopra, ma unicamente
perché il linguaggio ecclesiale non pone la distinzione da noi rilevata. In termini filosofici precisi
bisognerebbe piuttosto parlare di Asingolare@.
che è forse il più importante, professore a Marseille, studioso di Pascal e Blondel, e
padre di Maurice Béjart; Aimé FOREST (1898-1983).
5.2. L=influsso indiretto è ancora più importante di quello diretto; ce n=è uno
su TEILHARD DE CHARDIN (1881-1955) e uno, molto discusso, su HEIDEGGER, che fu
novizio gesuita solo per due mesi ma riuscì comunque a leggere una copia pirata
dell=Azione dato che era proibita. Sembra che sia stato influenzato da qualche tema
blondeliano, come quello dell'opzione fondamentale, o ancora quello dell'insufficienza
della filosofia concettuale.
Qui si vede che questa è una filosofia che, come dice Blondel a proposito di
Pascal, vale una vita di fatica, perché è la vita stessa che diviene progressivamente
una riflessione integrale. Perciò c=è un legame molto stretto tra la vita e il pensiero,
anche se non si confondono. Infatti c=è la via pratica, diretta, comune a tutti gli uomini
di buona volontà e c=è la via indiretta, quella della scienza. Esse non si confondono ma
sono complementari.
Ancor di più ciò si vede nell=azione e pensiero del Padre Joseph WRESINSKI
(1917 - 1988). Blondel e Wresinski possono sembrare esteriormente all=opposto: un
filosofo del mondo universitario e un sacerdote nato nella miseria e con formazione
molto modesta. Entrambi non si conoscono direttamente, ma forse un certo influsso
sarebbe possibile tramite la mediazione dell=opera del Padre de Lubac che, come
sappiamo, è influenzato da Blondel, e che Joseph Wresinski ha letto. A noi interessa
mostrare come il pensiero e la vita possono essere veramente legati e vedere
nell=azione e nel pensiero concreto del Padre Joseph come la verifica decisiva della
filosofia integrale di Blondel. Si vede infatti come l=azione intelligente preceda e
segua la conoscenza; questo si nota in tutte le opere di Wresinski, che è il fondatore
del Movimento A.T.D. Quarto Mondo, in quanto riconosce un popolo cosciente di sé
in questo Quarto Mondo prima ignorato. Secoli fa infatti erano conosciuti i tre stati di
nobiltà, clero e borghesia. Poi viene riconosciuto da DUFOURNY DE VILLIERS, nei suoi
Quaderni di dolore del 1789, il "quarto stato" che sarà il "sottoproletariato", come
diceva Karl Marx in un modo del tutto disprezzante (Lumpenproletariat).
Il Padre Joseph Wresinski ha non soltanto un'azione molto intelligente, ma
anche una "pratica" specifica che sta all'origine di un vero capovolgimento
epistemologico, di una conoscenza "uscita dal più basso del mondo". L=azione precede
la riflessione e reciprocamente l=azione è nutrita dalla conoscenza. Ma ci sono soggetti
singolari di conoscenza, nel mondo della miseria, di cui nessuno fin'ora aveva pensato
che bisognerebbe ascoltare la lezione insostituibile.
Ora, come diceva Blondel, Al=unico modo di conoscere l=uomo è di amarlo, e
l=unico modo di amarlo in verità è di imparare a conoscerlo@. Padre Wresinski dice
praticamente lo stesso, e senza aver letto Blondel: Aamare per conoscere e conoscere
per amare un po= meglio@. Si vede pure che l=azione nutre il pensiero e che
reciprocamente il pensiero è ordinato all=azione intelligente (questo si vede
chiaramente anche in Blondel nella sua ultima opera non compiuta ALa filosofia e lo
spirito cristiano@, che aveva come scopo di riportare l=uomo al dovere presente,
immediato, oggetto del terzo volume mai pubblicato. Dopo avere fatto la teoria per
molte pagine adesso bisogna mettersi all=opera per tradurre ciò che si è imparato).
Il padre Wresinski ci rivela che l'unico garante dell'universalità umana è il più
povero. L=universalità umana infatti esiste negli individui singolari; ma ci sono certi
singolari che esprimono l=universale come allo stato puro. Infatti se si prende un uomo
o una categoria di uomini che hanno tante particolarità, culturali o altre, queste
particolarità rischiano sempre di nascondere l=universalità umana. Il vero garante
dell=universale umano è l=ultimo di tutti che non ha niente di particolare, dato che ha
perso ogni particolarità, e che viene sempre dimenticato - ciò che impedisce
praticamente di raggiungere l'uomo in quanto tale. L=ultimo al quale nessuno pensa
mai perché non sembra interessante e che però è un uomo, anzi: Aecce homo@ come
disse Pilato alla folla indicando in Gesù l=uomo senza più nulla che la sua nuda
umanità.
Il più povero è il garante dei diritti dell=uomo; infatti perché siano veri e non
un=illusione, bisogna che siano effettivi per l=ultimo:allora lo saranno anche per tutti
gli altri. I ricchi non si lasceranno mai dimenticare, mentre i più poveri non hanno
nessun mezzo per non lasciarsi dimenticare e difatti vengono quasi sempre dimenticati
perché una società fondata sull=utilità non tiene in conto loro che non sono >utili=. Marx
lo affermava con proprie parole: il proletariato è utile perché è una forza di produzione
contro la forza del capitale; invece il sottoproletariato non ha nessuna utilità e così
viene dimenticato.
Questo si ritrova in un certo modo alla fine dell=Azione dove Blondel vuole
istituire "una metafisica della carità"; l=azione nella sua fenomenologia è una
propedeutica, una preparazione, per entrare nella "metafisica alla seconda potenza"
che lui indica ma che non realizza ancora nel 1893; inizia però il cammino per
giungere fino a quella metafisica pienamente realizzata nella trilogia. Però nella
conclusione dell=Azione ci sono alcuni cenni di una vera e propria metafisica della
carità dove è chiaro che è l=uomo nella sua miseria estrema ad essere l=unico garante
della verità di quella metafisica, altrimenti rimane un sogno. L=uomo che da secoli è
sempre disprezzato, che è in una vergogna continua perché si sente responsabile di
questa situazione (anche se non lo è), quell=uomo che la miseria ha >disumanizzato=
rimane umano e fa valere la sua umanità: ANon siamo cani, perché ci trattano così?@.
E= a quel punto estremo dell=esistenza umana che si coglie ancora la volontà di vivere,
e non la disperazione del pessimista. Questa disperazione infatti si trova in altri luoghi,
presso gente che ha ancora molte cose. Qui non c=è più niente, ma permane la volontà
di vivere. Questa è la confutazione pratica più radicale del pessimismo di
Schopenhauer. Ma qui viene confutato anche il dilettantismo, perché è chiaro che
l=uomo nell=estrema povertà non si può permettere di agire come il dilettante, cercando
in ogni direzione, perché egli rischia la propria vita. L=atteggiamento del dilettante nei
confronti dei più poveri diviene veramente un insulto. L=uomo agisce in base a ciò che
costituisce la struttura della sua vita e del suo pensiero. Quando questa struttura è
sbagliata si vedono gli esiti (vedi ad esempio Polpot in Cambogia). Di fronte all=uomo
nella miseria non c=è più alcuna menzogna che possa tenere. Wresinski infatti diceva
che l=uomo nella miseria è il garante infallibile della nostra sincerità. E purtroppo non
sono poche le menzogne nella filosofia.
Qui si dovrebbe iniziare una nuova inchiesta, che però non potremo realizzare
nell'ambito così limitato di questo corso. Perché il primo principio concreto del senso
umano sarebbe da cercare nel vero rivelatore della nostra umanità, universale e
singolare, che è l'uomo della miseria. Lui ci rivela pienamente che "ogni uomo è
abitato dallo spirito", come diceva Joseph Wresinski, e lui solo, essendo sempre
privato dei diritti di tutti gli altri, ci può insegnare il fondo più nascosto e più umile
della nostra comune umanità: "Ogni uomo porta in sé un valore fondamentale
inalienabile che fa la sua dignità di uomo" (preambulo delle "opzioni di base" del
Movimento internazionale ATD Quarto Mondo, fondato dal Padre Joseph Wresinski
con le famiglie più povere del mondo). Questo dovrà essere l'oggetto di una nuova
riflessione filosofica, nella fedeltà del pensiero alle proprie esigenze, come ci l'ha
insegnato Blondel. Perché in realtà vale anche per il filosofo la sentenza di San
Vincenzo de Paoli, alla quale il Padre Joseph ha potuto dare la pienezza del suo
significato: "I poveri sono i nostri maestri."
Indicazioni bibliografiche
M. Leclerc SJ