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La filosofia di Platone
1. Platone, Socrate, Sofisti 1.1. La vita di Platone 1.2. Il Platonismo nella societ in crisi 1.3. I caratteri del Platonismo 1.X. Sintesi 2. Le dottrine della maturit 2.1. La dottrina delle Idee 2.1.1. Linvenzione della teoria delle Idee 2.1.2. Quali e dove sono le idee 2.1.3. Conoscenza e Reminescenza 2.1.4. Lo scopo delle Idee 2.2. La dottrina dellAmore e dellAnima 2.3. La dottrina dello Stato 2.X. Sintesi 3. Il Platone Accademico 3.1. I problemi dellultimo Platone 3.2. La dialettica 3.3. Il Filebo 3.4. Il Timeo 3.X. Sintesi
Platone, uno dei filosofi pi amati e misteriosi , un tempo un seguace di Socrate, in seguito diventato maestro e fondatore dellAccademia
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Platone viaggia in cerca di un luogo dove poter realizzare la prorpia filosofia: non ci riesce, ma fonda lAccademia
Crisi radicata nella societ: la filosofia lunico mezzo per uscirne, la politica deve stare sotto il controllo di essa
Diversi testi di Platone sono ritenuti spuri: tuttavia, essi servono per capire la sua filosofia
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Oltre a questi testi, fonti antiche dicono che Platone tenne diverse corsi intitolati Intorno al bene, che non volle tenere per iscritto, ritenendo fosse necessario discutere direttamente su di essi. In queste dottrine non scritte, discuteva soprattutto dei concetti di Uno e Diade.
Il Platone seguace di Socrate cresce: per spiegare il maestro utilizza argomenti diversi dai suoi
Il mito viene usato da Platone per spiegare concetti difficili da interpretare nel mondo materiale
I caratteri del Platonismo Alla base della filosofia di Platone vi era fedelt allinsegnamento e alla persona di Socrate, e per questo allinizio era uno dei suoi pi fedeli seguaci. Successivamente, Platone inizi a distaccarsi dalla filosofia Socratica, e le sue teorie pi importanti infatti non sono direttamente collegate al maestro. Tuttavia, lo sforzo di Platone era quello di continuare il progetto di Socrate, e di rintracciare il significato della sua filosofia: e per far questo, dovette cercare principi e dottrine che Socrate non aveva mai insegnato, ma che esprimevano ci che il maestro incarnava. Si pu quindi affermare che la ricerca platonica una sorta di sforzo di interpretazione della personalit filosofica di Socrate. La stessa forma letteraria di Platone era quella di Socrate, il dialogo, perch entrambi erano daccordo che solo con il dialogo si poteva davvero scoprire la verit, raggiungendo di tappa in tappa la soluzione, loggetto della ricerca. Per questo Platone utilizza il dialogo nei suoi scritti, in modo da ripercorrere le tappe, e per riprodurre la socialit e la comunanza degli individui che ricercano la filosofia. Questo significa che Platone, seppur intenda trovare delle verit assolute, delle certezze, non intende per questo sminuire la potenza del dialogo o limportanza della ricerca continua, un infinito sforzo verso la verit totale che luomo non possiede mai totalmente, ma dove deve sempre percorrere la strada della ricerca, ossia della filosofia. Platone associava al dialogo, in numerosi testi, il mito: utilizzava questi racconti fantastici per esporre concetti filosofici difficili da spiegare altrimenti. Il motivo per cui Platone utilizzava questi miti tuttora un argomento di dibattito tra i diversi studiosi: tuttavia, tutti sono daccordo su due punti. Il primo punto vale per un gruppo di racconti: il mito viene utilizzato per esporre in maniera pi semplice e intuitiva le dottrine di Platone, dove uninvenzione concepita per una comunicazione intellettuale. Il secondo punto vale per un altro gruppo di racconti: il mito un mezzo per poter discutere di realt al di l dei limiti della ragione umana, abituata a pensare per il mondo materiale, dove bisogna seguire unaltra via, in grado di inserirsi nelle lacune della ragione. Il mito quindi qualcosa che pone una teoria verosimile nel suo ambiente, un ambiente impossibile da raggiungere materialmente, qualcosa di indimostrato e indimostrabile, ma nel suo ambiente qualcosa di ragionevolmente vero. Il mito, tuttavia, in grado di essere visto filosoficamente soltanto in collegamento con la filosofia Platonica, dove svolge un compito complementare/persuasivo. Ma ci non nega che il mito, visto separatamente, possegga una ricchezza propria, e che nessun ragionamento potrebbe spiegarlo logicamente. Sintesi Platone come filosofo opera in un periodo di crisi, posto alla fine dellepoca doro Ateniese: morto Socrate, luomo che poteva dare una svolta al periodo di crisi e liberare dalla sofistica, ritiene che bisogni effettuare una riforma globale dellintera esistenza umana, a partire da certezze che mettono tutti daccordo, ed un sistema aristocratico a seconda delle capacit delle singole persone, tutto secondo la giustizia. Nato nel 427 A.C. da famiglia aristocratica, stato allievo di Socrate e uno dei suoi pi ostinati seguaci fino alla sua morte. In seguito, pur rimanendo a stretto contatto con la sua filosofia, si separ da essa, e viaggi in diverse parti del Mediterraneo per diffonderla. Fond infine lAccademia nel ginnasio di Accademo, da cui il nome: rimase ad Atene fino alla sua morte, nel 347 A.C.
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Scrisse diversi testi: a lui sono stati attribuiti lApologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere, alcuni di questi tuttavia spuri. E possibile che alcuni dei suoi testi siano stati persi, e per questo gli studiosi moderni di Platone sono restii a modificare la lista dei suoi testi. Inoltre, tenne diversi corsi intitolati Intorno al bene, dove tenne diversi discorsi metafisici sullUno e sulla Diade. Platone utilizzava soprattutto come forma di diffusione filosofica il dialogo, come tramandato dal suo maestro Socrate, ma la differenza era che Platone utilizzava il dialogo come forma di scrittura: doveva diffondere la sua filosofia, e per poter fare questo doveva per forza scrivere, ma utilizzava il dialogo in modo da ripercorrere le tappe della ricerca, e il ragionamento in compagnia, fatto di domande e risposte. Utilizzava, inoltre, il mito per poter spiegare la sua filosofia: vi tuttora un dibattito tra gli studiosi su questo argomento, ma ormai sono daccordo sul fatto che il mito venga utilizzato per due scopi. Il primo scopo era per semplificare i suoi discorsi, per trasmettere in maniera semplice e intuitiva la sua filosofia. Il secondo scopo era per poter discutere di qualcosa al di l dei limiti della ragione umana, in modo da passare per unaltra via, ossia il mito. Il mito ancora qualcosa di misterioso, perch non si sa dove inizi la filosofia e dove finisca il mito.
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ide-valori: le ide corrispondenti ai valori supremi, quali Bene, Bellezza, Giustizia, etc; corrispondono ai nostri valori, ai nostri ideali. ide matematiche: le ide corrispondenti alle entit matematiche e geometriche; per Platone anche queste sono ide, perch nella nostra realt non si ha mai una precisa, quindi perfetta, uguaglianza, non si avr mai un cerchio perfetto, e cos via. Assieme a questi due tipi fondamentali di ide, diverse volte Platone parla di idee di cose naturali (lumanit) e idee di cose artificiali (il letto), ma su questi due generi di idee, rest a lungo indeciso: solo nei dialoghi della vecchiaia incluse questi due generi di ide, ritenendo che ogni cosa ha la sua idea nelliperuranio. Anche se molteplici, le ide non sono affatto disorganizzate, infatti sono poste in una piramide secondo lordine di importanza, sulle cui cima vi sono le ide valori, con al vertice lidea del Bene, lidea e il valore supremo. Da diversi studiosi questa idea del Bene viene spesso paragonata a quella di Dio, ma sbagliando: infatti, lidea del Bene, pur essendo la pi importante, non crea le altre idee, ma comunica soltanto con le altre sue compagne. Platone intende come entit divine le ide, le stelle, lanima, etc, intese come eterne, perfette ed immortali. Oltre a distinguerne le differenze, Platone accentua il legame tra le cose e le ide, soprattutto il fatto che le ide sono: criteri di giudizio delle cose: bisogna quindi pensare alle ide per poter giudicare una cosa, se essa giusta secondo lidea di Giustizia, se essa rossa secondo lidea di Rosso; quindi lidea la condizione della pensabilit delle cose. causa delle cose: le cose infatti sono delle imitazioni, seppur imperfette, delle idee, come se uno stampo (idea) avesse creato delle forme (cose), per cui sono tali soltanto grazie alle ide; quindi lidea la condizione dellesistenza delle cose. Tuttavia, nel Platone del secondo periodo questi legami non sono stati molto spiegati: pur parlando spesso di mimesi (le cose imitano le ide), metessi (le cose partecipano delle idee) e parusia (le idee sono presenti nelle cose), rimane spesso incerto e titubante; nel terzo periodo, Platone indaga sulla faccenda partendo da zero, ma non riuscir a giungere ad una conclusione totale. Sussistono diversi dubbi anche sulliperuranio, oltre il cielo: esiste davvero questo posto, ossia un mondo dellaldil, oppure semplici schemi di ragionamento? Per tradizione liperuranio visto come un mondo ultraterreno, paragonabile quasi al paradiso, ma diversi studiosi hanno affermato che si trattasse soltanto di particolari modelli di classificazione: tuttavia, la teoria di questi studiosi stata scartata dalla gran parte delle persone, perch sarebbe una sorta di modernizzazione di Platone, che inoltre parla nei suoi scritti delle ide come fossero delle sostanze reali. Rimane ancora oggi una discussione su cosa siano veramente queste ide e dove si trovino, perch numerosi studiosi ritengono la prima affermazione troppo legata al mito, affermando che non necessario che si trovino in un universo a s stante, ma che basta siano in un ordine naturale ed eterno di valori; spesso questi studiosi fanno come esempio le ide matematiche delluguaglianza, del numero, delle forme geometriche: non detto che infatti queste si trovino in un mondo nellaldil. Stabilire quale di queste due interpretazioni, la tradizionale e lultima, di Platone non possibile, perch entrambe si rifanno ai testi e allo stile di Platone, ed entrambe hanno delle differenze dalloriginale: la prima lascia troppo spazio al mito, mentre la seconda non ne tiene conto. Entrambe per, facendo riferimento ai Dialoghi e con una buona sicurezza, ritengono che le ide si trovano in una zona dessere diversa rispetto alle cose, anche se nessuna di esse riuscita ad accertare che tipo di zona sia.
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Conoscenza e Reminescenza Come pu luomo accedere alle ide? Luomo accede alle ide non grazie ai senso ma mediante la mente, ricercando allinterno da essa: ma come sono presenti nella mente queste ide? Come fanno gli uomini, vivendo nellimperfezione e nella materialit, ad avere le nozioni perfette? A posteriori, ossia vedendo le cose noi ci inventiamo le ide? No, perch non siamo in grado di conoscere qualcosa di nuovo mediante i sensi, e se anche potessimo sarebbero delle conoscenze imperfette, e non saremo in grado di conoscere le vere ide. A priori, ossia noi abbiamo gi le ide in mente, quindi conosciamo tutto? Non proprio cos, perch altrimenti non avremmo il bisogno di andare a cercare la verit, perch ce lavremmo gi in testa e quindi ogni ricerca filosofica sarebbe inutile. Per risolvere questa situazione, Platone utilizza la dottrina-mito della reminiscenza, ricordo: afferma infatti che la nostra anima, prima di entrare nel nostro corpo, abbia vissuto nel mondo delle ide, le abbia conosciute, contemplandole, ed infine sia scesa dalliperuranio e sarebbe entrata nel nostro corpo, mantenendo il ricordo di esse. Grazie allesperienza nel mondo materiale e sensibile, infatti noi riusciamo a ricordare queste ide, associandole alle cose di tutti i giorni: conoscere quindi ricordare, in quanto le ide, seppur sfocate, giacciono dentro di noi, pronte ad essere capite grazie alle occasioni della vita; il nostro scopo, infatti, di ricordare o riconoscere le ide, con un piccolo o un grande sforzo, in modo da poterle conoscere tutte. Platone quindi favoreggia linnatismo, ossia il fatto che la conoscenza derivi dentro di noi, e grazie a questa conoscenza siamo poi in grado di analizzare le cose, mediante ragionamenti: una famosa prova che Platone fece, fu quella di discutere con una persona che non aveva mai studiato geometria, riuscendo a fargli capire il teorema di Pitagora e farglielo dimostrare. Quindi, dentro di noi abbiamo la conoscenza, che aspetta soltanto di uscire fuori grazie ad unoccasione pi o meno forte. Con questa dottrina della reminescenza, Platone riusc a superare il dilemma proposto dalleristica, secondo cui luomo non pu indagare ci che sa, perch sarebbe inutile, n ci che non sa, perch sarebbe impossibile: Platone quindi afferma che non bisogna partire da zero, bens ricordare ci che si ha scordato. Noi non partiamo n dalla verit totale, n dallignoranza totale, bens da una sorta di pre-conoscenza, dove bisogna soltanto tirare fuori la conoscenza vera e totale. Gli studiosi sono qui divisi su due schiere: la prima schiera a favore dellintera dottrina della reminescenza, ossia che la nostra anima immortale ed stata accanto alle ide, per poi entrare nel nostro corpo e farci ricordare la conoscenza; la seconda schiera considera queste ide come delle strutture, su cui il nostro animo si basa a priori, ossia senza poterle conoscere visivamente. La dottrina della reminescenza, tuttavia, postula limmortalit dellanima, che viene trattata nel Fedone: attraverso tre ragionamenti, Platone prova limmortalit dellanima. Il primo ragionamento, detto dei contrari, consiste che da ogni cosa derivi il suo opposto, ossia dal freddo deriva il caldo, dalla morta deriva la vita, dalla vita deriva la morte: lanima, quindi, dopo essere morta, deve per forza tornare a vivere. Il secondo, della somiglianza, afferma che lanima, che non un composto ma qualcosa di simile alle ide, non pu essere n creata n distrutta. Il terzo infine, della vitalit, afferma che lanima il soffio vitale, e per questo non pu morire, perch partecipa allidea della vita. Inoltre, nel Fedone, Platone dimostra come la filosofia sia una sorta di preparazione alla morte, in cui il filosofo muore ai sensi per accogliere e accettare le ide, cosicch luomo possa poi raggiungere e contemplare le ide nelliperuranio. Ci mostra come la filosofia di Platone abbia una sorta di carattere religioso, e come Platone dimostri interesse per diversi e numerosi campi [politica, religione, etc.], e come riesca a includerle tutte nella sua filosofia.
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Oltre a parlarne nel Fedone, tratta dellimmortalit dellanima anche nellultima parte della Repubblica, attraverso il Mito di Er, in cui chiarisce anche il problema del destino. Er, morto in battaglia e risuscitato dopo 12 giorni, racconta agli uomini cosa accade dopo essere morti. Nella parte centrale del racconto, si narra come il destino sia una scelta compiuta poco prima della resurrezione, quando lanima scende in un nuovo corpo: ogni anima sceglie il modello di vita dove si incarner dopo aver perso la memoria, Platone fa un esempio con Ulisse che, stufo di viaggi e di avventure, sceglie la vita pi umile. Quindi il destino segno di una scelta compiuta dallanima, e quindi ognuno si scelto il proprio destino. Lo scopo delle ide Lo scopo della teoria delle ide era quello di sconvolgere il relativismo sofistico, che era molto complesso e articolato. Vi erano sia membri come Protagora, che pur mettendo in discussione lassolutismo cercava una via di mezzo, la via dellutile, e membri come Gorgia, che negava qualunque principio assoluto: per Platone, tuttavia, tutto il sofismo era un qualcosa di oscuro e negatore di un punto di vista certo e sempre valido. Platone riteneva ci fosse bisogno di una restaurazione di assolutismo, lontanissimo dai filosofi come Protagora e Socrate, che tentavano il primo con lutile comune, il secondo con la virt come scienza di costituire un compromesso tra assolutismo tradizionale e relativismo estremo, basandosi tuttavia su una verit in cui luomo al centro.