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JEAN-LOUIS SKA S.I.

Il canone ebraico e il canone cristiano dellAntico Testamento


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Le comuni presentazioni della storia della salvezza, dalle pi popolari alle pi elaborate, dispongono gli avvenimenti in una linea continua che ha come punto di partenza la creazione, come centro la redenzione compiuta da Ges Cristo e come ultima tappa la storia della Chiesa. Il punto finale di tale itinerario la parusia. Questo vasto affresco storico antico quanto i Padri della Chiesa e ne troviamo una formulazione classica nel De catechizandis rudibus di santAgostino. Per essere pi precisi, il punto di partenza duplice: creazione e caduta. Dopo i due primi racconti della creazione (Gen 1,1 2,4a e 24b-25) interviene il primo elemento di tensione, vale a dire la colpa della prima coppia (Gen 3). Per i Padri, come per linterpretazione tradizionale della Bibbia, Gen 3 il momento in cui appare per la prima volta nel racconto il problema da risolvere. Se c peccato, occorre unespiazione e una redenzione. A partire da Gen 3, il lettore aspetta dunque la venuta di un redentore che promesso, sempre secondo questa medesima interpretazione, gi in Gen 3,15, quando Dio dice al serpente: Io porr inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccer la testa e tu le insidierai il calcagno . Questo testo contiene il Protoevangelo, ben noto ai Padri. In tale prospettiva, tutto il resto dellAntico Testamento (AT) non che una lunga attesa del Salvatore, che deve venire a schiacciare la testa del serpente. I profeti, dal canto loro, hanno annunciato la venuta di quel Salvatore e i sapienti ne hanno intravisto la figura nella Sapienza che essi ricercavano. Tornando al racconto biblico, non c dunque nessuna rottura tra il momento della caduta e la venuta del Salvatore. Progressivamente la storia procede verso il punto focale che lincarnazione e la redenzione. Protsi in avanti, i personaggi ricevono la promessa del Salvatore, ne preparano la venuta o ne prefigurano il destino. Abele, No, Abramo, Mos, Davide e Isaia svolgono in fin dei conti ruoli quasi identici. Ognuno al posto suo e a modo suo, essi segnano punti di riferimento su una strada che conduce a Ges Cristo, nonostante tutte le deviazioni e gli ostacoli. Questa visione tradizionale certamente legittima, ma non neppure priva di problemi, perch tiene poco conto di alcuni dati scritturistici. Infatti ci si pu chiedere se la Bibbia stessa si presenti in questa maniera, e ci sono buoni motivi per pensare che siano necessarie almeno alcune correzioni. Il primo elemento da esaminare la struttura del canone.
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* Articolo 1

apparso in La Civilt Cattolica 1997 III 213-225. La traduzione del versetto difficile. Secondo il testo ebraico sar la discendenza della donna a schiacciare la testa del serpente. La LXX, che traduce con un maschile, lascia supporre che la vittoria sar opera di uno dei discendenti della donna. La Volgata traduce con un femminile ( ipsa) e apre la porta allinterpretazione mariologica del versetto.

Il canone ebraico e il canone cristiano LAT si presenta in maniera diversa nel canone ebraico e in quello cristiano, contenuto nella LXX e nella Volgata. I1 canone ebraico si compone di tre parti: la Legge (Tor), i Profeti (Nebiim) e gli Scritti (Ketubim). La Legge corrisponde al Pentateuco, i Profeti comprendono i libri storici, da Giosu al Secondo Libro dei Re, e tutti i libri dei profeti, da Isaia a Malachia. Il canone ebraico distingue i profeti anteriori (Gs 2 Re) da quelli posteriori (Isaia, Geremia, Ezechiele e i 12 profeti minori). Negli Scritti, infine, il canone ebraico colloca libri disparati come i Salrni, Giobbe, i Proverbi, i cinque rotoli (Rut, Cantico dei Cantici, Qoelet, Lamentazioni, Ester), il profeta Daniele, i libri di Esdra e di Neemia e i due libri delle Cronache. Il canone cristiano invece dispone i libri storici, dalla Genesi al Secondo libro dei Maccabei, in una lunga serie che si apre la cosa ha una sua importanza con il Pentateuco . Seguono i Salmi e i libri sapienziali e, infine, i libri profetici, da Isaia a Malachia. In tal modo il canone orientato verso il futuro, cio verso la venuta di Ges Cristo. Per convincersene, basta leggere gli ultimi versetti del1AT nel canone cristiano, Mal 3,23-24: Ecco, io invier il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perch converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; cos che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio. Questa profezia di Malachia ripresa in buona parte da Luca allinizio del suo Vangelo (1,17), quando langelo Gabriele annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista, il quale, secondo i Sinottici, Elia che doveva ritornare per preparare la venuta del Messia . Questo testo fa dunque da nesso tra 1AT e il NT ed una delle ragioni per cui i profeti si trovano alla fine del canone cristiano . Il canone ebraico invece termina con il Secondo libro delle Cronache. Qui si tratta di una scelta voluta, poich i libri di Esdra e di Neemia e i due libri delle Cronache ultimi libri del canone ebraico non si trovano in un ordine logico e cronologico . I due libri delle Cronache infatti riprendono tutta la storia del mondo dalla creazione sino alleditto di Ciro, che permette agli israeliti di fare ritorno a Gerusalemme. I libri di Esdra e di Neernia invece ne formano la continuazione del tutto naturale, poich narrano il ritorno degli esiliati dopo leditto di Ciro, la ricostruzione del tempio e lorganizzazione della comunit postesilica. Leditto di Ciro, che conclude i libri delle Cronache, del resto ripreso in una forma un po pi lunga allinizio del libro di Esdra (1,2-4). Nella Bibbia cristiana Esdra e Neemia seguono i libri delle Cronache . Se la Bibbia ebraica segue un ordine inverso, ci devessere una ragione importante. Molto probabilmente al tempo della formazione del canone si sono collocate volutamente come conclusione di tutta la Bibbia le parole delleditto di Ciro: Dice Ciro, re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha
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Prescindiamo dal fatto che il canone cristiano abbia integrato un certo numero di libri mancanti nel canone ebraico, i libri deuterocanonici, presenti unicamente nella LXX e nella Volgata, come ad esempio i libri dei Maccabei. 3 Mt 11,14; 17,10-13; Lc 9,30. 4 Occorre aggiungere che Isaia, il primo dei libri profetici, contiene molti annunci messianici: Is 7,14; 9,5-6; 11,1-9; 61,1-2; senza parlare dei quattro Canti del Servo, che la tradizione cristiana interpreta come annunci della passione (Is 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9 e soprattutto 52,13 53,12). 5 Cfr E. ZENGER, Einleitung in das Alte Testament , Stuttgart, Kohlhammer, 1995, 25. 6 In tal modo gli ultimi libri della Bibbia accostano il racconto della costruzione del tempio ad opera di Salomone (2 Cr 2 7) a quello della sua ricostruzione sotto Esdra (Esd 3,5-6). La Legge e il tempio sono i due pilastri sui quali si ricostruito lIsraele postesilico. Nel NT, gli attentati alla Legge e al tempio sono crimini molto gravi. Cfr le accuse contro Stefano (At 6,11-15) e contro Paolo (At 2l,28). Anche Ges accusato di avere complottato contro il tempio (Mt 26,61 e parall.; cfr Gv 11,48).

comandato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e salga (2 Cr 36,23). Queste ultime parole sono servite a designare nel secolo scorso il movimento di ritorno degli ebrei verso la terra di Israele, poich il termine alya significa salita. Se il canone cristiano orienta lAT verso la venuta del Messia e del suo precursore , il canone ebraico tutto orientato verso la salita o ritorno verso Gerusalemme. Lordine dei libri traduce bene due modi diversi di leggere lAT. Tuttavia, per i cristiani come per gli ebrei, il Pentateuco occupa il medesimo posto. Il NT pone la Legge prima dei Profeti . Un testo di Mt (11,13) a prima vista fa eccezione, ma il contesto lo spiega facilmente: Tutti i profeti e la Legge hanno profetato sino a Giovanni. Secondo queste parole di Ges, Giovanni Battista lultimo dei profeti ed era dunque normale parlare dei profeti prima di citare la Legge. Questo testo tuttavia sintomatico per due ragioni: prima, perch interpreta tutto lAT come profezia e, poi, perch vede in questa profezia un annuncio e una preparazione della venuta del Messia. Anche in tale prospettiva, per, Mos e la Legge conservano invariabilmente il primo posto. Troppi testi lo confermano. Ges, quando spiega le Scritture ai discepoli di Emmaus, le spiega cominciando da Mos per scorrere poi tutti i profeti (Lc 24,27). Quando Filippo incontra Natanaele, nel Vangelo di Giovanni, gli presenta Ges come colui del quale hanno scritto nella Legge Mos e i profeti (Gv 1,45). Prescindendo dal testo citato, anche il Vangelo di Matteo pone del tutto naturalmente la Legge prima dei Profeti (5,17; 7,12; 22,0). Lo stesso fa Paolo nella lettera ai Romani, quando si fonda sulla testimonianza della Legge e dei Profeti per affermare che la giustificazione indipendente dalla Legge (Rm 3,1). Il NT dunque unanime al riguardo. E lAT?
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La morte di Mos e lautorit del Pentateuco Il Pentateuco termina con la morte di Mos (Dt 34,1-11). Il testo contiene una serie di affermazioni fondamentali sul posto che Mos occupa nella storia della rivelazione e, perci, sul posto della Legge in rapporto agli altri libri biblici . Gli ultimi versetti sono significativi: Non pi sorto in Israele un profeta come Mos con il quale il Signore parlava faccia a faccia per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese di Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il suo paese; e per la mano potente e il terrore grande messo in opera da Mos davanti agli occhi di tutto Israele (Dt 34,10-12) . Questo testo contiene non solo lelogio funebre di Mos, ma anche alcune affermazioni fondamentali sul canone, in particolare sulla rivelazione che si conclude con la morte di Mos. Il testo chiarissimo: la rivelazione fatta a Mos non si pu paragonare con nessunaltra rivelazione fatta ai profeti. Tale superiorit si giustifica,
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7 Cfr

Mt 5,17; 7,12; 22,40; Lc 16,16; 24,27.44; Gv 1,45; At 13,15; 24,14; 28,23; Rm 3,21. di tale testo per la comprensione del canone stata messa in evidenza da CH DOHMEN M. OEMING, Biblischer Kanon, warum und wozu? , Freiburg i. B., Herder, 1992, 54-68; cfr anche R. LUX, Der Tod des Moses als besprochene und erzhlte Welt in Zeitschrift fr Theologie und Kirche 84 (1987) 395-425; N. LOHFINK, Moses Tod, die Tora und die alttestamentlische Sonntagslesung, in Theologie und Philosophie 71 (1996) 481-494; E. ZENGER, Einleitung..., cit., 24. 9 Letteralmente il v. 12 si traduce cos: A motivo di tutta la mano forte e di tutto il grande terrore che JHWH lo mand a compiere agli occhi di tutto Israele. La mano forte come il grande terrore indicano le opere salvifiche operate da Mos in favore del suo popolo. Per una terminologia analoga, cfr Es 14,31; Dt 4,34.
8 Limportanza

sempre secondo Dt 34,10-12, per due ragioni principali: 1) il Signore parlava a Mos faccia a faccia, e 2) Mos stato lo strumento privilegiato del Signore contro lEgitto e in favore di Israele. Ci implica che nessun altro profeta ha conosciuto Dio faccia a faccia e ha compiuto prodigi simili a quelli che Dio ha compiuto con la mediazione di Mos. Riassumendo, la relazione tra JHWH e Mos unica, e anche lEsodo un avvenimento unico nella storia di Israele, sicch i libri che ne parlano, cio i cinque libri del Pentateuco, sono a loro volta unici. La prima affermazione sul rapporto del Signore con Mos si ritrova altrove. Es 33,11 usa quasi le stesse espressioni quando dice: Il Signore parlava con Mos faccia a faccia, come un uomo parla con un altro . Un altro testo ancora pi esplicito, perch afferma chiaramente la superiorit di Mos sui profeti. Si tratta di Nm 12,6-8. Questoracolo fa parte di un testo difficile, dove lautorit di Mos contestata dal fratello, Aronne, e dalla sorella, Myriam. Il Signore appare per difendere Mos e pronuncia questoracolo (Nm 12,6-8) : Se ci sar un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi riveler, in sogno parler con lui. Non cos per il mio servo Mos: egli luomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda limmagine del Signore. Perch non avete temuto di parlare contro il mio servo Mos?. Nonostante le incertezze della traduzione, una cosa chiara: quelloracolo colloca Mos al di sopra degli altri profeti perch egli in contatto immediato con Dio. Se, per i profeti ordinari, la rivelazione si compie con la mediazione di sogni e di visioni, non cos avviene per Mos. JHWH gli parla bocca a bocca e, perci, la rivelazione pi autentica e la sua qualit superiore. Anche la seconda affermazione di Dt 34,10-12 centrale. Israele nato come popolo dellesodo, avvenimento che indissolubilmente legato a Mos. Il fondatore di Israele non dunque Giosu, n Davide, n Salomone. Israele non cominciato a esistere quando ha conquistato la sua terra, quando si dato il primo re o ancora quando ha costruito un tempio al suo Dio. Neppure nato da uninsurrezione fomentata da un capo qualsiasi. nato quando uscito dallEgitto. Per tale ragione il nome divino molto spesso legato allesodo. Il Dio dellAT si presenta prima e anzitutto come [Colui che ha] fatto uscire dal paese dEgitto, dalla condizione di servit (Es 20,2). Da questa e non da unaltra azione, Dio il Signore (JHWH), Dio di Israele pu essere identificato. Lesodo costitutivo della fede di Israele. Non si pu affermare lo stesso della monarchia o del tempio salomonico, della predicazione dei profeti o delle riflessioni dei sapienti. Dobbiamo per insistere un po su questo punto, soprattutto a causa di alcune presentazioni tradizionali dellAT. Davide, la monarchia e il messianismo non occupano nel canone delle Scritture ebraiche la posizione eletta che alcune letture sono tentate di accordare a prima vista. Mos e Davide non sono su un piede di parit nella storia della rivelazione, anche se Ges Cristo proprio il figlio di Davide. Tale constatazione comporta alcune conseguenze importanti. La fede di Israele, se radicata in una serie di avvenimenti che precedono lingresso nella terra, dunque relativamente indipendente dal possesso di un territorio, e poich il Dio di Israele il Dio dellesodo, egli pu essere il Dio del suo popolo anche se questultimo non occupa pi la sua terra e vive nella diaspora. Il Dio di Israele non legato a un luogo, ma a
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10 Spesso

le traduzioni preferiscono dire: come un uomo parla con lamico. Tale traduzione non da escludere, ma il senso generale dellespressione in ebraico pi vago, perch esprime semplicemente la reciprocit: come gli uomini si parlano tra loro. 11 Alcune espressioni di questo testo sono oscure e difficili da tradurre; di qui le divergenze tra le varie traduzioni.

unesperienza che quella delluscita dallEgitto . Tuttavia questa fede rimane aperta. Non bisogna dimenticare di dire che lesodo come tale un movimento che suppone una partenza e un punto di arrivo. Il credo di Israele pone laccento sul primo elemento, lesodo, ma ci non significa affatto che esso elimini il secondo, lingresso nella terra. Sin dalle prime formulazioni risulta che lesodo ha uno scopo, la terra promessa. Il Signore fa uscire il suo popolo dallEgitto per condurlo verso la terra dove scorre latte e miele (cfr Es 3,8). Ci non toglie che la seconda parte non faccia parte delle affermazioni di fede, che lAT ci ha tramandato, allo stesso titolo della prima. Lesodo un dato irrevocabile della fede. Non cos del dono della terra, perch il suo possesso rimasto aleatorio. Israele non ne ha mai fatto colpa a Dio. Basta leggere la storia di Israele, dallepoca dei giudici sino alla fine della monarchia davidica, o scorrere i libri profetici per scoprire i responsabili di tale stato di fatto.
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La Legge e i Profeti

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Qual allora il posto dei libri profetici? Quali testi, situati in punti strategici, forniscono elementi che permettano di trovare una risposta soddisfacente alla domanda? Il primo libro profetico, nella Bibbia ebraica, quello di Giosu, che apre la serie dei profeti anteriori e dei profeti posteriori. Giosu non veramente il successore di Mos, poich lo stesso Giosu non avr successore. Egli e dunque ministro o aiutante e non viene mai chiamato servo di Mos (cfr Gs 1,1) . Egli dovr solamente completare lopera di Mos che la morte ha interrotto. In particolare, lincaricato da Dio di far entrare il popolo in possesso della terra promessa (Dt 31,7-8.23; Gs 1,2-9). Allinizio del libro che porta il suo nome, Dio parla a Giosu per affidargli la sua missione (Gs 1,2-9). Quel discorso precisa anche quali sono i rapporti tra Giosu e Mos e, nella stessa occasione, tra la Legge e i libri profetici. Il passo pi importante si trova ai vv. 7-8: Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritto Mos, mio servo. Non deviare da essa n a destra n a sinistra, perch tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, perch tu cerchi di agire secondo quanto vi scritto; poich allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo. Secondo tale testo, la Legge stata affidata a Giosu da Mos e non da Dio stesso. Essa la condizione di successo per tutte le imprese di Giosu. Da notare, infine, che la Legge scritta: si tratta di un libro (v. 8). Questo testo di Gs 1,7-8 fornisce una chiave di interpretazione per tutti i libri seguenti: Israele sar felice se obbedir alla Legge. Corre invece grandi pericoli non appena labbandona. Il libro dei Giudici ne offre una dimostrazione ben nota. Sullo stesso principio si basa 2 Re 17,7-23 per spiegare la fine della monarchia del Nord. Non esagerato dire che tutta la storia di Israele, da Giosu sino alla fine della monarchia di Giuda e allesilio, misurata con tale metro. La vita di Giosu offre una prima dimostrazione di questa tesi: leroe riuscito a
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12 Unaltra

affermazione fondamentale percorre il libro della Genesi: il Dio dIsraele il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei patriarchi, e come tale si rivela a Mos (Es 3,6). Tale affermazione fa indubbiamente parte del Pentateuco. La terra che il Signore mostra a Mos poco prima della sua morte del resto quella che egli ha promesso con giuramento di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Israele si definisce dunque in funzione di due elementi essenziali: costituito dai discendenti dei tre patriarchi ed il popolo dellesodo. 13 Seguiamo, sviluppandolo, E. ZENGER, Einleitung..., cit., 24-26. 14 Lebraico adopera due parole differenti: ebed (servo) e mesharet (aiutante).

conquistare il Paese perch ha applicato alla lettera le consegne ricevute dal Signore allinizio della sua carriera. Prima di morire, Giosu raccomanda al popolo di seguire il suo esempio. Le sue parole riecheggiano alcune frasi che egli aveva inteso appena dopo la morte di Mos: Siate forti nellosservare ed eseguire quanto scritto nel libro della legge di Mos, senza deviare n a destra n a sinistra (Gs 23,6). Il testamento spirituale di Giosu insiste di nuovo su una verit ormai ben nota: la Legge di Mos servir come regola di condotta per le generazioni future. In termini pi moderni, la Legge di Mos la costituzione di Israele. Questa Legge ne definisce lidentit e fissa le grandi linee della sua politica, sia che si tratti di religione, dei rapporti con le altre nazioni o dei diritti e doveri dei membri del popolo. Poco prima di morire, Davide far a Salomone alcune raccomandazioni che offrono molte analogie con i testi gi citati: Sii forte e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue prescrizioni, come sta scritto nella legge di Mos, perch tu riesca in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto, perch il Signore attui la promessa che mi ha fatto quando ha detto: Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con lealt, con tutto il cuore e con tutta lanima, sul trono dIsraele sieder sempre uno dei tuoi discendenti (1 Re 2,2b-4) . Risulta chiaro da questo testo che la monarchia subordinata alla Legge di Mos e che la sopravvivenza della dinastia legata allosservanza della Legge , Mos precede Davide, nel tempo come nellordine dimportanza, e, se Israele esistito prima della monarchia, potr anche sopravvivere ad essa. Tornando al nostro scopo principale, questi testi non presentano il Pentateuco come linizio di una lunga storia, ma piuttosto come il fondamento su cui si costruisce il resto della storia. Il Pentateuco enuncia i grandi princpi del diritto che costituiscono le basi essenziali dellesistenza di Israele, e la storia del popolo va letta in funzione della fedelt a tali princpi. La cosa non diversa per ci che concerne i profeti posteriori. Qui illuminante la conclusione dellultimo libro. Alla fine del libro di Malachia, esattamente prima delloracolo che annuncia il ritorno di Elia, citato prima, un versetto ricorda la Legge di Mos: Tenete a mente la legge del mio servo, Mos, al quale ordinai sul Monte Oreb statuti e norme per tutto Israele (Mal 3,22). In questa finale, Mos ed Elia si ritrovano fianco a fianco, come nella scena della Trasfigurazione, e non certamente per caso. Luno la grande figura del passato, laltro prepara lavvenire . Relativamente a Mos, il versetto invita a tenere a mente. Ora, molti altri testi fanno, dei profeti, uomini del ricordo; pi concretamente, uomini che hanno insistito a tempo e fuori tempo perch Israele rimanesse fedele alla Legge di Mos. Ne offre un esempio 2 Re 17,13: Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: Convertitevi dalle vostre vie malvagie e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposto ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti. I profeti, secondo tale testo, sono anzitutto strumenti della Legge: per loro tramite JHWH la comunica al suo popolo ed essi ricordano al popolo il dovere di fedelt verso di essa. Altri testi, soprattutto nel libro di Geremia, interpretano il ruolo dei profeti allo
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questi testi hanno un innegabile sapore deuteronomista. principio trova la sua espressione giuridica nella Legge, in Dt 17,14-20. Vi prescritto, tra laltro, che il re deve possedere una copia della Legge e leggerla ogni giorno (17,18-19). Lespressione copia della Legge stata tradotta in greco con deuteronomion termine che passato in latino e che allorigine del termine Deuteronomio. 17 Cfr Mt 17,3; Mc 9,4; Lc 9,30.

stesso modo (Ger 25,4; 26,5; 29,19; 35,15). JHWH non ha mai cessato di inviare profeti per esortare il suo popolo alla conversione, ma esso non ha voluto ascoltare. Pur non essendo precisi come Mal 3,22, perch non parlano esplicitamente della Legge di Mos, essi tuttavia non sono meno espliciti sul ruolo dei Profeti. La loro prima funzione di riportare Israele al suo Dio. Questa immagine anche quella che si ritrova nel finale del libro di Malachia. Secondo tali testi, i profeti sono la memoria vivente di Israele. Essi sono rivolti pi verso il passato che non verso lavvenire e, piuttosto che tenere desta la speranza dei tempi messianici, hanno il compito di non perdere mai di vista leredit lasciata da Mos e di ricondurre ad essa il popolo infedele. Un tale modo di vedere, certamente non lunico, poich esistono profezie messianiche e visioni escatologiche. Lattesa di un futuro migliore ben presente nella predicazione profetica. Tuttavia bisogna constatare che il canone delle Scritture favorisce unaltra visione del profetismo, secondo la quale i profeti sono anzitutto custodi e interpreti della Legge. La Legge e i Sapienti

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Se i profeti sono al servizio della Legge, almeno secondo i testi che organizzano il canone ebraico, anche i sapienti lo sono e ci non meraviglier nessuno. Gli Scritti che formano la terza parte della Bibbia ebraica hanno ricevuto una prefazione il cui scopo precisare il loro rapporto con la Legge . il Salmo 1: Felice luomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia sulla via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte (Sal 1,1-2). Le prime parole della terza parte della Bibbia hanno pi di unanalogia con il primo discorso di Dio a Giosu che inaugura la serie dei libri profetici. Oltre lespressione meditare la legge giorno e notte (cfr Gs 1,8), occorre anche segnalare al v. 3: riusciranno tutte le sue imprese (Sal 1,3; Gs 1,7.8). La riuscita del sapiente, come quella dei profeti, dipende dalla fedelt alla Legge. Come Giosu invitato a meditare la Legge giorno e notte, cos del sapiente. Inoltre i libri contenuti in questa parte della Bibbia sono concepiti come un mezzo per meditare la legge. Non aggiungono dunque nulla ad essa, ma lapprofondiscono. Questo modo di vedere confermato da uno scritto che non fa parte del canone ebraico, il libro del Siracide. Al cap. 24, quellautore sapienziale identifica esplicitamente la Sapienza con la Legge: Tutto questo [cio la Sapienza] il libro dellalleanza di Dio altissimo, la legge che ci ha imposto Mos, leredit delle assemblee di Giacobbe (Sir 24,22).
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La struttura aperta dellAT Come comprendere allora che il NT possa presentarsi quale compimento dellAT (cfr Mt 5,22)? Bisogna cercarne la risposta nella struttura aperta dellAT. La cosa inizia con lo stesso Pentateuco. Mos muore fuori della terra promessa. Prima di morire, Dio conduce il pi grande dei profeti sulla vetta del monte Nebo e gli fa vedere tutto il Paese promesso ai patriarchi. Quello sguardo ha un valore giuridico:
18 Cfr

E. ZENGER, Einleitung..., cit., 25-26. divisione tripartita trova uneco parziale nel testo di Lc 24,44, dove si narra che Ges dice ai discepoli: Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mos, nei Profeti e nei Salmi.
19 Questa

Mos, in nome di Israele, prende giuridicamente possesso di tutto il territorio che JHWH gli mostra. Tale usanza nota nel mondo antico come anche nel diritto romano . Il racconto di Dt 34,1-4 ricorda senza alcun dubbio linizio della storia di Israele, quando JHWH dice ad Abramo: Lascia il tuo paese [...] e va nel paese che io ti mostrer (Gen 12,1) . Dal punto di vista canonico esiste certamente una parentela tra i due termini: il Paese che JHWH ha mostrato ad Abramo quello stesso che mostra a Mos appena prima che muoia. Abramo ha potuto vedere il Paese. Dio glielo ha fatto percorrere in lungo e in largo (Gen 13,14-17), ma egli non vi si potuto fissare perch era soltanto un migrante, e non un cittadino e un proprietario. Dopo numerose peripezie, il Pentateuco termina con una scena analoga, nella quale Mos pu contemplare da lontano il Paese senza potervi entrare. Il Pentateuco termina dunque prima che Israele sia entrato concretamente in possesso della terra promessa. Dovr aspettare che Giosu gli faccia attraversare il Giordano. Tuttavia la conquista di Giosu lungi dallessere definitiva. Il libro dei Giudici mostrer quanto sia fragile la fedelt del popolo e, di conseguenza, il possesso del Paese. Alla fine del secondo libro dei Re, il popolo si ritrova nella medesima situazione che alla fine del libro del Deuteronomio. Si trova di nuovo lontano dal proprio Paese e aspetta di potervi fare ritorno. Anche la conclusione dei libri profetici che annuncia il ritorno di Elia una conclusione aperta. Il profeta Elia deve fare ritorno per convertire i cuori e impedire che JHWH colpisca con anatema la terra. La situazione identica alla fine della Bibbia ebraica, quando risuona lappello di Ciro a salire a Gerusalemme per partecipare alla ricostruzione del tempio (2 Cr 36,23). I lettori sono invitati a volgere lo sguardo verso lavvenire alla fine di ognuna delle grandi parti della Bibbia: il Pentateuco, i libri profetici e gli Scritti. Ognuna di queste conclusioni orienta lo sguardo nella medesima direzione, cio verso la terra: quella che JHWH mostra a Mos, quella che il ritorno di Elia deve salvare dalla distruzione e quella dove Ciro invita a ricostruire il tempio. LAT dunque una sinfonia incompiuta. Quando il popolo far ritorno nella propria terra? Quando il tempio sar ricostruito? Qui pu innestarsi la vera speranza messianica. Per poter possedere la terra con certezza occorreva essere indipendenti. Ora, nel mondo antico, era difficile concepire lindipendenza senza la struttura di una monarchia. Chi dice monarchia in Israele pensa immediatamente a Davide. Perci la speranza di un futuro felice nella terra si traduceva, per alcuni gruppi almeno, in una speranza messianica, cio in una restaurazione della monarchia davidica che doveva dunque condurre a termine lopera di Mos.
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Antico Testamento e Nuovo Testamento Il NT ha preso atto di tale speranza. Non si presenta dunque, bench lo si possa talvolta pensare, come un nuovo inizio. Il NT non prende il posto dellAT e non si sostituisce ad esso. Piuttosto si offre come unintepretazione dellAT che ha maggiore valore delle altre, perch definitiva. Inoltre si presenta come compimento. In termini pi concreti, offre una risposta definitiva alla speranza della terra, che rimaneva allorizzonte del Pentateuco e del resto della Bibbia ebraica. Questa terra promessa ai patriarchi il regno dei cieli o il regno di Dio. Lespressione stata molto studiata e
20 Cfr. 21 E.

D. DAUBE, Studies in Biblical Law, Cambridge, University Press, 1947, 25-27. ZENGER, Einleitung..., cit., 36.

non tocca a noi fornirne uno studio completo. Tuttavia, alla luce di ci che abbiamo appena detto, conviene ricollocare il termine nel suo contesto primitivo. Nella sua predicazione, Ges promette al popolo di Israele che potr entrare finalmente in possesso della terra promessa ai patriarchi. Egli reinterpreta in maniera radicale i dati veterotestamentari evidente , ma anche in continuazione con essi. Il linguaggio che adopera e i suoi parallelismi non possono essere percepiti se non da chi sensibile a ci che lAT dice della terra. Proprio per questo anche i Vangeli iniziano dal Giordano. Qui predica Giovanni Battista e qui inizia la vita pubblica di Ges. Ora, davanti al Giordano si fermato Mos poco prima di morire. Egli non ha mai oltrepassato il fiume e Israele lo varcher sotto la guida di Giosu. A sua volta Giovanni Battista battezza nel Giordano perch vuol preparare il popolo a entrare nel regno dei cieli. Questi testi non alludono certo alla colpa commessa da Adamo e alla necessit di un redentore. Linizio dei Vangeli si ricollega piuttosto alla fine del libro del Deuteronomio e allinizio del libro di Giosu . Il popolo aspetta un nuovo Giosu che restituir al popolo la sua terra e vi instaurer il regno di Dio. Con le parole del Benedictus, ci significa: Salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano, [...] concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santit e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni (Lc 1,71-75). Il popolo desidera vivere nella propria terra, in pace e sicurezza, alla presenza del proprio Dio. La predicazione di Ges si innesta direttamente su tale speranza e le d una risposta definitiva. Sar attraverso san Paolo che si rivela lopera di Ges Cristo sullo sfondo della colpa originale e del peccato universale, perch egli predica in un altro contesto: deve giustificare lannuncio del Vangelo alle nazioni. Anche su questo punto insisteranno i Padri. Le prospettive sono diverse, ma certamente non si escludono tra loro. Tuttavia era importante mostrare quale fosse il punto di vista proprio dellAT e quello dei Vangeli, punto di vista che veniva spesso appannato, anzi persino cancellato nelle storie sante tradizionali. Non vogliamo concludere senza dire che la struttura del NT a sua volta aperta. I Vangeli terminano con linvio in missione e il libro dellApocalisse, che conclude il canone neotestamentario, termina con un appello: Vieni, Signore Ges. Qui pure c spazio per lattesa e per la speranza.
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ci che anche Ges afferma quando dice: Di me egli [Mos] ha scritto (Gv 5,46); cfr J. L. SKA, Dal Nuovo allAntico Testamento, in Civ. Catt. 1996 II 20-23.

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